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Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 27 marzo 2003 - Bruxelles Edizione GU

1. Lotta contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi nei paesi in via di sviluppo
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A5-0027/2003), presentata dall’onorevole Caudron a nome della commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia, sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la partecipazione della Comunità a un programma di ricerca e sviluppo destinato a sviluppare nuovi interventi clinici per lottare contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi grazie ad un partenariato a lungo termine tra l’Europa e i paesi in via di sviluppo, realizzato da vari Stati membri e la Norvegia [COM(2002) 474 – C5-0392/2002 – 2002/0211(COD)].

 
  
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  Busquin, Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, nel 2001 quattordici Stati membri dell’Unione europea e la Norvegia hanno preso l’iniziativa di unire i loro sforzi nel settore della ricerca e degli interventi clinici per lottare contro l’AIDS, la malaria e la tubercolosi nei paesi in via di sviluppo nel quadro del programma EDCTP.

Lo scopo del programma di ricerca in questione è accelerare la messa a punto e la valutazione di nuovi vaccini e farmaci mediante un partenariato tra l’Europa e una quindicina di paesi in via di sviluppo dell’Africa subsahariana. La Commissione ritiene che sia nell’interesse della Comunità associarsi a un’iniziativa di questo genere, in particolare nell’ambito della creazione dello spazio europeo della ricerca, e propone di farlo applicando l’articolo 169 del Trattato, in base al quale la Comunità, nell’attuazione del programma quadro, può partecipare a programmi di ricerca intrapresi da vari Stati membri.

In concreto, la proposta della Commissione consiste nel fornire un contributo finanziario comunitario di 200 milioni di euro a titolo del sesto programma quadro di ricerca e sviluppo. Vorrei sottolineare il fatto che si tratta di una nuova fase istituzionale, in quanto è la prima volta che viene effettivamente utilizzato l’articolo 169 del Trattato. L’istituzione del programma per gli studi clinici denominato EDCTP costituisce un esempio di attuazione pratica dello spazio europeo della ricerca e offrirà un effettivo valore aggiunto per l’Europea e per i paesi in via di sviluppo. A questo proposito, vorrei illustrare alcuni aspetti.

Il programma consentirà di integrare gli sforzi nazionali e comunitari collegando in rete e condividendo attività finora frammentate e non coordinate. La piattaforma che sarà creata dovrebbe permettere di trasferire con maggiore rapidità i risultati della ricerca in modo da favorire il rafforzamento delle capacità di ricerca clinica nei paesi in via di sviluppo garantendo, lo ribadisco, la loro piena partecipazione, accrescerà l’efficacia degli investimenti pubblici grazie a un approccio più coerente e più mirato, contribuirà a riunire una massa critica di competenze e di risorse necessarie per effettuare studi clinici su vasta scala utilizzando nel miglior modo possibile i risultati della ricerca europea, in particolare quelli della ricerca pubblica, rafforzerà le capacità di ricerca clinica nei paesi in via di sviluppo in termini di infrastrutture e di formazione.

Il programma EDCTP rappresenta un nuovo approccio che riunirà l’industria e il settore pubblico nella condivisione dei rischi e nello sviluppo di nuove forme di partenariato di cui vi è urgente necessità per lottare contro gli effetti disastrosi delle malattie in questione. L’industria ha un ruolo essenziale da svolgere in tutte le attività condotte nel quadro del programma EDCTP, che finanzierà la ricerca e la messa a punto di prodotti per i quali l’industria non può aspettarsi di trarre alcun profitto dagli investimenti effettuati. Il finanziamento pubblico renderà la ricerca più allettante agli occhi del settore, senza sostituirsi ad esso. La creazione di nuovi partenariati tra pubblico e privato solidi ed efficaci è una condizione fondamentale per la riuscita del programma.

In conclusione, signor Presidente, onorevoli deputati, per la prima volta nella storia della ricerca europea ci troviamo nella condizione di poter adottare un programma ambizioso che raggruppa le attività di ricerca degli Stati membri e stabilisce un autentico partenariato tra l’Europa e l’Africa per gli studi clinici, un partenariato che, mi auguro, riceverà il vostro sostegno e potrà quindi essere avviato nel più breve tempo possibile. Cogliamo quest’occasione oggi e dotiamoci dei mezzi necessari per sfruttare fino in fondo questa prima opportunità. I ricercatori africani ed europei, e soprattutto le popolazioni dell’Africa subsahariana che pagano un pesante tributo a queste malattie, ce ne saranno grati.

(Applausi)

 
  
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  Caudron (GUE/NGL), relatore. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, mentre molti condannano a giusto titolo una guerra che ha già provocato la morte di centinaia di persone, vorrei iniziare il mio intervento di questa mattina fornendo alcuni dati altrettanto spaventosi. Più di 40 milioni di persone sono attualmente affette dal virus dell’HIV, di cui 36 milioni nei paesi in via di sviluppo e, di questi, 28 milioni nella sola Africa subsahariana. La malaria, una malattia ricomparsa negli anni ’70, miete circa 1 milione di vittime all’anno. Infine, si contano 8 milioni di casi di tubercolosi e 2 milioni di decessi all’anno, di cui 1,9 milioni nei paesi del sud. Queste tre terribili malattie, che peraltro sono lungi dall’essere le uniche a decimare le popolazioni dei paesi poveri, impediscono lo sviluppo dei paesi che esse colpiscono e contribuiscono a mantenerli in uno stato di povertà che, a sua volta, non consente la creazione di un sistema sanitario degno di questo nome. E’ un circolo infernale che l’umanità deve spezzare se vuole sopravvivere.

La Commissione europea, il Commissario Busquin, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno pertanto deciso di definire, con questi dati impressionanti nella mente e nel cuore, un programma con una dotazione di 600 milioni di euro nell’ambito del sesto programma quadro di ricerca e sviluppo, per il quale sono stato nominato relatore generale. Si tratta di attuare, per la prima volta, come il Commissario ha ricordato, un nuovo strumento a titolo dell’articolo 169, con la partecipazione finanziaria di vari Stati membri, della Norvegia, della Commissione e, ci auguriamo, del settore privato.

Sono fiero e lieto di essere stato designato relatore e vorrei sinceramente ringraziare i colleghi del nuovo gruppo di cui faccio parte per avermi affidato questo nuovo compito, nonché tutti gli altri colleghi che mi hanno aiutato, senza dimenticare i membri della commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia, e la mia assistente.

Abbiamo lavorato fin dall’inizio tutti insieme e con molto impegno. Il Parlamento europeo, che ha ricevuto la proposta della Commissione il 28 agosto 2002, ha agito con rapidità e la commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia l’ha discussa in tre occasioni, il 7 ottobre, l’11 novembre e il 2 dicembre 2002, prima di votare sulla relazione e sui relativi emendamenti il 23 gennaio 2003, vale a dire nel giro di sei mesi, tenendo conto dei pareri della commissione per lo sviluppo e la cooperazione, rappresentata dall’onorevole Sandbæk, in conformità della procedura Hughes rafforzata, della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità, rappresentata dall’onorevole Evans, e della commissione per i bilanci, rappresentata dall’onorevole Hudghton. Dopo tali votazioni, l’11 febbraio si è svolto a Strasburgo un trilogo con la Commissione e la Presidenza greca.

Ho pertanto lavorato speditamente, sottolineando l’importanza di un partenariato nord-sud e concentrando l’azione sugli studi clinici e sulle strutture di accoglienza che devono essere rafforzati nei paesi del sud, in particolare in quelli dell’Africa subsahariana. Era importante evitare l’eccessivo ampliamento del campo d’applicazione e il conseguente rischio di essere troppo dispersivi. Occorre prestare attenzione alle prime vittime di queste terribili malattie e a coloro che le aiutano a combatterle, oltre a mettere a punto nuovi prodotti adeguati alle esigenze delle popolazioni dei paesi interessati e a coinvolgere tali popolazioni nella definizione delle priorità. Infine, e soprattutto, è indispensabile fare in fretta.

In occasione del trilogo dell’11 febbraio 2003, abbiamo chiesto al Consiglio di aggiungere un riferimento ad altre malattie infettive in un nuovo considerando, di prevedere disposizioni sulla facilità di accesso ai nuovi prodotti, di garantire la partecipazione delle ONG e dell’OMS e, infine, alcuni colleghi hanno chiesto un più deciso ricorso al settore privato.

In seguito, ho immediatamente ringraziato la Presidenza greca, il Consiglio e la Commissione, riconoscendo il ruolo che hanno svolto, e i colleghi hanno ritenuto soddisfacente il grado di considerazione riservato dal Consiglio alle nostre richieste. Abbiamo quindi redatto alcuni emendamenti di compromesso per i quali ognuno ha dovuto fare alcune concessioni per giungere a un accordo complessivo in prima lettura. Vi invito pertanto a sostenere oggi gli emendamenti, anche se riconosco che restano alcuni motivi di insoddisfazione e io stesso nutro alcune riserve. Occorre tuttavia decidere in fretta se vogliamo agire con tempestività. Ogni giorno che passa muoiono a causa di queste malattie migliaia di donne, uomini e bambini. Dobbiamo agire in tempi brevi e fare tutto il possibile per garantire la riuscita del programma, affinché esso serva d’esempio e apra la strada ad altri programmi dello stesso tipo per altre malattie legate alla povertà, malattie forse meno note e meno interessanti per i mezzi d’informazione, ma comunque altrettanto terribili e causa di distruzione di vite umane e, quindi, di società.

 
  
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  Hudghton (Verts/ALE), relatore per parere della commissione per i bilanci. – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il relatore generale, onorevole Caudron, per il lavoro svolto in merito all’importante documento in esame, mediante il quale viene istituito un nuovo fondo per un progetto nuovo, ma volto ad integrare le attività attualmente in corso negli Stati membri partecipanti e in Norvegia per quanto riguarda la ricerca sulle malattie in questione. Le statistiche sono impressionanti: il 90 per cento dei portatori del virus dell’HIV nel mondo e il 95 per cento dei malati di tubercolosi vive nei paesi in via di sviluppo. Risulta chiaro, pertanto, che si tratta di problemi per affrontare i quali è necessario compiere considerevoli sforzi. La commissione per i bilanci, senza distinzioni, ha approvato il contributo dell’Unione europea di 200 milioni di euro proposto che, com’è ovvio, va ad aggiungersi all’importo di 60 milioni di euro che l’Unione europea ha stanziato a favore del Fondo globale per la sanità, che non può essere utilizzato per la ricerca.

E’ importante che qualsiasi nuova attività, o il consolidamento e il coordinamento di quelle attuali, nel settore della ricerca sulle malattie di cui trattasi sia concentrata sulle esigenze e sulle condizioni esistenti nei paesi in via di sviluppo. Questa è l’idea alla base della proposta.

Sono lieto di vedere che il Parlamento, in vari momenti, abbia specificato con precisione il modo in cui il progetto potrebbe e dovrebbe essere gestito e i progressi compiuti possono essere e saranno, mi auguro, comunicati. Se si deve utilizzare un importo totale di 600 milioni di euro come previsto dal progetto, di cui 200 milioni di euro forniti dall’Unione europea, 200 milioni di euro provenienti dai fondi degli attuali Stati membri e, si spera, 200 milioni di euro messi a disposizione da altri donatori e dall’industria, è importante che esso venga speso in modo razionale e con successo. Tenuto conto che il programma sarà in buona parte finanziato mediante fondi pubblici, ossia denaro dei contribuenti, la proprietà di nuovi trattamenti può rimanere nell’ambito del settore pubblico e tali trattamenti devono essere messi a disposizione di coloro che ne hanno maggiormente bisogno a prezzi accessibili.

 
  
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  Sandbæk (EDD), relatore per parere della commissione per lo sviluppo e la cooperazione. – (EN) Signor Presidente, in via del tutto eccezionale parlerò in inglese perché al termine del mio intervento intendo porre al Commissario Busquin una domanda che voglio essere sicura egli capisca e per la quale mi aspetto una risposta molto chiara.

Innanzi tutto, vorrei dire che il programma è molto lodevole ed apprezzabile. E’ un’iniziativa estremamente necessaria che merita considerevole attenzione e sostegno. Per rendere più efficace il contributo europeo, occorre migliorare ciò che si sta già facendo, mediante il rafforzamento di aspetti quali il coordinamento e le consultazioni. E’ indispensabile aumentare gli investimenti materiali e immateriali finalizzati al controllo delle principali malattie trasmissibili nei paesi afflitti dalla povertà e, aspetto ancor più importante, sono necessari subito nuovi strumenti per prevenire e combattere le tre malattie cui è destinato il programma d’azione. Esiste l’urgente esigenza di vaccini, farmaci e microbicidi ottenibili al prezzo più basso possibile, efficaci ed accessibili per prevenire o combattere la malaria, l’HIV e la tubercolosi.

Partendo dal presupposto che è indispensabile garantire la piena partecipazione dei beneficiari, degli utilizzatori finali dei nuovi strumenti alla loro valutazione e applicazione cliniche, è confortante che la proposta della Commissione per un partenariato Europa-paesi in via di sviluppo per gli studi clinici (programma EDCTP) affronti l’importante questione dello sviluppo delle capacità umane nelle società più colpite dalle tre malattie in questione. E’ tuttavia scoraggiante che dopo due anni la Commissione non abbia ancora fornito informazioni sostanziali sulle attività comuni degli Stati membri, le stesse attività che costituiscono la base per utilizzare l’articolo 169.

A quanto mi risulta, il gruppo europeo di interesse economico attualmente è una struttura che manca di un contenuto programmatico definito. Ecco pertanto la mia domanda: può la Commissione fornirmi un esempio del modo in cui gli Stati membri hanno finora collaborato e attuato congiuntamente attività nell’ottica dell’EDCTP? Qualcuno degli Stati membri si è finora impegnato, e non intendo dire che abbia individuato programmi, perché so che tutti gli Stati membri lo hanno fatto, nei confronti dei programmi già individuati? Occorrono esempi credibili di risultati congiunti degli Stati membri per evitare che venga messa in discussione la sostenibilità dell’iniziativa e che una proposta venga considerata solo una pura velleità.

 
  
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  Evans, Jillian (Verts/ALE), relatore per parere della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità. – (EN) Signor Presidente, vorrei congratularmi con l’onorevole Caudron per il suo lavoro. Accolgo con estremo favore un’iniziativa che potrebbe costituire un effettivo passo avanti nella lotta contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi nei paesi in via di sviluppo.

Com’è già stato detto, si tratta di un problema in rapida crescita, che di norma colpisce le persone più povere e più vulnerabili della società, molte delle quali sono donne, che hanno minori possibilità di accedere ai servizi di assistenza sanitaria e all’istruzione. In effetti, le donne costituiscono i due terzi dei poveri nel mondo e su di loro ricade gran parte del peso della povertà. Per trovare le giuste soluzioni, è pertanto fondamentale tener conto del ruolo delle donne quali vittime, principali prestatrici di assistenza, educatrici e membri attivi della comunità nei paesi in via di sviluppo.

Se si considera l’HIV/AIDS, alla fine del 2000 erano morti di AIDS 9 milioni di donne e 4,3 milioni di bambini e tali cifre sono in aumento. Nell’Africa subsahariana, il 55 per cento degli adulti contagiati dall’HIV è costituito da donne, che corrono un maggior rischio di contrarre il virus dell’HIV per motivi biologici e sociali, a causa della mancanza di controllo della loro salute sessuale e di accesso a informazioni preventive.

L’oggetto principale del parere della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità è stato pertanto garantire che i farmaci e i trattamenti siano a prezzi accessibili, che le persone nei paesi in via di sviluppo siano al centro dei programmi e che i prodotti messi a punto e utilizzati negli studi clinici siano adatti per uso locale. Semplici aspetti pratici quali la conservazione dei farmaci in condizioni di sicurezza e la loro somministrazione e assunzione rivestono un’importanza fondamentale. Per questo motivo è necessario garantire la piena partecipazione dei gruppi di base, quali le organizzazioni femminili, all’elaborazione dei programmi e la corretta formazione dei prestatori di servizi sanitari in merito all’uso dei prodotti – nell’ambito della famiglia, della comunità o delle istituzioni. Occorre rafforzare la formazione, le capacità e le infrastrutture per consentire l’efficace effettuazione degli studi clinici e garantire il successo a lungo termine del programma.

 
  
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  Fiori (PPE-DE). – Signor Presidente, signor Commissario, mi complimento con il relatore Caudron per l’ottimo risultato raggiunto su un programma che, al di fuori della retorica, è vero definire che è una propria sfida di civiltà, se vogliamo, un equo rapporto fra il nord e il sud del mondo. Fra l’altro, il bello della realizzazione è che la proposta della Commissione rappresenta una novità senza precedenti, in quanto l’articolo 169 è un’ottima ideazione ma che trova per la prima volta un’applicazione reale, e questo orientamento instaura un vero partenariato concreto circa un problema reale fra il nord e il sud del mondo. Questa iniziativa – tanto è intelligente – dovrebbe essere ripetuta, sempre nel settore della ricerca, anche in altri settori chiave nei rapporti esterni dell’Unione.

Poiché mi riconosco nella posizione espressa dal relatore, mi soffermo su tre brevissime riflessioni: in primo luogo, credo sia stato positivo non allargare il programma alle malattie correlate, non perché siano meno importanti, ma perché credo che non sia il caso di disperdere risorse e sforzi. Fra l’altro ritengo che i risultati possano essere utilizzati per la cura di altre malattie e costituire la base di nuove attività di ricerca, contribuendo così alla soluzione di altri problemi sanitari correlati alle problematiche dei paesi in via di sviluppo.

In secondo luogo, circa l’emendamento n. 13 – coinvolgimento del settore privato – credo sia particolarmente importante coinvolgere il settore privato nel programma perché consentirà di mobilitare fondi supplementari, incoraggiando le imprese ad investire in misura maggiore nelle malattie che toccano i paesi in via di sviluppo. Su questo, probabilmente, una riflessione su meccanismi di differenziazione fiscale potrebbe essere una leva molto interessante.

Il terzo punto riguarda la tutela della proprietà intellettuale. Il coinvolgimento dell’industria farmaceutica è fondamentale per la riuscita del programma. Dobbiamo avere medicinali con prezzi differenziati venduti nei paesi in via di sviluppo e, a mio avviso, è necessario anche avere etichettature differenti per evitare le frodi.

 
  
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  Corbey (PSE).(NL) Signor Presidente, la crisi sanitaria in atto nei paesi in via di sviluppo è di una gravità senza precedenti. Tenuto conto dell’estrema necessità di farmaci, la mancanza di attenzione da parte dell’industria farmaceutica è a dir poco sconcertante.

Accolgo con particolare favore l’iniziativa della Commissione di istituire una piattaforma per gli studi clinici. Ritengo che sia un’ottima idea riunire per quanto possibile tutte le attività svolte negli Stati membri e nei paesi in via di sviluppo nel quadro di un unico programma. Le attività di ricerca individuali sono utili, ma non lo sono necessariamente in misura sufficiente. L’articolo 169 del Trattato offre una base perfetta per creare un’unione di forze, che in sostanza è proprio ciò di cui i paesi in via di sviluppo e la stessa Europa hanno bisogno.

L’Europa può esercitare un’influenza determinante nel mondo se vi è collaborazione al suo interno e può affrontare la crisi sanitaria in questione e i gravi problemi sociali che ne derivano. A tale scopo, il settore pubblico è chiamato a svolgere quel ruolo attivo di guida di cui oggi vediamo un barlume di quello che l’Unione europea dovrebbe avere.

Vorrei esprimere i miei sinceri ringraziamenti all’onorevole Caudron per l’energia con cui ha affrontato questo tema, sostengo il suo approccio e vorrei sollevare ancora una volta le tre preoccupazioni di cui ho già parlato in precedenza.

In primo luogo, dobbiamo garantire il coinvolgimento dell’industria nel progetto, coinvolgimento che può essere ottenuto solo se si definisce un programma credibile. Attualmente l’industria propone pochi nuovi prodotti e pertanto è un momento opportuno per elaborare progetti comuni. L’industria deve poter trarre profitti ragionevoli dagli investimenti, ma l’attenzione dev’essere concentrata sull’interesse pubblico, ossia lo sviluppo di farmaci a prezzi accessibili. Non dobbiamo illuderci che gli istituti di ricerca pubblici possano svolgere il compito da soli. Per questo motivo, non dobbiamo investire in burocrazia, ma anche nella cooperazione con il settore privato.

In secondo luogo, occorre concentrarsi sullo sviluppo di prodotti specifici. Noi tutti sappiamo che per combattere la crisi sanitaria si devono compiere considerevoli sforzi, ma non è necessario finanziare le reti utilizzate quale mezzo preventivo contro la malaria con fondi supplementari rispetto a quelli previsti per il programma, per quanto utili tali reti possano essere.

In terzo luogo, l’AIDS, la malaria e la tubercolosi costituiscono un buon punto di partenza, in quanto queste tre malattie causano il maggior numero di vittime e si stanno diffondendo con effetti devastanti. Esistono tuttavia altre malattie, quali la malattia del sonno e l’oncocerchiasi, che sono state trascurate. Dobbiamo preoccuparci di una malattia quale la lebbra che è nuovamente in aumento. Sono necessari nuovi mezzi per combattere questa vecchia malattia. Invito il Commissario e la Commissione a continuare a prestare la dovuta attenzione anche a questo proposito.

Commissario Busquin, accolgo con favore il fatto che la crisi sanitaria occupi un posto di primo piano nel programma politico e la ringrazio anche per la lettera che di recente ha inviato alla commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia. Il progetto relativo agli studi clinici ha tutto il nostro appoggio. L’Europa ha bisogno di un punto di riferimento, di un modello di cooperazione efficace e fruttuoso. Rendendo visibili i risultati che possono essere conseguiti grazie a tale cooperazione, questo progetto potrà fungere da stimolo per unire le forze anche in altri settori. L’Europa non fa giustizia al mondo se non vi è collaborazione al suo interno e non fa giustizia a se stessa se non trae ispirazione dalla cooperazione nel settore degli studi clinici.

 
  
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  Sanders-ten Holte (ELDR).(NL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, combattere la povertà nei paesi in via di sviluppo è la priorità dell’attuale politica dell’Unione europea. L’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi sono malattie legate alla povertà che stanno dilagando nei paesi in via di sviluppo. Sembra incredibile, ma in alcuni paesi in via di sviluppo, ad esempio, vi è carenza di insegnanti perché metà del corpo docente è malata di AIDS. E’ giunto il momento che l’Unione europea presti particolare attenzione al problema e pertanto anch’io, come gli oratori intervenuti in precedenza, accolgo con favore l’iniziativa della Commissione di invocare l’applicazione dell’articolo 169 del Trattato in modo che il sesto programma quadro di ricerca possa essere utilizzato per mettere a punto nuovi interventi clinici per combattere l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi.

Attraverso la creazione di reti e il coordinamento dei programmi di ricerca nazionali e regionali, l’Unione europea può contribuire in misura considerevole a definire una politica più efficace in materia di ricerca sulla messa a punto di metodi per lottare contro le malattie di cui trattasi. Il coinvolgimento degli stessi paesi in via di sviluppo, mediante il partenariato tra i paesi europei e i paesi in via di sviluppo per gli studi clinici, consente di rendere le attività svolte più incisive e di avvicinare la ricerca alle persone interessate. Ritengo quest’ultimo punto particolarmente importante.

Nel suo ottimo documento, il relatore è stato estremamente preciso. Me ne rallegro, ma vorrei formulare alcune brevi osservazioni. I programmi di ricerca non devono essere incentrati solo sullo sviluppo di nuovi farmaci, ma anche sul modo più semplice per somministrare tali farmaci. Quante volte si sente muovere l’accusa che, sebbene i pazienti in zone remote dei paesi in via di sviluppo riescano ad accedere a un centro sanitario, quando tornano a casa con i farmaci smettono di assumerli non appena si sentono meglio, con la conseguenza che si sviluppano forme resistenti della malattia, com’è avvenuto per la malaria. Tutto ciò è controproducente.

Il secondo punto su cui vorrei richiamare l’attenzione è la sinergia con altri programmi europei. Sono necessarie considerevoli risorse finanziarie e una ricerca di elevata qualità. La proposta della Commissione di istituire il programma Erasmus Mundus riceverà presto il sostegno del Parlamento. Studenti provenienti da tutto il mondo saranno invitati a venire a studiare in Europa. Vorrei chiedere che venga data possibilità di partecipazione in particolare agli studenti dei paesi in via di sviluppo, perché tali paesi hanno bisogno di ricercatori altamente qualificati.

Per l’attuale proposta è stato stanziato un importo di 600 milioni di euro e altri 200 milioni di euro dovrebbero provenire dal settore privato. Tenuto conto che si intendono aiutare i ricercatori, anche l’industria può e deve dare un considerevole contributo.

 
  
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  Marset Campos (GUE/NGL).(ES) Signor Presidente, anch’io vorrei unirmi al coro di congratulazioni rivolte al relatore, onorevole Caudron, che ha svolto un ottimo lavoro migliorando, ove necessario, la proposta della Commissione, che è anche una proposta molto importante che inaugura, in forma pilota, quello che potrebbe essere un nuovo rapporto tra l’Unione europea e i paesi del terzo mondo per quanto riguarda questioni comuni di interesse mondiale.

Essa ha anche suscitato proposte e dibattiti in altre commissioni, come abbiamo avuto modo di vedere in seno alla commissione per lo sviluppo e la cooperazione, attraverso la relatrice per parere, onorevole Sandbæk, e le sue pertinenti osservazioni.

In effetti, come l’onorevole Caudron ha detto, ci troviamo in un momento molto particolare, un momento cruciale, in termini di rapporto tra il mondo sviluppato e il mondo in via di sviluppo, in quanto la nostra principale preoccupazione è favorire un tipo di rapporto umanitario, un rapporto che tenga conto delle sofferenze del mondo in via di sviluppo, e pertanto la principale preoccupazione dell’Unione europea in questo momento dovrebbe essere quella di chiedere che si ponga fine alla guerra atroce che si sta combattendo in Iraq, che è una vergogna e un disonore per l’Occidente. E’ una forma di cooperazione e, insieme alla richiesta che l’Unione europea dovrebbe formulare in merito alla guerra, programmi come quello oggetto della discussione sono esempi del contributo che la vecchia Europa, che l’Unione europea, può fornire a un mondo che è diverso da quello presentato altrove.

Vorrei sottolineare il significato della proposta in esame, che va direttamente al nocciolo del problema costituito dalle tre gravi malattie in questione che, in base a una serie di comunicazioni dell’OMS, risultano essere le più pericolose, causando morte e sofferenze in tutto il mondo.

Vorrei anche dire che il circolo di Horwitz, il circolo della povertà e della malattia, non può essere attaccato su un solo fronte e che, pur ammettendo la necessità di aumentare la capacità economica di tutti i paesi per ridurre le malattie, è anche vero che dobbiamo affrontare questioni specifiche che riguardano la ricerca, favorire l’accesso ai farmaci, instaurare un diverso tipo di cooperazione e porre talvolta in discussione aspetti quali la proprietà intellettuale. Quelli di noi che sono ricercatori, medici e professori universitari sanno che le conoscenze di cui oggi disponiamo non si devono solo ai nostri sforzi, ma sono il retaggio di secoli di sforzi compiuti dall’intelligenza umana per migliorare le condizioni dell’umanità e pertanto non sono di esclusiva proprietà di un settore, in quanto fanno parte di un patrimonio comune.

Per questo motivo, è importante che programmi come questo possano servire per inaugurare nuove fasi nei rapporti di assistenza e ritengo che, tenuto conto di tale retaggio, abbiamo un debito storico nei confronti dell’Africa subsahariana che deriva dall’era del colonialismo.

 
  
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  Piétrasanta (Verts/ALE).(FR) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Caudron per la sua relazione che riguarda la prima applicazione dell’articolo 169 del Trattato al sesto programma quadro di ricerca e sviluppo. Il suo lavoro ha senz’altro contribuito al raggiungimento di un elevato livello di cooperazione e ha favorito la riuscita dell’ottima proposta in esame, dovuta all’iniziativa coraggiosa del Commissario Busquin, che comporta lo stanziamento di un importo complessivo di 600 milioni di euro a favore di un’attività di ricerca su vasta scala con l’obiettivo di lottare contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi nel quadro del programma EDCTP.

Tenuto conto dell’importanza dell’obiettivo e dell’entità delle risorse messe a disposizione per conseguirlo, è per noi importante sottolineare la necessità di rispettare le norme etiche fondamentali nello svolgimento dell’attività di ricerca, nonché quella di garantire che i risultati di tale attività possano essere utilizzati nell’interesse generale, di collaborare con i paesi in via di sviluppo e di favorire il rafforzamento delle loro capacità in campo scientifico e tecnico. I principi etici in questione sono quelli sanciti all’articolo 6 del Trattato sull’Unione europea e nella Carta dei diritti fondamentali e quelli definiti nella dichiarazione di Helsinki adottata dall’Associazione medica mondiale che enuncia i principi etici per la ricerca medica che coinvolge esseri umani. Il programma di partenariato dei paesi europei e dei paesi in via di sviluppo per gli studi clinici deve applicare la buona pratica clinica stabilita dalla direttiva 2001/20/CEE concernente l’esecuzione della sperimentazione clinica di medicinali ad uso umano nell’Unione europea.

Il programma EDCTP deve promuovere la formazione di specialisti e il rafforzamento delle capacità nei paesi in via di sviluppo, intensificare il trasferimento di tecnologie verso tali paesi e rendere disponibili risorse supplementari a favore della lotta contro le malattie in questione. La Comunità garantirà che le decisioni strategiche e l’esecuzione dei programmi siano conformi all’obiettivo di immettere sul mercato prodotti efficaci, accessibili, ai prezzi più bassi possibili e di facile uso e adeguati alle esigenze specifiche dei paesi in via di sviluppo. Tali decisioni devono pertanto essere basate sull’attiva partecipazione di operatori dei paesi in via di sviluppo, di esperti scientifici del nord e del sud, di rappresentanti di gruppi di pazienti, nonché delle ONG e dell’OMS.

Infine, il gruppo Verde/Alleanza libera europea auspica che i risultati ottenuti attraverso questo programma siano considerati un bene pubblico e non siano quindi soggetti alle norme in materia di diritti di proprietà intellettuale quali definite negli accordi TRIPS, in modo da garantire ai paesi in via di sviluppo l’accesso ai trattamenti derivanti da tali ricerche al prezzo più basso possibile.

 
  
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  Ó Neachtain (UEN).(EN) Signor Presidente, attualmente nel mondo sono oltre 40 milioni le persone affette da AIDS. Nel continente africano questa pandemia sta già ulteriormente aggravando le conseguenze della carestia che al momento minaccia un gran numero di paesi africani.

In totale vengono spesi solo 3 miliardi di dollari all’anno per cercare di porre freno alla diffusione dell’AIDS. Se vogliamo combattere con efficacia questa malattia, tale importo dev’essere aumentato ad almeno 10 miliardi di dollari. Disponiamo della tecnologia e dei trattamenti necessari per combattere malattie quali l’AIDS, tuttavia i governi dei paesi in via di sviluppo non possono permettersi di pagare i prezzi elevati ai quali vengono vendute le medicine necessarie per combattere la malattia. I paesi in via di sviluppo devono avere il diritto di distribuire questi farmaci indispensabili alle loro popolazioni in base alle loro norme in materia di licenze. Quest’obiettivo può essere raggiunto solo se i paesi membri dell’Organizzazione mondiale del commercio riescono a trovare un accordo.

L’Unione europea deve continuare a svolgere un ruolo di primo piano per far sì che il governo americano giunga a un’intesa che garantisca la distribuzione di farmaci che, nei paesi in via di sviluppo, potrebbero contrastare con efficacia malattie quali l’AIDS, la malaria e la tubercolosi. A questo proposito, il tempo è un fattore essenziale, in quanto più ritardiamo, maggiore è il numero di vite umane che vengono perse.

 
  
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  Belder (EDD).(NL) Signor Presidente, il programma di ricerca sull’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi è necessario in quanto le attività di ricerca medica sulle malattie legate alla povertà sono relativamente scarse, oltre ad essere anche utile, ad esempio, tenuto conto della stretta correlazione esistente tra il flagello dell’AIDS e il problema della fame. L’AIDS indebolisce gli adulti in giovane età, che costituiscono un gruppo che tradizionalmente determina il grado al quale una popolazione può sopportare una carestia. Inoltre, gli sforzi attualmente compiuti non devono essere sostituiti, ma intensificati. Vorrei invitare il Consiglio e la Commissione ad adoperarsi per far sì che il programma in esame costituisca un incentivo per gli Stati membri e gli istituti di ricerca.

Per concludere, per quanto riguarda la lotta contro l’AIDS vi sono due aspetti spesso trascurati. Nel quadro di un approccio proattivo, la fedeltà matrimoniale e il celibato sono elementi essenziali che devono essere sottolineati quando si forniscono informazioni. A questo proposito, in alcuni paesi africani si possono constatare risultati incoraggianti. Vorrei pertanto invitare il Commissario Busquin a richiamare ancora una volta l’attenzione del Commissario Nielson al riguardo, tenendo conto che, oltre a fornirci i mezzi materiali per aiutare gli altri, Dio ha anche dettato comandamenti di cui può risultare molto utile invocare l’applicazione.

 
  
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  Martens (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, mi auguro che la relazione venga presto adottata a larga maggioranza in prima lettura. Il relatore ha già citato i dati. Nei paesi in via di sviluppo ogni anno milioni di persone muoiono di HIV/AIDS, malaria e tubercolosi, che, com’è già stato detto, sono malattie legate alla povertà.

Tali malattie costituiscono gran parte delle malattie gravi, ma finora i fondi destinati alla ricerca in questo settore sono stati limitati. L’aiuto offerto finora è stato prevalentemente di carattere terapeutico nonché sotto forma di informazioni riguardo alle cause e alle possibilità di prevenzione. La particolarità del progetto in discussione è quella di essere in grado di imprimere impulso allo sviluppo di nuove tecnologie e di farmaci inediti ed efficaci per lottare contro queste tre malattie.

La ricerca che viene effettuata in questo campo nell’Unione europea è molto frammentata e sono state create pochissime reti, con la conseguenza di ostacoli organizzativi ed economici alla ricerca e agli studi su vasta scala. E’ giusto pertanto che la proposta in esame utilizzi l’articolo 169 del Trattato, che consente all’Unione europea di partecipare a programmi comuni di ricerca e di sviluppo.

Com’è già stato detto, si tratta di una novità assoluta e, a mio avviso, è un esperimento che vale la pena di compiere. Mi auguro che possa costituire un buon punto di partenza per una cooperazione più intensa in molti settori nell’Unione europea.

Un criterio che il gruppo di cui faccio parte ritiene molto importante è che i paesi in cui tali malattie sono diffuse siano attivamente coinvolti nell’elaborazione del programma e partecipino pienamente alla sua attuazione fin dall’inizio e che gran parte degli studi vengano effettuati a livello locale. Un altro aspetto importante per il nostro gruppo è che il programma deve contribuire al rafforzamento delle capacità nei paesi in via di sviluppo e garantire la disponibilità di farmaci efficaci e a prezzi accessibili. Inoltre, anche noi siamo favorevoli al coinvolgimento del settore privato.

Per concludere, sono orgogliosa che i Paesi Bassi siano riusciti a ottenere l’assegnazione di un posto nell’ufficio esecutivo dell’EDCTP. I Paesi Bassi compiranno ogni possibile sforzo per garantire la riuscita del progetto.

 
  
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  McNally (PSE).(EN) Signor Presidente, vorrei congratularmi con il Commissario Busquin e con l’onorevole Caudron, che ha compiuto il suo lavoro in tempi estremamente brevi, ma senza che questo abbia comportato da parte sua una mancanza di attenzione o di accuratezza. Nonostante la rapidità con cui abbiamo operato, siamo riusciti a definire alcuni punti importanti. Si tratta di una novità assoluta, della prima applicazione dell’articolo 169 del Trattato che consentirà di esercitare una considerevole influenza, con un contributo finanziario comunitario di 200 milioni di euro, cui si aggiungono 200 milioni di euro provenienti dagli Stati membri e, ci auguriamo, altrettanti messi a disposizione dall’industria.

Nel settore in questione il mercato ha fallito, come spesso accade, e finora è mancata un’amministrazione pubblica capace di svolgere un ruolo propulsivo e di guida, con ripercussioni negative per quanto riguarda in particolare la sperimentazione clinica eseguita nell’ambito delle attività di ricerca di nuovi prodotti.

Abbiamo sentito dire che si tratta delle malattie più letali, a causa delle quali ogni anno muoiono 5 milioni di persone, di cui il 95 per cento nei paesi poveri. Ieri abbiamo espresso pubblicamente la nostra costernazione per le vittime dell’irresponsabile e immorale guerra condotta in Iraq mettendo al braccio una fascia nera in segno di lutto. Dovremmo fare altrettanto ogni giorno per le vittime di queste malattie dagli effetti letali.

E’ possibile un attacco su più fronti, come hanno detto altri oratori. Sono necessarie altre azioni, ma quella di cui ci occupiamo in particolare è l’attività di ricerca finalizzata all’esecuzione di studi clinici che consentano di mettere a punto nuovi prodotti, in particolare un nuovo vaccino per la tubercolosi, strumenti diagnostici più adeguati e farmaci combinati per l’HIV/AIDS che siano più facili da assumere e abbiano meno effetti collaterali. Questo è in definitiva ciò che vogliamo e che ci proponiamo di ottenere attraverso tali studi clinici.

Abbiamo chiarito che gli studi devono essere mirati. Nonostante la complessità del problema, teniamo sempre presente quali sono i nostri obiettivi. Dobbiamo rafforzare le capacità di ricerca clinica nei paesi in via di sviluppo. Una delle tragedie del nostro pianeta è lo spreco di intelligenza e creatività umane in paesi afflitti da discriminazioni politiche o dalla povertà. Occorre incoraggiare tale intelligenza e creatività fornendo infrastrutture, formazione e tutto il resto. Il tutto dev’essere subordinato nei paesi in via di sviluppo alla condizione che, qualora si riuscissero a trovare un vaccino più efficace per la tubercolosi, farmaci migliori per l’HIV/AIDS e prove diagnostiche più adeguate, essi siano messi a disposizione di coloro che ne hanno bisogno. Sarebbe estremamente immorale fare questo lavoro, trovare i prodotti e scoprire che coloro che ne hanno bisogno non possono usarli. Sono molto lieta che ciò sia stato sottolineato e ringrazio l’onorevole Caudron per il suo lavoro nonché, naturalmente, il Commissario Busquin.

(Applausi)

 
  
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  Schörling (Verts/ALE).(SV) Signor Presidente, vorrei iniziare congratulandomi con tutti coloro che hanno partecipato al lavoro svolto in merito alla proposta in esame: l’onorevole Caudron, l’onorevole Sandbæk, la Commissione e il Consiglio, in quanto si tratta di un programma d’azione d’importanza fondamentale. Abbiamo promesso ai paesi in via di sviluppo di eliminare la povertà che li affligge, ma non sarà possibile farlo se non sconfiggeremo malattie quali l’HIV/AIDS e la malaria.

Ritengo che, ora che è stata discussa in Parlamento, la proposta sia migliore di quanto sembri, in quanto la proposta della Commissione riservava eccessiva attenzione agli aspetti puramente medici. Come altri oratori intervenuti nel dibattito, ritengo tuttavia che il successo dipenda in sostanza dall’attività preventiva e dagli sforzi compiuti prima che la malattia si diffonda.

La questione dell’accesso e dei prezzi riveste ovviamente un’estrema importanza. Non si deve dimenticare tuttavia che il trattamento con quelli che sono noti come farmaci ritardanti è una forma di terapia estremamente complicata che richiede inoltre un sistema sanitario e medico efficiente.

Infine, vorrei porre la stessa domanda che l’onorevole Sandbæk ha rivolto alla Commissione: è già stata iniziata qualche attività? Cosa hanno fatto gli Stati membri? Cos’ha fatto in concreto la Commissione? Le nobili intenzioni e le belle parole sulla carta non sono più sufficienti: ciò che è necessario senza ulteriore indugio è un’azione concreta.

 
  
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  Hyland (UEN).(EN) Signor Presidente, vi sono occasioni in cui le parole non servono a nulla e la mancanza d’azione mette in discussione la credibilità di ciò che diciamo. Speriamo che questa non sia un’altra di tali occasioni.

Se la politica è l’arte del possibile, proviamo a fare meglio, a rispondere in modo più positivo e attento alle richieste disperate di coloro che sono destinati a morire di AIDS, malattie e fame. Diamo concreta espressione all’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che sancisce il diritto alla vita.

Mi sembra incredibile che si possano trovare miliardi per infliggere all’umanità la tortura di una guerra, mentre non si riesce a disporre delle risorse necessarie per affrontare le esigenze umane fondamentali di coloro che vivono in condizioni di estrema povertà e di disperazione.

La politica è davvero l’arte del possibile o abbiamo perso di vista i valori fondamentali della società che pretendiamo di rappresentare?

 
  
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  Glase (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’AIDS, la malaria e la tubercolosi sono una condanna a morte per coloro che ne sono colpiti, soprattutto nei paesi poveri e più poveri del mondo, ma non vi è più alcun motivo per cui si debba morire di malaria o di tubercolosi, che, come altre malattie infettive, possono essere curate usando farmaci efficaci. Mediante il programma di ricerca, l’Unione europea fornisce un contributo finanziario alla lotta contro tali malattie nella speranza di offrire alle persone affette da AIDS nei paesi in via di sviluppo la possibilità di ottenere farmaci efficaci e a prezzi accessibili per porre fine allo stato di profonda sofferenza in cui si trovano.

La commissione per i bilanci ha unanimemente accolto con favore la relazione in esame. Dev’essere chiaro tuttavia che lo stanziamento di fondi a favore del programma di ricerca non risolverà di per sé il problema. La condizione di povertà, il sottosviluppo, la mancanza di istruzione e di interesse politico favoriscono la diffusione dell’AIDS, della malaria e della tubercolosi. Per questo motivo, chiunque si trova in posizione di responsabilità deve intensificare i propri sforzi.

 
  
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  Zrihen (PSE).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la relazione su cui oggi siamo chiamati a pronunciarci riveste un’importanza fondamentale. La tubercolosi, l’AIDS e la malaria non solo sono causa di sofferenze per molte persone, ma sono anche diventate veri e propri ostacoli allo sviluppo economico, sociale e culturale di intere regioni del pianeta, senza considerare che rischiano inoltre di vanificare le altre iniziative intraprese nell’intento di creare un mondo più giusto. E’ pertanto essenziale che l’iniziativa oggi in esame, volta a combattere questi flagelli legati alla povertà investendo un importo considerevole, pari a più di 800 milioni di euro, nella messa a punto di nuovi medicinali, venga approvata in prima lettura e venga attuata il più presto possibile, data l’urgenza della situazione. E’ in gioco la vita di cinque milioni di persone all’anno.

Abbiamo tutto il diritto di essere fieri di quest’importante iniziativa, in quanto si tratta di un programma di ricerca esemplare che dovrà essere condotto congiuntamente dall’Unione europea, dagli Stati membri e dai paesi associati, ed abbiamo il diritto di sperare che possa servire d’ispirazione per altre azioni in modo che possa essere rivolta la stessa attenzione ad altre malattie che mietono molte vittime tra le persone più povere del mondo.

L’iniziativa è anche un modello per il nuovo indirizzo che è necessario imprimere ai rapporti tra il nord e il sud, rapporti che non devono essere di sfruttamento, di dominio, o di assistenza paternalistica, ma rapporti basati su partenariati al fine di favorire l’autonomia e lo sviluppo tecnologici dei paesi interessati, nonché la loro attiva partecipazione all’attuazione e al coordinamento del programma.

Nella stessa ottica dovrebbero essere valutate anche la questione del prezzo dei medicinali brevettati e quella della creazione di servizi sanitari pubblici nei paesi in via di sviluppo. Mi riferisco ovviamente agli accordi GATS e TRIPS, nei quali l’idea di partenariato è stata eliminata a favore delle nozioni di proprietà intellettuale e di liberalizzazione. Vorrei ribadire ancora una volta l’importanza della cooperazione e dello sviluppo di sinergie in seno alla Commissione.

In conclusione, signor Presidente, vorrei ringraziare il Commissario Busquin per averci dotato, mediante il sesto programma quadro, delle risorse necessarie per elaborare il programma e vorrei anche ringraziare ancora una volta l’onorevole Caudron per la qualità del lavoro svolto. Vorrei dire inoltre che, a mio avviso, siamo solo all’inizio di una lunga impresa.

 
  
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  Santini (PPE-DE). – Signor Presidente, signor Commissario, colleghi, lo studio della Commissione, che supporta questa proposta, è nello stesso tempo terrificante e incoraggiante. E’ terrificante perché presenta un quadro drammatico della situazione sanitaria nei paesi in cui si concentrano le tre grandi piaghe del secolo, di cui stiamo parlando: l’AIDS, la malaria e la tubercolosi, che mietono più di cinque milioni di vittime ogni anno. L’AIDS è il flagello più recente, che colpisce però per il 90 per cento soprattutto i paesi in via di sviluppo, per il 70 per cento nell’Africa sub-sahariana: vi sono più di 40 milioni di persone contaminate; la malaria è riemersa negli anni ’70 e miete un milione di vittime all’anno; la tubercolosi, che nei paesi occidentali è stata debellata, costa la vita a due milioni di persone all’anno, forse anche, come per la malaria, a causa di un colpevole abbassamento della guardia da parte dei paesi cosiddetti sviluppati.

L’aspetto incoraggiante viene dalle cifre relative al nuovo sforzo fatto da tutti i paesi membri, che hanno stanziato per la ricerca 600 milioni di euro in più rispetto ai 100 milioni previsti dal quinto programma quadro. Importante, ora, è che questo programma arrivi direttamente ai destinatari superando il solito problema, che è quello dei costi elevatissimi dei medicinali, soprattutto per i paesi che non hanno bilanci possibili e per i quali occorre intervenire in maniera sostanziale. E allora rinnovo una proposta, che è stata già avanzata, per diminuire questi costi: abbattere tutte le royalties e i diritti d’autore sui medicinali responsabilizzando, se possibile, non solo le aziende farmaceutiche dell’Unione europea ma quelle di tutto il mondo. Importante è, insomma, che ancora una volta non facciamo della politica sterile, limitata soltanto al dibattito all’interno di quest’Aula ma, per una volta che i paesi membri ed altri paesi, in cooperazione, intendono fare sul serio, diamo l’esempio di pragmatismo e di serietà. Sicuramente la Carta dei diritti fondamentali vale di più delle regole di mercato.

 
  
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  Paasilinna (PSE).(FI) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anch’io vorrei ringraziare il relatore per le sue storie interessanti, ma lo lasceremo stare nel suo piccolo mondo.

L’AIDS, la tubercolosi e la malaria sono malattie legate alla povertà che, com’è stato detto in questa sede, provocano 5 milioni di morti all’anno, soprattutto nell’Africa subsahariana. E’ un circolo vizioso. La povertà ostacola lo sviluppo di un efficace sistema di trattamento medico, mentre al contempo le malattie impediscono lo sviluppo e il superamento dello stato di povertà. Per spezzare questo circolo vizioso sono necessari un’azione rapida, risorse adeguate e un sistema globale di cooperazione. Occorre un nuovo tipo di cooperazione. Quando potremmo avere a disposizione 300 000 persone per lottare contro le malattie nei paesi poveri? Dovremmo usare medicine anziché pallottole.

Il progetto in esame non ha precedenti in termini di obiettivi e di portata e questo è un fatto estremamente positivo. La mancanza di cooperazione e la mancanza di strutture per gli studi clinici e di personale qualificato nei paesi in via di sviluppo hanno costituito finora un ostacolo agli investimenti, per superare il quale è indispensabile ottenere una massa critica unendo competenze e risorse. Occorre altresì creare una situazione in cui nessuno possa trarre profitto da farmaci destinati ai paesi poveri che possono essere letteralmente una questione di vita o di morte.

L’AIDS, la tubercolosi e la malaria sono indice della presenza di una crisi nella società, in quanto sono responsabili della morte di un numero estremamente elevato di persone. La domanda che vorrei porre alla Commissione è questa: si potrebbero creare nell’Unione gruppi responsabili della gestione di crisi sociali, ad esempio gruppi di un centinaio di migliaia di persone costituite da medici, infermieri, ingegneri e insegnanti? Non potrebbe forse essere questo ciò di cui l’Unione europea ha bisogno per aiutare gli altri?

 
  
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  Sartori (PPE-DE). – Signor Presidente, anch’io saluto con grande soddisfazione il provvedimento che oggi stiamo discutendo, proprio perché esso risponde a una serie di esigenze che sono presenti, vedo, alla totalità dei parlamentari che questa mattina hanno deciso di discuterne in Aula. La prima soddisfazione che esprimo è per il fatto che questa relazione segna un ritorno ad occuparsi della ricerca in settori, come quello farmaceutico, dove l’Europa fa troppo poco. A mio giudizio, il sesto programma quadro e le risorse che in questo programma sono state messe a disposizione testimoniano il desiderio dell’Europa di impegnare risorse importanti nella ricerca in questo settore, che ha una valenza non solo di tipo economico ma anche di tipo sociale e politico. Non a caso possedere brevetti e avere la possibilità di produrre medicinali e poterne condizionare il costo, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, significa poter portare avanti una politica, da un lato, di sviluppo per noi, e, dall’altro, di aiuto ai paesi in via di sviluppo.

Molti colleghi hanno sottolineato come questa ricerca, che si propone di aiutare a combattere le malattie aumentando il grado di conoscenza per poter produrre nuovi farmaci e per migliorare quelli esistenti, si unisce alle altre politiche che, come Europa, dobbiamo portare avanti nel settore dell’educazione e del lavoro, perché questi sono gli unici elementi, assieme alla salute, che possano aiutare a conquistare la democrazia in quei paesi che guardano all’Europa come a un punto di riferimento sempre più certo.

 
  
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  Mantovani (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto desidero complimentarmi col relatore, onorevole Caudron. Questa relazione è la conseguenza, credo, del buon lavoro già come relatore sul sesto programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, nella cui prima fase ho peraltro contribuito in qualità di relatore per la commissione per l’occupazione e gli affari sociali.

Il partenariato che stiamo istituendo, grazie all’applicazione del nuovo articolo 169, rappresenta una novità, mi pare senza precedenti, e perciò lo salutiamo positivamente: è un contributo concreto, tangibile alla lotta contro le malattie legate alla povertà, una lotta che vede l’Unione europea assumersi le proprie responsabilità schierandosi in prima linea, come primo donatore al mondo. Il bilancio allocato – 600 milioni di euro – si aggiunge alle varie iniziative che, da Durban ad oggi, si sono succedute con l’obiettivo di rafforzare e rendere più efficace la lotta contro queste malattie, che colpiscono maggiormente i paesi in via di sviluppo: cito solo il Fondo mondiale, istituito al G8 di Genova, e il programma d’azione della Comunità europea.

Questa continuità è certamente un segnale molto positivo, ma occorre fare sempre di più: ogni minuto muoiono cinque persone di AIDS in Africa; nel 2001 la malaria e la tubercolosi han mietuto un milione, due milioni di vittime; insomma, queste tre malattie rallentano, di fatto, lo sviluppo dei paesi colpiti e contribuiscono a mantenerli in uno stato di povertà. Ecco perché è necessario, direi indispensabile, investire e concentrare tutti gli sforzi necessari per una risposta sistematica da parte dell’intera comunità internazionale.

Questa cooperazione coordinata tra Stati membri, Unione europea e settore privato, che si avvale di un nuovo approccio coordinato per una strategia comunitaria a lungo termine nella lotta contro queste tre malattie, ha l’importante merito di coinvolgere attivamente gli stessi paesi in via di sviluppo permettendo concreti miglioramenti. Sarà quindi indispensabile che tale partecipazione, affinché risulti effettiva ed efficace, si svolga nella massima trasparenza, rendendo così tangibili gli sforzi e le risorse messe in campo.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. DAVID MARTIN
Vicepresidente

 
  
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  Busquin, Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero ringraziarvi sinceramente per i vostri interventi. Come il relatore, onorevole Caudron, ha detto iniziando il suo discorso, ritengo che ci troviamo di fronte a una sfida in cui il tempo riveste un ruolo essenziale. Per questo motivo, la volontà del Parlamento, del Consiglio e della Commissione di lavorare insieme nel tentativo di coordinare i loro sforzi il più rapidamente possibile è, a mio avviso, un fattore determinante per il successo dell’iniziativa intrapresa che, com’è ovvio, non risolverà tutti i problemi, ma renderà più efficaci gli sforzi compiuti dall’Europa nel settore della ricerca e dello sviluppo. La particolarità del programma consiste nel fatto che implica la partecipazione dei paesi partner africani in cui il programma verrà attuato.

Per tornare ai vari interventi, penso che gli emendamenti di compromesso sui quali fra poco sarete chiamati a votare riflettono in gran parte le preoccupazioni e le aspirazioni espresse da ciascuno di voi. E’ evidente, come ho già detto, che il progetto in questione non potrà risolvere tutti i problemi, ma costituisce un passo avanti che deve servire da modello per altre azioni future. Prima di tutto, però, il programma dev’essere attuato.

Per questo motivo, vorrei dire, a nome della Commissione, che possiamo accogliere tutti i 36 emendamenti di compromesso che rientrano nello spirito della proposta originaria della Commissione e contribuiscono a migliorarla e ad arricchirla. Vorrei sottolineare ancora una volta la qualità del lavoro del Parlamento e il sostegno ricevuto dalla Commissione, per non parlare del fatto che la proposta è stata rafforzata e resa più visibile. Ritengo tale maggiore visibilità molto importante, in quanto per noi si tratta di un’innovazione. Ora gli Stati membri sono chiamati a dar prova della stessa determinazione e volontà, il che è sempre un problema quando si tratta di cimentarsi in una nuova impresa.

Lo stesso programma segna una svolta. Vorrei dire altresì, dato che alcuni hanno sollevato la questione, che il programma si inserisce nel quadro del programma d’azione della Commissione in senso più ampio. Il problema dell’AIDS, della malaria e della tubercolosi è direttamente legato al campo della ricerca, ma ha implicazioni che riguardano anche lo sviluppo, il commercio e altri settori. Non si tratta quindi di un’iniziativa isolata, in quanto il programma sarà integrato nella strategia globale dell’Unione europea in questo settore.

Allo stesso modo, vorrei dire che il programma comune, che costituisce la fase da realizzare ora, viene definito sulla base dei programmi di ciascuno Stato membro, riguardo ai quali disponiamo di una considerevole quantità di informazioni, onorevole Sandbæk, e sappiamo pertanto che vi sono alcuni doppioni, che erano prevedibili, ma che dimostrano che non è stata raggiunta la massima efficacia possibile. Ora spetta a noi porre rimedio alla situazione, in collaborazione con gli Stati membri.

Inoltre, per applicare l’articolo 169 del Trattato è necessaria una base giuridica. La Commissione deve pertanto attendere la conclusione dell’accordo tripartito tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento prima di poter indurre gli Stati membri ad iniziare senza ulteriore indugio ad attuare il programma comune. Da parte nostra, forniremo il contributo finanziario solo quando il programma comune sarà stato avviato.

Detto questo, onorevole Sandbæk, in risposta alla sua specifica domanda, vorrei dire che sono già in corso azioni concrete, più in particolare nel settore dei farmaci contro la malaria. La Germania, il Regno Unito e la Spagna stanno già conducendo operazioni con tre strutture cliniche in Africa. Un secondo esempio concreto è costituito dalla scuola sanitaria di Vienna, che forma ricercatori africani in materia di metodologia degli studi clinici. Si tratta di alcuni esempi di questo tipo di attività.

Vorrei concludere ringraziando calorosamente il relatore, onorevole Caudron, nonché i relatori ombra, onorevoli Nisticò, Piétrasanta, Corbey e Flesch e tutti i membri della commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia, compreso il presidente, onorevole Westendorp y Cabeza. I miei ringraziamenti vanno anche, ovviamente, alle altre commissioni per il loro contributo. Mi riferisco alla commissione per lo sviluppo e la cooperazione e alla sua relatrice per parere, onorevole Sandbæk, nonché alla commissione per i bilanci e alla commissione per i diritti della donna e le pari opportunità.

Vorrei anche dire quanto la cooperazione tra le successive Presidenze, vale a dire quella danese e quella greca, abbia contribuito a compiere progressi verso il raggiungimento di una soluzione ottimale accettabile per tutti. L’onorevole Caudron ne è stato un testimone privilegiato. Desidero pertanto ringraziare le Presidenze danese e greca.

Infine, signor Presidente, onorevoli deputati, ritengo che tutti si siano resi conto dell’entità del dramma che le malattie in questione rappresentano per i paesi in via di sviluppo e in particolare per l’Africa. Auspichiamo quindi che quest’esperienza abbia un esito positivo e che apra la strada ad iniziative analoghe per quanto riguarda malattie che attualmente sono trascurate. Ho detto questo per rispondere ad alcune questioni che sono state sollevate. Ritengo che questo primo esempio consentirà di dimostrare che, grazie a iniziative condotte in applicazione dell’articolo 169, ora disponiamo di uno strumento supplementare che consentirà di effettuare interventi ancor più efficaci a livello europeo. Dovremmo esaminare le possibilità offerte da questa prospettiva.

In ogni caso, vorrei ringraziare il Parlamento per il suo contributo estremamente utile ed efficace.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà alle 11.00.

 
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