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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 16 dicembre 2003 - Strasburgo Edizione GU

4. Progetto di bilancio generale 2004, modificato dal Consiglio (tutte le sezioni) / Lettere rettificative n. 1, 2 e 3/2004
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A5-0473/2003), presentata dagli onorevoli Mulder e Gill a nome della commissione per i bilanci, sul progetto di bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2004, modificato dal Consiglio (tutte le sezioni) [11357/2003 – C5-0600/2003 – 2003/2001(BUD)2003/2002(BUD)] e sulle lettere rettificative n. 1, 2 e 3/2004 [14837/2003 – C5-0570/2003, 14838/2003 – C5-0571/2003, 14839/2003 – C5-0572/2003] al progetto preliminare di bilancio dell’Unione europea per l’esercizio 2004

Sezione I, Parlamento europeo

Sezione II, Consiglio

Sezione III, Commissione

Sezione IV, Corte di giustizia

Sezione V, Corte dei conti

Sezione VI, Comitato economico e sociale

Sezione VII, Comitato delle regioni

Sezione VIII (A), Mediatore europeo

Sezione VIII (B), Garante europeo della protezione dei dati

 
  
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  Mulder (ELDR), relatore. – (NL) Signor Presidente, dall’ultima volta in cui abbiamo discusso del bilancio in quest’Aula, sono stati compiuti progressi significativi, in particolare a seguito della riunione congiunta tra Consiglio, Commissione e Parlamento del 24 novembre. Alla fine è stato raggiunto un accordo in merito al finanziamento per la ricostruzione dell’Iraq. Dal bilancio 2004 si attingeranno 95 milioni di euro dalla riserva di flessibilità e 65 milioni di euro dalla rubrica 4. Il fatto che si tratti della rubrica 4 significa che occorrerà fare altri tagli su altre linee e che le linee alle quali alcuni gruppi danno grande peso hanno perso un po’ della loro importanza. Accolgo tuttavia favorevolmente il fatto che ci sia un accordo.

Abbiamo anche raggiunto un accordo sull’aumento degli stanziamenti di impegno: 2,3 per cento rispetto al bilancio 2003. Questo significa che, a prescindere dal coinvolgimento di 15 o 25 Stati membri, nel 2004, con ogni probabilità spenderemo lo 0,98 per cento del reddito nazionale lordo. Non so se tutti lo sanno, ma è la percentuale più bassa dal 1990, e da questo punto di vista, soddisfiamo in tutto e per tutto gli obiettivi che ci siamo prefissati all’inizio di quest’anno nelle direttive per il bilancio 2004, ossia elaborare un bilancio parsimonioso.

C’è anche un accordo in materia di politica estera e di sicurezza comune. Può essere inviata una missione di polizia nella ex repubblica di Macedonia. Speriamo che con questo accordo, possa migliorare anche la trasmissione di informazioni al Parlamento, obiettivo che è per noi di estrema importanza.

Desidero elogiare gli onorevoli Böge e Colom i Naval per l’accordo sui programmi nell’ambito della codecisione, in particolare i programmi successivi all’allargamento. Si tratta, a mio avviso, di una prodezza non da poco poiché in futuro semplificherà considerevolmente il processo decisionale e il processo di bilancio. Lo stesso complimento può essere rivolto all’onorevole Dührkop Dührkop e ai relatori delle varie commissioni specializzate per l’accordo raggiunto sulle sovvenzioni.

Infine, c’è il risultato dell’ultima riunione di conciliazione. Non solo risparmieremo circa un miliardo in termini di spese agricole, ma il Consiglio dei ministri ha anche adottato le priorità del Parlamento per l’agricoltura.

L’allargamento era l’elemento individuale più importante nel bilancio 2004, e sono pertanto lieto di poter annunciare che il Parlamento ha accettato la maggior parte delle richieste di nuovi posti della Commissione. Collocheremo 25 posti in riserva. Vogliamo che la Commissione rispetti alcune altre condizioni, ma credo che questa Istituzione abbia ricevuto la maggior parte dei posti che aveva richiesto.

E’ stata anche presa un’importante iniziativa nel settore delle piccole e medie imprese. A nostro avviso, l’economia nei nuovi paesi e nei vecchi Stati membri può essere ottimamente sostenuta aumentando le opportunità per le piccole e medie imprese. Con il nostro bilancio siamo riusciti anche a garantire questo obiettivo: sono stati resi disponibili crediti notevolmente più elevati.

Per quanto riguarda le agenzie, con l’entrata in vigore del nuovo regolamento finanziario, il Parlamento dovrebbe essere più informato sulla politica del personale di queste agenzie. Quest’anno è ancora un anno di transizione, ma nei prossimi anni, il Parlamento dedicherà molta attenzione a questo tema.

Per quanto riguarda le riserve, sulla base del risultato, almeno di quello delle votazioni in seno alla commissione per i bilanci, le riserve saranno mantenute per ONG, Eurostat e Afghanistan.

All’inizio di quest’anno, il Parlamento si è pronunciato a favore di un bilancio per 25 Stati membri. Quello che voteremo questa settimana è un bilancio per 15 Stati membri. Le basi sono state tuttavia poste e sono di ottima qualità, quindi, sulla base degli accordi di Copenaghen e sulla base della prima lettura del Parlamento, possiamo presentare un bilancio solido ed emendato, oppure approvare un bilancio per i dieci nuovi Stati membri.

Il bilancio 2005, con una riduzione delle prospettive finanziarie, sarà notevolmente più complesso di quello del 2004. Desidero quindi esprimere i migliori auguri all’onorevole Garriga Polledo e al mio successore.

Infine, come è noto, la commissione per i bilanci del Parlamento dispone di un’ottima segreteria, senza la cui efficienza, ovviamente, il lavoro in seno al Parlamento non sarebbe stato completato. Desidero quindi ringraziare calorosamente questo servizio. Desidero inoltre ringraziare tutti i coordinatori dei gruppi. A mio avviso, la cooperazione è stata eccellente e ne sono molto grato. Anche la cooperazione con la Presidenza italiana è stata estremamente positiva: grazie anche di questo. Desidero infine rivolgere un ringraziamento speciale a due persone: la prima è il presidente della commissione per i bilanci. Lo stimo da anni, ma ora l’ho anche visto in azione da vicino. Non posso che esprimere la mia ammirazione per il modo in cui ha lavorato. Molte grazie. Infine, ho un debito anche nei confronti dei miei assistenti personali, in particolare nei confronti del signor Marko van Workum.

(Applausi)

 
  
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  Gill (PSE), relatore.(EN) Signor Presidente, questo bilancio getta le basi definitive per le altre Istituzioni in vista dell’imminente allargamento. Darà a tutti i molteplici componenti che costituiscono l’Unione europea i mezzi per affrontare questa sfida storica, almeno in termini amministrativi. Il mio obiettivo è stato quello di assicurare che l’Unione europea sia in grado di partire in quarta, quando avremo un’Unione a 25 il prossimo anno, e anche di assicurare l’equilibrio tra i necessari aumenti di risorse e garantire allo stesso tempo al contribuente europeo che i suoi soldi siano spesi bene.

All’inizio di quest’anno avevo delineato le mie priorità principali. Ora evidenzierò quattro di queste priorità. Primo, prepararsi per le ultime fasi dell’allargamento. Mi fa piacere che siamo stati in grado di mettere a punto nei dettagli le previsioni originali dei segretari generali per l’allargamento. Si deve tuttavia riconoscere che in alcuni casi gli aumenti di bilancio per alcune singole istituzioni sono superiori del 50 per cento. Tale aumento modificherà in misura sostanziale le modalità di funzionamento di dette organizzazioni – pertanto occorre essere cauti. E’ fondamentale che questo cambiamento sia gestito con attenzione ed è essenziale garantire che ci siano strategie di gestione del cambiamento efficaci per evitare il caos.

Secondo, promuovere una riforma più estesa. Tutte le istituzioni devono modernizzarsi se vogliono affrontare con successo le sfide del futuro. Non sottovalutiamo la sfida che rappresentano 25 paesi che lavorano insieme. Le decisioni dello scorso fine settimana mettono in evidenza lezioni che le altre istituzioni devono imparare. La compiacenza condurrà al blocco del sistema.

Terzo, promuovere maggiore apertura, trasparenza e responsabilità. Ogni singolo elemento dell’Unione europea deve essere di più facile utilizzo. Dobbiamo avvalerci maggiormente della nuova tecnologia, razionalizzare più processi, concentrandoci su Internet come strumento di comunicazione per realizzare il nostro obiettivo di avvicinarci ai cittadini e di comunicare in modo più efficace con le popolazioni europee. Abbiamo seminato per questo e naturalmente su questa base dobbiamo costruire.

Quarto, alleggerire le pressioni sul massimale della rubrica 5. Abbiamo superato questo problema, attraverso il frontloading degli edifici della Corte di giustizia quest’anno. Credo che la politica di frontloading del Parlamento per le spese per gli edifici sia stata giustificata visto che abbiamo ora una forte pressione sulla rubrica 5. Questa politica ha contribuito a ridurre tale pressione quest’anno e l’anno prossimo. Ha quindi senso replicare questa politica anche per le altre istituzioni.

Mi fa piacere potervi informare che ho riscontrato esiti piuttosto positivi nel tentativo di realizzare alcuni di questi obiettivi; ci sono tuttavia state, strada facendo, alcune delusioni. In primo luogo, vediamo gli esiti positivi, abbiamo fatto progressi su tutti i temi appena esposti. Questo bilancio utilizza in modo corretto il denaro. Possiamo congratularci con noi stessi per essere riusciti in questo di gioco di destrezza che ci permette di finanziare l’allargamento senza sfondare il massimale della rubrica 5. Il presente bilancio completa pertanto sostanzialmente il processo di fissazione del bilancio in vista dell’allargamento e questo è un buon risultato per il contribuente europeo.

Passando rapidamente alle delusioni, ci saremmo potuti attendere maggiori economie di scala, visto l’aumento proposto. Tuttavia, il mio principale rimpianto è che non abbiamo insistito abbastanza in vista dell’introduzione del bilancio per attività nelle altre istituzioni. E’ un’occasione sprecata, data la forte pressione sulla rubrica 5, come ho appena detto, negli anni restanti di queste prospettive finanziarie. Nel 2005 e 2006 sarà molto più difficile definire le priorità e garantire un quadro decisionale finanziario efficace.

Nel corso di questo processo ho imparato delle lezioni: abbiamo bisogno di processi di fissazione del bilancio e di pianificazione migliori. Le richieste dell’ultimo minuto per spese non previste arrivano con implacabile regolarità. Il mese scorso abbiamo dovuto trovare 77 milioni di euro in più per tutto il personale dell’Unione europea e altri 24 milioni di euro per l’acquis per il Consiglio. Sono stupefatta e meravigliata che possiamo continuare a ricevere richieste di tale entità in questa fase così avanzata. Il ritmo della riforma deve essere accelerato. Dobbiamo insistere su procedure rapide, migliorare la qualità delle spese e concentrarci maggiormente sui nostri settori chiave e garantire una maggiore razionalizzazione dei nostri iter.

All’inizio di quest’anno ho visitato il Rikstag e il Bundestag e queste visite sono state molto illuminanti per me. Mi hanno dimostrato un grado di delega in campo decisionale e di trasparenza nella catena decisionale e nel processo di pianificazione del bilancio che è realizzabile. Ma dobbiamo anche affrontare alcune questioni spinose, come sottolinea la mia risoluzione in prima lettura: tutte le istituzioni devono rivedere e riformare il sistema dei rimborsi delle spese di viaggio. Questo non è solo un problema del Parlamento, ma anche di due commissioni e di qualsiasi altro organo che rimborsa regolarmente spese. E’ fondamentale che questa questione sia affrontata rapidamente affinché sia possibile riconquistare la fiducia e il rispetto dei nostri cittadini.

Ci sono molti altri settori ai quali vorrei accennare, ma vedo che il mio tempo di parola sta per scadere, desidero quindi semplicemente ringraziare tutti i colleghi per la loro collaborazione e per il loro sostegno e per aver contribuito a fare di questa relazione quello che è. Desidero soprattutto ringraziare la segreteria della commissione per i bilanci, in particolare il signor Walter Masur, per il generoso sostegno e per l’impegno profuso per fare di questo bilancio quello che è. Desidero inoltre congratularmi con il mio correlatore, onorevole Mulder, per quello che è riuscito a ottenere nel suo bilancio trovando soluzioni accettabili per tutti. Infine, rivolgo i miei ringraziamenti al presidente, onorevole Wynn, al coordinatore, onorevole Walter, e alla nostra segreteria di gruppo.

(Applausi)

 
  
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  Schreyer, Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, con il bilancio 2004 è riuscita la quadratura del cerchio. E’ il primo bilancio per un’Unione a 25 Stati membri. E’ un bilancio storico. Il profilo del bilancio 2004 tiene chiaramente conto delle esigenze dell’allargamento. Tiene anche chiaramente conto del ruolo sempre più importante dell’Europa sulla scena internazionale. Inoltre la realizzazione di uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia assume un profilo più importante nel bilancio. Allo stesso tempo i pagamenti sono stati ridotti con successo ad un minimo storico. I pagamenti ammontano a 99,7 miliardi di euro, pari allo 0,98 per cento del reddito nazionale lordo (RNL) dell’Europa allargata nel 2004. Questo risultato – provvedere alle necessità dello storico processo dell’allargamento, da una parte, e ridurre le spese, dall’altra – questa quadratura del cerchio non è, come ben sappiamo, un miracolo, ma il risultato di calcoli razionali.

Il Parlamento giovedì approverà innanzi tutto il bilancio per l’Unione europea a 15, con un totale di 99 miliardi di euro di stanziamenti di impegno e 95 miliardi di euro di stanziamenti di pagamento. Questo significa, rispetto all’attuale piano di bilancio, una riduzione del 2,8 per cento. Allo stesso tempo abbiamo già raggiunto un accordo politico per il bilancio suppletivo e rettificativo che sarà approvato nel mese di marzo 2004 e che fisserà formalmente le risorse finanziarie per i paesi dell’allargamento, vale a dire altri 11 miliardi di euro per gli impegni e 5 miliardi di euro per i pagamenti. Il bilancio 2004 comporterà globalmente un aumento di soli 2,3 miliardi di euro e quindi sarà di 11 miliardi di euro inferiore al massimale per i pagamenti originariamente previsto per il prossimo anno nella prospettiva finanziaria di Agenda 2000.

L’anno prossimo, la composizione nazionale del personale in tutte le Istituzioni europee cambierà quando il 1° maggio cominceranno ad essere nominati i funzionari dei nuovi Stati membri. Per esempio, il numero di posti aumenterà al Consiglio di 286, al Parlamento di 355, alla Corte dei conti di 133 unità.

A nome della Commissione desidero ringraziare l’autorità di bilancio per aver riconosciuto anche le necessità di personale della Commissione. Sono in particolare grata al Parlamento per il suo impegno volto a garantire le risorse supplementari per i 780 nuovi posti alla Commissione. Vi ringrazio anche per aver mantenuto limitata la riserva, poiché l’integrazione dei nuovi collaboratori, le assunzioni e naturalmente – in particolare – la gestione dei compiti che si imporranno a seguito dell’allargamento, costituiranno una sfida per tutte le Istituzioni europee.

In questa procedura di bilancio, abbiamo anche definito le cifre per tutti i programmi di finanziamento pluriennali – dal finanziamento della ricerca ai programmi ambientali fino alle reti transeuropee – per i nuovi Stati membri. Per il finanziamento della ricerca – desidero citare solo alcune cifre – il prossimo anno verranno messi a disposizione 4,8 miliardi di euro, di cui 500 milioni per i nuovi Stati membri. 138 miliardi di euro saranno destinati alla chiusura delle centrali nucleari nei paesi dell’allargamento e in totale oltre 770 milioni di euro saranno destinati al finanziamento delle reti transeuropee. Sono misure essenziali per consentire di sfruttare appieno i vantaggi del grande mercato interno.

L’Unione europea assume una responsabilità sempre maggiore nel mondo. E questo si riflette visibilmente nel bilancio europeo. Accolgo con estremo favore il fatto che tutti gli interessati siano riusciti a garantire la capacità dell’Unione di adempiere alle proprie responsabilità in Iraq, in Afghanistan e nella cooperazione nei Balcani. Per le misure in Iraq, è stato convenuto che verrà utilizzato lo strumento di flessibilità per reperire la somma di 95 milioni di euro. Questo significa che entro la fine del 2004, erogheremo i 200 milioni di euro promessi per la ricostruzione dell’Iraq. A mio parere, le condizioni miglioreranno anche a seguito della cattura di Saddam Hussein, e ci consentiranno di dedicare tutte le nostre energie a sostenere il popolo iracheno.

Sono stati stanziati nel bilancio 83 milioni di euro per l’Afghanistan. Chiedo ora al Parlamento di riflettere ancora una volta sulla riserva, poiché la Commissione intende proporre un programma molto ampio destinato a ripristinare la legge e l’ordine e a sostenere la lotta contro la droga in Afghanistan. Tenuto conto del fatto che in questo preciso istante la Loya Jirga si riunisce in Afghanistan, quelli che possiamo lanciare attraverso l’approvazione del bilancio sono segnali importanti.

Nel bilancio per la politica estera e di sicurezza comune per il 2004, sono previste risorse che consentiranno di finanziare la missione di polizia in Bosnia e la nuova azione comune in Macedonia. Anche i finanziamenti per i programmi per la regione del Mediterraneo sono stati notevolmente incrementati.

Quale sarà l’evoluzione del bilancio nei prossimi anni? Per il 2005 e il 2006 il margine di manovra sarà in realtà molto limitato. Abbiamo le decisioni per i nuovi Stati membri, la definizione delle cifre per i programmi pluriennali e i contenuti di Agenda 2000. Come qui previsto, le spese per l’Europa allargata aumenteranno nei prossimi due anni pur rimanendo al di sotto del massimale stabilito, ossia l’1,06 per cento. Per il periodo successivo al 2007, la Commissione presenterà la propria comunicazione in gennaio. Tale comunicazione darà il via al dibattito sulle priorità e le prospettive finanziarie. Desidero qui ribadire un elemento ovvio: chiunque detiene il potere decisionale, deve sapere che dovrà poi pagare il conto delle decisioni prese. A mio avviso, dobbiamo tutti lavorare insieme su proposte concrete.

Desidero intervenire brevemente nel dibattito sulla Costituzione. E’ deludente che non sia stato possibile adottare la nuova Costituzione prima dell’allargamento. Ma desidero anche ricordare che c’è stato da alcune parti il tentativo di limitare ulteriormente i diritti in materia di bilancio del Parlamento. La Commissione lo ha contrastato con fermezza. La mia esperienza degli ultimi quattro anni mi ha insegnato una lezione importante: chiunque affermi che il Parlamento europeo non esercita con responsabilità i propri diritti in materia di bilancio si sbaglia di grosso. Ogni bilancio che abbiamo approvato, e in particolare questo bilancio 2004, dimostra il contrario.

Il bilancio è un eccellente esempio di ottima collaborazione tra le Istituzioni. Desidero citare la cooperazione estremamente positiva con la Presidenza italiana e con il Presidente in carica del Consiglio, onorevole Magri. Nutro profonda stima anche per il relatore generale, onorevole Mulder. Lei è un eccellente conoscitore della materia e ha preparato il bilancio 2004 con determinazione. Onorevole Gill, la ringrazio per la diplomazia con cui ha condotto il negoziato sul tema estremamente sensibile dei nuovi posti. Onorevoli Böge, Colom i Naval, avete gestito con grande pragmatismo il compito di negoziare l’adeguamento dei programmi pluriennali insieme alle commissioni parlamentari competenti. Onorevole Dührkop Dührkop, lei ha reagito in maniera superba alla sfida di ottenere un consenso per i programmi di finanziamento per le istituzioni, compito, questo, degno delle fatiche di Ercole. Ma soprattutto, è stata l’eccellente direzione del presidente della commissione, onorevole Terry Wynn, che ha resto possibile tutto questo. Onorevole Wynn, durante tutti questi anni, lei ha fatto in modo che il lavoro della commissione fosse puntuale, obiettivo, competente e solido. E’ stato un vero piacere lavorare con lei e i suoi colleghi.

In breve, gli esperti di bilancio hanno assolto con onore al loro compito nella fase preparatoria all’allargamento e hanno compiuto un vero capolavoro alla fine di questa legislatura. Moltissime grazie per l’ottima cooperazione!

 
  
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  Garriga Polledo (PPE-DE).(ES) Signor Presidente, signora Commissario, signori rappresentanti del Consiglio, onorevoli colleghi, in quanto relatore per il bilancio del gruppo del Partito popolare europeo (democratico-cristiano) e dei Democratici europei, desidero congratularmi con i vari relatori che hanno partecipato alla procedura di bilancio 2004, nonché con il Commissario, signora Schreyer, e con i suoi servizi, per la valida cooperazione, e anche con l’onorevole Magri, che, come è stato già detto, ha svolto un grande lavoro di collegamento al Consiglio – un Consiglio sempre difficile – per elaborare questo progetto di bilancio.

Desidero inoltre congratularmi con il presidente della nostra commissione per i bilanci, onorevole Wynn – che interverrà dopo di me – con il quale abbiamo trascorso cinque anni indimenticabili durante i quali egli ha dimostrato la sua grande competenza politica e soprattutto le sue grandi qualità umane.

Desidero inoltre esprimere apprezzamento per il lavoro del relatore generale, onorevole Mulder, sia perché, in quanto coordinatore del mio gruppo, l’ho seguito da vicino, e anche perché dovrò seguire le sue orme in quanto relatore per il 2005 e mi piacerebbe davvero arrivare al mese di dicembre 2004 con la stessa sensazione di avere fatto un buon lavoro che l’onorevole Mulder sicuramente prova ora. So che mi aspetta un compito difficile, come ha detto prima, ma il lavoro del Parlamento è questo.

Il nostro gruppo approva nel suo insieme il progetto di bilancio presentato e rinunceremo a qualsiasi votazione per parti separate. Lo facciamo per due ragioni: primo, perché il progetto di bilancio dell’onorevole Mulder è equilibrato, a seguito del negoziato, e riflette gli elementi essenziali delle posizioni dei gruppi politici e perché, inoltre, il mio gruppo ha offerto il proprio appoggio all’inizio della procedura a ora vogliamo tenere fede alle promesse; e secondo perché vogliamo trasmettere un messaggio di unità da questo Parlamento ad un Consiglio di ministri che è disposto a ridurre unilateralmente i poteri di bilancio del Parlamento, come previsto nel testo della Convenzione, che deve essere ancora approvato.

Il progetto di bilancio per il 2004 fornisce risposte complete alle principali preoccupazioni del nostro gruppo politico, tra le quali il mantenimento di un livello di pagamenti compatibile con le necessità dell’allargamento e con l’assorbimento degli importi da liquidare. Tutto questo deve essere fatto applicando l’austerità necessaria in termini di aumento globale delle spese.

Per di più, il progetto risponde alle esigenze di un maggiore controllo parlamentare delle agenzie specializzate e, inoltre, l’importo per i pacchetti finanziari destinati ai programmi oggetto di codecisione fino al 2006 è garantito dall’accordo tra le istituzioni. Questo progetto di bilancio risponde anche alla promessa del Parlamento di contribuire in modo attivo alla ricostruzione dell’Iraq senza compromettere le linee geografiche che costituiscono la priorità tradizionale di tutti i gruppi politici.

Il Consiglio ha infine accettato la mobilitazione dello strumento di flessibilità: per molto meno di ciò che era stato richiesto dal Parlamento, è vero, ma è anche vero che è molto di più della somma che voleva mobilitare il Consiglio, ossia zero.

Inoltre, il progetto continua a esercitare pressioni per la riforma della Commissione attraverso questo compromesso tra i gruppi politici, che dà alla Commissione i 272 posti richiesti per portare a termine l’allargamento, ma che ne tiene una certa quantità in riserva fino a quando questo Parlamento non riceverà le informazioni richieste sullo sviluppo delle risorse umane.

Il nostro compito sarà ora quello di coinvolgere sempre di più il Parlamento nelle procedure legislative e di bilancio. Vogliamo che la strategia annuale della Commissione sia discussa in questa sede con tempi sufficienti in modo che il progetto preliminare riprenda e recepisca i nostri orientamenti di bilancio. Ricordiamo che il bilancio dell’Unione è più di un esercizio contabile teso a equilibrare spese ed entrate: è l’espressione politica di un desiderio di creare più Europa attraverso i programmi comunitari. Questo esercizio ci richiederà autorità ed efficienza nelle spese, ma non dimentichiamo che d’ora in poi, e soprattutto dal prossimo maggio, ci richiederà molta generosità.

 
  
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  Wynn (PSE).(EN) Signor Presidente, alla luce di quanto è stato affermato dagli ultimi due oratori, non sembra rimanga molto da dire sul bilancio 2004. Mi concentrerò pertanto su un paio di altri aspetti. In primo luogo, mi associo a chi è già intervenuto per ringraziare la Presidenza italiana per aver cooperato in vista della conclusione di questa procedura di bilancio. E’ un piacere vedere il dottor Ionta qui con noi oggi – recentemente è stato in ospedale – e spero che possa trasmettere i nostri migliori auguri di pronta guarigione all’onorevole Magri – anch’egli ricoverato in ospedale. Gli esprimiamo i nostri migliori auguri e ci dispiace che non sia qui oggi. E’ tuttavia importante sottolineare che la cooperazione assicurataci dagli italiani ci ha sostenuti in questo processo, come è avvenuto con i bilanci precedenti, sotto la Presidenza finlandese, francese, belga o danese – sebbene con la Finlandia sia stato piuttosto snervante il fatto di trovarsi in Aula con due liste di voto diverse l’ultimo giorno. Ma anche allora la tensione è stata alta!

Mi sembra inoltre giusto che, giacché mi sono stati rivolti molti ringraziamenti, io li ricambi perché questo è probabilmente l’ultimo dibattito sul bilancio al quale parteciperò come presidente. L’anno prossimo ci sarà il bilancio suppletivo e rettificativo, ma questo sarà l’ultimo nel quale sarò coinvolto come presidente per il processo generale. Mi è stato detto che ho svolto un ottimo lavoro, ma non si può compiere un lavoro del genere se non si hanno accanto le persone giuste. L’onorevole Mulder ha già ringraziato la segreteria. Ha fatto bene, poiché abbiamo un’ottima segreteria alla commissione per i bilanci, soprattutto nella persona di Alfredo de Feo, che dirige il gruppo in maniera eccellente. Ho tre validi vicepresidenti che mi aiutano. Il gruppo è composto da ottimi elementi che prendono sul serio le materie di cui si occupano e dimostrano grande interesse. Tuttavia, la cosa bella è che è una grande squadra di coordinatori, mi riferisco in particolare all’onorevole Walter, che mi rende la vita così facile. Lo dico perché sono stato coordinatore per cinque anni, sono stato presidente per quattro anni e mezzo e so qual è il lavoro più duro – non è certo questo. E’ meraviglioso essere presidente, ma i coordinatori non ricevono mai i ringraziamenti che meritano. Tutti i coordinatori della commissione per i bilanci si sono impegnati moltissimo. Come potrete vedere dalle votazioni di giovedì su questo bilancio, sarà probabilmente il bilancio più facile che chiunque di noi abbia mai votato.

Detto questo, desidero accennare a un punto citato anche dal Commissario, signora Schreyer, ossia il futuro e quanto proposto dall’ECOFIN. Negli ultimi 15 anni nei quali ho partecipato ai lavori della commissione per i bilanci, noi al Parlamento abbiamo sempre dimostrato tutta la nostra serietà in materia di bilancio. Non siamo scialacquatori; non siamo spreconi; non facciamo le cose solo perché vogliamo farle per capriccio. Come ha detto l’onorevole Garriga Polledo, questo bilancio comporta per molti versi aspetti politici e non è solo un esercizio di contabilità. Ma se fossero passate le proposte dell’ECOFIN – e potrebbero comunque passare prima o poi in futuro – sarà un completo disastro per il Parlamento e si rischierà il caos. Tra i due rami dell’autorità di bilancio c’è bisogno di un approccio più conciliante da entrambe le parti. Dobbiamo cominciare ad avere fiducia gli uni degli altri. Negli ultimi quattro anni e mezzo abbiamo cercato di costruire questa fiducia tra le nostre due Istituzioni. Ma fino a quando non arriveremo al punto di nutrire fiducia reciproca, ci saranno sempre sospetti da parte del Consiglio che vuole sottrarci i nostri poteri, e noi saremo sempre sospettosi nei confronti del Consiglio e penseremo che, se ci sottrarrà i nostri poteri, noi in un modo o nell’altro gli renderemo la pariglia. Avremmo potuto accettare quello che aveva proposto la Convenzione. Vogliamo garantire che qualsiasi cosa avvenga in futuro dia stabilità e realismo al sistema e inoltre vogliamo dimostrare che prendiamo molto sul serio la nostra posizione.

E’ stato molto bello presiedere questa commissione per i bilanci. Avrò ancora due presidenze – la Presidenza irlandese per sei mesi; e poi per il trilogo e la conciliazione in luglio, sarò anche coinvolto nella Presidenza olandese. Quella che ho rivestito è stata una carica importante. Sono grato per averla rivestita e spero solo che in futuro questo Parlamento abbia la dignità, i poteri e la capacità di servire i cittadini europei nel modo in cui li abbiamo serviti negli ultimi cinque anni.

(Applausi)

 
  
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  Virrankoski (ELDR).(FI) Signor Presidente, in primo luogo desidero congratularmi con i relatori per il bilancio, onorevoli Gill e Mulder e ringraziarli per l’ottimo lavoro svolto. Desidero altresì ringraziare il Commissario, signora Schreyer e l’Italia, paese che ricopre la Presidenza di turno, per l’ottimo livello di cooperazione. Desidero in particolare esprimere il mio apprezzamento per il presidente della commissione, onorevole Wynn, per il suo ruolo di guida e arbitro e per la costruttiva collaborazione che ha offerto ai coordinatori dei gruppi politici.

Il bilancio del prossimo anno è stato pensato per essere applicato a 25 Stati membri, come auspicato dal mio gruppo. Questa settimana approviamo un bilancio per 15 Stati membri, ma le cifre per l’Unione europea allargata sono state accettate anche in termini di politica, e saranno approvate nel bilancio rettificativo del prossimo anno. Questo rafforzerà l’affidabilità del bilancio come base delle operazioni dell’Unione europea per l’anno in questione.

C’è la disciplina di bilancio. Gli stanziamenti di pagamento per quindici Stati membri si sono ridotti del 2,9 per cento quest’anno e i pagamenti totali per l’Unione europea allargata sono solo del 2,3 per cento superiori a quelli previsti per il bilancio di quest’anno. Conseguentemente, il desiderio espresso poco prima della Conferenza intergovernativa organizzata dagli Stati membri di limitare gli attuali poteri di bilancio del Parlamento è incomprensibile.

In merito ai dettagli, si potrebbe ricordare che il gruppo del Partito europeo dei liberali, democratici e riformatori ha sostenuto gli ambiti prioritari generali indicati dal relatore, che sono stati globalmente approvati – le mie più calorose congratulazioni. Il mio gruppo ha anche appoggiato la proposta dalla Commissione tesa ad aumentare in misura sufficiente il personale a seguito dell’allargamento. Nonostante le obiezioni del Consiglio, questa posizione è stata approvata.

Il tema più problematico è stato ancora una volta la rubrica 4, “politiche esterne”. Il mio gruppo si è espresso a favore della partecipazione alla ricostruzione dell’Iraq. Durante la procedura di conciliazione, il Parlamento è riuscito a “spillare” 95 milioni di euro dallo strumento di flessibilità. E’ stato possibile finanziare il resto ridistribuendo gli stanziamenti all’interno della rubrica.

Siamo soddisfatti che anche le altre priorità del nostro gruppo nel contesto di questa rubrica siano state tenute in considerazione, come la dimensione nordica, l’azione tesa a rafforzare i diritti umani e la democrazia, e la lotta contro le malattie legate alla povertà, come malaria e AIDS.

Il nostro gruppo è sempre stato scettico in merito agli stanziamenti a favore di varie organizzazioni specializzate – le linee di bilancio A-30. Si è sempre pensato che non siano validamente giustificate e sono state paragonate a regali di Natale in contanti. Ora stanno per essere abolite. L’approccio dell’Unione europea in materia di finanziamenti si sta progressivamente trasformando in un sistema basato sulle richieste e sta diventando trasparente, grazie al regolamento finanziario. A tale proposito, vale la pena di ricordare che il Parlamento è riuscito a salvaguardare il finanziamento degli Info-Point e dei Carrefour rurali per il prossimo anno, quando dovrà essere chiarito il loro status. Ma, se non fosse stato per l’intervento del Parlamento, sarebbe stato un caos.

Il progetto di bilancio per il prossimo anno riflette alla fine dei conti il senso di responsabilità del Parlamento in quanto autorità di bilancio.

 
  
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  Seppänen (GUE/NGL).(FI) Signor Presidente, signora Commissario, il progetto di bilancio per il prossimo anno è stato messo in ombra da alcuni eventi di grande importanza che hanno tuttavia un impatto sul bilancio dell’Unione europea.

Il primo evento che viene in mente è l’attacco dell’America contro l’Iraq, illegale dal punto di vista del diritto internazionale, poiché è stato condotto in assenza di un mandato delle Nazioni Unite. L’Unione europea ha promesso 200 milioni di euro alla Conferenza dei donatori di Madrid per aiutare gli Stati Uniti d’America nel lavoro di ricostruzione postbellica in Iraq. In questo modo, ed utilizzando denaro che appartiene a tutti noi, alcuni grandi Stati membri, che non hanno partecipato alla guerra del petrolio, desiderano normalizzare le loro relazioni bilaterali con gli Stati Uniti.

Se uno Stato membro vuole dare danaro all’Iraq, questo denaro dovrebbe venire dal paese stesso. E così sarebbe stato se lo strumento di flessibilità, come viene chiamato, fosse stato attivato e se le spese dell’Unione europea fossero state aumentate di un importo corrispondente. Tale iter avrebbe comportato l’abbandono della disciplina finanziaria poiché l’importo complessivo del bilancio dell’Unione europea per il prossimo anno è il più basso in quasi vent’anni in termini di PIL. Questo significa che l’Unione europea non è votata allo stesso tipo di politica keynesiana sul debito adottata da Germania e Francia, che non avanzano nei confronti di se stessi le pretese che hanno nei confronti di altri in merito alla disciplina nell’ambito del Patto di stabilità e di crescita.

Nell’attuale stato di cose, lo strumento di flessibilità è attivato solo parzialmente e parte del denaro per gli aiuti all’Iraq è preso da altre linee di bilancio. Da tale punto di vista, la ricostruzione dell’Iraq è pagata dai beneficiari ai quali vengono sottratte somme corrispondenti. Il nostro gruppo non può tollerare il fatto che la distruzione causata dalla guerra dell’America in Iraq, paese povero ma ricco di petrolio, sia pagata da altri poveri: i poveri in Asia, America latina e paesi mediterranei.

La Costituzione dell’Unione europea non è stata approvata lo scorso fine settimana a Bruxelles. Questo non avrà un impatto reale sul bilancio del prossimo anno, ma potrebbe avere un pesante impatto sui bilanci futuri quando inizieranno i negoziati sulle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013. Si dovrebbe osservare come l’élite politica di Germania e Francia metta nello stesso calderone il proseguimento dei negoziati sulla Costituzione e i colloqui sulle prospettive finanziarie. Potrebbe sembrare una minaccia a quei paesi candidati all’Unione europea che insistono sui propri diritti di voto costituzionali e che sono beneficiari netti dei fondi di bilancio dell’Unione europea.

E’ chiaro che, in virtù del Trattato di Nizza, Spagna e Polonia hanno troppa voce in capitolo nell’Unione europea, ma il bilancio dell’Unione europea non dovrebbe essere utilizzato per esercitare una pressione politica nei confronti di questi paesi. Se tuttavia, si devono trattare i paesi in questo modo, allora facciamolo con tutti, utilizzando gli stessi criteri. Per quanto riguarda il bilancio, dovremmo esercitare pressione sul Regno Unito, il cui contributo netto viene pagato per due terzi da noi cittadini degli altri paesi. Non esiste alcuna base sostenibile per tali sconti sui contributi. Proprio come vogliamo che Spagna e Polonia facciano la volontà degli altri, si dovrebbe fare pagare anche al Regno Unito la sua parte di costi dell’Unione europea sulla stessa base applicata agli altri.

In merito al bilancio del Parlamento, il nostro gruppo è critico nei confronti delle proposte che prevedono che i fondi del Parlamento siano utilizzati per aiutare i partiti politici a livello europeo, ossia i partiti dei partiti. Un sostegno finanziario ai partiti significherà un indebolimento della democrazia parlamentare nazionale e un trasferimento di potere a livello soprannazionale.

Desidero ringraziare il relatore sul bilancio e i vari coordinatori dei gruppi per il loro ottimo livello di collaborazione, sebbene io abbia esposto alcuni punti di vista che divergono rispetto all’approccio generale.

 
  
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  Buitenweg (Verts/ALE).(NL) Signor Presidente, i relatori, onorevoli Mulder e Gill, si sono notevolmente impegnati lo scorso anno per presentare un bilancio in grado di riflettere le priorità del Parlamento europeo ma che allo stesso tempo si collochi nel quadro rigoroso delle prospettive finanziarie.

Ci sono riusciti e desidero ringraziarli entrambi calorosamente per i loro sforzi, per il loro lavoro, ma anche per l’ottimo spirito di squadra e la piacevole cooperazione dimostrata da entrambi.

Nonostante un’approfondita preparazione, questa discussione sul bilancio la scorsa settimana è apparsa incerta poiché alla Conferenza intergovernativa è emerso che alcuni capi di governo ne avevano abbastanza della democrazia parlamentare e hanno minacciato di privare il Parlamento dei diritti in materia di bilancio di cui gode da più di 30 anni. Tali politici credono che il Parlamento abbia troppo potere e che talvolta ne faccia abuso per imporre i propri punti di vista in altri settori sui quali non ha autorità. E’ tuttavia un po’ bizzarra come ragione. Se abbiamo diritti in materia di bilancio, li possiamo usare, anche se tale esercizio scontenta i capi di governo.

Mentre non metto in dubbio la legittimità delle decisioni di questa Assemblea, dubito talvolta della sua intelligenza. Il mio gruppo disapprova in particolare il fatto che ogni volta la maggioranza del Parlamento voglia collocare parte dei fondi in riserva per segnare un punto a livello politico. I membri del gruppo del Partito popolare europeo (democratico-cristiano) e dei Democratici europei, in particolare, sono molto esperti in questo. Conseguentemente, alcuni dei fondi destinati alla ricostruzione dell’Afghanistan sono stati collocati in riserva e non saranno liberati fino a quando la Commissione non avrà avviato un’azione su larga scala in loco contro il traffico di stupefacenti. Come tutti voi, ho naturalmente molta fiducia nella Commissione, ma il compito sembra un po’ ambizioso per i nostri funzionari a Bruxelles.

Con i mezzi di informazione il punto è stato comunque segnato, è stato detto, “Siete contrari alla droga”. Benissimo! Questo significa tuttavia che l’Afghanistan ha meno denaro da spendere, oppure il gruppo del Partito popolare europeo (democratico-cristiano) e dei Democratici europei intende forse liberare questi fondi più tardi, senza che sia stata presa nemmeno una misura contro il traffico di stupefacenti?

Anche alcune sovvenzioni per le organizzazioni non governative sono state collocate in riserva. La maggioranza dei deputati di questo Parlamento qui presenti vorrebbe qualche informazione in più dalla Commissione su come questo denaro è stato speso negli anni precedenti, il che naturalmente va bene; anch’io voglio queste informazioni. Una riserva, tuttavia, non funziona solo come un grosso bastone, ma fa anche vittime. Richiede dopo tutto molto lavoro amministrativo e pertanto spese generali, poiché la Commissione può erogare alle organizzazioni solo sovvenzioni non superiori all’importo citato in attivo sulla linea di bilancio. Quindi, o la Commissione ritarderà le procedure per l’attribuzione delle sovvenzioni e aspetterà fino a quando il denaro sarà stato liberato – per essere poi rimproverata dal Parlamento per non aver speso il denaro abbastanza rapidamente – oppure la Commissione deve svolgere la procedura due volte, con tutta la burocrazia che ne consegue, e noi naturalmente siamo contrari a questa burocrazia.

Lo stesso problema si pone per l’assunzione del personale. Una piccola parte dei posti di cui la Commissione ha bisogno per garantire una gestione agevole dell’allargamento è stata ora collocata in riserva. Posso naturalmente immaginare le ragioni. Il Parlamento vuole più informazioni sulle misure adottate nel processo di riforma della Commissione. E’ una buona idea e dobbiamo chiederle, o addirittura esigerle, dalla Commissione, e se la Commissione non fornisce queste informazioni, dovremmo avere il coraggio di prendere provvedimenti politici contro di essa. Ostacolare l’assunzione di personale per l’allargamento non è tuttavia il modo giusto per affrontare il problema.

Il gruppo Verde/Alleanza libera europea non è in linea di principio contrario all’utilizzo dello strumento di riserva, se è un mezzo per raggiungere un fine. Noi in realtà avevamo proposto di collocare in riserva parte del denaro per la KEDO quando la Corea del Nord non ha soddisfatto tutte le condizioni di questo programma nel settore dell’energia nucleare. Abbiamo anche votato a favore di altre riserve, a condizione che servissero chiaramente un fine e che questo fine fosse realizzabile entro un chiaro termine di tempo. Tuttavia, lo strumento delle riserve è talvolta utilizzato con troppa leggerezza. Non dobbiamo certamente impedire alla Commissione di poter funzionare correttamente, tenendo anche conto del rischio che vengano negativamente influenzati anche terzi. Abbiamo chiesto una votazione per parti separate per una serie di riserve e spero che i gruppi riconsidereranno se collocare semplicemente il denaro nella linea e poi giudicare la Commissione sulla base del suo agire.

 
  
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  Turchi (UEN). – Signor Presidente, voglio anch’io ringraziare, non perché è Natale ma proprio perché è doveroso riconoscere quanto sia stata utile l’esperienza di avere avuto un presidente come Terry, anche se tutte queste belle parole suonano come “beatificazione” di Terry, che invece è una persona ben viva, simpatica e anche molto pragmatica.

Voglio ringraziare tutti i colleghi parlamentari e i coordinatori per il duro lavoro che è stato compiuto in questi anni. Voglio ringraziare, al contempo, il Segretariato generale e soprattutto un italiano, il dottor De Feo, nonché tutti i suoi collaboratori; un grazie anche alla signora Commissario, anche se abbiamo avuto scambi accesi all’interno della commissione: il fatto è che chi è giovane come me vorrebbe fare le rivoluzioni, ma alla fine non ci riesce e cerca comunque di dare un contributo; grazie anche ai suoi collaboratori e alla Direzione generale adesso guidata sapientemente dal dottor Romero.

Vorrei dire che il lavoro svolto dal relatore nell’ambito del presente bilancio, a fianco della relatrice, è importante e valido. Voglio sottolineare il mio accordo alla proposta di mettere in riserva le spese amministrative, soprattutto per la creazione di posti di lavoro, perché dobbiamo avere maggiori informazioni. Mi appello affinché i fondi per gli Info-Point – che siamo riusciti a recuperare solo in sede di conciliazione – non siano erogati solamente quest’anno ma anche nei prossimi.

Per quanto riguarda le TEN, voglio ringraziare pubblicamente tutti per l’aiuto che è stato dato a questo programma, anche se non sono d’accordo con le critiche rivolte stamattina al ministro Lunardi, dettate forse in parte dall’invidia di qualche gruppo politico. Credo che il lavoro svolto con la Presidenza italiana in questi anni con la mia relazione sia qualcosa di unico, e ci tengo a sottolinearlo.

Ringrazio infine per il sostegno all’emendamento sul Centro per i disabili, che sarà presentato durante la votazione di bilancio, un atto che ritengo dovuto.

 
  
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  van Dam (EDD).(NL) Signor Presidente, signora Commissario, quasi tutti lamentano il cosiddetto fallimento del Vertice dello scorso fine settimana a Bruxelles. L’aspetto positivo del risultato è che non dobbiamo preoccuparci nei nostri dibattiti della minaccia del Consiglio di togliere voce in capitolo al Parlamento in materia di bilancio.

Allo stesso tempo, il Parlamento dovrebbe capire che sono in primo luogo gli Stati membri a tirare fuori il denaro per finanziare la politica dell’Unione europea. Secondo una vecchia regola democratica, chiunque paghi deve avere almeno il diritto di partecipare alle decisioni. Inoltre siamo noi a prendere le decisioni definitive sul denaro dei contribuenti che hanno il diritto di avere la garanzia che il loro denaro sarà speso ragionevolmente.

Il relatore, onorevole Mulder, ha presentato un bilancio moderato, per il quale vorrei elogiarlo. Il Consiglio, la Commissione e il Parlamento hanno la responsabilità della sana gestione del bilancio, un settore importante nel quale la Commissione ha commesso gravi errori, non rispettando le enfatiche promesse del 1999. Sono ancora necessarie riforme per migliorare la gestione e la trasparenza. Inoltre all’interno deve essere svolto un enorme lavoro in modo da creare una cultura organizzativa nella quale attività come l’assunzione di responsabilità e la presentazione di resoconti sono considerate normali.

Mi piace l’emendamento presentato dagli onorevoli Mulder, Gill e Garriga Polledo, ma non sono sicuramente così ingenui da credere che la riforme della Commissione possano essere completate entro la prossima primavera? Direi piuttosto che sono appena iniziate.

Un punto che desta grande preoccupazione è ancora quello degli importi da liquidare estremamente elevati per i Fondi strutturali. Ammontano ad almeno 92 miliardi di euro, quasi il bilancio di un anno! La rigorosa applicazione della regola N+2 è una prima misura necessaria per affrontare questo problema. Allo stesso tempo, la politica deve diventare molto più coerente. Per la politica in materia di Fondi strutturali vorrei pertanto proporre di concentrarci sull’obiettivo 1, per il quale sono ammissibili solo le regioni più povere. Altre forme di politica strutturale, in particolare quelle a favore delle regioni più ricche, sembrano spesso frustrare la mobilità dei lavoratori o condurre a distorsioni della concorrenza. E spesso avviene anche che le autorità nazionali o regionali presentino per gli aiuti europei i progetti meno efficaci.

Le restituzioni alle esportazioni sono molto sensibili alle frodi. Quelle per gli animali vivi dovrebbero essere completamente abolite, e sicuramente nei casi in cui l’esportazione è diretta verso paesi che godono di un’esenzione dai prelievi all’importazione dell’Unione europea. Questo significa semplicemente cacciarsi in una fiera delle frodi. Signora Commissario, può oggi promettere che presenterà una proposta in materia entro breve tempo?

In generale, l’Unione europea dovrebbe fare in modo che il principio di sussidiarietà svolga un ruolo molto più importante nella politica esterna. Il fatto è che gli Stati membri continuano a portare avanti la propria politica estera comunque. A livello internazionale sono gli attori principali. L’Unione europea dovrebbe occuparsi di coordinamento e armonizzazione reciproca, e di finanziare gli aiuti d’urgenza. Il sostegno alla ricostruzione di Iraq e Afghanistan si addice all’Unione europea molto di più di molte altre forme di politica esterna. Per questo sono deluso che molti deputati di questo Parlamento non siano disposti a mettere da parte somme molto più elevate per la ricostruzione dell’Iraq. Ora con la fine del dittatore, Saddam Hussein, sarebbe più opportuno che mai.

Considero fuori luogo le sovvenzioni a carico del bilancio dell’Unione europea agli istituti di ricerca europei e alle organizzazioni che promuovono l’idea europea. Non dovremmo lasciarci coinvolgere nel tentativo di imporre un’opinione unilaterale ai cittadini. Inoltre, sono fondazioni private che non servono un interesse generale, ma nella migliore delle ipotesi allontanano ancora di più l’Unione europea dai cittadini.

 
  
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  Elles (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, come altri oratori, anch’io desidero ringraziare chi ha partecipato a questo processo di bilancio, in particolare i nostri relatori, ora che arriviamo al termine della fissazione del bilancio 2004. Come hanno osservato altri, sarà triste avere una commissione per i bilanci senza la presidenza, l’imparzialità, il senso dell’umorismo e la buona volontà dell’onorevole Terry Wynn. Ma chi può dire chi sarà il presidente di questa commissione? Se il maggiore gruppo del Parlamento decidesse di avere la commissione per i bilanci come commissione principale, questa non andrebbe naturalmente al PSE, se non fosse il gruppo più grande. Questo però fa parte del futuro e non dovremmo lasciarci andare a troppe speculazioni. Dovremmo piuttosto essere soddisfatti di aver avuto un ottimo presidente che si è occupato della nostra commissione durante questa legislatura.

Vorrei limitarmi a tre temi. Il primo è la questione della riforma della Commissione. Nel corso della discussione ho sentito dire che non ci dovrebbero essere riserve, in particolare una riserva sui posti della Commissione in questa fase, poiché la Commissione vorrebbe avere tutti questi posti per l’allargamento. Lo capiamo perfettamente, ma crediamo che alcuni di essi – 25 posti su 270 circa – dovrebbero essere messi in riserva poiché vorremmo una definizione più chiara di quello che è stato effettivamente realizzato nel processo di riforma e di quello che occorre ancora fare.

In quest’Aula il mese scorso, Romano Prodi, Presidente della Commissione, ha lasciato capire che effettivamente ci sono qui e là alcune cose che eventi recenti, come la vicenda Eurostat, hanno rivelato in merito alla mancanza di informazioni o alle responsabilità. Entro il 15 febbraio 2004, ci piacerebbe vedere un documento che faccia riferimento a questi temi specifici, e che completerebbe in modo informale il documento che abbiamo ricevuto dalla Commissione alcune settimane fa.

Secondo, vorrei ora passare ad un aspetto particolare di questo bilancio, ossia il finanziamento esterno. Una critica che ho sentito dall’onorevole Buitenweg riguarda il motivo per il quale noi come gruppo abbiamo chiesto che certi fondi fossero collocati in riserva. Rispetto a molti anni precedenti, quest’anno siamo stati eccezionalmente parchi per quanto riguarda la collocazione di fondi in riserva – perché vogliamo vedere alcuni segni in Afghanistan che indichino che si sta agendo per risolvere i molteplici problemi legati alla produzione di droga. Il 70 per cento della droga che arriva in Europa viene dall’Afghanistan.

Onorevole Buitenweg, so che lei mi sostiene in Aula. Forse, viste le circostanze, potrei parlare di lei come di un membro onorario del nostro gruppo! Pensiamo di liberare i fondi non appena saranno liberate le riserve. Abbiamo una lettera del Commissario Patten – può chiedere all’onorevole Garriga Polledo – che dice che si stanno facendo progressi e che quindi la collocazione del denaro in riserva è davvero servita ad un scopo concreto in questo settore.

In Iraq, come hanno ricordato altri deputati, abbiamo assistito recentemente ad alcuni cambiamenti che naturalmente modificheranno la natura del finanziamento nel 2004. Il mio gruppo è in attesa della presentazione da parte del Commissario Patten del documento volto a considerare i finanziamenti a medio termine per l’Iraq. Crediamo che ulteriori finanziamenti possano essere necessari per questo scopo successivamente al bilancio 2004. Lo strumento di flessibilità è già in uso, ma riguarda il periodo 2003-2004, e per questo restano alcuni fondi, nel caso ci fossero altre cause che dobbiamo finanziare, che sia in Iraq o altrove.

L’osservazione politica fondamentale che vorrei fare – e credo che sia un’opinione condivisa da tutti in Aula – è che non possiamo continuare a finanziare la politica esterna basandoci unicamente sulla buona volontà nell’uso dello strumento di flessibilità. Quando arriveremo alla prossima prospettiva finanziaria, dovremo essere in grado di definire chiaramente le nostre priorità e il modo in cui potremo soddisfarle. Alcuni deputati del Parlamento nel 1999 non erano certi che avessimo fondi sufficienti nella rubrica 4 per il finanziamento esterno. Si è poi rivelato che avevamo ragione e perciò, quando si apriranno i negoziati nel 2004, con il documento della Commissione che si occupa di questa questione delle prospettive finanziarie, dovremo essere certi di avere i fondi necessari per le nostre ambizioni.

Credo sarà questo il grande dibattito che si svolgerà il prossimo anno quando ci saranno le elezioni: una nuova Commissione si insedierà e ci sarà un nuovo Parlamento. Quale sarà il quadro delle nostre prospettive finanziarie per almeno cinque anni a partire dal 2007? In prima pagina sul Financial Times di oggi leggiamo che almeno sei Stati membri dicono che non vogliono superare l’1 per cento del PIL. Il messaggio del nostro gruppo è: per favore governi, non decidete di sottoscrivere azioni che poi non intendete finanziare, perché un simile atteggiamento rende impossibile la gestione complessiva di questo bilancio.

In conclusione, quando arriveremo alle prospettive finanziarie, dovremo essere molto realistici e molto coerenti, ma soprattutto, accertiamoci di avere i mezzi per realizzare le nostre ambizioni.

 
  
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  Walter (PSE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, per iniziare – come tutti gli altri portavoce dei gruppi – desidero rivolgere i miei più calorosi ringraziamenti ai due relatori per il lavoro svolto quest’anno. Gli onorevoli Mulder e Gill hanno prodotto una relazione eccellente. Desidero inoltre ringraziare ancora una volta il nostro presidente della commissione per i bilanci per la collaborazione dimostrata negli ultimi due anni. Egli ha detto che non desidera più presiedere la commissione, ma sono certo che manterrà il suo seggio nella prossima legislatura del Parlamento, che continuerà così a beneficiare della sua arguzia e della sua saggezza, a meno che i britannici siano così folli da non rieleggerlo. Non riesco tuttavia a immaginare che i britannici possano fare una cosa del genere. Lo rieleggeranno sicuramente, e quindi lo riavremo con noi.

L’Europa viene costruita da coloro che desiderano creare un futuro e assumersi responsabilità. Credo sia importante dirlo con grande chiarezza nella fase attuale. Per raggiungere tale scopo, sono essenziali una pazienza straordinaria e la capacità di ascoltare, inoltre occorre impegnarsi a fondo per capirsi a vicenda. Infatti solo se c’è un ascolto reciproco, è possibile fare cose straordinarie. Da questo punto di vista, i cittadini europei possono contare sul Parlamento europeo. Dove altri seminano il seme della discordia, noi abbiamo invece dato prova di solidarietà. Dove altri incitano alla sfiducia, noi osiamo costruire la democrazia e abbiamo fiducia nelle reciproche capacità. Laddove altri suscitano paura, noi offriamo nuove prospettive, e dove altri rivaleggiano per il potere, noi cerchiamo i compromessi. Il risultato è la capacità di produrre un bilancio come quello che abbiamo davanti agli occhi. E’ parsimonioso, solido e orientato al futuro.

Sì, è parsimonioso, contrariamente alle opinioni diffuse. Questa mattina il Presidente del Parlamento, durante la discussione, ha detto che negli ultimi anni, le spese supplementari richieste dal Consiglio sono state pari a 33 miliardi di euro, mentre il Parlamento ha richiesto solo 21 miliardi di euro supplementari. In altri termini, siamo stati molto più contenuti in questo settore e, nonostante le frequenti accuse, non siamo noi a chiedere costantemente aumenti di bilancio.

In realtà, il bilancio per il 2004 mette in evidenza una riduzione dello 0,26 per cento degli impegni per l’Unione europea a 15 e, addirittura, una riduzione del 3 per cento per i pagamenti. Anche se includiamo i nuovi paesi nell’equazione, il rapporto personale/numero di abitanti passa da 0,8 ogni 10 000 abitanti a 0,7 ogni 10 000 abitanti. Vi do un termine di paragone: secondo l’OCSE, la Spagna per esempio ha 388 funzionari ogni 10 000 abitanti. Questa è la base in termini di personale sulla quale stiamo dando forma al futuro dell’Unione europea.

In altri termini, siamo estremamente parsimoniosi, ma esercitiamo anche una sana gestione finanziaria. Vogliamo che il denaro sia speso per gli scopi ai quali è destinato, e per questo controlliamo le spese, in primo luogo con la commissione per il controllo dei bilanci, ma anche a livello di pianificazione finanziaria. Per questo costituiamo riserve in vari settori. Quest’anno abbiamo costituito relativamente poche riserve. Quelle che abbiamo costituito sono legate a condizioni specifiche. Libereremo quanto prima queste riserve, non appena sapremo che sono state adottate le misure corrispondenti. Una fiducia cieca sarebbe eccessivamente ottimistica, mentre una sfiducia eccessiva sarebbe paralizzante. Quindi scegliamo una via di mezzo. Noi socialdemocratici cerchiamo di lavorare con riserve limitate e corrette.

Questo bilancio rivela anche che guardiamo al futuro. Per questo noi del gruppo del Partito del socialismo europeo (gruppo PSE) possiamo dire che siamo molto, molto soddisfatti del risultato: in futuro lavoreremo, attraverso l’OLAF, per combattere le frodi IVA in Europa. Le risorse finanziare che possono essere generate devono essere generate. Anche l’anno prossimo, come lo scorso, continueremo a promuovere le piccole e medie imprese, perché costituiscono la spina dorsale dell’economia europea.

Vogliamo prepararci per il cambiamento demografico, visto che la popolazione è in calo in tutta l’Europa. In Spagna e in Italia le cifre demografiche sono già in calo. In Germania lo saranno dal prossimo anno. Il che avrà un impatto sulla vita delle nostre comunità. Come organizzeremo i Fondi strutturali per tenere conto del fatto che in futuro l’Europa avrà il 15 per cento in meno di popolazione? Occorre trovare una risposta a questa domanda – e non possiamo aspettare quando il problema sarà dietro l’angolo, ma dobbiamo prepararci sin d’ora.

In merito alla rubrica 4: politiche esterne, stiamo in parte consolidando le misure esistenti. Ma affronteremo anche le nuove sfide. Metteremo a disposizione per l’Iraq risorse sufficienti per misure che possono anche essere effettivamente attuate. Ciononostante metteremo anche a disposizione 168 milioni di euro per l’Afghanistan e continueremo a partecipare al finanziamento delle misure per i Balcani. Quello di cui abbiamo bisogno non è tuttavia solo un aiuto correttivo da fornire a posteriori; dobbiamo anche lavorare guardando al futuro. Siamo per questo soddisfatti che si sia riusciti ad accrescere le risorse per le misure preventive: per promuovere i diritti dell’uomo e la democrazia nel mondo, per la lotta alle armi ABC e alle mine antiuomo.

Desidero esprimere i miei più calorosi ringraziamenti a tutti, anche alla signora Commissario. Credo che abbiamo di fronte a noi un ottimo bilancio. Naturalmente voteremo a favore.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ONESTA
Vicepresidente

 
  
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  Jensen (ELDR).(DA) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, il bilancio 2004 è per molti versi un bilancio complicato, perché l’allargamento interverrà in parte nel corso dell’anno. Se siamo riusciti così bene a mettere a punto il bilancio, dobbiamo naturalmente dire grazie alla fantastica cooperazione tra le istituzioni e naturalmente all’eccezionale impegno dei relatori, dei coordinatori e del nostro presidente, onorevole Wynn, che in realtà è un vero mago della cooperazione. Il nostro successo dovrebbe essere onorato ed apprezzato e non accolto con attacchi all’autorità in materia di bilancio del Parlamento.

Desidero in particolare sottolineare tre elementi in merito al bilancio 2004. In primo luogo, abbiamo preparato l’allargamento. In secondo luogo, abbiamo trovato i 200 milioni di euro per l’Iraq. E’ adesso che gli iracheni hanno bisogno di soldi. A più lungo termine, l’Iraq, paese ricco di risorse, sarà in grado di finanziare da solo la propria ricostruzione. In terzo luogo, desidero citare un terzo elemento, secondario, ma comunque importante, per i prossimi anni. In questo bilancio viene posto l’accento in particolare sulle agenzie decentrate, e possiamo pertanto sinceramente accogliere con favore il risultato del Consiglio europeo della scorsa settimana, durante il quale in realtà è stato deciso qualche cosa. Alla fine, sono state stabilite le sedi di una serie di agenzie, dopo che in vari Consigli europei non si era riusciti a prendere alcuna decisione in materia. Era ora.

Vengono istituite continuamente nuove agenzie, e l’aspetto positivo di queste unità decentrate è che assicurano competenza, un’attività concentrata su un settore specifico e il cosiddetto arm’s-length principle in materia di amministrazione. Il problema è tuttavia che l’elevato numero di agenzie può determinare spese inutilmente elevate per l’amministrazione, sia perché le unità sono piccole, costose da amministrare, sia perché utilizziamo gli stanziamenti operativi per queste agenzie. E’ quindi positivo che il Parlamento con il presente bilancio abbia sottolineato che intendiamo controllare lo sviluppo delle agenzie in futuro e che vogliamo trasparenza.

 
  
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  Hyland (UEN).(EN) Signor Presidente, desidero iniziare complimentandomi con i relatori, in particolare con l’onorevole Mulder, e limiterò le mie brevi osservazioni al bilancio agricolo.

Le cifre attuali per le spese agricole proposte ammontano a oltre 40 miliardi di euro per l’Unione europea allargata a 25 il prossimo anno. E’ molto denaro pubblico. So che molti sono coloro che criticano la politica agricola comune dell’Unione europea, che continua a ricevere più della metà del bilancio annuale. Ho coerentemente difeso questa politica e credo che sia stata una delle politiche comuni di maggiore successo attuata dalla Comunità dalla sua nascita. Sin dall’inizio, la PAC è sempre stata molto di più che prodotti e mercati: era ed è una politica che riguarda le persone e le comunità. I detrattori della PAC sembrano perdere di vista questo aspetto. Il secondo pilastro riguarda la ricostituzione delle comunità rurali e il ripristino dell’equilibrio urbano/rurale.

I detrattori perdono anche di vista, o scelgono di ignorare, le numerose importanti riforme di cui è stata oggetto la PAC nell’ultimo decennio, culminate nell’accordo di Lussemburgo di quest’anno. Accolgo con estremo favore la direzione in cui si è mossa la PAC. Il futuro sta in un’agricoltura multifunzionale che risponda alle esigenze sociali, ambientali e dei consumatori.

Gli agricoltori continuano a sollevare dubbi circa la continuità del sostegno a carico del bilancio alle aziende agricole a conduzione famigliare. Per molti aspetti è un inutile spreco di energia. In vista della stabilità di bilancio per il 2013, propongo che questo periodo venga utilizzato per ripianificare le loro prassi agricole, per aumentare l’efficienza e utilizzare le opportunità della recente riforma per raccogliere le sfide e le opportunità del futuro.

 
  
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  Dover (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, ritornando alla prima parte della preparazione di questi bilanci, in primo luogo, in numerosi casi le altre istituzioni hanno chiesto enormi aumenti del loro bilancio. Riconosco che stiamo allargandoci, passando da 15 a 25 paesi, che passeremo da 11 a 20 lingue di lavoro, ma mi ha fatto piacere che il Consiglio dei ministri abbia contenuto i forti aumenti richiesti dalla Corte di giustizia, dal Comitato economico e sociale e dal Comitato delle regioni.

Per quanto riguarda il bilancio del Parlamento, all’inizio ci siamo trovati di fronte all’eventualità che ci fosse uno statuto per i deputati al Parlamento europeo. Siamo stati tutti d’accordo, trasversalmente a tutti i partiti, che questo avrebbe comportato un aumento probabilmente di decine di milioni di euro nel bilancio del Parlamento. Non spetta a me dire così su due piedi se sia positivo o negativo avere uno statuto, ma devo segnalare che, se mai ne sarà attuato uno, potrà esserci un ulteriore aumento.

A metà dell’anno prossimo inizierà il finanziamento dei partiti politici, dopo le elezioni europee di giugno. Ancora una volta, nel bilancio abbiamo collocato in riserva fondi sufficienti – ed è corretto e opportuno farlo. Avremo quindi meccanismi di lavoro corretti che funzionano a carte scoperte, con controlli ed equilibri adeguati, ma questo è un aspetto sul quale dobbiamo mettere a punto alcuni dettagli.

Guardando avanti in materia di lingue, spero che in generale si utilizzeranno meno lingue. So che è giusto, con l’allargamento, dare a tutti i nuovi paesi la possibilità di utilizzare la propria lingua madre, ma dovremmo razionalizzare l’uso delle lingue negli anni a venire. Spero che ci si concentrerà su tale aspetto.

C’è un punto che non è stato ancora definito: ossia se il Parlamento debba o meno avere un regime di assicurazione malattia per gli ex deputati. Sono lieto che alcune settimane fa sia stata commissionata una relazione. Ho sentito che i risultati saranno pubblicati il mese prossimo. Essi ci permetteranno di capire se si tratta di un sistema valido e sensato per gli ex deputati che si ammalano. Il sistema prevede che i deputati, per beneficiarne, abbiano portato a compimento due mandati pieni – 10 anni. Credo che il Parlamento debba analizzare questo aspetto al fine di correggere lo squilibrio tra di noi che, in quanto deputati del Parlamento europeo, viaggiamo moltissimo e conseguentemente siamo esposti a rischi per la nostra salute, e altre persone nelle varie Istituzioni.

Oggi abbiamo sentito citare il costo globale dell’Unione europea per i contribuenti europei. Sono convinto che il Financial Times abbia assolutamente ragione, come segnalato anche dall’onorevole Elles. E’ vero, il massimale di spesa a carico del bilancio dell’Unione europea è l’1,24 per cento del prodotto interno lordo di tutti i paesi. Mi fa molto piacere che siamo riusciti a comprimere tale percentuale nel corso dei quattro anni in cui sono stato in questo Parlamento, cosicché anche con l’allargamento, siamo poco al di sotto dell’1 per cento del prodotto interno lordo. E’ un grosso complimento a tutti gli interessati: alla signora Commissario, al personale della Commissione, al presidente della commissione per i bilanci, al Consiglio dei ministri. Ognuno merita un ringraziamento. Per questo mi piacerebbe che continuassimo a spendere meglio il denaro dei contribuenti dell’Unione europea nel corso degli anni. I contribuenti vogliono vedere ridursi il costo reale dell’Europa. In questo modo vedranno che siamo sensibili ai loro desideri.

 
  
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  Dührkop Dührkop (PSE).(ES) Signor Presidente, intervengo in quanto relatrice per parere della commissione per i bilanci sulle ex linee di bilancio A-30. Si tratta di una serie di linee di bilancio che finanziavano le sovvenzioni a carico degli stanziamenti inclusi nella Parte A del bilancio della Commissione.

Desidero ricordare che, con l’entrata in vigore del nuovo regolamento finanziario, è stato necessario adeguare le sovvenzioni alle norme del nuovo regolamento. Primo, è stato necessario riclassificare le spese delle linee come stanziamenti operativi, piuttosto che amministrativi, e secondo, come previsto nell’articolo 49 del regolamento finanziario, è stato necessario creare la base giuridica che consentisse di eseguire questi stanziamenti.

Conformemente a questo articolo 49, all’inizio dell’estate 2003, la Commissione ha presentato sette proposte, che hanno assunto la forma di un programma d’azione comunitario pluriennale, con l’obiettivo di garantirne l’entrata in vigore nel 2004 in modo che le attività delle organizzazioni sovvenzionate potessero continuare.

Nel corso degli ultimi mesi, il relatore generale e i relatori per parere hanno lavorato assieme per mantenere costantemente una posizione comune per le sette proposte nei confronti del Consiglio.

Vorrei ora concentrarmi sul risultato della conciliazione del 24 novembre, i cui punti essenziali sono stati la durata dei programmi, il contributo finanziario e, soprattutto, la questione della preassegnazione o earmarking, che è senza dubbio lo scoglio principale.

Vorrei però prima esprimere la mia profonda gratitudine a tutti i relatori delle commissioni coinvolte e al relatore generale, onorevole Mulder.

Primo scoglio, la durata dei programmi. Il Parlamento europeo ha richiesto che tutti i programmi abbiano la stessa durata, fino al 2006, in altri termini, fino alla fine delle attuali prospettive finanziarie, una posizione che è stata accettata dal Consiglio.

In secondo luogo, in merito al contributo finanziario, credo che possiamo ritenerci più che soddisfatti, poiché siamo riusciti – se mi consentite l’espressione – a “strappare”, in totale per i sette programmi, 23,1 milioni di euro, più della somma proposta dal Consiglio. Chi di noi ha esperienza in questo Parlamento sa quanto sia a volte difficile ottenere qualcosa dal Consiglio, per quanto di poca importanza.

In terzo luogo, per quanto riguarda la preassegnazione – che, come ho detto, è stato l’aspetto più gravoso – l’accordo prevede l’inclusione dei beneficiari negli strumenti di base, in particolare nei programmi in materia di cittadinanza e cultura per il 2004 e il 2005, e con gli stanziamenti nelle linee, non in riserva – come votato in prima lettura – ma nella stessa misura. Questo significa che in vista della rinegoziazione dei programmi dopo il 2006 – ossia, la rinegoziazione nel 2005 dei nuovi programmi per il 2007 – le organizzazioni beneficiarie hanno abbastanza tempo per adeguarsi e prepararsi per il sistema di invito a presentare proposte, come previsto dal regolamento.

Infine, credo che possiamo complimentarci reciprocamente per il risultato raggiunto, poiché in questo modo non solo assicuriamo ordine alla nostra Istituzione, ma garantiamo anche che le importanti attività delle varie organizzazioni incluse in questi programmi non siano messe a repentaglio o interrotte.

 
  
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  Van Hecke (ELDR).(NL) Signor Presidente, desidero a mia volta congratularmi con l’onorevole Mulder per il risultato di tutti i suoi sforzi: un bilancio equilibrato che riflette il maggiore consenso possibile nel nostro Parlamento. Tuttavia, in quanto relatore per il bilancio della commissione per gli affari esteri, i diritti dell’uomo, la sicurezza comune e la politica di difesa, provo una sensazione in qualche modo sgradevole. Dopo tutto, è diventata una consuetudine durante i negoziati annuali sul bilancio che, in termini di politica estera, si prendano nuovi impegni di ogni tipo, e di conseguenza i tagli devono essere operati altrove, cosa che mi dispiace. Ma come può l’Unione europea essere un attore credibile ed efficace sulla scena mondiale se lasciamo che siano l’America latina e l’Africa a pagare la ricostruzione in Iraq? Gli Stati membri dell’Unione europea spesso tendono a fare grandi promesse, ma poi le dimenticano quando si tratta di mettere mano al portafoglio. Per questo sono lieto che la commissione per i bilanci abbia appoggiato il mio emendamento principale, nel quale si stabilisce chiaramente che i nuovi impegni futuri possono essere finanziati solo se sono coperti da risorse finanziarie supplementari.

Il Commissario, signora Schreyer, ha ragione quando osserva che l’entità attuale delle spese è ancora al di sotto del massimale regolamentare dell’1,24 per cento del PIL dell’Unione europea. Mi sembra estremamente significativo che la commissione per i bilanci abbia accettato la proposta tesa a mettere da parte una parte sostanziale del margine del bilancio dell’Unione europea, ossia 16,5 miliardi di euro per la politica esterna dell’Unione. Dopo tutto, chiunque abbia ambizioni a livello mondiale non solo ha bisogno di una voce sola, ma anche di più soldi. Se falliremo questo obiettivo, saremo esclusi dal tavolo negoziale e non sarà colpa di nessuno, ma solo nostra – come spesso avviene – e riceveremo poi il conto delle crisi internazionali senza essere stati in grado di influenzare le decisioni prese.

 
  
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  Ferber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, desidero esprimere un paio di osservazioni in merito all’approvazione del bilancio 2004 di oggi. Primo, mi sembra di ricordare che questa Commissione si fosse impegnata, al momento del suo insediamento, a realizzare riforme e a dotare l’Unione europea e la Commissione europea della capacità di agire per il futuro e a renderle meno vulnerabili alle frodi.

Il bilancio 2004 sarà il suo ultimo bilancio, signora Commissario, e non ci sembra ancora che tutte le riforme siano state completate in modo soddisfacente. Per questo spero che si possa decidere di collocare in riserva le voci pertinenti, in modo che lei possa portare a termine il suo lavoro. Saremo poi lieti di liberare i fondi, non appena ci verranno presentati i relativi documenti.

Desidero affrontare un secondo tema che ho esposto in termini molto chiari in occasione della prima lettura, ossia la questione dell’“Europa dei cittadini”, per la quale abbiamo lottato, e sono molto lieto che sia stato possibile un accordo con il Consiglio e che sia stato ora stabilito un quadro giuridico per i gemellaggi tra città che ci aiuteranno a risolvere tutti i problemi e ad assicurare la certezza del diritto per i prossimi tre anni. E’ sicuramente un programma che può essere prorogato. Sento però ora che c’è una soluzione per i Carrefour e gli Info-Point per il 2004, ma non ancora per il periodo successivo. Credo sia piuttosto allarmante, soprattutto alla luce di alcuni colloqui con l’Info-Point della mia città, che ci siano linee di bilancio evidentemente diverse dalle quali gli Info-Point possono ricevere finanziamenti e che non tutti siano toccati dai problemi relativi alla nuova normativa in materia di bilancio. Forse la Commissione potrebbe verificare internamente dove sta l’errore. Io non penso che possiamo scaricare il problema su queste agenzie, che offrono un servizio eccezionale all’Unione europea fornendo informazioni ad ampie fasce della popolazione.

Riprendendo il dibattito di questa mattina e in risposta alla Conferenza intergovernativa dello scorso fine settimana, desidero precisare quanto segue: è piuttosto inutile in questa fase rimuginare su quanto denaro avrà a disposizione l’Unione europea dopo il 2006. Da questo punto di vista posso capire perché i sei governi hanno mandato la loro lettera, se non sappiamo ancora quale sarà il programma dell’Unione europea dopo il 2006. Credo che questa sia la prima domanda alla quale occorre rispondere. Se viene definito un programma, devono essere anche messi a disposizione i fondi necessari per svolgerlo. Non basterà che gli Stati membri dicano: “Questa è la piattaforma finanziaria, ma tutto quello che voglio ottenere deve essere fatto comunque”.

Dovremmo ora cercare di fare buon uso del tempo che ci è stato dato dai capi di Stato e di governo, e pensare a quale dovrebbe essere il programma europeo e quanto denaro sarà necessario per svolgerlo – questa dotazione finanziaria dovrebbe poi essere assicurata. E’ l’unico approccio razionale in vista del periodo finanziario successivo al 2006.

 
  
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  Guy-Quint (PSE). (FR) Signor Presidente, signora Commissario, prima di tutto, desidero congratularmi con i nostri relatori, onorevoli Mulder e Gill, ma anche con tutta la commissione per i bilanci e con coloro che hanno lavorato per preparare il bilancio 2004. Tutto è avvenuto in un clima insolitamente sereno, in un quadro di bilancio del tutto nuovo e nel contesto dell’Europa allargata.

Penso che la nostra commissione abbia raggiunto, per questa legislatura, la maturità necessaria per il compromesso e si sia rivelata capace, sotto la direzione del nostro presidente, onorevole Wynn, di sviluppare metodi di lavoro validi che hanno dato i loro frutti in particolare quest’anno. Le priorità del nostro gruppo sono state ascoltate, accettate, rafforzate. Penso soprattutto alle politiche comunitarie a favore delle imprese, e in particolare delle piccole e medie imprese. Ci sono state tutte le politiche che hanno contribuito alla costruzione dell’Europa dei cittadini, come i progetti di gemellaggio nell’Europa allargata, e come gli stanziamenti destinati alla vaccinazione contro le malattie legate alla povertà, che danno visibilità al ruolo attivo dell’Europa nel mondo.

Un bilancio tranquillo, quindi, ma caratterizzato dalla riduzione generale dei poteri del Parlamento in materia finanziaria. Ancora una volta il Consiglio ha messo in discussione i nostri diritti e le nostre prerogative. Per ottenere che cosa? Era ormai giunta l’ora di interrogarsi sulla discrepanza tra la retorica politica e la fattibilità del bilancio.

Ogni anno, denuncio dinanzi a voi quello che è diventato un problema ricorrente. L’atteggiamento freddo del Consiglio nuoce alle nostre legittime ambizioni di bilancio. Inoltre, il fallimento di Bruxelles ha dimostrato quale futuro i nostri capi di Stato e di governo hanno in serbo per l’Europa. Non possiamo realizzare un’Europa davvero presente nella vita dei suoi cittadini, senza politiche forti e di ampio respiro. E politiche forti e di ampio respiro richiedono un bilancio coerente.

Il Consiglio sembra aver ignorato questo fatto ovvio, concentrato com’è sul Patto di stabilità e compiacente nei confronti degli egoismi nazionali. E’ questa l’Europa che vogliamo costruire? Assolutamente no. E’ tuttavia l’Europa che il Consiglio vorrebbe che avessimo. Durante la votazione sul bilancio, abbiamo avuto un esempio di questa incoerenza con la politica di informazione. Vogliamo avvicinare l’Europa ai suoi cittadini. Preoccupandoci della disaffezione del grande pubblico nei confronti dell’integrazione europea, stiamo cercando di unire i popoli attorno a grandi progetti. Tutto questo richiede una politica di informazione e di comunicazione coerente e ambiziosa e, senza l’intervento del Parlamento, gli stanziamenti destinati a questa politica avrebbero subito i tagli di bilancio del Consiglio.

Tuttavia, la cosa più grave è la riduzione del nostro bilancio. Gli stanziamenti di pagamento quest’anno sono scesi al di sotto dello 0,99 per cento del PIL, il livello storicamente più basso dal 1987. Mi associo quindi alle osservazioni del Presidente Cox e all’analisi del Presidente Prodi nella sua risposta ai sei capi di Stato che chiedono che il massimale per gli stanziamenti di pagamento sia fissato all’1 per cento del PIL.

Dov’è la coerenza rispetto all’Agenda di Lisbona, al progetto di crescita e di competitività dell’Unione? I miracoli non esistono e nessuno è mai riuscito nella quadratura del cerchio. Essere capo di Stato o di governo significa avere una posizione di responsabilità. Significa assicurare la corrispondenza tra mezzi e obiettivi. Se il Consiglio ci vuole portare in un vicolo cieco, spetta a noi, Parlamento europeo, ricordargli le sue promesse. E non vedo come potremmo finanziare queste riforme cruciali con risorse sempre più scarse.

I parlamentari europei sono eletti dai cittadini; sono eletti per assumersi una responsabilità, e sono grata al Commissario, signora Schreyer, di avercelo ricordato. Sono capaci di elaborare i bilanci dell’Unione nell’ortodossia di bilancio, e continueranno a farlo, ma sanno anche l’Unione deve rispettare le priorità politiche decise, codecise. Il Consiglio deve rispettare il Parlamento adesso e dovrà in futuro dare più fiducia alla nostra Assemblea, che beneficia della legittimità delle urne.

 
  
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  Naranjo Escobar (PPE-DE).(ES) Signor Presidente, signora Commissario, signor rappresentante del Consiglio, onorevoli colleghi, consentitemi di iniziare dicendo che, a seguito degli eventi dello scorso fine settimana, e tenuto conto di quanto è già stato detto oggi pomeriggio in Aula, la virtù principale di questo bilancio 2004, per un anno istituzionale molto complesso, è il fatto stesso che esista.

Il bilancio offre stabilità e fiducia, fattori fondamentali se vogliamo che l’allargamento riesca. E’ perciò essenziale che la Commissione e le amministrazioni nazionali reagiscano in modo efficace. Il Parlamento ha dato il proprio appoggio alla riforma della Commissione e alla domanda di posti, poiché crediamo che il bilancio dell’Unione sia sinonimo di credibilità e che non ci possa essere credibilità se negli ultimi tre esercizi finanziari il tasso di utilizzo medio degli stanziamenti di pagamento disponibili è stato dell’85 per cento, secondo la Corte dei conti europea.

L’accordo tra il Consiglio e il Parlamento ancora una volta è stato nell’interesse dei cittadini. Ancora una volta, il Parlamento ha dato prova di flessibilità nei negoziati, senza rinunciare alle proprie priorità politiche. Il lavoro dei relatori, del presidente della nostra commissione, onorevole Wynn, e di tutti i colleghi che hanno partecipato, è stato di grande merito, poiché, tra le altre cose, l’accordo ci consentirà di mantenere un livello di spesa in linea con gli sforzi degli Stati di realizzare l’equilibrio nei propri conti pubblici, di affrontare gli impegni fondamentali dell’Unione nelle crisi internazionali – e ricordo che nel prossimo mese di maggio ci sarà un vertice America latina-Unione europea, ed è importante sottolineare che, dal punto di vista del bilancio, è stata anche promossa la creazione di un fondo di solidarietà – e, infine, di valorizzare le politiche comunitarie che hanno e che avranno in futuro un ruolo fondamentale. E parlo per esempio del sostegno finanziario per i programmi come ARGO, essenziale per la gestione comune dei flussi migratori e il controllo delle frontiere esterne, nonché dell’approvazione di un’iniziativa comunitaria a favore delle vittime del terrorismo, che, oltre alle somme a loro destinate, dimostra ai cittadini che l’Unione partecipa alla lotta contro il terrorismo in tutte le sue forme.

 
  
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  Färm (PSE). (SV) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, abbiamo raggiunto un ampio consenso sul bilancio per molti anni consecutivi. La ragione principale è che abbiamo avuto relatori, un presidente della commissione e uno spirito collettivo in seno alla commissione per i bilanci dai quale credo che gli Stati membri dovrebbero imparare, se quello che è avvenuto a Bruxelles lo scorso fine settimana deve servire da lezione. Desidero ringraziare i relatori e i miei colleghi.

In quanto relatore per lo scorso anno, per il bilancio 2003, quest’anno ho avuto sostanzialmente la responsabilità dell’esecuzione del bilancio, circostanza che pensavo meritasse qualche riflessione. L’approvazione di un bilancio è solo la prima fase, relativamente facile, perché poi arriva davvero il difficile, ossia la sua esecuzione. A tale riguardo, sono preoccupato sia per il 2003 che per il futuro, per esempio per il 2004. Per molti anni abbiamo avuto eccedenze consistenti e impegni in sospeso, noti come RAL, elevati, soprattutto nell’ambito del sistema dei Fondi strutturali, e gli importi sono alti. Purtroppo ora assistiamo allo stesso fenomeno. Di recente vi è stata una relazione sull’esecuzione per il 2003 che individua chiari problemi, sebbene ci siano settori che stanno migliorando. Recentemente abbiamo preso una decisione su quello che è noto come il trasferimento globale di importi sempre più elevati che rimangono alla fine dell’esercizio e che devono essere spostati da settori di sottoutilizzo ad altri settori di bilancio. Tutto questo è ancora più preoccupante per la rubrica 4, un settore nel quale abbiamo gravi carenze di risorse. E’ anche allarmante la situazione delle iniziative comunitarie, nelle quali abbiamo problemi con molte risorse. Se anche l’esecuzione dei programmi di informazione è in ritardo in una situazione in cui abbiamo importanti compiti di trasmissione di informazioni, per esempio relativamente alla nuova Costituzione, all’allargamento, eccetera, è chiaro che evidentemente c’è un problema. Si deve fare qualcosa di veramente serio in questo settore prima del 2004, se non vogliamo che i nuovi Stati membri rimangano molto delusi quando vedranno che l’esecuzione è a un livello molto diverso da quello previsto dal bilancio.

Per molti anni abbiamo approvato varie relazioni sull’esecuzione, eccetera. Credo che il Parlamento forse dovrebbe adottare una strategia più estesa e mirata al fine di affrontare il problema delle eccedenze annuali, l’accumulo di impegni in sospeso e lo scarso livello di esecuzione e dovrebbe forse farlo, per esempio, attraverso una relazione speciale che preveda una qualche strategia per affrontare i problemi all’origine di questo ritardo.

Lo scorso anno, noi del gruppo del Partito del socialismo europeo abbiamo presentato una serie di proposte in materia di semplificazione. Credo che dovremmo ampliarle includendo un riesame più radicale e strategico delle modalità di funzionamento pratico dell’esecuzione. Ho assistito in parecchie occasioni ad una situazione che reputo assurda nella quale, per esempio, regioni, università e organizzazioni non governative smettono di richiedere stanziamenti, in parte perché la procedura per la domanda è tremendamente complicata e in parte perché per ottenere i pagamenti ci vuole così tanto tempo che i richiedenti si trovano ad affrontare problemi finanziari anche se ai loro progetti sono stati stanziati finanziamenti. Credo che la soluzione stia, per esempio, in una riforma continua, tecniche di bilancio più moderne, una verifica contabile più aggiornata e una cultura di maggiore trasparenza. A lungo termine, credo addirittura che potremmo mettere in discussione il sistema degli impegni e dei pagamenti. Dobbiamo sicuramente ottenere prospettive finanziarie che non blocchino tutti i settori per sette anni, cosa impossibile da gestire. Il Parlamento deve forse anche rendersi conto che il bilancio non può essere semplicemente aumentato, senza garantire che la Commissione abbia le risorse necessarie per eseguire le decisioni.

Chi di noi sarà eventualmente rieletto e dovrà poi cominciare la discussione su Agenda 2007 si troverà di fronte a un compito immane all’inizio della prossima legislatura.

 
  
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  Dell’Alba (NI).(FR) Signor Presidente, signora Commissario, desidero aggiungere i miei ringraziamenti al relatore, al presidente della commissione per i bilanci, onorevole Wynn, che ha condotto il negoziato con grande autorità, e anche alla Presidenza italiana. Bisogna in effetti dare a Cesare quello che è di Cesare. Certo, abbiamo avuto riunioni lunghe e difficili durante il processo di conciliazione. Tuttavia la Presidenza italiana ha, credo, contribuito moltissimo al risultato finale, in particolare per quanto riguarda la mobilitazione dello strumento di flessibilità.

Se si considera quello che avviene in Iraq e le prospettive che ci si parano dinanzi, è deplorevole aver dovuto litigare per delle sciocchezze, mentre le necessità di questa regione e il ruolo che l’Europa potrebbe svolgervi sono aspetti molto più importanti dei 95 milioni di euro ottenuti alla fine dei negoziati. Viste le minacce, le recriminazioni e le meschinità che ci hanno assillato, è forse una sorpresa che ci siano state riserve nella votazione su questo bilancio? Sei paesi, tra i quali alcuni paesi fondatori, ora ci vengono a dire che ancora una volta dobbiamo ridurre un bilancio che è già estremamente basso rispetto alle necessità e rispetto alle ambizioni dell’Europa rappresentate dalla lettera rettificativa di cui abbiamo discusso questo pomeriggio.

Credo che, davvero, siamo caduti molto in basso nel nostro dibattito di politica finanziaria e di bilancio. Ci rendiamo conto che certi paesi, dando voce alle loro minacce, vogliono in realtà lanciare una sfida a quei paesi che, stando alle apparenze, hanno impedito l’approvazione della Costituzione e, soprattutto, fare un passo indietro senza tenere conto né del nostro ruolo istituzionale né delle ambizioni che dovrebbe avere l’Europa. Nel momento in cui la grande Europa si allarga a 25 e domani a 27 paesi, in un momento in cui le nuove democrazie anelano la democrazia, questa minaccia consiste nel dare ancora meno di quello che abbiamo dato per la Spagna e il Portogallo e nel limitare ancora di più l’offerta già modesta che stiamo facendo oggi.

Voi siete firmatari, perché non rinunciate allora alla PAC? Io direi al Presidente Chirac che in questo modo – per dare solo un esempio – sarebbe già possibile risparmiare metà del bilancio, riutilizzarlo a vantaggio di altre forme di finanziamenti. Potremmo rinunciare alle restituzioni all’esportazione, visto che, in ogni caso, si sono riscontrati casi di frodi evidenti. Dobbiamo diventare severi e decisi.

Alla luce di tutto ciò, è deplorevole che il negoziato di questo fine settimana sul ruolo del Parlamento nell’ambito della procedura di bilancio sia fallito, come del resto tutto il negoziato. Credo che il suo successo sarebbe un passo avanti per l’Europa. In merito al ruolo del Parlamento, penso in effetti che abbia dato prova di più rigore, più spirito europeo nel lavoro svolto per definire un bilancio. A questo proposito desidero congratularmi con il relatore, onorevole Mulder, per aver saputo mantenere la rotta, sebbene il modo in cui il Consiglio ha condotto i negoziati non sia stato casuale, ma deliberatamente calcolato per pervenire alle conclusioni che conosciamo. Il mio grazie quindi al Parlamento per questo esercizio di bilancio 2004.

 
  
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  Pronk (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, molto è già stato detto sul bilancio. Credo tuttavia che possiamo essere abbastanza fieri di noi stessi oggi.

The Economist di questa settimana dice che il prodotto nazionale lordo dell’Unione europea è nuovamente superiore a quello degli Stati Uniti quest’anno. Questo significa che siamo diventati la principale potenza mondiale in termini di PNL, l’1 per cento del quale viene speso per questo bilancio. Questo 1 per cento ci garantisce di mantenere le possibilità di detto PNL. Questo 1 per cento, pertanto, è davvero il migliore investimento immaginabile; e ci potrebbe rattristare moltissimo ascoltare i pianti e i lamenti del Consiglio ECOFIN.

Credo tuttavia che il problema dell’ECOFIN sia difficile. Di che cosa è fatto l’ECOFIN? E’ formato da ministri che pensano che in realtà dovrebbero essere Primi Ministri. Reputano assolutamente ingiusto che ci sia anche un Consiglio europeo; credono di essere loro il Consiglio, e quindi vanno per la loro strada e realizzano le loro politiche.

E’ il problema principale in questo momento. Il Trattato prevede che ci sia un Consiglio europeo, che ha un chiaro ruolo di coordinamento. I membri dell’ECOFIN credono di svolgere anche loro quel ruolo, e il modo in cui lo svolgono è così provinciale, così triste, così banale da farci rabbrividire. Naturalmente tutti pensano che io stia parlando solo del Ministro Brown, ma purtroppo ci sono anche altri ministri che la pensano allo stesso modo. E’ un problema e credo che sia forse il punto principale. Non sono preoccupato dalla limitazione dei poteri del Parlamento, ma quello che sarebbe certo possibile sarebbe limitare in una certa qual misura i diritti dell’ECOFIN quando si riunirà ancora il Consiglio europeo. Questo ci potrebbe consentire di essere un po’ più lungimiranti e di dirigerci finalmente nella giusta direzione per quanto riguarda la redazione di un bilancio dell’Unione europea, invece di fare unicamente riferimento al minimo comune denominatore dei 15 – presto 25 – Stati membri.

 
  
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  Pittella (PSE). – Signor Presidente, signora Commissario, colleghi, proprio perché quello di quest’anno è il bilancio dell’Unione allargata, dobbiamo saper cogliere – come hanno fatto i colleghi – le pesanti negatività che si accompagnano all’ottimo lavoro svolto dal relatore Mulder, dal presidente Wynn e dai coordinatori.

Pur sottolineando il ruolo positivo di mediazione svolto dal mio coordinatore, Ralf Walter, indico tre negatività: in primo luogo, l’ammontare dei pagamenti è stato mantenuto a livelli contenutissimi, uno dei più bassi degli ultimi dieci anni; in secondo luogo, nel contesto dei Fondi strutturali, abbiamo assistito all’usuale restituzione di fine anno di quasi 5 miliardi di euro agli Stati membri; in terzo luogo, lo scontro – che è già stato richiamato – per la rubrica 4: come da copione, il Consiglio ha proposto tagli sulle priorità tradizionali del Parlamento per finanziare l’emergenza di quest’anno, l’Iraq. L’anno scorso si era trattato dell’Afghanistan. E’ in questo contesto che si è aperta come al solito la guerra tra poveri: tagliare le linee su MEDA o quella sull’Asia, tagliare i fondi per le malattie legate alla povertà o quelle per gli aiuti umanitari, e altre possibili soluzioni.

Sino a quando, mi chiedo, lo strumento di flessibilità e un lavoro certosino di contabilità consentiranno di far quadrare il cerchio? Come se non bastasse, inoltre, quest’anno l’intera procedura di bilancio è stata gravata da una serie di attentati ai poteri di bilancio del Parlamento, così come sappiamo tutti, nell’ambito del lavorío della Conferenza intergovernativa.

E’ evidente che il problema è politico ed è più vasto, come affermato da molti colleghi. Il problema deriva dall’ingenerosità di alcuni Stati membri verso l’Unione – la lettera di ieri ne è un’ulteriore dimostrazione – come se la strada fin qui percorsa insieme non bastasse a dimostrare che le risorse concesse all’Unione europea sono risorse date a noi stessi, alla pace, alla sicurezza, al benessere degli Stati membri.

Non si può partire dalla contabilità per poi stabilire quali sono le priorità politiche dell’Unione europea. Ecco perché io apprezzo l’azione della Presidenza Prodi e della Commissione presieduta dal Presidente Prodi: perché essa riesce a dare una guida. E la nostra iniziativa politica, quella del Parlamento europeo, dovrà corroborare questa capacità e costringere la miopia degli Stati membri a trasformarsi in capacità di visione, a dare un indirizzo politico che consenta di recuperare, di imprimere un nuovo slancio sul terreno di una grande autorità sovranazionale.

Quello che vogliamo fare non è soltanto un’Unione più ampia, con 25 Stati sul piano geografico; quello che dobbiamo fare è un vero soggetto politico.

 
  
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  McCartin (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, dieci interventi fa, il presidente della nostra commissione, onorevole Wynn, ha detto che tutte le cose importanti erano state dette.

Desidero aggiungere la mia voce a coloro che si sono congratulati con l’onorevole Mulder, presidente della commissione, con il Commissario, signora Schreyer, e per la prova di competenza fornita da tutti. Considerate tutta la competenza che questo lavoro comporta – ed intendo davvero “competenza” – da parte degli assistenti dei nostri gruppi, dei componenti della commissione parlamentare e della Commissione e degli esperti del Consiglio dei ministri. E poi guardate a che cosa applichiamo tutta questa competenza: a un gioco che ho talvolta chiamato “gioco delle monetine”: un gioco che si gioca su un davanzale o su un tavolo con due monete da un penny, una moneta da ½ penny e consiste nel far saltare le monetine. Sono sempre più disilluso di fronte a questa procedura di bilancio e tendo a vederla come un “gioco delle monetine”. Letteralmente un centesimo, uno per cento del PIL dell’Unione europea, e che potere abbiamo su di questo?

Il bilancio agricolo è stato assegnato a sei o sette milioni di persone su 400 milioni di abitanti dell’Unione. E’ ripartito in modo molto ingiusto: 17 000 euro per agricoltore agli agricoltori francesi, 3 000 euro per agricoltore agli agricoltori portoghesi e greci. Ma dobbiamo lasciar perdere. Il Consiglio decide così e i finanziamenti ci devono essere comunque.

Guardate alla nostra prossima grande spesa: la politica regionale. Che cosa fa? Io vengo da un paese che in passato ha ricevuto generose porzioni dei finanziamenti regionali, ma oggi le cose sono diverse. La Spagna, per esempio, riceve un trasferimento netto di circa 200 euro pro capite – 0,5 per cento del PIL. Se la Spagna costituisce un esempio delle nostre politiche di solidarietà nella politica regionale, allora dico che non prende nulla. Questo 0,5 per cento del PIL non fa alcuna differenza: è immaginario. Il signor Aznar può far accettare la sua politica di coesione economica e sociale. A mio avviso dobbiamo riesaminare tutto quanto.

Ci sono così tante cose che potremmo fare senza aumentare la spesa pubblica nell’Unione europea, trasferendo alcune voci dalla competenza nazionale alla competenza europea. La cooperazione allo sviluppo deve essere una di queste e anche la ricerca. Non costruiremo una Comunità e manderemo normative ai nuovi paesi dell’Europa dell’est. Siamo già poco popolari. Nessuno sta mettendo in discussione l’esistenza dello Stato. Ci sono molte persone che mettono in discussione l’esistenza dell’Europa. Se il bilancio deve essere uno strumento per la costruzione dell’Europa, faremmo meglio a cominciare a ragionare in modo diverso.

 
  
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  McMillan-Scott (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, desidero congratularmi con i relatori e con tutti coloro che sono coinvolti nella procedura di bilancio. Sono anch’io un membro un po’ assenteista della commissione per i bilanci.

Volevo parlare questo pomeriggio di un programma piccolo ma molto sensibile – l’iniziativa europea per la democrazia e i diritti dell’uomo, che è nella linea 1904 del bilancio e per la quale sono stati presentati emendamenti sui quali voteremo domani. Sono il relatore che ha costituito questo fondo nel 1992, fondo che ora dispone di 100 milioni di euro. Sono attualmente relatore per la commissione per gli affari esteri, i diritti dell’uomo, la sicurezza comune e la politica di difesa sui due regolamenti finanziari che copriranno il finanziamento di questo programma nel 2005 e nel 2006, nonché per la comunicazione della Commissione intitolata “Reintegrare i diritti dell’uomo e la democrazia nel Mediterraneo”. E’ su questo aspetto specifico che desidero soffermarmi.

Credo che dobbiamo essere coscienti dell’arco di instabilità che si stende dal Marocco fino ai paesi che saranno ormai quasi ai confini dell’Unione europea, con l’allargamento del prossimo anno. In realtà tutta questa regione era stata definita un “arco di riforma” dal Presidente Bush, ma non è così. Ci sono molti problemi alcuni dei quali sono stati proprio ora citati dall’onorevole McCartin e anche da altri oratori.

Il Parlamento europeo, che ha avviato questa iniziativa per la democrazia e i diritti dell’uomo, ora dovrebbe incoraggiare la Commissione perché riorienti immediatamente le sue priorità per il 2004 su questo programma per un’Europa più grande, e in particolare sui paesi arabi. Alcuni sanno che la relazione 2002 dell’UNDP si è concentrata sul deficit democratico nei paesi arabi. La relazione 2003 contiene sondaggi presso l’opinione pubblica di quei paesi, che rivelano che gli arabi sono le persone che nel mondo hanno effettivamente maggiore bisogno e desiderio di democrazia.

Noi al Parlamento europeo abbiamo perciò il dovere speciale di sostenere, incoraggiare e sviluppare questi programmi, in particolare nel 2004. Intendo ricorrere alla codecisione su questi due regolamenti finanziari per incoraggiare la Commissione e il Consiglio a consentire ancora una volta al Parlamento europeo di avere la supervisione di cui godeva su questi programmi e di fornire la garanzia politica che il Consiglio dei ministri non può fornire.

 
  
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  Laschet (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in quanto ultimo oratore del mio gruppo prima del relatore, desidero esprimere apprezzamento per il vasto consenso che abbiamo raggiunto in questa sede. Vorrei tuttavia esporre anche alcune osservazioni critiche sul modo in cui il gruppo del Partito del socialismo europeo ha tenuto i contatti con la stampa durante questa procedura di bilancio.

La domanda fondamentale è la seguente. Il bilancio può essere utilizzato per fini politici? Possiamo collocare voci in riserva per raggiungere obiettivi politici? Sembra che lo facciamo in molti settori, onorevole Walter. Lo facciamo in Afghanistan, perché abbiamo detto: “Varie cose che questo Parlamento considera auspicabili in Afghanistan non accadono. Abbiamo l’impressione che la Commissione sottovaluti l’importanza di combattere il traffico di stupefacenti. Per favore fateci sapere che cosa fate, e allora libereremo i fondi”. Il bilancio dell’onorevole Gill è pieno di riserve che vogliamo utilizzare come mezzo per convincere l’amministrazione ad agire e garantire che almeno qualche progresso ci sia. A tale riguardo, questo bilancio è effettivamente uno strumento di cui il Parlamento dispone per indicare i propri obiettivi politici.

Noi del gruppo del Partito popolare europeo (democratico-cristiano) e dei Democratici europei abbiamo adottato lo stesso approccio nei confronti dell’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia con sede a Vienna, quando nel pieno del dibattito – ossia quando l’Osservatorio si è rifiutato di pubblicare per più di due settimane uno studio sull’antisemitismo che poi è stato pubblicato dal nostro collega, onorevole Cohn-Bendit e da altri – abbiamo chiesto: “Perché diavolo ricevete 6 milioni di euro all’anno, se i vostri studi poi non vengono pubblicati?“, la risposta è stata: “Non potete sospendere il finanziamento all’Osservatorio”. Ed è stato proprio quello che abbiamo fatto, anche se l’onorevole Walter non se ne è accorto. Quando poi si è svegliato, ha diffuso comunicati stampa, nei quali diceva: “L’onorevole Laschet non ha assolutamente alcun tipo di competenza. La commissione per i bilanci non può assolutamente fare questo”.

Onorevole Walter, mi sarei aspettato che lei oggi presentasse una proposta volta a recuperare i fondi dalla riserva. Dopo tutto, la plenaria avrebbe effettivamente potuto farlo. Ma proprio perché lei non fa caso alle decisioni che prendiamo nella commissione per i bilanci, non è corretto che vada dalla stampa e diffonda un comunicato di questo tipo. Le darò uno squillo attorno alle 17 di oggi, va bene? “Buon giorno, onorevole Walter, le voci sono state congelate, e la commissione per i bilanci le libererà una volta chiarita la confusione tra politica e scienza all’Osservatorio europeo”.

Forse, onorevole Walter, vorrà riflettere su questo consiglio, prima di fare ancora affermazioni così ridicole.

 
  
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  Mulder (ELDR), relatore. – (NL) Signor Presidente, è molto gentile da parte sua ridarmi nuovamente la parola. Desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questo dibattito. Sono lieto che ci sia effettivamente un ampio consenso, visto che ho fatto la mia parte. Non è tuttavia questo il motivo per il quale ho chiesto la parola.

L’onorevole Gill ed io abbiamo avuto un ottimo rapporto di lavoro quest’anno, ma oggi pomeriggio abbiamo dimenticato una cosa. Non abbiamo ringraziato la Commissione in modo abbastanza circostanziato per la sua costruttiva cooperazione. Il Commissario Schreyer è sempre stata molto aperta e sempre disponibile alla discussione, come del resto i suoi funzionari. Lo apprezziamo moltissimo. Non sarebbe stato possibile realizzare questo bilancio senza la cooperazione attiva della Commissione nel cercare soluzioni ai problemi che sono sorti nel corso dell’anno. Ancora una volta, i miei ringraziamenti per tutto questo e ancora una volta il mio grazie ad ognuno di voi.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – Credo, onorevole Mulder, che gli applausi provenienti da tutti i banchi dell’emiciclo le diano la misura della gratitudine della nostra Assemblea per il suo lavoro.

La discussione è chiusa.

La votazione su questo importante argomento si svolgerà giovedì, alle 11.30.

Con questo si conclude la discussione sul bilancio. La seduta è sospesa fino alle 17.30, quando riprenderà con le interrogazioni al Consiglio.

(La seduta, sospesa alle 16.56, riprende alle 17.30)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. PUERTA
Vicepresidente

DICHIARAZIONE SCRITTA (ARTICOLO 120 DEL REGOLAMENTO)

 
  
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  Boudjenah (GUE/NGL). (FR) Il bilancio 2004 per l’Europa allargata è inferiore all’1 per cento del prodotto nazionale lordo, il tasso più basso dal 1997. Gli impegni diminuiscono; i pagamenti diminuiscono. Anche i Fondi strutturali, così come le spese agricole, diminuiscono. I fondi della rubrica 4 destinati agli aiuti esterni sono ormai ridotti ai minimi termini: anche gli aiuti all’America latina sono stati ridotti di 35 milioni di euro. Una grossa pressione finanziaria grava su elementi fondamentali della politica dell’Unione europea, come i diritti dell’uomo o il dovere di aiutare i più deboli. I fondi per l’aiuto allo sviluppo sono stati analogamente colpiti da misure di rigore devastante. In queste condizioni, come possiamo davvero credere che la povertà verrà eliminata entro il 2015?

In merito alla questione degli stanziamenti all’Iraq, il problema non è finanziario. L’occupazione deve cessare immediatamente. Il popolo iracheno deve recuperare al più presto la propria sovranità per individuare direttamente le proprie necessità e organizzare i mezzi per soddisfarle. Il ricorso allo strumento di flessibilità permetterà di trovare 95 milioni di euro. La soluzione proposta – ridurre gli stanziamenti della rubrica 4 – non è accettabile. Questo bilancio non è all’altezza delle sfide che l’Unione europea deve raccogliere oggi per un mondo più giusto e più solidale.

 
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