Cappato (NI),per iscritto.– I deputati radicali hanno votato contro non solo perché la relazione contrasta la liberalizzazione degli scambi internazionali e si abbandona al relativismo culturale, oltre che al protezionismo, ma anche perché non pare cogliere i pericoli di annientamento culturale e linguistico ad opera di nazionalisti e statalisti.
Le politiche nazionali che attentano alla diversità linguistica nell’insegnamento delle lingue straniere – cioè l’obbligo, di fatto, di una sola lingua straniera, l’inglese – sono dominanti sia nella UE che nei paesi in via di adesione. Le stesse Istituzioni europee spesso sono mono- o bilinguistiche. Nella risoluzione manca il riferimento a soluzioni innovative per affrontare esigenze di comunicazione su basi non discriminatorie, ad esempio prevedendo l’impiego di lingue neutrali come la lingua internazionale esperanto. Mancano anche riferimenti alla scarsa protezione delle lingue delle popolazioni indigene e degli immigrati e al linguaggio dei segni.
Tra le proposte concrete, che hanno già incontrato un certo consenso a livello internazionale, voglio qui richiamare la proposta dell’Associazione radicale esperanto per l’Osservatorio sulle politiche linguistiche, recentemente raccomandato anche dalla trentaduesima conferenza generale dell’UNESCO. Sarebbe infatti necessario tenere un quadro aggiornato delle pratiche e delle legislazioni sulle lingue, dell’utilizzo e del riconoscimento di lingue minoritarie anche all’interno degli Stati.