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Discussioni
Mercoledì 3 luglio 2002 - Strasburgo Edizione GU

3. Votazioni
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  Presidente. – Passiamo ora alle votazioni.

L’ordine del giorno reca come primo punto la decisione sul conflitto di competenze tra la commissione giuridica e per il mercato interno e la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori che verte sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale [COM(2002) 17 - C5-0088/2002 - 2002/0021(COD)].

Al termine di un lungo periodo di negoziati che non ha consentito di giungere ad un risultato soddisfacente per entrambe le commissioni, nella sua riunione del 13 giugno la Conferenza dei presidenti ha deciso di deferire la proposta di direttiva alla commissione giuridica e per il mercato interno quale commissione competente per il merito alla luce dei suoi poteri e delle sue responsabilità, a condizione che la procedura Hughes rafforzata sia applicata tra detta commissione e la commissione per l’ambiente.

Quest’ultima commissione ha contestato tale decisione, chiedendo che la questione sia iscritta all’ordine del giorno del Parlamento in conformità dell’articolo 154, paragrafo 2, del Regolamento, come ha tutto il diritto di fare ai sensi delle disposizioni vigenti.

Prima di votare do la parola ai presidenti delle due commissioni interessate, e solo a loro, e quindi procederemo alle votazioni.

 
  
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  Gargani (PPE-DE), presidente della commissione giuridica e per il mercato interno. - Signor Presidente, vorrei subito dire che la votazione che si tiene oggi in quest'Aula non ha precedenti. E' una votazione un po' eccezionale perché in gioco non è solo la competenza della commissione giuridica e della commissione per l'ambiente; è una questione soprattutto di coerenza col Regolamento - cui lei ha accennato poc'anzi - e con quanto da noi assunto nella discussione. Sul conflitto vi è stata una pronunzia chiara - lei lo ha ricordato - da parte della Conferenza dei presidenti a favore della commissione giuridica, perché è la Conferenza dei presidenti che deve decidere sui conflitti di competenza, cosa che abbiamo stabilito con la modifica dell'articolo 154. Proprio il collega Corbett ha fatto questa proposta all'Assemblea e l'Assemblea l'ha recepita. E' infatti la Conferenza dei presidenti che ha gli strumenti per un'analisi approfondita, per valutare cioè caso per caso, e per decidere. Il voto favorevole che io chiedo all'Assemblea è soprattutto un consenso alla Conferenza dei presidenti per confermare la validità della norma di Regolamento.

Vi sono molte ragioni che militano a favore della competenza della commissione giuridica, e io vorrei indicarne due: la commissione giuridica sta già lavorando sul tema dal marzo 2000, quando le fu attribuita la competenza - badate bene, onorevoli colleghi - a trattare nel merito il Libro verde sulla responsabilità giuridica in materia ambientale, il documento di consultazione che ha preceduto la proposta di direttiva oggetto del contendere. Il relatore di oggi sulla proposta di direttiva è lo stesso che si occupava del Libro verde, il validissimo collega Manders, che ha acquisito in questi anni un'approfondita conoscenza; la commissione giuridica, inoltre, nel rispetto della competenza attribuitagli, ha già discusso della questione e il 21 maggio ha avuto un'audizione molto importante. La storica competenza della commissione giuridica, signor Presidente, onorevoli colleghi, in materia di responsabilità ambientale rappresenta proprio l'interpretazione dell'Allegato VI del nostro Regolamento, il quale assegna a questa commissione le questioni relative alla responsabilità civile, indipendentemente dal settore in questione.

Questa è una proposta di direttiva che evidentemente dà la responsabilità civile a chi inquina, ed è su questa problematica, su queste questioni che sin da ora chiedo che il Parlamento possa dare un voto favorevole e confermare la decisione che l'Ufficio di presidenza ha preso.

(Applausi)

 
  
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  Jackson (PPE-DE), presidente della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori. – (EN) Signor Presidente, la commissione per l’ambiente ritiene che si tratti di una misura di cui dovrebbe occuparsi la commissione che io presiedo per tre motivi.

Primo, si basa su una parte del Trattato che riguarda la protezione dell’ambiente. Essa sarà esaminata dal Consiglio "ambiente". La commissione per l'ambiente è responsabile per la politica in materia ambientale, la commissione giuridica e per il mercato interno è responsabile per la normativa sulla responsabilità civile. In effetti la direttiva crea uno strumento completamente nuovo per combattere il danno ambientale di carattere generale arrecato alla biodiversità, alle risorse idriche ed alla terra, ed attribuisce alle autorità pubbliche degli Stati membri l'onere amministrativo di contribuire a prevenire e riparare tale danno. E' fuorviante definirla semplicemente una direttiva sulla responsabilità ambientale, mentre l'esatta denominazione della proposta dovrebbe essere direttiva sulla prevenzione e riparazione del danno ambientale.

(Applausi)

Secondo, tre vicepresidenti – per la cui elezione due anni e mezzo fa abbiamo impiegato un giorno e mezzo – hanno deciso all'unanimità che la relazione avrebbe dovuto essere redatta dalla commissione per l'ambiente. Non ho niente a che fare con due di tali vicepresidenti in quanto essi provengono da gruppi che sono lontani anni luce dai conservatori britannici. Il terzo era l'onorevole Provan che, per quanto ne sappiamo, è quasi un alter ego della signora Thatcher.

(Ilarità)

La commissione per l'ambiente ha pertanto votato per sostenere le sue obiezioni contro l'assegnazione dell'incarico alla commissione giuridica, anche se devo ammettere che l'approvazione è avvenuta grazie a un'esigua maggioranza.

Terzo, il relatore, onorevole Papayannakis, sta già lavorando intensamente alla direttiva. Apprezziamo il lavoro che l'onorevole Manders ha svolto nel redigere il parere a nome della commissione giuridica, tuttavia devo dire al gruppo liberale che non ha alcuna possibilità di persuadere l'onorevole Papayannakis a rinunciare all'incarico di relatore a favore di un liberale.

(Ilarità)

La ragione è semplice: se il gruppo liberale desidera assumere l'incarico di redigere la relazione in seno alla commissione per l'ambiente, è l'ultimo della lista. Vengono nell'ordine: l'UEN, il PSE e l'EDD; persino i non iscritti ed il PPE vengono prima dei liberali.

Vi è un'altra possibilità a cui nessuno ha pensato: cosa succede se la votazione si conclude con un risultato di parità? Da parte mia suggerisco che, in tale eventualità, si assegni l'incarico alla commissione per i diritti della donna e le pari opportunità che sta cercando qualcosa da fare.

(Ilarità ed applausi)

 
  
  

(Il Parlamento approva la proposta della Conferenza dei presidenti)

 
  
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  van Hulten (PSE).(EN) Signor Presidente, un richiamo al Regolamento. Questa mattina nella discussione sul programma di attività della Presidenza danese è stata utilizzata per la prima vota la procedura "catch the eye". Tutti quelli di noi che erano in Aula possono testimoniare che essa ha avuto grande successo. In Aula erano presenti molte più persone di quante ve ne sarebbero normalmente in caso di tali discussioni.

Purtroppo non vi è stato tempo sufficiente per consentire a tutti di intervenire in quanto a tale scopo era stata riservata solo mezz'ora durante la discussione. Vorrei chiedere alla Presidenza del Consiglio, per suo tramite, di ripetere l'esperimento in futuro e di dedicarvi più tempo nelle prossime discussioni.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – Non so se fosse un effettivo richiamo al Regolamento, ma è stata musica per le mie orecchie.

 
  
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  Bautista Ojeda (Verts/ALE). - (ES) Signor Presidente, non farò una mozione di procedura, bensì un richiamo.

Esattamente un anno fa è scoppiata una crisi alimentare a causa della presenza di alfabenzopireni nell'olio di sansa di oliva. Il problema della produzione di olio di sansa non è ancora stato risolto. La responsabilità che abbiamo avuto in quell'occasione sotto l'aspetto della sicurezza alimentare è stata importantissima, ma il Parlamento ha anche la responsabilità di trovare una soluzione per un settore economico che svolge altresì una funzione ambientale fondamentale e necessaria, riciclando prodotti altamente inquinanti.

 
  
  

Procedura semplificata

Proposta di decisione del Consiglio e della Commissione relativa alla conclusione dell'accordo tra le Comunità europee e il governo del Giappone per la cooperazione in materia di atti anticoncorrenziali [COM(2002) 230 - C5-0290/2002 - 2002/0106(CNS)] (commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia)

(Il Parlamento approva la proposta della Commissione)

Relazione (A5-0234/2002) dell'onorevole Trakatellis, a nome della delegazione del Parlamento europeo al Comitato di conciliazione, sulla risoluzione legislativa del Parlamento europeo sul progetto comune, approvato dal Comitato di conciliazione, di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che adotta un programma di azione comunitario nel campo della sanità pubblica (2003-2008) [PE-CONS 3627/2002 – C5-0204/2002 – 2000/0119(COD)]

(Il Parlamento approva il testo comune)

Relazione (A5-0248/2002) degli onorevoli Podestà e Buitenweg, a nome della commissione per i bilanci, sul progetto di bilancio rettificativo e suppletivo n. 3/2002 dell'Unione europea per l'esercizio 2002 [SEC(2002) 626 - 10426/2002 - C5-0318/2002 - 2002/2128(BUD)]

(Il Parlamento approva la risoluzione)

Relazione (A5-0229/2002) dell'onorevole Trakatellis, a nome della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la tracciabilità e l’etichettatura degli organismi geneticamente modificati, la tracciabilità di prodotti alimentari e mangimi prodotti a partire da organismi geneticamente modificati, nonché recante modifica della direttiva 2001/18/CE [COM(2001) 182 – C5-0380/2001 – 2001/0180(COD)]

(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)

Relazione (A5-0225/2002) della onorevole Scheele, a nome della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati [COM(2001) 425 – C5-0368/2001 – 2001/0173(COD)]

(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)

Relazione (A5-0243/2002) dell'onorevole Lisi, a nome della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 96/82/CE del Consiglio, del 9 dicembre 1996, sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose [COM(2001) 624 – C5-0668/2001 – 2001/0257(COD)]

(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)

Relazione (A5-0203/2002) della onorevole Quisthoudt-Rowohl, a nome della commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia, sulla proposta modificata di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle regole di partecipazione delle imprese, dei centri di ricerca e delle università, nonché alle regole di diffusione dei risultati della ricerca, per l'attuazione del programma quadro della Comunità europea 2002-2006 [COM(2001) 822 – C5-0017/2002 – 2001/0202(COD)]

(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)

Relazione (A5-0205/2002) della onorevole Quisthoudt-Rowohl, a nome della commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia, sulla proposta modificata di decisione del Consiglio relativa alle regole di partecipazione delle imprese, dei centri di ricerca e delle università all’attuazione del Programma quadro 2002-2006 della Comunità europea dell’energia atomica (Euratom) [COM(2001) 823 – C5-0236/2002 – 2001/0327(CNS)]

(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)

Relazione (A5-0220/2002) della onorevole Kauppi, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla relazione annuale 2001 della Banca centrale europea [C5-0196/2002 – 2002/2092(COS)]

(Il Parlamento approva la risoluzione)

Relazione (A5-0223/2002) della onorevole Van Lancker, a nome della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità, sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi [2001/2128(INI)]

Sul paragrafo 25:

 
  
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  Gollnisch (NI). - (FR) Signor Presidente, vorrei solo informarla di un piccolo problema linguistico riguardante il paragrafo 25.

Nella versione francese in questo paragrafo si raccomanda l'avvio di un processo con l'espressione "mettre en branle". Temo che in una relazione dedicata alla sessualità, tale espressione possa risultare un tantino equivoca nonché, per dirla tutta, scabrosa, e che nel mio paese possa causare ilarità, anche se la relazione, per il resto, bisogna proprio dirlo, fa solo piangere.

 
  
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  Presidente. – Farò in modo che i servizi evitino l'uso di espressioni che possano dare luogo a questo tipo di equivoci.

(Il Parlamento approva la risoluzione)

Con questo si concludono le votazioni.

 
  
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  Bourlanges (PPE-DE). - (FR) Signor Presidente, desidero dire, e vorrei che figurasse nel processo verbale della seduta, che mi sono astenuto da tutte le votazioni su questa relazione, in quanto trovo assolutamente illogico, alcune settimane dopo aver approvato la relazione Lamassoure che invocava una stretta delimitazione delle competenze e su cui in linea di massima mi trovavo d'accordo, decidere di prendere provvedimenti e dispensare consigli ai governi e ai parlamenti degli Stati membri su una questione che esula dalle nostre competenze.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – Il suo è stato un modo molto abile, onorevole Bourlanges, per passare davanti a tutti per quanto riguarda le dichiarazioni di voto.

 
  
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  Van Lancker (PSE), relatore. – (NL) Signor Presidente, mi permetto di consigliare all’onorevole Bourlanges e agli altri colleghi che sono d’accordo con lui di chiedere al Commissario Byrne se sia vero che l’Unione europea non ha nessun compito in questo campo. Nella sua risposta di ieri sera, il Commissario ha detto chiaramente che anche la salute sessuale e riproduttiva fa parte della sanità pubblica. Esattamente un’ora prima della mia relazione abbiamo approvato la relazione Trakatellis, che riguarda proprio quell’argomento. Quindi, onorevoli colleghi, aspettiamo di vedere come si evolve la situazione.

 
  
  

DICHIARAZIONI DI VOTO

 
  
  

PRESIDENZA DELL'ON. ONESTA
Vicepresidente

Relazione Trakatellis (A5-0229/2002)

 
  
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  McKenna (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, a nome del gruppo Verde/Alleanza libera europea, vorrei dire che accolgo con favore i risultati della votazione odierna sugli organismi geneticamente modificati. Abbiamo compiuto non pochi progressi in questa sede nel senso che abbiamo votato contro la presenza di OGM non autorizzati ossia, in altre parole, contro un'eventuale contaminazione accidentale con materiale geneticamente modificato. Si tratta di un risultato positivo in quanto l'eventuale legalizzazione avrebbe dato alle imprese multinazionali la possibilità di servirsene come scappatoia.

La soglia è stata ridotta allo 0,5 per cento, limite che ritengo estremamente positivo. La relazione sottolinea altresì che, se sarà possibile sul piano tecnico, dovranno essere stabilite soglie inferiori. La procedura di autorizzazione prevede ora un termine di un anno. L'autorizzazione durerà un anno ed in seguito potrà essere rinnovata, vi sarà quindi il tempo di valutare se l'autorizzazione debba essere concessa una seconda volta.

Uno degli aspetti più deludenti della votazione odierna è stato il fatto che il latte o le carni provenienti da animali alimentati con OGM non saranno etichettati. Il pubblico ha il diritto di sapere se il latte che beve o la carne che mangia proviene da capi alimentati con mangimi geneticamente modificati. E' indubbia l'esistenza di un chiaro nesso tra ciò che le persone mangiano e ciò con cui gli animali sono stati alimentati, come si è avuto modo di constatare nella vicenda dell'epidemia di ESB, nel cui caso il modo in cui gli animali sono stati alimentati ha avuto gravi conseguenze negative sul consumatore.

Il consumatore ha pertanto il diritto di sapere ed il diritto di scegliere ed è stato deludente vedere che oggi non si è votato a favore dell'inserimento di questo punto nella relazione. Si tratta comunque di un considerevole passo avanti. L'Europa sta dimostrando agli Stati Uniti in particolare che i consumatori sono al centro delle sue preoccupazioni, che le multinazionali non hanno il diritto di imporre ai consumatori cosa devono o non devono acquistare e che i consumatori hanno il diritto di ottenere informazioni e di sapere con chiarezza cosa acquistano e cosa consumano.

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, ho votato contro questa proposta di regolamento. Mi viene da pensare che noi stiamo impiegando tanto tempo per decidere cos'è buono o cos'è cattivo di quello che mangiamo, com'è composto, se c'è l'OGM o se non c'è, mentre invece tantissimi nel mondo hanno fame e non hanno nulla da mangiare. Detto questo, però, con tutto il rispetto per la relazione, io e il Partito dei pensionati siamo favorevoli agli OGM. Sono favorevole al progresso e il progresso non si può fermare. E' una mia opinione e sono convinto che il futuro vedrà molti organismi geneticamente modificati nell'alimentazione. Per questo ho votato contro.

 
  
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  Ebner (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, desidero dire sì alla trasparenza, all'apertura e alla tutela dei consumatori di cui anche noi facciamo parte e mi rammarico che non siamo riusciti a raggiungere un consenso su tali principi nelle proporzioni auspicate. Anziché impegnarsi a trovare una soluzione praticabile, la maggioranza dell'Assemblea ha privilegiato una scelta di principio. Ritengo che un populismo sbandierato con tale foga non sia in grado di risolvere la questione, ma possa solo peggiorare il clima di insicurezza. A mio avviso il percorso indicato non è purtroppo attuabile. I consumatori, che non solo devono ricevere il maggior numero possibile di informazioni ma anche informazioni adeguate, risulteranno ancora più disorientati. Per questo motivo non ho votato a favore, perché non si tratta di una soluzione praticabile, ma di una rigida soluzione di principio.

 
  
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  Bernié (EDD), per iscritto. - (FR) La tutela del consumatore passa attraverso un'informazione chiara e precisa in materia di tracciabilità e di etichettatura dei prodotti.

Partendo dal principio che i consumatori devono poter fruire di un'alimentazione "priva di OGM", siamo contrari a stabilire una soglia per la presenza accidentale di OGM non autorizzati. La soglia dell'1 per cento proposta dal PPE e quella dello 0,5 proposta dal PSE sono inaccettabili. Per gli OGM non autorizzati nell'Unione occorre applicare la tolleranza zero. I consumatori riterrebbero inaccettabile che venissero tollerati OGM non autorizzati, anche se in quantità infinitesimale.

Il principio di stretta tracciabilità deve applicarsi allo stesso modo ai prodotti provenienti dai paesi terzi. Occorre impedire che le importazioni diventino un sotterfugio per introdurre in modo fraudolento negli Stati membri alimenti transgenici la cui coltivazione non è autorizzata.

Sosteniamo gli emendamenti che associano strettamente, per quanto riguarda la formulazione dei pareri dell'Autorità alimentare europea, le autorità alimentari degli Stati membri alle amministrazioni locali e regionali responsabili delle questioni sanitarie e alimentari.

Sulla spinosa questione degli OGM, come anche in altri settori, è necessario evitare una centralizzazione eccessiva che allontana i cittadini da decisioni riguardanti da vicino la loro vita quotidiana.

 
  
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  Berthu (NI), per iscritto. - (FR) Le relazioni Trakatellis e Scheele hanno per oggetto due proposte relative a regolamenti strettamente interconnessi che trattano, sovrapponendosi, problemi inerenti all'autorizzazione, alla tracciabilità e all'etichettatura degli organismi geneticamente modificati.

Siffatta presentazione, che rende la materia ancora più incomprensibile, sembrerebbe unicamente dovuta alle rivalità di competenze in seno alla Commissione. Per i cittadini che hanno già difficoltà a comprendere l'Europa, un simile metodo è inaccettabile e sarebbe stato un motivo di per sé sufficiente a giustificare un rinvio di tali testi. Il Parlamento europeo, non avendo avuto il decoro di agire in tal senso, si è ridotto a votare in preda a una certa confusione.

Nel merito, l'idea consiste nel fornire alcune garanzie di rigore nella procedura di autorizzazione e di etichettatura degli OGM. Nel complesso ho sostenuto gli emendamenti volti a rendere più severo il testo, emendamenti che sono stati per lo più adottati, cosicché, da questo punto di vista il risultato non sembra negativo.

Purtroppo la Commissione ha inserito nei due regolamenti un metodo di votazione e di decisione che spazzerà via la libera scelta degli Stati. Esporrò questo punto nella dichiarazione di voto sulla relazione Scheele. Ecco perché non ho votato a favore delle due relazioni.

 
  
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  Bordes, Cauquil e Laguiller (GUE/NGL), per iscritto. - (FR) La relazione denuncia a ragione il carattere frammentario e insufficiente della legislazione comunitaria sugli OGM. Tuttavia, come potrebbe essere altrimenti? Le grandi società agroalimentari, chimiche o biotecnologiche evidentemente non vedono di buon occhio l'introduzione di una normativa troppo vincolante e ancor meno vogliono che venga istituito un reale controllo, soprattutto in un contesto caratterizzato dalle giustificate paure dei consumatori.

Sarebbe ovviamente possibile imporre alle imprese un sistema coerente di vincoli e soprattutto permettere alla collettività di controllare le società in questione. Tuttavia le Istituzioni europee sono troppo legate all'imprenditoria e ai suoi interessi per imporle vincoli reali in un qualsiasi ambito.

Senza seguire le orme di quanti vogliono fare degli OGM lo spauracchio dei tempi moderni, ma per il fatto che non nutriamo alcuna fiducia nelle scelte dei capitalisti dettate più che dal principio di precauzione, dalla esclusiva ricerca del profitto, votiamo a favore della relazione. Le misure proposte, anche se si inseriscono nella guerra della concorrenza tra i trust europei e americani, potrebbero avere come esito di garantire maggiore trasparenza e persino sicurezza per i consumatori.

Abbiamo votato a favore della relazione Scheele per le stesse ragioni e con le stesse riserve, segnatamente sul rispetto dei dati riservati, che va ad esclusivo vantaggio degli imprenditori.

 
  
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  Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. - (PT) Il diritto dei consumatori ad essere informati sul tipo di prodotti che comprano non può essere messo in discussione a causa degli interessi di multinazionali che non vogliono sia reso noto l'utilizzo di OGM nella produzione agricola e alimentare. Per questo motivo è importante ridurre e perfino eliminare il limite dell'1 per cento proposto dalla Commissione per la non obbligatorietà dell'etichettatura, considerando che la soglia proposta consentirà di non etichettare un numero rilevante di prodotti manipolati e derivati da OGM.

La relazione rappresenta pertanto un positivo passo avanti, grazie alla tutela che introduce, il che spiega l'opposizione della industria stessa e degli USA, ed è importante dal punto di vista strategico che sia approvata, non solo per l'Unione europea, ma anche per il contributo che fornisce al contenimento della disseminazione degli OGM nei paesi in via di sviluppo e meno sviluppati. Le proposte del PPE sono da deplorare. E' chiaro che, in tale frangente, si tratta di evitare il peggio e che l'essenziale era mantenere la moratoria sulle nuove autorizzazioni nel campo degli OGM, perché non vi è dubbio che ostacolerebbero la libertà di scelta in futuro e rappresenterebbero un passo senza ritorno con conseguenze imprevedibili nei settori ambientale ed economico, per la salute umana e animale.

 
  
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  Goebbels (PSE), per iscritto. - (FR) Sono favorevole ad un consenso consapevole da parte di ogni consumatore. Questi deve disporre di tutti gli elementi che gli permettano di giudicare se vuole acquistare o meno i prodotti che gli piacciono. Affinché il consumatore possa scegliere, deve disporre di informazioni obiettive. Ebbene, attualmente alcuni ambienti si danno da fare per spaventare il consumatore, sebbene non esista alcun indice della eventuale nocività dei prodotti geneticamente modificati, a fortiori, dei prodotti derivati da animali nutriti con mangimi geneticamente modificati. Non vedo come si possa definire biologico un alimento contenente il 5 per cento di componenti di origine non organica, mentre ci si accanisce a stigmatizzare qualsiasi prodotto che contenga accidentalmente un'infima quantità di OGM.

E' giunto il momento che l'Europa faccia scattare il cartellino rosso per i fautori dell'integralismo ambientalista che hanno eletto la caccia agli OGM a espediente per sbarcare il lunario. L'Unione deve fissare norme che tengano conto del comportamento responsabile di paesi che, dagli Stati Uniti alla Cina, passando per l'India, il Sudafrica e via dicendo, producono e consumano da anni, e senza alcun problema, prodotti geneticamente modificati, seguendo così una tradizione millenaria dell'agricoltura mondiale che, attraverso selezioni e incroci, ha modificato geneticamente tutti i prodotti che consumiamo da secoli.

 
  
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  Jackson (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Sono favorevole ad una direttiva che consente ai consumatori di ottenere informazioni verificabili e significative, in modo che in seguito siano in grado di decidere da soli se acquistare o meno prodotti alimentari che contengono materiale geneticamente modificato. L'Unione europea non dovrebbe chiedere di riportare sull'etichetta qualcosa che non è presente e quindi non rilevabile nel prodotto finale, in quanto si tratta di una misura sproporzionata, non applicabile e che potrebbe favorire le frodi.

Sono favorevole alla norma dell'1 per cento, perché lo ritengo un livello che riflette con esattezza le possibilità della tecnologia moderna.

Sono contrario all'idea che vi dovrebbe essere una disposizione che preveda l'etichettatura dei prodotti derivati da animali alimentati con mangimi geneticamente modificati. Si tratterebbe anche in questo caso di una misura non applicabile. Le ricerche hanno dimostrato che il DNA transgenico di mangimi geneticamente modificati non è contenuto nel latte, nella carne e nelle uova.

La tecnologia delle modificazioni genetiche ci offre la possibilità di sviluppare forme di agricoltura meno dannose per l'ambiente, con una riduzione dell'uso di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti artificiali. Ritengo che, con una normativa adeguata che tenga conto dell'esigenza di istituire sistemi verificabili per indicare le modificazioni genetiche, gli europei potrebbero godere dei vantaggi offerti dai prodotti alimentari e dai mangimi geneticamente modificati – ed evitare comunque di consumarli se lo desiderano.

 
  
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  Meijer (GUE/NGL), per iscritto. – (NL) Non è certo che le modifiche genetiche di piante e animali creeranno in futuro gravi problemi. Ad ogni modo, è nostro dovere tener conto già adesso della possibilità che la vita in generale e il mondo vegetale più in particolare (a causa dell’impollinazione incrociata) subiscano modifiche e che si diffondano malattie alle quali né l’uomo né gli animali sono in grado di resistere. Invece di concedersi tutto il tempo necessario per studiare bene questa situazione, il Parlamento ha deciso già due anni fa di creare le condizioni per adeguamenti commerciali. In tal modo alcune società avranno la possibilità di fare profitti, entro breve termine, sfruttando qualcosa che poi, in un momento successivo, sarà soprattutto fonte di costi.

Ora che è caduta la prima linea di difesa dai possibili pericoli connessi con le manipolazioni genetiche, diventa ancor più importante che resti ben salda la seconda linea di difesa. Grazie all’etichettatura dei prodotti geneticamente modificati, i consumatori sono nella condizione di decidere se acquistarli o meno, il che costituisce una soluzione migliore rispetto a quella di stabilire che sulle etichette dei prodotti naturali tradizionali va precisato che non sono geneticamente modificati, poiché in quest’ultimo caso metteremmo i prodotti tradizionali in una situazione di eccezionalità. Resta piuttosto da temere che molti consumatori, soprattutto quelli con minori disponibilità, acquisteranno i prodotti meno costosi; per tali consumatori, preoccuparsi di eventuali effetti negativi è un lusso che non si possono concedere. L’etichettatura può quindi risolvere solo una piccola parte del problema.

 
  
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  Moreira da Silva (PPE-DE), per iscritto. - (PT) Di fronte all'assenza di una normativa rigorosa ed esauriente in materia di organismi geneticamente modificati (OGM), capace di dare garanzie ai consumatori e all'industria, già da tre anni si è provveduto a sospendere le procedure di concessione delle autorizzazioni di commercializzazione a livello di UE.

Mi congratulo per la legislazione che abbiamo approvato nella seduta odierna (tracciabilità ed etichettatura degli OGM), poiché essa rende possibile la registrazione e il monitoraggio dei movimenti degli OGM sul mercato, nonché degli alimenti per il consumo umano e animale con essi prodotti. In tal modo si consente al consumatore di fare le proprie scelte e si facilita il ritiro di un prodotto, nel caso lo si reputi necessario. Tuttavia sarebbe stato meglio se tali norme si fossero tradotte in un unico regolamento e non in due, com'è poi avvenuto su proposta della Commissione europea. Vi è poi stata un'inutile parcellizzazione della legislazione sugli OGM.

D'altro canto la proposta di direttiva contiene disposizioni che, per eccesso di zelo, possono aprire la strada alla falsificazione, alla frode nei confronti dei consumatori e alla distorsione della concorrenza. Le regole devono essere chiare e semplici. Per questo appoggio le proposte di emendamento presentate dal relatore affinché la tracciabilità e la conseguente etichettatura si applichino agli OGM ed ai prodotti nei quali vengano rilevati DNA o proteine derivanti da modificazione genetica. L'estensione dell'etichettatura ad altri prodotti, in cui non sono presenti tracce di DNA o proteine derivanti da modificazione genetica, avrebbe un effetto totalmente illusorio sul consumatore. Inoltre una tale disposizione contrasterebbe gli obiettivi del regolamento e risulterebbe onerosa sia per le imprese che per i consumatori.

 
  
  

Relazione Scheele (A5-0025/2002)

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, sono favorevole alla commercializzazione degli alimenti geneticamente modificati. Sono tuttavia preoccupato che questo avvenga in modo disordinato e soprattutto in modo da limitare l'attività lavorativa dei piccoli commercianti, dei piccoli agricoltori, dei piccoli artigiani. Io vorrei che in tutti questi documenti - direttive, regolamenti - sugli alimenti e anche sui mangimi, come in questo caso, geneticamente modificati, si avesse più attenzione ad evitare che la progressione nell'alimentazione OGM porti danno alle piccole imprese europee.

 
  
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  Miller (PSE).(EN) Signor Presidente, a nome del gruppo di cui faccio parte, il Partito laburista al Parlamento europeo, vorrei dire che la votazione odierna riflette il nostro desiderio di andare al di là della moratoria e di creare le condizioni per un'effettiva tracciabilità.

I consumatori vogliono conoscere l'origine di ciò che mangiano e bevono, laddove essa possa essere stabilita e verificata. Sono necessarie proposte efficaci per fissare le soglie minime che possono essere misurate e per fornire una definizione più adeguata di ciò che può essere propriamente descritto come privo di modificazioni genetiche, anziché con un ambiguo "non geneticamente modificato".

Abbiamo votato a favore di una soglia accettabile dello 0,5 per cento al di sopra della quale il prodotto deve essere etichettato come geneticamente modificato, ma al di sotto della quale un prodotto non può essere garantito come privo di modificazioni genetiche.

Abbiamo bisogno di un clima in cui l'etichettatura costituisca un incentivo a compiere ulteriori passi verso lo sviluppo di settori di coltivazione e di produzione effettivamente esenti da modificazioni genetiche e non dell'operazione di facciata risultante dalla proposta.

 
  
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  Berthu (NI), per iscritto. - (FR) La relazione Scheele avalla una procedura europea alquanto discutibile per autorizzare gli OGM conformemente alla proposta della Commissione COM (2001) 425 def. Questa proposta infatti rinvia in modo oscuro alla decisione 1994/468/CE sulla comitatologia secondo la quale:

1) le decisioni di autorizzazione sono adottate dalla Commissione su parere conforme della maggioranza qualificata di un "comitato di regolamentazione" composto dai rappresentanti degli Stati membri;

2) se il comitato non è d'accordo, il caso ritorna al Consiglio; se però il Consiglio non approva la proposta della Commissione (a maggioranza qualificata) o se non vi si oppone (all'unanimità), la decisione ritorna alla Commissione che la adotta autonomamente.

Ne consegue che l'autorizzazione di un OGM può essere concessa contro la volontà di una minoranza di Stati membri e anche, in alcuni casi, contro la volontà della maggioranza. Nessuna clausola di salvaguardia nazionale è prevista a questo livello neanche, ad esempio, se un paese esprimesse mediante referendum la sua opposizione a un OGM.

Questa procedura è visibilmente destinata a lasciare mano libera alla Commissione nel rilasciare autorizzazioni di cui i governi diranno in seguito: "non possiamo farci niente, è la norma europea". Così va la democrazia a Bruxelles.

 
  
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  Isler Béguin (Verts/ALE), per iscritto. - (FR) Il Parlamento europeo ha compiuto un notevole passo avanti per rispondere alle aspettative dei cittadini europei preoccupati delle conseguenze della presenza di OGM nella loro alimentazione.

Votando a favore della relazione della onorevole Scheele, il Parlamento si è pronunciato in modo chiaro per chiedere l'etichettatura di tutti i prodotti contenenti OGM (compreso, ad esempio, il cioccolato).

I Verdi si rammaricano tuttavia del fatto che sia previsto di etichettare i mangimi animali ma non il prodotto finale, ovvero la carne. E' il solo neo della relazione.

L'allevatore potrà scegliere di dare agli animali mangimi privi di OGM, ma il consumatore non sarà informato di tale scelta. E' un peccato che il Parlamento non sia andato fino in fondo alla questione.

I Verdi si compiacciono nondimeno per questo passo avanti del Parlamento europeo verso una maggiore trasparenza dei prodotti volta a garantire al consumatore la possibilità di optare liberamente per prodotti che contengono OGM o prodotti che ne sono privi.

 
  
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  Krivine e Vachetta (GUE/NGL), per iscritto. - (FR) La Commissione presenta una direttiva sull'autorizzazione e l'etichettatura degli alimenti e dei mangimi geneticamente modificati. In più di un punto il progetto riflette la pressione delle lobby agroalimentari. E' estremamente grave proporre nei prodotti immessi sul mercato una soglia minima per la presenza di OGM… non autorizzati in quanto riconosciuti come pericolosi! Come sottolinea la onorevole Scheele nella relazione al Parlamento, un simile provvedimento "vanificherebbe l'intera normativa dell'Unione europea sulla sicurezza biologica". Per quanto riguarda gli OGM oggi autorizzati, la Commissione propone una soglia molto elevata, al di sotto della quale non sarebbe necessario informare il consumatore della presenza di OGM attraverso un'etichettatura obbligatoria. Sosteniamo pertanto la proposta della relatrice di ridurre la soglia fissata dall'1 per cento allo 0,5. Appoggiamo inoltre qualsiasi emendamento che inasprisca la direttiva in materia di procedura di autorizzazione e di diritto del pubblico all'informazione.

Dietro le questioni a carattere tecnico (etichettatura, tracciabilità) si celano implicazioni politiche e democratiche di capitale importanza che assumono una risonanza tutta particolare in Francia dove José Bové, leader della Confédération paysanne, è stato arrestato a seguito della sua battaglia per un'alimentazione rispettosa dei diritti dei produttori, della salute dei cittadini e della qualità dell'ambiente.

 
  
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  Pesälä, Pohjamo ja Väyrynen (ELDR), per iscritto. – (FI) In occasione del mio voto desidero richiamare l’attenzione sul punto di vista degli agricoltori nella questione dell’etichettatura degli alimenti geneticamente modificati.

Per poter essere sicuri del contenuto dei prodotti, specialmente laddove acquistati al di fuori dell’Unione, gli agricoltori necessitano di informazioni più affidabili sulla loro provenienza. Allo stato attuale gli agricoltori non possono garantire con assoluta certezza che gli alimenti o le materie prime che producono non abbiano subito modificazioni genetiche, poiché, non essendo in grado di controllare completamente le materie prime, non possono assumersene la responsabilità.

Allo scopo di assicurare la tutela legale degli agricoltori e allo stesso tempo degli altri anelli della catena alimentare, è importante mantenere la soglia minima per l’etichettatura OGM all’1,0 percento. La riduzione della soglia non contribuisce significativamente a migliorare la tutela del consumatore, anzi, al contrario, espone a un’etichettatura erronea; è altrettanto inutile, in ragione della sua dubbia affidabilità, l’etichettatura delle uova e del latte nel cui processo di produzione siano presenti OGM. Con la tecnologia attuale è impossibile per gli agricoltori accertare la presenza di componenti geneticamente modificate nelle materie prime di cui si servono. Non è realistica l’idea di estendere la tracciabilità agli alimenti prodotti dagli animali nel caso in cui questi ultimi siano stati alimentati con mangimi geneticamente modificati, poiché in tal caso la rintracciabilità presupporrebbe nella pratica il controllo della provenienza di tutte le materie prime. Non ha senso, a mio avviso, il periodo di monitoraggio di dieci anni proposto dalla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori invece dei cinque anni previsti dalla Commissione; il monitoraggio in un lasso di tempo così lungo pone delle difficoltà pratiche e non incide significativamente sulla sicurezza dei consumatori.

Per i motivi suddetti ho votato a favore della tutela degli agricoltori nei punti relativi all’argomento.

 
  
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  Thyssen (PPE-DE), per iscritto. – (NL) Mi fa piacere che in questa seduta plenaria, sia pure non a grandissima maggioranza, abbiamo ritrovato la ragione. Dopo la votazione nella commissione per l’ambiente avevo infatti temuto che essa fosse andata perduta.

Sarebbe stato un’esagerazione ampliare l’ambito di applicazione dell’obbligo di etichettatura e tracciabilità agli animali che qualche volta nella loro vita sono stati alimentati con mangimi contenenti, del tutto o in parte, organismi geneticamente modificati o sostanze simili, o che sono stati prodotti con tali ingredienti. Per fortuna gli emendamenti che andavano in quel senso non hanno superato l’esame della Plenaria.

Purtroppo, però, la ragione ritrovata non è bastata per votare a favore di questa relazione e della relazione Trakatellis. Sarebbe stato necessario introdurre la tracciabilità come elemento di differenziazione rilevante ai fini dell’etichettatura. Solo così, infatti, possiamo raggiungere veramente quello che è il nostro obiettivo principale, cioè dare ai consumatori la possibilità di scegliere tra prodotti diversi. Al momento attuale, questa possibilità di scelta non è garantita. Abbiamo dunque perso un’occasione e abbiamo creato le condizioni perché molti consumatori facciano la scelta sbagliata.

 
  
  

Relazione Lisi (A5-0243/2002)

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, quante volte, circolando per l'Europa, abbiamo visto bellissime città, bellissimi paesaggi agricoli? Recentemente sono stato in Scozia dove ho visto delle lande meravigliose, un vero paradiso per gli occhi di chiunque. Quante volte, invece, ci imbattiamo in città in cui, insieme a milioni di abitanti, ci sono aziende nocive, pericolose, che potrebbero da un giorno all'altro diventare oggetto di questa proposta di direttiva che vuole evitare incidenti connessi con determinate sostanze pericolose? L'onorevole Lisi, nella sua grande saggezza, ha proposto in questo documento di spostare lontano dai luoghi abitati le aziende dannose e pericolose. Come non concordare con questa ottima e saggia proposta? Perciò ho votato a favore.

 
  
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  Ainardi (GUE/NGL), per iscritto. - (FR) Al di là delle proposte della Commissione, la relazione Lisi procede a una revisione decisamente più vincolante della direttiva Seveso II.

Occorre sottolineare alcuni passi avanti: abbassamento delle soglie applicabili alle sostanze esplosive, inclusione di nuove sostanze cancerogene o di alcune attività di trattamento dei minerali, considerazione della potenziale pericolosità dello stoccaggio di determinate sostanze.

La relazione esprime la necessità di coinvolgere il personale delle imprese, la sua esperienza pratica e professionale, nonché la sua formazione per garantire maggiore sicurezza.

La volontà di garantire trasparenza e informazione al pubblico e di associare le popolazioni locali a tutti i programmi di sicurezza è un altro elemento molto positivo della relazione.

Nell'elaborazione dei programmi di sicurezza tuttavia non vengono ancora adeguatamente presi in considerazione i comitati di igiene e di sicurezza sul lavoro.

La relazione prevede di coinvolgere nella formazione il personale delle imprese subappaltatrici, ferma restando la logica del subappalto. Ebbene, l'obiettivo di massimo profitto perseguito dalle imprese, che si traduce nel ricorso massiccio al subappalto, va in senso contrario rispetto alla ricerca del massimo livello di sicurezza.

La relazione non mette sufficientemente in rilievo neanche la responsabilità delle direzioni delle imprese interessate.

Nonostante queste osservazioni, e per le ragioni esposte in precedenza, voterò a favore della relazione.

 
  
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  Bordes, Cauquil e Laguiller (GUE/NGL), per iscritto. - (FR) Il susseguirsi degli incidenti di Enschede nei Paesi Bassi, di Baia Mare in Romania, di Doñana in Spagna e dell'AZF a Tolosa hanno indotto il Consiglio e il Parlamento europeo a elaborare una normativa più severa sull'utilizzo delle sostanze pericolose. Meglio tardi che mai, è ovvio. Tuttavia, anche se la relazione verrà approvata, come auspichiamo, la legislazione non sarà abbastanza vincolante da rendere gli imprenditori maggiormente responsabili nei confronti della collettività.

Occorre ribadire che questa mancanza di responsabilizzazione rappresenta un grave pericolo per gli abitanti delle zone limitrofe o prossime agli stabilimenti, ma anche e innanzi tutto per coloro che vi lavorano.

E' tuttavia significativo che nella motivazione, il relatore si levi contro "un'interpretazione estrema del principio di precauzione" che potrebbe "penalizzare inutilmente le industrie". Questa indulgenza nei confronti degli imprenditori, persino in un testo destinato in linea di principio a rafforzare il "controllo dei pericoli di incidenti rilevanti", sarà foriera di altri gravi incidenti dovuti non tanto alla pericolosità delle sostanze, quanto alla ricerca del massimo profitto da parte delle imprese.

 
  
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  Meijer (GUE/NGL), per iscritto. – (NL) Dopo il gravissimo incidente causato dallo scoppio di una fabbrica di fuochi d’artificio nella città olandese di Enschede il 13 maggio 2000, scoppio che ha distrutto un intero quartiere cittadino, è emerso che le norme di sicurezza erano rispettate soltanto sulla carta. La fabbrica aveva richiesto e ottenuto tutte le autorizzazioni previste, e dunque non c’era motivo perché qualcosa andasse storto. Gli abitanti del circondario non erano stati informati di cosa fosse realmente conservato nel magazzino della fabbrica affinché nessuno si facesse eccessive preoccupazioni o chiedesse un inasprimento delle misure di sicurezza. Due giorni dopo l’incidente chiesi alla Commissione europea di operare con la massima trasparenza e di applicare la direttiva Seveso II. Alcune settimane più tardi, insieme con altri tre deputati olandesi al Parlamento europeo, ebbi un incontro con il Commissario signora Wallström, la quale ci promise che avrebbe presentato la proposta di inasprimento della direttiva Seveso sulla quale abbiamo per l’appunto votato oggi.

Giustamente, la commissione per l’ambiente ha reso ancora più severe le proposte della Commissione per quanto riguarda la chiusura di fabbriche pericolose, la formazione del personale, l’informazione dei cittadini e la pubblicazione di rapporti sulla sicurezza e di piani di emergenza. Nel frattempo, purtroppo, ha preso piede anche un movimento che va in direzione contraria. Il comune di Rotterdam si lamenta perché la posizione della città in quanto porto più grande del mondo viene messa in pericolo dai nuovi requisiti di sicurezza, i quali non consentono più l’arrivo nel porto olandese delle numerose navi che trasportano container pieni di fuochi d’artificio cinesi. Il porto di Anversa, invece, autorizzerà l’arrivo di tali navi, cosicché i fuochi d’artificio saranno poi portati a Rotterdam con autocarri, il che è un tipo di trasporto ancora più pericoloso. Anche questo problema deve ancora essere risolto.

 
  
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  Titley (PSE), per iscritto. – (EN) Accolgo con favore la relazione, che ci esorta ad intervenire per difenderci dal rischio di incidenti industriali nelle zone urbane. Eventi tragici, come quelli che si sono verificati a Tolosa, in Francia, e nei Paesi Bassi, sono una triste prova del fatto che la legislazione attuale non è in grado di proteggere in modo efficace i cittadini europei. Solo quando l'Unione europea riuscirà ad effettuare una valutazione armonizzata dei rischi che le sostanze pericolose comportano, potremo essere sicuri che stiamo facendo tutto il possibile per proteggerci da disastri potenziali.

Infine, sono favorevole alla richiesta di introdurre misure punitive contro gli imprenditori che non si conformano alla normativa esistente e futura. Inoltre, tenuto conto che i subcontraenti rappresentano gran parte del settore, è di fondamentale importanza che le misure includano anche questa categoria.

 
  
  

Relazione Quisthoudt-Rowohl (A5-0203/2002)

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, questa relazione si riferisce a una decisione del Parlamento sulle modalità per la partecipazione delle imprese, dei centri di ricerca e delle università alla ricerca scientifica e su come pubblicizzarla. Io ritengo che sia molto importante questo documento - e perciò ho votato a favore - ma vorrei sottolineare che ritengo ancora più importante che l'Unione europea si impegni per far sì che i propri scienziati restino in Europa. Si devono cioè dedicare maggiore impegno e maggiore assistenza, anche economica, a coloro che, campioni da sempre nello scoprire nuovi modi per agevolare la vita dell'uomo in qualunque parte della terra, si dedicano alla ricerca. Io credo che più impegno in Europa da parte dell'Unione europea sarebbe utilissimo, non solo agli attuali pensionati ma anche a coloro che vivranno felicemente, nel futuro, in Europa.

 
  
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  Caudron (NI), per iscritto. - (FR) Esprimo soddisfazione per il varo odierno del pacchetto legislativo relativo al sesto programma quadro per la ricerca e lo sviluppo. Abbiamo rispettato gli impegni assunti approvando, nel maggio 2002, la relazione sul sesto programma quadro per la ricerca e lo sviluppo senza apportarvi modifiche, nel giugno 2002, le relazioni inerenti ai programmi specifici e infine, nel luglio 2002, le regole di partecipazione che permettono di inquadrare dal punto di vista giuridico e finanziario l'attuazione degli orientamenti fissati in materia di ricerca fino al 2006.

Accolgo con favore il lavoro svolto dalla onorevole Quisthoudt-Rowohl. La relatrice non ha risparmiato gli sforzi affinché le tre Istituzioni potessero raggiungere compromessi onde approvare la relazione in prima lettura.

La Commissione persegue diversi obiettivi che abbiamo sostenuto fin dall'inizio: introdurre norme più semplici, permettere un'amministrazione più rapida e snella, tutelare maggiormente gli interessi finanziari della Comunità.

Sono tuttavia rapidamente emerse varie difficoltà. Posso citare solo la questione della responsabilità solidale. La proposta della Commissione prevedeva che ogni singolo partecipante fosse responsabile solidalmente delle risorse provenienti del bilancio comunitario, anche di quelle amministrate da altri partecipanti. Sono ben presto emersi i limiti di questo concetto. Ne consegue che dopo diversi triloghi informali si è deciso di attribuire la responsabilità della quota di fondi comunitari erogati a ogni singolo partecipante.

(Testo abbreviato in conformità dell'articolo 137 del Regolamento)

 
  
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  Marques (PPE-DE), per iscritto. - (PT) Mi congratulo con la collega Quisthoudt-Rowohl per l'eccellente relazione presentataci, a cui do il mio totale appoggio. Come la relatrice, anch'io condivido l'approccio seguito dalla Commissione, volto a facilitare l'accesso ai finanziamenti attraverso la semplificazione della legislazione ed una maggiore flessibilità operativa assicurata ai beneficiari.

Terrei, tuttavia, a precisare un punto relativo alle regioni ultraperiferiche ed in relazione al quale ho presentato una proposta di emendamento che considero di grande importanza: si tratta dell'esigenza di prevedere nei programmi relativi a una regione ultraperiferica una maggiore ponderazione del criterio concernente il valore aggiunto. Nel preambolo al sesto programma quadro si fa riferimento alla necessità di tener conto delle specificità delle regioni ultraperiferiche per quanto riguarda l'accesso al programma stesso. Ebbene, una maggiore ponderazione del criterio concernente il valore aggiunto comunitario evita che le regioni ultraperiferiche siano penalizzate, segnatamente dalla difficoltà di trovare partner esterni disposti ad avviare una partnership con organismi ivi insediati, malgrado la qualità dei progetti presentati.

 
  
  

Relazione Quisthoudt-Rowohl (A5-0205/2002)

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, la seconda relazione dell'onorevole Quisthoudt-Rowohl si riferisce alla ricerca e all'attività nel nucleare che si svolge in Europa e in particolare a tutto quanto è contenuto nel Trattato EURATOM. Colgo l'occasione di dichiarare il mio voto favorevole a questa decisione per sottolineare come, sia personalmente sia quale rappresentante del Partito dei pensionati qui a Strasburgo, sono favorevole all'energia nucleare. Soprattutto però noi siamo favorevoli a che l'Europa, una volta per tutte, si decida a dire se dobbiamo sviluppare il nucleare o se dobbiamo fermarlo: o il nucleare è pericoloso e nocivo, e allora lo è in tutta Europa, o il nucleare è il futuro, è la scienza, è il progresso, e allora dev'essere esteso a tutti gli Stati dell'Unione europea. Sono convinto che questo sarebbe un fatto positivo per tutti i cittadini dell'Europa, sia per i pensionati che per i lavoratori che per i giovani.

 
  
  

Relazione Kauppi (A5-0220/2002)

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, ho votato a favore della relazione Kauppi, che richiama quello che è stato il 2001 per quanto riguarda l'euro, la moneta europea, e in particolare il ruolo della Banca centrale europea. Sottolineo, di questa relazione, la parte - un po' carente, debbo dire - relativa alla macroeconomia, cioè ai bilanci degli Stati e allo loro influenza sulle iniziative della Banca centrale europea. Lo faccio con l'augurio che gli Stati membri, nei loro bilanci, abbiano cura che le spese sostenute dagli istituti pensionistici nazionali nel campo previdenziale siano spese oculate, nell'interesse dei cittadini, esercitando una certa giustizia tra tutti i cittadini e non delle ingiustizie, come purtroppo troppo di frequente avviene.

 
  
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  Berthu (NI), per iscritto. - (FR) Nell'introduzione alla relazione annuale della Banca centrale europea per il 2001, Wim Duisemberg espone un interessante parere personale sull'integrazione. Ritiene che l'integrazione conoscerà un nuovo impulso in quanto la moneta unica incoraggerà i cittadini a chiedere "di sopprimere gli ostacoli che permangono tra i loro paesi". E conclude: "L'integrazione europea potrebbe in futuro diventare in misura maggiore un processo che scaturisce dalla base, per iniziativa dei cittadini europei invece che essere un processo dall'alto, pilotato dagli uomini politici e dagli specialisti".

Il testo prende atto di due dati di fatto: innanzi tutto l'architettura istituzionale attuale è instabile; in secondo luogo finora la costruzione europea è stata soprattutto opera di uomini politici e specialisti.

Tuttavia l'idea che i cittadini europei siano indotti a chiedere maggiore integrazione a seguito della moneta unica ci sembra discutibile. E' forse il punto di vista degli eurocrati che vorrebbero vedersi riconoscere dai cittadini il merito di aver avuto ragione fin dall'inizio. Ma le opinioni che emergono di fatto sono, per il momento, di ben altro tenore.

D'altra parte il processo descritto dal Presidente Duisemberg non è affatto spontaneo, ma decisamente teleguidato dall'alto attraverso l'esistenza della moneta unica. C'è sempre di mezzo la manipolazione.

 
  
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  Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. - (PT) Il nostro voto contrario alla presente relazione è scontato, date le affermazioni in essa contenute: vi si riafferma infatti l'"importanza assoluta dell'obiettivo primario, vale a dire il mantenimento della stabilità dei prezzi", senza tener conto della crescita e dell'occupazione, si difende l'irrazionalità del patto di stabilità, si fa appello ad una costante "moderazione salariale" e si insiste sulla vecchia ricetta capitalista che vuole "che siano i lavoratori a pagare il prezzo della crisi"; e tutto ciò benché gli aumenti di produttività trasferiti dai salari ai profitti non abbiano contribuito ad aumentare investimenti e occupazione, bensì ad arricchire il solito piccolo gruppo di persone.

Il documento tralascia di occuparsi dell'attuale congiuntura economica e fa nuovamente appello ad ulteriori liberalizzazioni e privatizzazioni, ad una maggior integrazione del mercato dei capitali ed ovviamente ad una maggiore flessibilità del mercato del lavoro e considera ingiuste le critiche al comportamento della BCE in relazione alla riserva federale, dimenticando che la politica deflazionistica portata avanti ha contribuito all'aumento della disoccupazione, in quanto la politica monetaria restrittiva non ha permesso di approfittare appieno del periodo di crescita economica della seconda metà degli anni novanta, critica questa condivisa da vari economisti di fama internazionale, come Solow, nonché dalla Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite.

 
  
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  Meijer (GUE/NGL), per iscritto. – (NL) La Banca centrale europea assomiglia molto ad uno di quegli istituti di credito privati di vecchio stampo che si occupavano della circolazione del danaro. Il motivo che portò alla nazionalizzazione e alla trasformazione di quegli istituti in banche nazionali fu che la circolazione del danaro è uno dei compiti fondamentali delle autorità pubbliche, un compito che deve essere assoggettato al controllo democratico e che va altresì inserito in una politica generale che comprenda la fissazione dei corsi di cambio, dei tassi d’interesse, della massa monetaria circolante e che tenga conto degli effetti sull’occupazione, sulle previdenze collettive, sulla tutela dell’ambiente e sui prezzi al consumo. Sganciando dal contesto politico l’attività della Banca centrale europea, che si occupa della circolazione del danaro, si taglia il legame tra gli elettori e quel compito fondamentale delle autorità di cui parlavo prima, e su ritorna così alla vecchia, insoddisfacente situazione di un secolo fa.

Il fatto che il Parlamento europeo discuta ogni anno di una relazione sull’attività della Banca è senz’altro un’occasione interessante per dare espressione alle diverse, opposte opinioni sulla politica attuata in passato e su quella da attuare in futuro, però non è cosa di cui la Banca si debba interessare. Si assiste persino alla tendenza a dimostrare in modo plateale che si fa esattamente il contrario di quanto la politica cerca di imporre. A parere della onorevole Kauppi, la Banca ha operato anche quest’anno in maniera eccellente, ma questo è un parere opinabile. Se ora il corso di cambio euro-dollaro è di nuovo quasi alla pari, lo si deve al grado di imposizione fiscale negli Stati Uniti, che è strutturalmente troppo basso rispetto alla somma delle spese pubbliche obbligatorie e degli sprechi per la difesa. Accolgo con favore soltanto la proposta di limitare il segreto rendendo pubblici i verbali.

 
  
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  Patakis (GUE/NGL), per iscritto.(EL) Siamo fermamente contrari all’insensibile e crudele politica monetaristica della BCE, in quanto favorisce la disparità e il maggiore sfruttamento dei lavoratori, garantendo profitti e privilegi ai monopoli europei.

Nel nome del rigoroso rispetto del patto di stabilità e della lotta all’inflazione, si chiede di continuare con i tagli ai salari e con le modifiche strutturali sul mercato del lavoro, il tutto finalizzato segnatamente al conseguimento di un’ancor maggiore flessibilità delle condizioni di lavoro. Puntando a creare il cosiddetto “ambiente sano” per le imprese e gli investimenti, si asseconda la cupidigia del grande capitale, trascurando le conseguenze socioeconomiche, l’incertezza e l’insicurezza dei lavoratori nonché i pesanti oneri economici che ricadranno su questi ultimi.

La politica della BCE di aumentare o ridurre i tassi d’interesse seguendo la strategia dei tassi americani è sostanzialmente dettata dalla necessità di finanziare progetti speculativi, i quali conducono puntualmente non ad investimenti produttivi, ma alle truffe dei mercati finanziari, ove a pagare lo scotto sono state e continuano ad essere le migliaia di lavoratori licenziati e di investitori imbrogliati.

Ai recenti scandali nelle borse americane – prima con Enron e ora con Worldcom e Xerox – fanno seguito casi analoghi presso le aziende europee. Tra le conseguenze ci sono il saccheggio dei risparmi dei piccoli investitori, il prosciugamento delle risorse dei fondi pensionistici e delle assicurazioni e il sacrificio di migliaia di lavoratori sull’altare del superprofitto.

 
  
  

Relazione Van Lancker (A5-0223/2002)

 
  
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  Ahern (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, vorrei dire che accolgo con favore la relazione, a nome del gruppo Verde, e mi congratulo con la relatrice. Su di lei sono state esercitate forti pressioni per costringerla a rinunciare all'incarico o a scendere a compromessi sulla relazione. E' doveroso congratularsi con lei per non aver ceduto.

La relazione sottolinea che i tassi di aborto sono elevati nei paesi in cui vi è una scarsa educazione sessuale e che non attribuiscono sufficiente importanza alla contraccezione. L'aborto, afferma la relazione, non dovrebbe essere usato come contraccettivo. Sono sicura che tutti concordano che si tratta di un grave problema.

La relazione sostiene che, al fine di salvaguardare la salute ed i diritti riproduttivi femminili, l'aborto debba essere legale, sicuro ed accessibile a tutti. In Irlanda, in base alla sentenza emessa qualche tempo fa dalla Corte suprema nel caso "X", qualora esista un rischio reale e concreto per la vita della madre e qualora il rischio possa essere evitato solo interrompendo la gravidanza, tale interruzione è legale. Ciò significa che l'aborto è, di fatto, legale in Irlanda, ma non esiste una legislazione specifica che lo preveda. Questa situazione crea non pochi problemi ai medici, che non dispongono di un quadro normativo entro il quale operare e pertanto non si ritengono in condizione di conformarsi alla sentenza della Corte suprema.

L'accesso all'aborto è un problema per le donne irlandesi. Lo scorso hanno oltre 6 600 donne provenienti dall'Irlanda hanno abortito nel Regno Unito. Di recente è stata invocata la formula in base alla quale i cittadini dell'Unione europea possono accedere in altri paesi ai servizi sanitari di cui non possono disporre nel proprio paese. Vorrei che la Commissione mi spiegasse, in base alle norme sulla sussidiarietà, che cosa accadrà in pratica.

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, anch'io, come moltissimi membri del gruppo PPE-DE, ho votato contro questo documento, non solo per il contenuto che non rispecchia completamente la nostra ideologia relativamente all'aborto e ai problemi sessuali che riguardano la salute dei cittadini europei, ma anche perché in questo modo intendo sottolineare il fatto che, pur approvando che si parli di questo importante argomento, vorrei e auspicherei che si parlasse altrettanto frequentemente della salute degli anziani, della vita dei pensionati, di quello che succede - perché no? - anche dal punto di vista delle relazioni tra i sessi tra gli anziani. Vorrei che se ne parlasse di più in questo Parlamento. Immagini lei, signor Presidente, se ci fossero qui 200 rappresentanti del Partito dei pensionati: se ne parlerebbe sicuramente di più!

 
  
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  Banotti (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, mi sono astenuta nella votazione sulla relazione Van Lancker per molte delle ragioni già citate dalla onorevole Ahern, ma anche perché il documento in questione contiene molti punti positivi.

La relazione afferma con chiarezza che l'aborto non dovrebbe essere usato come metodo di controllo delle nascite. Sono ambasciatrice di buona volontà delle Nazioni Unite per la salute riproduttiva ed io stessa ho avuto modo di vedere l'allarmante e spaventoso aumento dei casi di HIV/AIDS non solo nei paesi in via di sviluppo, ma anche nei paesi candidati all'adesione. Ritengo che i servizi per la salute riproduttiva siano un diritto e debbano essere disponibili per tutti.

In Irlanda non esiste una legislazione in materia di aborto. Il presente documento ci creerà non pochi problemi in relazione al prossimo emendamento costituzionale. Il livello di aborti in Irlanda è estremamente elevato ed inaccettabile.

Pur riconoscendo che l'Unione europea non ha competenza in materia, la garanzia della salute riproduttiva – come il Commissario Byrne ha giustamente dichiarato – è parte integrante di un buon servizio sanitario pubblico.

 
  
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  Vatanen (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, ho votato contro la relazione perché non ritengo che la materia rientri nella nostra competenza. Pur contenendo molti punti positivi, la relazione riguarda i diritti. Diritti a spese di chi? Diritti a spese dei nascituri e, di conseguenza, anche dell'umanità. E' indubbio che l'umanità non è riducibile alla stregua di questione oggetto di manovre politiche. E' indubbio che la costruzione di un mondo migliore deve fondarsi su alcuni elementi assolutamente imprescindibili. La vita umana non può essere oggetto di votazioni. Non può dipendere dalla decisione di una minoranza o di una maggioranza.

Se la solidarietà non si estende alla creatura più vulnerabile, il feto, allora la famiglia umana costruisce le fondamenta del mondo di domani su sabbia intrisa delle lacrime dei nascituri.

 
  
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  Posselt (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, la presente relazione non è solo un attentato al principio di sussidiarietà e al complesso processo dell'allargamento a est, ma contravviene ai principi fondamentali e ai principi su cui si basa l'Unione europea. L'aborto è contro i bambini, contro le donne, contro l'essere umano. È nemico dei bambini, perché uccide i nascituri, è ostile alle donne perché le degrada ulteriormente a oggetto di manipolazione maschile, è ostile all'essere umano in quanto mette in causa l'inizio, la fine e la dignità dell'intera esistenza umana, quella dignità che deve accompagnare la persona dal momento del concepimento fino alla morte naturale. Sono questi i motivi per cui contravviene ai principi fondamentali formulati da Adenauer, Schuman e De Gasperi. Quegli stessi principi fondamentali che hanno fatto sì che la nostra Unione diventasse la realtà che è oggi e che deve rimanere in futuro.

Vorrei invitare tutte le forze che oggi biasimano l'operato dell'Assemblea a non criticare il Parlamento, bensì l'esigua maggioranza grazie alla quale è stato possibile approvare in tutta fretta la relazione in questione, e ad adoperarsi affinché nel prossimo Parlamento sia presente un'altra maggioranza!

 
  
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  Cushnahan (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, ho votato contro la relazione perché non rientra nelle competenze dell'Unione europea legiferare in materia di aborto. Il Parlamento europeo non dovrebbe pertanto discutere di relazioni che possono dare l'impressione che sia vero il contrario, suscitando in tal modo timori ingiustificati in molti cittadini europei.

Il problema è ulteriormente complicato dal fatto che l'Irlanda terrà ben presto un secondo referendum sul Trattato di Nizza. Sollevare la questione dell'aborto in seno al Parlamento europeo oggi vuol dire confortare nelle loro convinzioni gli euroscettici irlandesi, che citeranno la votazione odierna su questo tema quale prova che l'Europa vuole imporre l'aborto all'Irlanda contro la sua volontà e che si tratta pertanto di un progetto non democratico. Anche se ciò è assolutamente falso, l'approvazione odierna della relazione, unita alla proposta di riforma intermedia della PAC, renderà estremamente difficile garantire la ratifica del Trattato di Nizza. Se ciò accadesse, purtroppo, coloro che hanno sostenuto la relazione su cui oggi siamo chiamati a pronunciarci avranno ottenuto una vittoria di Pirro e devono assumersi la propria responsabilità se l'elettorato irlandese respingerà un'altra volta il Trattato.

Chiedo agli onorevoli colleghi di smetterla di elaborare relazioni su questioni che non rientrano nella nostra competenza e di concentrarsi invece sui settori in cui abbiamo poteri di codecisione per quanto riguarda la definizione della normativa europea.

 
  
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  Arvidsson, Cederschiöld, Grönfeldt Bergman e Stenmarck (PPE-DE), per iscritto. (SV) La relazione Van Lancker contiene molti elementi che la delegazione dei moderati reputa importanti e positivi, ma l’UE non ha, né deve avere, competenze in questo campo.

Abbiamo pertanto deciso di sostenere gli emendamenti che comportano la soppressione di parti del testo, con la motivazione che temi quali l’aborto e l’educazione sessuale non rientrano fra le competenze dell’Unione. Abbiamoinoltre votato a favore dell’emendamento n. 7, che illustra chiaramente la nostra posizione. Nel voto finale abbiamo votato contro la relazione nel suo insieme.

 
  
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  Berthu (NI), per iscritto. – (FR) Purtroppo la relazione Van Lancker, che è stata adottata dal Parlamento europeo (nonostante il mio voto contrario), non ha alcun fondamento giuridico. Di fatto non si fa scrupoli a intromettersi nelle competenze dei paesi membri, e persino in quelle dei paesi candidati, per dare consigli in materia di educazione sessuale e di legalizzazione dell'aborto.

Dal punto di vista formale il testo è tipico dei metodi volti a estendere le competenze europee. Il Commissario Byrne ha spiegato ieri sera che, certo, stricto sensu i "diritti sessuali e riproduttivi" non sono inclusi nei Trattati, ma che d'altro canto la "salute riproduttiva" può rientrare nella salute pubblica in senso lato, per la quale la Comunità possiede alcune competenze a titolo complementare. In ogni modo in mancanza di un autentico controllo della sussidiarietà le Istituzioni europee sono libere di dire qualsiasi cosa.

Nel merito la relazione Van Lancker ha affrontato il delicato argomento dell'aborto con eccessiva leggerezza. Occorre che ogni paese possa fare riferimento ai valori e alla sensibilità che gli sono propri. In ogni modo, si può accettare che lo Stato non possa impedire l'aborto, è tuttavia arduo auspicare che gli dia il via libera in tutta leggerezza.

 
  
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  de La Perriere (NI), per iscritto. - (FR) La relazione equipara gli uomini e le donne ad animali incapaci di dominare i propri istinti sessuali che li spingono inevitabilmente al coito.

Proponendo una concertazione fra Stati membri, allargata ai futuri aderenti, sul tema della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi, la Commissione traccia le linee direttrici dei dibattiti: banalizzazione del ricorso all'aborto e destrutturazione del nucleo familiare.

La volontà della Commissione di avvicinare le diverse politiche nazionali in materia rientra nel processo di razionalizzazione - normalizzazione - della vita sociale in seno agli Stati, nel disprezzo delle varie identità di ciascun paese. Nel generalizzare il ricorso all'aborto, la relazione prospetta l'introduzione di servizi di assistenza per inquadrarlo, mentre trascura le madri in difficoltà. L'assurdo raggiunge il parossismo quando la Commissione invita gli Stati a non perseguire l'aborto illegale!

D'altro canto la relazione ventila politiche di sensibilizzazione e di informazione dei giovani fin dall'infanzia. Simili misure perturberanno l'equilibrio del bambino e non faranno che indebolire i legami con il nucleo familiare, il cui fondamentale ruolo educativo viene ampiamente disprezzato.

 
  
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  Ferrer (PPE-DE), per iscritto. - (ES) Innanzi tutto desidero dire che considero un grave errore politico l'avvenuta autorizzazione, da parte della Conferenza dei presidenti, dell'elaborazione di una relazione che viola manifestamente il principio di sussidiarietà, proprio ora che siamo alla vigilia del referendum irlandese. E' questa una delle motivazioni del mio voto contrario. Come ha ricordato ieri il Commissario Byrne, l'Unione europea non è competente per questioni relative alla salute sessuale e riproduttiva, che sono invece di competenza degli Stati membri. A riprova di ciò, la relazione non presenta proposte legislative, ma si limita a fare raccomandazioni ai governi degli Stati membri e dei paesi candidati.

Ho però votato contro la relazione soprattutto perché non ne condivido affatto i presupposti. Il valore della vita umana dev'essere tutelato e non distrutto. Una cosa è promuovere adeguate politiche di informazione sessuale, di consulenza sulla pianificazione familiare o sui metodi contraccettivi, nonché servizi di salute sessuale, e un'altra è raccomandare la legalizzazione dell'aborto. Il diritto alla vita è al di sopra di qualunque altro diritto, anche al di sopra dei diritti della donna, e la sua difesa deve rappresentare l'obiettivo primario delle politiche che i poteri pubblici devono attuare.

(Testo abbreviato in conformità del paragrafo 1 dell'articolo 137 del Regolamento)

 
  
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  Heaton-Harris (PPE-DE), per iscritto. – (EN) La delegazione del Regno Unito del PPE-DE voterà contro la relazione per il motivo che propone di estendere l'ingerenza dell'Unione europea a settori che attualmente non rientrano nella sua sfera di competenza.

 
  
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  Keppelhoff-Wiechert (PPE-DE), per iscritto. – (DE) Al Parlamento europeo il gruppo dei democratici cristiani ha respinto con un netto rifiuto la relazione Van Lancker sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi, e personalmente non posso che schierarmi a favore di questa posizione.

Non dobbiamo trascurare i timori delle organizzazioni e dei movimenti nazionali laici di stampo cattolico dei paesi candidati. L'oggetto della presente relazione non rientra nella sfera di competenze della politica dell'Unione europea. Secondo il principio di sussidiarietà, le decisioni che attengono a un tema di questo genere devono essere adottate a livello nazionale.

Sono oltremodo preoccupata soprattutto dal fatto che la promozione della contraccezione d'emergenza, la cosiddetta "pillola del giorno dopo", sia equiparata a una prassi standard. In questo modo si appoggerebbe la legalizzazione dell'aborto negli Stati membri e nei paesi candidati.

Trattandosi di un argomento particolarmente delicato, nei paesi candidati l'approvazione della relazione susciterà reazioni negative riguardo al processo di allargamento su cui finisce per gravare inutilmente. La relazione rivolge richieste sostanziali ai governi dei paesi candidati che sono rimasti del tutto estranei al programma decisionale. Sono fermamente convinta che un simile comportamento non sia comunque adatto a incoraggiare la fiducia nei confronti dei processi decisionali democratici dell'Unione europea.

 
  
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  Krivine e Vachetta (GUE/NGL), per iscritto. - (FR) La relazione Van Lancker sulla "salute e i diritti sessuali e riproduttivi" contribuisce positivamente ad incoraggiare gli Stati membri e i paesi candidati a garantire maggiore informazione e miglior accesso ai servizi di sanità riproduttiva. In realtà le disparità sono notevoli tra i vari paesi europei, ma anche tra ricchi e poveri all'interno di ogni Stato. Lo stesso dicasi per le violenze sessuali, che restano un fenomeno reale e di una certa entità. La relazione invita pertanto tutti gli Stati a distribuire anticoncezionali gratuitamente o a prezzi molto bassi, a legalizzare l'aborto, ad attuare politiche effettive di informazione e di educazione sessuale rivolte ai giovani, nonché a sostenere le donne vittime di aggressioni sessuali.

La relazione ha un valore meramente orientativo, in quanto l'Unione europea non può adottare decisioni in materia di politiche sanitarie che sono di competenza degli Stati. Ciò detto, il documento costituisce un invito interessante e progressista, che mira a migliorare la situazione di migliaia di donne costrette ad abortire in condizioni drammatiche, talvolta a rischio della vita. Questo aspetto è stato perfettamente compreso dai deputati reazionari che hanno fatto di tutto per impedire la discussione e poi la votazione della relazione: manifestazioni, minacce, invii a raffica di e-mail… naturalmente abbiamo votato a favore della relazione.

 
  
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  Lulling (PPE-DE), per iscritto. – (DE) Con la presente relazione d'iniziativa, la cui stesura è stata affidata alla commissione per i diritti della donna e le pari opportunità, la relatrice socialista, affiancata dai suoi accoliti comunisti e verdi, ha redatto un manifesto a favore dell'aborto e della contraccezione. In quattordici dei venti considerando e in diciassette dei trentuno paragrafi dell'interminabile risoluzione questi temi vengono affrontati come se non esistesse alcun problema per la donna, neppure sul versante della sua salute riproduttiva.

L'ostinazione con cui questa sinistra unita persegue il proprio obiettivo nell'ambito in questione, senza preoccuparsi minimamente delle sconfitte, ad esempio per quanto riguarda il secondo referendum sulla ratifica del Trattato di Nizza indetto in Irlanda o le due consultazioni referendarie svoltesi nei paesi candidati, senza alcuna considerazione neppure per il fatto che grazie al principio di sussidiarietà questo campo esula del tutto dalla sfera di competenze dell'Unione europea, è indice di una scarsa consapevolezza della missione da svolgere, aspetto, questo, che reputo preoccupante.

Stando così le cose e dal momento che ragione e realismo non sono stati purtroppo sufficienti a far ricredere questi fanatici dell'aborto, non ho votato a favore della relazione in oggetto.

Considero molto importante spiegare in modo chiaro e inequivocabile che non si devono tessere a torto le lodi dell'aborto quale strumento privilegiato di pianificazione familiare. Non deve neppure accadere che la pillola del giorno dopo venga distribuita gratuitamente nelle scuole, cosa che induce ad assumere un atteggiamento improntato alla leggerezza e che considera accettabile il fatto che alla fine gli uomini si liberino completamente di qualsiasi corresponsabilità e che le donne, in particolare le giovani, mettano a repentaglio la propria salute. Non è ammissibile una tale situazione.

 
  
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  Marchiani (UEN), per iscritto. - (FR) La relazione della onorevole Van Lancker è un vero proprio incubo. Affronta questioni legate alla sessualità e alla riproduzione senza mai fare riferimento all'accettazione della vita. Leggendo il testo, si resta con la morbosa impressione che ogni gravidanza debba essere per forza un dramma. Certo, troppe donne incinte si trovano in difficoltà umane o materiali. Non dovemmo assumerci la responsabilità di agire invece di fuggire il problema? L'aborto è la soluzione facile proposta da una società che sta si sta spegnendo perché non rispetta più la vita.

Sollecitiamo piuttosto la creazione di centri di accoglienza per madri in difficoltà, diamo loro strumenti umani, materiali e finanziari per affrontare la situazione, rivalorizziamo e riconosciamo socialmente ed economicamente la scelta di alcuni genitori di sospendere la propria attività professionale per occuparsi dei propri figli, agevoliamo le pratiche per l'adozione…

In nome di una lotta ideologica edonistica e materialista, si vorrebbe, rinnegando completamente l'aspetto umano, rifiutare il cosiddetto bambino indesiderato come ci si sbarazza dell'anziano che risulta ingombrante. Invece che una simile cultura di morte dobbiamo scegliere la vita, dal suo inizio fino alla morte naturale, e l'accettazione dei figli che sono il nostro futuro.

 
  
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  Meijer (GUE/NGL), per iscritto. – (NL) In un mondo in cui gli uomini si sono riservati un ruolo predominante, la donna è condannata a provvedere al soddisfacimento del piacere sessuale dell’uomo, a figliare, ad educare i figli e a svolgere i lavori di casa. In un mondo che riconosce a tutti gli esseri umani parità di diritti, di opportunità e libertà di scelta, è la donna stessa a decidere come gestire la propria vita, con chi avere eventualmente rapporti sessuali, se avere figli oppure no.

Nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea esistono già norme che stabiliscono che una gravidanza non desiderata dalla donna può essere interrotta, su iniziativa della donna stessa, secondo pratiche mediche responsabili. Ancora meglio sarebbe prevenire queste gravidanze, e lo si può fare, tra l’altro, mettendo a disposizione in maniera adeguata informazioni sui mezzi contraccettivi. In tal modo si evita che le persone si trovino costrette ad allevare bambini che non vogliono o non vogliono ancora avere, ma anche che le gravidanze siano interrotte secondo il pericoloso metodo di una volta che prevedeva l’impiego del ferro da calza e della siringa piena di saponata, oppure facendo un costoso viaggio all’estero.

Mi aspetto che questa evoluzione sia osteggiata da parte di coloro che interpretano l’islam in maniera fondamentalista, secondo una concezione che evidentemente presuppone la disuguaglianza tra uomo e donna; non mi aspetto altrettanto, invece, dalla principale corrente del cristianesimo europeo. La proposta Van Lancker non istituisce alcun obbligo a carico degli Stati membri, cerca soltanto di indurci ad imparare gli uni dagli altri per individuare la pratica migliore.

 
  
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  Muscardini (UEN), per iscritto. - La relazione sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi è, tra l'altro, anche lesiva della pari dignità tra uomo e donna. Inoltre, parlando di diritti riproduttivi e non di diritti alla procreazione, si finisce con l'assimilare la donna a una fattrice animale, o ad una macchina. Respingiamo, come Alleanza Nazionale, questa concezione meccanicistica della nascita di una vita umana e rifiutiamo la concezione culturale che contrappone la libertà della donna al diritto alla vita del nascituro. E' altresì inaccettabile la tesi secondo la quale l'aborto diventa un metodo anticoncenzionale e siamo convinti che, per la tutela della salute, ogni prodotto considerato medicinale debba avere prezzi accessibili ed essere somministrato dietro prescrizione medica.

Ricordiamo inoltre che:

- in materia di sanità la competenza è degli Stati nazionali, così come le scelte in campo etico;

- la relazione non affronta minimamente i problemi legati al diritto alla vita e al diritto ad una vita dignitosa, né tratta di questioni su cui più volte abbiamo sollecitato la Commissione, quali un fondo destinato a promuovere aiuti per quelle donne che si trovano in difficoltà economiche o psicologiche e che, comunque, desidererebbero portare a termine la gravidanza. Né si affrontano i grandi temi proposti dalla società attuale, quali l'affettività in senso lato o anche quella legata all'educazione sessuale;

- la dignità della donna e la sua partecipazione ad uno degli eventi più significativi della vita, la maternità, è stata trattata solo da un punto di vista riproduttivo o di gestione di un diritto sessuale.

(Testo abbreviato in conformità dell'articolo 137, paragrafo 1, del Regolamento)

 
  
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  Queiró (UEN), per iscritto. - (PT) Oggi in Parlamento abbiamo assistito a quella che potremo definire la manifestazione più genuina di cosa intenda il Parlamento europeo per principio di sussidiarietà. Non mi riferisco solo alla votazione di oltre 400 emendamenti relativi a diverse relazioni che svelano una mania regolamentatrice totalmente contraria al concetto di un'Unione europea semplificata e semplificatrice, l'unica in grado di avvicinarsi ai cittadini, bensì anche all'adozione della relazione Van Lancker sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi che rappresenta un'intromissione intollerabile non soltanto nella sfera riservata alle coscienze individuali, ma anche in quella dei poteri degli Stati membri.

Ho espresso voto contrario non tanto per il contenuto della relazione, che in buon parte è stato oggetto di referendum nel mio paese, quanto per il metodo intrusivo purtroppo adottato con questa votazione.

 
  
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  Ribeiro e Castro (UEN), per iscritto. - (PT) La relazione e la relativa votazione mettono in ridicolo le dichiarazioni che abbiamo sentito sul principio di sussidiarietà o sul rispetto delle competenze esclusive degli Stati membri. Per la sinistra il diritto non esiste, tutto dipende esclusivamente dalla causa ideologica che si persegue. In fin dei conti è proprio per questo che l'Unione sta diventando impopolare fra un gran numero di persone: perché, ora per un motivo, ora per l'altro, si intromette in campi in cui nessuno l'ha chiamata ad intervenire. Ma se vogliamo davvero chiederci chi avrà la meglio, nel lungo periodo, penso che sarà la legislazione portoghese, contraria alla liberalizzazione dell'aborto e protettrice del diritto alla vita, ad essere adottata negli altri paesi nel corso del secolo. Di fronte ai progressi della genetica, dell'embriologia, della fetologia, della medicina, il ventunesimo secolo non potrà continuare a negare ancora per molto tempo quella che è una realtà sempre più evidente fin nei particolari: in ogni caso di aborto c'è una vita umana che sta per nascere, individuale, singola e irripetibile, con una dignità da riconoscere e tutelare nella sua pienezza. Quel giorno - quando la dignità umana prevarrà per intero in Europa e si affermerà ovunque e per tutti lo Stato di diritto - i numeri che leggeremo nelle statistiche di questi decenni non ci faranno sentire orgogliosi.

 
  
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  Sacrédeus (PPE-DE), per iscritto. (SV) Ho votato contro la relazione.

La questione dell’aborto non è una competenza europea, in quanto ogni aspetto della sanità pubblica costituisce una competenza nazionale. Noi cristiano democratici reputeremmo un errore consentire che l’Unione subentri al riksdag svedese e agli altri Parlamenti nazionali nella competenza legislativa in materia di tutela giuridica del nascituro. Si tratta di un aspetto essenziale sotto il profilo della morale dei singoli e dei paesi nel loro insieme, del modo in cui vengono viste l’inviolabilità della vita e la dignità dell’uomo, oltre a essere strettamente connesso alle diverse tradizioni nazionali; questa materia deve pertanto rimanere di competenza dei parlamenti nazionali.

L’orientamento di questa relazione in materia di aborto è definito chiaramente al paragrafo 12: il Parlamento europeo “raccomanda che, al fine di salvaguardare la salute e i diritti riproduttivi femminili, l'aborto debba essere legale, sicuro e accessibile a tutti”.

Su questo punto, il Parlamento europeo non è, evidentemente, minimamente disposto a tener conto del fatto che una serie di Stati membri – fra cui Irlanda, Portogallo e Germania – reputano l’aborto come direttamente contrario al principio che lo Stato debba tutelare la vita, specie se indifesa.

 
  
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  Scallon (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Sono estremamente sorpreso che la Conferenza dei presidenti abbia autorizzato la relazione Van Lanker, che verte su argomenti per i quali l'Unione europea non ha alcuna competenza. I servizi sanitari, l'aborto e l'istruzione sono di esclusiva responsabilità degli Stati membri e dei paesi candidati, che decidono in materia in base alle proprie disposizioni costituzionali e giuridiche.

Per quanto riguarda la posizione dell'Irlanda, l'articolo 40, paragrafo 3, comma 3 della costituzione "riconosce il diritto alla vita del nascituro tenendo debito conto del pari diritto alla vita della madre". In base a tale articolo, in Irlanda l'aborto è illegale.

Anche la "pillola del giorno dopo", che, secondo il produttore, ha un effetto abortivo, è illegale in base al diritto comune irlandese, ed in particolare gli articoli 58 e 59 della legge del 1861 sui reati contro la persona.

L'articolo 42, paragrafo 1 della costituzione irlandese stabilisce: "Lo Stato riconosce che l'educatore principale e naturale del bambino è la famiglia e garantisce di rispettare il diritto inalienabile ed il dovere dei genitori di provvedere, secondo i loro mezzi, all'educazione religiosa e morale, intellettuale, fisica e sociale dei figli".

(Testo abbreviato in conformità dell'articolo 137, paragrafo 1, del Regolamento)

 
  
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  Theorin (PSE), per iscritto. (SV) Il diritto delle donne di decidere del proprio corpo costituisce un diritto fondamentale che non va minato. Non posso pertanto accogliere gli emendamenti nn. 2 e 5, né ovviamente gli emendamenti tesi a scalzare tale diritto.

 
  
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  Presidente. - Interromperemo ora i lavori. La seduta riprenderà alle 15.

(La seduta, sospesa alle13.32, riprende alle 15)

 
  
  

PRESIDENZA DELL'ON. VIDAL-QUADRAS ROCA
Vicepresidente

 
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