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Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 13 marzo 2003 - Strasburgo Edizione GU

1. Strategia della politica dei consumatori 2002-2006
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:

– la relazione (A5-0023/2003), presentata dall’onorevole Whitehead a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale sulla strategia della politica dei consumatori 2002-2006 [COM(2002) 208 – C5-0329/2002 – 2002/2173(COS)]

– la relazione (A5-0423/2002), presentata dall’onorevole Patrie a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulle implicazioni del Libro verde sulla tutela dei consumatori nell’Unione europea per l’avvenire della politica europea dei consumatori [COM(2001) 531 – C5-0295/2002 – 2002/2151(COS)]

– la relazione (A5-0054/2003), presentata dall’onorevole Thyssen a nome della commissione giuridica e per il mercato interno, sulle prospettive della tutela giuridica dei consumatori alla luce del Libro verde sulla tutela dei consumatori nell’Unione europea [COM(2001) 531 – C5-0294/2002 – 2002/2150(COS)]

 
  
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  Whitehead (PSE), relatore.(EN) Signor Presidente, sono lieto che stamane l’Assemblea possa distogliere l’attenzione dal lontano rullio dei tamburi di guerra per dedicarsi alle esigenze dei cittadini in quanto consumatori. Tali necessità sono state affrontate nel piano d’azione in materia di politica dei consumatori per il periodo 2002-2006 e nel Libro verde nonché nel seguito dato allo stesso sulla tutela dei consumatori. Mi accingo a presentare la mia relazione e quella della collega, l’onorevole Patrie, che oggi non è potuta essere presente.

E’ in corso un importantissimo dibattito sulla politica dei consumatori. In sede di Convenzione sono emersi dubbi – che io condivido – in quanto le priorità dei consumatori rischiano di essere schiacciate dall’accorpamento delle competenze del Consiglio, che dovrà altresì occuparsi di affari sociali, occupazione e sanità. Il dibattito si riflette inoltre nelle difficoltà finanziarie di un settore in particolare, la sicurezza alimentare, che abbiamo voluto affrontare isolatamente e non più all’interno di questo tipo di discussioni generali. Condivido le preoccupazioni espresse circa il finanziamento – di cui il Parlamento è in parte responsabile – dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, affinché possa finalmente camminare con le proprie gambe.

Dal dibattito traspaiono anche le differenze che ci dividono circa il tipo di direttiva quadro che possa meglio disciplinare la questione delle relazioni dei consumatori e sulle modalità per individuare e porre rimedio alle pratiche sleali.

Per quanto riguarda la mia relazione, desidero ringraziare la Commissione, i relatori ombra di tutti i gruppi politici e tutti coloro che hanno collaborato per produrre una relazione consensuale, soprattutto la mia ex ricercatrice, Michelle Smyth, la cui competenza è ora al servizio dell’Associazione nazionale britannica dei consumatori.

Ho sempre cercato di mantenere un approccio semplice e mirato sulle priorità definite nel piano d’azione. Desidero commentare alcuni emendamenti che in qualche modo hanno creato un po’ di confusione, cercando di inglobare altri dibattiti in ciò che deve essere una chiara dichiarazione di priorità. Ho cercato di scoraggiare gli emendamenti che inserivano altre buone cause nella relazione. Oggi pertanto non posso accogliere – più di quanto non abbia già fatto in sede di commissione – alcuni emendamenti presentati sia da destra che da sinistra, che intendono allargare la discussione all’etichettatura ecologica, alle virtù dei prodotti biologici o, d’altro canto, alle virtù e all’efficacia della tecnologia sui prodotti geneticamente modificati. Come il Commissario sa bene, sono altre le sedi in cui tali questioni saranno discusse. Infatti egli tra breve presenterà proposte in materia che saranno benvenute.

Accolgo peraltro il nuovo emendamento presentato dall’onorevole Thyssen, la cui relazione sarà discussa tra poco, che ha svolto un ruolo molto costruttivo in queste discussioni. Non accetto però che si oltrepassino i confini fissati nelle approfondite discussioni svoltesi in sede di commissione.

Qualcuno ha obiettato ad uno o due altri emendamenti, in particolare sulla versione originale del paragrafo 15, ovvero un emendamento presentato in commissione dall’onorevole Thyssen. Alcuni esponenti del suo gruppo hanno chiesto il motivo della loro presentazione. Sono sicuro che l’onorevole Thyssen – quando interverrà più tardi – entrerà nel merito in modo che il suo gruppo possa capirne le ragioni.

Parlerò ora degli ampi principi del piano d’azione su cui ci accingiamo a deliberare. Essi sono stati formulati in una triplice proposta. In primo luogo si propone un elevato livello comune di tutela dei consumatori. Tutte le relazioni che vi sono state sottoposte concordano su questo punto e sulla necessità di rafforzare la base giuridica nei Trattati per conseguire tale obiettivo. Concordano inoltre sulla questione importante del livello minimo e massimo di armonizzazione che dovremmo considerare caso per caso in maniera ragionevole.

In secondo luogo, quanto all’efficace applicazione delle norme a tutela dei consumatori, anche in questo caso ci troviamo d’accordo, forse con posizioni leggermente diverse. Solo 5 Stati su 15 hanno conseguito gli obiettivi di Barcellona in materia di attuazione. Dobbiamo dimostrare ai paesi candidati che possiamo fare meglio, aiutandoli a seguire il nostro esempio.

In terzo luogo, il coinvolgimento delle organizzazioni dei consumatori nelle politiche comunitarie è di cruciale importanza per l’Unione allargata. Il Commissario deve dirci come verranno stanziati i fondi necessari quest’anno, una volta esauriti i fondi disponibili per i paesi candidati.

Infine abbiamo aggiunto un nuovo principio: l’integrazione degli obiettivi della politica dei consumatori in tutti gli ambiti pertinenti delle politiche comunitarie. Questo punto è stato ribadito con forza ieri da una delegazione dell’Ufficio europeo delle unioni dei consumatori in un incontro con i membri della Convenzione. Nei prossimi tre anni vedremo se riusciremo a soddisfare le esigenze dei consumatori in un’Europa allargata. A tal fine occorre tutta la forza della Commissione e degli Stati membri. Al momento solo la metà dei cittadini conosce i suoi diritti di consumatore. Un consumatore informato è un cittadino emancipato. E’ nostro dovere e privilegio lavorare in questo senso.

Passerò ora alla relazione dell’onorevole Patrie e utilizzerò le sue proposte e i suoi appunti. In relazione al Libro verde sulla tutela dei consumatori, che ci è stato presentato nell’ottobre 2001, siamo finalmente giunti ad un dibattito ambizioso sulle proposte per un vero mercato interno dei consumatori. Attraverso ampie consultazioni con gli Stati membri, con le imprese e con le organizzazioni dei consumatori la Commissione ha esaminato gli strumenti giuridici più atti a garantire un livello elevato di tutela dei consumatori, rimuovendo al contempo le barriere allo sviluppo del commercio intracomunitario.

Il Libro verde afferma che la frammentazione delle norme ha impedito il buon funzionamento del mercato interno. Concordiamo tutti su questo punto. L’esperienza dimostra che la mancanza di fiducia dei consumatori nelle transazioni transnazionali è riconducibile alle divergenze tra gli organi legislativi e al fatto che i consumatori ignorano le garanzie giuridiche di cui si possono avvalere. Dal punto di vista dei consumatori, gli ostacoli allo sviluppo del commercio internazionale risiedono principalmente nella mancanza di certezza nelle relazioni postcontrattuali. Pertanto vogliamo fornire ai consumatori un quadro giuridico semplice e standardizzato, costituito da un numero limitato di norme fondamentali applicabili a prescindere dalla natura della transazione. Pertanto accogliamo con favore l’approccio globale della Commissione.

Tale approccio non deve ridurre la tutela dei consumatori già garantita da accordi nazionali. A questo proposito si deve impedire che la possibilità concessa alla controparte di scegliere il diritto applicabile privi il consumatore di quella tutela che gli viene garantita per legge nel suo paese di residenza, purché sia il paese in cui si sono svolte le fasi preliminari alla stipula del contratto e quello in cui ci si attende che detto contratto venga onorato. L’adozione di norme generali non deve inoltre precludere la possibilità di inserire norme specifiche. Sarà poi necessario fornire ai consumatori una tutela speciale in determinati settori.

Alla luce di quanto sopra esposto, la direttiva quadro deve fissare principi generali sulla condotta dei commercianti in tutte le fasi delle trattative commerciali, in modo da garantire il rispetto dei diritti dei consumatori. Una clausola generale basata sull’esigenza di una condotta commerciale equa sembrerebbe più adatta all’uopo di quanto non lo possa essere un divieto di pratiche fuorvianti e ingannevoli, purché la definizione risulti precisa e applicabile.

In nome della trasparenza dovrebbe essere fatto obbligo ai commercianti di comunicare preventivamente ai consumatori le informazioni sui vari aspetti delle merci e dei servizi offerti. Anche in questo caso l’applicazione di criteri generali non deve precludere la possibilità di inserire disposizioni specifiche sulle informazioni fornite ai consumatori.

Il tentativo della Commissione di definire un criterio basato sulla condotta del consumatore di media intelligenza non è particolarmente convincente. Si tratta di una definizione molto imprecisa e l’idea di misurare l’intelligenza umana in questo modo può essere offensiva. Sarebbe preferibile definire tipi di condotta considerati inammissibili, ovvero le pratiche sleali. A tal fine la Commissione potrebbe compilare una lista nera non esaustiva dei tipi di condotta considerati sleali.

Dobbiamo inoltre tutelare i consumatori particolarmente vulnerabili. Mi riferisco a persone con handicap fisici o mentali che possono essere vittima di pratiche commerciali aggressive o fuorvianti, ai bambini, agli adolescenti e agli anziani. Si devono poter sanzionare i commercianti che violano il dovere di correttezza, non da ultimo attraverso ingiunzioni da parte di organizzazioni dei consumatori. Si dovrebbero poter adire le vie legali come misura preventiva per porre fine a condotte commerciali sleali che – se legittimate a continuare – potrebbero ledere gli interessi dei consumatori.

Infine è opportuno offrire ai singoli consumatori un mezzo per ottenere riparazione, non solo in caso di violazioni gravi e flagranti – come suggerisce la Commissione – ma anche laddove sia stato accertato un danno certo e diretto a seguito di condotte commerciali sleali. A prescindere dai vantaggi derivanti da metodi alternativi di composizione delle controversie, i consumatori non devono essere privati della possibilità di ottenere riparazione.

La Commissione non ha ancora fornito informazioni sufficienti per poter formulare commenti costruttivi sui contenuti delle procedure di autoregolamentazione e di coregolamentazione. Considerando la diversità delle tradizioni nazionali e le incertezze nella definizione dei concetti, è essenziale continuare le consultazioni con gli Stati membri e al contempo assicurare la definizione di norme rigorose per i codici di condotta all’interno delle stesse norme comunitarie.

Si devono creare con urgenza i presupposti organizzativi per una cooperazione tra le autorità nazionali competenti per l’applicazione della normativa per i consumatori. Troppo spesso commercianti privi di scrupoli sono tentati di sfruttare le falle della cooperazione europea. Sarebbe auspicabile istituire banche dati per agevolare lo scambio di informazioni e creare un sistema di allerta in modo da consentire agli Stati membri, in caso di necessità, di intraprendere un’azione concertata a favore di tutti i consumatori. Raccomando entrambe le relazioni all’Assemblea e rinnovo le scuse per l’assenza dell’onorevole Patrie, che è impegnata altrove.

 
  
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  Thyssen (PPE-DE), relatore.(NL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, pur non trattandosi di proposte legislative, l’importanza di questa discussione non va sottovalutata.

Il Libro verde sulla tutela dei consumatori – e mi limiterò a questo tema nei primi cinque minuti a mia disposizione per poi passare alla questione sollevata dall’onorevole Whitehead nei rimanenti due minuti – non riveste soltanto un’importanza giuridica ed economica, ha altresì una rilevanza politica. Può consentirci di sfatare il mito secondo cui il mercato interno si rivolge solo alle imprese e il consumatore non ne può ricavarne nulla. Una buona normativa per i consumatori è uno strumento formidabile per avvicinare l’Unione europea ai suoi cittadini e spetta a noi lavorare in questo senso.

Un altro luogo comune da sfatare è quello della presunta contraddizione di termini tra la realizzazione del mercato interno e il conseguimento di un livello elevato di tutela dei consumatori. Entrambi sono obiettivi sanciti dal Trattato e ciascuno può sostenere l’altro. E’ nostro compito adoperarci affinché ciò avvenga. Purtroppo però devo dire che la suddivisione delle competenze tra le commissioni parlamentari non sempre ci aiuta. Credo sia una questione che dovremmo riesaminare nella prossima legislatura.

In terzo luogo, esiste un’altra idea profondamente radicata che vorrei si superasse, ovvero la convinzione diffusa secondo cui le leggi a favore dei consumatori e le normative sulle pratiche commerciali leali siano due ambiti completamente distinti nel contesto della concorrenza. Onorevoli colleghi, la commissione giuridica e per il mercato interno ritiene che spesso si tratti di due facce della stessa medaglia e pertanto chiediamo di svolgere uno studio approfondito sull’impatto delle relazioni tra imprese nonché delle relazioni tra imprese e consumatori. In questo modo favoriremo la giustizia, almeno per quanto concerne le PMI, una maggiore certezza giuridica e una maggiore stabilità nella legislazione: tutti fattori per cui stiamo lottando.

Signor Commissario, la commissione giuridica e per il mercato interno condivide la sua analisi della situazione della legislazione a tutela dei consumatori; riteniamo inoltre che sia giunto il momento di compiere una valutazione e forse di adottare un nuovo approccio. Non dobbiamo però essere troppo sicuri di noi stessi. In definitiva, non tutto quello di cui il consumatore dispone sul mercato nazionale costituisce necessariamente una barriera al mercato interno che deve essere rimossa. Vi sono limiti naturali all’integrazione del mercato – che sono stati sintetizzati nella mia relazione – e dobbiamo accettarli. Dobbiamo invece identificare le vere barriere e concentraci su di esse; in questo modo non mancheremo l’obiettivo.

A giudizio della commissione giuridica e per il mercato interno, il nuovo approccio, se mai si realizzerà, deve puntare ad un livello elevato di tutela dei consumatori – che è un obiettivo sancito nel Trattato – e deve assicurare una sufficiente flessibilità, semplicità e trasparenza nella legislazione nonché testi legislativi di elevata qualità giuridica. Pertanto, e così dev’essere, sosteniamo i suggerimenti contenuti nel Libro verde volti ad introdurre a vantaggio del consumatore una procedura efficiente e realistica per dirimere le controversie.

Non respingiamo nemmeno l’idea di una direttiva quadro, signor Commissario, ma in quanto legislatori responsabili vogliamo assicurarci sin dall’inizio che tale direttiva, con tutte le implicazioni che ne deriveranno, porterà veramente ad una semplificazione, ad una maggiore certezza giuridica e anche ad una più incisiva politica a vantaggio dei consumatori. Per tale ragione le chiediamo di fornirci una presentazione completa, comprendente la direttiva quadro e le proposte di direttiva che la accompagneranno.

In nome della certezza giuridica preferiremmo una clausola generale basata sul divieto di pratiche commerciali sleali. Naturalmente il divieto deve essere definito con precisione. Riconosciamo l’utilità dello strumento di massima armonizzazione, ma, come ha fatto l’onorevole Whitehead nella relazione presentata a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica per i consumatori, invitiamo alla cautela e chiediamo che si proceda per casi individuali; altrimenti corriamo il rischio di bruciare le tappe. In ogni caso la commissione giuridica e per il mercato interno è convinta che non sia possibile una piena armonizzazione finché non sarà garantito un livello elevato di tutela dei consumatori, a meno che l’armonizzazione non vada in quella direzione.

Un livello elevato di tutela dei consumatori, a nostro parere, costituisce anche una condizione per la piena attuazione del principio di riconoscimento reciproco e di quello del paese d’origine.

Signor Commissario, noi diciamo “sì” ad una base statutaria che istituisca il codice europeo di condotta, purché siano soddisfatte le condizioni indicate al paragrafo 17 della mia relazione, ma, poiché nessuno ha nulla da guadagnare da una falsa impressione di certezza giuridica, ci opponiamo ad ogni sorta di meccanismo burocratico di approvazione, che può solo fornire un’opinabile certificazione di legalità. Secondo i membri della commissione giuridica è logico che gli obblighi contratti nei codici siano applicabili.

Onorevoli colleghi, avrete notato che la relazione Patrie della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica per i consumatori differisce in molti punti da quanto abbiamo esposto in sede di commissione giuridica e per il mercato interno. Noi abbiamo fatto del nostro meglio per concentrarci sugli aspetti giuridici della questione e abbiamo compiuto scelte sulla base di fondate motivazioni giuridiche. Chiedo pertanto ai membri della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica per i consumatori di riesaminare questi aspetti prima di esprimersi con il voto e chiedo loro di sostenere le argomentazioni della commissione giuridica e per il mercato interno.

Infine, signor Presidente, mi rimane solo da ringraziare i colleghi per la costruttiva cooperazione e posso dire all’onorevole Whitehead che replicherò alla questione a cui ha fatto riferimento nei due minuti che mi saranno assegnati tra breve.

 
  
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  Byrne, Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero esordire porgendo vivi ringraziamenti e le mie congratulazioni ai relatori, gli onorevoli Whitehead, Patrie e Thyssen per l’impegno profuso e il risultato di grande qualità ottenuto.

Prima di tutto desidero esporre alcune considerazioni sulla nuova strategia per la politica dei consumatori, che è stata adottata dalla Commissione lo scorso maggio e che punta a dare un chiaro senso di direzione politica per i prossimi cinque anni.

La strategia prevede tre obiettivi principali. Il primo consiste nel conseguire un alto livello comune di tutela dei consumatori. Il secondo prevede l’efficace applicazione delle norme a tutela dei consumatori. Il terzo obiettivo verte sul coinvolgimento delle organizzazioni dei consumatori nelle politiche comunitarie.

Desidero sottolineare che questi tre obiettivi sono stati definiti sulla base delle tre idee trasversali che mi accingo ad esporre. Intendiamo infatti dare un contributo per integrare le preoccupazioni dei consumatori in tutte le politiche comunitarie, come la politica sulla concorrenza, i trasporti e la giustizia. Vogliamo massimizzare i vantaggi del mercato unico per i consumatori, a beneficio sia delle imprese che degli stessi consumatori. Infine – obiettivo non meno importante – intendiamo preparare l’allargamento. Tutti e tre gli obiettivi della strategia – un elevato livello comune di tutela dei consumatori, l’efficace applicazione delle norme a tutela dei consumatori e l’adeguato coinvolgimento delle organizzazioni dei consumatori – sono stati definiti nella prospettiva dell’adesione di nuovi paesi nel breve termine e, più in generale, in futuro.

Il piano d’azione e il Libro verde prevedono una serie di opzioni e sollevano alcune questioni sul futuro della politica comunitaria in materia di tutela dei consumatori. In particolare, essi avanzano l’idea di una direttiva quadro sulle pratiche commerciali sleali.

La Commissione ha inoltre proposto di sviluppare uno strumento legislativo di cooperazione tra le autorità preposte all’attuazione.

La risposta positiva che è seguita alla consultazione ci ha incoraggiati a continuare a lavorare all’idea di una direttiva quadro. E’ stato tuttavia rilevato che sono necessarie maggiori informazioni, una chiarificazione e una consultazione sui contenuti di tale direttiva quadro.

Abbiamo inoltre riconosciuto l’esigenza di completare l’esame dei problemi e delle opportunità esistenti. Sia la relazione Patrie che la relazione Thyssen hanno evidenziato tale necessità. Abbiamo pertanto commissionato tre studi importanti. Il primo è un sondaggio su 16 000 consumatori sulla loro esperienza e sul loro atteggiamento in materia di acquisti fuori dai confini del loro paese. E’ stato poi condotto un sondaggio parallelo con domande simili su circa 3 000 imprese, soprattutto PMI, che pubblicizzano e vendono direttamente ai consumatori. In questo modo, possiamo avere un’immagine chiara dell’impatto che la direttiva può avere sulle piccole e medie imprese. Abbiamo poi incaricato un consulente indipendente di svolgere una valutazione sull’impatto delle opzioni legislative definite nel Libro verde.

Le conclusioni di tale valutazione e le indagini svolte possono essere sintetizzate come segue. Ottanta milioni di europei farebbero più acquisti a livello transfrontaliero, se avessero la stessa sicurezza di cui godono per le spese che effettuano nel loro paese. Il 46 per cento delle imprese prevede un aumento delle vendite transnazionali grazie all’armonizzazione. Solo l’1 per cento delle società si aspetta un calo. Il 68 per cento delle imprese europee ritiene che l’armonizzazione in questo settore sia una modalità efficace per agevolare le vendite transnazionali. La valutazione sull’impatto ha concluso che la direttiva quadro basata sulla piena armonizzazione rappresenterebbe il modo più efficace per rimuovere le barriere al commercio transnazionale al dettaglio.

I miei servizi stanno inoltre lavorando sulle barriere legislative che creano ostacoli sia alle imprese che ai consumatori. Innanzitutto stiamo collaborando con un gruppo di esperti nazionali incaricati dai governi di studiare e comparare le normative nazionali sulle pratiche commerciali sleali. In secondo luogo abbiamo costituito un gruppo di studiosi che stanno attualmente completando un esaustivo studio giuridico comparativo. In terzo luogo abbiamo organizzato un seminario di due giorni su molti temi chiave, con la presenza di tutti gli interlocutori interessati.

L’approfondita consultazione e il processo di ricerca hanno permesso alla Commissione di comprendere appieno le varie sfumature delle norme nazionali sul commercio sleale e le preoccupazioni di tutti gli interlocutori interessati. Spero che ci abbia anche permesso di costruire un largo consenso su una direttiva quadro che possa veramente funzionare.

Il parere del Parlamento europeo riveste un’importanza significativa per le decisioni della Commissione. Pertanto apprezzo molto le costruttive relazioni della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori e della commissione giuridica e per il mercato interno, che confermano il crescente consenso sulla direzione da seguire. Spero che la discussione di oggi ci consenta di conciliare i rimanenti punti di discordanza tra le due relazioni. Sono ansioso di ascoltare il vostro parere nel corso del dibattito.

 
  
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  Glase (PPE-DE), relatore per parere della commissione per i bilanci. (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la comunicazione della Commissione e la relazione dell’onorevole Whitehead sulla strategia per la politica dei consumatori 2002-2006 sono documenti di fondamentale importanza. Negli Stati membri i cittadini vedono il Parlamento come il difensore della tutela dei consumatori, che essi considerano un elemento importante, addirittura cruciale del mercato interno. Nei nostri paesi il livello della tutela dei consumatori è un riferimento importante per misurare l’efficacia del nostro lavoro.

Diverse commissioni hanno presentato il loro parere. La commissione per i bilanci ha il compito di esaminare e di valutare il rendiconto finanziario della strategia per la politica dei consumatori. Pur approvando la comunicazione della Commissione, abbiamo proposto una serie di aggiustamenti normativi alla commissione competente. Inoltre deprechiamo il fatto che non sia ancora stato compiuto alcun tentativo per valutare o quantificare gli effetti che le misure oggi proposte nella strategia potranno avere sulle nostre finanze o sul bilancio.

La commissione per i bilanci inoltre rileva che, se le misure previste dalla strategia saranno incorporate nella proposta di un nuovo quadro legislativo che vada oltre il 2006, dovranno essere confermati i finanziamenti sia mediante accordo su nuove prospettive finanziarie o attraverso deliberazioni annuali di bilancio. Spero pertanto che ci sia ancora sufficiente tempo per apportare i necessari aggiustamenti o affinché gli emendamenti proposti possano modificare l’attuazione pratica.

 
  
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  Radwan (PPE-DE), relatore per parere della commissione per gli affari economici e monetari. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, sono lieto che oggi si discuta di questo tema importante, in quanto il Vertice di primavera è ormai imminente; si tratta dell’occasione in cui, a scadenza triennale, possiamo ripensare al modo in cui far diventare l’Europa la regione più competitiva e più innovativa del mondo.

Non sussistono dubbi sull’importanza del tema della tutela dei consumatori. Dobbiamo invece trovare un modo per metterla in pratica. Faccio appello al rigore della Commissione dicendo che sono però fermamente convinto che la tutela dei consumatori non sia contraria ai suddetti principi. Da un lato, ad esempio, stiamo perseguendo l’obiettivo di ridurre la burocrazia in Europa. Ho l’impressione, tuttavia, che stiamo creando ancora più burocrazia, allontanandoci quindi ancor più dall’obiettivo prefissato.

Desidero inoltre approfittare della discussione per parlare dell’immagine che abbiamo dei consumatori e dell’opinione pubblica. Credo molto nella trasparenza nell’ambito della tutela dei consumatori – ovvero devono essere date ai consumatori tutte le informazioni di cui necessitano – ma la politica non deve progressivamente privare i cittadini dei loro diritti e delle loro responsabilità. Mi riferisco ad un esempio specifico in un settore a cui ho lavorato, ossia la direttiva sul credito ai consumatori; in questo caso, in un modo che non condivido pienamente, la Commissione sta abbandonando il principio dell’armonizzazione minima e del riconoscimento reciproco a favore della massima armonizzazione. In tal modo arriva, ad esempio, ad imporre l’inversione dell’onore della prova per le banche, che non dovranno più controllare con il massimo rigore la capacità del creditore di rimborsare il prestito.

Inutile dire che effettuare determinati controlli va a vantaggio di tutti coloro che concedono credito e di coloro che conducono operazioni di leasing, ma alla fine c’è sempre il discorso della responsabilità individuale. In ultima analisi, se vogliamo diventare la regione più competitiva del mondo, è nostro interesse comprendere le forze cui diamo spazio in ambito economico e tra PMI.

Per questo motivo sono lieto che la commissione per gli affari economici e monetari abbia avuto la possibilità di apportare un contributo sotto forma di pareri che possono essere leggermente critici, ma non per questo meno importanti. Sono inoltre lieto che la Commissione in futuro sarà unita nella linea da seguire per conseguire questo obiettivo.

(Applausi)

 
  
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  Thyssen (PPE-DE), relatore per parere della commissione giuridica e per il mercato interno. – (NL) Signor Presidente, sarò breve; innanzitutto desidero ringraziare l’onorevole Whitehead. La commissione giuridica e per il mercato interno ha fatto del proprio meglio per concentrarsi sugli aspetti giuridici del documento strategico sulla politica per i consumatori e l’onorevole Whitehead insieme agli altri membri della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica per i consumatori evidentemente lo hanno apprezzato, in quanto vedo che quasi tutti i punti del nostro parere sono stati integrati nella relazione. Pertanto posso solo esprimere la mia gratitudine.

Mi rimane solo da rispondere al commento o alla questione a cui poc’anzi ha fatto riferimento l’onorevole Whitehead in merito al paragrafo 15 della sua risoluzione che si basa su un paragrafo originale della mia relazione. Il paragrafo 15 attiene al diritto privato internazionale. Nel mio parere si afferma che quando nella legislazione per la tutela dei consumatori emergono questioni di diritto privato internazionale, dovremmo far riferimento all’articolo 95 che riguarda il mercato interno. La commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica per i consumatori ha aggiunto l’articolo 153 e per quanto mi riguarda non ho obiezioni. Non penso che possano sorgere particolari problemi in merito, onorevole Whitehead. Forse c’è solo un problema di traduzione e non un punto di discordanza. Spero che il mio chiarimento sia stato esauriente. Sarò lieta di restituire mezzo minuto al Presidente per scusarmi di aver ora ecceduto il tempo di parola.

 
  
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  Oomen-Ruijten (PPE-DE), relatore per parere della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità.(NL) Signor Presidente, parlerò a nome della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità per due minuti e dedicherò il resto del tempo alle relazioni delle onorevoli Patrie e Thyssen. E’ per me un piacere, signor Presidente, cominciare con la strategia per la politica dei consumatori e reagire a quanto scritto dall’onorevole Whitehead.

In quanto relatrice della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità, sono grata all’onorevole Whitehead per aver incluso molti dei nostri emendamenti nella sua relazione che come sempre, mi sia consentito dire, è minuziosa. La commissione per i diritti della donna e le pari opportunità vuole che i gruppi vulnerabili siano strettamente coinvolti nella politica dei consumatori e credo che questo sia espresso molto bene. Occorre prestare particolare attenzione ai consumatori e alle loro organizzazioni nei paesi candidati, in quanto riteniamo che il mercato interno possa funzionare al meglio solo quando le parti attive nel mercato si trovano sullo stesso piano. Ciò significa provvedere affinché il consumatore possa operare scelte ponderate.

Le organizzazioni di consumatori nei paesi candidati non sono ancora perfettamente equipaggiate, mi si passi l’espressione, per svolgere il ruolo di rappresentanti dei consumatori. E’ dunque giustificata l’esigenza di prestare particolare attenzione al problema, come da noi spesso richiesto. Nei punti principali della strategia 2002-2006 ritrovo quindi un alto livello di protezione dei consumatori, un efficace potenziamento degli attuali regolamenti e un ruolo per le organizzazioni dei consumatori, come ho già rammentato nello specifico.

Signor Presidente, passo ora al Libro verde, la cui finalità è arrivare alla direttiva quadro sulla politica dei consumatori. Personalmente sarei a favore di una simile direttiva quadro, se venissero soddisfatte varie condizioni. La legislazione attuale è troppo frammentaria e una direttiva quadro potrebbe dunque aiutare a chiarire la situazione. Penso sia un’ottima cosa che in una direttiva quadro vengano raggruppati elementi quali le informazioni necessarie per operare una scelta prima della vendita di un prodotto o servizio, la vendita stessa, il servizio di assistenza postvendita, le procedure di denuncia e l’accesso alla giustizia. Le pratiche commerciali sleali devono essere un punto di partenza e quindi la relazione Thyssen mi soddisfa pienamente.

Le norme di questa direttiva quadro non possono e non devono andare ad aggiungersi all’attuale selva di regolamenti, perché ciò renderebbe il tutto ancor più confuso non solo per i consumatori, ma anche per il commercio. Sostengo con forza che, nel presentare la direttiva quadro, si debbano contestualmente revocare le varie direttive verticali, di cui un ottimo esempio è la direttiva quadro sulle risorse idriche. In tal senso riteniamo che la direttiva quadro possa risolvere qualche problema. A nostro avviso, con questo genere di ambito orizzontale è importante, sia per i consumatori che per il commercio, che gli stessi obblighi si applichino in tutta Europa; ciò mette le cose in chiaro e assicura specie alle piccole imprese maggiori opportunità di trarre beneficio dal mercato interno.

Signor Presidente, vorrei aggiungere che la direttiva quadro dovrebbe presupporre un livello elevato di protezione dei consumatori, sempre basandosi sul principio della massima armonizzazione, ma garantendo un alto grado di tutela. Giudico ciò necessario, perché in caso contrario continuerebbe a regnare la confusione. Vogliamo un mercato interno che funzioni bene con ottimi servizi in tutta Europa; vogliamo che vengano assicurati ottimi servizi e che tutti sappiano esattamente quali sono le condizioni. In tal senso possiamo votare a favore della direttiva quadro. Auspico anche che ci sarà sostegno agli emendamenti alla relazione Patrie, che sono stati presentati dal nostro gruppo e che speriamo allineino il testo con la relazione Thyssen; penso che questo ci aiuti a tracciare una chiara linea di demarcazione. Auguro buona fortuna ai servizi della Commissione, chiedendo loro di coinvolgere sia noi che le parti interessate nell’elaborazione della nuova normativa.

 
  
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  Bushill-Matthews (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, mi compiaccio che stamattina si discutano tre notevoli relazioni sulla protezione dei consumatori, che abbracciano i lavori di diverse commissioni. Ciò mi sembra giusto e appropriato: le questioni relative alla politica dei consumatori non dovrebbero essere prerogativa di una sola commissione, ma risultare fondamentali per tutto il nostro operato.

I commenti che formulerò, pur avendo chiare implicazioni anche per le altre relazioni, si limiteranno in sostanza alla relazione Whitehead. Adam Smith sosteneva che il solo e unico scopo di ogni attività economica fosse il consumo. Il consumatore è sovrano e noi in Parlamento – e anche in Commissione – faremmo bene a ricordarcelo.

La relazione della Commissione “Strategia della politica dei consumatori 2002-2006” e la relazione Whitehead sono entrambe passi assai positivi in questa direzione. Non sono uno di quelli che si complimenta automaticamente con ogni relatore soprattutto, oserei dire, se appartiene al gruppo del PSE; tuttavia, in questa particolare circostanza sono felice di esprimere il mio plauso e il mio appoggio incondizionato al relatore per l’ottimo lavoro svolto.

Con la sua consueta modestia ha anche affermato che gli emendamenti di altri gruppi e colleghi hanno migliorato la sua relazione ed ha accolto le modifiche suggerite da un gran numero di colleghi di diversi schieramenti politici e di altre commissioni. Gli sono grato per aver accolto prontamente alcuni dei miei emendamenti, come quelli relativi al fatto che il filone principale della politica dei consumatori deve essere la massimizzazione della scelta del consumatore, che il completamento del mercato unico è quindi una priorità per i consumatori e non soltanto per le imprese, che la direttiva sui viaggi “tutto compreso” andrebbe considerata come una priorità ai fini di una revisione, e che i paesi che ignorano deliberatamente le norme sulla protezione dei consumatori dovrebbero essere sanzionati in modo più rapido e deciso.

Vorrei inoltre richiamare l’attenzione su tutta una serie di paragrafi – a partire dal paragrafo 5 – relativi all’obiettivo 1, cioè un livello elevato di protezione dei consumatori. In quella sezione il relatore esprime preoccupazione circa la proposta di passare da un’armonizzazione minima a misure di piena armonizzazione – un punto ripreso anche dagli onorevoli Thyssen e Radwan di altre due commissioni. Concordo pienamente nel dire che ciò andrebbe fatto caso per caso, come egli giustamente esplicita nel paragrafo 13 concernente i principi di sussidiarietà, necessità e proporzionalità. Spero che la Commissione faccia suoi questi punti.

Apprezzo in particolare il fatto che la relazione non contenga solo buone intenzioni, ma solleciti anche passi pratici, concreti e intelligenti al fine di assicurare una migliore protezione ai consumatori in tutta l’Unione europea. Spero che la Commissione mi consenta di richiamare l’attenzione anche sul paragrafo 44 riguardante i pericoli del fumo passivo, sebbene possa sorprendere che ciò compaia nella relazione in questione. E’ un diritto fondamentale dei consumatori poter respirare aria pulita. Mi auguro che, assieme ai questori, egli svolga personalmente il suo ruolo nel garantire questo diritto.

Infine mi aspetto che, nella votazione di stamani, la relazione Whitehead riceva un sostegno rilevante – un esito indubbiamente ben meritato. Spero che verrà accolta con altrettanto entusiasmo dalla Commissione e dall’intero Consiglio. Il consumatore deve regnare sempre e ovunque: lunga vita al sovrano!

 
  
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  Corbey (PSE).(NL) Signor Commissario, onorevoli colleghi, come si è detto, i consumatori sono una delle ragioni per cui esiste l’Unione europea. La possibilità di avere prodotti migliori e più convenienti e con più scelta è la molla principale del mercato interno. Ciò non è ancora stato pienamente riconosciuto ai consumatori e certi loro diritti si fermano ai confini nazionali. Ecco perché accolgo con grande favore un’iniziativa generale ed una direttiva quadro per la politica dei consumatori. Inoltre sostengo e mi congratulo con i relatori Whitehead, Patrie e Thyssen.

Vorrei porre l’accento su quattro punti. Il primo riguarda le pratiche commerciali leali, che costituiscono una norma assolutamente fondamentale da applicare in tutta Europa. In quest’intento le normative europee non devono poter sminuire le conquiste nazionali. Servono dunque informazioni sui diritti e ulteriori codici di condotta.

Il mio secondo punto riguarda il diritto all’informazione. Sono infatti cruciali le informazioni sui prodotti e sui metodi di produzione. Certo non tutti i consumatori si recheranno in fabbrica per conoscere i metodi produttivi. Le ricerche dimostrano che solo il 10 per cento dei consumatori è interessato, ma quel 10 per cento indica una tendenza, specie quando sostenuto da forti organizzazioni dei consumatori. Quel 10 per cento ha garantito, ad esempio, che si prestasse maggiore attenzione al benessere degli animali nel settore agricolo o alle condizioni di lavoro nel comparto tessile, e quel 10 per cento contribuirà anche a indirizzare la globalizzazione verso una direzione accettabile.

In terzo luogo, si deve dare voce ai consumatori, sostenerne le organizzazioni specie nei paesi candidati e cercare nuovi modi per rendere meno anonimi i consumatori. Si devono inoltre sperimentare forum pubblici, ove i consumatori possano lanciare idee sullo sviluppo di nuovi metodi e tecniche di produzione.

La mia ultima considerazione riguarda la responsabilità politica. Una forte politica dei consumatori deve naturalmente contribuire allo sviluppo di una situazione in cui i consumatori siano la pietra di paragone della politica europea che spazia dei prodotti chimici al commercio elettronico.

Molto si fa nel nome del consumatore europeo. Si suppone che la liberalizzazione dei servizi pubblici assicuri ai consumatori servizi migliori e più convenienti. Sembra fantastico, ma che cosa si è conseguito realmente? In tutta Europa i passeggeri si lamentano perché la qualità dei trasporti pubblici peggiora e i prezzi della telefonia sono oscuri e confusi; alla fin fine ben pochi consumatori si sono messi in coda per scegliere tra i fornitori di elettricità. Che cosa hanno reso al consumatore i primi dieci anni di mercato unico o l’introduzione dell’euro, tanto per fare due esempi? Si supponeva che l’euro avrebbe reso tutto più conveniente, mentre sappiamo che la nuova moneta ha causato forti aumenti dei prezzi. Naturalmente le cose si possono volgere contro di noi e i consumatori lo sanno bene. Ma se la liberalizzazione, l’euro e il mercato unico non sortiscono l’effetto voluto, a chi possono ricorrere i consumatori? Possono forse rivolgersi alla politica europea, ai governi nazionali, al commercio e all’industria o a nessuno di questi?

I consumatori hanno diritti, ma devono poter disporre dei mezzi di ricorso politico. In altre parole, dobbiamo smetterla di fare vaghe promesse ai consumatori. Gli obiettivi per i consumatori devono essere precisi e concreti e ci deve essere chiarezza su chi ha la responsabilità politica. Vi ringrazio.

 
  
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  Maaten (ELDR).(NL) Signor Presidente, stiamo qui discutendo di tre importanti relazioni. E’ vero che non sono ancora legge, ma attendo con interesse di vedere le normative che scaturiranno da queste relazioni. Lo affermo con molta sicurezza, perché anche a tale proposito abbiamo fiducia nel Commissario. Sono curioso di sapere se ci potrà indicare quanto tempo ci vorrà prima di poter vedere le varie proposte legislative.

La sfida consiste nel coordinare adeguatamente la politica dei consumatori e il completamento del mercato interno. Non si deve permettere di usare la politica dei consumatori come scusa per erigere barriere commerciali. Penso che parlino da sé le cifre forniteci poc’anzi dal Commissario sui vantaggi che noi tutti possiamo trarre dall’armonizzazione.

I consumatori traggono beneficio dal libero scambio in quanto possono comprare prodotti migliori e più convenienti, mentre noi dobbiamo assicurare un livello elevato di protezione dei consumatori. La fiducia è il motore della crescita economica: i consumatori devono avere fiducia nei prodotti o non li compreranno. L’industria deve aver fiducia nel mercato interno e i consumatori devono avere fiducia nei fornitori; possiamo prendere due piccioni con una fava. Dobbiamo adoperarci per far sì che non ci sia più alcuna differenza per il consumatore che sceglie di comprare un prodotto nei Paesi Bassi piuttosto che in Grecia, ma non sarà facile.

I consumatori spesso non conoscono i propri diritti e le organizzazioni dei consumatori li possono aiutare in questo senso; le riviste per i consumatori hanno un’ampia diffusione e contengono suggerimenti utili. La gente ha molta fiducia in queste organizzazioni. Ritengo quindi – e mi compiaccio che anche il Commissario stia lavorando a tal fine – che l’Unione europea debba coinvolgere direttamente queste organizzazioni nei lavori preparatori per la politica futura.

Le pratiche commerciali sleali, inoltre, minano la fiducia nel mercato: un rivenditore d’auto disonesto rovina il mercato dei suoi concorrenti. Il problema dei commercianti disonesti va affrontato con vigore; ecco perché è positivo che si sia scelto di adottare un approccio europeo per far fronte alle pratiche commerciali indesiderabili. Naturalmente dobbiamo fare chiarezza sul significato di pratica commerciale indesiderabile. Per me non si tratta soltanto di approfittare della vulnerabilità fisica o mentale o di esercitare pressioni fisiche o morali, ma si deve comprendere anche un comportamento ostruzionista – ad esempio, il tentativo di ostacolare i consumatori che desiderino cambiare il proprio prestatore di servizi. Solo quando si può passare facilmente da un fornitore all’altro si può avere una concorrenza ottimale che si traduce in prezzi inferiori e migliore qualità. Pensate a cosa succede quando volete cambiare banca: vi rendono la vita difficile e vi impediscono di mantenere lo stesso numero di conto. Credo che queste siano barriere artificiose.

Infine, signor Presidente, ritengo che la Commissione dovrebbe ricorrere più spesso all’articolo 153 del Trattato quale base giuridica per la protezione dei consumatori. Non per niente abbiamo creato quest’articolo, che favorisce sia i consumatori che il mercato interno.

 
  
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  Caudron (GUE/NGL).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, nel prendere stamani la parola, a nome del mio gruppo, nel dibattito sui consumatori e la protezione dei consumatori, come molti miei colleghi vorrei ribadire ancora una volta che, malgrado si possano sottoscrivere gli obiettivi fissati dalla Commissione europea in questo campo, come ad esempio un alto livello di protezione, un’applicazione efficace delle norme ed una partecipazione attiva delle organizzazioni dei consumatori, occorre sempre segnalare come le proposte avanzate sinora siano troppo vaghe e non sufficientemente specifiche.

Ecco perché sono pienamente d’accordo sulle proposte presentate dagli onorevoli Whitehead e Patrie, soprattutto in merito a sicurezza, trasporti, sostanze chimiche, commercio elettronico e accesso a informazioni preventive in ogni caso, al fine di consentire, ove necessario, l’attivazione di meccanismi idonei ed efficaci di difesa e ricorso. Vorrei menzionare specificamente la visibilità dell’etichetta ecologica e, in particolare, l’esigenza di avere informazioni estremamente esaustive sugli OGM che, come tutti sapete, sono per noi motivo di contenzioso. Desidero infine sottolineare l’urgenza di applicare la direttiva sui giocattoli e di controllare il marchio CE.

Essendo stato relatore alcuni anni fa proprio su queste problematiche, so che la direttiva giocattoli va riesaminata con urgenza e che, a causa di controlli insufficienti, in molti casi il marchio CE è stato svuotato del suo significato. Ho più volte scritto alla Commissione in proposito e mi rammarica dover dire di non avere ricevuto una risposta soddisfacente. Tra parentesi, a questo punto della discussione sulla protezione dei consumatori e la relativa politica, vorrei chiaramente esprimere due preoccupazioni che si traducono in altrettante critiche fondamentali. Il mio primo timore è che, a prescindere dai vantaggi, le politiche per la protezione dei consumatori siano legate troppo strettamente e siano quindi troppo dipendenti dall’obiettivo della creazione accelerata del mercato unico. Solo di rado queste politiche sono esse stesse un obiettivo e anzi tendono ad essere, in grande misura, il frutto della libera concorrenza. La mia seconda preoccupazione è che queste politiche siano spesso, per non dire sempre, un semplice pretesto per cancellare, soffocare o addirittura abolire il concetto di servizio pubblico, che è invece assai più ampio della nozione di protezione dei consumatori in quanto si esplica nel lungo termine e comprende la solidarietà e la gestione del territorio, specie attraverso le condizioni di fissazione dei prezzi e di accesso. In alcuni paesi e presso taluni gruppi politici i più grandi fautori della protezione dei consumatori sono spesso coloro che arrecano più danno ai servizi pubblici operando nel nome della libera concorrenza e del predominio del settore privato.

Pertanto stamani, pur apprezzando gli sforzi della Commissione europea e sostenendo le proposte dei nostri relatori, ho voluto segnalare le differenze o addirittura le divergenze di fondo.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. PACHECO PEREIRA
Vicepresidente

 
  
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  Rod (Verts/ALE).(FR) Signor Presidente, il Libro verde elaborato dalla Commissione e le relazioni presentate stamattina vanno nella giusta direzione. Infatti dovremmo fissare senza indugio tutti quegli elementi che garantiscono un elevato livello di protezione ai consumatori, i quali devono essere certi che i loro diritti sono rispettati ovunque in modo totale ed equivalente. Al fine di conseguire questo elevato livello di protezione, è dunque vitale coinvolgere le organizzazioni rappresentative dei consumatori nel redigere le politiche sia comunitarie che internazionali.

Poiché si stanno realizzando alcuni cambiamenti significativi nell’ambito del commercio, è essenziale consultare i nostri cittadini, i quali devono poter partecipare ai dibattiti e influire sulle decisioni che li interessano direttamente. I consumatori devono svolgere un ruolo attivo attraverso i consumi; non si tratta più di consumare in modo inconsapevole, ma di operare scelte informate. I consumatori devono quindi essere protetti, ma anche essere informati. A tale scopo devono poter avere accesso a tutte le informazioni che ritengano essenziali, avendo ad esempio la possibilità di conoscere i processi produttivi, comprese le condizioni di lavoro dei dipendenti. I logo, stabiliti a livello comunitario e relativi al commercio equo o alle imprese che rispettano una carta sociale, sono quindi strumenti preziosi ed efficaci tanto quanto i marchi dell’agricoltura biologica.

Se vogliamo un commercio equo ed etico, dobbiamo ribadire la nostra preferenza per prodotti di qualità – nei settori più disparati come il caffè o i giocattoli – che non mettano a repentaglio la dignità umana e che rispettino tutti i criteri del principio di precauzione. In questo contesto la tracciabilità degli OGM sembra essere ancora una volta uno dei fattori fondamentali. In particolare non dobbiamo permettere che cresca la fiducia dei consumatori negli OGM, come invece implicherebbero taluni emendamenti. Al contrario, è nostro dovere tutelare i consumatori e fornire loro informazioni accurate ed esaustive che consentano di operare scelte pienamente informate, cioè quelle che a loro avviso sono decisioni giuste per sé e per i propri figli. Dovremmo anche porre l’accento sulla partecipazione dei cittadini nello stabilire un modello sostenibile di società. Non dobbiamo ridurre i cittadini a semplici consumatori; i cittadini devono invece fare la propria parte nell’individuare i propri bisogni affinché la società stessa scelga di svilupparsi in un modo corrispondente a tali bisogni.

 
  
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  Nobilia (UEN). – Signor Presidente, nelle relazioni degli onorevoli Patrie, Thyssen e Whitehead, per quanto diverse, si rileva una comune vena di disappunto, che – se esiste veramente – si condivide, insieme al contenuto del loro stesso lavoro. Sono incontestabili, infatti, le affermazioni della Commissione circa la compromissione del funzionamento del mercato interno, a causa della frammentazione delle norme europee e di quelle nazionali; come, del resto, lo è il fatto che la mancanza di fiducia di molti consumatori, ad esempio negli scambi commerciali transnazionali, sia motivata dalle divergenze giuridiche e, forse ancor più, dalla scarsa conoscenza delle tutele. Diviene, pertanto, parimenti incontestabile l’esigenza di un quadro giuridico semplice ed omogeneo, costituito solo da norme essenziali, applicabili a prescindere dalla natura dello scambio commerciale, che esplichino la tutela per tutto il suo svolgimento, incluse le relazioni postcontrattuali e postvendita.

Abbiamo, quindi, plaudito all’indirizzo dichiarato dalla Commissione circa l’esigenza di un approccio globale al problema, da un lato teso a definire obblighi, a cominciare da un comportamento commerciale leale, e, dall’altro, fondato su criteri obiettivi, per evitare differenti interpretazioni da parte degli Stati membri. Ma se tutto quanto sopra ha un senso, non si può non rilevare, a volte, da parte della stessa Commissione, un comportamento eterogeneo: innanzitutto un’eccessiva diluizione dei tempi con i quali si sta affrontando il problema, ma non solo. Il Libro verde sulla tutela dei consumatori del 2001, ad esempio, ha dato il via, com’è noto, ad una stagione di ampie consultazioni e a un prezioso dibattito sul futuro del diritto comunitario dei consumatori. Eppure, senza che fosse intervenuto esito, abbiamo assistito, nel frattempo, alla proposta di regolamento relativa alla promozione delle vendite nel mercato interno che, da un lato, denota una scarsa attenzione al punto di vista dello stesso Parlamento europeo sull’approccio globale e, dall’altro, dà la paradossale impressione che si preferisca continuare a seguire percorsi settoriali

Ancora: mal si conciliano con quanto auspicato i differenti approcci a questioni, tutto sommato, simili, come – ad ulteriore esempio – quello dell’etichettatura dove, a distanza di pochi mesi, viene disciplinata in maniera difforme la presenza di eguali sostanze. Si crede che a nulla valga obiettare sul diverso uso dei preparati avendo come riferimento ultimo quello della salute umana: è il caso recente dei cosmetici e dei detergenti.

Ciò che si crede, per rimanere ancora un attimo in questo ambito, è che i consumatori abbiano la necessità di conoscere i prodotti utilizzati, ma anche che, per far questo, abbiano la necessità di un’informazione fruibile, che possa cioè porli in grado di effettuare scelte, anche “politiche”, in via diretta. E ciò senza nulla togliere, anzi con il massimo apprezzamento, all’opera importante dell’organizzazione di tutela dei consumatori.

Comunque, se il principio è quello di perseguire un elevato livello di tutela, mirando nel contempo ad un’accettabile armonizzazione delle norme nel mercato interno, due appaiono le vie da seguire, l’una consequenziale all’altra: la prima è quella citata dal collega Whitehead nel considerare più opportuna un’analisi caso per caso, per stabilire se, nell’emendare la legislazione esistente o nello stenderne una nuova, siano più indicate misure di armonizzazione minima o massima; una volta stabilito questo, l’altra via riguarda il corretto recepimento e l’applicazione pratica della legislazione comunitaria da parte degli Stati membri. E qui, nuovamente, la Commissione ha un ruolo determinante, se è vero che, sul piano generale, solo cinque Stati hanno finora rispettato gli obiettivi stabiliti dal Consiglio europeo di Barcellona sui tassi di applicazione.

 
  
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  Bernié (EDD).(FR) Signor Presidente, oltre alla tutela giuridica dei consumatori, stiamo affrontando un ampio e ambizioso progetto che dovrà portare ad un livello elevato di protezione. Tale livello non implica necessariamente una protezione uniforme. Crediamo sia infatti essenziale rispettare i principi di sussidiarietà, necessità e proporzionalità.

Personalmente sono a favore di un’armonizzazione minima, che lasci ciascuno Stato membro libero di stabilire la normativa che più si confà al suo modo di gestire la questione. Sostengo anche il concetto di un uso sistematico dell’articolo 151, paragrafo 3 del Trattato, che dovrebbe diventare l’unica base giuridica per legiferare. Dobbiamo smettere di usare sistematicamente l’articolo 95, che riguarda soltanto il mercato unico. Uno dei nostri principali requisiti è garantire a tutti i cittadini un accesso universale e economicamente abbordabile ai servizi di alta qualità. Dobbiamo pretendere che l’OMC non smantelli i servizi pubblici. Analogamente concordo sul fatto che l’etichetta dell’OMC sia uno strumento per dare informazioni sull’origine e sui metodi di produzione. D’altro canto ho una riserva sulla creazione di un centro europeo dei consumatori, che rappresenterebbe un doppione rispetto al ruolo delle organizzazioni nazionali, le quali sono efficaci e possono trarre beneficio dall’attività in rete.

Mi preoccupano anche i contenuti della relazione Thyssen: non mi sembra realistico chiedere alla Commissione una valutazione d’impatto in merito alla possibilità dell’armonizzazione massima. Nel contempo occorre stabilire un nesso tra la protezione dei consumatori e la regolamentazione della promozione delle vendite. Relativamente alla fissazione di codici di condotta, l’idea espressa nella formulazione attuale non mi sembra essere un’ipotesi da approfondire. Quali sarebbero le basi per la legittimità di un siffatto codice di condotta? Come potremmo garantirne la continuità? Tutte queste domande stanno ad indicare che non è questa la via giusta da seguire.

 
  
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  Ilgenfritz (NI).(DE) Signor Presidente, è logico che il nostro intento sia proteggere i consumatori dalle pratiche commerciali sleali, in quanto è così che si instaura un clima di fiducia. Nel fare ciò non dobbiamo però oltrepassare il limite proteggendo i consumatori da loro stessi e dichiarandoli incapaci di gestire i propri interessi. Prova ne sia la direttiva sul credito al consumo. Tenendo presente tutto questo dovremmo sostenere qualsiasi misura volta a promuovere le vendite e il completamento del mercato interno. Mai e poi mai ci dovranno essere più lungaggini burocratiche a legare le mani alle aziende, in quanto sarebbero proprio le piccole e medie imprese a restarne invischiate. Dobbiamo fare nostro l’obiettivo di creare più fiducia evitando nel contempo di accrescere la burocrazia.

 
  
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  Presidente. – La ringrazio, onorevole Ilgenfritz. C’è una richiesta di parola per un richiamo al Regolamento da parte di un collega che regge di fronte a sé un cartello, nonostante l’Ufficio di presidenza gli abbia già chiesto di toglierlo. Si tratta di dimostrare rispetto all’Ufficio di presidenza e agli onorevoli colleghi, fatto questo che dovrebbe avere la precedenza su qualsiasi richiesta di parola.

L’Ufficio di presidenza ha già chiesto al collega di togliere il cartello. In quest’Aula c’è la consuetudine di rimuovere eventuali cartelli non appena l’Ufficio di presidenza ne faccia richiesta, e questo come segno di rispetto nei confronti della Presidenza e dell’Aula. Se l’onorevole collega desidera fare un richiamo al Regolamento – unica possibilità consentita dal Regolamento stesso – deve prima dimostrare rispetto per l’Ufficio di presidenza e per l’Aula togliendo il cartello che tiene di fronte a sé.

 
  
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  Gorostiaga Atxalandabaso (NI).(EN) Signor Presidente, in questo preciso istante in tutti i Paesi baschi si stanno svolgendo manifestazioni…

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Presidente. – Onorevole Gorostiaga, si suppone che la sua sia una richiesta concernente l’ordine del giorno. L’Ufficio di presidenza non ammette alcun tipo d’intervento che non sia un richiamo al Regolamento.

 
  
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  Grossetête (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, ritengo che oggi dovremmo esprimere apprezzamento per questo dibattito sul Libro verde e sulla strategia propostaci dalla Commissione sulla politica dei consumatori in quanto, con l’allargamento e la conseguente estensione del mercato interno, è chiaramente importante migliorare l’armonizzazione del diritto comunitario concernente i consumatori. Siamo anche consapevoli del ruolo svolto dal consumismo nell’economia; lo sa il cielo quanto ne abbiamo bisogno in questo momento!

Gli studi condotti hanno però dimostrato che, al di fuori delle zone di confine, i consumatori europei non sanno come fare uso dei vantaggi offerti dall’Unione europea. Le ragioni sono semplici: i consumatori non hanno fiducia, non hanno sempre accesso alle informazioni pertinenti sui prodotti e sui servizi, non hanno sempre modo di accertare la qualità dei prodotti o la base di riferimento dei prezzi e, specialmente nel caso di una vertenza, non sanno quale sia l’autorità competente. Ciò significa quindi che i consumatori, pur essendo perfettamente preparati per agire in modo responsabile e rispettare le ecoetichette e cose del genere, non traggono beneficio dalle possibilità offerte dall’Europa e hanno bisogno di informazioni e nozioni.

Per rimediare alla situazione, occorre armonizzare la legislazione e stabilire veri e propri diritti dei consumatori europei, pur continuando a garantire la flessibilità necessaria ai fini dell’applicazione negli Stati membri. Siamo dunque a favore di migliori informazioni, che dovrebbero risultare chiare ed essere scritte nella lingua madre dei consumatori, permettendo loro di operare scelte pienamente informate. Sviluppare una strategia quadro per i consumatori significa anche garantirne la protezione giuridica, mettere fine alle dispute relative alle pratiche sleali attuate dalle imprese e proteggere le aziende stesse.

Siamo quindi d’accordo su un elevato livello di protezione dei consumatori e di trasparenza che possono essere assicurati dalle associazioni. Ci aspettiamo molto dalla Commissione; possiamo garantirle, signor Commissario, che seguiremo le sue mosse per assicurarci che la politica dei consumatori venga effettivamente attuata.

 
  
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  McCarthy (PSE).(EN) Signor Presidente, nel mondo di oggi è chiaro che i consumatori sono meglio informati e più esigenti. Hanno aspettative maggiori e non cercano sempre il prezzo più conveniente; vogliono qualità e servizi di assistenza postvendita e desiderano avere certezze sui loro diritti e sui mezzi di ricorso per essere risarciti.

In un mondo ideale le imprese responsabili dovrebbero rispondere alle esigenze dei consumatori. Secondo alcuni, la stragrande maggioranza delle imprese già lo fa; se fosse così, non ci sarebbe bisogno di legiferare. Dobbiamo invece proteggere i consumatori dalle canaglie che adottano pratiche poco oneste e dai mercanti privi di scrupoli. Il dilemma cui fanno fronte i legislatori è come elaborare leggi efficaci che proteggano i consumatori, pur consentendo alle aziende di prosperare in un ambiente dinamico e competitivo.

L’attuale dibattito sulla responsabilità sociale delle imprese offre loro l’opportunità di migliorare la protezione dei consumatori facendone un modello aziendale e un capitale, nonché di acquisire un margine concorrenziale e di trarne un profitto, pur assicurando un valore aggiunto ai consumatori.

Se vogliamo far funzionare il mercato unico, abbiamo bisogno di misure di accompagnamento per promuovere la fiducia dei consumatori specialmente negli acquisti transfrontalieri, mentre sappiamo che nello shopping online i consumatori tendono ancora ad acquistare sul proprio mercato nazionale.

Nell’introdurre una clausola generale sul commercio leale, il livello di dettaglio della direttiva sarà di vitale importanza, se vogliamo che essa vada a beneficio dei consumatori e non venga vista dalle imprese come ulteriori formalità e burocrazia. Occorre una normativa semplice e meglio mirata, che sia più agevole da applicare. Come lei sa, signor Commissario, il concetto di equità varia da Stato a Stato a seconda del diverso sistema giuridico. Nei paesi ove è in vigore una clausola generale, sappiamo che essa viene applicata in modo diverso. Ciò ci pone di fronte alla sfida di trovare un approccio comune. So che lei, in quanto giurista esperto, si è impegnato ad assicurare la certezza giuridica sia alle imprese che ai consumatori. Dobbiamo assicurare che l’impatto di qualunque direttiva futura non sgretoli, ma piuttosto consolidi il mercato interno, mentre gli Stati membri interpretano, attuano o applicano la direttiva in modo da renderla compatibile con il proprio approccio nazionale. I consumatori devono già confrontarsi con regolamenti applicati in modo frammentario.

Il messaggio di fondo è che i consumatori hanno bisogno di sapere quale risarcimento si possono aspettare qualora siano vittime di pratiche poco oneste o di fregature, mentre le imprese devono operare in un mondo competitivo. Le aziende devono avere le idee chiare circa gli standard e le pratiche cui devono aspirare se vogliono essere in grado di rispettare la direttiva. Personalmente preferisco l’adozione di misure severe contro le pratiche fuorvianti e ingannevoli, piuttosto che il tentativo di trovare una definizione comune di pratica commerciale leale.

Apprezzo la proposta della Commissione di stabilire codici di condotta e autoregolamentazione, non come opzione accomodante o come surrogato di normative, ma quale mezzo che ci consenta di rispondere rapidamente alle pratiche disoneste con cui non sempre la legge riesce a tenere il passo.

Come ha detto il Presidente Prodi, tutte le Istituzioni europee devono intensificare il proprio impegno nel semplificare i regolamenti al fine di ridurre il costo di fare impresa in Europa e di accrescere la certezza giuridica per i cittadini. Con la relazione Thyssen il Parlamento ha detto chiaramente di voler vedere un esauriente studio d’impatto in materia.

Signor Commissario, lei ha menzionato tre studi e ha enunciato chiaramente i vantaggi della direttiva, ma è stato meno preciso riguardo al costo potenziale della direttiva per le imprese. E’ importante spiegare alle aziende quali siano i loro obblighi e che cosa debbano fare per conseguire gli obiettivi di protezione dei consumatori.

 
  
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  Wallis (ELDR).(EN) Signor Presidente, vorrei concentrare le mie osservazioni sulla relazione Thyssen, molto apprezzabile, e complimentarmi con l’onorevole collega per il suo lavoro equilibrato. Conosciamo bene il dilemma che pone una relazione che deve tener conto degli interessi sia delle imprese che dei consumatori.

Abbiamo davanti a noi le idee ottime e innovative della Commissione – una politica complessiva e una direttiva quadro – di cui abbiamo bisogno se vogliamo far funzionare il mercato interno e trasformarlo in un successo. Per conseguire tutto ciò dobbiamo però instillare fiducia nei consumatori. Il punto che mi interessa si ritrova al paragrafo 17 della relazione, che sostengo in toto; riguarda il nesso tra codici di condotta, certezza giuridica e applicazione e come davvero fondere assieme questi concetti per proteggere i consumatori.

Quest’anno elaborerò una relazione sul monitoraggio del diritto comunitario e quindi nutro la profonda convinzione che, nell’optare per i codici di condotta, dovremo assicurarci di avere comunque la certezza giuridica e l’applicabilità o rischieremo di disperdere i guadagni del mercato interno.

Cercherò di spiegarmi con un esempio. Ieri ho ricevuto una lettera da un mio elettore che aveva acquistato una proprietà in un altro Stato membro. Qualcosa non aveva funzionato con la compravendita e una somma era stata erroneamente detratta dall’importo da lui versato. Nel presentare domanda all’organismo professionale competente, aveva scritto il testo nella sua lingua, cioè in inglese, ricevendo una risposta scritta in altra lingua in cui si affermava che il reclamo non poteva essere esaminato se non redatto nella lingua del paese della compravendita. Se davvero vogliamo fare affari assieme in tutta Europa, allora dobbiamo comportarci in modo giusto e ragionevole gli uni con gli altri. I codici di condotta vanno applicati in modo adeguato.

 
  
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  Fiebiger (GUE/NGL).(DE) Signor Presidente, nel prendere qualsiasi decisione sulla protezione dei consumatori si deve prestare la debita attenzione alle aspettative, alle speranze e ai timori di ben 425 milioni di consumatori nell’Unione allargata. Nei suoi atti legislativi il Parlamento ha il dovere di prendere in considerazione le complessità e i futuri effetti della protezione dei consumatori, nonché i rischi connessi.

Le relazioni sul futuro della politica europea in materia di protezione dei consumatori soddisfano queste esigenze, ma nel contempo esigono che si metta fine alla mancanza di disciplina nei rapporti con i consumatori. Molti ritengono che le norme in settori quali sicurezza alimentare, servizi, sanità e sicurezza abbiano già perso la propria innocenza morale rispetto agli sviluppi del mercato.

Per proteggere i consumatori sono estremamente necessarie sia le azioni volte a fermare, ad esempio, gli abusi nel campo delle telecomunicazioni, sia le riforme del diritto della concorrenza e nel campo dei servizi finanziari. La creazione di un diritto d’iniziativa a vantaggio dei consumatori rende imprescindibile trovare una collocazione permanente per la protezione dei consumatori nel sistema pubblico di informazione e consultazione, nonché per l’istruzione e soprattutto per maggiore informazione.

La protezione dei consumatori deve tutelare la gente contro le frodi, i rischi per la salute e le perdite finanziarie. Il principio di efficacia si applica alla protezione dei consumatori così come avviene per altri settori, ma non ci dovrà mai essere un guadagno in termini di efficienza che possa andare a scapito o a svantaggio dei consumatori. Mi associo quindi alla richiesta di limitare l’armonizzazione completa delle norme giuridiche solo a quelli che sono casi palesemente speciali, a patto che non si abusi di questo principio e che ci sia una deregolamentazione degli standard minimi.

 
  
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  Breyer (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, trovo che nel discorso pronunciato stamattina dal Commissario manchi un elemento essenziale, ovverosia la necessità di ripristinare un chiaro ordine di precedenza in base al quale il dibattito deve chiaramente vertere non solo sulla sicurezza e la protezione dei consumatori, ma anche sulla trasparenza. Ritengo che la componente trasparenza abbia svolto un ruolo troppo marginale nell’intero dibattito di stamani. Signor Commissario, la esorto specificamente a compiere un vero sforzo volto all’elaborazione di una direttiva sull’informazione dei consumatori, analoga alla direttiva sulla libertà d’accesso alle informazioni sull’ambiente. Se ci sono problemi, per esempio, ci deve essere un’effettiva divulgazione dei fatti permettendo a tutti di sapere quali aziende stiano causando i problemi. Dobbiamo usare questo strumento anche per introdurre incentivi e spingere gli imprenditori a pianificare in termini di sicurezza.

Abbiamo bisogno di tutto questo. La risoluzione del Parlamento contiene molte linee di impostazione da seguire ai fini di introdurre proprio una direttiva sull’informazione dei consumatori. Non basta semplicemente invocare una maggiore libertà di scelta o informazioni più adeguate; in proposito concordo con quanti hanno già criticato quest’idea. Non stiamo parlando di organizzare varie campagne a sostegno del settore dell’ingegneria genetica; quel che conta è redigere una direttiva sull’informazione dei consumatori, in cui si stabiliscano condizioni chiarissime non solo sul diritto dei consumatori all’informazione, ma anche sull’obbligo delle imprese di rivelare eventuali violazioni. Vorrei dunque esortarla con urgenza ad emanare la direttiva sui giocattoli con grande anticipo.

Non posso esimermi dal fare un ultimo commento alla luce dell’avvertimento lanciato dall’onorevole collega della commissione per i problemi economici e monetari relativamente alle norme per l’erogazione dei finanziamenti. Va da sé che sono a favore di un’armonizzazione minima ad alto livello, ma credo che, sin tanto che ci saranno gravi scandali come quello che in Germania ha coinvolto la Berliner Bank e i membri della CDU che hanno accettato donazioni illegali, permarrà l’effettiva esigenza di pensare a norme da applicare agli istituti di credito. E che nessuno mi venga a dire che la cosa è ovvia!

 
  
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  Blokland (EDD).(NL) Signor Presidente, nell’analizzare le tre relazioni sulla protezione dei consumatori, mi sono chiesto se non si tratti di qualcosa che è più affine alla promozione dei consumi. Il mercato interno è già un corollario del comandamento “consuma”. E’ chiaro che ora dobbiamo aggiungere il comandamento “consuma in tutta Europa”. Come avrà ben capito, signor Presidente, sono alquanto critico in proposito. Non possiamo negare il fatto che la lingua, le distanze e le differenze culturali siano le barriere più significative per i consumatori. Ma ciò viene completamente ignorato quanto si cerca la causa della mancanza di dimestichezza con i regolamenti in altri paesi dell’Unione europea. Come se ciò non bastasse, si presuppone che i consumatori abbiano familiarità con i regolamenti nei rispettivi Stati membri.

Se vogliamo investire nella fiducia dei consumatori, dobbiamo soprattutto investire nell’affidabilità di prodotti e servizi. Sono dell’avviso che i consumatori ben informati sappiano operare le proprie scelte. C’è bisogno di un equilibrio tra la protezione e la responsabilità propria del consumatore. Non credo sia necessario un quadro giuridico uniforme. Cominciamo anzitutto con gli standard minimi nei casi ove vi siano problemi reali. Sarebbe artificioso creare una normativa basata sull’articolo 153, in quanto è stato in pratica usato come base giuridica soltanto in un’occasione. Non mi preoccupa affatto fare discriminazioni tra gli articoli del Trattato semplicemente usandone alcuni meno di altri.

 
  
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  Borghezio (NI). – Presidente, la relazione Whitehead non mi convince completamente per alcuni aspetti, in quanto non riesco a condividere alcune delle priorità indicate nell’azione in difesa dei consumatori, mentre altre vengono, a mio giudizio, non sufficientemente sottolineate o, addirittura, non si trovano nei documenti sottoposti al nostro esame.

Io avanzerei, a tale riguardo, alcune proposte che mi paiono urgenti e necessarie per un’effettiva politica di tutela degli interessi diffusi dei consumatori: anzitutto, la necessità di istituire un osservatorio europeo sull’andamento dei prezzi al consumo e dei servizi pubblici nei vari Stati membri, per controllare entità e modalità degli aumenti, specialmente a far data dall’adozione dell’euro. Poi, per quanto riguarda il tema delicato dei servizi pubblici e dei servizi bancari ed assicurativi, mi pare assolutamente necessaria una linea indirizzata ad aprire i consigli di amministrazione delle società pubbliche che gestiscono tali servizi – agenzie che gestiscono il credito bancario, società assicurative e società di pubblici servizi – a un’adeguata rappresentazione degli interessi diffusi degli utenti. L’Unione europea adotti le misure necessarie per realizzare la partecipazione degli utenti consumatori alla gestione di quest’attività, se si vuole realizzare una vera democrazia economica.

Inoltre, mi sembrano non adeguate né sufficienti le proposte per la difesa, specie dei giovani, dai pericoli gravi del tabagismo. La diffusione del fenomeno, specialmente nelle fasce giovanili, si accompagna a dati crescenti, veramente spaventosi, sull’estensione geometrica dei casi di cancro polmonare, che impone all’Europa uno sforzo ben maggiore nelle azioni già programmate. E’ ora che l’Europa dichiari guerra ai pericoli del fumo, con più adeguate campagne di sensibilizzazione e adeguando la legislazione degli Stati membri al livello più alto nella prevenzione dei pericoli del tabagismo.

 
  
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  Santini (PPE-DE). – Signor Presidente, tre relazioni sulle problematiche dei consumatori riunite in un’unica analisi è davvero un’occasione rara e preziosa dopo gli anni di tiepida attenzione che questo Parlamento e la Commissione hanno dedicato alla categoria dei consumatori. La prima relazione è, come abbiamo sentito, sul Libro verde sulla protezione dei consumatori nell’Unione; la seconda sulla strategia per la politica dei consumatori dal 2002 al 2006; la terza, testo molto robusto, sulla protezione giuridica dei consumatori stessi. La strategia proposta dalla Commissione indica questi tre obiettivi a medio termine, da realizzare attraverso un programma di immediata applicazione ma da verificare periodicamente con documenti della stessa Commissione che ne certifichino il percorso.

Realizzare un livello comune di protezione dei consumatori significa armonizzare non solo la sicurezza dei beni e dei servizi ma soprattutto i diversi aspetti giuridici attraverso i quali i consumatori esercitano il loro ruolo di garanti nelle transazioni commerciali sul mercato interno. L’applicazione effettiva della politica dei consumatori parte dal presupposto che ad essi venga accordata la medesima importanza di una identica garanzia di copertura su tutto il territorio dell’Unione.

Il programma indica anche un piano di azioni prioritarie attraverso le quali i consumatori possono concordare con gli Stati membri le procedure di controllo ed eventualmente di ricorso, grazie ad un sistema di reale cooperazione in campo amministrativo. I consumatori e le loro differenti filiere debbono avere la capacità e le risorse necessarie per promuovere le loro azioni su un piano di pari opportunità e di piena possibilità di intervento rispetto agli altri attori del mercato interno; e questo in tutte le direzioni, nei confronti delle aziende e delle diverse organizzazioni produttive.

Il principio di un’armonizzazione minimale della politica della protezione dei consumatori figura, del resto, nel Trattato. Ora è importante che la minimale diventi, con una politica più incisiva, complessiva e completa, condivisa da tutti. Per ottenere questo occorrono nuove norme che siano condivise e soprattutto abrogative di quelle precedenti.

 
  
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  Myller (PSE).(FI) Signor Presidente, vorrei ringraziare tutti e tre i relatori. E’ stato detto in questa sede che la questione non riguarda le norme, ma, a mio giudizio, tali temi vanno affrontati proprio in questa fase in cui stiamo discutendo con la Commissione ciò che ci aspettiamo dalla futura normativa. Per questo motivo, per quel che mi riguarda, intendo concentrarmi sui principi che ritengo dovrebbero essere integrati nella normativa comunitaria sulla tutela dei consumatori.

Il principio fondamentale, rammentato molto spesso in questa sede, è che i livelli di tutela dei consumatori devono essere quanto più elevati possibile. Ne consegue che, nel momento in cui la Commissione propone una normativa che sia il più possibile armonizzata all’interno dell’Unione, io condivido tale posizione di partenza solo se ciò significa che questi livelli massimi di protezione dei consumatori sono attuati proprio attraverso l’armonizzazione. Non condivido invece l’armonizzazione se ciò significa che anche un solo Stato membro è costretto a rinunciare a livelli superiori. Mi compiaccio pertanto del punto di vista espresso dall’onorevole Whitehead nella sua relazione, vale a dire che ciascun atto va esaminato caso per caso.

Lo stesso principio deve anche valere per il reciproco riconoscimento. In questo caso, occorre tener presente la nozione secondo cui nessuno Stato membro, né attuale né futuro, dovrebbe ridurre i suoi normali livelli di tutela dei consumatori. Il vantaggio di un’armonizzazione minima, quantomeno dal punto di vista della tutela dei consumatori, è che, a livello nazionale, è possibile spingersi oltre in termini di normativa se l’Unione europea non raggiunge quel livello. E’ inoltre necessario che le norme esistenti in materia di tutela dei consumatori siano pienamente attuate in modo che i consumatori possano realmente contare sulla possibilità di intraprendere transazioni commerciali e realizzarsi come consumatori in tutto lo spazio del mercato interno.

La futura normativa dovrà anche essere sufficientemente chiara e tener presenti i principi di sussidiarietà, necessità e proporzionalità. Ritengo altresì importante non promulgare norme troppo dettagliate. Sarebbe invece opportuno concentrarsi sul conseguimento del nostro obiettivo, ossia livelli quanto più alti possibile di tutela dei consumatori. Se si elaborano norme troppo dettagliate, coloro che non vogliono adottare tali principi concentreranno le loro energie sulla ricerca di vie d’uscita, creando problemi in sede giudiziaria.

 
  
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  Paulsen (ELDR). (SV) Signor Presidente, signor Commissario, si potrebbe dire moltissimo sulla futura politica per i consumatori dell’Unione europea, ma nel poco tempo a mia disposizione cercherò di limitarmi ad un unico aspetto riguardante la relazione dell’onorevole Patrie.

Tutti concordiamo sul fatto che la condizione preliminare per un mercato libero ed equo è che i consumatori abbiano accesso ad informazioni utili e corrette. Queste sono relativamente semplici da fornire nel caso in cui si tratti delle “vecchie” richieste dei consumatori in termini di rapporto tra prezzo e qualità. Non ci sono problemi neppure ove si tratti di dichiarazioni di contenuto, istruzioni per il lavaggio e così via. Il consumatore moderno, tuttavia, è un tipo di cittadino diverso, il che vale, ovviamente, anche al momento dell’acquisto. Ciò significa che i consumatori odierni possono richiedere molti tipi diversi di informazioni. Quando compiono acquisti, vogliono risposte a domande riguardanti aspetti etici, ecologici e sociali. Inoltre, adesso vi è tutta una serie di rivendicazioni diverse in tema di salute più o meno importanti.

Come possiamo riuscire a garantire una normativa che risponda a tutte queste esigenze disparate in tema di etichettatura, esigenze che sono nondimeno argomenti del dibattito e che vanno rispettate? Sicuramente dobbiamo fare uso di quel principio che nel linguaggio giuridico legale svedese va sotto il nome di principio di onestà, in virtù del quale è possibile formulare rivendicazioni circa i propri prodotti sempre che si sia in perfettamente in grado di sostanziarle. Ritengo che sia l’unica maniera per realizzare questo nuovo tipo di etichettatura. La regola generale è: fate come volete ma non mentite.

 
  
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  Piétrasanta (Verts/ALE).(FR) Signor Presidente, mi compiaccio per il lavoro approfondito svolto dagli onorevoli Whitehead, Patrie e Thyssen in merito alle implicazioni del Libro verde sulla protezione dei consumatori. Concordiamo con la richiesta di definire misure legislative più semplici e mirate per agevolare l’attuazione di tutte le norme applicabili al mercato interno che, a nostro parere, manca di trasparenza ed è troppo frammentato per ispirare fiducia ai consumatori. Abbiamo apprezzato enormemente l’introduzione del concetto di cittadini-consumatori e vorrei sottolineare che i loro diritti fondamentali sono il diritto alla sicurezza, all’informazione, alla libera scelta, alla rappresentanza, alle vie di ricorso, alla soddisfazione e ad un ambiente non inquinato.

In futuro, il consumo deve tener presenti i tre pilastri dello sviluppo sostenibile, ossia l’aspetto economico, quello ambientale e quello sociale, sebbene gli ultimi due siano troppo spesso trascurati. Io propongo di valutare la fattibilità di una direttiva generale sulla qualità ambientale dei servizi e dei prodotti per i consumatori, prestando particolare attenzione alla necessità di un’etichetta europea e di un alto livello di tutela. Noi riteniamo che i cittadini-consumatori debbano svolgere un ruolo essenziale, non solo come semplici consumatori, ma anche come responsabili delle decisioni, come consumatori propositivi interessati su un piano etico al prodotto che stanno consumando. In tal senso, essi diverranno uno dei fattori decisivi di questo sviluppo che noi vorremmo fosse a lungo termine.

 
  
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  Hager (NI).(DE) Signor Presidente, vorrei fare riferimento al Libro verde, e specificamente a quello sulla protezione dei consumatori. Sull’argomento sarebbe possibile soffermarsi a lungo o essere estremamente succinti e, visto il tempo di parola a mia disposizione, mi vedo costretto ad optare per la seconda alternativa. Io ritengo che vi siano già norme adeguate sui temi essenziali di cui si occupa il Libro verde. Basti pensare alle direttive sulla pubblicità ingannevole e comparativa o al fatto che tutti gli Stati membri dispongono di leggi sulla coercizione e l’uso della forza. Dal punto di vista dell’attuazione pratica, se consideriamo il campo di applicazione delle direttive emendate sulle televendite e del regolamento proposto sulla promozione delle vendite nel mercato interno, gli unici consumatori ai quali tali normative sarebbero applicabili nelle transazioni commerciali transfrontaliere sarebbero i turisti. E ciò non apporterebbe grandi novità.

Non vedo dunque alcuna necessità di una direttiva quadro in questo campo. Per far luce nella giungla di interessi insiti nella tutela dei consumatori, sarebbe più importante una chiarificazione sul modo in cui interagiscono le direttive applicabili in materia. A differenza di alcuni oratori che mi hanno preceduto, ritengo che un’ulteriore direttiva quadro non servirebbe a conseguire tale scopo.

 
  
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  Schnellhardt (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo dedicato più di venticinque anni di lavoro alla protezione dei consumatori europei. Non si conclude seduta del Parlamento senza che si discuta di questioni relative ai consumatori. So di essere in disaccordo con alcuni di coloro che hanno preso la parola oggi nel momento in cui affermo che le norme in vigore da anni hanno dato prova tangibile della loro validità e dei loro effetti, anche se hanno finito con l’assumere la forma di un pacchetto legislativo del quale nessuno potrebbe tracciare i confini e anche se vi sono ancora alcune scappatoie. La Commissione ha dunque ragione nel ricercare, attraverso le proposte sulla tutela dei consumatori, modi per far chiarezza in un quadro confuso, suggerendo alcune strade percorribili.

Io vorrei farmi promotore di una direttiva quadro contenente una clausola di base fondata sui principi di una pratica commerciale sana. Sempre più spesso il mercato interno finisce con l’essere penalizzato per la mancanza di normative o per il margine lasciato scoperto dalle direttive. Soprattutto in vista dell’ampliamento, occorre adottare misure per ovviare quanto prima a questa situazione; bisogna combattere non solo le pratiche commerciali sleali che nuocciono ai consumatori, ma anche quelle messe in atto da tutti gli attori del mercato interno l’uno nei confronti dell’altro.

In quest’ultima categoria rientrerebbero i tentativi compiuti da alcuni Stati membri di servirsi della tutela dei consumatori o della loro salute come scudo per proteggere dalla concorrenza mercati e industrie nazionali. Vi sono anche quelli che, dichiarandosi sostenitori delle campagne per i diritti dei consumatori, si lasciano coinvolgere nella causa e contribuiscono ad estromettere concorrenti dal mercato. Per questo motivo ritengo necessario utilizzare più diffusamente la forma giuridica del regolamento per giungere ad una maggiore certezza giuridica, il che porterà anche all’armonizzazione, cosa di cui abbiamo bisogno nel mercato interno. La Commissione ha stilato un elenco completo e lo ha accluso sotto forma di allegato. Tutti i punti in esso citati sono importanti, ma le nuove priorità della relazione Whitehead introducono una serie di altri punti di diverso grado d’importanza. Ebbene, quanto ha affermato oggi l’onorevole Whitehead contraddice in realtà quell’ordine di priorità.

I consumatori possono esercitare i propri diritti solo nel momento in cui ne sono consapevoli. Il lavoro sulla tutela dei consumatori dovrebbe concentrarsi prevalentemente sulla politica di informazione. Le associazioni di consumatori devono svolgere un ruolo determinante al riguardo e i governi devono sostenerle. Proprio perché esse sono state inadempienti in tal senso ci vediamo costretti, se vogliamo compiere progressi in materia, a costituire i citati centri per consumatori nei nostri Stati membri.

 
  
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  Koukiadis (PSE).(EL) Signor Presidente, la nuova strategia della Commissione per la tutela dei consumatori è una strategia estremamente ambiziosa che simboleggia la qualità della vita dei consumatori proteggendoli dalle pratiche sleali e limitando le differenze di prezzo non garantite tra un paese e l’altro, oltreché ispirando fiducia ai consumatori nell’accesso ad un mercato di 350 milioni di persone e salvaguardando la credibilità delle associazioni di consumatori.

La Commissione merita i nostri complimenti per la sua ricerca approfondita, come li meritano, ovviamente, i nostri relatori per gli emendamenti proposti. Il cammino, tuttavia, non è tutto rose e fiori. Gli ostacoli e le difficoltà tecniche sono molteplici. Innanzitutto, e cosa più importante, dobbiamo convincere il mondo delle aziende e un certo numero di colleghi che un quadro normativo non è incompatibile con l’etica della concorrenza. Esso è invece una delle condizioni preliminari fondamentali per una concorrenza sana.

In secondo luogo, tutti dobbiamo prender coscienza del fatto che una semplice elencazione dei rapporti tra aziende e consumatori o anche tra imprese non equivale ad assicurare una tutela integrata del consumatore, soprattutto se il nostro obiettivo comune è un mercato più efficiente e una maggiore tutela dei consumatori. Per esempio, le proposte del Libro verde devono anche affrontare il regolamento proposto sulle promozioni delle vendite.

Quanto all’approccio, optare prioritariamente per una direttiva quadro coerente, contenente una serie di principi quali il divieto di pratiche immorali, il principio della buonafede e il principio di pratiche commerciali leali, è l’approccio giusto che di fatto riduce la necessità di una normativa dettagliata consentendo di dare una risposta rapida al numero crescente di pratiche e dispositivi sleali. Persino i legislatori dell’Europa centrale, sicuramente avvezzi ad una regolamentazione dettagliata, si affidano sempre più a clausole generali per adeguare le normative a circostanze in continuo mutamento. Tale approccio si è dimostrato valido e ha permesso l’aggiornamento delle norme.

In definitiva, non saremo in grado di evitare una regolamentazione specifica, ma questa dovrebbe svolgere un ruolo complementare. La flessibilità di una direttiva quadro consente inoltre di tenere il passo con una politica volta ad una maggiore autoregolamentazione, alla quale occorrerebbe dare la priorità, ma a due condizioni: in primo luogo, vanno fissate scadenze generali entro le quali le parti interessate devono esprimere il proprio assenso e, in secondo luogo, vi deve essere un quadro comune per stabilire a chi spetta onorare gli obblighi previsti dall’autoregolamentazione.

Un altro problema è la scelta tra armonizzazione massima e minima. E’ difficile scegliere, in primo luogo, perché non vogliamo che l’armonizzazione sfoci in un livello inferiore di tutela e, in secondo luogo, perché le proposte massimaliste solitamente ostacolano i tentativi di armonizzazione. A mio avviso, dovremmo procedere sulla base della massima armonizzazione ricorrendo all’armonizzazione minima solo in modo selettivo in singoli casi.

Vorrei concludere spendendo qualche parola in merito all’attenzione particolare che va prestata alle associazioni di consumatori. Dobbiamo fare in modo che siano rappresentative e trasparenti perché, attualmente, le associazioni di consumatori rappresentano di per sé un problema per la tutela dei consumatori.

 
  
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  Flemming (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, sono molto lieta di essere riuscita a vedere accolti alcuni miei emendamenti, e spero che anche il Commissario ne sia soddisfatto.

L’emendamento riguardante la relazione Patrie attiene alla necessità di tener conto della protezione dei concorrenti da pratiche commerciali sleali, ferma restando la tutela dei consumatori, e nell’interesse di un quadro giuridico omogeneo. Signor Commissario, ritengo che ciò sia della massima importanza, soprattutto per le piccole e medie imprese.

Sono inoltre particolarmente lieta di aver potuto apportare alla relazione Whitehead due emendamenti che ritengo decisamente essenziali. Il primo emendamento è volto a garantire disposizioni ottimali in materia di salute e sicurezza nella valutazione, attualmente in corso, delle sostanze chimiche, assicurando nel contempo l’utilizzo di procedure di test in vitro ogni qual volta sia possibile. Si tratta solo dell’enunciazione di un principio fondamentale, ma la sua formalizzazione rappresenterà un importante passo in avanti.

Nel secondo emendamento la esortiamo, signor Commissario, a promuovere l’uso dell’etichettatura nel quadro dell’OMC come strumento per garantire che i consumatori possano essere informati circa le origini e i metodi di produzione. Se posso citare un semplice esempio, per i consumatori è importante sapere se le uova provengono da galline costrette in gabbie in batteria o se provengono da galline felici, che sono state libere di scorrazzare, anche a costo di pagarle un po’ di più. In questo modo, essi ottengono uova migliori, dal sapore più gustoso. Sapendo che lei, signor Commissario, è un uomo dall’animo molto sensibile, sono certa che accoglierà molto favorevolmente questi emendamenti.

 
  
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  Scheele (PSE). (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anche se siamo prossimi alla conclusione del dibattito, non posso esimermi, in questo mio intervento, dal porgere un ringraziamento particolare all’onorevole Whitehead, soprattutto per l’approccio mirato cui egli ha fatto riferimento all’inizio, approccio che ci ha consentito di evitare di affrontare una serie di questioni che, altrimenti, sarebbero state sicuramente all’ordine del giorno.

Abbiamo visto come sinora la discussione abbia dimostrato la nostra unanimità in merito all’obiettivo di giungere ad uno standard uniformemente alto di tutela dei consumatori. Sta però diventando sempre più difficile ottenere l’unanimità quando si tratta di chiarire dove si colloca questo obiettivo allorché lo si esamini nel contesto di tutti gli altri obiettivi della politica in materia. Un collega ha detto che dovremmo sostenere tutte le misure che tendono a promuovere le vendite. Quando è in discussione la politica per i consumatori, io ritengo che l’unica risposta che possiamo dare è che il nostro stimato collega ha imboccato una strada sbagliata, perlomeno per quel che riguarda la politica per i consumatori. Questa politica è intesa ad informare i consumatori, garantendo loro la libertà di scelta e, nel contempo, proteggendoli.

Inoltre, è già diventato più difficile raggiungere l’unanimità sulla scelta di una regolamentazione minima o massima. In questo caso, condivido pienamente l’approccio del nostro relatore, l’onorevole Whitehead, e in proposito vorrei anche sottolineare che, all’interno dell’esame di casi specifici, occorre ovviamente valutare se esistono, nei singoli Stati, misure sperimentate e collaudate che l’armonizzazione abolirebbe. Da tutte le relazioni e da quanto è stato detto, emerge con chiarezza, a mio avviso, che siamo lontanissimi dal nostro obiettivo di un elevato standard di tutela dei consumatori nella nostra Comunità; pertanto è coerente e logico chiedersi se il principio del paese di origine e il principio del reciproco riconoscimento debbano restare applicabili in futuro. Vorrei concludere affermando che attribuisco grande importanza al paragrafo 18 della relazione Whitehead, ossia alla disponibilità di servizi di interesse generale accessibili e di alta qualità.

 
  
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  Harbour (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, in primo luogo desidero congratularmi con i nostri tre relatori. Il Parlamento è molto fortunato, poiché può contare su esimi colleghi esperti nel proprio campo, e ciò si riflette nella qualità del lavoro che ci hanno presentato.

Vorrei esporre la situazione così come la vede il relatore per la strategia per il mercato interno della commissione giuridica e per il mercato interno. Sono particolarmente lieto del fatto che, nell’ultima plenaria, i colleghi abbiano appoggiato con grande fermezza la relazione. Noi tutti condividiamo l’idea che consumatori fiduciosi, ben informati e in grado di operare scelte sono il fondamento di un mercato interno riuscito. Noi vogliamo che tali scelte ricompensino le aziende che garantiscono qualità, valore e un servizio eccellente ai clienti, e vogliamo sincerarci che il quadro normativo non scoraggi l’innovazione, stimolando invece le aziende innovative.

Noi vogliamo altresì incoraggiare le imprese responsabili e di successo ad adottare una regolamentazione che le aiuti, ad esaminare i codici di condotta, ad eliminare le aziende irresponsabili. Questo è il quadro in cui tutti dobbiamo giudicare le vostre proposte. Spero che converrete con me sul fatto che per i consumatori è inutile penalizzare imprese responsabili e di successo con costi burocratici eccessivi se ai commercianti scorretti è consentito di ignorare le norme restando impuniti. L’applicazione delle normative è un elemento che esaminerete.

Sono lieto che ci abbiate spiegato quali studi sono stati commissionati, incluso quello sulla valutazione di impatto. Oggi voglio che mi assicuriate che la valutazione di impatto sta esaminando i costi a carico dell’impresa accertandosi che i risultati siano proporzionati e creino benefici reali per il consumatore.

Concludendo, vorrei dire, a nome di tutti i miei colleghi della commissione giuridica e per il mercato interno, che sono realmente interessato alla politica per i consumatori. Vorremmo vedervi più numerosi alla commissione giuridica e per il mercato interno perché riteniamo che alcune delle proposte trasmesse non forniscano benefici al consumatore nel modo che noi auspicheremmo.

Vi propongo dunque, in uno spirito di grande apertura, di venire da noi più numerosi e di trascorrere più tempo con la nostra commissione in modo da costruire insieme un vero mercato interno guidato dal consumatore.

 
  
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  Moreira da Silva (PPE-DE).(PT) Signor Presidente, signor Commissario, vorrei innanzitutto congratularmi con i tre relatori per il lavoro eccellente che hanno svolto e ricordare che, negli ultimi anni, sono stati compiuti passi da gigante, a livello europeo, nel campo della tutela dei consumatori e soprattutto, ovviamente, in materia di sicurezza alimentare. E’ vero che sono stati necessari fin troppi scandali sugli alimenti affinché ciò accadesse ma, ciononostante, abbiamo validi motivi per essere orgogliosi del lavoro legislativo dell’Unione europea in questo settore.

Ora che stiamo iniziando ad elaborare soluzioni per risolvere altri problemi relativi alla tutela dei consumatori, molti hanno manifestato dubbi circa la necessità di trovare soluzioni comuni all’interno dell’Unione. Andrebbe ricordato che il successo della politica dell’Unione europea per la sicurezza alimentare, sia per ciò che riguarda la tutela dei consumatori, sia per quanto concerne il raggiungimento di un mercato interno equilibrato, non è stato conseguito unicamente attraverso l’introduzione di norme più restrittive per gli alimenti destinati al consumo umano ed animale. Tale successo è stato frutto anche dell’armonizzazione a livello comunitario di tali norme. Di conseguenza, vista l’enorme frammentazione e persino l’incompatibilità delle norme a tutela dei consumatori e di quelle a protezione degli scambi esistenti negli Stati membri, che semplicemente distorcono la concorrenza, riducono i livelli qualitativi e minano la fiducia del consumatore, personalmente sono favorevole alla massima armonizzazione possibile di tutte le normative di tutela dei consumatori.

Nell’ottica di questo sforzo di armonizzazione, ritengo che l’Unione europea debba iniziare definendo una direttiva quadro sulle pratiche commerciali che stabilisca chiaramente le responsabilità delle aziende nei confronti dei consumatori. Ritengo, tuttavia, che vi siano altri ambiti in cui Unione europea e Commissione devono proseguire il loro lavoro, in particolare sulla normativa per proteggere la salute umana dagli effetti dei campi elettromagnetici, soprattutto quelli creati dai telefoni cellulari. Il fatto che le più grandi società di telefonia mobile siano europee non dovrebbe impedirci di agire in tal senso.

 
  
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  Byrne, Commissione. – (EN) Signor Presidente, vorrei esordire dicendo che mi rallegro di questo dibattito vivace e costruttivo e che sono lieto dell’appoggio manifestato da più parti in Aula alle posizioni della Commissione. Ciò è motivo di grande soddisfazione non solo per me, ma anche per i miei collaboratori e per tutto il personale che ha lavorato con grande dedizione su questa proposta.

Inizierò dagli aspetti relativi alla direttiva quadro per poi esaminare alcuni punti riguardanti il piano di azione.

Diversi onorevoli hanno parlato di piena armonizzazione. Come certamente saprete, la Commissione è decisa a completare il mercato interno, ma far funzionare il mercato interno per aziende e produttori è solo una faccia della medaglia. Le regole del mercato interno dovrebbero anche promuovere la fiducia dei consumatori incoraggiandoli ad acquistare prodotti e servizi senza essere dissuasi da frontiere nazionali che potrebbero dividere acquirente e venditore.

Respingo l’idea che si possa avere una cosa senza l’altra. Le disposizioni del Trattato sulla tutela dei consumatori e il mercato interno sono dati perfettamente compatibili.

La storia della politica per i consumatori dell’Unione europea è essenzialmente una storia di armonizzazione minima che lascia liberi gli Stati membri di andare oltre il livello di armonizzazione di base ove desiderino farlo, il che ha portato alla frammentazione giuridica, creando peraltro ostacoli al regolare funzionamento del mercato interno.

Sondaggi recenti rivelano che solo il 13 per cento dei consumatori dell’Unione europea ha effettuato un acquisto transfrontaliero negli ultimi 12 mesi. E, come ricordato in precedenza, l’armonizzazione delle normative di tutela dei consumatori è stata citata dal 68 per cento delle aziende come una delle alternative più efficaci tra quelle ipotizzate per favorire le vendite transfrontaliere.

Dobbiamo pertanto batterci a favore di pratiche e regole più semplici e più condivise in maniera da promuovere la fiducia del consumatore nelle transazioni transfrontaliere. L’importanza di tale aspetto è ulteriormente accresciuta dall’ampliamento. Ove fosse trascurato, la frammentazione delle norme di tutela dei consumatori aumenterebbe in modo significativo.

Dobbiamo, più specificamente, superare le barriere reali derivanti dalle leggi e dalla giurisprudenza nazionali in materia di pratiche commerciali sleali. Prendiamo, per esempio, il consumatore di riferimento rispetto al quale viene valutata la pubblicità ingannevole. Questi, secondo la giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee (si pensi ad esempio alla causa Clinique), è il consumatore medio, ragionevolmente ben informato e attento.

Il test, tuttavia, non viene applicato uniformemente in tutta l’Unione europea. Per esempio, nella causa Saint-Brice del 2000, la Cour de Cassation belga ha pronunciato una sentenza secondo cui il consumatore di riferimento rispetto al quale andrebbe valutata la pubblicità ingannevole è il consumatore vulnerabile. Nella causa relativa alla pubblicità Scanner, la Corte suprema tedesca si è espressa affermando che il consumatore di riferimento è l’osservatore casuale anziché il consumatore ragionevolmente circospetto. E’ nostra intenzione, pertanto, provvedere alla piena armonizzazione delle norme sulle pratiche commerciali sleali e alla codifica del test del consumatore medio, eliminando così ostacoli significativi.

Detto questo, passerei brevemente alla questione del reciproco riconoscimento. La direttiva quadro procederà alla piena armonizzazione delle norme sulle pratiche commerciali sleali. Tale convergenza e il livello effettivo di tutela dei consumatori ottenuto dovrebbero stabilire le condizioni politiche per rendere accettabili i principi del reciproco riconoscimento e del paese di origine.

Il livello complessivo di tutela all’interno dell’Unione verrà innalzato, poiché diversi Stati membri non dispongono, al momento, di una normativa completa sulle pratiche commerciali sleali.

Naturalmente, noi riconosciamo che la direttiva quadro deve assicurare un livello effettivamente elevato di tutela dei consumatori, che non equivale al minimo comune denominatore dei regimi nazionali esistenti, né alla mera elencazione di tutte le rigide disposizioni nazionali vigenti. Dobbiamo giungere ad un giusto equilibrio tra gli interessi del consumatore che chiede di essere tutelato dai commercianti scorretti quando effettua acquisti transfrontalieri, e gli interessi delle aziende, che chiedono una riduzione dei costi connessi alla commercializzazione e al rispetto delle leggi.

Diversi onorevoli hanno sollevato la questione della semplificazione. La Commissione cercherà di inserire quanto più è possibile dell’acquis in una direttiva quadro. Gli elementi dell’acquis già precedentemente inclusi in una direttiva quadro verrebbero abrogati. Ovviamente, ciò non riguarderà le disposizioni giuridiche contrattuali, che verranno trattate nel quadro del piano di azione recentemente adottato dalla Commissione. La direttiva quadro semplificherà l’ambiente normativo sulle pratiche commerciali sleali abrogando le disposizioni dominanti in materia di rapporto azienda-consumatore della direttiva sulla pubblicità ingannevole e revocando, per esempio, le disposizioni relative alla vendita per inerzia della direttiva sulle televendite. Tali aspetti, attualmente oggetto di norme di armonizzazione minima, saranno pienamente armonizzati dalla direttiva quadro. Inoltre, la clausola generale contenuta nella direttiva sostituirà tutte le clausole generali divergenti in vigore negli Stati membri e, così facendo, creerà un ambiente normativo più omogeneo. So che la gente lo sta chiedendo a gran voce. E’ un aspetto importante di questa proposta e la renderà in generale più accettabile sia per le aziende che per i consumatori.

In merito alla questione “sleale e leale”, la direttiva quadro farebbe perno su una clausola generale intesa a vietare le pratiche commerciali sleali. La domanda fondamentale è ovviamente: “Cos’è sleale?” Questo è stato uno dei principali temi della consultazione. Dai risultati della consultazione, dal nostro lavoro con esperti governativi nazionali e dallo studio giuridico che abbiamo commissionato è emerso chiaramente che sarebbe più semplice definire ciò che è sleale anziché ciò che è leale.

La definizione di ciò che costituisce una pratica commerciale sleale dovrebbe condurre ad una maggiore certezza giuridica. Le aziende che operano lealmente non dovranno modificare il modo in cui conducono la propria attività. Per contribuire a creare questa certezza giuridica, la clausola generale sarà integrata da un elenco, giocoforza non esauriente, di categorie di comportamenti sleali e da un elenco di esempi di pratiche commerciali vietate.

Alcuni parlamentari hanno menzionato i codici di condotta. Dalla consultazione dell’Unione sono emerse posizioni diverse – di cui alcune favorevoli, altre contrarie –in merito all’idea di approvare codici a livello comunitario. Le relazioni delle onorevoli Patrie e Thyssen rispecchiano queste diverse posizioni. Io vorrei incoraggiare le aziende responsabili a trattare i loro clienti con lealtà e a riconoscere che codici di condotta volontari possono svolgere un ruolo fondamentale in tal senso nei loro specifici settori. Qualsiasi processo di accettazione dovrebbe essere volontario. Il possessore di un codice potrebbe scegliere se richiedere o meno l’adesione e un’azienda sceglierebbe, dunque, se aderirvi o meno.

In merito alla questione dei consumatori vulnerabili, si tratta di un tema di una certa complessità che stiamo vagliando e che comporta una serie di aspetti diversi. Prenderemo posizione al riguardo al momento dell’elaborazione della normativa che, come spero, verrà presentata in un futuro molto prossimo.

Passerei quindi alla domanda formulata dall’onorevole Whitehead in relazione ai fondi. Vorrei sottolineare che è importante sia migliorare la qualità della spesa che incrementarne l’entità. Anche questo è un argomento che stiamo considerando.

Rinnovo infine i miei ringraziamenti agli onorevoli parlamentari per i loro commenti costruttivi e ai relatori per le loro relazioni. Terremo conto delle posizioni espresse stamane in questa sede, nell’elaborazione finale della normativa, che spero di presentare al Parlamento in un futuro molto prossimo.

 
  
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  Presidente. – La ringrazio, Commissario Byrne.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà oggi, alle 12.00.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ONESTA
Vicepresidente

Presidente. – Due deputati hanno chiesto di intervenire per un richiamo al Regolamento. Ha facoltà di intervenire per primo l’onorevole Knolle.

 
  
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  Knolle (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, c’è qualcosa che vorrei venisse fatto in quest’Aula. Oggi ho notato che nel cortile del Parlamento sono appesi alcuni striscioni. Non voglio commentare l’oggetto di tali striscioni, ma il loro posto non è sicuramente all’interno di questo onorevole Parlamento. Se tale precedente dovesse avere un seguito, il Parlamento si vedrebbe presto ridotto ad uno spazio per le affissioni o diventerebbe un tabellone pieno di poster, e ciò sarebbe negativo per la buona reputazione di quest’Aula. Chiedo pertanto che i suddetti striscioni siano rimossi.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – Ho preso nota del suo intervento e informerò i servizi competenti.

 
  
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  Evans, Robert J.E. (PSE).(EN) Signor Presidente, mi compiaccio nel vedere che il Commissario Byrne è qui presente questa mattina perché, in qualità di presidente dell’intergruppo sul benessere e la protezione degli animali del Parlamento europeo, mi ha molto deluso il fatto di aver ricevuto una lettera dal Commissario Byrne nella quale si affermava che egli non è in grado di incontrare il nostro intergruppo nei prossimi tre, quattro, cinque o sei mesi per discutere temi relativi al benessere degli animali e, in particolare, al trasporto di animali vivi. Spero che il Commissario riprenda in considerazione la questione e possa trovare un po’ di spazio nella sua agenda che, come è noto, è estremamente densa di impegni.

 
  
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  Presidente. – Onorevole Evans, ritengo che lei avrebbe molte difficoltà nel citare la norma che le consente di muovere un siffatto richiamo al Regolamento. Spero nondimeno che ciò abbia consentito agli altri parlamentari di riprendere posto perché devo fare un annuncio.

 
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