Turco (NI). – Signor Presidente, alla vigilia dell’entrata in vigore del mandato d’arresto europeo, il Parlamento si pronuncia su una comunicazione della Commissione europea sulle garanzie procedurali e sui diritti della difesa. L’annunciata decisione quadro al riguardo, nonostante i suoi sforzi, Commissario, non è ancora stata formalmente presentata ed il Consiglio, nel corso delle sue prime discussioni, è risultato estremamente diviso sulla necessità e sui contenuti di un’armonizzazione dei diritti della difesa. Questo è il quadro nel quale ci muoviamo, e in questo quadro voglio segnalare la posizione assunta dal ministro della Giustizia italiano che, dopo aver personalmente approvato in sede di Consiglio il mandato di arresto europeo, ha affermato di ritenerlo – e qui cito – "incostituzionale dal punto di vista tecnico e completamente sbagliato dal punto di vista sostanziale".
Credo che queste gravi affermazioni non avrebbero potuto trovare alcuna giustificazione, né giuridica né politica, se la Commissione e il Consiglio avessero ascoltato quanto richiesto da questo Parlamento in merito all’armonizzazione dei diritti procedurali. Purtroppo, però, è tardi e il mandato di arresto entrerà in vigore in un quadro europeo fatto di reticenze e di ritardi di implementazione negli Stati membri. Nonostante l’ottimo lavoro del presidente Hernández Mollar, sentite anche le forti considerazioni fatte dal presidente della commissione giuridica, onorevole Gargani, i deputati radicali condizioneranno il loro voto all’approvazione degli emendamenti che chiedono di subordinare l’entrata in vigore del mandato di arresto all’adozione di garanzie procedurali.