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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 11 gennaio 2005 - Strasburgo Edizione GU

5. Costituzione per l’Europa
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0070/2004), presentata dagli onorevoli Richard Corbett e Íñigo Méndez de Vigo a nome della commissione per gli affari costituzionali, sul trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa [2004/2129(INI)].

 
  
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  Corbett (PSE), relatore. – (EN) Signor Presidente, l’allargamento dell’Unione europea implica che dobbiamo ingrandirci, passando dalla guida di un minibus da 15 posti a quella di un autobus di dimensioni normali in grado di ospitare 25 passeggeri, con qualche posto libero perché sia possibile, a tempo debito, caricare nuovi passeggeri. Questo autobus più grande ha bisogno di un motore più potente se non vogliamo rallentare la marcia, un motore che ci permetta di affrontare le dure salite che troveremo sulla nostra strada. Se vogliamo avere un motore più potente, avremo anche ogni tanto bisogno di freni più efficienti – forse un freno di emergenza – nonché di dotazioni di sicurezza migliori, come per esempio una cintura di sicurezza per ogni posto a sedere. Visto che stiamo migliorando l’allestimento, dovremmo anche avere sedili più confortevoli in modo che ogni passeggero si senta comodo e a proprio agio su questo autobus. Allora, visto che ci siamo, perché non dotarci di un sistema di navigazione geosatellitare che ci consenta di conoscere sempre con precisione la nostra posizione rispetto al percorso e di programmare meglio i viaggi che vogliamo intraprendere insieme seguendo l’itinerario migliore e più comodo? Per questo abbiamo bisogno di un nuovo corpo di regole per l’Unione europea: una nuova Costituzione che sostituisca l’attuale ordine costituzionale e gli attuali Trattati che si sovrappongono tra di loro.

In termini concreti, questo implica una serie di miglioramenti che, secondo la commissione per gli affari costituzionali e i vostri relatori, si suddividono in quattro categorie principali. Primo, la Costituzione assicurerà più chiarezza in merito a che cosa è l’Unione, a come funziona e opera. Per quanto riguarda questo primo aspetto, avremo un unico Trattato invece dei numerosi trattati che tra loro in parte coincidono – un unico documento più chiaro che definisce con maggiore precisione gli obiettivi e i valori dell’Unione e le sue competenze, i settori dei quali è responsabile e quelli dei quali non è responsabile, e come lavora, con meno procedure, ma più chiare. Questo aiuterà i cittadini a capire di che cosa si occupa l’Unione. Ci libereremo della distinzione tra “Unione” e “Comunità”, che nessuno, tranne i giuristi, capisce, creando un’unica entità giuridica. In questo modo si chiarirà che non stiamo creando un enorme mostro monolitico – la mitologia del superstato che alcuni sembrano temere. E’ chiaro che non stiamo creando un’Unione centralizzata.

Secondo, renderà più efficiente l’Unione – un’Unione in grado di decidere ed agire con 25 Stati membri. Avremo più votazioni a maggioranza qualificata e più continuità nella Presidenza del Consiglio europeo. Ci sarà un unico ministro degli Esteri che parlerà a nome dell’Unione al mondo esterno, invece di avere la Commissione che interviene su certi temi e l’Alto rappresentante del Consiglio su altri, cosa che ha fatto sì che i paesi terzi in passato non sapessero mai con chi dovevano trattare. Questi posti saranno fusi in un’unica posizione.

Terzo punto, che è a mio avviso il più importante: la Costituzione assicurerà più democrazia e responsabilità nell’Unione. Con la Costituzione, tutta la legislazione sarà prima sottoposta a verifica preliminare da parte dei parlamenti nazionali, e poi al duplice controllo del Consiglio e del Parlamento a livello europeo, in questo modo entrambi dovranno approvare in pratica ogni aspetto della legislazione europea. Francamente, questo rende l’Unione europea la struttura internazionale, o sovranazionale, più democratica del mondo. Confrontate l’Unione europea all’FMI, alla Banca mondiale, all’OMC o a qualsiasi altra struttura internazionale: nessuna di esse ha o avrà questo livello di contributo parlamentare e di verifica parlamentare. Dovremmo essere fieri della democrazia che esiste nel cuore di questa Unione.

La Costituzione rafforzerà in misura significativa questo livello di democrazia estendendo la codecisione, conferendo al Parlamento il diritto di eleggere il Presidente della Commissione e migliorando il controllo parlamentare sulla Commissione e sul cosiddetto sistema della comitatologia per la legislazione secondaria delegata.

Quarto, la Costituzione introduce diritti più ampi per i cittadini attraverso la Carta dei diritti fondamentali, che è stata integrata nella Costituzione. Questo naturalmente vale solo nella sfera di competenza del diritto comunitario, ma è una sfera di competenza significativa, e tutta la legislazione europea dovrà pertanto essere conforme alla Carta.

Tutto questo ci ha portato a concludere che la Costituzione rappresenta, per citare la relazione della commissione, un “chiaro miglioramento”. E’ un chiaro miglioramento rispetto agli attuali Trattati e rispetto all’attuale ordinamento costituzionale. Merita il nostro sostegno. Questi miglioramenti sono dovuti per una parte non trascurabile al contributo del Parlamento europeo alla Convenzione e alla Conferenza intergovernativa. Possiamo essere fieri dei nostri risultati.

E’ un compromesso. Non è un trattato utopico. Ognuno di noi lo avrebbe scritto in modo leggermente diverso se avesse avuto carta bianca per farlo, ma come pacchetto di compromesso rappresenta un netto miglioramento. Sono certo che domani il Parlamento appoggerà la relazione a stragrande maggioranza. Questo Parlamento, eletto dai cittadini di tutta Europa, in cui sono presenti partiti che rappresentano tutto lo spettro politico, da sinistra a destra, partiti al governo e partiti all’opposizione, lancerà un segnale forte, se domani appoggerà la Costituzione a stragrande maggioranza. E sono certo che lo farà.

(Applausi)

 
  
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  Méndez de Vigo (PPE-DE), relatore. – (ES) Signor Presidente, quando in occasione dell’ultima seduta plenaria dell’ultima legislatura ho avuto l’onore di intervenire a nome del mio gruppo nel corso di un evento organizzato da questo Parlamento per rendere omaggio a Monnet, Schuman e Spinelli, mi ero chiesto che cosa avrebbero pensato i padri fondatori, i visionari dell’Europa, del livello di integrazione europea che abbiamo raggiunto e che cosa avrebbero pensato della Costituzione europea.

Penso – l’avevo detto allora e lo ripeto oggi – che non avrebbero creduto che tutto potesse essere vero perché, lasciandosi alle spalle un’Europa lacerata da lotte fratricide, questa Costituzione suggella la pace nel nostro continente e, per riprendere la splendida espressione dell’onorevole Geremek, questa Costituzione ricuce insieme le due Europe.

Stiamo passando da un’Europa devastata dai regimi totalitari ad un’Europa – come previsto dalla Costituzione – basata su sistemi democratici nei quali i diritti fondamentali sono rispettati. Dopo l’Europa delle carte annonarie, questa Costituzione segna la nascita di un’Europa di prosperità e benessere materiale. Superando un’Europa che era scomparsa dal mondo, questa Costituzione afferma l’esistenza di un’Europa della solidarietà, come dimostrato dall’enorme ondata di solidarietà levatasi nel nostro continente per affrontare le conseguenze dell’altra terribile ondata che ha colpito l’Asia. Questa Costituzione avrà, e ha, strumenti che consentiranno all’Europa di svolgere d’ora in poi un ruolo più importante nel mondo.

Credo che la Costituzione segni un punto di non ritorno e, proprio come, non tantissimo tempo fa, la costituzione del mio paese è stata la costituzione dell’armonia, che ci ha permesso di passare al futuro, questa Costituzione europea permetterà a tutti noi europei di andare avanti insieme nell’ambito di un progetto di civilizzazione comune.

La Costituzione europea ha il merito di eliminare le ambiguità; è il primo documento che definisce che cos’è l’Unione europea, in quanto Unione di Stati e di cittadini, e che non indebolisce gli Stati membri, al contrario, poiché le competenze dell’Unione sono competenze che provengono dagli Stati membri, e non indebolisce le costituzioni europee, al contrario, le rafforza, poiché la forza della Costituzione europea nasce dalla forza delle costituzioni nazionali.

Con questa Costituzione, l’Europa dimostra di essere molto di più di un mercato; è naturalmente anche un mercato, e questo è importante, ma è molto di più: è un progetto di civilizzazione comune basato sulla nostra eredità religiosa, culturale e umanistica. Tutto questo è riconosciuto nella prima frase del preambolo, in cui si parla dei valori della libertà e della dignità umana, con riferimento alla Carta dei diritti fondamentali.

E’ anche una Costituzione che opta per un particolare sistema politico: un sistema capitalistico con una dimensione sociale. Se analizziamo la storia europea, ci accorgiamo che non era così ovvio cinquant’anni fa. Oggi sì.

Per tutti questi motivi, credo, signor Presidente, che molte delle bandiere che il Parlamento ha dispiegato negli ultimi anni oggi sventolino con lo stesso orgoglio di quelle che abbiamo dietro di noi. Sono entrato in questo Parlamento 13 anni fa, quando era un’assemblea consultiva; oggi non lo è più. Sono entrato in questo Parlamento quando si parlava del deficit democratico dell’Unione europea; credo che la Costituzione europea metterà fine a questo deficit democratico, infatti la Costituzione introduce più efficienza, più chiarezza e più trasparenza, come ha giustamente ricordato il collega e amico, onorevole Richard Corbett.

Signor Presidente, questo lavoro è stato condotto da molte persone in molti anni. Desidero ringraziarle oggi. Vorrei ricordarvi i nomi di Emilio Colombo, Marcelino Oreja, Fernand Herman, Giorgio Napolitano, Olivier Duhamel, Antonio Seguro, Dimitris Tsatsos, Antoinette Spaak, e molti altri che, seduti qui in questo Parlamento, hanno sostenuto ciò che oggi sta diventando una realtà. Sono spesso stati chiamati utopisti o sognatori; bene, oggi, questi sogni, queste utopie, stanno diventando realtà. Noi in questo Parlamento possiamo sentirci molto orgogliosi del lavoro che abbiamo svolto.

Signor Presidente, otto anni fa, in questa stessa Aula, un giovane deputato del Parlamento, sostenendo il parere adottato sul Trattato di Amsterdam, disse che non era perfetto, come del resto sapevamo, ma che non era il punto di arrivo, e citò, come farò ancora una volta io qui oggi, un Miguel de Cervantes che, disilluso dalla vita nei suoi ultimi giorni, disse che ci sono occasioni in cui dobbiamo scegliere tra la strada o la locanda. Abbiamo scelto la strada e quella strada ci ha portato dove siamo oggi. Credo che, in questa confortevole locanda rappresentata dalla Costituzione europea, nei prossimi anni noi europei ci renderemo conto che questa Costituzione può essere uno strumento efficace per fare progredire l’Europa in un clima di pace, libertà, giustizia e solidarietà. Per questo, sarei molto felice se domani il Parlamento voterà a favore del documento, compiendo un passo molto importante che annuncia l’inizio di una nuova era nel nostro continente.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – Ha la parola il Ministro Schmit a nome del Consiglio. Desidero ringraziarlo in modo particolare per la sua presenza qui ed esprimere inoltre le nostre condoglianze a lui e al popolo lussemburghese, che osserva il lutto nazionale, a seguito della scomparsa della granduchessa.

 
  
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  Schmit, Consiglio. – (FR) Signor Presidente, desidero ringraziarla per questa testimonianza di solidarietà al popolo lussemburghese in un momento di grande cordoglio. Le sono veramente grato.

E’ la prima volta che ho l’onore di trovarmi di fronte al Parlamento e sono quindi molto onorato e lieto di poter prendere la parola in quest’Aula, a nome del Consiglio, su un tema tanto importante quanto il progetto di Costituzione europea. Ho avuto l’occasione di lavorare con alcuni di voi nell’ambito della Convenzione e credo di poter dire che il lavoro svolto in seno alla Convenzione è stato un lavoro storico e straordinario che sottolinea l’importanza del processo che stiamo ora portando avanti. Vorrei a questo proposito congratularmi con i relatori per l’ottimo lavoro svolto. Il segnale che tutti voi intendete lanciare domani con voto schiacciante del Parlamento è anche diretto ai cittadini perché questa Costituzione è innanzi tutto una Costituzione per i cittadini; saranno infatti i cittadini a trarne il maggiore vantaggio.

Si è detto che questa Costituzione democratizza la nostra Unione. Rafforza i diritti dei cittadini, attraverso la Carta dei diritti fondamentali; conferisce nuovi diritti ai cittadini europei, dando loro la possibilità di interagire con le istituzioni e in particolare con la Commissione. Questo Trattato conferma che non siamo più un’Unione economica e che siamo più di un’Unione politica in divenire; siamo prima di tutto un’Unione fondata su valori comuni. A questo riguardo, la Costituzione rappresenta una tappa fondamentale nel processo di integrazione.

Dopo che il Parlamento avrà detto la sua, la parola toccherà ai cittadini, direttamente, attraverso i referendum, nei paesi in cui saranno organizzati dei referendum, oppure indirettamente, attraverso la ratifica parlamentare. Il Consiglio si impegna a mettere in campo tutte le energie necessarie perché questa Costituzione sia adottata in tutti gli Stati membri. Ogni Stato membro, ogni governo e ogni parlamento ora ha la responsabilità di farci superare questo ostacolo, affinché la Costituzione entri in vigore, e, aggiungerò, entri in vigore alla data prevista. Il Parlamento europeo, i governi nazionali e i parlamenti nazionali condividono una grande responsabilità a questo riguardo. Se vogliamo raccogliere questa sfida, dobbiamo lavorare insieme.

(Applausi)

 
  
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  Wallström, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la Costituzione che abbiamo oggi sotto gli occhi non sarebbe stata possibile senza il Parlamento europeo. Questo Parlamento ha svolto un ruolo cruciale in vista del rafforzamento delle fondamenta della nostra impresa comune, soprattutto attraverso i contributi sostanziali dei suoi deputati durante la Convenzione europea. La Costituzione non sarebbe stata possibile senza quella Convenzione europea che ha fornito strumenti negoziali così dinamici, aperti ed innovativi.

La partecipazione del Parlamento europeo a questo processo senza precedenti è oggi coronata da una relazione eccellente e ben strutturata, che lancia un messaggio chiaro sui vantaggi della Costituzione e sulla necessità di ratificarla. Mi congratulo vivamente con il Parlamento, e in particolare con la commissione per gli affari costituzionali e con i due relatori, onorevoli Richard Corbett e Íñigo Méndez de Vigo. La Commissione appoggia in tutto e per tutto la vostra risoluzione. Siamo fermamente convinti che la Costituzione consenta all’Unione di compiere progressi significativi. In parole povere, per la prima volta, i poteri, le competenze, i diritti e i doveri dell’Unione sono definiti in un’unica Costituzione. La Costituzione consolida e semplifica mezzo secolo di modifiche dei Trattati, consentendoci di passare da 12 Trattati base ad un testo unico. Rende l’Unione più trasparente e più comprensibile.

La Costituzione modernizza la struttura istituzionale. Accresce i poteri del Parlamento europeo e consente ai cittadini di partecipare attivamente al processo decisionale, presentando una petizione con un milione di firme. Avremo più democrazia.

La Costituzione definisce, in 54 articoli concisi, i diritti fondamentali che garantiremo ai nostri cittadini. Per la prima volta l’Unione aderirà alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e ci saranno così più diritti per i nostri cittadini. Questi tre semplici concetti – più diritti, più democrazia e più trasparenza – spiegano perché la Costituzione dovrebbe essere ratificata. Avremmo certamente voluto essere più ambiziosi in certi ambiti politici, ma il risultato finale è il compromesso migliore possibile nell’attuale contesto politico.

Capisco inoltre che la gente abbia timori e critiche nei confronti di questa Costituzione. Non è un testo perfetto e non dovremmo sottrarci al dovere di dare una risposta a queste preoccupazioni. L’ultima indagine dell’eurobarometro rivela che il 68 per cento dei nostri cittadini sostiene l’idea e il principio della Costituzione europea. Altri sondaggi d’opinione indicano che molti ritengono di essere insufficientemente informati sul contenuto della Costituzione. La vostra relazione, respingendo alcuni dei preconcetti e degli spauracchi sulla Costituzione, costituisce un buon punto di partenza. Fornisce una serie di buone ragioni che potrebbero indurre gli eurospecialisti a votare “sì”, che tuttavia non sono necessariamente le ragioni che potrebbero convincere una ragazza madre di Danzica o un lavoratore di un cantiere navale in Spagna a fare la stessa cosa. La ratifica della Costituzione costituisce un’opportunità per discutere quale Europa vogliamo. Colgo volentieri quest’occasione per ricordare a tutti noi quello che l’Europa ha realizzato e quello che l’Europa rappresenta, come è stato spiegato così bene da altri.

Verso la metà degli anni ’80, il progetto volto a creare un vero mercato unico sembrava irraggiungibile. E invece si è realizzato, portando con sé un dinamismo economico del quale beneficiamo ancora. Per citare un semplice esempio, il fatto di non dover passare i controlli doganali alle frontiere ha drasticamente ridotto i costi e i tempi delle consegne. In un solo colpo abbiamo eliminato l’obbligo di produrre documenti IVA per 60 milioni di euro all’anno. Oggi, la generazione dei più giovani considera un diritto acquisito l’idea di una zona di libera circolazione, così come si aspetta che l’Unione garantisca un ambiente pulito e la cooperazione transfrontaliera nel settore della sanità pubblica. Oggi in 12 paesi dell’Unione europea, abbiamo un pezzo di Europa nelle nostre tasche; l’euro è dato per scontato in tutta Europa e nuovi Stati membri si sono messi in lista per introdurlo anche nei loro territori. Infine, prima con l’adesione di Grecia, Spagna e Portogallo, e ora con i 10 nuovi Stati membri, abbiamo contributo a garantire e consolidare la democrazia e lo Stato di diritto in tutto il continente.

Ora dobbiamo passare alla ratifica della Costituzione. Pur rispettando i nostri diversi ruoli costituzionali in relazione ai processi di ratifica nazionali, non possiamo tollerare che il dibattito sia turbato da leggende o falsi preconcetti sul contenuto della Costituzione. Noi tutti abbiamo il dovere di fornire informazioni chiare ed affidabili su quello che fa la Costituzione e sui vantaggi che può dare. E facendo questo, dobbiamo confrontare i risultati della Costituzione con la situazione attuale. La Lituania e l’Ungheria hanno già ratificato la Costituzione. In particolare desidero rendere omaggio alla Lituania e al portavoce del parlamento lituano che è oggi in Aula.

(Applausi)

Dobbiamo cominciare a fare vedere quale impatto concreto può avere la Costituzione sulla vita quotidiana delle persone che rappresentiamo. E non mancano del resto i buoni esempi a questo riguardo. Come già detto, l’integrazione della Carta dei diritti fondamentali è lungi dall’essere un’innovazione puramente simbolica. I cittadini godranno di una serie di diritti e principi il cui rispetto da parte delle autorità pubbliche – che siano europee o nazionali – potrà essere da loro invocato davanti ai tribunali.

La possibilità di partecipare concretamente al funzionamento dell’Unione va ora molto al di là dell’elezione dei deputati del Parlamento europeo. L’iniziativa dei cittadini renderà, per la prima volta, i cittadini europei protagonisti del processo legislativo. La modernizzazione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia permetterà all’Unione europea di rispondere alla crescente domanda di azioni europee più efficaci in materia di controlli alle frontiere, asilo ed immigrazione. Lo stesso vale per la cooperazione giudiziaria e di polizia. La Costituzione pone le fondamenta per un unico spazio di libertà e garanzie.

Le nuove disposizioni in materia di sanità pubblica assicureranno norme più elevate di qualità in materia di sicurezza. L’Unione sarà in grado di intervenire in modo più efficace per prevenire e combattere le minacce alla salute transfrontaliere come l’influenza aviaria o l’ESB.

Oggi non possiamo fare a meno di pensare ai tragici eventi nel sud-est asiatico. L’Unione sta già svolgendo un ruolo di primo piano per quanto riguarda la fornitura di aiuti umanitari e il contributo alla ricostruzione politica, economica e sociale nella regione. Le nuove disposizioni in materia di protezione civile, che conferiscono all’Unione il compito di favorire la coerenza delle attività di protezione civile a livello internazionale, ci consentiranno di rendere in futuro il nostro intervento ancora più efficace a tale livello.

Abbiamo naturalmente già avviato una serie di iniziative volte ad informare il pubblico sul contenuto della Costituzione. La Commissione ha prodotto materiale scritto e audiovisivo, ha realizzato un sito web, ha promosso e finanziato antenne di informazione, e ha sponsorizzato seminari ed altre iniziative pubbliche. Il Consiglio europeo ha sostenuto i nostri sforzi esortando gli Stati membri a migliorare la loro capacità di comunicazione sui temi europei nel contesto della ratifica della Costituzione.

E’ giunto il momento di cambiare marcia. Colgo questa occasione per sollecitarvi ed esaminare la possibilità di attuare con noi iniziative di comunicazione congiunte che possano ottimizzare l’impatto delle nostre azioni. E faccio in particolare riferimento alla possibilità di organizzare eventi mediatici sia a livello europeo sia a livello nazionale durante una “settimana europea”, in concomitanza con il 9 maggio 2005. Allo stesso tempo, la Commissione non si asterrà dallo sviluppare altre idee che possano aiutare gli Stati membri ad elaborare ed attuare le loro strategie di comunicazione. Posso anche garantirvi che i Commissari stessi saranno attivi nel dibattito sulla Costituzione e sul futuro dell’Europa.

Garantire la ratifica del Trattato costituzionale è la principale preoccupazione degli Stati membri e delle Istituzioni europee. Tuttavia, mentre non intendiamo anticipare l’applicazione della Costituzione, dobbiamo anche dedicare un certo impegno per garantire l’entrata in vigore, senza difficoltà, della Costituzione, una volta portate positivamente a termine le procedure di ratifica. Per questo abbiamo bisogno di avviare discussioni sulla preparazione dell’attuazione delle disposizioni attuali.

La Commissione si è impegnata in questo processo sin dall’inizio. Siamo fieri del testo della Costituzione e faremo del nostro meglio per fare in modo che entri in vigore. Mantengo il mio impegno nei confronti del dialogo con il Parlamento europeo. Il nostro lavoro non si fermerà oggi. In realtà è solo iniziato. Aspetto impazientemente di poter discutere di questi temi in modo più dettagliato con la commissione per gli affari costituzionali e di partecipare con voi a varie iniziative per esporre le nostre argomentazioni.

Per concludere, vorrei tornare ai miei tre semplici concetti: più diritti, più democrazia e più trasparenza. Quest’anno celebreremo il 15° anniversario della rinascita della democrazia nell’Europa dell’est. Mettendo da parte tutte le altre disposizioni della Costituzione, questi tre concetti da soli mettono in evidenza i motivi per cui questi paesi hanno aderito all’Unione europea e perché la Commissione sosterrà questa Costituzione.

(Applausi)

 
  
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  Poettering (PPE-DE), a nome del gruppo. – (DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signora Commissario, onorevoli colleghi, abbiamo percorso un lungo tratto di strada e chi tra di noi faceva parte anche del Parlamento precedente si ricorderà come, qui in quest’Aula, abbiamo discusso del Trattato di Nizza. Molti di noi allora erano insoddisfatti, e avevamo detto che la nostra posizione sul Trattato di Nizza sarebbe alla fine dipesa dal futuro nuovo metodo di riforma e dal significato dell’impegno di riforma.

Il risultato è oggi sotto i nostri occhi: il Trattato costituzionale per l’Unione europea. A differenza del dicembre 2000, quando discutemmo di Nizza in assenza dei paesi dell’Europa centrale – Estonia, Lettonia e Lituania, Polonia, Cecoslovacchia (oggi Repubblica ceca), Slovacchia, Ungheria, Slovenia, per non parlare poi di Malta e Cipro, nessuno dei quali aveva ancora aderito all’Unione, è una circostanza particolarmente felice che oggi, nel giorno in cui parliamo della Costituzione, ci siano tra noi deputati provenienti dai paesi che erano, una volta, paesi comunisti. Lo considero un importantissimo simbolo del futuro che condividiamo nel continente europeo.

Desidero ringraziare calorosamente gli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo per l’eccellente lavoro che hanno svolto insieme alla commissione per gli affari costituzionali, e anche tutti coloro che hanno dato il loro contributo a questo lavoro. Desidero inoltre ringraziare il Presidente della Convenzione, Valéry Giscard d’Estaing, per il suo lavoro, che talvolta è stato anche oggetto di critiche. Ma, se non avesse fatto quello che ha fatto, probabilmente ora non avremmo questa Costituzione, e per questo Valéry Giscard d’Estaing merita oggi tutta la nostra gratitudine.

(Applausi)

Noi siamo il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei. Il Partito popolare europeo ha 128 deputati e la componente DE del nostro gruppo ne ha 40. A nome della componente PPE del nostro gruppo vi posso assicurare che pronunceremo un “sì” incondizionato a questa Costituzione, mentre i Democratici cristiani del nostro gruppo hanno il diritto di esprimere la propria posizione.

Una Costituzione ha bisogno di valori. Quasi altrettanto cruciali che le procedure sono i valori che ci tengono uniti, infatti se non siamo coscienti dei valori, allora non abbiamo nessuna base che ci consenta di avviare azioni politiche. Ci rallegriamo che molti dei nostri valori che sentiamo come valori cristiani siano stati inclusi: la dignità umana, la dignità degli anziani, e anche la dignità dei bambini. Ritengo che sia particolarmente positivo che i bambini siano citati nella Costituzione, perché senza bambini questo continente non ha futuro, che abbiamo descritto i nostri valori e bandito la clonazione, e che si sia fatto riferimento ai nostri principi – Stato di diritto, democrazia, sussidiarietà e solidarietà. Tutto questo è per noi una valida ragione per dire “sì”.

Tuttavia oggi non voglio nemmeno negare che molti di noi avrebbero gradito un riferimento a Dio nella Costituzione, riferimento che ci avrebbe ricordato che le nostre capacità umane non sono infinite. Ci sarebbe anche piaciuto vedere inserito un riferimento al nostro patrimonio giudaico-cristiano. Infatti proprio in un momento in cui il dialogo con le culture del mondo è così fondamentale – in particolare con il mondo islamico – credo che sia per noi importante sapere dove sono le nostre radici ed inserire nella Costituzione un riferimento al nostro sviluppo culturale e religioso. Anche se tutto questo non figura nella Costituzione, sappiamo naturalmente che ogni Costituzione è un compromesso, diciamo comunque “sì” a questa Costituzione, perché rispecchia i nostri valori.

E’ inoltre opportuno che una Costituzione preveda una descrizione della struttura costituzionale dell’Unione europea, obiettivo in cui riesce benissimo, visto che parla di identità nazionale. L’Europa non è un crogiolo, e nemmeno deve diventare un superstato; al contrario, la ricchezza dell’Europa va ricercata proprio nella sua diversità, a cominciare dalle nostre città e nelle comunità, dove vivono le persone, e dalle regioni. I nostri Stati nazionali hanno la loro identità. Abbiamo un Trattato costituzionale che dichiara che la Costituzione trae la propria origine dagli Stati nazionali. E’ attraverso la nostra stessa cittadinanza che siamo cittadini dell’Europa, e conseguentemente la libertà di organizzazione per gli enti locali è resa esplicita nella struttura sussidiaria dell’Europa. Credo che sia davvero un capolavoro.

Jean Monnet, il primo cittadino onorario dell’Europa disse una volta che nulla è possibile senza le persone, nulla può durare senza le istituzioni e queste parole valgono ancora oggi. Se non abbiamo valori alla base di tutto, e se questi valori non sono in definitiva espressi nelle istituzioni che li incarnano, allora questi valori non possono essere realizzati. Per questo, è giusto seguire le indicazioni di Jean Monnet e percorrere la via che ci porta all’Europa come comunità, e, onorevoli colleghi e amici – mi scuso se utilizzo un’espressione comune all’interno del mio partito, ma visto che oggi parliamo della Costituzione, siamo in qualche modo legati assieme quasi a costituire un unico corpo, senza che questo comunque debba cancellare le differenze – né ora né in futuro dovranno essere l’intergovernalismo o la cooperazione intergovernativa a dar forma all’Unione europea. L’Europa del futuro deve basarsi piuttosto sul metodo comunitario e sull’azione comunitaria delle istituzioni europee.

Ne consegue che abbiamo bisogno di un Parlamento europeo forte, un Parlamento che sia simbolo di democrazia, che dovremmo agire su un piede di parità in tutti i settori che hanno un impatto sulla legislazione europea, che abbiamo bisogno di una Commissione forte, che trae la propria legittimità dal fatto di essere eletta dal Parlamento europeo e quindi anche dalle elezioni europee, e che dobbiamo avere un Consiglio dei ministri che agisce in modo trasparente.

Vorrei concludere dicendo che molto di quanto contenuto nella Costituzione ha carattere programmatico e deve ancora essere tradotto nella pratica. Per esempio, l’articolo 750 che stabilisce come dobbiamo vivere da buoni vicini con i popoli europei che hanno una vocazione europea – e proprio ora penso all’Ucraina. Un altro esempio riguarda la politica estera, un settore nel quale in futuro non ci possiamo permettere di parlare con due o tre voci, ma dobbiamo agire in maniera congiunta. Per questo non sono tanto gli Stati membri dell’Unione europea in quanto tali a dover cercare di entrare a far parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma piuttosto l’Unione europea nel suo insieme, se vuole essere un protagonista mondiale in materia di diritti dell’uomo e democrazia. E’ l’Unione europea in quanto tale a dover essere rappresentata alle Nazioni Unite.

Molti sono i compiti che ci aspettano. Parlo a nome del mio gruppo quando dico che spero che ci sia un ampio sostegno a questa Costituzione, non solo qui in quest’Aula, ma anche in tutti gli Stati membri, poiché questa Costituzione è lo strumento che ci consentirà di attraversare il XXI secolo con un’Europa della libertà, della democrazia e della pace.

(Applausi)

 
  
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  Schulz (PSE), a nome del gruppo. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 27 gennaio prossimo si celebrerà il sessantesimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. L’istituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, alcuni anni dopo, fu una conseguenza diretta di quanto accaduto durante la Seconda guerra mondiale. I padri e le madri della cooperazione europea avevano potuto vedere con i propri occhi che l’ultranazionalismo, il fascismo, la divisione del nostro continente ad opera del bolscevismo, si erano sempre tradotti in oppressione, terrore e perdita della dignità dell’individuo. Hanno potuto anche rendersi conto che ciò che creava pace, dignità e democrazia erano un’azione sovranazionale e l’integrazione a livello sovranazionale – a livello europeo. Vale la pena di aggiungere che tutto questo si è poi realizzato quando la Comunità europea del carbone e dell’acciaio ha cominciato ad esercitare un controllo sulle industrie produttrici di armi.

Se si traccia una linea continua che va dalla CECA fino alla Comunità economica europea, passando al successivo atto di integrazione, alla Comunità europea e poi all’Unione europea come la conosciamo oggi, si vede una storia di successo, finora senza pari nel mondo. Il processo infatti non si è limitato a guardare solo al 1945 e alla fine della guerra di distruzione in questo continente; le sue tappe successive hanno incorporato Stati che, nel periodo postbellico, avevano dovuto affrontare cambiamenti politici interni, ossia Grecia, Portogallo e Spagna. Il fatto che questi Stati fossero riusciti ad abbattere le loro dittature fasciste e ad assicurare la stabilizzazione della democrazia attraverso l’adesione alla Comunità europea fu un enorme successo tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80.

Quello a cui abbiamo assistito negli anni ’90, quando gli Stati che ora hanno aderito hanno assunto la loro attuale forma, è stato in sostanza il trionfo sull’oppressione comunista in una parte dell’Europa. L’Unione europea è un’Unione che è riuscita a prendere i valori descritti nella nostra Carta dei diritti fondamentali e ad utilizzarli come base per l’integrazione democratica e per vincere sia il fascismo che il comunismo che fanno parte del passato dell’Europa.

Gli eventi di questi ultimi giorni che hanno visto l’impotenza degli uomini di fronte a forze che nessun tipo di tecnologia ha consentito loro di contrastare, dimostrano come sia assolutamente necessario agire a livello sovranazionale, senza l’ostacolo di alcuna frontiera nazionale. Nel villaggio globale l’Unione europea è la risposta moderna e razionale dell’Europa alle sfide del XXI secolo. La Costituzione di cui stiamo ora discutendo rappresenta il quadro generale di cui disponiamo.

Il nostro gruppo voterà a favore della relazione Corbett/Méndez de Vigo – sulla base di una profonda convinzione, e persuasi anche che i valori descritti da questa Costituzione sono valori civili. Il bello di questi valori è che li potete intendere come valori cristiani se siete cristiani. Li potete interpretare come valori a voi propri se siete ebrei, musulmani oppure atei. Questi valori sono universali e indivisibili e pertanto validi per tutti.

(Applausi)

E ciò ci aiuta, nonostante le divisioni che ci separano per altri aspetti, ad unirci nel sostegno a questa Costituzione, ma se lo facciamo, essa sarà la nostra base comune per un futuro democratico e degno in una comunità sociale con responsabilità sociale e prosperità economica. Nella società basata sulla conoscenza del futuro, questa nostra Unione deve subito – e la Costituzione lo dice con estrema chiarezza – svolgere i suoi compiti sociali e garantire la protezione del singolo e di ogni cittadino contro i pericoli di questo mondo diviso.

Questo è quanto la Costituzione sarà in grado di realizzare, e c’è tra di noi un ampio accordo sulla volontà e sull’obbligo di sostenere la Costituzione e di combattere per difenderla. Manca solo una cosa, e lo voglio dire con grande chiarezza a nome del nostro gruppo. Non basta che il Parlamento europeo si impegni e si mobiliti. Tutti coloro che hanno apposto la loro firma a questa Costituzione, in occasione della solenne cerimonia di Roma, alla quale tutti noi presidenti di gruppo abbiamo avuto il permesso di partecipare, i capi di Stato e di governo europei, i ministri degli Esteri devono, così come facciamo noi, mostrarsi ai cittadini e dichiarare che questa è la nostra Costituzione e che la vogliamo. Non si tratta assolutamente di una questione specifica da delegare al Parlamento europeo o alla Commissione, al contrario i capi di Stato europei devono fare la loro parte ed affermare che la Costituzione è opera loro – non solo opera del Parlamento europeo o della Convenzione, anche se lo è naturalmente, ma è soprattutto opera di tutti coloro che hanno una responsabilità per il futuro dell’Europa e devono affermare di fronte ai popoli europei il loro sostegno alla Costituzione. Se lo faranno, questa Costituzione otterrà la maggioranza, con l’appoggio del gruppo del Partito popolare europeo e probabilmente anche dei Democratici europei del gruppo.

(Applausi)

 
  
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  Duff (ALDE), a nome del gruppo. – (EN) Signor Presidente, l’onorevole Poettering ci ricorda giustamente che quando il Parlamento si è espresso rispetto alle precedenti riforme dei Trattati, le risoluzioni adottate erano infarcite di rimpianti, critiche e cose che deploravamo, nonché da richieste di ulteriori riforme. Questa volta, non siamo obbligati a farlo perché siamo stati considerevolmente coinvolti in modo diretto nell’elaborazione delle riforme, sia in seno alla Convenzione che alla Conferenza intergovernativa.

La presente relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo rimette le cose a posto e sono lieto di poter dire che tutti i deputati del mio gruppo che interverranno oggi si esprimeranno a favore di questa risoluzione. Dopodiché avvieremo una campagna per l’entrata in vigore della Costituzione negli Stati membri in cui si terranno referendum, inclusi paesi come la Francia – per contrastare certi partiti della sinistra – e il Regno Unito, dove lotteremo per contrastare la sinistra.

La principale argomentazione a favore di questa grande riforma è chiaramente costituita dal fatto che essa rafforza l’Unione europea. Rafforza la nostra capacità di agire all’estero e nei nostri Stati membri, dandoci la possibilità di camminare con le nostre gambe sulla scena mondiale, dando forma ad una risposta europea alla globalizzazione in senso politico.

La Costituzione ridefinisce l’Unione europea. Essa permette di trovare un equilibrio tra gli Stati – i vecchi e i nuovi, i grandi e i piccoli –, tra i cittadini e le autorità e, come ha detto Giscard d’Estaing, tra sogno e realtà. Ha creato un nuovo ed ampio consenso alla base del progetto di integrazione europea.

Qualche parola all’indirizzo di chi, come i conservatori britannici, si lamenta a bordo campo: se siete a favore dell’Europa, dovreste essere a favore della Costituzione. L’Europa non può essere costruita senza chiari valori liberali e sociali, regole salde e una robusta democrazia parlamentare. L’Europa non funzionerà senza autorità forti a Bruxelles. Senza la Costituzione, le cose non funzioneranno bene e la qualità della politica che proverrà da Bruxelles e da Strasburgo inizierà a peggiorare. Un’espansione futura sarà fuori discussione e non posso pensare che questo sia quello in cui crede realmente il partito conservatore britannico. Ma l’Europa non può nemmeno funzionare senza una forte leadership. Il Parlamento europeo deve imparare a occupare parte dello spazio strategico che le riforme iniziano ad aprirci.

Abbiamo molti nuovi poteri, compreso un diritto molto importante, quello di proporre una riforma – una riforma per il futuro della Costituzione stessa. La Commissione deve imporsi rapidamente, poiché i nuovi accordi per il ministro degli Esteri e il servizio europeo per l’azione esterna, la squadra della presidenza e il cosiddetto Presidente a tempo pieno del Consiglio europeo ci sono. I Primi Ministri e i Presidenti devono coordinare le loro campagne. Mi hanno fatto piacere le parole del Ministro Schmit in proposito. I Primi Ministri e i Presidenti devono assumersi la loro responsabilità individuale e collettiva in vista della vittoria in queste campagne referendarie, dimostrando agli elettori perché queste riforme sono a vantaggio dei cittadini e perché questa è veramente la Costituzione per l’Europa.

 
  
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  Frassoni (Verts/ALE), a nome del gruppo. – Signor Presidente, il gruppo dei Verdi e Alleanza Libera Europea è in maggioranza a favore della ratifica del Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa, perché ritiene che questo sia un passo importante sulla strada dell’integrazione politica del nostro continente. Un passo che, pur con molte carenze, non ha alternative nel contesto politico e istituzionale attuale.

La Costituzione proposta istituisce l’Unione quale comunità basata su diritti fondamentali, fonda le politiche europee su un codice di valori comuni, definisce obiettivi chiari e vincolanti ed esprime l’impegno a favore del rispetto della sostenibilità in campo economico, sociale, ambientale. Include i diritti sociali fra i diritti umani classici, vincola le sue azioni esterne al rispetto del diritto internazionale, semplifica le procedure, chiarisce le competenze, amplia il campo di applicazione delle decisioni comunitarie, aumenta la trasparenza e la legittimità democratica dell’Unione e anche la possibilità di partecipazione dei cittadini.

Le lacune e i rischi di questo testo non sono pochi ed è comprensibile la crescente disaffezione verso il progetto europeo da parte di molti cittadini, associazioni, movimenti a noi politicamente vicini, i quali vedono un Unione non ancora in grado di rispondere alle loro preoccupazioni e di essere un soggetto politico pienamente capace di agire per un mondo migliore e meno ingiusto. Negare queste realtà come fanno i colleghi nel loro rapporto è, secondo noi, inopportuno.

Trasformare la risoluzione al Parlamento europeo quasi in un esercizio di propaganda, fare finta che sia il risultato ideale di un lavoro grazioso, armonico, fatto nel miglior modo possibile, dire addirittura che la Conferenza intergovernativa ha lasciato il testo della Convenzione inalterato – sapendo che ciò non è vero perché tutte le modifiche apportate dalla Conferenza intergovernativa hanno peggiorato il testo, basti pensare al Consiglio legislativo o alla disputa sul bilancio – non convincerà un solo euroscettico e allo stesso tempo non ci aiuterà a portare dalla nostra parte tutti coloro che, lungi da temere un’inesistente Superstato europeo, sanno che l’Unione non è ancora abbastanza unita né abbastanza coesa.

Per noi Verdi il processo d’integrazione dell’Europa non può considerarsi chiuso con l’adozione della Costituzione, anche perché altri paesi e popoli, oltre agli attuali venticinque, stanno completando o iniziando i loro iter di adesione all’Unione. Anche in questo caso, contrariamente ai relatori, crediamo che il sistema istituzionale dell’Unione, ancora troppo farraginoso e complicato, non potrà resistere a lungo senza un’ulteriore riforma. Pertanto riteniamo che ogni sviluppo e ogni miglioramento dell’Unione europea futura passi attraverso la ratifica di questo testo.

E’ una pericolosa illusione credere che rifiutare tale testo aprirebbe la strada ad un’altra costituzione, migliore o addirittura ottimale, respingerlo invece ci farebbe restare alle disposizioni del Trattato di Nizza, che sono molto meno avanzate, sia da un punto di vista dei valori degli obiettivi che della struttura istituzionale. Una eventuale bocciatura del Trattato sarebbe l’occasione ideale per gli euroscettici di dimostrare che i cittadini non vogliono più Europa, mentre sappiamo benissimo che le cose non stanno così, e convincerebbe molti governi che anche il tentativo timido e incompleto di superare, attraverso la Convenzione, un metodo di riforma antidemocratico e inefficiente come quello delle conferenze diplomatiche e del potere di veto non porta a nulla.

Il nostro obiettivo è quindi duplice: approvare questa Costituzione al fine di porre rapidamente le basi del suo superamento, cercando di costruire un’alleanza forte e stabile con quelle forze politiche, sociali, associative, economiche la quali ritengono, come noi, che per realizzare i nostri obiettivi di giustizia sociale, di sviluppo ecologicamente sostenibile e di pace, dobbiamo, certo, tornare a vincere l’elezione a livello nazionale, ma anche rafforzare e completare la democrazia europea. A tal fine è necessario riprendere l’iniziativa ed è su questo punto, Presidente, che credo sarà possibile ricompattare il fronte di quanti oggi, pur convinti dell’imprescindibile necessità della democrazia europea, si dividono sulla valutazione di questo testo.

 
  
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  Wurtz (GUE/NGL), a nome del gruppo. – (FR) Signor Presidente, la relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo si concentra quasi esclusivamente su una serie di nuove disposizioni non contenute negli attuali Trattati. Tali disposizioni prevedono la sostituzione della rotazione della Presidenza con una Presidenza più stabile di due anni e mezzo, la creazione del posto di ministro degli Esteri, senza tuttavia comunitarizzare la politica estera e di sicurezza comune, il rafforzamento delle competenze del Parlamento europeo, il conferimento ai parlamenti nazionali del diritto di chiedere spiegazioni alla Commissione, qualora ritenessero che essa oltrepassi i limiti delle sue prerogative, e la possibilità offerta ad un milione di cittadini di proporre alla Commissione di presentare un progetto di legge su un tema specifico.

Se il testo sottoposto alla ratifica dei cittadini o dei parlamenti si limitasse in realtà a simili disposizioni, molti membri del mio gruppo – non tutti, ma molti, me compreso – non si opporrebbero al progetto di Trattato costituzionale. Siamo a favore dell’Europa e di tutto ciò che contribuisce a migliorare la democrazia dell’Europa e il suo funzionamento. Non dovremmo essere catalogati nella stessa categoria del partito dell’indipendenza del Regno Unito (UKIP). Riteniamo che ci sia un grande bisogno di Europa in questo mondo globalizzato, ma di quali orientamenti e di quali strutture europee abbiamo bisogno per l’Europa? E’ questo il punto.

Abbiamo innanzi tutto bisogno, a nostro parere, di una serie di orientamenti e di strutture che ci permettano di controllare, a livello dell’Unione, i mercati finanziari invece di essere completamente alla loro mercé, come avviene oggi. E’ possibile, a condizione che si accetti di avvalersi di leve potenti come la Banca centrale o la tassazione del capitale dei grandi enti pubblici, di emanare leggi volte a responsabilizzare le imprese a livello sociale, ambientale, democratico ed etico, di veicolare i fondi così liberati verso grandi priorità politiche pubblicamente discusse, democraticamente stabilite e regolarmente valutate. L’Europa rappresenta pertanto il livello idoneo per raccogliere quelle sfide che un paese da solo ai giorni nostri, in ragione della globalizzazione, avrebbe molte difficoltà ad affrontare.

Ne consegue, per questo stesso motivo, che abbiamo bisogno di orientamenti e strutture che consentano di invertire la tendenza a mantenere i principali centri decisionali lontani dai cittadini, che ci consentano di riconquistare la sovranità popolare e il potere di operare scelte politiche invece di sottometterci alle leggi del mercato, anche se questo significa incoraggiare il fatalismo, nemico mortale della democrazia. In altre parole, per conseguire questi obiettivi, anche l’Europa costituisce un livello idoneo, adatto a promuovere il diritto di lavoratori, cittadini, parlamentari ed enti pubblici ad avere accesso alle informazioni e a intervenire, per contenere l’arrogante potenza di coloro che tendono a considerarsi i signori feudali dei tempi moderni.

E, se effettivamente c’è un ruolo che abbiamo ampiamente il diritto di pretendere senza riserve dall’Europa, è quello di un attore responsabile sulla scena mondiale, e determinato a servirsi della propria influenza per favorire l’introduzione di un nuovo insieme di regole in grado di disciplinare le relazioni internazionali. Pensiamo all’influenza potenzialmente salutare, per esempio, di una decisione europea volta a bandire esplicitamente qualsiasi ricorso alla guerra come strumento per risolvere i problemi del mondo, in modo da fare sì che dal Medio Oriente al Caucaso, la forza della politica prevalga sulla politica della forza. Pensate all’influenza positiva della decisione di concludere alleanze tra l’Europa e i paesi del sud, alleanze che arrivino ad interessare anche le istituzioni finanziarie o commerciali internazionali, affrontando così direttamente la logica omicida della guerra economica. O si pensi ancora all’impatto della decisione di affermare di fronte agli Stati Uniti, naturalmente, la volontà di creare – con questa grande nazione, come con altre – il partenariato più ambizioso possibile, pur sempre nell’ambito di una totale indipendenza politica e strategica. Se nutrite ambizioni di questo tipo per l’Europa, allora forse qualcuno di voi potrebbe dirci perché siete contrari a questo progetto di Costituzione.

Siete contrari proprio perché questo testo riprende, per perpetuarle in maniera solenne e duratura, disposizioni che si sono accumulate in particolare a partire dal Trattato di Maastricht; disposizioni che costituiscono altrettanti ostacoli all’attuazione anche parziale di un progetto europeo di questa portata. Penso in particolare ai principi chiave dell’economia di mercato aperta in cui la concorrenza è libera, al fatto che la Banca centrale europea non può più avere uno statuto liberale o una missione liberale, ai poteri discrezionali della Commissione in materia di concorrenza o ancora all’evidente subordinazione di qualsiasi politica europea di sicurezza e di difesa alla politica decisa nell’ambito della NATO.

A queste vecchie disposizioni se ne aggiungono di nuove, il che contribuisce ad approfondire la distanza tra la concezione dell’Europa che si sta costruendo e quella che ho appena evocato. Il progetto di Trattato prevede quindi un articolo che, nell’appassionato spirito dell’accordo multilaterale sugli investimenti, chiede la soppressione delle restrizioni sugli investimenti esteri diretti o di altri articoli pericolosamente ambigui relativi alla brevettazione del materiale vivente o ancora alla diversità culturale. In tutti questi settori, non abbiamo bisogno di una campagna di propaganda che non tollera contraddizioni, ma di una valutazione franca, pubblica, pluralistica dell’esperienza vissuta durante questi ultimi anni che ha determinato una crisi di fiducia tra i cittadini e le Istituzioni europee.

La relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo non dice nemmeno una parola sulla parte del progetto di Trattato costituzionale dedicata alle politiche e al funzionamento dell’Unione, che in realtà rappresenta due terzi del testo complessivo. Siamo pertanto contrari a questa relazione, così come siamo contrari al progetto di Trattato costituzionale stesso. Desidero tuttavia ancora una volta chiarire che il “no” che molti di noi pronunciano è un “no” aperto a proposte alternative. E’ un “no” europeo.

 
  
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  de Villiers (IND/DEM), a nome del gruppo. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, una parola manca in questa Costituzione: la parola “sovranità”. E’ stata sostituita dalla parola “identità”, che non è assolutamente la stessa cosa. Ai quattro angoli del mondo, come ben sappiamo, ci sono popoli che hanno identità forti e che rivendicano, giustamente, la sovranità, come i palestinesi, gli iracheni, e molti altri.

Ora, in Europa, ci saranno popoli che, mentre rischiano di perdere la propria identità con l’ingresso della Turchia nell’Unione europea, perderanno la loro sovranità con l’entrata in vigore della Costituzione. Una parola è scomparsa, la parola “sovranità”, e un’altra ha fatto la sua comparsa, la parola “legge”, legge europea, parola che è il simbolo stesso delle democrazie nazionali. Ci sarà quindi una legge europea, d’ora in poi superiore alle leggi nazionali, anche alle leggi costituzionali. Dunque la nostra Costituzione, per ognuno dei nostri popoli, diventerà l’equivalente del regolamento interno di una regione europea. Questa legge europea sovranazionale sarà d’ora in poi adottata a maggioranza e non all’unanimità. Un determinato popolo non avrà più alcuna possibilità di esprimere la propria opposizione, anche se si tratta di difendere i propri interessi vitali.

In terzo luogo, questa legge europea sovranazionale sarà prodotta da una burocrazia di Bruxelles alla quale sono stati conferite le prerogative di uno Stato. Questa burocrazia sta diventando un attore internazionale a pieno titolo, con il diritto di concludere accordi internazionali, con un ministro degli Esteri; sono parole che non mentono. Beneficerà nel suo mandato dei poteri di un superstato – il potere di elaborare leggi, di definire servizi pubblici e di affrontare questioni relative ad immigrazione e frontiere.

Allo stesso tempo – e questa è la mia ultima osservazione – le democrazie nazionali saranno calpestate. I parlamenti nazionali si vedranno sottrarre il potere di legiferare. In compenso, è stato loro conferito il diritto di emettere pareri.

 
  
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  Crowley (UEN), a nome del gruppo. – (EN) Signor Presidente, anch’io desidero ringraziare i relatori per aver affrontato l’arduo compito di cercare di trovare qualche punto di accordo sul Trattato in un’istituzione così variegata e nobile qual il nostro Parlamento.

In un senso, tuttavia, il dibattito ha fatto progressi, ora infatti l’iniziativa spetta agli Stati membri e al dibattito sul processo di ratifica del Trattato che si svolge negli Stati membri. Sta ora ai cittadini stabilire quale sarà il livello di dibattito e discussione e quale sarà il verdetto finale su questo Trattato costituzionale. Molte volte, quando parliamo dei temi in gioco, nonostante tutti i nostri sforzi, alcuni di noi vorrebbero che nuove cose fossero aggiunte a quanto è già stato convenuto. Così stiamo affrontando la prossima discussione invece di occuparci del dibattito attuale. Inoltre, ascoltando parte del dibattito, si ha quasi l’impressione di assistere ad un ritorno al futuro, infatti gli stessi argomenti e le stesse obiezioni che erano state mosse contro i primi Trattati negli anni ’50, e poi nei confronti del secondo e dei successivi Trattati negli anni ’70 e ’80 vengono ora ritirate fuori. La gente dice che è il profeta di sventura che sta arrivando e che ci porterà via il potere.

Cerchiamo di essere realistici in merito al contenuto di questo Trattato e sui suoi punti positivi e negativi. Come base della legge fondamentale che stabilisce come sarà l’Unione europea in futuro, è un ottimo documento. Garantisce rispetto e fiducia per gli Stati membri e per il loro ruolo nell’Unione, in particolare per gli Stati membri più piccoli; stabilisce chiaramente con il principio delle competenze trasferite chi ha il potere di fare che cosa e dove sono tracciate le linee di demarcazione. Quando chi è contrario a questo Trattato ed è stato contrario ad altri Trattati dice che la Costituzione avrà la precedenza sul diritto nazionale, noi rispondiamo che questo aspetto è già stato deciso. Ancora negli anni ’60 la Corte di giustizia europea ha sancito il primato del diritto comunitario sul diritto nazionale. Tuttavia, il Trattato definisce chiaramente questo aspetto e ne limita il ruolo, precisando che vale unicamente per il diritto comunitario. Alle istituzioni europee e ai legislatori europei è stato conferito dagli Stati membri il potere di redigere questa legge.

Dobbiamo quindi di fare in modo che il dibattito sia reale e onesto. Abbandoniamo le menzogne, la paura e l’allarmismo ai quali assistiamo. L’opposizione di qualcuno a questo Trattato sarà sicuramente giustificata dalle proprie convinzioni politiche, dalle proprie ideologie o dalle proprie genuine preoccupazioni in merito alle implicazioni per i propri Stati membri. Ma facciamo in modo che il dibattito si basi sui fatti, sulla verità e sul testo scritto, e non su pregiudizi.

(Applausi)

 
  
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  Allister (NI).(EN) Signor Presidente, anche se questo Parlamento, preso da un’euforia autocelebrativa, adotterà la Costituzione, fortunatamente, la decisione definitiva spetterà agli Stati membri. Saranno i loro voti a contare veramente.

Ciò che più disprezzo è il tentativo, predominante in particolare nel Regno Unito, di far credere che questa Costituzione sia puramente un esercizio di riordino reso necessario dall’allargamento e che definirà la forma costituzionale dell’Europa per generazioni. Questo è inopinabilmente falso. E sono proprio i sostenitori più ardenti e più onesti della Costituzione a smascherare più facilmente chi diffonde questo inganno.

In seno alla commissione per gli affari costituzionali, ho osservato personalmente la strategia e le trame degli astuti eurofili. Non fanno segreto del fatto che questa Costituzione non è un fine in sé, ma un lavoro in corso e non fanno nulla per nascondere la loro ambizione di rafforzarla alla prima occasione – senza, naturalmente l’ingombrante ostacolo di altre consultazioni nazionali. Il loro candore manifesto smentisce coloro che vorrebbero ingannare gli elettori inducendoli a pensare che si tratta di un semplice esercizio di riordino: non lo è.

La scelta per gli Stati nazionali è questa: una scelta tra un’Europa di Stati nazioni sovrani che cooperano e un’Europa che è di per sé un superstato. Nonostante tutte le smentite, questa Costituzione rappresenta la cornice nella quale si inserisce il superstato. Dichiara la sua supremazia rispetto alle costituzioni nazionali, proclama l’asservimento del diritto nazionale, nomina il proprio Presidente e il proprio ministro degli Esteri. Relega i Parlamenti nazionali al ruolo di semplici casse di risonanza consultive, scambia una democrazia ricca di contenuti con la pseudodemocrazia di questo Parlamento, castra l’ultima difesa dello Stato nazione soppiantando sempre più frequentemente il veto nazionale con votazioni a maggioranza qualificata sempre più numerose, e dà via libera ad un’ulteriore integrazione, consentendo emendamenti da parte dei capi di governo invece che da parte dei cittadini. Chiunque sia fiero della propria nazione, e che non voglia vederla annegare in un orribile conglomerato, respingerà questa Costituzione da due soldi.

(Applausi)

 
  
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  Brok (PPE-DE), relatore per parere della commissione per gli affari esteri. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello che abbiamo ora è un Trattato costituzionale, frutto del lavoro di una Convenzione costituita per la maggior parte da parlamentari e, grazie a questi colleghi che hanno reso possibile questo grande progresso, lo sviluppo dell’Europa non è più nelle mani dei diplomatici. Il 90 per cento del progetto elaborato dalla Convenzione è stato poi approvato dalla Conferenza intergovernativa e credo che proprio questo metodo, che ha coinvolto i popoli europei attraverso i loro rappresentanti eletti, sia stato fondamentale per i progressi compiuti.

Non tutto in questa Costituzione è perfetto, ma credo che la cosa fondamentale sia che è meglio di quello che abbiamo adesso. Questo Trattato costituzionale rafforza i diritti dei cittadini. La Carta dei diritti fondamentali conferirà loro diritti e tutele. Rafforza i diritti dei cittadini, infatti in futuro l’elezione del Presidente della Commissione dipenderà direttamente dai voti del Parlamento europeo. Il potere dei cittadini è rafforzato sia dal referendum che dall’ampliamento dei diritti del Parlamento europeo. Questa Costituzione è diventata più trasparente, perché rende più chiara l’attribuzione dei poteri e delle responsabilità, rendendo così le procedure più facilmente comprensibili, e perché il Consiglio deve riunirsi in seduta pubblica, almeno quando delibera su atti legislativi.

L’estensione delle decisioni a maggioranza probabilmente non è sufficiente, ma è in ogni caso importante e rende l’Unione europea più efficiente, come emerge in altri settori, per esempio, la soppressione della struttura a pilastri e l’introduzione di un’unica personalità giuridica e, in particolare, gli importanti progressi nel settore della politica estera, di sicurezza e di difesa.

La nostra Europa è fondata su valori. La Carta dei diritti fondamentali, che a mio modo di vedere si ispira in larga misura alla concezione cristiana dell’umanità, è – o almeno credo – uno dei suoi miracoli. Era già stata redatta da una precedente Convenzione, ma l’elemento meraviglioso è dato dalla possibilità per così tanti popoli di farsi guidare da una base di valori comuni e dall’obbligo per i legislatori di verificare in futuro che questi valori siano sempre rispettati – è questo è un aspetto giuridicamente vincolante e non solo politico.

Vogliamo che questa nostra Europa sia una comunità e tale era la volontà della Convenzione. Ora, mentre ci apprestiamo a fare entrare in vigore la Costituzione, dobbiamo prestare attenzione al rispetto della volontà della Convenzione, per evitare che venga modificata da un approccio tecnocratico in fase di attuazione.

Anche ora che abbiamo un servizio europeo per l’azione esterna sul quale fare pratica continuiamo a sentire parlare di tentativi, fatti nei corridoi dei ministeri degli Esteri, per contestare i poteri della Commissione – e quindi anche quelli della Comunità europea e del suo Parlamento – al fine di cercare di istituire una nuova autorità intergovernativa.

Anche nel modo in cui è rappresentata all’estero, l’Unione europea è una Comunità, e lo vediamo nelle sue relazioni esterne, nello sviluppo e in molti altri settori di attività, e tutto questo non deve essere modificato dall’organizzazione tecnocratica del servizio per l’azione esterna. Abbiamo lottato per garantire diritti sostanziali per la Commissione, senza il cui consenso non accade nulla, e desidero far notare alla Commissione e al Consiglio che presteremo molta attenzione a questo aspetto.

Il modo in cui sono organizzati poteri e responsabilità dell’Europa chiarisce che essi sono conferiti dagli Stati membri, ed è per questo che tutti questi discorsi sul superstato sono assolutamente privi di senso.

(Applausi)

Il fatto è che la sovranità continua ad essere degli Stati membri, e qualsiasi competenza non esplicitamente definita come europea, rimane una responsabilità nazionale. In questo senso, la Costituzione è molto meglio di qualsiasi altro testo che abbiamo avuto finora. Visto che gli avversari del superstato sostengono che Nizza è peggio, proprio loro devono essere sicuramente a favore della Costituzione. Così stanno le cose, e vorrei pertanto chiedere agli onorevoli Allister e de Villiers di assumere un atteggiamento aperto e privo di preconcetti nella loro analisi delle cose e di non raccontare menzogne ai loro elettori e ai loro cittadini.

Questa Europa cerca di raccogliere la sovranità laddove noi come singoli Stati siamo troppo deboli per poter agire da soli. Il che significa che non vogliamo sottrarre la sovranità, al contrario, vogliamo riconquistarla per i nostri cittadini laddove noi non potremmo comunque agire.

Ora che abbiamo assistito alla tragedia dello tsunami, ci rendiamo conto che gli Stati nazionali da soli non riescono più ad aiutare, perché è un compito che va al di là delle nostre possibilità, e proprio per questo i nostri popoli devono acquisire più forza restando uniti per avere una possibilità di sopravvivenza in questo sistema mondiale globalizzato. E’ questo, dopo tutto, il senso di questa impresa europea, il cui obiettivo tradizionale è stato quello di rendere impossibile la guerra in Europa – un obiettivo che non dobbiamo perdere di vista. Allo stesso tempo, i cittadini, gli Stati e i popoli devono mantenere la propria identità. Anche in futuro, mi piacerebbe, come tedesco, potermi ancora arrabbiare se perderemo una partita di calcio contro i Paesi Bassi. Vogliamo mantenere la nostra identità. E’ nella diversità che dobbiamo trovare la nostra ricchezza. Questo tuttavia non può comunque voler dire che non dobbiamo agire in modo congiunto nelle situazioni in cui la forza ci viene proprio dalla nostra unità.

Dovremmo cercare di fare in modo che la ratifica della Costituzione riesca. Non dobbiamo lasciare alla politica interna, quotidiana la possibilità di decidere come gli Stati membri e i loro partiti debbono gestire il processo di ratifica; sarà invece decisivo il momento storico, in cui si vedrà con grande chiarezza a che punto i politici negli Stati membri avranno portato avanti il processo di ratifica.

(Applausi)

 
  
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  Hänsch (PSE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con gli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo per la loro eccellente relazione. Questa Costituzione è effettivamente figlia nostra e, anche se ha qualche difetto, il nostro impegno nei suoi confronti è senza se e senza ma. Vogliamo che cresca e goda di buona salute.

In secondo luogo vorrei dire che la più grande sfida per l’Unione europea non è rappresentata dall’adesione della Turchia tra vent’anni, ma dalla ratifica della Costituzione europea tra due anni. Su questo la storia ci giudicherà, e – lasciatemelo dire – non giudicherà solo noi politici, ma anche i popoli europei. Ho fiducia nell’intelligenza dei popoli e dei parlamenti. Tra due anni questa Costituzione sarà in vigore. Ma che cosa accadrà se le cose non dovessero andare così?

Chi crede che lo status quo previsto dal Trattato di Nizza continuerà a prevalere in Europa insegue un’illusione. L’Europa non si trasformerà facilmente in un’Europa “centrale” e in un’Europa “marginale“. Al contrario, senza una Costituzione europea, l’Unione europea si ridurrà ad un’Europa patchwork, che confonde i cittadini al suo interno e distrugge la credibilità dell’Europa agli occhi del mondo. L’Unione europea sarebbe attraversata dagli assi e dalle alleanze di cosiddetti partenariati strategici. Se la Costituzione dovesse fallire, ritorneremmo all’Europa delle manovre e delle contromanovre, alla vecchia Europa, proprio quella che non vogliamo.

La Costituzione segna la fine di dodici anni di riforme a singhiozzo, che ci hanno portati da Maastricht a Nizza attraverso Amsterdam e da 12, a 15 e poi a 25 Stati membri. Ora l’Europa può finalmente ricominciare a dedicarsi completamente alle sfide politiche del XXI secolo che sono enormi. Abbiamo tuttavia una nuova base da cui partire. I 25 popoli diversi, che vogliono tutti conservare la propria identità – e lo faranno – che si sono derubati e uccisi a vicenda, che si sono fatti la guerra gli uni contro gli altri e devastati per secoli; questi 25 popoli stanno ora unendo in modo indissolubile i loro destini. Un evento del genere non si era mai verificato prima nella storia europea e nella storia mondiale. Ecco cosa rende così importante la nostra battaglia per questa Costituzione.

Quarta osservazione: l’unificazione europea è stata, per cinquanta anni, una questione rivolta unicamente all’interno, concentrata sull’adesione e l’integrazione di nuovi Stati membri. D’ora in poi, deve rivolgersi all’esterno. L’Europa non è una potenza mondiale, ma ha la responsabilità di una potenza mondiale, e noi dobbiamo essere all’altezza di questa responsabilità. Il XXI secolo metterà gli europei di fronte a grandissime sfide: la globalizzazione dell’economia e dei flussi finanziari, il terrorismo internazionale, il cambiamento climatico e le catastrofi che ne derivano, i flussi migratori. Sta nascendo un nuovo ordine mondiale – non tra dieci anni, ma ora!

A livello economico l’Europa – per il momento – gioca ancora nel campionato mondiale. A livello politico giochiamo invece nel campionato regionale. Se noi europei non affrontiamo queste sfide ora, usciremo dalla storia mondiale – prima politicamente, e poi, è inevitabile, anche economicamente. Non è questa l’Europa che possiamo e vogliamo lasciare ai nostri figli. La risposta dell’Europa alla globalizzazione è l’unità dei suoi popoli. Questa è la nostra risposta alle sfide del XXI secolo.

E infine, un’ultima osservazione: la Costituzione fornisce due guide per le azioni future dell’Unione europea. Nella Carta dei diritti fondamentali, la Costituzione afferma che l’Unione europea esiste non solo per garantire le libertà del mercato, ma anche perché i cittadini possano godere delle libertà alle quali hanno diritto. L’articolo 3 della Costituzione impegna l’Unione a promuovere pace, sicurezza e sviluppo sostenibile del pianeta, affermando in questo modo che l’Unione ha una responsabilità per il nostro pianeta e che la sua ragion d’essere non è fine a se stessa. Libertà per l’umanità e responsabilità per la terra – da qui nasce l’identità della nuova Europa.

 
  
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  Leinen (PSE), presidente della commissione per gli affari costituzionali. – (DE) Signor Presidente, il pubblicista americano Jeremy Rifkin ha recentemente scritto un libro sull’Unione europea intitolandolo “Il sogno europeo“. Ringrazio il Presidente per aver reso possibile la presenza qui oggi pomeriggio di Jeremy Rifkin e per averci dato la possibilità di discutere con lui del futuro dell’Europa e dell’ideale europeo. Il libro è un’affascinante analisi dei risultati e delle innovazioni di 50 anni di unificazione europea, che sono veramente unici e senza pari in qualsiasi altra parte del mondo: elezioni dirette di un Parlamento in 25 paesi; un tribunale in grado di pronunciare decisioni valide per tutti i cittadini e per tutti gli Stati; una moneta unica in dodici paesi, che ci permette di affermare la nostra sovranità economica nell’epoca della globalizzazione; e oggi abbiamo di fronte a noi una Costituzione europea.

Di tutto questo gli europei devono essere fieri; dovrebbero veramente guardare con grande orgoglio quanto è stato realizzato. E’ tuttavia assolutamente evidente che un’analisi così euforica è il frutto di un’osservazione fatta dall’esterno, poiché l’Unione europea suscita stupore e ammirazione da tutto il mondo: in Africa – dopo aver ascoltato il discorso del Presidente Mbeki a questo Parlamento, sappiamo quali aspettative siano rivolte verso l’Europa; in Asia, dove l’Europa sta offrendo un aiuto straordinario per affrontare l’attuale catastrofe; e anche in America, sia del nord che del sud. Talvolta vorrei che ci fossero meno meschinità, meno paure e meno scetticismo nell’Unione europea. Piuttosto che avere paura del progetto dell’unificazione europea, dovremmo tenere alta la testa con grande fierezza.

Siamo un modello, e un modello garantito dalla Costituzione europea. Alcuni dei sogni europei si sono già realizzati. Dobbiamo ancora lavorare agli altri. Come è già stato detto, il grande sogno dei padri fondatori era che, dopo un millennio di guerra, si potesse finalmente ripristinare la pace nel continente, e l’Unione europea è il più grande progetto di pace del mondo. Molti popoli hanno desiderato e inseguito libertà e democrazia. Voglio ripeterlo: l’Unione europea è il più grande progetto di pace mai avviato in questo continente. Molti attorno a noi considerano l’Unione europea molto attraente e vogliono aderirvi. Alcuni sogni tuttavia non si sono avverati in un’epoca come questa, in cui la criminalità, il terrorismo e le sfide della globalizzazione stanno erodendo il modello sociale europeo. Credo che saremo sicuramente più in grado di trasformare in realtà il sogno della prosperità e della sicurezza con questa Costituzione che senza di essa.

Sono questi i grandi temi che devono essere spiegati alla gente ovunque nei prossimi diciotto mesi, nell’ambito del dibattito sulla Costituzione nei 25 paesi. Il grande sogno degli europei, gli obiettivi a lungo termine di questo progetto europeo e i valori che lo sostengono: ecco quello che dobbiamo comunicare, e non possiamo permetterci di perderci in banalità e dettagli. Un deputato della mia commissione ha detto una volta che non dobbiamo contare i singoli alberi, i 448 articoli, e prenderne uno; dobbiamo invece guardare a tutto il bosco, al progetto nel suo insieme. E così giungiamo alla conclusione che si tratta di un grande passo avanti, un passo che ci porta da un’unione di Stati ad un’unione di cittadini, da un’Europa diplomatica ad un’Europa democratica. Nulla è pietrificato e immutabile, e ci saranno naturalmente ulteriori tappe nell’unificazione europea. Dovremmo dire questo a tutti coloro che non sono ancora soddisfatti.

Desidero ringraziare gli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo, per aver prodotto un’ottima relazione, che preparerà questo Parlamento al dialogo con i nostri partner nei parlamenti nazionali e con i cittadini dei 25 paesi. Sono lieto che la Costituzione europea debba molto a questo Parlamento, dal “Club del coccodrillo“ di Altiero Spinelli all’intergruppo “Costituzione europea” nelle legislature precedenti e in quella attuale, in cui molti deputati hanno lavorato per compiere progressi in questo settore. Siamo lieti che questo progetto sia ora pronto.

Dobbiamo fare tutto il possibile affinché questo progetto si traduca in realtà e non rimanga solo un testo scritto. Ci sono già stati due progetti; questo terzo tentativo di elaborare una Costituzione europea deve riuscire. Se, domani, voteremo a larga maggioranza a favore della Costituzione, tutti poi usciremo di qui e ci batteremo per la Costituzione. Gli amici dell’Europa non devono lasciarsi sfuggire dalle mani questa opportunità storica. Non dobbiamo lasciare il campo libero ai suoi avversari, che porteranno i loro paesi e i loro popoli verso l’isolamento e in un vicolo cieco politico.

 
  
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  Martínez Martínez (PSE), relatore per parere della commissione per lo sviluppo. – (ES) Signor Presidente, la commissione per lo sviluppo ha espresso un sostegno decisivo per il testo costituzionale, convinta che rappresenti un progresso storico, grazie alla solidarietà con coloro che più ne hanno bisogno, alla cooperazione allo sviluppo e alla responsabilità per l’assistenza umanitaria, ovunque sia richiesta, come caratteristiche distintive dell’Unione europea.

Nel parere della commissione per lo sviluppo, esortiamo alla mobilitazione perché la Costituzione possa essere ratificata ed entrare in vigore non appena possibile, e perché questa mobilitazione coinvolga le istituzioni, le ONG e quanti in Europa hanno fatto della solidarietà nord-sud un elemento fondamentale della nostra battaglia politica e del nostro impegno sociale.

Ricordiamo, pertanto, che la Costituzione fa di questi valori di solidarietà e cooperazione e responsabilità umanitaria i segni distintivi dell’Unione europea e che, di conseguenza, essi devono essere superiori a tutte le politiche e guidare tutte le azioni della Comunità.

La Costituzione implica inoltre che, in futuro, l’Unione europea avrà la personalità giuridica che finora non ha mai avuto. Tale personalità giuridica ci permetterà di agire come Unione sulla scena internazionale ed in particolare in seno alle Nazioni Unite.

In questo modo, compiremo notevoli progressi a livello di rappresentatività, responsabilità, efficienza e potenziale, ambiti che sono particolarmente significativi per la presenza e il lavoro dell’Unione europea nei paesi in via di sviluppo e nel settore della cooperazione allo sviluppo. Non dimentichiamo che l’eliminazione della povertà nel mondo è esplicitamente citata come uno degli obiettivi costituzionali dell’Unione europea.

Per concludere – sebbene questo aspetto sia particolarmente pertinente vista l’attuale situazione del sud-est asiatico – vorrei sottolineare che la Costituzione prevede la creazione di un corpo europeo di volontari per l’aiuto umanitario, dimostrando in questo modo la sua notevole tempestività e la sua capacità di prevenzione.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. COSTA
Vicepresidente

 
  
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  Chatzimarkakis (ALDE), relatore per parere della commissione per il commercio internazionale. – (DE) Signor Presidente, nel settore della politica commerciale, la Costituzione pone il Parlamento europeo in una posizione molto più forte. Quando, come avveniva in passato, il controllo democratico del Parlamento europeo non si applicava alla politica commerciale, le critiche erano continue. Quando è stata adottata la legislazione commerciale autonoma non c’era nemmeno l’obbligo di consultare questo Parlamento. In futuro, gli atti e la legislazione quadro dell’Unione dovranno stabilire le misure necessarie perché il Parlamento possa in linea di principio partecipare in condizioni di parità. Dovremmo esserne molto soddisfatti.

Tuttavia è ancora motivo di forte preoccupazione il fatto che non sia ancora stato possibile adottare il voto a maggioranza qualificata come regola in seno al Consiglio. A questo riguardo, la Convenzione aveva assunto una posizione più avanzata della Conferenza intergovernativa. Ciò nondimeno, questa Costituzione prevede maggiore coerenza nelle questioni relative alla politica commerciale che affrontiamo in seno all’OMC sin dall’Uruguay round. Questa Costituzione dota l’Unione europea di migliori strumenti giuridici per condurre i negoziati.

 
  
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  Pomés Ruiz (PPE-DE), relatore per parere della commissione per il controllo dei bilanci. – (ES) Signor Presidente, per quanti tra noi lavorano per garantire che le risorse economiche dell’Unione europea siano spese bene, questo è un grande giorno: tutte le spese saranno oggetto di un maggiore controllo democratico da parte di Parlamento e di Consiglio, e l’efficienza in termini di spesa aumenterà, perché sarà accresciuta la governabilità: stiamo sostituendo i veti con la democrazia. Questo significa che potremo utilizzare meglio le risorse; e se il denaro proveniente dai cittadini sarà speso meglio, saremo autorizzati a chiedere più risorse per attuare le politiche che i cittadini chiedono all’Unione europea.

E’ quindi un grande giorno, un giorno in cui essere felici di dire “sì”, in un momento in cui, grazie a questa Costituzione, dopo cinquant’anni, stiamo facendo fruttare il progetto europeo.

Questa Costituzione porta con sé molti progressi; tuttavia, come ha detto giustamente il presidente del nostro gruppo, onorevole Poettering, mancano ancora alcuni elementi. Abbiamo esitato quando si è trattato di affermare le nostre radici cristiane, abbiamo esitato quando si è trattato di affermare un’ovvietà. Abbiamo appena celebrato il Natale; questo Parlamento si fermerà per Pasqua; qui a Strasburgo, l’edificio più importante non è un edificio come questo, ma un edificio medievale, una cattedrale.

Forse siamo stati in una certa misura vittime di un laicismo intollerante, ma Natale, Pasqua e la cattedrale di Strasburgo restano qui e molti sono gli aspetti che siamo riusciti a migliorare.

Dobbiamo pertanto dire “sì”, perché crediamo nell’Europa e sappiamo che questo progetto europeo risolverà i problemi quotidiani dei cittadini. E lo faremo nel modo migliore: spendendo meglio, controllando meglio le nostre spese e attuando politiche più democratiche ed efficaci.

Il nostro gruppo ed io personalmente diciamo “sì” alla Costituzione.

 
  
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  Andersson (PSE), relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. – (SV) Signor Presidente, un’ampia maggioranza della commissione per l’occupazione e gli affari sociali ha votato a favore del nuovo progetto di Costituzione. Lo abbiamo fatto non perché ritenevamo che la proposta fosse perfetta da tutti i punti di vista. Anzi, vorremmo che ci fossero più decisioni a maggioranza qualificata nel settore sociale. Personalmente vorrei che ci fossero opportunità in materia di diritti transnazionali per i sindacati. Abbiamo votato a favore perché questa proposta, nel settore sociale, è meglio della proposta attuale. Non dobbiamo fare del meglio il nemico del bene quando giudichiamo il nuovo progetto di Costituzione.

Desidero fornire alcuni esempi di miglioramenti. Primo, l’obiettivo della piena occupazione. E’ la prima volta in assoluto che questo obiettivo figura in un progetto per la nuova Costituzione. Secondo, la clausola sociale nella Parte III, in virtù della quale l’Unione europea è tenuta a rispettare gli obiettivi sociali in tutti i settori di sua competenza. Terzo, i diritti fondamentali nella Carta dei diritti dei cittadini, che include anche i diritti sindacali. Quarto, il rafforzamento del ruolo delle parti sociali grazie al riconoscimento del significato del dialogo e del vertice sociale tripartito. Quinto, l’enfasi sull’equilibrio tra politica dell’occupazione e politica macroeconomica. Sesto, l’introduzione di una base giuridica per i servizi di interesse economico generale. Settimo, il fatto che i cittadini dell’Unione europea siano ora in grado di prendere iniziative.

Il nuovo progetto di Costituzione renderebbe l’Unione europea più trasparente, più efficiente e più democratica. Per noi che difendiamo il modello sociale, è piuttosto semplice sostenere il nuovo progetto di Costituzione, poiché comprende un lungo elenco di miglioramenti che accresceranno significativamente le opportunità sviluppo del modello sociale in futuro.

 
  
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  Graça Moura (PPE-DE), relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. – (PT) Signor Presidente, la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica, e la sicurezza alimentare ha adottato una posizione sulla Costituzione, della quale rileverò qui di seguito i punti salienti: accogliamo con favore il fatto che l’attuazione dei tre pilastri dello sviluppo sostenibile figuri tra gli obiettivi dell’Unione e che siano stati riconosciuti la considerazione per i fattori ambientali e un elevato livello di protezione della salute umana.

E’ un peccato che la terza parte sulle politiche e sul funzionamento dell’Unione non sia conforme al principio dello sviluppo sostenibile, segnatamente nell’ambito delle politiche in materia di agricoltura, coesione, trasporti e commercio. Certe misure ambientali – come quelle di tipo fiscale e in materia di assetto territoriale, di gestione quantitativa delle acque e di destinazione dei suoli – potrebbero essere assoggettate alla procedura legislativa ordinaria, mentre sono ancora adottate dal Consiglio all’unanimità.

Accogliamo favorevolmente l’adozione di misure volte a istituire elevati standard per la qualità e la sicurezza dei farmaci e della strumentazione medica. Anche le misure concernenti la vigilanza, l’allerta precoce e la lotta contro gravi minacce transfrontaliere per la salute costituiscono un passo nella direzione corretta. Tali misure fanno parte delle competenze condivise dell’Unione europea e sono pertanto sottoposte alla procedura legislativa ordinaria.

Accogliamo con favore l’inserimento di un capitolo dedicato alla vita democratica dell’Unione, e il principio in virtù del quale queste decisioni devono essere deliberate con la massima trasparenza e prossimità ai cittadini. Inoltre, desideriamo sottolineare l’importanza della responsabilità delle istituzioni comunitarie nei confronti dei cittadini e dell’accesso dei cittadini ai tribunali e ad altri organi competenti, specialmente nel settore dell’ambiente.

Personalmente, signor Presidente, ritengo che il prossimo passo sia quello di scoprire come il pubblico reagirà alla nuova struttura costituzionale; come questa Costituzione, che è stata creata secondo un procedimento top-down, sarà percepita e vissuta dalla base verso l’alto; e come il principio dell’uguaglianza tra gli Stati e il metodo comunitario saranno rigorosamente garantiti nella pratica. Solo la storia potrà dircelo.

 
  
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  Swoboda (PSE), relatore per parere della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia. – (DE) Signor Presidente, sebbene l’onorevole Leinen ci abbia esortati a considerare tutto il bosco della Costituzione e non solo i singoli alberi, mi corre l’obbligo, in qualità di portavoce della commissione per l’industria, di concentrarmi brevemente sugli alberi della politica industriale, alcuni dei quali avrei voluto che crescessero meglio di quanto non sia previsto dalla Costituzione. Tuttavia sono stati compiuti alcuni progressi significativi.

L’esempio che vorrei fornire riguarda la politica dello spazio, per la quale l’Europa ora è stata dotata di competenze supplementari; probabilmente non suonerà particolarmente usuale o convincente, ma non sto assolutamente parlando di entrare in concorrenza con gli americani o i russi o i cinesi o altri e di mandare il nostro uomo – o donna – sulla Luna o su Marte. Sto invece parlando del fatto che dobbiamo utilizzare i mezzi di informazione che ci mette a disposizione la politica dello spazio per le attività che dobbiamo svolgere in Europa e in tutto il mondo.

Pensate al grave disastro che dobbiamo affrontare ora: abbiamo bisogno di informazioni e sistemi di allarme migliori, e l’Europa dispone della tecnologia per fornirli. Pensate ai problemi e ai compiti quotidiani nell’ambito dell’informazione e della navigazione che il nostro Galileo deve affrontare, e infine, pensiamo anche alla politica in materia di sicurezza. Non possiamo dispiegare le nostre truppe senza le informazioni di cui hanno bisogno e che sono fornite dallo spazio. Se vogliamo un’adeguata politica di sicurezza militare in tutto il mondo, abbiamo anche bisogno di un’adeguata politica dello spazio, che ponga l’accento sull’uso civile e pacifico, e la Costituzione prevede ulteriori possibilità a questo riguardo. Anche la commissione per l’industria appoggia pertanto con piena convinzione la Costituzione europea.

 
  
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  Iturgaiz Angulo (PPE-DE), relatore per parere della commissione per lo sviluppo regionale. – (ES) Signor Presidente, è evidente che non posso iniziare senza congratularmi con i relatori per l’eccellente relazione.

Ho avuto l’onore di essere relatore per parere per questa relazione a nome della commissione per lo sviluppo regionale e desidero dire che il dibattito su questo argomento è stato molto positivo ed intenso, perché, tra le altre cose, dobbiamo ricordare il ruolo essenziale svolto dalle amministrazioni regionali e locali nell’integrazione europea. E’ inoltre fondamentale ricordare che la Costituzione europea riconosce l’autogoverno locale e regionale come parte integrante dell’identità nazionale degli Stati membri. Questo significa, tra le altre cose, che la Costituzione europea garantisce l’inviolabilità delle attuali frontiere degli Stati che costituiscono l’odierna Unione europea.

Oggi, tuttavia, per quanto riguarda il tema della Costituzione e delle regioni, mi sento di deplorare il fatto che, in una regione europea, una regione spagnola, il Paese Basco, il governo nazionalista esclusivo di questa comunità autonoma voglia attuare un piano di rottura, secessionista ed indipendentista, il piano Ibarretxe, che costituisce un attacco diretto contro la costituzione spagnola e la Costituzione europea. Ibarretxe e il suo governo, che si autodefiniscono democratici, hanno infatti concluso un patto con gli assassini dell’ETA e di Batasuna per realizzare questo piano; hanno concluso un patto con un’organizzazione che figura nella lista dei gruppi terroristici dell’Unione europea, Batasuna, e il partito nazionalista basco ha concluso un patto ed un’alleanza con dei criminali, con degli assassini: in breve, con i nemici dell’Europa.

A questo punto, sono convinto che questa Costituzione potrà dire basta alle proposte di rottura, indipendentiste e secessioniste come il piano Ibarretxe e sono certo che la nuova Costituzione rappresenterà un ostacolo insormontabile per questo piano Ibarretxe e per chiunque voglia smembrare l’Unione europea.

 
  
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  Graefe zu Baringdorf (Verts/ALE), relatore per parere della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, sin dall’inizio della politica agricola comune, pressoché mezzo secolo fa, il Parlamento europeo è stato poco più che un organo consultivo in termini di attività legislativa. Fino ad oggi, il Consiglio ha potuto prendere decisioni senza consultare il Parlamento e disporre di oltre metà del bilancio dell’Unione europea senza alcun controllo democratico.

Tutto questo non è mai stato accettato dal Parlamento europeo, e in particolar modo dalla commissione per l’agricoltura. In sede informale siamo riusciti a ritardare le votazioni finali nel tentativo di imporre al Consiglio una specie di codecisione. Abbiamo anche fatto un lavoro straordinario quando si è trattato di affrontare crisi come quella dell’ESB, il che significa che la codecisione, che ci viene teoricamente concessa, in realtà l’abbiamo in una certa qual misura conquistata e ne siamo molto soddisfatti.

Dobbiamo in ogni caso avere chiaro in mente che restano alcuni punti da correggere. In un articolo, in particolare, il Consiglio si è riservato il diritto di votare su quote, prezzi e limitazioni quantitative, senza consultare minimamente il Parlamento.

Abbiamo quindi ancora molto da fare in futuro. Dovremo ancora fare appello alla nostra creatività per esercitare la nostra influenza democratica in questi settori e per fare in modo che si affermi, in linea di principio, che la politica agricola sarà oggetto di codecisione. Se così avverrà, tuttavia, al Parlamento sarà conferita più responsabilità, e spero che questo Parlamento continuerà, come ha fatto in passato, a dedicare agli interessi dell’agricoltura e delle aree rurali l’attenzione che meritano.

(Applausi)

 
  
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  Hudghton (Verts/ALE), relatore per parere della commissione per la pesca. – (EN) Signor Presidente, i deputati della commissione per la pesca sono particolarmente sensibili al punto di vista delle comunità costiere ed insulari europee. Questa commissione, con una decisione pressoché unanime, ha appoggiato il parere da me formulato su questa Costituzione. Il paragrafo più importante di tale parere, che sarà ripresentato domani per essere sottoposto alla votazione come emendamento n. 13 a nome del mio gruppo, fa riferimento alle competenze esclusive. Il paragrafo recita: “ritiene che, nel contesto delle altre competenze esclusive dell’UE, riportate in dettaglio nella Costituzione, l’inclusione della conservazione delle risorse biologiche marine sia anomala ed ingiustificata”.

La politica comune della pesca non è stata sicuramente uno dei capitolo felici della storia dell’Unione europea. Il processo decisionale è troppo centralizzato, troppo inflessibile e troppo lontano dalle comunità che tocca direttamente. Il fatto di inserire la PCP effettivamente nel diritto costituzionale primario costituisce un chiaro passo nella direzione sbagliata, un passo che – credo – ostacolerà le sostanziali riforme chieste dalle comunità dedite alla pesca che conosco bene. La competenza esclusiva esclude la PCP dal principio di sussidiarietà, facendo sì che i consigli consultivi regionali non si trasformino mai in organismi gestionali.

Spero che gli onorevoli colleghi appoggino domani l’emendamento n. 13 sostenendo le comunità dedite alla pesca, come ha fatto la commissione per la pesca di questo Parlamento. Queste comunità credono fermamente che la competenza esclusiva non solo sia superflua ma anomala e ingiustificata.

 
  
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  Berger (PSE), relatore per parere della commissione giuridica. – (DE) Signor Presidente, anch’io desidero congratularmi calorosamente con entrambi i relatori, in particolare per il modo in cui hanno strutturato la loro relazione, nella quale rimane poco spazio, per noi della commissione giuridica, per apportare ulteriori miglioramenti, anche se quanto abbiamo proposto è stato incorporato, e di questo sono molto grata.

Noi della commissione giuridica affronteremo tuttavia i temi che riteniamo di particolare interesse in una relazione di iniziativa, in particolare la riforma degli strumenti giuridici e del processo legislativo, i principi di sussidiarietà e di proporzionalità, e le innovazioni del sistema giudiziario. Credo che un altro tema che richiederà la nostra attenzione in futuro sia come assicurare coerenza tra la parte I e la parte III della Costituzione.

Il parere della commissione giuridica si concentra naturalmente sulla riorganizzazione degli strumenti di azione dell’Unione, che sono ora numerosissimi: la Convenzione ne ha contati 35 tipi diversi. Desidero ringraziare il Vicepresidente della Convenzione, Giuliano Amato, che ha conseguito grandi risultati come presidente del gruppo di lavoro sulla semplificazione, come tutti i presenti che hanno partecipato a quel gruppo di lavoro potranno confermare. Tutti possono essere in ogni caso fieri dei loro contributi.

Che gran parte del contenuto della Costituzione sia unico è già stato detto; a mio avviso un’altra cosa unica è il livello di semplificazione che questa Costituzione ci ha consentito di ottenere e il volume di burocrazia che ci ha permesso di eliminare. Penso solo ai processi di riforma costituzionale attualmente in corso in Austria e in Germania. La considero anche una dimostrazione del fatto che l’Unione europea non è poi così burocratica come viene sempre dipinta; al contrario, è piuttosto un’istituzione in grado di riformarsi e ha dimostrato di essere questo più che uno sparuto insieme di Stati nazionali.

I nostri strumenti legislativi in futuro saranno semplici e facilmente distinguibili dagli strumenti amministrativi – e, quando la Costituzione sarà entrata in vigore, anche molte altre cose della nostra vita si semplificheranno. Credo inoltre che, sebbene questi cambiamenti siano meno spettacolari di molti eventi che avvengono nelle Istituzioni, svolgano comunque un ruolo di capitale importanza nel rendere l’Unione europea più democratica e nell’avvicinarla ai cittadini.

 
  
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  Zappalà (PPE-DE), relatore per parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. – Signor Presidente, mi congratulo con i colleghi che hanno redatto questa relazione così importante. La commissione per le libertà ha approvato con soddisfazione, con onda soddisfazione, i contenuti rivisti nel trattato costituzionale, in quanto vari elementi relativi allo spazio delle libertà, sicurezza e giustizia troveranno finalmente un nuovo corso per quanto riguarda le esigenze dei cittadini: è ovvio che quando si parla di libertà si parla delle materie più importanti relative alla vita di ciascuno di noi.

Sono rimasti però, e vorrei evidenziarli, alcuni aspetti che la commissione per le libertà ha preso in esame, ma che hanno lasciato qualche perplessità, senza con questo ridurre la soddisfazione e quindi lo stimolo affinché questa relazione sia approvata in maniera unanime da questo Parlamento.

Sono rimaste, dicevo, perplessità relative ad alcune questioni: la clausola che conferisce ai soli Stati membri la facoltà di determinare il volume d’ingresso nel loro territorio di cittadini dei paesi terzi, escludendo la possibilità di creare una vera a propria politica europea di gestione delle entrate legali all’interno dell’Unione; l’opportunità dell’inserimento della clausola dell’emergenza “brake” per la cooperazione giudiziaria in materia penale; l’opportunità dell’esistenza di regimi specifici di deroga alla Costituzione a favore di alcuni Stati membri; il ruolo limitato del Parlamento europeo nel settore della cooperazione giudiziaria e civile per quanto riguarda il diritto di famiglia; il fatto che le disposizioni riguardanti il congelamento dei capitali, dei beni finanziari e dei proventi economici, necessarie per conseguire gli obiettivi dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, si limitano, contrariamente a ciò che proponeva la Convenzione, alla prevenzione e alla lotta al terrorismo, quindi escludendo la prevenzione alla lotta contro la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani.

Ciononostante la commissione per le libertà ha espresso parere favorevole con grande soddisfazione e quindi invito, a nome della commissione per le libertà, tutti i colleghi a dare domani un parere favorevole al trattato costituzionale.

 
  
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  Kirkhope (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, la dichiarazione di Laeken ha giustamente sollecitato le Istituzioni europee a trasformarsi in modo da avvicinarsi ai cittadini. Mentre il processo di ratifica della Costituzione acquista velocità, dobbiamo ammettere che quelle ambizioni chiaramente non sono state realizzate.

In quanto membro della Convenzione, mi sono impegnato moltissimo per cercare di persuadere i miei colleghi che il progetto che stava emergendo era sostanzialmente sbagliato per l’Europa e sbagliato per i cittadini europei. Ho sempre sostenuto che l’Europa non aveva bisogno di una Costituzione, ma di un Trattato semplificatore, che sarebbe stato sufficiente per ammodernare le Istituzioni e il funzionamento dell’Unione. Ho presentato addirittura un progetto per un’alternativa possibile. Il Primo Ministro Blair era allora d’accordo con me; ora sostiene invece la Costituzione come è stata redatta.

Non c’è nulla di antieuropeo nell’opporsi alla Costituzione. Tuttavia, i conservatori britannici e altri colleghi del gruppo PPE-DE pensano che la Costituzione accentri più poteri, allontani le Istituzioni e riduca i poteri degli Stati nazionali.

L’Europa ha perso un’opportunità storica per modernizzare il suo funzionamento per rispondere alle esigenze di un’Europa allargata e più diversificata. Un trattato semplificatore avrebbe potuto affrontare i problemi concreti: relativo declino economico, frodi e sprechi, e maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali nei processi decisionali.

In un momento in cui la generosità della gente in Europa e in tutto il mondo verso le vittime della catastrofe dello tsunami è evidente agli occhi di tutti, è inconcepibile che questo Parlamento stia impegnando una considerevole somma di denaro per un programma di eventi e ricevimenti per promuovere la Costituzione europea. Sarebbe stato molto meglio utilizzare quei fondi per i soccorsi.

La Costituzione ha un significato talmente ampio che la sua reiezione in uno o più Stati membri nei prossimi referendum la svuoterebbe di qualsiasi significato. Tuttavia, invece di essere totalmente negativi, dovremmo considerare questo esito – nel caso in cui dovesse verificarsi – come una nuova opportunità per tutti noi di creare un’Europa moderna che rispetti e proclami la sua diversità e che sia oggetto di controllo democratico tramite i cittadini e da parte dei cittadini, e non un’Europa che chiede troppa conformità.

 
  
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  Kósáné Kovács (PSE).(HU) Viviamo in una fase molto particolare della storia dell’Europa unita. Anche se è molto difficile dividere in capitoli il passato recente, siamo stati testimoni, artefici e partecipi di eventi che chiaramente ci consentono di concludere e di dichiarare che siamo entrati in una nuova era. Oggi, l’Europa unita consiste di 25 Stati membri e sappiamo che l’allargamento va avanti. Il nuovo volto dell’Europa unita mostra caratteristiche sempre più definite e per mantenere e preservare tali tratti adesso abbiamo una Costituzione, tema della discussione odierna.

La Costituzione dimostra che l’Europa unità sarà in grado di rispondere anche ai requisiti giuridici dell’allargamento. La Costituzione offre maggiori opportunità perché l’Europa diventi un’Europa dei cittadini. Il ruolo del Parlamento, i cui membri sono nominati tramite elezione diretta, è cresciuto. Crediamo inoltre che le decisioni adottate dal Parlamento europeo e dai parlamenti nazionali dovrebbero essere sinergiche, e lo saranno. Pertanto, la gamma di norme che riguardano l’intera Comunità, a lungo termine, potrebbe estendersi, specialmente nell’ambito delle questioni sociali.

L’Ungheria ha già ratificato la Costituzione alla fine dell’anno scorso. Tuttavia, il documento all’ordine del giorno di oggi non è meno importante per noi. Qualcuno si è preoccupato che sia mancata l’informazione e lo ritiene sospetto. Sono fermamente convinta che l’informazione non sia mancata, che non ci siano segreti, che non abbiamo nulla da nascondere. Sembra che sia d’obbligo imporre l’informazione con la forza sui sistemi politici europei e sui cittadini d’Europa. Per essere cittadino europeo e democratico sono necessarie determinate conoscenze. Nel cosiddetto processo di Lisbona occorre acquisire familiarità con le norme delle Costituzione, le sue disposizioni in materia sociale, e anche sapere che le norme richiedono garanzie sempre maggiori per costruire un’Europa sociale, per rafforzare la solidarietà e assicurare la tolleranza sociale.

La Costituzione è la nostra legge fondamentale, ma come molti hanno affermato prima di me, non è un documento definitivo scolpito nella pietra. Vorrei citare due ambiti che esprimono le nostre sfide future. Primo, la sfida di un’Europa multiculturale e con questo non intendo la questione dell’islam, bensì la sfida di un’Europa religiosa e secolare. Secondo, la questione delle minoranze. Durante il dibattito sulla ratifica, il Parlamento ungherese ha sollecitato il rafforzamento dei diritti delle minoranze nella legislazione comunitaria. Ritengo che la nostra cittadinanza europea comune sia la chiave per superare la discriminazione e l’insicurezza dell’identità nazionale. Cogliamo le opportunità offerte dalla cittadinanza europea!

 
  
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  Geremek (ALDE). (PL) Signor Presidente, questa tornata del Parlamento europeo riveste un significato storico. E’ stata presentata una proposta di risoluzione sul Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa e questo Parlamento, la maggiore Istituzione democratica europea, adottando tale testo, invierà un importante messaggio alle nazioni e ai cittadini europei. La risoluzione approva il Trattato costituzionale e ne sollecita la ratifica. L’adozione di detta risoluzione sarà un’opportunità per quanti credono che l’Europa abbia bisogno di una Costituzione, non soltanto per ottenere informazioni sul Trattato, ma anche per convincere i cittadini europei che deve essere adottata. Inoltre, credo che esorterà la Commissione europea a impegnarsi a convincere i cittadini europei dei meriti del Trattato.

Il Trattato costituzionale è stato l’obiettivo di tante critiche nel mio paese e non si è dimostrato all’altezza di tutte le aspettative. Non nutro alcun dubbio che, nella sua attuale stesura, il Trattato renda possibile il rafforzamento dell’Unione europea. In primo luogo, sia il Trattato sia la Carta dei diritti fondamentali in esso ancorata, affermano senza ambiguità che il rispetto della dignità dell’essere umano è la base dei nostri comuni valori, confermando così il significato della nostra eredità giudaico-cristiana. Secondariamente, il Trattato rafforza il ruolo delle Istituzioni comunitarie, segnatamente il Parlamento, la Commissione europea e la Corte di giustizia. Terzo, il Trattato amplia i diritti dei cittadini e crea uno spazio pubblico europeo. Quarto, il Trattato rafforza l’Unione istituendo la figura del ministro degli Affari esteri dell’Unione e garantisce il raggiungimento della piena continuità tramite Presidenze più lunghe, senza che l’Unione diventi un superstato. Quinto, rafforza l’Unione come comunità di Stati, nazioni, cittadini, basata su valori comuni e sulla solidarietà. Questa è l’Unione di cui abbiamo bisogno.

Due nuovi Stati membri, Lituania e Ungheria, sono stati i primi a ratificare il Trattato costituzionale. Sono certo che il mio paese, la Polonia, nel quale la maggioranza dei cittadini è favorevole all’adozione del Trattato costituzionale, dimostrerà altrettanto il suo sostegno inequivocabile al Trattato nel referendum. Credo che ciò vada considerato come un fatto significativo e in certo qual modo simbolico. Venticinque anni fa, il movimento polacco di Solidarnosc ha rimosso il primo mattone dal muro di Berlino e i nostri colleghi tedeschi non dovrebbero dimenticarlo. Quindici anni fa, la tavola rotonda del dialogo in Polonia ha dimostrato che è possibile la transizione da un sistema totalitario alla libertà senza distruggere la pace internazionale. Questo è stato l’inizio del processo di unificazione in Europa e il Trattato rappresenta una grande opportunità per quest’Europa unita.

(Applausi)

 
  
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  Voggenhuber (Verts/ALE). (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi: qui è in gioco il destino dell’Europa. Credo di sapere che cosa significa: mio padre è sopravvissuto alla battaglia di Stalingrado e mia madre ai campi di concentramento di Auschwitz e di Dachau. Non proveniamo forse tutti, in questo continente, da un infinito susseguirsi di carnefici e vittime di un’interminabile violenza?

Per questo motivo ribadisco che l’Europa è una promessa formulata sessant’anni or sono, sull’abisso di Auschwitz e sulle rovine dell’Europa. La promessa era sconfiggere il nazionalismo, realizzare pienamente la democrazia, i diritti alla libertà e l’unità politica dell’Europa. Questo deve essere il parametro di confronto delle nostre azioni.

La Costituzione, che noi Verdi approviamo a maggioranza, è un grande passo verso il mantenimento di questa promessa: non è la fine, non rappresenta l’adempimento del compito. Ecco perché siamo favorevoli e perché voteremo anche a favore della relazione. La Costituzione pone le fondamenta della democrazia europea, istituisce l’Unione come comunità di diritti fondamentali. Le sue politiche si fondano su un codice comune di valori e obiettivi a tutto campo; per la prima volta essa proclama i diritti sociali come diritti umani nell’accezione tradizionale del termine. La Costituzione semplifica i Trattati, vincola l’azione esterna al diritto internazionale, rafforza la capacità d’azione e la trasparenza, come pure la legittimità democratica, e sviluppa le possibilità di codecisione per i cittadini. Sì, la Costituzione crea un’Unione che appartiene ai cittadini e non più alle Cancellerie, come in passato.

Questo è il motivo per cui voteremo a favore e dunque, onorevole Wurtz – mi rallegro che lei sia in Aula – le sue critiche mi risultano incomprensibili. Il suo emendamento non menziona la democrazia, anche se questa Costituzione è imprescindibile per una democrazia europea. Perché non ne parla? Lei afferma che non vi è alcun progresso sociale. Tuttavia, per la prima volta nella storia bisecolare dei diritti umani, nella Costituzione sono riconosciuti e sanciti i diritti sociali in quanto diritti umani a tutti gli effetti!

Per la prima volta – nonostante le contraddizioni – abbiamo ripreso nel catalogo di obiettivi e valori della Costituzione la piena occupazione e l’economia sociale di mercato. Non è vero che abbiamo deciso la militarizzazione dell’Europa. Questo processo è altamente dubbio. Il nostro rapporto con la NATO continua ad essere una questione irrisolta, e, anche se nessuno può prevedere il cammino di emancipazione dell’Europa, noi abbiamo legato il nostro agire al diritto internazionale, alla Carta delle Nazioni Unite e anche in questo caso, per la prima volta, abbiamo elevato la prevenzione civile dei conflitti al rango di compito costituzionale. Lei non può cavarsela così facilmente.

(Applausi)

Seguo con preoccupazione il processo della ratifica, ma non è questo lo scoglio da superare. Abbiamo ricevuto la visita del Presidente del Parlamento lituano, abbiamo sentito gli interventi dei colleghi ungheresi: la ratifica in questi paesi è avvenuta senza alcuna campagna d’informazione dei governi e senza alcun dibattito pubblico. E’ così che vogliamo ottenere la Costituzione? Noi ci comporteremo diversamente! Ci attendono almeno nove referendum e i relatori, che peraltro ringrazio e con cui mi congratulo, consentiranno che si affermi che in questa relazione non si trova una sola parola di critica. Tale stato di cose intacca la credibilità di questo Parlamento.

Noi non siamo i poeti di corte della conferenza intergovernativa. Non siamo qui per inneggiare alla Costituzione, che pure ha le sue pecche. Non abbiamo costituito un ordine sociale europeo. La democrazia europea è incompleta. La sfida dell’ordine europeo della pace richiede ancora molto lavoro. Perciò avrei voluto non soltanto che la Costituzione fosse approvata a larga maggioranza, ma anche che si aprissero prospettive per proseguire il processo costituzionale. Il gruppo Verde/Alleanza libera europea apporterà il suo contributo avviando la prima petizione popolare per un primo emendamento alla Costituzione volto a perfezionare la democrazia, la pace e l’ordine sociale in Europa.

(Applausi)

 
  
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  Kaufmann (GUE/NGL).(DE) Signor Presidente, a dispetto della decisione maggioritaria del mio partito, il PDS, così come della maggioranza del mio gruppo, sono favorevole alla Costituzione e voto “no” al loro “no”.

(Applausi)

Come socialista ed europeista convinta ritengo il voto contrario alla prima Costituzione europea inconciliabile con la mia coscienza. La Costituzione – fatto senza precedenti nella storia dell’Unione europea – è stata redatta secondo un processo democratico cui io stessa ho partecipato come membro della Convenzione.

Le motivazioni per me determinanti sono le seguenti: per secoli i popoli europei hanno subito guerre imperiali e avvelenate animosità. Ciò non deve accadere mai più. La Costituzione suggella quest’impegno.

Definendo l’Unione come comunità di valori, la Costituzione sancisce un catalogo di valori, dal bene maggiore – il rispetto della dignità umana – alla giustizia e alla solidarietà. Condivido tutti questi valori e farò di tutto perché tutti possano pienamente essere realizzati nella società.

La Costituzione rafforza i diritti dei cittadini: l’Unione europea, con la Costituzione, diventa chiaramente più democratica, anzi, offre soprattutto nuove possibilità per costruire un’Europa sociale. Si compie, tramite la Costituzione, un grande progresso verso l’integrazione europea, l’Unione europea diventa, nel complesso, più matura per affrontare il futuro. La Costituzione è nettamente migliore rispetto all’attuale base giuridica dell’Unione, cioè il Trattato di Nizza.

La mia decisione è anche dovuta al fatto che, durante la Convenzione, la sinistra ha ampiamente rinunciato a contribuire al processo con proposte proprie concrete, non ha offerto alternative reali alla proposta che ora respinge. Per me tale atteggiamento è inaccettabile.

Il mio auspicio è che l’Unione europea sia pacifica, democratica e sociale, e che l’Europa sia unita, ma questo obiettivo ci sfuggirà fintanto che non siamo disposti a farci reciprocamente delle concessioni. Sono convinta che l’Europa non si realizzerà mai se le famiglie politiche indicano i propri standard come limiti oltre i quali non sono disponibili a spingersi.

Onorevoli colleghi, evidentemente il mio voto favorevole alla Costituzione non significa tacere le sue lacune o addirittura ignorarle, e continuerò a battermi per ottenere dei cambiamenti nell’Unione europea. Certamente mi opporrò alla politica neoliberale e combatterò tutte le iniziative che promuovono l’Unione europea come potenza militare. Occorre impedire – questo mi sta particolarmente a cuore – che l’Unione diventi un’immagine speculare delle proiezioni di potere statunitensi e che si indebolisca economicamente e socialmente a causa del riarmo.

(Applausi)

 
  
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  Bonde (IND/DEM).(DA) Signor Presidente, su un assegno in bianco è il portatore a scrivere l’importo. Si può dare un assegno in bianco, in caso d’emergenza, quando si conosce molto bene il portatore. Ma perché raccomandare agli elettori di avallare un accordo cui daranno un contenuto leader che oggi non possiamo conoscere? Non sappiamo se le decisioni più importanti o più sensibili saranno adottate a maggioranza o all’unanimità. I futuri Primi Ministri non eletti potranno decidere in prima persona come adottare una decisione, invece di lasciare agli elettori l’ultima parola. Non conosciamo neppure il contenuto di articoli importanti, dove la decisione è delegata alla Corte di giustizia. In un punto si formula un impegno di rispetto nei riguardi dei sistemi sociali dei paesi, in un altro il nostro welfare può essere stralciato da una votazione a maggioranza o da una sentenza. In un punto si mantiene lo status della Chiesa nazionale e in un altro si abroga il primato della Legge fondamentale danese nelle questioni relative alla Chiesa nazionale. In un punto si garantisce l’identità nazionale, in un altro si deroga alla Legge fondamentale se questa è in conflitto con una decisione amministrativa di Bruxelles. All’articolo III-375 la Corte suprema danese perde la prerogativa di decidere i limiti giurisdizionali delle autorità dell’UE. In molti punti si può liberamente scegliere se ricorrere a una decisione vincolante o al coordinamento volontario. Quindi non sappiamo a che cosa dobbiamo dire sì. Perciò è più intelligente non esprimere il proprio assenso, fino a quando su questo assegno non ci sarà l’importo, il nome del portatore e finché non ci sarà concesso il diritto di annullare l’assegno. Così almeno sapremo su che cosa votiamo e come possiamo ribaltare una decisione.

Le Costituzioni sono per gli Stati. Tra Stati si concludono accordi, cioè trattati. Io auspico un’Europa delle democrazie, che risolva i problemi pratici concentrandosi sulle questioni transfrontaliere, sui temi che da soli non possiamo affrontare. Così non avremmo una perdita di democrazia, bensì un guadagno in termini di cooperazione. Avremmo un surplus di democrazia e non un crescente deficit che può determinarne il fallimento. La democrazia senza “demos” è un semplice esercizio di potere, per parafrasare il famoso poeta Ebbe Kløverdal Reich. Governare senza la possibilità di correggere il tiro in vista delle elezioni successive non è democrazia, ma oligarchia. L’Europa merita di meglio, e questo è anche il titolo del parere alternativo che propongo di votare invece della relazione Corbett-Méndez de Vigo.

 
  
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  Muscardini (UEN). – Signor Presidente, a suo tempo la Convenzione, di cui questo Parlamento ha fatto parte, ha redatto un testo considerato il miglior compromesso possibile. Successivamente il Consiglio, a sua volta, ha raggiunto il miglior compromesso fattibile e il nuovo Trattato costituzionale è stato firmato a Roma.

Spetta ora ai popoli, attraverso il referendum, o ai parlamenti nazionali, a seconda delle rispettive costituzioni, approvare definitivamente il nuovo percorso. Un percorso che, piaccia o non piaccia, vede l’Europa non come un Superstato federale, che lentamente avrebbe cancellato identità, tradizioni e culture, ma come un’Unione di Stati sovrani che liberamente scelgono di dare vita ad una politica comune. In un momento della storia dell’umanità in cui calamità naturali e tragici eventi connessi alla volontà dell’uomo richiedono che nello scacchiere mondiale siano rappresentati, non solo gli interessi economici dei nostri paesi, ma anche i valori di democrazia, di libertà e di rispetto della dignità umana, che il nostro continente ha finalmente conquistato e definito dopo secoli di guerra e di contrasti.

Pertanto, dividerci oggi, in quest’Aula, su ciò che non appartiene più alle nostre scelte, ma alla ratifica dei singoli Stati e dei singoli popoli dell’Unione, significa disconoscere al nostro Parlamento la capacità di progettare il futuro e relegarlo a un ruolo di parlatoio dove molto si disquisisce e poco si conclude. Tutto ciò appare in netto contrasto con l’aumento di prerogative che dopo tanta fatica abbiamo finalmente ottenuto, proprio nella stesura del nuovo Trattato.

Ci sembra opportuno ricordare che, se i valori e i principi nella Carta dei diritti fondamentali ora inserita nella seconda parte del Trattato costituiscono le fondamenta etiche dell’Unione, la Carta costituzionale in più parti è ancora incompleta ed avrebbe necessitato di aggiornamenti alla luce della realtà contemporanea. Inoltre, dovremmo vigilare affinché la Costituzione non venga strumentalizzata a fini partitici contro governi regolarmente eletti dai propri cittadini. L’Unione europea non deve rischiare di divenire il luogo in cui maggioranze ideologiche si scontrano per contrastare libere scelte nazionali.

 
  
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  Mölzer (NI).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, sentiamo dire che, se l’Europa vuole approfondire l’integrazione, ha bisogno di questa Costituzione. Eppure, proprio da uno dei più veementi sostenitori di questa Costituzione abbiamo appena inteso che non tutto il testo sottoposto a decisione è ideale, anche se è migliore dell’attuale e dunque rappresenta in ogni caso un progresso. Francamente è un’affermazione che suona poco convincente. Ci viene anche detto che la Costituzione non promuoverà in nessun modo un’evoluzione verso un superstato europeo, al contrario rafforzerà invece l’identità degli Stati membri.

Se è così, davvero bisognerebbe offrire ai cittadini degli Stati europei l’opportunità di pronunciare l’ultima parola nel dibattito sulla ratifica, possibilmente in un referendum. Per questo, però, è necessaria una vera informazione, non soltanto la propaganda giubilante unilaterale a favore della Costituzione. Occorre discutere anche delle debolezze della Costituzione, senza per questo essere tacciati di antieuropeismo: ad esempio bisogna dire che si riduce la possibilità per gli Stati membri più piccoli di difendere i propri interessi; che, soprattutto in materia di politica estera e di sicurezza, il Parlamento rimarrà una tigre di carta, e anche che i lavoratori europei continuano ad essere esposti al pericolo del dumping sociale e salariale.

Soltanto una discussione aperta e franca anche sui punti fragili e sui rischi della Costituzione consentirà ai cittadini e ai popoli europei di percepire questo testo come qualcosa di più di una carta proveniente dall’alto.

 
  
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  Ferber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, di che cosa tratta la discussione odierna sul Trattato costituzionale europeo? Una volta esaminato il testo, credo emergano una serie di punti che io personalmente, il mio partito, e il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei avremmo volentieri modificato: avremmo auspicato un riferimento all’eredità giudaico-cristiana, una chiara delimitazione delle competenze, una descrizione delle frontiere geografiche dell’Unione europea, la partecipazione dei cittadini alla ratifica, perché una Costituzione, di fatto, è l’espressione della sovranità popolare e questo concetto avrebbe dovuto essere espresso in qualche punto.

D’altro canto, il Trattato comporta svariati miglioramenti rispetto ai trattati vigenti e questo è il confronto da cui il Trattato costituzionale deve uscire vincente. Esso apporta più democrazia, rafforza il Parlamento europeo, coinvolge i parlamenti nazionali nel processo legislativo. Al posto della ponderazione dei voti è introdotta una doppia maggioranza al Consiglio. Invece delle clausole generali, le competenze saranno conferite specificamente. Le dimensioni della Commissione saranno ridimensionate, il che contribuirà altresì a renderla più democratica. Il Trattato costituzionale aumenta la trasparenza, tramite il necessario coinvolgimento dei parlamenti nazionali. Prima della nostra decisione su una proposta in prima lettura, i parlamenti nazionali avranno modo di pronunciarsi. Mi pare un punto di particolare importanza, non soltanto nel senso della trasparenza. Le sedute del Consiglio dovranno essere pubbliche. Finalmente ci lasciamo alle spalle la diplomazia segreta che ha forgiato l’Europa per oltre cinquant’anni.

La mia conclusione è che otteniamo un’Unione europea che si concentrerà sui compiti che può realizzare e non diventerà un superstato. Anche se è ancora necessaria una maggiore informazione e partecipazione dei cittadini, tutto sommato, questo Trattato è in ogni caso apprezzabile. A nome del mio partito, la CSU, ma anche a nome dei colleghi della CDU, posso affermare che voteremo senza riserve a favore del Trattato costituzionale.

 
  
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  Ouzký (PPE-DE).(CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la risoluzione sul Trattato costituzionale europeo è stata scritta con uno spirito assai positivo. L’impressione è che stiamo raccomandando un testo ineccepibile, come se fossimo inconsapevoli delle sue debolezze. Invece non dovremmo ignorare le voci che mettono in guardia contro le lacune dell’attuale progetto di Costituzione. Potremmo decidere che, nonostante gli sforzi, la Costituzione non è trasparente né comprensibile. Sono altresì colpito dal fatto che la proposta di risoluzione non consenta una maggiore discussione democratica, bollando come antieuropeista chi nutre riserve circa il Trattato.

La Costituzione europea è uno strumento pratico che influenzerà l’integrazione europea per decenni. L’Europa può avviarsi verso un superstato federalista burocratico, oppure verso il suo opposto politico: un’Europa liberale e competitiva. Sia ben chiaro che l’adozione o la bocciatura della Costituzione europea è una questione squisitamente politica e non un presupposto per l’integrazione. Pertanto è assolutamente legittimo votare a favore della Costituzione oppure contro.

La ratifica è spesso dipinta come un passo essenziale che non dovrebbe essere aperto a eccessive discussioni. I sostenitori della Costituzione europea talvolta minacciano addirittura che l’Europa non si lascerà frenare se un paio di paesi non ratificheranno la Costituzione. In tal caso questi paesi saranno emarginati e dovranno accontentarsi di una forma di affiliazione inferiore. Mi pare un approccio molto ingiusto.

Ho più volte evocato il rischio di violazione dei principi democratici: sono cresciuto in un sistema politico dove un “sì” allegro e felice era l’unica scelta possibile in ogni elezione. Ora vorrei lanciare un monito contro l’utilizzo di questi stessi principi.

Non sto cercando di attaccare direttamente il Trattato costituzionale. Desidero semplicemente mettere in rilievo la necessità di una discussione aperta e democratica e sottolineare che la mancata adozione della Costituzione non sarebbe un disastro, né significherebbe la fine del processo d’integrazione in Europa. Al contrario, potrebbe portare ad una riflessione più profonda sulla direzione in cui si muove l’integrazione e su quale integrazione i cittadini davvero auspicano. Vi ringrazio per l’attenzione.

 
  
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  Barón Crespo (PSE).(ES) Signor Presidente, signora Vicepresidente della Commissione, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, intervengo per esprimere a nome personale e dei socialisti spagnoli il nostro sostegno alla relazione Corbett-Méndez de Vigo che segna l’apice di un processo storico.

Nell’Unione europea si sono tenuti due dibattiti costituenti. Il primo fu il dibattito del Congresso del Movimento europeo nel 1948, dove Churchill, Reynaud, Ramadier, van Zeeland, Madariaga e Adenauer ebbero l’opportunità di cominciare a discutere di una Costituzione per l’Europa. Il secondo è quello che stiamo portando a termine oggi, che ha mutato la storia di un continente dove oltre cento milioni di persone sono morte di morte violenta tra il 1914 e il 1945 e dove, nella realtà attuale, la pace è la norma, grazie ad un processo cui oggi conferiamo la sua autentica dimensione con questa Costituzione nella quale si esprimono i nostri valori fondamentali condivisi, sanciti nella Carta dei diritti fondamentali, con una cittadinanza comune e un’Unione basata su cittadini e Stati: un’Unione laica e un’Unione con gli obiettivi ambiziosi che sono stati già menzionati in questa sede.

Signor Presidente, mi consenta di fare riferimento al mio paese, il primo a indire un referendum di ratifica della Costituzione, con una discussione pubblica e aperta che crediamo sia importante per tutti.

Vero è che il governo Zapatero, vincendo le elezioni del 14 marzo, ha sbloccato il processo di approvazione della Costituzione, ma vorrei dichiarare in quest’Aula – dove non vedo nessun membro del Partito popolare spagnolo e prego la vicepresidente del loro gruppo, onorevole Grossetête di riferirglielo per mio conto – che la Convenzione si è aperta sotto la Presidenza spagnola del Consiglio del governo Aznar, ed è lui che ha indetto un referendum. Per questo motivo credo e spero che si otterrà anche l’appoggio decisivo del Partito popolare spagnolo – quello del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei mi pare garantito – a tutto questo processo. In questo modo, mi pare, potremo far sì che il nostro referendum diventi davvero un precedente utile per gli altri paesi che hanno deciso di indire un referendum e che si svolga un autentico dibattito pubblico e aperto.

Concludo segnalando che tutto ciò è il compimento di un processo nel corso del quale l’Europa è stata costruita con passione e buon senso e grazie al quale è stato possibile cambiare la storia.

 
  
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  Guardans Cambó (ALDE). (EN) Signor Presidente, qualsiasi posizione sulla Costituzione europea deve basarsi sull’equilibrio tra quanto la Costituzione sancisce o meno, un aspetto che forse non è stato adeguatamente sottolineato nella relazione che sarà votata in questa tornata.

Tale constatazione mi porta ad esprimere un parere favorevole sulla Costituzione, per ciò che essa rappresenta e perché significa un nuovo passo avanti verso un’Europa più salda, più efficiente, più trasparente e più democratica. Con questa Costituzione l’Europa avrà una voce più forte nel mondo. I cittadini otterranno una migliore protezione dei loro diritti fondamentali. La loro libertà e sicurezza saranno meglio difese. Inoltre i nostri valori, inclusi quelli sottesi al nostro modello sociale ed economico, saranno proclamati e protetti con vigore, per consentire la crescita dell’Europa e al contempo per proteggere la sua coesione sociale.

Ciò non m’impedisce, tuttavia, di riconoscere che il testo riflette l’infelice pregiudizio di alcune maggioranze politiche esistenti in Europa nel momento in cui è stato redatto. In particolare mi rammarico che esso rifletta un’Europa virtuale, che non è quella vera, un’Europa che non esiste in termini politici, dove tutto quanto c’è tra singoli cittadini e Stati viene semplicemente ignorato.

I popoli in Europa, le regioni, il loro ruolo politico nella costruzione di un’Europa diversa e plurale sono stati semplicemente trascurati, sono passati sotto silenzio in questo testo. Ma questa non è la realtà dell’Europa che stiamo costruendo qui insieme. Ciò che è peggio, alcune lingue, come la mia – il catalano – che sono più forti di quanto ufficialmente riconosciuto a livello di Unione europea, sono ciecamente ignorate dalla Costituzione.

Taluni di questi problemi possono essere risolti al di fuori della Costituzione e alcuni di noi continueranno a battersi per questo. Pertanto mi unisco a quanti sostengono questo passo positivo verso la costruzione dell’Europa e raccomanderò vivamente il “sì” nel referendum spagnolo, anche se capisco perfettamente e rispetto qualunque posizione che valuti diversamente l’equilibrio di cui sopra. Per me questo non è un testo scolpito nella pietra, bensì un miglioramento che ci consente di continuare a lavorare per un’Europa in cui tutti i cittadini e i popoli possano sentirsi a proprio agio e siano riconosciuti per quello che sono realmente e per quello che vogliono essere.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. OUZKÝ
Vicepresidente

 
  
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  Hammerstein Mintz (Verts/ALE).(ES) Signor Presidente, i Verdi europei sono favorevoli al “sì” nel prossimo referendum sulla Costituzione europea in Spagna. Tenere il primo referendum di tutto il continente è una grande responsabilità e, se tale consultazione esprimerà un forte appoggio dei cittadini spagnoli alla Costituzione, essa invierà un messaggio chiaro e forte agli altri paesi europei e costituirà uno spunto per continuare a costruire l’Europa che vogliamo dopo la ratifica. Il nostro “sì” è un “sì” esigente.

Per contro, siamo preoccupati e perplessi di fronte alla posizione del partito popolare spagnolo. Il mio interrogativo è: dove sono adesso tutte quelle persone che dichiaravano di voler morire per Nizza, come Aznar? Vedo che sono ancora vive e vegete e che in questo momento stanno creando confusione e allarme, esprimendosi in modo ambiguo, prima dell’imminente referendum in Spagna, anteponendo alla costruzione europea interessi gretti e di parte.

Questa ambiguità, unita ad un atteggiamento di parziale inattività e silenzio riguardo alla Costituzione, il tentativo di confondere la gente con altre questioni che poco hanno a che vedere con la Costituzione, rendono un pessimo servizio all’integrazione europea. Alcuni chiedono il “sì” a malincuore e inviano messaggi confusi e contraddittori al proprio elettorato, esclusivamente con l’intento di danneggiare l’attuale governo spagnolo.

Il “sì” esigente, che noi Verdi difendiamo, significa optare per un utilizzo costruttivo del nuovo spazio politico europeo a favore dell’Europa sociale ed ecologica che vogliamo. La Costituzione non è la fine del cammino, non è la destinazione finale, e nemmeno una sosta di riposo. Noi pensiamo, come Antonio Machado, che la strada si fa camminando. Crediamo che questa Costituzione sia un passo avanti e continueremo in futuro in questa direzione.

 
  
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  Krarup (GUE/NGL). (DA) Signor Presidente, ancora una volta mi preme ricordare la saggezza del manuale norvegese per gli scalatori. In caso di non corrispondenza tra la cartina e il terreno, bisogna seguire il terreno. Altrimenti si finisce in tragedia o in una farsa. E noi siamo proprio su questa strada. Il motivo è che, per tanti aspetti fondamentali, la Costituzione è contraria alle intenzioni democratiche che pure invoca e ciò asfissia la vera democrazia. La Costituzione comporta un’enorme concentrazione e centralizzazione del potere politico delle élites dell’UE, non da ultimo nel settore della giustizia e della polizia. La Costituzione dell’UE è un’autentica abolizione della democrazia viva nella società civile, in particolare perché l’espansione del potere dell’Unione impedisce un reale controllo democratico. L’unica speranza in questo processo sono gli imminenti referendum. Le élites dell’UE cercano di abolire anche quest’ultimo pilastro democratico. La democrazia oggi è tanto compromessa che le élites la praticano apertamente come esercizio di potere per governare i popoli. La battaglia contro la Costituzione europea è una battaglia per la democrazia che intendiamo vincere al di fuori di quest’Aula.

 
  
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  Farage (IND/DEM). (EN) Signor Presidente, è chiarissimo che qui si sta svolgendo un esercizio unilaterale per vendere questa Costituzione ai popoli europei. Ascoltando alcuni degli interventi verrebbe da pensare che si stia discutendo della seconda Venuta del Signore. A partire da questa settimana spenderete somme ingenti del denaro dei contribuenti per dire alla gente cosa pensare e come votare. Dal canto mio vi suggerirei, come prima cosa, di fare ordine in casa vostra.

Qualche settimana fa ho rivelato a questo Parlamento il passato del Commissario Barrot e la questione è stata insabbiata. Ora è emerso che, durante la sua audizione, il Commissario Siim Kallas, incaricato delle misure antifrode, ha deliberatamente fornito informazioni fuorvianti e date imprecise e ha sfruttato un errore di interpretazione per svicolare da una domanda cruciale.

Ieri pomeriggio il Presidente Borrell mi ha impedito di intervenire per un minuto al fine di riferire tali fatti al Parlamento. Non vincerete la vostra battaglia costituzionale seppellendo la verità e scansando un dibattito vero e proprio. L’intero processo sarà ancora più screditato, anche se, visto che insieme a molti colleghi qui presenti farò campagna per il “no”, forse dovrei essere grato per come vi comportate.

(Applausi)

 
  
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  Szymański (UEN).(PL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in alcuni momenti nel corso di questa discussione sarebbe stato lecito pensare che nessuno ha mosso alcuna critica alla Costituzione. Credo che le cose cambieranno quando i deputati di questo Parlamento rientreranno nei propri paesi e si scontreranno con critiche varie e diversificate sulla Costituzione, espresse da fonti molto diverse. Il gruppo “Unione per l’Europa delle Nazioni”, insieme a molti altri gruppi politici di quest’Assemblea, è diviso sul tema della Costituzione. I membri di “Legge e giustizia” che costituiscono la componente polacca del gruppo, sono contrari, non perché la Costituzione sarebbe negativa per la Polonia, ma perché lo sarebbe per l’Europa.

Per cominciare, il Trattato altera il sistema di ponderazione dei voti, a detrimento dei paesi che hanno un particolare interesse per le politiche relative all’Europa dell’est, la coesione e l’agricoltura. Ovviamente la Polonia è toccata in tutti e tre i casi, tuttavia non sono le implicazioni per la Polonia il problema più significativo, bensì l’indebolimento di interi settori della politica europea.

Il Trattato rafforza i poteri dell’Unione in materia di politica economica, sociale e dell’occupazione all’interno dell’Unione. Non arriva a conferire competenze esclusive, ovviamente, e non è ancora stato intrapreso alcun passo decisivo, tuttavia esso rafforza in modo sostanziale le prerogative dell’Unione. L’Europa tuttavia non ha bisogno di armonizzare la politica economica, bensì della concorrenza dei sistemi in questo campo. L’armonizzazione consegnerà l’Europa ai margini della concorrenza globale.

Il Trattato è un passo significativo verso l’utilizzo del metodo comunitario nell’ambito della politica estera. Ancora una volta non sono state adottate decisioni definitive, ma si è compiuto un passo in questa direzione. E’ difficile affermare dove sia possibile tracciare una linea tra metodo comunitario e metodo intergovernativo in politica estera e il nuovo Commissario Rehn lo ha ammesso nella sua audizione di fronte alla commissione per gli affari esteri. Infine il Trattato si basa su false premesse fin dalle sue primissime righe. Un esempio di tale falsità e dell’estremo pregiudizio è lo stralcio, nel preambolo, dei riferimenti alla cristianità e a Dio, la cui presenza è ancora avvertita nella maggioranza degli Stati membri dell’Unione europea. Questi sono tutti motivi per i quali oggi dobbiamo dire “no” al Trattato e “no” a questa proposta di risoluzione, per dire di “sì” all’Europa.

(Applausi)

 
  
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  Czarnecki, Ryszard (NI).(PL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, non soltanto il progetto di Costituzione è lungi dall’essere ideale, ma è altrettanto lontano dal compromesso che avrebbe potuto essere. I favorevoli alla Costituzione e ad una Costituzione europea migliore farebbero bene a respingere questo progetto, poiché non dubito che un progetto ulteriore costituirebbe un miglioramento. I membri di “Autodifesa” voteranno a favore dell’emendamento n. 102, un emendamento estremamente importante dell’onorevole Bonde che anch’io ho sottoscritto.

Il deficit democratico aumenterebbe se le competenze dei parlamenti nazionali fossero cedute non ad un Parlamento europeo democraticamente eletto, ma alla Commissione europea, che non è eletta. Tale cambiamento non sarebbe assolutamente auspicabile. Sarebbe altrettanto poco auspicabile abbandonare il principio di un Commissario per ogni paese. Invece sarebbe una buona idea restituire agli Stati nazionali la competenza per tutte le materie che, di fatto, non hanno rilevanza sovranazionale e un buon principio da seguire è: più libertà e meno centralismo. Per concludere, vorrei affermare che i membri di “Autodifesa” sono aperti all’idea di una Costituzione europea. Non la respingiamo in quanto tale, ma non possiamo votare a favore della proposta di risoluzione così com’è formulata. Nutriamo dei dubbi e tali dubbi sono condivisi da milioni di abitanti degli Stati membri dell’Unione. Tuttavia siamo aperti al dialogo, poiché è questo che desiderano milioni di abitanti dei nostri paesi. Pertanto ci asterremo dalla votazione finale.

 
  
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  Grossetête (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, signora Commissario, desidero innanzi tutto congratularmi con i due relatori, gli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo, per la loro eccellente relazione. Desidero però anche ringraziare Valéry Giscard d’Estaing, senza il quale, ne sono certa, non saremmo qui oggi per discutere di questa storica tappa per l’Europa. Possiamo misurare il cammino che abbiamo compiuto.

Il pericolo maggiore per l’Europa sarebbe ricadere nei metodi intergovernativi. Infatti, non si può che deplorare che i governi europei non abbiano seguito tutte le proposte avanzate dalla Convenzione, quindi bisognerà adattare progressivamente la Costituzione strada facendo. In effetti, in una società globalizzata, confrontata con il terrorismo, i flussi migratori, il cambiamento climatico, i gravi sconvolgimenti economici abbiamo bisogno di più Europa. Abbiamo bisogno di più Europa, di più Unione – un’Unione fondata sui nostri valori universali – e di più democrazia. Tutto questo la Costituzione lo permette, rafforzando peraltro il ruolo del Parlamento europeo e coinvolgendo contemporaneamente i parlamenti nazionali.

Coloro che sono contrari alla Costituzione parlano di burocrazia di Bruxelles, di perdita di sovranità nazionale, di superstato europeo. A corto di argomenti, recuperano slogan triti e ritriti, improntati al passato ma ormai vuoti di significato, perché così lontani dalla realtà. Questo è tipico della loro incapacità di guardare all’avvenire. Come spiegare allora che i nostri venticinque governi europei si siano tutti messi d’accordo per adottare questa Costituzione? Non avevano certo l’intenzione di fare hara kiri.

Poiché dobbiamo lavorare collettivamente, insieme, al servizio del cittadino europeo e per le generazioni future, allora diciamo “sì” alla Costituzione per l’Europa. Gli europei devono scegliere tra isolamento e paralisi, da un lato, oppure apertura e modernità, dall’altro. La scelta è semplice: per un’Europa libera e responsabile dobbiamo ratificare la Costituzione per l’Europa.

 
  
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  Poignant (PSE).(FR) Signor Presidente, da socialista francese ed europeo, domani voterò con emozione e fierezza a favore della relazione dei nostri due colleghi. Ecco perché voglio fare del mio intervento un tributo ad Altiero Spinelli, l’artefice della prima Costituzione europea in quest’Assemblea eletta a suffragio universale. Non dimentico che era un ex giovane comunista e mi rivolgo ai miei compagni socialisti per incitarli a non tradire le proprie origini. Era un vecchio militante antifascista, un vecchio federalista, e rendo omaggio ai colleghi deputati di questo Parlamento che nella seduta del 14 febbraio 1984 votarono il suo progetto. Poettering e Hänsch votarono a favore, Wurtz votò contro come pure Vergès. Altrettanto faranno questa volta, con lealtà.

Se andate a rileggere il testo che sarà posto in votazione domani, vi accorgerete che riprende molti elementi di quella vecchia proposta. Qualche esempio: l’articolo 3 della relazione Spinelli sancisce il principio della cittadinanza europea, l’articolo 4 il rispetto dei diritti fondamentali, l’articolo 6 la personalità giuridica, l’articolo 9 la piena occupazione come obiettivo dell’Unione, l’articolo 34 parla di leggi europee, l’articolo 44 di sanzioni. La Parte quarta corrisponde alla Parte terza della Costituzione di oggi, l’articolo 82 prevede la ratifica, e potrei continuare.

Intendo dire che il voto di domani s’iscrive in questa lunga storia, e che questa Costituzione non è piovuta dal cielo, ma s’inserisce in un grande movimento storico. L’inizio è stato, oltre cinquant’anni fa, il carbone, divenuto minerale della riconciliazione. La moneta unica, l’euro, che ha più di dieci anni, è stata la moneta della riunificazione tedesca. Allora facciamo di questa Costituzione una mano tesa ai popoli che si sono uniti a noi ora che è finita la buia notte del totalitarismo.

 
  
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  De Sarnez (ALDE).(FR) Signor Presidente, l’attualità ci dimostra tutti i giorni che abbiamo più che mai bisogno dell’Europa. Abbiamo bisogno dell’Europa per proteggerci, per avviare e sostenere un modello sociale originale. Abbiamo bisogno dell’Europa per generare la crescita, per coordinare le nostre politiche economiche e per lottare contro la disoccupazione. Abbiamo bisogno dell’Europa per mettere a punto una vera politica della ricerca e dello sviluppo al pari degli Stati Uniti. Abbiamo bisogno dell’Europa per tutelare e preservare il nostro ambiente e, infine, abbiamo bisogno di un’Europa che conti nel mondo, con una difesa europea, militare e civile, e un’autentica politica estera. L’equilibrio mondiale risentirà dell’esistenza o meno dell’Europa.

Per rispondere a quest’immensa attesa occorrono Istituzioni più efficienti, più trasparenti e più democratiche, che si allontanino da un modello di funzionamento troppo spesso intergovernativo, dove le decisioni si adottano sempre senza la partecipazione dei cittadini. Ci vogliono Istituzioni che favoriscano il processo decisionale comunitario, perché è l’unico autenticamente democratico. Ci servono ancora delle Istituzioni forti, che permettano di avanzare verso un’Europa più integrata, nonostante la timidezza dei capi di Stato e di governo.

Tali sono i motivi per cui sosteniamo, da un lato, questa relazione pregevole e ben scritta e, dall’altro, il progetto di Costituzione. Anche se non si spinge fino a dove avremmo voluto, la Costituzione è un passo simbolico e importante verso un’Europa più unita, più forte e più democratica: lo dobbiamo ai nostri cittadini.

 
  
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  Joan i Marí (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, per la sinistra repubblicana catalana (Esquerra Republicana de Catalunya) e per gli altri partiti della nostra coalizione europea, ad esempio dei Paesi Baschi, di Andalusia e Aragona, questo non è un buon Trattato costituzionale. Esso non accoglie il nostro desiderio di un allargamento interno. Le nazioni senza Stato non otterranno alcun riconoscimento in questo Trattato. Avremmo accettato il Trattato se soltanto avesse incluso un piccolo passo avanti: lo status di lingua ufficiale per il catalano.

Oggi, in Parlamento, circa il 2 per cento dei deputati non può parlare la propria lingua madre. Di questo 2 per cento la grande maggioranza è di lingua catalana. Sono il quarto deputato di lingua catalana – dopo il Presidente Borrell, gli onorevoli Guardans Cambó e Hammerstein Mintz – ad intervenire in Aula questa mattina in una lingua che non è la nostra – et c'est la réalité, Madame Grossetête! [è la verità, onorevole Grossetête!]

Respingiamo questo Trattato costituzionale perché vogliamo essere direttamente coinvolti in Europa e vogliamo un’Europa più forte, più unita e coesa, costruita sulla sua diversità: tutto il contrario di uno Stato nazione fondato sul modello francese e contrario al plurilinguismo, alla diversità e all’esistenza di più nazionalità.

Gli Stati nazione che funzionano non sono una buona base per la costruzione dell’Europa. L’Europa dovrebbe essere costruita sulla base della diversità nazionale che comprende le nazioni senza Stato, gli Stati nazione e le regioni a statuto speciale, allo scopo di creare una nuova cittadinanza europea.

 
  
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  Bertinotti (GUE/NGL). – Signor Presidente, il primo compito di un Parlamento è quello di rappresentare il popolo. Il nostro dovere sul Trattato costituzionale deve essere in primo luogo quello di misurare la distanza dei popoli europei da questo Trattato: senza popolo non c’è Costituzione.

Al deficit democratico nella costruzione del Trattato si aggiunge ora la mancanza di democrazia nel suo varo: se non con un referendum di tutti i cittadini europei, si poteva almeno fare tenendo un referendum nello stesso giorno in tutti i paesi dell’Unione. Invece si procede in ordine sparso, con i cittadini lontani dal Trattato oggi come ieri. L’Europa rischia la parabola dei titoli di una famosa trilogia di Italo Calvino, un grande intellettuale europeo: da Barone Rampante a Visconte Dimezzato a Cavaliere Inesistente.

Nel Trattato non c’è popolo né spirito costituente, manca un’idea di sé nel mondo e nel proprio tempo. Tutto ciò è molto grave, in un tempo inquietante in cui la guerra e il terrorismo sono diventati la parte prevalente della politica, in cui le catastrofi naturali come quella del sud-est asiatico parlano delle ingiustizie sociali, delle povertà intollerabili di questo mondo. L’Europa nella globalizzazione rischia il declino, vive un malessere legato alla crisi della coesione sociale al suo interno, mentre la precarietà diventa la cifra sociale del nostro tempo.

Questo Trattato rappresenta le dimissioni della politica di fronte a tutto ciò: una Costituzione muta. In essa la pace è una pallida aspirazione, non il ripudio della guerra, in essa i diritti delle persone, donne e uomini, lavoratori e migranti, sono una variabile dipendente dalla parità di bilancio, dalla stabilità monetaria. La democrazia è un optional. Il Trattato costituzionale non prevede diritti, se non quelli del mercato, non propone riforme, non ha futuro e fissa invece l’Europa nella crisi odierna.

Non è solo insufficiente, è una direzione del tutto sbagliata. Per questo il Partito della Sinistra Europea si dichiara contrario a questo trattato e svilupperà in tutti i paesi una campagna contro di esso. Bisogna liberarci da questo ingombro per costruire l’Europa del futuro.

 
  
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  Belder (IND/DEM).(NL) Signor Presidente, oggi il Parlamento europeo discute di un Trattato che, nella natura e nel contenuto, è una Costituzione, o per lo meno, questo affermano i relatori. La loro relazione muove come punto di partenza dall’apparente opposizione tra Consiglio e Stati membri, da un lato, e Parlamento e cittadini, dall’altro. In tal modo i relatori trascurano che le Istituzioni europee devono la propria esistenza al trasferimento volontario di poteri dagli Stati membri. Inoltre i cittadini continuano a identificarsi essenzialmente con il loro Stato. Un’identità europea imposta dall’alto, con il suo simbolismo, non cambierà affatto questo stato di cose. Il Trattato attribuisce all’Unione europea le caratteristiche di uno Stato. Una sfortunata illustrazione di questo fatto è il ministro degli Affari esteri, una figura rappresentativa comune che deve occultare la mancanza di una politica comune, ed è altrettanto infelice che questa persona diventi a sua volta un’Istituzione. I relatori devono riconoscere che la sua duplice responsabilità, nei confronti del Consiglio e della Commissione, crea confusione e getta il germe di potenziali conflitti di lealtà. Non posso descrivere questo Trattato altrimenti che come un impetuoso salto nel buio.

(Applausi)

 
  
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  Pavilionis (UEN).(LT) Signor Presidente, in quanto lituano dovrei essere orgoglioso che il Parlamento del mio paese sia stato il primo a ratificare la Costituzione europea. Tuttavia, la maggioranza dei cittadini lituani non l’ha né vista, né letta, né discussa. Non è nemmeno stata oggetto di dibattito in seno al parlamento lituano. D’altro canto, sono sicuro che questa Costituzione sostanzialmente tuteli gli interessi della mia nazione e del mio Stato.

Tuttavia, vorrei cogliere l’opportunità per attirare la vostra attenzione sulla Parte I, articolo I-8 della Costituzione, che prescrive che il termine “euro” – che designa la moneta comune dell’Unione europea – sia utilizzato nello stesso modo in tutte le lingue dell’Unione europea. Ciò è contrario al principio fondamentale della Costituzione e della creazione della stessa Unione europea: il rispetto per le culture e le lingue nazionali. A norma di tale articolo, che si fonda sul regolamento del Consiglio n. 974/98 del 1998, si produrrebbe un intervento senza precedenti nei sistemi grammaticali che si sono venuti formando lungo migliaia di secoli e in relazioni semantiche che non si esprimono nell’ordine delle parole, né nelle parole che hanno una sola flessione, bensì nella declinazione delle parole, per le lingue di sette nuovi paesi dell’Unione europea, tra cui il lituano. Il regolamento citato, annunciato sei anni or sono, prima dell’adesione dei nuovi paesi all’Unione europea, non consente di declinare la parola “euro”. Tale divieto contravviene all’articolo 314 del Trattato che istituisce la Comunità europea e all’articolo 53 del Trattato sull’Unione europea, sull’eguaglianza tra le lingue ufficiali dell’Unione europea, come pure all’articolo 5 del Trattato che istituisce la Comunità europea, sulla sussidiarietà, e all’articolo 151, sui limiti delle politiche culturali.

Ho chiesto alla Commissione e al Consiglio perché non si sia tenuto conto di tali circostanze e quattro mesi più tardi il Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Almunia, mi ha risposto che il termine euro, non declinabile, è utilizzato nella Costituzione perché così è stabilito nel regolamento del Consiglio. Si torna alla casella di partenza e rimane la mancanza di rispetto per le lingue nazionali. Se nella Costituzione permane tale divieto, nella versione lituana e in tutta la legislazione avremo un’abbondanza, non soltanto di errori grammaticali, ma anche di affermazioni assurde. Spero che il Parlamento tenga conto di tali argomentazioni. Vi ringrazio per l’attenzione.

 
  
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  Le Pen, Jean-Marie (NI).(FR) Signor Presidente, la Costituzione è l’atto fondatore di uno Stato ed è con piena cognizione di causa che questo termine è stato scelto, così come si è deciso di attribuire all’Unione europea una bandiera, un inno, una moneta e una Festa nazionale. Nonostante le vostre patetiche smentite, la Costituzione europea è dunque, al di là di ogni dubbio, l’atto fondatore di un superstato europeo che segna la morte delle nostre nazioni, sovente millenarie, la loro trasformazione in altrettante province senza potere, in questo Stato burocratico onnipotente e accentrato.

So che accusate a cuor leggero di menzogna, di mediocrità, addirittura di stupidità, quanti non condividono il vostro cieco credo nei benefici dell’Europa di Bruxelles. E’ una tattica di comodo, che vi risparmia di dare spiegazioni e vi consente di attenervi alle affermazioni perentorie dei pochi illuminati che sanno, o credono di sapere, cosa è bene per le masse che reputano incolte. Il timore che ispira alla maggior parte di voi l’organizzazione dei referendum sulla Costituzione è rivelatore del disprezzo che nutrite per i cittadini.

Di quali benefici stiamo parlando, allora? Ho visto con i miei occhi la conseguenza diretta delle politiche europee, è cioè la rovina della nostra agricoltura e delle nostre economie, le rilocalizzazioni, la deindustrializzazione, la disoccupazione endemica e la povertà, la disintegrazione dei nostri sistemi di protezione sociale, l’apertura delle nostre frontiere all’immigrazione massiccia, al terrorismo, alla criminalità internazionale. E’ vero, l’Europa di Bruxelles non è la sola responsabile, non avrebbe potuto creare o aggravare tali fenomeni se non con la complicità dei governi, di tutti i colori politici, che hanno deciso di sacrificare l’indipendenza dei loro paesi e la libertà dei loro cittadini al Levitano di Bruxelles.

La Costituzione europea apporrà gli ultimi ritocchi a quest’edificio mostruoso, iniziato oltre quarant’anni fa. Questo è ciò che voi desiderate, noi invece siamo contrari, perché l’Europa e gli Europei meritano di meglio di questo superstato senza anima. Noi rifiutiamo la Costituzione nel nome della libertà, dell’indipendenza e della sovranità, che appartiene soltanto ai popoli ed è inalienabile, nel nome del diritto all’autodeterminazione di questi stessi popoli. I deputati di questo Parlamento hanno tradito la propria patria. La loro colpa è sotto gli occhi di tutti. Saranno maledetti dalla storia e dalle generazioni a venire.

 
  
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  Tajani (PPE-DE). – Signor Presidente, commetteremmo un grave errore se considerassimo l’Unione una semplice entità economica o un grande territorio di libero scambio, oppure ancora una sorta di Superstato che sostituisce gli Stati nazionali. L’Europa è soprattutto un grande ideale ed era un ideale per i padri fondatori De Gasperi ed Adenauer, da Schuman a Spinelli, da Martino a Helmut Kohl. L’Europa è la nostra storia, è la sintesi delle nostre culture e delle nostre lingue, è la nostra identità, è il nostro futuro. E’ l’Europa dei valori, della centralità della persona, della libertà, della solidarietà e della sussidiarietà.

Non possiamo pensare ad un’Unione chiusa in angusti confini, non possiamo pensare che l’Europa sia una macchina – sia pure efficiente – governata da una burocrazia che si occupa di tutto e del contrario di tutto. L’Europa, proprio in base al principio di sussidiarietà, deve invece risolvere i grandi problemi dei cittadini che le altre istituzioni non sono in grado di affrontare.

Ma la Costituzione interpreta questi valori? La risposta è sostanzialmente positiva, anche se non si può nascondere il profondo rammarico per il mancato riferimento alle radici giudaico-cristiane dell’Unione. Tale riferimento avrebbe rappresentato non una scelta confessionale, ma l’identificazione delle nostre innegabili radici storiche.

La decisione di firmare a Roma la Costituzione, rappresenta per il nostro Paese un importante riconoscimento del lavoro svolto durante il semestre a guida italiana. Una legge fondamentale per essere efficace ha bisogno di afflato vitale, serve, insomma darle attuazione concreta, riempirla di forza politica. Ecco perché l’Europa, attraverso la Costituzione, dovrà davvero trovare una voce unica in politica estera, dovrà conquistarsi un seggio nel nuovo Consiglio di sicurezza dell’ONU, dovrà essere esportatrice di pace e non di interessi particolari nell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente. Il mondo della globalizzazione ha bisogno di questa Europa, dell’Europa della solidarietà e della sussidiarietà, della difesa dei diritti umani; l’Europa politica dei cittadini che questo Parlamento ben rappresenta.

(Applausi)

 
  
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  Grabowska, Genowefa (PSE).(PL) La ringrazio, signor Presidente. Non può esservi dubbio che l’Europa, gli Stati membri e soprattutto i cittadini europei abbiano bisogno di una Costituzione europea. L’attuale quadro dei Trattati è troppo limitato per un’Europa in via di ampliamento. Quello che andava bene per 15 Stati membri non va più bene per 25. Dopo tutto, come si fa a vestire un venticinquenne cresciuto con gli stessi vestiti che indossava quando aveva 15 anni? Bisognerebbe comprargliene di nuovi. Lo stesso vale per l’Europa e per l’Unione europea allargata, che devono dunque disporre di un quadro giuridico e organizzativo commisurato alle proprie dimensioni, intenzioni e ambizioni. La Costituzione europea istituisce tale contesto.

La Costituzione è un buon documento in quanto rappresenta un compromesso. Rende l’Unione europea più a dimensione dei suoi cittadini, più efficiente e migliore, e garantisce un’adeguata considerazione agli individui nonché la salvaguardia della democrazia e della sicurezza. La Costituzione offre inoltre un livello elevato di protezione dei diritti personali dei cittadini, garantisce loro un migliore accesso alle questioni di tutta l’Unione e un’influenza sulle capacità legislative dell’Unione. I cittadini dell’Unione ne sono consapevoli ed è per questo motivo che sostengono così numerosi la Costituzione europea, anche se non sono completamente addentro a tutti i suoi dettagli. Questo è il caso del mio paese, la Polonia. Sono orgogliosa di affermare che il 73 per cento dei polacchi è favorevole alla Costituzione europea, nonostante le riserve precedentemente espresse dal mio governo riguardo al progetto di Trattato e nonostante la campagna condotta contro la Costituzione nel mio paese.

E’ ormai evidente che è un errore sfruttare la Costituzione ai fini di vertenze politiche interne. Nessun partito politico ha il diritto di invitare a respingere la Costituzione, anche se è all’opposizione. I referendum sulla Costituzione dovrebbero riguardare il suo contenuto e non tramutarsi in plebisciti antigovernativi. I cittadini dell’Unione europea ne sono consapevoli e per questo motivo sanno meglio dei politici che cosa è bene per loro. Essi condividono l’opinione secondo cui chi è a favore dell’Europa è a favore della Costituzione europea. Dovremmo prestare loro ascolto.

 
  
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  Koch-Mehrin (ALDE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Costituzione europea, il Trattato costituzionale europeo, è migliore di ogni altra base giuridica precedente dell’Unione europea. Si tratta di un buon compromesso, di un compromesso accettabile e quindi il nostro gruppo può dare il proprio assenso.

Innanzi tutto il Trattato costituzionale europeo dovrebbe essere considerato come una grande opportunità per costruire un’identità europea comune. In Europa abbiamo assolutamente bisogno proprio di un senso collettivo, di appartenenza comune, che ci faccia sentire tutti europei e anche tedeschi, abitanti della Vestfalia-Renania settentrionale, o di Colonia, come nel mio caso. Questo Trattato costituzionale europeo risponde a tale esigenza. In questo testo abbiamo affermato i nostri valori comuni, e così il vecchio continente diventa una sorta di nuovo mondo, perché definiamo precisamente cosa ci tiene insieme ,e questo è l’aspetto meraviglioso del Trattato costituzionale.

Affinché nasca questo spirito collettivo, questa identità, è importantissimo che davvero tutti gli europei possano decidere se vogliono questa Costituzione. Per tale motivo ci impegniamo a favore dei referendum in tutti i paesi europei perché, anche se, ora come ora, la maggioranza dei cittadini potrà votare il Trattato costituzionale, non tutti gli europei avranno questa opportunità. Affinché i cittadini europei sappiano, in primo luogo, che esiste una Costituzione e, secondo, dopo averla esaminata, decidano di volerla, è importante che siano chiamati in causa. Ecco perché dovremmo lasciare che votino e che in tutti i paesi si indica un referendum. Purtroppo non sarà possibile organizzare tutte le consultazioni nello stesso giorno, però se i cittadini sono chiamati ad esprimersi, allora la partecipazione, l’identità e il sentimento collettivo aumenteranno.

 
  
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  Onesta (Verts/ALE).(FR) Onorevoli colleghi, v’invito a considerare questo Trattato costituzionale non già come un testo finito, ma in prospettiva. L’idea europea non è mai stata inquadrata rigidamente e non lo sarà oggi nel testo di questo nuovo Trattato. Questa Costituzione è una tappa importante, essenziale, indispensabile, ma non è che una tappa.

Valéry Giscard d’Estaing aveva detto di questo testo che era insperato. Preferisco affermare che è ampiamente perfettibile visto che, nonostante i progressi incontestabili, continua a trascinarsi dietro le scorie dei suoi predecessori.

I nostri concittadini sono pronti ad accettare questo testo come un rapporto interlocutorio sulla loro storia comune, ma non hanno voglia di essere presi in ostaggio per decenni, rinviando ad un futuro indefinito qualunque cambiamento rispetto al compromesso europeo siglato all’inizio del XXI secolo. In questo contesto s’inserisce e ha senso l’emendamento n. 17 che ho presentato a nome del mio gruppo e che è stato firmato da tantissimi altri colleghi. Tramite quest’emendamento chiarissimo e brevissimo il nostro Parlamento, e cito: “dichiara la sua volontà di avvalersi del nuovo diritto di iniziativa che la Costituzione gli conferirà per proporre modifiche volte a migliorarla”.

Ringrazio i due correlatori, Richard Corbett e Iñigo Méndez de Vigo, per aver sostenuto questo emendamento, poiché grazie ad esso la nostra Assemblea indica di essere attenta ai progressi sociali e democratici che i nostri concittadini attendono, pur rimanendo ancora e sempre la forza trainante dell’evoluzione europea. Se la Costituzione fosse un testo scolpito nella pietra, rischierebbe di essere immutabile e, non me ne voglia Giscard d’Estaing, se il Trattato costituzionale dovesse essere inciso nel marmo non sarebbe il marmo della statua equestre del Presidente della Convenzione, ma forse quello della pietra tombale del progetto europeo.

Il gruppo Verde/Alleanza libera europea rinnova dunque l’invito ad abbracciare un’Europa che vada avanti, perché il processo costituzionale è soltanto agli inizi e giustamente è la sua gioventù che lo rende forte e interessante.

 
  
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  Ransdorf (GUE/NGL). (CS) Ho scritto un libro sull’emergere della teoria dei diritti umani e sulla Costituzione americana, quindi apprezzo gli aspetti positivi di questo documento. Non comprendo, invece, perché il Parlamento europeo voglia condannarsi di sua sponte ad una posizione di secondo rango sostenendo questo documento.

L’articolo III-330, paragrafo 2, recita: “Una legge europea del Parlamento europeo fissa lo statuto e le condizioni generali per l’esercizio delle funzioni dei suoi membri. Il Parlamento europeo delibera di sua iniziativa, previo parere della Commissione e previa approvazione del Consiglio. Il Consiglio delibera all’unanimità per le norme o condizioni relative al regime fiscale dei membri o ex membri.”

Ciò preserva la supremazia della Commissione, l’esecutivo, che ha più poteri di noi, e anche le ingiuste disparità tra noi, legittimi rappresentanti del popolo europeo. Solo noi abbiamo la vera legittimità, mentre tutti gli altri organi europei sono derivati, e quindi sono convinto che questa norma debba essere omessa. Anche se il Commissario Wallström ha appena assicurato che avremmo più democrazia, non penso che quello che vogliamo sia più democrazia, bensì semplicemente la democrazia.

 
  
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  Karatzaferis (IND/DEM).(EL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, se sottoponessimo la Costituzione, o come alla fine l’avete chiamata, ad un vignettista di uno qualunque dei paesi europei che rispetta i principi della democrazia, della sovranità nazionale e i valori dell’eredità storica e culturale, la disegnerebbe come un tritatutto da cui vari pezzi di animali diversi, dalle pecore alle mucche, escono sotto forma di carne trita. Le persone però non sono animali ed è un crimine trattarle come carne trita. Il fascismo lo ha fatto con le armi e alcuni sembrano invidiare le sue intenzioni e a 65 anni di distanza, per lo stesso scopo, si utilizzano altre armi, come il denaro e la propaganda. Pertanto diciamo “no” all’inscatolamento dei popoli europei, alla legge della giungla che strangola il debole, all’imposizione di approcci e individui subdoli, e al tentativo di trasformare i cittadini in docili robot nelle mani delle multinazionali e delle banche. Siamo a favore del diritto all’opinione e al dissenso, di un’Europa di nazioni sovrane, della cristianità e dei diritti umani, dell’orgoglio e della dignità dei popoli. “Ti riconosco dalla lama tagliente della tua spada. Ti riconosco dallo sguardo che misura con forza la terra.” E la forza imposta allo spirito è peggiore della forza imposta al corpo. C’è ancora tempo per resistere. Abbiamo tempo per ribaltare la globalizzazione e il nuovo ordine delle cose. “Alors enfants de la liberté”[Orsù figli della libertà].

 
  
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  Camre (UEN).(DA) Signor Presidente, le Comunità europee, fin da quando i primi sei paesi unirono le proprie forze, hanno sviluppato una forma di cooperazione, che non è perfetta, ma che in ogni modo è una cooperazione tra paesi equivalenti, i cui governi hanno l’ultima parola sulla partecipazione dello Stato a tale cooperazione. Inoltre, i sostenitori di questa Costituzione oggi non hanno nascosto che l’Europa deve essere guidata non già dai governi dei paesi, bensì da una Commissione forte, che abbia la sua legittimità parlamentare nell’elezione diretta da parte del Parlamento europeo.

Il mio partito ed io confutiamo la logica e la fondatezza di questa costruzione. La Costituzione toglie ai paesi la propria autonomia a vantaggio di un regime imperscrutabile che, in troppi casi, persegue obiettivi che non beneficiano del sostegno popolare. Nel documento costituzionale più antico del mio paese, il “Codice dello Jutland” del 1241, si afferma, e cito: “La legge deve essere onesta e giusta, tollerante con le tradizioni del paese, adeguata e utile e chiara, di modo che tutti possano conoscere e comprendere cosa afferma la legge”. Della Costituzione in discussione oggi si può affermare che non è onesta in merito alle intenzioni che persegue, che è giusta soltanto agli occhi di chi vuole accumulare potere su tutta l’Europa, che non è tollerante con la maggioranza degli europei, perché risponde soltanto alle tradizioni di pochi paesi, che non è utile per la libera cooperazione e che non è chiara, perché nessuno può conoscerla e comprendere cosa afferma.

Questo progetto di Costituzione deve essere bocciato, altrimenti l’Unione diventerà un regime di grandi potenze che danneggerà tutta l’Unione europea. Raccomando la proposta alternativa della minoranza. L’Europa merita di meglio.

 
  
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  Baco (NI).(SK) Onorevoli colleghi, mi sia consentito usare il mio tempo di parola per spiegare un emendamento supplementare, per divagare un po’ dallo spirito della discussione precedente. L’emendamento cui mi riferisco, il n. 10, corregge una delle discrepanze introdotte dalla Costituzione, discrepanze di cui oggi si è tanto parlato. Infatti, il testo della politica agricola nella Costituzione è antiquato, è vecchio di cinquant’anni. L’obiettivo legittimo della politica agricola di mezzo secolo fa era produrre alimenti a sufficienza.

Oggi la situazione è ribaltata: l’Europa ha il problema di smaltire le sue eccedenze. La commissione per l’agricoltura del Parlamento europeo, nel suo parere sulla Costituzione, ha anche fatto riferimento al conflitto diretto tra gli obiettivi originari della politica agricola comune e la Costituzione. D’altro canto, la maggiore competitività è un obiettivo prioritario per tutte le riforme realizzate e in fase di realizzazione nella politica agricola comune – ma questo aspetto non è incluso nella Costituzione. La proposta di emendamento corregge quest’errore. Sarebbe altresì auspicabile che il Parlamento europeo adottasse questo emendamento perché, nella risoluzione del Parlamento europeo, questo è l’unico riferimento alla politica comune più importante: quella agricola.

 
  
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  Szájer (PPE-DE).(HU) Il tema in discussione, la Costituzione, potrebbe essere la prima creazione congiunta dell’Europa riunita. Anche gli Stati membri possono rivendicarne la paternità in quanto noi, il sottoscritto incluso, abbiamo partecipato per un anno e mezzo alla stesura della Costituzione in sede di Convenzione. Forse non è un caso che due nuovi Stati membri, Lituania e Ungheria, siano stati i primi a ratificare la Costituzione. Il Parlamento ungherese ha addirittura proposto un emendamento che include i diritti delle minoranze tra i principi fondamentali della Costituzione. Si tratta di un principio basilare importante, perché l’Europa è fatta anche di minoranze e ognuno è una minoranza in Europa. Al contempo, è importante che i diritti delle minoranze siano esercitati collettivamente e mutuamente e che anche la Costituzione lo consenta. Pertanto siamo molto lieti.

Tuttavia, trovo un po’ inquietante che molti in questo Parlamento europeo e anche nell’opinione pubblica europea abbiano percepito come un’offesa il riconoscimento storico che la cristianità ha contribuito a costruire un’Europa comune, l’Europa di oggi. Non era affatto un tentativo di fare lo sgambetto all’Europa secolare, ma ritenevamo utile che, accanto al riferimento all’eredità dell’umanesimo, dell’illuminismo e di altri valori europei comuni, il preambolo riconoscesse il contributo della cristianità a quest’Europa unita e il suo ruolo nell’aver reso possibile la nostra presenza qui oggi. Tuttavia sono lieto che la Costituzione consenta un dialogo istituzionale tra le Chiese e l’Unione europea, un aspetto molto importante per le Chiese. Quest’affermazione rimane vera, nonostante molti non apprezzino l’idea.

 
  
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  Tabajdi (PSE).(HU) In qualità di capo della delegazione socialista ungherese e presidente dell’intergruppo per le minoranze nazionali storiche, le lingue regionali e le regioni costituzionali, accolgo con favore il Trattato costituzionale, che riveste un’importanza storica da molti punti di vista. Decisamente ricopre tale ruolo per le minoranze nazionali, in quanto per la prima volta nella storia dell’Unione i diritti delle minoranze nazionali diventano parte dell’acquis comunitario. Alla fine si potrà finalmente stabilire un sistema operativo che tuteli i diritti delle minoranze nell’Unione europea. In quanto socialista ungherese sono particolarmente fiero che sia il mio governo ad aver proposto la sezione relativa ai gruppi minoritari.

Milioni di cittadini appartenenti a gruppi minoritari nazionali celebreranno l’entrata in vigore del Trattato costituzionale. Rappresento un paese in cui il 10 per cento della popolazione è costituito da minoranze e, dal punto di vista culturale, un terzo di queste persone vive al di fuori delle proprie frontiere nazionali. In qualità di parlamentare europeo avevo il diritto di affermare nel dibattito sulla ratifica al Parlamento ungherese che nessun paese, Ungheria inclusa, deve avere due Costituzioni. In materia di diritti delle minoranze, la Costituzione ungherese è assai più generosa del Trattato costituzionale europeo, in quanto include i diritti collettivi, riconosce le minoranze nazionali come elementi decisionali nella legislazione e, oltre alla parità di trattamento, sottolinea l’importanza del trattamento favorevole, della discriminazione positiva e consente alle minoranze di creare proprie istituzioni di autogoverno a tutti i livelli.

 
  
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  Maaten (ALDE).(NL) Signor Presidente, al Trattato costituzionale si possono muovere tante critiche e, sebbene il testo costituisca un miglioramento rispetto a quello attualmente in vigore, rimane l’interrogativo se sia un testo sufficientemente buono. A mio avviso in alcuni settori si è persa qualche occasione.

Pensiamo ad esempio all’elezione del Presidente della Commissione europea. A mio parere, l’opinione pubblica europea dovrebbe essere interpellata in un’elezione, o almeno dovrebbe esprimersi il Parlamento europeo. Questo afferma, infatti, la nuova Costituzione, ma nella prima fase ci sarà un unico candidato e non diversi, quindi non ci sarà una vera scelta.

Lo stesso si applica alla codecisione: un fantastico modello europeo, una vasta maggioranza di persone e una maggioranza politica dovrebbero valere su tutta la linea. Sebbene questo sia il disposto della Costituzione, adesso si farà pochissimo per metterlo in pratica. Ne consegue che rimane un margine per creare molta più efficienza e democrazia. Quanto alla ratifica della Costituzione, certamente nei paesi nei quali si terrà un referendum il dibattito non verterà, però, sulle sottigliezze e sulle differenze tra situazione vecchia e situazione nuova. Questo è un dibattito riservato agli addetti ai lavori come noi. Il Trattato non riguarda tanto queste innovazioni, bensì è un testo complessivo. Voteremo un testo che riprende quanto abbiamo costruito in cinquant’anni d’Europa – cinquant’anni di pace, sicurezza, libera circolazione delle persone, dei beni, dei servizi e dei capitali. Se considero le opportunità e le sfide che gli olandesi, insieme a tutti gli europei, possono cogliere in questa grande Unione, non nutro alcun dubbio e voto a favore.

Tra qualche mese nei Paesi Bassi si terrà un referendum. Fin d’ora sono contrario all’argomentazione secondo cui, a causa del nuovo Trattato costituzionale, l’imminente adesione della Turchia farebbe cadere più o meno nel dimenticatoio dell’Unione europea i piccoli Stati membri, come i Paesi Bassi. Una simile affermazione equivale all’istigazione alla rissa politica, perché la decisione sulla Turchia è a sé stante e, secondo me, l’opinione pubblica dovrebbe esprimersi al riguardo a tempo debito in un referendum. Comunque sia, detta argomentazione è segno di miopia. Nell’attuale caos istituzionale in Europa di fatto i grandi Stati membri esercitano un’influenza smisurata, mentre gli Stati membri più piccoli beneficiano dell’ordine costituito. Sono a favore di una governance corretta e democratica e contro il caos.

Durante l’imminente referendum, i liberali olandesi manifesteranno attivamente a favore del nuovo Trattato costituzionale dell’Unione.

 
  
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  Schlyter (Verts/ALE).(SV) Signor Presidente, la peggiore frase nella Costituzione, che è in contraddizione con l’idea fondamentale della Comunità del carbone e dell’acciaio, recita “Gli Stati membri s’impegnano a migliorare progressivamente le loro capacità militari”. Se l’obiettivo fosse stato soltanto ridurre il bilancio della difesa aumentando l’efficienza, l’affermazione sarebbe stata espressa in questi termini. Invece, l’obiettivo chiaro è aumentare la forza di attacco militare dell’Unione.

Dal disarmo ci stiamo incamminando verso il riarmo. Se combiniamo quest’aspetto con la frase “nelle relazioni con il resto del mondo, l’Unione afferma e promuove i suoi valori e interessi”, vediamo un ritorno a una politica coloniale vecchia di 500 anni. Ciò potrebbe causare preoccupazione nel mondo, che certamente ricorda l’ultima volta che abbiamo voluto diffondere la nostra civiltà con l’aiuto dell’esercito. Forse potrà creare la pace tra noi, ma nel mondo susciterà ansia.

Questo non è un documento per il futuro. E’ un ritorno all’imperialismo e al colonialismo vecchio stampo e io lo respingo.

 
  
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  Seppänen (GUE/NGL).(FI) Signor Presidente, sono favorevole alla bocciatura della Costituzione, come tutto il mio gruppo. Allo stesso tempo vorrei ricordare a tutti che il Parlamento europeo non ha competenze in materia. Questa discussione e la relazione d’iniziativa della commissione che deve essere approvata, su cui la discussione si basa, non hanno né fondamento né valore, giuridicamente parlando.

Un motivo per cui la Costituzione dovrebbe essere respinta è che essa equivale ad una militarizzazione dell’Unione europea. Ai sensi della Costituzione, gli Stati membri devono addirittura concordare di aumentare la propria spesa militare. Ha davvero dell’incredibile che vi sia una norma su tale materia nella Costituzione dell’Unione. I governi degli Stati membri si comportano come se la Costituzione fosse già in vigore. Si è deciso di organizzare 13 gruppi da combattimento e di equipaggiarli come se si trattasse di reparti d’assalto. Di fatto lo sono, in quanto l’intenzione è utilizzarli per compiere operazioni militari illegittime, semplicemente perché l’Unione europea decide in tal senso. In sede di Convenzione non abbiamo approvato una mozione che chiedeva che la Costituzione affermasse che le operazioni al di fuori delle frontiere dell’Unione devono sempre essere legittime – in altri termini, devono sempre essere autorizzate da un mandato delle Nazioni Unite.

La Costituzione dovrebbe essere respinta, ma lasciamo che siano i popoli a farlo. Infatti basterà il popolo di un’unica nazione.

 
  
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  Železný (IND/DEM).(CS) Signor Presidente, è la prima volta che in quest’Aula sono stati presenti deputati che portano con sé l’esperienza di un cinquantennio di vita sotto il totalitarismo. Quest’oggi, sebbene stiamo discutendo del progetto di Costituzione europea, ogni tanto ho la sensazione di essere tornato indietro nel tempo. Un raduno di persone non elette, noto come Convenzione, ha elaborato un documento affrettato. In modo simile, una volta, una potente élite adottava le decisioni nel mio paese e poi emanava le proprie risoluzioni come qualcosa di inevitabile e predestinato.

Oggi ci sentiamo dire che la bocciatura della Costituzione causerebbe una catastrofe di proporzioni cosmiche. La vita, alla fine, ha dimostrato che non si è verificata nessuna catastrofe e lo stesso vale ora. E’ stata messa a punto una struttura ibrida che miscela principi costituzionali e politiche pratiche, spalancando le porte all’interpretazione da parte di funzionari europei che non possono essere controllati. Anche in questo caso vedo un parallelismo, perché anche noi abbiamo avuto dei documenti che trasferivano le decisioni dal nostro paese ad altri senza autorizzazione.

Siamo seduti oggi in un’Aula adornata di stendardi cerimoniali sulla Costituzione. In occasioni simili anche noi issavamo stendardi e ascoltavamo rumorose bande di ottoni, così che l’essenza del documento approvato venisse eclissata dall’euforia.

Non abbiamo bisogno di una Costituzione europea, e sicuramente non ci serve questo documento incoerente su cui dobbiamo esprimere il nostro voto. Nemmeno abbiamo bisogno di spendere le risorse dell’Unione per celebrazioni spettacolari. Sarebbe meglio inviare i fondi allo Sri Lanka.

 
  
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  Battilocchio (NI). – Signor Presidente, parlo a nome del nuovo PSI. Non possiamo che salutare con soddisfazione la nuova Costituzione europea. Sempre di più gli Stati membri cedono parte della loro sovranità a favore e a vantaggio di un’ambiziosa idea globale, che vede 25 entità condividere fianco a fianco un percorso comune.

Sono passati 21 anni da quando quest’Aula, a larga maggioranza, approvò il progetto di riforma dell’Unione europea redatto dal deputato italiano Altiero Spinelli. Un disegno complessivo ed audace, che chiaramente tendeva a creare una Comunità maggiormente integrata. Da allora, passo dopo passo, le nazioni del vecchio continente hanno continuato ad incrementare e potenziare le ragioni di unità in un quadro internazionale che ha subito modificazioni e cambiamenti notevoli.

La Costituzione, firmata il 29 ottobre a Roma, proprio come nel 1957, rappresenta un punto di arrivo basilare in questo contesto. Mezzo secolo dopo, la strada dell’Europa ripassa là dove tutto era cominciato: una nuova, entusiasmante, sfida che coinvolge tutti noi per creare e costruire l’Europa del domani.

 
  
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  Dehaene (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, in qualità di vicepresidente della Convenzione, non posso che rallegrarmi per la possibilità che domani il Parlamento europeo, con una schiacciante maggioranza, si dichiari favorevole alla Costituzione. Anche se il Parlamento europeo non ha bisogno, per un po’ di tempo, di esprimere formalmente il proprio parere, questa posizione basata sull’eccellente relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo, dal mio punto di vista, lancia un forte messaggio all’Europa.

In sede di Convenzione abbiamo davvero cercato di offrire una risposta alle sfide poste dinanzi all’Europa, segnatamente l’allargamento e la globalizzazione, e la Costituzione in esame non avrebbe assunto le sue attuali proporzioni senza l’importante contributo del Parlamento europeo. Credo che la Costituzione, sebbene sia un compromesso, in termini di qualità, costituisca un notevole passo avanti. La Costituzione offre il quadro istituzionale di cui l’Europa ha bisogno. Infatti è impossibile che l’Europa continui a lavorare con le stesse Istituzioni e le medesime regole come quando gli Stati membri erano quindici.

Allo stesso tempo, penso che la dimensione autentica della Costituzione, nonostante il primo passo sia stato compiuto a Maastricht, risieda nel fatto che solo ora stiamo davvero diventando, da comunità economica, un’unione politica: la fine dei pilastri, la comunitarizzazione del terzo pilastro nell’area della libertà e della giustizia e soprattutto una politica estera molto più articolata, che consente all’Europa di parlare con una sola voce in questo mondo globalizzato.

Anche se spero che domani una larga maggioranza sostenga la Costituzione, non dimentichiamo che in quest’Aula abbiamo la grande responsabilità di convincere gli Stati membri che l’Europa ne ha bisogno.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – Dichiaro interrotta la sessione, che riprenderà alle 15.00.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. FRIEDRICH
Vicepresidente

 
  
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  Presidente. – Onorevoli colleghi, prima delle due votazioni che avranno luogo oggi alle dodici, vorrei dare per un minuto la parola all’onorevole McMillan-Scott, presidente della delegazione per l’osservazione delle elezioni presidenziali palestinesi e Vicepresidente del Parlamento.

 
  
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  McMillan-Scott (PPE-DE), presidente della delegazione ad hoc per l’osservazione delle elezioni presidenziali palestinesi.(EN) Signor Presidente, siamo tornati tutti sani e salvi dalla Palestina. Vorrei ringraziare i colleghi – eravamo in 28, la più grande delegazione del Parlamento europeo che si sia mai avuta – il vicepresidente, l’onorevole Napoletano, e lo staff che ci ha accompagnati e che ha preparato la missione di osservazione.

Il nostro compito, in qualità di deputati al Parlamento europeo, è pronunciare un giudizio politico informato su queste elezioni cruciali nel corso della tornata di Bruxelles che si terrà questo mese. Pensiamo tuttavia che il popolo palestinese – soprattutto le donne – debbano essere orgogliosi. Nonostante l’occupazione israeliana e l’impossibilità di votare dei residenti a Gerusalemme est e altri, queste elezioni preparano il terreno per le elezioni parlamentari palestinesi di luglio e potrebbero rappresentare un modello per altri attori della regione. Mi auguro che il Parlamento europeo risponda al desiderio di democrazia del mondo arabo nel suo complesso.

(Applausi)

 
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