Presentazione di documenti: cfr. Processo verbale.
1. Lotta contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi nei paesi in via di sviluppo
Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A5-0027/2003), presentata dall’onorevole Caudron a nome della commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia, sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la partecipazione della Comunità a un programma di ricerca e sviluppo destinato a sviluppare nuovi interventi clinici per lottare contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi grazie ad un partenariato a lungo termine tra l’Europa e i paesi in via di sviluppo, realizzato da vari Stati membri e la Norvegia [COM(2002) 474 – C5-0392/2002 – 2002/0211(COD)].
Busquin,Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, nel 2001 quattordici Stati membri dell’Unione europea e la Norvegia hanno preso l’iniziativa di unire i loro sforzi nel settore della ricerca e degli interventi clinici per lottare contro l’AIDS, la malaria e la tubercolosi nei paesi in via di sviluppo nel quadro del programma EDCTP.
Lo scopo del programma di ricerca in questione è accelerare la messa a punto e la valutazione di nuovi vaccini e farmaci mediante un partenariato tra l’Europa e una quindicina di paesi in via di sviluppo dell’Africa subsahariana. La Commissione ritiene che sia nell’interesse della Comunità associarsi a un’iniziativa di questo genere, in particolare nell’ambito della creazione dello spazio europeo della ricerca, e propone di farlo applicando l’articolo 169 del Trattato, in base al quale la Comunità, nell’attuazione del programma quadro, può partecipare a programmi di ricerca intrapresi da vari Stati membri.
In concreto, la proposta della Commissione consiste nel fornire un contributo finanziario comunitario di 200 milioni di euro a titolo del sesto programma quadro di ricerca e sviluppo. Vorrei sottolineare il fatto che si tratta di una nuova fase istituzionale, in quanto è la prima volta che viene effettivamente utilizzato l’articolo 169 del Trattato. L’istituzione del programma per gli studi clinici denominato EDCTP costituisce un esempio di attuazione pratica dello spazio europeo della ricerca e offrirà un effettivo valore aggiunto per l’Europea e per i paesi in via di sviluppo. A questo proposito, vorrei illustrare alcuni aspetti.
Il programma consentirà di integrare gli sforzi nazionali e comunitari collegando in rete e condividendo attività finora frammentate e non coordinate. La piattaforma che sarà creata dovrebbe permettere di trasferire con maggiore rapidità i risultati della ricerca in modo da favorire il rafforzamento delle capacità di ricerca clinica nei paesi in via di sviluppo garantendo, lo ribadisco, la loro piena partecipazione, accrescerà l’efficacia degli investimenti pubblici grazie a un approccio più coerente e più mirato, contribuirà a riunire una massa critica di competenze e di risorse necessarie per effettuare studi clinici su vasta scala utilizzando nel miglior modo possibile i risultati della ricerca europea, in particolare quelli della ricerca pubblica, rafforzerà le capacità di ricerca clinica nei paesi in via di sviluppo in termini di infrastrutture e di formazione.
Il programma EDCTP rappresenta un nuovo approccio che riunirà l’industria e il settore pubblico nella condivisione dei rischi e nello sviluppo di nuove forme di partenariato di cui vi è urgente necessità per lottare contro gli effetti disastrosi delle malattie in questione. L’industria ha un ruolo essenziale da svolgere in tutte le attività condotte nel quadro del programma EDCTP, che finanzierà la ricerca e la messa a punto di prodotti per i quali l’industria non può aspettarsi di trarre alcun profitto dagli investimenti effettuati. Il finanziamento pubblico renderà la ricerca più allettante agli occhi del settore, senza sostituirsi ad esso. La creazione di nuovi partenariati tra pubblico e privato solidi ed efficaci è una condizione fondamentale per la riuscita del programma.
In conclusione, signor Presidente, onorevoli deputati, per la prima volta nella storia della ricerca europea ci troviamo nella condizione di poter adottare un programma ambizioso che raggruppa le attività di ricerca degli Stati membri e stabilisce un autentico partenariato tra l’Europa e l’Africa per gli studi clinici, un partenariato che, mi auguro, riceverà il vostro sostegno e potrà quindi essere avviato nel più breve tempo possibile. Cogliamo quest’occasione oggi e dotiamoci dei mezzi necessari per sfruttare fino in fondo questa prima opportunità. I ricercatori africani ed europei, e soprattutto le popolazioni dell’Africa subsahariana che pagano un pesante tributo a queste malattie, ce ne saranno grati.
(Applausi)
Caudron (GUE/NGL),relatore. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, mentre molti condannano a giusto titolo una guerra che ha già provocato la morte di centinaia di persone, vorrei iniziare il mio intervento di questa mattina fornendo alcuni dati altrettanto spaventosi. Più di 40 milioni di persone sono attualmente affette dal virus dell’HIV, di cui 36 milioni nei paesi in via di sviluppo e, di questi, 28 milioni nella sola Africa subsahariana. La malaria, una malattia ricomparsa negli anni ’70, miete circa 1 milione di vittime all’anno. Infine, si contano 8 milioni di casi di tubercolosi e 2 milioni di decessi all’anno, di cui 1,9 milioni nei paesi del sud. Queste tre terribili malattie, che peraltro sono lungi dall’essere le uniche a decimare le popolazioni dei paesi poveri, impediscono lo sviluppo dei paesi che esse colpiscono e contribuiscono a mantenerli in uno stato di povertà che, a sua volta, non consente la creazione di un sistema sanitario degno di questo nome. E’ un circolo infernale che l’umanità deve spezzare se vuole sopravvivere.
La Commissione europea, il Commissario Busquin, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno pertanto deciso di definire, con questi dati impressionanti nella mente e nel cuore, un programma con una dotazione di 600 milioni di euro nell’ambito del sesto programma quadro di ricerca e sviluppo, per il quale sono stato nominato relatore generale. Si tratta di attuare, per la prima volta, come il Commissario ha ricordato, un nuovo strumento a titolo dell’articolo 169, con la partecipazione finanziaria di vari Stati membri, della Norvegia, della Commissione e, ci auguriamo, del settore privato.
Sono fiero e lieto di essere stato designato relatore e vorrei sinceramente ringraziare i colleghi del nuovo gruppo di cui faccio parte per avermi affidato questo nuovo compito, nonché tutti gli altri colleghi che mi hanno aiutato, senza dimenticare i membri della commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia, e la mia assistente.
Abbiamo lavorato fin dall’inizio tutti insieme e con molto impegno. Il Parlamento europeo, che ha ricevuto la proposta della Commissione il 28 agosto 2002, ha agito con rapidità e la commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia l’ha discussa in tre occasioni, il 7 ottobre, l’11 novembre e il 2 dicembre 2002, prima di votare sulla relazione e sui relativi emendamenti il 23 gennaio 2003, vale a dire nel giro di sei mesi, tenendo conto dei pareri della commissione per lo sviluppo e la cooperazione, rappresentata dall’onorevole Sandbæk, in conformità della procedura Hughes rafforzata, della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità, rappresentata dall’onorevole Evans, e della commissione per i bilanci, rappresentata dall’onorevole Hudghton. Dopo tali votazioni, l’11 febbraio si è svolto a Strasburgo un trilogo con la Commissione e la Presidenza greca.
Ho pertanto lavorato speditamente, sottolineando l’importanza di un partenariato nord-sud e concentrando l’azione sugli studi clinici e sulle strutture di accoglienza che devono essere rafforzati nei paesi del sud, in particolare in quelli dell’Africa subsahariana. Era importante evitare l’eccessivo ampliamento del campo d’applicazione e il conseguente rischio di essere troppo dispersivi. Occorre prestare attenzione alle prime vittime di queste terribili malattie e a coloro che le aiutano a combatterle, oltre a mettere a punto nuovi prodotti adeguati alle esigenze delle popolazioni dei paesi interessati e a coinvolgere tali popolazioni nella definizione delle priorità. Infine, e soprattutto, è indispensabile fare in fretta.
In occasione del trilogo dell’11 febbraio 2003, abbiamo chiesto al Consiglio di aggiungere un riferimento ad altre malattie infettive in un nuovo considerando, di prevedere disposizioni sulla facilità di accesso ai nuovi prodotti, di garantire la partecipazione delle ONG e dell’OMS e, infine, alcuni colleghi hanno chiesto un più deciso ricorso al settore privato.
In seguito, ho immediatamente ringraziato la Presidenza greca, il Consiglio e la Commissione, riconoscendo il ruolo che hanno svolto, e i colleghi hanno ritenuto soddisfacente il grado di considerazione riservato dal Consiglio alle nostre richieste. Abbiamo quindi redatto alcuni emendamenti di compromesso per i quali ognuno ha dovuto fare alcune concessioni per giungere a un accordo complessivo in prima lettura. Vi invito pertanto a sostenere oggi gli emendamenti, anche se riconosco che restano alcuni motivi di insoddisfazione e io stesso nutro alcune riserve. Occorre tuttavia decidere in fretta se vogliamo agire con tempestività. Ogni giorno che passa muoiono a causa di queste malattie migliaia di donne, uomini e bambini. Dobbiamo agire in tempi brevi e fare tutto il possibile per garantire la riuscita del programma, affinché esso serva d’esempio e apra la strada ad altri programmi dello stesso tipo per altre malattie legate alla povertà, malattie forse meno note e meno interessanti per i mezzi d’informazione, ma comunque altrettanto terribili e causa di distruzione di vite umane e, quindi, di società.
Hudghton (Verts/ALE),relatore per parere della commissione per i bilanci. – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il relatore generale, onorevole Caudron, per il lavoro svolto in merito all’importante documento in esame, mediante il quale viene istituito un nuovo fondo per un progetto nuovo, ma volto ad integrare le attività attualmente in corso negli Stati membri partecipanti e in Norvegia per quanto riguarda la ricerca sulle malattie in questione. Le statistiche sono impressionanti: il 90 per cento dei portatori del virus dell’HIV nel mondo e il 95 per cento dei malati di tubercolosi vive nei paesi in via di sviluppo. Risulta chiaro, pertanto, che si tratta di problemi per affrontare i quali è necessario compiere considerevoli sforzi. La commissione per i bilanci, senza distinzioni, ha approvato il contributo dell’Unione europea di 200 milioni di euro proposto che, com’è ovvio, va ad aggiungersi all’importo di 60 milioni di euro che l’Unione europea ha stanziato a favore del Fondo globale per la sanità, che non può essere utilizzato per la ricerca.
E’ importante che qualsiasi nuova attività, o il consolidamento e il coordinamento di quelle attuali, nel settore della ricerca sulle malattie di cui trattasi sia concentrata sulle esigenze e sulle condizioni esistenti nei paesi in via di sviluppo. Questa è l’idea alla base della proposta.
Sono lieto di vedere che il Parlamento, in vari momenti, abbia specificato con precisione il modo in cui il progetto potrebbe e dovrebbe essere gestito e i progressi compiuti possono essere e saranno, mi auguro, comunicati. Se si deve utilizzare un importo totale di 600 milioni di euro come previsto dal progetto, di cui 200 milioni di euro forniti dall’Unione europea, 200 milioni di euro provenienti dai fondi degli attuali Stati membri e, si spera, 200 milioni di euro messi a disposizione da altri donatori e dall’industria, è importante che esso venga speso in modo razionale e con successo. Tenuto conto che il programma sarà in buona parte finanziato mediante fondi pubblici, ossia denaro dei contribuenti, la proprietà di nuovi trattamenti può rimanere nell’ambito del settore pubblico e tali trattamenti devono essere messi a disposizione di coloro che ne hanno maggiormente bisogno a prezzi accessibili.
Sandbæk (EDD),relatore per parere della commissione per lo sviluppo e la cooperazione. – (EN) Signor Presidente, in via del tutto eccezionale parlerò in inglese perché al termine del mio intervento intendo porre al Commissario Busquin una domanda che voglio essere sicura egli capisca e per la quale mi aspetto una risposta molto chiara.
Innanzi tutto, vorrei dire che il programma è molto lodevole ed apprezzabile. E’ un’iniziativa estremamente necessaria che merita considerevole attenzione e sostegno. Per rendere più efficace il contributo europeo, occorre migliorare ciò che si sta già facendo, mediante il rafforzamento di aspetti quali il coordinamento e le consultazioni. E’ indispensabile aumentare gli investimenti materiali e immateriali finalizzati al controllo delle principali malattie trasmissibili nei paesi afflitti dalla povertà e, aspetto ancor più importante, sono necessari subito nuovi strumenti per prevenire e combattere le tre malattie cui è destinato il programma d’azione. Esiste l’urgente esigenza di vaccini, farmaci e microbicidi ottenibili al prezzo più basso possibile, efficaci ed accessibili per prevenire o combattere la malaria, l’HIV e la tubercolosi.
Partendo dal presupposto che è indispensabile garantire la piena partecipazione dei beneficiari, degli utilizzatori finali dei nuovi strumenti alla loro valutazione e applicazione cliniche, è confortante che la proposta della Commissione per un partenariato Europa-paesi in via di sviluppo per gli studi clinici (programma EDCTP) affronti l’importante questione dello sviluppo delle capacità umane nelle società più colpite dalle tre malattie in questione. E’ tuttavia scoraggiante che dopo due anni la Commissione non abbia ancora fornito informazioni sostanziali sulle attività comuni degli Stati membri, le stesse attività che costituiscono la base per utilizzare l’articolo 169.
A quanto mi risulta, il gruppo europeo di interesse economico attualmente è una struttura che manca di un contenuto programmatico definito. Ecco pertanto la mia domanda: può la Commissione fornirmi un esempio del modo in cui gli Stati membri hanno finora collaborato e attuato congiuntamente attività nell’ottica dell’EDCTP? Qualcuno degli Stati membri si è finora impegnato, e non intendo dire che abbia individuato programmi, perché so che tutti gli Stati membri lo hanno fatto, nei confronti dei programmi già individuati? Occorrono esempi credibili di risultati congiunti degli Stati membri per evitare che venga messa in discussione la sostenibilità dell’iniziativa e che una proposta venga considerata solo una pura velleità.
Evans, Jillian (Verts/ALE),relatore per parere della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità. – (EN) Signor Presidente, vorrei congratularmi con l’onorevole Caudron per il suo lavoro. Accolgo con estremo favore un’iniziativa che potrebbe costituire un effettivo passo avanti nella lotta contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi nei paesi in via di sviluppo.
Com’è già stato detto, si tratta di un problema in rapida crescita, che di norma colpisce le persone più povere e più vulnerabili della società, molte delle quali sono donne, che hanno minori possibilità di accedere ai servizi di assistenza sanitaria e all’istruzione. In effetti, le donne costituiscono i due terzi dei poveri nel mondo e su di loro ricade gran parte del peso della povertà. Per trovare le giuste soluzioni, è pertanto fondamentale tener conto del ruolo delle donne quali vittime, principali prestatrici di assistenza, educatrici e membri attivi della comunità nei paesi in via di sviluppo.
Se si considera l’HIV/AIDS, alla fine del 2000 erano morti di AIDS 9 milioni di donne e 4,3 milioni di bambini e tali cifre sono in aumento. Nell’Africa subsahariana, il 55 per cento degli adulti contagiati dall’HIV è costituito da donne, che corrono un maggior rischio di contrarre il virus dell’HIV per motivi biologici e sociali, a causa della mancanza di controllo della loro salute sessuale e di accesso a informazioni preventive.
L’oggetto principale del parere della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità è stato pertanto garantire che i farmaci e i trattamenti siano a prezzi accessibili, che le persone nei paesi in via di sviluppo siano al centro dei programmi e che i prodotti messi a punto e utilizzati negli studi clinici siano adatti per uso locale. Semplici aspetti pratici quali la conservazione dei farmaci in condizioni di sicurezza e la loro somministrazione e assunzione rivestono un’importanza fondamentale. Per questo motivo è necessario garantire la piena partecipazione dei gruppi di base, quali le organizzazioni femminili, all’elaborazione dei programmi e la corretta formazione dei prestatori di servizi sanitari in merito all’uso dei prodotti – nell’ambito della famiglia, della comunità o delle istituzioni. Occorre rafforzare la formazione, le capacità e le infrastrutture per consentire l’efficace effettuazione degli studi clinici e garantire il successo a lungo termine del programma.
Fiori (PPE-DE). – Signor Presidente, signor Commissario, mi complimento con il relatore Caudron per l’ottimo risultato raggiunto su un programma che, al di fuori della retorica, è vero definire che è una propria sfida di civiltà, se vogliamo, un equo rapporto fra il nord e il sud del mondo. Fra l’altro, il bello della realizzazione è che la proposta della Commissione rappresenta una novità senza precedenti, in quanto l’articolo 169 è un’ottima ideazione ma che trova per la prima volta un’applicazione reale, e questo orientamento instaura un vero partenariato concreto circa un problema reale fra il nord e il sud del mondo. Questa iniziativa – tanto è intelligente – dovrebbe essere ripetuta, sempre nel settore della ricerca, anche in altri settori chiave nei rapporti esterni dell’Unione.
Poiché mi riconosco nella posizione espressa dal relatore, mi soffermo su tre brevissime riflessioni: in primo luogo, credo sia stato positivo non allargare il programma alle malattie correlate, non perché siano meno importanti, ma perché credo che non sia il caso di disperdere risorse e sforzi. Fra l’altro ritengo che i risultati possano essere utilizzati per la cura di altre malattie e costituire la base di nuove attività di ricerca, contribuendo così alla soluzione di altri problemi sanitari correlati alle problematiche dei paesi in via di sviluppo.
In secondo luogo, circa l’emendamento n. 13 – coinvolgimento del settore privato – credo sia particolarmente importante coinvolgere il settore privato nel programma perché consentirà di mobilitare fondi supplementari, incoraggiando le imprese ad investire in misura maggiore nelle malattie che toccano i paesi in via di sviluppo. Su questo, probabilmente, una riflessione su meccanismi di differenziazione fiscale potrebbe essere una leva molto interessante.
Il terzo punto riguarda la tutela della proprietà intellettuale. Il coinvolgimento dell’industria farmaceutica è fondamentale per la riuscita del programma. Dobbiamo avere medicinali con prezzi differenziati venduti nei paesi in via di sviluppo e, a mio avviso, è necessario anche avere etichettature differenti per evitare le frodi.
Corbey (PSE). – (NL) Signor Presidente, la crisi sanitaria in atto nei paesi in via di sviluppo è di una gravità senza precedenti. Tenuto conto dell’estrema necessità di farmaci, la mancanza di attenzione da parte dell’industria farmaceutica è a dir poco sconcertante.
Accolgo con particolare favore l’iniziativa della Commissione di istituire una piattaforma per gli studi clinici. Ritengo che sia un’ottima idea riunire per quanto possibile tutte le attività svolte negli Stati membri e nei paesi in via di sviluppo nel quadro di un unico programma. Le attività di ricerca individuali sono utili, ma non lo sono necessariamente in misura sufficiente. L’articolo 169 del Trattato offre una base perfetta per creare un’unione di forze, che in sostanza è proprio ciò di cui i paesi in via di sviluppo e la stessa Europa hanno bisogno.
L’Europa può esercitare un’influenza determinante nel mondo se vi è collaborazione al suo interno e può affrontare la crisi sanitaria in questione e i gravi problemi sociali che ne derivano. A tale scopo, il settore pubblico è chiamato a svolgere quel ruolo attivo di guida di cui oggi vediamo un barlume di quello che l’Unione europea dovrebbe avere.
Vorrei esprimere i miei sinceri ringraziamenti all’onorevole Caudron per l’energia con cui ha affrontato questo tema, sostengo il suo approccio e vorrei sollevare ancora una volta le tre preoccupazioni di cui ho già parlato in precedenza.
In primo luogo, dobbiamo garantire il coinvolgimento dell’industria nel progetto, coinvolgimento che può essere ottenuto solo se si definisce un programma credibile. Attualmente l’industria propone pochi nuovi prodotti e pertanto è un momento opportuno per elaborare progetti comuni. L’industria deve poter trarre profitti ragionevoli dagli investimenti, ma l’attenzione dev’essere concentrata sull’interesse pubblico, ossia lo sviluppo di farmaci a prezzi accessibili. Non dobbiamo illuderci che gli istituti di ricerca pubblici possano svolgere il compito da soli. Per questo motivo, non dobbiamo investire in burocrazia, ma anche nella cooperazione con il settore privato.
In secondo luogo, occorre concentrarsi sullo sviluppo di prodotti specifici. Noi tutti sappiamo che per combattere la crisi sanitaria si devono compiere considerevoli sforzi, ma non è necessario finanziare le reti utilizzate quale mezzo preventivo contro la malaria con fondi supplementari rispetto a quelli previsti per il programma, per quanto utili tali reti possano essere.
In terzo luogo, l’AIDS, la malaria e la tubercolosi costituiscono un buon punto di partenza, in quanto queste tre malattie causano il maggior numero di vittime e si stanno diffondendo con effetti devastanti. Esistono tuttavia altre malattie, quali la malattia del sonno e l’oncocerchiasi, che sono state trascurate. Dobbiamo preoccuparci di una malattia quale la lebbra che è nuovamente in aumento. Sono necessari nuovi mezzi per combattere questa vecchia malattia. Invito il Commissario e la Commissione a continuare a prestare la dovuta attenzione anche a questo proposito.
Commissario Busquin, accolgo con favore il fatto che la crisi sanitaria occupi un posto di primo piano nel programma politico e la ringrazio anche per la lettera che di recente ha inviato alla commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia. Il progetto relativo agli studi clinici ha tutto il nostro appoggio. L’Europa ha bisogno di un punto di riferimento, di un modello di cooperazione efficace e fruttuoso. Rendendo visibili i risultati che possono essere conseguiti grazie a tale cooperazione, questo progetto potrà fungere da stimolo per unire le forze anche in altri settori. L’Europa non fa giustizia al mondo se non vi è collaborazione al suo interno e non fa giustizia a se stessa se non trae ispirazione dalla cooperazione nel settore degli studi clinici.
Sanders-ten Holte (ELDR). – (NL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, combattere la povertà nei paesi in via di sviluppo è la priorità dell’attuale politica dell’Unione europea. L’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi sono malattie legate alla povertà che stanno dilagando nei paesi in via di sviluppo. Sembra incredibile, ma in alcuni paesi in via di sviluppo, ad esempio, vi è carenza di insegnanti perché metà del corpo docente è malata di AIDS. E’ giunto il momento che l’Unione europea presti particolare attenzione al problema e pertanto anch’io, come gli oratori intervenuti in precedenza, accolgo con favore l’iniziativa della Commissione di invocare l’applicazione dell’articolo 169 del Trattato in modo che il sesto programma quadro di ricerca possa essere utilizzato per mettere a punto nuovi interventi clinici per combattere l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi.
Attraverso la creazione di reti e il coordinamento dei programmi di ricerca nazionali e regionali, l’Unione europea può contribuire in misura considerevole a definire una politica più efficace in materia di ricerca sulla messa a punto di metodi per lottare contro le malattie di cui trattasi. Il coinvolgimento degli stessi paesi in via di sviluppo, mediante il partenariato tra i paesi europei e i paesi in via di sviluppo per gli studi clinici, consente di rendere le attività svolte più incisive e di avvicinare la ricerca alle persone interessate. Ritengo quest’ultimo punto particolarmente importante.
Nel suo ottimo documento, il relatore è stato estremamente preciso. Me ne rallegro, ma vorrei formulare alcune brevi osservazioni. I programmi di ricerca non devono essere incentrati solo sullo sviluppo di nuovi farmaci, ma anche sul modo più semplice per somministrare tali farmaci. Quante volte si sente muovere l’accusa che, sebbene i pazienti in zone remote dei paesi in via di sviluppo riescano ad accedere a un centro sanitario, quando tornano a casa con i farmaci smettono di assumerli non appena si sentono meglio, con la conseguenza che si sviluppano forme resistenti della malattia, com’è avvenuto per la malaria. Tutto ciò è controproducente.
Il secondo punto su cui vorrei richiamare l’attenzione è la sinergia con altri programmi europei. Sono necessarie considerevoli risorse finanziarie e una ricerca di elevata qualità. La proposta della Commissione di istituire il programma Erasmus Mundus riceverà presto il sostegno del Parlamento. Studenti provenienti da tutto il mondo saranno invitati a venire a studiare in Europa. Vorrei chiedere che venga data possibilità di partecipazione in particolare agli studenti dei paesi in via di sviluppo, perché tali paesi hanno bisogno di ricercatori altamente qualificati.
Per l’attuale proposta è stato stanziato un importo di 600 milioni di euro e altri 200 milioni di euro dovrebbero provenire dal settore privato. Tenuto conto che si intendono aiutare i ricercatori, anche l’industria può e deve dare un considerevole contributo.
Marset Campos (GUE/NGL). – (ES) Signor Presidente, anch’io vorrei unirmi al coro di congratulazioni rivolte al relatore, onorevole Caudron, che ha svolto un ottimo lavoro migliorando, ove necessario, la proposta della Commissione, che è anche una proposta molto importante che inaugura, in forma pilota, quello che potrebbe essere un nuovo rapporto tra l’Unione europea e i paesi del terzo mondo per quanto riguarda questioni comuni di interesse mondiale.
Essa ha anche suscitato proposte e dibattiti in altre commissioni, come abbiamo avuto modo di vedere in seno alla commissione per lo sviluppo e la cooperazione, attraverso la relatrice per parere, onorevole Sandbæk, e le sue pertinenti osservazioni.
In effetti, come l’onorevole Caudron ha detto, ci troviamo in un momento molto particolare, un momento cruciale, in termini di rapporto tra il mondo sviluppato e il mondo in via di sviluppo, in quanto la nostra principale preoccupazione è favorire un tipo di rapporto umanitario, un rapporto che tenga conto delle sofferenze del mondo in via di sviluppo, e pertanto la principale preoccupazione dell’Unione europea in questo momento dovrebbe essere quella di chiedere che si ponga fine alla guerra atroce che si sta combattendo in Iraq, che è una vergogna e un disonore per l’Occidente. E’ una forma di cooperazione e, insieme alla richiesta che l’Unione europea dovrebbe formulare in merito alla guerra, programmi come quello oggetto della discussione sono esempi del contributo che la vecchia Europa, che l’Unione europea, può fornire a un mondo che è diverso da quello presentato altrove.
Vorrei sottolineare il significato della proposta in esame, che va direttamente al nocciolo del problema costituito dalle tre gravi malattie in questione che, in base a una serie di comunicazioni dell’OMS, risultano essere le più pericolose, causando morte e sofferenze in tutto il mondo.
Vorrei anche dire che il circolo di Horwitz, il circolo della povertà e della malattia, non può essere attaccato su un solo fronte e che, pur ammettendo la necessità di aumentare la capacità economica di tutti i paesi per ridurre le malattie, è anche vero che dobbiamo affrontare questioni specifiche che riguardano la ricerca, favorire l’accesso ai farmaci, instaurare un diverso tipo di cooperazione e porre talvolta in discussione aspetti quali la proprietà intellettuale. Quelli di noi che sono ricercatori, medici e professori universitari sanno che le conoscenze di cui oggi disponiamo non si devono solo ai nostri sforzi, ma sono il retaggio di secoli di sforzi compiuti dall’intelligenza umana per migliorare le condizioni dell’umanità e pertanto non sono di esclusiva proprietà di un settore, in quanto fanno parte di un patrimonio comune.
Per questo motivo, è importante che programmi come questo possano servire per inaugurare nuove fasi nei rapporti di assistenza e ritengo che, tenuto conto di tale retaggio, abbiamo un debito storico nei confronti dell’Africa subsahariana che deriva dall’era del colonialismo.
Piétrasanta (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Caudron per la sua relazione che riguarda la prima applicazione dell’articolo 169 del Trattato al sesto programma quadro di ricerca e sviluppo. Il suo lavoro ha senz’altro contribuito al raggiungimento di un elevato livello di cooperazione e ha favorito la riuscita dell’ottima proposta in esame, dovuta all’iniziativa coraggiosa del Commissario Busquin, che comporta lo stanziamento di un importo complessivo di 600 milioni di euro a favore di un’attività di ricerca su vasta scala con l’obiettivo di lottare contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi nel quadro del programma EDCTP.
Tenuto conto dell’importanza dell’obiettivo e dell’entità delle risorse messe a disposizione per conseguirlo, è per noi importante sottolineare la necessità di rispettare le norme etiche fondamentali nello svolgimento dell’attività di ricerca, nonché quella di garantire che i risultati di tale attività possano essere utilizzati nell’interesse generale, di collaborare con i paesi in via di sviluppo e di favorire il rafforzamento delle loro capacità in campo scientifico e tecnico. I principi etici in questione sono quelli sanciti all’articolo 6 del Trattato sull’Unione europea e nella Carta dei diritti fondamentali e quelli definiti nella dichiarazione di Helsinki adottata dall’Associazione medica mondiale che enuncia i principi etici per la ricerca medica che coinvolge esseri umani. Il programma di partenariato dei paesi europei e dei paesi in via di sviluppo per gli studi clinici deve applicare la buona pratica clinica stabilita dalla direttiva 2001/20/CEE concernente l’esecuzione della sperimentazione clinica di medicinali ad uso umano nell’Unione europea.
Il programma EDCTP deve promuovere la formazione di specialisti e il rafforzamento delle capacità nei paesi in via di sviluppo, intensificare il trasferimento di tecnologie verso tali paesi e rendere disponibili risorse supplementari a favore della lotta contro le malattie in questione. La Comunità garantirà che le decisioni strategiche e l’esecuzione dei programmi siano conformi all’obiettivo di immettere sul mercato prodotti efficaci, accessibili, ai prezzi più bassi possibili e di facile uso e adeguati alle esigenze specifiche dei paesi in via di sviluppo. Tali decisioni devono pertanto essere basate sull’attiva partecipazione di operatori dei paesi in via di sviluppo, di esperti scientifici del nord e del sud, di rappresentanti di gruppi di pazienti, nonché delle ONG e dell’OMS.
Infine, il gruppo Verde/Alleanza libera europea auspica che i risultati ottenuti attraverso questo programma siano considerati un bene pubblico e non siano quindi soggetti alle norme in materia di diritti di proprietà intellettuale quali definite negli accordi TRIPS, in modo da garantire ai paesi in via di sviluppo l’accesso ai trattamenti derivanti da tali ricerche al prezzo più basso possibile.
Ó Neachtain (UEN). – (EN) Signor Presidente, attualmente nel mondo sono oltre 40 milioni le persone affette da AIDS. Nel continente africano questa pandemia sta già ulteriormente aggravando le conseguenze della carestia che al momento minaccia un gran numero di paesi africani.
In totale vengono spesi solo 3 miliardi di dollari all’anno per cercare di porre freno alla diffusione dell’AIDS. Se vogliamo combattere con efficacia questa malattia, tale importo dev’essere aumentato ad almeno 10 miliardi di dollari. Disponiamo della tecnologia e dei trattamenti necessari per combattere malattie quali l’AIDS, tuttavia i governi dei paesi in via di sviluppo non possono permettersi di pagare i prezzi elevati ai quali vengono vendute le medicine necessarie per combattere la malattia. I paesi in via di sviluppo devono avere il diritto di distribuire questi farmaci indispensabili alle loro popolazioni in base alle loro norme in materia di licenze. Quest’obiettivo può essere raggiunto solo se i paesi membri dell’Organizzazione mondiale del commercio riescono a trovare un accordo.
L’Unione europea deve continuare a svolgere un ruolo di primo piano per far sì che il governo americano giunga a un’intesa che garantisca la distribuzione di farmaci che, nei paesi in via di sviluppo, potrebbero contrastare con efficacia malattie quali l’AIDS, la malaria e la tubercolosi. A questo proposito, il tempo è un fattore essenziale, in quanto più ritardiamo, maggiore è il numero di vite umane che vengono perse.
Belder (EDD). – (NL) Signor Presidente, il programma di ricerca sull’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi è necessario in quanto le attività di ricerca medica sulle malattie legate alla povertà sono relativamente scarse, oltre ad essere anche utile, ad esempio, tenuto conto della stretta correlazione esistente tra il flagello dell’AIDS e il problema della fame. L’AIDS indebolisce gli adulti in giovane età, che costituiscono un gruppo che tradizionalmente determina il grado al quale una popolazione può sopportare una carestia. Inoltre, gli sforzi attualmente compiuti non devono essere sostituiti, ma intensificati. Vorrei invitare il Consiglio e la Commissione ad adoperarsi per far sì che il programma in esame costituisca un incentivo per gli Stati membri e gli istituti di ricerca.
Per concludere, per quanto riguarda la lotta contro l’AIDS vi sono due aspetti spesso trascurati. Nel quadro di un approccio proattivo, la fedeltà matrimoniale e il celibato sono elementi essenziali che devono essere sottolineati quando si forniscono informazioni. A questo proposito, in alcuni paesi africani si possono constatare risultati incoraggianti. Vorrei pertanto invitare il Commissario Busquin a richiamare ancora una volta l’attenzione del Commissario Nielson al riguardo, tenendo conto che, oltre a fornirci i mezzi materiali per aiutare gli altri, Dio ha anche dettato comandamenti di cui può risultare molto utile invocare l’applicazione.
Martens (PPE-DE). – (NL) Signor Presidente, mi auguro che la relazione venga presto adottata a larga maggioranza in prima lettura. Il relatore ha già citato i dati. Nei paesi in via di sviluppo ogni anno milioni di persone muoiono di HIV/AIDS, malaria e tubercolosi, che, com’è già stato detto, sono malattie legate alla povertà.
Tali malattie costituiscono gran parte delle malattie gravi, ma finora i fondi destinati alla ricerca in questo settore sono stati limitati. L’aiuto offerto finora è stato prevalentemente di carattere terapeutico nonché sotto forma di informazioni riguardo alle cause e alle possibilità di prevenzione. La particolarità del progetto in discussione è quella di essere in grado di imprimere impulso allo sviluppo di nuove tecnologie e di farmaci inediti ed efficaci per lottare contro queste tre malattie.
La ricerca che viene effettuata in questo campo nell’Unione europea è molto frammentata e sono state create pochissime reti, con la conseguenza di ostacoli organizzativi ed economici alla ricerca e agli studi su vasta scala. E’ giusto pertanto che la proposta in esame utilizzi l’articolo 169 del Trattato, che consente all’Unione europea di partecipare a programmi comuni di ricerca e di sviluppo.
Com’è già stato detto, si tratta di una novità assoluta e, a mio avviso, è un esperimento che vale la pena di compiere. Mi auguro che possa costituire un buon punto di partenza per una cooperazione più intensa in molti settori nell’Unione europea.
Un criterio che il gruppo di cui faccio parte ritiene molto importante è che i paesi in cui tali malattie sono diffuse siano attivamente coinvolti nell’elaborazione del programma e partecipino pienamente alla sua attuazione fin dall’inizio e che gran parte degli studi vengano effettuati a livello locale. Un altro aspetto importante per il nostro gruppo è che il programma deve contribuire al rafforzamento delle capacità nei paesi in via di sviluppo e garantire la disponibilità di farmaci efficaci e a prezzi accessibili. Inoltre, anche noi siamo favorevoli al coinvolgimento del settore privato.
Per concludere, sono orgogliosa che i Paesi Bassi siano riusciti a ottenere l’assegnazione di un posto nell’ufficio esecutivo dell’EDCTP. I Paesi Bassi compiranno ogni possibile sforzo per garantire la riuscita del progetto.
McNally (PSE). – (EN) Signor Presidente, vorrei congratularmi con il Commissario Busquin e con l’onorevole Caudron, che ha compiuto il suo lavoro in tempi estremamente brevi, ma senza che questo abbia comportato da parte sua una mancanza di attenzione o di accuratezza. Nonostante la rapidità con cui abbiamo operato, siamo riusciti a definire alcuni punti importanti. Si tratta di una novità assoluta, della prima applicazione dell’articolo 169 del Trattato che consentirà di esercitare una considerevole influenza, con un contributo finanziario comunitario di 200 milioni di euro, cui si aggiungono 200 milioni di euro provenienti dagli Stati membri e, ci auguriamo, altrettanti messi a disposizione dall’industria.
Nel settore in questione il mercato ha fallito, come spesso accade, e finora è mancata un’amministrazione pubblica capace di svolgere un ruolo propulsivo e di guida, con ripercussioni negative per quanto riguarda in particolare la sperimentazione clinica eseguita nell’ambito delle attività di ricerca di nuovi prodotti.
Abbiamo sentito dire che si tratta delle malattie più letali, a causa delle quali ogni anno muoiono 5 milioni di persone, di cui il 95 per cento nei paesi poveri. Ieri abbiamo espresso pubblicamente la nostra costernazione per le vittime dell’irresponsabile e immorale guerra condotta in Iraq mettendo al braccio una fascia nera in segno di lutto. Dovremmo fare altrettanto ogni giorno per le vittime di queste malattie dagli effetti letali.
E’ possibile un attacco su più fronti, come hanno detto altri oratori. Sono necessarie altre azioni, ma quella di cui ci occupiamo in particolare è l’attività di ricerca finalizzata all’esecuzione di studi clinici che consentano di mettere a punto nuovi prodotti, in particolare un nuovo vaccino per la tubercolosi, strumenti diagnostici più adeguati e farmaci combinati per l’HIV/AIDS che siano più facili da assumere e abbiano meno effetti collaterali. Questo è in definitiva ciò che vogliamo e che ci proponiamo di ottenere attraverso tali studi clinici.
Abbiamo chiarito che gli studi devono essere mirati. Nonostante la complessità del problema, teniamo sempre presente quali sono i nostri obiettivi. Dobbiamo rafforzare le capacità di ricerca clinica nei paesi in via di sviluppo. Una delle tragedie del nostro pianeta è lo spreco di intelligenza e creatività umane in paesi afflitti da discriminazioni politiche o dalla povertà. Occorre incoraggiare tale intelligenza e creatività fornendo infrastrutture, formazione e tutto il resto. Il tutto dev’essere subordinato nei paesi in via di sviluppo alla condizione che, qualora si riuscissero a trovare un vaccino più efficace per la tubercolosi, farmaci migliori per l’HIV/AIDS e prove diagnostiche più adeguate, essi siano messi a disposizione di coloro che ne hanno bisogno. Sarebbe estremamente immorale fare questo lavoro, trovare i prodotti e scoprire che coloro che ne hanno bisogno non possono usarli. Sono molto lieta che ciò sia stato sottolineato e ringrazio l’onorevole Caudron per il suo lavoro nonché, naturalmente, il Commissario Busquin.
(Applausi)
Schörling (Verts/ALE). – (SV) Signor Presidente, vorrei iniziare congratulandomi con tutti coloro che hanno partecipato al lavoro svolto in merito alla proposta in esame: l’onorevole Caudron, l’onorevole Sandbæk, la Commissione e il Consiglio, in quanto si tratta di un programma d’azione d’importanza fondamentale. Abbiamo promesso ai paesi in via di sviluppo di eliminare la povertà che li affligge, ma non sarà possibile farlo se non sconfiggeremo malattie quali l’HIV/AIDS e la malaria.
Ritengo che, ora che è stata discussa in Parlamento, la proposta sia migliore di quanto sembri, in quanto la proposta della Commissione riservava eccessiva attenzione agli aspetti puramente medici. Come altri oratori intervenuti nel dibattito, ritengo tuttavia che il successo dipenda in sostanza dall’attività preventiva e dagli sforzi compiuti prima che la malattia si diffonda.
La questione dell’accesso e dei prezzi riveste ovviamente un’estrema importanza. Non si deve dimenticare tuttavia che il trattamento con quelli che sono noti come farmaci ritardanti è una forma di terapia estremamente complicata che richiede inoltre un sistema sanitario e medico efficiente.
Infine, vorrei porre la stessa domanda che l’onorevole Sandbæk ha rivolto alla Commissione: è già stata iniziata qualche attività? Cosa hanno fatto gli Stati membri? Cos’ha fatto in concreto la Commissione? Le nobili intenzioni e le belle parole sulla carta non sono più sufficienti: ciò che è necessario senza ulteriore indugio è un’azione concreta.
Hyland (UEN). – (EN) Signor Presidente, vi sono occasioni in cui le parole non servono a nulla e la mancanza d’azione mette in discussione la credibilità di ciò che diciamo. Speriamo che questa non sia un’altra di tali occasioni.
Se la politica è l’arte del possibile, proviamo a fare meglio, a rispondere in modo più positivo e attento alle richieste disperate di coloro che sono destinati a morire di AIDS, malattie e fame. Diamo concreta espressione all’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che sancisce il diritto alla vita.
Mi sembra incredibile che si possano trovare miliardi per infliggere all’umanità la tortura di una guerra, mentre non si riesce a disporre delle risorse necessarie per affrontare le esigenze umane fondamentali di coloro che vivono in condizioni di estrema povertà e di disperazione.
La politica è davvero l’arte del possibile o abbiamo perso di vista i valori fondamentali della società che pretendiamo di rappresentare?
Glase (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’AIDS, la malaria e la tubercolosi sono una condanna a morte per coloro che ne sono colpiti, soprattutto nei paesi poveri e più poveri del mondo, ma non vi è più alcun motivo per cui si debba morire di malaria o di tubercolosi, che, come altre malattie infettive, possono essere curate usando farmaci efficaci. Mediante il programma di ricerca, l’Unione europea fornisce un contributo finanziario alla lotta contro tali malattie nella speranza di offrire alle persone affette da AIDS nei paesi in via di sviluppo la possibilità di ottenere farmaci efficaci e a prezzi accessibili per porre fine allo stato di profonda sofferenza in cui si trovano.
La commissione per i bilanci ha unanimemente accolto con favore la relazione in esame. Dev’essere chiaro tuttavia che lo stanziamento di fondi a favore del programma di ricerca non risolverà di per sé il problema. La condizione di povertà, il sottosviluppo, la mancanza di istruzione e di interesse politico favoriscono la diffusione dell’AIDS, della malaria e della tubercolosi. Per questo motivo, chiunque si trova in posizione di responsabilità deve intensificare i propri sforzi.
Zrihen (PSE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la relazione su cui oggi siamo chiamati a pronunciarci riveste un’importanza fondamentale. La tubercolosi, l’AIDS e la malaria non solo sono causa di sofferenze per molte persone, ma sono anche diventate veri e propri ostacoli allo sviluppo economico, sociale e culturale di intere regioni del pianeta, senza considerare che rischiano inoltre di vanificare le altre iniziative intraprese nell’intento di creare un mondo più giusto. E’ pertanto essenziale che l’iniziativa oggi in esame, volta a combattere questi flagelli legati alla povertà investendo un importo considerevole, pari a più di 800 milioni di euro, nella messa a punto di nuovi medicinali, venga approvata in prima lettura e venga attuata il più presto possibile, data l’urgenza della situazione. E’ in gioco la vita di cinque milioni di persone all’anno.
Abbiamo tutto il diritto di essere fieri di quest’importante iniziativa, in quanto si tratta di un programma di ricerca esemplare che dovrà essere condotto congiuntamente dall’Unione europea, dagli Stati membri e dai paesi associati, ed abbiamo il diritto di sperare che possa servire d’ispirazione per altre azioni in modo che possa essere rivolta la stessa attenzione ad altre malattie che mietono molte vittime tra le persone più povere del mondo.
L’iniziativa è anche un modello per il nuovo indirizzo che è necessario imprimere ai rapporti tra il nord e il sud, rapporti che non devono essere di sfruttamento, di dominio, o di assistenza paternalistica, ma rapporti basati su partenariati al fine di favorire l’autonomia e lo sviluppo tecnologici dei paesi interessati, nonché la loro attiva partecipazione all’attuazione e al coordinamento del programma.
Nella stessa ottica dovrebbero essere valutate anche la questione del prezzo dei medicinali brevettati e quella della creazione di servizi sanitari pubblici nei paesi in via di sviluppo. Mi riferisco ovviamente agli accordi GATS e TRIPS, nei quali l’idea di partenariato è stata eliminata a favore delle nozioni di proprietà intellettuale e di liberalizzazione. Vorrei ribadire ancora una volta l’importanza della cooperazione e dello sviluppo di sinergie in seno alla Commissione.
In conclusione, signor Presidente, vorrei ringraziare il Commissario Busquin per averci dotato, mediante il sesto programma quadro, delle risorse necessarie per elaborare il programma e vorrei anche ringraziare ancora una volta l’onorevole Caudron per la qualità del lavoro svolto. Vorrei dire inoltre che, a mio avviso, siamo solo all’inizio di una lunga impresa.
Santini (PPE-DE). – Signor Presidente, signor Commissario, colleghi, lo studio della Commissione, che supporta questa proposta, è nello stesso tempo terrificante e incoraggiante. E’ terrificante perché presenta un quadro drammatico della situazione sanitaria nei paesi in cui si concentrano le tre grandi piaghe del secolo, di cui stiamo parlando: l’AIDS, la malaria e la tubercolosi, che mietono più di cinque milioni di vittime ogni anno. L’AIDS è il flagello più recente, che colpisce però per il 90 per cento soprattutto i paesi in via di sviluppo, per il 70 per cento nell’Africa sub-sahariana: vi sono più di 40 milioni di persone contaminate; la malaria è riemersa negli anni ’70 e miete un milione di vittime all’anno; la tubercolosi, che nei paesi occidentali è stata debellata, costa la vita a due milioni di persone all’anno, forse anche, come per la malaria, a causa di un colpevole abbassamento della guardia da parte dei paesi cosiddetti sviluppati.
L’aspetto incoraggiante viene dalle cifre relative al nuovo sforzo fatto da tutti i paesi membri, che hanno stanziato per la ricerca 600 milioni di euro in più rispetto ai 100 milioni previsti dal quinto programma quadro. Importante, ora, è che questo programma arrivi direttamente ai destinatari superando il solito problema, che è quello dei costi elevatissimi dei medicinali, soprattutto per i paesi che non hanno bilanci possibili e per i quali occorre intervenire in maniera sostanziale. E allora rinnovo una proposta, che è stata già avanzata, per diminuire questi costi: abbattere tutte le royalties e i diritti d’autore sui medicinali responsabilizzando, se possibile, non solo le aziende farmaceutiche dell’Unione europea ma quelle di tutto il mondo. Importante è, insomma, che ancora una volta non facciamo della politica sterile, limitata soltanto al dibattito all’interno di quest’Aula ma, per una volta che i paesi membri ed altri paesi, in cooperazione, intendono fare sul serio, diamo l’esempio di pragmatismo e di serietà. Sicuramente la Carta dei diritti fondamentali vale di più delle regole di mercato.
Paasilinna (PSE). – (FI) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anch’io vorrei ringraziare il relatore per le sue storie interessanti, ma lo lasceremo stare nel suo piccolo mondo.
L’AIDS, la tubercolosi e la malaria sono malattie legate alla povertà che, com’è stato detto in questa sede, provocano 5 milioni di morti all’anno, soprattutto nell’Africa subsahariana. E’ un circolo vizioso. La povertà ostacola lo sviluppo di un efficace sistema di trattamento medico, mentre al contempo le malattie impediscono lo sviluppo e il superamento dello stato di povertà. Per spezzare questo circolo vizioso sono necessari un’azione rapida, risorse adeguate e un sistema globale di cooperazione. Occorre un nuovo tipo di cooperazione. Quando potremmo avere a disposizione 300 000 persone per lottare contro le malattie nei paesi poveri? Dovremmo usare medicine anziché pallottole.
Il progetto in esame non ha precedenti in termini di obiettivi e di portata e questo è un fatto estremamente positivo. La mancanza di cooperazione e la mancanza di strutture per gli studi clinici e di personale qualificato nei paesi in via di sviluppo hanno costituito finora un ostacolo agli investimenti, per superare il quale è indispensabile ottenere una massa critica unendo competenze e risorse. Occorre altresì creare una situazione in cui nessuno possa trarre profitto da farmaci destinati ai paesi poveri che possono essere letteralmente una questione di vita o di morte.
L’AIDS, la tubercolosi e la malaria sono indice della presenza di una crisi nella società, in quanto sono responsabili della morte di un numero estremamente elevato di persone. La domanda che vorrei porre alla Commissione è questa: si potrebbero creare nell’Unione gruppi responsabili della gestione di crisi sociali, ad esempio gruppi di un centinaio di migliaia di persone costituite da medici, infermieri, ingegneri e insegnanti? Non potrebbe forse essere questo ciò di cui l’Unione europea ha bisogno per aiutare gli altri?
Sartori (PPE-DE). – Signor Presidente, anch’io saluto con grande soddisfazione il provvedimento che oggi stiamo discutendo, proprio perché esso risponde a una serie di esigenze che sono presenti, vedo, alla totalità dei parlamentari che questa mattina hanno deciso di discuterne in Aula. La prima soddisfazione che esprimo è per il fatto che questa relazione segna un ritorno ad occuparsi della ricerca in settori, come quello farmaceutico, dove l’Europa fa troppo poco. A mio giudizio, il sesto programma quadro e le risorse che in questo programma sono state messe a disposizione testimoniano il desiderio dell’Europa di impegnare risorse importanti nella ricerca in questo settore, che ha una valenza non solo di tipo economico ma anche di tipo sociale e politico. Non a caso possedere brevetti e avere la possibilità di produrre medicinali e poterne condizionare il costo, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, significa poter portare avanti una politica, da un lato, di sviluppo per noi, e, dall’altro, di aiuto ai paesi in via di sviluppo.
Molti colleghi hanno sottolineato come questa ricerca, che si propone di aiutare a combattere le malattie aumentando il grado di conoscenza per poter produrre nuovi farmaci e per migliorare quelli esistenti, si unisce alle altre politiche che, come Europa, dobbiamo portare avanti nel settore dell’educazione e del lavoro, perché questi sono gli unici elementi, assieme alla salute, che possano aiutare a conquistare la democrazia in quei paesi che guardano all’Europa come a un punto di riferimento sempre più certo.
Mantovani (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto desidero complimentarmi col relatore, onorevole Caudron. Questa relazione è la conseguenza, credo, del buon lavoro già come relatore sul sesto programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, nella cui prima fase ho peraltro contribuito in qualità di relatore per la commissione per l’occupazione e gli affari sociali.
Il partenariato che stiamo istituendo, grazie all’applicazione del nuovo articolo 169, rappresenta una novità, mi pare senza precedenti, e perciò lo salutiamo positivamente: è un contributo concreto, tangibile alla lotta contro le malattie legate alla povertà, una lotta che vede l’Unione europea assumersi le proprie responsabilità schierandosi in prima linea, come primo donatore al mondo. Il bilancio allocato – 600 milioni di euro – si aggiunge alle varie iniziative che, da Durban ad oggi, si sono succedute con l’obiettivo di rafforzare e rendere più efficace la lotta contro queste malattie, che colpiscono maggiormente i paesi in via di sviluppo: cito solo il Fondo mondiale, istituito al G8 di Genova, e il programma d’azione della Comunità europea.
Questa continuità è certamente un segnale molto positivo, ma occorre fare sempre di più: ogni minuto muoiono cinque persone di AIDS in Africa; nel 2001 la malaria e la tubercolosi han mietuto un milione, due milioni di vittime; insomma, queste tre malattie rallentano, di fatto, lo sviluppo dei paesi colpiti e contribuiscono a mantenerli in uno stato di povertà. Ecco perché è necessario, direi indispensabile, investire e concentrare tutti gli sforzi necessari per una risposta sistematica da parte dell’intera comunità internazionale.
Questa cooperazione coordinata tra Stati membri, Unione europea e settore privato, che si avvale di un nuovo approccio coordinato per una strategia comunitaria a lungo termine nella lotta contro queste tre malattie, ha l’importante merito di coinvolgere attivamente gli stessi paesi in via di sviluppo permettendo concreti miglioramenti. Sarà quindi indispensabile che tale partecipazione, affinché risulti effettiva ed efficace, si svolga nella massima trasparenza, rendendo così tangibili gli sforzi e le risorse messe in campo.
PRESIDENZA DELL’ON. DAVID MARTIN Vicepresidente
Busquin,Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero ringraziarvi sinceramente per i vostri interventi. Come il relatore, onorevole Caudron, ha detto iniziando il suo discorso, ritengo che ci troviamo di fronte a una sfida in cui il tempo riveste un ruolo essenziale. Per questo motivo, la volontà del Parlamento, del Consiglio e della Commissione di lavorare insieme nel tentativo di coordinare i loro sforzi il più rapidamente possibile è, a mio avviso, un fattore determinante per il successo dell’iniziativa intrapresa che, com’è ovvio, non risolverà tutti i problemi, ma renderà più efficaci gli sforzi compiuti dall’Europa nel settore della ricerca e dello sviluppo. La particolarità del programma consiste nel fatto che implica la partecipazione dei paesi partner africani in cui il programma verrà attuato.
Per tornare ai vari interventi, penso che gli emendamenti di compromesso sui quali fra poco sarete chiamati a votare riflettono in gran parte le preoccupazioni e le aspirazioni espresse da ciascuno di voi. E’ evidente, come ho già detto, che il progetto in questione non potrà risolvere tutti i problemi, ma costituisce un passo avanti che deve servire da modello per altre azioni future. Prima di tutto, però, il programma dev’essere attuato.
Per questo motivo, vorrei dire, a nome della Commissione, che possiamo accogliere tutti i 36 emendamenti di compromesso che rientrano nello spirito della proposta originaria della Commissione e contribuiscono a migliorarla e ad arricchirla. Vorrei sottolineare ancora una volta la qualità del lavoro del Parlamento e il sostegno ricevuto dalla Commissione, per non parlare del fatto che la proposta è stata rafforzata e resa più visibile. Ritengo tale maggiore visibilità molto importante, in quanto per noi si tratta di un’innovazione. Ora gli Stati membri sono chiamati a dar prova della stessa determinazione e volontà, il che è sempre un problema quando si tratta di cimentarsi in una nuova impresa.
Lo stesso programma segna una svolta. Vorrei dire altresì, dato che alcuni hanno sollevato la questione, che il programma si inserisce nel quadro del programma d’azione della Commissione in senso più ampio. Il problema dell’AIDS, della malaria e della tubercolosi è direttamente legato al campo della ricerca, ma ha implicazioni che riguardano anche lo sviluppo, il commercio e altri settori. Non si tratta quindi di un’iniziativa isolata, in quanto il programma sarà integrato nella strategia globale dell’Unione europea in questo settore.
Allo stesso modo, vorrei dire che il programma comune, che costituisce la fase da realizzare ora, viene definito sulla base dei programmi di ciascuno Stato membro, riguardo ai quali disponiamo di una considerevole quantità di informazioni, onorevole Sandbæk, e sappiamo pertanto che vi sono alcuni doppioni, che erano prevedibili, ma che dimostrano che non è stata raggiunta la massima efficacia possibile. Ora spetta a noi porre rimedio alla situazione, in collaborazione con gli Stati membri.
Inoltre, per applicare l’articolo 169 del Trattato è necessaria una base giuridica. La Commissione deve pertanto attendere la conclusione dell’accordo tripartito tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento prima di poter indurre gli Stati membri ad iniziare senza ulteriore indugio ad attuare il programma comune. Da parte nostra, forniremo il contributo finanziario solo quando il programma comune sarà stato avviato.
Detto questo, onorevole Sandbæk, in risposta alla sua specifica domanda, vorrei dire che sono già in corso azioni concrete, più in particolare nel settore dei farmaci contro la malaria. La Germania, il Regno Unito e la Spagna stanno già conducendo operazioni con tre strutture cliniche in Africa. Un secondo esempio concreto è costituito dalla scuola sanitaria di Vienna, che forma ricercatori africani in materia di metodologia degli studi clinici. Si tratta di alcuni esempi di questo tipo di attività.
Vorrei concludere ringraziando calorosamente il relatore, onorevole Caudron, nonché i relatori ombra, onorevoli Nisticò, Piétrasanta, Corbey e Flesch e tutti i membri della commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia, compreso il presidente, onorevole Westendorp y Cabeza. I miei ringraziamenti vanno anche, ovviamente, alle altre commissioni per il loro contributo. Mi riferisco alla commissione per lo sviluppo e la cooperazione e alla sua relatrice per parere, onorevole Sandbæk, nonché alla commissione per i bilanci e alla commissione per i diritti della donna e le pari opportunità.
Vorrei anche dire quanto la cooperazione tra le successive Presidenze, vale a dire quella danese e quella greca, abbia contribuito a compiere progressi verso il raggiungimento di una soluzione ottimale accettabile per tutti. L’onorevole Caudron ne è stato un testimone privilegiato. Desidero pertanto ringraziare le Presidenze danese e greca.
Infine, signor Presidente, onorevoli deputati, ritengo che tutti si siano resi conto dell’entità del dramma che le malattie in questione rappresentano per i paesi in via di sviluppo e in particolare per l’Africa. Auspichiamo quindi che quest’esperienza abbia un esito positivo e che apra la strada ad iniziative analoghe per quanto riguarda malattie che attualmente sono trascurate. Ho detto questo per rispondere ad alcune questioni che sono state sollevate. Ritengo che questo primo esempio consentirà di dimostrare che, grazie a iniziative condotte in applicazione dell’articolo 169, ora disponiamo di uno strumento supplementare che consentirà di effettuare interventi ancor più efficaci a livello europeo. Dovremmo esaminare le possibilità offerte da questa prospettiva.
In ogni caso, vorrei ringraziare il Parlamento per il suo contributo estremamente utile ed efficace.
(Applausi)
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà alle 11.00.
2. Tutela penale degli interessi finanziari comunitari e creazione di una procura europea
Presidente. – L’ordine del giorno la relazione (A5-0048/2003), presentata dall’onorevole Diemut R. Theato a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul Libro verde della Commissione sulla tutela penale degli interessi finanziari comunitari e sulla creazione di una procura europea [COM(2001) 715 – C5-0157/2002 – 2002/2065(COS)].
Theato (PPE-DE), relatore. – (DE) Signor Presidente, in dicembre 2001 la Commissione ha adottato il Libro verde sulla tutela penale degli interessi finanziari comunitari e sulla creazione di una procura europea. Il documento ha aperto un ampio dibattito tra studiosi e professionisti, anche al di fuori dell’ambiente giuridico. Questa era l’intenzione della Commissione, che ringrazio per il suo contributo.
Anche il Parlamento europeo ha partecipato al dibattito. Ancor prima della pubblicazione del Libro verde, esso ha chiesto in diverse risoluzioni una migliore tutela delle finanze dell’Unione tramite l’istituzione di una procura europea per le questioni finanziarie, che esamini il numero crescente di casi di reati transfrontalieri che arrecano pregiudizio al bilancio dell’Unione.
I tempi sono maturi. L’Unione è alle soglie dell’allargamento, con l’adesione di dieci nuovi Stati membri il prossimo anno. Il bilancio comunitario continuerà a crescere, l’amministrazione dei fondi europei diventerà sempre più complessa. Al tempo stesso, aumenterà la criminalità transfrontaliera, resa sempre più professionale dalle moderne tecnologie. La frammentazione territoriale dei sistemi penali e le difficoltà nella cooperazione giudiziaria fra Stati membri sono il motivo per cui i criminali raramente vengono arrestati e ancora più raramente puniti. Le statistiche indicano che il bilancio dell’Unione europea arriva a perdere un miliardo di euro all’anno a causa della criminalità organizzata internazionale. E’ possibile che questi fondi finanzino anche altre strutture criminali. Il contrabbando di sigarette costituisce il migliore esempio. Il denaro dei contribuenti europei destinato alle finalità reali dell’Unione va quindi perduto. Ripeto: perduto, perché a tutt’oggi in Europa non disponiamo ancora di strutture efficaci per perseguire i reati finanziari nell’Unione europea.
Il Consiglio ha riconosciuto la minaccia e ha ancorato la tutela degli interessi finanziari al primo pilastro del Trattato di Maastricht e incorporato la cooperazione con la Commissione nel Trattato di Amsterdam. Con la relazione odierna della commissione per il controllo dei bilanci, il Parlamento riunisce i 72 pareri riguardanti il Libro verde finora pervenuti da diversi ambienti ed esaminati dalla Commissione.
Vi ricordo che si tratta di una relazione di iniziativa e non di una risoluzione legislativa. In seno alla commissione, ci siamo presi il tempo necessario per svolgere un’analisi completa della proposta di “istituire una procura europea”; abbiamo affidato ad esperti esterni il compito di condurre studi e organizzato un’audizione con i parlamenti nazionali e i rappresentanti della società civile. Nella relazione, esponiamo alcune alternative e invitiamo la Commissione ad introdurre miglioramenti, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia dei diritti fondamentali e dei diritti della difesa, il controllo del procuratore europeo e le sue relazioni con le strutture esistenti. Vogliamo rapporti con le strutture esistenti dell’OLAF, Eurojust ed Europol. In tal modo intendiamo evitare duplicazioni, ma vogliamo anche che il procuratore europeo sia uno strumento efficace di tutela delle finanze dell’Unione a livello europeo. Esistono proposte chiare in merito al modo in cui il futuro procuratore europeo potrebbe cooperare con le autorità nazionali degli Stati membri. Il principio di sussidiarietà è la norma in questo contesto. Tutte le questioni riguardanti le modalità di funzionamento della procura europea possono quindi essere definite in sede di diritto derivato.
Vorrei ringraziare calorosamente i colleghi della mia commissione, nonché i membri delle commissioni per gli affari costituzionali, per la giustizia e gli affari interni e per le petizioni, per la loro cooperazione positiva e costruttiva. Le loro proposte sono state incorporate nella presente relazione. La nostra principale preoccupazione è che venga definita nel Trattato un’adeguata base giuridica per l’istituzione di un procuratore europeo e che il Consiglio nomini questo nuovo organo con l’approvazione del Parlamento. A tal fine, la revisione dei Trattati rimane una condizione essenziale, perché solo la riforma dei Trattati può legittimare la proposta. Chiediamo alla Convenzione europea di definire fin d’ora la base giuridica per l’istituzione di una procura europea, incaricata di tutelare gli interessi finanziari dell’Unione, in modo che la questione possa essere iscritta all’ordine del giorno della Conferenza intergovernativa del 2004.
Come ho detto, i tempi sono maturi. Chiediamo che vengano creati, prima dell’allargamento dell’Unione europea e per l’Unione europea, gli strumenti necessari a rafforzare e garantire la tutela degli interessi finanziari comunitari. Vogliamo tutti uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, in cui si ponga fine alle frodi e alla corruzione ai danni del bilancio dell’Unione e quindi del contribuente europeo.
(Applausi)
Paciotti (PSE), relatore per parere della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni. – Signor Presidente, condivido quello che ha detto la relatrice e mi complimento per la sua relazione. La vicenda della procura europea antifrode è esemplare della difficoltà, della lentezza e dell’inadeguatezza della costruzione dell’Unione europea. L’ampiezza e la gravità delle frodi ai danni degli interessi finanziari comunitari è a tutti evidente. Altrettanto evidente è la debolezza del contrasto a questa forma di crimine, sostanzialmente impunito.
La gravità della situazione è stata denunciata dal Parlamento europeo più di dodici anni fa. Anni di studio approfonditi hanno portato a formulare una proposta precisa e attuabile di istituzione di una procura europea antifrode improntata a principi di sussidiarietà e proporzionalità, con un corollario di previsioni penali e di procedura capaci di risolvere ragionevolmente gran parte dei problemi posti dall’esigenza di un’iniziativa penale centralizzata e di giudizi penali riservati a giudici nazionali. La base giuridica per questa istituzione è stata proposta dalla Commissione alla Conferenza intergovernativa di Nizza che, purtroppo, anche in questo campo, ha registrato un fallimento, per mancanza di una volontà comune dei governi e di una visione europea dei problemi. L’avvio della cooperazione giudiziaria intergovernativa tramite EUROJUST ha, da un lato, creato più ambiziose e meno realistiche attese, dall’altro, pretesti per ulteriori rinvii. Non è più tempo di rinvii: da un lato, vanno concretate le iniziative che assicurino un uniforme livello di protezione dei diritti fondamentali dei cittadini nei procedimenti penali e regole minime per l’ammissibilità delle prove; dall’altro, la Convenzione sul futuro dell’Europa deve proporre un’adeguata base giuridica nella Costituzione europea sufficientemente flessibile per consentire l’istituzione di una procura europea antifrode, capace, in prospettiva, di evolversi nell’ambito di EUROJUST con più ampi obiettivi di lotta alla criminalità transnazionale.
Patrie (PSE), relatore per parere della commissione giuridica e per il mercato interno. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, com’è già stato affermato, i reati economici e finanziari arrecano un notevole pregiudizio agli interessi finanziari dell’Unione europea e la loro entità, secondo le stime, è superiore a un miliardo di euro all’anno. L’allargamento di sicuro non migliorerà la situazione, in quanto frammenterà ulteriormente lo spazio giudiziario europeo, incrementerà il numero di amministrazioni incaricate di gestire i fondi comunitari e di conseguenza aumenterà il rischio di frodi. Come sappiamo, tali frodi e reati costituiscono una preoccupazione di antica data per il Parlamento europeo e l’articolo 280 del Trattato CE ha già conferito alla Comunità il potere di adottare misure efficaci ed equivalenti in tutti gli Stati membri.
Accordo quindi il mio pieno sostegno al Libro verde della Commissione sulla creazione di una procura europea, incaricata di tutelare gli interessi finanziari comunitari, e appoggio anche caldamente la relazione dell’onorevole Theato. Sono altresì favorevole all’incorporazione di un nuovo articolo 280 bis nel futuro trattato costituzionale, idea che in realtà è stata respinta dall’ultima Conferenza intergovernativa, nonostante il parere favorevole espresso dall’Assemblea nel 2000.
L’istituzione di una procura europea è oltremodo necessaria, ma dobbiamo garantirne la legittimità democratica prevedendo l’approvazione della nomina da parte del Parlamento europeo. Dobbiamo anche insistere sulla necessità di definire uno statuto del procuratore e dei procuratori delegati, che garantisca la loro piena indipendenza dalle parti in causa e dagli Stati membri, dalle Istituzioni e dagli organi dell’Unione europea. E’ altresì essenziale garantire l’uniformità dell’azione penale nell’intero spazio giudiziario europeo, affermando il principio di obbligatorietà dell’azione penale ed imponendo norme rigorose in materia di archiviazione condizionata dei casi. Siamo anche favorevoli all’idea di creare una giurisdizione comunitaria, presso la Corte di giustizia, incaricata di istruire le cause penali. Infine, sarà ovviamente importante garantire un migliore coordinamento, il miglior coordinamento possibile, tra la procura europea e strutture quali l’OLAF, Eurojust ed Europol.
Come ha appena rilevato l’onorevole Theato, abbiamo lanciato un appello alla Convenzione e ci auguriamo che essa accolga i nostri pareri.
von Boetticher (PPE-DE), relatore per parere della commissione per le petizioni. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto ringraziare la relatrice, onorevole Theato. Grazie, Diemut, soprattutto per la tua disponibilità a scendere a compromessi. Mi compiaccio che si sia infine trovato un compromesso tra coloro che volevano una procura europea vicina alla Commissione e coloro che non volevano assolutamente istituirla. La relazione Theato chiarisce ora che tale procura europea esisterà solo in relazione con Eurojust, solo come figura presso Eurojust. Ciò ha anche senso, perché in caso contrario un procuratore europeo che operasse autonomamente si troverebbe di fronte agli stessi problemi che incontrano i pubblici ministeri nazionali nelle azioni penali transfrontaliere. Entro breve avremo 25 codici di diritto nazionali, 25 codici di procedura penale, 25 sistemi giuridici e 21 lingue in questa Unione europea allargata. Tale coordinamento richiederebbe un nuovo, enorme apparato. In alternativa, potremo evitare le duplicazioni affidandoci semplicemente ad Eurojust.
Tuttavia, ciò significa anche che l’effettiva imputazione dev’essere deferita ai tribunali nazionali dai pubblici ministeri nazionali, il che significa a sua volta che il procuratore europeo si limiterebbe ad istruire il caso. Va inoltre chiarito che intendiamo limitare i poteri del procuratore europeo alla tutela degli interessi finanziari dell’Unione europea. Dobbiamo quindi dire un chiaro “no” a una procura europea generale, competente per tutti i reati gravi transfrontalieri, quale quella attualmente proposta dal Praesidium della Convenzione, perché non c’è nulla da guadagnare con la sua istituzione. In altri settori, i processi non falliscono a causa di una mancanza d’interesse da parte delle procure nazionali, come nel caso della tutela degli interessi finanziari dell’Unione europea, ma principalmente a causa di barriere linguistiche e problemi giuridici. In ogni caso, non si può armonizzare tutto nell’Unione. Per esempio, non possiamo armonizzare il diritto penale, le procedure penali, la formazione dei pubblici ministeri o i sistemi giudiziari. In questi ambiti possiamo solo prevedere un coordinamento. Questo è il motivo per cui vorrei trasmettere un chiaro messaggio alla Convenzione: un procuratore europeo per tutelare gli interessi finanziari dell’Unione europea, sì; un procuratore generale europeo per la lotta contro la criminalità, no.
Dimitrakopoulos (PPE-DE), relatore per parere della commissione per gli affari costituzionali. – (EL) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Theato per l’eccellente lavoro.
Nel suo parere, la commissione per gli affari costituzionali ha detto SÌ all’istituzione di una procura europea. Ha detto sì perché ritiene che i problemi con cui si confronta attualmente l’Unione europea richiedano un’impostazione e una soluzione più sistematica.
Al tempo stesso, tuttavia, la commissione pone in risalto alcuni aspetti che considera importanti. La prima questione riguarda l’ambito di competenza della procura europea. Naturalmente, siamo tutti d’accordo sul fatto che il punto di partenza è la lotta contro le frodi e che è necessario adottare provvedimenti immediati. Spiace dirlo, purtroppo, ma è comunque un fatto. Tuttavia, la commissione ha rilevato che le relazioni transnazionali e le strutture collettive cui fanno ricorso gli Stati membri comportano la necessità di adottare un approccio evolutivo nei riguardi dell’ambito di competenza della procura europea, affinché, se necessario, in una data successiva si possa ampliare la competenza per contemplare altre forme di reato; purtroppo, come ben sappiamo, il sistema internazionale attuale continua ad escogitare nuovi tipi di reato.
La seconda questione sollevata dalla commissione per gli affari costituzionali riguarda il ruolo del Parlamento europeo in relazione con la procura europea. Riteniamo che il Parlamento, che è stato il primo ad evidenziare le questioni e i problemi connessi alla criminalità paneuropea, debba essere l’istituzione cui il procuratore europeo rende conto del suo operato.
In terzo luogo, l’istituzione di una procura europea va di pari passo con lo sviluppo di un diritto penale europeo, che è uno sviluppo inevitabile; infine, a mio parere, è importante precisare, nel contesto della struttura delle relazioni tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, la posizione del procuratore europeo rispetto ai pubblici ministeri nazionali.
Schreyer, Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevole relatrice, onorevoli deputati, mi spiace di non essere stata presente durante il suo intervento, onorevole Theato, ma ero impegnata in un trilogo in questa sede, che è terminato solo ora. La lotta contro le frodi ai danni del bilancio europeo è e rimane una delle più importanti preoccupazioni della Commissione. Sappiamo di poter contare sul pieno sostegno del Parlamento al riguardo, in quanto ha adottato e sta adottando numerose iniziative in questo campo. Sappiamo tutti che l’unico modo adeguato ed efficace di affrontare i reati ai danni delle finanze comunitarie è garantire un’azione penale coerente. Questo è il motivo per cui, nel 2000, la Commissione ha proposto di inserire nel Trattato CE una disposizione volta ad istituire un pubblico ministero europeo. All’epoca, il Consiglio ha deciso di non procedere in tal senso.
Nel dicembre 2001 la Commissione ha presentato il Libro verde sulla tutela penale degli interessi finanziari comunitari e sulla creazione di una procura europea, che oggi viene discusso e forma oggetto della relazione in esame. Sulla base di tale Libro verde, la Commissione ha avviato un processo di discussione nel 2002. Il Parlamento europeo, in particolare la presidente della commissione per il controllo dei bilanci, onorevole Theato, ha apportato un importante contributo a tale dibattito, cui ha anche dato slancio. Onorevole Theato, tutti i presenti sanno che non avremmo compiuto i progressi realizzati finora con il progetto relativo a una procura europea senza il suo impegno e sostegno attivo. Vorrei porgerle un particolare ringraziamento per il suo lavoro a nome della Commissione.
La scorsa settimana la Commissione ha presentato una relazione che fa seguito al Libro verde e riepiloga l’esito della consultazione pubblica. La maggioranza delle persone intervenute nel dibattito e nel processo di consultazione ha adottato un atteggiamento sostanzialmente positivo nei riguardi di una procura europea. Come sappiamo, i governi hanno espresso più riserve al riguardo rispetto ai rappresentanti delle professioni giuridiche e delle organizzazioni non governative, in particolare rispetto alle persone che devono affrontare la questione a livello quotidiano. Tuttavia, solo una minoranza è totalmente contraria. Nel complesso, nel corso degli anni si è evidenziata una sempre maggiore apertura nei confronti del progetto di procura europea.
La Commissione riafferma quindi la sua proposta di creare una procura europea. Questo risultato è tanto più importante ora che la Convenzione – come è già stato affermato – è entrata nella sua fase cruciale. Sono in corso di esame proposte specifiche per una costituzione. La scorsa settimana il Praesidium della Convenzione ha proposto di inserire, sotto il titolo “Giustizia e Affari interni”, un articolo 20 riguardante il pubblico ministero europeo e la Convenzione, in seduta plenaria, fornirà il suo parere in proposito la prossima settimana. In questa fase cruciale è davvero essenziale che il Parlamento e la Commissione spingano nella stessa direzione e trasmettano un chiaro messaggio alla Convenzione.
E’ già motivo di una certa soddisfazione che la nostra preoccupazione comune sia arrivata abbastanza lontano da far sì che il pubblico ministero europeo abbia trovato posto in un apposito articolo nel progetto di trattato. Il dibattito ha avuto un peso significativo, in gran parte per merito vostro. Tuttavia, la Commissione è del parere che la proposta del Praesidium non sia sufficiente. Si ferma prima dell’obiettivo reale. Ciò che viene proposto è una clausola che conferisca al Consiglio il potere di creare il pubblico ministero europeo all’unanimità in una data futura. Con una clausola di questa natura, la procura europea potrebbe facilmente trasformarsi in una vana promessa in un’Unione allargata di 25 o più Stati membri. Questo è il rischio. Dobbiamo quindi ancorare il pubblico ministero europeo al Trattato stesso, altrimenti il progetto rischia davvero di essere rimandato all’infinito.
Sono lieta che il Parlamento e la Commissione siano pienamente d’accordo su una questione di somma importanza e prettamente politica. Mi auguro che un gran numero di emendamenti vengano presentati alla seduta plenaria della Convenzione il 3 e 4 aprile, al fine di creare una procura europea nel Trattato stesso. La Commissione accoglie quindi con favore il sostegno del Parlamento europeo, espresso in modo chiarissimo nella relazione dell’onorevole Theato. Mi congratulo vivamente con lei per la relazione, conoscendo l’impegno personale alla base del suo lavoro.
Nella fase decisionale della Convenzione che ora ci attende, è della massima importanza che il Parlamento trasmetta un chiaro segnale. Come ho detto, la Commissione concorda con gli elementi essenziali della relazione Theato sul Libro verde. Tuttavia, non siamo interamente d’accordo su ogni punto. Per esempio, stiamo ancora valutando se sussista o meno la necessità di una Camera preliminare, se il controllo delle decisioni del procuratore europeo da parte dei giudici nazionali sia sufficiente e se possa essere trasferito.
Per quanto riguarda Eurojust, anche la Commissione considera auspicabile che il pubblico ministero europeo sia strettamente legato a questa Istituzione. Abbiamo approfondito l’argomento nella relazione che fa seguito al Libro verde. Vi sono ancora dubbi in merito a se ciò si possa realizzare in modo efficace attraverso il rafforzamento di Eurojust, che assumerebbe la funzione di procura europea. La proposta è in corso di esame. Entrambe le funzioni – l’azione penale a livello centrale contro i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione e il coordinamento delle autorità penali nazionali per quanto riguarda altri reati – potrebbero essere riunite in una struttura comune, sotto lo stesso tetto, per così dire. In questo contesto, il trasferimento di Eurojust nel primo pilastro costituisce una condizione essenziale, ma non è sufficiente. Anche questo dev’essere affermato in modo inequivocabile.
La Commissione concorda anche con la relazione sul fatto che alcune questioni legate alla creazione di un pubblico ministero europeo richiedono ulteriori discussioni. Ciò vale per la questione del diritto derivato. Nella relazione che fa seguito al Libro verde abbiamo affermato che intendiamo esaminare in modo più approfondito le seguenti questioni, in particolare: la questione delle prove, in modo che le prove legittimamente raccolte in uno Stato membro possano essere ammesse in un altro Stato membro, e le garanzie procedurali per l’imputato, riguardo alle quali è in corso una consultazione specifica, basata su un altro Libro verde, presentato dal mio collega, Commissario Vitorino.
La Commissione si conformerà alla richiesta della commissione per il controllo dei bilanci ed esaminerà tali questioni in modo approfondito nel corso dell’anno. In questo contesto, essa si farà guidare dalle proposte presentate dalla Convenzione e, in particolare, dai lavori in materia di giustizia e affari interni. In ogni caso, l’importante è ora che un’autorità penale europea sia ancorata al trattato costituzionale stesso, con una base giuridica per lo sviluppo del diritto derivato che sarà quindi necessario. Questo è l’unico modo di affrontare con efficacia, sul versante del diritto penale, le attuali difficoltà nella lotta contro le frodi e la corruzione, che costituiscono un grave prosciugamento di fondi del bilancio comunitario. Se vogliamo contribuire a rendere la costruzione dell’Europa più popolare fra i cittadini e i contribuenti, dobbiamo trasmettere un segnale efficace con il futuro trattato.
(Applausi)
Avilés Perea (PPE-DE). – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, con la relazione presentata dall’onorevole Theato, il Parlamento chiede alla Convenzione di introdurre una modifica dell’articolo 280, che permetta la creazione di una procura europea.
Al centro della questione vi è la preoccupazione di tutelare gli interessi finanziari dei contribuenti europei. Il Parlamento europeo da tempo chiede la creazione di una procura europea incaricata di tutelare gli interessi dell’Unione.
E’ importante rilevare le differenze esistenti tra gli Stati membri, che sono causa della mancanza di efficacia. Dobbiamo garantire una maggiore cooperazione europea e compiere progressi con la creazione di uno spazio europeo della giustizia.
Il procuratore europeo dovrebbe avere il compito di perseguire le frodi transfrontaliere, tramite l’adozione di norme specifiche che permettano di combattere le frodi, compresa la definizione dei reati. Il nuovo trattato costituzionale deve fissare una chiara base giuridica per questa procura europea, imperniata sui principi di solidarietà e di proporzionalità, al fine di risolvere i problemi causati dalla frammentazione degli attuali sistemi giudiziari europei.
Occorre istituire un sistema trasparente che preservi l’equilibrio tra efficacia e attività investigative, nel caso di reati transfrontalieri, e rispetto dei diritti fondamentali, garantendo la coerenza e la collaborazione tra le strutture già esistenti: OLAF, Eurojust, Europol.
Il gruppo del Partito popolare europeo (democratico-cristiano) e dei Democratici europei ha presentato alcuni emendamenti volti a migliorare questa precisazione, che invito gli altri gruppi a sostenere.
Infine, vorrei porre in risalto l’obiettivo della relazione di contribuire al processo costituzionale in corso, in modo che si possa chiarire la questione della procura europea, di enorme importanza per il futuro dell’Unione.
Devo congratularmi con l’onorevole Theato, che ha svolto un lavoro enorme, non privo di difficoltà, e mi auguro possa conseguire l’obiettivo proposto.
Bösch (PSE). – (DE) Signor Presidente, il gruppo del partito del socialismo europeo in seno al Parlamento appoggia pienamente la relazione dell’onorevole Theato e si congratula con lei per il lavoro presentato oggi. Ritengo non sia un caso che la commissione per il controllo dei bilanci presenti a più riprese questo genere di iniziative, in quanto con l’esperienza scopriamo che è impossibile tutelare un bilancio che ha ora raggiunto i 100 miliardi di euro con gli strumenti finanziari di 50 anni fa, cioè con i fondi nazionali. Questa chiara affermazione, ed iniziative quali quella della relazione dell’onorevole Theato, sono doverose nei confronti dei contribuenti europei.
Essi sanno che vi sono state iniziative come l’OLAF. Noi sappiamo che non è ancora tutto perfetto. Vi sono stadi intermedi e ritengo che nemmeno una procura europea del tipo proposto rappresenterà la perfezione assoluta. Tuttavia, sarà un passo molto importante ai fini della tutela del denaro dei contribuenti europei. E’ importante, soprattutto, che il Parlamento affermi in modo inequivocabile che questa istituzione avrà basi democratiche. L’Europa ha anche Istituzioni, come Europol, che non sono soggette al controllo parlamentare e quindi non ci si deve stupire se i cittadini apprendono dai media che gli Stati membri a quanto pare permettono ad Europol di gestire a porte chiuse somme di denaro sbalorditive. Ovviamente non vi è alcuna trasparenza perché il Parlamento non ha voce in capitolo e ritengo importante assicurare questo tipo di controllo per la procura europea. In varie occasioni – e in altre relazioni – abbiamo già affermato di volere un articolo 280 bis. Il Parlamento ha di nuovo votato in proposito due settimane fa a Strasburgo e mi auguro che anche in questa occasione sosterrà il paragrafo 3 della relazione, che riguarda tale articolo.
A volte, esempi molto specifici evidenziano l’importanza che attribuiamo a un pubblico ministero europeo. Non molto tempo fa, abbiamo invitato il più piccolo Stato membro, il Lussemburgo, ad adottare provvedimenti in merito a una causa – il cosiddetto caso Perilux – pendente da anni presso il pubblico ministero del Lussemburgo. La questione interessa enormi somme di denaro dei contribuenti europei. Il Lussemburgo non risponde e ancora una volta dobbiamo insistere in questa sede sull’importanza di una procura europea, in grado di spronare gli Stati membri che non hanno sufficiente riguardo per gli interessi dei contribuenti europei. Situazioni del genere si verificano ripetutamente e il caso del Lussemburgo è particolarmente increscioso, perché i tribunali belgi si sono già pronunciati in materia.
Ancora una volta, vive congratulazioni. Sono certo che l’Assemblea adotterà oggi una buona e importante decisione con questa relazione!
(Applausi)
Sørensen (ELDR). – (DA) Signor Presidente, vorrei dichiarare che considero inaccettabile che le frodi a danno dei fondi dell’Unione europea raggiungano la cifra di due miliardi all’anno e in alcuni settori siano addirittura in aumento. Al tempo stesso, va comunque ammesso che si tratta essenzialmente di un problema nazionale, dal momento che circa l’80 per cento delle risorse finanziarie dell’Unione è amministrato dalle autorità nazionali. A mio parere, in questo ambito, gli Stati membri dimostrano una fondamentale assenza di volontà di adottare le iniziative necessarie a rispondere specificamente alle frodi a danno del bilancio comunitario.
Ciò è confermato, per esempio, dalla dichiarazione della Commissione, secondo cui su quattro casi individuati dall’OLAF, che dovrebbero sfociare in un’azione penale contro le autorità nazionali, soltanto uno ha conseguenze penali.
Tutto questo è inaccettabile. Ciò non m’induce, tuttavia, ad approvare senza riserve la conclusione dell’onorevole Theato, secondo cui la soluzione unica ed ottimale consiste nel creare una nuova istituzione: un pubblico ministero europeo sotto forma di un organo che ha la precedenza sulla legislazione nazionale ed esige una vasta armonizzazione in settori in cui gli Stati membri hanno da sempre tradizioni e nozioni giuridiche differenti. E’ sufficiente menzionare l’armonizzazione del diritto penale, delle condizioni di ammissibilità delle prove, delle sanzioni e del diritto processuale.
Se dovessimo introdurre immediatamente questo modello, mi attenderei forti conflitti di potere tra il pubblico ministero europeo e le autorità nazionali, oltre ad alcune sovrapposizioni riguardanti altre iniziative comunitarie, come Eurojust, OLAF ed Europol, iniziative che, dato il breve periodo in cui hanno finora operato, dovrebbero in ogni caso disporre di più tempo per produrre risultati nei vari settori, compreso quello delle frodi a danno dei fondi comunitari.
Detto questo, tuttavia, in realtà sono favorevole, in linea di principio, all’idea di istituire questa autorità e di incorporarla nel Trattato. Semplicemente credo che i tempi non siano ancora maturi per la drastica armonizzazione di settori fondamentali della politica giuridica proposta dall’onorevole Theato.
Ritengo invece che la funzione di pubblico ministero europeo debba essere sviluppata gradualmente e nel quadro di una cooperazione rafforzata nell’ambito di Eurojust. Questo è anche il modello proposto dall’onorevole Theato all’articolo 22, paragrafo 2, della sua relazione.
In generale, sono queste le considerazioni alla base degli emendamenti proposti dal gruppo del Partito europeo dei liberali, democratici e riformatori.
Rühle (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in seguito all’istituzione dell’OLAF, la creazione di un pubblico ministero europeo sarebbe il passo logico successivo nella lotta contro le frodi finanziarie nell’Unione europea, nell’interesse dei contribuenti europei. A nome del mio gruppo, vorrei esprimere un sincero ringraziamento alla relatrice, onorevole Theato, per il coraggio e la perseveranza con cui ha perseguito per anni questo obiettivo, e vorrei anche includere esplicitamente nei miei ringraziamenti il Commissario Schreyer, per aver sostenuto la causa a favore di una procura europea nel Libro verde e in innumerevoli audizioni.
Purtroppo, non esiste ancora una reale politica comunitaria per la giustizia e gli affari interni europei. Il terzo pilastro non solo esclude il Parlamento da settori importanti di codecisione e controllo parlamentare, ma è anche la causa di un forte deficit democratico nella politica giuridica e giudiziaria europea. L’istituzione dell’OLAF come ufficio europeo antifrode senza corollario penale crea un vuoto giuridico a livello europeo. Ancora una volta, abbiamo messo il carro davanti ai buoi.
Purtroppo, la Convenzione non sembra davvero comprendere quanto sia acuto il problema. Quale altra spiegazione ci può essere per il fatto che il Praesidium insista ancora sull’unanimità in seno al Consiglio per la decisione di istituire una procura europea? Il Consiglio ha già dato prova in passato di non essere risoluto al riguardo e purtroppo ha anche ripetutamente dimostrato di non essere sempre risoluto nell’adoperarsi in modo efficace per prevenire le frodi e tutelare gli interessi finanziari dell’Unione europea.
Dimostriamo quindi maggiore unità e un’ampia maggioranza in seno al Parlamento oggi! Ritengo vi sia urgente necessità di un’ampia maggioranza per dimostrare alla Convenzione, in particolare, che siamo contrari a tale unanimità e riteniamo che la procura europea debba avere un posto molto importante nel nuovo trattato, che l’istituzione del pubblico ministero europeo debba essere decisa da una maggioranza qualificata e che anche in questo ambito si debba riconoscere al Parlamento il diritto di codecisione.
(Applausi)
Crowley (UEN). – (EN) Signor Presidente, vorrei anch’io ringraziare la relatrice, onorevole Theato, per il lavoro svolto riguardo a questa proposta, sebbene io sia contrario.
Uno dei fattori più importanti, quando prendiamo in esame la creazione di nuove funzioni o nuove istituzioni nel quadro del Trattati europei, è che vi sono diversi elementi da ricordare innanzi tutto e soprattutto. Si tratta di questioni fondamentali. Esiste un’esigenza pubblica? No. Sarà più efficiente? No. Garantirà una migliore forma di giustizia? No. Tutelerà in modo più efficace gli interessi finanziari della Comunità europea o delle Istituzioni europee? No. Il motivo è che in ogni Stato membro disponiamo già di pubblici ministeri con competenze specifiche nei rispettivi territori per trattare i casi di frode e di reato e comprendere le norme e i requisiti in materia di prove di ciascuno Stato membro.
Dobbiamo garantire la necessaria comprensione degli interessi finanziari dell’Unione europea presso tutti gli uffici di tali pubblici ministeri. Si deve promuovere una maggiore cooperazione tra l’OLAF, la Corte dei conti e le procure nazionali nell’esperire l’azione legale presso i tribunali nazionali e, oltre al sistema Eurojust, devono anche esistere maggiori opportunità di condividere interessi, di condividere l’istruzione e di condividere la comprensione tra i funzionari giudiziari di ciascuno Stato membro, in modo da raggiungere infine un’impostazione comune.
Sono un po’ deluso da un’osservazione contenuta nella relazione, secondo la quale si devono prevedere regole comuni in materia di prove. Nell’ordinamento giuridico britannico, che è il sistema del diritto comune, le norme in materia di prove sono state definite 322 anni fa, e tuttavia intendiamo introdurre regole comuni in materia di prova che ci piaccia o meno? E’ importante ricordare che i cittadini dell’Unione europea hanno il diritto di essere adeguatamente rappresentati per quanto riguarda i loro interessi. Hanno diritto alla tutela dei loro contributi fiscali, ma il modo migliore di tutelare i contribuenti e gli interessi dei contribuenti è a livello nazionale.
Titford (EDD). – (EN) Signor Presidente, nessuno in Aula può ignorare la norma più importante in politica: quando sei in un fosso, smetti di scavare. C’è anche la barzelletta sul turista che, perso in piena campagna irlandese, chiede a una persona del posto indicazioni per Tipperary e si sente rispondere: “Non partirei di qui”. Tuttavia, persa in fondo al fosso, l’onorevole Theato incomincia dichiarando nella sua motivazione che “la necessità di una specifica tutela penale degli interessi finanziari delle Comunità è una constatazione di antica data”. Concordo, ma se non esistessero fondi comunitari, non esisterebbero interessi finanziari comunitari e, quindi, nemmeno la necessità di tutelarli. Questo è il punto da cui parto io. Non ha mai avuto senso trasferire fondi a un’organizzazione perché li spenda in un modo che eluda le riforme e del quale non si può rendere conto. Questo è il “fosso”. La risposta è smettere di scavare. Smettere di conferire fondi alla Comunità.
Per quanto riguarda la creazione di una procura europea, questa può essere la destinazione da voi desiderata, ma il mio parere è che, se fossi in voi, non partirei di qui. Il problema è il sistema fondamentalmente corrotto e incontrollato. Attaccate le cause, non il sistema.
Ilgenfritz (NI). – (DE) Signor Presidente, la tutela degli interessi finanziari deve naturalmente continuare ad essere uno dei nostri obiettivi primari. In questo contesto, anche noi sosteniamo la creazione di una procura europea, ma in seguito a discussioni approfondite riteniamo altresì che tale istituzione non possa essere una panacea per il futuro. E’ necessario continuare a sviluppare anche le alternative esistenti. Con questo intendo rafforzare l’OLAF e incoraggiare una migliore cooperazione all’interno dell’apparato ufficiale. Si può notare, per esempio, che i Paesi Bassi denunciano il quadruplo dei casi di frode rispetto, per esempio, alla Spagna o alla Grecia. Se gli Stati membri non sono in grado di affrontare con determinazione i loro casi di frode, essi devono anche trovarsi di fronte alla minaccia di un taglio dei finanziamenti oppure essere costretti a rimborsare l’Unione per le perdite dovute ai controlli negligenti da parte delle loro autorità.
Kirkhope (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, come ex pubblico ministero occasionale, ritengo che gli argomenti a favore di una procura europea siano stati esposti in modo assai poco convincente. Come membro della Convenzione europea, ritengo che il nostro compito sia di trovare sistemi con cui non si appesantisca la burocrazia istituzionale, ma si cerchi di semplificare le procedure in modo che i cittadini d’Europa siano tutelati ed anche in maggiore contatto con coloro che li rappresentano.
Non riesco a vedere i vantaggi di disporre di questo organo specifico, sia pure, come ha affermato poc’anzi un collega, incorporato in un’altra Istituzione. Esistono difficoltà che riguardano i costi e la burocrazia. Esistono difficoltà, com’è già stato rilevato, che riguardano l’inserimento di questa figura specifica negli ordinamenti giuridici d’Europa, i quali presentano ampie disparità in termini di prassi giuridiche, prove da raccogliere e natura dell’azione penale stessa. A mio parere, esiste anche una difficoltà per quanto riguarda la base giuridica. Inoltre, se intendiamo permettere la riforma delle organizzazioni esistenti, il progetto in esame non agevolerebbe questo processo.
Ciò di cui abbiamo bisogno è una maggiore cooperazione fra Stati membri e Commissione, fra autorità competenti. Dobbiamo chiarire i sistemi contabili interni e infliggere sanzioni più severe agli Stati che adottano politiche inadeguate in materia di frodi. Dobbiamo incoraggiare una maggiore azione da parte degli Stati membri e rafforzare il ruolo della Corte dei conti. Abbiamo bisogno di più riforme interne. La strategia di riforma dell’Unione europea, a mio parere, è in una fase di stallo e dev’essere rilanciata. Francamente, non ha senso trattare gli Stati membri dell’Unione europea come bambini cattivi, requisire i loro giocattoli e darli a qualche nuovo sorvegliante oberato di lavoro e inadeguato.
Se rispettiamo la nostra appartenenza all’Unione europea, dobbiamo anche rispettare la nostra capacità di esercitare un’azione penale efficace e di affrontare le frodi e le riforme in modo adeguato.
Casaca (PSE). – (PT) Signor Presidente, signora Commissario, è assolutamente innegabile che, quando vengono commesse frodi penali e le autorità nazionali non sono in grado di affrontare il problema, la tutela degli interessi finanziari comunitari non funziona o funziona male e che la situazione attuale è insostenibile, come ha ricordato poc’anzi l’onorevole Bösch riguardo alla situazione in Lussemburgo.
La nostra relatrice, l’onorevole Theato, ha assiduamente chiesto l’istituzione di una procura europea al fine di affrontare la situazione. Anche il Commissario Schreyer ha fornito un sostegno incessante a questa iniziativa e desidero quindi congratularmi con entrambe per il duro lavoro e l’impegno dimostrato. Nondimeno, e con tutta l’amicizia, la considerazione e il rispetto che nutro per loro, devo evidenziare due aspetti della questione che considero cruciali.
A mio parere, i cittadini europei non capirebbero se le nostre Istituzioni decidessero ancora una volta di esaminare solo le questioni economiche, ignorando la nozione di cittadinanza. Non credo sia accettabile istituire una procura europea che si occupi dei nostri interessi finanziari, ma ignori, per esempio, i reati riguardanti la tratta di esseri umani, in particolare di bambini.
Inoltre, il numero di organismi europei preposti a prevenire, combattere e punire i reati, Europol, Eurojust e OLAF, e la complessità di definire la sfera di competenza di ciascuno di questi organismi, consiglia prudenza in questo campo. La situazione peggiore che potremmo affrontare è un aumento dell’entropia del sistema, con i vari organismi che si interessano esclusivamente delle proprie competenze, senza che la lotta contro i reati economici su scala europea venga condotta con maggiore efficacia.
Un’ultima parola per esprimere le mie riserve in merito ai principi di segretezza della giustizia e di indipendenza del procuratore europeo se adottati come principi assoluti, com’è successo, in quest’ultimo caso, con il Libro verde della Commissione. E’ sufficiente ricordare i deludenti risultati conseguiti nel mio paese in questo campo per comprendere la necessità di non commettere gli stessi errori.
Di Pietro (ELDR). – Signor Presidente, anch’io, come il collega che mi ha preceduto poco fa, sono stato un Pubblico Ministero, ma sono giunto e giungo a conclusioni diametralmente opposte. Io invito coloro che credono veramente nella costruzione europea ad essere coerenti e a sostenere il progetto di un’Unione europea più forte, che possa cioè dotarsi di tutti i mezzi necessari per incidere realmente sul flagello della frode ai danni degli interessi finanziari dell’Unione, poiché finora questi interessi non sono stati sufficientemente tutelati dagli Stati membri con le loro legislazioni. E’ un fatto: ogni anno l’ammontare di queste frodi ai danni dei bilanci comunitari – cioè, in ultima analisi, del contribuente europeo – e come cita giustamente la proposta di risoluzione dell’onorevole Theato – alla quale vanno tutta la mia ammirazione e la mia stima – ammonta a circa un miliardo di euro, e tutte le analisi concordano nel dire che questo fenomeno sarà in costante aumento.
Per questa ragione gli strumenti giuridici esistenti per combattere le frodi, come le convenzioni e i protocolli ratificati dagli Stati membri, la complessità dell’attuazione pratica dell’assistenza giudiziaria in materia penale, la natura dell’OLAF che, per mandato, deve limitarsi a meri controlli amministrativi e, soprattutto, la frammentazione dello spazio penale europeo sono risultati totalmente inadeguati a contrastare efficacemente questo fenomeno, né le scuse che sono state accampate finora mi convincono che si debba rinunciare al procuratore europeo.
La mera decisione di principio però non basta: se siamo realmente favorevoli all’istituzione di un procuratore europeo, dobbiamo coerentemente anche dotarlo di mezzi efficaci per operare. Occorre quindi definire con la massima precisione, a livello comunitario, i reati e le pene previste in relazione agli atti delittuosi, e inoltre elaborare disposizioni comuni in materia di diritto penale e di procedura penale dell’Unione europea. Conseguentemente ritengo anch’io, come sostiene la relatrice Theato, che, nel rispetto della separazione dei poteri, il procuratore europeo e i procuratori delegati dovranno essere indipendenti e dovranno esercitare il loro mandato in base al principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Sarà, inoltre, necessario sottoporre a un controllo giurisdizionale gli atti del procuratore europeo, sia per l’attività di investigazione che per quella di rinvio a giudizio.
Per concludere, ritengo che i cittadini onesti dell’Unione non potranno che felicitarsi della creazione di uno strumento che contrasti i disonesti di ogni stagione e di ogni regione.
Van Dam (EDD). – (NL) Signor Presidente, la discussione sulla tutela penale degli interessi finanziari comunitari si trascina da parecchio tempo. Vi abbiamo dedicato molto tempo e molta energia, purtroppo utilizzando questa carenza principalmente per istituire un ordinamento giudiziario europeo. La relazione si basa su motivi politici, come ha illustrato l’oratore che mi ha preceduto. Non c’è da stupirsi, quindi, se solleva un’opposizione politica. Mi rammarico che ciò torni a discapito di una discussione oggettiva.
I riferimenti alla Carta dei diritti fondamentali contenuti nella relazione superano la realtà. Dopo tutto, la Carta non è ancora stata incorporata nel Trattato sull’Unione europea come testo giuridicamente vincolante, né il mio gruppo desidera che lo sia, considerati la mediocrità del suo contenuto e il fatto che costituisce una duplicazione delle costituzioni nazionali e della Convenzione europea sui diritti dell’uomo.
Se fosse davvero mirata a perseguire penalmente in modo efficace le frodi e le attività delittuose ai danni degli interessi comunitari, la risoluzione avrebbe ottenuto il nostro sostegno. Tuttavia, ciò si è dimostrato impossibile, dal momento che la relazione ha superato se stessa e ambisce a un’Unione europea come entità politica.
Borghezio (NI). – Signor Presidente, la protezione degli interessi finanziari dell’Unione europea sembra essere presa a pretesto per la creazione – e questo sembra il fine principale – di una superprocura, quasi un trait d’union con l’istituzione del mandato di arresto europeo, su una linea volta a sostituire le giurisdizioni nazionali: una linea su cui il governo italiano ha assunto, con motivazioni puntuali e a più riprese, una posizione nettamente contraria. Una proposta – questa della procura europea – che, guarda caso, viene riproposta dal Praesidium alla Convenzione: l’articolo 20 preconizza una legge europea, istitutiva di una procura europea, il cui ordinamento dovrebbe essere deciso e votato a maggioranza. Questo apre ulteriori preoccupazioni, anche perché, sul tema della procura, si aprono questioni delicatissime, come quella posta dal principio della libera circolazione delle prove, in quanto questo significa che si passerà sopra le condizioni di ammissibilità delle prove specificatamente previste nell’ordinamento giuridico del singolo Stato competente per il giudizio. Non è annullando le tradizioni giuridiche nazionali che si contrasta il crimine transnazionale, bensì con controlli adeguati e con misure efficaci ed efficienti per contrastare, prevenire e debellare il crimine finanziario internazionale.
Stauner (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, sono rimasta soddisfatta nell’apprendere due giorni fa che le autorità belghe hanno formulato imputazioni di frode a carico dell’ex Commissario, signora Cresson, quattro anni dopo che i suoi illeciti hanno fatto cadere la Commissione Santer. Anche questo dimostra l’urgente necessità di creare una procura europea per esercitare l’azione penale solo ed esclusivamente nei casi di frode ai danni dei fondi europei e farlo subito dopo che il reato è stato commesso, perché ci si può attendere un effetto preventivo soltanto se l’azione penale e il giudizio sono sufficientemente rapidi. Anche se in linea di principio sarei l’ultima persona a propugnare un ulteriore trasferimento di poteri all’Unione europea, in questo caso eccezionale è giustificato, perché tutti – e sottolineo tutti – gli organismi responsabili della tutela dei fondi europei finora hanno fallito miseramente, prima fra tutti l’attuale Commissione, che nell’adempimento di questo compito si riduce a lanciare insulti verbali.
Tuttavia un’azione è più che mai necessaria perché i casi di frode, cattiva amministrazione e nepotismo sono in aumento. E’ sufficiente menzionare le recenti vicende riguardanti l’Ufficio statistico europeo, Eurostat. In gran parte, i pubblici ministeri nazionali non sono all’altezza della situazione. Tuttavia, catturare i pesci piccoli e lasciar scappare quelli grossi sta producendo un effetto devastante sulla fiducia dei cittadini nelle Istituzioni europee.
Mi rivolgo quindi al Consiglio e alla Convenzione: non abbiamo bisogno di altri Libri verdi. Ciò di cui abbiamo bisogno è una chiara base giuridica che definisca chiaramente i compiti da svolgere. Poi non ci saranno più margini per le obiezioni dei singoli Stati membri. Questo primo passo va compiuto ora, con la revisione dei Trattati e l’allargamento ad est. Se avremo successo, questa istituzione sarà indissolubilmente legata agli sforzi dell’onorevole Theato, che ancora una volta ringrazio espressamente per la sua perseveranza.
(Applausi)
Morgan (PSE). – (EN) Signor Presidente, oggigiorno abbiamo un mercato aperto all’interno dell’Unione europea, ma ciò significa che il mercato è anche aperto ai truffatori. Gran parte delle frodi ai danni dell’Unione europea in realtà riguarda fondi non incassati. La Commissione ha stimato una perdita di entrate di bilancio dell’Unione europea di 90 miliardi di euro solo a causa del contrabbando di sigarette. Esistono alcuni strumenti per impedire le frodi. E’ stato istituito l’OLAF, che svolge le sue funzioni e trasmette il fascicolo agli Stati membri, che lo lasciano a prendere polvere sugli scaffali. Potremmo infliggere sanzioni alla Corte dei conti, ma il quesito rimane: chi esercita l’azione penale? Potremmo prevedere maggiori salvaguardie contro le frodi, ma il quesito rimane: chi esercita l’azione penale? E’ stata istituita Eurojust, ma anche in questo caso: chi esercita l’azione penale? La risposta, che è fattuale e non teorica, è: quasi nessuno.
Gli Stati membri non affrontano sul serio le frodi nell’Unione europea. Hanno impiegato cinque anni per ratificare la Convenzione sulla tutela degli interessi finanziari. L’azione penale nei confronti di coloro che derubano l’Unione europea è assolutamente minima. Il sistema attuale non funziona. E’ estremamente difficile perseguire le frodi transfrontaliere, in parte perché le prove raccolte in uno Stato membro non sono ammissibili in un altro Stato membro.
Ciò che stiamo esaminando è un Libro verde. E’ essenziale che la competenza del pubblico ministero europeo si limiti agli interessi finanziari dell’Unione europea. Spingersi oltre significa aprire la porta a enormi complicazioni e a gravi conseguenze costituzionali, motivo per cui il paragrafo 4, che chiede la creazione di uno spazio europeo della giustizia, è un’assurdità. Se il problema esiste adesso, immaginate le difficoltà in seguito all’allargamento.
Se intendiamo affrontare seriamente le frodi, dobbiamo riconoscere che il sistema attuale non funziona e, finché non si trova un’alternativa accettabile, dobbiamo seguire questa proposta.
(Applausi)
Berthu (NI). – (FR) Signor Presidente, riguardo alla lotta contro le frodi vorrei innanzi tutto rilevare un problema che richiede urgente attenzione. Oggigiorno non esiste un’istituzione giuridica competente a svolgere indagini all’interno degli organismi comunitari, a causa dei privilegi di cui godono questi ultimi. Se esiste una funzione giustificabile per una procura europea è proprio questa, innanzi tutto e soprattutto. Per il resto, cioè l’eventuale futura creazione di un organo soprannazionale incaricato di svolgere indagini ed esercitare l’azione penale contro gli Stati membri in caso di violazioni ai danni degli interessi finanziari comunitari, riteniamo che l’operazione proposta presenti più inconvenienti che vantaggi. Senza dubbio, le differenze tra gli spazi giuridici nazionali in alcuni casi possono ostacolare l’esercizio dell’azione penale. Tuttavia, la funzione di Eurojust è di porre rimedio a questo problema, nel rispetto delle competenze nazionali. Dobbiamo innanzi tutto permettere a questa Istituzione di agire e svilupparsi, prima di giudicarne l’efficacia.
Nel contempo la procura europea soprannazionale proposta dalla Commissione ci farebbe precipitare in un buco nero amministrativo, in quanto dovremmo non solo armonizzare le incriminazioni, le sanzioni, le restrizioni e ogni genere di procedura, come le condizioni di ammissibilità delle prove, ma anche prendere in considerazione la questione della tutela delle libertà individuali per tutti gli atti coercitivi che adotterà il procuratore europeo: perquisizioni, sequestri, intercettazioni telefoniche, mandati d’arresto, controllo giudiziario e detenzione preventiva, senza contare, bene inteso, l’immensa questione del controllo democratico che si dovrebbe esercitare. E’ una questione enorme, signor Presidente, e invito vivamente i colleghi ad accordare la preferenza ad Eurojust, che può ottenere gli stessi risultati senza rischi di destabilizzazione.
McCartin (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, vorrei congratularmi con l’onorevole Theato per la sua relazione. Ritengo che abbia concretizzato molto del duro lavoro dedicato a questo argomento. Ha esposto argomenti che considero convincenti alla Convenzione europea affinché questa disposizione sia incorporata nel trattato modificato.
Nel discutere la questione, non dovremmo dare l’impressione – come alcuni hanno fatto e tentano di fare – che, in un modo o nell’altro, la tesoreria dell’Unione europea sia una nave con più falle di quelle degli Stati membri o di tesorerie analoghe nel mondo. Non siamo né migliori né peggiori, ma reggiamo il confronto con le norme più elevate di contabilità e responsabilità democratica.
D’altro canto, gran parte degli argomenti avanzati contro questo progetto sono politici, ideologici; argomenti che cercano di sobillare i cittadini preoccupati per un trasferimento di poteri e competenze dai parlamenti nazionali all’Europa e per l’introduzione non necessaria di maggiore burocrazia. Non sono affatto di questo avviso. Abbiamo trasferito all’Unione l’1 per cento dei prelievi nazionali, che viene utilizzato nell’interesse delle politiche comunitarie. Abbiamo previsto il controllo finanziario necessario a tal fine. Abbiamo creato l’OLAF, affinché esamini in modo approfondito gli aspetti dubbi. Tuttavia, non compiamo il passo finale, cioè creare gli strumenti idonei a perseguire le persone riconosciute colpevoli di violare le nostre leggi. L’ho constatato nella mia vita quotidiana; ho visto casi in cui imprese e individui sono stati riconosciuti colpevoli di abusi di fondi comunitari. Ho visto situazioni in cui un gran numero di persone di un particolare settore, ben finanziato dall’Unione, viola le nostre norme e regolamenti in materia di spesa dei fondi e sembra riuscire continuamente a farla franca. In un caso, vedo il contribuente in uno Stato membro costretto a pagare la verifica dei rendiconti per i reati commessi da singole imprese. In altre situazioni, vedo il mancato versamento di tributi e anche in questo caso è il governo nazionale a saldare il conto.
Se esistesse un procuratore europeo incaricato di tutelare le nostre risorse finanziarie – e non vogliamo spingerci oltre – credo che le autorità degli Stati membri che effettivamente spendono tali risorse sarebbero più oculate. Penso anche che l’OLAF sarebbe meno frustrato se, dopo essere intervenuto ed aver constatato situazioni abbastanza gravi da comportare il rinvio ai pubblici ministeri a livello nazionale, ciò non avviene. Se esistesse una procura europea, potremmo assicurare ai contribuenti che ci interessiamo delle questioni fino a giungere alle opportune conclusioni.
Santos (PSE). – (PT) Signor Presidente, di recente ho affermato che l’uso delle risorse finanziarie a disposizione dell’Unione europea probabilmente costituisce il compito più complesso, ma al tempo stesso più interessante, che si assumono le Istituzioni comunitarie. Il miglioramento dell’efficacia e della trasparenza nell’uso delle risorse umane è quindi bene accolto, meritevole e giustificabile. La nozione di cittadinanza europea, in altre parole il senso di appartenenza a uno spazio soprannazionale di solidarietà, è anche rafforzata dal modo in cui viene usato il pilastro finanziario dell’Unione.
In quanto autorità di bilancio, il ruolo del Parlamento europeo è determinante per ottenere tale miglioramento. Possiamo quindi soltanto lodare gli sforzi della Commissione intesi a migliorare la tutela penale degli interessi finanziari comunitari e, in particolare, a creare una procura europea. Affinché le riforme in esame si traducano in una tutela efficace del denaro dei contribuenti europei, ed anche della credibilità dell’Unione nel garantire tale tutela, dobbiamo compiere un grande sforzo volto ad armonizzare le procedure, coordinare gli interventi e garantire una cooperazione leale e aperta fra Stati membri. Tuttavia, è altresì indispensabile che l’essenza di questa politica sia resa irreversibile, a seconda del modo in cui viene usato il metodo comunitario.
Accolgo quindi con favore la raccomandazione della relatrice, onorevole Theato, laddove afferma che il diritto penale non può essere considerato un settore di regolamentazione da parte dell’Unione soltanto nel terzo pilastro e sostiene che l’istituzione di una procura europea sulla base del primo pilastro può essere un passo molto significativo per la futura struttura dei “poteri dell’Unione”.
Dell’Alba (NI). – Signor Presidente, cari colleghi, certo le condizioni di questo dibattito non sono le migliori per esprimere il proprio pensiero. A nome dei Radicali italiani, noi continueremo coerentemente a opporci all’idea secca della nascita di un procuratore europeo che non si accompagni a quegli strumenti e a quelle modalità che fanno parte del patrimonio giuridico e culturale dei nostri paesi. Com’è ipotizzabile pensare solo a un procuratore europeo senza i meccanismi di giudizio, di appello, di difesa, che sono propri e insiti nel sistema giuridico di ogni paese? Un fuga in avanti in questo modo non potrebbe che rendere ancor più giustizialista l’impostazione che si vuole dare all’Europa ed esportare un certo modello di giustizia all’italiana che abbiamo conosciuto e che tanti danni ha fatto nel nostro paese. Ecco i motivi per i quali voteremo contro la relazione Theato, come già abbiamo votato contro in commissione, non perché l’idea di per sé sia senza fondamento ma perché le mancano tutti gli attributi per renderla effettivamente giusta, come dovrebbe essere una giustizia anche a livello europeo.
Bayona de Perogordo (PPE-DE). – (ES) Signor Presidente, desidero congratularmi con l’onorevole Theato per la sua relazione, che ho sostenuto in seno alla commissione per il controllo dei bilanci e prevedo di sostenere anche in questa seduta plenaria.
Vorrei inquadrare la relazione nel suo contesto e rilevare che si tratta di definire la posizione del Parlamento europeo in merito al Libro verde della Commissione sul procuratore finanziario europeo. Con tale pubblicazione, la Commissione ha voluto avviare un dibattito estremamente ampio su tutti gli aspetti attinenti a questa figura e ciò ha determinato l’inclusione di alcuni punti che, se si trattasse di un progetto legislativo, sarebbero considerati grossolani, lacunosi e criticabili sotto molti aspetti.
Tuttavia, il Libro verde si può riassumere nell’idea, nell’ipotesi intellettuale, che la tutela degli interessi finanziari comunitari, e quindi transnazionali, possa essere garantita in modo più efficace da una figura che sia anch’essa a livello comunitario in questo stesso campo.
Il lavoro della relatrice è condizionato da questa struttura e deve quindi rispondere alle questioni più significative del Libro verde ed anche spigolare da queste informazioni complementari e premature la nozione essenziale, che è di ottenere la base giuridica necessaria a proseguire un’attenta analisi.
Vi sono due motivi di attualità che rendono consigliabile questo trattamento e l’approvazione della relazione. Da un lato, l’attuale Convenzione e la prossima Conferenza intergovernativa che definiranno il futuro del diritto comunitario e, dall’altro, l’imminente ammissione dei nuovi membri che, al loro ingresso, dovranno trovare una base giuridica che permetta loro di integrarsi nei lavori collettivi volti a creare, se opportuno, la figura di un procuratore finanziario europeo.
Gargani (PPE-DE). – Signor Presidente, la relazione Theato sul Libro verde della Commissione sulla tutela degli interessi finanziari comunitari e sulla creazione di una procura europea ha avuto una lunga preparazione e un lungo dibattito. Ci ha visto, all’inizio, d’accordo, a condizione che la figura del procuratore restasse, e resti ancora, limitata, appunto, agli interessi finanziari comunitari. Durante il dibattito e le valutazioni delle commissioni parlamentari, però, l’originale provvedimento ha rischiato di essere deformato e di assumere una configurazione diversa e pericolosa nel contesto istituzionale europeo. E’ per questo che la commissione giuridica aveva, in un primo momento, preparato un parere negativo ma, successivamente, dopo un’azione intelligente dell’onorevole Lehne e i chiarimenti avuti con la presidente Theato, ha espresso un parere di compromesso e ha tentato di riportare l’istituto che si vuole disciplinare all’ispirazione originale. Ulteriori discussioni con l’onorevole Theato ci hanno consentito di poter raggiungere una posizione unitaria e di compromesso, che speriamo di vedere confermata in quest’Aula stamattina. L’onorevole Theato con molta sensibilità si è fatta carico di questo problema perché, in effetti, l’ordinamento giuridico dell’Unione europea non prevede competenze in materia di diritto e procedura penale, né una magistratura dotata di tutti i gradi di giurisdizione che possa garantire il pieno diritto di difesa. In mancanza di un siffatto contesto, la creazione di una procura europea indipendente e senza alcun controllo intaccherebbe, signor Presidente, onorevoli colleghi, il già fragile equilibrio interistituzionale tra l’Unione e gli Stati in una materia delicata come la giustizia: sarebbe quindi illogica e immotivata. In particolare, la creazione di un organo siffatto sembra davvero prematura se si considera che non sono stati ancora raggiunti gli obiettivi della cooperazione giudiziaria nonché, laddove necessario, dell’armonizzazione delle norme sulla questione penale degli Stati membri.
Nell’ambito dell’EUROJUST – che, esso sì, ha il problema della sussidiarietà e un problema di coordinamento importante tra tutti gli Stati europei – e solo in quell’ambito davvero possiamo avere un risultato importante e omogeneo, che rispetti gli Stati e al tempo stesso dia le garanzie che l’Unione europea deve avere. Noi votiamo in questo senso, e questi emendamenti li porteremo in sede di Convenzione, che non può ovviamente recepire una procura europea, una superprocura illimitata, che sarebbe in contrasto con tutte le norme di garanzia che pur ci sono nella nostra Europa.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà tra breve.
PRESIDENZA DELL’ON. COX Presidente
Galeote Quecedo (PPE-DE). – (ES) Signor Presidente, stamattina gli eurodeputati del gruppo del Partito popolare europeo (democratico-cristiano) e dei Democratici europei, quando hanno controllato le cassette della posta adiacenti all’Aula, hanno trovato un biglietto con il loro nome e la scritta “assassino”. Credo che finora, signor Presidente, soltanto i nostri colleghi dei Paesi baschi siano stati abituati a fatti del genere, a vedere i loro nomi sui bersagli dipinti per la strada, e per alcuni di loro, signor Presidente, abbiamo osservato un minuto di silenzio in Aula.
Ritengo che ciò sia incompatibile con lo spirito con cui è stata fondata l’Unione europea, il quale è anche incompatibile – e lo dico con tutto il rispetto – con alcuni manifesti esposti ieri nell’Emiciclo.
Le chiedo quindi, signor Presidente, di lanciare un appello a favore della tolleranza, che costituisce il fondamento dell’integrazione europea.
(Applausi)
Presidente. – La reazione dei colleghi fornisce già una risposta eloquente al suo appello a favore della tolleranza. Riguardo all’incidente da lei riferito, esprimo la mia totale condanna. Chiunque ne sia responsabile si è comportato in modo inammissibile e ignominioso.
(Applausi)
Un parlamento è la tribuna del popolo e i deputati hanno pieno diritto di esprimere le loro analisi e preferenze politiche e di farlo con serenità, dignità, rispetto e tolleranza reciproca.
Alla luce di quanto ha riferito stamattina, onorevole Galeote Quecedo, propongo di chiedere ai servizi se sia possibile scoprire come si sia verificato l’incidente e individuare i responsabili, in modo che esso possa servirci da lezione. Se è necessario modificare il Regolamento per far fronte a incidenti incresciosi come questo, sono fermamente convinto che si debba procedere in tal senso.
(Applausi)
Barón Crespo (PSE). – (ES) Signor Presidente, avevo chiesto la parola per condannare questi atti intollerabili e per esprimere la mia solidarietà ai colleghi del gruppo del Partito popolare europeo (democratico-cristiano) e dei Democratici europei, ed intendevo proporre ciò che lei stesso ha proposto. Esprimo quindi il mio sostegno, a nome del mio gruppo.
(Applausi)
Nogueira Román (Verts/ALE). – (ES) Signor Presidente, non c’è bisogno che io, o qualsiasi altro deputato spagnolo, affermi che siamo contrari a questo genere di atti e contrari ad ogni tipo di violenza. Tuttavia devo dire, signor Presidente, che questo avviene in un contesto in cui milioni di spagnoli stanno manifestando contro la guerra e in cui il governo spagnolo del signor Aznar sta paragonando Stati come la Francia e la Germania…
(Proteste)
… a Saddam Hussein in seno alla Camera dei deputati. Solo ieri ha descritto gli Stati contrari alla guerra come alleati della Cina e della Russia, anziché affermare che si tratta di una posizione europea contraria a quella del Regno Unito e della Spagna.
(Applausi)
Presidente. – Non si possono assolutamente trovare giustificazioni per il comportamento increscioso cui abbiamo assistito oggi(1).
Approvazione del processo verbale della seduta precedente: cfr. Processo verbale.
3. Votazioni
Presidente. – L’ordine del giorno reca il turno di votazioni.
Relazione (A5-0045/2003) dell’onorevole Salvador Jové Peres, a nome della commissione per la pesca, sulla proposta di regolamento del Consiglio che istituisce un sistema di sorveglianza e di verifica per il tonno [COM(2001) 406 – C5-0408/2001 – 2001/0170(CNS)]
(Il Parlamento approva la risoluzione)
⁂
Relazione (A5-0336/2002) dell’onorevole Gianfranco Dell’Alba, a nome della commissione per i bilanci, sulla proposta di modifica degli atti istitutivi degli organismi comunitari a seguito dell’adozione del nuovo regolamento finanziario [COM(2002) 406]
(Il Parlamento approva le risoluzioni legislative da 1 a 12)
⁂
Relazione (A5-0077/2003) dell’onorevole Elmar Brok, a nome della commissione per gli affari esteri, i diritti dell’uomo, la sicurezza comune e la politica di difesa, e dell’onorevole Terence Wynn, a nome della commissione per i bilanci, contenente le raccomandazioni del Parlamento europeo al Consiglio sull’introduzione di un quadro finanziario nel progetto di Trattato di adesione [2003/2050(INI)]
Prima della votazione
Bourlanges (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, non riesco a capire il motivo per cui ci accingiamo a votare senza alcuna dichiarazione, in quanto questa mattina gli onorevoli Brok e Wynn hanno partecipato a un trilogo a nome delle rispettive commissioni. Ritengo che, prima di adottare una decisione, il Parlamento debba essere ulteriormente informato sui risultati del trilogo.
(Applausi)
Brok (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, per quanto riguarda i negoziati di questa mattina posso informarvi che finora non è stato raggiunto alcun accordo e che il trilogo proseguirà il prossimo martedì. Ritengo che vi siano possibilità di trovare un’intesa, ma che l’approvazione della raccomandazione in esame costituisca anche uno strumento decisivo per garantire il conseguimento degli obiettivi in materia, vale a dire la parità per il Parlamento e i paesi candidati nella procedura di bilancio. Sappiate pertanto che sono favorevole alla risoluzione.
(Applausi)
(Il Parlamento approva la risoluzione)
⁂
Relazione (A5-0064/2003) dell’onorevole Giuseppe Nisticò, a nome della delegazione del Parlamento al Comitato di conciliazione sul progetto comune, approvato dal Comitato di conciliazione, di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante ventitreesima modifica della direttiva 76/769/CEE del Consiglio relativa alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi (sostanze classificate come cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione – CMR) [PE-CONS 3606/2003 C5-0016/2003 – 2001/0110(COD)]
(Il Parlamento approva la risoluzione)
⁂
Relazione (A5-0044/2003) dell’onorevole Paul A.A.J.G. Lannoye, a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a restrizioni alla commercializzazione e all’uso di nonilfenolo, nonilfenolo etossilato e cemento (ventiseiesima modifica della direttiva 76/769/CEE del Consiglio) [COM(2002) 459 – C5-0382/2002 – 2002/0206(COD)]
(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)
⁂
Relazione (A5-0027/2003) dell’onorevole Gérard Caudron, a nome della commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia, sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la partecipazione della Comunità a un programma di ricerca e sviluppo destinato a sviluppare nuovi interventi clinici per lottare contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi grazie ad un partenariato a lungo termine tra l’Europa e i paesi in via di sviluppo, realizzato da vari Stati membri e la Norvegia [COM(2002) 474 – C5-0392/2002 – 2002/0211(COD)]
(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)
⁂
Relazione (A5-0043/2003) dell’onorevole Elspeth Attwooll, a nome della commissione per la pesca, sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo all’asportazione di pinne di squalo a bordo dei pescherecci [COM(2002) 449 – C5-0411/2002 – 2002/0198(CNS)]
(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)
⁂
Relazione (A5-0069/2003) degli onorevoli Malcolm Harbour e Manuel Medina Ortega, a nome della commissione giuridica e per il mercato interno, sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica lo statuto dei funzionari delle Comunità europee e il regime applicabile agli altri agenti di dette Comunità [COM(2002) 213 – C5-0262/2002 – 2002/0100(CNS)]
Prima della votazione sulla risoluzione legislativa
Medina Ortega (PSE),relatore. – (ES) Signor Presidente, conformemente all’articolo 69 del Regolamento, la Commissione può esprimere la propria posizione sugli emendamenti del Parlamento e, qualora comunichi che non intende accettare tutti gli emendamenti, i relatori – poiché su questo punto concordo con il correlatore, onorevole Harbour – intendono chiedere un rinvio della votazione sulla proposta di risoluzione legislativa, in applicazione dell’articolo 69, paragrafo 2.
Kinnock, Neil,Commissione. – (EN) Signor Presidente, se mi è consentito, vorrei innanzi tutto ringraziare brevemente gli onorevoli Harbour e Medina Ortega per l’intenso ed efficace lavoro svolto per elaborare la relazione in esame.
Nel corso dell’ampio dibattito sulla relazione, e della proficua e schietta discussione svoltasi ieri sera a proposito dell’interrogazione orale relativa alle pensioni, ho precisato i molti emendamenti che la Commissione è disposta ad accogliere e ho anche indicato quelli che non possiamo accettare, vale a dire, l’elenco non è molto lungo, gli emendamenti nn. 16, 22, 23, 24, 32, 37, 39, 53, 55 e 63.
(Si ride)
L’elenco non è lungo ed è prontamente disponibile in tutte le lingue.
Mi riferirò in particolare all’emendamento riguardante gli assistenti dei deputati, in quanto si tratta di un argomento che interessa l’Assemblea. In questo frangente, posso solo ribadire che la Commissione è consapevole delle preoccupazioni sollevate in Parlamento, e le comprende. Mi auguro pertanto che le rimostranze espresse consentiranno di trovare una soluzione a questo importante problema relativo al personale, superando alla fine l’impasse interistituzionale in modo positivo.
Mi pare di capire che, rinviando la votazione sulla risoluzione legislativa, l’Assemblea intenda assicurarsi l’opportunità di esercitare pressioni in merito alle questioni in sospeso in un momento successivo. Mi auguro di non trascendere il mio ambito di competenza dicendo che invito l’Assemblea a portare a termine ciò che le compete il più presto possibile. Sono assolutamente certo che i relatori ne comprenderanno la necessità.
Resto in attesa di conoscere l’esito della votazione finale.
Medina Ortega (PSE),relatore. – (ES) Signor Presidente, come abbiamo sentito, per fortuna gli emendamenti che il Commissario ha dichiarato di non poter accogliere erano pochi! In ogni caso, vorrei chiedere, a nome mio e a nome del correlatore, onorevole Harbour, che la risoluzione venga rinviata in commissione e mi auguro che il pacchetto legislativo possa essere nuovamente sottoposto all’esame del Parlamento entro breve tempo.
(Ai sensi dell’articolo 69, il Parlamento decide l’aggiornamento della votazione sulla risoluzione legislativa)
⁂
Proposta di risoluzione (B5-0193/2003) presentata dalla baronessa Sarah Ludford, a nome della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, sui progressi compiuti nel 2002 nell’attuazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia (articoli 2 e 39 del TUE)
(Il Parlamento approva la risoluzione)
⁂
Proposta di risoluzione comune(1) sui risultati del Consiglio europeo (Bruxelles 21/22 marzo 2003)
(Il Parlamento respinge la proposta di risoluzione comune)
⁂
Proposta di risoluzione (B5-0195/2003) presentata dall’onorevole Daniel Marc Cohn-Bendit e altri, a nome del gruppo Verts/ALE, sulla situazione in Iraq
(Il Parlamento respinge la proposta di risoluzione)
⁂
Proposta di risoluzione (B5-0198/2003) presentata dagli onorevoli Enrique Barón Crespo e Jannis Sakellariou, a nome del gruppo PSE, sulla situazione in Iraq
(Il Parlamento respinge la proposta di risoluzione)
⁂
Proposta di risoluzione (B5-0200/2003) presentata dall’onorevole Charles Pasqua e altri, a nome del gruppo UEN, sull’Iraq
(Il Parlamento respinge la proposta di risoluzione)
⁂
Proposta di risoluzione (B5-0201/2003) presentata dall’onorevole Hans-Gert Poettering e altri, a nome del gruppo PPE-DE, sulla situazione in Iraq
(Il Parlamento respinge la proposta di risoluzione)
⁂
Proposta di risoluzione (B5-0203/2003) presentata dall’onorevole Francis Wurtz, a nome del gruppo GUE/NGL, sulla situazione in Iraq
(Il Parlamento respinge la proposta di risoluzione)
⁂
Proposta di risoluzione (B5-0206/2003) presentata dall’onorevole Graham R. Watson, a nome del gruppo ELDR, sulla situazione in Iraq
(Il Parlamento respinge la proposta di risoluzione)
⁂
Relazione (A5-0061/2003) dell’onorevole Kathleen Van Brempt, a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, verso una strategia tematica per l’uso sostenibile dei pesticidi [2002/2277(INI)]
(Il Parlamento approva la risoluzione)
⁂
Proposta di risoluzione (B5-0192/2003) presentata dall’onorevole Struan Stevenson, a nome della commissione per la pesca, sulla modifica del regolamento (CE) n. 2561/2001 del Consiglio, volto a promuovere la riconversione dei pescherecci e dei pescatori che, fino al 1999, dipendevano dall’accordo di pesca con il Marocco
(Il Parlamento approva la risoluzione)
⁂
Relazione (A5-0048/2003) dell’onorevole Diemut R. Theato, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul Libro verde della Commissione sulla tutela penale degli interessi finanziari comunitari e sulla creazione di una procura europea [COM(2001) 715 – C5-0157/2002 – 2002/2065(COS)]
(Il Parlamento approva la risoluzione)
Presidente. – Con questo si conclude il turno di votazioni.
Andersen, Bonde e Sandbæk (EDD),per iscritto. – (DA) Lo JuniBevægelse vota contro l’istituzione di un sistema di sorveglianza e di verifica per il tonno. Lo scopo della proposta è ottemperare agli obblighi internazionali che l’Unione europea si è assunta conformemente al diritto comunitario, ai quali ci opponiamo con tutte le nostre forze.
Va tuttavia sottolineato che siamo favorevoli all’introduzione di disposizioni volte a proteggere i delfini e altre specie minacciate, a condizione che ciò non avvenga sotto gli auspici dell’Unione europea. Ogni singolo Stato membro dovrebbe per quanto possibile sforzarsi, attraverso la cooperazione internazionale e regionale, di promuovere la conservazione e la protezione delle specie minacciate.
Fatuzzo (PPE-DE). – Signor Presidente, vedo tra il folto pubblico delle pensionate e dei pensionati. E’ proprio a loro che pensavo quando ho votato per l’incorporazione di un quadro finanziario nel Trattato di adesione, perché l’obiettivo mio personale e del Partito dei pensionati è che anche nei paesi candidati ci siano delle pensioni sicure, che permettano alle persone anziane di vivere con dignità. Mi auguro che vengano incrementate immediatamente anche le sovvenzioni per la costruzione di infrastrutture a sostegno delle industrie, per un benessere quindi di tutti i cittadini lavoratori, disoccupati e pensionati anche degli altri due Stati candidati che non entreranno nel 2004 nell’Unione europea, cioè la Romania e la Bulgaria.
Berthu (NI),per iscritto. – (FR) Abbiamo votato contro la relazione Brok, in quanto l’egoistica battaglia intrapresa dal Parlamento europeo contro il tentativo di abolire le sue prerogative in materia di bilancio lo ha portato ad assumere l’assurda posizione di impedire ai popoli di prendere una decisione che riguarda appunto il bilancio approvare il trattato anziché lasciarla ai loro rappresentanti.
E’ un risultato che dimostra con chiarezza fino a che punto l’Assemblea sia guidata da valutazioni miopi, ispirate innanzi tutto dalla sua ossessione di sottrarre potere agli Stati membri. Come ci si può aspettare che la gente sia interessata a questo tipo di dibattiti?
Questa vicenda deve anche fornirci l’occasione per mettere in discussione il fondamento delle prospettive finanziarie pluriennali stabilite con un accordo interistituzionale nel 1988, che sono estremamente ambigue. Essendo state decise a livello europeo, da allora vengono utilizzate per convincere i parlamenti nazionali che non hanno più un effettivo potere decisionale quando si tratta di fissare il contributo annuo all’Unione europea, oltre ad essere forse pregiudizievoli per lo stesso bilancio europeo, in quanto limitano le possibilità di adeguarlo annualmente in caso di necessità.
Per tutti questi motivi, se le prospettive finanziarie cadranno vittime dell’attuale crisi tra Parlamento europeo e Consiglio, non le rimpiangeremo.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) Ho accolto con soddisfazione e sostenuto questo esito del processo di conciliazione. Condivido pienamente la determinazione di migliorare la tutela della salute e della sicurezza dei consumatori, evitando, come la nuova direttiva si propone di fare, che le sostanze classificate come cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione e i prodotti che le contengono siano immessi sul mercato per essere utilizzati dal pubblico in generale. Infatti, come sappiamo, la “commercializzazione” comporta l’ulteriore responsabilità di garantire che un prodotto soddisfi gli scopi ai quali è destinato senza compromettere la salute e la sicurezza pubbliche (delle persone e dei beni). E’ un termine che suscita nel pubblico in generale la convinzione che determinati prodotti siano “degni di fiducia”. Questa fiducia dovrà perciò essere sostenuta mediante l’individuazione e l’elencazione di tali prodotti o sostanze, una misura proposta dalla Commissione che da parte mia accolgo con favore – tenendo presente che la nuova strategia dell’Unione europea in materia di prodotti chimici comporterà la registrazione di circa 30 000 sostanze –, nonché mediante una valutazione preliminare dei rischi insiti in ciascuna sostanza. Il controllo, la registrazione e la manipolazione di prodotti e sostanze chimiche dovrebbero essere disciplinati da una serie di norme chiare, di facile comprensione e adeguate ai fini per i quali è destinato l’uso di tali prodotti.
Fatuzzo (PPE-DE). – Signor Presidente, nel cemento che si utilizza per le costruzioni, come ci ha spiegato questa relazione, c’è il cromo IV, il quale provoca malattie professionali – note a tutti i muratori – che si chiamano dermatiti da cemento. Non potevo quindi non votare a favore di questa direttiva che limita e cerca di diminuire la pericolosità del lavoro dei muratori che costruiscono quanto abbiamo attorno a noi. Come rappresentante del Partito dei pensionati voglio però insistere perché in Europa si approvi una direttiva che diminuisca le ore di lavoro – per attività lavorative nocive, come quelle dei muratori – affinché si abbiano meno malattie professionali.
Moreira da Silva (PPE-DE),per iscritto. – (PT) Pur comprendendo la necessità di applicare il principio di precauzione in modo da ridurre i rischi insiti nel contatto del cromo con la pelle dei lavoratori del settore dell’edilizia e dell’industria del cemento, ritengo che la proposta di direttiva in esame non fornisca la migliore garanzia in tal senso, in primo luogo in quanto non si è tenuto sufficientemente conto dei risultati del precedente regolamento (CE) n. 2001/60. In secondo luogo, la proposta non è basata su metodi armonizzati di determinazione dei livelli di cromo, e pertanto potrebbe creare distorsioni della concorrenza e ridurre le garanzie per i lavoratori. In terzo luogo, essa stabilisce una deroga inaccettabile per il cemento sfuso. Sappiamo che la mancanza di obiettività nell’applicazione del principio di precauzione ha dato luogo a innumerevoli casi di non conformità. Il mio timore è che questo possa accadere anche con il regolamento in esame.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) Come ho detto ieri durante la discussione, ritengo accettabile uno degli elementi esaminati. Il primo emendamento alla direttiva riguarda il nonilfenolo (NP) e il nonilfenolo etossilato (NPE) utilizzati nella fabbricazione di alcuni materiali e chiarisce in modo inequivocabile che, tenuto conto che l’NP e l’NPE tendono ad accumularsi in modo pericoloso negli organismi viventi, la direttiva quadro 2000/60/CE in materia di acque classifica gli NP come “sostanze pericolose prioritarie”; pertanto, partendo dal presupposto che vengono commercializzate e utilizzate enormi quantità di NP o NPE, il loro rilascio nell’ambiente dev’essere rigorosamente limitato.
Le riserve da me nutrite riguardavano invece il secondo emendamento alla direttiva, relativo all’utilizzo del cromo esavalente (o cromo VI) nel cemento e nei preparati del cemento.
Oggi, essendo stato approvato il primo blocco di emendamenti ed eliminato di conseguenza il secondo blocco proveniente dalla commissione parlamentare competente, accolgo con favore gli sforzi compiuti dai vari deputati per trovare un’intesa, che spiegano il netto cambiamento di orientamento. E’ un fatto estremamente positivo, in grado di attenuare o eliminare le resistenze residue che potrebbero ancora sussistere. Tuttavia, adesso che si sono svolte alcune votazioni parziali e poiché il ritmo delle votazioni in seduta plenaria non ci consente di conoscere subito l’equilibrio complessivo del testo finale del Parlamento, ho deciso di astenermi ...
(Testo abbreviato conformemente all’articolo 137, paragrafo 1, del Regolamento)
Ahern (Verts/ALE). – (EN) Signor Presidente, vorrei congratularmi con il relatore. Da tempo sosteniamo la necessità di sviluppare la ricerca sui metodi clinici nella lotta contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi nei paesi in via di sviluppo. Gran parte delle speranze dei paesi poveri, che attualmente costituiscono la parte del pianeta che sta pagando il più alto tributo in termini di decessi e sofferenze legati all’HIV/AIDS, alla malaria e alla tubercolosi, dipende dalla nostra capacità di offrire fondi per la ricerca e farmaci efficaci, facili da usare e a prezzi accessibili.
Accolgo con particolare favore il fatto che sarà reso disponibile un importo di 600 milioni di euro per la lotta contro queste tre malattie, cui l’Unione europea contribuirà con un finanziamento di 200 milioni di euro. E’ importante riconoscere tuttavia che, pur trattandosi di un’iniziativa estremamente apprezzabile, si tratta di un importo minimo rispetto al costo che il mondo dovrà sostenere se non si cerca di porre freno alla diffusione di tali malattie.
Fatuzzo (PPE-DE). – Signor Presidente, vedo che le mie precedenti dichiarazioni di voto sono state ascoltate da questa direttiva. In altre occasioni ho chiesto che si sommassero i danari spesi per la ricerca scientifica da ciascuno dei quindici Stati europei, in modo da non sprecare danaro e da utilizzarlo in quantità maggiore per arrivare velocemente a scoperte scientifiche utili a tutti gli europei. Con questa decisione si sommano 200 milioni di euro, messi a disposizione da ciascuno Stato membro, a 200 milioni di euro aggiunti dall’Unione europea, a 200 milioni di euro aggiunti dai privati, per delle ricerche che ci permettano di scoprire come curare meglio l’AIDS, la tubercolosi e la malaria. Con gran piacere quindi ho votato a favore di questa relazione dell’onorevole Caudron.
Martinez (NI),per iscritto. – (FR) Il ritorno dell’AIDS, della malaria e della tubercolosi è un sintomo della povertà causata in alcuni paesi dal libero scambio a livello mondiale e dall’ultraliberalismo selvaggio.
Queste tre pandemie ci hanno ricordato che il pianeta è come una navetta Columbia. Quando nel 2003 scoppia un’epidemia di polmonite atipica in Vietnam, si può morire anche a Hong Kong o in Francia, a dimostrazione del fatto che la salute è un bene pubblico mondiale
Da mesi si discute del problema in seno all’Organizzazione mondiale del commercio. Washington continua a rifiutarsi con ostinazione di concedere ai paesi poveri libero accesso ai farmaci generici. Gli Stati Uniti pongono un veto sui diritti di proprietà intellettuale e sui brevetti su molecole che possono salvare vite umane, mentre nel 2001, quando erano minacciati dall’antrace, erano del parere che si dovesse revocare il brevetto sulla ciclosporina di cui era proprietaria la Bayer.
In altre parole, il partenariato tra l’Europa e i paesi in via di sviluppo è un’iniziativa positiva, ma insufficiente. Il mondo soffre di una mancanza di immaginazione sociale. Ci si deve rendere conto che i problemi di ampia portata, quali le pandemie, l’immigrazione o la scarsità di acqua potabile, hanno carattere mondiale, mentre le soluzioni possono essere trovate a livello di singoli paesi. La sfida consiste nel prendere in esame le soluzioni a questi problemi a livello mondiale per evitare che finiscano col distruggere coloro che sono troppo miopi per andare oltre i confini del proprio paese.
Moreira da Silva (PPE-DE),per iscritto. – (PT) L’impegno a combattere le malattie trasmissibili, in particolare le malattie legate alla povertà, quali l’AIDS, la tubercolosi e la malaria, nonché a migliorare i livelli di vaccinazione e di assistenza sanitaria da parte dei paesi più sviluppati mediante il finanziamento di programmi sanitari e l’eliminazione degli ostacoli (licenze e brevetti) all’accesso ai prodotti farmaceutici con cui devono confrontarsi i paesi in via di sviluppo e delle difficoltà incontrate dai partenariati internazionali nel mettere a punto nuove generazioni di prodotti, riveste un’importanza fondamentale. Va ricordato ancora una volta che il 70 per cento delle persone affette da AIDS vive nell’Africa subsahariana e che l’AIDS, la malaria e la tubercolosi causano 5 milioni di decessi all’anno. Accolgo pertanto con favore la proposta dell’Unione europea di partecipare a programmi di ricerca di nuovi interventi clinici per lottare contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi. Tale partecipazione non può tuttavia sostituirsi ai contributi finanziari forniti dall’Unione europea a favore della lotta contro le malattie in questione. Mi congratulo con l’onorevole Caudron per il suo ottimo lavoro.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) Approvo la proposta e gli emendamenti del Parlamento in quanto ritengo che migliorino un’importante proposta della Commissione, che fornisce una risposta valida e tempestiva per risolvere un grave problema mondiale, vale a dire un programma di ricerca a lungo termine destinato a sviluppare nuovi interventi clinici per lottare contro le malattie legate alla povertà nei paesi in via di sviluppo.
Sostengo inoltre la relazione per il motivo che essa fa riferimento a una proposta della Commissione nella quale convergono contributi finanziari provenienti da fonti assai diverse quali l’Unione europea, i programmi di ricerca nazionali dei vari Stati membri partecipanti e il settore privato, coinvolgendo nel programma gli stessi paesi colpiti. L’aumento esponenziale delle risorse finanziarie investite nel presente programma rispetto a quello precedente, unitamente alla costante preoccupazione di rendere davvero accessibili alle popolazioni dei paesi in via di sviluppo i risultati della ricerca, offre al programma maggiori possibilità di essere efficace. Vorrei sottolineare tuttavia che, tenuto conto anche degli importi stanziati, questa forma di cooperazione europea rende indispensabile sottoporre l’impiego dei fondi comunitari a un rigoroso controllo.
Vairinhos (PSE),per iscritto. – (PT) La gravità delle epidemie di HIV/AIDS, di malaria e di tubercolosi e la necessità di aumentare i livelli di aiuto a livello nazionale, regionale e mondiale sono innegabili. Sono milioni le persone che muoiono ogni anno nei paesi più poveri.
Concordo sull’opportunità di sviluppare il programma nelle diverse parti, strettamente collegate e interdipendenti, in cui esso si articola: promuovere la prevenzione, incoraggiare il trattamento e rendere i farmaci essenziali economicamente più accessibili, intensificare la ricerca e lo sviluppo.
Davies (ELDR),per iscritto. – (EN) Per quanto riguarda la relazione Attwooll relativa all’asportazione di pinne di squalo (A5-0043/2003), ho votato contro l’emendamento n. 13 che prevede che le pinne di squalo e le restanti parti dell’animale siano sbarcate separatamente, in quanto una procedura del genere vanifica i tentativi di controllare il numero di squali catturati.
Il fatto che la Commissione e il Consiglio determineranno la forma finale del regolamento dovrebbe essere una consolazione, ma purtroppo non è così.
All’origine del regolamento proposto vi sono una petizione inoltrata al Commissario responsabile per l’ambiente, signora Wallström, dallo Shark Trust e un’interrogazione da me presentata in seno alla commissione per l’ambiente. Sono sicuro che il Commissario Wallström si sentirà tradita dalla DG Pesca. Il fatto che un funzionario dell’Unità conservazione di tale Direzione generale possa liquidare le preoccupazioni dicendo “devo fidarmi molto di più dell’opinione dell’industria della pesca se può servire a consentirle di ottenere buoni profitti dagli sbarchi” mi induce a pensare che egli abbia una strana idea di conservazione. Forse il Commissario Fischler dovrebbe affidargli il compito di ispezionare i mattatoi.
I cittadini europei che vogliono proteggere le specie ittiche dall’estinzione non possono fidarsi di una Direzione generale della Commissione che sembra essersi venduta l’anima per servire gli interessi del settore spagnolo della pesca.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (EN) Ho votato a favore della relazione.
Pur rispettando il gusto personale e le tradizioni gastronomiche di talune comunità e gruppi etnici, che ovviamente meritano la massima considerazione, esistono tuttavia requisiti minimi per la cattura e la preparazione delle specie volte a soddisfare tali gusti o appetiti.
La pratica di asportare le pinne di squalo e di ributtare in mare il resto del corpo, talvolta quando l’animale è ancora vivo, è da considerarsi una minaccia per la sopravvivenza di alcune specie di squalo e può essere qualificata una barbarie del tutto incompatibile con i principi e le dichiarazioni sostenuti nel corso di tutto il processo di integrazione europea.
La relazione presentata dall’onorevole Attwooll (ELDR, UK), a nome della commissione per la pesca, accoglie favorevolmente la proposta della Commissione per un regolamento volto a vietare tale pratica e pertanto non può che avere tutto il mio appoggio.
- Relazione Harbour e Medina Ortega (A5-0069/2003)
Fatuzzo (PPE-DE). – Signor Presidente, l’emendamento n. 2 al considerando 2 ter della relazione degli amici onorevoli Harbour e Medina Ortega sopprime il coefficiente correttore della pensione in funzione del luogo di residenza del titolare della stessa, in modo che, al versamento di pari contributi, corrispondano pari prestazioni pensionistiche. Questo è un principio di sana economia che vorrei venisse applicato in tutta Europa. Purtroppo, come sappiamo, in alcuni Stati, non ultimo l’Italia, vi sono cittadini che non hanno pagato nulla e riscuotono la medesima pensione di cittadini che hanno pagato parecchi contributi. Ecco: l’esempio dell’Europa venga seguito da tutti i quindici Stati membri!
Alyssandrakis (GUE/NGL),per iscritto. – (EL) Con la proposta di riforma dello statuto dei funzionari, l’Unione europea è chiamata ad applicare al suo interno le scelte generali compiute dalle grandi imprese, in quanto essa promuove i tagli nei servizi pubblici e attacca i diritti dei lavoratori.
Gli sforzi compiuti per diminuire retribuzioni e indennità, imporre nuove tasse e ridurre drasticamente le pensioni ed i diritti alla pensione fanno tutti parte dell’attacco ai diritti dei lavoratori.
In un contesto di riduzioni del ruolo dei servizi pubblici e di un particolare tipo di padronato più forte che servirà gli interessi dei gruppi privati, delle grandi imprese e delle famiglie politiche più potenti vengono promossi l’abolizione dei servizi e un aumento dei favoritismi e della dipendenza.
In maggioranza i dipendenti e l’organizzazione sindacale delle varie Istituzioni dell’Unione europea sono contrari alla proposta del Commissario Kinnock, il quale tuttavia usa i soliti trucchi, con la connivenza di alcuni capi dell’organizzazione sindacale, nel tentativo di sferrare un colpo decisivo al servizio pubblico europeo e di dare il buon esempio alle amministrazioni pubbliche nazionali.
Sosteniamo le giuste richieste dei lavoratori e del loro movimento. Riteniamo che il Parlamento europeo debba accettare l’idea che la questione richiede la procedura di codecisione e che non debba consentire alla Commissione e al Consiglio di adottare decisioni senza alcuna forma di controllo su una materia che, oltretutto, riguarda anche il corretto funzionamento del Parlamento.
Andersson, Färm, Hedkvist Petersen, Karlsson, Sandberg-Fries, Theorin (PSE),per iscritto. – (SV) Vorremmo cogliere l’occasione per spiegare i motivi per cui abbiamo votato contro l’emendamento n. 58 all’allegato II, punto 4 e l’emendamento n. 59 all’allegato II, punto 34.
Non riteniamo che la questione della posizione degli assistenti debba essere affrontata nel quadro della relazione sullo statuto dei funzionari delle Comunità europee e del regime applicabile agli altri agenti di dette Comunità, ma siamo del parere che debba essere discussa nel contesto di uno statuto degli assistenti o nei dibattiti sullo statuto dei deputati.
A nostro avviso, il miglioramento e il chiarimento delle condizioni di impiego degli assistenti è un problema importante, ma non crediamo che debba essere discusso nell’ambito della relazione in esame. Nutriamo dubbi anche sulla pertinenza dell’emendamento n. 58 e sulla sua idoneità a salvaguardare gli interessi degli assistenti. Riteniamo pertanto che la questione debba essere analizzata in modo più approfondito e discussa separatamente in un momento successivo.
Blak, Frahm e Krarup (GUE/NGL),per iscritto. – (EN) Abbiamo votato contro l’emendamento n. 64 anche se è volto a creare un sistema “meno ineguale” per i dipendenti del Parlamento. In generale vogliamo che il personale abbia gli stessi diritti per quanto riguarda la retribuzione, pertanto avremmo potuto votare a favore dell’emendamento se il 16 per cento fosse stato concesso a tutti i nuovi membri del personale a prescindere dall’origine.
Bonde e Sandbæk (EDD),per iscritto. – (DA) Votiamo contro l’emendamento in quanto siamo in linea di massima contrari al fatto che l’indennità di dislocazione non venga concessa a tutti i dipendenti per il motivo che non viene erogata ai dipendenti residenti in Belgio all’inizio del loro rapporto di lavoro.
Condividiamo il contenuto dell’emendamento n. 64 e avremmo votato a favore se avesse previsto la concessione dell’indennità di dislocazione a tutti i dipendenti.
Meijer (GUE/NGL),per iscritto. – (NL) Il Consiglio ha il potere di formulare una proposta diversa da quella che la Commissione e il Parlamento avevano in mente dopo che il Parlamento l’aveva approvata in seconda lettura. E’ pertanto un’idea sensata accogliere per il momento una proposta modificata, ma non la risoluzione legislativa. In ogni caso, sono insoddisfatto delle proposte per quattro motivi. Il primo è che coloro che hanno un’esperienza pratica, ma non dispongono della formazione necessaria sono esclusi da questi posti di lavoro fin dall’inizio. Il secondo è che il numero di funzionari viene ridotto e il numero di contratti di lavoro con una posizione giuridica peggiore può aumentare fino a due terzi della forza lavoro. Il terzo è che non esiste ancora alcuna disposizione soddisfacente per la tutela di coloro che con le loro denunce intendono portare alla luce i casi di corruzione nell’organizzazione. Il quarto è che anche i problemi relativi alle pensioni restano irrisolti. E’ un fatto negativo che le accuse di molestie sessuali possano comportare una punizione per coloro le cui accuse si dimostrino infondate. Un fatto positivo è che d’ora in poi i dipendenti dovranno solo comunicare la loro intenzione di pubblicare documenti, senza chiedere una previa autorizzazione. Le votazioni in seno alla commissione giuridica e per il mercato interno si sono svolte così tardi che è rimasto solo un giorno per presentare gli emendamenti prima della seduta plenaria. Non mi sembra che questo si possa definire un serio processo decisionale.
- Risoluzione sui risultati del Consiglio europeo
Fatuzzo (PPE-DE). – Signor Presidente, debbo dire che ho preso un po’ di sonno, durante le votazioni, e, nel sonno, ho visto che i quindici capi di governo, riuniti a Bruxelles per questo Consiglio europeo, discutevano animatamente tra loro. Uno di loro diceva agli altri: “Per risolvere il bilancio delle pensioni, dovete fare come abbiamo fatto e facciamo in Italia. Noi, in Italia, per scegliere il Ministro delle finanze gli facciamo una visita medica: una radiografia al torace per vedere se ha il cuore di pietra; una visita dall’oculista per vedere se ha le pupille quadrate per far quadrare il bilancio; un esame del sangue per vedere se resiste all’alcool perché, ogni volta che muore un pensionato, si va a brindare in certe stanze del governo. L’abbiamo trovato, e così ora siamo tranquilli. Fate anche voi come abbiamo fatto noi!”
Bastos (PPE-DE),per iscritto. – (PT) La risoluzione parte dal presupposto, da me condiviso, che è necessario riorientare la strategia di Lisbona per garantire che gli Stati membri e i paesi candidati raggiungano i loro obiettivi entro il 2010.
Nonostante i passi avanti compiuti nella creazione di posti di lavoro e nella riduzione della disoccupazione, i progressi della strategia sono stati molto lenti. Per questo motivo, è indispensabile che gli sforzi di tutti gli Stati membri e dell’Unione europea si concentrino su quattro obiettivi prioritari.
Primo: favorire l’ulteriore crescita dell’occupazione e della coesione sociale sostenendo la strategia europea per l’occupazione riveduta, creando una task force per l’occupazione e riformando le pensioni.
Secondo: stimolare la promozione dell’innovazione e lo spirito imprenditoriale, favorendo la creazione di imprese innovative, aumentando gli investimenti in questi settori e tenendo presente il ruolo fondamentale svolto dalle PMI nella creazione di posti di lavoro.
Terzo: promuovere l’interconnessione in Europa e l’approfondimento del mercato interno eliminando tutti gli ostacoli al suo miglioramento.
Quarto: garantire la protezione dell’ambiente associata alla creazione di posti di lavoro, investendo in tecnologie pulite e intraprendendo azioni ambientali.
Anche se attraversiamo un periodo di stagnazione economica e di incertezze politiche non possiamo permettere che vengano perse di vista tali priorità.
(Testo abbreviato conformemente all’articolo 137, paragrafo 1, del Regolamento)
Berthu (NI),per iscritto. – (FR) Il Consiglio di Bruxelles ha eliminato dall’ordine del giorno il discorso di Valéry Giscard d’Estaing, Presidente della Convenzione, per il motivo che era più urgente trattare la questione dell’Iraq, anche se, in realtà, il Consiglio non ha neppure discusso quest’argomento, per evitare di esacerbare le divisioni esistenti.
E’ il caso di chiedersi se il rinvio del discorso del Presidente della Convenzione non possa essere indice di profonde tensioni, per due motivi.
Il primo riguarda, com’è ovvio, la crisi irachena, che dimostra l’impossibilità di una politica estera unica e che probabilmente porterà alla formazione di almeno due Europe, con una frattura verticale o orizzontale. Questa possibilità attualmente non rientra tuttavia nei piani della Convenzione, in larga misura ancora improntati al modello unitario.
Il secondo motivo è legato alla presenza, o all’assenza, dei paesi candidati alle riunioni del Consiglio. E’ vero che tali paesi non sono ancora membri, ma si può discutere la Convenzione senza di loro? Se sì, non si dovrebbe dire loro chiaramente che saranno firmatari a pieno titolo del futuro Trattato cosiddetto “costituzionale”, vale a dire che questo Trattato potrà essere concluso solo dopo il 1o maggio 2004, quando saranno diventati membri? Questa è la nostra posizione.
Ferrer (PPE-DE),per iscritto. – (ES) Il contesto economico sempre più aperto e competitivo in cui deve operare oggi il mondo imprenditoriale e la necessità di promuovere una forma di crescita economica in grado di garantire l’occupazione e il benessere sociale dei cittadini, giustifica pienamente la strategia e gli accordi che il Consiglio europeo ha adottato per imprimere nuovo slancio a tale strategia. Gli accordi avrebbero dovuto essere molto più ambiziosi in termini di ambito proposto e di settori interessati, tenuto conto dei ritardi accumulati nell’applicazione delle misure concordate a Lisbona. Per questo motivo, ho votato a favore della risoluzione, pur deplorando il fatto che essa non includa un riferimento alla necessità di garantire l’accesso ai mercati dei paesi terzi su una base di reciprocità e nel pieno rispetto delle norme che disciplinano il commercio internazionale, aspetto, questo, che ritengo fondamentale. Per mantenere e migliorare l’occupazione le misure proposte avranno scarsa efficacia, per quanto necessarie esse siano, se le imprese europee non saranno in grado di esportare a causa della concorrenza sleale nel campo del commercio estero che l’Unione europea ha l’obbligo di tenere sotto controllo.
Korakas (GUE/NGL),per iscritto. – (EL) Il Vertice di Bruxelles non ha detto una sola parola, neppure di mite condanna, sul crimine commesso contro il popolo iracheno ed ha rivolto la sua attenzione alla guerra imperialista unicamente per esprimere i propri timori sul fatto che possa provocare un crollo dei profitti delle grandi imprese e per proporre misure preventive atte a intensificare un attacco che non è certo appoggiato dalla base.
Nel nome degli “obiettivi di Lisbona”, che sono ingannevoli in quanto in realtà contrari agli interessi dei cittadini comuni, il Vertice ha deciso di promuovere misure e politiche, per favorire la competitività e l’imprenditorialità, che mettono a repentaglio l’occupazione e i diritti sociali, assicurativi e pensionistici.
Sono stati forniti orientamenti per estendere e ampliare le forme di occupazione a tempo parziale e temporanea, i sistemi di agenzie di collocamento e i rapporti di lavoro flessibili, abolendo in sostanza gli accordi collettivi, riducendo ulteriormente la spesa sociale, affidando la ricchezza delle persone al capitale privato, “liberalizzando” il settore pubblico e i sevizi di pubblica utilità e incoraggiando la trasformazione in merci della sanità e dell’assistenza sanitaria e la privatizzazione dei sistemi assicurativi.
E’ ovvio che è un’illusione pensare che i lavoratori si lascino distrarre da false promesse e abili espedienti verbali. Sono loro che subiscono la morsa della recessione, la continua erosione dei redditi e la riduzione del tenore di vita. Stanno organizzando ed intensificando la lotta contro le scelte che vengono compiute dalle grandi imprese e dall’Unione europea. Il numero di manifestazioni dei gruppi di base radicali aumenta sempre più e l’ondata di opposizione alle crudeltà del capitalismo sta crescendo in ogni Stato membro dell’Unione europea.
Krivine e Vachetta (GUE/NGL),per iscritto. – (FR) Siamo chiamati a pronunciarci sull’esito del Consiglio europeo sulla strategia di Lisbona. Abbiamo modo di constatare che ancora una volta i capi di Stato e di governo seguono l’ideologia liberale dell’integrazione europea. Lo scopo del Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 era creare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo, in grado di favorire una crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell’occupazione e da una maggiore coesione sociale. A tre anni di distanza tali risultati sono lungi dall’essere stati conseguiti. In un momento in cui in Europa si moltiplicano i piani di licenziamento, in cui la crescita nella zona dell’euro rallenta – 1 per cento anziché il previsto 1,8 per cento – e in cui si stringe la morsa del Patto di stabilità e di crescita, i Quindici continuano a liberalizzare le ferrovie, il settore dell’energia e dell’aviazione, a deregolamentare la previdenza sociale e a rendere più flessibile il mercato del lavoro. Per questo motivo, ci rifiutiamo di avallare le conclusioni del Consiglio.
Oggi vi è l’urgente necessità di invertire tali tendenze e di favorire un aumento della democrazia e del controllo da parte dei cittadini, dei servizi pubblici, di una protezione sociale basata sulla solidarietà e dell’uguaglianza tra uomini e donne, tra cittadini e immigrati.
Moreira da Silva (PPE-DE),per iscritto. – (PT) La dimensione ambientale non è stata ancora sufficientemente integrata nella strategia di Lisbona. Ritengo pertanto che la Commissione europea e gli Stati membri debbano far sì che, prima del Vertice della primavera 2004, si raggiungano tre obiettivi: in primo luogo, ampliare l’elenco degli indicatori strutturali che serve come base per valutare i risultati ottenuti dagli Stati membri, includendo nuovi indicatori ambientali per valutare la situazione europea in settori quali le risorse idriche, la biodiversità, la degradazione del suolo, l’inquinamento chimico e la sicurezza alimentare. In secondo luogo, è necessario aggiornare la strategia europea per lo sviluppo sostenibile alla luce degli impegni assunti alla Conferenza di Johannesburg e creare meccanismi di controllo per valutare il rispetto da parte dell’Unione europea degli obiettivi mondiali. In terzo luogo, anche per quanto riguarda l’ambiente, la strategia di Lisbona deve prevedere un autentico piano d’azione, che comprenda politiche, obiettivi e calendario di attuazione. Molti di tali obiettivi sono stati discussi in varie occasioni nel corso di vertici europei, ma negli ultimi tempi sono stati accantonati. E’ giunto il momento di includerli nella strategia di Lisbona.
- Risoluzione sull’Iraq
Berthu (NI). – (FR) Signor Presidente, oggi, ottavo giorno di intervento in Iraq, vorrei esprimere la mia tristezza per le sofferenze della popolazione civile colpita da questo conflitto. Ritengo nondimeno necessario ricordare che il regime di Saddam Hussein ha portato direttamente a questo risultato con i massacri che ha perpetrato, con le armi di distruzione di massa e con le sue incessanti tattiche dilatorie in risposta alle richieste di disarmare e di cambiare atteggiamento. Tutt’oggi continua ad aggravare la sua situazione con la strategia di attirare gli scontri nelle città, per prendere in ostaggio la popolazione e utilizzarla come scudo umano.
Come ho già affermato, il modo in cui sono state condotte le discussioni in seno alle Nazioni Unite nei mesi passati è fonte di rammarico. Oggi, tuttavia, dobbiamo esprimere solidarietà ai nostri alleati, le cui truppe stanno combattendo sul terreno e, vorrei dirlo proprio in questa sede, ai nostri colleghi deputati britannici. Come il Consiglio di Bruxelles dello scorso 20 marzo, ci auguriamo che da questa guerra esca un Iraq libero e sovrano, il cui regime non costituisca più una minaccia né per i suoi vicini né per la sua popolazione.
Fatuzzo (PPE-DE). – Come ho votato per il grave, gravissimo problema dell’Iraq? Be’, signor Presidente, questa notte ho dormito molto bene e ho fatto ancora una volta un sogno. C’era un ring di pugilato: i due pugili erano il Presidente George W. Bush e il Presidente Saddam Hussein; l’arbitro era il Segretario generale dell’ONU Kofi Annan e miss Europa era la pin-up che, in minigonna, faceva vedere il cartello con su scritto “Primo Round”. Bush veniva messo immediatamente al tappeto da Saddam Hussein e perdeva tra gli applausi di tutti i pacifisti del mondo. Questo – vedere Bush al tappeto – mi ha impietosito e quindi ho pensato bene di correre in aiuto del cow-boy e di votare in modo da esprimere solidarietà nei confronti degli Stati Uniti d’America che hanno salvato, in passato, l’Europa dai dittatori.
Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, mi rammarico che l’Assemblea non sia riuscita ad adottare una posizione chiara sull’Iraq. Vorrei quindi dichiarare la mia posizione affinché sia messa a verbale. Considero questa guerra illegale, immorale e controproducente dal punto di vista politico. Ritengo altresì che si debba utilizzare l’attuale crisi di politica estera e di sicurezza per far sì che l’Europa trovi una posizione comune in materia di politica estera e di sicurezza, non contro gli Stati Uniti, ma come un partner sicuro di sé; purtroppo non abbiamo ancora questa consapevolezza, e la colpa è nostra.
Procacci (ELDR). – Signor Presidente, vivo con grande rammarico, e direi angoscia, il risultato che si è registrato oggi in quest’Aula su questa mozione. E’ drammatico constatare che, oltre al Consiglio, anche il Parlamento ha deciso di non avere voce. In questo momento quest’Aula deserta è drammaticamente il simbolo di quello che noi siamo in questa crisi internazionale che sta mostrando i suoi aspetti più atroci. Questo segno di impotenza non può non far soffrire tutti coloro che hanno sempre sperato e continuano a sperare che l’Europa sia, sul pianeta, un faro di equilibrio, di progresso, di pace e di garanzia del rispetto dei diritti dei popoli e della legalità internazionale. Nonostante non sia passata nessuna risoluzione, ci sono stati dei voti significativi: il più importante mi sembra quello che il Parlamento ha indicato a larga maggioranza per una politica di difesa ed estera comune, anche con le cooperazioni rafforzate. E’ l’unico barlume di speranza nella desolazione di un voto che non ci fa onore.
Nordmann (ELDR). – (FR) Signor Presidente, non ho il talento dell’onorevole Fatuzzo per esprimere i sentimenti che si possono nutrire per i soldati delle democrazie che stanno combattendo un nemico multiforme nel deserto, ma vorrei anch’io esprimere il mio rammarico per il fatto che il Parlamento non sia riuscito ad adottare una dichiarazione formale. Nondimeno, ci sono stati voti significativi, come ha appena affermato l’onorevole Procacci.
Ritengo che la risoluzione del gruppo dei liberali sia quella che più si avvicina a un documento che avrebbe potuto esprimere una posizione del Parlamento giacché respinge, in particolare, l’isteria che al momento emerge con fin troppa frequenza. Vorrei aggiungere che il fallimento dell’Europa, se l’Europa ha fallito – e quest’Aula vuota sembra esserne un chiaro segno – di sicuro rappresenta, per quanto riguarda i negoziati che hanno preceduto l’inizio delle ostilità, un palese fallimento del metodo intergovernativo. Il modo in cui i nostri governi hanno privilegiato le posizioni nazionali e l’idea reale o illusoria dell’interesse nazionale in luogo dell’interesse europeo dimostra che, se le crisi possono dare frutti, ciò di cui abbiamo bisogno è proprio una nuova politica estera e di sicurezza europea basata su un nuovo federalismo per il secolo appena cominciato.
Gollnisch (NI). – (FR) Signor Presidente, con la loro risoluzione comune inverosimile, verbosa, confusa, ambigua e ipocrita, i socialisti, i Verdi e i liberali si sono completamente piegati. Sono riusciti a fare l’impossibile nelle attuali circostanze: elaborare una risoluzione che non contiene un solo considerando che condanni l’aggressione militare anglo-americana né un solo articolo che ne esiga la cessazione. La loro virtuosa indignazione si rivolge solo contro le autorità irachene, alle quali viene chiesto di non utilizzare le armi in loro possesso, ma si promette di trascinarle in ogni caso dinanzi a un tribunale internazionale, il che rasenta il ridicolo. Da quando, ai sensi del diritto internazionale, distruggere una nazione con le bombe costituisce un metodo legittimo per cambiare un governo, sia pure autoritario, come peraltro tutti quelli della regione? Significa forse che tutti i meccanismi del diritto e della sicurezza collettiva possono essere violati per il capriccio di un potente? Questa è l’unica questione che avremmo dovuto sollevare oggi. Non avete voluto sollevarla. Non avete voluto una risoluzione. Questo è un giorno buio per il Parlamento.
Queiró (UEN). – (PT) Signor Presidente, le posizioni che ho adottato nelle votazioni odierne sulla crisi irachena sono tutte basate su un innegabile principio di solidarietà. Ora che la guerra è cominciata, questo dovrebbe essere il momento dell’unità, che si sia o meno d’accordo sulla guerra. Quando uno degli Stati membri, il Regno Unito, è in guerra, è nostro dovere stare al suo fianco. Se uno dei nostri alleati in seno all’Alleanza atlantica chiede la nostra solidarietà, dobbiamo stare al suo fianco, soprattutto nei momenti più difficili, in modo da poter contare sul suo aiuto quando venisse messa in pericolo la nostra sicurezza.
Coloro che considerano la risoluzione 1441 inadeguata, dovrebbero ricordare le 16 risoluzioni che l’hanno preceduta e i circa 7 000 ispettori che nel corso degli ultimi dodici anni ne hanno dedicati quasi sette a condurre ispezioni, senza alcun risultato visibile. Coloro che comunque preferirebbero continuare con le ispezioni, utilizzando la minaccia retorica dell’uso della forza, dovrebbero ricordare che la divisione della comunità internazionale palesatasi in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stata l’arma più letale che sia mai stata fornita a Saddam Hussein. A coloro che, pur in modo del tutto legittimo, si preoccupano solo delle conseguenze umanitarie di un conflitto armato – e siamo tutti preoccupati – vorrei dire che ci opponiamo alla dura realtà del popolo iracheno, che per decenni ha subito una continua e silenziosa pulizia etnica e le conseguenze devastanti di una dittatura dispotica, crudele e imprevedibile. Vogliamo tutti la pace, quanto prima possibile, ma la pace che voglio io è una pace sicura, senza le minacce del terrorismo o dell’uso di armi di distruzione di massa, una pace che significhi libertà non solo per noi, ma anche per gli iracheni, oltre che una prosperità pienamente condivisa con coloro che più ne hanno bisogno.
Alavanos (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La Presidenza greca del Consiglio afferma che sta facendo balzi da gigante per superare le ampie divergenze all’interno dell’Unione europea sull’Iraq. Dimentica delle vittime innocenti a Bagdad, dell’assedio inesorabile di Bassora e dei fiumi di sangue, parla di chi governerà l’Iraq dopo la guerra, gli Stati Uniti o le Nazioni Unite. In realtà, questo è un balzo indietro, nel XIX secolo e all’inizio del XX, quando Francia, Gran Bretagna e Spagna disputavano e mercanteggiavano per il controllo del Marocco, della Libia e dell’Egitto.
L’Unione europea non deve schermirsi di fronte a ciò che sta accadendo; deve chiedere la cessazione di questa guerra illegale, in conformità dell’articolo 11 del Trattato, che impone una politica estera conforme ai principi della Carta delle Nazioni Unite, e deve condannare il governo britannico.
Tony Blair, come sappiamo, si sta preparando a venire ad Atene tra qualche giorno, per la firma del Trattato da parte dei 10 nuovi Stati membri il 16 aprile. Farebbe meglio a rimanere dov’è. Per la popolazione greca, è persona non grata. Se decide di venire, se l’invasore dell’Iraq, macchiato di sangue, mette piede sul libero suolo greco, può essere certo che non dimenticherà mai l’accoglienza che la popolazione greca ha in serbo per lui, un’accoglienza pacifica, naturalmente, ma con un grande sventolio di bandiere e voci che si levano in coro.
Alyssandrakis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) A prescindere dal fatto che il Parlamento europeo non è infine riuscito ad approvare una risoluzione sull’Iraq, i voti espressi dalla maggioranza dei deputati sui singoli emendamenti sono indicativi del modo in cui sta affrontando questa nuova dimostrazione di barbarie imperialista.
Tutti gli emendamenti che condannano la guerra come ingiusta e illegale e invitano gli Stati membri a non fornire assistenza agli invasori sono stati respinti. In una distorsione della verità che non ha precedenti, la maggioranza dei deputati ha persino votato contro gli emendamenti che si limitavano ad affermare cose ovvie: che questa guerra è condotta senza il sostegno delle Nazioni Unite, è osteggiata dalla maggioranza dei membri del Consiglio di sicurezza e ha spinto milioni di persone a scendere in piazza in una protesta quotidiana.
Per contro, gli emendamenti approvati dimostrano che l’intero Parlamento europeo è interessato alla cosiddetta “ricostruzione” dell’Iraq, e qui si legga spartizione del bottino, e all’ulteriore militarizzazione dell’Unione europea tramite il rafforzamento della PESC.
A nostro parere, quanto più gli imperialisti americani e britannici si macchiano le mani con il sangue del popolo iracheno, tanto più cadranno le maschere dei cosiddetti imperialisti moderati europei. L’unico antagonista in grado di porre fine alla guerra e ribaltare i poteri che la sostengono è il movimento antimperialista di base.
De Keyser (PSE), per iscritto. – (FR) Ho votato contro la risoluzione di compromesso sull’Iraq, perché segna un passo indietro rispetto alla posizione adottata dal Parlamento lo scorso 30 gennaio. La nuova risoluzione non condanna l’intervento militare unilaterale senza l’avallo delle Nazioni Unite, che io considero essenziale. Alcuni deputati sembrano più sensibili al linguaggio della forza e del fatto compiuto di questa guerra che al diritto internazionale e all’opinione pubblica espressa nelle manifestazioni di piazza.
Il Parlamento europeo, in un momento in cui le bombe distruggono Bagdad e il diritto internazionale viene disatteso, si accontenta di rammaricarsi per la guerra, di dolersi del fatto che le ispezioni non siano proseguite, o di chiedere ai belligeranti di non usare armi di distruzione di massa. Senza dubbio, ciò susciterebbe la costernazione dei nostri cittadini. Piuttosto che questo misero compromesso, è meglio non adottare alcuna risoluzione.
De Rossa (PSE), per iscritto. – (EN) Vorrei mettere a verbale il mio totale aborrimento per la guerra contro l’Iraq, che costituisce una violazione del diritto internazionale e della giustizia naturale. L’azione unilaterale da parte dei governi degli Stati Unti e del Regno Unito mette a repentaglio la pace nel mondo, la stabilità regionale e l’autorità delle Nazioni Unite.
Sono profondamente deluso dal fatto che alcuni Stati membri e paesi candidati forniscano sostegno militare al conflitto. Sono ulteriormente deluso dalla posizione ipocrita adottata dal governo irlandese. Ostenta un finto impegno nei confronti della neutralità e al tempo stesso permette agli aerei militari statunitensi di utilizzare l’aeroporto di Shannon, nonostante la chiara condanna dell’azione in cui sono impiegati tali aerei da parte del popolo irlandese.
Invito il Parlamento ad esigere l’immediata cessazione di questa guerra illegale. Il Parlamento deve chiedere la convocazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, affinché assuma il controllo della situazione e incarichi il Segretario generale di prendere iniziative per porre fine alla guerra. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve inoltre autorizzare l’invio di osservatori dei diritti umani delle Nazioni Unite in tutto l’Iraq. Le autorità irachene e curde devono accordare agli osservatori pieno accesso e cooperazione per proteggere la popolazione irachena, compresa la popolazione curda nel nord dell’Iraq, ora potenzialmente a rischio di attacco da parte della Turchia.
Ducarme (ELDR), per iscritto. – (FR) La rapida cessazione delle ostilità in Iraq è vivamente auspicata, così come la necessità di contenerne il più possibile i danni collaterali. In questo contesto, siamo favorevoli ad istituire con la massima urgenza un programma umanitario, al fine di fornire aiuti alla popolazione irachena quanto prima possibile. In una prospettiva più ampia, ci attendiamo la preparazione di programmi di ricostruzione dell’Iraq sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Dobbiamo anche ottenere un impegno da parte delle autorità turche a non prendere iniziative che possano esacerbare la situazione e condurre a un nuovo conflitto nel nord dell’Iraq.
Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Nonostante la tragedia umanitaria che la guerra contro l’Iraq sta causando, la maggioranza del Parlamento europeo purtroppo non ha adottato le proposte del nostro gruppo, volte a condannare questa guerra ingiusta, illegittima e illegale, decisa a livello unilaterale, in palese violazione del diritto internazionale e contro l’opinione della maggioranza delle popolazioni di tutto il mondo.
Anche le proposte che chiedevano la fine dei bombardamenti e il ritorno alla legalità internazionale sono state respinte, così come quelle che rilevavano che la guerra in corso è un disastro per la regione nel suo insieme e per il mondo intero, perché costituisce una minaccia per la sicurezza internazionale e rischia di creare un’instabilità permanente nella regione, di provocare la frammentazione dell’Iraq e un inasprimento delle tensioni, favorendo altresì un risveglio del terrorismo.
Di conseguenza, è rimasto così poco che è preferibile mantenere la posizione adottata il 30 gennaio, in cui la maggioranza dei deputati al Parlamento europeo ha affermato la propria convinzione che le Nazioni Unite debbano rimanere al centro dell’ordine mondiale e ha esplicitamente condannato una guerra unilaterale.
Continueremo a lottare contro la guerra e ad esigerne l’immediata cessazione per amore della pace.
Howitt (PSE), per iscritto. – (EN) Mi auguravo che il Parlamento europeo compisse il suo dovere al fine di superare le divergenze tra i nostri paesi in questo momento di crisi internazionale e, come ogni deputato ragionevole di quest’Assemblea, ritengo si debba fare tutto il possibile per evitare una guerra ogniqualvolta ciò sia possibile. Tuttavia, quando viene approvato un emendamento che condanna specificamente la decisione di condurre un’azione militare già avviata e che coinvolge alcuni dei nostri paesi, mi è impossibile accordare il mio sostegno.
Gli eurodeputati avrebbero dovuto invece guardare avanti, al nostro compito comune di promuovere la cessazione più rapida possibile del conflitto con il minor numero di vittime, all’assistenza umanitaria per il popolo iracheno, e ai programmi di ricostruzione del paese posti solidamente sotto l’egida delle Nazioni Unite.
L’Europa non influenzerà realmente l’America o le vicende internazionali se non saremo in grado di risolvere le nostre divergenze ed esprimere una voce comune. Questa è la lezione da imparare dall’incapacità odierna di trovare una risoluzione comune accettabile.
Krivine e Vachetta (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Abbiamo votato contro la risoluzione comune presentata dai gruppi Verts/ALE, PSE e ELDR, per il semplice motivo che, mentre Bagdad viene distrutta dalle bombe, non si esprime alcuna condanna dell’aggressione anglo-americana. La risoluzione rivolge invece la maggior parte delle sue critiche all’Iraq e lamenta le tensioni con gli Stati Uniti. Per esempio, considera che i paesi belligeranti debbano rinunciare all’uso di una forza spropositata, che possa causare numerose vittime fra i civili. Come se questa guerra, destinata ad assicurare il controllo del petrolio iracheno all’imperialismo americano, potesse essere condotta in modo “pulito”. Il numero ufficiale di civili uccisi durante questa prima settimana ci ricorda che la realtà è ben diversa. Il dramma che si svolge in Medio Oriente merita ben altro che ipocrisia o pii desideri.
Siamo esterrefatti di constatare che una risoluzione del genere possa essere proposta da partiti che finora si sono opposti a questa guerra ingiusta, illegale e illegittima e che partecipano alle manifestazioni contro la guerra.
La nostra posizione rimane la stessa, sia nell’Aula del Parlamento europeo che nelle piazze. Le decine di milioni di persone che hanno manifestato in tutto il mondo nelle ultime settimane e che scenderanno di nuovo in piazza sabato 29 marzo ci indicano la strada per porre fine a questa guerra.
Meijer (GUE/NGL), per iscritto. – (NL) Da un anno e mezzo sappiamo che il Presidente degli Stati Uniti Bush voleva la guerra. Ora che la guerra è una realtà, molti politici sembrano aver dimenticato le loro obiezioni. Deplorano il fatto che gli Stati Uniti agiscano al di fuori delle Nazioni Unite, ma ora vogliono dimostrare di essere rimasti buoni amici con loro. Il centro dell’attenzione si è spostato sulla ridefinizione di una politica estera comune nell’Unione europea e di un’azione militare comune. Non si vuole più parlare della disastrosa situazione in cui si trova la popolazione irachena, provata da anni di guerra, isolamento e sanzioni, bensì della ricostruzione dopo la guerra. Naturalmente, nessuno verserà una lacrima se il brutale dittatore Saddam Hussein verrà destituito, fatto che sarebbe potuto avvenire molto prima se l’Europa, gli Stati Uniti e la Russia non gli avessero fornito armi. Non sappiamo se il suo successore sarà meglio per la popolazione irachena, ma di sicuro sarà meglio per la fornitura di petrolio agli Stati Uniti. I curdi vogliono la libertà, ma la possibilità di staccarsi dall’Iraq non arriverà dagli Stati Uniti. Temo che l’unico risultato di una vittoria degli Stati Uniti sarà che il governo statunitense muoverà guerra più sovente contro i regimi che considera ostili. Questo è il motivo per cui si deve porre fine a questa guerra prima che sia troppo tardi. La maggioranza che ne rifiuta la cessazione diventa complice. La migliore soluzione per loro è che non venga emesso alcun giudizio.
Muscardini (UEN),per iscritto. –Il Parlamento europeo non può, sul dramma dell’Iraq e del Medio Oriente, continuare a dividere le proprie posizioni per motivi ideologici e strumentali: molti punti, in diverse risoluzioni presentate, mantengono aperto il solco tra ciò che è posizione di parte e ciò che, invece, dovrebbe essere un messaggio politico utile al raggiungimento della pace, allo sdradicamento di una dittatura sanguinaria e ad una ricostruzione, sotto l’egida dell’ONU, per raggiungere la quale si dovrebbe, fin d’ora, cominciare a lavorare per alleviare le sofferenze dei bambini e dei più anziani.
Respingiamo, una volta di più, la faziosità di coloro che sempre e comunque si sentono rappresentanti di parte politica e che, per motivi partitici, impediscono il raggiungimento di posizioni comuni.
Ribeiro e Castro (UEN), per iscritto. – (PT) La mia posizione ha trovato sufficiente espressione nel modo in cui ho votato nelle numerose votazioni interconnesse sulle varie proposte di risoluzione.
Che nessuno affermi più che esiste “una posizione europea” sulla questione e che è stata la decisione di un particolare governo a dividere l’Unione. Il problema è estremamente serio e complesso e non si può risolvere con la demagogia o con gli Stati membri che si palleggiano la responsabilità, né si può risolvere con tentativi di ricatto o con la coercizione all’interno dell’Unione.
L’incapacità del Parlamento europeo di adottare una posizione sulla crisi irachena, segnatamente nel contesto attuale, rivela la complessità delle difficoltà reali, le quali si possono superare soltanto se esiste rispetto reciproco per la presenza e per il significato di queste differenze, dimenticando l’incresciosa irresponsabilità della sinistra, i sogni ad occhi aperti dei pacifisti e i pericolosi nuovi impulsi di un certo approccio centroeuropeo.
Qualunque cosa si affermi in merito a un cosiddetto “impero americano”, è chiaro che l’Europa non raggiungerà mai una posizione comune su questioni internazionali delicate come questa trasferendo le cattive abitudini imperialiste intraeuropee o con reazioni impulsive che tradiscono la presenza tenace di questa antica memoria.
(Testo abbreviato conformemente all’articolo 137, paragrafo 1, del Regolamento)
Scallon (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Ieri, in un dibattito sulla situazione in Iraq, un collega francese di tutto rispetto ha affermato che non era affatto il momento di discutere su chi debba essere considerato responsabile mentre uomini, donne e bambini muoiono in questa tragica guerra.
E’ ora di concentrarsi sulle esigenze umanitarie di un popolo che ha sofferto a lungo e sulla ricostruzione di questo bellissimo paese. Dobbiamo impegnarci a fornire il massimo sostegno, finanziario e di altra natura, per realizzare questo obiettivo.
A tal fine, dobbiamo assicurare che si dimostri il massimo rispetto per le diverse tradizioni religiose di questo paese e di questa antica civiltà che tanto ha dato al mondo. Le parole da sole possono fare poco per risolvere il conflitto. A coloro di noi che si sentono costretti a rimanere a guardare senza poter far niente, Papa Giovanni Paolo II, una delle voci più ascoltate al mondo, che ha sempre dimostrato apertura nei confronti della comunità musulmana, ha chiesto di digiunare e pregare per la rapida conclusione di questa guerra.
Souchet (NI), per iscritto. – (FR) Le varie proposte di risoluzione sulla situazione in Iraq sono state respinte l’una dopo l’altra dai deputati al Parlamento europeo, che non sono riusciti ad accordarsi su una chiara posizione in materia, sebbene si tratti di una questione fondamentale per tutti i cittadini.
Al pari delle altre Istituzioni europee, il Parlamento sembra quindi un eccellente esempio di contraddizione e impotenza. Ciò dovrebbe far riflettere coloro che, in seno alla Convenzione, vogliono conferire maggiori poteri all’Assemblea. Il Primo Ministro Simitis ci ha detto ieri che il Consiglio europeo di Bruxelles ha accuratamente evitato di arrivare al nodo della questione. La distribuzione dei voti di oggi in seno al Parlamento non solo annulla quella della precedente risoluzione, ma evidenzia anche l’ampiezza e la radicalità delle divergenze che separano i vari popoli d’Europa per quanto riguarda la situazione internazionale. Siamo lontani dall’obiettivo auspicato di un popolo europeo, o di una cosiddetta opinione pubblica europea, cui questo Parlamento dovrebbe dare espressione. L’incapacità di definire una posizione sull’Iraq dimostra che, sebbene il Parlamento europeo possa essere un utile forum di discussione e dibattito, esso non può diventare un’importante sede decisionale. La politica estera rimane, con tutta evidenza, appannaggio dei popoli e degli Stati nazionali che ne incarnano la volontà.
Vairinhos (PSE), per iscritto. – (PT) Mi sono astenuto dalla votazione perché la risoluzione proposta non è abbastanza chiara sulla posizione degli Stati Uniti per quanto riguarda la pratica degli attacchi preventivi.
Desidero porre in risalto la solidarietà che dobbiamo dimostrare nei confronti della popolazione irachena e dei parenti dei giovani soldati americani e britannici che sono morti in questa guerra ingiusta.
Ahern (Verts/ALE). – (EN) Signor Presidente, accolgo con favore una politica rigorosa volta a ridurre l’uso di pesticidi. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, essi sono responsabili ogni anno di numerosi casi di malattia e persino di decessi a livello mondiale e il loro impiego è costantemente aumentato. Questa legislazione ridurrà i rischi per la salute umana e per l’ambiente rappresentati dai pesticidi e mira a dimezzare i quantitativi utilizzati entro un periodo di dieci anni. Tale risultato si può ottenere solo istituendo un quadro normativo in materia di imposte e altri diritti sui pesticidi e sono favorevole alla proposta di impedire agli Stati membri di applicare aliquote IVA ridotte ai pesticidi. I produttori o gli importatori devono assumersi la responsabilità della raccolta e dello smaltimento sicuro di tutti gli imballaggi dei pesticidi, dei pesticidi scaduti e dei prodotti contenenti pesticidi ritirati dal mercato. Ridurre i livelli di sostanze attive nocive, in particolare sostituire quelle più pericolose con alternative più sicure e non chimiche, e incoraggiare un’agricoltura senza pesticidi sono obiettivi che accolgo con grande favore.
Fatuzzo (PPE-DE). – Signor Presidente, certo è un fatto positivo che l’Europa cerchi di limitare i dannosi additivi che in agricoltura vengono utilizzati per uccidere i parassiti e per rendere la frutta, gli ortaggi, i prodotti della terra più rigogliosi possibile e produrne nella maggiore quantità possibile. Ma, allora, mi domando, e non se lo domanda anche lei, Presidente, e non se lo domandano soprattutto i Verdi: perché non aumentare le ricerche e l’utilizzazione della scienza per creare organismi geneticamente modificati – gli OGM – nell’agricoltura in modo da ottenere delle piante, della frutta, dei prodotti agricoli in grande quantità e di ottima qualità, resistenti ai parassiti, che rendano inutile quindi utilizzare i veramente pericolosi pesticidi?
Andersen, Bonde, Krarup e Sandbæk (EDD), per iscritto. – (DA) Oggi abbiamo votato a favore della relazione dell’onorevole Van Brempt, ma riteniamo essenziale richiamare l’attenzione sul fatto che l’uso dei pesticidi non può mai essere considerato un’alternativa sostenibile, a prescindere dalla riduzione del loro impiego. L’uso sostenibile di pesticidi dà anzi il via libera alla diffusione di veleni.
Intendiamo fare le seguenti osservazioni sulla proposta.
I valori limite devono riguardare una molteplicità di pesticidi diversi, più i loro ingredienti.
Fattore più importante, i proventi derivanti dai diritti devono essere destinati allo smaltimento, in conformità del principio “chi inquina paga”.
Se vengono usati pesticidi in qualsiasi fase del processo di produzione, il prodotto finale dev’essere corredato di un’apposita etichetta.
Infine, dovrebbe sempre essere possibile per un paese porsi all’avanguardia e prevedere il diritto di mantenere o introdurre il divieto dell’uso di pesticidi, anche sulla base di una valutazione nazionale in termini di principio di precauzione.
Goebbels (PSE), per iscritto. – (FR) Ho sostenuto l’emendamento dell’onorevole Mulder volto a sopprimere il paragrafo 30 della relazione Van Brempt, in quanto considero ridicolo continuare ad invocare il principio di precauzione per quanto riguarda gli OGM. Da 12 anni, in diverse parti del mondo, si dimostra che è possibile ridurre l’uso dei pesticidi grazie ai miglioramenti genetici e nulla indica che gli OGM non costituiscano un’alternativa sostenibile per l’agricoltura.
L’Europa ha conosciuto la mucca pazza, i polli alla diossina e altre delicatezze del genere. Nel resto del mondo, oltre 50 milioni di ettari producono piante geneticamente migliorate con meno additivi chimici e meno pesticidi e non esiste alcuna controindicazione scientificamente provata.
Grossetête (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione. E’ essenziale ricordare che si tratta soprattutto di un problema di salute. Un numero crescente di malattie è indubbiamente legato all’impiego eccessivo di pesticidi. Dobbiamo esercitare pressioni sui diversi soggetti interessati al fine di razionalizzare e ridurre in modo significativo l’uso di pesticidi.
Per quanto possibile, si deve incoraggiare il ricorso a soluzioni alternative per la protezione delle colture. Siamo consapevoli della responsabilità di chi si dedica all’agricoltura, la cui ambizione è ottenere una qualità ottimale dei prodotti e al tempo stesso preservare il proprio stile di vita.
I rischi ambientali in questo ambito sono elevati: la qualità dell’acqua e del terreno risente gravemente dell’impiego eccessivo di pesticidi, spesso con ripercussioni drammatiche, e talvolta ancora sconosciute, sulla salute umana.
E’ indispensabile continuare la ricerca nel settore. Questo è il motivo per cui considero prematuro, allo stadio attuale della ricerca, escludere l’uso degli OGM quale metodo per la lotta contro organismi nocivi.
Un controllo rigoroso e indipendente, associato ad una proficua applicazione dei metodi innovativi, permetterà uno sviluppo ragionevole dell’agricoltura biologica.
Hyland (UEN), per iscritto. – (EN) L’obiettivo fondamentale della strategia è di ridurre l’impatto dei pesticidi sulla salute umana e sull’ambiente. I pesticidi sono prodotti costosi e gli agricoltori li usano solo se necessario. Non dobbiamo dimenticare il fatto che i pesticidi svolgono un ruolo importante nell’agricoltura moderna: l’uso efficace di pesticidi può aumentare la resa delle colture e contribuire a mantenere elevati livelli di qualità e sicurezza dei prodotti alimentari. I pesticidi svolgono un ruolo importante da questi punti di vista, che i consumatori europei ritengono essenziali.
La proposta di ridurre l’impiego dei pesticidi del 50 per cento non si basa su alcun dato scientifico. E’ una cifra campata in aria che in qualche modo dà l’impressione che l’uso dei pesticidi sia intrinsecamente sbagliato. La realtà è chiaramente diversa.
I rischi si possono ridurre al minimo in modo più efficace migliorando i controlli sulla distribuzione e l’uso dei pesticidi, oltre a sostituire le sostanze più pericolose con alternative più sicure. Anche i programmi d’istruzione e formazione svolgono un ruolo importante nell’introdurre pratiche di coltivazione alternative. In realtà, esiste di sicuro un potenziale di uso dei fondi a disposizione del secondo pilastro della PAC a tal fine.
Dobbiamo anche ricordare che un quadro normativo per la commercializzazione e l’uso di prodotti per la protezione delle colture esiste già nel diritto comunitario. Eventuali strategie future devono rimanere compatibili con il quadro esistente.
Moreira da Silva (PPE-DE), per iscritto. – (PT) L’agricoltura nell’Unione europea dipende sempre più dai pesticidi (327 000 tonnellate nel 1999). Pur comprendendo l’importanza di tali sostanze per il controllo dei parassiti, il fatto è che esistono alternative, in particolare nell’agricoltura biologica. Generalmente si ritiene che l’agricoltura non possa essere redditizia senza un uso intensivo di pesticidi, ma tale affermazione deve essere verificata includendo i costi ambientali di tutti i prodotti nel loro prezzo finale. I pesticidi comportano enormi costi per l’ambiente, come la contaminazione delle falde acquifere e la perdita di biodiversità, nonché costi per la salute umana, come le disfunzioni endocrine, l’infertilità e il cancro. Merita ricordare che, secondo l’OMS, i pesticidi sono all’origine, ogni anno, di circa 3 milioni di casi di malattia e di 220 000 decessi a livello mondiale. Accolgo quindi con favore la comunicazione della Commissione europea e la relazione dell’onorevole Van Brempt, intese a garantire una revisione della legislazione europea sull’uso di pesticidi. Nella futura legislazione, è essenziale definire obiettivi, calendari e strumenti atti a garantire la conformità con l’obiettivo di una riduzione del 50 per cento dell’uso di pesticidi nell’Unione entro il 2010.
Ribeiro e Castro (UEN), per iscritto. – (PT) Mi sono astenuto dal voto su questa relazione, pur ritenendo che nel complesso essa abbia adottato una giusta impostazione per realizzare gli ambiziosi obiettivi fissati dal Consiglio europeo di Göteborg, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, rendendolo persino un criterio di cui tenere conto in tutte le azioni comunitarie. In primo luogo, secondo il parere della commissione per l’agricoltura, “la comunicazione è basata sullo studio elaborato dalle istituzioni olandesi senza consultare le autorità di tutti gli Stati membri. In esso si riflette pertanto la problematica ambientale di un determinato sistema produttivo, senza che le misure previste siano del tutto adeguate alle peculiarità delle varie regioni europee”.
Ritengo, tuttavia, che la relazione si spinga troppo in là e sia poco realistica quanto ad alcuni dei prodotti che propone di vietare e, per quanto riguarda l’uso di meccanismi di prelievo fiscale, l’imposizione di diritti come deterrente, ho fortissime riserve in merito alla logica della tassazione a livello comunitario che, come sappiamo, esula dalla sfera delle competenze e dei poteri dell’Unione europea. Dissento anche sui riferimenti intesi ad includere gli OGM in questa disposizione, perché, data la loro natura specifica, essi dovrebbero essere trattati separatamente.
Tuttavia, accolgo con favore la proposta della relatrice di creare banche dati nazionali a fini di controllo, che contengano tutte le alternative non chimiche disponibili…
(Testo abbreviato conformemente all'articolo 137, paragrafo 1, del Regolamento)
- Risoluzione sull’accordo di pesca con il Marocco
Andersen, Bonde e Sandbæk (EDD), per iscritto. – (DA) Votiamo a favore della risoluzione, nonostante il fatto che, in linea di principio, non riteniamo che la questione riguardi l’Unione europea. Poiché i limiti sono già all’interno dell’Unione e si tratta di modificare regolamenti già esistenti, non voteremo contro la possibilità dei membri degli equipaggi di beneficiare degli aiuti cui hanno diritto.
Fatuzzo (PPE-DE). – Come penso sappia, signor Presidente, sono qui perché sono stato votato dai pensionati nella lista del Partito dei pensionati in Italia. Debbo dire che, pur non essendo questo uno degli argomenti di cui di consueto parlo alle pensionate e ai pensionati, io e il Partito dei pensionati siamo favorevoli, sì, a una procura europea, ma solamente dopo che ci saranno un codice penale europeo e un codice di procedura penale europea. Ho sentito un deputato italiano dire a un altro deputato italiano: “Ma perché siamo contro la procura europea?” “Ma è naturale! Le procure, in Italia – che noi tanto lamentiamo essere, a volte, troppo di parte – sono sicuramente migliori delle procure europee e dei procuratori europei che verrebbero da questa direttiva!” Pertanto ho ritenuto di adeguarmi, perché la sicurezza della giustizia è sicuramente la più importante garanzia per qualunque cittadino, in qualunque parte del mondo.
Andersson, Färm, Hedkvist Petersen, Karlsson, Sandberg-Fries (PSE), per iscritto. – (SV) Abbiamo votato a favore della relazione volta a creare una procura europea. E’ importante che esista una procura soprannazionale in grado di tutelare gli interessi finanziari dell’Unione. Troppo spesso il sistema attuale è all’origine di problemi dovuti alle diverse norme in vigore negli Stati membri. E’ dunque necessaria una procura europea che possa condurre in modo efficace la lotta contro le frodi ai danni degli interessi finanziari dell’Unione.
E’ prematuro esprimere un parere in merito alle norme precise da applicare a tale procura, ma siamo incoraggiati dal fatto che il dibattito è cominciato. Tuttavia, ora è importante sottolineare che la procura europea potrà solo occuparsi della tutela degli interessi finanziari dell’Unione europea e di nient’altro al di fuori di essi.
Berthu (NI), per iscritto. – (FR) Abbiamo votato contro la relazione Theato, perché l’istituzione di una procura europea servirebbe soprattutto ad aumentare i poteri di Bruxelles.
L’obiettivo senza dubbio spiega l’incredibile determinazione della Commissione ad ottenere l’approvazione della proposta. L’aveva già presentata alla Conferenza intergovernativa incaricata di redigere il Trattato di Nizza, la quale ha respinto l’offerta. I governi hanno poi scelto la soluzione molto più ragionevole di Eurojust, in altre parole, la soluzione di una migliore cooperazione tra i sistemi giudiziari nazionali, senza carattere soprannazionale.
Oggi la Commissione torna alla carica con un Libro verde, e naturalmente il Parlamento europeo la segue a ruota. Purtroppo per loro, il gruppo di lavoro competente della Convenzione non ha adottato questa proposta, a causa di forti divisioni. Nessun problema! Il Praesidium se ne è occupato di sua iniziativa e l’ha inserita d’ufficio nel suo progetto di Costituzione europea.
Dietro questa determinazione ancora una volta si cela una semplice lotta per il potere. Agli occhi dei federalisti, la procura europea avrebbe il vantaggio principale di permettere l’accesso ai sistemi giuridici nazionali e dare il via a una serie di riforme, sino ad ottenere la piena integrazione. Noi, al contrario, dobbiamo promuovere l’idea di una rete di sistemi nazionali che cooperino tra loro.
Cederschiöld, Grönfeldt Bergman, Stenmarck e Wachtmeister (PPE-DE), per iscritto. – (SV) Quelli di noi che fanno parte della delegazione dei moderati desiderano chiarire che siamo favorevoli all’istituzione di una procura per i reati ai danni degli interessi finanziari comunitari. Tuttavia, non possiamo sostenere l’istituzione di un procuratore generale europeo dotato di poteri più ampi.
Morgan (PSE), per iscritto. – (EN) Il partito laburista in seno al Parlamento europeo ritiene che, in quanto eurodeputati, abbiamo il dovere di proteggere il denaro dei contribuenti europei.
Riteniamo che la frammentaria impostazione con cui si affrontano le frodi all’interno dell’Unione europea sia inadeguata e, pur convenendo sull’istituzione di Eurojust, OLAF, sul rafforzamento della Corte dei conti e della legislazione antifrode, non siamo convinti che queste misure rispondano al problema di perseguire le frodi a livello di Unione europea.
Il ruolo del pubblico ministero europeo deve limitarsi rigorosamente alla tutela degli interessi finanziari dell’Unione. Non crediamo nell’istituzione di uno spazio europeo della giustizia.
Il ruolo del pubblico ministero europeo dev’essere di coordinare l’azione penale, ma l’azione penale stessa dev’essere demandata agli Stati membri, che devono avere l’obbligo di esercitarla.
Nonostante le riserve su alcuni contenuti del Libro verde, riteniamo importante prevedere la possibilità di istituire una procura europea prima che abbia luogo l’allargamento, con le ulteriori complicazioni di perseguire le frodi in altri dieci paesi.
Se intendiamo seriamente tutelare gli interessi finanziari dell’Unione, dobbiamo riconoscere che il sistema attuale non funziona e, finché non sarà proposta un’alternativa, dobbiamo dar seguito al contenuto di questa relazione.
Muscardini (UEN),per iscritto. – La proposta di una procura europea, alla luce dei lavori che la Convenzione sta svolgendo sui temi della giustizia e della sicurezza, rischia di aumentare il divario tra posizioni diverse già emerse all’interno della Convenzione stessa.
La necessità di un organismo comunitario per affrontare e dirimere lo specifico problema delle frodi comunitarie può essere risolto attraverso EUROJUST, il cui potenziamento risulta, sempre di più, una necessità evidente.
Per questo motivo, condividendo lo spirito di una parte della proposta, e cioè la necessità di uno strumento comunitario, non siamo d’accordo sullo strumento individuato e, perciò, ci asteniamo.
Raschhofer (NI), per iscritto. – (DE) Le frodi nell’Unione si traducono in perdite dell’ordine di un miliardo di euro all’anno. Nonostante i miglioramenti in materia di lotta antifrode, è quasi impossibile tenere sotto controllo l’abuso e l’uso improprio dei fondi comunitari.
A questo punto ribadisco la mia vecchia critica: l’abuso a livello strutturale è insito nel sistema. Il truffatore intelligente è sempre un passo avanti alle autorità. Questo è il motivo per cui sono anche del parere che siano necessarie riforme di vasta portata. Inoltre, i cittadini non possono comprendere come, da un lato, si possano inasprire le misure di austerità nei bilanci nazionali e, dall’altro, i fondi europei scompaiano. L’allargamento conferisce al problema un’ulteriore dimensione.
Appoggio espressamente le misure proposte dall’onorevole Theato nella sua relazione, ma resto dell’idea che solo una riforma radicale delle sovvenzioni comunitarie possa andare alle radici del problema.
Ribeiro e Castro (UEN), per iscritto. – (PT) Nonostante la mia preoccupazione nel constatare le gravi irregolarità di gestione, utilizzo e tutela delle risorse finanziarie comunitarie e nonostante la mia convinzione che le finalità e i valori dell’Unione non saranno sostenuti a meno che non si combattano le frodi – e ciò impone una politica coerente e coordinata – ho votato contro questa relazione.
Concordare in linea di principio sulla necessità di affrontare questa forma di reato non significa che possiamo disprezzare le varie soluzioni penali degli Stati membri, derivanti dalle loro tradizioni e sistemi giuridici, e tanto meno ci permette di dubitare della loro capacità di amministrare la giustizia, ove necessario in cooperazione (articolo 31 TUE).
Il tentativo di assorbire le funzioni degli Stati membri avanzato nella relazione, invocando motivi di efficacia e con il pretesto di combattere i reati finanziari, a mio parere, è un nuovo, ostinato assalto federalista, che respinge altre soluzioni praticabili ed efficaci e sminuisce il ruolo cruciale e insostituibile degli Stati, quali conduttori dell’integrazione europea ed esecutori privilegiati del diritto.
L’idea esplicita di creare un sistema europeo di diritto e procedura penale che supera di gran lunga l’ambito circoscritto della relazione (e le disposizioni dei Trattati) ne è una chiara dimostrazione, in quanto non si è svolto alcun dibattito approfondito, né una seria analisi di tutte le conseguenze di questo progetto.
Sacrédeus (PPE-DE), per iscritto. – (SV) Ho votato a favore della relazione. Il motivo alla base della mia decisione è il tragico fatto che le frodi ai danni dell’Unione europea ammontano a circa un miliardo di euro all’anno. Quel che è peggio, tale cifra cresce di anno in anno.
L’azione penale è ostacolata dalle enormi differenze presenti tra i sistemi nazionali. Inoltre, gli Stati membri sono manifestamente incapaci di adottare misure penali contro le frodi. E’ necessario intervenire. L’istituzione di una procura speciale per la lotta contro i reati finanziari ai danni dell’Unione europea sarebbe quindi un passo adeguato e necessario da compiere.
Ho votato contro il paragrafo 1 relativo a “…disposizioni comuni in materia di diritto penale e di procedura penale nell’UE”. Lo stesso vale per il paragrafo 4, secondo il quale il Parlamento “insiste affinché oltre allo spazio europeo di libertà venga creato anche uno spazio europeo della giustizia”. In entrambi i casi, si tratta di istanze troppo vaste che interferiscono con l’amministrazione della giustizia da parte degli Stati membri.
Il paragrafo 21, trattino 7, prepara il terreno affinché il sistema esistente sia “…esteso, se del caso, ad altri reati”. La formulazione renderebbe possibile estendere il mandato di un futuro procuratore europeo in modo da comprendere nuovi settori di competenza, al di là dei reati finanziari ai danni dell’Unione. A parte il fatto che, dal punto di vista dei principi, è una proposta molto dubbia, essa dev’essere analizzata in modo approfondito prima di essere presentata.
Theorin (PSE), per iscritto. – (SV) La proposta relativa a un procuratore comune per i reati finanziari è il primo passo verso un procuratore comune anche per altri reati, una prospettiva che non posso accettare. Nella situazione attuale, non vi è alcun motivo di istituire una procura europea. E’ più importante valutare i risultati della cooperazione intergovernativa. Inoltre, è prematuro valutare Eurojust, che sembra funzionare bene. E’ altresì possibile rafforzare ulteriormente la cooperazione intergovernativa in questo settore.
Presidente. –Con questo si conclude il turno di votazioni.(3)
Presentata dagli onorevoli W.G. van Velzen a nome del gruppo PPE-DE, Robert Goebbels e altri a nome del gruppo PSE, Monica Frassoni e altri a nome del gruppo Verts/ALE, Carles-Alfred Gasòliba i Böhm e Elspeth Attwooll a nome del gruppo ELDR e Brian Crowley a nome del gruppo UEN, volta a sostituire con un nuovo testo le proposte di risoluzione di cui ai docc. B5-0196, 0197, 0199, 0202 e 0205/2003.
Presentata dagli onorevoli Enrique Barón Crespo e Jannis Sakellariou a nome del gruppo PSE, Cecilia Malmström a nome del gruppo ELDR e Daniel Marc Cohn-Bendit e altri a nome del gruppo Verts/ALE, volta a sostituire con un nuovo testo le proposte di risoluzione di cui ai docc. B5-0195, 0198 e 0200/2003.
Composizione del Parlamento – Posizioni comuni del Consiglio – Autorizzazione a presentare una relazione – Trasmissione dei testi approvati nel corso della presente seduta – Calendario delle prossime sedute: cfr. Processo verbale.
4. Interruzione della sessione
Presidente. –Dichiaro interrotta la sessione del Parlamento europeo.