Relazione (A5-0250/2004), dell’onorevole Giuseppe Gargani a nome della commissione giuridica e per il mercato interno, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’emanazione di talune norme comuni in materia di trasporti di merci su strada (versione codificata)
(Il Parlamento approva il testo)
⁂
Relazione (A5-0252/2004), dell’onorevole Giuseppe Gargani a nome della commissione giuridica e per il mercato interno, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla qualità delle acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci (versione codificata)
(Il Parlamento approva il testo)
⁂
Raccomandazione (A5-0238/2004), dell’onorevole Luis Berenguer Fuster a nome della commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia, sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione della Comunità europea in merito al progetto di regolamento della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni unite riguardante le prescrizioni tecniche uniformi applicabili al comportamento alla combustione dei materiali impiegati nell’allestimento interno di talune categorie di veicoli a motore
(Il Parlamento approva il testo)
⁂
Raccomandazione (A5-0240/2004), dell’onorevole Luis Berenguer Fuster a nome della commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia,sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione della Comunità europea in merito al progetto di regolamento della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni unite riguardante le prescrizioni tecniche uniformi in tema di protezione degli autoveicoli contro impieghi non autorizzati
(Il Parlamento approva il testo)
⁂
Raccomandazione (A5-0239/2004), dell’onorevole Luis Berenguer Fuster a nome della commissione per l’industria, il commercio estero, la ricerca e l’energia,sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione della Comunità europea in merito al progetto di regolamento della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni unite riguardante le prescrizioni uniformi in tema d’omologazione dei pneumatici sotto il profilo del rumore di rotolamento
(Il Parlamento approva il testo)
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Relazione (A5-0231/2004), dell’onorevole Joseph Daul a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica i regolamenti (CE) n. 1452/2001, (CE) n. 1453/2001 e (CE) n. 1454/2001 per quanto riguarda le condizioni di riesportazione e di rispedizione di prodotti che hanno beneficiato del regime specifico di approvvigionamento
(Il Parlamento approva il testo)
⁂
Relazione (A5-0276/2004), dell’onorevole Christa Randzio-Plath a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla proposta di direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 2003/49/CE per quanto riguarda la possibilità per alcuni Stati membri di prevedere periodi transitori per l’applicazione di un regime fiscale comune relativo ai pagamenti di interessi e canoni fra società consociate di Stati membri diversi
(Il Parlamento approva il testo)
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Relazione (A5-0241/2004), dell’onorevole Marieke Sanders-ten Holte a nome della commissione per la cultura, la gioventù, l’istruzione, i mezzi d’informazione e lo sport, sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione n. 1999/784/CE del Consiglio relativa alla partecipazione della Comunità all’Osservatorio europeo dell’audiovisivo
(Il Parlamento approva il testo)
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Relazione (A5-0226/2004), dell’onorevole Jules Maaten a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla firma della Convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla lotta contro il tabagismo
(Il Parlamento approva il testo)
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Relazione (A5-0251/2004), dell’onorevole Caroline F. Jackson a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla proposta di direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 2001/113/CE relativa alle confetture, gelatine e marmellate di frutta e alla crema di marroni destinate all’alimentazione umana
(Il Parlamento approva il testo)
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Relazione (A5-0212/2004), dell’onorevole Jan Mulder a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sui discarichi da dare per l’esercizio 2002:
1. Agenzia europea per la ricostruzione
2. Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro
3. Agenzia europea per l’ambiente
4. Agenzia europea per la valutazione dei medicinali
5. Centro di traduzione degli organi dell’Unione europea
6. Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale
7. Eurojust
8. Fondazione europea per la formazione
9. Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro
10. Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze
11. Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia
(Il Parlamento approva il testo)
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Relazione (A5-0201/2004), dell’onorevole Heide Rühle a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) per l’esercizio 2002
(Il Parlamento approva il testo)
⁂
Raccomandazione per la seconda lettura (A5-0278/2004) della commissione per la politica regionale, i trasporti e il turismo, sulla posizione comune definita dal Consiglio in vista dell’adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della decisione n. 1692/96/CE sugli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti (Relatore: onorevole Philip Charles Bradbourn)
Prima della votazione
Jarzembowski (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, desidero solo chiedere che nella lettera al Consiglio lei comunichi che si è verificato un errore nella traduzione tedesca della posizione comune. Nei negoziati con il Consiglio eravamo riusciti ad ottenere la sostituzione del termine “strade marittime ad alta velocità” con il termine “autostrade del mare”, poiché vogliamo promuovere sia le imbarcazioni lente che quelle veloci. Chiedo pertanto che la comunicazione al Consiglio faccia riferimento all’errore linguistico contenuto nella versione tedesca per il termine “autostrade del mare”. Credo che tale parere sia condiviso da tutto il Parlamento.
Presidente. – Ne prendiamo buona nota, onorevole Jarzembowski, comunque è già stato segnalato ai servizi competenti.
(Il Presidente dichiara approvata la posizione comune)
⁂
Relazione (A5-0194/2004), dell’onorevole Reimer Böge a nome della commissione per i bilanci sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CEE) n. 571/88 del Consiglio relativo all’organizzazione di indagini comunitarie sulla struttura delle aziende agricole a seguito dell’allargamento
(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)
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Relazione (A5-0137/2004), dell’onorevole Caroline F. Jackson a nome della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1655/2000 riguardante lo strumento finanziario per l’ambiente (LIFE)
(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)
⁂
Relazione (A5-0271/2004), dell’onorevole Johanna L.A. Boogerd-Quaak a nome della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione di un accordo tra la Comunità europea e gli Stati Uniti d’America sul trattamento e trasferimento dei dati di identificazione delle pratiche (Passenger Name Record, PNR) da parte dei vettori aerei all’ufficio doganale e di protezione dei confini del dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti
Prima della votazione
Boogerd-Quaak (ELDR),relatore. – (NL) Signor Presidente, poiché l’accordo verrà deferito alla Corte di giustizia, mi sembrerebbe meglio evitare di mettere ai voti la relazione ora, e piuttosto aspettare la pronuncia della Corte. Mi auguro che la Commissione e il Consiglio siano d’accordo. Propongo pertanto, invece di votare adesso sulla relazione, di rinviarla in commissione in attesa del parere della Corte di giustizia.
Presidente. – Vorrei chiedere al presidente della commissione competente di darci il suo parere.
Hernández Mollar (PPE-DE),presidente della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni. – (ES) Credo che non vi sia né motivo né giustificazione per non votare la relazione e la proposta di risoluzione. La decisione approvata questa mattina dall’Assemblea è del tutto compatibile con il contenuto della risoluzione, che chiede la sospensione dell’accordo. Dobbiamo pertanto esprimere il nostro parere in merito.
Credo che dovrebbero essere poste in votazione sia la proposta che la proposta di risoluzione, e chiedo di procedere in tal senso.
Watson (ELDR). – (EN) Signor Presidente, se la relatrice richiede il rinvio in commissione della sua relazione e non vi è accordo in merito, la questione non dovrebbe forse essere posta ai voti nell’Assemblea?
Presidente. – Se è una richiesta ufficiale di rinvio, facciamo parlare un deputato a favore e uno contro, poi l’Aula deciderà.
Watson (ELDR) – (EN)Signor Presidente, abbiamo deciso di deferire la questione alla Corte di giustizia. Se adesso votassimo sulla relazione per respingere l’accordo, commetteremmo un gesto di scortesia nei confronti della Corte. Se il Parlamento si pronunciasse a favore dell’accordo, influenzerebbe il parere della Corte. Mi sembra del tutto naturale che, visto che siamo in attesa del parere della Corte in proposito, la relazione venga rinviata in commissione prima della votazione.
(Applausi)
Hernández Mollar (PPE-DE),presidente della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni. – (ES) Signor Presidente, ripeto quanto ho detto prima: non vi è nessuna incompatibilità nel fatto che, da un lato, abbiamo votato questa mattina a favore della pronuncia preliminare della Corte di giustizia e, dall’altro lato, esprimiamo il nostro parere sulla proposta legislativa e sulla risoluzione. Lo ripeto: è la risoluzione che chiede la sospensione dell’accordo. L’Assemblea ha pertanto questo legittimo diritto e i gruppi politici ne sarebbero privati se non potessimo votare sulla proposta e sulla risoluzione.
Signor Presidente, ribadisco pertanto che la relazione non deve essere rinviata in commissione, ma dovrebbe essere votata come previsto, per i motivi che ho appena detto e che mi sembrano inconfutabili.
(Il Parlamento decide il rinvio in commissione)
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Relazione (A5-0229/2004), dell’onorevole Roberta Angelilli a nome della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, sulla proposta di regolamento del Consiglio che stabilisce l’obbligo, per le autorità competenti degli Stati membri, di procedere all’apposizione sistematica di timbri sui documenti di viaggio dei cittadini di paesi terzi al momento dell’attraversamento delle frontiere esterne degli Stati membri, e che modifica a tal fine la convenzione d’applicazione dell’accordo di Schengen e il manuale comune
(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)
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Relazione (A5-0248/2004), dell’onorevole Ozan Ceyhun a nome della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo all’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (rifusione)
(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)
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Relazione (A5-0200/2004), dell’onorevole Juan José Bayona de Perogordo a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sullo scarico per l’esecuzione del bilancio generale delle Comunità europee per l’esercizio 2002 (Commissione)
(Il Parlamento approva la risoluzione)
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Relazione (A5-0183/2004), dell’onorevole Jonas Sjöstedt a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sullo scarico da dare alla Commissione per l’esecuzione del bilancio del sesto, settimo e ottavo Fondo europeo di sviluppo per l’esercizio 2002
(Il Parlamento approva la risoluzione)
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Relazione (A5-0228/2004), dell’onorevole Gabriele Stauner a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2002:
1. Sezione II, Consiglio
2. Sezione IV, Corte di giustizia
3. Sezione V, Corte dei conti
4. Sezione VI, Comitato economico e sociale
5. Sezione VII, Comitato delle regioni
6. Sezione VIII, Mediatore
(Con votazioni successive il Parlamento approva le risoluzioni)
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Relazione (A5-0218/2004), dell’onorevole Michiel van Hulten a nome della commissione per il controllo dei bilanci, sul discarico per l’esecuzione del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2002 – Sezione I – Parlamento europeo
Prima della votazione
Bourlanges (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, volevo semplicemente esprimere il mio stupore per il fatto che il paragrafo 24 della risoluzione van Hulten non sia stato considerato irricevibile. Chiedo che venga dichiarato irricevibile. Il testo recita: “Il relatore ritiene che [...] sia necessario”. Questa Assemblea non ha alcuna competenza per dire quello che il relatore pensa o meno. L’Assemblea ha facoltà di dire se è d’accordo o meno con il relatore. Non è questo il punto in questione. Chiedo che il paragrafo 24 venga dichiarato irricevibile.
(Applausi)
van Hulten (PSE),relatore. – (EN) Signor Presidente, vi è un malinteso. L’onorevole Bourlanges si riferisce alla motivazione, non a un paragrafo contenuto nella risoluzione, e, com’è noto, la motivazione non è inclusa nel testo finale approvato in plenaria.
Presidente. – Mi sembra, onorevole Bourlanges, che la spiegazione dell’onorevole van Hulten chiarisca questo punto.
Dopo la votazione sull’emendamento n. 44
Blak (GUE/NGL). – (DA) Signor Presidente, poiché l’emendamento n. 44 è stato approvato, a nome del gruppo GUE/NGL vorrei ritirare gli emendamenti nn. 29 e 32 in quanto non più pertinenti.
Kuhne (PSE). – (DE) Signor Presidente, questo mi sembra corretto e gliene sono grato. Nella traduzione simultanea ho sentito solo “e”, “29 e 32”. Mi sembra che anche gli emendamenti nn. 30 e 31 siano ridondanti, poiché affrontano esattamente la stessa area tematica. Forse vi è stato un errore nella traduzione. Penso che l’onorevole Blak ed io possiamo essere d’accordo che le iniziative del suo gruppo di fatto ora sono decadute.
(Il Parlamento approva la risoluzione)
Dopo la votazione
Ferber (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, se la mia vista non mi inganna, l’onorevole Hans-Peter Martin non ha partecipato alla votazione, fatto di cui mi rammarico molto data l’ampia riforma che abbiamo realizzato, e mi auguro che ci sosterrà opportunamente in tali questioni. In fondo la partecipazione a votazioni del genere è solo opportuna e dovuta. Sarei inoltre stato felice se avesse presentato alcuni emendamenti al fine di mettere ai voti il suo programma di riforma.
Martin, Hans-Peter (NI). – (DE) Signor Presidente, voglio solo rispondere alle osservazioni che sono appena state fatte. Sono presente, ho solo dovuto assentarmi brevemente poiché è stata pubblicata a nome del Presidente una dichiarazione in cui mi si rivolgevano accuse semplicemente prive di fondamento. Ho spesso visto l’onorevole Ferber lasciare l’Aula in circostanze simili. Ho sempre fatto la mia parte in questo processo di riforma, e l’attuale deplorevole reazione dimostra quanto vi isoliate e fino a che punto vengano semplicemente ignorate le critiche che vengono dal Parlamento, compresi gli emendamenti da me presentati in sede di commissione. Mi dispiace per gli elettori e per i contribuenti europei.
van Hulten (PSE),relatore. – (EN) Signor Presidente, non abbiamo vinto nella votazione contro Strasburgo e ammetto per il momento di aver perso su tale questione. Sulla seconda questione abbiamo votato a larghissima maggioranza per avviare il più presto possibile la riforma del regime delle spese adottato dall’Ufficio di presidenza lo scorso anno. Potrebbe chiedere al Presidente di far sapere al più presto al Parlamento quando l’Ufficio di presidenza intende adottare tali norme?
⁂
Relazione (A5-0253/2004), dell’onorevole Fiorella Ghilardotti a nome della commissione giuridica e per il mercato interno, sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo: Modernizzare il diritto delle società e rafforzare il governo societario nell’Unione europea – Piano d’azione
(Il Parlamento approva la risoluzione)
⁂
Balfe (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, potrebbe dare qualche indicazione all’Assemblea su quando intende interrompere i lavori per la pausa di pranzo? Vi sono molte votazioni ancora e il collega Sturdy è atteso per pranzo da due delegazioni ufficiali, una delle quali è una rappresentanza del Parlamento australiano. Sono già le 14 e 10!
(Applausi)
Presidente. – Lascio decidere all’Aula.
Poos (PSE). – (FR) Signor Presidente, a prescindere dall’esito della votazione sull’aggiornamento dei punti successivi, chiedo di mettere comunque ai voti la risoluzione su Cipro, perché è importante che il punto di vista del Parlamento europeo venga conosciuto con sufficiente anticipo prima del referendum di sabato.
(Applausi)
(Il Parlamento respinge la proposta di interrompere le votazioni)
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Proposta di risoluzione (B5-0188/2004) della commissione per gli affari esteri, su Cipro
(Il Parlamento approva la risoluzione)
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Relazione (A5-0192/2004), dell’onorevole Alexander Radwan a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sul quadro normativo per un’area unica dei pagamenti
(Il Parlamento approva la risoluzione)
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Relazione (A5-0261/2004), dell’onorevole Anders Wijkman a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo: Politica integrata dei prodotti – Sviluppare il concetto di “ciclo di vita ambientale”
Dopo il paragrafo 11
Wijkman (PPE-DE),relatore. – (EN) Signor Presidente, comprendo e condivido l’idea contenuta nell’emendamento che è stato presentato secondo cui sarebbero necessari incentivi di mercato al fine di incoraggiare l’acquisto di prodotti rispettosi dell’ambiente. Tuttavia, la formulazione è troppo specifica. Suggerisco in alternativa di mettere “insiste affinché, per promuovere il consumo di prodotti ecocompatibili, la Commissione incoraggi gli Stati membri a considerare vari incentivi, quali una riduzione del carico fiscale, sconti, eccetera”. Credo che i colleghi che hanno inizialmente presentato l’emendamento accetteranno tale modifica.
(Il Parlamento manifesta il suo assenso alla presentazione dell’emendamento orale)
Sull’emendamento n. 14
Wijkman (PPE-DE),relatore. – (EN) Signor Presidente, sostengo la prima parte dell’emendamento, ma non la seconda. Tuttavia, se l’Assemblea sostiene la prima parte dovrebbe votarla come addendum.
(Il Parlamento approva la risoluzione)
⁂
Jarzembowski (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, in qualità di presidente della commissione temporanea sulla relazione Sterckx, su cui abbiamo lavorato per un semestre, vi chiedo di porre in votazione il testo per evitare il rischio che decada. Vi prego di avere la dovuta considerazione per il lavoro che i deputati hanno svolto per sei mesi e di mettere ai voti la relazione Sterckx.
(Applausi)
Relazione (A5-0257/2004), dell’onorevole Dirk Sterckx a nome della commissione temporanea sul rafforzamento della sicurezza marittima, sul rafforzamento della sicurezza marittima
Prima della votazione sull’emendamento n. 2
Varela Suanzes-Carpegna (PPE-DE). – (ES) Signor Presidente, abbiamo chiesto ai servizi competenti di apportare una correzione linguistica perché l’emendamento n. 2 è stato presentato in inglese e vi sono altre versioni che contengono la parola “considerevole”, che non appare nella versione inglese, che è quella che fa fede. Chiedo che venga apportata tale correzione.
Presidente. – Controlleremo tutte le versioni linguistiche, onorevole Varela.
(Il Parlamento approva la risoluzione)
DICHIARAZIONI DI VOTO
– Calendario per il 2005
Berthu (NI),per iscritto. – (FR) Ancora una volta il Parlamento europeo ha approvato un calendario di lavoro per il 2005 in cui alle tornate di Strasburgo è stata tolta la giornata di venerdì. Naturalmente ho votato contro.
Adesso l’azione concreta che ci aspettiamo da parte del governo francese – anche se stiamo aspettando invano da vari anni – è un ricorso dinanzi alla Corte di giustizia per esigere il rispetto del Trattato.
Ripeto quanto ho già detto mille volte in altre dichiarazioni di voto: abbiamo dei buoni argomenti da invocare. Da una parte, il Parlamento europeo non è un’assemblea sovrana ed è tenuto a rispettare il Trattato, come ha già affermato la Corte di giustizia. Dall’altra parte, la Corte ha già riconosciuto che nel protocollo sulle sedi delle Istituzioni in cui si menzionano “le dodici sedute plenarie mensili” del Parlamento europeo, l’articolo “le” indica le sedute così come si svolgevano quando è stata adottata la decisione. Ebbene, tale prassi comprendeva tornate mensili di cinque giorni, compreso il venerdì.
Di conseguenza, dobbiamo presentare ricorso su questo punto, ed è tanto più necessario farlo per il fatto che attualmente il Parlamento europeo è sovraccarico di lavoro.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) E’ assolutamente essenziale semplificare e chiarire la legislazione comunitaria, al fine di renderla più accessibile ai cittadini comuni e più facilmente comprensibile per tutti. Obiettivi come questo saranno difficili da raggiungere se sulla stessa materia manteniamo una grande quantità di misure, molte delle quali spesso hanno subito sostanziali modifiche.
L’obiettivo della proposta della Commissione in esame – che naturalmente sostengo – è codificare la prima direttiva del Consiglio del 23 luglio 1962, sull’emanazione di talune norme comuni in materia di trasporti di merci su strada e altri atti che sono stati modificati, recependone integralmente il contenuto e limitandosi a modificare gli atti in base alle modifiche formali richieste dal processo di codificazione stesso.
Tale approccio è in linea con la decisione della Commissione del 1° aprile 1987 che invita i suoi servizi a procedere alla codificazione di tutti gli atti legislativi che abbiano subito 10 emendamenti per assicurare che le decisioni comunitarie siano chiare e comprensibili. Inoltre questa posizione collima con le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Edinburgo del dicembre 1992, che ha ribadito l’importanza della codificazione.
Ho votato a favore della relazione, che raccomanda l’adozione della proposta.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) E’ assolutamente essenziale semplificare e chiarire la legislazione comunitaria perché diventi più accessibile ai cittadini comuni e più facilmente comprensibile per tutti. Obiettivi come questo saranno difficili da raggiungere se sulla stessa materia manteniamo una grande quantità di misure, molte delle quali spesso hanno subito sostanziali modifiche.
L’obiettivo della proposta della Commissione in esame –che naturalmente sostengo – è codificare la direttiva del Consiglio 78/659/CEE del 18 luglio 1978, sulla qualità delle acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci.
Tale approccio è in linea con la decisione della Commissione del 1° aprile 1987 che invita i suoi servizi a stabilire la codificazione di tutti gli atti legislativi che abbiano subito 10 emendamenti per assicurare che le decisioni comunitarie siano chiare e comprensibili. Inoltre questa posizione collima con le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Edinburgo del dicembre 1992, che ha ribadito l’importanza della codificazione.
Ho votato a favore della relazione, che raccomanda l’approvazione della proposta.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) La relazione dell’onorevole Berenguer Fuster chiede l’approvazione della proposta di decisione del Consiglio sul progetto di regolamento della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni unite.
Il documento in questione è chiaro ed è parte di una serie di misure volte a impedire la creazione di barriere tecniche al commercio di veicoli a motore tra i contraenti.
Nella fattispecie è auspicabile che venga approvato un nuovo regolamento per le prescrizioni tecniche uniformi applicabili al comportamento alla combustione dei materiali impiegati nell’allestimento interno di talune categorie di veicoli a motore.
La prossima riunione del Forum mondiale per l’armonizzazione dei regolamenti della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni unite (UNECE) permetterà ai rappresentanti della Commissione di votare sulla questione a nome della CE.
Va ricordato che l’Unione europea ha aderito nel 1997 all’Accordo rivisto del 1958 della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, sulla cui base è entrata in vigore la decisione del Consiglio il 24 marzo 1998.
Occorre inoltre rilevare che questo progetto di regolamento assicurerà senz’altro un alto livello di sicurezza ambientale e di tutela.
Ho votato a favore della relazione in quanto sono completamente d’accordo con quanto propone.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) La relazione dell’onorevole Berenguer Fuster chiede l’approvazione della proposta di decisione del Consiglio sul progetto di regolamento della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni unite.
Il documento in questione è chiaro ed è parte di una serie di misure volte a impedire la creazione di barriere tecniche al commercio di veicoli a motore tra i contraenti.
Nella fattispecie è auspicabile che venga approvato un nuovo regolamento per le prescrizioni tecniche uniformi applicabili per la protezione dei veicoli a motore contro impieghi non autorizzati.
Ho votato a favore della relazione in quanto sono completamente d’accordo con quanto propone.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) La relazione dell’onorevole Berenguer Fuster chiede l’approvazione della proposta di decisione del Consiglio sul progetto di regolamento della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni unite.
Il documento in questione è chiaro ed è parte di una serie di misure volte a impedire la creazione di barriere tecniche al commercio di veicoli a motore tra i contraenti.
Nella fattispecie è auspicabile che venga approvato un nuovo regolamento per le prescrizioni uniformi in tema d’omologazione dei pneumatici sotto il profilo del rumore di rotolamento.
Ho votato a favore della relazione in quanto sono completamente d’accordo con quanto propone.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) La proposta in esame formula emendamenti nell’ambito di tre regolamenti relativi a misure specifiche per l’applicazione della politica agricola comune nelle regioni ultraperiferiche. Gli emendamenti proposti mirano a migliorare le condizioni di produzione e di commercializzazione dei prodotti agricoli di queste regioni e a compensare gli svantaggi derivanti dalla posizione geografica e dalle loro caratteristiche peculiari.
Al fine di evitare distorsioni commerciali per i prodotti in questione, tali regolamenti vietano, fatte salve poche eccezioni, la riesportazione e la rispedizione dei prodotti delle regioni ultraperiferiche.
Tale divieto e la severità delle deroghe hanno avuto un impatto negativo sullo sviluppo economico di taluni operatori. La proposta prevede che l’esportazione e la spedizione dei prodotti in questione venga autorizzata previa restituzione dei benefici economici goduti.
Vi è poi un’altra misura per le Azzorre e Madeira. Attualmente il divieto di riesportazione e di rispedizione di prodotti che hanno beneficiato del regime specifico di approvvigionamento non si applica ai flussi commerciali tra le Azzorre e Madeira, senza alcuna distinzione tra prodotti grezzi e lavorati.
Lo zucchero prodotto a Madeira che beneficia del regime specifico di approvvigionamento è stato oggetto di speculazione nelle Azzorre dove il mercato è in difficoltà. Si richiede pertanto che il commercio tra le Azzorre e Madeira di prodotti che beneficiano del regime specifico di approvvigionamento venga limitato ai prodotti lavorati.
Queiró (UEN),per iscritto. – (PT) In considerazione dell’importanza dell’Osservatorio europeo dell’audiovisivo e del notevole lavoro svolto, ritengo positivo che la relatrice proponga di accogliere la proposta della Commissione di prolungare la partecipazione della Comunità all’Osservatorio per un periodo di due anni, pur mantenendo l’attuale limite di bilancio. Sono stati presentati solo due emendamenti: il primo riguarda il rafforzamento delle capacità, dove possibile, mentre il secondo propone che l’Osservatorio raccolga e fornisca competenza e informazioni sistematiche nei settori della normativa fiscale e sul lavoro, del diritto d’autore e della tutela dei consumatori.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) Com’è noto, l’Osservatorio europeo dell’audiovisivo deriva da un accordo parziale allargato del Consiglio d’Europa. Al momento, 35 Stati, tra i quali tutti gli Stati membri attuali e futuri, aderiscono all’Osservatorio. Il suo obiettivo è migliorare la circolazione delle informazioni nel settore audiovisivo, promuovere una visione più chiara del mercato e una maggiore trasparenza.
Gli obiettivi della proposta in esame sono prolungare la partecipazione della Comunità all’Osservatorio per un periodo di due anni fino al dicembre 2006 e mantenere la dotazione di bilancio annuale al limite previsto per il 2004, pari a 235 000 euro. Tale proposta merita il mio sostegno.
Appoggio inoltre le proposte della relatrice: primo, rafforzare le capacità, dove possibile; secondo, la proposta che l’Osservatorio raccolga e fornisca competenza e informazioni sistematiche nei settori della normativa fiscale e sul lavoro, del diritto d’autore e della tutela dei consumatori.
Infine, vorrei sottolineare l’importanza di rimediare alla mancanza di dati statistici e comparativi tra Stati membri circa il livello dei servizi volti ad aiutare i non vedenti, le persone affette da disturbi alla vista, i non udenti e le persone con difficoltà uditive nell’UE. E’ opportuno che l’Osservatorio sia incaricato della raccolta e della pubblicazione di tali dati.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) Negli ultimi anni sono stati compiuti significativi progressi nella lotta al consumo di tabacco.
In effetti il tabagismo comporta seri rischi per la salute dei cittadini. E’ pertanto di capitale importanza che l’Unione europea e gli Stati membri propongano misure volte a tutelare la salute delle persone.
Un esempio a tutti noto è l’obbligo per cui su ciascun pacchetto di sigarette deve figurare una scritta di avvertimento che copra almeno il 30 per cento delle superfici principali della confezione.
Cionondimeno è universalmente riconosciuto che occorre fare di più, ed è per questo che è stata elaborata la presente Convenzione quadro.
Pur condannando il fondamentalismo e i casi di eccesso di comportamento, ritengo che le persone debbano essere protette dal fumo delle sigarette in determinati luoghi. Reputo pertanto positive le misure volte a vietare la vendita di tabacco ai minorenni, l’accresciuta cooperazione fra Stati membri e le raccomandazioni in materia di pubblicità, soprattutto per il fatto che non sono vincolanti.
Anche se la relazione ha ricevuto un parere favorevole da parte della commissione competente e anche se l’approvazione della Convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità non ha pesanti implicazioni finanziarie e non interferisce con i testi legislativi in vigore, mantengo le riserve espresse durante l’iter parlamentare, soprattutto per quanto riguarda il rispetto del principio di sussidiarietà. Di conseguenza mi sono astenuto.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) La direttiva 2001/113/CE ha armonizzato l’etichettatura di confetture, gelatine, marmellate di frutta e crema di marroni destinate all’alimentazione umana, definendo ciascun prodotto e i suoi ingredienti.
La proposta intende apportare una modifica alla versione tedesca della direttiva per tener conto del fatto che in talune regioni austriache il termine “Marmelade” viene tradizionalmente utilizzato in un’accezione che non corrisponde alla definizione delle direttiva, contemplando non solo tale rettifica, ma anche l’inserimento di altri termini equivalenti.
Ritengo che la proposta in esame, nonostante il suo carattere rettificativo e la sua limitata rilevanza, rifletta tuttavia due valori che urge porre all’ordine del giorno dell’agenda europea: il rispetto per la tradizioni e i costumi locali e il multilinguismo. Se non ci porremo questi obiettivi, temo che l’Europa tenderà a perdere consistenza, vittima della forza centripeta di un nucleo lontano dalle realtà locali.
De Rossa (PSE),per iscritto. – (EN) Vorrei manifestare il mio sostegno per la relazione in esame e in particolare per la concessione del discarico alla Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro per l’esercizio finanziario 2002 (C5-0631/2003 – 2003/2241(DEC)).
La Fondazione è un organismo a struttura tripartita dell’Unione europea istituito nel 1975 con il compito di contribuire alla concezione e alla realizzazione di migliori condizioni di vita e di lavoro. Ha sede a Dublino, e sono orgoglioso di dire che approvo gli ottimi progetti di ricerca e di sviluppo da essa attuati per fornire dati e analisi che costituiscono un punto di riferimento e una base per la formulazione della politica dell’Unione europea in materia di condizioni di vita e di lavoro.
La Fondazione ha contribuito in larga misura all’attività di coloro di noi che nutrono particolare interesse verso il conseguimento dell’obiettivo di Lisbona della creazione di posti di lavoro migliori e più numerosi e ha sostenuto l’impegno costruttivo delle parti sociali nello sviluppo di prassi di lavoro eque che riconoscano l’autentico valore dei lavoratori quali parti in causa fondamentali.
Figueiredo (GUE/NGL),per iscritto. – (PT) Con la presente relazione il Parlamento europeo concede il discarico alla Commissione per la gestione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) per l’esercizio chiuso al 23 luglio 2002, decisione nei confronti della quale non solleviamo alcuna obiezione.
La scadenza del trattato CECA ha comportato la sparizione automatica della figura giuridica e delle procedure della CECA, nonché lo scioglimento del suo comitato consultivo. Nondimeno, nel 2002, la CECA ha continuato a finanziare aiuti alla riconversione dei lavoratori (35 milioni di euro), aiuti alla ricerca (72 milioni di euro) nonché misure sociali nell’ambito del programma RECHAR (21 milioni di euro).
Tenendo conto della crisi del settore del carbone e dell’acciaio e dei costi economici e sociali delle ristrutturazioni operate nel corso degli ultimi decenni, la liquidazione delle attività della CECA, a prescindere dalle critiche che le si possano muovere, ha creato un vuoto che, anche a livello comunitario, è necessario colmare. Il nuovo Fondo di ricerca carbone e acciaio non soddisfa tale esigenza. Poiché non si può sottovalutare l’importanza degli investimenti nella ricerca nei settori in questione, occorre ponderare quali misure potrebbero essere adottate a livello comunitario per sostenere il comparto, in particolare l’opportunità di mantenere in vita, per un periodo di tempo da stabilire, alcune delle misure sociali dell’ex trattato CECA.
Queiró (UEN),per iscritto. – (PT) L’aspetto essenziale della relazione in esame riguarda il fatto che la CECA ha versato negli ultimi quindici anni, per la ricerca applicata nel solo settore siderurgico, circa 800 milioni di euro a imprese e istituti, senza ricevere, di norma, la sua parte contrattuale degli introiti derivanti dai brevetti in tal modo realizzati. La Commissione deve quindi far valere il suo diritto di partecipazione agli introiti provenienti dal finanziamento della ricerca attraverso una procedura di registrazione dei brevetti e altre misure adeguate.
Accogliamo inoltre con soddisfazione la conclusione positiva dei negoziati con i paesi in via di adesione in merito alle condizioni per la loro partecipazione al nuovo Fondo di ricerca carbone e acciaio. Si prevede che i pagamenti dei contributi fissati secondo il volume delle risorse minerarie siano modulati in funzione della specifica condizione economica.
Assicuriamo quindi al relatore il nostro voto favorevole e ci uniamo a lui nel riconoscere, ancora una volta, i meriti di tutti coloro che hanno fondato e dato vita alla Comunità europea del carbone e dell’acciaio, contribuendo così in modo sostanziale all’unificazione dell’Europa.
– Raccomandazione per la seconda lettura Bradbourn (A5-0278/2004)
Dehousse (PSE). – (FR) Signor Presidente, vari emendamenti meritavano di essere presi in considerazione, ma qualsiasi emendamento avrebbe comportato una procedura di conciliazione che avrebbe rischiato di rimettere in discussione aspetti fondamentali e avrebbe inoltre provocato considerevoli ritardi. Per questo motivo, non ho potuto sostenere alcun emendamento, a parte la proposta di collegamento tra l’Italia e la Sicilia, che ho approvato.
Musumeci (UEN). – Signor Presidente, desidero – da parlamentare siciliano – esprimere soddisfazione e apprezzamento e ringraziare i colleghi che, come me, hanno votato stamane l’emendamento che ha testimoniato come il buon senso, alla fine, abbia avuto la meglio di fronte alla disponibilità mostrata dal Consiglio dell’Unione.
Non c’è dubbio che la larghissima maggioranza del Parlamento ha chiuso oggi la procedura in seconda lettura, accettando la posizione comune. Certo, ancora una volta abbiamo notato con amarezza come il gruppo Verde, accompagnato in questa operazione dal gruppo GUE/NGL e da alcuni democratici di sinistra italiani, abbia tentato – con un emendamento che, per fortuna, ha raccolto solo una cinquantina di voti – di cancellare la continuazione del progetto del ponte di Messina dalla linea transeuropea Berlino-Palermo.
Se l’emendamento fosse passato, oltre al pregiudizio gravissimo, accennato alla conclusione della procedura, il governo italiano – che ha già intrapreso le procedure di avvio della costruzione del ponte – non avrebbe ricevuto i fondi dell’Unione col contributo del 10 per cento previsto dal Trattato. E’ chiaro che, al di là dell’importo, è il significato politico che quel voto avrebbe assunto.
La posizione contraria, assunta dagli oppositori del ponte sullo Stretto, è tuttavia apparsa fin dal primo momento – mi si consenta dirlo – pretestuosa e contraria, soprattutto, ai legittimi interessi della Sicilia e del Mezzogiorno d’Italia. Non si può auspicare lo sviluppo di quelle regioni del sud Europa e poi negare il diritto di dotarsi di infrastrutture essenziali.
La realizzazione del ponte non risolverà certo tutti i problemi legati al degrado socioeconomico della Sicilia, ma consentirà finalmente il completamento della rete transeuropea dei trasporti stradali e ferroviari e offrirà all’isola la possibilità di svolgere un ruolo maggiormente competitivo nell’area di libero scambio prevista per il 2010.
Marques (PPE-DE),per iscritto. – (PT) Mi congratulo con il collega Philip Bradbourn per l’eccellente relazione da lui elaborata in vista dell’adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione n. 1692/96/CE sugli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti, alla quale va il mio appoggio, in particolare per la strategia di valorizzazione della rete stessa, chiave di volta di un corretto funzionamento del mercato interno.
Sostengo fermamente la richiesta dell’onorevole Bradbourn volta ad assicurare che il Parlamento europeo venga coinvolto e segua da vicino l’evoluzione dei progetti inseriti nello sviluppo della rete transeuropea dei trasporti.
Appoggio inoltre la richiesta volta a ottenere che all’articolo 3, paragrafo 2, della proposta modificata della Commissione, siano specificatamente citati gli aeroporti regionali, giacché anch’essi svolgono un ruolo davvero importante nello sviluppo della rete transeuropea dei trasporti.
Meijer (GUE/NGL),per iscritto. – (NL) In prima lettura, in occasione del dibattito svoltosi il 10 marzo, mi ero opposto a questo programma. Ciò che sta accadendo ora in seconda lettura è che, senza una votazione complessiva, si sta stilando un elenco eccessivamente lungo di autostrade, aeroporti, ponti e gallerie come obbligo d’investimento per l’Unione europea. Questo significa che occorreranno tempi lunghi per il cofinanziamento e che sarà probabilmente possibile eludere l’obbligo di preparare valutazioni d’impatto ambientale. Da questo pacchetto emerge anche la volontà di trascurare ulteriormente l’ottima rete ferroviaria dell’Europa orientale costruendovi un numero elevato di autostrade. Mi oppongo all’idea, diffusa dal governo italiano di Berlusconi, secondo cui le entrate fiscali devono essere principalmente investite nelle infrastrutture e in altre grandi opere pubbliche, anziché impiegate al servizio dei cittadini, della protezione ambientale e della sicurezza sociale. Oggi non è più possibile tenere un serio dibattito sulla questione a causa della mancanza di tempo. Il mio gruppo si sta impegnando per stralciare dal programma il progetto del ponte sullo stretto di Messina, in quanto è inutilizzabile a causa dei terremoti e delle raffiche di vento ed è superfluo a causa delle lacune riscontrate nella rete ferroviaria, e anche perché la sua costruzione fa soprattutto gli interessi della mafia. Sostengo inoltre tutti gli emendamenti presentati dai Verdi. La reiezione di questi emendamenti sovraccaricherebbe l’Europa di un enorme peso e sferrerebbe un inutile attacco all’ambiente per molti anni a venire.
Ribeiro (GUE/NGL),per iscritto. – (PT) In occasione dell’ultima tornata parlamentare i rappresentanti del comitato aziendale del gruppo Bombardier, impresa specializzata nella costruzione di materiale rotabile, hanno reso partecipi i deputati europei del loro caso esemplare e delle loro preoccupazioni per l’annunciata chiusura di sei stabilimenti all’interno dell’Unione europea e la conseguente perdita di riconosciuti alti livelli di qualità, esperienza e capacità tecnologica nella costruzione di questo tipo di struttura. Riteniamo la Commissione e gli Stati membri responsabili dello smantellamento di questo settore di cruciale importanza e del licenziamento di migliaia di lavoratori. Nel solo Portogallo si è avuta la perdita di 550 posti di lavoro diretti e di quasi 1 000 posti di lavoro a livello dell’indotto.
Se nello sviluppo della rete transeuropea dei trasporti la priorità sarà determinata soprattutto dal passaggio dal trasporto su strada al trasporto per ferrovia, dovremo far fronte a un crescente fabbisogno di materiale rotabile e di nuove attrezzature. Viene così a cadere l’argomentazione addotta dalla Bombardier per giustificare le misure annunciate, ovvero la mancanza di ordinazioni. Mentre taluni aspetti della proposta in esame sono criticabili, teniamo a sottolineare il nostro apprezzamento per l’impegno con cui il documento promuove mezzi di trasporto alternativi, meno dannosi per l’ambiente, qual è appunto il trasporto su rotaia. L’esempio citato non costituisce un caso isolato: occorrono pertanto misure speciali di salvaguardia di questo settore chiave dell’industria europea.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) Contrariamente ai Fondi che, in linea di massima, hanno applicazione generale e importanza strategica, LIFE costituisce una fonte di finanziamento specificamente orientata verso azioni di protezione della natura e dell’ambiente. Tali azioni sono destinate a promuovere la diffusione delle migliori prassi, a sviluppare l’innovazione e a dimostrare come capacità ed esperienza possano essere utilizzate anche in altri campi, contribuendo nel contempo all’attuazione delle politiche e delle normative comunitarie in materia di ambiente. Questo strumento ha fornito un apporto rilevante all’attuazione delle direttive comunitarie “Uccelli” (79/409/CEE) e “Habitat” (92/43/CEE) e soprattutto alla creazione della rete europea NATURA 2000, intesa a gestire e preservare in situ gli habitat e le specie di flora e fauna più importanti dell’Unione europea, istituendo per esempio oasi di protezione speciali.
LIFE III scade il 31 dicembre 2004. La proposta in esame chiede di prorogare tale scadenza in modo da assicurare la necessaria continuità finché non sia stata messa a punto una nuova strategia nel quadro delle nuove prospettive finanziarie per il periodo successivo al 2006.
Naturalmente ho votato a favore.
Spero, tuttavia, che si tenga conto delle conclusioni del cosiddetto “gruppo dell’articolo 8” (direttiva “Habitat”), che indicano, in particolare, che l’attuale finanziamento della rete NATURA 2000 attraverso lo strumento LIFE-Natura (47 per cento dei fondi totali del programma LIFE) è nettamente insufficiente, che la procedura per la presentazione delle domande è eccessivamente burocratica, che il programma LIFE-Natura deve essere decisamente rafforzato e che ...
(Testo abbreviato conformemente all’articolo 137, paragrafo 1, del Regolamento)
Thyssen (PPE-DE),per iscritto. – (NL) Oggi pomeriggio il Parlamento ha approvato, a larga maggioranza, una proroga di due anni del programma LIFE. Questa proroga garantirà continuità politica fino a quando, alla luce delle nuove prospettive finanziarie, verrà elaborato un approccio adeguato.
Quando si è discusso per la prima volta di prorogare il programma LIFE, la Corte dei conti ha comunicato alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori che era stata svolta una verifica in otto Stati membri. A quanto pare, da tale controllo è emerso che, quando gli enti privati usano fondi europei per acquistare siti destinati a diventare sede di riserve naturali, non esistono garanzie sufficienti che essi continueranno a essere debitamente gestiti quando scadrà il periodo delle sovvenzioni. La Corte dei conti, però, non è stata in grado di fornirci alcun esempio specifico.
La proposta avanzata dalla Corte dei conti di escludere di conseguenza gli enti privati dalle sovvenzioni europee destinate all’acquisto di riserve naturali non è quindi riuscita a ottenere il sostegno dell’Assemblea, il che, a mio parere, è molto positivo. La Corte dei conti ha ovviamente il diritto di sottoporci proposte. Non possiamo tollerare in alcun modo un uso errato dei fondi, ma questo non significa che gli enti privati che funzionano correttamente debbano essere pregiudicati.
Non possiamo né dobbiamo ignorare le migliaia di volontari dell’Unione europea che si dedicano disinteressatamente alla gestione delle riserve naturali. Anziché scoraggiarli, li dovremmo incoraggiare. Sono particolarmente soddisfatta perché, nel mio piccolo, sono riuscita a fare il mio dovere affinché, in futuro, le organizzazioni ambientali che funzionano in modo corretto possano continuare a ricevere fondi comunitari per l’acquisto di siti destinati a diventare sede di riserve naturali.
Banotti (PPE-DE),per iscritto. – (EN) Ho votato con riluttanza a favore della relazione in esame. Non è perfetta ed esistono già prove che i dati in questione sono stati inavvertitamente divulgati a terzi.
Riconosco appieno il diritto di qualsiasi paese di tutelare e mantenere la propria sicurezza. Ci troviamo di fronte a uno scontro di culture e l’opportunismo ha trionfato.
De Rossa (PSE),per iscritto. – (EN) Ho votato ancora una volta a favore della necessità di evitare che un’inaccettabile quantità di dati personali dei passeggeri venga trasmessa alle autorità degli Stati Uniti senza che queste ultime offrano una tutela adeguata delle libertà civili dei passeggeri europei.
Pur rispettando appieno l’esigenza di mantenere il massimo livello di vigilanza possibile contro il terrorismo, i terroristi trionferanno se sacrificheremo le libertà civili e i diritti umani con il pretesto di garantire la sicurezza.
Sono molto deluso che l’Irlanda abbia votato a favore del progetto di accordo, dando pertanto il via libera a intrusioni ingiustificate nella privacy dei passeggeri irlandesi.
La Commissione deve assolutamente assicurare che il testo del progetto di accordo venga modificato in modo da garantire ai cittadini europei la tutela dei diritti di protezione dei dati. I passeggeri irlandesi ed europei devono sapere che le libertà civili fondamentali di cui godono non saranno sacrificate nella lotta contro il terrorismo.
Figueiredo (GUE/NGL),per iscritto. – (PT) Facendo seguito a posizioni già assunte in passato, il Parlamento non ha approvato la conclusione dell’accordo con gli Stati Uniti sul trasferimento dei dati dei passeggeri da parte dei vettori aerei nel quadro della cosiddetta “guerra al terrorismo”. La sola cosa che il Parlamento abbia approvato finora è il deferimento della questione alla Corte di giustizia.
La proposta della Commissione e la successiva proposta di decisione del Consiglio consentirebbero “l’accesso delle autorità statunitensi responsabili dell’applicazione del diritto alle banche dati dei PNR (dati di identificazione delle pratiche) situate nel territorio comunitario”, il che “equivale ad un esercizio di sovranità degli USA” sui paesi europei.
L’accordo dichiarerebbe “applicabile al territorio e ai cittadini europei la legislazione statunitense in tale settore” e trasferirebbe “a livello europeo il potere discrezionale detenuto dagli Stati membri di autorizzare (...) l’utilizzo per motivi di sicurezza dei dati raccolti originariamente per scopi commerciali e di creare (...) un vincolo giuridico per le compagnie aeree europee affinché diano accesso ai dati in questione”.
Per quanto riguarda i diritti, le libertà e le garanzie dei cittadini, “il progetto di accordo non definisce purtroppo la portata e i limiti di tali diritti, rimandando semplicemente ad una decisione unilaterale della Commissione che, da parte sua, riprende taluni impegni unilaterali dell’amministrazione statunitense la quale, per finire, si attiene alle presenti e future norme degli Stati Uniti”.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) La questione discussa era legata alla relazione Boogerd-Quaak sull’accordo tra la Comunità europea e gli Stati Uniti d’America sul trasferimento dei dati di identificazione delle pratiche (PNR) da parte dei vettori aerei al dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti (A5-0271/2004). A seguito dell’approvazione di questa consultazione, la relazione non è ancora stata messa ai voti.
La crescente minaccia del terrorismo giustifica oggi ampiamente la conclusione di accordi di questo tipo, che dovrebbero costituire un’elementare misura di cooperazione fra paesi. Impedirne la stipulazione serve soltanto a prolungare l’assenza di una ferma risposta da parte dell’Unione europea alla minaccia del terrorismo. Contrariamente alla relatrice, ritengo che sottoscrivere l’accordo sia del tutto compatibile con il Trattato che istituisce la Comunità europea e non violi in alcun modo la normativa europea sulla protezione dei dati personali. Appoggio incondizionatamente gli argomenti addotti in proposito dal Commissario Patten.
Invece di bloccare l’adozione di misure quali quella in discussione, il Parlamento dovrebbe adoperarsi affinché i vettori aerei che operano sul territorio dell’Unione ottemperino ad obblighi di questa natura, assicurando in tal modo la sicurezza di ciascuno di noi.
Poiché non condivido assolutamente, né dal punto di vista politico, né dal punto di vista tecnico, la raccomandazione al Consiglio di astenersi dal concludere l’accordo con gli Stati Uniti, ho votato contro l’ipotesi di sollecitare il parere della Corte di giustizia, che considero un’infelice tattica dilatoria e un nuovo impedimento alla conclusione di un accordo necessario alla nostra sicurezza e alla nostra libertà.
Coelho (PPE-DE),per iscritto. – (PT) E’ essenziale che l’Unione europea adotti misure coerenti per incrementare l’efficacia in materia di sicurezza delle frontiere, senza tuttavia intaccare le competenze proprie degli Stati membri.
Appoggio la proposta di regolamento in esame volta a stabilire l’obbligo per gli Stati membri di procedere all’apposizione sistematica di timbri sui documenti di viaggio dei cittadini di paesi terzi al momento dell’attraversamento delle frontiere esterne dell’Unione europea. Tale misura risponde alla necessità di poter controllare la data in cui un cittadino proveniente da un paese terzo ha attraversato la frontiera esterna e renderà possibile verificare da quanto tempo tale persona soggiorna nel territorio dell’UE e se si trova o meno in situazione irregolare.
La riformulazione del manuale comune delle frontiere esterne costituirà un compito enormemente complicato e l’adozione della nuova versione richiederà quindi un tempo considerevole. Scopo della proposta è eliminare le disparità esistenti fra i vari Stati membri nonché le ambiguità che potrebbero emergere nell’interpretazione delle disposizioni del manuale in attesa della sua riformulazione.
Questa normativa rappresenta un passo avanti verso un più stretto controllo delle frontiere esterne e una maggior fiducia reciproca fra gli Stati membri in materia: trattandosi di frontiere comuni, eventuali controlli lacunosi in un paese comporterebbero inevitabili conseguenze in tutti gli altri Stati membri.
Queiró (UEN),per iscritto. – (PT) L’acquis di Schengen stabilisce che, in caso di brevi soggiorni, i cittadini di paesi terzi che entrano legalmente nel territorio degli Stati membri e che hanno i requisiti necessari a tal fine hanno il diritto di rimanere nell’area di Schengen per un periodo massimo di tre mesi a decorrere dalla prima data di ingresso. Sorge quindi la necessità di controllare le date in cui il cittadino di un paese terzo ha attraversato la frontiera esterna, in modo da poter calcolare la durata totale del soggiorno e verificare se la sua posizione è regolare.
Il manuale comune delle frontiere esterne prevede che sui documenti di viaggio venga apposto un timbro e che i controlli alle frontiere terrestri siano semplificati in circostanze eccezionali, legate soprattutto all’intensità del traffico. L’ambiguità di tale disposizione ha condotto all’adozione di procedure diverse nei singoli Stati membri, cosa cui urge porre rimedio.
Pertanto, anche in vista dell’allargamento, abbiamo accolto la posizione dell’onorevole Angelilli in base alla quale questa proposta dovrebbe costituire un primo passo verso una futura armonizzazione delle procedure, in particolare per quanto riguarda l’apposizione di timbri sui documenti di viaggio dei cittadini di paesi terzi all’uscita dall’area di Schengen.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) L’acquis di Schengen stabilisce che, in caso di brevi soggiorni, i cittadini di paesi terzi che entrano legalmente nel territorio degli Stati membri e che hanno i requisiti necessari a tal fine hanno il diritto di rimanere nell’area di Schengen per un periodo massimo di tre mesi a decorrere dalla prima data di ingresso. L’ambiguità delle disposizioni in materia ha condotto all’adozione di procedure diverse nei singoli Stati membri. Vi sono stati numerosi casi di cittadini di paesi terzi che sono entrati legalmente nell’area di Schengen, ma i cui documenti di viaggio non recano un timbro di ingresso, il che rende più difficile effettuare i controlli che si rendono ogni giorno più necessari per far fronte alle sfide poste dal terrorismo internazionale. Per questo motivo, in vista dell’allargamento dell’Unione europea, le conclusioni dell’ultimo Consiglio “Giustizia e Affari interni” della Presidenza italiana sollecitavano proposte per la sistematica apposizione di timbri sui documenti di viaggio dei cittadini di paesi terzi. La proposta in esame costituisce un passo avanti in questa direzione.
Il manuale comune delle frontiere esterne prevede che sui documenti di viaggio venga apposto un timbro e che i controlli alle frontiere terrestri siano semplificati in circostanze eccezionali, legate soprattutto all’intensità del traffico.
Mi congratulo per la qualità del lavoro svolto, a cui del resto siamo ormai abituati...
(Testo abbreviato conformemente all’articolo 137, paragrafo 1, del Regolamento)
Coelho (PPE-DE),per iscritto. – (PT) L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT) ha fatto un ottimo lavoro per migliorare la conoscenza del fenomeno della droga e della tossicodipendenza fornendo informazioni e dati comparabili e soprattutto monitorando, identificando e proponendo di vietare le sostanze pericolose che compaiono sul mercato.
E’ comprensibile che, per ragioni di chiarezza e di trasparenza, si voglia riformulare il regolamento che istituisce l’OEDT, soprattutto allo scopo di adeguarlo all’allargamento dell’Unione europea e di ampliarne il mandato in modo da coprire il policonsumo di droghe, comprendendo sia le sostanze lecite che le sostanze illecite.
Non posso tuttavia approvare il tentativo di conferire all’OEDT compiti di valutazione. In quest’ottica l’Osservatorio non dovrebbe semplicemente raccogliere dati, ma anche valutare le strategie e le politiche nazionali, nonché le tendenze in materia di consumo di droga. Ciò significa attribuire a un’agenzia poteri che attualmente rientrano nelle competenze degli Stati membri.
All’Osservatorio dovrà essere affidato il compito di rendere disponibili informazioni di carattere generale, in altre parole di raccogliere, analizzare e diffondere dati su tutti gli aspetti del fenomeno della droga e della tossicodipendenza, consentendo così alla Comunità e agli Stati membri di avere una visione globale del problema, ma non si potrà in nessun caso pregiudicare la suddivisione delle competenze fra la Comunità e gli Stati membri in materia di misure legislative riguardanti la domanda e l’offerta di sostante stupefacenti.
Lang (NI),per iscritto. – (FR) Come al solito, non ci avete ascoltato e, come al solito, avevamo ragione. Quando nel 1995 è stato creato l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, i rappresentanti eletti del Fronte nazionale avevano denunciato in questa stessa sede, dinanzi all’Assemblea, l’inutilità di tale organismo e ne avevano previsto il fallimento. A quasi dieci anni di distanza, i risultati sono infatti pietosi: carenze nel consiglio di amministrazione, nella rete di raccolta e di analisi delle informazioni nonché nella diffusione dei dati e mancanza di una valutazione delle varie politiche condotte in materia di droga. Le relazioni annuali e i dati statistici si accumulano, ma i problemi si sono aggravati.
La Francia è diventata il paese in cui gli adolescenti di 16 anni sono i maggiori consumatori di marijuana in Europa. Come una vera e propria epidemia, il consumo di droga riguarda oggi tutte le classi sociali e tutte le fasce di età.
Il relatore propone pertanto una rifusione per quanto riguarda il funzionamento e i compiti dell’Osservatorio. La soluzione non consiste tuttavia nella proliferazione di comitati Théodule, né nella comunitarizzazione delle politiche antidroga. E’ giunto il momento di rendersi conto che il consumo di droga aumenta in modo esponenziale con la tolleranza e che solo politiche nazionali basate sulla tolleranza zero nei confronti della droga potranno ridare un futuro ai giovani.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) La lotta contro la droga e la tossicodipendenza ha sempre costituito una priorità per l’Unione europea, di cui si è tenuto conto anche nelle altre politiche comunitarie, soprattutto nell’ultimo decennio.
Il Consiglio, con la proposta di regolamento in esame, intende intensificare tale lotta.
Nondimeno è evidente che i numerosi emendamenti presentati, sparsi per tutto il testo, compromettono questo fondamentale obiettivo.
Se da un lato convengo che l’ampliamento delle competenze dell’Osservatorio può essere, a prima vista, una misura positiva, dall’altro non posso appoggiare emendamenti tendenti a far sì che il Parlamento europeo sia rappresentato da due suoi membri in seno al consiglio di amministrazione e ad assicurare un incremento degli strumenti di valutazione.
Ritengo che le azioni proposte nella relazione, in particolare quelle suggerite dalla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, non rappresentino la migliore impostazione del problema.
Non ho pertanto votato a favore.
Desidero invece raccomandare che l’Unione europea, l’Osservatorio europeo e anche gli Stati membri, congiuntamente o singolarmente, uniscano i loro sforzi, non in iniziative che rischiano di determinare uno spreco di risorse, ma in misure tese inequivocabilmente alla prevenzione. Non possiamo fare a meno di provvedimenti che contrastino efficacemente il traffico di droga e la tossicodipendenza.
Berthu (NI),per iscritto. – (FR) Mi sono rifiutato di votare a favore della concessione del discarico alla Commissione per l’esecuzione del bilancio per l’esercizio 2002 per la persistente mancanza di chiarezza riguardo a casi come quello di Eurostat. Già nel gennaio scorso il Parlamento si era pentito di aver concesso il discarico per l’esercizio 2001 senza aver avuto accesso a tutte le informazioni pertinenti. Non volevo cadere nella stessa trappola per il 2002.
Inoltre, la risoluzione che accompagna la decisione di discarico è contestabile sotto molti aspetti. Ad esempio, essa afferma al paragrafo 4 che gli Stati membri hanno una posizione subordinata in materia di gestione dei fondi comunitari, il che non è esatto, in quanto essi tengono i cordoni della borsa e a pagare sono in realtà i contribuenti nazionali. Ritengo invece che gli Stati membri dovrebbero esigere di poter esercitare essi stessi un controllo più adeguato.
Altro esempio: ai paragrafi 115 e seguenti, il Parlamento europeo auspica la creazione di un’imposta europea, affermando che l’obiettivo principale è quello di “assicurare l’indipendenza economica dell’UE nei confronti dei contributi nazionali sottoposti alle decisioni dei parlamenti nazionali”. Non si può ammettere con maggiore chiarezza che l’imposta europea consentirebbe all’Unione di sfuggire ai controlli nazionali e di finanziare le proprie spese come vuole.
Figueiredo (GUE/NGL),per iscritto. – (PT) La procedura di discarico per l’esercizio 2002 è stata caratterizzata dal caso Eurostat e dalla riforma della Commissione in corso. Abbiamo forti riserve su entrambe le questioni.
Nonostante i recenti scandali e alla luce degli eventi che hanno portato alle dimissioni della Commissione nel 1999, le riforme amministrative annunciate sembrano più di forma che di sostanza. Deve cambiare la cosiddetta “cultura amministrativa”, come dimostra il caso Eurostat. Sono necessaire misure di tutela contro l’occultamento di informazioni essenziali. Occorre promuovere l’internalizzazione dei servizi, e in particolare modificare il regolamento finanziario prevedendo che la Commissione debba richiedere sistematicamente una dichiarazione di proprietà completa alle imprese che si candidano per l’aggiudicazione di un appalto della Commissione e migliorare il livello di gestione finanziaria.
Il caso Eurostat evidenzia anche la necessità di rivedere la scala delle responsabilità all’interno della Commissione nonché le relazioni esistenti fra gli attori principali e i Commissari. Costituisce inoltre una conferma che “è stato un errore concentrare le competenze relative alla predisposizione del bilancio e alla contabilità e quelle relative alla lotta alle frodi nelle mani di un solo membro della Commissione”.
A livello più specifico desidero esprimere il mio disaccordo in relazione al paragrafo 115, che ipotizza una futura tassa europea in sostituzione dei contributi nazionali da parte degli Stati membri al bilancio comunitario, e al paragrafo 182, che appoggia la regola N+2 per i Fondi strutturali.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) I buoni risultati ottenuti dal sesto, settimo e ottavo Fondo europeo di sviluppo (FES) dovrebbero incoraggiarci a dar seguito a questo importantissimo aspetto dell’azione dell’Unione europea: assicurare un’autentica solidarietà alle aree più svantaggiate del mondo, promuovendo riforme macroeconomiche o settoriali.
Giudico opportuno il suggerimento secondo il quale gli Stati ACP, in particolare, dovranno avviare programmi pluriennali per l’istituzione o il rafforzamento di organismi superiori di revisione dei conti come condizione per la concessione di aiuti di bilancio. La credibilità e l’efficacia del FES dipendono in larga misura dalla trasparenza e dalla verifica, a monte e a valle, dell’appropriato utilizzo di tali aiuti. La misura proposta consentirà anche un confronto più affidabile con le prospettive finanziare dell’Unione europea.
Da ultimo, sottoscrivo l’osservazione della commissione per il controllo dei bilanci, la quale sottolinea che, oltre all’importanza politica dell’iscrizione in bilancio, l’integrazione del FES nel bilancio generale dell’Unione europea offrirà considerevoli vantaggi in materia di gestione di bilancio: per esempio un’esecuzione più efficace dovuta alla possibilità di armonizzare le procedure esistenti, un più alto grado di flessibilità nell’esecuzione e un livello più elevato di trasparenza per quanto concerne l’aiuto comunitario totale, evitando altresì le attuali complicazioni connesse alle misure di transizione tra FES.
Dehousse (PSE). – (FR) Signor Presidente, pur essendo stato eletto dalla popolazione belga della Vallonia e di Bruxelles, ho espresso, come sempre, il mio sostegno per il mantenimento delle attività del Parlamento europeo a Strasburgo. La mia posizione è dettata dal fatto che a mio parere, nonostante il passare degli anni e gli allargamenti presenti e futuri, la presenza del Parlamento europeo a Strasburgo continua ad avere un notevole valore simbolico.
Troppo spesso si crede che le ferite di vecchia data siano scomparse solo perché non se ne parla più. La storia al contrario dovrebbe metterci in guardia contro la capacità del passato di riaffiorare, talvolta in modo brusco e quando meno ce lo si aspetta. Ecco perché in Europa per tutti, e soprattutto per i giovani, occorre mantenere la continuità della democrazia europea nella capitale alsaziana.
Berthu (NI),per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione van Hulten sul discarico da concedere relativamente al bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio finanziario 2002, in quanto contiene indicazioni positive, tra l’altro sulla trasparenza delle indennità erogate ai deputati, in sintonia con quanto abbiamo sempre sostenuto.
En passant emerge su questo argomento il fallimento della strategia del Parlamento europeo che da molti anni legava la riforma del regime delle indennità all’approvazione da parte del Consiglio di uno statuto iperfederalista dei deputati europei. Con l’avvicinarsi delle elezioni però il Consiglio ha bloccato la riforma dello statuto e il Parlamento si vede così costretto ad ammettere che la questione delle indennità può anche essere affrontata a sé stante.
La relazione iniziale inoltre conteneva punti davvero deplorevoli che giungevano a rimettere in discussione Strasburgo in quanto sede ufficiale del Parlamento europeo. Fortunatamente tali punti sono stati soppressi in sede di votazione. Strasburgo è infatti il simbolo della riconciliazione franco-tedesca e domani dovrà diventare il simbolo della riconciliazione dell’intera Europa. Sarebbe inoltre dannoso concentrare tutte le Istituzioni a Bruxelles, che in tal modo sarebbe fin troppo facilmente indotta a presentarsi come un distretto federale europeo.
Flesch (ELDR),per iscritto. – (FR) Che l’onorevole collega van Hulten colga l’occasione del discarico da concedere relativamente al bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio finanziario 2002 per perorare la causa di un unico luogo di lavoro per il Parlamento europeo, vale a dire Bruxelles, non mi sorprende. Che per farlo ricorra all’ipocrisia e ad affermazioni di fatto inesatte è indegno della sua intelligenza.
Il paragrafo 69 della proposta di risoluzione induce in errore. Dà infatti l’impressione che le somme citate di 185 e 203 milioni di euro siano costi aggiuntivi imputabili al mantenimento di tre sedi di lavoro, mentre si tratta della totalità dei costi. Ebbene, anche una sede unica ha un costo.
Il paragrafo 70 è confuso ed enuncia falsità. Lascio ai colleghi francesi il compito di rispondere agli attacchi rivolti contro Strasburgo. Protesto vigorosamente contro le insinuazioni secondo cui in Lussemburgo sussisterebbero difficoltà di accesso e problemi sanitari o di sicurezza. Sono affermazioni fatte in cattiva fede.
Ho pertanto votato a favore degli emendamenti nn. 16-20 presentati dal PPE, volti a sopprimere i paragrafi da 69 a 73.
Goebbels e Poos (PSE),per iscritto. – (FR) La mia scelta di votare contro la risoluzione presentata dall’onorevole van Hulten, pur essendo a favore della concessione del discarico, richiede una spiegazione.
Anche nella forma riveduta la relazione resta inaccettabile: invece di limitarsi a concedere il discarico sul bilancio per l’esercizio 2002, il relatore fa di questo testo un contenitore in cui mettere le sue idee personali.
Sia le disparate riflessioni sullo statuto dei deputati che la proposta sulle sedi del Parlamento europeo sono fuori luogo.
L’ultima proposta, oltre a costituire una violazione dell’articolo 284 del Trattato, esprime una visione gretta del costo finanziario comportato dal decentramento. Se è vero che il decentramento ha un costo, è altrettanto vero che anche la concentrazione di tutte le Istituzioni a Bruxelles ha un costo finanziario e soprattutto politico. In un’ottica puramente finanziaria, addirittura calvinista, gli elementi politici sono insignificanti. Non lo sono tuttavia per gli elettori.
Lulling (PPE-DE),per iscritto. – (FR) Non ho aderito alla campagna per la riforma del Parlamento europeo, che vorrebbe renderlo più efficiente, trasparente e responsabile. Questa campagna lanciata dal deputato socialista van Hulten si prefiggeva come scopo la soppressione di Strasburgo, come sede, e di Lussemburgo, come luogo di lavoro.
Si chiede ipocritamente ai deputati europei e ai candidati per le elezioni europee di impegnarsi per accrescere l’efficienza chiedendo di mettere fine alla dispersione delle sedi del Parlamento europeo “[...] fissando una sede unica a Bruxelles”.
Poiché gli emendamenti presentati dal mio gruppo sono stati approvati, alla fine ho votato a favore della relazione. In caso contrario non avrei potuto votare a favore, in quanto l’onorevole van Hulten l’ha utilizzata per costringere l’Assemblea a pronunciarsi sulla sede del Parlamento, questione che esula dalla nostra sfera di competenza.
Da un sondaggio effettuato tra i funzionari di Strasburgo e Lussemburgo emerge che il 95 per cento di loro è contrario a spostarsi a Bruxelles. L’onorevole van Hulten ignora bellamente le difficoltà che questo progetto comporterebbe per le famiglie interessate, sia il prezzo di questa Umsiedlung, in termini finanziari e di produttività.
Non mi lascio intimidire da queste manovre e dal ricatto che si cela dietro al pretesto di ripristinare la credibilità del Parlamento europeo.
Meijer (GUE/NGL),per iscritto. – (NL) Ieri ho firmato l’appello ai candidati al Parlamento europeo per la legislatura 2004-2009 che chiede di porre fine alle spese eccessive e allo spreco di denaro derivante dal fatto di riunirsi in due diverse città. Oggi è possibile valutare qual è il sostegno a questa proposta in seno alla legislatura parlamentare 1999-2004 che sta per concludersi. Su proposta del gruppo PPE-DE una maggioranza di 31 deputati ha votato contro il trasferimento di tutte le sedute a Bruxelles. Il costo di tale rifiuto ammonta a 185 milioni di euro all’anno e arriverà a 203 milioni di euro dopo l’allargamento. La proposta di rimborsare solo le spese di viaggio effettivamente sostenute non è stata inserita nella votazione, poiché era stata precedentemente approvata la più vaga proposta di effettuare uno studio sulle spese di viaggio. Il mio gruppo ha presentato due proposte per limitare il periodo di tempo in cui è possibile firmare il registro di presenza. La proposta di limitare la possibilità di firmare a momenti fissi della seduta è stata respinta per 355 voti contrari e 99 a favore, l’abolizione della possibilità di firmare il registro di presenza nei giorni in cui non si tengono sedute è stata respinta con 320 voti contrari 151 a favore. Solo l’opzione di recente introduzione per le spese taxi aggiuntive è stata abbandonata con 351 voti a favore e 146 contrari. E’ un ben magro risultato per ora nella lotta per ridurre le spese superflue del Parlamento. Vista la situazione è particolarmente positivo che il Consiglio non abbia permesso l’ultimo aumento retributivo.
Paulsen e Olle Schmidt (ELDR),per iscritto. – (SV) La relazione dell’onorevole van Hulten è importante. Nondimeno esprimiamo il nostro rammarico per il fatto che non sia stata accettata la richiesta di chiudere le attività a Strasburgo.
Riteniamo che tutte le attività del Parlamento europeo dovrebbero essere trasferite a Bruxelles. Questo è il motivo della nostra astensione finale in sede di votazione.
Queiró (UEN),per iscritto. – (PT) Il motivo per cui ho votato contro la relazione si trova nella votazione per appello nominale che si è svolta sullo statuto dei deputati e sul mantenimento di Strasburgo come sede del Parlamento.
Quanto alla prima questione, anche se mi trovo d’accordo su molti degli emendamenti presentati, credo che questi abbiano senso solo se verranno inseriti in un futuro statuto dei deputati, come in una certa misura riconosce il relatore nella motivazione della relazione. Non vi sono garanzie che lo statuto entrerà in vigore, come auspicherei – desiderio che ho espresso con chiarezza nelle precedenti votazioni. Infatti lo statuto è stato da poco addirittura respinto dal Consiglio.
Per quanto riguarda il mantenimento della sede del Parlamento di Strasburgo, mi rendo perfettamente conto del fatto che qualsiasi cambiamento della situazione attuale richiederà un corrispondente cambiamento nei Trattati. Cionondimeno, non vi è alcun motivo che mi impedisca di esprimere la mia opinione al riguardo, che non ha niente a che fare con una minore stima per la Francia o per i francesi, ma dipende dal fatto che sono contrario per principio a una deplorevole duplicazione dei costi che non produce alcun vantaggio visibile, né per la qualità dell’operato del Parlamento, né per le condizioni di lavoro dei deputati e del personale.
Raschhofer (NI),per iscritto. – (DE) A nome dei deputati del Partito liberale austriaco, desidero spiegare il nostro voto sulla relazione van Hulten. Il motivo per cui abbiamo votato a favore dell’emendamento n. 40 è che sosteniamo la nuova decisione dell’Ufficio di Presidenza volta ad eliminare le scappatoie che permettono indennità di viaggio aggiuntive e la retribuzione degli straordinari. Chiediamo pertanto che la decisione dell’Ufficio di presidenza dell’8 maggio 2003 venga rivista per consentire il rimborso dei costi effettivamente sostenuti. Abbiamo votato contro l’emendamento n. 1 presentato dal gruppo per l’Europa delle democrazie e delle diversità, in quanto riteniamo che potrebbe essere interpretato in modo da facilitare il mantenimento della decisione del 28 maggio 2003 sui costi, con le sue indennità forfettarie nascoste.
Tuttavia, nella votazione finale abbiamo comunque votato contro la relazione perché non affronta questioni come la richiesta di una sede unica per il Parlamento europeo o l’abolizione delle indennità per i venerdì a Strasburgo. In ultima analisi vorrei mettere in rilievo che la decisione di rimborsare solo le spese di viaggio effettivamente sostenute incontra il nostro pieno sostegno anche se, nel contempo, mi dispiace che non siano stati approvati molti emendamenti.
Ribeiro (GUE/NGL),per iscritto. – (PT) Sostengo la relazione e rilevo che, come ci si potrebbe aspettare, non vi è consenso in merito allo statuto dei deputati, questione che ho seguito con particolare interesse, sia in qualità di deputato al Parlamento europeo che in veste di Questore dal 1994 al 1999.
Mi sembra che sia una questione politica e desidero affermare inequivocabilmente che le indennità e le spese dei deputati devono basarsi sulla situazione economica e sociale degli Stati membri in cui sono eletti perché i deputati, una volta eletti, fanno parte di questo Parlamento in quanto rappresentanti delle loro comunità – questo comunque è uno dei motivi della loro presenza in questa sede.
Sacrédeus (PPE-DE),per iscritto. – (SV) Ho votato a favore degli emendamenti con i seguenti obiettivi: 1) che il Parlamento europeo abbia facoltà di scegliere la sua sede (approvato con 275 voti favorevoli, 233 contrari e 16 astensioni), 2) che il Parlamento europeo abbia una singola sede di lavoro invece delle tre attuali a Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo (approvato con 271 voti favorevoli, 223 contrari e 21 astensioni), in quanto questa divisione del lavoro comporta un costo aggiuntivo di 185 milioni di euro all’anno (circa 1 750 milioni di corone svedesi) e, dopo l’allargamento, di 203 milioni di euro (circa 1 850 milioni di corone svedesi), 3) che vengano effettuati controlli per il rimborso delle spese (approvato con 380 voti favorevoli e 119 contrari), 4) che il rimborso delle spese si fondi sul principio del rimborso dei costi effettivi (in parte tenuto in considerazione nell’emendamento n. 40 e approvato con 336 voti favorevoli, 138 contrari e 28 astensioni), e 5) che le spese taxi non vengano rimborsate separatamente, ma vengano inserite nel rimborso generale dei costi (approvato con 351 voti favorevoli, 146 contrari e 18 astensioni).
Santos (PSE),per iscritto. – (PT) Ho votato contro la relazione van Hulten perché il relatore ha approfittato dell’opportunità offerta dalla valutazione dell’esecuzione delle spese del Parlamento per presentare in modo del tutto fuori luogo le sue personali opinioni politiche sul sistema dei pagamenti ai deputati al Parlamento e sulla scelta delle sedi del Parlamento.
Tali questioni, motivo di profonda divisione in seno al Parlamento, non devono pertanto essere considerate in modo isolato, come sta avvenendo ora, né tanto meno alla fine di una legislatura e, come appare chiaro, seguendo un particolare interesse personale e inopportune pressioni da parte dei mezzi d’informazione, il cui unico intento è ledere la legittimità delle prossime elezioni.
Questa volta il relatore non ha reso un buon servizio alla causa europea e pertanto non merita l’approvazione del Parlamento europeo.
Andersson, Färm, Hedkvist Petersen, Karlsson, Sandberg-Fries e Theorin (PSE),per iscritto. – (SV) Non vogliamo che la Commissione presenti una proposta volta a modificare i sistemi societari nazionali. Abbiamo deciso di votare contro la formulazione che chiede alla Commissione di applicare il principio “un’azione un voto”, perché non è in linea con il principio di sussidiarietà. Una simile proposta avrebbe conseguenze di ampia portata sui modelli di proprietà in diversi Stati membri.
Occorre rispettare i diversi diritti societari nazionali. Analogamente, non possiamo sostenere la formulazione volta ad agevolare la mobilità dei lavoratori, perché non tiene conto degli aspetti sindacali e non va di pari passo con la richiesta che le imprese accettino la responsabilità sociale. Conveniamo sulla necessità di aumentare la mobilità del mercato del lavoro europeo, ma non possiamo accettare che questa flessibilità si realizzi a spese dei lavoratori.
Andreasen, Busk, Jensen, Riis-Jørgensen e Sørensen (ELDR), per iscritto. – (DA) Introducendo il principio “un’azione un voto” in tutta la legislazione, si corre il rischio che essa abbia effetto retroattivo: l’attuale concetto di proprietà, infatti, verrebbe modificato e così assisteremmo all’espropriazione.
Pensiamo invece che debba essere il mercato stesso a definire quali forme di proprietà intende ricompensare. Ecco perché non abbiamo potuto accettare che nella legislazione venisse introdotto, come principio generale, il concetto “un’azione un voto”.
Arvidsson, Cederschiöld, Grönfeldt Bergman, Stenmarck e Wachtmeister (PPE-DE),per iscritto. – (SV) Oggi abbiamo votato contro la relazione e la nostra motivazione è la seguente.
Proprio di recente è stato raggiunto un accordo sulle offerte pubbliche d’acquisto (relativamente all’acquisto di imprese). Le Istituzioni europee dovrebbero attenersi a ciò che è stato stabilito in questi negoziati. La relazione propone di discostarsi dall’accordo. Tale comportamento potrebbe far sì che in futuro diventi più difficile concludere accordi, se le Istituzioni non vi si attengono. Riteniamo quindi che i punti relativi alla ponderazione dei diritti di voto e alle varie forme di misure difensive non avrebbero dovuto essere inclusi nella relazione.
Quando gli aspetti del diritto societario che traggono beneficio dall’armonizzazione vengono modificati tramite la legislazione europea, occorre rispettare il principio della sussidiarietà ed evitare per quanto possibile una forma di governo societario centrale. La libertà di siglare accordi non deve mai essere violata nel modo proposto.
Siamo particolarmente favorevoli alle iniziative del commercio e dell’industria a vantaggio di una maggiore trasparenza, nonché al controllo amministrativo e alla rendicontazione, e ci auguriamo che questi principi influenzino il futuro sviluppo europeo nel settore.
Beysen (NI),per iscritto. – (NL) Oggi mi sono astenuto dal voto sulla direttiva relativa alle pratiche commerciali sleali non perché, in linea di principio, io sia contrario a questo genere di legislazione, ma perché si tratta dell’ennesimo compromesso che è stato presentato sul mercato interno. A quattro anni dal Vertice di Lisbona, noto che i progressi compiuti sono pochi. Ogni giorno il Parlamento europeo esorta a seguire la strategia di Lisbona, però, quando ha effettivamente la possibilità di scegliere di realizzare il mercato interno tramite il mutuo riconoscimento e la massima armonizzazione possibile, se ne guarda bene. Tutte le volte che parliamo dei consumatori, le emozioni divampano. Diversi emendamenti garantiscono la protezione del consumatore, che di per sé è un’ottima cosa, ma d’altro canto essi non tengono conto dei costi che essa comporta per gli operatori commerciali. A mio parere, l’attuale proposta legislativa non è ancora opportunamente equilibrata.
De Rossa (PSE),per iscritto. – (EN) Sono lieto di sostenere la relazione in esame che migliora in misura considerevole la proposta della Commissione di armonizzazione della tutela dei consumatori contro pratiche commerciali sleali.
Pur essendo favorevole alle proposte della Commissione relative al governo societario, tra i principali obiettivi politici dovrebbe essere incluso un riferimento alla promozione dello sviluppo sostenibile, della giustizia in materia ambientale e del commercio equo. Dovrebbe anche essere riservata maggiore attenzione al coinvolgimento di altre parti interessate, come i lavoratori, i consumatori e i rappresentanti delle comunità.
Il governo societario e il diritto societario nell’Unione europea devono prevedere strutture e prassi adeguate per l’informazione e la consultazione dei lavoratori, e tutte le direttive europee relative al diritto societario dovrebbero contenere obblighi di informazione e di consultazione dei rappresentanti dei lavoratori in caso di importanti decisioni riguardanti la continuità di aziende e posti di lavoro.
Il Forum europeo sul governo societario che la Commissione propone di convocare dovrebbe pertanto essere rappresentativo di tutte le parti interessate e ad esso dovrebbero partecipare anche le organizzazioni sindacali e la società civile.
Figueiredo (GUE/NGL),per iscritto. – (PT) A seguito dei gravi scandali finanziari scoppiati un po’ dovunque nel mondo, come i casi Enron e Parmalat, e in ragione della loro natura sistemica, la Commissione sta cercando di dimostrare che ha lavorato sulla questione allo scopo di migliorare la trasparenza all’interno delle imprese, in altre parole la loro “governance” (che pare sia il modo in cui sono governate) e il loro senso di “responsabilità sociale”.
Potrebbe sembrare un tentativo di chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati, ma, se si tolgono le dichiarazioni d’intenti e gli appelli alla coscienza degli imprenditori, tutto ciò che resta nella relazione è propaganda, perché gli scopi sono ben altri: ristabilire la fiducia del pubblico, in particolare nei mercati finanziari; rendere più flessibile la normativa in modo da agevolare le ristrutturazioni transfrontaliere di imprese nell’Unione europea; aumentare la competitività delle imprese e migliorare la protezione di azionisti e creditori.
Ci rammarichiamo quindi che la Commissione, invece di concentrarsi sulla problematica delle relazioni fra azionisti e amministratori o fra proprietà e controllo, non abbia attribuito maggiore importanza a un’efficace tutela dei lavoratori, nonché alla loro partecipazione e a quella delle organizzazioni che li rappresentano al processo decisionale che determina la vita delle imprese. La verità è che i lavoratori hanno meno diritti dei creditori, mentre dovrebbe essere loro garantita, oltre a diritti minimi di informazione e consultazione, una partecipazione attiva, con diritto di veto, alle decisioni importanti per la sopravvivenza dell’impresa e la salvaguardia dei posti di lavoro.
Queiró (UEN),per iscritto. – (PT) Ho votato a favore per la buona ragione che la normativa europea sul diritto delle società e il governo societario deve essere modernizzata. Sono in gioco i principali obiettivi politici (aumentare i diritti degli azionisti e proteggere i terzi, migliorare l’efficienza e la competitività delle imprese eccetera) che devono guidare tutte le azioni da intraprendere in questo campo a livello europeo, compreso un piano d’azione che classifichi in ordine di priorità le misure ritenute necessarie a breve, medio o lungo termine. Nell’elaborare tale piano d’azione, sarà tuttavia necessario prestare particolare attenzione alla necessità di rispettare una serie di criteri orientativi, segnatamente i principi di sussidiarietà e di proporzionalità e una certa flessibilità di utilizzo. Il piano d’azione è inoltre un elemento importante per la creazione, in un’Europa allargata, di un mercato dei capitali trasparente e sano, in particolare in considerazione dei recenti avvenimenti verificatisi in Giappone e poi negli Stati Uniti e in Europa, soprattutto il caso Parmalat, che impongono ulteriori misure utili alla buona gestione finanziaria, in modo da evitare in futuro simili scandali e le conseguenze economiche e sociali che essi comportano.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione in esame in cui la Commissione prospetta la modernizzazione del quadro normativo europeo relativo al diritto delle società e al governo societario, proponendo misure volte ad aumentare la competitività delle imprese, fattore essenziale per la crescita economica e la creazione di posti di lavoro, ad assicurare una migliore protezione di azionisti e creditori e a rafforzare la trasparenza nel funzionamento delle imprese.
Tuttavia, benché appoggi la relazione e la relatrice sia socialista, ho votato contro gli emendamenti presentati successivamente dal gruppo socialista.
Non ho potuto nemmeno sostenere il paragrafo 21 del testo originale che, con il falso argomento della salvaguardia della parità di trattamento per tutti gli azionisti, chiede alla Commissione di sottoscrivere il principio “un’azione, un voto”.
Contrariamente a quanto si sostiene in questo paragrafo, i termini della parità di trattamento fra azionisti non hanno nulla a che vedere con il principio “un’azione, un voto”.
Oltre a essere una questione di competenza degli organi societari, le regole che mettono in relazione le quote di capitale sociale degli azionisti al diritto di voto sono regole proporzionali che rispettano pienamente la parità.
Berthu (NI). – (FR) Signor Presidente, il progetto del piano di riunificazione di Cipro sostenuto dalla Commissione e che il Parlamento si accinge a votare non può assolutamente ottenere il nostro consenso.
Per pervenire a ogni costo a questo accordo, alla Turchia sono state fatte concessioni in merito alle quali difficilmente ci si può trovare d’accordo. Benché tale paese occupi illegalmente la parte settentrionale dell’isola e sia condannato da tutto il mondo a livello internazionale – occorre rammentarlo, perché si finirebbe per farlo cadere nell’oblio – gli si riconosce il diritto di mantenere un regime controllato dai suoi militari, 100 000 coloni insediati nel nord dell’isola, nonché tutte le forme di restrizione alla libertà di circolazione tra le due parti, senza contare gli eterni ostacoli alla libertà di religione.
In queste condizioni, sembrerebbe che il piano non abbia che un solo obiettivo: far scomparire, anche a costo di concessioni della peggior specie, persino a danno dei grecociprioti, un problema che rischierebbe di pregiudicare l’ingresso della Turchia nell’Unione europea. Coloro che oggi hanno votato a favore della risoluzione appoggiando questo piano si sono pertanto comportati come veri e propri sostenitori dell’adesione della Turchia.
Alyssandrakis (GUE/NGL),per iscritto. – (EL) In un momento in cui il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si rifiuta di prendere posizione, l’Unione europea e il Parlamento europeo convogliano tutte le loro energie sul piano Annan, cercando di imporre la loro volontà al popolo e alle forze politiche di Cipro.
La risoluzione adottata è un insulto di prima grandezza nei confronti dei ciprioti, un documento in cui li si invita “mostrare piena responsabilità, coerenza e impegno in quanto cittadini dell’Unione”. Esalta il piano Annan quale fulgido esempio di soluzione per questioni internazionali di difficoltà analoga e ritiene che istituzionalizzi un funzionale sistema federale di governo. Naturalmente, non riporta una sola parola in merito all’invasione e all’occupazione da parte dei turchi, alle basi britanniche e alle potenze garanti. Bandito qualsiasi imbarazzo riguardo alla presenza delle truppe turche su territorio dell’UE.
Se il contenuto della risoluzione è disgustoso, si può affermare altrettanto delle posizioni dei numerosi “amici” di Cipro, compresi il Presidente Pat Cox, i Commissari Verheugen e Patten e i deputati greci di quest’Assemblea. Il Presidente ha accusato i mezzi d’informazione ciprioti di impedire di accedervi quando egli stesso, in un’intervista rilasciata a un quotidiano di Cipro, aveva parlato tranquillamente della mancanza di coraggio e di immaginazione della leadership cipriota. I Commissari si sono espressi in termini inammissibili, sprezzanti e offensivi, al pari di sovrani nei confronti dei loro sudditi.
Il partito comunista greco esprime il suo pieno sostegno al popolo cipriota, a grecociprioti e turcociprioti senza distinzione, e condanna fermamente qualsiasi forma di pressione, minaccia o coercizione.
Chountis (GUE/NGL),per iscritto. – (EL) Sorpresa e rabbia, questi i sentimenti suscitati dalla posizione assunta dal Commissario Verheugen, il quale ha dato il tono dell’interminabile elenco di pericoli e pressioni uditi in plenaria oggi. Il Commissario ha superato il limite previsto dal suo ruolo istituzionale e ha ignorato la necessità di rispettare i diritti democratici di cui la Commissione si suppone sia custode. Non si dovrebbero adottare simili posizioni quando il pensiero comune di tutti i partiti greci è che il popolo cipriota deve decidere senza subire pressioni, valutare senza fretta le possibilità e i rischi che ciascuno dei possibili risultati del referendum implica.
A prescindere dal fatto che la soluzione proposta sia praticabile e attuabile, occorre fornire garanzie in materia di sicurezza e riguardo all’applicazione degli accordi. Questo genere di posizione da parte del Parlamento gioverebbe alla creazione delle condizioni politiche essenziali, e con ciò intendo riferirmi al sostegno dato alla soluzione da parte della stragrande maggioranza di grecociprioti e turcociprioti, affinché l’unificazione dell’isola possa proseguire e le due comunità si possano riconciliare nell’ambito di una duplice comunità, di una federazione a due aree.
La risoluzione, anziché optare per una linea coercitiva, avrebbe dovuto sottolineare con forza il rispetto nei confronti di qualsiasi scelta operino i ciprioti, nonché accogliere i costruttivi emendamenti proposti dal gruppo GUE/NGL e dal collega, onorevole Papayannakis, relativi al fatto di assicurare precisi impegni e ben definite garanzie. Non potevo approvare un testo siffatto e mi sono astenuto dal voto finale.
Figueiredo (GUE/NGL),per iscritto. – (PT) Ribadiamo la costante solidarietà con il popolo cipriota nella lotta contro l’occupazione militare da parte della Turchia e nella battaglia che sta affrontando per ottenere la riunificazione del proprio paese.
Riteniamo che sia una questione di principio e costituisca un requisito fondamentale assicurare che la decisione sovrana del popolo cipriota in merito al suo presente e futuro, una decisione che spetta esclusivamente a esso, venga rispettata senza sottoporla a inaccettabili interferenze, ricatti o pressioni, soprattutto per quanto concerne il piano presentato dal Segretario generale delle Nazioni Uniti il 31 marzo e che il 24 aprile sarà oggetto di un referendum. Per questo motivo, opponiamo un netto rifiuto a qualsiasi tentativo o intenzione di rinegoziare il trattato di adesione all’Unione europea della Repubblica di Cipro, di prendere in considerazione l’adesione all’Unione europea della Turchia, poiché quelli che sono definiti i “criteri di Copenaghen” non sono stati soddisfatti, o di “legittimare” l’occupazione turca di una parte di Cipro.
Pertanto non votiamo a favore della risoluzione che non ha neppure preso in considerazione gli emendamenti presentati dal nostro gruppo.
Korakas (GUE/NGL),per iscritto. – (EL) Il piano Annan non è assolutamente compatibile con le risoluzioni dell’ONU. Elimina il crimine di invasione e occupazione, assolve, premia e plaude al garante conquistatore. Definisce uno Stato senza precedenti negli annali del diritto internazionale e che non è attuabile. Sostanzialmente, ci troviamo di fronte a due Stati che si distinguono per economia, commercio, industria, politica agricola e in materia di occupazione.
Il piano pone enormi problemi per quanto attiene al ritorno dei profughi, alla compensazione della proprietà e alla presenza dei coloni. Esso crea una situazione di tensione costante tra le due comunità, lasciando spazio a nuovi interventi, compresi quelli militari.
Il popolo cipriota subisce attualmente una pressione insostenibile ed è soggetto a ogni genere di coercizione. Riteniamo che le dichiarazioni formulate oggi dal Commissario Verheugen e da altri, nonché le minacce della “fine del mondo” nel caso in cui i ciprioti rifiutino il piano Annan, siano del tutto inaccettabili.
Condanniamo in particolare il vergognoso e meschino avvertimento lanciato dal Commissario Verheugen ai ciprioti, secondo cui, se non votano “sì”, il numero di truppe di occupazione e coloni sarà destinato a raddoppiare. Ed è anche stato applaudito per questo! E’ una vergogna! Questa è l’Unione europea “della pace”, come ha affermato oggi il Commissario Verheugen. Riteniamo inammissibile che gli USA e l’UE continuino a ricordare ai ciprioti che si tratta di un’opportunità unica (per chi, esattamente?).
Il partito comunista greco esprime ancora una volta pieno sostegno al popolo cipriota. L’unica soluzione accettabile è quella di applicare le risoluzione dell’ONU e accordi di massima su una Cipro unita e indipendente, senza basi e truppe straniere, una doppia comunità federale, una doppia area, patria comune per turcociprioti e grecociprioti, priva di garanti o protettori stranieri.
Meijer (GUE/NGL),per iscritto. – (NL) Per quarant’anni i grecociprioti hanno insistito sulla riunificazione della loro isola. Per la minoranza turcocipriota del nord era un’idea inaccettabile, perché temeva di diventare una minoranza svantaggiata nell’ambito del proprio paese. Nel frattempo, una maggioranza di ciprioti di lingua turca si è forse schierata dalla parte della riunificazione e della riconciliazione sulla base del piano del Segretario generale delle Nazioni Unite. Il documento propone un modello di Stato sulla falsariga di quello belga, una federazione di due Stati monolingue. Ora risulta che il 24 aprile una maggioranza della popolazione di lingua greca esprimerà voto contrario, perché vuole maggiori diritti per sé e meno per la minoranza turca. Intende imporre la condizione essenziale unilaterale che Cipro diventi uno Stato unificato di lingua greca, dove è consentito vivere a singoli turchi. A questo ritmo non si perverrà mai a un accordo tra le due nazioni e il confine segnato dal filo spinato rimarrà per sempre. Ora il Commissario Verheugen, insieme alla maggior parte dei gruppi, si sente tradito, e non a torto. Io avevo avvertito riguardo a questa eventualità già in passato, ben il 5 settembre 2001, quando abbiamo discusso la relazione Poos sull’adesione di Cipro all’Unione europea. Solo integrando inizialmente la parte di lingua greca nell’UE, i turchi potrebbe essere costretti a scegliere tra la povertà al di fuori dell’Unione o la sottomissione nell’ambito dello Stato membro dell’UE Cipro. Dopo il fallimento del referendum, dovremo cercare un’altra via per far aderire all’Unione europea la parte di lingua turca, se lo desidera.
Patakis (GUE/NGL),per iscritto. – (EL) Subito dopo Helsinki, il partito comunista greco ha dichiarato che il processo per l’integrazione di Cipro nell’Unione europea era stato usato come strumento per operare una divisione definitiva dell’isola. Affermo questo al fine di sottolineare che il corso degli eventi era segnato dal momento in cui risolvere il problema di Cipro era diventato un espediente più nell’interesse dell’UE che in quello del popolo cipriota.
In effetti, come si potrebbero capovolgere i risultati dell’invasione e dell’occupazione turche del 1974 quando l’UE non ha mai affrontato la questione di Cipro in quanto tale, non ha mai fatto del ritiro delle truppe di occupazione da Cipro una condizione essenziale per l’integrazione della Turchia? Come si potrebbe pervenire a una soluzione equa con il coinvolgimento dell’UE e degli USA quando ciò che accadde nel 1974 è ormai prassi quotidiana e normale da parte delle potenze imperialiste in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Palestina? Come potrebbe il Segretario generale delle Nazioni Unite esprimere qualcosa che si discosti dalla coalizione di forze internazionale, con cui intendiamo il nuovo ordine imperialista?
Non è pertanto paradossale che il piano Annan calpesti le precedenti risoluzioni ONU e gli accordi della duplice comunità, definendo una cosiddetta confederazione di uno Stato, peculiare nel suo genere e senza eguali negli annali del diritto internazionale, divisa sotto l’egida di un protettorato straniero.
Il partito comunista greco esprime la sua totale solidarietà con l’intera nazione cipriota. Vi invitiamo a fare altrettanto e a porre termine a questa lampante coercizione.
Sacrédeus (PPE-DE),per iscritto. – (SV) Ho votato contro la risoluzione (adottata con 422 voti favorevoli, 30 contrari e 47 astensioni) che precede i referendum di Cipro del 24 aprile, perché con la sua adozione il Parlamento europeo contribuirebbe all’occupazione turca della parte settentrionale dell’isola.
La risoluzione è chiaramente a favore del piano Annan. In precedenza il Parlamento europeo aveva coerentemente fatto riferimento alle risoluzione dell’ONU su Cipro, chiedendo di cessare l’occupazione e di porre termine alla divisione del paese.
Le forze di occupazione vengono ridotte in termini di unità, tuttavia devono rimanere nel paese per un periodo indeterminato. La Turchia continua a godere del diritto di intervento unilaterale, e la sua occupazione prosegue, sebbene ora riguardi il 28,5 per cento del territorio dell’isola e non più il 37 per cento.
Ad alcuni profughi grecociprioti viene consentito il ritorno nelle loro case occupate. Ad altri vengono offerte compensazioni finanziarie sotto forma di obbligazioni, per un valore imprecisato, che possono essere rimborsate nell’arco di un periodo compreso tra i 20 e i 25 anni.
A Cipro non è consentito contribuire alla politica di sicurezza e difesa dell’Unione europea, nonché appoggiarla, senza prima avere ottenuto il consenso del governo turco. In pratica, Cipro non sarà uno Stato membro dell’UE pienamente indipendente.
Ai cittadini turchi vengono riconosciuti gli stessi diritti dei cittadini greci per quanto riguarda la possibilità di recarsi e stabilirsi a Cipro. Cipro non può aderire agli accordi di Schengen perché l’intera popolazione turca avrebbe libero accesso all’area di Schengen.
I Presidenti di Cipro vengono sollecitati a chiedere alla Corte europea dei diritti dell’uomo di annullare le sentenze in cui ai profughi grecociprioti è stato riconosciuto il diritto di tornare in possesso delle proprietà che si trovano nella parte settentrionale dell’isola.
Souchet (NI),per iscritto. – (FR) Non abbiamo votato a favore della risoluzione che sostiene il piano Annan, di cui sono palesi lo squilibrio e l’iniquità, e che pertanto non può costituire una base solida e duratura per la soluzione della questione di Cipro. Detta risoluzione si inserisce nella scia delle pressioni e dei ricatti esercitati dalla Commissione sui grecociprioti, di cui stamattina abbiamo avuto una riprova con l’intervento in plenaria del Commissario Verheugen. Tali pressioni assumono varie forme, dall’inaccettabile colpevolizzazione di coloro che oserebbero esprimersi contro il piano che si vuole loro imporre alle promesse di aiuti finanziari mirabolanti in caso di voto conforme.
In realtà, la Commissione non persegue che un unico obiettivo: discolpare la Turchia nel tentativo di far dimenticare che questo paese è all’origine dell’invasione della parte settentrionale di Cipro a tutt’oggi nelle mani delle truppe di occupazione. Cosa importa che si tratti di un obiettivo raggiunto a prezzo di un accordo che calpesta i diritti dei grecociprioti! L’importante è che la Turchia, il cui governo islamico appoggia ovviamente il piano, si presenti come un candidato rispettabile e degno di aderire all’Unione europea. Pertanto, coloro che hanno sostenuto la risoluzione del Parlamento europeo si sono chiaramente schierati a favore dell’ingresso della Turchia nell’Unione europea.
Figueiredo (GUE/NGL),per iscritto. – (PT) La relazione in esame tende a promuovere la creazione di un’unica area dei pagamenti in euro entro il 2010, dando così un ulteriore contributo al completamento del mercato interno. A nome della concorrenza, si privilegiano gli interessi degli operatori economici a detrimento della protezione dei consumatori.
E’ interessante notare che la principale preoccupazione del relatore è l’efficienza del settore dei pagamenti, che viene giudicata “insoddisfacente”. Il documento peraltro non dice nulla degli oneri a carico dei consumatori, degli aumenti delle spese e delle commissioni sui servizi di pagamento, come i bonifici, verificatisi nel settore bancario in particolare dopo l’entrata in circolazione dell’euro, che hanno gravemente penalizzato i consumatori e in relazione ai quali non sono stati condotti studi seri né è stata adottata una normativa adeguata.
Il relatore è invece estremamente sbrigativo nel respingere l’idea che il prestatore del servizio di pagamento sia chiamato a rispondere in caso di controversie tra venditori e clienti, l’introduzione di limiti massimi per le commissioni di chiusura di un conto bancario e la limitazione della partecipazione del cliente in caso di transazioni non autorizzate. Egli considera inoltre eccessivi gli obblighi di informazione al cliente che gravano sugli operatori. Per tutte queste ragioni abbiamo votato contro.
Abbiamo riserve anche sull’estensione del campo di applicazione del futuro quadro normativo ai pagamenti nazionali, giacché è inconcepibile che i consumatori si trovino a dover accettare condizioni meno favorevoli di quelle attualmente esistenti.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) La necessità di espandere e completare il mercato interno implica una maggiore efficienza dei servizi di pagamento. L’introduzione, all’inizio del 2002, delle monete e banconote in euro ha contribuito all’efficienza dei pagamenti in contanti. L’introduzione nel settore bancario di nuovi sistemi, per esempio TARGET, ha reso più agili i bonifici transfrontalieri di grandi somme, con considerevoli vantaggi per i consumatori, grazie anche a un approccio coordinato in materia di sicurezza delle transazioni e di efficienza e velocità del sistema.
Le carenze che si registrano nel settore dei pagamenti transfrontalieri di piccole somme risiede apparentemente nell’inadeguatezza del quadro normativo a livello europeo che la Commissione intende ora riformare; tuttavia la struttura del nuovo quadro normativo – forma e numero degli strumenti giuridici – non è ancora nota. In linea di principio accolgo con favore l’intenzione annunciata dalla Commissione, benché non concordi su talune osservazioni del relatore, in particolare quando sostiene che la disciplina normativa deve limitarsi al quadro generale e a un certo numero di aree specifiche, lasciando agli operatori economici stessi i necessari margini di autoregolamentazione.
De Rossa (PSE),per iscritto. – (EN) Sono lieto di sostenere la relazione in esame e la comunicazione relativa alla politica integrata dei prodotti volta a promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso la riduzione dell’impiego di risorse e delle ripercussioni negative dello smaltimento dei rifiuti nonché l’attenuazione dell’impatto ambientale dei prodotti in tutto il loro ciclo di vita.
La Commissione attribuisce estrema importanza alla “collaborazione con il mercato”. Tale impostazione ha chiari meriti, ma potrà avere successo solo in un contesto in cui i “prodotti verdi” abbiano un prezzo favorevole rispetto ad altri prodotti. L’applicazione del principio “chi inquina paga” costituirebbe un passo fondamentale in tale direzione.
Mi auguro che la Commissione dia seguito alla relazione in esame e intraprenda con urgenza l’iniziativa di presentare una direttiva quadro per la politica integrata dei prodotti basata su principi e obiettivi chiaramente definiti e che tenga conto delle specifiche richieste formulate nella relazione.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) Questa comunicazione della Commissione, che fa seguito alla consultazione delle parti interessate avvenuta dopo l’approvazione del Libro verde sulla PIP (politica integrata dei prodotti) nel febbraio 2001, definisce le misure che la Commissione intende adottare per promuovere la politica integrata dei prodotti a livello europeo, allo scopo di limitare l’impatto ambientale dei prodotti in tutto il loro ciclo di vita.
La strategia di politica integrata dei prodotti proposta dalla Commissione è orientata al perseguimento dello sviluppo sostenibile attraverso la partecipazione di tutte le parti interessate (coloro che lavorano alla progettazione, i vari settori industriali, i commercianti e i consumatori), la creazione di un quadro economico e giuridico adeguato (scelte più rispettose dell’ambiente da parte delle imprese, etichettatura ecologica) e la promozione della ricerca (elaborazione di progetti pilota aventi come oggetto prodotti specifici).
Come ho già detto in varie occasioni, i produttori e l’industria europea devono essere sensibilizzati sull’importanza di una crescita economica e di sistemi di produzione realmente sostenibili – il che comporta il riciclaggio, lo smaltimento dei rifiuti, la protezione delle acque e così via – così da rispondere alla crescente consapevolezza dei cittadini europei. Si tratta di una questione che sta diventando sempre più rilevante nelle politiche dell’Unione e la comunicazione in esame costituisce un passo avanti in questa direzione. Ho pertanto votato a favore.
Pex (PPE-DE). – (NL) Signor Presidente, come ho detto nel corso della discussione di ieri, ho votato a favore della relazione Sterckx perché è valida. Tuttavia, la relazione infonde negli europei un senso di sicurezza privo di garanzie. Ieri ho scoperto che il piano d’azione dell’Agenzia europea per la sicurezza marittima non può essere attuato per motivi di bilancio. Ciò significa che sia in termini di qualità che di quantità mancano sufficienti capacità per garantire la sicurezza dei cittadini lungo le coste europee.
In sostanza tutto il lavoro che abbiamo svolto è approdato a una conclusione deludente, soprattutto perché sappiamo che gli Stati membri si rifiutano di introdurre sanzioni penali. Di conseguenza quanto proponiamo è privo di consistenza. Lo trovo deplorevole, ma ho comunque votato a favore della relazione. Sono tuttavia dell’avviso che sia necessario definire in modo chiaro le responsabilità e pertanto desidero che quanto ho detto venga registrato nel processo verbale della seduta.
Andersen, Bonde e Sandbæk (EDD),per iscritto. – (DA) Il movimento di giugno oggi ha deciso di votare a favore della relazione sul rafforzamento della sicurezza marittima, poiché sosteniamo naturalmente tutte le posizioni ragionevoli in materia di considerazioni ambientali e di lotta all’inquinamento petrolifero.
Occorre tuttavia sottolineare che il movimento di giugno non può sostenere l’idea di istituire un servizio di guardacoste europeo. Dovrebbero essere gli Stati membri a controllare le proprie acque e le proprie coste. Non vi è motivo di coinvolgere l’Unione europea in tale compito.
Inoltre il movimento di giugno ha deciso di astenersi sull’emendamento n. 5, in quanto non possiamo sostenere l’auspicio di una maggiore armonizzazione. Tuttavia, al contempo riteniamo necessario porre fine allo sfruttamento spietato subito dagli equipaggi di molte navi.
Figueiredo (GUE/NGL),per iscritto. – (PT) Riteniamo positivo che due importanti proposte che abbiamo ripresentato in plenaria siano state approvate.
– La prima proposta prevede che, per assicurare la sicurezza marittima, i membri dell’equipaggio devono essere qualificati, avere un orario e condizioni di lavoro decenti e una retribuzione ragionevole, e che occorre porre fine allo sfruttamento che si verifica su innumerevoli navi. Per questo motivo si invita la Commissione ad adottare misure legislative volte ad armonizzare e rivalutare questa professione a livello europeo e a presentare questa idea in seno all’OMI.
– Nella seconda proposta si chiede che l’Unione europea intraprenda azioni per vietare le bandiere di comodo nelle acque territoriali europee.
Pertanto ho votato a favore.
Hedkvist Petersen e Theorin (PSE),per iscritto. – (SV) La nostra dichiarazione di voto fa riferimento ai paragrafi sotto elencati.
Paragrafo 13: riteniamo positiva un’accresciuta cooperazione europea tra i servizi di guardacoste nazionali in caso di operazioni congiunte, di organizzazione e di sviluppo di competenze. Non riteniamo pertanto necessario sviluppare una nuova organizzazione parallela sotto forma di servizio di guardacoste europeo.
Paragrafo 17: nutriamo dei dubbi sul compenso finanziario per i luoghi di rifugio. Riteniamo che i paesi che si sono assunti le proprie responsabilità e hanno finanziato luoghi di rifugio sulle loro coste non debbano essere costretti dalla negligenza di altri Stati e creare luoghi di rifugio.
Korakas (GUE/NGL),per iscritto. – (EL) La relazione della commissione temporanea è un ulteriore tentativo di passare sotto silenzio la politica antisindacale sulle navi e di smorzare le reazioni suscitate nell’elettorato e nel movimento dei lavoratori dai crimini commessi in mare che costano ogni anno la vita a decine di operatori marittimi e che hanno terribili conseguenze sull’ambiente.
L’affermazione della relazione secondo cui l’80 per cento degli incidenti sarebbe imputabile a errori umani è erronea, priva di fondamento scientifico e sospetta, in quanto tenta di coprire le responsabilità delle compagnie di navigazione e delle autorità governative sottacendo le cattive condizioni di manutenzione delle navi e sorvolando sulle conseguenze di una flotta obsoleta, di controlli insufficienti, dell’insufficienza di organico e del crescente carico di lavoro che grava sul personale marittimo.
Gli incidenti sono direttamente connessi alla prevalente impossibilità di individuare le responsabilità, soprattutto nei secondi registri degli Stati membri dell’UE, nonché alle navi che battono bandiere di comodo. E’ provato che i registri navali sono di fatto un meccanismo che copre le violazioni legislative e permette agli armatori di sfuggire alle loro responsabilità, in quanto rilasciano certificati che il più delle volte non riflettono le condizioni effettive delle navi.
Le proposte della Commissione e del Parlamento nascondono le responsabilità e promuovono la cattiva condotta delle compagnie marittime, sostengono i monopoli e, con il pretesto di lottare contro il terrorismo, promuovono misure che intaccano i fondamentali diritti democratici del personale marittimo.
Chiediamo l’immediato rilascio del capitano della petroliera Prestige e il suo rimpatrio in Grecia.
Krivine (GUE/NGL),per iscritto. – (FR) Nel gennaio 2004 diciotto persone hanno perso la vita nel naufragio del cargo Rocknes avvenuto al largo delle coste norvegesi nell’indifferenza generale. Il trasporto marittimo continua a essere disciplinato dalle regole delle “canaglie del mare”, mentre l’Unione europea lascia fare! Tre anni dopo l’adozione dei pacchetti legislativi “Erika”, sette Stati membri (Italia, Grecia, Finlandia, Belgio, Lussemburgo, Austria e Paesi Bassi) non hanno tuttora recepito nella legislazione nazionale le decisioni comunitarie.
E’ urgente porre fine al sistema di tolleranza nel settore del trasporto marittimo. Dobbiamo vietare le bandiere di comodo, a cominciare da quelle dell’Unione europea. Occorre garantire un elevato livello di formazione e di remunerazione al personale marittimo. Dobbiamo dotarci dei mezzi per far rispettare la normativa con un potenziamento del corpo di ispettori o la creazione di un corpo di guardacoste europeo. Infine dobbiamo fare piena luce sulle responsabilità nel naufragio della Prestige, soprattutto sulle responsabilità del governo Aznar.
Con l’adesione di Cipro e di Malta, l’Unione europea diventerà la prima potenza marittima mondiale. Avrà la capacità di cambiare le regole dell’OMI in un settore che subisce la globalizzazione capitalista. Senza questa volontà continueremo a prendere atto impotenti dei saccheggi perpetrati a livello umano, sociale e ambientale. La relazione Sterckx da questo punto di vista è fortemente carente.
Marques (PPE-DE),per iscritto. – (PT) Mi congratulo con l’onorevole Sterckx per la relazione sul rafforzamento della sicurezza marittima, che ha il mio totale sostegno.
Condivido le preoccupazioni per la sicurezza marittima espresse dalla commissione temporanea sul rafforzamento della sicurezza marittima e dal relatore stesso al fine di ricordare a tutte le parti in causa che tale questione richiede ancora un’attenzione politica forte e duratura. Tale approccio permetterà di determinare la qualità e la sicurezza delle navi che solcano le acque europee e delle navi europee nel mondo, nonché di tutelare le coste e i cittadini europei.
Sostengo fermamente le misure adottate in questo settore, soprattutto quelle volte a bandire le petroliere monoscafo che trasportano greggio pesante dalle acque europee e quelle che conferiscono maggiori competenze all’Agenzia europea della sicurezza marittima.
Concludo ribadendo quanto ho detto più volte nel corso del mio mandato: la sicurezza è responsabilità di tutti e richiede un impegno collettivo!
Meijer (GUE/NGL),per iscritto. – (NL) Il governo spagnolo, responsabile del disastro della petroliera Prestige e del petrolio riversatosi sulle coste di Spagna, Francia e Portogallo, ora è stato fatto cadere dagli elettori. Per evitare l’eventuale inquinamento petrolifero in un porto spagnolo, al capitano della nave è stato intimato allontanarsi dalla costa e alla fine di affondare in mare aperto, così il disastro ha assunto proporzioni di gran lunga maggiori. Delle 77 000 tonnellate di petrolio grezzo che si trovavano a bordo della nave, 43 000 tonnellate sono state raccolte, mentre si stima che 14 000 tonnellate siano ancora nella stiva; ciò significa che 20 000 tonnellate sono scomparse nel mare e che il litorale galiziano rimarrà inquinato a lungo. La relazione ha ragione a criticare i Paesi Bassi e il Belgio per il fatto di non considerare per nulla prioritaria l’attuazione dei controlli dello Stato di approdo e le indagini delle società di classificazione. Sono state formulate proposte volte a istituire porti di rifugio, che prevedono l’assicurazione obbligatoria per poter esigere il recupero dei danni e dei costi causati dagli armatori, l’utilizzo di trasponder per rintracciare i container persi e un più rigoroso rispetto delle norme ambientali e di sicurezza vigenti. Queste proposte hanno il mio sostegno. E’ negativo che il servizio di guardacoste europeo, di cui sembra ormai certa l’istituzione, non si prefigga solo la protezione congiunta dell’ambiente, la sicurezza e il controllo del rispetto delle restrizioni di pesca, ma che sia anche direttamente legato alla caccia di immigrati ed eventuali terroristi, ovvero alla costruzione di un ulteriore pezzo del super Stato europeo.
Ribeiro e Castro (UEN),per iscritto. – (PT) A seguito di una risoluzione del settembre 2003, motivata dai disastri delle petroliere Erika e Prestige, è stata creata una commissione temporanea per affrontare in modo specifico le questioni relative alla sicurezza marittima.
La commissione ha tenuto varie audizioni con esperti e responsabili dei paesi dell’Unione, che hanno contribuito a delineare una visione più approfondita della questione. Le attività della commissione volgono al termine con l’adozione in plenaria di una risoluzione intesa a sintetizzare i suoi circa sei mesi di vita.
Purtroppo alcuni contributi contraddittori non hanno permesso alla commissione temporanea di chiarire del tutto i motivi e le circostanze del naufragio della Prestige, aspetto, questo, cui fa riferimento anche la relazione Sterckx.
Condivido le preoccupazioni del relatore, soprattutto quando esamina i modi per migliorare la sicurezza marittima e insiste su alcuni punti che mi sembrano importanti, come la necessità che l’UE collabori con i paesi colpiti da disastri marittimi, la pubblicazione della lista nera delle navi cui è negato l’accesso ai porti europei e l’introduzione di un sistema per individuare in mare le navi che trasportano merci pericolose.
Anche se finora la commissione temporanea è servita a tutelare gli interessi delle Istituzioni, degli Stati membri e delle altre organizzazioni coinvolte, spetta a costoro farsi carico di questa preoccupazione e soprattutto tenere in mente che...
(Testo abbreviato conformemente all’articolo 137, paragrafo 1, del Regolamento)
Souchet (NI),per iscritto. – (FR) Riteniamo fuori discussione la possibilità di votare a favore della relazione Sterckx in quanto critica le misure di Malaga decise congiuntamente da Francia e Spagna. Tali misure, pur andando a vantaggio della sicurezza marittima europea, a parere della maggioranza del Parlamento sarebbero inficiate dal difetto intrinseco di essere scaturite dalla collaborazione tra Stati membri e non da un iter sovranazionale. D’altro canto mi stupisco che alcuni deputati francesi abbiano potuto associarsi alla condanna categorica di un’iniziativa adottata dai Presidenti Chirac e Aznar che rafforza notevolmente la sicurezza delle nostre coste, delle popolazioni litoranee e dei pescatori.
Alla fine ci siamo astenuti nella votazione della relazione, in ragione di alcuni emendamenti positivi che migliorano il testo, riguardanti tra l’altro la necessità di vietare le bandiere di comodo nelle acque europee e di prevedere, in caso di marea nera, un intervento a integrale riparazione in tutte le aree interessate dai danni provocati dalla fuoriuscita di petrolio, da svolgersi nell’ambito dell’OMI, la cui struttura deve essere radicalmente rinnovata.
Presidente. – Con questo si conclude il turno di votazioni.
(La seduta, sospesa alle 14.50, riprende alle 15.00)