6. Situazione dei diritti fondamentali nell’UE (2003)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A5-0207/2004), presentata dall’onorevole Boumediene-Thiery a nome della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea (2003).
Boumediene-Thiery (Verts/ALE),relatore. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei cominciare ringraziando tutti i colleghi che hanno partecipato a questo lavoro contribuendo a migliorarlo. La Carta dei diritti fondamentali, da quando è stata adottata, è diventata il quadro di riferimento del Parlamento europeo per l’elaborazione della relazione annuale sui diritti fondamentali, relazione che è parte essenziale della nostra vita parlamentare. In generale la Carta dei diritti fondamentale viene infatti presa come griglia di lettura. Per l’anno 2003, tuttavia, abbiamo optato per un approccio un po’ diverso che prende in considerazione solo alcuni articoli della Carta mettendo a confronto la realtà e la pratica.
Potrebbe nascere una prima domanda: perché il Parlamento europeo si interessa alla questione dei diritti fondamentali? Ebbene, ricorderò che il nostro Parlamento è l’espressione della sovranità popolare e che per questo è tenuto a pronunciarsi sulle questioni che interessano direttamente i cittadini, soprattutto quando è in gioco la loro dignità, in quanto il suo ruolo primario è quello di rappresentare e difendere i loro interessi.
Le libertà pubbliche e i diritti fondamentali sono inscritti nelle nostre costituzioni, nelle nostre legislazioni nazionali ed europee. Il progetto di Costituzione integra nel suo preambolo la Carta dei diritti fondamentali. La legittimità del Parlamento europeo in materia di diritti fondamentali è stata rafforzata dall’articolo 7 del TUE. Basandosi su una proposta motivata, esso può ricorrere al Consiglio qualora venga riscontrato da parte di uno Stato membro un chiaro rischio di grave violazione dei principi di cui all’articolo 6. La presente relazione consentirà, al riguardo, di stimolare il Parlamento europeo ad assumere la sua funzione di organo di sorveglianza e controllo dei diritti fondamentali in seno all’UE.
La presente relazione è la quarta. Ogni anno, come sapete, la relazione viene affidata a un diverso gruppo politico. Quest’anno ho avuto il piacere di ricevere io l’incarico di relatrice. Nell’ambito della presente relazione, cercheremo di misurare l’efficacia dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. L’effettività di questi diritti si misura nei confronti di ogni individuo a prescindere da sesso, origine etnica, orientamento sessuale, religione, disabilità o status. Dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001, assistiamo a una profusione di disposizioni d’attuazione, sia a livello comunitario, sia a livello degli Stati membri, relative alla lotta contro il terrorismo, alla lotta contro la criminalità organizzata transnazionale, alla lotta contro l’immigrazione clandestina.
Oggi, in nome della sicurezza dell’Unione e dei suoi Stati membri, vengono posti dei limiti alle nostre libertà pubbliche e ai diritti umani fondamentali. Tali disposizioni interessano direttamente o indirettamente taluni gruppi vulnerabili e i movimenti sociali. Per quanto legittime, la lotta contro la criminalità, la mancanza di sicurezza e il terrorismo non possono in alcun caso andare a detrimento dei diritti fondamentali e delle libertà democratiche, senza rimettere in causa i fondamenti stessi dell’Unione europea.
Sulla base di tale constatazione abbiamo incentrato la relazione soprattutto sull’analisi della criminalizzazione dei movimenti sociali e dei gruppi vulnerabili. Tra i gruppi bersaglio, abbiamo individuato segnatamente le associazioni di solidarietà sociale e di difesa dei diritti umani, i migranti e i rifugiati, le vittime della tratta di esseri umani, i rom e gli zingari, i giornalisti, le donne, i bambini e i disabili.
Tre punti hanno richiamato in modo particolare la mia attenzione; permettetemi dunque di illustrarveli brevemente. Per quanto riguarda la libertà di stampa l’esistenza di mezzi di comunicazione pluralistici rafforza il principio della democrazia. Sul pluralismo dei mezzi di comunicazione è stata da poco posta in votazione la relazione presentata dall’onorevole Boogerd-Quark sui rischi di violazione nell’Unione europea e in particolare in Italia. Dunque non ritorno sull’argomento, ma ricordo comunque che la relazione fa riferimento all’informazione dei cittadini nell’Unione europea, all’obbligo dei mezzi di comunicazione e delle istituzioni di rispettare il diritto dei cittadini di essere informati in modo completo e obiettivo. Il diritto a un’informazione oggettiva è intaccato da una manipolazione politica dell’informazione. Purtroppo ne abbiamo avuto esempi in Gran Bretagna durante la guerra contro l’Iraq e in Francia nel periodo della canicola estiva.
La relazione mette in rilievo ad esempio l’esistenza di un quasi monopolio esercitato da alcuni governi e la notevole concentrazione in taluni paesi della televisione, del settore privato o della stampa. La libertà di stampa è messa in discussione e spesso, proprio a seguito di questa concentrazione dei media, la pressione subita a motivo dell’appartenenza politica o ideologica da alcuni giornalisti nell’esercizio della propria professione rimette ulteriormente in causa i nostri diritti. Sarà quindi necessario modificare la direttiva al fine di esigere che gli Stati membri preservino il pluralismo dei media e rafforzino la protezione della segretezza delle fonti.
Passo ora a parlare del diritto d’asilo. Il diritto d’asilo della tradizione umanistica europea è stato sostituito da una politica di sicurezza di chiusura delle frontiere. Manca l’armonizzazione legislativa in materia e il diritto d’asilo viene spesso messo in discussione dalle diverse legislazioni nazionali, inoltre il trattamento e le condizioni di vita nei centri di detenzione sono tutt’altro che buoni.
Quanto al diritto alla salute e alla possibilità dei cittadini di accedere a questo diritto, dobbiamo beninteso riuscire a garantire tali diritti. Essi sono legati alla cittadinanza e sappiamo bene che nell’Europa di oggi la cittadinanza europea non può prescindere da questi diritti. Vi chiederò quindi di essere particolarmente vigili perché i nostri diritti, che sono sempre più a rischio, restino i soli principi guida delle nostre politiche.
Infine, l’Unione europea per essere credibile, per rispettare i diritti e farsi rispettare, deve rimediare alle proprie carenze senza aver paura di reagire né di prendere provvedimenti in caso di violazioni.
Roche,Consiglio. – (EN) Signor Presidente, per iniziare vorrei dire, in quanto ex membro della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite e soprattutto in quanto ex Presidente della commissione irlandese giustizia e pace, che sono particolarmente lieto di essere qui a parlare di questa relazione. Apprezzo l’opportunità di partecipare alla discussione su una relazione fondamentale e di capitale importanza per l’Unione europea. La relazione merita attenta considerazione. Come ha detto la relatrice, se l’Unione europea è pronta a pretendere requisiti elevati in materia di diritti umani, dovrebbe anche essere disposta ad esaminare la situazione al suo interno e a rispettare requisiti elevati. Data l’ampiezza e la natura della relazione, è impossibile sollevare tutte le questioni affrontate: cercherò tuttavia di soffermarmi su alcuni punti che mi sembrano cruciali.
Nelle scorse settimane siamo rimasti tutti agghiacciati dai tragici eventi di Madrid e il nostro più sentito cordoglio va alle vittime, ai loro familiari e a tutti gli spagnoli. Come il Taoisech ha già avuto modo di dire, il Consiglio europeo ha approvato una dichiarazione sul terrorismo e ha deciso una serie di misure volte a potenziare la capacità dell’Unione europea di far fronte al terrorismo. Siamo inoltre consapevoli dei nostri obblighi di rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali nell’adozione di qualsiasi provvedimento contro il terrorismo. Non possono esserci compromessi su questi valori fondamentali, non sono ammesse concessioni. L’eliminazione effettiva del terrorismo implica processi equi e il rispetto dello Stato di diritto. La dichiarazione che abbiamo sottoscritto ci impegna a combattere il terrorismo in conformità dei principi fondamentali su cui si fonda l’Unione.
Il Consiglio europeo, inoltre, ha concordato sulla necessità di riprendere i negoziati sulla nuova Costituzione. Come i deputati di questa Assemblea sapranno, la Carta dei diritti fondamentali, che è stata ampiamente discussa in seno alla Convenzione europea raccogliendo un ampio consenso, andrà inserita nel nuovo Trattato costituzionale, cosa di cui siamo tutti lieti.
Nel 1999 il Consiglio europeo di Tampere ha deciso di lavorare per la creazione di un sistema europeo comune in materia di asilo sulla base della piena e totale applicazione della Convenzione di Ginevra. Apprezziamo i progressi compiuti ieri dal Consiglio “Giustizia e Affari interni” nella direttiva sui requisiti in materia di asilo. La nostra priorità è portare a termine tale questione e raggiungere un accordo sulla direttiva riguardante le procedure in quanto parte del completamento della prima fase del sistema comune di asilo europeo.
Passo ora a un altro problema. Il traffico di esseri umani è una pratica di sfruttamento terrificante e criminale. La dichiarazione di Bruxelles “Prevenzione e lotta alla tratta di esseri umani” approvata dal Consiglio lo scorso maggio fornisce la base per un esaustivo programma quinquennale, cui stiamo attivamente lavorando. Il Consiglio ha inoltre approvato misure a sostegno delle vittime della tratta di esseri umani, che prevedono il rilascio di un titolo di soggiorno di breve durata qualora cooperino con le autorità competenti. In proposito ricordo la decisione quadro relativa alla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia adottata dal Consiglio lo scorso anno e che rientra pienamente nell’ambito della difesa dei diritti umani.
Per quanto riguarda la solidarietà e l’esclusione sociale, gli Stati membri hanno adottato piani d’azione nazionali nell’ambito dell’Agenda di Lisbona che delineano le misure da attuare al fine di combattere l’esclusione sociale. Un secondo piano simile è stato sviluppato in tutti gli Stati membri lo scorso anno, a seguito di un processo di consultazione dei gruppi di interesse per la coesione sociale. Il Consiglio europeo ha concordato sulla centralità di un alto livello di coesione sociale nell’Agenda di Lisbona e sulla necessità di rafforzare le strategie che incidono sull’esclusione sociale e sulla lotta alla povertà. Il Consiglio ha dato particolare rilievo al ruolo decisivo che può avere la modernizzazione dei sistemi di protezione sociale.
Riteniamo che l’occupazione sia la via principale per uscire dalla povertà e dall’esclusione sociale; posti di lavoro adeguatamente remunerati consentiranno ai cittadini di godere di più alti livelli di prosperità nell’intera Unione. Il Consiglio europeo ha riconosciuto che la creazione di nuovi e più qualificati posti di lavoro è la questione che occorre affrontare con maggiore urgenza.
E’ essenziale che un maggior numero di persone entri a far parte del mercato del lavoro. Il raggiungimento di più alti tassi di partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne e delle fasce di popolazione anziana agevolerebbe la lotta all’esclusione sociale e tutelerebbe tali gruppi dall’alto rischio di povertà cui sono esposti. In ogni caso è anche nell’interesse della Comunità agire in tal senso.
Quanto alle questioni relative all’uguaglianza sollevate nella relazione, lo scopo generale delle tre direttive dell’Unione europea in materia è richiedere agli Stati membri di proibire discriminazioni dirette o indirette, molestie sulla base del sesso, dell’origine etnica o razziale, della religione, delle credenze, della disabilità, dell’età o dell’orientamento sessuale nell’ambito del lavoro, sia dipendente che autonomo, della formazione professionale e lavorativa. Anche la vittimizzazione dev’essere vietata. Adesso è importante procedere all’attuazione completa di tali essenziali garanzie per alcuni dei gruppi più vulnerabili della nostra società.
La Presidenza irlandese ha ritenuto una priorità fondamentale compiere progressi nel progetto di direttiva per la parità di accesso alla fruizione di beni e servizi in quanto anche questo settore incide sui diritti fondamentali.
I rappresentanti degli Stati membri, incontrandosi nell’ambito del Consiglio europeo di Bruxelles del 13 dicembre 2003, hanno affermato l’importanza di raccogliere e analizzare i dati sui diritti umani per coadiuvare l’elaborazione delle politiche. Essi hanno approvato l’estensione del mandato dell’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia perché diventi un’Agenzia per i diritti umani e la Commissione sta preparando una proposta per fare entrare in vigore la decisione del Consiglio europeo.
Sulla libertà di circolazione in seno all’Unione, vorrei menzionare l’adozione della direttiva concernente lo status dei cittadini di paesi terzi che siano residenti di lungo periodo. Tale testo dà la possibilità di ottenere lo status di residenti di lungo periodo dopo 5 anni di residenza legale e il riconoscimento di parità di trattamento in vari ambiti della vita sociale ed economica. Date alcune delle più violente dichiarazioni di alcuni mezzi di comunicazione riferite dalla relatrice in materia di libera circolazione, si tratta di uno sviluppo quanto mai positivo. A titolo personale vorrei citare in particolare il riferimento ai ritardi giudiziari contenuto nel paragrafo 155. Devo dire alla relatrice che mi ha molto colpito il fatto che sia stata citata una causa irlandese. Si tratta di una causa in cui sono stato personalmente coinvolto e i cui tempi sono stati, a mio parere, inammissibili.
Ho preso atto con interesse della questione della partecipazione alle elezioni europee e amministrative e del deficit democratico. Poiché ci stiamo avvicinando alle elezioni europee, è nel nostro interesse incoraggiare e assicurare la maggiore partecipazione possibile alla consultazione da parte di tutti gli aventi diritto. La partecipazione è il cuore della democrazia.
Purtroppo si preannuncia con chiarezza dai sondaggi d’opinione una scarsa affluenza di votanti alle elezioni europee e i media dicono che molti europei si sentono lontani dall’Unione e ritengono di non essere abbastanza informati su di essa. Per tale motivo la Presidenza ha deciso di convocare una Conferenza ministeriale sulla comunicazione in Europa che si svolgerà la prossima settimana. La Conferenza avrà due obiettivi principali: discutere come informare meglio i cittadini sull’Unione europea e valutare i possibili modi per promuovere un maggiore coinvolgimento degli europei nel decidere come sviluppare e far procedere la nostra Unione.
Vorrei ringraziare di nuovo per la possibilità di partecipare a questa discussione e, a titolo personale, vorrei congratularmi con la relatrice per quella che considero una relazione molto positiva e davvero importante.
Vitorino,Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, vorrei innanzi tutto complimentarmi con l’onorevole Boumediene-Thiery e con la commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni per l’eccellente relazione, che testimonia la continuità dello sforzo del Parlamento a favore di una reale politica dei diritti fondamentali in seno all’Unione europea che vogliamo costruire insieme. Si tratta di un documento che ancora una volta si basa sulla Carta dei diritti fondamentali, anche se la relatrice ha scelto un approccio tematico trasversale alla Carta, analizzando la criminalizzazione dei movimenti sociali e dei gruppi vulnerabili.
Nell’ambito della lotta contro il terrorismo, che purtroppo è di nuovo un argomento di grande attualità e che ci tocca tutti profondamente, occorre vigilare sul rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà pubbliche. Posso assicurarvi che sono fortemente attaccato a questo principio e mi auguro che dopo i tragici eventi dell’11 marzo a Madrid sarà possibile superare alcune delle difficoltà incontrate in passato nell’adozione di norme giuridiche a tutela delle persone, comprese le garanzie procedurali nei procedimenti penali sul territorio dell’UE, che sono fondamentali per costruire la fiducia reciproca e applicare il principio del mutuo riconoscimento delle sentenze giudiziarie. Le misure adottate in Europa per tutelare la democrazia e lo Stato di diritto da ogni forma di criminalità e dal terrorismo dovranno permettere di trovare un equilibrio chiaro tra la protezione dei diritti fondamentali, in particolare gli inscindibili diritti alla libertà e alla sicurezza, da una parte, e, dall’altra, le misure di tutela sociale. L’Unione si trova chiaramente in un momento decisivo per la protezione dei diritti fondamentali. Con l’allargamento, la definizione di norme costituzionali e la creazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, l’Unione europea sta per definire la sua vera identità. La relazione in discussione assolve l’importante funzione di verificare il rispetto dei diritti fondamentali da parte degli Stati membri – cosa che è molto importante in sé – ma anche da parte delle Istituzioni europee. La relazione contribuirà inoltre alla promozione dei diritti fondamentali, elemento, questo, essenziale per il futuro. Tutte le raccomandazioni rivolte alla Commissione verranno tenute un seria considerazione al fine di dar loro il seguito più adeguato. Mi soffermerò ora ad esaminare alcuni punti.
Innanzi tutto la rete di esperti indipendenti in materia di diritti umani ha concluso la sua relazione per l’anno 2003. La Commissione ha ricevuto la versione finale della relazione e provvederà a trasmettervela ufficialmente il più presto possibile. Vorrei far presente che in risposta alla richiesta avanzata lo scorso anno dal Parlamento europeo, la rete quest’anno ci ha trasmesso le 25 relazioni nazionali alla base della relazione di sintesi dell’intera rete. Come la prima relazione della rete, la relazione 2003, che esprime solo i pareri della rete di esperti indipendenti e non quelli della Commissione, mette l’accento non solo sulle preoccupazioni in materia di rispetto dei diritti fondamentali, ma anche, bisogna dirlo, su aspetti positivi e soprattutto sulle buone prassi sviluppate in seno ad alcuni Stati membri che potrebbero ispirare soluzioni analoghe in altri Stati. La preoccupazione della rete di esperti è preservare il legame tra la Carta dei diritti fondamentali che costituisce il loro strumento di riferimento e gli sviluppi più generali del diritto internazionale in materia di diritti dell’uomo, in particolare gli sviluppi della Convenzione europea per i diritti dell’uomo.
La relazione presentata dalla rete di esperti copre una serie di argomenti particolarmente ampia. Da vari punti di vista la rete mette il rilievo il contributo che può venire dall’esercizio delle competenze in materia penale da parte dell’UE per la protezione dei diritti fondamentali, ad esempio in materia di lotta contro il razzismo e la xenofobia, contro la tratta degli esseri umani o contro l’impunità per i reati gravi a livello di diritto internazionale. La rete formula importanti osservazioni sull’evoluzione della politica di asilo negli Stati membri e sugli strumenti dell’Unione. In proposito il Ministro Roche ha segnalato che ieri è stato raggiunto un accordo in seno al Consiglio “Giustizia e Affari interni” su un’importantissima direttiva. Si tratta della direttiva che armonizza la nozione di rifugiato rispetto alla Convenzione di Ginevra del 1951, coordina i regimi di protezione accessoria in vigore in tutti gli Stati membri dell’Unione e tocca l’importante questione delle persecuzioni commesse da agenti non statali. La relazione della rete esprime inoltre preoccupazione per la lentezza con cui il diritto europeo recepisce i cambiamenti del diritto di alcuni Stati membri in materia di nozione di famiglia.
Passo ora alla questione dell’Agenzia dei diritti dell’uomo. Come ha appena ricordato il Ministro Roche, il Consiglio europeo di dicembre ha deciso di ampliare il mandato dell’Osservatorio europeo dei fenomeni razzisti e xenofobi trasformandolo in Agenzia dei diritti dell’uomo. Del resto l’idea di creare un’Agenzia per i diritti fondamentali è stata avanzata da questo Parlamento, in particolare nella relazione elaborata dall’onorevole Swiebel sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione nel 2001. La Commissione aveva già iniziato a valutare l’opportunità di creare una simile agenzia. L’idea era stata annunciata nella comunicazione della Commissione sull’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea presentata in Parlamento nell’ottobre scorso. La Commissione presenterà intorno al mese di luglio un documento di riflessione al fine di suscitare un ampio dibattito pubblico sulla creazione di un’Agenzia dei diritti dell’uomo. Riteniamo che la creazione di questa agenzia dovrà essere preceduta da un dibattito allargato sui suoi obiettivi e sulle sue modalità d’azione. Al fine di permettere al prossimo Parlamento di partecipare alla riflessione, la fase di dialogo con la società civile si prolungherà fino al mese di ottobre e si chiuderà con l’organizzazione da parte della Commissione di un’audizione pubblica sulla base della quale abbiamo intenzione di presentare un progetto di regolamento per la nuova agenzia nella primavera 2005.
Al momento non posso entrare nel merito, ma fin d’ora posso assicurarvi che la creazione dell’agenzia non metterà affatto in discussione lo studio dei fenomeni razzisti e xenofobi, che resteranno pilastri importanti del campo d’azione dell’agenzia e della sua visibilità politica. Non può essere altrimenti in un momento in cui – come dimostrano i lavori dell’Osservatorio di Vienna e in particolare le relazioni sull’antisemitismo che verranno presentate oggi al Parlamento europeo – in Europa si ripresentano timori per il riemergere del razzismo e della xenofobia. Del pari è chiaro che la creazione di tale agenzia dovrà rispettare l’equilibro istituzionale esistente. Infine, per il momento non prevediamo di estendere il mandato dell’agenzia al di fuori del territorio dell’Unione europea.
Signor Presidente, onorevoli deputati, la politica europea in materia di diritti fondamentali sta dunque prendendo forma. Il 2000 è stato segnato dalla proclamazione della Carta e, a seguito della raccomandazione del Parlamento europeo, nel 2002 abbiamo istituito la rete di esperti di cui ho già parlato. L’entrata in vigore del Trattato di Nizza ha segnato un importante passo avanti per l’applicazione degli articoli 6 e 7 del Trattato. Il nuovo Trattato costituzionale conferirà alla Carta dei diritti fondamentali carattere giuridicamente vincolante e permetterà all’Unione di aderire alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Nella comunicazione sull’articolo 7 del TUE la Commissione ha presentato un’analisi d’insieme delle condizioni di applicazione di detto articolo in futuro, mettendo l’accento sulla prevenzione che passa, tra l’altro, attraverso una concertazione a livello interistituzionale, di Stati membri e di società civile. L’avvenire dell’integrazione europea poggia sui valori comuni costituiti dai diritti fondamentali, lo Stato di diritto e le istituzioni democratiche. Tali valori comuni devono essere alla base di qualsiasi azione nel settore della giustizia e degli affari interni.
Sarà necessaria una riflessione su come trattare in modo coerente la dimensione interna ed esterna dei diritti dell’uomo. Sono intimamente convinto che con la Costituzione modificheremo in profondità il contesto giuridico e politico dell’Unione. Mi auguro che la Commissione e il Parlamento insieme imbocchino la via giusta per costruire un’autentica politica dei diritti fondamentali in seno all’Unione europea.
PRESIDENZA DELL’ON. DAVID MARTIN Vicepresidente
Stockton (PPE-DE), relatore per parere della commissione per le petizioni. – (EN) Signor Presidente, anch’io vorrei congratularmi con l’onorevole Boumediene-Thiery per la sua relazione di ampio respiro.
Vorrei far presente che, per molti aspetti, il mio partito non è del tutto soddisfatto della Carta dei diritti fondamentali nella forma attuale e, soprattutto alla luce di quanto abbiamo sentito sia dal Presidente in carica del Consiglio che dal Commissario, siamo preoccupati per il fatto che tale testo possa diventare un ulteriore quadro normativo e burocratico per settori in cui occorrerebbe poter usare garbo e buon senso.
Con l’avvicinarsi delle elezioni siamo tutti coscienti del fatto che il partito che raccoglie più larghi consensi è quello dell’apatia. Siamo ben consapevoli che le previsioni di affluenza alle urne a giugno sono persino più basse che in passato. Un’importante sfida che attende il prossimo Parlamento consisterà nel fare meglio comprendere le Istituzioni europee ai cittadini della nuova Europa e a coinvolgerli nella loro attività. Le Istituzioni appartengono ai cittadini e non a noi. Vi sono molti modi in cui i cittadini possono far sentire la loro voce. Possono fare richiesta direttamente ai loro governi nazionali eletti, che formano il Consiglio; ai loro Commissari, nominati dai loro governi eletti; a noi, in quanto rappresentanti eletti; al Mediatore europeo; e anche alla commissione per le petizioni del Parlamento europeo. E’ a nome di questa commissione che ho presentato un parere sulla relazione in discussione.
In sede di commissione per le petizioni abbiamo notato che molto spesso riusciamo a risolvere situazioni che avrebbero dovuto essere risolte a livello nazionale, o talvolta persino a livello regionale. Tuttavia, l’esistenza senza soluzione di continuità della commissione per le petizioni costituisce un’utilissima valvola di sicurezza ed è in grado di colmare molte lacune. Sarà inoltre l’unica commissione del Parlamento europeo che continuerà a lavorare nell’interregno che precederà l’insediamento del nuovo Parlamento.
Alcuni di voi avranno forse notato che c’è un’opera d’arte – presumo che si tratti di un’opera d’arte – al centro del cortile dell’edificio torre: una sfera di vetro di circa due metri di diametro. Da lontano sembra solo trasparente, ma se ci si avvicina la struttura appare più complicata e la superficie più opaca. E’ un superbo, ma ironico, simbolo del Parlamento e dell’Unione europea.
Ritengo pertanto che sarà compito del nuovo Parlamento e della nuova Commissione far funzionare le attuali istituzioni e semplificare le loro relazioni con i cittadini. In tal modo sarà possibile raggiungere gli obiettivi delineati dal Presidente in carica del Consiglio e fare in modo che, quando saremo rieletti, abbiamo il sostegno dei cittadini.
Swiebel (PSE). – (NL) Signor Presidente, questa relazione, per cui vorrei complimentarmi caldamente con la relatrice, l’onorevole Boumediene-Thiery, conferma il quadro delle violazioni e dei problemi dei diritti umani nell’Unione europea che avevamo individuato anche nelle altre quattro precedenti relazioni elaborate nel corso di questa legislatura. Cattiva condotta da parte del personale governativo e dei funzionari di polizia, condizioni delle carceri, disparità di trattamento, discriminazione, razzismo, xenofobia, antisemitismo e, soprattutto di recente, erosione sempre più minacciosa dei diritti civili, quali i diritti degli imputati, la presunzione di innocenza e infine, ma non meno importante, la vita privata, tutto ciò con il pretesto della lotta contro il terrorismo. L’onorevole Karamanou dirà fra poco qualcosa di più al riguardo.
Queste relazioni, senza eccezioni, e in particolare l’ultima, quella dell’onorevole Boumediene-Thiery, ci invitano a riconsiderare quella che dovrebbe essere la risposta politica delle Istituzioni europee a questi fenomeni. Sono quindi particolarmente lieta che il Ministro Roche qui presente in rappresentanza della Presidenza irlandese, abbia affermato senza ambiguità che l’Unione europea deve essere pronta a fare un esame di coscienza. Ho davvero apprezzato questa dichiarazione. Altre Presidenze hanno evitato la questione o non si sono neanche presentate in dibattiti del genere. Mi sembra quindi che tale sincerità sia quanto mai apprezzabile e che faccia onore al Ministro.
Tuttavia dovremmo chiederci se si possa già dire che l’UE possiede una vera e propria politica dei diritti umani. La realtà sembra smentirlo. Stiamo procedendo nella direzione giusta, ma adesso abbiamo solo frammenti e pezzi di edificio. In un periodo relativamente breve, negli scorsi cinque anni, sono stati proposti un’importante normativa e parametri istituzionali. Come vari oratori hanno già sottolineato, nonostante i cambiamenti avvenuti, tutti questi sforzi combinati non hanno ancora dato vita a una politica coerente dei diritti umani. Consentitemi di mettere in rilievo i vari punti nel tempo che mi resta a disposizione.
Innanzitutto abbiamo una Carta che afferma esplicitamente gli obblighi in materia di diritti umani degli Stati membri, il che è davvero magnifico.
In secondo luogo abbiamo un Parlamento europeo che utilizza questa Carta come base delle sue relazioni. Anche questo è un aspetto lodevole perché rende il processo sistematico e verificabile.
In terzo luogo, come ha fatto giustamente notare il Commissario, vi è una rete che non solo ha elaborato relazioni, ma anche analisi, e ha offerto consulenza a livello molto più professionale. Dovremmo senz’altro continuare su questa strada in quanto si sono già raggiunti risultati importanti.
In quarto luogo, vi è l’articolo 7 del Trattato cui il Consiglio di Nizza ha aggiunto la possibilità di rivolgere raccomandazioni. Anche questo è un progresso enorme, perché, per dirla fuori dai denti, ci vuole più di una bomba atomica per scatenare la guerra.
In quinto luogo, abbiamo ricevuto la comunicazione della Commissione dell’ottobre 2003, che ha rafforzato l’articolo 7 rivisto. Di conseguenza siamo a conoscenza del modo in cui la Commissione intende trattare la questione, ma siamo ancora in attesa del parere del Consiglio su questa comunicazione della Commissione. Presumo che il Parlamento ne discuterà nel corso della prossima sessione.
Come ha già detto il Commissario, il sesto pezzo dell’edificio è l’Agenzia dei diritti umani. E’ questo l’esito di una decisione raggiunta dal Consiglio lo scorso dicembre. Sono lieta che sia stato compiuto un primo passo nel definire il processo decisionale da seguire. Anch’io vi contribuirò per quanto potrò.
In settimo luogo, cosa di cui si è già parlato, presto avremo una Costituzione che rafforzerà l’articolo sui valori e includerà la Carta. Tutto questo va benissimo, ma sono solo pezzi di un edificio che non formano ancora un corpo coerente.
Quello di cui abbiamo realmente bisogno è una politica coerente dei diritti umani che copra tutti gli obiettivi, le istituzioni, gli strumenti e gli aspetti finanziari. Inoltre apprezzerei tantissimo che si chiarisse in che misura i problemi di uno Stato membro in materia di diritti umani sono effettivamente una questione che va affrontata da tutta l’Unione europea, cosicché i paesi e gli Stati membri, e anche noi, possiamo avere il coraggio di richiamarci a vicenda con molta più onestà di quanto non abbiamo fatto finora. Vorrei ribadire il mio apprezzamento per i contributi del Ministro Roche, in rappresentanza della Presidenza, e del Commissario Vitorino.
Schmidt, Olle (ELDR). – (SV) Signor Presidente, signor Commissario, Ministro Roche, vorrei iniziare ringraziando l’onorevole Boumediene-Thiery per il valido lavoro svolto con questa importante relazione. Quale situazione è simile a quella dei Quindici la cui Unione si fonda sul valore dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani, sull’umanesimo, sulla tolleranza e sulla dignità umana? Posso scommettere che la stragrande maggioranza di noi in quest’Aula scorge le crepe che segnano la facciata dell’UE. Benvenuti nella nostra Unione: i rifugiati vengono oltraggiati ed esclusi e rischiano di morire nel viaggio verso una vita migliore in Europa. Ieri è stato fatto un importante passo avanti verso una politica comune per i rifugiati, come ha detto il Ministro, ma ci è voluto molto tempo prima che ciò avvenisse e le proposte sono troppo caute.
800 000 donne e bambini vengono comprati e venduti come merci nel disgustoso mercato del sesso. Le donne subiscono mutilazioni genitali, rischiano di essere costrette a sposarsi e subiscono abusi quotidiani per il solo fatto di essere donne. La libertà dei mezzi di comunicazione e di espressione è soggetta a limitazioni. Gli omosessuali sono discriminati. L’antisemitismo è in aumento e gli ebrei sentono levarsi gli stessi slogan diffusi in Europa negli anni ’30. La relazione presentata oggi dimostra l’esistenza di odio e violenza. Il razzismo e l’ostilità verso gli immigrati sono in aumento. Milioni di immigrati sono esclusi dalla società. I musulmani vengono perseguitati. Il fondamentalismo islamico si sta rafforzando nelle periferie delle nostre città e delle nostre metropoli. E’ proprio nella nostra Unione che 190 comuni cittadini spagnoli hanno perso la vita mentre si recavano al lavoro in una giornata normale.
E’ giusto affermare che la libertà non è mai stata più forte che in questa primavera, che vede l’Europa unita e il cicatrizzarsi di vecchie ferite. Nel contempo però sappiamo che l’UE dei Quindici lascia in eredità numerose carenze alla nuova Unione che nascerà il 1° maggio 2004.
In conclusione vorrei esprimere il mio rammarico per il fatto che in pratica tutti gli Stati membri stanno introducendo restrizioni per i nuovi Stati membri. I politici europei avrebbero dovuto impedirlo con una migliore preparazione e adeguando in tempo l’acquis comunitario. Molti dei nuovi Stati membri ne sono rimasti comprensibilmente delusi. Infine vorrei dire che il gruppo del Partito ELDR invita l’Assemblea a sostenere due emendamenti sul mandato di arresto europeo e sul divieto di indossare il velo in Francia.
Kaufmann (GUE/NGL). – (DE) Signor Presidente, questa relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea menziona numerosi abusi in vari settori. In considerazione della recente riunione dei ministri della Giustizia e degli Affari interni e di quanto hanno detto, vorrei incentrare il mio intervento sulla protezione dei rifugiati, ovvero sull’articolo 18 (diritto d’asilo) e sull’articolo 19 (protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione) della Carta dei diritti fondamentali.
La relazione, per cui porgo sincere congratulazioni alla relatrice, accusa gli Stati membri di essere stati finora incapaci di adottare direttive sulle procedure d’asilo e sullo status dei rifugiati. Proprio questa settimana i ministri degli Affari interni hanno raggiunto un accordo sulla questione. E’ positivo che la nuova direttiva conceda lo status di rifugiato in tutti gli Stati dell’UE anche alle persone che fuggono dalla loro patria a causa delle persecuzioni di agenti non statali. Io e numerose organizzazioni non governative ci siamo adoperati per tale riconoscimento. Per sollecitazione del mio governo purtroppo i rifugiati – anche se non le vittime di persecuzioni politiche – vengono penalizzati nell’accesso al mercato del lavoro. Non vedo nessuna ragione obiettiva che giustifichi tale situazione e penso che sia persino controproducente in termini economici perché i rifugiati che godono della cosiddetta protezione accessoria saranno costretti a lavorare in nero per sopravvivere.
Chi predica i diritti fondamentali e i diritti umani al resto del mondo deve anche guardare alla propria realtà e non essere pronto solo a fare raccomandazioni ai vicini. Mi sembra un’indicazione opportuna e sono lieta che anche il Presidente in carica del Consiglio la pensi così.
I dati registrati in Europa sull’immigrazione e l’asilo sono, a mio parere, assolutamente vergognosi, come dimostra chiaramente la relazione. In particolare vorrei attirare l’attenzione sul fatto che persone che hanno costruito la loro vita nell’Unione non hanno ancora il diritto di voto, nonostante gli appelli rivolti dal Parlamento europeo in proposito in più occasioni. Vorrei inoltre far presente che il concetto di paese terzo sicuro renderà virtualmente impossibile in futuro ai rifugiati entrare legalmente nell’Unione europea. Il solo modo di ottenere asilo in Europa sarà quello di paracadutarsi dal cielo. Vorrei pertanto che avessimo il coraggio di una svolta politica, in modo che nelle prossime relazioni non si debba criticare l’Europa per così numerose e diverse violazioni dei diritti umani.
Turco (NI). – Signor Presidente, saluto anch’io il lavoro svolto dalla collega Boumediene, che è stato molto importante anche per il successivo dibattito che si è avuto nella commissione per le libertà pubbliche.
A me preme sottolineare una cosa: da anni questa relazione annuale è sempre più simile a se stessa. Si assiste a una violazione ormai persistente e sempre degli stessi diritti, c’è sempre lo stesso dibattito senza che arriviamo al punto cruciale sollevato dalla collega Swiebel. La Commissione e il Consiglio vogliono fare del rispetto dei diritti umani fondamentali una vera politica? Su questo noi aspettiamo una risposta. Ma se la risposta dovesse essere che esiste già l’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea, sappiamo già sin d’ora che quella è una falsa risposta. Pur essendovi le condizioni per applicarlo, l’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea non è stato mai applicato né lo sarà mai in un contesto istituzionale in cui la Commissione europea, per evidenti ragioni, non avrà mai la forza di ribellarsi ad uno degli Stati membri. Pertanto, in presenza di violazioni ripetute nel tempo e denunciate attraverso queste relazioni e in assenza di sanzioni, è inevitabile che l’anno prossimo, ancora una volta, vedremo ulteriormente aggravata questa fotografia.
A tutto ciò vanno aggiunte le iniziative cosiddette di lotta al terrorismo. Tutte le iniziative prese dal Consiglio, o che vorrebbe prendere il Consiglio, in questi ultimi tempi, pur essendo finalizzate alla lotta al terrorismo, hanno di fatto come unica conseguenza pratica quella di comprimere le libertà dei cittadini.
Per quanto riguarda poi l’unica iniziativa veramente utile, quella cioè di dar vita ad un’intelligence europea, abbiamo letto le dichiarazioni del ministro degli Interni italiano secondo cui ciò non è possibile perché ciascuna agenzia nazionale è gelosa dei propri dati. Se l’Unione europea difende in questo modo i cittadini dal pericolo terrorista, come potrà mai avere forza e capacità di difendere i propri cittadini dalle violazioni commesse dagli stessi Stati membri contro di loro?
Evans, Robert J.E. (PSE). – (EN) Signor Presidente, vorrei riprendere l’osservazione del discorso introduttivo del Ministro Roche secondo cui contribuisce all’immensa credibilità dell’Unione europea produrre ed elaborare questa autovalutazione critica, vale a dire questa relazione sui diritti umani in seno all’UE. E’ molto facile criticare le altre parti del mondo; è più difficile, e va a nostro merito, essere pronti a passare al vaglio l’Unione europea, il Parlamento europeo, la Commissione europea e i governi, lavorando insieme per costruire un’istituzione più democratica – lasciando da parte la fantasia di un super Stato che è da temere, come si può leggere sui giornali. Come il Commissario Vitorino ha detto molto bene, vi sono numerosi aspetti positivi da tenere in considerazione; possiamo inoltre diffondere le buone prassi da un paese all’altro.
Concordo sia con il Commissario che con il Ministro Roche quando parlano della necessità di mettere a punto un’interpretazione moderna della Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Oggi la situazione è diversa da quella del periodo del dopoguerra del 1951, ma le sfide possono essere simili, anche se le modalità concrete saranno differenti. Tutti dobbiamo collaborare per attuare i principi di tale Convenzione.
Niente è più importante per un’Unione europea di 25 paesi che una politica comune europea sull’immigrazione parallelamente, ma separatamente da essa, a una politica europea in materia di asilo. La relatrice ha fatto riferimento a tale necessità e mi complimento con lei per il lavoro svolto. Come essa afferma, tali politiche non devono basarsi sul minimo denominatore comune; un sistema che meriti il massimo rispetto e non presti il fianco alle critiche si fonderà sui requisiti più elevati possibili, rispetterà le famiglie e i diritti umani.
Boudjenah (GUE/NGL). – (FR) Signor Presidente, Condivido anch’io molte delle constatazioni e delle proposte formulate dalla collega Boumediene-Thiery. In breve vorrei parlare dell’approccio ultrasecuritario ribadito dall’ultimo Consiglio europeo. Questa posizione in linea con il modello americano è pericolosa, gravida di minacce e inoltre non rimuove le radici del terrorismo. Con il pretesto di lottare contro questo flagello, in ognuno dei nostri paesi si accumulano norme su norme che sono già all’origine di nuove violazioni dei diritti umani. Penso ad esempio alle cosiddette misure preventive relative al rilascio dei visti in Germania, alle misure che nei Paesi Bassi autorizzano la semideportazione di 26 000 persone, a quelle che in Francia hanno provocato un aumento di oltre un terzo delle espulsioni rispetto all’inizio del 2003.
L’orientamento europeo si allontana sempre più dai principi universali di asilo e di solidarietà. I capi di Stato, del resto, non hanno forse appena calpestato tali principi autorizzando di fatto, a partire dal 2005, una schedatura sistematica di tutte le persone che vivono in Europa? La stessa logica prevale nei progetti di direttiva volti ad armonizzare la politica di asilo. Quindi, non è forse giustificato preoccuparsi, come ha fatto l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, della nozione di paesi terzi sicuri, in cui i rifugiati potrebbero essere respinti senza alcuna garanzia per la loro sicurezza? In definitiva è la stessa logica che sta dietro all’idea di espulsioni mediante voli charter, che per fortuna è stata respinta dal Parlamento. Il futuro dei diritti dell’uomo in Europa invece passa per un’autentica politica di accoglienza, per la parità dei diritti – tra cui il diritto per tutti di votare e di candidarsi in tutte le elezioni – nonché per il pieno rispetto della libertà di espressione, tra cui le libertà sindacali.
Dillen (NI). – (NL) Signor Presidente, onorevoli deputati, il Parlamento ha discusso una valanga di relazioni sui diritti costituzionali. Ogni volta è interessante notare come ogni relatore riesca a superare i suoi predecessori nel criminalizzare milioni di europei che si confrontano con i tragici effetti di un’immigrazione senza regole. Non rimprovererò di mancanza di solidarietà quei pochi politici e governi che compiono timidi tentativi di far fronte alle immense implicazioni dell’abuso del diritto d’asilo. E’ intellettualmente scorretto tacciare in modo sistematico di razzismo e di xenofobia i politici che reputano che le nostre società ad alta densità di popolazione non possano più assorbire nuove ondate di immigrazione senza che si verifichino effetti sociali catastrofici. Meno di due settimane fa bande di giovani immigrati hanno provocato danni insensati a varie proprietà private a Strasburgo e per anni si è ripetuto lo stesso copione ogni Natale. Forse qualche relatore potrebbe inserire nella sua relazione sui diritti costituzionali un paragrafo sui diritti – all’integrità fisica, alla sicurezza e all’esercizio del diritto di proprietà – degli europei che vivono nelle periferie delle nostre città. Sarebbe più utile dell’ennesimo documento vacuo e irrilevante su quanto noi europei tendiamo a maltrattare i nostri concittadini.
Santini (PPE-DE). – Signor Presidente, è vero che questa relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea rischia di diventare un appuntamento quasi di routine e quindi, per non ripetere cose già dette in altri momenti o da altri colleghi, puntualizzerò il mio intervento soprattutto su tre temi: il primo, inevitabile, riguarda la famiglia. Respingo fortemente, non solo a nome personale ma anche a nome del Partito popolare europeo, i paragrafi 59 e 60, nei quali ancora una volta, reiteratamente, si ripropone il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto anche formate da persone dello stesso sesso. Respingiamo anche l’emendamento n. 157, che aggiunge a questa richiesta addirittura il diritto di arrivare ad adozioni regolari. Sembra che non si voglia mai imparare la lezione che, su questo tema, mostra ormai da molto tempo l’inutilità dei tentativi di violentare il Trattato europeo, il quale assegna chiaramente agli Stati membri la facoltà, la competenza, la sovranità di decidere in questa delicata materia.
Un secondo tema che vorrei affrontare è quello della libertà di stampa e del pluralismo, un tema che ieri ha animato anche il dibattito in seno alla commissione per le libertà. Ancora una volta, al paragrafo 35, con un frasario addirittura inadeguato per quest’Aula, si dice che in Italia la nozione di pluralismo è calpestata con il massimo cinismo. Suvvia, collega Boumediene, questa è una frase da manifesto elettorale, non da dibattito in Parlamento europeo. Respingiamo pertanto fermamente gli emendamenti nn. 84, 85 e 86 che, ricalcando questo equivoco, mettono alla fine solo l’Italia al centro del bersaglio, come se tutti i problemi dell’informazione fossero concentrati nel nostro paese.
Si parte, è vero, da presupposti condivisibili come i criteri di pluralismo, di libertà, di accesso a tutti alla stampa, e poi si arriva a conclusioni talmente limitate al solo caso italiano che finiscono per squalificare anche tutti i pur nobili presupposti. Basterebbe leggere la relazione di Reporters Sans Frontières, che sicuramente non sono intruppati nell’organizzazione del Presidente del Consiglio italiano ma, come è noto, è un’organizzazione di giornalisti di sinistra. Essi hanno svolto un’indagine nell’aprile 2003 in Italia, che hanno poi pubblicato, nella quale si arriva a conclusioni ben diverse rispetto a quelle che ieri hanno caratterizzato un’incredibile relazione con ancora più incredibili emendamenti in commissione per le libertà, a cominciare dal conflitto di interessi, che esiste, è vero, in Italia ma che sta per essere risolto proprio in questi giorni, potrei dire in queste ore, in parlamento, l’unica sede dove si può discutere seriamente di questo problema. C’è una riforma che sta per arrivare in porto, una riforma che la sinistra italiana, durante i suoi sette anni di governo, non ha avuto il coraggio o la capacità nemmeno di proporre.
Reporters Sans Frontières dice che la stampa in Italia è – cito testualmente, non lo invento io – “libera e pluralista, anche se indebolita dall’egemonia della televisione”. Non si parla quindi, come invece è accaduto ieri in commissione per le libertà, di censure né di tirannia mediatica. A proposito dell’orientamento politico dei telegiornali, pubblici e privati, si scrive che “sono sostanzialmente equilibrati”; unica critica esplicita: l’allontanamento dal video di personaggi come Biagi, Santoro e Luttazzi, dei quali – lo garantisco per chi non li conoscesse – nessuno in Italia ha nostalgia, salvo forse i padroni politici che li pagano.
Un’ultima battuta per raccomandare invece, dopo tanti no, l’approvazione dell’emendamento n. 199, presentato dal sottoscritto assieme al collega Borghezio, relativo al risarcimento dovuto agli internati militari italiani per il lavoro forzato prestato in Germania dal ‘43 al ‘45. Solo gli italiani non sono stati risarciti. Noi chiediamo che la Germania, anche se veramente ormai in grave ritardo, risarcisca questi cittadini italiani che, non volontariamente, hanno lavorato duramente nelle fabbriche e nei lager. Vorrei dire però al signor Schroeder di fare presto, perché il più giovane ha 80 anni, e ogni anno che passa il 10 per cento muore.
Karamanou (PSE). – (EL) Signor Presidente, la relazione annuale sui diritti fondamentali arriva in un momento difficile, segnato dai recenti attentati terroristici in Spagna e dalla violazione del diritto alla vita di decine di persone innocenti. Nel recente Consiglio europeo purtroppo le discussioni e le decisioni si sono incentrate sui postumi tralasciando di affrontare l’essenza e le cause della nuova situazione creata dalla guerra contro la democrazia, secondo la definizione di terrorismo data dal Presidente Pat Cox.
Sono certa che le misure repressive promosse non solo non elimineranno le radici del male, ovvero le massicce disuguaglianze e le discriminazioni del mondo moderno, ma minacciano anche di erodere le libertà fondamentali e i diritti democratici, rafforzando così per un altro verso gli obiettivi del terrorismo. In altre parole ci stiamo dirigendo con precisione matematica verso una situazione spiacevole in cui la tutela dei dati personali diventerà inesistente e la vita privatasarà costantemente sottoposta al controllo del Grande fratello. Il terrorismo viene usato come alibi per accrescere le spese nel settore della sicurezza e tramuta le moderne democrazie in Stati di polizia autocratici in cui ogni cittadino è minacciato da potenziali terroristi.
Mentre succede tutto questo sul fronte del terrorismo, si aggiunge ai problemi da affrontare un altro terribile crimine perpetrato quotidianamente contro migliaia di donne e di bambini che diventano oggetto di un commercio analogo alla tratta degli schiavi. I diritti fondamentali e le libertà democratiche sono davvero messi a serio rischio.
Figueiredo (GUE/NGL). – (PT) Signor Presidente, questa relazione annuale sulla politica in materia di diritti umani richiama l’attenzione sul crescente numero di violazioni avvenute nell’Unione europea e formula proposte concrete sui possibili modi per cambiare la situazione. La relazione contiene molte osservazioni positive, come il riferimento, a mio parere importante, al fatto che nell’Unione europea molte donne si vedono negare il diritto all’aborto, come succede attualmente in Portogallo, dove infatti sono ancora soggette a procedimenti penali.
Plaudo all’esortazione rivolta dalla relatrice agli Stati membri affinché garantiscano un accesso equo a tutte le donne giovani, povere o immigrate, all’aborto legale sicuro, alla contraccezione d’emergenza, a servizi per la salute sessuale e riproduttiva a basso costo e all’educazione sessuale. Mi auguro che il governo portoghese – e il clima politico prevalente nel mio paese – tengano finalmente conto di questa proposta.
Vorrei inoltre sottolineare che la relazione condanna ogni forma di violenza contro le donne ed esorta gli Stati membri a combattere ed eliminare la violenza contro le donne e i bambini in Europa.
Gorostiaga Atxalandabaso (NI). – (EN) Signor Presidente, ringrazio la relatrice soprattutto per il suo costante impegno a favore dei diritti umani. Tuttavia, la relazione non fa alcun riferimento a una questione cruciale e urgente – le torture subite dai detenuti politici baschi.
Ieri una giovane donna, Ainara Gorostiaga, è stata rilasciata per disposizione del giudice spagnolo Baltasar Garzón, dopo aver trascorso due anni in prigione. E’ stata tenuta segregata dal febbraio 2002. La signorina Gorostiaga aveva riconosciuto tutti i capi di imputazione a suo carico, ma poi aveva ritrattato la confessione dicendo che le era stata estorta sotto tortura. Il giudice Baltasar Garzón adesso riconosce che la ragazza non è colpevole. Tre altri giovani sono stati già rilasciati perché non vi era alcuna prova a loro carico. Due anni di segregazione a causa della tortura! Onorevoli deputati, quousque tandem?
Krarup (GUE/NGL). – (DA) Signor Presidente, se le buone intenzioni e le belle parole potessero cambiare il mondo, la calorosa relazione dell’onorevole Boumediene-Thiery rappresenterebbe una rivoluzione. Tuttavia, leggendo tutti questi diritti sciorinati con dovizia di parole, mi viene da pensare a un politico danese che, di ritorno nel nostro ventoso paese, è stato eletto per un programma inteso a promuovere le piste ciclabili. E’ la stessa antifona su cui si impernia la relazione, ovvero il concetto che i diritti discendono dalle parole. In realtà i diritti derivano dalle pratiche sociali, dalla lotta e dall’attività politica.
Nella relazione mi colpisce inoltre un particolare: l’omaggio reso alla Carta dei diritti fondamentali. Non ho niente contro questi diritti – al contrario – ma perché l’Unione europea in quanto tale non ha semplicemente potuto aderire alla Convenzione europea per i diritti dell’uomo? Se lo avesse fatto avrebbe ottenuto lo stesso risultato. Il motivo è che vi è un’altra agenda in cui questi diritti sono in gioco in massimo grado, vale a dire in relazione all’attuale processo di integrazione. E’ questa duplicità nei programmi che mi induce a fare tale osservazione.
Schröder, Ilka (GUE/NGL). – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, l’ipocrisia del discorso sui diritti fondamentali in quest’Aula è difficilmente superabile, soprattutto quando viene da destra. Mentre il Consiglio e i governi avviano sempre più numerosi nuovi programmi di sorveglianza che fanno sprofondare migliaia di immigrati nella più totale disperazione grazie alla politica della fortezza Europa, che li blocca alle frontiere, li lascia annegare in mare e tiene nei centri di detenzione comunitari quei pochi che si salvano in attesa di rispedirli indietro il più presto possibile, il Parlamento europeo, che afferma di essere il custode dei diritti fondamentali e dei diritti umani, di fatto applaude. Purtroppo la realtà appare molto diversa a tutti coloro che vengono privati dei più elementari diritti civili. Nella società capitalistica dell’Unione europea si verificano quotidianamente soprusi commessi dallo Stato o dalla polizia o violenze di stampo razzista. La sfacciata giustificazione della tortura propugnata in Germania nel 2003 da numerosi politici e rappresentanti del mondo giudiziario e della polizia ne è un tipico esempio. Purtroppo, dopo che il mio progetto di risoluzione a condanna di questa giustificazione della tortura è stato respinto in sede di commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, tale posizione è stata portata avanti dai gruppi che ora difendono i loro amici politici.
Roche,Consiglio. – (EN) Signor Presidente, la discussione è stata molto interessante. Concordo con i molti oratori che hanno affermato che la nostra Unione è radicata in un impegno comune per la libertà, i diritti umani, le istituzioni democratiche e lo Stato di diritto. La nostra Unione deve essere esemplare in tutti questi settori, altrimenti stiamo compiendo un esercizio di ipocrisia.
Ho detto che nel programma di Tampere il Consiglio ha ribadito l’importanza attribuita dall’Unione e dagli Stati membri al diritto assoluto di cercare asilo, menzionato da vari deputati. Sostengo il lavoro finalizzato a creare un sistema europeo comune di asilo. E’ un obiettivo molto importante e assolutamente corretto. L’onorevole Evans, per esempio, ha detto che il sistema che introduciamo deve essere chiaro. Ha assolutamente ragione al riguardo. Visto il dibattito che sta infuriando in vari Stati membri, voglio affrontare la questione dell’immigrazione, di cui hanno parlato molti deputati. Vi è un preoccupante aumento di dichiarazioni xenofobe, soprattutto in alcuni settori dei mezzi di comunicazione popolare. L’Europa è aperta all’immigrazione. Essa infatti è necessaria e desiderabile sia dai paesi terzi verso l’Europa che all’interno dei suoi confini. Lo sviluppo di una politica comune europea in materia di immigrazione pertanto è di particolare importanza. Gli onorevoli Evans e Kaufmann ne hanno parlato entrambi. E’ importante avere una politica ben definita sull’immigrazione legale al fine di contribuire a porre fine alle manifestazioni incontrollate di isteria.
La Presidenza irlandese continuerà a sostenere l’iniziativa della Commissione volta a combattere il traffico di esseri umani, soprattutto tenendo a mente il lavoro del gruppo di esperti in questo settore e la dichiarazione di Bruxelles.
Vari oratori hanno fatto riferimento alla Carta dei diritti fondamentali nel progetto di Trattato costituzionale. Mi colpisce che gli elementi della Carta dei diritti fondamentali nel progetto di Trattato costituzionale siano uno dei principali pilastri su cui si basa il testo. La Carta fornisce una garanzia aggiuntiva per i cittadini europei nei rapporti con le Istituzioni dell’Unione o degli Stati membri nell’applicazione del diritto comunitario. Semplicemente non capisco come tale aspetto possa in qualche modo essere considerato negativamente. Pertanto mi ha sorpreso il contributo dell’onorevole Stockton in proposito. Non mi pare corretto dare un’immagine negativa della Carta, in quanto mi sembra positiva sotto tutti gli aspetti.
L’onorevole Stockton ha sottolineato che garbo e buon senso sono la migliore protezione. Forse potrebbe aver ragione se vivessimo in un mondo ideale, ma non è così. Viviamo in un mondo tutt’altro che perfetto. La mia esperienza personale è che il buon senso e le buone maniere hanno fatto difetto in più di una occasione.
Vari deputati hanno fatto riferimento all’importanza della stampa libera nella tutela delle libertà civili. Una stampa libera è fondamentale per la tutela delle libertà civili. Gli stessi deputati peraltro hanno espresso preoccupazione per l’eccessiva concentrazione. La concentrazione è un dato di fatto nell’Unione europea, e poiché interferisce con il libero esercizio della libertà di opinione o inibisce l’azione della stampa libera a tutela di tutte le nostre libertà, è causa di preoccupazione.
Ringrazio i deputati per la discussione davvero interessante e ricca di stimoli. Voglio inoltre ringraziare i deputati per le gentili parole che hanno rivolto alla Presidenza irlandese. Posso assicurarvi che la Presidenza, nel portare avanti il lavoro del Consiglio, prenderà in attenta considerazione i punti sollevati oggi.
Mi congratulo con la relatrice per la relazione. Anche se possiamo non concordare su ogni singola parola od osservazione della relazione, è davvero importante guardarci di tanto in tanto allo specchio per vedere se riusciamo a rispettare gli elevati requisiti che ci siamo dati. In proposito la relazione è certamente utile.
Vitorino,Commissione. – (PT) Signor Presidente, onorevoli deputati, come questa discussione e questa relazione dimostrano chiaramente, purtroppo i diritti fondamentali continuano a essere violati nell’Unione europea. Tuttavia, a beneficio dei deputati al Parlamento, che presto si presenteranno dinanzi agli elettori in elezioni di capitale importanza per il futuro dell’UE, ritengo valga la pena ricordare che gli straordinari progressi compiuti negli ultimi cinque anni nel settore dei diritti umani sono motivo di orgoglio e possono incoraggiare i cittadini a partecipare alla consultazione elettorale, data la prospettiva di creare una politica europea in materia di diritti fondamentali.
La Convenzione che ha approvato la Carta dei diritti fondamentali, il ruolo del Parlamento nel segnalare ogni anno i problemi in materia di diritti umani – discussione che talvolta può essere fortemente ideologica, ma di certo é di grande attualità –, l’emendamento dell’articolo 7 del Trattato di Nizza, la creazione di un’Agenzia europea dei diritti dell’uomo, e, come ha testé ricordato il Presidente in carica del Consiglio Roche, la prospettiva di conferire alla Carta dei diritti fondamentali un ruolo centrale nel progetto di Trattato costituzionale, tutti questi aspetti a mio parere dimostreranno ai cittadini che questo organismo eletto direttamente, ha sempre collocato la questione dei diritti fondamentali al centro dell’attività e del dibattito politici.
La mia seconda osservazione riguarda i riferimenti fatti alla politica di asilo. Non si può nascondere che tra gli Stati membri vi sono differenze talvolta difficili da superare e che in alcuni casi il prezzo che dobbiamo pagare per superarle è un accordo basato sul minimo comune denominatore. Abbiamo sempre considerato tali accordi come parte della graduale definizione della politica d’asilo e di immigrazione. Non possiamo fare finta di non sapere queste cose, ma non dobbiamo neppure essere disfattisti. Oggi occorre ammettere, e mi duole dirlo, il giorno dopo che il Consiglio dei ministri ha finalmente adottato una direttiva che definisce il concetto di rifugiato, armonizza i sistemi di protezione accessoria e riconosce lo status di rifugiati anche a persone perseguitate da agenti non statali, che questa direttiva, che contiene eccellenti proposte nel settore della protezione internazionale ed è un importante passo avanti nella definizione del concetto europeo di asilo, deve essere valutata positivamente. Almeno oggi non dobbiamo essere disfattisti e dobbiamo riconoscere gli elementi positivi contenuti nei passi che sono stati intrapresi.
La mia terza osservazione riguarda la tutela della vita privata e dei diritti fondamentali nella guerra al terrore. Non siamo in procinto di creare un mondo alla Orwell. Non si può negare che ci troviamo dinanzi a una minaccia e che per proteggere il nostro modo di vivere aperto dobbiamo prevenire il terrorismo e proteggere i nostri cittadini. A tal fine dobbiamo utilizzare la tecnologia che si riveli più appropriata.
Non dobbiamo combattere contro i mulini a vento, né dobbiamo contrastare la tecnologia per partito preso. Dobbiamo garantire che la tecnologia venga utilizzata in conformità della legge e delle garanzie richieste in materia di vita privata e diritti fondamentali. Questa è la sfida che dobbiamo affrontare e il Parlamento di conseguenza deve partecipare alla definizione delle norme giuridiche che disciplinano l’introduzione di dati biometrici sui passaporti e sui visti e il controllo incrociato dei dati nello spazio di sicurezza.
Infine il punto di riferimento fondamentale della politica in materia di tutela dei diritti fondamentali nell’Unione europea è la Carta dei diritti fondamentali, ma non si esaurisce in essa. Non dobbiamo rimanere tagliati fuori dallo sviluppo generale della protezione dei diritti fondamentali in tutta Europa, soprattutto nell’ambito del Consiglio. Pertanto non vi è contraddizione nel conferire uno statuto costituzionale alla Carta dei diritti fondamentali dell’UE e allo stesso tempo nell’auspicare l’adesione dell’Unione alla Convenzione europea per i diritti dell’uomo. Il futuro della Costituzione europea si muove in questa direzione.