Presidente. – Dichiaro ripresa la sessione del Parlamento europeo, interrotta giovedì 25 ottobre 2001.
2. Comunicazione del Presidente
Presidente. – Onorevoli colleghi, dalla nostra ultima tornata il terrorismo ha purtroppo colpito di nuovo in modo crudele la Spagna. Il 7 novembre, José María Lidón Corbi, giudice e docente di diritto nei Paesi baschi, è rimasto vittima di un vile assassinio mentre usciva di casa a Getxo.
Il giorno prima a Madrid i terroristi avevano fatto esplodere un’autobomba provocando un centinaio di feriti.
Personalmente a nome del Parlamento europeo, ho immediatamente presentato le mie più sincere condoglianze alla famiglia della vittima, nonché i nostri auguri di pronta guarigione ai feriti dell'attentato.
Ancora una volta, i terroristi dell'ETA hanno confermato di negare il diritto alla vita, di rifiutare il principio stesso dello Stato di diritto, e ne danno ancora una volta dimostrazione proprio colpendo un giudice.
Ieri l'Algeria è stata colpita da un'ondata di maltempo che a tuttora ha mietuto 538 vittime e 316 feriti.
Ho immediatamente espresso al popolo algerino la nostra profonda costernazione per questo cataclisma abbattutosi su Algeri, oltre alla nostra più totale solidarietà per il dramma umano che colpisce il paese. Ho chiesto anche al Presidente Bouteflika di trasmettere a nome di tutti noi la testimonianza del nostro più profondo cordoglio alle famiglie delle vittime e ai loro cari. Auspico vivamente che l'Unione europea partecipi attivamente agli aiuti di emergenza da inoltrare quanto prima.
Ieri tre giornalisti sono stati uccisi in Afghanistan durante un'imboscata a opera dei talibani. Johanne Sutton, Pierre Billaud e Volker Handloik sono morti nel pieno esercizio della loro professione, che era anche la loro passione. Il loro coraggio permetteva a tutti noi di essere sempre informati sugli eventi in Afghanistan. Vorrei che rendessimo loro omaggio testimoniando il nostro più profondo cordoglio alle famiglie e ai loro colleghi di lavoro.
Questo pomeriggio, meno di un'ora fa, un aereo di linea americano si è schiantato sul quartiere del Queens nei pressi dell'aeroporto John Fitzgerald Kennedy di New York, mentre trasportava più di 260 passeggeri e membri dell'equipaggio. Per ora non conosciamo né il numero esatto né le circostanze precise di questa tragedia. Vi invito, onorevoli colleghi, a osservare un minuto di silenzio in omaggio a tutte queste vittime.
(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)
⁂
Presidente. – Onorevoli colleghi, sono particolarmente lieta di salutare il ritorno fra noi del collega onorevole Olivier Dupuis, reduce da due settimane di prigionia in Laos.
(Applausi)
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questo lieto fine. Nei miei interventi sia presso il Presidente in carica del Consiglio, Ministro Michel, che presso l'Alto rappresentante, Javier Solana, avevo sottolineato con molta gravità e solennità che è inammissibile che un paese, con il quale l'Unione europea ha siglato accordi di cooperazione il 29 aprile 1997, possa trattenere per due settimane un eurodeputato, tre altri cittadini dell'Unione europea e un cittadino russo in barba al rispetto più elementare dei diritti dell'uomo e degli obblighi che discendono dall'accordo di cooperazione. Invito con vigore le autorità del Laos a rispettare i principi democratici che hanno sottoscritto, liberando incondizionatamente tutti coloro che siano ancora detenuti in virtù delle loro opinioni.
(Applausi)
Dupuis (NI). – (FR) Signora Presidente, amici, vorrei iniziare ringraziando l’onorevole Zimeray che ha fatto la trasferta di Vientiane; non appena abbiamo avuto modo di parlare con lui, ossia dieci giorni dopo la nostra incarcerazione, si è immediatamente proposto di difenderci e ci ha informato delle iniziative da lei immediatamente avviate; ci ha anche informato degli interventi di numerosi colleghi, in particolare dell’onorevole Brok nonché degli amici e colleghi della commissione per gli affari esteri, i diritti dell'uomo, la sicurezza comune e la politica di difesa, e anche di altri deputati.
Signora Presidente, volevo ringraziare personalmente e sinceramente lei e anche tutti i colleghi; riconosco qui Ignacio Salafranca, Jules Maaten, e molti altri. Ritengo che quest’iniziativa, che figura del resto al progetto dell'ordine del giorno di questa tornata, debba andare avanti. La situazione in Laos è tragica: vorrei ricordare a tutti i colleghi che eravamo in quel paese per difendere la causa di cinque detenuti dimenticati, di alcuni desaparecidos, ma ce ne sono centinaia e centinaia d'altri; la situazione nelle prigioni del Laos è tragica; queste persone non hanno nemmeno diritto a un processo iniquo, ma muoiono nell'oblio senza poter neanche incontrare la loro famiglia, e questa è una situazione purtroppo comune.
La corruzione regna ovunque. Questa è la situazione in Laos: spero che avremo modo di collaborare affinché la situazione cambi quanto prima.
(Applausi)
3. Approvazione del processo verbale della seduta precedente
Presidente. – Il processo verbale della seduta di giovedì 25 ottobre è stato distribuito.
Vi sono osservazioni?
Ferber (PPE-DE ). – (DE) Signora Presidente, subito dopo la votazione sul progetto di bilancio 2002 avevo chiesto qual era stato il voto sulla linea di bilancio B3-306. Il coordinatore del mio gruppo e io le avevamo inviato una lettera che chiedeva un ulteriore verifica. A tutt’oggi non abbiamo ricevuto risposta. Per quanto riguarda questo punto voglio fare ricorso contro il verbale, affinché il punto venga chiarito a dovere.
Spiego qual è il retroscena: avevamo votato su una riserva – importi e commenti. Era previsto di votare in blocco, ad eccezione di un breve passaggio sul quale si sarebbe votato per parti separate. Poi improvvisamente importi e commenti sono stati messi in votazione separatamente. Ma non era così che avevamo previsto. Pertanto chiedo che si effettui una verifica e desidero che questa mia obiezione figuri a verbale!
Presidente. – Onorevole Ferber, ne prendiamo atto.
Korakas (GUE/NGL). – (FR) Durante la votazione di giovedì 25 ottobre, se non mi sbaglio, il mio voto nominale relativo alla seconda parte dell'emendamento 559 sul bilancio e, nella fattispecie, sugli aiuti per il tabacco, è stato registrato male.
Ho votato contro la seconda parte, contro il commento, mentre la registrazione indica che ho votato a favore.
Le ho inviato una lettera ricevendo conferma dai suoi servizi che si procederà alla rettifica: non ho ancora avuto modo di vederla. Spero che lo si farà, ma tenevo a dichiararlo anche all'Assemblea.
Presidente. – Senz'altro, onorevole Korakas, la ringrazio.
(Il processo verbale della seduta precedente è approvato)(1)
Composizione del Parlamento – Richiesta di revoca dell'immunità parlamentare dell'onorevole Korakas – Presentazione di documenti – Autorizzazione ad elaborare relazioni - Storno di stanziamenti - Petizioni: Cfr. processo verbale.
4. Ordine dei lavori
Presidente. – L'ordine del giorno reca il progetto definitivo di ordine del giorno stabilito dalla Conferenza dei presidenti in conformità all'articolo 110 del Regolamento.
Sedute dal 12 al 15 novembre a Strasburgo
Martedì:
Meijer (GUE/NGL). - (NL) Signora Presidente, per martedì al punto sedici dell'ordine del giorno è prevista la mia relazione sul trasporto pubblico per ferrovia, strada e via navigabile. Nei mesi scorsi svariati gruppi hanno continuamente insistito affinché si accelerasse o si rallentasse l'iter di detta relazione. La settimana scorsa mi è stato comunicato che i tre gruppi PSE, PPE-DE e Verts/ALE preferivano rimandare la discussione della mia relazione. Io allora detti la mia approvazione, in quanto supponevo che gli altri gruppi avessero bisogno di altro tempo per una discussione approfondita. Quando giovedì sera, con mia sorpresa, la Conferenza dei presidenti ha comunicato di avere invece deciso contro la proroga, ho informato tutti i membri che la mia disponibilità a rimandare la trattazione era sempre valida. Nel frattempo mi sono reso conto che giovedì pomeriggio il gruppo PPE-DE non era favorevole alla proroga e che nemmeno il gruppo PSE ne vedeva più la necessità. Inoltre gli ordini del giorno delle due tornate che restano quest'anno sono già carichi. Di conseguenza la mia offerta scritta inviata ai colleghi decade e parto dal presupposto che domani la mia relazione verrà messa in discussione.
Presidente. – Senz'altro!
Mercoledì:
Presidente. – Mi è stata presentata una richiesta del gruppo del partito del socialismo europeo nonché del gruppo del partito europeo dei liberali democratici e riformatori volta a rinviare la relazione dell’onorevole Fiori alla tornata di Bruxelles del 28 e 29 novembre.
Chi intende intervenire in qualità di autore della richiesta?
Thors (ELDR).(SV) Signora Presidente, il Parlamento deve essere un foro trasparente, che i cittadini possano seguire. Ma non lo sarà, se questa settimana tratteremo la relazione Fiori resa disponibile in dieci lingue soltanto oggi. Non so che ne sia stato dell’undicesima, il danese. In base al calendario originariamente concordato in Conferenza dei presidenti, la relazione sarebbe stata trattata nella tornata di novembre II. Non riteniamo, peraltro, che vi sia alcun motivo di trattarla prima della relazione Caudron. Ecco perché, a nome del gruppo liberale, chiedo che venga rinviata alla tornata di novembre II. Signora Presidente, credo inoltre che sarebbe bene verificare come votano i gruppi. Su questo punto, come su molti altri, i gruppi sono ampiamente divisi, ma è importante che il pubblico possa seguirne l’operato. Anche noi deputati dobbiamo poterci fare un’idea dei temi di estrema complessità affrontati da questa relazione.
Presidente. – Onorevole Thors, sono in grado di darle una spiegazione di cui forse i colleghi non sono a conoscenza: la Conferenza dei presidenti ha deciso di iscrivere la discussione della relazione Fiori contemporaneamente a quella sulla relazione Caudron. Relativamente al voto, è stato deciso che, se non era ragionevolmente fattibile, la votazione della relazione Fiori sarebbe stata rinviata alla seconda tornata di novembre a Bruxelles. E' una semplice informazione che le fornisco per darle lumi. Toccherà a me, se la relazione resta all'ordine del giorno, vedere se potete votarla in condizioni corrette.
Abbiamo appena sentito l'autore della richiesta. Chi intende intervenire ora a favore della stessa?
Dell'Alba (NI). – (FR) Signora Presidente, intervengo a favore della richiesta in quanto, se è vero che una risicata maggioranza della Conferenza dei presidenti ha deciso giovedì di presentare le due relazioni in una discussione congiunta, è vero che non è semplice per il nostro Parlamento far prendere ai servizi amministrativi una decisione che è di natura politica. In altri termini, si tratta di un vincolo difficile da rispettare. La relazione Fiori va votata in serenità e anche il dibattito richiede serenità. Ebbene, fissare un termine per la presentazione di emendamenti per martedì alle 21, aspettando che si attivino i servizi amministrativi per far rispettare il regolamento e fare in modo che i deputati abbiano i testi 24 ore prima del voto equivale a lanciarsi in una corsa contro l'orologio, il che non fa onore né alla relazione Fiori né al Parlamento. Per questo motivo occorre sostenere, come faccio io con i miei amici radicali, la proposta congiunta di rinviare la discussione, affinché si possa tenerla con serenità.
Poettering (PPE-DE ). - (DE) Signora Presidente, innanzi tutto, per quanto riguarda la questione delle lingue, sono stato informato che finora è tutto a posto, tutti i testi sono disponibili in tutte le lingue. Ora, rispetto all'osservazione dell'esimio collega, onorevole Dell'Alba, sono d'accordo con lui, anche questa è una questione politica, ma il risultato a cui giungo è diverso dal suo. Non si tratta solo di una questione politica, bensì anche etica, che per la relazione Fiori è di importanza maggiore. Siamo sempre stati del parere che la relazione Fiori avrebbe dovuto essere discussa congiuntamente alla relazione Caudron.
Signora Presidente, dato che abbiamo appena deciso di tenere la discussione con la Commissione e il Consiglio mercoledì pomeriggio dalle 15.00, anche domani abbiamo tempo a sufficienza per discutere della relazione Fiori e di ambedue le relazioni Caudron. Se così non fosse anche noi avremmo dei dubbi a lasciare tutto all'ordine del giorno. Ma dato che la discussione con il Consiglio e con la Commissione sulla situazione internazionale si terrà mercoledì pomeriggio, siamo tutti del parere che le relazioni Caudron e Fiori vadano discusse insieme. E' tuttavia una questione etica e anche una questione politica che adesso richiede una risposta. Pertanto le saremmo grati se il punto venisse mantenuto tale e quale all'ordine del giorno.
(Applausi)
Presidente. – Abbiamo sentito l'autore della richiesta, un intervento a favore e uno contro. Onorevole Barón Crespo, vuole intervenire di nuovo?
Barón Crespo (PSE). - (ES) Signora Presidente, desidero far presente che ho il diritto di intervenire in quanto l'onorevole collega Poettering non si è limitato a alla sola relazione Fiori, ma ha parlato dell'intero ordine del giorno di mercoledì e, come proponente, mi sento in diritto di intervenire. Il mio gruppo, infatti, ha avanzato la proposta di includere nuovamente all'ordine del giorno del mercoledì mattina le interrogazioni orali inizialmente poste al Consiglio su un tema tanto importante, specie in considerazione del tempo libero del quale, a quanto ci viene detto, disporremmo ora. Colgo l'occasione, signora Presidente, per esprimere la mia vibrata protesta e per chiederle di trasmetterla al Consiglio, dato che, alla Conferenza dei presidenti, il rappresentante del Consiglio aveva dato un'informazione a mio avviso inesatta - se non addirittura falsa - in merito alle riunioni del Consiglio.
Il Consiglio "giustizia e affari interni" si riunirà venerdì di questa settimana, come previsto, ma il rappresentante del Consiglio, alla Conferenza dei presidenti, aveva parlato del 7 dicembre: un'informazione inesatta proprio in un frangente in cui il Parlamento compie un notevole sforzo, trattando con procedura d'urgenza la legislazione antiterrorismo, e questo mi pare un fatto grave dato che ha seminato una gran confusione a danno di tutti.
Questa la mia prima osservazione in merito a quell'ordine del giorno di mercoledì mattina così leggero secondo l'onorevole Poettering.
In secondo luogo, signora Presidente, sul piano politico mi pare un errore madornale quello di subordinare una relazione legislativa come la relazione Caudron a una questione che ha ripercussioni etiche per tutti - e non per un gruppo soltanto - visto che noi siamo tenuti a lavorare nell’ambito delle nostre competenze: il progetto di risoluzione legislativa.
Quanto al resto, come era stato previsto, avremo tutto il tempo per trattare con calma argomenti tanto seri come la relazione Fiori, e non necessariamente con una procedura d'urgenza. Approviamo pertanto l'idea di discuterla nella seconda tornata di novembre, come previsto inizialmente.
Presidente. – Onorevole Barón Crespo, in realtà tutto si è svolto molto correttamente, visto che vi erano due autori per questa richiesta. Dunque si potevano ascoltare due persone favorevoli e, per scrupolo di equilibrio, darò ora la parola all’onorevole Lannoye, che credo interverrà contro.
Lannoye (Verts/ALE). – (FR) Signora Presidente, diversamente dall’onorevole Barón Crespo, penso che la discussione sulla relazione Fiori condizioni la relazione Caudron. Mi spiego: è stata istituita una commissione temporanea che affronta la genetica umana, perché? Perché vi sono alcuni problemi etici importanti, e credo che tutti ne siano coscienti. Non possiamo pronunciarci secondo me correttamente sui programmi di ricerca che ci impegnano per diversi anni e nei quali sono fondamentali gli aspetti etici, e votare subito dopo una relazione Fiori che perderebbe buona parte del suo impatto politico. Credo dunque, in tutta coerenza, che per i lavori del nostro Parlamento sarebbe meglio votare la relazione Fiori contemporaneamente alla relazione Caudron. Detto questo, sono anche d'accordo nel dire che se non sono date le condizioni tecniche, converrà rinviare la votazione piuttosto che tenerla in condizioni sfavorevoli. Credo che occorra rispettare i deputati.
Presidente. – Pongo in votazione pertantola richiesta del gruppo del partito del socialismo europeo e del gruppo liberale volta a rinviare la relazione Fiori.
(Il Parlamento approva la richiesta)
Ho ricevuto una richiesta del gruppo del partito del socialismo europeo volta ad anticipare a questa tornata la discussione sulle sanzioni penali e il diritto comunitario, attualmente prevista per mercoledì 28 novembre.
Watson (ELDR), presidente della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni. – (EN) Signora Presidente, a nome della commissione che ho l’onore di presiedere, desidero chiedere che il punto sia reinserito all’ordine del giorno di questa tornata, poiché, contrariamente all’informazione trasmessa alla Conferenza dei presidenti della settimana scorsa, il Consiglio “giustizia e affari interni” discuterà di tale punto nella sua sessione di questo venerdì. Questa sera la commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni adotterà un testo stilato di concerto con la commissione per il controllo dei bilanci e la commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la politica dei consumatori, che riteniamo potrebbe servire come base a una proposta di risoluzione. Qualora non fosse possibile discuterne in Aula dinanzi al Consiglio chiediamo di poter presentare il testo alla sessione plenaria come proposta di raccomandazione che sarebbe posta in votazione giovedì, ai sensi dell’articolo 39 del Trattato e dell’articolo 94 del Regolamento del Parlamento.
Barón Crespo (PSE). - (ES) Signora Presidente, sentite le spiegazioni del presidente Watson, al quale auguro una lunga presidenza della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni dal momento che la svolge egregiamente, il mio gruppo ritira la propria proposta e si associa a quella del presidente Watson.
Presidente. – Vi sono obiezioni alla proposta dell'onorevole Watson?
(Il Parlamento approva la richiesta)
Giovedì:
Presidente. – Dato il numero di votazioni previsto per mezzogiorno, vi propongo di anticiparle di mezzora, ossia di iniziare alle 11.30. Anche senza votare la relazione Fiori, penso che sia senz'altro necessario.
Per quanto attiene ai problemi di attualità, urgenti e di notevole rilevanza, ho ricevuto una richiesta del gruppo confederale della sinistra unitaria europea/sinistra verde nordica di aggiungere un punto 4 intitolato "Inondazioni in Algeria". Vi propongo di aggiungere questo punto al punto 3, "Passaggio dell'uragano "Michelle" in Nicaragua e a Cuba", e d'intitolarlo "Catastrofi naturali".
Barón Crespo (PSE). - (ES) Signora Presidente, se fosse possibile vorrei aggiungere un emendamento orale: “Passaggio dell'uragano “Michelle” in Nicaragua, Cuba e Honduras”, ossia i paesi dove ha causato più danni.
Presidente. – Senz'altro. Credo che i colleghi non abbiano obiezioni in merito e che quindi si possa procedere in questo modo.
Tannock (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, la stampa britannica odierna riferisce che durante il fine settimana i servizi di sicurezza francesi avrebbero arrestato sei algerini sospettati di essere associati al gruppo terrorista Al Quaeda e di avere contatti con le cinque persone arrestate l’anno scorso e trovate in possesso di piantine sulle quali erano evidenziati gli edifici del Parlamento a Strasburgo e la cattedrale. Alla luce della prossimità geografica e temporale alla tornata parlamentare in corso, quali sono le informazioni di cui dispone la signora Presidente in merito a intenzioni ostili nei riguardi del Parlamento? In un clima di sospetto come quello attuale, dopo il nuovo incidente aereo di New York di questo pomeriggio, quali ulteriori misure di sicurezza saranno prese per proteggerci? Ad esempio questo pomeriggio mi è stato consentito l’accesso al Parlamento senza che io abbia mostrato il mio tesserino identificativo. Quali misure di sicurezza possono essere adottate visto il pericolo?
Presidente. – Onorevole Tannock, può immaginare che ho prestato la massima attenzione all'informazione cui lei ha accennato. Mi è stato detto che le piantine in possesso di questi terroristi riguardavano soltanto la cattedrale di Strasburgo e il mercato di Natale. Ma, chiaramente, questo ci induce a usare ancora più prudenza, e darò subito la parola all’onorevole Balfe che vi potrà spiegare quanto abbiamo fatto per rafforzare la sicurezza.
Balfe (PSE). – (EN) Signora Presidente, non sono più informato di lei su questa serie di arresti. Nessuno me ne ha informato ma sono certo che ciò avverrà nel corso della serata e a quel punto riferirò all’onorevole Tannock. Desidero tuttavia sottolineare che pur rallegrandoci delle nuove misure di sicurezza nei dintorni, questo edificio deve servire agli interessi dei deputati. Spero che l’Ufficio di presidenza riconsideri la questione della sicurezza e cerchi in qualche modo di metterla a punto, perché le modalità di applicazione delle nuove regole recano non pochi disagi ai visitatori di un grandissimo numero di parlamentari e ad altri gruppi. Tali regole andrebbero applicate in modo un po’ più intelligente: spero che sia possibile.
In merito alla domanda dell’onorevole Tannock, cercherò di scoprire tutto quello che posso e riferirò a lui e all’Aula.
Presidente. – Sembra comunque che l’onorevole Tannock non viva poi tanto male le misure di sicurezza che l'Ufficio di presidenza ha ritenuto opportuno di dover adottare.
Posso dirle che molti colleghi ci hanno interpellato in merito a questo argomento. Non si è mai abbastanza prudenti, in questo periodo, bisogna proprio dirlo, estremamente difficile.
Krivine (GUE/NGL). – (FR) Signora Presidente, volevo intervenire rapidamente sul caso di uno dei nostri colleghi israeliani, l’onorevole Bichara, al quale la Knesset ha appena revocato l'immunità parlamentare, adottando la sanzione in seguito a opinioni politiche emesse in pubblico dal deputato. Credo che la sanzione sia del tutto contraria alla nozione di immunità parlamentare che, in nessun paese, colpisce deputati per aver espresso opinioni politiche. Credo che il ruolo dell’onorevole Bichara sia estremamente importante nei rapporti fra il popolo israeliano e quello palestinese per giungere a una soluzione giusta del conflitto e credo che sarebbe importante che possiate intervenire presso le autorità palestinesi per esprimere la preoccupazione del nostro Parlamento per questo provvedimento che è una violazione delle libertà contraria al trattato firmato fra Israele e l'Unione europea.
Presidente. – Esamineremo molto attentamente la situazione.
Wurtz (GUE/NGL). – (FR) Grazie, signora Presidente, per le parole di solidarietà che ha pronunciato all'inizio della seduta nei confronti dell'Algeria. Si dice che gli amici si riconoscono nel momento del bisogno, e penso che ora sia il momento di testimoniare la nostra amicizia al popolo algerino dandogli un aiuto urgente, diversificato e sostanziale di fronte agli immensi danni causati dalle piogge torrenziali che si sono appena abbattute su Algeri e il nord del paese.
Una simile catastrofe naturale è sempre una grande disgrazia per le popolazioni, nella fattispecie quelle più sfavorite, ma in questo caso si tratta anche di un paese già molto provato dal terrorismo islamico, dalla crisi economica e dalla crisi politica, che continua a vedere spezzate le proprie speranze.
Il mio gruppo chiede dunque che l'Unione mobiliti i mezzi necessari nell’immediato per venire in aiuto ai sinistrati e, in un secondo momento, pensiamo che occorrerà trarre gli insegnamenti del caso da questa tragedia, e non soltanto con le autorità e il Parlamento, ma con rappresentanti qualificati della società civile algerina, al fine di elaborare le priorità della nostra futura cooperazione.
E, con il suo consenso, signora Presidente, vorrei dare rapidamente un'informazione su un altro argomento, dato che non è stata accolta l'urgenza; si tratta del caso di Leïla Zana. L'Ufficio di presidenza del mio gruppo si è appena riunito ad Ankara. Ovviamente, abbiamo chiesto di poter incontrare la titolare del Premio Sakharov, il che ci è stato completamente precluso, aggiungendo anche qualcosa di estremamente spiacevole per un premio Sakharov, ossia che in questi tempi di lotta contro il terrorismo non si può fare alcun gesto nei confronti di Leïla Zana.
Penso fosse giusto che i colleghi ricevessero questa informazione e auspicherei anche che la Commissione la conosca, dato che sta elaborando una relazione intermedia sui rapporti fra la Turchia e l'Unione europea.
Purvis (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, mentre l’onorevole Dupuis si trovava detenuto in Laos la settimana scorsa, un gran numero di colleghi, tra cui il sottoscritto, sono stati trattenuti all’aeroporto di Bruxelles per otto ore, dalle 15.00 alle 23.00, perché il governo belga non ha voluto garantire la libera circolazione dei cittadini europei in Europa, inclusi gli eurodeputati. Era assolutamente impossibile lasciare Bruxelles: siamo stati costretti a tornare indietro e alla fine siamo partiti da Charleroi il giorno dopo. Per rientrare a casa ho impiegato 23 ore.
Potrebbe protestare presso il governo belga e anche presso altri governi, perché tutti i cittadini europei, non solo gli eurodeputati, devono poter circolare liberamente in Europa e perché le autorità intervengano com’è d’uopo quando gli aeroporti vengono bloccati in modo ingiustificato e illecito?
Presidente. – Senz’altro, onorevole Purvis, lo farò molto volentieri.
Sánchez García (ELDR). - (ES) Signora Presidente, volevo dirle che nel luglio di quest'anno, ai sensi del TUE, articolo 21, ho rivolto al Consiglio dei ministri dell'Unione europea un'interrogazione in merito al referendum sul Sahara e a talune dichiarazioni di Javier Solana, responsabile della politica estera dell'Unione.
Qualche settimana fa, alcuni membri dell'Unione europea hanno discusso, in seno alle Nazioni Unite, la posizione comune dell'Unione europea in merito alla questione del Sahara. Curiosamente, la Francia si è dissociata dalla proposta della Presidenza belga e ha chiesto l'adozione della linea illustrata nella risposta fornitami dal Consiglio in data 10 ottobre. A tutt'oggi, però, tale risposta non mi è stata recapitata. Si è parlato persino di incidente diplomatico, di crisi fra Spagna e Francia, fra Spagna e Marocco.
Desidero dichiarare due cose: primo, non ho mai inteso causare un incidente diplomatico né fra Spagna e Francia, né fra Spagna e Marocco. Secondo, mi preoccupa questa mancanza di trasparenza del Consiglio verso il Parlamento, perché un deputato non ha ufficialmente ricevuto risposta alla sua interrogazione.
Read (PSE). – (EN) Signora Presidente, lei saprà che la città di Strasburgo è gemellata alla città di Leicester, la mia città natale. Il sindaco di Leicester, John Allen e la sua gentile consorte, la signora Allan, sono presenti nella tribuna ufficiale. Questo gemellaggio è un’unione politica e sociale importante e spero vivamente che lei voglia rivolgere loro il benvenuto qui a Strasburgo.
(Applausi)
Harbour (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, intervengo per attirare la sua attenzione su un programma trasmesso dalla BBC la settimana scorsa sul traffico di bambini tra paesi dell’Unione europea e l’Africa occidentale. Si è trattato di un programma che ha suscitato viva preoccupazione e mi riservo di farlo avere ai suoi servizi. A nome dei colleghi deputati di questa Assemblea, che so molto preoccupati da questi problemi, le chiedo di sollevare la questione con la Commissione e con gli Stati membri e di chiedere che in tutta l’Unione europea vengano adottate misure intese a porre fine a questo terribile abuso di bambini provenienti da una parte tanto povera del mondo.
Κorakas (GUE/NGL). – (EL) Signora Presidente, desidero denunciare ancora una volta la barbarie dei bombardamenti che da alcuni giorni, per non dire settimane, stanno massacrando civili inermi e distruggendo perfino gli ospedali. Bombardamenti che, purtroppo, avvengono con l’avallo dei nostri governi.
Le dichiarazioni degli esponenti americani, secondo cui l’obiettivo dell’attacco non è più Bin Laden – che nessuno sa dove si trovi - bensì sgominare Al Qaeda, e che toccherà anche ad altri paesi, ci paiono particolarmente inquietanti e mettono a nudo le vere intenzioni degli Stati Uniti: l’attacco dell’11 settembre è stato semplicemente un pretesto per portare avanti un disegno premeditato, che prevede di acquisire il controllo di quest’area tanto importante e di svuotare gli arsenali.
D’altro canto, nei nostri paesi e negli USA si vanno fortunatamente moltiplicando le reazioni dei nostri popoli, che chiedono l’immediata cessazione di questa barbara aggressione e che, comunque, i nostri paesi e i rispettivi governi non diano seguito all’intenzione di inviare truppe in Afghanistan. I deputati europei del Partito comunista di Grecia, signora Presidente, appoggiano con tutte le loro forze tali mobilitazioni e confidano che esse si rafforzino ulteriormente per porre fine a quest’azione criminosa.
Paasilinna (PSE). – (FI) Signora Presidente, intervengo per quanto riguarda la rete televisiva del Parlamento, dove non è ancora possibile vedere i programmi finlandesi, né si sente la voce. Dagli inizi di settembre siamo intervenuti quattro volte: prima oralmente, poi tramite la posta elettronica, quindi con una lettera datata 2 ottobre, firmata da tutti i deputati finalndesi e inviata al Collegio dei Questori e infine nella prima tornata di ottobre, dove ho sollevato la questione. A tali richieste non ha fatto seguito la minima risposta. E' come parlare al muro. La Finlandia è un paese all'avanguardia nella tecnologia e noi ci vergogniamo di tale condotta. La invito a intervenire quanto prima in tale questione, il mondo è così in sobbuglio che dev'essere assolutamente possibile vedere i programmi di questo Stato membro, l'unico lasciato in disparte.
Presidente. – Devo dire che io stessa sono molto sorpresa. Ricordo senz'altro gli interventi dei colleghi finlandesi in merito e pensavo che il problema fosse risolto da tempo. Comunque può contare su di me per ricordarlo ai questori, di cui per il momento non vedo nessun rappresentante nell'emiciclo; ritengo che si tratti di una questione molto importante e che occorra sbrigarsi per farla funzionare.
Santini (PPE-DE). - Signora Presidente, com'è stato ricordato in precedenza, questa settimana non è certo una normale settimana di sessione plenaria. Da due mesi è in atto una cosa che si chiama guerra, una guerra terribile contro il terrorismo; da questa mattina l'Italia ha trasformato la propria adesione e la propria solidarietà verso gli Stati Uniti in una presenza concreta: partono oggi, infatti, le forze militari italiane che vanno ad unirsi agli Stati Uniti e a tutte le forze militari dell'Unione europea attivamente, concretamente impegnate in questa guerra alla barbarie. Orbene, a fronte di questo avvenimento, al quale non dobbiamo assolutamente abituarci o assuefarci, mi sembra decisamente debole la proposta dell'ordine del giorno: una comunicazione della Commissione nella giornata di mercoledì.
Presidente, io mi aspettavo qualcosa di più! Non so cosa succeda ai colleghi, ma quando torno a casa i cittadini europei che mi circondano, i miei concittadini, mi chiedono una sola cosa: "Che cosa pensate voi, lassù, di quello che sta accadendo? Cosa potete dirci per tranquillizzarci o per spiegare la preoccupazione che abbiamo?" Allora, mi pare francamente debolina la presenza - con tutto il rispetto per la sua persona - del Viceprimo Ministro belga, signora Durant, che si occupa di trasporti, non di guerra, la quale sicuramente avrà da leggere un vibrante documento della Presidenza. Mi sembra - ripeto - quasi offensivo per il Parlamento, in questo momento, che non venga il Primo Ministro belga. Le propongo altresì, signora Presidente, di verificare la possibilità di avere qui anche Xavier Solana: è lui il nostro rappresentante nella politica estera; è lui che ci dovrebbe, ci deve fornire delle informazioni chiare, concrete, tecniche. Non possiamo accontentarci di qualche dichiarazione di buona volontà, di una presa di posizione politica. Siamo in guerra, ma mi pare che forse qualcuno ancora non ha capito bene la portata di questo avvenimento e l'importanza del momento che stiamo vivendo.
Per concretizzare quindi questo mio intervento, le chiedo - se ancora i tempi lo consentono - di chiedere al signor Solana di venire di fronte al Parlamento e dirci concretamente che cosa sta accadendo in Afghanistan, per farci sapere non solo i dettagli delle operazioni militari ma anche quanto stiamo facendo, tutti assieme, nel campo degli aiuti umanitari per aiutare le popolazioni colpite.
Αlyssandrakis (GUE/NGL). – (EL) Signora Presidente, onorevoli colleghi, è con particolare inquietudine che apprendiamo che il governo del Regno Unito sta preparando d’urgenza una legge per autorizzare il fermo a tempo indeterminato dei sospetti terroristi. Apprendiamo inoltre che intende ritirarsi dalla Convenzione europea sui diritti dell’uomo, che vieta la detenzione senza processo.
Tale sviluppo, insieme alla legislazione antiterrorismo approvata dal Congresso degli Stati Uniti la quale prevede a sua volta detenzioni più facili, ma anche ai piani dell’Unione europea (mandato di cattura, definizione di terrorismo, rafforzamento della cooperazione di polizia), è altamente pericoloso. Conferma purtroppo la nostra valutazione: il ributtante attentato dell’11 settembre viene strumentalizzato dalle forze dell’imperialismo non solo per regolare i conti in sospeso sulla scena internazionale, ma anche per sbaragliare il nemico sul piano interno, andando a colpire i diritti individuali e collettivi.
E’ però incoraggiante constatare che l’Associazione statunitense per i diritti dell’uomo, ma anche molte altre organizzazioni di difesa dei diritti umani americane, britanniche e di altri paesi hanno condannato senza riserve simili azioni. Soltanto le reazioni del popolo, soltanto il movimento popolare unito potranno invalidare di fatto simili legislazioni, sventandone il propagarsi all’intero continente europeo.
MacCormick (Verts/ALE). – (EN) Signora Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento. Sarebbe un peccato se nessun deputato britannico intervenisse per replicare all’onorevole Alyssandrakis che anche noi siamo profondamente preoccupati da una simile proposta e speriamo che non passi senza essere contestata.
Lynne (ELDR). – (EN) Signora Presidente, poiché lei ha annunciato che le votazioni inizieranno giovedì alle 11.30, mi può dire quale sarà il destino della mia relazione sull’Anno europeo dei disabili? Sarebbe profondamente sbagliato rinviare una relazione sui diritti dei disabili al giovedì pomeriggio, quando la gran parte dei deputati sarà assente e non parteciperà al voto.
Per quanto riguarda l’accesso, questo Parlamento lascia molto a desiderare in termini di diritti dei disabili. Sarebbe una dimostrazione di scarsissima consapevolezza dei problemi che i disabili si trovano ad affrontare se non mostrassimo loro un po’ di rispetto iscrivendo la discussione all’ordine del giorno in un momento in cui i deputati parteciperebbero ai lavori e alla votazione su questo punto tanto importante.
Presidente. – Onorevole Lynne, capisco perfettamente quanto mi dice, ma comunque, e lei lo sa bene, non è il fatto di anticipare di mezz'ora le votazioni che non permetterà l'esame della sua relazione in mattinata. Se lei guarda l'ordine del giorno che ho sotto gli occhi, vedrà che prima della sua relazione sono previste una dichiarazione del Consiglio e della Commissione sulla situazione economica e dell'occupazione, la relazione Figueiredo e la relazione Bouwman. E' ovvio che con tutto questo non avremmo comunque potuto concludere la sua relazione fra le 10 e le 12. Mi spiace infinitamente, ma in ogni caso penso che lei abbia ragione di evidenziare il problema.
Per le altre modifiche dell'ordine del giorno – Richieste di applicazione della procedura d'urgenza: Cfr. processo verbale.
5. Accesso del pubblico ai documenti del Parlamento
Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione (A5-0349/2001) della onorevole Maij-Weggen, a nome della commissione per gli affari costituzionali, sull'adattamento del Regolamento del Parlamento europeo al regolamento (CE) 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (2001/2135(REG)).
Maij-Weggen (PPE-DE), relatore. - (NL) Signora Presidente, questa settimana al Parlamento europeo si conclude in via preliminare il dossier relativo al regolamento "trasparenza dell'amministrazione". In termini tecnici detto regolamento reca il nome "accesso ai documenti", ma nel linguaggio comune viene chiamato in altro modo. A maggio, dopo mesi di negoziati con Consiglio e Commissione, abbiamo concluso il regolamento con un contenuto positivo. Personalmente è stato per me un momento importante, dato che per anni mi sono adoperata per aumentare la trasparenza nell'Unione europea.
Secondo il regolamento, tutte le Istituzioni, Commissione, Consiglio e Parlamento, sono tenute a recepire il regolamento entro il 3 dicembre nei loro regolamenti interni, nelle disposizioni di lavoro e negli ordini delle riunioni. Per il nostro Parlamento ciò implicava l’obbligo di analizzare il nostro Regolamento interno per controllare se fossero necessari ulteriori miglioramenti. Spesso abbiamo la sensazione che siano Commissione e Consiglio ad essere negligenti in materia, tuttavia abbiamo constatato che anche nel nostro Regolamento interno si potrebbero apportare alcune migliorie. Signora Presidente, quando dico "noi" intendo espressamente includere anche il mio co-relatore, onorevole Cashman con cui ho collaborato strettamente. Il dossier è stato analizzato in commissione affari costituzionali, e anche nella commissione per le libertà pubbliche e diritti dei cittadini, la giustiziai e gli affari interni il che è logico, dato che anche in una fase precedente ambedue le commissioni hanno collaborato. Ringrazio l'onorevole Cashman per il modo costruttivo con cui ci siamo sempre consultati.
Vediamo ora quali sono gli emendamenti che proponiamo al nostro Regolamento interno per cui chiediamo il vostro sostegno. Innanzi tutto il diritto di tutti i cittadini dell'Unione europea, quindi anche dei cittadini di paesi terzi, di avere accesso ai documenti del Parlamento europeo. Tale diritto era già stato stipulato per i cittadini europei, ma non per i cittadini di paesi terzi registrati nell'UE. Su questo punto occorre dunque un ampliamento che non era ancora previsto. Del resto ciò corrisponde al "Freedom of Information Act" degli Stati Uniti. Quindi non stiamo facendo niente di speciale.
Secondo punto, la definizione di documenti accessibili al pubblico ai sensi del regolamento deve essere più ampia rispetto alla definizione contenuta nell'attuale Regolamento interno. Devono rientrare in tale definizione tutti i documenti parlamentari e anche i documenti di preparazione, quali i documenti di lavoro dei relatori o delle delegazioni parlamentari. Non vi rientra invece la corrispondenza personale dei parlamentari o i documenti interni di tutti i gruppi, dato che non sono documenti ufficiali del Parlamento. In proposito esistono sentenze della Corte di Giustizia europea che ovviamente dobbiamo e vogliamo rispettare.
Il terzo requisito contenuto nel regolamento, non previsto nel nostro Regolamento interno, è la registrazione di tutti i documenti con indicazione effettiva del nome e del numero di tutti i documenti. Detto registro deve inoltre essere disponibile e consultabile su Internet, il che richiederà notevoli sforzi e pertanto le Istituzioni hanno tempo fino a giugno per ottemperare a questo obbligo. Al nostro team e al vicesegretario generale auguriamo buona fortuna nella esecuzione di questo compito, dato che sarà un lavoro mastodontico. A giugno controlleremo se le cose saranno a posto.
Un quarto requisito, anch'esso non previsto dal nostro attuale Regolamento interno, è l'accessibilità del pubblico ai verbali dell'Ufficio di Presidenza del Parlamento. Non credo che costituisca un grosso problema, dato che dopo un certo lasso di tempo i verbali già ora diventano di dominio pubblico. Solo che non era obbligatorio ai sensi del nostro Regolamento interno, pertanto adesso occorre inserirvi detto obbligo. Il mio parere, d’altro canto, sarebbe di pubblicare i verbali un po' prima di quanto non succeda adesso, dato che il pomeriggio successivo alla seduta plenaria, tutto il Parlamento sa di cosa abbiamo parlato.
E poi il quinto punto, signora Presidente. Nel nostro Parlamento conosciamo anche il fenomeno delle riunioni a porte chiuse, nel caso in cui si debba discutere di punti delicati. La nostra proposta è di permettere che tali riunioni si tengano a porte chiuse, ma di verificarne i verbali ai sensi degli articoli 4 e 9 del regolamento. Tutto ciò che non rientra nel campo di questi due articoli deve essere pubblicato insieme ai verbali. Ciò spero che induca le commissioni a non tenere riunioni a porte chiuse se non è strettamente necessario.
L'ultimo punto riguarda le consultazioni fra Commissione, Consiglio e Parlamento in caso di controversie. Il Parlamento deve partecipare alle consultazioni e la cosa migliore ci pare sia incaricare di questo un vicepresidente del Parlamento europeo. Vogliamo che anche questo sia contenuto nel Regolamento interno, affinché sia chiaro chi è responsabile.
Signor Presidente, queste sono le principali modifiche al nostro Regolamento. Al momento della votazione finale la grande maggioranza della commissione affari costituzionali si è schierata a favore di detti emendamenti. Non sono molti e penso quindi che si possa giungere a una conclusione positiva. Sono stati presentati altri quattro emendamenti, uno del mio gruppo e tre del gruppo Verts/ALE. In qualità di relatrice l'emendamento del mio gruppo non mi crea problemi, quelli del gruppo Verts/ALE dobbiamo ancora analizzarli in modo approfondito, poiché non ha senso andare oltre le disposizioni del regolamento. Se volevamo qualcos'altro avremmo dovuto metterlo nel regolamento, e quindi tenderei a votare contro tali emendamenti.
Signora Presidente, un'ultima cosa, il presente regolamento e la relativa modifica del nostro Regolamento interno sono molto importanti in quanto garantirebbero ai nostri cittadini un maggiore accesso ai documenti interni del Parlamento e di tutta l'Unione europea, con un aumento della trasparenza. Anche la fiducia dei cittadini aumenterà, un aspetto di cui abbiamo un grande bisogno. E' una conseguenza positiva e pertanto spero che martedì approveremo questo regolamento.
Cashman (PSE),relatore per parere della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni. – (EN) Signor Presidente, desidero come prima cosa ringraziare la onorevole Maij-Weggen per i suoi commenti. Ho sinceramente apprezzato la nostra cooperazione su questo punto e sono lieto di affermare che il lavoro nella sua relazione rappresenta il nostro comune lavoro. Condivido anche le sue affermazioni sugli emendamenti.
Prima di fare altre osservazioni vorrei che i servizi si pronunciassero sull’ammissibilità dell’emendamento n. 17 dei Verdi, poiché è inteso a riscrivere il regolamento. Esso invita il Parlamento ad adottare criteri per la definizione di informazioni e documenti sensibili, allorquando la definizione di documenti sensibili è contenuta nel regolamento all’articolo 9, rinvio all’articolo 4, paragrafo 1, lettera a).
Desidero nuovamente ringraziare la onorevole Maij-Weggen per la coerenza della sua impostazione in materia di trasparenza e apertura. E’ assolutamente legittimo adottare modifiche al Regolamento del Parlamento in modo non soltanto da conformarci al regolamento sull’accesso ai documenti ma altresì di cominciare ad assumerci la nostra responsabilità di fronte ai cittadini che siamo supposti rappresentare.
Dunque, ora che è arrivato il Commissario Barnier, mi preme esprimere alcune mie preoccupazioni in merito all’entrata in vigore del regolamento il 3 dicembre 2001. Una volta entrato in vigore il regolamento, il diritto di accesso del pubblico ai documenti delle Istituzioni non sarà più una concessione discrezionale, ma un diritto fondamentale ai sensi dell’articolo 255. In mancanza di qualunque altra base giuridica sull’accesso ai documenti nel Trattato, il regolamento basato sull’articolo 255 sarà il quadro giuridico per tutta la legislazione secondaria e per i regolamenti di procedura delle Istituzioni che dovranno conformarvisi. Alla Commissione incombe dunque l’obbligo di presentare proposte formali intese ad abrogare o emendare la legislazione secondaria che non dovesse essere conforme ai principi e ai limiti di cui all’articolo 18, paragrafo 3 del regolamento. Ciò è estremamente importante se vogliamo che il regolamento entri in vigore.
Allo stesso modo, in ordine alla definizione più ampia di Istituzioni, organi ed agenzie, la Commissione è tenuta a rivedere i regolamenti interni delle agenzie e, se del caso, a proporre emendamenti quanto prima, ai sensi del considerando 8 e della dichiarazione comune.
Per quanto concerne il comitato interistituzionale – e tutti tali punti sono pertinenti anche per noi ora che stiamo per approvare le modifiche al nostro Regolamento interno – la Presidenza del Consiglio ha affermato di ritenere che il comitato interistituzionale dovrebbe operare a livello di Segretariato generale, un parere da cui dissente il Presidente Prodi e lo stesso Parlamento. Ho qualche esitazione ad affermarlo, ma non ha senso suggerire che il Segretariato generale sia rappresentato nel detto comitato interistituzionale: la presenza politica è solo un fatto di controllo politico.
Infine, la onorevole Maij-Weggen ha svolto un lavoro eccellente ed è ora che la Commissione faccia in modo che il Trattato sia rispettato e che i regolamenti che ne derivano siano presentati dinanzi al Parlamento.
Méndez de Vigo (PPE-DE). - (ES) Signor Presidente, oggi pomeriggio stiamo discutendo in Aula una relazione importante, che ha a che vedere con un concetto da sempre difeso da questo Parlamento: il principio di trasparenza, tradotto in diritto di accesso del pubblico ai documenti e, al contempo, in principio di apertura e di prossimità ai cittadini. Stiamo parlando insomma dell'articolo 255 del Trattato (come modificato ad Amsterdam), ma anche di un articolo essenziale della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, l'articolo 42.
Dopo l'accordo al quale sono giunti il Consiglio e il Parlamento, occorre ora recepire nel Regolamento di questa Assemblea i principi di cui ai menzionati articoli del Trattato e, rispettivamente, della Carta dei diritti fondamentali.
Mi congratulo sentitamente con la onorevole Maij-Weggen per l'eccellente lavoro svolto; la sua relazione (con gli emendamenti da lei proposti) è stata adottata in commissione con 25 voti a favore e uno contrario. Mi congratulo anche con l'onorevole Cashman. Credo vi sia stato un buon rapporto fra tutti e che ogni proposta della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni sia stata tenuta in considerazione dalla commissione per gli affari costituzionali.
Pertanto, signor Presidente, con il voto di domani recepiremo e inseriremo nel nostro Regolamento un principio politico fondamentale. Con esso, recepiamo nell'ordinamento che disciplina i nostri rapporti un principio fondamentale ai fini della trasparenza e apertura alle quali ho alluso poc’anzi.
Signor Presidente, il mio gruppo appoggerà un emendamento presentato dal medesimo, non a caso visto che si tratta di un ottimo emendamento. Quanto al resto, ci atterremo alle proposte della onorevole Maij-Weggen. Confido che l'esito della votazione sia positivo - più di 314 voti - e che queste proposte possano quindi essere integrate nel Regolamento del Parlamento.
A nome del Partito popolare europeo, mi congratulo ancora una volta con i due relatori per l'enorme lavoro che hanno svolto.
Martin, Hans-Peter (PSE ). - (DE) Signor Presidente, cos'è la trasparenza? Si potrebbe e dovrebbe argomentare che la trasparenza è garantita se tutti i cittadini UE interessati avessero il massimo accesso possibile a tutti i documenti delle Istituzioni e anche se le riunioni del Consiglio fossero pubbliche. A questa frase banale si riduce il documento costitutivo dell'iniziativa europea per la trasparenza creato da parlamentari e personalità più diverse della vita pubblica europea e che adesso inizia a diventare operativo sulla base del presente regolamento 1049/2001 e delle relative modifiche delle quali il Parlamento adesso è chiamato a decidere.
Come auspichiamo che si realizzi detta trasparenza? I pareri in proposito sono ancora discordanti. Personalmente penso alla formula della trasparenza come a una mescolanza del sistema americano e del sistema svedese, cioè un accesso illimitato a quasi tutto, anche senza registro, e la vera possibilità di controllare e verificare in permanenza la nostra attività in Parlamento, ma in particolare anche laddove vengono prese le decisioni davvero importanti: in sede di Consiglio. Purtroppo in questo Parlamento non c'è ancora la necessaria maggioranza a favore di una tale formula. Si potrebbe anche dire che l'opinione pubblica europea nella sua pluralità non è assolutamente ancora pronta. E' evidente che è difendibile l'affermazione secondo cui quando un cittadino italiano o austriaco invia una lettera a una delle Istituzioni non sa che questa lettera viene iscritta immediatamente in un registro pubblico, e che se lo avesse saputo forse si sarebbe comportato diversamente, mentre per un cittadino svedese è una cosa ovvia.
Credo tuttavia che si debba continuare a percorrere questa via, proprio in questo momento, in cui, anche considerando gli eventi mondiali, è importante definire i valori europei. La trasparenza è senza dubbio uno di tali valori. Il testo in oggetto costituisce un passo in questa direzione. E' già stato detto qual è stata la decisione presa in sede di commissione affari costituzionali. Mi auguro che i Verdi motivino con maggior chiarezza di quanto non abbiano fatto finora l'emendamento n. 15. Personalmente non avrei difficoltà a produrre documenti obbligatori nell'ambito del controllo di bilancio, e non ho problemi nemmeno con quanto si chiede alla fine dell'emendamento. Ma se l'emendamento si rivoltasse contro di noi sarebbe preferibile lasciarlo da parte.
Per quanto riguarda l'emendamento n. 17, il collega, onorevole Cashman ha già detto quello che c'era da dire. L'emendamento n. 14 riceve la piena approvazione anche del nostro gruppo, in quanto costituisce un miglioramento. Accogliamo con favore anche lo stralcio della limitazione alle commissioni "permanenti" nel primo paragrafo dell'emendamento n. 15. Dobbiamo renderci conto che senza trasparenza non può esserci la democrazia. La strada da percorrere però è ancora lunga.
Malmström (ELDR).(SV) Signor Presidente, come già evidenziato, questa relazione è il frutto del lavoro svolto assai faticosamente intorno alla relazione sull’articolo 255 del Trattato CE concernente l’accesso del pubblico ai documenti, sul quale abbiamo votato il 3 maggio. Grazie alla stretta alleanza creatasi a favore della trasparenza e che resiste tuttora in seno al Parlamento, nella quale gli onorevoli Maij-Weggen e Cashman hanno svolto un ruolo significativo, siamo infine riusciti a persuadere il Consiglio e la Commissione a sostenere una proposta che rispecchia il desiderio di questa Assemblea di vedere instaurata la massima trasparenza possibile.
La legislazione che abbiamo adottato presenta alcune carenze e ambiguità, ma costituisce pur sempre un primo, importantissimo passo avanti nella battaglia per una maggior trasparenza nei lavori dell’Unione a beneficio dei cittadini. Abbiamo altresì deciso di rivedere la normativa entro e non oltre il mese di gennaio del 2004.
Proprio come allora, anche adesso occorre rimboccarsi nuovamente le maniche per compiere nuovi progressi. La trasparenza e l’apertura sono alla base di ogni sistema democratico e sono indispensabili per consentire al cittadino di seguire le decisioni pubbliche e di esserne partecipe. Le possibilità di accesso ai documenti dell’Unione, sfortunatamente, non sono tali da giovare alla credibilità e alla legittimazione – beni purtroppo rari nell’Unione d’oggi. Quindi, accingendoci ad adeguare le nostre regole, evitiamo di renderle ora troppo complesse. Interpretiamo l’articolo 255 nel senso più generoso possibile, e il concetto di “documenti” nell’accezione più vasta. La legislazione prevede alcune deroghe, di cui all’articolo 4, ma evitiamo di lasciare spazio a nuove interpretazioni sulla riservatezza o sul vincolo di segretezza. Evitiamo anche di dar vita a inutili burocrazie.
E’ essenziale che i cittadini possano ottenere i documenti cui hanno diritto nel minor tempo possibile, e che tali documenti siano disponibili anche in Internet. Il gruppo del partito europeo dei liberali democratici e riformatori ha presentato in commissione emendamenti al riguardo, purtroppo non recepiti. Ma spero che, in pratica, così sarà.
Il mio gruppo appoggia questa relazione, dal momento che la trasparenza e l’apertura per noi sono sinonimo di efficienza e di democrazia – e non di inutili adempimenti burocratici. Con il varo di norme sulla trasparenza progressiste e approfondite noi dimostreremo che il Parlamento esiste per i cittadini, e non viceversa.
MacCormick (Verts/ALE). – (EN) Signor Presidente, è costume ringraziare i relatori ma noi vogliamo veramente congratularci con la onorevole Maij-Weggen per il lavoro che ha svolto. Desidero riecheggiare quanto ha appena detto la onorevole Malström parlando di quanto siano urgenti la trasparenza e l’apertura soprattutto al Parlamento e desidero anche fare mia l’osservazione dell’onorevole Cashman riguardo alla responsabilità politica. Noi, politici eletti, siamo responsabili nei confronti dell’elettorato per garantire la massima trasparenza di tutte le procedure.
Alla luce di ciò vorrei brevemente ricordare gli emendamenti presentati a nome del nostro gruppo. Spero che la onorevole Maij-Weggen accetti il primo, che estende le disposizioni a tutte le commissioni. Io ho un’esperienza limitata in qualità di vicepresidente della recente commissione Echelon, ma non vedo perché le commissioni speciali e le commissioni d’inchiesta non dovrebbero essere incluse. L’emendamento più avanti prevede di ampliare il ventaglio di documenti che valgono come documenti parlamentari e anche questa parte è utile. Spero che possa essere accolta.
In materia di responsabilità politica, a nostro avviso, per alcune questioni, la Conferenza dei presidenti sarebbe un organo maggiormente adatto a decidere piuttosto che l’Ufficio di presidenza, nel senso che i membri della Conferenza dei presidenti rappresentano il proprio partito politico, mentre i presidenti all’Ufficio di presidenza non difendono una posizione politica, ma si suppone che parlino a nome di tutto il Parlamento.
Il nostro terzo emendamento suggerisce di introdurre una definizione di documenti sensibili. L’onorevole Cashman ne ha messo in dubbio la validità. Noi riteniamo che ci sia spazio nel nostro Regolamento per una definizione estesa riferita ai documenti parlamentari. Verificheremo e ritireremo l’emendamento se, con il senno di poi, dovessimo ritenere di esserci spinti troppo oltre.
Infine, vorremmo un voto per parti separate sull’adozione di regole di sicurezza per il Parlamento in modo da sopprimere le parole basate sulla proposta dell’Ufficio di presidenza che nuovamente scaricherebbe la responsabilità sulla Conferenza dei presidenti. Comunque sia apprezziamo veramente lo spirito con cui la onorevole Maij-Weggen ha presentato questo punto e le saremmo grati se volesse considerare con attenzione i nostri emendamenti.
I parlamenti devono essere trasparenti. E’ molto triste constatare che più apriamo le nostre serre, meno la gente vuole guardarci dentro. Anche i mezzi di comunicazione devono contribuire. Questo Parlamento, per essere trasparente, deve essere al centro dell’informazione, oltre che aperto.
Bonde (EDD). - (DA) Signor Presidente, la relazione della onorevole Maij-Weggen sull’accesso ai documenti del Parlamento costituisce un progresso che non possiamo che sostenere. Il problema semmai è tutto quanto nella relazione non è contemplato. Il problema principale è che la Commissione e il Consiglio non trasmettono al Parlamento i documenti della fase preparatoria della legislazione, che è poi la fase che i cittadini hanno interesse a seguire per influenzare il contenuto della legislazione. I nostri relatori e i presidenti di commissione possono ricevere i documenti sottomano. I deputati che gravitano nei giri influenti spesso ottengono ciò di cui hanno bisogno tramite i loro amici politici nelle delegazioni della Commissione o del Parlamento, eppure questi stessi documenti non sono accessibili a tutti i deputati del Parlamento o al pubblico. La relazione non modifica neanche il vergognoso accordo quadro che la maggioranza del Parlamento ha concluso con la Commissione e che divide i parlamentari in deputati di prima e di seconda categoria a seconda che abbiano o meno accesso a informazioni riservate.
Può avere un senso fare una distinzione tra relatori e deputati in generale, ma tale distinzione non è in funzione di chi ha la necessità di accedere alle informazioni riservate. Sta bene fissare requisiti severi se un deputato viola la riservatezza, ma è contrario al principio fondamentale dell’eguaglianza, e quindi illegittimo, considerare i presidenti di commissione particolarmente probi mentre un relatore con la medesima esigenza non può beneficiare del medesimo accesso. E comunque è assolutamente folle e lesivo di ogni tradizione parlamentare che la commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento, il Mediatore e la Corte dei conti dell’Unione europea continuino a non avere la possibilità di esaminare tutta la documentazione collegata all’operato della Commissione. La relazione della onorevole Maij-Weggen, peraltro eccellente, non interviene minimamente in tale sfera. Noi che siamo chiamati a dare il nostro assenso agli accordi relativi all’allargamento non possiamo nemmeno ricevere le relazioni di screening, anche se tali documenti includono unicamente un raffronto tra la legislazione comunitaria vigente e la capacità dei paesi candidati di copiare le regole comunitarie affinché diventino le loro leggi. L’entrata in vigore del regolamento sull’accesso ai documenti cambia ben poco in materia. Dal punto di vista della trasparenza siamo ancora nel Medioevo profondo, ma anche un piccolo passo in avanti va salutato con favore, quindi domani premerò il pulsante verde del “sì” per incoraggiare Hanja Maij-Weggen a continuare ad adoperarsi per una maggiore trasparenza nell’Unione europea.
Wuermeling (PPE-DE ). - (DE) Signor Presidente, signor Commissario Barnier, onorevole Maij-Weggen, onorevole Cashman, onorevoli colleghi, se oggi le serre del Parlamento europeo si aprono un po' di più, per riprendere le parole dell'onorevole MacCormick, gran parte del merito spetta alla onorevole Maij-Weggen e all'onorevole Cashman. Tante grazie per il vostro impegno e i miei complimenti per il successo che avete ottenuto per la trasparenza! Io non mi considero assolutamente una persona che brancola nel buio, per parlare con l'onorevole Bonde, bensì a mio parere stiamo appunto percorrendo una strada che ci porta alla luce.
Con la decisione di domani invitiamo anche i cittadini dell'Unione europea a fare uso di questa nostra trasparenza, a venire a vedere come vanno le cose qui da noi, e se lo vogliono anche a guardare nelle nostre carte, addirittura a venire a vedere dietro le quinte. La trasparenza ha poco senso se nessuno mostra interesse nel nostro lavoro. Non è nostra intenzione lamentarci della mancanza di interesse dei nostri cittadini, dei nostri elettori, tuttavia desideriamo rivolgere loro un accorato appello di fare uso di questa nuova trasparenza del Parlamento europeo, dato che oggi, grazie alla tecnica, si sono aperte possibilità che anni fa erano ancora impensabili. Ad esempio basta un colpo di mouse per poter vedere i testi originali sui quali noi discutiamo qui in Parlamento. Anche se a volte la stampa fa dei resoconti incompleti su questa Europa, il cittadino interessato con l'ausilio di Internet può entrare direttamente in casa nostra. Questa è un'opportunità e pertanto noi diamo tutto il nostro appoggio alla relazione in esame.
Avrei voluto dire ancora due parole al rappresentante del Consiglio, ma purtroppo non è presente. Tuttavia anche lì sul tema della trasparenza non ci sarebbe molto da dire.
Corbett (PSE). – (EN) Signor Presidente, anche io desidero congratularmi con la onorevole Maij-Weggen e con l’onorevole Cashman per questo secondo successo. Meritano già le nostre congratulazioni per il lavoro svolto sulla legislazione originaria, il regolamento n. 1049/2001 del Consiglio e del Parlamento, lavoro che si è rivelato cruciale per garantire il risultato positivo in quell’occasione. Ora si sono rimessi al lavoro per tradurre tutto ciò nel nostro Regolamento, per garantire la trasparenza del nostro operato.
Si può sostenere che in qualche modo l’Unione europea è già più trasparente di alcuni dei nostri Stati membri. Certamente non raggiunge i livelli più alti di alcuni degli Stati membri, ma ci stiamo muovendo nella giusta direzione, anche se non tutto è ancora perfetto. In ogni caso si procederà ad una revisione tra qualche anno alla luce dell’esperienza.
Esaminando il pacchetto di emendamenti al nostro Regolamento presentati dalla commissione per gli affari costituzionali posso solo dire, a nome del mio gruppo, che appoggeremo il taglio che la commissione per gli affari costituzionali ha voluto dare.
Ascolteremo le argomentazioni che saranno presentate nel corso della discussione e rivedremo la nostra posizione ma il nostro gruppo è propenso a sostenere l’emendamento n. 14 del gruppo PPE-DE, la prima metà dell’emendamento n. 15 del gruppo Verts/ALE e probabilmente l’emendamento n. 16 del gruppo Verts/ALE. Siamo contrari all’emendamento n. 15 dei Verdi che è assolutamente impraticabile e creerebbe una serie di problemi pratici se venisse adottato. Come ha spiegato l’onorevole Cashman ci chiediamo se l’emendamento n. 17 del gruppo Verts/ALE sia ammissibile e ci rallegriamo che lo stesso onorevole MacCormick abbia espresso dei dubbi. Secondo me potrebbe essere ritirato e lo apprezzerei.
Questa è la posizione del mio gruppo in funzione delle argomentazioni cui stiamo prestando ascolto qui in Aula. Tuttavia, a prescindere dalla sorte degli emendamenti di cui sopra, confido che l’esito del voto domani sarà positivo.
Perry (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, mi aggiungo alle congratulazioni rivolte alla onorevole Maij-Weggen per la sua eccellente relazione. E’ chiaro che il Parlamento deve fare ordine al suo interno dopo gli accordi conclusi con la Commissione. L’accesso ai documenti è importante, ma lo si professa solo a parole. All’inizio ho pensato che l’onorevole Corbett fosse alquanto elogiativo: concordo con lui, ci stiamo muovendo nella giusta direzione, ma rimane ancora molta strada da fare.
Desidero portare all’attenzione del Parlamento il problema specifico con cui si trova a combattere la commissione per le petizioni in materia di accesso ai documenti. So che il problema principale riguarda la Commissione ma riguarda anche il Parlamento. Alcuni cittadini europei hanno rivolto al Parlamento petizioni relative ai Lloyds di Londra. Al governo britannico è stato inviato un questionario molto dettagliato che solo i membri della commissione per i bilanci e nessun altro deputato hanno potuto visionare. Nemmeno i membri della commissione per le petizioni, riunendosi a porte chiuse, possono avere consulenti legali o politici e non possono fare copie.
Nessuno in Parlamento ha avuto il permesso di prendere visione della risposta del governo britannico. Il Commissario Bolkenstein ha dichiarato di non poter svelare tali informazioni in quanto sarebbero state usate legalmente dalla Commissione contro il governo britannico. La risposta del governo britannico è stata che non ci avrebbero concesso un diritto di esame perché consideravano la risposta una comunicazione informale da parte dell’Esecutivo su richiesta della commissione per le petizioni: ventuno domande dettagliate al governo britannico e il governo britannico afferma che si tratta di una comunicazione informale!
Vogliamo chiarezza in modo da sapere cosa facciamo e a quali documenti possiamo avere accesso. Per il momento i deputati, le commissioni e il Parlamento non sono in grado di lavorare come dovrebbero a causa della riservatezza eccessiva. Mi preme sollecitare che un rappresentate della commissione per le petizioni, il presidente, partecipi in qualità di membro al Comitato interistituzionale, di modo che i cittadini sappiano che i deputati che tutelano i loro interessi si fanno garanti che la riservatezza non aumenti ancora più di oggi.
Barnier,Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio molto per avermi consentito di esprimermi per qualche minuto a nome della Commissione sul lavoro che abbiamo svolto, e non parlo soltanto di me stesso e della Commissione, bensì anche della vostra Assemblea e della Presidenza del Consiglio, per arrivare a questo regolamento del 30 maggio in un momento importante per voi, dato che con l'adozione della relazione Meij-Weggen vi dotate degli strumenti per applicare dal 3 dicembre prossimo questo regolamento relativo all'accesso del pubblico ai documenti. Agli occhi della Commissione, il regolamento rappresenta un progresso molto significativo verso una maggiore trasparenza e una più forte responsabilizzazione delle Istituzioni verso i cittadini. L'impegno del Parlamento di adottare il regolamento entro i termini imposti dal Trattato, punto che peraltro avevo sottolineato nel corso di un precedente intervento, dimostra chiaramente l'importanza che la vostra Istituzione dedica anche alla trasparenza in generale, e in particolare al diritto di accesso del pubblico ai documenti. Nel riconoscere e sottolineare questo impegno, mi consentirete di esprimere il mio riconoscimento al presidente della commissione per la libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, onorevole Watson, ma anche a lei, onorevole Meij-Weggen, e all’onorevole Michael Cashman, che ha molto lavorato con lei, onorevole relatrice, su questi argomenti. Vorrei inoltre dire che anche la Commissione sta per portare a conclusione un progetto di decisione riguardante l'attuazione del regolamento del 30 maggio e adotterà la relativa decisione durante questo mese, che poi allegherà al proprio regolamento interno. Anche la Commissione sarà dunque in grado di applicare il regolamento nei termini previsti, il che garantirà ai cittadini l'esercizio effettivo del loro diritto d'accesso a questi documenti.
In tali circostanze, è normale che la Commissione dedichi particolare attenzione all'impostazione seguita dal Parlamento negli emendamenti al proprio Regolamento interno, la quale diventerà una fonte d'ispirazione utilissima per le proprie norme attuative interne, in quanto mi sembra importante che le Istituzioni seguano un'impostazione simile per applicare questi importanti regolamenti. L'applicazione naturalmente deve rispettare lo spirito del regolamento, ecco l'elemento essenziale del messaggio che la Commissione tiene a trasmettervi oggi, naturalmente nel rispetto totale della vostra autonomia relativamente alla scelta di come modificare le vostre regole.
In conclusione vorrei, signor Presidente, fare una brevissima osservazione su un aspetto affrontato dalla onorevole Meij-Weggen nella sua relazione, che riguarda l'accordo quadro fra le nostre due Istituzioni e ricordava a priori la diversa natura dei due atti, quali il regolamento del 30 maggio 2001 e dall'altro, l'accordo quadro che ho appena citato.
Dal canto suo, la Commissione ritiene che non sussistano a priori incompatibilità fra i due testi, nella misura in cui l'allegato III dell'accordo quadro disciplina l’inoltro al Parlamento dei documenti riservati che non possono comunque essere trasmessi al pubblico in virtù di una delle deroghe previste dal regolamento del 30 maggio. La prassi dovrà naturalmente riflettere questa considerazione giuridica.
Signor Presidente, onorevoli deputati, in qualsiasi ipotesi tengo a confermarvi la chiarissima intenzione della Commissione di applicare con lealtà l'insieme delle disposizioni di questo accordo quadro.
Presidente. - Grazie, signor Commissario.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, alle 12.00.
6. Costituzione di delegazioni interparlamentari e di commissioni parlamentari miste
Presidente. - L'ordine del giorno recala relazione (A5-0346/2000), presentata dall'onorevole Carnero González a nome della commissione per gli affari costituzionali, sulla modifica del regolamento per quanto riguarda la costituzione delle delegazioni interparlamentari e delle commissioni parlamentari miste.
Carnero González (PSE), relatore. - (ES) Signor Presidente, sino alla presente legislatura le commissioni permanenti, le delegazioni interparlamentari e le delegazioni alle commissioni parlamentari miste di questo Parlamento venivano costituite in base a una procedura uniforme: la Plenaria, su proposta della Conferenza dei Presidenti, designava i membri e questi, nella seduta costituente, eleggevano la presidenza di ciascuno di questi nuovi organi. La riforma regolamentare, varata con decisione presa in seduta plenaria del Parlamento al termine della precedente legislatura, ha modificato la situazione per quanto riguarda le delegazioni interparlamentari e le delegazioni alle commissioni parlamentari miste. A partire da allora, sia le une sia le altre venivano elette e costituite in modo diverso rispetto alle commissioni permanenti: i loro uffici di presidenza venivano approvati dall’Assemblea in seduta plenaria, su proposta della Conferenza dei presidenti che nominava i restanti membri.
Così procedendo, all'inizio della quinta legislatura è stata però rilevata una contraddizione sull'articolo 170, il quale affermava che le delegazioni alle commissioni parlamentari miste si sarebbero dovute costituire analogamente alle commissioni permanenti e, al contempo, che ciò sarebbe avvenuto in conformità all'articolo 168, già modificato in tal senso. Ciò conduceva a una contraddizione, dovuta indubbiamente a un errore dell'Aula che aveva adottato a maggioranza un emendamento orale senza espungere dal testo il riferimento alle procedure vigenti in precedenza.
Per sanare tale contraddizione, la Conferenza dei presidenti ha investito la commissione per gli affari costituzionali. La relazione qui in esame è il risultato dei lavori di detta commissione ed è stata approvata in commissione esattamente un anno fa in modo sostanzialmente unanime. Sottolineo che, in questo anno, il testo ha dormito il "sonno dei giusti"; le ragioni di ciò mi sfuggono.
Ad ogni buon conto è chiaro che, in questo periodo, il presidente della commissione per gli affari costituzionali, onorevole Napolitano, e alcuni coordinatori hanno insistito sull'iscrizione all'ordine del giorno della tornata ed ecco la relazione. Ciò che conta è che questo periodo ha lasciato il tempo per riflettere in questa direzione: in primo luogo, occorre porre fine alla contraddizione riscontrabile nel Regolamento e in modo tassativo, se non si vogliono veder riproposti a gennaio gli stessi dubbi che già ci hanno assillati nel luglio del 1999.
Al contempo, la commissione per gli affari costituzionali proponeva, nella sua relazione, il ritorno a una procedura uniforme per le commissioni permanenti, le delegazioni interparlamentari e le delegazioni alle commissioni parlamentari miste. A quanto pare, questo periodo di “sonno dei giusti” su questa relazione è servito a far sì che i gruppi parlamentari ritenessero che, pur essendo assolutamente necessaria la modifica del Regolamento per porre fine a una contraddizione insita nell'articolo 170, risulti comunque dubbia l'opportunità di uniformare nuovamente le procedure per la costituzione dei tre organi di questo Parlamento che ho citato in apertura.
Il vostro relatore ritiene assodate alcune cose. Quando si parla di riforma del Regolamento devono prevalere due principi: primo, quello del consenso; secondo, quello dell'efficienza. E, poiché si parla di consenso, è ovvio che il relatore comprenda le posizioni dei vari gruppi politici e ritenga pertanto che domani vada sanata la contraddizione insita nell'articolo 170, lasciando invariata allo stato attuale la procedura per la costituzione delle delegazioni interparlamentari e delle delegazioni alle commissioni parlamentari miste.
Il secondo aspetto è quello dell'efficienza. A gennaio affronteremo una nuova fase costituente di questi organi, che dovrà essere rapida e che dovrà consentirne il funzionamento efficiente, come avviene ora. Inoltre, mi congratulo personalmente, e a nome della commissione per gli affari costituzionali, con le delegazioni interparlamentari e con le delegazioni presso le commissioni parlamentari miste.
Con il vostro assenso, rivendico per la commissione per gli affari costituzionali e per i suoi esponenti un terzo principio: la coerenza, sempre e comunque indispensabile.
Infine, signor Presidente; desidero ricordare il noto proverbio "meglio un uovo oggi che una gallina domani": risolviamo quella contraddizione, perché ora è ciò che più conta.
Wuermeling (PPE-DE ). - (DE) Signor Presidente, onorevole Carnero, onorevoli colleghi, anch'io sono lieto che domani, con la votazione sulla relazione Carnero, si spera di concludere temporaneamente la storia di questa contraddizione giuridica. Onorevole Carnero, tante grazie per la buona collaborazione e anche per essersi districato in questa materia che a prima vista potrebbe sembrare tecnica e per aver elaborato in effetti anche la dimensione politica della decisione che siamo chiamati a prendere.
Da un punto di vista politico infatti non è di secondaria importanza se i presidenti delle commissioni parlamentari miste e delle delegazioni interparlamentari vengono nominati en bloc da quest'Assemblea, che adesso è forse un po' spopolata, oppure se ogni singolo candidato viene eletto o nominato personalmente in ogni singola commissione mista o in ogni singola delegazione parlamentare. Naturalmente è evidente che per garantire un equilibrio politico nella composizione delle delegazioni e delle commissioni miste dobbiamo prevedere una procedura nel Regolamento. Ed è altrettanto evidente che i risultati trovati in quella sede devono essere attuati e che anche in proposito ci deve essere una garanzia nel Regolamento. D'altro canto è altresì chiaro che non possiamo togliere completamente alla Plenaria la competenza in queste importanti decisioni di personale.
Non dobbiamo dimenticare che le commissioni miste e le delegazioni interparlamentari svolgono compiti particolarmente delicati agli occhi dei nostri paesi partner, e anche la nomina di determinate persone nell'Ufficio di presidenza di tali commissioni può avere una valenza politica, può essere vista come una scortesia oppure addirittura interpretata come una provocazione. Pertanto ci deve essere la possibilità di mantenere intatta la sovranità della Plenaria di decidere chi nominare per le relative cariche.
Il Parlamento non può firmare il cosiddetto assegno in bianco per la nomina a determinate funzioni e non può accettare che alla fine siano solo i singoli gruppi o addirittura le delegazioni nazionali all'interno dei gruppi a decidere su una persona. In questa materia il Parlamento deve mantenere la sua sovranità. Credo che pertanto occorra anche garantire che a gennaio, al momento della nuova costituzione almeno i nomi dei partecipanti siano resi noti prima della votazione, a differenza di quello che è avvenuto all'inizio di questa legislatura.
Tuttavia a mio parere a medio termine dovremo riflettere se sia o meno opportuno lasciare questa responsabilità nelle mani delle stesse commissioni miste e delle delegazioni, di cui fanno parte i colleghi che conoscono i rapporti con i nostri paesi partner e le loro sensibilità. A lungo termine dovrebbero anche essere loro a scegliere il proprio presidente.
Corbett (PSE). – (EN) Signor Presidente, questa serie di emendamenti al nostro Regolamento così abilmente redatti dal nostro relatore è intesa a risolvere una contraddizione. In un certo senso si tratta di una questione semplicissima: possiamo risolverla in due modi. A parere mio e di numerosi colleghi membri del mio gruppo, non è poi assolutamente cruciale che la questione sia risolta in un modo piuttosto che nell’altro; vi sono argomenti a favore di entrambe le soluzioni. Tali argomentazioni sono state addotte con grande chiarezza in questa breve discussione. Certo è che il problema va risolto, in una maniera o nell’altra.
Come spesso accade di fronte a questioni relativamente semplici, ognuno si fa una propria opinione e tali opinioni non coincidono perfettamente: alcuni preferiscono la soluzione avanzata dalla commissione; altri la soluzione prospettata da un emendamento firmato da un gran numero di gruppi politici.
Sarà il voto, domani, a determinare la strada che seguiremo. Comunque vada è fondamentale che la questione sia risolta domani. E’ necessario dirimerla prima della tornata costitutiva di gennaio. Concordo con il nostro relatore che è alquanto scandaloso che la relazione sia stata rinviata per oltre un anno dalla sua adozione in sede di commissione e sia iscritta ai lavori dell’Aula solo ora, quasi all’ultimo momento. Il problema avrebbe dovuto essere risolto molto tempo fa. Mi congratulo con il relatore per la sua pazienza. Mi compiaccio che sia stato ancora in grado di ricordare tutte le argomentazioni essenziali alla base della sua relazione oltre un anno dopo averla presentata con successo in commissione.
Presidente. – grazie, onorevole Corbett.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, alle 12.00.
7. Europol - Squadre investigative comuni
Presidente . – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta, le seguenti relazioni:
- A5-0370/2001, presentata dall’onorevole Turco a nome della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni
1. sull’iniziativa del Regno del Belgio e del Regno di Svezia in vista dell'adozione della decisione del Consiglio che estende il mandato di Europol alle forme gravi di criminalità internazionale enumerate nell’allegato della convenzione Europol [9093/2001 - C5-0266/2001 - 2001/0817(CNS)]
e
2. sull’iniziativa del Regno di Svezia in vista dell'adozione dell'atto del Consiglio recante modifica dell'atto del Consiglio del 12 marzo 1999, che stabilisce le norme per la trasmissione di dati a carattere personale da parte dell’Europol a Stati e organismi terzi [8785/2001 - C5-0218/2001 - 2001/0807(CNS)]
- A5- 0369/2001, presentata dall’onorevole Kirkhope a nome della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni (A5-0369/2001), sull’iniziativa del Regno del Belgio, della Repubblica francese, del Regno di Spagna e del Regno Unito in vista dell'adozione da parte del Consiglio di una decisione quadro relativa alle squadre investigative comuni [12442/2001 - C5-0507/2001 - 2001/0821(CNS)]
Turco (NI), relatore. - Signor Presidente, signor Commissario, nonostante l'importanza delle iniziative in esame, il Parlamento europeo in questo caso è meramente consultato, vale a dire che quello che andremo a decidere con il nostro voto, come spesso accade in questi casi, non sarà tenuto in minimo conto dal Consiglio. Nonostante questo - anzi, soprattutto per questo - mi soffermerò sulla necessità e l'urgenza della riforma di Europol, per permetterne il controllo democratico e giurisdizionale.
E' almeno da cinque anni, dal 1996, che il Parlamento avanza questa richiesta con la relazione dell'onorevole Nassauer. La relazione Nassauer aveva lanciato un segnale politico forte al Consiglio. Essa aveva chiesto agli Stati membri di non ratificare la Convenzione Europol fino a quando questa non fosse stata attribuita alla Corte di giustizia, cioè a una competenza decisionale, pregiudiziale nell'interpretazione e nella corretta applicazione di essa. La relazione del collega Nassauer tratteggiava in modo esemplare i problemi che Europol e la relativa Convenzione scontavano e che sono gli stessi che ancora oggi sussistono. La soluzione di questi problemi non è problema di gruppi politici, non è problema del relatore o del collega Nassauer: il controllo giurisdizionale e democratico di Europol è un problema istituzionale.
Il non voler sanare questa ferita inferta alla democrazia europea - se in questi termini possiamo parlare del sistema che oggi regola le Istituzioni dell'Unione - implica l'impossibilità di avanzare in termini concreti nella realizzazione di uno spazio che sia sì di sicurezza, che sia sì di giustizia, che sia sì di libertà, ma che noi riteniamo debba essere, soprattutto e a priori, uno spazio di democrazia. E' fin dalla creazione di Europol che il Parlamento europeo ha riaffermato la necessità di permetterne il controllo. La previsione di aumentare i poteri di Europol per far fronte all'emergenza terrorismo, lo scandalo che ha coinvolto un alto funzionario di Europol e la reticenza delle polizie nazionali a trasmettere ad Europol i loro dati, nonché la creazione di Parlopol - un gruppo di deputati nazionali ed europei che rivendicano l'importanza di aumentare il controllo democratico su Europol e sulle decisioni prese nell'ambito dello spazio di giustizia, libertà e sicurezza - hanno spinto già il Consiglio a riflettere almeno sulla necessità di attuare alcune riforme.
Innanzitutto, il Consiglio ha chiesto alla Commissione europea di elaborare, entro la fine dell'anno, una comunicazione sul controllo democratico di Europol. Conosciamo le valutazioni del Commissario Vitorino, che si è espresso a più riprese a favore di una commissione composta da parlamentari nazionali ed europei, ma speriamo di sentire qui che i tempi saranno accelerati in vista di questa riforma. Noi pensiamo che, in un quadro democratico, Europol dovrebbe essere sottoposto non solo al controllo democratico ma anche al controllo finanziario e di bilancio nonché al controllo giurisdizionale. Oggi il controllo finanziario e di bilancio è impossibile, in quanto Europol è finanziata dagli Stati nazionali e non dal bilancio comunitario. In questo modo il Parlamento e la Commissione non hanno alcun potere di controllo finanziario, non potendo così né censurare né indirizzare l'operato dell'organismo.
Il controllo giurisdizionale è anch'esso negato. Infatti, alla Corte di giustizia non sono permessi pieni poteri di controllo. Va anche sottolineato che i funzionari di Europol godono di un'immunità che è tanto ampia che è più simile a una garanzia di impunità, che li protegge anche rispetto al controllo giurisdizionale che potrebbe essere esercitato a livello nazionale.
Vi è, infine, il problema dell'aumento progressivo del mandato e dei poteri. Se Europol si occupava inizialmente di criminalità legata alla droga, con l'atto in esame le sue competenze sono allargate a sostanzialmente tutti i tipi di criminalità. Noi riteniamo quindi che, al fine di permettere al Parlamento di esprimere le sue preoccupazioni e richieste al Consiglio e alla Commissione in un momento nel quale si apprestano a decidere di allargare i poteri e le competenze di Europol, oltre agli emendamenti sui due atti proposti da Belgio e Svezia, altri emendamenti siano necessari per risolvere questo problema. Noi pensiamo che gli emendamenti proposti possano svolgere la funzione di chiarire e migliorare le iniziative in esame e mandare al Consiglio e agli Stati membri un messaggio politico di critica della situazione attuale e di proposta di alcune linee fondamentali di riforma.
Infine, il combinato disposto delle considerazioni menzionate e l'assenza di poteri di codecisione del Parlamento in materia di giustizia ed affari interni, devono spingere tutti coloro che tengono ai principi di democrazia e di libertà a rigettare le due iniziative in esame, cosa che, a mio avviso, renderebbe il Consiglio e gli Stati membri più consapevoli della necessità e dell'urgenza di riformare Europol.
Kirkhope (PPE-DE), relatore. – (EN) Signor Presidente, come lei potrà immaginare mi concentrerò sulla mia relazione relativa alla costituzione di squadre investigative comuni. Sono molto orgoglioso di essere relatore per un settore estremamente innovativo che ha acquisito grande importanza in seguito ai terribili avvenimenti dell’11 settembre. Ciò è forse ancora più rilevante alla luce del fatto che stiamo cercando di dare attuazione all’articolo 13 della Convenzione dell’Unione europea sull’assistenza reciproca in materia penale, che per quanto firmata nel maggio 2000, probabilmente non sarà ratificata nel prossimo futuro, ragion per cui è vitale porre in essere quanto prima un quadro giuridico che ci consenta di avanzare.
Grazie alle squadre investigative comuni due o più Stati potranno unirsi per investigare sul terrorismo, la tratta di essere umani, il narcotraffico e altre tipologie gravi di criminalità organizzata. Si tratta di una grande impresa che tutti dobbiamo sostenere. Una squadra investigativa comune fruirà del talento e della capacità dei diversi Stati membri e li fonderà insieme per perseguire uno scopo chiaramente definito e entro una data chiaramente fissata, ma in un modo che consenta di adoperare tale esperienza in modo efficace e mirato contro la criminalità e per assicurare i criminali alla giustizia. Si tratterà di uno strumento flessibile di cui sentivamo la necessità da qualche tempo.
Sono state espresse preoccupazioni, che però non si sono concretizzate in proposte di emendamento, in merito al grado di partecipazione a tali squadre. Ad esempio si è fatto riferimento ai servizi nazionali di intelligence anti-crimine negli Stati membri. In qualità di ex ministro britannico competente per la costituzione del nostro servizio di intelligence nazionale anti-crimine, impegno di cui mi sono occupato qualche anno fa, confido che la preparazione di tali organizzazioni negli Stati membri sia già a buon punto. A mio avviso il punto è stato trattato in modo assai efficace attribuendo a coloro che andranno a formare le squadre la discrezionalità di decidere in merito alla composizione e di presentare obiezioni, ove necessario. Nonostante tutti gli Stati interessati siano parti contraenti della nostra Convenzione sui diritti umani, ho comunque voluto che la relazione sollecitasse una particolare attenzione alla necessità di tutelare e difendere i diritti umani nel corso dell’operato di tali squadre.
In questo momento il terrorismo è al primo posto tra i nostri pensieri, ma anche la tratta di esseri umani dovrebbe essere per noi motivo di profonda preoccupazione e le squadre comuni magari dovrebbero poter fornire il loro contributo in questo campo. Assai di recente è stato reso noto nel Regno Unito che centinaia, addirittura migliaia di bambini piccoli provenienti da altre parti del mondo sono stati venduti ai commercianti di schiavi e ora si trovano in Europa e subiscono un trattamento agghiacciante. Si è verificato un caso in Regno Unito e un altro recentemente anche in Italia. L’intervento di squadre investigative comuni in Italia e da noi, per fare un esempio, oppure con la partecipazione di esperti francesi in materia, contribuirebbe a porre fine a queste terribili violazioni.
La relazione, dunque, non riguarda solo il terrorismo, ma anche queste altre tematiche. Potrebbe essere addirittura possibile intervenire significativamente in un complesso di attività di interesse topico, dalle frodi, al riciclaggio, ai reati economici di questo tipo, se i talenti e le capacità di piccole squadre in grado di cooperare in diversi paesi potessero essere sfruttate sotto l’ombrello di un’unica operazione.
Una considerazione ancora. Nella mia relazione ho esposto con chiarezza quanto sia importante che tali operazioni si svolgano sotto il chiaro controllo democratico del Parlamento europeo. Nel contesto del dibattito annuale sulla libertà, la sicurezza e la giustizia, si dovrebbe discutere anche di questo aspetto in particolare. Dobbiamo avere la garanzia di vagliare tale operazioni con attenzione.
Per concludere, da questo processo potrebbero risultare molte informazioni sensibili. Se venisse costituito una sorta di comitato selezionato deputato a ricevere simili informazioni ciò contribuirebbe anche a promuovere la fiducia nell’operato di tali squadre che sono uno sviluppo importante e significativo nella prevenzione dei reati nell’Unione europea.
Coelho (PPE-DE). – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, nel 1999, a Tampere, per la prima volta nella storia della costruzione europea, i Capi di Stato e di governo dei quindici Stati membri dell’Unione nella loro agenda politica hanno attribuito la massima priorità alle questioni connesse alla giustizia impegnandosi a creare, entro cinque anni al massimo, uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
Pertanto, uno dei grandi obiettivi dell’Unione è di dare la possibilità ai propri cittadini di vivere in questo spazio di libertà, sicurezza e giustizia dove però tale libertà sia affiancata da un alto livello di sicurezza ed è in questo contesto che sono state previste delle squadre investigative comuni. A Tampere era già stata preconizzata la creazione rapida di squadre investigative comuni quale prima tappa nella lotta contro la tratta degli esseri umani e del narcotraffico nonché contro il terrorismo. Dopo i tragici eventi dell’11 settembre, tale iniziativa assume particolare importanza nell’insieme delle misure da prendere contro il terrorismo e mira all’approvazione di una decisione quadro volta a fornire un ambito giuridico che consenta la creazione di squadre investigative comuni composte da poliziotti e magistrati specializzati nella lotta antiterrorista e di rappresentanti dell’unità pro-Eurojust e Europol per coordinare le indagini in corso in questo campo.
Con lo stesso entusiasmo del relatore, onorevole Kirkhope, con il quale mi congratulo per il lavoro realizzato, accolgo con favore questa iniziativa volta ad anticipare l’entrata in vigore delle disposizioni della Convenzione – per ora non ancora ratificata – ritenute più urgenti dagli Stati membri. Tuttavia, non posso esimermi dall’attirare l’attenzione sulla necessità di ratificare rapidamente la Convenzione al fine di evitare il rischio di una possibile frammentazione di questo dispositivo giuridico.
D’altro canto, è opportuno altresì accogliere con favore l’estensione del campo d’azione di Europol a tutte le forme gravi di criminalità internazionale, elencate nell’allegato della relativa Convenzione, contribuendo in tal modo ad aumentare l’efficacia della cooperazione nell’ambito della Convenzione Europol. Nel frattempo, dovranno essere definite le aree d’azione prioritarie in base all’evoluzione della criminalità nell’Unione. Tutti saranno certamente d’accordo che, specialmente in questo momento, si attribuisca un rilievo particolare al terrorismo.
Paciotti (PSE). - Signor Presidente, mai come in questo momento c'è bisogno di più Europa per affrontare i problemi della sicurezza dei cittadini e della loro libertà, per attuare cioè quello spazio di libertà, sicurezza e giustizia che il Trattato di Amsterdam ci ha promesso e il Consiglio europeo di Tampere ha programmato di attuare. Lo slancio per l'attuazione delle necessarie misure si è arrestato costantemente di fronte alle resistenze, spesso miopi, dei governi. Solo la tragedia dell'11 settembre ha scosso finalmente buona parte dei nostri governanti e si è dato un impulso significativo all'adozione di alcuni necessari provvedimenti. Mi auguro vivamente che non occorrano nuove tragedie perché si dia corso allo spirito di Tampere, anche perché non sempre si legifera saggiamente sotto lo stimolo emotivo di immani tragedie; in questi casi si rischia talvolta di dimenticare la tutela dei diritti fondamentali delle persone.
Non è questo, per fortuna, il caso con le tre relazioni che stiamo esaminando, soprattutto dopo gli opportuni interventi della commissione per le libertà pubbliche che ha suggerito emendamenti migliorativi. La relazione dell'onorevole Kirkhope sollecita il nostro sostegno alla proposta di quattro Stati membri di adottare una decisione quadro per la costituzione di squadre investigative comuni, già previste dal Consiglio europeo di Tampere e dalla convenzione di assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri, che questo Parlamento ha approvato un anno fa con la relazione Di Pietro. Pertanto la relazione dell'onorevole Kirkhope merita il più ampio consenso, anche perché contiene emendamenti migliorativi circa il rispetto dei diritti fondamentali, il controllo parlamentare e l'estensione dell'utilizzo delle squadre investigative comuni per combattere non solo il terrorismo, il traffico di stupefacenti, la tratta degli esseri umani ma anche la criminalità organizzata.
Le relazioni dell'onorevole Turco, a loro volta, come votate dalla commissione per le libertà pubbliche, anche in difformità dall'opinione del relatore, ci propongono di approvare con opportune modifiche due proposte concernenti Europol. La prima prevede che il mandato di Europol possa essere esteso a tutte le gravi forme di criminalità organizzata, già previste nell'allegato alla Convenzione secondo le priorità stabilite dal Consiglio su proposta del Consiglio di amministrazione di Europol. L'utile correttivo, suggerito dalla commissione per le libertà pubbliche, è che tale decisione venga assunta a maggioranza qualificata dal Consiglio previa consultazione del Parlamento europeo e sentito il parere di EUROJUST, organismo che ha particolare esperienza in questa materia. Dispiace notare che, dopo il voto positivo in commissione, i colleghi del PPE hanno mutato avviso e pretendono ora di escludere il parere di EUROJUST, certamente non vincolante ma, altrettanto certamente, assai utile e di cui è assurdo privarci. Appoggeremo dunque la prima relazione Turco, così come ci viene presentata dalla commissione.
Anche la seconda relazione Turco, concernente la trasmissione dei dati personali da parte di Europol a Stati terzi, merita il più ampio consenso. Direi che, indipendentemente dall'opinione del relatore che ci è stata qui ribadita, questi provvedimenti, queste proposte vanno integralmente approvati. Tuttavia, è del tutto condivisibile ciò che qui ci ha detto il relatore e che è sottolineato anche dagli emendamenti approvati in commissione, che ribadiscono con forza l'opinione, più volte espressa da questo Parlamento, secondo cui è sempre più necessario pervenire alla comunitarizzazione degli strumenti di cooperazione giudiziaria, al rafforzamento del controllo giurisdizionale e al rafforzamento del controllo democratico di questi pur indispensabili strumenti.
Sörensen (Verts/ALE). - (NL) Onorevoli colleghi, il nostro gruppo appoggia la relazione Kirkhope e senza dubbio anche quanto lo stesso relatore ha detto stasera. Penso che le squadre investigative comuni siano un grosso passo avanti nella lotta contro tutte le forme di crimine organizzato. In primo luogo, per quanto attiene alla relazione Turco, che tratta in modo specifico i due aspetti del funzionamento di Europol, l'ampliamento del mandato pare piuttosto un esercizio privo di senso, se Europol non potrà espletare a dovere tale mandato. Nella pratica l'utilità di Europol risulta tuttora assai limitata. Inoltre, Europol tratta informazioni di natura sia giuridica che di polizia, sebbene in pratica non abbia niente a che fare con i servizi di sicurezza nazionali. In tal modo si crea uno squilibrio che permette di intervenire solo in modo repressivo e a posteriori, senza che si possa operare a sufficienza a livello preventivo.
Secondo, per quanto riguarda le banche dati, la richiesta di un sistema decentrato è giustificata per motivi di gestibilità. Sarebbe un grosso passo avanti se ogni Stato membro mettesse in piedi una simile banca dati. Pertanto, accogliamo con favore le iniziative in quanto tali sebbene, apparentemente, riemergano le stesse debolezze. Da un canto si lascia troppo spazio alla buona volontà o alla mancanza di buona volontà degli Stati membri, e dall'altro è evidente la mancanza di fiducia nella democrazia, soprattutto nel controllo democratico in questo importantissimo settore politico. Se siamo davvero preoccupati della protezione dei diritti civili e del mantenimento della democrazia, non possiamo esitare a costruire un adeguato sistema penale atto a far fronte alle sfide che oggi giorno abbiamo di fronte, e tanto meno a investire in una politica di prevenzione efficace. Soprattutto i servizi di sicurezza interni hanno un importante ruolo da svolgere a questo livello. Occorre con urgenza un migliore coordinamento a livello della collaborazione fra detti servizi e i servizi giudiziari, fra intervento preventivo e repressivo, ponendo indubbiamente l'accento sulla prevenzione dei crimini gravi.
Αlyssandrakis (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, cogliendo l’occasione dell’attacco dell’11 settembre l’Unione europea, in stretta cooperazione con gli Stati Uniti, accelera la caccia alle streghe finalizzata a colpire chiunque osi opporsi ai disegni e alle scelte dell’imperialismo. Su questo fronte, un ruolo essenziale è affidato all’Europol, le cui competenze vengono continuamente ampliate in violazione delle legislazioni nazionali e perfino della salvaguardia costituzionale del cittadino.
La raccolta di dati personali negli Stati membri, meglio nota come schedatura, è ormai un fenomeno generale, dal momento che esistono banche dati comuni sui potenziali elementi sospetti, ossia tutti noi, e che viene ampliata la cerchia degli utenti di tali informazioni. I gruppi di studio comuni sono sostanzialmente incontrollati, visto che ogni Stato membro può crearli quando vuole, per il periodo che vuole, con i partecipanti che vuole e con le finalità che vuole. Si tratta di un attacco sapientemente orchestrato al movimento popolare. Ciò che si vuole è cancellare le conquiste dei lavoratori sul fronte dei diritti individuali e collettivi e delle libertà democratiche.
Purtroppo, le relazioni non soltanto non tentano di impedire questa deriva antipopolare e antidemocratica, ma la collocano nel contesto di in una riforma complessiva degli strumenti di cooperazione giudiziaria e di polizia.
Angelilli (UEN). - Signor Presidente, mai come in questo momento, dopo gli accadimenti dell'11 settembre, è opportuno istituire delle squadre investigative comuni per migliorare la cooperazione tra tutte le squadre investigative nazionali, soprattutto per potenziare e velocizzare quel necessario scambio di notizie tra tutti i servizi di informazione degli Stati membri dell'Unione europea. Si tratta, com'è ovvio, di uno strumento di cooperazione di polizia davvero strategico in termini di prevenzione dei fenomeni criminali; uno strumento fondamentale ed utile, dopo la grave crisi internazionale in seguito all'attacco alle Torri gemelle, per contribuire ad affrontare l'emergenza terroristica in Europa.
Abbiamo avuto modo, purtroppo solo dopo le stragi di New York e di Washington, di ricostruire un percorso, durato anni, di preparativi terroristici da parte di personaggi ed organizzazioni legati ad Osama Bin Laden, che hanno agito proprio sul territorio europeo: tanti indizi apparentemente poco importanti, legati in realtà da un unico filo conduttore che però abbiamo messo insieme troppo tardi, solo dopo l'11 settembre, dopo la morte di migliaia di persone innocenti. E' evidente che, se ci fosse stata una cooperazione giudiziaria e di polizia più forte, se ci fossero state più indagini congiunte, forse avremmo potuto svolgere un'opera preventiva più adeguata rispetto ai fatti terroristici. Vale comunque la pena precisare che il ruolo svolto dalle squadre investigative comuni sarebbe utile non solo rispetto all'emergenza del terrorismo ma anche in generale per contrastare tutti quei fenomeni legati alla grande criminalità organizzata a livello internazionale, come i traffici illegali di armi e di droga e il traffico e lo sfruttamento degli esseri umani.
In conclusione, signor Presidente, ringraziando il relatore Kirkhope vorrei ricordare che la lotta alla criminalità, sia quella legata al terrorismo che quella generica, è ormai da anni la richiesta più insistente che ci viene dai cittadini europei, che pretendono da parte delle istituzioni nazionali ed europee un impegno sempre più forte, affinché sia garantito appieno un diritto fondamentale e inalienabile che è il diritto alla sicurezza, un bene prezioso che viene sempre di più minacciato. Ben venga, quindi, il massimo impegno anche da parte dell'Unione europea, anche attraverso lo strumento delle squadre investigative comuni, proprio per ridare quella necessaria fiducia ai cittadini europei.
Cappato (NI). - Signor Presidente, salutiamo l'arrivo, forse, del Consiglio. Se non sbaglio è arrivato qualcuno del Consiglio, giusto? Forse? E' del Consiglio, lei? Non si sa!
Presidente. - Le chiedo di non interpellare direttamente né la Commissione, né il Consiglio, in forma immediata e personale. Ogni iniziativa in tal senso da parte sua deve passare attraverso la Presidenza.
Grazie, onorevole Cappato.
Cappato (NI). - Signor Presidente, difatti mi rivolgevo a lei per chiederle se effettivamente siamo stati onorati dell'arrivo del Consiglio. Giusto per notare e per far notare che abbiamo tenuto questo dibattito in assenza del Consiglio, che ci ha raggiunto solo ora, giusto per capire, per renderci conto in che considerazione vengono prese le decisioni, i dibattiti di questo Parlamento - la traduzione in 11 lingue, gli emendamenti tradotti in 11 lingue, gli interventi tradotti in 11 lingue - che non servono assolutamente a nulla!
Stiamo parlando del mandato di coordinamento delle polizie europee esteso ai più gravi crimini, quindi di fatto sappiamo che coordinare delle informazioni di per sé è un potere operativo e che la distinzione tra poteri di coordinamento e poteri operativi è una distinzione molto, molto sottile, vaga e difficile; stiamo entrando pertanto nel pieno del merito delle politiche di polizia e di cooperazione di polizia degli Stati membri: le implicazioni sono enormi per i nostri paesi, per i nostri codici di procedura penale, giacché sappiamo quanto variamente le polizie, in ciascuno dei quindici Stati membri, sono o non sono sottoposte a dei legami con il potere giudiziario, a dei legami con il potere esecutivo.
Bene, tutto questo avviene invece in assenza totale - ripeto, totale - di un intervento nel processo legislativo, nel processo in cui le leggi si formano, in assenza totale di assemblee democraticamente elette. Sappiamo che il Commissario è d'accordo - sappiamo, sappiamo - però sappiamo che, nel nome dell'urgenza, dell'emergenza e dell'efficienza della lotta contro il crimine, stiamo spazzando via di un solo colpo qualsiasi equilibrio tra i poteri. Il funzionario del Consiglio arriva qui tranquillamente a dibattito ormai ampiamente in via di conclusione. Le cose che stiamo dicendo e decidendo, le cose che stiamo votando non servono a nulla, tant'è che la stessa Presidenza ha ritenuto di convocare questo ed altri dibattiti contemporaneamente alla riunione della commissione competente, la commissione per le libertà pubbliche, nella quale si sta votando adesso, in questo momento. Per questo, i due deputati non iscritti e gli altri tre o quattro colleghi che sono in Aula stanno perdendo il voto sul terrorismo, sul mandato di cattura europeo per questa scelta, io dico coerente con la scelta del Consiglio di non essere presente, coerente con il metodo legislativo dell'Unione europea.
Cederschiöld (PPE-DE).(SV) Signor Presidente, l’estensione del mandato dell’Europol non è una novità saltata fuori dopo l’11 settembre. E’ però evidente che, proprio da allora, ce n’è ancor più bisogno. E’ ovvia la necessità di scambi con i paesi terzi sulle informazioni di polizia e la lotta al crimine, come ribadito da un Parlamento addirittura unanime quando ha votato la relazione sulla lotta alla criminalità informatica.
Vi è chi teme che l’Europol riceva troppe risorse: costoro dovrebbero pensare alle conseguenze del fatto che l’Europol, chiamata a coprire una popolazione superiore a quella statunitense, ha 388 dipendenti contro i 27.000 dell’FBI. Ma non è possibile il raffronto né fra le risorse, né fra le attività: l’Europol non è operativa.
Reputiamo della massima importanza che, in occasione del trasferimento di informazioni, la protezione dei dati sia assicurata, e la privacy tutelata al massimo. I diritti umani che abbiamo sancito tanto con la Convenzione europea, quanto con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, rappresentano un marchio distintivo dell’Europa del quale dobbiamo essere fieri e che siamo tenuti a preservare davvero. Ma occorre guardarsi dal rischio di una società da Grande Fratello. Ecco perché, proprio come sottolineato dall’onorevole Turco, è essenziale che il Parlamento dia il proprio contributo, con l’esercizio del controllo democratico. E’ del tutto inammissibile che questi temi siano esclusi dalla struttura dell'Unione e che questioni talmente importanti per i cittadini vengano discusse in un’Aula praticamente deserta.
La raccolta di dati statistici sulla criminalità è naturalmente benvenuta. Se l’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze di Lisbona raccoglie una una gran messe di dati sull’abuso di stupefacenti, mentre disponiamo di scarse statistiche sulla lotta alla droga, vuol dire che qualcosa non funziona. Su questo fronte, effettivamente, l’Europol ha un importante ruolo da svolgere.
Quanto alla questione se chiamare in causa Eurojust oppure no, abbiamo constatato che molti interpretano il testo come l’intenzione di stravolgere gli equilibri fra potere politico e potere giudiziario. Ovviamente non è così: ma non vorrei che vi fossero malintesi su questo punto e, pertanto, credo che la formulazione su Eurojust vada modificata.
Ringrazio infine l’onorevole Turco per aver analizzato egregiamente l’iniziativa belgo-svedese.
Berthu (NI). – (FR) Signor Presidente, le due iniziative governative relative a Europol che esaminiamo quest'oggi, una riguardante la definizione delle missioni, l'altra le regole di trasmissione dei dati, forniscono al Parlamento europeo l'occasione per sollevare una questione reale: l'organizzazione del controllo democratico su questo organo.
Si tratta di una questione importantissima, dato che le attività di cooperazione di polizia e, nella fattispecie, la gestione dei dossier d’analisi detenuti da Europol sono strettamente legate alle libertà civili. Trattandosi di un organismo intergovernativo, oggi il controllo di Europol avviene a opera dei parlamenti nazionali, innanzi tutto, da parte dei governi riuniti in seno al Consiglio dei ministri della giustizia e affari interni oppure rappresentati al Consiglio d'amministrazione dell'organo e infine da parte di un'autorità di controllo di cui sono membri alcune personalità indipendenti.
La commissione competente della nostra Assemblea propone di sconvolgere un sistema che peraltro funziona soltanto dal 1999 e vorrebbe affidare il controllo di Europol esclusivamente alle procedure comunitarie, e dunque nella fattispecie al Parlamento europeo.
Questa proposta non ci sembra opportuna: il Parlamento europeo non è secondo noi l'istanza adeguata per garantire il controllo democratico delle attività sovrane di polizia, di cui si fanno carico i servizi nazionali e le cui conseguenze ricadono sul territorio stesso degli Stati membri. Sarebbe meglio non dar prova di preconcetti nel momento in cui Europol sta per iniziare le proprie attività ma lasciare ai Parlamenti nazionali il tempo di organizzare e perfezionare il relativo controllo, necessità di cui sono peraltro perfettamente consapevoli.
Per esempio, nel settembre scorso, il parlamento francese ha opposto una riserva d'esame parlamentare ad alcuni progetti di accordi di Europol con i paesi dell'est, poi ha sciolto la riserva avendo ottenuto garanzie sufficienti sulla sicurezza della trasmissione dei dati.
Ci pare un'iniziativa molto valida, che dimostra che sul versante nazionale si sta organizzando un controllo efficace. Per esercitarlo in maniera ancora più rigorosa, il Senato francese ha appena creato al suo interno un gruppo di lavoro specializzato incaricato di seguire le questioni relative alla cooperazione di polizia. Si tratta di un esempio da imitare, signor Presidente, e anche indubbiamente da sviluppare coordinando meglio sul piano orizzontale le attività di controllo dei parlamenti nazionali.
Perché non potrebbero creare fra di loro un'assemblea interparlamentare per controllare Europol e la cooperazione di polizia?
Anzi, perché la Conferenza intergovernativa che dovrà riunirsi nel 2004 e che, giustamente, deve affrontare il ruolo dei parlamenti nazionali nell'architettura europea non proporrebbe di sviluppare una simile cooperazione interparlamentare fino a farne un nuovo pilastro dell'Unione?
Vitorino, Commissione. – (PT) Signor Presidente, onorevoli deputati, la Commissione considera queste tre iniziative particolarmente importanti, specialmente considerati i tempi che stiamo vivendo. L’Unione europea sta vivendo un periodo in cui se vogliamo lottare efficacemente contro la criminalità organizzata e in particolare contro il terrorismo sono essenziali non soltanto la cooperazione fra Stati membri ma anche la cooperazione con paesi terzi e con organizzazioni internazionali
Le iniziative oggi in discussione mirano ad accelerare il calendario, ravvicinando il momento in cui gli Stati membri disporranno di una base giuridica comunitaria per istituire squadre investigative comunitarie che, se del caso, potranno includere rappresentanti di paesi terzi o di organizzazioni internazionali ed estendere il mandato dell’Europol per consentirle di agire nei confronti di una più vasta gamma di reati e darle la possibilità di trasmettere efficacemente dati personali a paesi terzi e ad altre organizzazioni. Questo è indubbiamente un aspetto importante se si vuole che la cooperazione con i paesi terzi e con le organizzazioni internazionali sia credibile e funzioni efficacemente.
La Commissione accoglie con soddisfazione l’appoggio del Parlamento europeo al progetto di decisione quadro sulle squadre investigative comuni proposte da Belgio, Spagna, Francia e Regno Unito. Speriamo che il tempo che si risparmierà consentendo agli Stati membri di organizzare queste squadre costituirà la differenza positiva nell’efficacia della lotta contro la criminalità transnazionale. La Commissione è lieta che il Parlamento abbia accolto positivamente l’estensione del mandato di Europol e la trasmissione di dati personali a paesi terzi e ad altre organizzazioni. Queste due iniziative contribuiranno a trasformare l’Europol in un’organizzazione più efficace nella lotta contro il crimine organizzato che per l’opinione pubblica dei paesi membri dell’Unione europea costituisce una preoccupazione crescente.
La relazione dell’onorevole Turco solleva la questione del controllo democratico di Europol nell’ambito delle iniziative in questione. Nello scorso mese di giugno ho già avuto l’opportunità di discutere la questione in occasione della conferenza interparlamentare che il Parlamento olandese ha convocato a L’Aia e in presenza dei rappresentanti di tutti i parlamenti nazionali degli Stati membri e con la partecipazione dell’onorevole relatore. Alla luce di quel dibattito con i rappresentanti dei parlamenti nazionali, la Commissione, come era previsto nel suo programma di lavoro di quest’anno, sta finalizzando una comunicazione sul controllo democratico di Europol in cui illustrerà alcune idee ai fini di un miglioramento. Come è noto agli onorevoli deputati a mio avviso tale controllo democratico non può né deve prescindere dal ruolo insostituibile dei parlamenti nazionali, segnatamente per quanto attiene al controllo delle loro antenne nazionali Europol ma deve permettere, oltre alla cooperazione interparlamentare dei parlamenti nazionali, anche il valore aggiunto rappresentato dall’impegno del Parlamento in questo controllo democratico per avere, in tal modo, in stretta collaborazione con il Parlamento e i parlamenti nazionali, una visione d’insieme del reale funzionamento di Europol senza perdere nessuno dei dettagli risultanti dall’azione di controllo dei parlamenti nazionali.
Riconosco, nel contempo, l’importanza del collegamento di Europol con Eurojust e il ruolo che incombe a Eurojust in merito all’azione di controllo giurisdizionale di Europol. Sono tuttavia dell’avviso che sia preferibile attendere la decisione del Consiglio che prefigurerà definitivamente Eurojust prima di anticipare soluzioni su scala europea relative al collegamento fra la componente di polizia e la componente giudiziaria.
Per quanto riguarda l’estensione del mandato di Europol, la Commissione annota e condivide le preoccupazioni espresse nella relazione sulla struttura decisionale nell’ambito del terzo pilastro dell’Unione. Effettivamente tale struttura è lenta, le priorità tendono a volte a cambiare da presidenza a presidenza, il ruolo stesso del Parlamento è scarso. Pertanto, siamo lieti che il Parlamento abbia evidenziato la necessità di far rispecchiare, al momento della definizione delle priorità nella lotta contro il crimine organizzato su scala europea, la situazione di ciascun Stato membro per quanto riguarda la criminalità organizzata. E’ quindi importante che gli Stati membri forniscano informazioni adeguate e tempestive a Europol affinché essa possa elaborare con la dovuta qualità la sua relazione annuale sulla situazione della criminalità organizzata nell’Unione europea. Per quanto attiene agli emendamenti proposti nella relazione del Parlamento, la Commissione potrebbe proporre che quella relazione annuale nella sua versione pubblica, fosse allegata alla relazione che Europol trasmette annualmente al Parlamento europeo.
Infine, per quanto concerne l’iniziativa sulla trasmissione dei dati personali, la Commissione appoggia in generale gli emendamenti proposti dal Parlamento. Condivide l’opinione che le garanzie di protezione dei dati fin d’ora fornite dall’articolo 7 dell’Atto del Consiglio del 1999 sui dati trasmessi a paesi terzi e organizzazioni internazionali, siano applicate anche alla trasmissione di dati prevista da questa iniziativa della Svezia. Poiché in questo caso, l’iniziativa svedese modifica unicamente il paragrafo 5 dell’articolo 5 del suddetto Atto del Consiglio del 1999, l’articolo 7, che è l’articolo pertinente per questa materia, resterà applicabile integralmente. Ecco perché nutro dubbi sulla reale necessità dell’emendamento proposto all’articolo 7 dell’Atto del Consiglio.
Presidente. – Molte grazie, signor Commissario.
La discussione congiunta è chiusa.
La votazione si svolgerà domani alle 12.00.
8. Estradizione tra gli Stati membri (Convenzioni 1995 e 1996 - Acquis di Schengen)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A5-0371/2001), presentata dall’onorevole Marinho a nome della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, sull'iniziativa del Regno di Svezia in vista dell'adozione della decisione che determina le disposizioni della convenzione del 1995 relativa alla procedura semplificata di estradizione tra gli Stati membri dell'Unione europea e della convenzione del 1996 relativa all'estradizione tra gli Stati membri dell'Unione europea, che costituiscono uno sviluppo dell'acquis di Schengen ai sensi dell'accordo con la Repubblica d'Islanda e il Regno di Norvegia sulla loro associazione all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen.
Marinho (PSE), relatore. – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, stranamente, due Stati europei che non hanno mai aderito all’Europa, la Norvegia e l’Islanda, sono stati i primi a varare, su base regionale, uno spazio di libertà di circolazione delle persone. Alla metà del 1957, con l’Unione nordica dei passaporti, la Danimarca, la Svezia, la Finlandia, la Norvegia e l’Islanda, cinque Stati europei, hanno aperto le loro frontiere alle persone, mentre altri sei Stati costruivano un mercato comune privilegiando la circolazione delle merci grazie a un’unione doganale. Le strade seguite dai due gruppi di Stati sono state diverse. I primi hanno creato l’EFTA e i secondi hanno ambito a un’Europa unita che trascendesse gli aspetti economici. Per fortuna, il progetto prefigurato dai Sei, oggi Quindici e domani quasi il doppio, malgrado fosse ambizioso e complesso ha trionfato sul libero scambio o sulla semplice agevolazione del passaggio di frontiera. Ha attirato molti fondatori delle istituzioni nordiche e per questa ragione, anche in questa relazione, stiamo ancora cercando di dare un senso alle contraddizioni e agli incerti della Storia, includendo la Norvegia e l’Islanda nello spazio di Schengen, e in particolare, come nell’iniziativa svedese, in uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia dell’Unione europea.
Con questa iniziativa svedese, viene esteso lo spazio di libertà di circolazione dell’Unione oltre alla geografia formale dell’Europa, con le corrispondenti conseguenze nell’universo giudiziario, facendo della Norvegia e dell’Islanda paesi in cui si applicheranno le regole di estradizione comuni all’acquis di Schengen. Chi l’avrebbe detto possibile 45 anni fa?
Su questa evoluzione storica, o meglio, su questa necessità – creatrice di nuove esigenze e impegni che portano all’evoluzione e all’affermarsi del progresso dell’Europa – si fonda la certezza che il programma di Tampere, che implica il passaggio dal metodo intergovernativo al metodo comunitario, porterà alla comunitarizzazione della cooperazione giudiziaria, perché così hanno voluto i governi dei Quindici, perché il lavoro della Commissione e del Commissario Antonio Vitorino non possono essere traditi da reticenze croniche connesse alla sovranità ed essenzialmente perché i tempi esigono che l’Europa si doti di una struttura giuridico-penale che serva da strumento primario volto a lottare contro la criminalità internazionale e transfrontaliera.
La vera differenza di cui possiamo andare orgogliosi noi europei non è l’arsenale bellico, è la qualità delle nuove norme europee che noi, in questa Assembla, aiutiamo o aiuteremo a elaborare, in grado di conciliare dissuasione e rispetto per le libertà senza attaccare le differenze filosofiche e culturali che influenzano le norme penali di qualsiasi Stato membro. Il mandato di cattura europeo, poggia sul principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie nazionali e, nella forma proposta dal Commissario Antonio Vitorino, è un esempio da seguire per gli altri aspetti di Tampere in particolare per l’armonizzazione della legislazione penale.
Per tutte queste ragioni, auspico che l’iniziativa svedese, che accogliamo con favore perché opportuna e necessaria, diventi rapidamente obsoleta perché superata dall’efficacia delle norme comunitarie, segnatamente per quanto attiene al mandato di cattura, facendo scomparire le due convenzioni dell’Unione, di buon intento certamente ma di debole efficacia. La logica vuole che siano sostituite dal reciproco riconoscimento delle sentenze giudiziarie e dal semplice trasferimento delle persone che hanno commesso i reati, creando in tal modo, signor Commissario, uno spazio unico europeo per l’estradizione.
von Boetticher (PPE-DE ). - (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio innanzitutto il relatore che ha analizzato con grande professionalità questa relazione tecnica e ha proposto una serie di modifiche redazionali che possono godere tutte del nostro sostegno.
Appoggiamo e accogliamo con favore anche l'iniziativa svedese in parola per l'evoluzione dell'acquis di Schengen, che tuttavia in alcune sue parti è già stata superata dalla realtà. Perché i rapidi sviluppi verificatisi nella politica interna e di giustizia europea dagli attentati terroristici dell'11 settembre, hanno reso obsoleta gran parte di questa relazione e di queste proposte se non altro per quanto attiene alla procedura di estradizione.
Così il Consiglio dei Ministri degli interni e della giustizia il 20 settembre ha introdotto già una procedura semplificata per il trasferimento dell'autore del reato e per il riconoscimento reciproco delle sentenze. Accogliamo con favore questa ulteriore unificazione europea anche nell'ambito del diritto penale e del diritto processuale, che porterà a un miglioramento della lotta alla criminalità sul nostro continente e promuoverà lo spazio giuridico europeo. Pertanto potrei risparmiarmi di fare altri grandi discorsi sull'iniziativa svedese, soprattutto dato che l'onorevole Marinho ha già indicato i punti essenziali.
Tuttavia tengo a citare ancora un aspetto. Le disposizione dell'accordo UE sulla procedura semplificata di estradizione del 1995 e l'accordo UE sull'estradizione fra Stati membri del 1996 quale evoluzione dell'acquis di Schengen dovrebbero essere applicati anche in Islanda e in Norvegia. Fin qui nessun problema. Tuttavia finora né il Belgio né la Francia, l'Irlanda, l'Italia, il Lussemburgo e l'Inghilterra hanno ratificato uno degli accordi, il che è particolarmente scandaloso perché anche i paesi candidati sono obbligati a partecipare all'acquis di Schengen.
Gli Stati membri devono finalmente essere consapevoli della loro funzione esemplare proprio per quanto attiene all'attuazione e alla ratifica degli atti giuridici dell'Unione.
Coelho (PPE-DE), - (PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero esordire congratulandomi con il collega, onorevole Marinho, per l’eccellente lavoro svolto con questa relazione e dire che tutti siamo consapevoli della sensibilità degli Stati membri nei confronti di questioni che per loro rivestono grande importanza come la politica d’asilo, le misure di lotta contro la criminalità o l’organizzazione dei controlli alle frontiere nonché la lotta contro il terrorismo. Credo comunque che per tutti sia chiaro il fatto che problemi comuni esigono soluzioni comuni, che per essere risolti in modo efficace e coerente, oltre alla loro dimensione nazionale, debbono necessariamente avere una dimensione europea.
La cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale nell’ambito dell’Unione europea ha come obiettivi primari la lotta contro la criminalità transnazionale organizzata e il ravvicinamento delle norme giuridiche e regolamentari. Tuttavia, nell’ambito della cooperazione giudiziaria, la cooperazione Schengen ha concentrato i suo sforzi nel trattamento rapido delle richieste di estradizione tramite il SIS. L’iniziativa svedese oggi in esame – come ha detto il collega, onorevole Marinho – non contiene grandi disposizioni sostanziali, specialmente in materia di estradizione, ma si prefigge soprattutto di chiarire la relazione fra le diverse posizioni sull’estradizione a livello di Unione europea e associare la Norvegia e l’Islanda all’applicazione di tali disposizioni. A mio avviso è necessario rendere concreto lo spazio di giustizia e sicurezza in Europa. I recenti accadimenti dell’11 settembre richiamano la nostra attenzione sulla necessità di lottare contro il terrorismo non soltanto con mezzi militari ma anche con strumenti giudiziari. E’ peraltro opportuno ricordare che la strategia dell’Unione europea per l’inizio del nuovo millennio – prevenzione e controllo della criminalità organizzata – già prevedeva la possibilità di creare uno spazio giuridico unico per l’estradizione a livello europeo. L’11 settembre non ha fatto che rafforzare ulteriormente l’urgenza e la necessità di questa decisione. Forse per questo il Consiglio “giustizia e affari interni”, già il 20 settembre, nel suo obiettivo di lotta contro il terrorismo ha deciso di sostituite all’interno dell’Unione il processo di estradizione con un semplice processo di consegna degli autori di quei crimini, il che significherà che tutte le norme attualmente in vigore in materia di estradizione diventeranno obsolete, come peraltro è già stato indicato, e implicherà la scomparsa e la sostituzione delle due convenzioni concernenti l’estradizione con il reciproco riconoscimento delle sentenze giudiziarie e con il semplice trasferimento dell’autore del reato, creando in tal modo quello spazio unico europeo per l’estradizione di cui abbiamo testé sottolineato la necessità.
Vitorino, Commissione. – (PT) Signor Presidente, onorevoli deputati, il compito della Commissione in questa discussione è molto semplificato perché potrebbe limitarsi a sottoscrivere integralmente l’intervento dell’onorevole Luis Marinho con il quale desidero congratularmi per l’eccellente relazione.
Vorrei unicamente aggiungere che, nell’ottica della Commissione, questa iniziativa della Svezia è importante e utile perché chiarisce che le norme d’estradizione delle convenzioni del 1995 e 1996 sono norme che possono essere integrate nell’acquis di Schengen, con importanti conseguenze soprattutto alla luce delle decisioni che l’onorevole Carlos Coelho ha appena indicato e già prese dal Consiglio “giustizia e affari interni” il 20 settembre. La sostituzione integrale, nello spazio dell’Unione europea, delle norme sull’estradizione con il meccanismo del mandato europeo di cattura e consegna del reo avranno una ricaduta sull’acquis di Schengen e si rifletteranno inevitabilmente sulle modalità di funzionamento della Convenzione di Schengen. Nell’ambito di questa specifica misura, la cui vocazione è la sostituzione delle convenzioni del 1995 e 1996, non si potrà evitare di porre alla Norvegia e all’Islanda anche la questione dell’estensione del mandato europeo di cattura e consegna dell’autore del reato una volta che tale mandato sia stato adottato dal Consiglio, adozione che spero avverrà il 6 e 7 dicembre. Questa discussione pertanto non è inutile ma costituisce un passo, un gradino di una scala che speriamo culmini con l’approvazione da parte del Consiglio “giustizia e affari interni” del mandato europeo di cattura e consegna dell’autore del reato per consolidare lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia nel campo della difesa dei diritti fondamentali e della lotta contro la criminalità organizzata transnazionale, specialmente contro il terrorismo.
Presidente. – Grazie, Signor Commissario.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, alle 12.00.
9. Comunicazioni elettroniche (trattamento dei dati personali e tutela della vita privata)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A5-0374/2001), presentata dall’onorevole Cappato a nome della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche [COM(2000) 385 - C5-0439/2000 - 2000/0189(COD)].
Cappato (NI), relatore. - Signor Presidente, eccoci ancora qua, sempre durante il voto della commissione per le libertà pubbliche sul terrorismo, ma non fa nulla.
Secondo tentativo: privacy nelle comunicazioni elettroniche. Mi pare che l'altra volta questa Assemblea abbia fallito l'obiettivo di approvare una posizione maggioritaria, perché si sono vicendevolmente annullate le due proposte in campo sulla questione delle e-mail commerciali non sollecitate, la proposta dell'opt-in rigido europeo e quella che prevede libertà di scelta per gli Stati membri tra l'opt-in e l'opt-out, oltre ad una proposta di compromesso a mio parere troppo tardivamente presentata ai colleghi. Le tre proposte si sono dunque vicendevolmente annullate. Ora invece su questo punto credo che finalmente il Parlamento sia pronto a prendere una decisione, dal momento che sia la posizione della commissione per le libertà pubbliche del Parlamento, cioè di lasciare agli Stati membri la possibilità di scelta, sia quella della Commissione - l'opt-in rigido europeo - sono state per così dire ammorbidite, si sono avvicinate l'una all'altra: la commissione per le libertà pubbliche ha tenuto in considerazione in particolare le preoccupazioni relative agli SMS, cioè i messaggi sui telefonini, e, dall'altra parte, la posizione dell'opt-in, della scelta preventiva rigida imposta a livello europeo, ha preso in considerazione l'esigenza di comunicare con chi è già cliente di una determinata società, di una determinata azienda.
Io spero che i colleghi, i gruppi in particolare, vorranno seguire il voto tra queste due alternative, senza confondersi all'ultimo momento, alternative tra le quali il Parlamento avrà la possibilità di scegliere. Per quanto mi riguarda - e ciò mi preme confermare - ritengo che non ci siano dati né prove sufficienti che dimostrino che i paesi che applicano il sistema di opt-in sono in grado di combattere meglio lo spamming. Il fenomeno dello spamming su Internet è già illegale oggi, perché è già illegale raccogliere indirizzi senza autorizzazione, è già illegale utilizzarli senza autorizzazione, è già illegale inviare messaggi senza indicare chiaramente il mittente, è già illegale inviare messaggi senza dare la possibilità di cancellarsi con facilità dalle liste. Dall'altra parte, anche nella rigidità ci sono dei rischi, che concernono ad esempio la libertà di comunicazione. Non è un caso che la commissione per le libertà pubbliche abbia voluto essere prudente su questo tema. Ci sono, infatti, coalizioni di organizzazioni non governative che hanno espresso la loro preoccupazione sulla possibilità, ad esempio, di raccogliere fondi attraverso campagne su Internet.
Io credo che questo nostro dibattito, questa nostra legislazione sia già oggi superata dalle tecnologie e dai fatti; credo che già oggi i consumatori abbiano a loro disposizione la possibilità di scegliere da sé, a livello individuale, un sistema di opt-in, ovvero di opt-out, senza bisogno, nel cancellarsi dalle liste, di rivolgersi al mittente del messaggio, ma semplicemente mettendo quell'indirizzo su una lista nera, in modo da non dover più ricevere messaggi da quel mittente. Visto però che sono passati sei anni dalla direttiva generale sulla privacy e ancora buona parte degli Stati membri non l'ha ratificata, che sono passati quattro anni dalla direttiva che modifichiamo con questa nuova proposta di direttiva e che anche la direttiva del '97 non è ancora stata applicata da buona parte degli Stati membri, dovremmo purtroppo, con questi tempi, ragionevolmente immaginare che anche questa legislazione entrerà in vigore, chissà, magari tra tre, quattro, cinque anni. Tra tre, quattro, cinque anni dunque, se i consumatori e gli utenti percepiranno veramente il bisogno di difendersi dalle e-mail commerciali non sollecitate, il mercato e la tecnologia renderanno ancora più semplici i sistemi che già oggi sono disponibili. Non vorrei che, invece, dopo aver dimostrato questa grande e comprensibile preoccupazione nei confronti del disturbo rappresentato da messaggi commerciali non sollecitati, ci preparassimo, dall'altra parte, a dare pieno mandato alle autorità nazionali di polizia di disporre a loro piacimento dei nostri dati personali. Non è solo e strettamente un problema di questa direttiva, è un problema politico più generale, e me ne rendo conto. Temo che questa sia la direzione che stiamo prendendo; temo che le più grandi preoccupazioni per la privacy dei cittadini non vengano da un messaggio commerciale non sollecitato in più o in meno.
Schröder, Ilka (GUE/NGL), relatore per parere della commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia. - (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi abbiamo già votato una volta su questa relazione. Adesso, in seconda lettura, dobbiamo solo trovare una soluzione per il problema dell'opt-in/opt-out. Pertanto mi limiterò a trattare questo aspetto. Se analizziamo le diverse proposte sul tappeto a mio parere molte sono proposte di opt-out. Solo la proposta della Commissione implicherebbe un vero opt-in. Ciò a sua volta significa che solo la proposta della Commissione garantirebbe ai cittadini la possibilità di optare esplicitamente per lo "spamming", cioè di ricevere pubblicità elettronica, e di conseguenza avrebbero la possibilità di dire di no. Tutte le altre opzioni, cioè le diverse proposte di opt-out, a mio parere non danno le stesse garanzie.
Pertanto non trovo molto di positivo in quello che viene presentato come un compromesso, e penso che se si vuole rendere giustizia al titolo della proposta, cioè un testo che abbia qualcosa a che fare con la protezione dei dati, non possiamo che seguire la linea della Commissione, appoggiare questa proposta e respingere tutte le altre proposte che sono state presentate al vaglio del Parlamento.
Ciò nonostante, in linea di principio concordo con grandi parti della proposta e ritengo che molti punti in essa trattati siano validi. Ma su questi abbiamo già votato nell'ultima Plenaria. Adesso dobbiamo solo decidere dell'opt-out e opt-in. Se davvero ci sta a cuore la protezione dei dati penso che dovremmo approvare la proposta della Commissione.
von Boetticher (PPE-DE ). - (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, domani votiamo per la seconda volta sulla relazione Cappato. Le posizioni nel frattempo si sono avvicinate, senza pur tuttavia essere identiche. Il relatore ha così tenuto conto del dubbio dell'ala sinistra del Parlamento sul fatto che in futuro i messaggi commerciali tramite SMS potranno essere inviati solo previa approvazione dell'utente. La commissione per gli affari interni ha approvato a chiara maggioranza la proposta di compromesso del relatore, il cosiddetto soft opt-out. Solo questa proposta difende gli interessi dell'utente senza provocare una massiccia distruzione di posti di lavoro in Europa. Perché?
Se il Parlamento vietasse in via generale i messaggi commerciali nel settore business to customer, come prevede adesso la proposta della onorevole Paciotti, le aziende invierebbero la loro pubblicità nell'Unione europea dagli USA oppure da altri paesi terzi. Non ci sarebbe il minimo vantaggio per i consumatori europei, mentre si indebolirebbe il mercato europeo per il commercio elettronico. Pertanto noi vogliamo che quegli Stati che oggi hanno un sistema di opt-out, lo possano mantenere, osservare gli sviluppi e dopo due anni prendere una nuova decisione.
Nel contempo la relazione Cappato protegge il consumatore in tre fasi. Primo: si può iscrivere nelle cosiddette liste Robinson, cosicché in generale non è consentito inviargli messaggi commerciali. Secondo: i messaggi commerciali tramite e-mail sono collegati alla possibilità del consumatore di registrarsi gratuitamente e con facilità presso agenzie di pubblicità singole. Terzo: i messaggi commerciali tramite e-mail sono riconoscibili nella casella postale di posta elettronica e si possono facilmente cancellare uno per uno senza alcuna spesa.
Quest'ultima possibilità attualmente è già offerta da provider quale AOL - ma sicuramente di questo parlerà il collega, onorevole Van Velzen. Tuttavia ciò in nessun modo porta a un monopolio di AOL. Un'affermazione simile è un'assurdità, poiché già oggi chiunque può scaricare da Internet un simile programma per il riconoscimento Spam, qualunque sia il suo provider Internet. Del resto lo stesso AOL era contrario a tale disposizione. Vi invito pertanto a votare con una chiara maggioranza a favore di questa proposta di compromesso dell'onorevole Cappato.
Paciotti (PSE). - Signor Presidente, certo il ritorno in commissione di questa pratica ha chiarito meglio le posizioni, però, a mio giudizio, non ha migliorato il risultato, anzi, lo ha in qualche misura peggiorato. Infatti, con la sua precedente votazione il Parlamento europeo aveva avuto la saggezza di seguire la proposta della Commissione almeno sul punto degli elenchi degli indirizzi elettronici, assicurando così la libertà di ciascuno di noi di essere inserito o meno in un elenco pubblico. In questo modo, anche la scelta - che io considero sbagliata, pregiudizievole non solo per la libertà ma per lo stesso sviluppo del commercio elettronico - di ammettere l'invio di messaggi indesiderati, salvo poi lamentarsi e chiedere di non riceverne più, risultava forse meno dannosa.
Rifiutando la proposta di opt-in negli elenchi pubblici per tutti, senza neppure l'eccezione dei telefoni cellulari, chiunque di noi è in balia dei più diversi importuni, postulanti o sollecitatori. Non abbiamo neanche più la difesa che c'era una volta, quando esistevano soltanto telefoni fissi o elenchi stampati. Allora l'esclusione dall'unico elenco stampato, il cambio del numero del telefono, ci difendeva efficacemente; oggi, che ogni elenco pubblico finisce nella rete, non c'è modo di difendersi. Si ha un bel chiedere la cancellazione del proprio numero telefonico o indirizzo elettronico! Ormai è in possesso di tutti gli utilizzatori e di soggetti irraggiungibili. Dunque la modificazione dell'articolo 12 della direttiva a me pare davvero una scelta non utile per la nostra libertà, e francamente non riesco a comprendere come si possa anteporre la libertà della pubblicità alla libertà delle persone.
Per quel che riguarda i messaggi non sollecitati, di cui all'articolo 13 della direttiva, lasciare la scelta agli Stati membri significa rendere poco utile la direttiva stessa, dato che esiste l'esigenza dell'armonizzazione. Francamente non riesco a credere che tutto questo giovi al commercio elettronico. Credo infatti che, accanto a persone come il nostro relatore, molto abile nell'usare gli strumenti dell'elettronica, ci siano anche molti, molti cittadini ancora, come me, che hanno poca attitudine all'uso di questi mezzi e che dunque si preoccupano. Francamente, vi assicuro che non manderò una richiesta a nessuna impresa, non aprirò nessun messaggio perché poi ho paura che mi accada quel che oggi, pur essendo protetta nel mio paese, già mi accade: il mio provider, se non altro, che conosce inevitabilmente il mio indirizzo, continua a mandarmi comunicazioni non desiderate, e così fa, ahimè, un'azienda di trasporti aerei alla quale una volta, per errore, ho pensato di rivolgermi per via elettronica.
Credo dunque che finché non sarò tutelata - parlo per me personalmente ma ci sono anche molte altre persone, anziane come me, o meno esperte di tanti giovani - farò a meno del commercio elettronico, perché questo strumento non dà fiducia. Non dà fiducia l'idea di essere in un elenco che gira per l'intera rete, di ricevere messaggi, di chiederne poi la cancellazione, di doverli prima aprire, di cercar di capire questi strumenti. Può darsi che lo sviluppo dell'elettronica consenta migliori difese, ma prima bisogna che si sviluppi; dprima dobbiamo consentire che il commercio elettronico si sviluppi e per questo ci vuole fiducia, che questa proposta non dà.
Ludford (ELDR). – (EN) Signor Presidente, non mi capita sovente di trovarmi perfettamente d’accordo con il collega von Boetticher alla commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, ma in questa occasione convengo con lui sulla necessità di un regime di scelta nazionale che consenta l’opt-out per la posta elettronica e sono contraria agli emendamenti socialisti.
La sinistra è rimasta vittima del grande mito secondo cui lo spamming equivale a messaggi di posta elettronica non sollecitati. Mi spiace dire, signor Commissario, che la Commissione è la causa di questa confusione. Nella proposta originaria la Commissione affermava che lo spamming equivale a messaggi di posta elettronica non richiesti. Ciò non corrisponde al vero. Temo che chi invia tali messaggi, e sta violando la legge già ora, continuerà a farlo. Onorevole Paciotti, lei continuerà a essere sommersa da messaggi indesiderati!
Sono favorevole all’opt-out per due motivi: il primo è che diversamente si danneggerebbero in modo ingiustificato imprese e enti senza scopo di lucro. Le grandi imprese americane possono permettersi la pubblicità alla televisione, sulla carta stampata, sui cartelloni e così via. Danneggeremmo le piccole e medie imprese europee alle quali le e-mail commerciali forniscono un accesso legittimo al commercio elettronico. Queste imprese si troveranno in una posizione di svantaggio. Gli enti senza scopo di lucro si troveranno in una posizione di svantaggio e studi dimostrano che alle persone non disturba ricevere da loro messaggi: non sceglierebbero l’opt-out nemmeno se fosse possibile. Ma ovviamente è nella natura umana non manifestarsi direttamente per ricevere simili messaggi. Sussiste anche un malinteso per quanto riguarda le implicazioni in termini di libertà pubbliche. Nell’ipotesi di opt-out è molto facile dimostrare di aver operato una scelta e i mittenti rispettabili non hanno alcun interesse ad ignorare una simile richiesta perché sanno che rivolgendosi a tali utenti produrranno solo l’effetto di irritarli.
La formula dell’opt-in è superficialmente a favore del consumatore ma occorrerebbe dimostrare di non aver mai dato il proprio consenso, e questo è molto più difficile. Infine, in un regime di opt-in l’utente potrebbe optare per ricevere liste da organizzazioni che potrebbero essere motivo di imbarazzo, tipo organizzazioni di gay, quando magari non avrebbe avuto intenzione di dichiarare apertamente la propria omosessualità, oppure potrebbero prestarsi a abusi malintenzionati. Se il consumatore si manifestasse per ricevere comunicazioni da movimenti politici sovversivi potrebbe ad esempio ritrovarsi sotto sorveglianza da parte della polizia senza che questa abbia mandato per farlo. La sinistra si sbaglia e, per una volta, l’onorevole von Boetticher ha ragione.
Blokland (EDD). - (NL) Signor Presidente, sebbene a mio parere nella gran parte dei casi vada preferita la legislazione nazionale a quella europea, la situazione è diversa per la relazione in oggetto. Quello del direct marketing per e-mail è indiscutibilmente un problema transfrontaliero. Non chiedo un divieto totale sul direct marketing per e-mail, bensì per i consumatori è di estrema importanza poter scegliere in anticipo se vogliono trovarsi di fronte a questo tipo di direct marketing e poter dare la propria autorizzazione, risparmiandosi in tal modo molto tempo, molte arrabbiature e molte spese.
Il relatore, onorevole Cappato propone di lasciare agli Stati membri la scelta fral'opt-in o l'opt-out. Tuttavia così diamo vita a una politica europea incoerente. Uno Stato membro che ha scelto l'opt-in, incontrerà molte difficoltà a opporsi a e-mail non sollecitate, se gli Stati membri che hanno scelto l'opt-out le consentiranno. A sua volta, una politica europea divisa e spezzettata elimina qualsiasi possibilità di accordi internazionali in materia di e-mail non sollecitate.
Il problema è che le aziende possono facilmente aggirare le norme europee operando da paesi al di fuori dell'Unione europea. Ciò non deve trattenerci dal legiferare a livello europeo. E' meglio trovare soluzioni pratiche per questi problemi e lavorare per giungere ad accordi internazionali. In tal modo né io né lei riceveremo e-mail da aziende delle quali non abbiamo assolutamente bisogno.
Van Velzen (PPE-DE). - (NL) Signor Presidente, mi sia consentito premettere che io rappresento un parere di minoranza, ma che ne vado molto fiero. Ho davanti a me la "Automatiseringsgids", di un famoso quotidiano olandese. Per tutti i colleghi che vogliono imparare qualcosa sulla neutralità della tecnologia, faccio forse bene a citare qualche passaggio.
La NTT DoCoMo stanzia 8,2 milioni di dollari per lottare contro le e-mail non sollecitate sui telefoni cellulari. Gli indirizzi di posta elettronica dei telefoni cellulari della NTT DoCoMo si basano sul numero di telefono dell'apparecchio, il che consente a agenzie di pubblicità e agenzie matrimoniali di reclamizzare i loro servizi inviando messaggi a numeri generati in modo randomizzato. Si dice inoltre che in Giappone chi riceve un SMS paga una parte delle spese di spedizione. E' forse utile materia di riflessione per coloro che dicono che la proposta contenuta nell'emendamento n. 35 dell'onorevole Cappato è neutrale dal punto di vista tecnologico. Non lo è, signor Presidente, poiché non appena avremo gli UMTS, la differenza fra e-mail e SMS andrà sempre più a scomparire, con le relative conseguenze. Pertanto è molto meglio, come si dice all'emendamento n. 44, parlare di comunicazione elettronica. E' in effetti l'ultimo passo che il relatore, onorevole Cappato avrebbe dovuto compiere per presentare una proposta ottima.
Signor Presidente, cerchiamo di renderci bene conto che i cittadini non sono tutti incapaci dal punto di vista informatico e nondimeno sono loro a dover affrontare la gran parte dei problemi. Se seguissimo la proposta dell'emendamento n. 35 dell'onorevole Cappato per modificare questo tipo di servizi di posta elettronica occorrerebbe modificare tutto il software, e passare dal sistema pop-3, che in Europa quasi tutti hanno, a e-map, offerto da un solo provider americano. A quel punto il Commissario si troverebbe subito di fronte una denuncia per mancanza di concorrenza in Europa. Quindi anche da questo punto di vista a mio avviso sarebbe uno sbaglio.
Propongo allora di approvare in toto la relazione Cappato perfezionandola ulteriormente approvando l'emendamento n. 44 invece del n. 35.
Cashman (PSE). – (EN) Signor Presidente, posso dire, fatto non comune per quanto mi riguarda, che virtualmente tutto è stato detto. Sono d’accordo con l’onorevole von Boetticher e con l’onorevole Cappato, e in modo particolare con la Baronessa Ludford. Tutti siamo membri della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, abbiamo adottato una posizione e non lo abbiamo fatto affrettatamente perché oggetto di pressioni di ogni tipo tramite Internet o i fax installati in tutti i nostri uffici. Bisogna fare molta attenzione a non legiferare in quattro e quattr’otto.
Mi preme dire alla Commissione che la sua proposta è sbagliata e frettolosa. Nel 2003 avremo un’ottima opportunità, con la direttiva e-commerce, per raccogliere le informazioni e il distillato di saggezza dagli Stati membri che hanno deciso per l’opt-in o per l’opt-out. Dobbiamo limitarci a proporre e approvare atti legislativi basati su una buona esperienza e una buona consulenza.
Non dobbiamo mai sottovalutare le implicazioni in termini di libertà pubbliche sulle quali, giustamente, la Baronessa Ludford ha attirato l’attenzione dell’Aula. In un momento come questo in cui forse pecchiamo di un eccesso di sicurezza in alcune proposte legislative che avanziamo, non vorrei che nessuno fosse tenuto a confermare perché ha deciso di ricevere, ad esempio, Ammunition Weekly, o perché ha scelto di ricevere informazioni da Amnesty International. Internet ci ha liberato dalle dittature e dagli oppressori eppure stiamo introducendo una sorta di censura dalla porta di servizio: è sbagliato e basato su presupposti non corretti.
Il Commissario può anche scuotere il capo e sorridere, ma avrebbe voglia di spiegare a un ente governativo o qualsivoglia ente perché ha scelto per l’opt-in? Questa non è libertà: è dover rispondere per il fatto di aver utilizzato un servizio preposto a renderci liberi.
In merito al diritto alla privacy: tutti abbiamo tale diritto ma tale diritto non può essere imposto agli individui. Gli individui scelgono il diritto alla privacy e la legislazione lo supporta.
Riguardo ai messaggi di posta elettronica non sollecitati: non tutti i messaggi commerciali non sollecitati equivalgono a spamming. Ancora una volta la Commissione ha fatto il gioco di chi vuole esportare l’occupazione fuori dall’Unione europea e sostiene che, siccome l’Unione impone un divieto sull’invio di messaggi commerciali non sollecitati sul proprio territorio, un simile divieto verrà rispettato in Giappone, nelle Filippine, negli Stati Uniti e ovunque.
Infine, parlando di spamming, anch’io ne sono rimasto vittima. Il mio nome è finito su diverse liste e sono inondato di messaggi. Ciò è da attribuire a persone che mi hanno inserito nelle liste di cui sono in possesso i mittenti di tali messaggi non sollecitati. Io ho un ottima alternativa: un filtro, il tasto “elimina”. Dobbiamo incoraggiare la gente a utilizzare la tecnologia e smettere di fare da balia. Vi invito ad appoggiare la relazione Cappato come emendata.
PRESIDENZA DELL’ON. PUERTA Vicepresidente
Harbour (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, questa sera i deputati britannici appartenenti a tre gruppi politici distinti e altri colleghi si trovano d’accordo e questo è un evento raro.
Non sono membro della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, ma desidero congratularmi in modo particolare con l’onorevole Cappato e i colleghi questa sera per il coraggio con cui hanno emendato la proposta originaria della Commissione. Mi dispiace che l’ultima volta non abbiamo accettato integralmente la relazione Cappato. Il compromesso in esame ha tutte le caratteristiche di un compromesso. In altre parole non è straordinariamente soddisfacente, ma quanto meno è meglio della proposta originaria della Commissione e dell’emendamento socialista che spero non sia approvato domani.
Dobbiamo considerare questo documento sostanzialmente un testo di transizione. Credo che tutti i presenti questa sera si occupino di legislazione nell’era elettronica. Io ho seguito la direttiva e-commerce, la direttiva sui diritti d’autore e ora stiamo occupandoci della fatturazione delle comunicazioni elettroniche. Quello che risulta con grande evidenza sono il ritmo e il cambiamento enormi della tecnologia e la ricostruzione dei mercati che avviene costantemente. Diversi colleghi questa sera hanno affermato che il mondo delle comunicazioni elettroniche offre immensi benefici ai cittadini, vuoi in termini di accesso individuale alle organizzazioni senza scopo di lucro o ai partiti politici o al mercato. Alcuni colleghi vorrebbero bloccare tale accesso. Chiaramente non possiamo farlo perché tutto avviene a livello globale ed è proprio da qui che origina lo spamming. Quindi abbiamo fatto ai cittadini una promessa che non possiamo mantenere.
Chiaramente dobbiamo tendere verso una soluzione globale basata sulla tecnologia. Ci vuole un formato globale che consenta di classificare i messaggi di posta elettronica per mittente e argomento. Possiamo avere una tecnologia che offra il controllo completo. Se adottiamo la proposta e approviamo l’emendamento in questione ci allontaneremo dalla possibilità di creare un ambiente favorevole di modo che la gente possa realmente beneficiare dell’immenso potere del mondo delle nuove comunicazioni.
Liikanen, Commissione. – (EN) La Commissione ha già espresso la propria posizione sugli emendamenti approvati il 6 settembre. Sono tentato di tornare alla discussione tenutasi in quell’occasione ma voglio essere succinto e concentrarmi sulla questione essenziale relativa ai messaggi non sollecitati.
Desidero unicamente sottolineare che la Commissione non può sostenere gli emendamenti nn. 16, 25 e 34 respinti dal Parlamento il 6 settembre e ora ripresentati all’Aula. La Commissione può sostenere il nuovo emendamento n. 43 sulle fatture dettagliate.
Vorrei passare ora al punto che si è rivelato essere l’aspetto più importante della discussione sulla direttiva in esame, ovvero i messaggi non sollecitati.
Sono anni ormai che il Parlamento discute di opt-in e opt-out e il risultato della votazione del 6 settembre ha dimostrato quanto sia ancora difficile trovare una soluzione di compromesso accettabile per un’ampia maggioranza.
Tuttavia, non possiamo tergiversare oltre, occorre decidere. La nostra non è una decisione affrettata. Vi è stato un vasto dibattito pubblico internazionale con il settore, gli scienziati e i giuristi. Ho partecipato personalmente a intensi dibattiti negli Stati Uniti e in Europa su questo tema. Non sono affatto d’accordo che chiedere a qualcuno se desideri o meno essere iscritto in un lista prima che siano emesse fatture a suo carico configuri una restrizione delle libertà pubbliche; è assolutamente illogico. Possiamo dissentire sui dettagli, ma se si chiede a qualcuno di pagare questo qualcuno deve poter esercitare una scelta prima, non dopo.
Non dovremmo più pensare prevalentemente ai messaggi che arrivano a un PC da tavolo. Dobbiamo pensare al futuro; la tecnologia evolve rapidamente: Internet senza cavo sarà diverso da Internet cui ci si può collegare soltanto da computer fissi.
L’elemento positivo della proposta della commissione per le libertà pubbliche all’emendamento n. 33 è che esso riconosce che i messaggi commerciali non sollecitati inviati ai telefonini sono un problema reale che può essere risolto soltanto con un approccio armonizzato di opt-in. Sono perfettamente d’accordo.
Comunque, la pecca di questa proposta è che essa si fonda sull’assunto che un terminale mobile possa solo ricevere messaggi SMS. Sfortunatamente non è più così. Si possono già ricevere e-mail su apparecchi mobili collegati a Internet. Per verificarlo vi posso fornire ottimi esempi e tramite la convergenza è assai evidente che gli SMS si fonderanno certamente con altri sistemi di messaggeria elettronica.
Il mittente non può sapere se il messaggio sarà ricevuto da un terminale fisso o mobile, a causa della convergenza. Questo è un fatto tecnologico. Vietare i messaggi SMS commerciali non sollecitati mentre si autorizzano i messaggi elettronici non sollecitati supportati da altre tecnologie non è una soluzione realizzabile.
Un ulteriore problema rispetto all’emendamento n. 35 è l’approccio basato su un pregiudizio tecnologico al paragrafo 4 che apparentemente riguarda il problema del costo per gli utenti, ma la soluzione proposta non è una buona soluzione. I provider europei ci dicono che la tecnologia che consente di visualizzare l’oggetto del messaggio prima di scaricarlo non è compatibile con la maggioranza dei sistemi correntemente in uso in Europa. Occorrerebbe un notevole investimento: sarebbe costoso per il settore introdurre questa caratteristica e ciò non pare comunque giustificato se la soluzione è solo parziale.
In breve, l’emendamento n. 35, a prescindere dall’incompatibilità con il mercato unico, non corrisponde all’esigenza di una legislazione neutrale dal punto di vista tecnologico e in grado di far fronte al futuro.
L’emendamento n. 44 invece offre una soluzione di compromesso neutrale dal punto di vista tecnologico e ha il merito di essere totalmente armonizzata all’approccio dell’Unione europea rispetto ai messaggi commerciali non sollecitati. Al paragrafo 2 di detto emendamento si opera un distinguo alquanto sostanziale dal principio di opt-in per gli indirizzi e-mail ottenuti nel contesto di un rapporto esistente con il consumatore.
In questo caso si continuerebbe a consentire la possibilità dell’opt-out anche se ciò significherà un’importante concessione rispetto alla proposta originaria della Commissione. L’eccezione può essere giustificata perché nel contesto di una relazione con i clienti le società hanno molto da perdere ed è più probabile che siano più cauti nell’utilizzo di strumenti di marketing.
Dovremmo guardare alle sfide future. E’ interessante vedere quanto sta accadendo in Giappone oggi, dove Internet senza fili è già stato lanciato con successo. Nondimeno l’operatore si trova ad affrontare un problema serio. Secondo le sue stime l’85 percento dei 950 milioni di messaggi inviati oggigiorno a dispositivi mobili sono messaggi commerciali non sollecitati inviati a numeri di telefonini scelti a caso. Ciò crea un enorme problema in termini di capacità della rete, soprattutto in quanto la gran parte di questi messaggi sono inviati a un numero sbagliato e quindi non possono essere consegnati. Fare piazza pulita di questi messaggi inutili costa più di 8,2 milioni, secondo le stime.
Quindi se vogliamo creare un ambiente favorevole allo sviluppo del commercio elettronico e dei servizi mobili di terza generazione è giunto ormai il momento di fare in modo che la ricezione dei servizi di Internet senza fili non sia ostacolata da un enorme volume di messaggi inutili che l’utente si trova a pagare contro la sua volontà. La preziosa capacità delle reti e dei ricevitori mobili a batteria deve essere disponibile per comunicazioni, messaggi e servizi che gli utenti davvero desiderano ricevere. L’emendamento n. 44 è quello che meglio può consentire di raggiungere lo scopo.
Presidente. – Grazie, signor Commissario.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, alle 12.00.
10. Circolazione dei film europei
Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A5-0351/2001), presentata dall’onorevole Vander Taelen a nome della commissione per la cultura, la gioventù, l'istruzione, i mezzi d'informazione e lo sport, su una migliore circolazione dei film europei nel mercato interno e nei paesi candidati all'adesione.
Vander Taelen (Verts/ALE), relatore. - (NL) Signor Presidente, quando due anni e mezzo fa diventai membro di questo Parlamento chiesi subito alla Commissario Reding che cosa intendesse fare per far fronte alla precaria situazione del cinema europeo. In quanto film-maker mi sono sempre chiesto per quanto tempo ancora l'Europa avrebbe accettato il degrado sistematico di quello che costituisce pur sempre una parte sostanziale del nostro retaggio culturale. Infatti negli anni Sessanta i film europei costituivano ancora il 60 percento dell'offerta in Europa. Adesso tale percentuale purtroppo è scesa al 22 percento, un assoluto minimo storico. I film europei ottengono solo il 26 percento dei loro introiti al di fuori del paese di produzione, una percentuale indubbiamente troppo bassa. Il deficit commerciale con gli Stati Uniti è salito a 6829 milioni di euro - una cifra che cito sempre volentieri perché è tanto ingente. Si tratta di un importo enorme e dobbiamo senza dubbio poter essere in grado di ridurre questo deficit commerciale dell'Europa nei confronti dell'America.
Nondimeno l'Europa produce più film degli Stati Uniti, forse addirittura film migliori, questo è un dato molto soggettivo. Ma è pur sempre scandaloso che sia particolarmente difficile vedere nel proprio paese un film che proviene da un altro paese europeo. E' particolarmente difficile vedere un film spagnolo in Grecia, o un film italiano in Olanda, a parte alcune eccezioni. Penso tuttavia che daremmo prova di estrema miopia se chiedessimo sussidi su vasta scala per il cinema europeo. Io sono del parere che in Europa ci siano forze sufficienti, forze creative, attori, autori e anche finanziatori per risollevare le sorti del cinema europeo. Pertanto quest'ultimo non ha bisogno di sussidi. Abbiamo solo bisogno dei mezzi e delle condizioni per poter essere nuovamente creativi. Di qui la mia richiesta a favore di un ambizioso progetto europeo.
Penso che innanzi tutto si debbano ricercare le principali debolezze del cinema europeo, che sicuramente non sono a livello degli aspetti creativi, bensì piuttosto a livello degli aspetti finanziari. Gli imprenditori europei che vogliono investire nel cinema europeo hanno grosse difficoltà a ottenere ad esempio delle garanzie bancarie, per evitare che il loro investimento sia troppo rischioso. In America questo problema si pone in misura molto inferiore vista la grande portata finanziaria degli studi cinematografici. Ecco il motivo della fuga del capitale europeo verso gli Stati Uniti. Dobbiamo tentare di invertire questa tendenza. Penso che ci si possa aspettare un aiuto dalla Banca europea per gli investimenti, che deve farsi garante per le banche che a loro volta vogliono aiutare coloro che vogliono investire in Europa. Questi fondi sono indispendabili per fornire ai produttori europei i mezzi necessari per rafforzare il cinema europeo ed eliminarne le debolezze - mi riferisco alla mancanza di sviluppo.
I film europei non vengono sviluppati a sufficienza. Gli americani riflettono più a lungo, lavorano di più ai loro film prima di metterli sul mercato. Noi non ne abbiamo i fondi. A livello di promozione abbiamo molto da imparare dagli americani. E anche una volta imparato, ci mancano i mezzi per condurre la promozione e il marketing. Sono convinto che se potremo fornire un sostegno ai produttori a tale livello, potremo operare un cambiamento. Penso altresì che si debba ad esempio pensare di ricorrere ai Fondi strutturali per rafforzare i piccoli cinema in aree meno sviluppate. Si tratta di una strada che finora non è stata percorsa. Auspico che la Commissione rifletta su tale possibilità.
Desidero ancora parlare del modo in cui intendiamo proteggere il nostro retaggio. Purtroppo molti film vanno perduti; la memoria del cinema europeo va perduta. L'Europa dovrebbe essere ambiziosa anche in questo settore, poiché per l'educazione dei nostri figli è di enorme importanza che i giovani possano ancora vedere quei film. Mi fermo qui, dato che nella presente relazione formulo una trentina di raccomandazioni.
Desidero anche ringraziare i membri della commissione cultura per la collaborazione molto costruttiva e spero anche che domani la relazione venga approvata.
Pack (PPE-DE ). - (DE) Signor Presidente, prendo la parola al posto di Ruth Hieronymi, che avrebbe dovuto intervenire in Aula, ma che purtroppo è malata. Tuttavia mi rallegro di poter intervenire e mi congratulo con il relatore. Non succede spesso che qualcuno possa intervenire per parlare di un tema che conosce a fondo, come in questo caso lo stesso film-maker. Allora, le mie più calorose congratulazioni caro onorevole Vander Taelen!
Ritengo che la sua relazione sia veramente un impulso di cui c'era urgente bisogno. Lo ha già detto lei, la quota di mercato dei film europei nei cinema dell'Unione europea ha raggiunto il minimo storico con solo il 22,5 percento. La dominanza dell'industria cinematografica statunitense si rispecchia anche nell'eccessivo deficit commerciale di 6,8 miliardi di euro.
La situazione dei paesi candidati è ancora più drammatica. Accanto all'evidente dominio dei film statunitensi si pone anche un altro problema che non dovremmo passare sotto silenzio. Spesso diciamo che vogliamo promuovere il cinema europeo, ma molti pensano solo alla propria cinematografia nazionale e non a quella del paese vicino. Perché anche i film del paese vicino, quindi anch'essi film europei, non vengono proiettati a sufficienza nelle varie regioni confinanti.
E' indispensabile che la Commissione e anche il Consiglio presentino con urgenza un piano per rendere competitiva l'industria cinematografica europea. Si tratta qui di un settore dove si possono fare soldi, come dimostrano gli americani. Forse i signori a un certo punto si sveglieranno e decideranno di fare di più.
I principali deficit riguardano la distribuzione e la commercializzazione dei nostri film e naturalmente la sottocapitalizzazione cronica. Pertanto mi rallegro vivamente che noi - Parlamento, Commissione e Consiglio insieme - abbiamo affrontato proprio questi due settori della distribuzione e della commercializzazione nell'ambito del programma Media-Plus e che si sia voluto tentare di creare degli aiuti.
Naturalmente mi rallegro che anche la Banca europea per gli investimenti su istigazione della signora Commissario abbia deciso di darsi da fare e che sia disposta a mettere a disposizione il capitale di rischio per la realizzazione di progetti audiovisivi. Credo dunque che in questo settore abbiamo dato molti impulsi, ma che si possa fare ancora molto di più. Trovo altresì positivo che a livello degli Stati membri siano stati concordati sgravi fiscali, che ci si voglia adoperare per permettere ai film-maker di un paese di avere accesso anche ai mezzi finanziari e agli aiuti messi a disposizione da altri paesi. Questo adesso è possibile. Io credo che in tal modo promuoveremo gli investimenti nell'infrastruttura di cinema indipendenti anche nell'ambito dell'iniziativa i2i, proprio come chiediamo nella relazione. Penso che anche la costruzione di cinema in regioni economicamente più deboli con l'aiuto dei Fondi strutturali possa essere di aiuto.
Ci sarebbe ancora molto altro da dire. Non concordo del tutto con il punto 7, nel quale si vogliono obbligare gli enti televisivi a riservare una determinata quota del tempo di trasmissione per film non nazionali. Tale disposizione ovviamente incontra una forte opposizione da parte degli enti televisivi. Ne riparleremo quando in occasione della valutazione della direttiva "Televisione senza frontiere" e forse troveremo una via d'uscita. Ripeto ancora una volta le mie sentite congratulazioni!
Ζorbas (PSE). – (EL) Signor Presidente, devo ammettere di invidiare l’onorevole Vander Taelen, perché la sua relazione non solo contiene una serie di osservazioni molto acute, dato che egli è un profondo conoscitore del mondo del cinema, ma è caratterizzata anche da una visione di ampio respiro e da proposte molto precise sul da farsi, ossia sulla politica da seguire per il cinema europeo. Una relazione esemplare, in cui economia e cultura sono utilmente riconciliate in una felice sintesi.
Infatti, in commissione è emersa la convinzione diffusa che il cinema europeo rappresenti un fattore di cultura e di istruzione, un fattore che influisce nettamente sui valori sociali ed estetici del pubblico europeo. La definirei un’industria nobile, che ha nutrito generazioni di cinefili e alla quale possiamo affidare senza esitazioni i nostri figli, affinché acquisiscano cognizioni sul passato, un’acuta capacità di analisi della società in cui viviamo e l’intuito di ciò che potrà accadere in futuro.
Noi amiamo il cinema europeo, ciascuno di noi nel proprio paese, amiamo le produzioni nazionali ma anche le pellicole che hanno rappresentato altrettante pietre miliari nella vita di ognuno di noi; ma tutti riconosciamo che la scena è occupata dal cinema americano. E’ pertanto indispensabile ottenere un’inversione di tendenza, far sì che il cinema europeo trovi la strada che gli spetta, ma ciò sarà possibile solo con una serie di interventi che la relazione propone; aggiungerei che sono tutti indispensabili, se davvero vogliamo che, nel prossimo decennio, vi sia un cinema europeo all’altezza delle aspettative.
Sanders-ten Holte (ELDR). - (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzi tutto ringrazio l'onorevole Vander Taelen per la sua eccellente relazione. Sono d'accordissimo con lui che è assurdo che in Europa si producano film di ottima qualità ma che solo il 22 percento finisca nelle sale cinematografiche, per non parlare della percentuale di film non nazionali proiettata negli Stati membri. E tutto ciò mentre il cinema è un mezzo eccellente per giovani e vecchi per imparare a conoscere la cultura gli uni degli altri.
Com'è possibile che i film europei attraggano così poco pubblico, sebbene le sale cinematografiche sono sempre più frequentate? Mi pare indispensabile incaricare l'Osservatorio europeo per il settore audiovisivo di condurre uno studio approfondito sui motivi che spingono gli spettatori a scegliere un determinato film. Sulla base di tale studio potremo avvalerci di un programma quale Media Plus per appoggiare in modo più mirato ed efficiente la distribuzione dei film europei. Gli altri media svolgono altresì un ruolo importante nella promozione del cinema europeo. La radio e la televisione vi dedicano sì attenzione, ma soprattutto la televisione dovrebbe farlo in modo più strutturato con quote fisse di tempo di trasmissione. Si potrebbe anche pensare a determinati canali europei specializzati, ad esempio un canale televisivo paneuropeo per bambini che trasmetta programmi e film di qualità per bambini. Purtroppo non concordo con l'onorevole Vander Taelen quando afferma che i canali televisivi dovrebbero essere obbligati a investire nell'industria cinematografica una parte del loro fatturato. In quanto liberale e anche a nome del mio gruppo mi pare che sia un intervento eccessivo da parte dello Stato.
Com'è già stato detto, credo che la Banca europea per gli investimenti abbia un ruolo da svolgere. Uno dei campi in cui si deve investire è il cosiddetto e-cinema, che metterà i produttori in condizione di produrre con maggiore facilità diverse versioni linguistiche dei loro film, cosa che senza dubbio andrà a vantaggio ad esempio dei film per bambini. Perché sebbene noi qui al Parlamento europeo insistiamo sull'importanza di una buona conoscenza delle lingue, mettere a disposizione diverse versioni linguistiche è anche un ottimo sistema per permettere ai cittadini di uno Stato membro di conoscere la cultura dei loro concittadini europei.
Fraisse (GUE/NGL). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei dire fino a che punto la relazione di Luckas Vander Taelen cade al momento giusto: ricordava il nostro arrivo, due anni e mezzo orsono, al Parlamento. Mi rendo conto che nello spazio di due anni e mezzo abbiamo conquistato nell'autunno di quest'anno 2001 l'impegno della Banca europea per gli investimenti, l'equilibrio proposto dalla Commissione per gli aiuti di Stato, il riconoscimento degli aiuti di Stato ed ecco che anche la relazione Vander Taelen ci dice che occorre ormai far circolare i film, dunque arriva al momento giusto. Arriva al punto giusto di tutta una dinamica di sostegno all'industria audiovisiva e alla cultura cinematografica che occorre evidenziare e che mi pare essere un elemento nuovo. Vorrei che se ne prendesse la misura, in quanto parliamo molto di diversità culturale, ma ditemi che cos'è la diversità culturale senza la circolazione delle opere. Se la diversità culturale serve a rafforzare ogni particolarismo all'interno di un particolarismo, non otterremo niente in termini di diversità come l'auspichiamo in questa Europa. La circolazione dei film è dunque essenziale e necessaria. Per dire fino a che punto è importante, vorrei da un lato congratularmi con Luckas Vander Taelen, ma anche deplorare che uno dei suoi emendamenti - e su questo non siamo tutti d'accordo, visto che non è passato alla commissione per la cultura, la gioventù, l’istruzione, i mezzi di informazione e lo sport - che non sia stato adottato il suo emendamento che proponeva misure coercitive per fare circolare i film. Abbiamo dunque ottenuto un accordo sulla fattibilità di un possibile studio di questa circolazione: benissimo, queste le chiamiamo belle parole. Lamento che non sia stata scelta una via più sicura, e in questa relazione vorrei sottolineare altri due elementi: da un lato nell'Europa di oggi ci piace dire che esistono opere europee. Benissimo. Abbiamo alcuni criteri per definire in termini di produzione che cosa è un'opera europea, ma ormai sappiamo che è il patrimonio dell'opera cinematografica che definirà pure e che definisce che cosa sia un'opera europea. Mi rallegro dunque dell'importanza che il relatore ha attribuito alla questione della costituzione del patrimonio. Si sa che la Commissione intende darci una Fondazione europea del patrimonio del cinema. Sappiamo anche che il Consiglio d'Europa ha appena sottolineato l'importanza di questa costituzione del patrimonio. Si sa benissimo che non ne va soltanto della conservazione dei film europei ma, e questo è stato detto da diversi dei miei colleghi, dell'educazione alla diversità dell'opera europea e alla rappresentazione di un'opera europea per le generazioni future. Attribuisco dunque molta importanza a questo patrimonio.
Per concludere, vorrei insistere su un punto importante, ossia su quello delle nuove tecnologie. Le nuove tecnologie sono strumenti di circolazione di molte cose, di informazioni, della conoscenza, e del cinema. Vi sono agevolazioni linguistiche tipiche delle nuove tecnologie che potrebbero costituire un aiuto prezioso per la circolazione dei film europei. Insisto dunque sull'apertura che questa relazione può comportare su quel versante.
L'avevo sottolineato nella mia relazione per parere sul sesto programma quadro che voteremo fra qualche giorno, ma queste nuove tecnologie, la ricerca su queste nuove tecnologie, la digitalizzazione, sono tutte cose che mi sembrano importanti.
Musumeci (UEN). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto vorrei anch'io congratularmi con il relatore per l'ottimo lavoro svolto. Si tratta di un documento che illustra bene le difficoltà che il cinema europeo sta cercando affannosamente di superare da molti anni a questa parte.
Desidero sottolineare brevemente due dei numerosi punti indicati nella proposta di risoluzione, che hanno richiamato la mia attenzione. In primo luogo, concordo pienamente con la richiesta di aumentare i fondi a favore dell'industria cinematografica. In effetti, considerato che il cinema è diventato un elemento importante del nostro patrimonio culturale - da tanti anni ormai, in Europa, c'è più gente che va al cinema piuttosto che nelle librerie - e tenuto conto dell'elevato potenziale dei posti di lavoro che questo settore comporta, non vi è dubbio che un maggiore sostegno finanziario comunitario ne faciliterebbe lo sviluppo. Ed è proprio questo uno dei punti dolenti. Senza incentivi, senza investimenti non c'è crescita, non c'è rilancio, ma non c'è neppure qualità. Per troppo tempo l'Europa è stata invasa da produzioni cinematografiche estranee alla nostra identità culturale, e spesso di dubbio livello qualitativo. Il che non c'entra, naturalmente, col diritto, anzi, col dovere al confronto, col pluralismo delle idee, ma l'Europa deve necessariamente salvaguardare e incentivare il proprio patrimonio cinematografico.
Se si aggiunge, poi, la concorrenza operata negli anni '70 dall'emittenza televisiva, è facile capire perché centinaia, migliaia di sale cinematografiche sono rimaste per tanto tempo chiuse.
In secondo luogo, condivido appieno il punto 18, dove si fa esplicito riferimento ad opere di restauro e di tutela del patrimonio cinematografico europeo. Occorre, infatti, stimolare le istituzioni pubbliche, gli enti locali, le associazioni culturali alla ricerca di vecchi film, cortometraggi, e poi al restauro del materiale filmato, garantendone quindi la custodia e la fruizione al pubblico. In Europa sono pochissime le cineteche degne di questo nome, veramente attrezzate ed efficienti. Spesso soffrono dell'esiguità dei contributi pubblici da parte dei governi degli Stati membri. Ebbene, l'Unione europea non può restare insensibile di fronte a questa ulteriore impellente esigenza, se vogliamo veramente tutelare la memoria e garantire il futuro della decima arte.
Sichrovsky (NI ). - (DE) Signor Presidente, faccio anch'io le mie congratulazioni al relatore per la sua relazione, che dimostra con chiarezza come il successo di un prodotto - nella fattispecie un film - dipenda dalle misure per la promozione della distribuzione, quali il marketing e la pubblicità. Se le ditte di produzione americane riservano il 30 percento del loro bilancio per la commercializzazione, non c'è da meravigliarsi che i prodotti europei abbiano la peggio nella concorrenza diretta per la conquista dei clienti, dato che le ditte europee riservano alla commercializzazione solo il 3-6 percento del bilancio.
I produttori cinematografici europei devono pertanto fare di più per la commercializzazione dei loro prodotti. Noi, in quanto contribuenti, abbiamo anche il diritto di esigerlo. Sarebbe addirittura pensabile legare gli aiuti di Stato per i progetti in materia di audiovisivo agli sforzi dei film-maker volti a raggiungere il loro pubblico. Aumentare solo le sovvenzioni non può essere la soluzione. In passato sono state spese somme troppo ingenti per pellicole che non hanno mai raggiunto il pubblico. L'Austria spende in sussidi al cinema più di 30 milioni di euro all'anno. Se si considera il numero di spettatori, si potrebbe dire che ogni biglietto per un film austriaco è stato sovvenzionato con più di 1000 euro. Non può essere questo l'obiettivo degli aiuti di Stato per la cinematografia.
Echerer (Verts/ALE ). - (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io innanzi tutto tengo, come hanno fatto già gli altri colleghi, a ringraziare il relatore per questa iniziativa, ma anche la commissione cultura, che ha dato ampio appoggio a questa iniziativa del mio collega. Come forse sapete, lo scorso fine settimana è iniziato l'incontro annuale del cinema europeo qui a Strasburgo, che proseguirà anche oggi e domani. Domani nei nostri edifici si terrà l'ultimo panel.
Abbiamo avuto molte discussioni e molti problemi da superare. Qual è il problema, perché non c'è un mercato interno europeo? Per molti problemi, di natura nazionale o in materia di sovvenzioni, ci siamo scontrati sempre sullo stesso punto. La distribuzione non funziona. Abbiamo un mercato interno europeo, ma non si accetta che questa merce, i film, possano davvero circolare. Questo è il grande ostacolo. Nelle sovvenzioni al cinema continuiamo a seguire una logica nazionale, e lo stesso dicasi per il successo di un film. Se un film non ha successo nei cinema nazionali non lo avrà nemmeno a livello internazionale.
Non basterà aumentare solo le sovvenzioni, in questo do ragione all'onorevole Sichrovsky, ma se il paese dal quale ambedue proveniamo aumentasse il livello di sovvenzioni, ciò costituirebbe già un piccolo aiuto per il mercato. Sarebbe sbagliato esigere dai colleghi della produzione che accettino un livello più elevato di rischi. Non ci sono produttori indipendenti. Occorre prima promuovere a livello economico questo mercato, dobbiamo creare un regime di sovvenzioni economiche per questo mercato affinché si possa sviluppare. Una delle richieste più frequenti della commissione cultura sarebbe opportuna anche nel caso in oggetto. Dobbiamo tentare di rendere le sovvenzioni deducibili dalle tasse, indipendentemente che vengano da aziende di grandi o di piccole dimensioni. Appoggeremo la relazione in parola non solo per principio, bensì con piena convinzione.
De Sarnez (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, innanzi tutto desidero ringraziare il nostro collega per l'ottimo lavoro svolto e per lo spirito costruttivo con il quale ha affrontato questa relazione.
In effetti, oggi ci troviamo di fronte a un terribile paradosso: l'Europa produce più film degli Stati Uniti, e spesso di altissima qualità, ma la quota di mercato dei film europei non è mai stata così scarna – 22% - mentre i film americani rappresentano il 73,7% del mercato europeo. Inoltre, i film europei realizzano solamente il 26% dei loro incassi al di fuori del loro paese di produzione. Questi sono i dati.
Questa relazione è valida, in quanto non si accontenta di fare l'analisi della situazione, ma affronta alla radice la debolezza dell'industria cinematografica europea, ossia essenzialmente la sua capacità di sviluppo e distribuzione.
In effetti, per rendere più competitiva l'industria cinematografica europea, il relatore avanza alcune proposte molto concrete che mi sembrano eccellenti. Ovviamente, e sono d'accordo con lui, occorre elaborare d'urgenza un piano pluriennale di grande portata per migliorare la competitività dell'industria cinematografica europea e rafforzare le strutture transnazionali di distribuzione dei film europei. Occorre sviluppare la ricerca sulle tecniche digitali di distribuzione e proiezione dei film, occorre favorire la creazione di una Fondazione europea sul patrimonio e condurre uno studio di fattibilità sull'interconnessione dei fondi di sostegno degli Stati membri per aumentare la capacità delle fonti di finanziamento.
Ovviamente, nel quadro della revisione della direttiva "televisione senza frontiere", bisognerà prevedere per la televisione alcune quote di investimento applicabili all'industria cinematografica europea, nonché un obbligo di promozione e diffusione dei film europei. Dovrebbe anche essere l'occasione per gli Stati membri che non ne usufruiscono ancora di riflettere su vantaggi fiscali adeguati.
Auspico dunque che la Commissione, ma anche il Consiglio, comprendano le poste in gioco che abbiamo davanti a noi e agiscano di conseguenza.
In effetti oggi parliamo non soltanto di una posta in gioco di notevole portata sul piano economico, ma anche di ciò che è costitutivo dell’Unione europea, ossia la cultura, la creazione e l'identità. Ecco perché c'è veramente urgenza.
Gargani (PPE-DE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io, in questa sede, voglio esprimere compiacimento perché la commissione che ho l'onore di presiedere ha votato all'unanimità - e giustamente - la relazione puntuale e approfondita del relatore Vander Taelen.
Sottolineo qui, trascurando gli aspetti che sono già stati oggetto di dibattito e che il relatore ha evidenziato, torno a dire, con puntualità, che c'è un problema culturale e un problema organizzativo. I problemi sono complementari tra di loro. Io ritengo che è talmente importante questo provvedimento che la commissione offre e quello che farà l'Aula domani, che credo che il Commissario debba riflettere e fare appunto una serie di proposte e portare avanti una serie di iniziative.
Per poter costruire l'Europa, noi abbiamo detto e ripetiamo che c'è bisogno di un fatto culturale importante, e il cinema è un aspetto importante e fondamentale dell'informazione e della specificazione della diversità culturale al tempo stesso, della possibilità di poter propagandare il messaggio del cinema a tutti gli Stati. Non c'è solo bisogno di un fatto organizzativo. Quello è importante, e credo che la relazione ponga senz'altro dei problemi fondamentali seguendo i quali possiamo raggiungere un livello di organizzazione, di investimento, maggiore rispetto al passato.
Quello che l'onorevole Sanders-ten Holte ha detto poco fa è importante. Se c'è una maggiore produzione del cinema europeo, ci dev'essere contemporaneamente una possibilità di distribuzione. Ecco perché l'un problema è complementare all'altro, e quindi sta a noi, dipende da noi, soprattutto dal Parlamento, ma dalla Commissione in particolare e dal Consiglio, ottenere questo risultato. Noi non possiamo fare niente sul piano del forzare una situazione organizzativa. Quando discuteremo della televisione senza frontiere, allora porremo delle prerogative e delle specificità; obbligheremo a distribuire, ad approfondire e ad organizzare il cinema europeo, ma dobbiamo essere convinti che, sul piano culturale, dobbiamo dare una grande indicazione perché il cinema possa essere di tutti i paesi europei.
Vitorino,Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, la collega Viviane Reding non può raggiungerci per questa discussione perché è trattenuta a Bruxelles per la riunione del Consiglio dei ministri dello sport, ma mi ha chiesto di porgere i suoi ringraziamenti all’onorevole Vander Taelen per l'ottima qualità della sua relazione.
Questa iniziativa indica che il Parlamento europeo è perfettamente conscio dell'importanza strategica, sia economica che culturale, del settore del cinema europeo, ma anche degli handicap che frenano la circolazione dei film e delle altre opere audiovisive nel mercato unico e nei paesi candidati, come hanno sottolineato vari oratori.
La Commissione europea, che condivide pienamente gli obiettivi della relazione, si congratula della sua adozione e si rallegra anche della convergenza di vedute fra le nostre due Istituzioni quanto all'esigenza di condurre una politica europea ambiziosa per rendere più competitiva l'industria audiovisiva europea. Diverse iniziative recenti della Commissione in questo ambito testimoniano altresì questa comune impostazione.
Come ben sapete, la recente comunicazione della Commissione relativa a determinati aspetti giuridici legati alle opere cinematografiche e alle opere audiovisive, che la collega Viviane Reding ha presentato al Consiglio il 5 novembre scorso, affronta gli aspetti della circolazione delle opere del cinema elettronico, della fiscalità applicata al settore, della tutela del patrimonio audiovisivo europeo, della classificazione delle opere e di altri problemi riguardanti la circolazione dei film e di altre opere audiovisive. L'attuazione delle azioni previste dalla comunicazione, abbinata all'applicazione del programma Media Plus 2001-2005 e all'iniziativa comune della Commissione e della Banca europea per gli investimenti, i2i Audiovisuel, dovrebbe contribuire a migliorare sensibilmente la situazione del cinema europeo.
Se me lo consente, signor Presidente, vorrei riprendere alcuni punti della proposta di risoluzione all'esame. Trattandosi di misure in corso di realizzazione, la proposta di risoluzione, al punto numero 2, esorta la Commissione a condurre una politica comunitaria coerente in materia di cinema, soprattutto per quanto concerne l'applicazione della politica della concorrenza. La comunicazione suddetta apporta una maggiore certezza del diritto al settore del cinema precisando, nel quadro di un'impostazione costruttiva e positiva, i criteri adottati dalla Commissione durante l'esame dei regimi nazionali di sostegno al cinema a titolo delle regole sugli aiuti di Stato del Trattato. A tutt'oggi, tutti i sistemi nazionali passati al vaglio su questa base sono stati accettati dalla Commissione.
Al punto 5, la proposta di risoluzione invita la Commissione, nel quadro dell'attuazione del programma Media Plus, a porre l'accento sulla rete di sale Europa Cinema; al punto 6 invita a sostenere l'iniziativa Shooting stars dell'organizzazione European film production.
I progetti citati presentano un innegabile valore e da diversi anni usufruiscono a questo titolo di un sostegno comunitario nel quadro del programma Media. Tuttavia, occorre precisare che le azioni del programma Media sono al centro di inviti a presentare proposte e rispondono al principio della messa in concorrenza e della selezione dei progetti in base a una procedura trasparente.
La proposta di risoluzione, al punto 7, invita la Commissione, in occasione della revisione della direttiva, a interrogarsi sull'utilità, e la possibilità pratica, di imporre nuove quote alle emittenti radio. La Commissione ha lanciato fin d'ora in applicazione dell'articolo 25 della direttiva, uno studio indipendente volto a valutare l'impatto delle misure riguardanti la promozione della produzione e della distribuzione dei programmi televisivi europei. Questo studio valuterà nella fattispecie l'efficacia delle quote della direttiva rispetto ad altre misure di sostegno. D'altro canto, all'inizio del 2002 la Commissione procederà a una consultazione pubblica sull'argomento e inviterà tutte le parti in causa a trasmetterle commenti scritti. I risultati dei vari studi e della consultazione pubblica costituiranno apporti importanti alla comunicazione sul riesame della direttiva e le eventuali proposte di emendamento che la Commissione intende sottoporre al Consiglio e al Parlamento europeo verso la fine del 2002.
La proposta di risoluzione, al punto 33, invita la Commissione a prevedere l'introduzione di un regolamento europeo specifico per stimolare lo sviluppo del cinema nei paesi candidati all'adesione all'Unione. Questa preoccupazione essenziale figura nel quadro dell'azione esterna della politica audiovisiva europea a titolo dell'allargamento. I paesi candidati sono così tenuti a riprendere l'acquis comunitario in materia audiovisiva. Sostanzialmente si tratta, come sapete, della direttiva "televisione senza frontiere". D'altro canto, vi è per loro la possibilità di partecipare al programma Media non appena avranno raggiunto un grado sostanziale di allineamento sull'acquis comunitario. Inoltre, a nove paesi candidati è stata proposta l'apertura del programma Media Plus. L'obiettivo è di garantire la partecipazione di questi paesi fin dall'inizio del 2002.
La proposta di risoluzione, al punto 26, invita la Commissione a condurre uno studio di fattibilità sull'interconnessione dei fondi di sostegno automatico degli Stati membri e delle regioni. Vale la pena di ricordare che è già stata effettuata una valutazione nel 1998 a Birmingham a cura del Club dei produttori europei. Il gruppo di lavoro cui sono stati associati i servizi della Commissione era giunto alla seguente conclusione: il meccanismo proposto escluderebbe in pratica diversi Stati membri che non hanno un sistema di sostegno automatico alla produzione. La conseguenza di ciò sarebbe quella di drenare i fondi di sostegno automatico dei paesi più piccoli verso i paesi più efficienti in termini commerciali, ossia i grandi paesi produttori.
La proposta di risoluzione, al punto 27, invita la Commissione a effettuare uno studio di fattibilità sulla costituzione di un fondo europeo di promozione. La decisione del Consiglio 2000/821/CE che istituisce il programma Media Plus prevede già, nella parte promozione, il sostegno delle attività promozionali a favore della creazione europea, ossia l'8% del bilancio.
Infine, la Commissione accoglie favorevolmente l'emendamento presentato in Plenaria dal relatore, volto a prevedere la creazione di un'agenzia esecutiva e informerà il relatore e il Parlamento della sua proposta in materia.
Ecco, signor Presidente, onorevoli deputati, i commenti della Commissione in merito alla relazione dell'onorevole Vander Taelen, che ringrazio ancora una volta.
Presidente. – Grazie, signor Commissario.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, alle 12.00.
11. Protezione degli animali durante il trasporto
Presidente. - L’ordine del giorno reca la relazione (A5-0347/2001), presentata dall’onorevole Maat a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla relazione della Commissione sull'esperienza acquisita dagli Stati membri nell'attuazione della direttiva 95/29/CE del Consiglio che modifica la direttiva 91/628/CEE relativa alla protezione degli animali durante il trasporto.
Maat (PPE-DE), relatore.- (NL) Signor Presidente, do il benvenuto al Commissario Byrne, che in questa materia può svolgere un ruolo importante. C'è molto da dire sull'attuazione della direttiva 95/29/CE e sul trasporto di animali. La mancanza di controlli adeguati, i trasportatori che a volte non rispettano le norme e le situazioni biasimevoli delle esportazioni di bestiame da macello al di fuori dell'UE generano molte emozioni. Oltre a ciò, il trasporto illimitato di bestiame da macello attraverso l'Unione europea ha contribuito in modo massiccio alla propagazione di epizoozie quali l'afta epizootica e la peste suina. E' sorprendente che le conseguenze vengano sopportate quasi interamente dagli allevatori. Le situazioni vergognose durante il trasporto e il propagarsi di epizoozie hanno conseguenze dirette per l'immagine e spesso per il reddito degli allevatori, mentre questi non hanno in alcun modo contribuito alle cause. Pertanto, se si vogliono prevenire epizoozie quali l'afta epizootica e la peste suina, se abbiamo comprensione per la difficile posizione degli allevatori in Europa e se ci sta a cuore il benessere animale non possiamo tollerare di far finta di non vedere e non possiamo tollerare queste regole vaghe per il trasporto di animali. Che il Parlamento abbia deciso in questo momento di presentare una proposta di iniziativa per rendere più severe le suddette direttive è un forte segnale politico al Consiglio e alla Commissione. Il mese prossimo il Consiglio organizzerà una conferenza sulla politica europea in materia di vaccinazioni e con la presente relazione si avanza una prima proposta per una efficace prevenzione delle epizoozie trasmissibili. Oltre a ciò la Commissione a breve presenterà proposte per un ulteriore irrigidimento delle norme relative al trasporto di animali.
Dalla relazione trapela anche una grande insoddisfazione del Parlamento sull'attuazione dell'attuale normativa da parte degli Stati membri e sulle ridotte possibilità della Commissione di denunciare gli Stati che non rispettano la normativa. Signor Presidente, la presente relazione intende soprattutto indicare le grandi linee che una buona normativa per il trasporto di animali dovrebbe soddisfare. Innanzitutto i controlli sul trasporto di animali nell'Unione europea devono essere organizzati a livello europeo, con il ricorso alle seguenti misure. Primo, la nomina di 15 ispettori dell'UE tenuti a riferire annualmente al Consiglio, alla Commissione e anche al Parlamento europeo, oltre che ai parlamenti nazionali. Il secondo punto sono le disposizioni adeguate in materia di sanzioni, sia pecuniarie che in materia di licenze. Il terzo punto riguarda l'introduzione di un adeguato sistema di licenze a livello europeo per i trasportatori di animali.
Riguardo alla durata del trasporto desidero sottolineare i seguenti punti. Per il bestiame da macello e da ingrasso proponiamo di limitare la durata del trasporto a quattro ore o a 250 km, con una possibile estensione a otto ore purché il trasportatore sia in possesso di una licenza e gli animali possano stare sdraiati e dispongano di acqua fresca. Per gli animali da riproduzione e per quelli destinati allo sport proponiamo una durata di due volte 24 ore se il trasporto è eseguito da trasportatori specializzati e a patto che gli animali dispongano di acqua fresca e foraggio.
Riguardo alle possibili deroghe, signor Presidente, voglio attirare la vostra attenzione su due problemi. Per le aree dove non ci sono macelli o dove ce ne sono pochi, la Commissione può concedere un'esenzione fino a un aumento massimo del 50 percento delle suddette distanze e durate. Per le isole piccole, ma anche per l'Irlanda, e pongo l'accento su questo paese, per il trasporto per nave si applica una norma specifica. Per il resto le suddette regioni vengono colpite in modo sproporzionato dalla severa legislazione europea in materia di sicurezza alimentare e pertanto propongo di destinare a queste regioni Fondi strutturali per investimenti in macelli piccoli e semi-mobili.
Le restituzioni alle esportazioni per le esportazioni di bestiame da macello vivo vanno eliminate quanto prima, ma ciò non è possibile senza avviare una discussione a livello internazionale sul trasporto di bestiame da macello vivo e senza che questo tema venga messo all'ordine del giorno.
Rispetto agli emendamenti ancora quanto segue. Insieme al gruppo liberale e al gruppo socialista ho presentato tre emendamenti per aumentare l'attuabilità pratica della relazione. Mi riferisco agli emendamenti nn. 4, 5 e 6, che riguardano fra l'altro la temperatura, ma anche altri aspetti pratici. Ringrazio i colleghi Heinz Kindermann e Neil Busk pur la collaborazione molto costruttiva. La relazione a mio avviso potrebbe anche chiamarsi relazione Maat-Busk-Kindermann. Presumo che il gruppo liberale ritiri l'emendamento n. 3, dato che è identico all'emendamento congiunto di PPE-DE, PSE e ELDR.
Signor Presidente, dobbiamo porre fine alla politica di tolleranza e all'atmosfera di libertà/contentezza circa il trasporto di animali. Letteralmente milioni di animali negli ultimi quattro anni sono stati uccisi e distrutti nell'UE a causa della diffusione esplosiva di epizoozie, ad esempio l'afta epizootica e la peste suina. Le situazioni biasimevoli relative al trasporto di animali e le immagini scioccanti di tali pratiche sono una denuncia contro la cultura europea, nella quale una grossa parte è costituita dalla cura per gli animali e per la campagna. La cosa triste è che in tutti i casi è l'allevatore a pagare lo scotto in un periodo in cui i prezzi della carne hanno un livello inaccettabilmente basso e i prezzi per i consumatori restano a livelli elevati. La Commissione e il Consiglio devono entrare in azione, è l'ora di dare la precedenza alla qualità del nostro bestiame e delle nostre campagne.
McKenna (Verts/ALE), relatore per parere della commissione per l'ambiente, la salute pubblica e la politica dei consumatori. - (EN) Signor Presidente, in nome della commissione ambiente esprimo il nostro apprezzamento per l'eccellente relazione dell'onorevole Maat. La relazione in esame non si spinge fino a dove la nostra commissione avrebbe auspicato, in particolare in relazione alla durata del viaggio. La commissione ambiente avrebbe preferito quattro ore. Tuttavia, se il limite delle otto ore fosse rispettato si tratterebbe di un progresso davvero positivo in termini di benessere degli animali. Questa è la prima relazione realistica in materia di benessere degli animali, l'onorevole Maat ha svolto un lavoro eccellente e me ne congratulo con lui. Il mio gruppo sostiene la relazione.
A prescindere dalla portata limitata della relazione a causa del criterio delle otto ore, il paragrafo 1 è estremamente importante. La durata massima di un viaggio fissata ad otto ore per animali da macello o da ingrasso andrebbe accolta con favore perché gli animali fino ad oggi sono stati trasportati percorrendo lunghe distanze per periodi lunghi in condizioni assolutamente inaccettabili. Un altro paragrafo importante è il paragrafo 20, che chiede di porre fine al pagamento delle restituzioni all'esportazione verso paesi terzi di animali vivi da macello. Una decisione, questa, attesa da tempo: la gran maggioranza dei contribuenti europei sono contrari all'idea che le loro tasse siano utilizzate per finanziare cose su cui nutrono obiezioni di principio.
Spetta alla Commissione garantire che gli Stati membri rispettino tali regole. La Commissione deve avviare azioni molto severe nei confronti degli Stati membri inadempienti: essi devono essere portati di fronte alla Corte e multati.
In relazione alla minore esigenza di trasporti su lunghe distanze, ciò è estremamente importante per promuovere i macelli locali e anche il commercio di carne. In termini economici è molto più logico commerciare carne piuttosto che animali vivi, perché così si crea occupazione nell'Unione europea. Idem dicasi per l'Irlanda: sarebbe molto più vantaggioso esportare carne che animali vivi.
Keppelhoff-Wiechert (PPE-DE ). - (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anch'io ringrazio in primo luogo l'onorevole Maat. Ha lavorato al tema con estremo realismo, dato che a mio parere dopo molti anni di discussione sui trasporti di animali farsi trascinare dai sentimenti non serve più a niente. Quando si parla di trasporti nessuno pensa al gattino nel bagaglio a mano a bordo dell'aereo o al canino al guinzaglio sul treno Intercity e sicuramente non si parla del cavallo da corsa nel veicolo speciale in autostrada. No, nella relazione Maat si parla del benessere degli animali da macello durante il trasporto.
Io sono membro di questo Parlamento già da molto tempo, e pertanto posso dire al signor Commissario: sulla carta il tema lo stiamo sviluppando da anni, e abbiamo sempre compiuto progressi. Tuttavia rimaniamo tutti sempre scioccati dalla rarità dei controlli che spesso portano alla luce situazioni insostenibili. Non solo gli animalisti, bensì anche gli allevatori e i consumatori desiderano condizioni di trasporto migliori. Negli emendamenti contenuti nella relazione noi chiediamo personale specializzato, veicoli adeguati dotati di superfici sufficienti perché il bestiame possa stare sdraiato, aerazione, acqua e foraggio e un limite di otto ore per la durata dei trasporti di animali da macello.
A mio parere la proposta di abolire le restituzioni alle esportazioni per gli animali vivi è decisiva e anche particolarmente valida. C'è chi si oppone e afferma che sarebbe una distorsione del mercato. Si adduce addirittura l'argomentazione dei macelli. Mi viene da sorridere, perché è possibile già adesso nell'UE. Sarebbe meglio trasportare la carne.
Signor Commissario, il punto più debole dell'essere umano è spesso il portafogli. Più ispezioni, più controlli, sanzioni punitive e il ritiro della licenza in caso di violazione permetterebbero di ottenere miglioramenti più efficaci per noi tutti.
Kindermann (PSE ). - (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la relazione della Commissione sui trasporti di animali di cui discutiamo stasera ha confermato quanto abbiamo sempre visto in televisione: il trattamento brutale riservato agli animali, il mancato rispetto dei limiti ai tempi di guida, veicoli sovraccarichi e innumerevoli altre violazioni delle disposizioni vigenti in materia di trasporti di animali - fenomeni non certo rari. Questa situazione non è più sostenibile, l'opinione pubblica europea ha ragione quando esige un rapido intervento in questa materia.
Tuttavia devo anche dire senza mezzi termini che anche le attuali norme in materia di trasporti di animali se applicate correttamente garantiscono già oggi un elevato livello di protezione degli animali. Il problema di fondo, come del resto sottolinea anche la Commissione nella sua relazione, è che gran parte degli Stati membri applica in modo molto insoddisfacente le disposizioni vigenti. Accanto al problema del recepimento della direttiva nella legislazione nazionale, il problema è la mancanza di controlli da parte degli Stati membri e le sanzioni troppo poco punitive comminate nel caso di violazioni. La critica principale in questa problematica va quindi rivolta agli Stati membri. A mio parere occorrerebbe ripensare radicalmente la politica di controllo della Comunità, dato che problemi simili si riscontrano anche in altri settori dei controlli veterinari.
Tuttavia desidero soffermarmi su altri due punti. L'abolizione delle restituzioni alle esportazioni per gli animali da macello, contenuta nella risoluzione in oggetto, è già stata decisa dal Parlamento nell'ambito della procedura di Bilancio 2002 ed è da lunga data che i socialdemocratici la richiedono. In passato il Parlamento ha già ottenuto che per il pagamento delle restituzioni alle esportazioni si privilegiassero finanziariamente le esportazioni di carne rispetto a quelle di animali da macello, per togliere se non altro lo stimolo economico a queste ultime. Così attualmente per gli animali vivi le restituzioni alle esportazioni ammontano a solo circa la metà di quelle per la carne. Ma anche questo non basta, e pertanto le restituzioni alle esportazioni per gli animali da macello dovrebbero essere ridotte a zero.
Nel progetto di risoluzione si chiede anche un tempo massimo di trasporto di otto ore per gli animali da macello, anche questa una vecchia rivendicazione del gruppo socialdemocratico. La durata massima generale in futuro andrebbe abolita, e inoltre si è tenuto conto soprattutto anche della situazione delle regioni remote e delle isole. Anche qui ci dovrebbe essere un numero limitato di deroghe per la durata massima dei trasporti, cosa che accogliamo con estremo favore.
Per concludere desidero ringraziare l'onorevole Maat a nome del gruppo socialdemocratico per la collaborazione costruttiva e penso che continueremo a lavorare in questo modo anche in futuro.
Busk (ELDR). - (DA) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto ringraziare l’onorevole Maat per l’ottima cooperazione di cui ci siamo giovati nel contesto del lavoro sulla relazione in esame. Insieme al collega, onorevole Kinderman, tra gli altri, abbiamo elaborato una serie di emendamenti e a mio avviso la relazione che ne risulta è davvero eccellente. Desidero altresì ringraziare la Commissione, che senza segreti, ha chiaramente illustrato come gli Stati membri hanno attuato, o per meglio dire, non hanno affatto attuato le tante decisioni adottate nel 1991 e nel 1995. E’ davvero impressionante vedere che i ministri europei si riuniscono e adottano importanti decisioni comuni su argomenti tanto importanti quanto il benessere degli animali e il trasporto degli animali in condizioni adeguate, per poi rientrare ciascuno nel proprio paese e dimenticare completamente quanto hanno contribuito a decidere, senza recepire alcuna delle decisioni nella legislazione nazionale.
Avremmo potuto tranquillamente fare a meno delle tante immagini terribili trasmesse dalla televisione e delle tante situazioni terribili che hanno coinvolto animali in preda a sofferenze, di cui invece siamo stati testimoni. Camion aperti e al loro interno animali morti mentre altri animali ne calpestano le carcasse. E’ assolutamente inaccettabile e occorre porvi fine. E’ quindi giunto il momento di rompere con le vecchie tradizioni dell’Unione europea di trasportare animali da Nord a Sud e da Est a Ovest; non ve ne è alcun motivo. Gli animali non se ne avvantaggiano e pertanto occorre sollecitare che la macellazione degli animali avvenga nei mattatoi più vicini. E’ chiaro, ovviamente, che è anche necessario trasportare animali d’allevamento da regioni che hanno un buon patrimonio zootecnico a regioni che hanno bisogno di rinnovare il proprio patrimonio zootecnico. Per tale motivo sono ansioso che la Commissione proponga disposizioni comuni sul trasporto degli animali e ripeto: non si dovrà trattare di norme de minimis, bensì di disposizioni comuni per il trasporto degli animali.
Wyn (Verts/ALE). - (EN) Signor Presidente, accolgo favorevolmente la relazione e desidero ringraziare il relatore per l'eccellente lavoro. Tuttavia, desidero innanzi tutto sottolineare la mia preoccupazione perché la discussione in corso non ha preso atto sistematicamente della mancata applicazione da parte di numerosi Stati membri della legislazione comunitaria vigente in materia. L'ultima relazione della Commissione, unitamente a numerosi rapporti di missione, mette in evidenza le gravi negligenze di alcuni paesi in materia di benessere degli animali. La Commissione deve mostrare una volontà decisamente maggiore di avviare le procedure di infrazione nei confronti degli Stati membri che non applicano correttamente la direttiva.
In merito alla durata del trasporto, spero che la Commissione recepirà le raccomandazioni dei suoi comitati consultivi scientifici e proponga limiti attuabili che consentano alle imprese di operare efficacemente pur nel rispetto di elevati standard per il benessere degli animali. E’ mia intenzione sostenere il limite delle 8 ore o 500 chilometri e sono decisamente favorevole alla posizione che invita a prendere in considerazione anche le condizioni climatiche di ogni Stato membro. Comunque, laddove siffatti limiti temporali per il viaggio dovessero rivelarsi non realistici, si potrebbe concedere una deroga temporanea al limite massimo di 8 ore di viaggio se non vi sono macelli in un raggio di 500 chilometri. Penso in particolare, per quanto riguarda il Regno Unito, alle isole occidentali della Scozia e ad altre zone dell’Unione europea che si trovano in una posizione sfavorevole. Anche se fissare un limite alla durata del viaggio è un importante passo avanti, anche il trattamento degli animali durante il percorso, la ventilazione dei veicoli, la densità eccessiva di animali e la definizione di criteri di spazio e temperatura durante il trasporto sono altrettanto importanti.
La recente crisi di afta epizootica ha dimostrato a sufficienza che l'inutile trasporto degli animali su lunghe distanze è un fattore che favorisce il contagio rapido di tale zoonosi. Sono ansioso di ricevere il piano di misure della Commissione previsto per il 1 gennaio 2003, la cui finalità è la regionalizzazione delle catene di produzione di carne, in modo da limitare in futuro i trasporti su lunghe distanze di animali vivi.
Fiebiger (GUE/NGL ). - (DE) Signor Presidente, la relazione sulla protezione degli animali durante il trasporto ha suscitato un grande interesse da parte dell'opinione pubblica. Diverse associazioni, ma soprattutto anche i cittadini hanno seguito con grande interesse le contromisure adottate dal Parlamento europeo per vietare situazioni insostenibili durante il trasporto.
Oggetto della relazione è impedire, ricorrendo alla legislazione, che gli animali vengano messi in pericolo e che alla fine muoiano di una morte terribile durante il trasporto. Tuttavia si renderà necessario non lasciare niente al caso e negoziare duramente sulle disposizioni da adottare. Le aspettative sociali sono un elemento decisivo per le particolarità del modello agrario europeo.
La crisi della BSE e le conseguenze della distruzione di animali a causa dell'afta epizootica hanno messo in dubbio tutto ciò che di positivo era stato raggiunto finora. Secondo le stime 250 milioni di capi di bestiame vengono trasportati ogni anno attraverso l'Unione. Da anni tutti gli interessati litigano sull'assurdità di questi trasporti o sulla loro necessità. Il regolamento di base in vigore contiene già svariate disposizioni pratiche e giuridiche per il trasporto di animali. Evidentemente le autorità nazionali degli Stati membri non agiscono sempre nello stesso modo, il che dimostra quanto sia debole nella realtà la clausola relativa alla protezione degli animali. In questo settore si dà prova di mancanza di serietà, di trasparenza e di equità. Se ad esempio in Polonia si catturano lepri selvatiche con le trappole e le si trasportano poi nell'UE con l'ausilio di container non atti al trasporto di animali affinché i cacciatori possano praticare il loro passatempo, tutto ciò non ha più niente a che fare con lo sport e certo nemmeno con la protezione degli animali. Sarei lieto se il signor Commissario mi potesse dire se ho torto.
Proprio nella fase dei negoziati sull'ampliamento questa situazione costituisce una cattiva ipoteca per un'agricoltura corretta quale base per la protezione dell'ambiente e della biodiversità. La presente relazione punta in questo senso sulla cooperazione piuttosto che sullo scontro fra agricoltura e protezione degli animali.
van Dam (EDD). - (NL) Signor Presidente, il trasporto di bestiame è stato messo in cattiva luce dalle innumerevoli violazioni commesse dai trasportatori e che dimostrano che oltre alle norme stesse occorre dedicare ulteriore attenzione ai controlli sul rispetto delle stesse. L'anno scorso abbiamo vissuto sulla nostra pelle un altro effetto disastroso del trasporto di animali, la diffusione di epizoozie. Un famigerato trasporto di vitelli attraverso diversi Stati membri, nel mio paese ha provocato la morte di 265.000 animali. Una delle conclusioni che dobbiamo trarre dalla crisi dell'afta epizootica è che l'agricoltura deve concentrarsi sulla regionalizzazione della produzione e dobbiamo porre fine al trasporto di animali vivi. In vista di ciò appoggio con entusiasmo la relazione dell'onorevole Maat. Trovo tuttavia incomprensibile che nei suoi emendamenti voglia depennare la temperatura minima e massima nei camion per il trasporto di animali tramite la falsa argomentazione che basta un impianto di ventilazione meccanica. Gli animalisti non saranno certo d'accordo. I miei emendamenti vogliono raggiungere lo stesso obiettivo, ma mantengono i requisiti in fatto di temperatura.
Appoggio l'appello all'abolizione delle restituzioni alle esportazioni di animali da macello. L'aggiramento delle norme europee per il trasporto e la macellazione portando gli animali ad essere macellati al di fuori dell'Unione in condizioni vietate in Europa non rende giustizia agli agricoltori europei. La Commissione vuole indurre gli agricoltori a produrre prodotti di qualità. Il benessere degli animali è parte integrante di tale qualità che va dalla stalla al nostro piatto.
Ayuso González (PPE-DE). – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, questa è una relazione su un documento della Commissione relativo all’applicazione della direttiva sulla protezione degli animali durante il trasporto.
Ancora una volta, signor Commissario, in questo Parlamento cadiamo nella tentazione di dire alla Commissione che cosa debba proporci, quale debba essere il contenuto delle prossime proposte di direttiva che avanzerà, e per giunta in modo talmente dettagliato che quasi le abbiamo già svolto il lavoro. Il relatore Maat ha svolto un lavoro imponente. Confido che la Commissione e il Consiglio ne terranno conto. Gli animali devono essere trasportati in condizioni ragionevolmente buone e la legislazione deve dare norme perché così avvenga, mentre le autorità debbono garantirne l’osservanza.
Ciò detto, tengo a fare due riflessioni. Primo, le condizioni devono essere le stesse sia per i trasporti lunghi, sia per quelli brevi. Il trasporto su lunghe distanze non va demonizzato, perché ciò, in un mercato unico, significherebbe distorsione della concorrenza. Secondo, le condizioni di trasporto devono essere le stesse per tutti gli animali trasportati, a prescindere dal fatto che siano diretti al mattatoio o che si tratti di animali destinati alla riproduzione in un luogo più o meno lontano da quello di origine, o che viaggino per partecipare a un concorso. Tutti argomenti che la relazione non considera, e che io, signor Commissario, vorrei vedere ripresi nelle prossime proposte della Commissione.
D’altro canto, elogio e ringrazio il relatore per avere presentato, a nome del mio gruppo, un emendamento teso a sopprimere le allusioni alle temperature. Non ha senso parlare di temperature senza ricollegarle al tasso di umidità relativa. Inoltre, dalla Lapponia alle Canarie l’Europa è immensa e molto varia in fatto di clima, densità di popolazione e condizioni socioeconomiche.
Desidero infine richiamare l’attenzione sul ruolo dei trasporti nel propagarsi delle epizoozie. Ciò non ha nulla a che vedere con la durata del viaggio, mentre dovremmo essere inflessibili sulle norme e sulla loro osservanza. Per esempio, la peste suina classica rilevata in Spagna nel 1997 è stata causata da alcuni lattonzoli giunti dall’Olanda. Eventualità che può e deve essere evitata.
Paulsen (ELDR).(SV) Signor Presidente, la relazione Maat è eccellente e ricapitola la giusta, vibrata critica da rivolgere anzitutto al Consiglio e agli Stati membri. Per un continente colto e civilizzato come l’Europa è semplicemente vergognoso che gli animali siano trattati nel modo in cui li trattiamo. Inoltre, nessuno mi può convincere del fatto che ciò sia inevitabile sul piano economico. Anzi, forse economicamente è una follia.
Anzitutto desidero affrontare il paragrafo 14. Se un guidatore si mette al volante in stato di ebbrezza, la patente gli viene ritirata immediatamente. Ma allora com’è possibile che un camionista giunga a destinazione con animali morti nel viaggio e si tenga sia la licenza, che la patente di guida? E’ un’assurdità!
Il paragrafo 20 riguarda l’abolizione delle restituzioni all’esportazione di animali vivi. Ecco un primo, piccolo passo che l’Unione può certamente compiere.
Echerer (Verts/ALE ). - (DE) Signor Presidente, onorevole Maat, la sua relazione è un importante strumento per sviluppare un approccio globale nella politica agricola e ambientale e per potenziare le attività a livello locale. La sua relazione merita tutto il nostro sostegno, dato che non scende a compromessi a discapito del benessere degli animali e mette con forza in luce ancora una volta le carenze che sono note già da molto tempo. Da quando in Plenaria abbiamo votato a favore dello stralcio del bilancio per il regolamento relativo alle restituzioni alle esportazioni sono sorte particolari aspettative in relazione al testo in oggetto. Il fatto che tale punto sia stato approvato lascia naturalmente anche sperare che tutta la relazione Maat venga approvata, soprattutto considerato che con il suo tramite sono stati posti in particolare risalto gli errori commessi finora nella politica relativa al trasporto di animali.
Avrei voluto fare qualche altra considerazione ma non ne ho il tempo. Forse prima di concludere ancora un'osservazione. I controlli e le supervisioni vanno migliorati, gli importi delle sanzioni amministrative armonizzati e portati ad un livello che funga da deterrente per le aziende di trasporto di animali. Lo stesso dovrebbe valere per le sanzioni comminate agli Stati membri. Conosciamo tutti i problemi, l'opinione pubblica europea ha ragione a criticare aspramente le Istituzioni europee e i quindici governi. La relazione in parola merita la nostra approvazione proprio anche alla luce dell'ampliamento.
Cari colleghi del Consiglio e della Commissione, è arrivato il momento di agire!
Seppänen (GUE/NGL). – (FI) Signor Presidente, in tutta l'Europa l'opinione pubblica esige che sia posta subito fine ai maltrattamenti inferti agli animali durante il trasporto. Tale è un fatto incontestabile. L'Unione europea dispone dei mezzi, ma manca della volontà per ridurre i problemi. Esistono direttive il cui obiettivo è quello di migliorare le condizioni degli animali durante il trasporto, ma la cui applicazione non viene sorvegliata.
La relazione dell'onorevole Maat riconosce tale situazione e sostiene che le direttive sul trasporto non vengono rispettate. Essa mette in luce i problemi imputabili ai tempi di trasporto e di riposo diversi degli autotrasportatori e degli animali trasportati, dedicando un'attenzione particolare all'esportazione di animali vivi verso paesi terzi per raggiungere i quali le distanze da coprire sono naturalmente sempre le più lunghe. Il documento ricorda che il trasporto è all'origine dell'esplosiva diffusione delle malattie animali contagiose ed esige che a partire dal prossimo anno la Commissione cessi di pagare le restituzioni all'esportazione di animali da macello. Si tratta della richiesta più radicale.
A tali richieste, che saranno sottoposte al Parlamento per parere, la Commissione deve rispondere in modo tale che anche nel caso degli animali da macello l'Unione europea ottemperi alle esigenze etiche sul rispetto della vita.
Doyle (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, l'Irlanda è impegnata a lavorare con tutti gli Stati membri e gli organismi internazionali per raggiungere standard più elevati per il benessere degli animali. In ragione della nostra posizione periferica e del nostro status insulare - come lo stesso onorevole Maat ha riconosciuto e gliene sono grato - non abbiamo alternative realistiche all'esportazione del nostro bestiame vivo via nave e dobbiamo trovare mercati di esportazione per nove animali su dieci prodotti nei nostri allevamenti.
Pur essendo assolutamente a favore del principio generale secondo cui gli animali andrebbero macellati il più possibile vicino al luogo di produzione, la realtà è che molti mercati di esportazione disponibili chiedono animali vivi e non prodotti trasformati e per il prossimo futuro il buon funzionamento del nostro mercato implicherà un equilibrio tra commercio di carne e di animali vivi.
Ai sensi del regolamento n. 615/98 tutti i pagamenti delle restituzioni all'esportazione sono soggetti al rispetto di severe norme relative al benessere degli animali durante il trasporto, incluso l'esame clinico completo di ogni capo di bestiame. Tali disposizioni devono essere sorvegliate ed applicate pienamente. L'incidente occorso questa estate tra Germania e Libano, e che coinvolgeva animali vivi, è il risultato dell'inesperienza delle autorità tedesche che raramente importano animali vivi e non avevano un accordo veterinario precedente con i libanesi. Da casi difficili nasce una cattiva legislazione. Non condivido l'opinione del Ministro tedesco dell'agricoltura secondo cui le restituzioni all'esportazione di animali vivi ormai non sarebbero più giustificate. Se l'Europa non ottempera ai requisiti dei paesi terzi questi cercheranno fornitori molto più lontano, laddove i controlli o le normative in materia di benessere degli animali sono carenti o del tutto assenti, visto che non esistono ancora standard sul trasporto concordati a livello internazionale.
I nostri standard devono essere il più possibile elevati non soltanto nell'interesse degli animali, ma anche dei produttori, che otterranno un prezzo molto migliore per animali sani e non stressati quando arrivano a destinazione. E' vero che dobbiamo continuare a rivedere i nostri standard di protezione degli animali durante il trasporto e ogni Stato Membro deve essere disponibile a effettuare controlli e applicare la normativa. Ciò nonostante, a fronte di un'eccedenza di oltre un milione di tonnellate di carne bovina nell'Unione, le restituzioni all'esportazione continueranno a essere necessarie per qualche tempo ancora e non intendo appoggiare alcuna proposta che chieda di abolirle.
Pesälä (ELDR). – (FI) Signor Presidente, signor Commissario, la necessità di porre fine ai maltrattamenti degli animali è di per sé evidente. Si tratta, in particolare, di una delle basi dell'etica della produzione agricola europea. La Commissione deve poter disporre di poteri sufficienti per intervenire nell'operato degli Stati membri, le sanzioni devono essere sufficientemente severe ed è assolutamente necessario intensificarne l'applicazione per porre rimedio alla questione. Ringrazio il collega, onorevole Maat, di aver tenuto conto delle eccezioni, esistono infatti regioni scarsamente popolate, isole, lunghe distanze. Il documento ne tiene adeguatamente conto e occorre essere in grado di agire anche in queste aree.
Il benessere degli animali è parte di un insieme più vasto. La regionalizzazione delle catene di produzione è stata l'argomento di questa giornata e lo sarà anche in futuro: è proprio alla luce di ciò che le restituzioni all'esportazione dovrebbero cessare a favore della regionalizzazione, della realizzazione di catene regionali e del loro sviluppo.
Jeggle (PPE-DE ). - (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta ci occupiamo del tema "protezione degli animali durante il trasporto", un classico, e io appoggio la relazione dell'onorevole Maat senza alcuna riserva. Sappiamo tutti che nell'Unione europea esistono già svariate direttive che sono poi state recepite nella legislazione degli Stati membri. Siamo tutti a favore di un'ampia protezione degli animali e contro i trasporti che provocano inutili sofferenze soprattutto agli animali destinati al macello. Se tutte queste leggi positive venissero attuate e controllate a dovere non avremmo bisogno di stare qui a discutere. Purtroppo le cose non stanno così!
Lo dimostrano continuamente le immagini di condizioni di trasporto inaccettabili. Tuttavia non dovremmo perdere di vista che anche in questo campo possiamo riferire di alcuni sviluppi positivi. In parte già oggi esistono trasporti che soddisfano i requisiti relativi alla protezione degli animali. Spesso viene applicato anche il principio secondo cui è preferibile macellare gli animali nelle vicinanze del luogo di produzione. Si tratta qui di un punto che trova tutto il mio appoggio: macellare gli animali il più vicino possibile all'azienda agricola di produzione. Le moderne tecniche di conservazione permettono di trasportare la carne fino anche alle regioni più remote.
Chiediamo a ragione che durante i trasporti di animali si facciano delle pause durante le quali gli animali possano mangiare e bere. In futuro dovremo anche riflettere su come minimizzare lo stress degli animali nelle pause durante le operazioni di carico e scarico. Un obiettivo sarebbe organizzare i trasporti degli animali destinati al macello in modo tale che gli animali restino in pausa sui veicoli per periodi più brevi e che possano rifocillarsi con acqua e foraggio.
Il trasporto, il luogo, il modo di trasporto, l'aerazione, la temperatura e le procedure di carico e scarico - se organizzati correttamente - sono passibili di avere il maggiore effetto sul miglioramento della protezione degli animali. La relazione costituisce un contributo in tal senso e pertanto mi auguro che trovi un ampio sostegno.
van den Bos (ELDR). - (NL) Signor Presidente, nei trasporti di animali questi ultimi vengono considerati unicamente come merce e non come esseri viventi con un proprio valore. Gli Stati membri devono vergognarsi che i controlli sul rispetto della normativa siano tanto scandalosi. Pertanto accolgo con favore le proposte volte e migliorare notevolmente i controlli e a rendere più severe le sanzioni. Inoltre occorre introdurre un limite generalizzato per la durata e la distanza dei trasporti e requisiti molto più severi per tutti i camion. Un migliore allestimento del camion non può essere un alibi per prolungare i tempi di guida con la scusa che i trasporti in business class possono durare più a lungo. "Business class", che espressione! L'ultimo viaggio degli animali resta sempre di infima categoria. Gli animali vivi devono essere trasportati solo per brevi tratti. Otto ore sono in effetti un miglioramento, ma quattro dovrebbe essere il massimo assoluto. Dobbiamo andare verso una regionalizzazione della filiera, con macelli puliti e di piccole dimensioni. La recente crisi dell'afta epizootica ha mostrato ancora una volta che i luoghi di sosta e di raccolta generano rischi veterinari ingiustificati e vanno quindi aboliti. La riforma si impone con urgenza anche in vista dell'ampliamento. In tutta Europa non dobbiamo più accettare che gli animali vengano visti unicamente come fonti di guadagno piuttosto che come parte del creato. Onorevole Maat, grazie per la sua buona relazione.
Fiori (PPE-DE). - Signor Presidente, mi succede raramente ma questa volta sono costretto a parlare in nome della mia nazione. Infatti, la proposta preoccupa moltissimo l'intera filiera bovina italiana, e non solo per i limiti massimi della durata del trasporto. Ancor più grave è il fatto, per noi, che in tale proposta gli animali destinati all'ingrasso, completamento naturale della fase di allevamento, verrebbero sottoposti alle misure più restrittive, previste per gli animali da macello, invece che a quelle meno restrittive, previste per gli animali da allevamento, pur essendo la fase di ingrasso una naturale continuazione di alcuni mesi dell'allevamento dell'animale.
Capiamo perfettamente l'obiettivo della relazione, cioè sostituire quanto più possibile il trasporto di animali vivi con quello di carni macellate. Noi abbiamo però una situazione molto particolare, che riguarda 120 mila aziende di allevamento e una fiorente industria di trasformazione, dalla macellazione all'insaccamento, che verrebbe fortemente compromessa da un provvedimento di questo genere. Le dò un dato, signor Presidente, a lei e al Commissario: la Francia ha un patrimonio bovino di oltre 20 milioni di capi e un numero di macellazione annuale di 5 milioni di capi; l'Italia ha 7 milioni di capi e 4,5 milioni di capi macellati. E' evidente che tale consolidato sistema di produzione, vitale per l'economia zootecnica del nostro paese, verrebbe completamente interrotto dall'adozione di un limite massimo alla durata del trasporto di animali, sia esso temporale o chilometrico, limite tra l'altro sprovvisto di qualsiasi valore scientifico e di significato unicamente strumentale, con conseguenze - come dicevo - difficilissime da sostenere per l'intero comparto.
Da ciò deriva che ogni proposta di limitazione assoluta della durata del viaggio è, in realtà, motivata esclusivamente dalla volontà di altri paesi di strappare all'Italia quote significative della macellazione e di subentrare ai nostri produttori nella fornitura di carne bovina per il mercato italiano. Non è questa l'Europa che vogliamo!
Byrne,Commissione. – (EN) Signor Presidente, sono lieto di illustrarvi la posizione della Commissione sull’eccellente relazione dell’onorevole Maat. L’argomento trattato dalla relazione è il benessere degli animali e in particolare il trasporto degli animali. Sappiamo tutti che si tratta di un tema assai delicato.
In occasione della presentazione della proposta originaria della Commissione avevo chiarito che le opinioni del Consiglio e del Parlamento avrebbero contribuito a plasmare le proposte che intendo presentare all’inizio dell’anno prossimo. La relazione in discussione oggi condivide gran parte degli obiettivi della Commissione. Tuttavia vi è un tassello chiave mancante nella costruzione delle proposte definitive della Commissione, ovvero il parere del comitato scientifico sulla salute e il benessere degli animali che dovremmo ricevere presto.
Tale parere fornirà alla Commissione la necessaria consulenza scientifica su questioni chiave come la durata del trasporto e la densità di carico. Su tali questioni le nostre azioni devono orientarsi alla buona consulenza scientifica sulle condizioni dei trasporti animali. Tuttavia vorrei indicare alcune impressioni generali relativamente ad alcune questioni chiave sollevate nella relazione.
Innanzi tutto per quanto riguarda la durata del trasporto. Mi ha fatto molto piacere notare che alcuni dei suggerimenti più estremi come il limite di quattro ore per il trasporto degli animali non siano stati recepiti dalla relazione Maat. La consulenza di cui la Commissione dispone indica con coerenza che lo stress e il rischio per gli animali in caso di trasporto origina essenzialmente da tre fattori: durata del viaggio, carico e scarico degli animali e condizioni in cui avviene il trasporto, ovvero ventilazione, umidità, densità e così via.
La Commissione ha già presentato o presenterà tra breve proposte per migliorare questi settori. Tuttavia in alcuni ambienti si pone un’enfasi eccessiva sulla durata del viaggio. Ritengo che una riduzione a quattro ore sia semplicistica e non tenga conto degli interessi più vasti in gioco.
Non possiamo ignorare gli interessi degli agricoltori e dell’industria della carne e dell’allevamento. Una simile riduzione verrebbe considerata un attacco alla sopravvivenza di tali settori piuttosto che un genuino contributo al benessere degli animali. Se vogliamo che continuino a sostenere un migliore benessere per gli animali dobbiamo anche rispettare i loro interessi. Il mio desiderio è lavorare con loro piuttosto che contro di loro e spero che condividiate questa posizione.
Vorrei passare ora alla questione delle risorse. La vostra relazione chiede di aumentare il numero degli ispettori dell’Ufficio alimentare e veterinario impegnati nell’ambito del benessere degli animali dai quattro attuali a quattordici. La realtà è che un simile aumento sarebbe possibile soltanto a scapito di altre priorità, tra cui l’ESB, l’afta epizootica, l’igiene della carne, i livelli dei residui e la sicurezza alimentare in generale, dove la Commissione è già oberata di lavoro.
Ho costantemente rifiutato di fare promesse che non sono in grado di mantenere. Sarebbe disonesto da parte mia, sia nei confronti di quest’Aula che nei confronti del pubblico europeo. Lei sottolinea la mancata applicazione della legislazione in vigore negli Stati membri. Sono perfettamente d’accordo. Gli Stati membri devono adoperarsi e fornire le risorse per garantire una migliore attuazione. Si tratta di un punto che più volte ho fatto presente agli Stati membri in sede di Consiglio “agricoltura”.
A giudicare dalla corrispondenza che ricevo dai deputati di questo Parlamento, il modo migliore per migliorare l’applicazione è avviare procedure giudiziarie contro gli Stati membri. Tuttavia, occorre sottolineare che talvolta è più efficace lavorare con gli Stati membri, piuttosto che contro di loro, quindi il ricorso alla Corte dovrebbe essere l’ultima spiaggia: dopo tutto essi sono responsabili per l’applicazione sul terreno della legislazione comunitaria.
Vorrei chiarire un punto: se gli sforzi per trovare soluzioni tramite il dialogo non dovessero andare in porto la Commissione avvierà le procedure di infrazione contro gli Stati membri interessati. In effetti sono già pendenti procedure contro diversi Stati membri e se ne sta vagliando la possibilità per altri Stati ancora.
Infine, sempre su questo argomento, invito questo Parlamento ad assistere la Commissione nel suo impegno volto a incoraggiare gli Stati membri a considerare con maggiore serietà il benessere degli animali. In particolare vorrei invitare gli onorevoli parlamentari a ricordare ai propri colleghi politici nei rispettivi Stati membri la necessità di dedicare maggiore impegno e risorse per fare in modo che le disposizioni comunitarie in materia di benessere degli animali siano rispettate.
Onorevole Maat, onorevoli deputati, tra breve tornerò dinanzi a voi per presentare le proposte formali della Commissione e ciò vi darà modo di plasmare una legislazione sul benessere animale che sia severa. Posso rassicurarvi che la relazione Maat eserciterà un ampio influsso su tale legislazione.