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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 12 giugno 2002 - Strasburgo Edizione GU

Allargamento dell'Unione
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  Turco (NI), relatore. - Signor Presidente, dopo i buoni propositi di un'Europa che sogniamo passiamo ora alle brutte notizie dell'Europa che siamo, visto che la relazione, di cui sono relatore, esamina tre relazioni annuali della Commissione relative all'anno 2000: sui Fondi strutturali, sul Fondo di coesione e sullo Strumento delle politiche strutturali di preadesione. Avrei voluto, se ci fosse stato il Commissario Barnier, che è responsabile della politica regionale, leggergli quello che lui, durante l'anno 2000, ci venne a dire in quest'Aula. Siccome è assente, lascio perdere.

L'anno 2000 è stato il primo in cui si è applicato il coordinamento degli interventi dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione previsto dai regolamenti approvati nel 1999. Alla luce della relazione della stessa Commissione e di quelle, sia annuale che speciale, della Corte dei conti, constatiamo che la semplificazione e l'accelerazione delle procedure di attuazione dei Fondi strutturali, promesse dalla Commissione in Agenda 2000 e messe in opera con l'adozione dei nuovi regolamenti, non hanno avuto alcun effetto. Com'è stato indicato dalla stessa Commissione, per quanto concerne i tassi di esecuzione per tutto l'insieme degli obiettivi dei Fondi strutturali, ci sono ritardi analoghi a quelli registrati nel 1994. E' stato solamente grazie ai meccanismi dell'anticipo del 7 per cento e dell'impegno annuale automatico che è stato possibile impegnare il 13 per cento degli stanziamenti e pagarne il 5 per cento. Se consideriamo tutto l'insieme degli obiettivi, delle iniziative comunitarie e delle azioni innovatrici, è stato impegnato soltanto il 58 per cento degli stanziamenti disponibili per l'anno 2000; per non parlare della situazione delle nuove iniziative comunitarie, una cosa davvero incredibile. Nonostante il fatto che le iniziative comunitarie siano state concentrate e semplificate, perché dovevano in questo modo garantire maggiore efficacia, e sono state quindi ridotte a quattro: LEADER, INTERREG, EQUAL e URBAN, l'esecuzione di bilancio è stata dello 0 per cento, tanto per gli impegni quanto per i pagamenti, non essendo stato approvato alcun intervento. Inoltre, gli orientamenti per le azioni innovatrici sono stati approvati soltanto all'inizio dell'anno 2001.

E' chiaro che, alla luce di questi dati, ci chiediamo, semplicemente in modo retorico, se le nuove regole della programmazione consentano realmente di garantire la trasparenza della gestione di bilancio e di evitare strozzature nella liquidità. Non possiamo non esprimere il nostro timore che i ritardi accumulati nel 2000 nell'applicazione delle risorse dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione possano gravare sulla garanzia di raggiungimento degli obiettivi fissati per il periodo cruciale 2000-2006. Per non parlare, ancora, degli interventi dei periodi precedenti. Abbiamo rilevato con sorpresa che, a undici anni dalla chiusura degli impegni e a nove dalla data ultima per effettuare i pagamenti, alla fine dell'anno 2000 ben 35 programmi, anteriori al 1989, risultano ancora aperti. Peraltro, anche per il periodo 1989-1993, sono ben 73 i programmi operativi ancora aperti. Che dire? Constatiamo che le scadenze improrogabili e la minaccia di rigorose misure coercitive, che sono state più volte proposte dalla Commissione, sono state ancora una volta disattese.

Passiamo ora al controllo e alla valutazione. La Corte dei conti, nella sua relazione annuale per l'anno 2000 e nella relazione speciale del 2001, ha evidenziato mancanze gravi e talora persistenti nei sistemi di gestione e di controllo della Commissione e degli Stati membri. Il livello degli errori constatati nelle dichiarazioni per i pagamenti intermedi non cambia rispetto agli esercizi precedenti e gli errori più frequenti sono della stessa natura di quelli constatati in passato in diversi Stati.

Concordiamo, infine, con il giudizio della Corte dei conti secondo il quale dovrebbero essere applicate per i controlli norme accettate a livello internazionale, che dispongano, fra l'altro, che chi effettua i controlli sia indipendente da chi attua il progetto, cosa che oggi non avviene.

Concludo con l'ISPA, che apparentemente dovrebbe essere la ragione per cui la mia relazione è stata infilata nel calderone dell'allargamento. Prendiamo atto che la Commissione ha impegnato nel primo anno di programmazione circa un terzo dei fondi previsti per il 2000 e auspichiamo che l'esecuzione possa essere notevolmente incrementata per garantire una piena utilizzazione di queste risorse, fondamentali per lo sviluppo equilibrato dei paesi candidati.

Sono, per finire, davvero strabiliato dal fatto che, parlando di allargamento, parlando dell'Ungheria, non un solo collega abbia rilevato che, il 7 settembre 2001, l'Ungheria appariva nella lista aggiornata dei paesi e territori non cooperativi con il GAFI, cioè il gruppo di azione finanziaria sul riciclaggio dei capitali: gruppo che fa parte dell'OCSE, organismo, quest'ultimo, di cui fa parte anche l'Unione europea.

Bene, noi non ci siamo accorti di cosa accadeva in Ungheria: continuiamo a far finta che vada tutto bene e che l'Europa che sogniamo sarà migliore di quella che oggi è e di cui vi ho relazionato.

 
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