Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A5-0283/2000) presentata dalla onorevole Peijs, a nome della commissione economica e monetaria, sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sui pagamenti al dettaglio nel mercato interno (COM(2000) 0036 - C5-0103/2000 - 2000/2018(COS)).
Peijs (PPE-DE), relatore. – (NL) Signora Presidente, nel 2002 ogni cittadino della zona euro avrà in mano euro e si aspetterà quindi determinati vantaggi dalla nuova moneta. Questi vantaggi non saranno automatici. Occorrerà intervenire affinché si concretizzino. Proprio in quest’ottica interpreto la comunicazione della Commissione sui pagamenti al dettaglio.
Che cosa dobbiamo fare affinché il cittadino europeo, che ha rinunciato alla valuta a lui familiare, possa effettivamente trarre vantaggio dalla nuova moneta. Dobbiamo accelerare i tempi dei bonifici, ridurne i costi e aumentarne la sicurezza. Mi aspetto quindi dalla Commissione che traduca al più presto in una modifica formale della direttiva del 1997 le raccomandazioni da me formulate nella relazione a nome del Parlamento.
Di cosa si tratta? Alla base del problema vi è il trasferimento di importi di modesta entità, le cui modalità provocano ancora grande irritazione nelle piccole e medie imprese e nei cittadini. La causa risiede nei costi elevati e nei tempi prolungati che questa operazione richiede. Pertanto la direttiva del 1997 non ha avuto un impatto sufficiente. Dobbiamo fare di più. Il consumatore e le PMI non traggono sufficiente beneficio dall’esistenza del mercato unico, che ha trovato compimento con l’introduzione dell’euro.
Una soluzione proposta dalla relazione consiste nel migliorare sensibilmente le infrastrutture per i pagamenti transfrontalieri. Alcune operazioni oggi sono ancora effettuate manualmente con conseguente aumento dei costi e dei tempi. Mi rivolgo quindi alle banche, affinché adottino al più presto tutte le misure necessarie allo scopo di automatizzare – e dunque rendere meno costose – le operazioni relative ai pagamenti transfrontalieri.
Nella relazione cito, fra gli altri, i sistemi IBAN, SWIFT, STEP 1 e IPI. Tali sistemi consentono di semplificare, accelerare e rendere meno costose le operazioni di trasferimento di valuta fra banche di diversi paesi. Le banche devono comunicare con i propri clienti per informarli in modo chiaro della necessità di riportare sulla carta intestata, da oggi in poi - non solo il numero di partita IVA, ma anche il codice IBAN.
Il processo di standardizzazione non può essere realizzato senza coordinamento. Per questo motivo abbiamo presentato un emendamento nel quale chiediamo alla Banca centrale europea di farsi carico di questo coordinamento in tempi brevi ottemperando all’obbligo che le deriva dal Trattato in materia di responsabilità per i sistemi di pagamento. Noi chiediamo alla Banca centrale europea di intervenire su due fronti. Innanzitutto le chiediamo di elaborare un formato standard europeo per il trasferimento di dati. Questo problema può essere risolto abbastanza rapidamente, perché il formato esiste già. Basta sostituirlo al formato nazionale che ora è utilizzato ovunque.
La nostra seconda richiesta è di istituire un codice bancario europeo, per esempio l’IBAN. A questo proposito è fondamentale che i formati armonizzati trovino applicazione generale nella zona euro. Forse sarebbe opportuno considerare la possibilità di renderli obbligatori se i progressi non saranno sufficientemente rapidi.
Come propone la relazione, il processo di automazione e standardizzazione dovrebbe concludersi tre mesi prima dell’introduzione delle monete e delle banconote in euro. Questa sarebbe la situazione ideale. Le banche, tuttavia, reputano che si tratti di un traguardo impossibile. Ho quindi proposto un emendamento che prevede che le banche devono essere pronte entro il 1° gennaio 2002. In questo modo, nello stesso momento in cui disporrà tangibilmente dell’euro, il consumatore potrà trarre vantaggio dalla modifica del sistema di pagamenti transfrontalieri.
Per ottenere una riduzione totale dei costi dei bonifici transfrontalieri fino ad arrivare al livello dei bonifici nazionali non basta l’intervento delle banche. Le banche devono essere sostenute nel loro operato dagli Stati membri. Come è noto, fino a oggi le banche hanno dovuto ottemperare all’obbligo loro imposto dalle rispettive banche centrali di notificare tutti i pagamenti transfrontalieri per un importo superiore a 12.500 euro ai fini della compilazione delle statistiche per la bilancia dei pagamenti. Questa operazione non può essere standardizzata ed è quindi effettuata manualmente. Si tratta di un’operazione estremamente costosa divenuta ormai del tutto superflua in un mercato unico con una moneta unica. D’altra parte, nessuno in Francia tiene conto di quanti franchi vengono trasferiti da Parigi a Auxerre. Perché mai si dovrebbe?
Il volume e il numero dei pagamenti al dettaglio, inoltre, rappresenta solo una percentuale trascurabile dei trasferimenti totali di valuta. La relatrice è convinta che non esistano obiezioni fondamentali contro l’abolizione dell’obbligo di notifica per gli importi inferiori al valore complessivo previsto dalla direttiva di 50.000 euro. Questa modifica comporta una minima perdita di dati per le statistiche relative alla bilancia dei pagamenti.
Una modifica concernente questo aspetto è l’aumento della money back guarantee a 50.000 euro. Attualmente le banche quasi ricevono un premio in caso di perdita del denaro dei clienti. Se un cliente effettua un bonifico di 30.000 euro e la banca perde il denaro, quest’ultima è tenuta a rimborsare soltanto 12.500 euro. Ovviamente le banche non devono perdere il denaro dei clienti e devono garantire l’efficienza della propria organizzazione. Per questa ragione proponiamo di aumentare a 50.000 euro il limite della money back guarantee, un importo che coincide con quello della direttiva. Secondo le banche, non viene mai smarrito denaro: cade quindi ogni obiezione alla nostra proposta.
Infine, voglio offrire maggiori possibilità ai consumatori di utilizzare lo strumento dei trasferimenti di valuta. Mi riferisco ai consumatori bisognosi o a quelli che non hanno un conto corrente. Chiedo alla Commissione di verificare se anche aziende come Moneygram e Western Union possono essere comprese fra quelle che sono oggetto della seconda direttiva. Se così fosse, potrebbero stabilirsi liberamente in tutta l’Unione europea, sebbene non si tratti di banche. Naturalmente queste aziende sarebbero soggette agli stessi pesanti requisiti previsti per gli istituti di credito in materia di sicurezza e riciclaggio.
Mi auguro che la relazione stimoli a sufficienza le banche a proseguire sul sentiero dell’innovazione verso un sistema di pagamenti transfrontalieri meglio funzionante. Tuttavia, per dare alle banche assoluta certezza e chiarezza in vista dei massicci programmi di investimento che le attendono, mi aspetto che la Commissione proceda immediatamente a una modifica della direttiva.
von Wogau (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, da quando sono state aperte le frontiere tra gli Stati membri dell’Unione europea, sempre più aziende sfruttano le opportunità offerte dal mercato comune. In relazione al tema ora in esame abbiamo dovuto constatare che se, da un lato, il traffico di merci è stato facilitato in misura considerevole, dall’altro lato i relativi pagamenti continuano ad incontrare gravissimi ostacoli o a comportare forti oneri. Il primo studio condotto in materia, su iniziativa della commissione per i problemi economici e monetari, ha rivelato a suo tempo che, posto un volume di bonifici transfrontalieri superiore a 1.000 marchi tedeschi, i costi incidevano in media per il 25 per cento e, in casi particolari, addirittura per il 75 per cento. Come potete immaginare, questi costi vanno a gravare in particolare sulle piccole e medie imprese. L'ambizione che, come parlamentari europei abbiamo sempre nutrito in merito alla reciproca apertura dei mercati degli Stati dell’Unione, non era di procurare l’accesso ai mercati degli altri paesi alle grandi imprese, che comunque lo avevano già da lungo tempo, bensì di aprire questo grande mercato europeo alle piccole e medie imprese.
Per tali considerazioni, sono grato alla relatrice Peijs per la caparbietà con cui persegue da molti anni l’obiettivo di ridurre i costi dei trasferimenti monetari tra gli Stati membri. Devo riconoscere che qualcosa è già stato fatto, che i costi di trasferimento in media sono notevolmente più bassi rispetto a quando sono state aperte le frontiere tra i nostri paesi; tuttavia, altrettanto chiaramente devo riconoscere che tali costi sono tuttora molto, troppo elevati e che c’è ancora qualcosa da fare. Le banche non si stancano di obiettare, e non senza motivo, che i dispositivi necessari per eseguire simili trasferimenti, i cosiddetti “sistemi di giro” che esistono nei singoli mercati nazionali, non sono stati ancora realizzati pienamente a livello europeo. A tale fine c’è bisogno di un grande sforzo.
Lo dico non solo all’indirizzo della Banca centrale europea, bensì anche alle diverse federazioni bancarie che esistono nell’Unione europea. Il nostro obiettivo non è quello di giungere ad un sistema di trasferimenti unico, che significherebbe un nuovo monopolio, bensì di creare un clima di concorrenza tra i diversi sistemi di trasferimento istituiti dalle varie banche e dai vari gruppi bancari, una concorrenza che, alla fin fine, andrebbe a tutto vantaggio dei cittadini e delle piccole e medie imprese.
(Applausi)
Randzio-Plath (PSE). – (DE) Signora Presidente, la relazione di cui ci stiamo occupando va senz’altro accolta con favore poiché mette in evidenza i problemi dei pagamenti transfrontalieri. Dai pagamenti transfrontalieri ci si aspetta che rafforzino l’integrazione economica dell’Unione europea e non ne ostacolino, al contrario, il funzionamento. Ma finora è stata questa la norma, come dimostrano le numerose lamentele delle piccole e medie imprese, nonché le quotidiane proteste dei cittadini per le commissioni troppo alte applicate ai trasferimenti di piccole somme di danaro. Sappiamo che in alcuni casi le commissioni sui trasferimenti monetari transfrontalieri sono addirittura aumentate – e non di poco – dopo l’introduzione dell’euro.
L’assegno mensile inviato ai figli che soggiornano in un altro Stato membro, i bonifici transfrontalieri per l’acquisto di libri o il pagamento di servizi, alberghi o viaggi vengono così gravati di ulteriori oneri, sebbene tali pagamenti transfrontalieri potrebbero essere organizzati in maniera più efficiente e meno costosa. Si parla persino della possibilità di ridurre i relativi oneri del 90 per cento, nonostante gli istituti di servizi finanziari insistano nell’affermare che il maggiore fattore di costo è rappresentato dalla gestione dei trasferimenti, non dalla procedura tecnica del sistema di pagamenti transnazionali. Tuttavia, sarebbe stato meglio se, contestualmente al sistema Target per i trasferimenti di grandi somme di danaro, ne fosse stato istituito uno anche per i pagamenti di importo minore e al dettaglio, il che è senz’altro fattibile da un punto di vista tecnico. Quello che manca, piuttosto, è un elemento decisivo quale la volontà di agire in tal senso, una volontà che non ha invece difettato quando si è trattato di regolamentare i trasferimenti di grandi importi.
Sia il Parlamento europeo sia la nostra commissione hanno deplorato vivamente che l’offerta della Banca centrale europea sia stata respinta. Ci associamo alle parole della BCE secondo cui, un giorno, i trasferimenti monetari tra Stati membri non dovranno essere più costosi dei trasferimenti all’interno di ciascuno Stato membro.
Da anni chiediamo con insistenza di armonizzare i nostri sforzi. E’ possibile istituire un sistema rapido, sicuro e non costoso. Anche gli istituti di servizi finanziari, per fortuna, si sono messi in moto e sono sulla giusta strada. Però sarebbe stato bello se avessimo potuto sfruttare già il periodo di transizione. I numerosi reclami di cittadini arrabbiati parlano da soli, e devo dire che proprio di questi tempi non sono il viatico migliore per aumentare la disponibilità nei confronti dell’Unione monetaria.
L’obiettivo politico è evidente ed è sostenuto dalla Banca centrale europea: c’è bisogno di un’area unica europea per i pagamenti in cui tutto funzioni altrettanto bene quanto nei singoli Stati membri. I clienti minori fanno parte del mercato interno al pari dei clienti maggiori, e non dovrebbe esserci alcuna discriminazione. Ritengo, però, che anche i governi abbiano ancora qualcosa da fare e in ciò appoggio quanto scrive la relatrice. Ad esempio, si dovrebbe abolire l’obbligo di notifica a fini statistici relativi alla bilancia dei pagamenti per quel che concerne i pagamenti transfrontalieri di piccola entità, ovvero di valore inferiore a 50.000 euro. E’ sufficiente, infatti, eseguire prove a campione. La BCE potrebbe dare il suo contributo facendo utilizzare per i pagamenti un formulario unico a livello europeo e appoggiando l’istituzione di un codice bancario unico per tutta l’Unione nell’ambito del sistema internazionale IBAN. Sarebbe importante se anche tutti gli operatori facessero ciò che la Banca centrale europea deve fare in quanto suo compito istituzionale, previsto dal Trattato, cioè favorire un funzionamento ottimale dei sistemi di pagamento.
La Commissione europea non ha alcun diritto di stabilire l’entità delle commissioni bancarie; può, tuttavia, operare per promuovere una riduzione delle commissioni sui bonifici. Nell’Unione europea si applicano commissioni molto diverse tra loro ma, in parte, analoghe, che contribuiscono a limitare la libera circolazione nel mercato interno. Credo che la Commissione debba rendere noti con maggiore sollecitudine rispetto al passato i risultati delle ricerche condotte, al fine di sapere se tra gli istituti bancari intercorrono accordi simili a quelli di cartello oppure no. E’ importante, come sottolinea anche la relazione, che i consumatori si orientino sempre più verso gli strumenti di pagamento elettronici. In questo campo chiediamo che si compiano progressi per stabilire nei fatti uno standard plurivalutario di interoperabilità per le borse monetarie elettroniche. Questo tipo di approccio, che al momento è praticabile solo in Lussemburgo, Francia e Germania, va potenziato ed esteso a tutta l’Unione europea.
Ritengo che la relazione in discussione rivesta un’importanza fondamentale al fine di integrare effettivamente i cittadini e le piccole e medie imprese nello spazio dell’euro, nonché di accrescere la disponibilità verso l’Unione economica e monetaria. Abbiamo bisogno di sicurezza, velocità e costi bassi. Vivere nell’Unione monetaria significa anche poter contare su un sistema di pagamenti transfrontalieri ben funzionante: questo dev’essere il nostro motto nei prossimi 432 giorni!
Maaten (ELDR). – (NL) Signora Presidente, appoggio senza riserve il tono risoluto e l’eccellente relazione della onorevole Peijs. Mi rallegra inoltre constatare che la Commissione, soprattutto nella persona del Commissario Bolkestein, ma anche del Commissario Monti, attribuisce alla questione carattere prioritario.
Fra i consumatori e le aziende cresce il malcontento per le commissioni applicate sulle transazioni bancarie transfrontaliere nel mercato interno. E’ una reazione del tutto comprensibile. I consumatori pagano troppo per qualsiasi operazione bancaria transfrontaliera, così come per le transazioni in contanti, i bonifici, l’uso di carte di credito e di assegni. Per gli importi più elevati è stata posta in essere una rete sofisticata che consente di effettuare trasferimenti di valuta allo stesso costo e negli stessi tempi delle operazioni nazionali. I privati, però, non possono ancora contare né su un appoggio sufficiente, né su una riduzione dei costi e su una maggiore efficienza nel trasferimento di piccoli importi.
Voglio quindi sottolineare, ancora una volta, la necessità di disporre, parallelamente all’introduzione dell’euro, di servizi efficienti, sicuri e poco costosi per i pagamenti al dettaglio effettuati nel mercato unico. L’accettazione dell’euro dipende anche e soprattutto dalla possibilità, che deve essere offerta a consumatori e aziende, di usare la zona euro come una zona unica di pagamento. E’ fondamentale che i consumatori accettino l’euro. Quando il 1° gennaio 2002 saranno introdotte le monete e le banconote in euro, i consumatori le utilizzeranno per molteplici scopi. Come potremo spiegare loro che esistono differenze nell’utilizzo anche se in tutta la zona euro circola la stessa valuta?
Deve divenire patrimonio comune l’idea che i trasferimenti fra due paesi della zona euro non sono più considerati come una transazione estera alla quale si applicano commissioni internazionali, bensì come un’operazione nazionale.
L’applicazione di elevate commissioni bancarie è un ostacolo al completamento del mercato interno. Il consumatore viene scoraggiato dal fare acquisti all’estero. Per esempio, egli non sottoscriverà un abbonamento a un quotidiano straniero se la spesa che deve sostenere ammonta a due volte il prezzo del giornale a causa delle elevate commissioni bancarie applicate. Non devono esistere ostacoli o sostanziali differenze in un mercato ove vige la libera circolazione dei capitali con una moneta unica. Il traguardo deve essere quello di creare una single payment area all’interno della quale si applicano ai pagamenti transfrontalieri le stesse condizioni e le stesse commissioni previste per le operazioni nazionali.
A nostro giudizio questa è l’unica conseguenza logica possibile del mercato unico con una moneta unica. Con la libera circolazione dei cittadini nella zona euro deve essere garantita la flessibilità del mercato del lavoro. Se esistono vincoli di pagamento con il paese di provenienza, questi non possono costituire un ostacolo alla scelta di lavorare in un altro Stato membro. E’ un dato di fatto che in tutta la zona euro le banche si sono dimostrate restie ad applicazione la direttiva sui pagamenti al dettaglio transfrontalieri. Anche dopo la sua entrata in vigore molti problemi sono rimasti irrisolti. Ora che la svolta si avvicina, è giunto il momento di agire, sia per le banche sia per gli Stati membri. Le banche devono impegnarsi a rispettare le norme esistenti in materia di numerazione dei conti e istruzioni di pagamento.
In questa era di tecnologie moderne, le autostrade elettroniche potrebbero offrire una via d’uscita. Forse – o, meglio, probabilmente – è giunto il momento di ricorrere a una Internetbank che non applica alcuna commissione.
Berthu (UEN). – (FR) Signora Presidente, la relazione della onorevole Peijs sui pagamenti al dettaglio nel mercato interno riprende il vecchio tema del Parlamento europeo sull’elevato costo dei bonifici transfrontalieri in seno all’Unione.
E’ vero, il loro costo è elevato e ne conosciamo bene il motivo. I sistemi informatici delle diverse banche sono infatti mal collegati fra i vari Stati membri; per effettuare bonifici da un sistema nazionale all’altro sono quindi necessarie costose operazioni manuali. Non vi è quindi alcuna manovra diabolica da parte dei banchieri: si tratta di una realtà tecnica che per il momento esiste, ma che nel tempo si evolverà nella giusta direzione.
Ritengo quindi che sia necessario relativizzare il problema, tanto più che quelli transfrontalieri rappresentano una parte molto ridotta dell’insieme dei bonifici. Secondo i documenti che ho consultato, la quota dei bonifici transfrontalieri è pari allo 0,2-0,04 per cento. Si tratta comunque di una porzione estremamente ridotta. Tuttavia, Parlamento europeo e Commissione conferiscono molta importanza a questo problema. Per quale ragione?
Innanzitutto perché le Istituzioni europee tendono a privilegiare tutto ciò che è transfrontaliero e questo, tutto sommato, è abbastanza normale. Questa predilezione verso il transfrontaliero non dovrebbe però portare a penalizzare la grande maggioranza dei cittadini a vantaggio di una piccola minoranza. Considerando che gli investimenti atti ad alleggerire notevolmente il costo dei bonifici transfrontalieri non sarebbero redditizi, in quanto ammortizzati su un numero troppo ridotto di paganti, bisogna concludere che se fossero effettuati, alle condizioni attuali, il loro costo si ripercuoterebbe sull’insieme dei clienti delle banche che non hanno niente a che vedere con questo problema. Credo che, ai fini dell’equità, ciò non sia auspicabile. Dal punto di vista politico, si tratta di una questione del tutto discutibile e inoltre bisogna smetterla di far credere che ciò che costa caro per motivi tecnici, potrebbe diventare improvvisamente gratuito perché è stata approvata una direttiva che lo stabilisce. Vi ricordo la massima che si impara al primo anno di economia: un pasto gratuito non esiste.
C’è una seconda ragione, signora Presidente, per la perseveranza del Parlamento europeo. La relazione Peijs lo dice al considerando D del progetto di risoluzione. Cito: "l’elevato livello delle commissioni che gravano sui bonifici transfrontalieri nuoce alla fiducia dei consumatori nell'euro". A cosa dobbiamo tale affermazione? Vi ho appena dimostrato che questi due problemi non sono legati, almeno apparentemente. In realtà qualche anno fa si è fatto credere ai cittadini, forse per fare accettare più facilmente l’euro, che questo tipo di spesa sarebbe scomparso con la moneta unica. Ho qui con me un opuscolo distribuito in milioni di copie nei luoghi pubblici in Francia, in particolare negli uffici postali. Al punto "commissione di cambio" si legge che "le commissioni di cambio nella zona euro scompariranno". Certo, questo è vero stricto sensu, ma il lettore ingenuo, inesperto in questo ambito, ha creduto che tutti i costi dei bonifici transfrontalieri scompariranno, allorquando le commissioni di cambio rappresentano solamente una minima parte, solo una percentuale ridotta.
Ci troviamo davanti alle conseguenze dei metodi di smercio forzato utilizzati per vendere l’euro e questo mi porta a trarre una conclusione sul caso dei bonifici transfrontalieri ma anche, signora Presidente, sull’euro in generale. Si può negare la veridicità delle parole, si possono raccontare fandonie alla gente, ma prima o poi le approssimazioni e le menzogne tornano a galla.
Blokland (EDD). – (NL) Signora Presidente, da quasi tutti i paragrafi della relazione in esame traspare il carattere risoluto della onorevole Peijs. Il comparto bancario viene giustamente affrontato e ammonito con fermezza. Infatti, anche se sono disponibili le tecniche e le principali norme al riguardo, stenta a partire un sistema più flessibile di pagamenti transfrontalieri per importi fino a 50.000 euro. Si potrebbe quasi pensare che nessuna delle banche commerciali ha interesse ad ammodernare le procedure operative esistenti.
Sono favorevole alla politica del doppio binario con la quale la relatrice vuole incentivare all’azione le banche più lente. A mio avviso, la pressione esercitata dalle normative da sola è insufficiente e potrebbe anche risultare meno efficace della decisione di lasciare ampio spazio alla concorrenza di alternative in grado di gestire i trasferimenti di danaro all’interno della zona euro.
Forse la Commissione intende considerare seriamente quest’ultima possibilità, poiché – presumo – anche la sua preferenza va a una riduzione delle commissioni ottenuta tramite un aumento della concorrenza.
Un punto trovo eccessivo. La richiesta di equiparare le commissioni sui trasferimenti nella zona euro a quelle applicate ai bonifici nazionali potrebbe avere come conseguenza un aumento delle tariffe sulle operazioni nazionali. Senza dubbio ciò accadrebbe nei Paesi Bassi, dove da anni le banche non applicano alcuna commissione ai bonifici nazionali effettuati dai consumatori.
A prescindere da questa mia obiezione, la relatrice, onorevole Peijs, merita il nostro plauso per l’energia dimostrata nell’affrontare questa problematica.
Kauppi (PPE-DE). – (FI) Signora Presidente, signor Commissario Bolkestein, la relazione in esame, preparata con estrema professionalità dalla onorevole Peijs, è importante non solo per i consumatori dell’area dell’euro, ma anche per la credibilità della moneta unica. Raramente in quest’Aula si è raggiunto un così ampio consenso sull’importanza della relazione in esame. Nel mio intervento ribadirò le stesse preoccupazioni e gli stessi temi degli oratori precedenti.
Questa mattina l’euro ha raggiunto un nuovo minimo storico; rispetto al dollaro, infatti, il suo valore ha toccato quota 0,8240. E’ la quota minima mai raggiunta e ciò indica che abbiamo ancora molta strada da percorrere. Altresì le risorse a disposizione dei politici sono nettamente inferiori rispetto a quelle rappresentate dai pagamenti al dettaglio nel mercato interno. Desidero ringraziare la Commissione per aver avviato una procedura contro centoventi banche ed istituti di credito, che si sospetta abbiamo creato un cartello per quanto concerne le tariffe imposte per il cambio valutario nell’area dell’euro. Saluto con favore questa importante iniziativa della Commissione. D’altro canto capisco le banche; nonostante la critica del Parlamento, bisogna capire che i bonifici bancari internazionali rappresentano solo il 6 per cento della loro attività e che lo sviluppo di questo settore rappresenta un investimento notevole, non commisurato al ritorno economico. Almeno questo è il punto di vista delle banche. I principali costi legati ai bonifici bancari transfrontalieri sono causati proprio dal controllo manuale, quindi è importante introdurre l’euro quanto prima.
Come ha sottolineato la onorevole Randzio-Plath, non possiamo imporre alle banche di ridurre i costi attraverso una decisione politica. Sarebbe impensabile obbligare la Banca centrale europea ad invitare immediatamente le banche a partecipare ai gruppo di standardizzazione, in cui si decidono i dettagli tecnici e, di conseguenza, si cercano di ridurre i costi. Non possiamo nemmeno obbligare le banche a fare beneficenza; però, come politici, possiamo appoggiare il gruppo PPE-DE degli onorevoli Radwan e Peijs nella loro richiesta di misure immediate entro la fine del prossimo anno e, preferibilmente, prima dell’adozione di questi standard, quando si inizieranno ad utilizzare le monete e le banconote in euro.
Villiers (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, è un vero peccato che in questo Parlamento, nel quale l'85 per cento dei deputati ha puntato la propria reputazione politica sulla moneta unica, il dibattito sulle vicende di questa moneta non veda una partecipazione più folta. Sappiamo che una transazione finanziaria transfrontaliera nell'area dell'euro è 17 volte più costosa di una transazione effettuata sul mercato interno. Quando l'euro fu istituito molti pensarono che, se non altro, esso avrebbe reso più facili ed economici i trasferimenti di denaro all'estero; ma vediamo ora che non è stato affatto così.
I vantaggi promessi non si sono concretizzati; anzi, come la Commissione ha candidamente ammesso quando questa relazione è stata discussa in sede di commissione, non si prevede un miglioramento della situazione neppure quando l'euro comincerà a circolare sotto forma di monete e banconote. Ecco un altro duro colpo per una moneta che è già in affanno e quasi ogni settimana tocca un nuovo minimo sul mercato internazionale, mentre il presidente della Banca centrale è continuamente nell'occhio del ciclone per le sue malaccorte dichiarazioni alla stampa; una moneta, poi, che, nell'unica occasione in cui i cittadini europei sono stati chiamati a pronunciarsi sull'opportunità di aderirvi (ossia nel recente referendum in Danimarca), è stata sonoramente bocciata. Ora giunge persino notizia che i tipografi responsabili della stampa delle banconote minacciano uno sciopero; a coronamento di tutto questo sta sfumando anche il più basilare tra i vantaggi che gli entusiasti fautori dell'euro avevano fatto balenare agli occhi dei cittadini d'Europa, cioè la riduzione dei costi delle transazioni finanziarie.
Quali benefici ha recato ai cittadini dell'area dell'euro questa moneta, inatteso e sgradito dono di una ristretta cerchia politica europea? Questo non è un progetto economico e non porterà vantaggi pratici ai cittadini europei; si tratta invece - ora come in passato - di un passo verso la creazione degli Stati Uniti d'Europa: è quindi un progetto politico.
Come constatiamo, questo progetto non reca alcun beneficio alla gran maggioranza dei comuni cittadini nell'area dell'euro.
Radwan (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, prima di tutto desidero esprimere anch’io un caloroso ringraziamento alla onorevole Peijs per la relazione che ci ha presentato e per il suo caparbio impegno nel raggiungere risultati positivi per i cittadini. Il 1o gennaio 2002 l’euro diventerà una realtà concreta anche per il singolo cittadino – per il semplice motivo che lo avrà nel portamonete. Oggi, le commissioni che si devono pagare per il trasferimento di 100 euro in un altro paese del mercato unico ammontano in media a 17,10 euro, molto più delle commissioni sui trasferimenti monetari all’interno di un singolo paese. Il mercato dell’euro sarà percepito anche in futuro come uno spazio interno e il cittadino non capisce perché mai in questo spazio, in cui non ci sono più rischi derivanti dai corsi di cambio e gli strumenti di pagamento elettronici si diffondono sempre più attraverso l’Internet Banking, un trasferimento di danaro da Monaco a Salisburgo debba costare tanto più di un trasferimento da Monaco a Kiel.
E’ necessario illustrare i vantaggi dell’euro ai cittadini e alle piccole e medie imprese adesso che l’euro non gode del favore del pubblico e che molti hanno l’impressione che le grandi imprese e le banche approfittino della situazione attuale, il che è invece preclusa al singolo cittadino.
Respingo l’obiezione secondo cui oggi verrebbero effettuati ben pochi trasferimenti trasfrontalieri in euro nel mercato interno dell’euro. E’ un po’ come chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina. Si tratta di un problema che, a Bruxelles, noi deputati ma anche i nostri collaboratori viviamo in prima persona, nel senso che non eseguiamo bonifici transfrontalieri a causa delle elevate commissioni che ci vengono richieste. Sono fermamente convinto che, se il costo dei trasferimenti di danaro diminuirà, il loro numero aumenterà di colpo e la gente comincerà ad utilizzare questa opportunità. Mi fa piacere che la Commissione continui ad esercitare pressione sulle banche e, ove possibile, la accentui con la procedura avviata nei confronti di 120 istituti di credito; anche la Banca centrale europea dovrebbe intensificare ulteriormente le sue pressioni.
La richiesta presentata dalla onorevole Peijs e da me ha anche lo scopo di riunire le banche intorno a un tavolo, ma non per imporre condizioni, bensì perché, come politici, non possiamo aumentare ancora le nostre pressioni. Se, da un lato, non vogliamo una regolamentazione dei prezzi in questo settore, dall’altro riteniamo necessario quanto meno un loro coordinamento. La Banca centrale europea è l’organismo più indicato per promuovere l’utilizzo di formulari unitari e di un unico codice bancario in Europa. Mi auguro pure che la riduzione delle commissioni non si verifichi appena fra cinque anni, bensì che avvenga in modo graduale e che i primi risultati si possano vedere già nel 2002. Raggiungeremo il nostro obiettivo quando le banche faranno a gara nell’offrire ai clienti bonifici transfrontalieri a costi bassi: avremo così finalmente creato un vero mercato unico in questo settore.
Bolkestein, Commissione. - (EN) Signora Presidente, parlerò in inglese per rispondere alla onorevole Villiers, che ha parlato dei vantaggi e dei possibili svantaggi dell'euro: una questione di grande attualità in questi giorni, che però non rientra nelle mie competenze. Informerò quindi il mio collega Solbes Mira che si occupa di questioni macroeconomiche, dei commenti fatti dalla onorevole Villiers.
Non intendo aggiungere niente al dibattito, per non confondere le acque.
Signora Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare la onorevole Peijs per l’eccellente relazione sulla creazione di uno spazio di pagamento unico e uniforme. Dopo il completamento del mercato unico e l’introduzione dell’euro, oggi vi è più che mai bisogno di uno spazio unico di pagamento. In futuro i confini non dovranno più svolgere alcun ruolo. In futuro non dovrà più sussistere alcuna differenza fra pagamenti nazionali e transfrontalieri. Il raggiungimento di questo obiettivo richiederà a noi, così come a voi, ancora molti anni di lavoro.
A questo proposito vorrei attirare l’attenzione sulla data del 1° gennaio 2002. Questa data – e mi rivolgo anche alla onorevole Villiers - deve essere considerata come una pietra miliare estremamente importante e simbolica nella costruzione dell’Unione europea. Proprio quel giorno, il 1° gennaio 2002, tutti i cittadini della zona euro avranno in tasca le stesse monete e le stesse banconote. Dopo l’introduzione del passaporto europeo questa è la seconda prova concreta e tangibile nella vita di tutti i giorni che dimostra la nostra appartenenza all’Unione europea. Dobbiamo fare tutto quanto in nostro potere per assicurare il successo di questa nuova fase. Infatti, se il costo dei pagamenti transfrontalieri rimarrà elevato, pregiudicheremo la credibilità del nuovo sistema valutario. Per questa ragione è di vitale importanza che prima del 1° gennaio 2002 venga adottata una serie di misure che potranno così entrare in vigore quando faranno il loro ingresso le nuove monete e le nuove banconote.
La Commissione considererà tutte le proposte avanzate nella relazione. In particolare studieremo con attenzione i problemi relativi alla concorrenza. A questo proposito, in risposta alle osservazioni della onorevole Kauppi e della onorevole Randzio-Plath che, purtroppo, ha dovuto lasciare l’Aula, vorrei precisare che la Commissione ha svolto delle indagini su eventuali accordi conclusi fra le banche. L’indagine si è svolta nel febbraio 1999. Nel luglio di quest’anno la Commissione ha mosso obiezioni a banche in sei Stati membri: Portogallo, Irlanda, Belgio, Finlandia, Paesi Bassi e Repubblica federale di Germania. Sono state altresì avviate le procedure del caso. E’ invece in corso l’indagine sui costi imputati per i pagamenti transfrontalieri.
Da un punto di vista generale, la Commissione ritiene che lo sviluppo tecnologico consenta di intensificare la concorrenza nel settore dei trasferimenti di valuta poiché la concorrenza porta a una riduzione dei costi. Discuteremo questa problematica in occasione di una grande tavola rotonda che si terrà a Bruxelles il prossimo 9 novembre.
Nell’estate del 2001 la Commissione presenterà una relazione sul miglioramento del sistema di pagamenti transfrontalieri. In tale relazione – mi rivolgo alla onorevole Peijs – verranno formulate delle proposte di modifica della direttiva del 1997 che è entrata in vigore lo scorso anno. Mi rivolgo direttamente alla onorevole Peijs perché so che si aspetta una risposta chiara a questo proposito. Le prometto, quindi, che, dopo la presentazione della relazione, la Commissione avanzerà delle proposte su questo tema - non immediatamente, come aveva chiesto la onorevole Peijs, ma comunque in tempi ragionevolmente brevi. In tale occasione ci soffermeremo anche sulla riduzione dei tempi necessari per i bonifici transfrontalieri, un punto sul quale insiste la relazione della onorevole Peijs. Oggi già l’85 per cento dei bonifici avviene entro tre giorni. L’obiettivo è di portare questo 85 per cento al 100 per cento. A tal fine la Commissione sta cercando di esercitare pressione sulle banche. Ribadisco, però, che sarà necessario un certo tempo perché ciò accada. Tuttavia, alla luce della proposta della onorevole Peijs di ridurre questo periodo della metà, la Commissione si impegna a pronunciarsi su questo aspetto la prossima estate e cercherà di venire incontro alle istanze dell’Assemblea.
Nella relazione, la onorevole Peijs pone inoltre l’accento sulle dichiarazioni statistiche che le banche devono rendere per ciascuna operazione di bonifico transfrontaliero. L’obbligo di notifica è stato introdotto dagli Stati membri, non dalla Commissione. Noi riteniamo che questa raccolta di dati statistici sui trasferimenti di valuta all’interno dell’Unione sia un retaggio del passato, che non ha più ragion d’essere in un mercato unico integrato, del quale ostacola il buon funzionamento. Mi auguro, pertanto, che gli Stati membri aggiornino al più presto i propri sistemi di raccolta dei dati statistici.
Al contempo la Commissione appoggia pienamente le proposte del Parlamento europeo tese a incentivare i sistemi di pagamento elettronici. E’ tuttavia importante che sia garantita la sicurezza di questi sistemi sul piano tecnico e giuridico, soprattutto per quanto concerne il cosiddetto direct debiting.
La Commissione, invece, non appoggia la relazione della commissione giuridica e per il mercato interno, perché, come noto, chiede di adottare dei provvedimenti giuridici per equiparare le commissioni dei pagamenti transfrontalieri a quelle applicate ai trasferimenti nazionali. Appoggiamo il principio che soggiace a questa richiesta, ma non la procedura indicata. Come risaputo, siamo favorevoli alla libera concorrenza, ma non a un intervento amministrativo di regolamentazione dei prezzi. Inoltre, come ha giustamente sottolineato l’onorevole Blokland, un siffatto provvedimento potrebbe avere l’effetto controproducente di aumentare immediatamente le commissioni sui trasferimenti nazionali. Non credo che i consumatori che non hanno occasione di effettuare bonifici transfrontalieri gradirebbero questo risultato.
Sono così giunto alla conclusione del mio breve intervento dedicato al seguito che la Commissione intende dare alla relazione della onorevole Peijs. Mi auguro che gli appelli da lei rivolti al settore bancario troveranno ascolto. La Commissione e la Banca centrale europea portano avanti un dialogo permanente, e spesso difficile, con il sistema bancario allo scopo di addivenire a risultati tangibili. Il vostro sostegno è senz’altro benvenuto.
Peijs (PPE-DE), relatore. – (NL) Signora Presidente, voglio tranquillizzare il Commissario. La relazione della commissione giuridica e per il mercato interno non è stata ripresa nella relazione della commissione per i problemi economici e monetari. Il Parlamento, nella sua saggezza, è completamente d’accordo con lei.
Bolkestein, Commissione. – (NL) Signora Presidente, ringrazio la onorevole Peijs per questa precisazione, della quale la Commissione prende atto. La Commissione, pertanto, può confermare di essere d’accordo – sotto tutti i punti di vista – con la relazione della onorevole Peijs.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà oggi alle 18.00.
(La seduta, sospesa alle 13.00, riprende alle 15.00)