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Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 13 marzo 2003 - Strasburgo Edizione GU

6. Cambogia
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta, le seguenti proposte di risoluzione sulla Cambogia:

– (B5-0170/2003) degli onorevoli Corbett e Swoboda a nome del gruppo PSE, sulla preparazione delle elezioni legislative in Cambogia;

– (B5-0174/2003) delle onorevoli McKenna e Isler Béguin a nome del gruppo Verts/ALE, sulla situazione in Cambogia alla vigilia delle elezioni generali del 27 luglio 2003;

– (B5-0176/2003) dell’onorevole Belder a nome del gruppo EDD, sulla situazione in Cambogia alla vigilia delle elezioni generali del 27 luglio 2003;

– (B5-0177/2003) presentata dall’onorevole Vatanen ed altri a nome del gruppo PPE-DE, sulla situazione in Cambogia alla vigilia delle elezioni generali del 27 luglio 2003;

– (B5-0180/2003) presentata dall’onorevole Vinci a nome del gruppo GUE/NGL, sulla situazione in Cambogia;

– (B5-0186/2003) dell’onorevole Maaten a nome del gruppo ELDR, sulla situazione in Cambogia alla vigilia delle elezioni generali.

 
  
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  Gill (PSE).(EN) Signor Presidente, accolgo con favore la presente risoluzione, che sottolinea il deteriorarsi della situazione politica in Cambogia, a cui deve essere posto rimedio prima delle elezioni generali di luglio.

Anche se noi, in quanto democratici, siamo favorevoli alle elezioni, esse saranno prive di significato se si continuerà a molestare ed intimidire gli attivisti politici. Le notizie secondo cui le iscrizioni alle liste elettorali non sono corrette né democratiche sono per noi motivo di grave preoccupazione e devono sfociare in un’azione concreta.

Nella risoluzione, sollecitiamo le autorità cambogiane a permettere che si tengano elezioni libere e leali, a consentire la libertà di espressione, la libertà di stampa e di religione, ed altro ancora. Dobbiamo impegnarci maggiormente per esercitare pressioni sulle autorità al fine di ottenere tali mutamenti. L’Unione europea deve lavorare assieme all’ONU e ad altre organizzazioni internazionali in loco per monitorare la situazione e per trovare soluzioni prima che il paese perda ogni speranza di tenere elezioni libere e democratiche.

Attualmente la libertà di espressione è violata dalle autorità cambogiane. Le violenze scoppiate a Phnom Penh sono solo la reazione ai commenti di un’attrice thailandese, che ha affermato che Angkor Wat dovrebbe essere restituita alla Thailandia. Ciò va condannato. Per ora l’unica soluzione adottata dalle autorità per soffocare la violenza a Phnom Penh è consistita nell’arrestare i giornalisti che hanno riportato la notizia e nel chiudere le frontiere con la vicina Thailandia. Inoltre l’unica stazione radio cambogiana indipendente è stata chiusa con l’accusa di fomentare i disordini. Il governo cambogiano ha reagito al sentimento antithailandese diffuso tra la popolazione espellendo dal paese centinaia di thailandesi. Bisogna porre fine a tali violazioni della libertà e a tali chiare manifestazioni di xenofobia.

Raccomando di approvare la risoluzione; invito tutta l’Unione europea a monitorare attentamente la situazione in Cambogia e a fare quanto è in suo potere per assicurare che quest’estate si svolgano elezioni democratiche.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. IMBENI
Vicepresidente

 
  
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  Isler Béguin (Verts/ALE).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, come non deplorare che in occasione di questa nuova risoluzione su un paese del sudest asiatico, il Parlamento debba ancora una volta condannare gravi e crescenti violazioni in materia di democrazia e di diritti umani.

Malgrado il promettente futuro che si sarebbe potuto prevedere ad un certo punto, la Cambogia sta diventando pericolosamente soggetta all’influsso di una giunta autoritaria, simile a quelle dei vicini Laos e Birmania. Se la democrazia disinnesca le guerre, la contrapposizione di regimi dispotici costituisce una grave minaccia in tutta la subregione asiatica. Come interpretare diversamente la crisi tra Cambogia e Thailandia, tradottasi nel saccheggio dell’ambasciata e dei beni thailandesi sul suolo cambogiano e nella chiusura delle frontiere terrestri tra i due paesi? Il conflitto riflette ciò che accade ogni giorno nella società cambogiana, composta da un mosaico di etnie e di diverse culture e religioni, duramente e volontariamente indebolite dal leader golpista Hun Sen: violenze di Stato e persecuzioni di ogni genere, di recente culminate nell’omicidio di Om Radsady, consigliere del Presidente dell’assemblea nazionale, avvenuto in strada.

L’Europa deve utilizzare i molti mezzi a disposizione per stabilizzare il paese e tutta la regione, specialmente in tempo di elezioni. Ricordiamoci che la Cambogia è il primo beneficiario degli aiuti erogati nella regione.

 
  
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  Belder (EDD).(NL) Attualmente la situazione interna della Cambogia richiede la nostra attenzione come pure le sue relazioni con i paesi confinanti. La vigilia delle elezioni generali del 27 luglio è caratterizzata dalle continue tensioni con la Thailandia e da un clima d’intimidazione politica. La presente proposta di risoluzione, quindi, è senz’altro opportuna.

Un’ulteriore fonte di grave preoccupazione è costituita dalla situazione religiosa in Cambogia. Ciò va sottolineato, perché finora il paese spiccava per libertà religiosa rispetto ai vicini Laos e Vietnam. Ma le chiese cristiane sono preoccupate poiché i conflitti tra buddisti e cristiani si stanno intensificando. Inoltre nuove direttive del ministero degli Affari religiosi rischiano di costituire una seria violazione della libertà dei cristiani di professare pubblicamente la loro fede, di impartire un’istruzione cristiana o di costruire nuove chiese. Giustamente, la risoluzione chiede al governo cambogiano di ritirare tali direttive. Mi auguro che Consiglio e Commissione sostengano attivamente questo appello.

Un altro appello contenuto nella risoluzione rivolta alle autorità cambogiane gode di tutto il mio appoggio. Le autorità devono adottare tutte le misure necessarie per evitare gli abusi su bambini. Purtroppo la tratta di donne e bambini è comunque un problema di dimensioni sempre maggiori in Cambogia. Chi conosce bene la situazione sottolinea che le autorità nazionali potrebbero fare di più per combattere tale fenomeno, parere condiviso anche dagli USA, il cui ambasciatore ha di recente lanciato un severo monito alle autorità cambogiane: se non interverranno, verrà apportato un drastico taglio agli aiuti. Proprio in questo momento di freddezza nelle relazioni transatlantiche, Bruxelles dovrebbe formare a tale riguardo un fronte compatto con Washington.

 
  
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  Posselt (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, il Parlamento si occupa intensivamente della Cambogia dal giorno in cui è salito al potere il comunista dell’età della pietra Pol Pot, laureato in filosofia alla Sorbona. Da allora ci siamo impegnati a favore della libertà del popolo cambogiano, anche dopo che l’occupazione vietnamita aveva rimpiazzato i khmer rossi. Persino quando la lotta al regime dei khmer rossi sembrava disperata non abbiamo mai smesso di sostenere i diritti umani dei cambogiani.

Lo abbiamo fatto in stretta cooperazione con un grande vecchio della democrazia cambogiana, Son San, che spesso è venuto a farci visita in Parlamento. Ma a destare ancor più preoccupazione è il fatto che la situazione sta peggiorando proprio adesso, dopo che lo scorso anno c’erano stati segnali di speranza in occasione delle elezioni locali che avevano costituito un punto di riferimento, per quanto generico, per una nascente democrazia che può solo crescere.

A peggiorare ulteriormente le cose, sta aumentando la repressione ad opera dell’amministrazione centrale del governo. Ciò è collegato al timore del regime nei confronti di movimenti democratici e di opposizione; dipende dall’instabilità legata al nodo irrisolto della successione al trono; è legato ai molti conflitti etnici e religiosi. A tale riguardo ribatto alle affermazioni del collega Belder: non si tratta solo di conflitti tra cristiani e buddisti; buddisti credenti e cristiani credenti vengono perseguitati allo stesso modo e noi dobbiamo impegnarci a favore di entrambi.

Desidero pertanto sottolineare che il nostro accordo di cooperazione con la Cambogia era un passo giusto, ma era anche una promessa di fiducia, giustificata solo se lo sviluppo avviato dall’ONU, se lo Stato di diritto e la democratizzazione ora iniziata proseguiranno senza problemi. Se però le elezioni del 27 luglio saranno utilizzate per minacciare i leader dell’opposizione di morte o di mutilazioni, per intimorire le comunità religiose e le minoranze etniche, allora si tratterà di uno sviluppo che purtroppo porterà con sé gravi conseguenze che non possiamo accettare.

Perciò, sì alla cooperazione! Sì al sostegno alla nascente democratizzazione! Ma dobbiamo anche far capire chiaramente ai nostri partner cambogiani che se mettono a rischio la democrazia, mettono anche in pericolo la cooperazione con l’Unione europea!

(Applausi)

 
  
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  Maaten (ELDR).(NL) Signor Presidente, mi rallegro dei progressi registrati nella cooperazione economica con la Cambogia e altri paesi asiatici; sono anche un fautore degli aiuti finanziari che l’Unione europea concede alla Cambogia, ma con un distinguo, sul quale ritornerò tra breve. Ricordo che tra tutti i paesi cui l’Unione europea eroga aiuti finanziari, la Cambogia è quello che riceve i maggiori sostegni pro capite.

Nutro però gravi timori sulla situazione dei diritti umani in Cambogia. Sappiamo tutti che la tortura dei prigionieri, il coinvolgimento di esercito e polizia nella tratta di donne e bambini e un uso eccessivo della detenzione preventiva sono fatti all’ordine del giorno. Mi riferisco in particolare alle recenti notizie sull’omicidio di Om Radsady, ex presidente della commissione per gli affari esteri del parlamento cambogiano, alle minacce rivolte alla principessa Vacheahra, attuale presidente della suddetta commissione, e alle continue violazioni dei diritti dei partiti all’opposizione, in particolare a quello di Sam Rainsy e alle accuse mossegli di essere responsabile dell’attentato all’ambasciata thailandese di Phnom Penh.

Signor Presidente, alla luce di questi fatti insisto affinché gli aiuti dell’Unione europea alla Cambogia non siano incondizionati e affinché i nostri rappresentanti a Phnom Penh esortino esplicitamente il governo cambogiano in modo che quest’ultimo s’impegni a fondo per migliorare la situazione dei diritti umani nel paese. In vista delle prossime elezioni, l’Unione europea deve anche insistere affinché vengano assicurate elezioni libere, eque e democratiche e sia garantita la sicurezza dei leader dell’opposizione perché, in caso contrario, l’Unione europea sarà costretta ad annullare immediatamente l’accordo di cooperazione con la Cambogia. Sarebbe incredibile che l’Unione europea, che sempre si batte per il miglioramento dei diritti dell’uomo e la promozione della democrazia in ogni parte del mondo, fornisse finanziamenti così importanti ad un paese che non è in grado di garantire né l’una né l’altra cosa.

 
  
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  Dupuis (NI).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto ringrazio la Commissione; penso che se abbiamo potuto evitare il peggio nelle ultime settimane è grazie alle azioni della Commissione e soprattutto del Commissario Patten. Quindici giorni fa mi sono recato a Phnom Penh, dove sono stato rimproverato dagli ambasciatori dell’Unione e dai rappresentanti della Commissione che ritenevano esagerate le preoccupazioni che, assieme all’onorevole Maaten e ad altri, avevo espresso quando Sam Rainsy era stato costretto a rifugiarsi presso l’ambasciata americana. Qualche giorno dopo la sorella del re Norodom Sihanouk è stata minacciata in modo molto grave dal Primo Ministro e due giorni dopo Om Radsady, che avevo incontrato assieme al principe Ranariddh, è stato assassinato.

Credo – o almeno spero – che tali avvenimenti abbiano spinto ad ulteriori riflessioni i rappresentanti dell’Unione a Phnom Penh. E’ paradossale che i problemi e i pericoli che minacciano un processo democratico vengano percepiti più nettamente a Bruxelles o a Strasburgo che dalle persone residenti a Phnom Penh. Ritengo che bisognerebbe rimettere in discussione i progetti di cooperazione che gestiamo e i finanziamenti ad essi collegati. Credo che ciò possa incidere sul tipo di relazioni che i rappresentanti dei nostri paesi o delle nostre Istituzioni possono avere in loco, in considerazione dei vari cocktail e dei numerosi incontri intrattenuti con i VIP locali.

La situazione è estremamente preoccupante. Ritengo che la nostra risoluzione, per la quale ringrazio i colleghi, sia valida e penso che la minaccia di annullamento dell’accordo di cooperazione, perché è di questo che si tratta, sia assai importante. E’ un segnale che le autorità di Phnom Penh possono captare e che le può indurre a portare a buon fine il processo elettorale di luglio. Credo però che ciò non sarà sufficiente e, per quanto concerne la missione degli osservatori elettorali, penso che spetti al nostro Parlamento agire. La Commissione ha formulato proposte per nominare il capo della suddetta missione. Ritengo che il Parlamento non debba perdere neppure un giorno per rispondere all’invito della Commissione e designare quanto prima il responsabile della missione affinché possa recarsi immediatamente in Cambogia, tornarvi di frequente e monitorare tutto il processo che si svolgerà da adesso fino a luglio. Questa persona non deve essere un semplice notaio dello spoglio dei voti.

La partita determinante è quella attualmente in corso e riguarda l’accesso ai mass-media, controllati per il 95 per cento dalle autorità di Phnom Penh. Pertanto la missione elettorale dovrà affrontare le autorità di Phnom Penh. Invito le autorità competenti del Parlamento a far sì che la persona che sarà nominata e inviata quanto prima a Phnom Penh sia dotata di grande determinazione.

 
  
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  Fischler, Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, la Commissione condivide appieno il parere del Parlamento, secondo cui la recente morte violenta di diversi politici cambogiani, cui hanno accennato diversi deputati, è motivo di gravi preoccupazioni. La Commissione auspica che il clima politico non peggiori ulteriormente, adesso che si tratta di preparare le prossime elezioni parlamentari in Cambogia.

La Commissione esprime inoltre la speranza che l’indagine sui motivi della rivolta del 29 gennaio scorso avviata dal governo monarchico porti ad una maggiore stabilità nel paese. Vi posso assicurare che la Commissione, di concerto con gli Stati membri, sta seguendo con attenzione gli ulteriori sviluppi in Cambogia. La Commissione è inoltre preoccupata per la situazione dei mass-media in Cambogia. La libertà di espressione nella stampa è formalmente ammessa, ma i mass-media pubblici sono sottoposti – ora come prima – ad un enorme controllo da parte del governo.

La commissione di osservatori dell’UE inviata in occasione delle elezioni comunali dello scorso anno ha già fatto presente questo punto. La Commissione lo ha sottolineato nel corso dei colloqui avuti con le autorità cambogiane. Una missione preparatoria guidata dalla Commissione e composta da rappresentanti degli Stati membri e da esperti in materia di elezioni si è trattenuta in Cambogia dal 27 gennaio al 4 febbraio. Le informazioni da essa raccolte fungeranno da base per decidere se, ed eventualmente, come sostenere il processo elettorale e, soprattutto, per stabilire se sia ragionevole, opportuno e fattibile inviare una commissione di osservatori elettorali dell’UE alle elezioni del 27 luglio.

Tutti gli interlocutori cambogiani che abbiamo incontrato si sono espressi a favore di un impegno dell’UE nel processo elettorale e hanno affermato che la missione di osservatori che ha assistito alle elezioni comunali dello scorso anno ha contribuito in misura notevole a creare un clima di fiducia e di trasparenza durante le elezioni. Sulla base dei risultati della missione preparatoria, che ha evidenziato sia aspetti positivi che negativi della preparazione delle elezioni, gli Stati membri dell’UE hanno aderito alla raccomandazione della Commissione di inviare una missione di osservatori elettorali anche in occasione delle prossime elezioni. La Commissione rileva con soddisfazione che tale decisione viene condivisa anche dal Parlamento europeo.

Passerò ora al problema degli ostacoli posti a diverse organizzazioni cristiane. Stando al decreto del 14 gennaio sulla prevenzione di conflitti tra singole comunità religiose, cito, “tutte le attività collegate alla propaganda religiosa e al proselitismo, compresa la diffusione di comunicati e fogli informativi, sono permesse soltanto all’interno di istituzioni religiose”.

L’autorizzazione a svolgere tali attività in pubblico può essere peraltro richiesta presso il ministero per gli Affari religiosi. Tali disposizioni valgono per tutte le associazioni religiose e non esclusivamente per quelle cristiane; sono state adottate per ridurre i rischi di conflitti e di contrasti per motivi religiosi. In mancanza di un’approfondita analisi giuridica, sembra che tale decreto, analogamente ad altre misure adottate dal ministero per gli Affari religiosi, non costituisca necessariamente una violazione della dichiarazione dei diritti dell’uomo e della costituzione cambogiana.

 
  
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  Presidente. – La ringrazio, signor Commissario.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà dopo le discussioni.

 
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