Indice 
Discussioni
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Martedì 11 gennaio 2005 - Strasburgo Edizione GU
1. Apertura della seduta
 2. Composizione delle commissioni e delle delegazioni: vedasi processo verbale
 3. Presentazione di documenti (cfr. processo verbale)
 4. Discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (comunicazione delle proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale
 5. Costituzione per l’Europa
 6. Turno di votazioni
 7. Dichiarazioni di voto
 8. Correzioni di voto
 9. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
 10. Costituzione per l’Europa (seguito)
 11. Libro verde sull’ammissione ai fini dell’esercizio di un’attività lavorativa
 12. Tempo delle interrogazioni (Commissione)
 13. Ordine del giorno della prossima seduta (vedasi processo verbale)
 14. Chiusura della seduta


  

PRESIDENZA DELL’ON.BORRELL FONTELLES
Presidente

 
1. Apertura della seduta
  

(La seduta inizia alle 9.10)

 

2. Composizione delle commissioni e delle delegazioni: vedasi processo verbale

3. Presentazione di documenti (cfr. processo verbale)

4. Discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (comunicazione delle proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale

5. Costituzione per l’Europa
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0070/2004), presentata dagli onorevoli Richard Corbett e Íñigo Méndez de Vigo a nome della commissione per gli affari costituzionali, sul trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa [2004/2129(INI)].

 
  
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  Corbett (PSE), relatore. – (EN) Signor Presidente, l’allargamento dell’Unione europea implica che dobbiamo ingrandirci, passando dalla guida di un minibus da 15 posti a quella di un autobus di dimensioni normali in grado di ospitare 25 passeggeri, con qualche posto libero perché sia possibile, a tempo debito, caricare nuovi passeggeri. Questo autobus più grande ha bisogno di un motore più potente se non vogliamo rallentare la marcia, un motore che ci permetta di affrontare le dure salite che troveremo sulla nostra strada. Se vogliamo avere un motore più potente, avremo anche ogni tanto bisogno di freni più efficienti – forse un freno di emergenza – nonché di dotazioni di sicurezza migliori, come per esempio una cintura di sicurezza per ogni posto a sedere. Visto che stiamo migliorando l’allestimento, dovremmo anche avere sedili più confortevoli in modo che ogni passeggero si senta comodo e a proprio agio su questo autobus. Allora, visto che ci siamo, perché non dotarci di un sistema di navigazione geosatellitare che ci consenta di conoscere sempre con precisione la nostra posizione rispetto al percorso e di programmare meglio i viaggi che vogliamo intraprendere insieme seguendo l’itinerario migliore e più comodo? Per questo abbiamo bisogno di un nuovo corpo di regole per l’Unione europea: una nuova Costituzione che sostituisca l’attuale ordine costituzionale e gli attuali Trattati che si sovrappongono tra di loro.

In termini concreti, questo implica una serie di miglioramenti che, secondo la commissione per gli affari costituzionali e i vostri relatori, si suddividono in quattro categorie principali. Primo, la Costituzione assicurerà più chiarezza in merito a che cosa è l’Unione, a come funziona e opera. Per quanto riguarda questo primo aspetto, avremo un unico Trattato invece dei numerosi trattati che tra loro in parte coincidono – un unico documento più chiaro che definisce con maggiore precisione gli obiettivi e i valori dell’Unione e le sue competenze, i settori dei quali è responsabile e quelli dei quali non è responsabile, e come lavora, con meno procedure, ma più chiare. Questo aiuterà i cittadini a capire di che cosa si occupa l’Unione. Ci libereremo della distinzione tra “Unione” e “Comunità”, che nessuno, tranne i giuristi, capisce, creando un’unica entità giuridica. In questo modo si chiarirà che non stiamo creando un enorme mostro monolitico – la mitologia del superstato che alcuni sembrano temere. E’ chiaro che non stiamo creando un’Unione centralizzata.

Secondo, renderà più efficiente l’Unione – un’Unione in grado di decidere ed agire con 25 Stati membri. Avremo più votazioni a maggioranza qualificata e più continuità nella Presidenza del Consiglio europeo. Ci sarà un unico ministro degli Esteri che parlerà a nome dell’Unione al mondo esterno, invece di avere la Commissione che interviene su certi temi e l’Alto rappresentante del Consiglio su altri, cosa che ha fatto sì che i paesi terzi in passato non sapessero mai con chi dovevano trattare. Questi posti saranno fusi in un’unica posizione.

Terzo punto, che è a mio avviso il più importante: la Costituzione assicurerà più democrazia e responsabilità nell’Unione. Con la Costituzione, tutta la legislazione sarà prima sottoposta a verifica preliminare da parte dei parlamenti nazionali, e poi al duplice controllo del Consiglio e del Parlamento a livello europeo, in questo modo entrambi dovranno approvare in pratica ogni aspetto della legislazione europea. Francamente, questo rende l’Unione europea la struttura internazionale, o sovranazionale, più democratica del mondo. Confrontate l’Unione europea all’FMI, alla Banca mondiale, all’OMC o a qualsiasi altra struttura internazionale: nessuna di esse ha o avrà questo livello di contributo parlamentare e di verifica parlamentare. Dovremmo essere fieri della democrazia che esiste nel cuore di questa Unione.

La Costituzione rafforzerà in misura significativa questo livello di democrazia estendendo la codecisione, conferendo al Parlamento il diritto di eleggere il Presidente della Commissione e migliorando il controllo parlamentare sulla Commissione e sul cosiddetto sistema della comitatologia per la legislazione secondaria delegata.

Quarto, la Costituzione introduce diritti più ampi per i cittadini attraverso la Carta dei diritti fondamentali, che è stata integrata nella Costituzione. Questo naturalmente vale solo nella sfera di competenza del diritto comunitario, ma è una sfera di competenza significativa, e tutta la legislazione europea dovrà pertanto essere conforme alla Carta.

Tutto questo ci ha portato a concludere che la Costituzione rappresenta, per citare la relazione della commissione, un “chiaro miglioramento”. E’ un chiaro miglioramento rispetto agli attuali Trattati e rispetto all’attuale ordinamento costituzionale. Merita il nostro sostegno. Questi miglioramenti sono dovuti per una parte non trascurabile al contributo del Parlamento europeo alla Convenzione e alla Conferenza intergovernativa. Possiamo essere fieri dei nostri risultati.

E’ un compromesso. Non è un trattato utopico. Ognuno di noi lo avrebbe scritto in modo leggermente diverso se avesse avuto carta bianca per farlo, ma come pacchetto di compromesso rappresenta un netto miglioramento. Sono certo che domani il Parlamento appoggerà la relazione a stragrande maggioranza. Questo Parlamento, eletto dai cittadini di tutta Europa, in cui sono presenti partiti che rappresentano tutto lo spettro politico, da sinistra a destra, partiti al governo e partiti all’opposizione, lancerà un segnale forte, se domani appoggerà la Costituzione a stragrande maggioranza. E sono certo che lo farà.

(Applausi)

 
  
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  Méndez de Vigo (PPE-DE), relatore. – (ES) Signor Presidente, quando in occasione dell’ultima seduta plenaria dell’ultima legislatura ho avuto l’onore di intervenire a nome del mio gruppo nel corso di un evento organizzato da questo Parlamento per rendere omaggio a Monnet, Schuman e Spinelli, mi ero chiesto che cosa avrebbero pensato i padri fondatori, i visionari dell’Europa, del livello di integrazione europea che abbiamo raggiunto e che cosa avrebbero pensato della Costituzione europea.

Penso – l’avevo detto allora e lo ripeto oggi – che non avrebbero creduto che tutto potesse essere vero perché, lasciandosi alle spalle un’Europa lacerata da lotte fratricide, questa Costituzione suggella la pace nel nostro continente e, per riprendere la splendida espressione dell’onorevole Geremek, questa Costituzione ricuce insieme le due Europe.

Stiamo passando da un’Europa devastata dai regimi totalitari ad un’Europa – come previsto dalla Costituzione – basata su sistemi democratici nei quali i diritti fondamentali sono rispettati. Dopo l’Europa delle carte annonarie, questa Costituzione segna la nascita di un’Europa di prosperità e benessere materiale. Superando un’Europa che era scomparsa dal mondo, questa Costituzione afferma l’esistenza di un’Europa della solidarietà, come dimostrato dall’enorme ondata di solidarietà levatasi nel nostro continente per affrontare le conseguenze dell’altra terribile ondata che ha colpito l’Asia. Questa Costituzione avrà, e ha, strumenti che consentiranno all’Europa di svolgere d’ora in poi un ruolo più importante nel mondo.

Credo che la Costituzione segni un punto di non ritorno e, proprio come, non tantissimo tempo fa, la costituzione del mio paese è stata la costituzione dell’armonia, che ci ha permesso di passare al futuro, questa Costituzione europea permetterà a tutti noi europei di andare avanti insieme nell’ambito di un progetto di civilizzazione comune.

La Costituzione europea ha il merito di eliminare le ambiguità; è il primo documento che definisce che cos’è l’Unione europea, in quanto Unione di Stati e di cittadini, e che non indebolisce gli Stati membri, al contrario, poiché le competenze dell’Unione sono competenze che provengono dagli Stati membri, e non indebolisce le costituzioni europee, al contrario, le rafforza, poiché la forza della Costituzione europea nasce dalla forza delle costituzioni nazionali.

Con questa Costituzione, l’Europa dimostra di essere molto di più di un mercato; è naturalmente anche un mercato, e questo è importante, ma è molto di più: è un progetto di civilizzazione comune basato sulla nostra eredità religiosa, culturale e umanistica. Tutto questo è riconosciuto nella prima frase del preambolo, in cui si parla dei valori della libertà e della dignità umana, con riferimento alla Carta dei diritti fondamentali.

E’ anche una Costituzione che opta per un particolare sistema politico: un sistema capitalistico con una dimensione sociale. Se analizziamo la storia europea, ci accorgiamo che non era così ovvio cinquant’anni fa. Oggi sì.

Per tutti questi motivi, credo, signor Presidente, che molte delle bandiere che il Parlamento ha dispiegato negli ultimi anni oggi sventolino con lo stesso orgoglio di quelle che abbiamo dietro di noi. Sono entrato in questo Parlamento 13 anni fa, quando era un’assemblea consultiva; oggi non lo è più. Sono entrato in questo Parlamento quando si parlava del deficit democratico dell’Unione europea; credo che la Costituzione europea metterà fine a questo deficit democratico, infatti la Costituzione introduce più efficienza, più chiarezza e più trasparenza, come ha giustamente ricordato il collega e amico, onorevole Richard Corbett.

Signor Presidente, questo lavoro è stato condotto da molte persone in molti anni. Desidero ringraziarle oggi. Vorrei ricordarvi i nomi di Emilio Colombo, Marcelino Oreja, Fernand Herman, Giorgio Napolitano, Olivier Duhamel, Antonio Seguro, Dimitris Tsatsos, Antoinette Spaak, e molti altri che, seduti qui in questo Parlamento, hanno sostenuto ciò che oggi sta diventando una realtà. Sono spesso stati chiamati utopisti o sognatori; bene, oggi, questi sogni, queste utopie, stanno diventando realtà. Noi in questo Parlamento possiamo sentirci molto orgogliosi del lavoro che abbiamo svolto.

Signor Presidente, otto anni fa, in questa stessa Aula, un giovane deputato del Parlamento, sostenendo il parere adottato sul Trattato di Amsterdam, disse che non era perfetto, come del resto sapevamo, ma che non era il punto di arrivo, e citò, come farò ancora una volta io qui oggi, un Miguel de Cervantes che, disilluso dalla vita nei suoi ultimi giorni, disse che ci sono occasioni in cui dobbiamo scegliere tra la strada o la locanda. Abbiamo scelto la strada e quella strada ci ha portato dove siamo oggi. Credo che, in questa confortevole locanda rappresentata dalla Costituzione europea, nei prossimi anni noi europei ci renderemo conto che questa Costituzione può essere uno strumento efficace per fare progredire l’Europa in un clima di pace, libertà, giustizia e solidarietà. Per questo, sarei molto felice se domani il Parlamento voterà a favore del documento, compiendo un passo molto importante che annuncia l’inizio di una nuova era nel nostro continente.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – Ha la parola il Ministro Schmit a nome del Consiglio. Desidero ringraziarlo in modo particolare per la sua presenza qui ed esprimere inoltre le nostre condoglianze a lui e al popolo lussemburghese, che osserva il lutto nazionale, a seguito della scomparsa della granduchessa.

 
  
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  Schmit, Consiglio. – (FR) Signor Presidente, desidero ringraziarla per questa testimonianza di solidarietà al popolo lussemburghese in un momento di grande cordoglio. Le sono veramente grato.

E’ la prima volta che ho l’onore di trovarmi di fronte al Parlamento e sono quindi molto onorato e lieto di poter prendere la parola in quest’Aula, a nome del Consiglio, su un tema tanto importante quanto il progetto di Costituzione europea. Ho avuto l’occasione di lavorare con alcuni di voi nell’ambito della Convenzione e credo di poter dire che il lavoro svolto in seno alla Convenzione è stato un lavoro storico e straordinario che sottolinea l’importanza del processo che stiamo ora portando avanti. Vorrei a questo proposito congratularmi con i relatori per l’ottimo lavoro svolto. Il segnale che tutti voi intendete lanciare domani con voto schiacciante del Parlamento è anche diretto ai cittadini perché questa Costituzione è innanzi tutto una Costituzione per i cittadini; saranno infatti i cittadini a trarne il maggiore vantaggio.

Si è detto che questa Costituzione democratizza la nostra Unione. Rafforza i diritti dei cittadini, attraverso la Carta dei diritti fondamentali; conferisce nuovi diritti ai cittadini europei, dando loro la possibilità di interagire con le istituzioni e in particolare con la Commissione. Questo Trattato conferma che non siamo più un’Unione economica e che siamo più di un’Unione politica in divenire; siamo prima di tutto un’Unione fondata su valori comuni. A questo riguardo, la Costituzione rappresenta una tappa fondamentale nel processo di integrazione.

Dopo che il Parlamento avrà detto la sua, la parola toccherà ai cittadini, direttamente, attraverso i referendum, nei paesi in cui saranno organizzati dei referendum, oppure indirettamente, attraverso la ratifica parlamentare. Il Consiglio si impegna a mettere in campo tutte le energie necessarie perché questa Costituzione sia adottata in tutti gli Stati membri. Ogni Stato membro, ogni governo e ogni parlamento ora ha la responsabilità di farci superare questo ostacolo, affinché la Costituzione entri in vigore, e, aggiungerò, entri in vigore alla data prevista. Il Parlamento europeo, i governi nazionali e i parlamenti nazionali condividono una grande responsabilità a questo riguardo. Se vogliamo raccogliere questa sfida, dobbiamo lavorare insieme.

(Applausi)

 
  
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  Wallström, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la Costituzione che abbiamo oggi sotto gli occhi non sarebbe stata possibile senza il Parlamento europeo. Questo Parlamento ha svolto un ruolo cruciale in vista del rafforzamento delle fondamenta della nostra impresa comune, soprattutto attraverso i contributi sostanziali dei suoi deputati durante la Convenzione europea. La Costituzione non sarebbe stata possibile senza quella Convenzione europea che ha fornito strumenti negoziali così dinamici, aperti ed innovativi.

La partecipazione del Parlamento europeo a questo processo senza precedenti è oggi coronata da una relazione eccellente e ben strutturata, che lancia un messaggio chiaro sui vantaggi della Costituzione e sulla necessità di ratificarla. Mi congratulo vivamente con il Parlamento, e in particolare con la commissione per gli affari costituzionali e con i due relatori, onorevoli Richard Corbett e Íñigo Méndez de Vigo. La Commissione appoggia in tutto e per tutto la vostra risoluzione. Siamo fermamente convinti che la Costituzione consenta all’Unione di compiere progressi significativi. In parole povere, per la prima volta, i poteri, le competenze, i diritti e i doveri dell’Unione sono definiti in un’unica Costituzione. La Costituzione consolida e semplifica mezzo secolo di modifiche dei Trattati, consentendoci di passare da 12 Trattati base ad un testo unico. Rende l’Unione più trasparente e più comprensibile.

La Costituzione modernizza la struttura istituzionale. Accresce i poteri del Parlamento europeo e consente ai cittadini di partecipare attivamente al processo decisionale, presentando una petizione con un milione di firme. Avremo più democrazia.

La Costituzione definisce, in 54 articoli concisi, i diritti fondamentali che garantiremo ai nostri cittadini. Per la prima volta l’Unione aderirà alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e ci saranno così più diritti per i nostri cittadini. Questi tre semplici concetti – più diritti, più democrazia e più trasparenza – spiegano perché la Costituzione dovrebbe essere ratificata. Avremmo certamente voluto essere più ambiziosi in certi ambiti politici, ma il risultato finale è il compromesso migliore possibile nell’attuale contesto politico.

Capisco inoltre che la gente abbia timori e critiche nei confronti di questa Costituzione. Non è un testo perfetto e non dovremmo sottrarci al dovere di dare una risposta a queste preoccupazioni. L’ultima indagine dell’eurobarometro rivela che il 68 per cento dei nostri cittadini sostiene l’idea e il principio della Costituzione europea. Altri sondaggi d’opinione indicano che molti ritengono di essere insufficientemente informati sul contenuto della Costituzione. La vostra relazione, respingendo alcuni dei preconcetti e degli spauracchi sulla Costituzione, costituisce un buon punto di partenza. Fornisce una serie di buone ragioni che potrebbero indurre gli eurospecialisti a votare “sì”, che tuttavia non sono necessariamente le ragioni che potrebbero convincere una ragazza madre di Danzica o un lavoratore di un cantiere navale in Spagna a fare la stessa cosa. La ratifica della Costituzione costituisce un’opportunità per discutere quale Europa vogliamo. Colgo volentieri quest’occasione per ricordare a tutti noi quello che l’Europa ha realizzato e quello che l’Europa rappresenta, come è stato spiegato così bene da altri.

Verso la metà degli anni ’80, il progetto volto a creare un vero mercato unico sembrava irraggiungibile. E invece si è realizzato, portando con sé un dinamismo economico del quale beneficiamo ancora. Per citare un semplice esempio, il fatto di non dover passare i controlli doganali alle frontiere ha drasticamente ridotto i costi e i tempi delle consegne. In un solo colpo abbiamo eliminato l’obbligo di produrre documenti IVA per 60 milioni di euro all’anno. Oggi, la generazione dei più giovani considera un diritto acquisito l’idea di una zona di libera circolazione, così come si aspetta che l’Unione garantisca un ambiente pulito e la cooperazione transfrontaliera nel settore della sanità pubblica. Oggi in 12 paesi dell’Unione europea, abbiamo un pezzo di Europa nelle nostre tasche; l’euro è dato per scontato in tutta Europa e nuovi Stati membri si sono messi in lista per introdurlo anche nei loro territori. Infine, prima con l’adesione di Grecia, Spagna e Portogallo, e ora con i 10 nuovi Stati membri, abbiamo contributo a garantire e consolidare la democrazia e lo Stato di diritto in tutto il continente.

Ora dobbiamo passare alla ratifica della Costituzione. Pur rispettando i nostri diversi ruoli costituzionali in relazione ai processi di ratifica nazionali, non possiamo tollerare che il dibattito sia turbato da leggende o falsi preconcetti sul contenuto della Costituzione. Noi tutti abbiamo il dovere di fornire informazioni chiare ed affidabili su quello che fa la Costituzione e sui vantaggi che può dare. E facendo questo, dobbiamo confrontare i risultati della Costituzione con la situazione attuale. La Lituania e l’Ungheria hanno già ratificato la Costituzione. In particolare desidero rendere omaggio alla Lituania e al portavoce del parlamento lituano che è oggi in Aula.

(Applausi)

Dobbiamo cominciare a fare vedere quale impatto concreto può avere la Costituzione sulla vita quotidiana delle persone che rappresentiamo. E non mancano del resto i buoni esempi a questo riguardo. Come già detto, l’integrazione della Carta dei diritti fondamentali è lungi dall’essere un’innovazione puramente simbolica. I cittadini godranno di una serie di diritti e principi il cui rispetto da parte delle autorità pubbliche – che siano europee o nazionali – potrà essere da loro invocato davanti ai tribunali.

La possibilità di partecipare concretamente al funzionamento dell’Unione va ora molto al di là dell’elezione dei deputati del Parlamento europeo. L’iniziativa dei cittadini renderà, per la prima volta, i cittadini europei protagonisti del processo legislativo. La modernizzazione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia permetterà all’Unione europea di rispondere alla crescente domanda di azioni europee più efficaci in materia di controlli alle frontiere, asilo ed immigrazione. Lo stesso vale per la cooperazione giudiziaria e di polizia. La Costituzione pone le fondamenta per un unico spazio di libertà e garanzie.

Le nuove disposizioni in materia di sanità pubblica assicureranno norme più elevate di qualità in materia di sicurezza. L’Unione sarà in grado di intervenire in modo più efficace per prevenire e combattere le minacce alla salute transfrontaliere come l’influenza aviaria o l’ESB.

Oggi non possiamo fare a meno di pensare ai tragici eventi nel sud-est asiatico. L’Unione sta già svolgendo un ruolo di primo piano per quanto riguarda la fornitura di aiuti umanitari e il contributo alla ricostruzione politica, economica e sociale nella regione. Le nuove disposizioni in materia di protezione civile, che conferiscono all’Unione il compito di favorire la coerenza delle attività di protezione civile a livello internazionale, ci consentiranno di rendere in futuro il nostro intervento ancora più efficace a tale livello.

Abbiamo naturalmente già avviato una serie di iniziative volte ad informare il pubblico sul contenuto della Costituzione. La Commissione ha prodotto materiale scritto e audiovisivo, ha realizzato un sito web, ha promosso e finanziato antenne di informazione, e ha sponsorizzato seminari ed altre iniziative pubbliche. Il Consiglio europeo ha sostenuto i nostri sforzi esortando gli Stati membri a migliorare la loro capacità di comunicazione sui temi europei nel contesto della ratifica della Costituzione.

E’ giunto il momento di cambiare marcia. Colgo questa occasione per sollecitarvi ed esaminare la possibilità di attuare con noi iniziative di comunicazione congiunte che possano ottimizzare l’impatto delle nostre azioni. E faccio in particolare riferimento alla possibilità di organizzare eventi mediatici sia a livello europeo sia a livello nazionale durante una “settimana europea”, in concomitanza con il 9 maggio 2005. Allo stesso tempo, la Commissione non si asterrà dallo sviluppare altre idee che possano aiutare gli Stati membri ad elaborare ed attuare le loro strategie di comunicazione. Posso anche garantirvi che i Commissari stessi saranno attivi nel dibattito sulla Costituzione e sul futuro dell’Europa.

Garantire la ratifica del Trattato costituzionale è la principale preoccupazione degli Stati membri e delle Istituzioni europee. Tuttavia, mentre non intendiamo anticipare l’applicazione della Costituzione, dobbiamo anche dedicare un certo impegno per garantire l’entrata in vigore, senza difficoltà, della Costituzione, una volta portate positivamente a termine le procedure di ratifica. Per questo abbiamo bisogno di avviare discussioni sulla preparazione dell’attuazione delle disposizioni attuali.

La Commissione si è impegnata in questo processo sin dall’inizio. Siamo fieri del testo della Costituzione e faremo del nostro meglio per fare in modo che entri in vigore. Mantengo il mio impegno nei confronti del dialogo con il Parlamento europeo. Il nostro lavoro non si fermerà oggi. In realtà è solo iniziato. Aspetto impazientemente di poter discutere di questi temi in modo più dettagliato con la commissione per gli affari costituzionali e di partecipare con voi a varie iniziative per esporre le nostre argomentazioni.

Per concludere, vorrei tornare ai miei tre semplici concetti: più diritti, più democrazia e più trasparenza. Quest’anno celebreremo il 15° anniversario della rinascita della democrazia nell’Europa dell’est. Mettendo da parte tutte le altre disposizioni della Costituzione, questi tre concetti da soli mettono in evidenza i motivi per cui questi paesi hanno aderito all’Unione europea e perché la Commissione sosterrà questa Costituzione.

(Applausi)

 
  
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  Poettering (PPE-DE), a nome del gruppo. – (DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signora Commissario, onorevoli colleghi, abbiamo percorso un lungo tratto di strada e chi tra di noi faceva parte anche del Parlamento precedente si ricorderà come, qui in quest’Aula, abbiamo discusso del Trattato di Nizza. Molti di noi allora erano insoddisfatti, e avevamo detto che la nostra posizione sul Trattato di Nizza sarebbe alla fine dipesa dal futuro nuovo metodo di riforma e dal significato dell’impegno di riforma.

Il risultato è oggi sotto i nostri occhi: il Trattato costituzionale per l’Unione europea. A differenza del dicembre 2000, quando discutemmo di Nizza in assenza dei paesi dell’Europa centrale – Estonia, Lettonia e Lituania, Polonia, Cecoslovacchia (oggi Repubblica ceca), Slovacchia, Ungheria, Slovenia, per non parlare poi di Malta e Cipro, nessuno dei quali aveva ancora aderito all’Unione, è una circostanza particolarmente felice che oggi, nel giorno in cui parliamo della Costituzione, ci siano tra noi deputati provenienti dai paesi che erano, una volta, paesi comunisti. Lo considero un importantissimo simbolo del futuro che condividiamo nel continente europeo.

Desidero ringraziare calorosamente gli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo per l’eccellente lavoro che hanno svolto insieme alla commissione per gli affari costituzionali, e anche tutti coloro che hanno dato il loro contributo a questo lavoro. Desidero inoltre ringraziare il Presidente della Convenzione, Valéry Giscard d’Estaing, per il suo lavoro, che talvolta è stato anche oggetto di critiche. Ma, se non avesse fatto quello che ha fatto, probabilmente ora non avremmo questa Costituzione, e per questo Valéry Giscard d’Estaing merita oggi tutta la nostra gratitudine.

(Applausi)

Noi siamo il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei. Il Partito popolare europeo ha 128 deputati e la componente DE del nostro gruppo ne ha 40. A nome della componente PPE del nostro gruppo vi posso assicurare che pronunceremo un “sì” incondizionato a questa Costituzione, mentre i Democratici cristiani del nostro gruppo hanno il diritto di esprimere la propria posizione.

Una Costituzione ha bisogno di valori. Quasi altrettanto cruciali che le procedure sono i valori che ci tengono uniti, infatti se non siamo coscienti dei valori, allora non abbiamo nessuna base che ci consenta di avviare azioni politiche. Ci rallegriamo che molti dei nostri valori che sentiamo come valori cristiani siano stati inclusi: la dignità umana, la dignità degli anziani, e anche la dignità dei bambini. Ritengo che sia particolarmente positivo che i bambini siano citati nella Costituzione, perché senza bambini questo continente non ha futuro, che abbiamo descritto i nostri valori e bandito la clonazione, e che si sia fatto riferimento ai nostri principi – Stato di diritto, democrazia, sussidiarietà e solidarietà. Tutto questo è per noi una valida ragione per dire “sì”.

Tuttavia oggi non voglio nemmeno negare che molti di noi avrebbero gradito un riferimento a Dio nella Costituzione, riferimento che ci avrebbe ricordato che le nostre capacità umane non sono infinite. Ci sarebbe anche piaciuto vedere inserito un riferimento al nostro patrimonio giudaico-cristiano. Infatti proprio in un momento in cui il dialogo con le culture del mondo è così fondamentale – in particolare con il mondo islamico – credo che sia per noi importante sapere dove sono le nostre radici ed inserire nella Costituzione un riferimento al nostro sviluppo culturale e religioso. Anche se tutto questo non figura nella Costituzione, sappiamo naturalmente che ogni Costituzione è un compromesso, diciamo comunque “sì” a questa Costituzione, perché rispecchia i nostri valori.

E’ inoltre opportuno che una Costituzione preveda una descrizione della struttura costituzionale dell’Unione europea, obiettivo in cui riesce benissimo, visto che parla di identità nazionale. L’Europa non è un crogiolo, e nemmeno deve diventare un superstato; al contrario, la ricchezza dell’Europa va ricercata proprio nella sua diversità, a cominciare dalle nostre città e nelle comunità, dove vivono le persone, e dalle regioni. I nostri Stati nazionali hanno la loro identità. Abbiamo un Trattato costituzionale che dichiara che la Costituzione trae la propria origine dagli Stati nazionali. E’ attraverso la nostra stessa cittadinanza che siamo cittadini dell’Europa, e conseguentemente la libertà di organizzazione per gli enti locali è resa esplicita nella struttura sussidiaria dell’Europa. Credo che sia davvero un capolavoro.

Jean Monnet, il primo cittadino onorario dell’Europa disse una volta che nulla è possibile senza le persone, nulla può durare senza le istituzioni e queste parole valgono ancora oggi. Se non abbiamo valori alla base di tutto, e se questi valori non sono in definitiva espressi nelle istituzioni che li incarnano, allora questi valori non possono essere realizzati. Per questo, è giusto seguire le indicazioni di Jean Monnet e percorrere la via che ci porta all’Europa come comunità, e, onorevoli colleghi e amici – mi scuso se utilizzo un’espressione comune all’interno del mio partito, ma visto che oggi parliamo della Costituzione, siamo in qualche modo legati assieme quasi a costituire un unico corpo, senza che questo comunque debba cancellare le differenze – né ora né in futuro dovranno essere l’intergovernalismo o la cooperazione intergovernativa a dar forma all’Unione europea. L’Europa del futuro deve basarsi piuttosto sul metodo comunitario e sull’azione comunitaria delle istituzioni europee.

Ne consegue che abbiamo bisogno di un Parlamento europeo forte, un Parlamento che sia simbolo di democrazia, che dovremmo agire su un piede di parità in tutti i settori che hanno un impatto sulla legislazione europea, che abbiamo bisogno di una Commissione forte, che trae la propria legittimità dal fatto di essere eletta dal Parlamento europeo e quindi anche dalle elezioni europee, e che dobbiamo avere un Consiglio dei ministri che agisce in modo trasparente.

Vorrei concludere dicendo che molto di quanto contenuto nella Costituzione ha carattere programmatico e deve ancora essere tradotto nella pratica. Per esempio, l’articolo 750 che stabilisce come dobbiamo vivere da buoni vicini con i popoli europei che hanno una vocazione europea – e proprio ora penso all’Ucraina. Un altro esempio riguarda la politica estera, un settore nel quale in futuro non ci possiamo permettere di parlare con due o tre voci, ma dobbiamo agire in maniera congiunta. Per questo non sono tanto gli Stati membri dell’Unione europea in quanto tali a dover cercare di entrare a far parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma piuttosto l’Unione europea nel suo insieme, se vuole essere un protagonista mondiale in materia di diritti dell’uomo e democrazia. E’ l’Unione europea in quanto tale a dover essere rappresentata alle Nazioni Unite.

Molti sono i compiti che ci aspettano. Parlo a nome del mio gruppo quando dico che spero che ci sia un ampio sostegno a questa Costituzione, non solo qui in quest’Aula, ma anche in tutti gli Stati membri, poiché questa Costituzione è lo strumento che ci consentirà di attraversare il XXI secolo con un’Europa della libertà, della democrazia e della pace.

(Applausi)

 
  
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  Schulz (PSE), a nome del gruppo. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 27 gennaio prossimo si celebrerà il sessantesimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. L’istituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, alcuni anni dopo, fu una conseguenza diretta di quanto accaduto durante la Seconda guerra mondiale. I padri e le madri della cooperazione europea avevano potuto vedere con i propri occhi che l’ultranazionalismo, il fascismo, la divisione del nostro continente ad opera del bolscevismo, si erano sempre tradotti in oppressione, terrore e perdita della dignità dell’individuo. Hanno potuto anche rendersi conto che ciò che creava pace, dignità e democrazia erano un’azione sovranazionale e l’integrazione a livello sovranazionale – a livello europeo. Vale la pena di aggiungere che tutto questo si è poi realizzato quando la Comunità europea del carbone e dell’acciaio ha cominciato ad esercitare un controllo sulle industrie produttrici di armi.

Se si traccia una linea continua che va dalla CECA fino alla Comunità economica europea, passando al successivo atto di integrazione, alla Comunità europea e poi all’Unione europea come la conosciamo oggi, si vede una storia di successo, finora senza pari nel mondo. Il processo infatti non si è limitato a guardare solo al 1945 e alla fine della guerra di distruzione in questo continente; le sue tappe successive hanno incorporato Stati che, nel periodo postbellico, avevano dovuto affrontare cambiamenti politici interni, ossia Grecia, Portogallo e Spagna. Il fatto che questi Stati fossero riusciti ad abbattere le loro dittature fasciste e ad assicurare la stabilizzazione della democrazia attraverso l’adesione alla Comunità europea fu un enorme successo tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80.

Quello a cui abbiamo assistito negli anni ’90, quando gli Stati che ora hanno aderito hanno assunto la loro attuale forma, è stato in sostanza il trionfo sull’oppressione comunista in una parte dell’Europa. L’Unione europea è un’Unione che è riuscita a prendere i valori descritti nella nostra Carta dei diritti fondamentali e ad utilizzarli come base per l’integrazione democratica e per vincere sia il fascismo che il comunismo che fanno parte del passato dell’Europa.

Gli eventi di questi ultimi giorni che hanno visto l’impotenza degli uomini di fronte a forze che nessun tipo di tecnologia ha consentito loro di contrastare, dimostrano come sia assolutamente necessario agire a livello sovranazionale, senza l’ostacolo di alcuna frontiera nazionale. Nel villaggio globale l’Unione europea è la risposta moderna e razionale dell’Europa alle sfide del XXI secolo. La Costituzione di cui stiamo ora discutendo rappresenta il quadro generale di cui disponiamo.

Il nostro gruppo voterà a favore della relazione Corbett/Méndez de Vigo – sulla base di una profonda convinzione, e persuasi anche che i valori descritti da questa Costituzione sono valori civili. Il bello di questi valori è che li potete intendere come valori cristiani se siete cristiani. Li potete interpretare come valori a voi propri se siete ebrei, musulmani oppure atei. Questi valori sono universali e indivisibili e pertanto validi per tutti.

(Applausi)

E ciò ci aiuta, nonostante le divisioni che ci separano per altri aspetti, ad unirci nel sostegno a questa Costituzione, ma se lo facciamo, essa sarà la nostra base comune per un futuro democratico e degno in una comunità sociale con responsabilità sociale e prosperità economica. Nella società basata sulla conoscenza del futuro, questa nostra Unione deve subito – e la Costituzione lo dice con estrema chiarezza – svolgere i suoi compiti sociali e garantire la protezione del singolo e di ogni cittadino contro i pericoli di questo mondo diviso.

Questo è quanto la Costituzione sarà in grado di realizzare, e c’è tra di noi un ampio accordo sulla volontà e sull’obbligo di sostenere la Costituzione e di combattere per difenderla. Manca solo una cosa, e lo voglio dire con grande chiarezza a nome del nostro gruppo. Non basta che il Parlamento europeo si impegni e si mobiliti. Tutti coloro che hanno apposto la loro firma a questa Costituzione, in occasione della solenne cerimonia di Roma, alla quale tutti noi presidenti di gruppo abbiamo avuto il permesso di partecipare, i capi di Stato e di governo europei, i ministri degli Esteri devono, così come facciamo noi, mostrarsi ai cittadini e dichiarare che questa è la nostra Costituzione e che la vogliamo. Non si tratta assolutamente di una questione specifica da delegare al Parlamento europeo o alla Commissione, al contrario i capi di Stato europei devono fare la loro parte ed affermare che la Costituzione è opera loro – non solo opera del Parlamento europeo o della Convenzione, anche se lo è naturalmente, ma è soprattutto opera di tutti coloro che hanno una responsabilità per il futuro dell’Europa e devono affermare di fronte ai popoli europei il loro sostegno alla Costituzione. Se lo faranno, questa Costituzione otterrà la maggioranza, con l’appoggio del gruppo del Partito popolare europeo e probabilmente anche dei Democratici europei del gruppo.

(Applausi)

 
  
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  Duff (ALDE), a nome del gruppo. – (EN) Signor Presidente, l’onorevole Poettering ci ricorda giustamente che quando il Parlamento si è espresso rispetto alle precedenti riforme dei Trattati, le risoluzioni adottate erano infarcite di rimpianti, critiche e cose che deploravamo, nonché da richieste di ulteriori riforme. Questa volta, non siamo obbligati a farlo perché siamo stati considerevolmente coinvolti in modo diretto nell’elaborazione delle riforme, sia in seno alla Convenzione che alla Conferenza intergovernativa.

La presente relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo rimette le cose a posto e sono lieto di poter dire che tutti i deputati del mio gruppo che interverranno oggi si esprimeranno a favore di questa risoluzione. Dopodiché avvieremo una campagna per l’entrata in vigore della Costituzione negli Stati membri in cui si terranno referendum, inclusi paesi come la Francia – per contrastare certi partiti della sinistra – e il Regno Unito, dove lotteremo per contrastare la sinistra.

La principale argomentazione a favore di questa grande riforma è chiaramente costituita dal fatto che essa rafforza l’Unione europea. Rafforza la nostra capacità di agire all’estero e nei nostri Stati membri, dandoci la possibilità di camminare con le nostre gambe sulla scena mondiale, dando forma ad una risposta europea alla globalizzazione in senso politico.

La Costituzione ridefinisce l’Unione europea. Essa permette di trovare un equilibrio tra gli Stati – i vecchi e i nuovi, i grandi e i piccoli –, tra i cittadini e le autorità e, come ha detto Giscard d’Estaing, tra sogno e realtà. Ha creato un nuovo ed ampio consenso alla base del progetto di integrazione europea.

Qualche parola all’indirizzo di chi, come i conservatori britannici, si lamenta a bordo campo: se siete a favore dell’Europa, dovreste essere a favore della Costituzione. L’Europa non può essere costruita senza chiari valori liberali e sociali, regole salde e una robusta democrazia parlamentare. L’Europa non funzionerà senza autorità forti a Bruxelles. Senza la Costituzione, le cose non funzioneranno bene e la qualità della politica che proverrà da Bruxelles e da Strasburgo inizierà a peggiorare. Un’espansione futura sarà fuori discussione e non posso pensare che questo sia quello in cui crede realmente il partito conservatore britannico. Ma l’Europa non può nemmeno funzionare senza una forte leadership. Il Parlamento europeo deve imparare a occupare parte dello spazio strategico che le riforme iniziano ad aprirci.

Abbiamo molti nuovi poteri, compreso un diritto molto importante, quello di proporre una riforma – una riforma per il futuro della Costituzione stessa. La Commissione deve imporsi rapidamente, poiché i nuovi accordi per il ministro degli Esteri e il servizio europeo per l’azione esterna, la squadra della presidenza e il cosiddetto Presidente a tempo pieno del Consiglio europeo ci sono. I Primi Ministri e i Presidenti devono coordinare le loro campagne. Mi hanno fatto piacere le parole del Ministro Schmit in proposito. I Primi Ministri e i Presidenti devono assumersi la loro responsabilità individuale e collettiva in vista della vittoria in queste campagne referendarie, dimostrando agli elettori perché queste riforme sono a vantaggio dei cittadini e perché questa è veramente la Costituzione per l’Europa.

 
  
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  Frassoni (Verts/ALE), a nome del gruppo. – Signor Presidente, il gruppo dei Verdi e Alleanza Libera Europea è in maggioranza a favore della ratifica del Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa, perché ritiene che questo sia un passo importante sulla strada dell’integrazione politica del nostro continente. Un passo che, pur con molte carenze, non ha alternative nel contesto politico e istituzionale attuale.

La Costituzione proposta istituisce l’Unione quale comunità basata su diritti fondamentali, fonda le politiche europee su un codice di valori comuni, definisce obiettivi chiari e vincolanti ed esprime l’impegno a favore del rispetto della sostenibilità in campo economico, sociale, ambientale. Include i diritti sociali fra i diritti umani classici, vincola le sue azioni esterne al rispetto del diritto internazionale, semplifica le procedure, chiarisce le competenze, amplia il campo di applicazione delle decisioni comunitarie, aumenta la trasparenza e la legittimità democratica dell’Unione e anche la possibilità di partecipazione dei cittadini.

Le lacune e i rischi di questo testo non sono pochi ed è comprensibile la crescente disaffezione verso il progetto europeo da parte di molti cittadini, associazioni, movimenti a noi politicamente vicini, i quali vedono un Unione non ancora in grado di rispondere alle loro preoccupazioni e di essere un soggetto politico pienamente capace di agire per un mondo migliore e meno ingiusto. Negare queste realtà come fanno i colleghi nel loro rapporto è, secondo noi, inopportuno.

Trasformare la risoluzione al Parlamento europeo quasi in un esercizio di propaganda, fare finta che sia il risultato ideale di un lavoro grazioso, armonico, fatto nel miglior modo possibile, dire addirittura che la Conferenza intergovernativa ha lasciato il testo della Convenzione inalterato – sapendo che ciò non è vero perché tutte le modifiche apportate dalla Conferenza intergovernativa hanno peggiorato il testo, basti pensare al Consiglio legislativo o alla disputa sul bilancio – non convincerà un solo euroscettico e allo stesso tempo non ci aiuterà a portare dalla nostra parte tutti coloro che, lungi da temere un’inesistente Superstato europeo, sanno che l’Unione non è ancora abbastanza unita né abbastanza coesa.

Per noi Verdi il processo d’integrazione dell’Europa non può considerarsi chiuso con l’adozione della Costituzione, anche perché altri paesi e popoli, oltre agli attuali venticinque, stanno completando o iniziando i loro iter di adesione all’Unione. Anche in questo caso, contrariamente ai relatori, crediamo che il sistema istituzionale dell’Unione, ancora troppo farraginoso e complicato, non potrà resistere a lungo senza un’ulteriore riforma. Pertanto riteniamo che ogni sviluppo e ogni miglioramento dell’Unione europea futura passi attraverso la ratifica di questo testo.

E’ una pericolosa illusione credere che rifiutare tale testo aprirebbe la strada ad un’altra costituzione, migliore o addirittura ottimale, respingerlo invece ci farebbe restare alle disposizioni del Trattato di Nizza, che sono molto meno avanzate, sia da un punto di vista dei valori degli obiettivi che della struttura istituzionale. Una eventuale bocciatura del Trattato sarebbe l’occasione ideale per gli euroscettici di dimostrare che i cittadini non vogliono più Europa, mentre sappiamo benissimo che le cose non stanno così, e convincerebbe molti governi che anche il tentativo timido e incompleto di superare, attraverso la Convenzione, un metodo di riforma antidemocratico e inefficiente come quello delle conferenze diplomatiche e del potere di veto non porta a nulla.

Il nostro obiettivo è quindi duplice: approvare questa Costituzione al fine di porre rapidamente le basi del suo superamento, cercando di costruire un’alleanza forte e stabile con quelle forze politiche, sociali, associative, economiche la quali ritengono, come noi, che per realizzare i nostri obiettivi di giustizia sociale, di sviluppo ecologicamente sostenibile e di pace, dobbiamo, certo, tornare a vincere l’elezione a livello nazionale, ma anche rafforzare e completare la democrazia europea. A tal fine è necessario riprendere l’iniziativa ed è su questo punto, Presidente, che credo sarà possibile ricompattare il fronte di quanti oggi, pur convinti dell’imprescindibile necessità della democrazia europea, si dividono sulla valutazione di questo testo.

 
  
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  Wurtz (GUE/NGL), a nome del gruppo. – (FR) Signor Presidente, la relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo si concentra quasi esclusivamente su una serie di nuove disposizioni non contenute negli attuali Trattati. Tali disposizioni prevedono la sostituzione della rotazione della Presidenza con una Presidenza più stabile di due anni e mezzo, la creazione del posto di ministro degli Esteri, senza tuttavia comunitarizzare la politica estera e di sicurezza comune, il rafforzamento delle competenze del Parlamento europeo, il conferimento ai parlamenti nazionali del diritto di chiedere spiegazioni alla Commissione, qualora ritenessero che essa oltrepassi i limiti delle sue prerogative, e la possibilità offerta ad un milione di cittadini di proporre alla Commissione di presentare un progetto di legge su un tema specifico.

Se il testo sottoposto alla ratifica dei cittadini o dei parlamenti si limitasse in realtà a simili disposizioni, molti membri del mio gruppo – non tutti, ma molti, me compreso – non si opporrebbero al progetto di Trattato costituzionale. Siamo a favore dell’Europa e di tutto ciò che contribuisce a migliorare la democrazia dell’Europa e il suo funzionamento. Non dovremmo essere catalogati nella stessa categoria del partito dell’indipendenza del Regno Unito (UKIP). Riteniamo che ci sia un grande bisogno di Europa in questo mondo globalizzato, ma di quali orientamenti e di quali strutture europee abbiamo bisogno per l’Europa? E’ questo il punto.

Abbiamo innanzi tutto bisogno, a nostro parere, di una serie di orientamenti e di strutture che ci permettano di controllare, a livello dell’Unione, i mercati finanziari invece di essere completamente alla loro mercé, come avviene oggi. E’ possibile, a condizione che si accetti di avvalersi di leve potenti come la Banca centrale o la tassazione del capitale dei grandi enti pubblici, di emanare leggi volte a responsabilizzare le imprese a livello sociale, ambientale, democratico ed etico, di veicolare i fondi così liberati verso grandi priorità politiche pubblicamente discusse, democraticamente stabilite e regolarmente valutate. L’Europa rappresenta pertanto il livello idoneo per raccogliere quelle sfide che un paese da solo ai giorni nostri, in ragione della globalizzazione, avrebbe molte difficoltà ad affrontare.

Ne consegue, per questo stesso motivo, che abbiamo bisogno di orientamenti e strutture che consentano di invertire la tendenza a mantenere i principali centri decisionali lontani dai cittadini, che ci consentano di riconquistare la sovranità popolare e il potere di operare scelte politiche invece di sottometterci alle leggi del mercato, anche se questo significa incoraggiare il fatalismo, nemico mortale della democrazia. In altre parole, per conseguire questi obiettivi, anche l’Europa costituisce un livello idoneo, adatto a promuovere il diritto di lavoratori, cittadini, parlamentari ed enti pubblici ad avere accesso alle informazioni e a intervenire, per contenere l’arrogante potenza di coloro che tendono a considerarsi i signori feudali dei tempi moderni.

E, se effettivamente c’è un ruolo che abbiamo ampiamente il diritto di pretendere senza riserve dall’Europa, è quello di un attore responsabile sulla scena mondiale, e determinato a servirsi della propria influenza per favorire l’introduzione di un nuovo insieme di regole in grado di disciplinare le relazioni internazionali. Pensiamo all’influenza potenzialmente salutare, per esempio, di una decisione europea volta a bandire esplicitamente qualsiasi ricorso alla guerra come strumento per risolvere i problemi del mondo, in modo da fare sì che dal Medio Oriente al Caucaso, la forza della politica prevalga sulla politica della forza. Pensate all’influenza positiva della decisione di concludere alleanze tra l’Europa e i paesi del sud, alleanze che arrivino ad interessare anche le istituzioni finanziarie o commerciali internazionali, affrontando così direttamente la logica omicida della guerra economica. O si pensi ancora all’impatto della decisione di affermare di fronte agli Stati Uniti, naturalmente, la volontà di creare – con questa grande nazione, come con altre – il partenariato più ambizioso possibile, pur sempre nell’ambito di una totale indipendenza politica e strategica. Se nutrite ambizioni di questo tipo per l’Europa, allora forse qualcuno di voi potrebbe dirci perché siete contrari a questo progetto di Costituzione.

Siete contrari proprio perché questo testo riprende, per perpetuarle in maniera solenne e duratura, disposizioni che si sono accumulate in particolare a partire dal Trattato di Maastricht; disposizioni che costituiscono altrettanti ostacoli all’attuazione anche parziale di un progetto europeo di questa portata. Penso in particolare ai principi chiave dell’economia di mercato aperta in cui la concorrenza è libera, al fatto che la Banca centrale europea non può più avere uno statuto liberale o una missione liberale, ai poteri discrezionali della Commissione in materia di concorrenza o ancora all’evidente subordinazione di qualsiasi politica europea di sicurezza e di difesa alla politica decisa nell’ambito della NATO.

A queste vecchie disposizioni se ne aggiungono di nuove, il che contribuisce ad approfondire la distanza tra la concezione dell’Europa che si sta costruendo e quella che ho appena evocato. Il progetto di Trattato prevede quindi un articolo che, nell’appassionato spirito dell’accordo multilaterale sugli investimenti, chiede la soppressione delle restrizioni sugli investimenti esteri diretti o di altri articoli pericolosamente ambigui relativi alla brevettazione del materiale vivente o ancora alla diversità culturale. In tutti questi settori, non abbiamo bisogno di una campagna di propaganda che non tollera contraddizioni, ma di una valutazione franca, pubblica, pluralistica dell’esperienza vissuta durante questi ultimi anni che ha determinato una crisi di fiducia tra i cittadini e le Istituzioni europee.

La relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo non dice nemmeno una parola sulla parte del progetto di Trattato costituzionale dedicata alle politiche e al funzionamento dell’Unione, che in realtà rappresenta due terzi del testo complessivo. Siamo pertanto contrari a questa relazione, così come siamo contrari al progetto di Trattato costituzionale stesso. Desidero tuttavia ancora una volta chiarire che il “no” che molti di noi pronunciano è un “no” aperto a proposte alternative. E’ un “no” europeo.

 
  
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  de Villiers (IND/DEM), a nome del gruppo. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, una parola manca in questa Costituzione: la parola “sovranità”. E’ stata sostituita dalla parola “identità”, che non è assolutamente la stessa cosa. Ai quattro angoli del mondo, come ben sappiamo, ci sono popoli che hanno identità forti e che rivendicano, giustamente, la sovranità, come i palestinesi, gli iracheni, e molti altri.

Ora, in Europa, ci saranno popoli che, mentre rischiano di perdere la propria identità con l’ingresso della Turchia nell’Unione europea, perderanno la loro sovranità con l’entrata in vigore della Costituzione. Una parola è scomparsa, la parola “sovranità”, e un’altra ha fatto la sua comparsa, la parola “legge”, legge europea, parola che è il simbolo stesso delle democrazie nazionali. Ci sarà quindi una legge europea, d’ora in poi superiore alle leggi nazionali, anche alle leggi costituzionali. Dunque la nostra Costituzione, per ognuno dei nostri popoli, diventerà l’equivalente del regolamento interno di una regione europea. Questa legge europea sovranazionale sarà d’ora in poi adottata a maggioranza e non all’unanimità. Un determinato popolo non avrà più alcuna possibilità di esprimere la propria opposizione, anche se si tratta di difendere i propri interessi vitali.

In terzo luogo, questa legge europea sovranazionale sarà prodotta da una burocrazia di Bruxelles alla quale sono stati conferite le prerogative di uno Stato. Questa burocrazia sta diventando un attore internazionale a pieno titolo, con il diritto di concludere accordi internazionali, con un ministro degli Esteri; sono parole che non mentono. Beneficerà nel suo mandato dei poteri di un superstato – il potere di elaborare leggi, di definire servizi pubblici e di affrontare questioni relative ad immigrazione e frontiere.

Allo stesso tempo – e questa è la mia ultima osservazione – le democrazie nazionali saranno calpestate. I parlamenti nazionali si vedranno sottrarre il potere di legiferare. In compenso, è stato loro conferito il diritto di emettere pareri.

 
  
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  Crowley (UEN), a nome del gruppo. – (EN) Signor Presidente, anch’io desidero ringraziare i relatori per aver affrontato l’arduo compito di cercare di trovare qualche punto di accordo sul Trattato in un’istituzione così variegata e nobile qual il nostro Parlamento.

In un senso, tuttavia, il dibattito ha fatto progressi, ora infatti l’iniziativa spetta agli Stati membri e al dibattito sul processo di ratifica del Trattato che si svolge negli Stati membri. Sta ora ai cittadini stabilire quale sarà il livello di dibattito e discussione e quale sarà il verdetto finale su questo Trattato costituzionale. Molte volte, quando parliamo dei temi in gioco, nonostante tutti i nostri sforzi, alcuni di noi vorrebbero che nuove cose fossero aggiunte a quanto è già stato convenuto. Così stiamo affrontando la prossima discussione invece di occuparci del dibattito attuale. Inoltre, ascoltando parte del dibattito, si ha quasi l’impressione di assistere ad un ritorno al futuro, infatti gli stessi argomenti e le stesse obiezioni che erano state mosse contro i primi Trattati negli anni ’50, e poi nei confronti del secondo e dei successivi Trattati negli anni ’70 e ’80 vengono ora ritirate fuori. La gente dice che è il profeta di sventura che sta arrivando e che ci porterà via il potere.

Cerchiamo di essere realistici in merito al contenuto di questo Trattato e sui suoi punti positivi e negativi. Come base della legge fondamentale che stabilisce come sarà l’Unione europea in futuro, è un ottimo documento. Garantisce rispetto e fiducia per gli Stati membri e per il loro ruolo nell’Unione, in particolare per gli Stati membri più piccoli; stabilisce chiaramente con il principio delle competenze trasferite chi ha il potere di fare che cosa e dove sono tracciate le linee di demarcazione. Quando chi è contrario a questo Trattato ed è stato contrario ad altri Trattati dice che la Costituzione avrà la precedenza sul diritto nazionale, noi rispondiamo che questo aspetto è già stato deciso. Ancora negli anni ’60 la Corte di giustizia europea ha sancito il primato del diritto comunitario sul diritto nazionale. Tuttavia, il Trattato definisce chiaramente questo aspetto e ne limita il ruolo, precisando che vale unicamente per il diritto comunitario. Alle istituzioni europee e ai legislatori europei è stato conferito dagli Stati membri il potere di redigere questa legge.

Dobbiamo quindi di fare in modo che il dibattito sia reale e onesto. Abbandoniamo le menzogne, la paura e l’allarmismo ai quali assistiamo. L’opposizione di qualcuno a questo Trattato sarà sicuramente giustificata dalle proprie convinzioni politiche, dalle proprie ideologie o dalle proprie genuine preoccupazioni in merito alle implicazioni per i propri Stati membri. Ma facciamo in modo che il dibattito si basi sui fatti, sulla verità e sul testo scritto, e non su pregiudizi.

(Applausi)

 
  
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  Allister (NI).(EN) Signor Presidente, anche se questo Parlamento, preso da un’euforia autocelebrativa, adotterà la Costituzione, fortunatamente, la decisione definitiva spetterà agli Stati membri. Saranno i loro voti a contare veramente.

Ciò che più disprezzo è il tentativo, predominante in particolare nel Regno Unito, di far credere che questa Costituzione sia puramente un esercizio di riordino reso necessario dall’allargamento e che definirà la forma costituzionale dell’Europa per generazioni. Questo è inopinabilmente falso. E sono proprio i sostenitori più ardenti e più onesti della Costituzione a smascherare più facilmente chi diffonde questo inganno.

In seno alla commissione per gli affari costituzionali, ho osservato personalmente la strategia e le trame degli astuti eurofili. Non fanno segreto del fatto che questa Costituzione non è un fine in sé, ma un lavoro in corso e non fanno nulla per nascondere la loro ambizione di rafforzarla alla prima occasione – senza, naturalmente l’ingombrante ostacolo di altre consultazioni nazionali. Il loro candore manifesto smentisce coloro che vorrebbero ingannare gli elettori inducendoli a pensare che si tratta di un semplice esercizio di riordino: non lo è.

La scelta per gli Stati nazionali è questa: una scelta tra un’Europa di Stati nazioni sovrani che cooperano e un’Europa che è di per sé un superstato. Nonostante tutte le smentite, questa Costituzione rappresenta la cornice nella quale si inserisce il superstato. Dichiara la sua supremazia rispetto alle costituzioni nazionali, proclama l’asservimento del diritto nazionale, nomina il proprio Presidente e il proprio ministro degli Esteri. Relega i Parlamenti nazionali al ruolo di semplici casse di risonanza consultive, scambia una democrazia ricca di contenuti con la pseudodemocrazia di questo Parlamento, castra l’ultima difesa dello Stato nazione soppiantando sempre più frequentemente il veto nazionale con votazioni a maggioranza qualificata sempre più numerose, e dà via libera ad un’ulteriore integrazione, consentendo emendamenti da parte dei capi di governo invece che da parte dei cittadini. Chiunque sia fiero della propria nazione, e che non voglia vederla annegare in un orribile conglomerato, respingerà questa Costituzione da due soldi.

(Applausi)

 
  
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  Brok (PPE-DE), relatore per parere della commissione per gli affari esteri. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello che abbiamo ora è un Trattato costituzionale, frutto del lavoro di una Convenzione costituita per la maggior parte da parlamentari e, grazie a questi colleghi che hanno reso possibile questo grande progresso, lo sviluppo dell’Europa non è più nelle mani dei diplomatici. Il 90 per cento del progetto elaborato dalla Convenzione è stato poi approvato dalla Conferenza intergovernativa e credo che proprio questo metodo, che ha coinvolto i popoli europei attraverso i loro rappresentanti eletti, sia stato fondamentale per i progressi compiuti.

Non tutto in questa Costituzione è perfetto, ma credo che la cosa fondamentale sia che è meglio di quello che abbiamo adesso. Questo Trattato costituzionale rafforza i diritti dei cittadini. La Carta dei diritti fondamentali conferirà loro diritti e tutele. Rafforza i diritti dei cittadini, infatti in futuro l’elezione del Presidente della Commissione dipenderà direttamente dai voti del Parlamento europeo. Il potere dei cittadini è rafforzato sia dal referendum che dall’ampliamento dei diritti del Parlamento europeo. Questa Costituzione è diventata più trasparente, perché rende più chiara l’attribuzione dei poteri e delle responsabilità, rendendo così le procedure più facilmente comprensibili, e perché il Consiglio deve riunirsi in seduta pubblica, almeno quando delibera su atti legislativi.

L’estensione delle decisioni a maggioranza probabilmente non è sufficiente, ma è in ogni caso importante e rende l’Unione europea più efficiente, come emerge in altri settori, per esempio, la soppressione della struttura a pilastri e l’introduzione di un’unica personalità giuridica e, in particolare, gli importanti progressi nel settore della politica estera, di sicurezza e di difesa.

La nostra Europa è fondata su valori. La Carta dei diritti fondamentali, che a mio modo di vedere si ispira in larga misura alla concezione cristiana dell’umanità, è – o almeno credo – uno dei suoi miracoli. Era già stata redatta da una precedente Convenzione, ma l’elemento meraviglioso è dato dalla possibilità per così tanti popoli di farsi guidare da una base di valori comuni e dall’obbligo per i legislatori di verificare in futuro che questi valori siano sempre rispettati – è questo è un aspetto giuridicamente vincolante e non solo politico.

Vogliamo che questa nostra Europa sia una comunità e tale era la volontà della Convenzione. Ora, mentre ci apprestiamo a fare entrare in vigore la Costituzione, dobbiamo prestare attenzione al rispetto della volontà della Convenzione, per evitare che venga modificata da un approccio tecnocratico in fase di attuazione.

Anche ora che abbiamo un servizio europeo per l’azione esterna sul quale fare pratica continuiamo a sentire parlare di tentativi, fatti nei corridoi dei ministeri degli Esteri, per contestare i poteri della Commissione – e quindi anche quelli della Comunità europea e del suo Parlamento – al fine di cercare di istituire una nuova autorità intergovernativa.

Anche nel modo in cui è rappresentata all’estero, l’Unione europea è una Comunità, e lo vediamo nelle sue relazioni esterne, nello sviluppo e in molti altri settori di attività, e tutto questo non deve essere modificato dall’organizzazione tecnocratica del servizio per l’azione esterna. Abbiamo lottato per garantire diritti sostanziali per la Commissione, senza il cui consenso non accade nulla, e desidero far notare alla Commissione e al Consiglio che presteremo molta attenzione a questo aspetto.

Il modo in cui sono organizzati poteri e responsabilità dell’Europa chiarisce che essi sono conferiti dagli Stati membri, ed è per questo che tutti questi discorsi sul superstato sono assolutamente privi di senso.

(Applausi)

Il fatto è che la sovranità continua ad essere degli Stati membri, e qualsiasi competenza non esplicitamente definita come europea, rimane una responsabilità nazionale. In questo senso, la Costituzione è molto meglio di qualsiasi altro testo che abbiamo avuto finora. Visto che gli avversari del superstato sostengono che Nizza è peggio, proprio loro devono essere sicuramente a favore della Costituzione. Così stanno le cose, e vorrei pertanto chiedere agli onorevoli Allister e de Villiers di assumere un atteggiamento aperto e privo di preconcetti nella loro analisi delle cose e di non raccontare menzogne ai loro elettori e ai loro cittadini.

Questa Europa cerca di raccogliere la sovranità laddove noi come singoli Stati siamo troppo deboli per poter agire da soli. Il che significa che non vogliamo sottrarre la sovranità, al contrario, vogliamo riconquistarla per i nostri cittadini laddove noi non potremmo comunque agire.

Ora che abbiamo assistito alla tragedia dello tsunami, ci rendiamo conto che gli Stati nazionali da soli non riescono più ad aiutare, perché è un compito che va al di là delle nostre possibilità, e proprio per questo i nostri popoli devono acquisire più forza restando uniti per avere una possibilità di sopravvivenza in questo sistema mondiale globalizzato. E’ questo, dopo tutto, il senso di questa impresa europea, il cui obiettivo tradizionale è stato quello di rendere impossibile la guerra in Europa – un obiettivo che non dobbiamo perdere di vista. Allo stesso tempo, i cittadini, gli Stati e i popoli devono mantenere la propria identità. Anche in futuro, mi piacerebbe, come tedesco, potermi ancora arrabbiare se perderemo una partita di calcio contro i Paesi Bassi. Vogliamo mantenere la nostra identità. E’ nella diversità che dobbiamo trovare la nostra ricchezza. Questo tuttavia non può comunque voler dire che non dobbiamo agire in modo congiunto nelle situazioni in cui la forza ci viene proprio dalla nostra unità.

Dovremmo cercare di fare in modo che la ratifica della Costituzione riesca. Non dobbiamo lasciare alla politica interna, quotidiana la possibilità di decidere come gli Stati membri e i loro partiti debbono gestire il processo di ratifica; sarà invece decisivo il momento storico, in cui si vedrà con grande chiarezza a che punto i politici negli Stati membri avranno portato avanti il processo di ratifica.

(Applausi)

 
  
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  Hänsch (PSE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con gli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo per la loro eccellente relazione. Questa Costituzione è effettivamente figlia nostra e, anche se ha qualche difetto, il nostro impegno nei suoi confronti è senza se e senza ma. Vogliamo che cresca e goda di buona salute.

In secondo luogo vorrei dire che la più grande sfida per l’Unione europea non è rappresentata dall’adesione della Turchia tra vent’anni, ma dalla ratifica della Costituzione europea tra due anni. Su questo la storia ci giudicherà, e – lasciatemelo dire – non giudicherà solo noi politici, ma anche i popoli europei. Ho fiducia nell’intelligenza dei popoli e dei parlamenti. Tra due anni questa Costituzione sarà in vigore. Ma che cosa accadrà se le cose non dovessero andare così?

Chi crede che lo status quo previsto dal Trattato di Nizza continuerà a prevalere in Europa insegue un’illusione. L’Europa non si trasformerà facilmente in un’Europa “centrale” e in un’Europa “marginale“. Al contrario, senza una Costituzione europea, l’Unione europea si ridurrà ad un’Europa patchwork, che confonde i cittadini al suo interno e distrugge la credibilità dell’Europa agli occhi del mondo. L’Unione europea sarebbe attraversata dagli assi e dalle alleanze di cosiddetti partenariati strategici. Se la Costituzione dovesse fallire, ritorneremmo all’Europa delle manovre e delle contromanovre, alla vecchia Europa, proprio quella che non vogliamo.

La Costituzione segna la fine di dodici anni di riforme a singhiozzo, che ci hanno portati da Maastricht a Nizza attraverso Amsterdam e da 12, a 15 e poi a 25 Stati membri. Ora l’Europa può finalmente ricominciare a dedicarsi completamente alle sfide politiche del XXI secolo che sono enormi. Abbiamo tuttavia una nuova base da cui partire. I 25 popoli diversi, che vogliono tutti conservare la propria identità – e lo faranno – che si sono derubati e uccisi a vicenda, che si sono fatti la guerra gli uni contro gli altri e devastati per secoli; questi 25 popoli stanno ora unendo in modo indissolubile i loro destini. Un evento del genere non si era mai verificato prima nella storia europea e nella storia mondiale. Ecco cosa rende così importante la nostra battaglia per questa Costituzione.

Quarta osservazione: l’unificazione europea è stata, per cinquanta anni, una questione rivolta unicamente all’interno, concentrata sull’adesione e l’integrazione di nuovi Stati membri. D’ora in poi, deve rivolgersi all’esterno. L’Europa non è una potenza mondiale, ma ha la responsabilità di una potenza mondiale, e noi dobbiamo essere all’altezza di questa responsabilità. Il XXI secolo metterà gli europei di fronte a grandissime sfide: la globalizzazione dell’economia e dei flussi finanziari, il terrorismo internazionale, il cambiamento climatico e le catastrofi che ne derivano, i flussi migratori. Sta nascendo un nuovo ordine mondiale – non tra dieci anni, ma ora!

A livello economico l’Europa – per il momento – gioca ancora nel campionato mondiale. A livello politico giochiamo invece nel campionato regionale. Se noi europei non affrontiamo queste sfide ora, usciremo dalla storia mondiale – prima politicamente, e poi, è inevitabile, anche economicamente. Non è questa l’Europa che possiamo e vogliamo lasciare ai nostri figli. La risposta dell’Europa alla globalizzazione è l’unità dei suoi popoli. Questa è la nostra risposta alle sfide del XXI secolo.

E infine, un’ultima osservazione: la Costituzione fornisce due guide per le azioni future dell’Unione europea. Nella Carta dei diritti fondamentali, la Costituzione afferma che l’Unione europea esiste non solo per garantire le libertà del mercato, ma anche perché i cittadini possano godere delle libertà alle quali hanno diritto. L’articolo 3 della Costituzione impegna l’Unione a promuovere pace, sicurezza e sviluppo sostenibile del pianeta, affermando in questo modo che l’Unione ha una responsabilità per il nostro pianeta e che la sua ragion d’essere non è fine a se stessa. Libertà per l’umanità e responsabilità per la terra – da qui nasce l’identità della nuova Europa.

 
  
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  Leinen (PSE), presidente della commissione per gli affari costituzionali. – (DE) Signor Presidente, il pubblicista americano Jeremy Rifkin ha recentemente scritto un libro sull’Unione europea intitolandolo “Il sogno europeo“. Ringrazio il Presidente per aver reso possibile la presenza qui oggi pomeriggio di Jeremy Rifkin e per averci dato la possibilità di discutere con lui del futuro dell’Europa e dell’ideale europeo. Il libro è un’affascinante analisi dei risultati e delle innovazioni di 50 anni di unificazione europea, che sono veramente unici e senza pari in qualsiasi altra parte del mondo: elezioni dirette di un Parlamento in 25 paesi; un tribunale in grado di pronunciare decisioni valide per tutti i cittadini e per tutti gli Stati; una moneta unica in dodici paesi, che ci permette di affermare la nostra sovranità economica nell’epoca della globalizzazione; e oggi abbiamo di fronte a noi una Costituzione europea.

Di tutto questo gli europei devono essere fieri; dovrebbero veramente guardare con grande orgoglio quanto è stato realizzato. E’ tuttavia assolutamente evidente che un’analisi così euforica è il frutto di un’osservazione fatta dall’esterno, poiché l’Unione europea suscita stupore e ammirazione da tutto il mondo: in Africa – dopo aver ascoltato il discorso del Presidente Mbeki a questo Parlamento, sappiamo quali aspettative siano rivolte verso l’Europa; in Asia, dove l’Europa sta offrendo un aiuto straordinario per affrontare l’attuale catastrofe; e anche in America, sia del nord che del sud. Talvolta vorrei che ci fossero meno meschinità, meno paure e meno scetticismo nell’Unione europea. Piuttosto che avere paura del progetto dell’unificazione europea, dovremmo tenere alta la testa con grande fierezza.

Siamo un modello, e un modello garantito dalla Costituzione europea. Alcuni dei sogni europei si sono già realizzati. Dobbiamo ancora lavorare agli altri. Come è già stato detto, il grande sogno dei padri fondatori era che, dopo un millennio di guerra, si potesse finalmente ripristinare la pace nel continente, e l’Unione europea è il più grande progetto di pace del mondo. Molti popoli hanno desiderato e inseguito libertà e democrazia. Voglio ripeterlo: l’Unione europea è il più grande progetto di pace mai avviato in questo continente. Molti attorno a noi considerano l’Unione europea molto attraente e vogliono aderirvi. Alcuni sogni tuttavia non si sono avverati in un’epoca come questa, in cui la criminalità, il terrorismo e le sfide della globalizzazione stanno erodendo il modello sociale europeo. Credo che saremo sicuramente più in grado di trasformare in realtà il sogno della prosperità e della sicurezza con questa Costituzione che senza di essa.

Sono questi i grandi temi che devono essere spiegati alla gente ovunque nei prossimi diciotto mesi, nell’ambito del dibattito sulla Costituzione nei 25 paesi. Il grande sogno degli europei, gli obiettivi a lungo termine di questo progetto europeo e i valori che lo sostengono: ecco quello che dobbiamo comunicare, e non possiamo permetterci di perderci in banalità e dettagli. Un deputato della mia commissione ha detto una volta che non dobbiamo contare i singoli alberi, i 448 articoli, e prenderne uno; dobbiamo invece guardare a tutto il bosco, al progetto nel suo insieme. E così giungiamo alla conclusione che si tratta di un grande passo avanti, un passo che ci porta da un’unione di Stati ad un’unione di cittadini, da un’Europa diplomatica ad un’Europa democratica. Nulla è pietrificato e immutabile, e ci saranno naturalmente ulteriori tappe nell’unificazione europea. Dovremmo dire questo a tutti coloro che non sono ancora soddisfatti.

Desidero ringraziare gli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo, per aver prodotto un’ottima relazione, che preparerà questo Parlamento al dialogo con i nostri partner nei parlamenti nazionali e con i cittadini dei 25 paesi. Sono lieto che la Costituzione europea debba molto a questo Parlamento, dal “Club del coccodrillo“ di Altiero Spinelli all’intergruppo “Costituzione europea” nelle legislature precedenti e in quella attuale, in cui molti deputati hanno lavorato per compiere progressi in questo settore. Siamo lieti che questo progetto sia ora pronto.

Dobbiamo fare tutto il possibile affinché questo progetto si traduca in realtà e non rimanga solo un testo scritto. Ci sono già stati due progetti; questo terzo tentativo di elaborare una Costituzione europea deve riuscire. Se, domani, voteremo a larga maggioranza a favore della Costituzione, tutti poi usciremo di qui e ci batteremo per la Costituzione. Gli amici dell’Europa non devono lasciarsi sfuggire dalle mani questa opportunità storica. Non dobbiamo lasciare il campo libero ai suoi avversari, che porteranno i loro paesi e i loro popoli verso l’isolamento e in un vicolo cieco politico.

 
  
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  Martínez Martínez (PSE), relatore per parere della commissione per lo sviluppo. – (ES) Signor Presidente, la commissione per lo sviluppo ha espresso un sostegno decisivo per il testo costituzionale, convinta che rappresenti un progresso storico, grazie alla solidarietà con coloro che più ne hanno bisogno, alla cooperazione allo sviluppo e alla responsabilità per l’assistenza umanitaria, ovunque sia richiesta, come caratteristiche distintive dell’Unione europea.

Nel parere della commissione per lo sviluppo, esortiamo alla mobilitazione perché la Costituzione possa essere ratificata ed entrare in vigore non appena possibile, e perché questa mobilitazione coinvolga le istituzioni, le ONG e quanti in Europa hanno fatto della solidarietà nord-sud un elemento fondamentale della nostra battaglia politica e del nostro impegno sociale.

Ricordiamo, pertanto, che la Costituzione fa di questi valori di solidarietà e cooperazione e responsabilità umanitaria i segni distintivi dell’Unione europea e che, di conseguenza, essi devono essere superiori a tutte le politiche e guidare tutte le azioni della Comunità.

La Costituzione implica inoltre che, in futuro, l’Unione europea avrà la personalità giuridica che finora non ha mai avuto. Tale personalità giuridica ci permetterà di agire come Unione sulla scena internazionale ed in particolare in seno alle Nazioni Unite.

In questo modo, compiremo notevoli progressi a livello di rappresentatività, responsabilità, efficienza e potenziale, ambiti che sono particolarmente significativi per la presenza e il lavoro dell’Unione europea nei paesi in via di sviluppo e nel settore della cooperazione allo sviluppo. Non dimentichiamo che l’eliminazione della povertà nel mondo è esplicitamente citata come uno degli obiettivi costituzionali dell’Unione europea.

Per concludere – sebbene questo aspetto sia particolarmente pertinente vista l’attuale situazione del sud-est asiatico – vorrei sottolineare che la Costituzione prevede la creazione di un corpo europeo di volontari per l’aiuto umanitario, dimostrando in questo modo la sua notevole tempestività e la sua capacità di prevenzione.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. COSTA
Vicepresidente

 
  
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  Chatzimarkakis (ALDE), relatore per parere della commissione per il commercio internazionale. – (DE) Signor Presidente, nel settore della politica commerciale, la Costituzione pone il Parlamento europeo in una posizione molto più forte. Quando, come avveniva in passato, il controllo democratico del Parlamento europeo non si applicava alla politica commerciale, le critiche erano continue. Quando è stata adottata la legislazione commerciale autonoma non c’era nemmeno l’obbligo di consultare questo Parlamento. In futuro, gli atti e la legislazione quadro dell’Unione dovranno stabilire le misure necessarie perché il Parlamento possa in linea di principio partecipare in condizioni di parità. Dovremmo esserne molto soddisfatti.

Tuttavia è ancora motivo di forte preoccupazione il fatto che non sia ancora stato possibile adottare il voto a maggioranza qualificata come regola in seno al Consiglio. A questo riguardo, la Convenzione aveva assunto una posizione più avanzata della Conferenza intergovernativa. Ciò nondimeno, questa Costituzione prevede maggiore coerenza nelle questioni relative alla politica commerciale che affrontiamo in seno all’OMC sin dall’Uruguay round. Questa Costituzione dota l’Unione europea di migliori strumenti giuridici per condurre i negoziati.

 
  
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  Pomés Ruiz (PPE-DE), relatore per parere della commissione per il controllo dei bilanci. – (ES) Signor Presidente, per quanti tra noi lavorano per garantire che le risorse economiche dell’Unione europea siano spese bene, questo è un grande giorno: tutte le spese saranno oggetto di un maggiore controllo democratico da parte di Parlamento e di Consiglio, e l’efficienza in termini di spesa aumenterà, perché sarà accresciuta la governabilità: stiamo sostituendo i veti con la democrazia. Questo significa che potremo utilizzare meglio le risorse; e se il denaro proveniente dai cittadini sarà speso meglio, saremo autorizzati a chiedere più risorse per attuare le politiche che i cittadini chiedono all’Unione europea.

E’ quindi un grande giorno, un giorno in cui essere felici di dire “sì”, in un momento in cui, grazie a questa Costituzione, dopo cinquant’anni, stiamo facendo fruttare il progetto europeo.

Questa Costituzione porta con sé molti progressi; tuttavia, come ha detto giustamente il presidente del nostro gruppo, onorevole Poettering, mancano ancora alcuni elementi. Abbiamo esitato quando si è trattato di affermare le nostre radici cristiane, abbiamo esitato quando si è trattato di affermare un’ovvietà. Abbiamo appena celebrato il Natale; questo Parlamento si fermerà per Pasqua; qui a Strasburgo, l’edificio più importante non è un edificio come questo, ma un edificio medievale, una cattedrale.

Forse siamo stati in una certa misura vittime di un laicismo intollerante, ma Natale, Pasqua e la cattedrale di Strasburgo restano qui e molti sono gli aspetti che siamo riusciti a migliorare.

Dobbiamo pertanto dire “sì”, perché crediamo nell’Europa e sappiamo che questo progetto europeo risolverà i problemi quotidiani dei cittadini. E lo faremo nel modo migliore: spendendo meglio, controllando meglio le nostre spese e attuando politiche più democratiche ed efficaci.

Il nostro gruppo ed io personalmente diciamo “sì” alla Costituzione.

 
  
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  Andersson (PSE), relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. – (SV) Signor Presidente, un’ampia maggioranza della commissione per l’occupazione e gli affari sociali ha votato a favore del nuovo progetto di Costituzione. Lo abbiamo fatto non perché ritenevamo che la proposta fosse perfetta da tutti i punti di vista. Anzi, vorremmo che ci fossero più decisioni a maggioranza qualificata nel settore sociale. Personalmente vorrei che ci fossero opportunità in materia di diritti transnazionali per i sindacati. Abbiamo votato a favore perché questa proposta, nel settore sociale, è meglio della proposta attuale. Non dobbiamo fare del meglio il nemico del bene quando giudichiamo il nuovo progetto di Costituzione.

Desidero fornire alcuni esempi di miglioramenti. Primo, l’obiettivo della piena occupazione. E’ la prima volta in assoluto che questo obiettivo figura in un progetto per la nuova Costituzione. Secondo, la clausola sociale nella Parte III, in virtù della quale l’Unione europea è tenuta a rispettare gli obiettivi sociali in tutti i settori di sua competenza. Terzo, i diritti fondamentali nella Carta dei diritti dei cittadini, che include anche i diritti sindacali. Quarto, il rafforzamento del ruolo delle parti sociali grazie al riconoscimento del significato del dialogo e del vertice sociale tripartito. Quinto, l’enfasi sull’equilibrio tra politica dell’occupazione e politica macroeconomica. Sesto, l’introduzione di una base giuridica per i servizi di interesse economico generale. Settimo, il fatto che i cittadini dell’Unione europea siano ora in grado di prendere iniziative.

Il nuovo progetto di Costituzione renderebbe l’Unione europea più trasparente, più efficiente e più democratica. Per noi che difendiamo il modello sociale, è piuttosto semplice sostenere il nuovo progetto di Costituzione, poiché comprende un lungo elenco di miglioramenti che accresceranno significativamente le opportunità sviluppo del modello sociale in futuro.

 
  
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  Graça Moura (PPE-DE), relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. – (PT) Signor Presidente, la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica, e la sicurezza alimentare ha adottato una posizione sulla Costituzione, della quale rileverò qui di seguito i punti salienti: accogliamo con favore il fatto che l’attuazione dei tre pilastri dello sviluppo sostenibile figuri tra gli obiettivi dell’Unione e che siano stati riconosciuti la considerazione per i fattori ambientali e un elevato livello di protezione della salute umana.

E’ un peccato che la terza parte sulle politiche e sul funzionamento dell’Unione non sia conforme al principio dello sviluppo sostenibile, segnatamente nell’ambito delle politiche in materia di agricoltura, coesione, trasporti e commercio. Certe misure ambientali – come quelle di tipo fiscale e in materia di assetto territoriale, di gestione quantitativa delle acque e di destinazione dei suoli – potrebbero essere assoggettate alla procedura legislativa ordinaria, mentre sono ancora adottate dal Consiglio all’unanimità.

Accogliamo favorevolmente l’adozione di misure volte a istituire elevati standard per la qualità e la sicurezza dei farmaci e della strumentazione medica. Anche le misure concernenti la vigilanza, l’allerta precoce e la lotta contro gravi minacce transfrontaliere per la salute costituiscono un passo nella direzione corretta. Tali misure fanno parte delle competenze condivise dell’Unione europea e sono pertanto sottoposte alla procedura legislativa ordinaria.

Accogliamo con favore l’inserimento di un capitolo dedicato alla vita democratica dell’Unione, e il principio in virtù del quale queste decisioni devono essere deliberate con la massima trasparenza e prossimità ai cittadini. Inoltre, desideriamo sottolineare l’importanza della responsabilità delle istituzioni comunitarie nei confronti dei cittadini e dell’accesso dei cittadini ai tribunali e ad altri organi competenti, specialmente nel settore dell’ambiente.

Personalmente, signor Presidente, ritengo che il prossimo passo sia quello di scoprire come il pubblico reagirà alla nuova struttura costituzionale; come questa Costituzione, che è stata creata secondo un procedimento top-down, sarà percepita e vissuta dalla base verso l’alto; e come il principio dell’uguaglianza tra gli Stati e il metodo comunitario saranno rigorosamente garantiti nella pratica. Solo la storia potrà dircelo.

 
  
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  Swoboda (PSE), relatore per parere della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia. – (DE) Signor Presidente, sebbene l’onorevole Leinen ci abbia esortati a considerare tutto il bosco della Costituzione e non solo i singoli alberi, mi corre l’obbligo, in qualità di portavoce della commissione per l’industria, di concentrarmi brevemente sugli alberi della politica industriale, alcuni dei quali avrei voluto che crescessero meglio di quanto non sia previsto dalla Costituzione. Tuttavia sono stati compiuti alcuni progressi significativi.

L’esempio che vorrei fornire riguarda la politica dello spazio, per la quale l’Europa ora è stata dotata di competenze supplementari; probabilmente non suonerà particolarmente usuale o convincente, ma non sto assolutamente parlando di entrare in concorrenza con gli americani o i russi o i cinesi o altri e di mandare il nostro uomo – o donna – sulla Luna o su Marte. Sto invece parlando del fatto che dobbiamo utilizzare i mezzi di informazione che ci mette a disposizione la politica dello spazio per le attività che dobbiamo svolgere in Europa e in tutto il mondo.

Pensate al grave disastro che dobbiamo affrontare ora: abbiamo bisogno di informazioni e sistemi di allarme migliori, e l’Europa dispone della tecnologia per fornirli. Pensate ai problemi e ai compiti quotidiani nell’ambito dell’informazione e della navigazione che il nostro Galileo deve affrontare, e infine, pensiamo anche alla politica in materia di sicurezza. Non possiamo dispiegare le nostre truppe senza le informazioni di cui hanno bisogno e che sono fornite dallo spazio. Se vogliamo un’adeguata politica di sicurezza militare in tutto il mondo, abbiamo anche bisogno di un’adeguata politica dello spazio, che ponga l’accento sull’uso civile e pacifico, e la Costituzione prevede ulteriori possibilità a questo riguardo. Anche la commissione per l’industria appoggia pertanto con piena convinzione la Costituzione europea.

 
  
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  Iturgaiz Angulo (PPE-DE), relatore per parere della commissione per lo sviluppo regionale. – (ES) Signor Presidente, è evidente che non posso iniziare senza congratularmi con i relatori per l’eccellente relazione.

Ho avuto l’onore di essere relatore per parere per questa relazione a nome della commissione per lo sviluppo regionale e desidero dire che il dibattito su questo argomento è stato molto positivo ed intenso, perché, tra le altre cose, dobbiamo ricordare il ruolo essenziale svolto dalle amministrazioni regionali e locali nell’integrazione europea. E’ inoltre fondamentale ricordare che la Costituzione europea riconosce l’autogoverno locale e regionale come parte integrante dell’identità nazionale degli Stati membri. Questo significa, tra le altre cose, che la Costituzione europea garantisce l’inviolabilità delle attuali frontiere degli Stati che costituiscono l’odierna Unione europea.

Oggi, tuttavia, per quanto riguarda il tema della Costituzione e delle regioni, mi sento di deplorare il fatto che, in una regione europea, una regione spagnola, il Paese Basco, il governo nazionalista esclusivo di questa comunità autonoma voglia attuare un piano di rottura, secessionista ed indipendentista, il piano Ibarretxe, che costituisce un attacco diretto contro la costituzione spagnola e la Costituzione europea. Ibarretxe e il suo governo, che si autodefiniscono democratici, hanno infatti concluso un patto con gli assassini dell’ETA e di Batasuna per realizzare questo piano; hanno concluso un patto con un’organizzazione che figura nella lista dei gruppi terroristici dell’Unione europea, Batasuna, e il partito nazionalista basco ha concluso un patto ed un’alleanza con dei criminali, con degli assassini: in breve, con i nemici dell’Europa.

A questo punto, sono convinto che questa Costituzione potrà dire basta alle proposte di rottura, indipendentiste e secessioniste come il piano Ibarretxe e sono certo che la nuova Costituzione rappresenterà un ostacolo insormontabile per questo piano Ibarretxe e per chiunque voglia smembrare l’Unione europea.

 
  
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  Graefe zu Baringdorf (Verts/ALE), relatore per parere della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, sin dall’inizio della politica agricola comune, pressoché mezzo secolo fa, il Parlamento europeo è stato poco più che un organo consultivo in termini di attività legislativa. Fino ad oggi, il Consiglio ha potuto prendere decisioni senza consultare il Parlamento e disporre di oltre metà del bilancio dell’Unione europea senza alcun controllo democratico.

Tutto questo non è mai stato accettato dal Parlamento europeo, e in particolar modo dalla commissione per l’agricoltura. In sede informale siamo riusciti a ritardare le votazioni finali nel tentativo di imporre al Consiglio una specie di codecisione. Abbiamo anche fatto un lavoro straordinario quando si è trattato di affrontare crisi come quella dell’ESB, il che significa che la codecisione, che ci viene teoricamente concessa, in realtà l’abbiamo in una certa qual misura conquistata e ne siamo molto soddisfatti.

Dobbiamo in ogni caso avere chiaro in mente che restano alcuni punti da correggere. In un articolo, in particolare, il Consiglio si è riservato il diritto di votare su quote, prezzi e limitazioni quantitative, senza consultare minimamente il Parlamento.

Abbiamo quindi ancora molto da fare in futuro. Dovremo ancora fare appello alla nostra creatività per esercitare la nostra influenza democratica in questi settori e per fare in modo che si affermi, in linea di principio, che la politica agricola sarà oggetto di codecisione. Se così avverrà, tuttavia, al Parlamento sarà conferita più responsabilità, e spero che questo Parlamento continuerà, come ha fatto in passato, a dedicare agli interessi dell’agricoltura e delle aree rurali l’attenzione che meritano.

(Applausi)

 
  
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  Hudghton (Verts/ALE), relatore per parere della commissione per la pesca. – (EN) Signor Presidente, i deputati della commissione per la pesca sono particolarmente sensibili al punto di vista delle comunità costiere ed insulari europee. Questa commissione, con una decisione pressoché unanime, ha appoggiato il parere da me formulato su questa Costituzione. Il paragrafo più importante di tale parere, che sarà ripresentato domani per essere sottoposto alla votazione come emendamento n. 13 a nome del mio gruppo, fa riferimento alle competenze esclusive. Il paragrafo recita: “ritiene che, nel contesto delle altre competenze esclusive dell’UE, riportate in dettaglio nella Costituzione, l’inclusione della conservazione delle risorse biologiche marine sia anomala ed ingiustificata”.

La politica comune della pesca non è stata sicuramente uno dei capitolo felici della storia dell’Unione europea. Il processo decisionale è troppo centralizzato, troppo inflessibile e troppo lontano dalle comunità che tocca direttamente. Il fatto di inserire la PCP effettivamente nel diritto costituzionale primario costituisce un chiaro passo nella direzione sbagliata, un passo che – credo – ostacolerà le sostanziali riforme chieste dalle comunità dedite alla pesca che conosco bene. La competenza esclusiva esclude la PCP dal principio di sussidiarietà, facendo sì che i consigli consultivi regionali non si trasformino mai in organismi gestionali.

Spero che gli onorevoli colleghi appoggino domani l’emendamento n. 13 sostenendo le comunità dedite alla pesca, come ha fatto la commissione per la pesca di questo Parlamento. Queste comunità credono fermamente che la competenza esclusiva non solo sia superflua ma anomala e ingiustificata.

 
  
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  Berger (PSE), relatore per parere della commissione giuridica. – (DE) Signor Presidente, anch’io desidero congratularmi calorosamente con entrambi i relatori, in particolare per il modo in cui hanno strutturato la loro relazione, nella quale rimane poco spazio, per noi della commissione giuridica, per apportare ulteriori miglioramenti, anche se quanto abbiamo proposto è stato incorporato, e di questo sono molto grata.

Noi della commissione giuridica affronteremo tuttavia i temi che riteniamo di particolare interesse in una relazione di iniziativa, in particolare la riforma degli strumenti giuridici e del processo legislativo, i principi di sussidiarietà e di proporzionalità, e le innovazioni del sistema giudiziario. Credo che un altro tema che richiederà la nostra attenzione in futuro sia come assicurare coerenza tra la parte I e la parte III della Costituzione.

Il parere della commissione giuridica si concentra naturalmente sulla riorganizzazione degli strumenti di azione dell’Unione, che sono ora numerosissimi: la Convenzione ne ha contati 35 tipi diversi. Desidero ringraziare il Vicepresidente della Convenzione, Giuliano Amato, che ha conseguito grandi risultati come presidente del gruppo di lavoro sulla semplificazione, come tutti i presenti che hanno partecipato a quel gruppo di lavoro potranno confermare. Tutti possono essere in ogni caso fieri dei loro contributi.

Che gran parte del contenuto della Costituzione sia unico è già stato detto; a mio avviso un’altra cosa unica è il livello di semplificazione che questa Costituzione ci ha consentito di ottenere e il volume di burocrazia che ci ha permesso di eliminare. Penso solo ai processi di riforma costituzionale attualmente in corso in Austria e in Germania. La considero anche una dimostrazione del fatto che l’Unione europea non è poi così burocratica come viene sempre dipinta; al contrario, è piuttosto un’istituzione in grado di riformarsi e ha dimostrato di essere questo più che uno sparuto insieme di Stati nazionali.

I nostri strumenti legislativi in futuro saranno semplici e facilmente distinguibili dagli strumenti amministrativi – e, quando la Costituzione sarà entrata in vigore, anche molte altre cose della nostra vita si semplificheranno. Credo inoltre che, sebbene questi cambiamenti siano meno spettacolari di molti eventi che avvengono nelle Istituzioni, svolgano comunque un ruolo di capitale importanza nel rendere l’Unione europea più democratica e nell’avvicinarla ai cittadini.

 
  
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  Zappalà (PPE-DE), relatore per parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. – Signor Presidente, mi congratulo con i colleghi che hanno redatto questa relazione così importante. La commissione per le libertà ha approvato con soddisfazione, con onda soddisfazione, i contenuti rivisti nel trattato costituzionale, in quanto vari elementi relativi allo spazio delle libertà, sicurezza e giustizia troveranno finalmente un nuovo corso per quanto riguarda le esigenze dei cittadini: è ovvio che quando si parla di libertà si parla delle materie più importanti relative alla vita di ciascuno di noi.

Sono rimasti però, e vorrei evidenziarli, alcuni aspetti che la commissione per le libertà ha preso in esame, ma che hanno lasciato qualche perplessità, senza con questo ridurre la soddisfazione e quindi lo stimolo affinché questa relazione sia approvata in maniera unanime da questo Parlamento.

Sono rimaste, dicevo, perplessità relative ad alcune questioni: la clausola che conferisce ai soli Stati membri la facoltà di determinare il volume d’ingresso nel loro territorio di cittadini dei paesi terzi, escludendo la possibilità di creare una vera a propria politica europea di gestione delle entrate legali all’interno dell’Unione; l’opportunità dell’inserimento della clausola dell’emergenza “brake” per la cooperazione giudiziaria in materia penale; l’opportunità dell’esistenza di regimi specifici di deroga alla Costituzione a favore di alcuni Stati membri; il ruolo limitato del Parlamento europeo nel settore della cooperazione giudiziaria e civile per quanto riguarda il diritto di famiglia; il fatto che le disposizioni riguardanti il congelamento dei capitali, dei beni finanziari e dei proventi economici, necessarie per conseguire gli obiettivi dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, si limitano, contrariamente a ciò che proponeva la Convenzione, alla prevenzione e alla lotta al terrorismo, quindi escludendo la prevenzione alla lotta contro la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani.

Ciononostante la commissione per le libertà ha espresso parere favorevole con grande soddisfazione e quindi invito, a nome della commissione per le libertà, tutti i colleghi a dare domani un parere favorevole al trattato costituzionale.

 
  
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  Kirkhope (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, la dichiarazione di Laeken ha giustamente sollecitato le Istituzioni europee a trasformarsi in modo da avvicinarsi ai cittadini. Mentre il processo di ratifica della Costituzione acquista velocità, dobbiamo ammettere che quelle ambizioni chiaramente non sono state realizzate.

In quanto membro della Convenzione, mi sono impegnato moltissimo per cercare di persuadere i miei colleghi che il progetto che stava emergendo era sostanzialmente sbagliato per l’Europa e sbagliato per i cittadini europei. Ho sempre sostenuto che l’Europa non aveva bisogno di una Costituzione, ma di un Trattato semplificatore, che sarebbe stato sufficiente per ammodernare le Istituzioni e il funzionamento dell’Unione. Ho presentato addirittura un progetto per un’alternativa possibile. Il Primo Ministro Blair era allora d’accordo con me; ora sostiene invece la Costituzione come è stata redatta.

Non c’è nulla di antieuropeo nell’opporsi alla Costituzione. Tuttavia, i conservatori britannici e altri colleghi del gruppo PPE-DE pensano che la Costituzione accentri più poteri, allontani le Istituzioni e riduca i poteri degli Stati nazionali.

L’Europa ha perso un’opportunità storica per modernizzare il suo funzionamento per rispondere alle esigenze di un’Europa allargata e più diversificata. Un trattato semplificatore avrebbe potuto affrontare i problemi concreti: relativo declino economico, frodi e sprechi, e maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali nei processi decisionali.

In un momento in cui la generosità della gente in Europa e in tutto il mondo verso le vittime della catastrofe dello tsunami è evidente agli occhi di tutti, è inconcepibile che questo Parlamento stia impegnando una considerevole somma di denaro per un programma di eventi e ricevimenti per promuovere la Costituzione europea. Sarebbe stato molto meglio utilizzare quei fondi per i soccorsi.

La Costituzione ha un significato talmente ampio che la sua reiezione in uno o più Stati membri nei prossimi referendum la svuoterebbe di qualsiasi significato. Tuttavia, invece di essere totalmente negativi, dovremmo considerare questo esito – nel caso in cui dovesse verificarsi – come una nuova opportunità per tutti noi di creare un’Europa moderna che rispetti e proclami la sua diversità e che sia oggetto di controllo democratico tramite i cittadini e da parte dei cittadini, e non un’Europa che chiede troppa conformità.

 
  
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  Kósáné Kovács (PSE).(HU) Viviamo in una fase molto particolare della storia dell’Europa unita. Anche se è molto difficile dividere in capitoli il passato recente, siamo stati testimoni, artefici e partecipi di eventi che chiaramente ci consentono di concludere e di dichiarare che siamo entrati in una nuova era. Oggi, l’Europa unita consiste di 25 Stati membri e sappiamo che l’allargamento va avanti. Il nuovo volto dell’Europa unita mostra caratteristiche sempre più definite e per mantenere e preservare tali tratti adesso abbiamo una Costituzione, tema della discussione odierna.

La Costituzione dimostra che l’Europa unità sarà in grado di rispondere anche ai requisiti giuridici dell’allargamento. La Costituzione offre maggiori opportunità perché l’Europa diventi un’Europa dei cittadini. Il ruolo del Parlamento, i cui membri sono nominati tramite elezione diretta, è cresciuto. Crediamo inoltre che le decisioni adottate dal Parlamento europeo e dai parlamenti nazionali dovrebbero essere sinergiche, e lo saranno. Pertanto, la gamma di norme che riguardano l’intera Comunità, a lungo termine, potrebbe estendersi, specialmente nell’ambito delle questioni sociali.

L’Ungheria ha già ratificato la Costituzione alla fine dell’anno scorso. Tuttavia, il documento all’ordine del giorno di oggi non è meno importante per noi. Qualcuno si è preoccupato che sia mancata l’informazione e lo ritiene sospetto. Sono fermamente convinta che l’informazione non sia mancata, che non ci siano segreti, che non abbiamo nulla da nascondere. Sembra che sia d’obbligo imporre l’informazione con la forza sui sistemi politici europei e sui cittadini d’Europa. Per essere cittadino europeo e democratico sono necessarie determinate conoscenze. Nel cosiddetto processo di Lisbona occorre acquisire familiarità con le norme delle Costituzione, le sue disposizioni in materia sociale, e anche sapere che le norme richiedono garanzie sempre maggiori per costruire un’Europa sociale, per rafforzare la solidarietà e assicurare la tolleranza sociale.

La Costituzione è la nostra legge fondamentale, ma come molti hanno affermato prima di me, non è un documento definitivo scolpito nella pietra. Vorrei citare due ambiti che esprimono le nostre sfide future. Primo, la sfida di un’Europa multiculturale e con questo non intendo la questione dell’islam, bensì la sfida di un’Europa religiosa e secolare. Secondo, la questione delle minoranze. Durante il dibattito sulla ratifica, il Parlamento ungherese ha sollecitato il rafforzamento dei diritti delle minoranze nella legislazione comunitaria. Ritengo che la nostra cittadinanza europea comune sia la chiave per superare la discriminazione e l’insicurezza dell’identità nazionale. Cogliamo le opportunità offerte dalla cittadinanza europea!

 
  
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  Geremek (ALDE). (PL) Signor Presidente, questa tornata del Parlamento europeo riveste un significato storico. E’ stata presentata una proposta di risoluzione sul Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa e questo Parlamento, la maggiore Istituzione democratica europea, adottando tale testo, invierà un importante messaggio alle nazioni e ai cittadini europei. La risoluzione approva il Trattato costituzionale e ne sollecita la ratifica. L’adozione di detta risoluzione sarà un’opportunità per quanti credono che l’Europa abbia bisogno di una Costituzione, non soltanto per ottenere informazioni sul Trattato, ma anche per convincere i cittadini europei che deve essere adottata. Inoltre, credo che esorterà la Commissione europea a impegnarsi a convincere i cittadini europei dei meriti del Trattato.

Il Trattato costituzionale è stato l’obiettivo di tante critiche nel mio paese e non si è dimostrato all’altezza di tutte le aspettative. Non nutro alcun dubbio che, nella sua attuale stesura, il Trattato renda possibile il rafforzamento dell’Unione europea. In primo luogo, sia il Trattato sia la Carta dei diritti fondamentali in esso ancorata, affermano senza ambiguità che il rispetto della dignità dell’essere umano è la base dei nostri comuni valori, confermando così il significato della nostra eredità giudaico-cristiana. Secondariamente, il Trattato rafforza il ruolo delle Istituzioni comunitarie, segnatamente il Parlamento, la Commissione europea e la Corte di giustizia. Terzo, il Trattato amplia i diritti dei cittadini e crea uno spazio pubblico europeo. Quarto, il Trattato rafforza l’Unione istituendo la figura del ministro degli Affari esteri dell’Unione e garantisce il raggiungimento della piena continuità tramite Presidenze più lunghe, senza che l’Unione diventi un superstato. Quinto, rafforza l’Unione come comunità di Stati, nazioni, cittadini, basata su valori comuni e sulla solidarietà. Questa è l’Unione di cui abbiamo bisogno.

Due nuovi Stati membri, Lituania e Ungheria, sono stati i primi a ratificare il Trattato costituzionale. Sono certo che il mio paese, la Polonia, nel quale la maggioranza dei cittadini è favorevole all’adozione del Trattato costituzionale, dimostrerà altrettanto il suo sostegno inequivocabile al Trattato nel referendum. Credo che ciò vada considerato come un fatto significativo e in certo qual modo simbolico. Venticinque anni fa, il movimento polacco di Solidarnosc ha rimosso il primo mattone dal muro di Berlino e i nostri colleghi tedeschi non dovrebbero dimenticarlo. Quindici anni fa, la tavola rotonda del dialogo in Polonia ha dimostrato che è possibile la transizione da un sistema totalitario alla libertà senza distruggere la pace internazionale. Questo è stato l’inizio del processo di unificazione in Europa e il Trattato rappresenta una grande opportunità per quest’Europa unita.

(Applausi)

 
  
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  Voggenhuber (Verts/ALE). (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi: qui è in gioco il destino dell’Europa. Credo di sapere che cosa significa: mio padre è sopravvissuto alla battaglia di Stalingrado e mia madre ai campi di concentramento di Auschwitz e di Dachau. Non proveniamo forse tutti, in questo continente, da un infinito susseguirsi di carnefici e vittime di un’interminabile violenza?

Per questo motivo ribadisco che l’Europa è una promessa formulata sessant’anni or sono, sull’abisso di Auschwitz e sulle rovine dell’Europa. La promessa era sconfiggere il nazionalismo, realizzare pienamente la democrazia, i diritti alla libertà e l’unità politica dell’Europa. Questo deve essere il parametro di confronto delle nostre azioni.

La Costituzione, che noi Verdi approviamo a maggioranza, è un grande passo verso il mantenimento di questa promessa: non è la fine, non rappresenta l’adempimento del compito. Ecco perché siamo favorevoli e perché voteremo anche a favore della relazione. La Costituzione pone le fondamenta della democrazia europea, istituisce l’Unione come comunità di diritti fondamentali. Le sue politiche si fondano su un codice comune di valori e obiettivi a tutto campo; per la prima volta essa proclama i diritti sociali come diritti umani nell’accezione tradizionale del termine. La Costituzione semplifica i Trattati, vincola l’azione esterna al diritto internazionale, rafforza la capacità d’azione e la trasparenza, come pure la legittimità democratica, e sviluppa le possibilità di codecisione per i cittadini. Sì, la Costituzione crea un’Unione che appartiene ai cittadini e non più alle Cancellerie, come in passato.

Questo è il motivo per cui voteremo a favore e dunque, onorevole Wurtz – mi rallegro che lei sia in Aula – le sue critiche mi risultano incomprensibili. Il suo emendamento non menziona la democrazia, anche se questa Costituzione è imprescindibile per una democrazia europea. Perché non ne parla? Lei afferma che non vi è alcun progresso sociale. Tuttavia, per la prima volta nella storia bisecolare dei diritti umani, nella Costituzione sono riconosciuti e sanciti i diritti sociali in quanto diritti umani a tutti gli effetti!

Per la prima volta – nonostante le contraddizioni – abbiamo ripreso nel catalogo di obiettivi e valori della Costituzione la piena occupazione e l’economia sociale di mercato. Non è vero che abbiamo deciso la militarizzazione dell’Europa. Questo processo è altamente dubbio. Il nostro rapporto con la NATO continua ad essere una questione irrisolta, e, anche se nessuno può prevedere il cammino di emancipazione dell’Europa, noi abbiamo legato il nostro agire al diritto internazionale, alla Carta delle Nazioni Unite e anche in questo caso, per la prima volta, abbiamo elevato la prevenzione civile dei conflitti al rango di compito costituzionale. Lei non può cavarsela così facilmente.

(Applausi)

Seguo con preoccupazione il processo della ratifica, ma non è questo lo scoglio da superare. Abbiamo ricevuto la visita del Presidente del Parlamento lituano, abbiamo sentito gli interventi dei colleghi ungheresi: la ratifica in questi paesi è avvenuta senza alcuna campagna d’informazione dei governi e senza alcun dibattito pubblico. E’ così che vogliamo ottenere la Costituzione? Noi ci comporteremo diversamente! Ci attendono almeno nove referendum e i relatori, che peraltro ringrazio e con cui mi congratulo, consentiranno che si affermi che in questa relazione non si trova una sola parola di critica. Tale stato di cose intacca la credibilità di questo Parlamento.

Noi non siamo i poeti di corte della conferenza intergovernativa. Non siamo qui per inneggiare alla Costituzione, che pure ha le sue pecche. Non abbiamo costituito un ordine sociale europeo. La democrazia europea è incompleta. La sfida dell’ordine europeo della pace richiede ancora molto lavoro. Perciò avrei voluto non soltanto che la Costituzione fosse approvata a larga maggioranza, ma anche che si aprissero prospettive per proseguire il processo costituzionale. Il gruppo Verde/Alleanza libera europea apporterà il suo contributo avviando la prima petizione popolare per un primo emendamento alla Costituzione volto a perfezionare la democrazia, la pace e l’ordine sociale in Europa.

(Applausi)

 
  
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  Kaufmann (GUE/NGL).(DE) Signor Presidente, a dispetto della decisione maggioritaria del mio partito, il PDS, così come della maggioranza del mio gruppo, sono favorevole alla Costituzione e voto “no” al loro “no”.

(Applausi)

Come socialista ed europeista convinta ritengo il voto contrario alla prima Costituzione europea inconciliabile con la mia coscienza. La Costituzione – fatto senza precedenti nella storia dell’Unione europea – è stata redatta secondo un processo democratico cui io stessa ho partecipato come membro della Convenzione.

Le motivazioni per me determinanti sono le seguenti: per secoli i popoli europei hanno subito guerre imperiali e avvelenate animosità. Ciò non deve accadere mai più. La Costituzione suggella quest’impegno.

Definendo l’Unione come comunità di valori, la Costituzione sancisce un catalogo di valori, dal bene maggiore – il rispetto della dignità umana – alla giustizia e alla solidarietà. Condivido tutti questi valori e farò di tutto perché tutti possano pienamente essere realizzati nella società.

La Costituzione rafforza i diritti dei cittadini: l’Unione europea, con la Costituzione, diventa chiaramente più democratica, anzi, offre soprattutto nuove possibilità per costruire un’Europa sociale. Si compie, tramite la Costituzione, un grande progresso verso l’integrazione europea, l’Unione europea diventa, nel complesso, più matura per affrontare il futuro. La Costituzione è nettamente migliore rispetto all’attuale base giuridica dell’Unione, cioè il Trattato di Nizza.

La mia decisione è anche dovuta al fatto che, durante la Convenzione, la sinistra ha ampiamente rinunciato a contribuire al processo con proposte proprie concrete, non ha offerto alternative reali alla proposta che ora respinge. Per me tale atteggiamento è inaccettabile.

Il mio auspicio è che l’Unione europea sia pacifica, democratica e sociale, e che l’Europa sia unita, ma questo obiettivo ci sfuggirà fintanto che non siamo disposti a farci reciprocamente delle concessioni. Sono convinta che l’Europa non si realizzerà mai se le famiglie politiche indicano i propri standard come limiti oltre i quali non sono disponibili a spingersi.

Onorevoli colleghi, evidentemente il mio voto favorevole alla Costituzione non significa tacere le sue lacune o addirittura ignorarle, e continuerò a battermi per ottenere dei cambiamenti nell’Unione europea. Certamente mi opporrò alla politica neoliberale e combatterò tutte le iniziative che promuovono l’Unione europea come potenza militare. Occorre impedire – questo mi sta particolarmente a cuore – che l’Unione diventi un’immagine speculare delle proiezioni di potere statunitensi e che si indebolisca economicamente e socialmente a causa del riarmo.

(Applausi)

 
  
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  Bonde (IND/DEM).(DA) Signor Presidente, su un assegno in bianco è il portatore a scrivere l’importo. Si può dare un assegno in bianco, in caso d’emergenza, quando si conosce molto bene il portatore. Ma perché raccomandare agli elettori di avallare un accordo cui daranno un contenuto leader che oggi non possiamo conoscere? Non sappiamo se le decisioni più importanti o più sensibili saranno adottate a maggioranza o all’unanimità. I futuri Primi Ministri non eletti potranno decidere in prima persona come adottare una decisione, invece di lasciare agli elettori l’ultima parola. Non conosciamo neppure il contenuto di articoli importanti, dove la decisione è delegata alla Corte di giustizia. In un punto si formula un impegno di rispetto nei riguardi dei sistemi sociali dei paesi, in un altro il nostro welfare può essere stralciato da una votazione a maggioranza o da una sentenza. In un punto si mantiene lo status della Chiesa nazionale e in un altro si abroga il primato della Legge fondamentale danese nelle questioni relative alla Chiesa nazionale. In un punto si garantisce l’identità nazionale, in un altro si deroga alla Legge fondamentale se questa è in conflitto con una decisione amministrativa di Bruxelles. All’articolo III-375 la Corte suprema danese perde la prerogativa di decidere i limiti giurisdizionali delle autorità dell’UE. In molti punti si può liberamente scegliere se ricorrere a una decisione vincolante o al coordinamento volontario. Quindi non sappiamo a che cosa dobbiamo dire sì. Perciò è più intelligente non esprimere il proprio assenso, fino a quando su questo assegno non ci sarà l’importo, il nome del portatore e finché non ci sarà concesso il diritto di annullare l’assegno. Così almeno sapremo su che cosa votiamo e come possiamo ribaltare una decisione.

Le Costituzioni sono per gli Stati. Tra Stati si concludono accordi, cioè trattati. Io auspico un’Europa delle democrazie, che risolva i problemi pratici concentrandosi sulle questioni transfrontaliere, sui temi che da soli non possiamo affrontare. Così non avremmo una perdita di democrazia, bensì un guadagno in termini di cooperazione. Avremmo un surplus di democrazia e non un crescente deficit che può determinarne il fallimento. La democrazia senza “demos” è un semplice esercizio di potere, per parafrasare il famoso poeta Ebbe Kløverdal Reich. Governare senza la possibilità di correggere il tiro in vista delle elezioni successive non è democrazia, ma oligarchia. L’Europa merita di meglio, e questo è anche il titolo del parere alternativo che propongo di votare invece della relazione Corbett-Méndez de Vigo.

 
  
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  Muscardini (UEN). – Signor Presidente, a suo tempo la Convenzione, di cui questo Parlamento ha fatto parte, ha redatto un testo considerato il miglior compromesso possibile. Successivamente il Consiglio, a sua volta, ha raggiunto il miglior compromesso fattibile e il nuovo Trattato costituzionale è stato firmato a Roma.

Spetta ora ai popoli, attraverso il referendum, o ai parlamenti nazionali, a seconda delle rispettive costituzioni, approvare definitivamente il nuovo percorso. Un percorso che, piaccia o non piaccia, vede l’Europa non come un Superstato federale, che lentamente avrebbe cancellato identità, tradizioni e culture, ma come un’Unione di Stati sovrani che liberamente scelgono di dare vita ad una politica comune. In un momento della storia dell’umanità in cui calamità naturali e tragici eventi connessi alla volontà dell’uomo richiedono che nello scacchiere mondiale siano rappresentati, non solo gli interessi economici dei nostri paesi, ma anche i valori di democrazia, di libertà e di rispetto della dignità umana, che il nostro continente ha finalmente conquistato e definito dopo secoli di guerra e di contrasti.

Pertanto, dividerci oggi, in quest’Aula, su ciò che non appartiene più alle nostre scelte, ma alla ratifica dei singoli Stati e dei singoli popoli dell’Unione, significa disconoscere al nostro Parlamento la capacità di progettare il futuro e relegarlo a un ruolo di parlatoio dove molto si disquisisce e poco si conclude. Tutto ciò appare in netto contrasto con l’aumento di prerogative che dopo tanta fatica abbiamo finalmente ottenuto, proprio nella stesura del nuovo Trattato.

Ci sembra opportuno ricordare che, se i valori e i principi nella Carta dei diritti fondamentali ora inserita nella seconda parte del Trattato costituiscono le fondamenta etiche dell’Unione, la Carta costituzionale in più parti è ancora incompleta ed avrebbe necessitato di aggiornamenti alla luce della realtà contemporanea. Inoltre, dovremmo vigilare affinché la Costituzione non venga strumentalizzata a fini partitici contro governi regolarmente eletti dai propri cittadini. L’Unione europea non deve rischiare di divenire il luogo in cui maggioranze ideologiche si scontrano per contrastare libere scelte nazionali.

 
  
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  Mölzer (NI).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, sentiamo dire che, se l’Europa vuole approfondire l’integrazione, ha bisogno di questa Costituzione. Eppure, proprio da uno dei più veementi sostenitori di questa Costituzione abbiamo appena inteso che non tutto il testo sottoposto a decisione è ideale, anche se è migliore dell’attuale e dunque rappresenta in ogni caso un progresso. Francamente è un’affermazione che suona poco convincente. Ci viene anche detto che la Costituzione non promuoverà in nessun modo un’evoluzione verso un superstato europeo, al contrario rafforzerà invece l’identità degli Stati membri.

Se è così, davvero bisognerebbe offrire ai cittadini degli Stati europei l’opportunità di pronunciare l’ultima parola nel dibattito sulla ratifica, possibilmente in un referendum. Per questo, però, è necessaria una vera informazione, non soltanto la propaganda giubilante unilaterale a favore della Costituzione. Occorre discutere anche delle debolezze della Costituzione, senza per questo essere tacciati di antieuropeismo: ad esempio bisogna dire che si riduce la possibilità per gli Stati membri più piccoli di difendere i propri interessi; che, soprattutto in materia di politica estera e di sicurezza, il Parlamento rimarrà una tigre di carta, e anche che i lavoratori europei continuano ad essere esposti al pericolo del dumping sociale e salariale.

Soltanto una discussione aperta e franca anche sui punti fragili e sui rischi della Costituzione consentirà ai cittadini e ai popoli europei di percepire questo testo come qualcosa di più di una carta proveniente dall’alto.

 
  
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  Ferber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, di che cosa tratta la discussione odierna sul Trattato costituzionale europeo? Una volta esaminato il testo, credo emergano una serie di punti che io personalmente, il mio partito, e il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei avremmo volentieri modificato: avremmo auspicato un riferimento all’eredità giudaico-cristiana, una chiara delimitazione delle competenze, una descrizione delle frontiere geografiche dell’Unione europea, la partecipazione dei cittadini alla ratifica, perché una Costituzione, di fatto, è l’espressione della sovranità popolare e questo concetto avrebbe dovuto essere espresso in qualche punto.

D’altro canto, il Trattato comporta svariati miglioramenti rispetto ai trattati vigenti e questo è il confronto da cui il Trattato costituzionale deve uscire vincente. Esso apporta più democrazia, rafforza il Parlamento europeo, coinvolge i parlamenti nazionali nel processo legislativo. Al posto della ponderazione dei voti è introdotta una doppia maggioranza al Consiglio. Invece delle clausole generali, le competenze saranno conferite specificamente. Le dimensioni della Commissione saranno ridimensionate, il che contribuirà altresì a renderla più democratica. Il Trattato costituzionale aumenta la trasparenza, tramite il necessario coinvolgimento dei parlamenti nazionali. Prima della nostra decisione su una proposta in prima lettura, i parlamenti nazionali avranno modo di pronunciarsi. Mi pare un punto di particolare importanza, non soltanto nel senso della trasparenza. Le sedute del Consiglio dovranno essere pubbliche. Finalmente ci lasciamo alle spalle la diplomazia segreta che ha forgiato l’Europa per oltre cinquant’anni.

La mia conclusione è che otteniamo un’Unione europea che si concentrerà sui compiti che può realizzare e non diventerà un superstato. Anche se è ancora necessaria una maggiore informazione e partecipazione dei cittadini, tutto sommato, questo Trattato è in ogni caso apprezzabile. A nome del mio partito, la CSU, ma anche a nome dei colleghi della CDU, posso affermare che voteremo senza riserve a favore del Trattato costituzionale.

 
  
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  Ouzký (PPE-DE).(CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la risoluzione sul Trattato costituzionale europeo è stata scritta con uno spirito assai positivo. L’impressione è che stiamo raccomandando un testo ineccepibile, come se fossimo inconsapevoli delle sue debolezze. Invece non dovremmo ignorare le voci che mettono in guardia contro le lacune dell’attuale progetto di Costituzione. Potremmo decidere che, nonostante gli sforzi, la Costituzione non è trasparente né comprensibile. Sono altresì colpito dal fatto che la proposta di risoluzione non consenta una maggiore discussione democratica, bollando come antieuropeista chi nutre riserve circa il Trattato.

La Costituzione europea è uno strumento pratico che influenzerà l’integrazione europea per decenni. L’Europa può avviarsi verso un superstato federalista burocratico, oppure verso il suo opposto politico: un’Europa liberale e competitiva. Sia ben chiaro che l’adozione o la bocciatura della Costituzione europea è una questione squisitamente politica e non un presupposto per l’integrazione. Pertanto è assolutamente legittimo votare a favore della Costituzione oppure contro.

La ratifica è spesso dipinta come un passo essenziale che non dovrebbe essere aperto a eccessive discussioni. I sostenitori della Costituzione europea talvolta minacciano addirittura che l’Europa non si lascerà frenare se un paio di paesi non ratificheranno la Costituzione. In tal caso questi paesi saranno emarginati e dovranno accontentarsi di una forma di affiliazione inferiore. Mi pare un approccio molto ingiusto.

Ho più volte evocato il rischio di violazione dei principi democratici: sono cresciuto in un sistema politico dove un “sì” allegro e felice era l’unica scelta possibile in ogni elezione. Ora vorrei lanciare un monito contro l’utilizzo di questi stessi principi.

Non sto cercando di attaccare direttamente il Trattato costituzionale. Desidero semplicemente mettere in rilievo la necessità di una discussione aperta e democratica e sottolineare che la mancata adozione della Costituzione non sarebbe un disastro, né significherebbe la fine del processo d’integrazione in Europa. Al contrario, potrebbe portare ad una riflessione più profonda sulla direzione in cui si muove l’integrazione e su quale integrazione i cittadini davvero auspicano. Vi ringrazio per l’attenzione.

 
  
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  Barón Crespo (PSE).(ES) Signor Presidente, signora Vicepresidente della Commissione, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, intervengo per esprimere a nome personale e dei socialisti spagnoli il nostro sostegno alla relazione Corbett-Méndez de Vigo che segna l’apice di un processo storico.

Nell’Unione europea si sono tenuti due dibattiti costituenti. Il primo fu il dibattito del Congresso del Movimento europeo nel 1948, dove Churchill, Reynaud, Ramadier, van Zeeland, Madariaga e Adenauer ebbero l’opportunità di cominciare a discutere di una Costituzione per l’Europa. Il secondo è quello che stiamo portando a termine oggi, che ha mutato la storia di un continente dove oltre cento milioni di persone sono morte di morte violenta tra il 1914 e il 1945 e dove, nella realtà attuale, la pace è la norma, grazie ad un processo cui oggi conferiamo la sua autentica dimensione con questa Costituzione nella quale si esprimono i nostri valori fondamentali condivisi, sanciti nella Carta dei diritti fondamentali, con una cittadinanza comune e un’Unione basata su cittadini e Stati: un’Unione laica e un’Unione con gli obiettivi ambiziosi che sono stati già menzionati in questa sede.

Signor Presidente, mi consenta di fare riferimento al mio paese, il primo a indire un referendum di ratifica della Costituzione, con una discussione pubblica e aperta che crediamo sia importante per tutti.

Vero è che il governo Zapatero, vincendo le elezioni del 14 marzo, ha sbloccato il processo di approvazione della Costituzione, ma vorrei dichiarare in quest’Aula – dove non vedo nessun membro del Partito popolare spagnolo e prego la vicepresidente del loro gruppo, onorevole Grossetête di riferirglielo per mio conto – che la Convenzione si è aperta sotto la Presidenza spagnola del Consiglio del governo Aznar, ed è lui che ha indetto un referendum. Per questo motivo credo e spero che si otterrà anche l’appoggio decisivo del Partito popolare spagnolo – quello del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei mi pare garantito – a tutto questo processo. In questo modo, mi pare, potremo far sì che il nostro referendum diventi davvero un precedente utile per gli altri paesi che hanno deciso di indire un referendum e che si svolga un autentico dibattito pubblico e aperto.

Concludo segnalando che tutto ciò è il compimento di un processo nel corso del quale l’Europa è stata costruita con passione e buon senso e grazie al quale è stato possibile cambiare la storia.

 
  
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  Guardans Cambó (ALDE). (EN) Signor Presidente, qualsiasi posizione sulla Costituzione europea deve basarsi sull’equilibrio tra quanto la Costituzione sancisce o meno, un aspetto che forse non è stato adeguatamente sottolineato nella relazione che sarà votata in questa tornata.

Tale constatazione mi porta ad esprimere un parere favorevole sulla Costituzione, per ciò che essa rappresenta e perché significa un nuovo passo avanti verso un’Europa più salda, più efficiente, più trasparente e più democratica. Con questa Costituzione l’Europa avrà una voce più forte nel mondo. I cittadini otterranno una migliore protezione dei loro diritti fondamentali. La loro libertà e sicurezza saranno meglio difese. Inoltre i nostri valori, inclusi quelli sottesi al nostro modello sociale ed economico, saranno proclamati e protetti con vigore, per consentire la crescita dell’Europa e al contempo per proteggere la sua coesione sociale.

Ciò non m’impedisce, tuttavia, di riconoscere che il testo riflette l’infelice pregiudizio di alcune maggioranze politiche esistenti in Europa nel momento in cui è stato redatto. In particolare mi rammarico che esso rifletta un’Europa virtuale, che non è quella vera, un’Europa che non esiste in termini politici, dove tutto quanto c’è tra singoli cittadini e Stati viene semplicemente ignorato.

I popoli in Europa, le regioni, il loro ruolo politico nella costruzione di un’Europa diversa e plurale sono stati semplicemente trascurati, sono passati sotto silenzio in questo testo. Ma questa non è la realtà dell’Europa che stiamo costruendo qui insieme. Ciò che è peggio, alcune lingue, come la mia – il catalano – che sono più forti di quanto ufficialmente riconosciuto a livello di Unione europea, sono ciecamente ignorate dalla Costituzione.

Taluni di questi problemi possono essere risolti al di fuori della Costituzione e alcuni di noi continueranno a battersi per questo. Pertanto mi unisco a quanti sostengono questo passo positivo verso la costruzione dell’Europa e raccomanderò vivamente il “sì” nel referendum spagnolo, anche se capisco perfettamente e rispetto qualunque posizione che valuti diversamente l’equilibrio di cui sopra. Per me questo non è un testo scolpito nella pietra, bensì un miglioramento che ci consente di continuare a lavorare per un’Europa in cui tutti i cittadini e i popoli possano sentirsi a proprio agio e siano riconosciuti per quello che sono realmente e per quello che vogliono essere.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. OUZKÝ
Vicepresidente

 
  
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  Hammerstein Mintz (Verts/ALE).(ES) Signor Presidente, i Verdi europei sono favorevoli al “sì” nel prossimo referendum sulla Costituzione europea in Spagna. Tenere il primo referendum di tutto il continente è una grande responsabilità e, se tale consultazione esprimerà un forte appoggio dei cittadini spagnoli alla Costituzione, essa invierà un messaggio chiaro e forte agli altri paesi europei e costituirà uno spunto per continuare a costruire l’Europa che vogliamo dopo la ratifica. Il nostro “sì” è un “sì” esigente.

Per contro, siamo preoccupati e perplessi di fronte alla posizione del partito popolare spagnolo. Il mio interrogativo è: dove sono adesso tutte quelle persone che dichiaravano di voler morire per Nizza, come Aznar? Vedo che sono ancora vive e vegete e che in questo momento stanno creando confusione e allarme, esprimendosi in modo ambiguo, prima dell’imminente referendum in Spagna, anteponendo alla costruzione europea interessi gretti e di parte.

Questa ambiguità, unita ad un atteggiamento di parziale inattività e silenzio riguardo alla Costituzione, il tentativo di confondere la gente con altre questioni che poco hanno a che vedere con la Costituzione, rendono un pessimo servizio all’integrazione europea. Alcuni chiedono il “sì” a malincuore e inviano messaggi confusi e contraddittori al proprio elettorato, esclusivamente con l’intento di danneggiare l’attuale governo spagnolo.

Il “sì” esigente, che noi Verdi difendiamo, significa optare per un utilizzo costruttivo del nuovo spazio politico europeo a favore dell’Europa sociale ed ecologica che vogliamo. La Costituzione non è la fine del cammino, non è la destinazione finale, e nemmeno una sosta di riposo. Noi pensiamo, come Antonio Machado, che la strada si fa camminando. Crediamo che questa Costituzione sia un passo avanti e continueremo in futuro in questa direzione.

 
  
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  Krarup (GUE/NGL). (DA) Signor Presidente, ancora una volta mi preme ricordare la saggezza del manuale norvegese per gli scalatori. In caso di non corrispondenza tra la cartina e il terreno, bisogna seguire il terreno. Altrimenti si finisce in tragedia o in una farsa. E noi siamo proprio su questa strada. Il motivo è che, per tanti aspetti fondamentali, la Costituzione è contraria alle intenzioni democratiche che pure invoca e ciò asfissia la vera democrazia. La Costituzione comporta un’enorme concentrazione e centralizzazione del potere politico delle élites dell’UE, non da ultimo nel settore della giustizia e della polizia. La Costituzione dell’UE è un’autentica abolizione della democrazia viva nella società civile, in particolare perché l’espansione del potere dell’Unione impedisce un reale controllo democratico. L’unica speranza in questo processo sono gli imminenti referendum. Le élites dell’UE cercano di abolire anche quest’ultimo pilastro democratico. La democrazia oggi è tanto compromessa che le élites la praticano apertamente come esercizio di potere per governare i popoli. La battaglia contro la Costituzione europea è una battaglia per la democrazia che intendiamo vincere al di fuori di quest’Aula.

 
  
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  Farage (IND/DEM). (EN) Signor Presidente, è chiarissimo che qui si sta svolgendo un esercizio unilaterale per vendere questa Costituzione ai popoli europei. Ascoltando alcuni degli interventi verrebbe da pensare che si stia discutendo della seconda Venuta del Signore. A partire da questa settimana spenderete somme ingenti del denaro dei contribuenti per dire alla gente cosa pensare e come votare. Dal canto mio vi suggerirei, come prima cosa, di fare ordine in casa vostra.

Qualche settimana fa ho rivelato a questo Parlamento il passato del Commissario Barrot e la questione è stata insabbiata. Ora è emerso che, durante la sua audizione, il Commissario Siim Kallas, incaricato delle misure antifrode, ha deliberatamente fornito informazioni fuorvianti e date imprecise e ha sfruttato un errore di interpretazione per svicolare da una domanda cruciale.

Ieri pomeriggio il Presidente Borrell mi ha impedito di intervenire per un minuto al fine di riferire tali fatti al Parlamento. Non vincerete la vostra battaglia costituzionale seppellendo la verità e scansando un dibattito vero e proprio. L’intero processo sarà ancora più screditato, anche se, visto che insieme a molti colleghi qui presenti farò campagna per il “no”, forse dovrei essere grato per come vi comportate.

(Applausi)

 
  
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  Szymański (UEN).(PL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in alcuni momenti nel corso di questa discussione sarebbe stato lecito pensare che nessuno ha mosso alcuna critica alla Costituzione. Credo che le cose cambieranno quando i deputati di questo Parlamento rientreranno nei propri paesi e si scontreranno con critiche varie e diversificate sulla Costituzione, espresse da fonti molto diverse. Il gruppo “Unione per l’Europa delle Nazioni”, insieme a molti altri gruppi politici di quest’Assemblea, è diviso sul tema della Costituzione. I membri di “Legge e giustizia” che costituiscono la componente polacca del gruppo, sono contrari, non perché la Costituzione sarebbe negativa per la Polonia, ma perché lo sarebbe per l’Europa.

Per cominciare, il Trattato altera il sistema di ponderazione dei voti, a detrimento dei paesi che hanno un particolare interesse per le politiche relative all’Europa dell’est, la coesione e l’agricoltura. Ovviamente la Polonia è toccata in tutti e tre i casi, tuttavia non sono le implicazioni per la Polonia il problema più significativo, bensì l’indebolimento di interi settori della politica europea.

Il Trattato rafforza i poteri dell’Unione in materia di politica economica, sociale e dell’occupazione all’interno dell’Unione. Non arriva a conferire competenze esclusive, ovviamente, e non è ancora stato intrapreso alcun passo decisivo, tuttavia esso rafforza in modo sostanziale le prerogative dell’Unione. L’Europa tuttavia non ha bisogno di armonizzare la politica economica, bensì della concorrenza dei sistemi in questo campo. L’armonizzazione consegnerà l’Europa ai margini della concorrenza globale.

Il Trattato è un passo significativo verso l’utilizzo del metodo comunitario nell’ambito della politica estera. Ancora una volta non sono state adottate decisioni definitive, ma si è compiuto un passo in questa direzione. E’ difficile affermare dove sia possibile tracciare una linea tra metodo comunitario e metodo intergovernativo in politica estera e il nuovo Commissario Rehn lo ha ammesso nella sua audizione di fronte alla commissione per gli affari esteri. Infine il Trattato si basa su false premesse fin dalle sue primissime righe. Un esempio di tale falsità e dell’estremo pregiudizio è lo stralcio, nel preambolo, dei riferimenti alla cristianità e a Dio, la cui presenza è ancora avvertita nella maggioranza degli Stati membri dell’Unione europea. Questi sono tutti motivi per i quali oggi dobbiamo dire “no” al Trattato e “no” a questa proposta di risoluzione, per dire di “sì” all’Europa.

(Applausi)

 
  
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  Czarnecki, Ryszard (NI).(PL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, non soltanto il progetto di Costituzione è lungi dall’essere ideale, ma è altrettanto lontano dal compromesso che avrebbe potuto essere. I favorevoli alla Costituzione e ad una Costituzione europea migliore farebbero bene a respingere questo progetto, poiché non dubito che un progetto ulteriore costituirebbe un miglioramento. I membri di “Autodifesa” voteranno a favore dell’emendamento n. 102, un emendamento estremamente importante dell’onorevole Bonde che anch’io ho sottoscritto.

Il deficit democratico aumenterebbe se le competenze dei parlamenti nazionali fossero cedute non ad un Parlamento europeo democraticamente eletto, ma alla Commissione europea, che non è eletta. Tale cambiamento non sarebbe assolutamente auspicabile. Sarebbe altrettanto poco auspicabile abbandonare il principio di un Commissario per ogni paese. Invece sarebbe una buona idea restituire agli Stati nazionali la competenza per tutte le materie che, di fatto, non hanno rilevanza sovranazionale e un buon principio da seguire è: più libertà e meno centralismo. Per concludere, vorrei affermare che i membri di “Autodifesa” sono aperti all’idea di una Costituzione europea. Non la respingiamo in quanto tale, ma non possiamo votare a favore della proposta di risoluzione così com’è formulata. Nutriamo dei dubbi e tali dubbi sono condivisi da milioni di abitanti degli Stati membri dell’Unione. Tuttavia siamo aperti al dialogo, poiché è questo che desiderano milioni di abitanti dei nostri paesi. Pertanto ci asterremo dalla votazione finale.

 
  
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  Grossetête (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, signora Commissario, desidero innanzi tutto congratularmi con i due relatori, gli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo, per la loro eccellente relazione. Desidero però anche ringraziare Valéry Giscard d’Estaing, senza il quale, ne sono certa, non saremmo qui oggi per discutere di questa storica tappa per l’Europa. Possiamo misurare il cammino che abbiamo compiuto.

Il pericolo maggiore per l’Europa sarebbe ricadere nei metodi intergovernativi. Infatti, non si può che deplorare che i governi europei non abbiano seguito tutte le proposte avanzate dalla Convenzione, quindi bisognerà adattare progressivamente la Costituzione strada facendo. In effetti, in una società globalizzata, confrontata con il terrorismo, i flussi migratori, il cambiamento climatico, i gravi sconvolgimenti economici abbiamo bisogno di più Europa. Abbiamo bisogno di più Europa, di più Unione – un’Unione fondata sui nostri valori universali – e di più democrazia. Tutto questo la Costituzione lo permette, rafforzando peraltro il ruolo del Parlamento europeo e coinvolgendo contemporaneamente i parlamenti nazionali.

Coloro che sono contrari alla Costituzione parlano di burocrazia di Bruxelles, di perdita di sovranità nazionale, di superstato europeo. A corto di argomenti, recuperano slogan triti e ritriti, improntati al passato ma ormai vuoti di significato, perché così lontani dalla realtà. Questo è tipico della loro incapacità di guardare all’avvenire. Come spiegare allora che i nostri venticinque governi europei si siano tutti messi d’accordo per adottare questa Costituzione? Non avevano certo l’intenzione di fare hara kiri.

Poiché dobbiamo lavorare collettivamente, insieme, al servizio del cittadino europeo e per le generazioni future, allora diciamo “sì” alla Costituzione per l’Europa. Gli europei devono scegliere tra isolamento e paralisi, da un lato, oppure apertura e modernità, dall’altro. La scelta è semplice: per un’Europa libera e responsabile dobbiamo ratificare la Costituzione per l’Europa.

 
  
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  Poignant (PSE).(FR) Signor Presidente, da socialista francese ed europeo, domani voterò con emozione e fierezza a favore della relazione dei nostri due colleghi. Ecco perché voglio fare del mio intervento un tributo ad Altiero Spinelli, l’artefice della prima Costituzione europea in quest’Assemblea eletta a suffragio universale. Non dimentico che era un ex giovane comunista e mi rivolgo ai miei compagni socialisti per incitarli a non tradire le proprie origini. Era un vecchio militante antifascista, un vecchio federalista, e rendo omaggio ai colleghi deputati di questo Parlamento che nella seduta del 14 febbraio 1984 votarono il suo progetto. Poettering e Hänsch votarono a favore, Wurtz votò contro come pure Vergès. Altrettanto faranno questa volta, con lealtà.

Se andate a rileggere il testo che sarà posto in votazione domani, vi accorgerete che riprende molti elementi di quella vecchia proposta. Qualche esempio: l’articolo 3 della relazione Spinelli sancisce il principio della cittadinanza europea, l’articolo 4 il rispetto dei diritti fondamentali, l’articolo 6 la personalità giuridica, l’articolo 9 la piena occupazione come obiettivo dell’Unione, l’articolo 34 parla di leggi europee, l’articolo 44 di sanzioni. La Parte quarta corrisponde alla Parte terza della Costituzione di oggi, l’articolo 82 prevede la ratifica, e potrei continuare.

Intendo dire che il voto di domani s’iscrive in questa lunga storia, e che questa Costituzione non è piovuta dal cielo, ma s’inserisce in un grande movimento storico. L’inizio è stato, oltre cinquant’anni fa, il carbone, divenuto minerale della riconciliazione. La moneta unica, l’euro, che ha più di dieci anni, è stata la moneta della riunificazione tedesca. Allora facciamo di questa Costituzione una mano tesa ai popoli che si sono uniti a noi ora che è finita la buia notte del totalitarismo.

 
  
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  De Sarnez (ALDE).(FR) Signor Presidente, l’attualità ci dimostra tutti i giorni che abbiamo più che mai bisogno dell’Europa. Abbiamo bisogno dell’Europa per proteggerci, per avviare e sostenere un modello sociale originale. Abbiamo bisogno dell’Europa per generare la crescita, per coordinare le nostre politiche economiche e per lottare contro la disoccupazione. Abbiamo bisogno dell’Europa per mettere a punto una vera politica della ricerca e dello sviluppo al pari degli Stati Uniti. Abbiamo bisogno dell’Europa per tutelare e preservare il nostro ambiente e, infine, abbiamo bisogno di un’Europa che conti nel mondo, con una difesa europea, militare e civile, e un’autentica politica estera. L’equilibrio mondiale risentirà dell’esistenza o meno dell’Europa.

Per rispondere a quest’immensa attesa occorrono Istituzioni più efficienti, più trasparenti e più democratiche, che si allontanino da un modello di funzionamento troppo spesso intergovernativo, dove le decisioni si adottano sempre senza la partecipazione dei cittadini. Ci vogliono Istituzioni che favoriscano il processo decisionale comunitario, perché è l’unico autenticamente democratico. Ci servono ancora delle Istituzioni forti, che permettano di avanzare verso un’Europa più integrata, nonostante la timidezza dei capi di Stato e di governo.

Tali sono i motivi per cui sosteniamo, da un lato, questa relazione pregevole e ben scritta e, dall’altro, il progetto di Costituzione. Anche se non si spinge fino a dove avremmo voluto, la Costituzione è un passo simbolico e importante verso un’Europa più unita, più forte e più democratica: lo dobbiamo ai nostri cittadini.

 
  
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  Joan i Marí (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, per la sinistra repubblicana catalana (Esquerra Republicana de Catalunya) e per gli altri partiti della nostra coalizione europea, ad esempio dei Paesi Baschi, di Andalusia e Aragona, questo non è un buon Trattato costituzionale. Esso non accoglie il nostro desiderio di un allargamento interno. Le nazioni senza Stato non otterranno alcun riconoscimento in questo Trattato. Avremmo accettato il Trattato se soltanto avesse incluso un piccolo passo avanti: lo status di lingua ufficiale per il catalano.

Oggi, in Parlamento, circa il 2 per cento dei deputati non può parlare la propria lingua madre. Di questo 2 per cento la grande maggioranza è di lingua catalana. Sono il quarto deputato di lingua catalana – dopo il Presidente Borrell, gli onorevoli Guardans Cambó e Hammerstein Mintz – ad intervenire in Aula questa mattina in una lingua che non è la nostra – et c'est la réalité, Madame Grossetête! [è la verità, onorevole Grossetête!]

Respingiamo questo Trattato costituzionale perché vogliamo essere direttamente coinvolti in Europa e vogliamo un’Europa più forte, più unita e coesa, costruita sulla sua diversità: tutto il contrario di uno Stato nazione fondato sul modello francese e contrario al plurilinguismo, alla diversità e all’esistenza di più nazionalità.

Gli Stati nazione che funzionano non sono una buona base per la costruzione dell’Europa. L’Europa dovrebbe essere costruita sulla base della diversità nazionale che comprende le nazioni senza Stato, gli Stati nazione e le regioni a statuto speciale, allo scopo di creare una nuova cittadinanza europea.

 
  
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  Bertinotti (GUE/NGL). – Signor Presidente, il primo compito di un Parlamento è quello di rappresentare il popolo. Il nostro dovere sul Trattato costituzionale deve essere in primo luogo quello di misurare la distanza dei popoli europei da questo Trattato: senza popolo non c’è Costituzione.

Al deficit democratico nella costruzione del Trattato si aggiunge ora la mancanza di democrazia nel suo varo: se non con un referendum di tutti i cittadini europei, si poteva almeno fare tenendo un referendum nello stesso giorno in tutti i paesi dell’Unione. Invece si procede in ordine sparso, con i cittadini lontani dal Trattato oggi come ieri. L’Europa rischia la parabola dei titoli di una famosa trilogia di Italo Calvino, un grande intellettuale europeo: da Barone Rampante a Visconte Dimezzato a Cavaliere Inesistente.

Nel Trattato non c’è popolo né spirito costituente, manca un’idea di sé nel mondo e nel proprio tempo. Tutto ciò è molto grave, in un tempo inquietante in cui la guerra e il terrorismo sono diventati la parte prevalente della politica, in cui le catastrofi naturali come quella del sud-est asiatico parlano delle ingiustizie sociali, delle povertà intollerabili di questo mondo. L’Europa nella globalizzazione rischia il declino, vive un malessere legato alla crisi della coesione sociale al suo interno, mentre la precarietà diventa la cifra sociale del nostro tempo.

Questo Trattato rappresenta le dimissioni della politica di fronte a tutto ciò: una Costituzione muta. In essa la pace è una pallida aspirazione, non il ripudio della guerra, in essa i diritti delle persone, donne e uomini, lavoratori e migranti, sono una variabile dipendente dalla parità di bilancio, dalla stabilità monetaria. La democrazia è un optional. Il Trattato costituzionale non prevede diritti, se non quelli del mercato, non propone riforme, non ha futuro e fissa invece l’Europa nella crisi odierna.

Non è solo insufficiente, è una direzione del tutto sbagliata. Per questo il Partito della Sinistra Europea si dichiara contrario a questo trattato e svilupperà in tutti i paesi una campagna contro di esso. Bisogna liberarci da questo ingombro per costruire l’Europa del futuro.

 
  
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  Belder (IND/DEM).(NL) Signor Presidente, oggi il Parlamento europeo discute di un Trattato che, nella natura e nel contenuto, è una Costituzione, o per lo meno, questo affermano i relatori. La loro relazione muove come punto di partenza dall’apparente opposizione tra Consiglio e Stati membri, da un lato, e Parlamento e cittadini, dall’altro. In tal modo i relatori trascurano che le Istituzioni europee devono la propria esistenza al trasferimento volontario di poteri dagli Stati membri. Inoltre i cittadini continuano a identificarsi essenzialmente con il loro Stato. Un’identità europea imposta dall’alto, con il suo simbolismo, non cambierà affatto questo stato di cose. Il Trattato attribuisce all’Unione europea le caratteristiche di uno Stato. Una sfortunata illustrazione di questo fatto è il ministro degli Affari esteri, una figura rappresentativa comune che deve occultare la mancanza di una politica comune, ed è altrettanto infelice che questa persona diventi a sua volta un’Istituzione. I relatori devono riconoscere che la sua duplice responsabilità, nei confronti del Consiglio e della Commissione, crea confusione e getta il germe di potenziali conflitti di lealtà. Non posso descrivere questo Trattato altrimenti che come un impetuoso salto nel buio.

(Applausi)

 
  
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  Pavilionis (UEN).(LT) Signor Presidente, in quanto lituano dovrei essere orgoglioso che il Parlamento del mio paese sia stato il primo a ratificare la Costituzione europea. Tuttavia, la maggioranza dei cittadini lituani non l’ha né vista, né letta, né discussa. Non è nemmeno stata oggetto di dibattito in seno al parlamento lituano. D’altro canto, sono sicuro che questa Costituzione sostanzialmente tuteli gli interessi della mia nazione e del mio Stato.

Tuttavia, vorrei cogliere l’opportunità per attirare la vostra attenzione sulla Parte I, articolo I-8 della Costituzione, che prescrive che il termine “euro” – che designa la moneta comune dell’Unione europea – sia utilizzato nello stesso modo in tutte le lingue dell’Unione europea. Ciò è contrario al principio fondamentale della Costituzione e della creazione della stessa Unione europea: il rispetto per le culture e le lingue nazionali. A norma di tale articolo, che si fonda sul regolamento del Consiglio n. 974/98 del 1998, si produrrebbe un intervento senza precedenti nei sistemi grammaticali che si sono venuti formando lungo migliaia di secoli e in relazioni semantiche che non si esprimono nell’ordine delle parole, né nelle parole che hanno una sola flessione, bensì nella declinazione delle parole, per le lingue di sette nuovi paesi dell’Unione europea, tra cui il lituano. Il regolamento citato, annunciato sei anni or sono, prima dell’adesione dei nuovi paesi all’Unione europea, non consente di declinare la parola “euro”. Tale divieto contravviene all’articolo 314 del Trattato che istituisce la Comunità europea e all’articolo 53 del Trattato sull’Unione europea, sull’eguaglianza tra le lingue ufficiali dell’Unione europea, come pure all’articolo 5 del Trattato che istituisce la Comunità europea, sulla sussidiarietà, e all’articolo 151, sui limiti delle politiche culturali.

Ho chiesto alla Commissione e al Consiglio perché non si sia tenuto conto di tali circostanze e quattro mesi più tardi il Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Almunia, mi ha risposto che il termine euro, non declinabile, è utilizzato nella Costituzione perché così è stabilito nel regolamento del Consiglio. Si torna alla casella di partenza e rimane la mancanza di rispetto per le lingue nazionali. Se nella Costituzione permane tale divieto, nella versione lituana e in tutta la legislazione avremo un’abbondanza, non soltanto di errori grammaticali, ma anche di affermazioni assurde. Spero che il Parlamento tenga conto di tali argomentazioni. Vi ringrazio per l’attenzione.

 
  
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  Le Pen, Jean-Marie (NI).(FR) Signor Presidente, la Costituzione è l’atto fondatore di uno Stato ed è con piena cognizione di causa che questo termine è stato scelto, così come si è deciso di attribuire all’Unione europea una bandiera, un inno, una moneta e una Festa nazionale. Nonostante le vostre patetiche smentite, la Costituzione europea è dunque, al di là di ogni dubbio, l’atto fondatore di un superstato europeo che segna la morte delle nostre nazioni, sovente millenarie, la loro trasformazione in altrettante province senza potere, in questo Stato burocratico onnipotente e accentrato.

So che accusate a cuor leggero di menzogna, di mediocrità, addirittura di stupidità, quanti non condividono il vostro cieco credo nei benefici dell’Europa di Bruxelles. E’ una tattica di comodo, che vi risparmia di dare spiegazioni e vi consente di attenervi alle affermazioni perentorie dei pochi illuminati che sanno, o credono di sapere, cosa è bene per le masse che reputano incolte. Il timore che ispira alla maggior parte di voi l’organizzazione dei referendum sulla Costituzione è rivelatore del disprezzo che nutrite per i cittadini.

Di quali benefici stiamo parlando, allora? Ho visto con i miei occhi la conseguenza diretta delle politiche europee, è cioè la rovina della nostra agricoltura e delle nostre economie, le rilocalizzazioni, la deindustrializzazione, la disoccupazione endemica e la povertà, la disintegrazione dei nostri sistemi di protezione sociale, l’apertura delle nostre frontiere all’immigrazione massiccia, al terrorismo, alla criminalità internazionale. E’ vero, l’Europa di Bruxelles non è la sola responsabile, non avrebbe potuto creare o aggravare tali fenomeni se non con la complicità dei governi, di tutti i colori politici, che hanno deciso di sacrificare l’indipendenza dei loro paesi e la libertà dei loro cittadini al Levitano di Bruxelles.

La Costituzione europea apporrà gli ultimi ritocchi a quest’edificio mostruoso, iniziato oltre quarant’anni fa. Questo è ciò che voi desiderate, noi invece siamo contrari, perché l’Europa e gli Europei meritano di meglio di questo superstato senza anima. Noi rifiutiamo la Costituzione nel nome della libertà, dell’indipendenza e della sovranità, che appartiene soltanto ai popoli ed è inalienabile, nel nome del diritto all’autodeterminazione di questi stessi popoli. I deputati di questo Parlamento hanno tradito la propria patria. La loro colpa è sotto gli occhi di tutti. Saranno maledetti dalla storia e dalle generazioni a venire.

 
  
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  Tajani (PPE-DE). – Signor Presidente, commetteremmo un grave errore se considerassimo l’Unione una semplice entità economica o un grande territorio di libero scambio, oppure ancora una sorta di Superstato che sostituisce gli Stati nazionali. L’Europa è soprattutto un grande ideale ed era un ideale per i padri fondatori De Gasperi ed Adenauer, da Schuman a Spinelli, da Martino a Helmut Kohl. L’Europa è la nostra storia, è la sintesi delle nostre culture e delle nostre lingue, è la nostra identità, è il nostro futuro. E’ l’Europa dei valori, della centralità della persona, della libertà, della solidarietà e della sussidiarietà.

Non possiamo pensare ad un’Unione chiusa in angusti confini, non possiamo pensare che l’Europa sia una macchina – sia pure efficiente – governata da una burocrazia che si occupa di tutto e del contrario di tutto. L’Europa, proprio in base al principio di sussidiarietà, deve invece risolvere i grandi problemi dei cittadini che le altre istituzioni non sono in grado di affrontare.

Ma la Costituzione interpreta questi valori? La risposta è sostanzialmente positiva, anche se non si può nascondere il profondo rammarico per il mancato riferimento alle radici giudaico-cristiane dell’Unione. Tale riferimento avrebbe rappresentato non una scelta confessionale, ma l’identificazione delle nostre innegabili radici storiche.

La decisione di firmare a Roma la Costituzione, rappresenta per il nostro Paese un importante riconoscimento del lavoro svolto durante il semestre a guida italiana. Una legge fondamentale per essere efficace ha bisogno di afflato vitale, serve, insomma darle attuazione concreta, riempirla di forza politica. Ecco perché l’Europa, attraverso la Costituzione, dovrà davvero trovare una voce unica in politica estera, dovrà conquistarsi un seggio nel nuovo Consiglio di sicurezza dell’ONU, dovrà essere esportatrice di pace e non di interessi particolari nell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente. Il mondo della globalizzazione ha bisogno di questa Europa, dell’Europa della solidarietà e della sussidiarietà, della difesa dei diritti umani; l’Europa politica dei cittadini che questo Parlamento ben rappresenta.

(Applausi)

 
  
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  Grabowska, Genowefa (PSE).(PL) La ringrazio, signor Presidente. Non può esservi dubbio che l’Europa, gli Stati membri e soprattutto i cittadini europei abbiano bisogno di una Costituzione europea. L’attuale quadro dei Trattati è troppo limitato per un’Europa in via di ampliamento. Quello che andava bene per 15 Stati membri non va più bene per 25. Dopo tutto, come si fa a vestire un venticinquenne cresciuto con gli stessi vestiti che indossava quando aveva 15 anni? Bisognerebbe comprargliene di nuovi. Lo stesso vale per l’Europa e per l’Unione europea allargata, che devono dunque disporre di un quadro giuridico e organizzativo commisurato alle proprie dimensioni, intenzioni e ambizioni. La Costituzione europea istituisce tale contesto.

La Costituzione è un buon documento in quanto rappresenta un compromesso. Rende l’Unione europea più a dimensione dei suoi cittadini, più efficiente e migliore, e garantisce un’adeguata considerazione agli individui nonché la salvaguardia della democrazia e della sicurezza. La Costituzione offre inoltre un livello elevato di protezione dei diritti personali dei cittadini, garantisce loro un migliore accesso alle questioni di tutta l’Unione e un’influenza sulle capacità legislative dell’Unione. I cittadini dell’Unione ne sono consapevoli ed è per questo motivo che sostengono così numerosi la Costituzione europea, anche se non sono completamente addentro a tutti i suoi dettagli. Questo è il caso del mio paese, la Polonia. Sono orgogliosa di affermare che il 73 per cento dei polacchi è favorevole alla Costituzione europea, nonostante le riserve precedentemente espresse dal mio governo riguardo al progetto di Trattato e nonostante la campagna condotta contro la Costituzione nel mio paese.

E’ ormai evidente che è un errore sfruttare la Costituzione ai fini di vertenze politiche interne. Nessun partito politico ha il diritto di invitare a respingere la Costituzione, anche se è all’opposizione. I referendum sulla Costituzione dovrebbero riguardare il suo contenuto e non tramutarsi in plebisciti antigovernativi. I cittadini dell’Unione europea ne sono consapevoli e per questo motivo sanno meglio dei politici che cosa è bene per loro. Essi condividono l’opinione secondo cui chi è a favore dell’Europa è a favore della Costituzione europea. Dovremmo prestare loro ascolto.

 
  
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  Koch-Mehrin (ALDE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Costituzione europea, il Trattato costituzionale europeo, è migliore di ogni altra base giuridica precedente dell’Unione europea. Si tratta di un buon compromesso, di un compromesso accettabile e quindi il nostro gruppo può dare il proprio assenso.

Innanzi tutto il Trattato costituzionale europeo dovrebbe essere considerato come una grande opportunità per costruire un’identità europea comune. In Europa abbiamo assolutamente bisogno proprio di un senso collettivo, di appartenenza comune, che ci faccia sentire tutti europei e anche tedeschi, abitanti della Vestfalia-Renania settentrionale, o di Colonia, come nel mio caso. Questo Trattato costituzionale europeo risponde a tale esigenza. In questo testo abbiamo affermato i nostri valori comuni, e così il vecchio continente diventa una sorta di nuovo mondo, perché definiamo precisamente cosa ci tiene insieme ,e questo è l’aspetto meraviglioso del Trattato costituzionale.

Affinché nasca questo spirito collettivo, questa identità, è importantissimo che davvero tutti gli europei possano decidere se vogliono questa Costituzione. Per tale motivo ci impegniamo a favore dei referendum in tutti i paesi europei perché, anche se, ora come ora, la maggioranza dei cittadini potrà votare il Trattato costituzionale, non tutti gli europei avranno questa opportunità. Affinché i cittadini europei sappiano, in primo luogo, che esiste una Costituzione e, secondo, dopo averla esaminata, decidano di volerla, è importante che siano chiamati in causa. Ecco perché dovremmo lasciare che votino e che in tutti i paesi si indica un referendum. Purtroppo non sarà possibile organizzare tutte le consultazioni nello stesso giorno, però se i cittadini sono chiamati ad esprimersi, allora la partecipazione, l’identità e il sentimento collettivo aumenteranno.

 
  
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  Onesta (Verts/ALE).(FR) Onorevoli colleghi, v’invito a considerare questo Trattato costituzionale non già come un testo finito, ma in prospettiva. L’idea europea non è mai stata inquadrata rigidamente e non lo sarà oggi nel testo di questo nuovo Trattato. Questa Costituzione è una tappa importante, essenziale, indispensabile, ma non è che una tappa.

Valéry Giscard d’Estaing aveva detto di questo testo che era insperato. Preferisco affermare che è ampiamente perfettibile visto che, nonostante i progressi incontestabili, continua a trascinarsi dietro le scorie dei suoi predecessori.

I nostri concittadini sono pronti ad accettare questo testo come un rapporto interlocutorio sulla loro storia comune, ma non hanno voglia di essere presi in ostaggio per decenni, rinviando ad un futuro indefinito qualunque cambiamento rispetto al compromesso europeo siglato all’inizio del XXI secolo. In questo contesto s’inserisce e ha senso l’emendamento n. 17 che ho presentato a nome del mio gruppo e che è stato firmato da tantissimi altri colleghi. Tramite quest’emendamento chiarissimo e brevissimo il nostro Parlamento, e cito: “dichiara la sua volontà di avvalersi del nuovo diritto di iniziativa che la Costituzione gli conferirà per proporre modifiche volte a migliorarla”.

Ringrazio i due correlatori, Richard Corbett e Iñigo Méndez de Vigo, per aver sostenuto questo emendamento, poiché grazie ad esso la nostra Assemblea indica di essere attenta ai progressi sociali e democratici che i nostri concittadini attendono, pur rimanendo ancora e sempre la forza trainante dell’evoluzione europea. Se la Costituzione fosse un testo scolpito nella pietra, rischierebbe di essere immutabile e, non me ne voglia Giscard d’Estaing, se il Trattato costituzionale dovesse essere inciso nel marmo non sarebbe il marmo della statua equestre del Presidente della Convenzione, ma forse quello della pietra tombale del progetto europeo.

Il gruppo Verde/Alleanza libera europea rinnova dunque l’invito ad abbracciare un’Europa che vada avanti, perché il processo costituzionale è soltanto agli inizi e giustamente è la sua gioventù che lo rende forte e interessante.

 
  
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  Ransdorf (GUE/NGL). (CS) Ho scritto un libro sull’emergere della teoria dei diritti umani e sulla Costituzione americana, quindi apprezzo gli aspetti positivi di questo documento. Non comprendo, invece, perché il Parlamento europeo voglia condannarsi di sua sponte ad una posizione di secondo rango sostenendo questo documento.

L’articolo III-330, paragrafo 2, recita: “Una legge europea del Parlamento europeo fissa lo statuto e le condizioni generali per l’esercizio delle funzioni dei suoi membri. Il Parlamento europeo delibera di sua iniziativa, previo parere della Commissione e previa approvazione del Consiglio. Il Consiglio delibera all’unanimità per le norme o condizioni relative al regime fiscale dei membri o ex membri.”

Ciò preserva la supremazia della Commissione, l’esecutivo, che ha più poteri di noi, e anche le ingiuste disparità tra noi, legittimi rappresentanti del popolo europeo. Solo noi abbiamo la vera legittimità, mentre tutti gli altri organi europei sono derivati, e quindi sono convinto che questa norma debba essere omessa. Anche se il Commissario Wallström ha appena assicurato che avremmo più democrazia, non penso che quello che vogliamo sia più democrazia, bensì semplicemente la democrazia.

 
  
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  Karatzaferis (IND/DEM).(EL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, se sottoponessimo la Costituzione, o come alla fine l’avete chiamata, ad un vignettista di uno qualunque dei paesi europei che rispetta i principi della democrazia, della sovranità nazionale e i valori dell’eredità storica e culturale, la disegnerebbe come un tritatutto da cui vari pezzi di animali diversi, dalle pecore alle mucche, escono sotto forma di carne trita. Le persone però non sono animali ed è un crimine trattarle come carne trita. Il fascismo lo ha fatto con le armi e alcuni sembrano invidiare le sue intenzioni e a 65 anni di distanza, per lo stesso scopo, si utilizzano altre armi, come il denaro e la propaganda. Pertanto diciamo “no” all’inscatolamento dei popoli europei, alla legge della giungla che strangola il debole, all’imposizione di approcci e individui subdoli, e al tentativo di trasformare i cittadini in docili robot nelle mani delle multinazionali e delle banche. Siamo a favore del diritto all’opinione e al dissenso, di un’Europa di nazioni sovrane, della cristianità e dei diritti umani, dell’orgoglio e della dignità dei popoli. “Ti riconosco dalla lama tagliente della tua spada. Ti riconosco dallo sguardo che misura con forza la terra.” E la forza imposta allo spirito è peggiore della forza imposta al corpo. C’è ancora tempo per resistere. Abbiamo tempo per ribaltare la globalizzazione e il nuovo ordine delle cose. “Alors enfants de la liberté”[Orsù figli della libertà].

 
  
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  Camre (UEN).(DA) Signor Presidente, le Comunità europee, fin da quando i primi sei paesi unirono le proprie forze, hanno sviluppato una forma di cooperazione, che non è perfetta, ma che in ogni modo è una cooperazione tra paesi equivalenti, i cui governi hanno l’ultima parola sulla partecipazione dello Stato a tale cooperazione. Inoltre, i sostenitori di questa Costituzione oggi non hanno nascosto che l’Europa deve essere guidata non già dai governi dei paesi, bensì da una Commissione forte, che abbia la sua legittimità parlamentare nell’elezione diretta da parte del Parlamento europeo.

Il mio partito ed io confutiamo la logica e la fondatezza di questa costruzione. La Costituzione toglie ai paesi la propria autonomia a vantaggio di un regime imperscrutabile che, in troppi casi, persegue obiettivi che non beneficiano del sostegno popolare. Nel documento costituzionale più antico del mio paese, il “Codice dello Jutland” del 1241, si afferma, e cito: “La legge deve essere onesta e giusta, tollerante con le tradizioni del paese, adeguata e utile e chiara, di modo che tutti possano conoscere e comprendere cosa afferma la legge”. Della Costituzione in discussione oggi si può affermare che non è onesta in merito alle intenzioni che persegue, che è giusta soltanto agli occhi di chi vuole accumulare potere su tutta l’Europa, che non è tollerante con la maggioranza degli europei, perché risponde soltanto alle tradizioni di pochi paesi, che non è utile per la libera cooperazione e che non è chiara, perché nessuno può conoscerla e comprendere cosa afferma.

Questo progetto di Costituzione deve essere bocciato, altrimenti l’Unione diventerà un regime di grandi potenze che danneggerà tutta l’Unione europea. Raccomando la proposta alternativa della minoranza. L’Europa merita di meglio.

 
  
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  Baco (NI).(SK) Onorevoli colleghi, mi sia consentito usare il mio tempo di parola per spiegare un emendamento supplementare, per divagare un po’ dallo spirito della discussione precedente. L’emendamento cui mi riferisco, il n. 10, corregge una delle discrepanze introdotte dalla Costituzione, discrepanze di cui oggi si è tanto parlato. Infatti, il testo della politica agricola nella Costituzione è antiquato, è vecchio di cinquant’anni. L’obiettivo legittimo della politica agricola di mezzo secolo fa era produrre alimenti a sufficienza.

Oggi la situazione è ribaltata: l’Europa ha il problema di smaltire le sue eccedenze. La commissione per l’agricoltura del Parlamento europeo, nel suo parere sulla Costituzione, ha anche fatto riferimento al conflitto diretto tra gli obiettivi originari della politica agricola comune e la Costituzione. D’altro canto, la maggiore competitività è un obiettivo prioritario per tutte le riforme realizzate e in fase di realizzazione nella politica agricola comune – ma questo aspetto non è incluso nella Costituzione. La proposta di emendamento corregge quest’errore. Sarebbe altresì auspicabile che il Parlamento europeo adottasse questo emendamento perché, nella risoluzione del Parlamento europeo, questo è l’unico riferimento alla politica comune più importante: quella agricola.

 
  
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  Szájer (PPE-DE).(HU) Il tema in discussione, la Costituzione, potrebbe essere la prima creazione congiunta dell’Europa riunita. Anche gli Stati membri possono rivendicarne la paternità in quanto noi, il sottoscritto incluso, abbiamo partecipato per un anno e mezzo alla stesura della Costituzione in sede di Convenzione. Forse non è un caso che due nuovi Stati membri, Lituania e Ungheria, siano stati i primi a ratificare la Costituzione. Il Parlamento ungherese ha addirittura proposto un emendamento che include i diritti delle minoranze tra i principi fondamentali della Costituzione. Si tratta di un principio basilare importante, perché l’Europa è fatta anche di minoranze e ognuno è una minoranza in Europa. Al contempo, è importante che i diritti delle minoranze siano esercitati collettivamente e mutuamente e che anche la Costituzione lo consenta. Pertanto siamo molto lieti.

Tuttavia, trovo un po’ inquietante che molti in questo Parlamento europeo e anche nell’opinione pubblica europea abbiano percepito come un’offesa il riconoscimento storico che la cristianità ha contribuito a costruire un’Europa comune, l’Europa di oggi. Non era affatto un tentativo di fare lo sgambetto all’Europa secolare, ma ritenevamo utile che, accanto al riferimento all’eredità dell’umanesimo, dell’illuminismo e di altri valori europei comuni, il preambolo riconoscesse il contributo della cristianità a quest’Europa unita e il suo ruolo nell’aver reso possibile la nostra presenza qui oggi. Tuttavia sono lieto che la Costituzione consenta un dialogo istituzionale tra le Chiese e l’Unione europea, un aspetto molto importante per le Chiese. Quest’affermazione rimane vera, nonostante molti non apprezzino l’idea.

 
  
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  Tabajdi (PSE).(HU) In qualità di capo della delegazione socialista ungherese e presidente dell’intergruppo per le minoranze nazionali storiche, le lingue regionali e le regioni costituzionali, accolgo con favore il Trattato costituzionale, che riveste un’importanza storica da molti punti di vista. Decisamente ricopre tale ruolo per le minoranze nazionali, in quanto per la prima volta nella storia dell’Unione i diritti delle minoranze nazionali diventano parte dell’acquis comunitario. Alla fine si potrà finalmente stabilire un sistema operativo che tuteli i diritti delle minoranze nell’Unione europea. In quanto socialista ungherese sono particolarmente fiero che sia il mio governo ad aver proposto la sezione relativa ai gruppi minoritari.

Milioni di cittadini appartenenti a gruppi minoritari nazionali celebreranno l’entrata in vigore del Trattato costituzionale. Rappresento un paese in cui il 10 per cento della popolazione è costituito da minoranze e, dal punto di vista culturale, un terzo di queste persone vive al di fuori delle proprie frontiere nazionali. In qualità di parlamentare europeo avevo il diritto di affermare nel dibattito sulla ratifica al Parlamento ungherese che nessun paese, Ungheria inclusa, deve avere due Costituzioni. In materia di diritti delle minoranze, la Costituzione ungherese è assai più generosa del Trattato costituzionale europeo, in quanto include i diritti collettivi, riconosce le minoranze nazionali come elementi decisionali nella legislazione e, oltre alla parità di trattamento, sottolinea l’importanza del trattamento favorevole, della discriminazione positiva e consente alle minoranze di creare proprie istituzioni di autogoverno a tutti i livelli.

 
  
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  Maaten (ALDE).(NL) Signor Presidente, al Trattato costituzionale si possono muovere tante critiche e, sebbene il testo costituisca un miglioramento rispetto a quello attualmente in vigore, rimane l’interrogativo se sia un testo sufficientemente buono. A mio avviso in alcuni settori si è persa qualche occasione.

Pensiamo ad esempio all’elezione del Presidente della Commissione europea. A mio parere, l’opinione pubblica europea dovrebbe essere interpellata in un’elezione, o almeno dovrebbe esprimersi il Parlamento europeo. Questo afferma, infatti, la nuova Costituzione, ma nella prima fase ci sarà un unico candidato e non diversi, quindi non ci sarà una vera scelta.

Lo stesso si applica alla codecisione: un fantastico modello europeo, una vasta maggioranza di persone e una maggioranza politica dovrebbero valere su tutta la linea. Sebbene questo sia il disposto della Costituzione, adesso si farà pochissimo per metterlo in pratica. Ne consegue che rimane un margine per creare molta più efficienza e democrazia. Quanto alla ratifica della Costituzione, certamente nei paesi nei quali si terrà un referendum il dibattito non verterà, però, sulle sottigliezze e sulle differenze tra situazione vecchia e situazione nuova. Questo è un dibattito riservato agli addetti ai lavori come noi. Il Trattato non riguarda tanto queste innovazioni, bensì è un testo complessivo. Voteremo un testo che riprende quanto abbiamo costruito in cinquant’anni d’Europa – cinquant’anni di pace, sicurezza, libera circolazione delle persone, dei beni, dei servizi e dei capitali. Se considero le opportunità e le sfide che gli olandesi, insieme a tutti gli europei, possono cogliere in questa grande Unione, non nutro alcun dubbio e voto a favore.

Tra qualche mese nei Paesi Bassi si terrà un referendum. Fin d’ora sono contrario all’argomentazione secondo cui, a causa del nuovo Trattato costituzionale, l’imminente adesione della Turchia farebbe cadere più o meno nel dimenticatoio dell’Unione europea i piccoli Stati membri, come i Paesi Bassi. Una simile affermazione equivale all’istigazione alla rissa politica, perché la decisione sulla Turchia è a sé stante e, secondo me, l’opinione pubblica dovrebbe esprimersi al riguardo a tempo debito in un referendum. Comunque sia, detta argomentazione è segno di miopia. Nell’attuale caos istituzionale in Europa di fatto i grandi Stati membri esercitano un’influenza smisurata, mentre gli Stati membri più piccoli beneficiano dell’ordine costituito. Sono a favore di una governance corretta e democratica e contro il caos.

Durante l’imminente referendum, i liberali olandesi manifesteranno attivamente a favore del nuovo Trattato costituzionale dell’Unione.

 
  
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  Schlyter (Verts/ALE).(SV) Signor Presidente, la peggiore frase nella Costituzione, che è in contraddizione con l’idea fondamentale della Comunità del carbone e dell’acciaio, recita “Gli Stati membri s’impegnano a migliorare progressivamente le loro capacità militari”. Se l’obiettivo fosse stato soltanto ridurre il bilancio della difesa aumentando l’efficienza, l’affermazione sarebbe stata espressa in questi termini. Invece, l’obiettivo chiaro è aumentare la forza di attacco militare dell’Unione.

Dal disarmo ci stiamo incamminando verso il riarmo. Se combiniamo quest’aspetto con la frase “nelle relazioni con il resto del mondo, l’Unione afferma e promuove i suoi valori e interessi”, vediamo un ritorno a una politica coloniale vecchia di 500 anni. Ciò potrebbe causare preoccupazione nel mondo, che certamente ricorda l’ultima volta che abbiamo voluto diffondere la nostra civiltà con l’aiuto dell’esercito. Forse potrà creare la pace tra noi, ma nel mondo susciterà ansia.

Questo non è un documento per il futuro. E’ un ritorno all’imperialismo e al colonialismo vecchio stampo e io lo respingo.

 
  
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  Seppänen (GUE/NGL).(FI) Signor Presidente, sono favorevole alla bocciatura della Costituzione, come tutto il mio gruppo. Allo stesso tempo vorrei ricordare a tutti che il Parlamento europeo non ha competenze in materia. Questa discussione e la relazione d’iniziativa della commissione che deve essere approvata, su cui la discussione si basa, non hanno né fondamento né valore, giuridicamente parlando.

Un motivo per cui la Costituzione dovrebbe essere respinta è che essa equivale ad una militarizzazione dell’Unione europea. Ai sensi della Costituzione, gli Stati membri devono addirittura concordare di aumentare la propria spesa militare. Ha davvero dell’incredibile che vi sia una norma su tale materia nella Costituzione dell’Unione. I governi degli Stati membri si comportano come se la Costituzione fosse già in vigore. Si è deciso di organizzare 13 gruppi da combattimento e di equipaggiarli come se si trattasse di reparti d’assalto. Di fatto lo sono, in quanto l’intenzione è utilizzarli per compiere operazioni militari illegittime, semplicemente perché l’Unione europea decide in tal senso. In sede di Convenzione non abbiamo approvato una mozione che chiedeva che la Costituzione affermasse che le operazioni al di fuori delle frontiere dell’Unione devono sempre essere legittime – in altri termini, devono sempre essere autorizzate da un mandato delle Nazioni Unite.

La Costituzione dovrebbe essere respinta, ma lasciamo che siano i popoli a farlo. Infatti basterà il popolo di un’unica nazione.

 
  
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  Železný (IND/DEM).(CS) Signor Presidente, è la prima volta che in quest’Aula sono stati presenti deputati che portano con sé l’esperienza di un cinquantennio di vita sotto il totalitarismo. Quest’oggi, sebbene stiamo discutendo del progetto di Costituzione europea, ogni tanto ho la sensazione di essere tornato indietro nel tempo. Un raduno di persone non elette, noto come Convenzione, ha elaborato un documento affrettato. In modo simile, una volta, una potente élite adottava le decisioni nel mio paese e poi emanava le proprie risoluzioni come qualcosa di inevitabile e predestinato.

Oggi ci sentiamo dire che la bocciatura della Costituzione causerebbe una catastrofe di proporzioni cosmiche. La vita, alla fine, ha dimostrato che non si è verificata nessuna catastrofe e lo stesso vale ora. E’ stata messa a punto una struttura ibrida che miscela principi costituzionali e politiche pratiche, spalancando le porte all’interpretazione da parte di funzionari europei che non possono essere controllati. Anche in questo caso vedo un parallelismo, perché anche noi abbiamo avuto dei documenti che trasferivano le decisioni dal nostro paese ad altri senza autorizzazione.

Siamo seduti oggi in un’Aula adornata di stendardi cerimoniali sulla Costituzione. In occasioni simili anche noi issavamo stendardi e ascoltavamo rumorose bande di ottoni, così che l’essenza del documento approvato venisse eclissata dall’euforia.

Non abbiamo bisogno di una Costituzione europea, e sicuramente non ci serve questo documento incoerente su cui dobbiamo esprimere il nostro voto. Nemmeno abbiamo bisogno di spendere le risorse dell’Unione per celebrazioni spettacolari. Sarebbe meglio inviare i fondi allo Sri Lanka.

 
  
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  Battilocchio (NI). – Signor Presidente, parlo a nome del nuovo PSI. Non possiamo che salutare con soddisfazione la nuova Costituzione europea. Sempre di più gli Stati membri cedono parte della loro sovranità a favore e a vantaggio di un’ambiziosa idea globale, che vede 25 entità condividere fianco a fianco un percorso comune.

Sono passati 21 anni da quando quest’Aula, a larga maggioranza, approvò il progetto di riforma dell’Unione europea redatto dal deputato italiano Altiero Spinelli. Un disegno complessivo ed audace, che chiaramente tendeva a creare una Comunità maggiormente integrata. Da allora, passo dopo passo, le nazioni del vecchio continente hanno continuato ad incrementare e potenziare le ragioni di unità in un quadro internazionale che ha subito modificazioni e cambiamenti notevoli.

La Costituzione, firmata il 29 ottobre a Roma, proprio come nel 1957, rappresenta un punto di arrivo basilare in questo contesto. Mezzo secolo dopo, la strada dell’Europa ripassa là dove tutto era cominciato: una nuova, entusiasmante, sfida che coinvolge tutti noi per creare e costruire l’Europa del domani.

 
  
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  Dehaene (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, in qualità di vicepresidente della Convenzione, non posso che rallegrarmi per la possibilità che domani il Parlamento europeo, con una schiacciante maggioranza, si dichiari favorevole alla Costituzione. Anche se il Parlamento europeo non ha bisogno, per un po’ di tempo, di esprimere formalmente il proprio parere, questa posizione basata sull’eccellente relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo, dal mio punto di vista, lancia un forte messaggio all’Europa.

In sede di Convenzione abbiamo davvero cercato di offrire una risposta alle sfide poste dinanzi all’Europa, segnatamente l’allargamento e la globalizzazione, e la Costituzione in esame non avrebbe assunto le sue attuali proporzioni senza l’importante contributo del Parlamento europeo. Credo che la Costituzione, sebbene sia un compromesso, in termini di qualità, costituisca un notevole passo avanti. La Costituzione offre il quadro istituzionale di cui l’Europa ha bisogno. Infatti è impossibile che l’Europa continui a lavorare con le stesse Istituzioni e le medesime regole come quando gli Stati membri erano quindici.

Allo stesso tempo, penso che la dimensione autentica della Costituzione, nonostante il primo passo sia stato compiuto a Maastricht, risieda nel fatto che solo ora stiamo davvero diventando, da comunità economica, un’unione politica: la fine dei pilastri, la comunitarizzazione del terzo pilastro nell’area della libertà e della giustizia e soprattutto una politica estera molto più articolata, che consente all’Europa di parlare con una sola voce in questo mondo globalizzato.

Anche se spero che domani una larga maggioranza sostenga la Costituzione, non dimentichiamo che in quest’Aula abbiamo la grande responsabilità di convincere gli Stati membri che l’Europa ne ha bisogno.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – Dichiaro interrotta la sessione, che riprenderà alle 15.00.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. FRIEDRICH
Vicepresidente

 
  
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  Presidente. – Onorevoli colleghi, prima delle due votazioni che avranno luogo oggi alle dodici, vorrei dare per un minuto la parola all’onorevole McMillan-Scott, presidente della delegazione per l’osservazione delle elezioni presidenziali palestinesi e Vicepresidente del Parlamento.

 
  
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  McMillan-Scott (PPE-DE), presidente della delegazione ad hoc per l’osservazione delle elezioni presidenziali palestinesi.(EN) Signor Presidente, siamo tornati tutti sani e salvi dalla Palestina. Vorrei ringraziare i colleghi – eravamo in 28, la più grande delegazione del Parlamento europeo che si sia mai avuta – il vicepresidente, l’onorevole Napoletano, e lo staff che ci ha accompagnati e che ha preparato la missione di osservazione.

Il nostro compito, in qualità di deputati al Parlamento europeo, è pronunciare un giudizio politico informato su queste elezioni cruciali nel corso della tornata di Bruxelles che si terrà questo mese. Pensiamo tuttavia che il popolo palestinese – soprattutto le donne – debbano essere orgogliosi. Nonostante l’occupazione israeliana e l’impossibilità di votare dei residenti a Gerusalemme est e altri, queste elezioni preparano il terreno per le elezioni parlamentari palestinesi di luglio e potrebbero rappresentare un modello per altri attori della regione. Mi auguro che il Parlamento europeo risponda al desiderio di democrazia del mondo arabo nel suo complesso.

(Applausi)

 

6. Turno di votazioni
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  Presidente. – Proseguiamo ora con il turno di votazioni.

Ai sensi dell’articolo 131 del Regolamento

Raccomandazione (A6-0001/2005), dell’onorevole James Nicholson a nome della commissione per lo sviluppo regionale, sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1260/1999 recante disposizioni generali sui Fondi strutturali per quanto riguarda la proroga del programma PEACE e la concessione di nuovi stanziamenti d’impegno [16064/2004 – COM(2004)0631 – C6-0252/2004 – 2004/0224(AVC)]

 
  
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  Nicholson (PPE-DE), relatore.(EN) Signor Presidente, ringrazio per l’opportunità di rivolgermi ai colleghi prima della votazione in plenaria della mia relazione, che spero dia esito positivo. Il programma PEACE ha un’importanza tutt’altro che meramente economica per l’Irlanda del Nord e per le contee frontaliere della Repubblica d’Irlanda. Esso rappresenta il contributo più visibile dato finora dall’Unione europea alla costruzione di una società stabile nell’Irlanda del Nord e, in questo senso, assume anche un enorme valore simbolico. E’ un lodevole esempio di come l’Unione europea sappia offrire assistenza senza interferire con il processo politico locale.

A nome dei cittadini dell’Irlanda del Nord, ringrazio coloro che hanno lavorato sodo per far sì che questa relazione potesse superare rapidamente tutte le fasi della procedura parlamentare. Ringrazio il presidente e il segretariato della commissione per lo sviluppo regionale per aver considerato la proposta come prioritaria una volta che la Commissione l’ha ricevuta. Sono inoltre molto grato alla commissione per i bilanci per aver trattato con efficienza la questione relativa al bilancio, cosa che ci ha permesso di votare quest’oggi. Pur essendo grato anche al Consiglio e alla Commissione, deploro che il governo britannico e quello irlandese non abbiano richiesto una somma di denaro più alta. La cifra assegnata delude in un certo senso le aspettative iniziali. Sono tuttavia lieto che si stia prorogando il programma PEACE e sarei grato se questo simbolo dell’impegno comunitario verso tutti i cittadini dell’Irlanda del Nord trovasse forte sostegno.

(Applausi)

 
  
  

(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)

Elezione del Mediatore europeo

Presidente. – L’ordine del giorno reca l’elezione del Mediatore europeo. L’elezione avverrà sensi dell’articolo 194, paragrafo 5, del Regolamento.

Dichiaro di aver ricevuto le seguenti candidature:

– Nikiforos Diamandouros

– Giuseppe Fortunato

Altre due candidature sono state dichiarate irricevibili.

(Si vota a scrutinio segreto)

Il risultato della votazione dell’elezione del Mediatore europeo è il seguente:

Numero dei votanti: 643

Schede bianche o nulle: 34

Voti espressi: 609

Maggioranza richiesta: 305

I risultati sono i seguenti:

Nikiforos DIAMANDOUROS 564 voti

Guiseppe FORTUNATO 45 voti

Il signor Diamandouros ha ottenuto la maggioranza dei voti espressi. Pertanto, viene eletto Mediatore europeo. Vorrei congratularmi con lui per l’elezione e invitarlo a prestare, in tempo utile, giuramento davanti alla Corte di giustizia, conformemente all’articolo 194, paragrafo 7, del Regolamento.

(Applausi)

 
  
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  Wallström, Vicepresidente della Commissione.(EN) Congratulazioni, onorevole Diamandouros. Ci auguriamo che svolga attivamente il suo lavoro, come ha fatto durante il suo primo mandato, ai sensi dell’articolo 195 del Trattato CE. Sappiamo quanto sia vitale il ruolo del Mediatore europeo, che sostiene la responsabilità dell’amministrazione comunitaria e stimola la riflessione su pratiche e procedure da adottare. Prometto che la Commissione continuerà a collaborare attivamente e a stretto contatto con lei.

La Commissione è inoltre consapevole del fatto che i cittadini fanno sempre più largo uso del loro diritto di reclamo presso il Mediatore europeo. In rapporto allo stesso periodo del 2003, il numero di reclami è salito nettamente nei primi dieci mesi dell’anno scorso. Ciò sembra indicare che l’aumento del numero di reclami corrisponde a una maggiore conoscenza dei propri diritti da parte dei cittadini, piuttosto che a un peggioramento del comportamento amministrativo delle Istituzioni europee – almeno questo è ciò che speriamo.

La Commissione è ansiosa di migliorare la propria cooperazione con il Mediatore europeo. Le porgiamo i nostri più sinceri auguri per il suo lavoro.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – Con questo si conclude il turno di votazioni.

 

7. Dichiarazioni di voto
  

Raccomandazione Nicholson (A6-0001/2005)

 
  
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  Allister (NI), per iscritto.(EN) Oggi ho votato a favore della proroga del finanziamento del programma PEACE, pur nutrendo molte riserve al riguardo. Le mie perplessità derivano dal fatto che finora nell’Irlanda del Nord i finanziamenti del programma PEACE sono stati assegnati in modo molto poco equilibrato, a netto svantaggio della comunità protestante unionista.

Tale finanziamento ha inoltre favorito maggiormente quanti sono stati condannati per terrorismo rispetto alle vittime degli orrori di questo stesso terrorismo.

Auspico che durante il periodo di proroga del finanziamento del programma PEACE si ponga rimedio in modo esplicito a queste ingiustizie. Tale finanziamento dev’essere assegnato in modo equilibrato.

 
  
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  De Rossa (PSE), per iscritto.(EN) Sono lieto di dare il mio sostegno a questa relazione e accolgo con favore la proposta di estensione della durata del programma PEACE, a copertura del periodo 2005-2006.

Tale decisione farà sì che le misure di PEACE, volte a promuovere la riconciliazione, possano essere portate avanti per qualche anno ancora. La prosecuzione di queste iniziative per la pace è utilissima per riportare la fiducia tra le diverse comunità e per riavvicinarle da entrambe le parti del confine.

PEACE si incentra specificamente sulla riconciliazione e i progetti che ha finanziato hanno contribuito fortemente alla promozione della reciproca comprensione e del miglioramento dei rapporti tra le comunità. Mi compiaccio che il finanziamento sia stato prorogato fino al termine del 2006 e mi auguro di cuore che le prospettive finanziarie prevedano ulteriori stanziamenti quando verranno fissate definitivamente ed entreranno in vigore nel 2007.

Senza dubbio le nostre speranze di un futuro di pace dipendono dalla validità del lavoro svolto nell’ambito delle numerose iniziative transfrontaliere e di quelle tra nord e sud finanziate da questo programma.

 
  
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  Goudin, Lundgren e Wohlin (IND/DEM), per iscritto.(SV) Il programma PEACE è giustificato come questione interna dell’Unione europea. I soggetti che hanno la responsabilità principale e determinante di consolidare il processo di pace sono però l’Irlanda e il Regno Unito.

Secondo la Lista di giugno, è di fondamentale importanza che l’aiuto economico non venga utilizzato come una sorta di “aiuto strutturale”, ma che venga usato al fine di apportare miglioramenti effettivi e concreti, che promuovano uno sviluppo positivo del processo di pace in Irlanda del Nord.

 
  
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  Isler Béguin (Verts/ALE), per iscritto.(FR) Se dipendesse solo dal gruppo Verde/Alleanza libera europea, il progetto di Costituzione sarebbe molto più ambizioso di quello che ci è stato presentato. Ci permetterebbe di dare sostanza all’Europa politica, sociale ed ecologica di cui siamo promotori. Sarebbe un progetto con obiettivi chiari e definiti, e non comprenderebbe questa terza parte che, limitandosi a riecheggiare i Trattati precedenti, rappresenta un ostacolo a un progetto globale ambizioso per l’Europa. Nonostante le sue imperfezioni, voterò, e inviterò gli altri a votare, a favore di questo Trattato costituzionale, perché sarebbe un’aberrazione e un gravissimo errore politico unirsi agli oppositori della Costituzione, col pretesto che il testo definitivo non è all’altezza della posta in gioco.

Abbiamo più che mai bisogno dell’Europa, anche di un’Europa imperfetta.

Con una Costituzione riusciremo a lanciare quest’Europa che mira alla pace, depositaria di valori comuni, quali i diritti umani e la democrazia. Compiendo questo passo fondamentale gli europei si sentiranno uniti in un autentico progetto comune. E’ un “sì” militante quello che sosterrò nella votazione sulla relazione Corbett.

Non cogliere questa occasione storica sarebbe una negazione del nostro lavoro di costruttori dell’Europa e ci impedirebbe per molto tempo di realizzare l’ambizioso sviluppo dell’integrazione europea che auspichiamo…

(Testo abbreviato conformemente all’articolo 163 del Regolamento)

 
  
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  Marques (PPE-DE), per iscritto.(PT) Mi congratulo con l’onorevole Nicholson per l’eccellente lavoro svolto in merito alla raccomandazione sull’estensione della durata del programma PEACE.

Il programma PEACE, avviato nel 1995, mira a promuovere la pace e la riconciliazione nell’Irlanda del Nord e nelle regioni di frontiera della Repubblica d’Irlanda. In seguito al successo del programma PEACE I, il Consiglio europeo di Berlino del 1999 ha deciso di prorogare il programma di altri cinque anni, al fine di dare continuità ai progetti avviati.

Concordo con il relatore sul fatto che in questa regione d’Europa, che ha subito più di trent’anni di violenze, tutte le energie vadano dedicate al tentativo di mantenere l’inclusione sociale, lo sviluppo economico e l’occupazione, la rigenerazione urbana e rurale e la cooperazione transfrontaliera.

E’ quindi essenziale prorogare l’attuazione del programma PEACE di due anni, fino al termine del 2006, quando si avrà il periodo di programmazione dei Fondi strutturali e la proposta di prorogare il contributo annuale della Comunità al Fondo internazionale per l’Irlanda per il medesimo periodo. L’obiettivo più ampio è dunque allineare le misure finanziate da questi due strumenti con gli interventi condotti nella regione nell’ambito della politica di coesione comunitaria.

 
  
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  Ó Neachtain (UEN), per iscritto.(EN) Accolgo con favore la relazione, che esprime formalmente il sostegno del Parlamento europeo alla proroga del finanziamento comunitario al Fondo europeo per la pace fino all’anno 2006.

Per il periodo 2005-2006 si stanno stanziando 108 milioni di euro per questo Fondo, che sostiene progetti nella regione delle contee frontaliere e nell’Irlanda del Nord. Un terzo del Fondo, pari a 36 milioni di euro, verrà speso nella regione delle contee di confine, mentre i restanti 72 milioni di euro saranno destinati all’Irlanda del Nord.

Il Fondo europeo per la pace 2000-2004 ha sostenuto 4 000 progetti solo nell’Irlanda del Nord e nella regione delle contee frontaliere. L’Unione europea stanzia inoltre 15 milioni all’anno per il Fondo internazionale per l’Irlanda e ha sostenuto in modo continuativo i programmi INTERREG, che risalgono alla fine degli anni ’80.

Nel quadro complessivo del processo di pace in Irlanda, l’Unione europea è stata in prima linea nell’offrire sostegno politico e finanziario, ed è chiaro che continuerà a svolgere un ruolo attivo e centrale al riguardo.

 
  
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  Queiró (PPE-DE), per iscritto.(PT) Ho votato a favore della relazione Nicholson sul programma PEACE per l’Irlanda del Nord, perché ritengo che sia estremamente importante che l’Unione europea si dimostri solidale nei confronti del processo di pace irlandese. La nostra solidarietà deve andare a beneficio di un’ampia gamma di settori, gruppi e comunità che sono stati gravemente colpiti dalla violenza, e deve promuovere progetti destinati a entrambe le collettività.

La gestione finanziaria mediante strutture locali di partenariato e organizzazioni non governative con specializzazione settoriale contribuirà a rafforzare i legami di pace e riconciliazione indispensabili alla stabilizzazione dell’Irlanda del Nord. Reputo inoltre fondamentale l’obiettivo della coerenza finanziaria che è stato fissato a seguito della proroga di altri due anni dell’attuazione del programma PEACE, poiché rappresenta un passo avanti nell’allineamento delle azioni finanziate da questo strumento e dal Fondo internazionale per l’Irlanda agli interventi condotti nella regione nell’ambito della politica di coesione comunitaria.

 
  
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  Ribeiro e Castro (PPE-DE), per iscritto.(PT) In un’Europa che si è dimostrata capace di costruire la pace all’interno dei propri confini, fenomeni come quelli dell’Irlanda del Nord e dei Paesi baschi fortunatamente sono divenuti meno frequenti.

Data la serietà di queste situazioni, tuttavia, l’Unione europea deve continuare a condannare con forza e senza riserve l’uso della violenza come mezzo per risolvere i problemi politici.

Nell’ambito delle iniziative di tregua e della riapertura dei negoziati tra le due parti in conflitto nell’Irlanda del Nord, penso che si debba mostrare una simile determinazione con qualunque iniziativa volta a instaurare una pace duratura in quei territori.

In questo contesto, sono lieto che si voglia mantenere il sostegno finanziario all’Irlanda del Nord e alle zone di confine della Repubblica d’Irlanda e che si voglia prorogare di altri due anni il programma PEACE II.

 

8. Correzioni di voto
  

PRESIDENZA DELL’ON. ONESTA
Vicepresidente

 

9. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale

10. Costituzione per l’Europa (seguito)
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  Presidente. – Continuiamo, quindi, con la relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo, sul trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa.

 
  
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  Costa, António (PSE).(PT) Signor Presidente, signora Vicepresidente della Commissione, il nuovo Trattato è un passo positivo dal punto di vista istituzionale, come tutti hanno sottolineato. Con il nuovo Trattato abbiamo un’Unione più forte, più democratica e più vicina ai cittadini. E’ soprattutto una Costituzione che rappresenta valori condivisi e un progetto politico. Lo vediamo con la costituzionalizzazione della Carta dei diritti fondamentali, con cui si intende creare una società che si considera un’economia sociale di mercato e che mira alla piena occupazione.

Non sono mere parole. Sono i nuovi obiettivi dell’Unione fissati nell’articolo 3 della prima parte del Trattato, che devono guidarne tutte le azioni e le politiche. Ad esempio, nell’articolo 185 della Parte III sulla politica monetaria, si afferma espressamente che, fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, il Sistema europeo di Banche centrali sostiene le politiche economiche generali dell’Unione per contribuire alla realizzazione degli obiettivi di quest’ultima, definiti nell’articolo 3 della Parte I.

Meritano particolare attenzione le clausole di applicazione generale che guidano le azioni e le politiche dell’Unione previste nella Parte III del Trattato. Gli articoli da 115 a 122 della Parte III stabiliscono che le varie politiche dell’Unione devono promuovere la parità tra donne e uomini, perseguire la tutela dell’ambiente e la protezione dei consumatori, tenere conto dei diritti sociali come l’occupazione, oltre a provvedere alle condizioni che consentano ai servizi pubblici o di interesse economico generale di assolvere i loro compiti.

Questi esempi illustrano come questo testo rafforzi il modello sociale europeo. Il nuovo Trattato non torna indietro su alcun punto acquisito e compie nuovi e importanti progressi. E’ quindi una buona notizia perché riafferma la nostra volontà di vivere in una società con alti livelli di protezione sociale e alti valori ambientali.

 
  
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  Malmström (ALDE).(SV) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, cinque anni fa alcuni di noi in Parlamento hanno voluto riportare in vita il “Club del Coccodrillo” di Spinelli. In quel periodo abbiamo fondato un gruppo federalista trasversale ai partiti inteso a lavorare in vista di una Costituzione europea.

Molti allora schernirono il progetto con un atteggiamento piuttosto condiscendente. Nel mio paese, la Svezia, mi guardavano con compatimento quando parlavo della necessità di un documento comune che esponesse in modo chiaro i principi che sosteniamo, le ragioni per cui li sosteniamo e il modo in cui lavoriamo. Ora più nessuno lo trova ridicolo e parlare di una Costituzione europea non è un argomento particolarmente controverso. La maggioranza è favorevole.

Grazie alla Convenzione e a un intenso lavoro, specialmente qui al Parlamento europeo, ora abbiamo un progetto di Costituzione europea. E’ uno straordinario passo avanti. Rende l’Unione più forte, più aperta e più democratica, mette il cittadino al centro e semplifica il processo decisionale. La risoluzione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo offre una sintesi molto valida e istruttiva dei vantaggi della nuova Costituzione ed è un documento che può di fatto essere utilizzato nella campagna, essendo scritto in uno stile divulgativo.

Certamente, molto avrebbe potuto essere migliore e molti colleghi hanno espresso tale parere in Aula. Personalmente, avrei voluto vedere una demarcazione più chiara dei poteri dell’Unione europea. Con così tanti Stati membri, sarebbe stato assennato concentrarsi su un numero inferiore di questioni a livello di Unione, in modo da essere più efficaci in queste aree. Avrei inoltre preferito un Presidente permanente non in seno al Consiglio, ma in seno alla Commissione.

Infine, mi dispiace che la Convenzione non abbia discusso la questione della sede del Parlamento europeo. Dobbiamo porre fine a questo pendolarismo tra Strasburgo e Bruxelles. E’ costoso e inefficiente e, finché continua, la gente non avrà mai piena fiducia in questa Istituzione.

Sta per iniziare una nuova era. Potremo adottare nuove riforme e compiere ulteriori passi in futuro per la prossima Convenzione e la prossima Costituzione. Innanzi tutto, l’attuale Costituzione deve essere ratificata e, nel complesso, si tratta di un ottimo progetto. Costituisce un progresso per la democrazia europea e per i nostri cittadini.

Gli oppositori devono tenere presente che l’alternativa è il Trattato di Nizza, che non aumenta in alcun modo la democrazia all’interno dell’Unione e che non ci rende più facile la cooperazione con così tanti Stati membri. Sto quindi aspettando con ansia e con grande entusiasmo il dibattito in programma o già in corso nei vari Stati membri per uscire con voi nelle strade e nelle piazze a difendere la Costituzione europea.

 
  
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  Staes (Verts/ALE).(NL) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, insieme ai Verdi fiamminghi, nei prossimi mesi condurrò una campagna per la ratifica della Costituzione in Belgio nel parlamento federale, nel parlamento fiammingo e in quello di Bruxelles. Domani, comunque, la votazione non è sulla Costituzione, ma sulla relazione Corbett e Méndez de Vigo, che considero deludente. E’ un’apologia, un’enumerazione unilaterale dei numerosi benefici della Costituzione. Un’occasione perduta, onorevole Corbett!

Non avremmo dovuto dare maggiore considerazione alla critica che sta ora sollevando la sinistra? Perché, per esempio, non si può dire che siamo ancora in cammino verso una democrazia europea matura, che il ruolo delle regioni costituzionali è soffocato, che troppe aree della politica sono ancora lasciate alla cooperazione intergovernativa, che il veto è ancora applicabile in troppe aree? Perché non si può dire che l’Unione europea ha ancora bisogno di un ordine sociale e che segue un orientamento troppo neoliberale?

Per questo motivo vi chiederei di riconsiderare gli emendamenti proposti dal gruppo Verde/Alleanza libera europea, in particolare gli emendamenti nn. 4, 9 15 e 16 e, spero, di sostenerli nella votazione di domani.

 
  
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  Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Signor Presidente, fra le diverse ragioni della nostra opposizione a questo nuovo Trattato vorrei sottolineare il rafforzamento del centralismo, del federalismo e della burocrazia europea, l’insistenza su politiche applicabili a tutti gli Stati membri dell’Unione, indipendentemente dalle rispettive situazioni concrete, il radicamento del neoliberismo e della militarizzazione dell’Europa.

Le cieche imposizioni del Patto di stabilità e di crescita, della Banca centrale europea, della politica monetaria e della moneta unica nei paesi della zona dell’euro, indipendentemente dalla situazione di ogni singolo paese, hanno condotto a un aggravarsi della situazione sociale, a un aumento delle diseguaglianze che derivano dalle privatizzazioni di settori strategici e di servizi pubblici e a gravi attacchi ai diritti dei lavoratori.

Abbiamo anche visto come l’applicazione di queste politiche nei settori dell’agricoltura e della pesca e nella politica commerciale esterna abbia condotto a recessioni economiche, a disoccupazione e al crollo della produzione in settori sempre più vasti nei paesi con le economie più deboli. Allo stesso modo, non possiamo accettare la campagna di promozione del nuovo Trattato, poco democratica e per nulla pluralistica, basata sugli argomenti dei suoi sostenitori, trascurando invece le ragioni degli oppositori, che lottano per un’Europa sociale più democratica, fondata sul principio degli Stati sovrani con pari diritti e impegnata per la pace.

 
  
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  Lundgren (IND/DEM).(SV) Signor Presidente, onorevoli colleghi, una Costituzione dovrebbe stabilire le regole di base per la politica e i diritti che spettano ai cittadini di una democrazia. Non dovrebbe stabilire il contenuto della politica. Le politiche sociali, fiscali, in materia di energia, di polizia e su questioni relative all’alcool dovrebbero essere formulate da ciascun paese, agendo congiuntamente attraverso il processo democratico. Quando la volontà del popolo cambia in un paese, deve essere possibile cambiare la politica.

Il progetto che abbiamo di fronte è qualcosa di completamente diverso. E’ espressione delle ambizioni della classe politica per il progetto europeo. Stabilisce regole in dettaglio; tratta il turismo e l’agricoltura; legittima una società corporativa; costringe ogni Stato membro a un’unione monetaria; mira a una concentrazione del potere e a un’Europa governata da tecnocrati.

Quello che qui viene presentato come una Costituzione è un tentativo della classe politica di usurpare il diritto democratico dei popoli europei di plasmare il proprio futuro. Per questo motivo la Lista di giugno respinge questo progetto.

 
  
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  Toubon (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’impresa dell’integrazione europea ha creato il più grande spazio di diritto e di libertà economica esistente al mondo, ma l’organizzazione del nostro continente non può fermarsi a questo. L’Europa deve diventare un attore politico, un’entità politica dotata di potere democratico e di peso diplomatico. Vogliamo un’Europa degli Stati e dei popoli e, di conseguenza, desideriamo rafforzare la fiducia dei cittadini nell’Unione europea. E’ proprio questo che propone la Costituzione firmata a Roma.

Mi congratulo di nuovo con i relatori, onorevoli Corbett e Méndez de Vigo, e vorrei sottolineare i progressi realizzati dal nuovo Trattato. I relatori inviano ai cittadini un messaggio chiaro: la Costituzione è valida, è il migliore testo possibile. Propone un’Europa più integrata, più efficace, più politica, più all’ascolto dei cittadini, più forte all’interno e all’esterno. La Costituzione, comunque, non aumenta le competenze dell’Unione. Impedisce l’emergere di un superstato centralizzato, stabilisce la personalità giuridica dell’Unione, si dà un volto, un Presidente di lunga durata e un ministro degli Esteri, assicura a tutti i cittadini la protezione della Carta dei diritti fondamentali. Il Parlamento europeo guadagna terreno sulla scena politica europea e, infine, la Costituzione facilita il ricorso alle cooperazioni rafforzate, che permettono di fare fronte alle sfide del futuro.

Oggi il destino di un paese europeo è ormai inscindibile dall’affermazione della sua personalità europea. La Costituzione rappresenta il miglior modo per i nostri Stati di affrontare, fin da oggi, il futuro. Essere uniti su un testo che sia approvato da tutti è una grande ambizione, che ora potrà realizzarsi grazie alla volontà dei politici e innanzi tutto alla nostra volontà.

 
  
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  van den Berg (PSE).(NL) Signor Presidente, la delegazione olandese all’interno del gruppo socialista al Parlamento europeo ritiene che il dibattito riguardi la Costituzione e non il fatto di essere favorevoli o contrari all’Europa. Noi siamo favorevoli, con qualche riserva, perché ciò che ci interessa sono i benefici della nuova Costituzione rispetto al Trattato di Nizza. L’Europa di Nizza è indecisa sulla propria importanza. Il nuovo Trattato garantisce l’influenza delle autorità regionali, decentrate, e designa il parlamento nazionale come guardiano, in modo che l’Europa, invece di minacciare di trasformarsi in un superstato, offre un’efficace cooperazione transfrontaliera in relazione alla criminalità e alla sicurezza alimentare.

Inoltre, nella nuova Costituzione più di 30 tipologie di atti sono state sostituite da pochi termini facilmente comprensibili, tra i quali “legge” e “legge quadro”. In tal modo, la Costituzione introduce più chiarezza sul tipo di Europa che vorremmo e sul processo decisionale che usiamo a tal fine. La Costituzione garantisce inoltre una maggiore efficacia estendendo il numero di aree in cui le decisioni sono prese a maggioranza qualificata, evitando così che un paese ostacoli i lavori. E’ introdotta una maggiore responsabilità democratica eliminando gran parte del processo decisionale a porte chiuse e rendendo pubbliche le riunioni decisionali del Consiglio.

Infine, la Costituzione ci porta più diritti per i cittadini: dialogo sociale, l’inserimento della Carta dei diritti fondamentali, nonché l’iniziativa dei cittadini, naturalmente. Chiunque non sostenga questo importante passo nel processo di integrazione europeo diverrà responsabile della perpetuazione dell’attuale Trattato di Nizza, che è più burocratico, più lento e in molti aspetti antidemocratico.

Il nostro “sì” è però permeato di un’osservazione critica, perché all’Europa manca ancora molto la capacità di esprimersi a una voce. L’Europa sociale non è stata ancora adeguatamente definita; quindi esprimiamo un “sì” critico. In breve, la delegazione olandese all’interno del gruppo PSE esprime un “sì” critico alla Costituzione. Riguardo al referendum di primavera, difenderemo con entusiasmo questa posizione, sostenuta da Johan Cruyff, olandese e catalano, nella campagna spagnola. In tal modo, speriamo di ottenere sostegno nei Paesi Bassi per questo nuovo progetto, la nuova Costituzione.

 
  
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  Harkin (ALDE).(EN) Signor Presidente, l’Irlanda ha indetto due referendum sul Trattato di Nizza: nel primo abbiamo votato “no” e nel secondo “sì”. Le ragioni di questo esito erano molte, ma uno dei motivi principali fu che il nostro governo dava per scontata l’opinione dei cittadini. Gli irlandesi avevano sempre votato “sì” all’Europa, così il governo pensava che anche in quel caso il risultato sarebbe stato lo stesso. In tale occasione, tuttavia, i politici si sbagliarono. Dobbiamo imparare dai nostri errori e, questa volta, garantire ai cittadini un facile accesso a tutte le informazioni necessarie.

Azzarderei a proporre di inviare a ogni famiglia una copia del progetto di Trattato – almeno a ogni famiglia che lo richiede. Sarà costoso, ma ne vale la pena. Inoltre, appoggerei prontamente una proposta mirata a pubblicare un documento che delinei, da un lato, le disposizioni attualmente in vigore nei Trattati esistenti e, dall’altro, le novità, i cambiamenti introdotti e le diversità. In contrasto con le dichiarazioni odierne di alcuni oratori in quest’Aula, non si tratta di dire ai cittadini cosa fare o come pensare, ma di offrire loro una possibilità di scelta.

In un esame pubblico in Irlanda è probabile che venga chiesto un esercizio di confronto. Dobbiamo fare proprio questo: valutare se ciò che abbiamo ora costituisce o meno un miglioramento. Malgrado i riferimenti sprezzanti di molti euroscettici, non sostengo che questo progetto di Costituzione sia il Santo Graal o il Secondo avvento, ma è un passo avanti positivo per l’Europa, che avrà il mio sostegno.

Ho molte ragioni a sostegno di tale affermazione, ma il tempo a mia disposizione oggi mi consente di menzionarne solo una. Questo Trattato avvicina l’Unione europea ai cittadini. Per esempio, le firme di un milione di cittadini possono spingere la Commissione a presentare una proposta. Questo è il potere popolare! Immaginate questa possibilità: i cittadini della Lettonia, della Spagna, dell’Irlanda o della Svezia, ad esempio, che si uniscono in una causa comune e chiedono di agire. Sicuramente è la possibilità di creare un’Europa dei cittadini!

 
  
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  Smith, Alyn (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, vi sono alcuni elementi ammirevoli in questa Costituzione, ma anche molti elementi discutibili. Tutto considerato, il mio partito ha deciso che non può raccomandarla ai cittadini della Scozia e, di conseguenza, non voterà a favore della relazione.

Abbiamo numerose obiezioni alla Costituzione stessa, ma nei secondi che mi rimangono menzionerò soltanto le disposizioni inadeguate in materia di sussidiarietà. La Scozia non è ancora indipendente, ma il parlamento scozzese è già l’unico organismo responsabile per la giustizia, l’ambiente, l’istruzione, la sanità e molti altri settori della vita scozzese. Le disposizioni contemplate dal Trattato in vista del suo inserimento nel processo legislativo dell’Unione europea sono inadeguate.

Abbiamo visto nel settore della pesca le conseguenze disastrose della legislazione dell’Unione europea che non è sensibile in misura adeguata alla realtà concreta esistente all’interno degli Stati membri o dei territori dell’Unione e questa Costituzione non migliorerà a sufficienza il processo legislativo dell’Unione europea per la Scozia. Più precisamente, non tiene conto della dignità del mio paese. Non possiamo raccomandarla ai cittadini della Scozia e non voteremo a favore.

 
  
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  Sinnott (IND/DEM).(EN) Signor Presidente, provengo da un paese la cui costituzione custodisce la verità sui diritti umani fondamentali, vale a dire che fanno parte della natura umana e sono essenziali alla dignità dell’essere umano; che sono stati dati a tutti, senza eccezione, da un essere supremo, non da una mera istituzione umana. In Irlanda abbiamo avuto governi che hanno trascurato o anche negato i nostri diritti, ma sotto l’egida della nostra costituzione persino i più vulnerabili tra noi possono rivendicarli.

La Costituzione dell’Unione europea contiene il falso presupposto secondo cui è l’Unione stessa la fonte di tutti i diritti, persino dei diritti fondamentali. L’Unione europea non è vista come custode dei diritti, ma come l’entità che li concede.

Non darei mai il mio sostegno a questa Costituzione in quanto non ha compreso la semplice e importante verità sui diritti umani fondamentali. La storia ci dice che quando le istituzioni umane si pongono come dispensatrici dei diritti, questi diventano una concessione. Possono essere elargiti in modo selettivo, possono essere negati o anche tolti. Io sosterrò la verità secondo cui i diritti fondamentali della persona umana sono dati da Dio. Difenderò la costituzione irlandese contro l’usurpazione.

 
  
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  Demetriou (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, prima di tutto credo che dobbiamo esprimere la nostra gratitudine ai membri della Convenzione sul futuro dell’Europa che hanno elaborato questa Costituzione e, nel contempo, congratularci con i capi degli Stati membri, che hanno firmato la Costituzione il 29 ottobre 2004. Né dovremmo dimenticare il Presidente della Convenzione, Giscard d’Estaing, che dobbiamo ringraziare.

Non intendo ripetere tutto ciò che è stato detto in favore della Costituzione, né il contenuto della relazione o gli interventi dei relatori. Approvo pienamente tutto quello che è stato detto e mi congratulo con loro per l’eccellente relazione che hanno presentato. Mi congratulo sinceramente sia con l’onorevole Corbett che con l’onorevole Méndez de Vigo.

Il testo della Costituzione che stiamo dibattendo non è assolutamente perfetto, come tutti hanno riconosciuto. Comunque, è il migliore possibile nelle attuali circostanze politiche. Crea un’Unione più democratica e più operativa rendendola più credibile e valida sia all’interno che all’esterno. L’Unione europea sta passando alla storia mondiale come un’unione di Stati che mira al rispetto di valori. L’uomo, il cittadino europeo, l’individuo, è posto al centro delle strutture costituzionali. La solidarietà umanitaria è trasferita anche a livello di Stato con la disposizione riguardante la difesa di uno Stato membro in caso di attacco. E’ proprio questa solidarietà che sottolineo nell’emendamento da me presentato e che vi invito a votare.

L’adozione della Costituzione per l’Europa costituisce un enorme passo avanti. E’ una pietra miliare sulla strada verso il futuro. Naturalmente coloro che non credono nell’Unione europea troveranno intelligenti scuse legali e pretesti politici allo scopo di beffare la Costituzione e hanno tutto il diritto di farlo. Comunque, dovrebbero rispettare il fatto che i loro governi, tutti i governi, hanno firmato questa Costituzione. Per questa ragione, indipendentemente dalle riserve e dalle obiezioni individuali, tutti dobbiamo agire e lavorare per l’approvazione di questa Costituzione, per la sua ratifica da parte di tutti gli Stati membri.

 
  
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  Pahor, (PSE).(SL) Sostenendo questa relazione davvero eccellente il Parlamento europeo ha una grande opportunità e una grande responsabilità di incoraggiare i cittadini europei a dare il loro appoggio al Trattato costituzionale europeo. Il nostro messaggio ai cittadini che qui rappresentiamo è che l’approvazione del Trattato costituzionale europeo è un passo avanti davvero eccezionale nella costruzione della casa comune europea ed è un requisito indispensabile per il suo progresso in tutti i settori.

Non è altro che un passo dalla diplomazia europea alla democrazia europea. Nel caso peggiore, se per queste o altre ragioni l’accordo non dovesse essere ratificato, non sarebbe semplicemente una battuta d’arresto per l’Europa; sarebbe un significativo e pericoloso passo indietro.

Metterebbe in pericolo i nostri sforzi di realizzare un futuro mirato non solo alla pace, ma al progresso economico e sociale; un futuro in cui un’Europa democratica rimarrà un protagonista attivo e influente sulla scena politica internazionale.

Oggi abbiamo, quindi, l’opportunità di comunicare l’incoraggiante messaggio che il Trattato costituzionale europeo è della massima importanza per una comunità di cittadini e di Stati più democratica, più forte e più unita, una comunità che, per la prima volta nella storia, ha riunito pacificamente quasi mezzo miliardo di persone e che trova anche spazio per le nazioni più piccole – come il mio paese, la Slovenia – permettendo loro di sviluppare la loro identità e, in un contesto eterogeneo, di unire le forze con altri per realizzare i nostri obiettivi comuni e costruire insieme il nostro futuro europeo.

 
  
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  Wallis (ALDE).(EN) Signor Presidente, anch’io desidero congratularmi con i relatori. Auspicherei però un maggiore interessamento ed entusiasmo per la piccola clausola che, sotto il titolo “democrazia partecipativa”, tratta del diritto di iniziativa dei cittadini. Questa clausola, più di tutto, realizza l’obiettivo di avvicinare l’Europa ai cittadini. Tale clausola si fonda sul diritto di petizione, ma è molto più di questo, in quanto sancisce un diritto positivo che permette ai cittadini di cominciare a decidere i programmi futuri.

Nel mio paese, invece, i cittadini non hanno alcun diritto di iniziativa, le petizioni languiscono sugli scaffali, le iniziative legislative dipendono dai parlamentari che vincono alle elezioni – è una sorta di gioco d’azzardo – e anche in tal caso l’iniziativa sarà probabilmente discussa dai colleghi, mentre i cittadini non hanno un vero spazio. Sono molto orgoglioso che questo diritto nascente dell’Unione europea offra molto di più: una reale opportunità per i nostri cittadini di partecipare e di dare impulso all’Europa. Dovremmo quindi accogliere con maggiore entusiasmo questo passo verso una democrazia diretta, in stile europeo.

 
  
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  Wierzejski (IND/DEM).(PL) Signor Presidente, siamo tutti consapevoli del fatto che il Trattato costituzionale è una cattiva notizia. Dal punto di vista giuridico è privo di senso, è estremamente complesso ed è pieno zeppo di ideologia. I tomi spessi centinaia di pagine sono incomprensibili al cittadino medio di uno Stato membro dell’Unione. Sono scritti nello spirito della Rivoluzione francese – uno spirito illuminato, rivoluzionario e secolare. Non c’è spazio nel Trattato per Dio o per i valori tradizionali, europei, cristiani, romani, greci e latini. Non c’è spazio neppure per i valori che ci sono cari, come la nazione, la famiglia, la vita umana, la fede e le tradizioni. Questi valori sono stati sostituiti da valori secolari, socialisti, stupidi e bizzarri, come il culto della madre Terra, o piuttosto Gaia, i diritti degli omosessuali e il potere dei burocrati di Bruxelles. Non possiamo accettare né mai accetteremo tutto questo.

La relazione che stiamo discutendo è fuorviante, parziale e ingannevole. E’ pura propaganda e fa unicamente osservazioni positive sul Trattato. Dov’è la verità in tutto questo? Dovreste vergognarvi! Una relazione parziale piena di propaganda è stata prodotta e distribuita a spese dei cittadini degli Stati membri ed è una macchia sulla coscienza del Parlamento europeo. Dovremmo vergognarci. La rivoluzione deve davvero aver fatto molta strada perché la verità sia insultata in questo modo. Per fortuna, la Polonia rifiuterà questo Trattato e spero che altri paesi facciano altrettanto. La Lega delle famiglie polacche e il gruppo Indipendenza/Democrazia voteranno contro la relazione. No al Trattato costituzionale!

(Applausi)

 
  
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  Schwab (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, vorrei dire innanzi tutto che non posso essere d’accordo con l’oratore precedente. Desidero esprimere il mio sincero ringraziamento a tutti i membri della Convenzione europea. Il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei ha dato un contributo particolarmente prezioso alla Convenzione, cosa che come giovane deputato al Parlamento europeo sono particolarmente lieto di constatare. Meritano di essere menzionati a tale proposito gli onorevoli Teufel, Brok e Wuermeling, ma vorrei ringraziare ogni singolo partecipante per il lavoro svolto durante un periodo d’importanza cruciale per il futuro dell’Europa.

Ho trovato tanto più deplorevole che il Consiglio, non molto tempo dopo che la Convenzione aveva completato il suo lavoro democratico, abbia utilizzato una procedura urgente per revisionarne il risultato al fine di allinearlo ai suoi desideri. E’ un peccato che in tal modo il carattere democratico del lavoro della Convenzione ne sia stato offuscato. Nonostante questo, sostengo la Costituzione e non credo che richieda particolari chiarimenti, come ha detto l’oratore precedente, ma ritengo che crei un’Europa chiara, trasparente e più favorevole al cittadino.

Se posso soffermarmi su un punto, a mio avviso la Costituzione rappresenta un progresso notevole in quanto la cooperazione tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali migliorerà i nostri contatti con questi ultimi e ci consentirà di acquisire un’idea più precisa di come è attuata direttamente negli Stati nazionali la legislazione per la quale spesso stabiliamo soltanto il quadro generale. Particolarmente utile a tale riguardo è la possibilità di disporre di una chiara descrizione delle competenze tra livelli nazionali ed europei. Il sistema di allarme rapido per il controllo della sussidiarietà avrà inoltre un impatto positivo.

Spero quindi che la regolamentazione di una struttura più chiara e più trasparente delle competenze e il sistema di allarme rapido per il controllo della sussidiarietà ci permetteranno di realizzare una cooperazione più efficace e migliore con i nostri colleghi nazionali, al fine di rendere la legislazione in Europa ancora più trasparente.

 
  
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  Carnero González (PSE).(ES) Signor Presidente, qualsiasi comunità in cui non sia stabilita la separazione dei poteri e non sia garantita la sicurezza dei diritti ha bisogno di una costituzione. Lo affermava la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789.

Abbiamo voluto proseguire il cammino che più di due secoli fa condusse alla libertà dei paesi e dei popoli e, quindi, con questa Costituzione avremo più Europa e un’Europa migliore. Grazie, in particolare, al lavoro della Convenzione e, infine, all’accordo della Conferenza intergovernativa, avremo una Costituzione che rappresenterà una nuova base giuridica e soprattutto un rilancio politico dell’Unione, grazie al quale l’Europa sarà in grado di rispondere alle tre grandi sfide del XXI secolo: intervenire nella globalizzazione per democratizzarla, contribuire alla costruzione di un ordine internazionale giusto e democratico e, naturalmente, rispondere alle esigenze della popolazione.

Con questa Costituzione recuperiamo l’impulso del Trattato di Maastricht, superiamo il fallimento del Trattato di Nizza e, contemporaneamente, uniamo allargamento e ulteriore europeizzazione.

Naturalmente, con questa Costituzione l’Unione avrà più legittimità, più valori, più diritti, più democrazia e più efficacia nella politica estera e di sicurezza comune, nella politica europea di sicurezza e di difesa, nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia e anche nell’Europa sociale. Voglio sottolineare l’appoggio della Confederazione europea dei sindacati alla Costituzione europea, che mi sembra davvero fondamentale e importante.

Questa Costituzione dovrà essere migliorata e, naturalmente, applicata e sviluppata ambiziosamente a tempo debito. Non esiste una Costituzione perfetta, ma se non entra in vigore, nessuna Costituzione è migliorabile. Per questo motivo dobbiamo ottenerne la ratifica in tempo e nella forma corretta. Otterremo tutto ciò con maggioranze sufficienti a garantire la prosecuzione del processo.

Questa è una Costituzione dei cittadini che deve essere sentita come tale. In Spagna, il 20 febbraio abbiamo un appuntamento con il referendum e con due buone amiche: la Costituzione e l’Europa. Noi non mancheremo.

 
  
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  Ludford (ALDE).(EN) Signor Presidente, ci troviamo di fronte a molti miti e false tracce nel tentativo di promuovere il dibattito sulla Costituzione dell’Unione europea. Gli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo hanno fatto un ottimo lavoro con la loro spiegazione chiara e lineare e difendendone i meriti. Onorevole Corbett, probabilmente prenderò a prestito le sue parole per un opuscolo da diffondere nel mio collegio elettorale, ma è per una buona causa comune.

Una delle false tracce è costituita dalla discussione sull’opportunità di denominare il documento “Trattato costituzionale” o “Costituzione”, ma, come dicono gli autori, si tratta di un dibattito sterile. Nella forma è un trattato, ma nella sostanza è una costituzione. Perché tante persone, almeno nel mio paese, il Regno Unito, sono così spaventate dalla parola “costituzione”? Ogni club, ogni società ne ha una. Di fatto, anche il Regno Unito ne ha una, anche se non è mai stata scritta in un unico testo – purtroppo!

I massimi benefici della nuova Costituzione consistono nel fatto che, da un lato, vincola l’Unione europea, ma dall’altro, la libera. I poteri dell’Unione europea saranno vincolati da regole rafforzate sui limiti alla competenza, sul controllo parlamentare, sulla responsabilità democratica e sulla definizione dei diritti dei cittadini nei confronti dell’amministrazione. Ma l’Unione sarà anche più libera di reagire in modo più efficace alle sfide interne ed esterne che abbiamo di fronte. A livello interno, è particolarmente importante nel caso della giustizia e degli affari interni. Saremo in grado di agire in modo più decisivo per gestire le frontiere e l’immigrazione e combattere i reati più gravi, come i cittadini vogliono che facciamo.

Saremo anche in grado di agire in modo più efficace all’estero. Avrebbe avuto un impatto notevole sulla nostra opinione pubblica, oltre che sulla gestione del disastro, la presenza e l’intervento in Indonesia, per esempio, non solo delle forze americane, ma anche di una portaerei francese con elicotteri tedeschi e marines britannici a Aceh.

Qualcuno sostiene di ravvisare una minaccia nella Carta dei diritti fondamentali, che diventerà giuridicamente vincolante. Io la considero invece un’opportunità. Gli antieuropeisti devono capire che in certi casi costituirà un vincolo per le Istituzioni dell’Unione e controbilancerà i loro abusi di potere. Non c’è quindi nulla da temere e vi è ogni ragione per accogliere positivamente la Costituzione, nonché la relazione.

 
  
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  Sudre (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, il progetto di Costituzione europea fa del cittadino europeo un attore essenziale nella costruzione di un’Europa unita. Il progetto di Costituzione sarà soggetto all’approvazione dei nostri paesi. L’Ungheria e la Lituania lo hanno già approvato e ce ne rallegriamo.

Sotto forma di un documento unico più leggibile dei Trattati attuali, la Costituzione riafferma la duplice legittimità di un’Unione di Stati e di cittadini. Il Consiglio dei ministri si pronuncerà a maggioranza qualificata in un maggior numero di settori. La Presidenza del Consiglio europeo si stabilizzerà con un mandato di due anni e mezzo. La Commissione vedrà ridotto il numero dei propri membri e il coordinamento sarà rafforzato. Sul piano esterno, la designazione di un ministro europeo degli Esteri permetterà infine all’Europa di parlare all’unisono al di fuori delle nostre frontiere comuni. Il dramma del maremoto nel sud-est asiatico illustra ancora una volta l’importanza di tale visibilità e di un migliore coordinamento dell’azione dell’Europa nel mondo.

Il Presidente in carica del Consiglio e il Commissario hanno spiegato in dettaglio i progressi democratici rappresentati dal progetto di Costituzione europea. La Costituzione permetterà anche agli europei all’estero di fare valere le loro particolari carte vincenti e di contribuire all’emergere di una nuova frontiera attiva dell’Europa, vetrina avanzata del progresso nella solidarietà e nella diversità.

I cittadini europei hanno tutto da guadagnare approvando la ratifica della Costituzione europea. Ne diventeranno gli attori principali e permetteranno all’Unione europea di funzionare meglio con più chiarezza, più trasparenza, stabilendo una ripartizione equilibrata e stabile dei poteri dei diversi livelli di decisione: europeo, nazionale e regionale.

 
  
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  Hutchinson (PSE).(FR) Signor Presidente, seguendo l’esempio del nostro gruppo, la delegazione socialista belga voterà a favore della relazione, che sostiene un testo che costituisce una tappa importante nel cammino della costruzione europea.

La decisione che prenderà il Parlamento sarà d’importanza capitale, sul piano democratico e politico, per le discussioni che si terranno nel quadro delle procedure di ratifica.

Voteremo a favore, anche se sarà un “sì” inteso a dare l’avvio e non a segnare una conclusione. In altri termini, sarà un “sì” combattivo, che deve essere un inizio, non una fine. Sarà un voto favorevole, perché, come molti di noi hanno ricordato, questo Trattato presenta progressi significativi. Come non rallegrarsi del fatto che il Trattato costituzionale conferisce al nostro Parlamento nuovi e maggiori poteri, che impongono così un dibattito democratico in seno all’unica Istituzione europea dotata della legittimità del suffragio universale? Come inoltre non essere d’accordo con l’integrazione della Carta dei diritti fondamentali all’interno del Trattato costituzionale? Sarà un “sì”, ma un “sì” iniziatore e rivendicativo.

Per quanto riguarda il processo decisionale del Consiglio dei ministri, non sarà sfuggito al lettore attento che, se la regola della doppia maggioranza è stata estesa, quella dell’unanimità viene mantenuta per certe decisioni cruciali, tra le quali figurano le decisioni riguardanti la sfera sociale e il settore fiscale. Allo stesso modo, alcuni di noi vedono negativamente il fatto che una Costituzione contenga e fissi nel suo testo una parte programmatica su cui non possiamo essere tutti d’accordo.

Questo testo non è perfetto. Compiere progressi in certe aree sociali o fiscali sarà difficile, ma non più difficile di quanto lo sia oggi. L’importante è prendere coscienza del fatto che questa Costituzione è solo una tappa della costruzione europea. Ha senso solo se è annunciatrice di un progetto di un futuro ambizioso in cui tutti i cittadini europei, a cominciare dai meno abbienti, possano intravedere e sperare un miglioramento delle loro condizioni di vita. Più che sulla Costituzione, l’Unione sarà giudicata sugli atti che compirà o non compirà successivamente, sulla forza e sulla volontà politica di rispondere o meno alla speranza degli europei di realizzare o di non realizzare l’Europa sociale, l’Europa dei popoli. A nostro parere, questa deve continuare a essere la priorità.

 
  
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  Stubb (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, questo è un giorno da festeggiare per l’Europa e per il Parlamento europeo. Ci sono voluti oltre 20 anni per costruire questa Costituzione, ma siamo ormai molto vicini alla meta.

Voterò a favore della relazione e della Costituzione per tre semplici ragioni. In primo luogo, questa Costituzione è stata elaborata in modo aperto e democratico. Lavoro come dipendente pubblico da dieci anni e ho partecipato ai negoziati di tre conferenze intergovernative, incluso il Trattato di Amsterdam, il Trattato di Nizza e quest’ultimo. Posso garantire che se si fosse trattato di una Conferenza intergovernativa dall’inizio alla fine, non avremmo mai avuto questa Costituzione. Invece, avendo istituito una Convenzione, siamo riusciti a elaborarla.

In secondo luogo, questa Costituzione è un passo positivo. Vi sono 448 ragioni, tutte contenute nel Trattato in forma di articoli. I punti chiave sono tre: primo, rende l’Unione europea più democratica; secondo, la rende più efficace e, terzo, la rende molto più comprensibile.

In terzo luogo, voterò a favore della relazione perché è un ottimo testo. Esorto chiunque non l’abbia letta dall’inizio alla fine a esaminarla, perché semplifica e chiarisce il Trattato in modo straordinario. Desidero congratularmi con l’onorevole Corbett e l’onorevole Méndez de Vigo, che stanno entrambi parlando al cellulare – spero che siano telefoni Nokia! – per l’eccellente relazione.

Se dovessi sollevare un’obiezione sul Trattato, riguarderebbe le relazioni esterne. Riflettendo su ciò che è accaduto in Asia, se avessimo avuto un Presidente, un ministro degli Esteri, una politica di sicurezza comune, un sistema di difesa, un migliore sistema di gestione delle crisi, insieme avremmo fatto molto di più.

Infine, esorterei ogni singolo deputato a difendere questo Trattato nei rispettivi paesi. Senza dubbio io lo farò.

 
  
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  Beňová (PSE).(SK) Signor Presidente, signora Commissario Wallström, signori ospiti nella galleria, onorevoli colleghi, la discussione di oggi è a mio parere la più importante non solo di questa sessione, ma della storia dell’Unione nel suo insieme. Il Trattato costituzionale è una pietra miliare storica e un momento di particolare emancipazione per la Comunità europea.

Il fatto stesso che in questa sessione plenaria siano presenti i rappresentanti di 25 Stati nazionali che discutono ciascuno nelle propria lingua è una prova evidente di una capacità di convivere su un piano paritetico e di rispettare valori comuni. Il 1° maggio dell’anno scorso avete dato il benvenuto a noi o alla grande maggioranza di noi, qui riuniti, e noi, o la grande maggioranza di noi, ci siamo sentiti sinceramente onorati. Oggi stiamo decidendo tutti insieme l’adozione di un quadro giuridico primario comune unificato che rispetta proprio quei valori che ci hanno permesso di allargare la vostra Assemblea.

Rispetto il fatto che abbiate atteso la nostra adesione e mi sento personalmente onorata di poter votare, perché percepisco il Trattato costituzionale come un quadro etico e morale per gli europei, che rafforza la nostra identità storica comune, ma rispetto anche la posizione dei singoli Stati nazionali e il patriottismo dei loro cittadini. Quale documento più importante potremmo dare agli europei? Attraverso la Costituzione rafforziamo anche la loro influenza sul processo decisionale politico e consentiamo loro di esercitare un controllo più stretto.

Ho ascoltato con attenzione le riserve degli oppositori e vorrei dire sinceramente che la Costituzione è un compromesso, ma l’adozione di compromessi è una grande caratteristica di tutte le persone assennate, responsabili e tolleranti. Il Trattato costituzionale europeo ci apre nuovi orizzonti ed emancipa anche significativamente l’Unione europea nel quadro della politica internazionale. Credo che, votando a favore del Trattato costituzionale, inviamo un segnale chiaro e positivo non solo ai cittadini degli Stati nazionali all’interno dell’Europa, ma anche al mondo intero, un segnale della nostra determinazione a vivere insieme in pace e solidarietà.

 
  
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  Andrikienė (PPE-DE).(LT) In questo Parlamento rappresento i cittadini di uno Stato che ha già ratificato la Costituzione dell’Unione europea. L’11 novembre dell’anno scorso, appena due settimane dopo la firma a Roma, la Lituania è stata il primo Stato membro dell’Unione europea a ratificare questo documento. Certo, la decisione non è stata approvata da un referendum popolare, ma in una delle ultime sedute del parlamento prima del termine del suo mandato. E’ altresì vero che la Costituzione dell’Unione europea è stata ratificata in Lituania senza discussioni approfondite sulle disposizioni di questo documento, che dovrebbe essere conosciuto o almeno familiare ai cittadini lituani, soprattutto perché possano beneficiare delle opportunità offerte dalla Costituzione stessa. Perché credo che sia necessario votare per la ratifica della Costituzione al Parlamento europeo?

In primo luogo, è vero che fino al 2009 possiamo continuare ad applicare il Trattato di Nizza, ma è chiaro da tempo che l’Unione europea allargata non può funzionare in modo efficace senza i necessari cambiamenti istituzionali, senza una divisione nuova ed efficiente delle responsabilità relative alle funzioni fra le Istituzioni dell’Unione europea, nonché fra l’Unione europea e gli Stati membri, fra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali. L’Unione europea non può funzionare bene senza un meccanismo efficace per l’approvazione di risoluzioni, senza una partecipazione più attiva dei cittadini e senza una responsabilità chiara e trasparente nei confronti dei cittadini. Questo è ovvio come afferma la citazione di apertura della relazione degli onorevoli Méndez de Vigo e Corbett: un adulto non può continuare a indossare il vestito che gli stava bene quand’era ragazzo.

In secondo luogo, l’Unione europea si sta sforzando di diventare una delle regioni più competitive con lo sviluppo più dinamico del mondo. Credo che nel cercare di realizzare tale obiettivo sia importante non solo stabilire correttamente le priorità dell’allargamento dell’Unione europea e assicurare che queste ricevano i finanziamenti necessari, ma anche far sì che vi sia ordine nell’Unione europea soprattutto dal punto di vista delle sue Istituzioni.

Concludo, signor Presidente. Gradirei che fosse incluso nel preambolo della Costituzione un riferimento alle radici cristiane dell’Unione europea. Malgrado tale riferimento non sia stato inserito, voterò a favore della ratifica di questo documento, che è imperfetto, ma sufficientemente buono. Grazie.

 
  
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  Rouček (PSE). (CS) Onorevoli colleghi, il Trattato costituzionale europeo costituisce un altro importante passo nell’approfondimento dell’integrazione europea, esso crea i requisiti indispensabili perché l’Unione europea dopo l’allargamento possa agire come un fattore decisivo nello sviluppo europeo e, chiaramente, possa anche influenzare efficacemente gli sviluppi nel mondo.

A mio parere, il Trattato costituzionale europeo, fra le altre cose, presenta il vantaggio di avvicinare l’Unione ai cittadini, di estendere i diritti dei cittadini dell’Unione, di inscrivere la Carta dei diritti fondamentali nel diritto primario, di semplificare l’ordinamento giuridico e di sostituire i principali Trattati europei attualmente in vigore con un unico testo. La Costituzione consolida altresì la natura democratica dell’Unione e rafforza il ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti degli Stati membri. Crea le condizioni per un efficace processo decisionale dell’Unione europea e chiarifica anche i poteri dell’Unione europea rispetto agli Stati membri. Inoltre, rafforza la capacità dell’Unione di agire come potere coesivo e unificato nella comunità internazionale, il che è molto importante alla luce degli eventi nel sud-est asiatico.

Per tutte queste e molte altre ragioni, troppo numerose da menzionare in questa sede, le democrazie sociali, compresa la democrazia sociale ceca che qui rappresento, sostengono inequivocabilmente il progetto di Trattato costituzionale. Per quanto riguarda il mio paese, la Repubblica ceca, la situazione riguardo alla ratifica della Costituzione europea non sarà semplice. La Costituzione europea non è avversata solo dai comunisti, ma anche dalla destra conservatrice, rappresentata qui nel gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei.

Vorrei quindi invitare l’onorevole Poettering e gli altri leader del gruppo del Partito popolare europeo, ad esempio l’onorevole Karas, che vedo presente in Aula, a recarsi nella Repubblica ceca ed esortare le forze ceche proeuropee a ratificare la Costituzione europea. Il partito civico democratico, che avete accettato nelle vostre file, non farà questo lavoro per voi. Vi ringrazio.

 
  
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  Esteves (PPE-DE).(PT) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mondo reale nel quale viviamo è lontano dall’essere un mondo equo e richiede quindi un adeguamento dei modelli politici tradizionali.

L’elemento nuovo e affascinante nella Costituzione europea è il collegamento tra il riconoscimento di un sistema comune di valori, i valori democratici e dei diritti umani, e il riconoscimento di un sistema comune di autorità. Questo importante collegamento tra un progetto di giustizia e un metodo di condivisione politica è proprio quello immaginato dal grande filosofo Immanuel Kant.

La Costituzione europea è quindi un atto di trasformazione politica e morale. Invece di limitarsi a riconoscere i valori fondamentali comuni, infatti, la Costituzione decide di condividerli in atti legislativi. Inoltre stabilisce norme invece di affidarsi al negoziato permanente, afferma la sovranità dei diritti e la dignità inalienabile dell’essere umano come ragione e scopo delle politiche europee, articola un programma di giustizia globale che trascende gli interessi nazionali e va a integrare l’efficacia delle costituzioni interne degli Stati membri, unisce l’identità politica moderna europea in un sistema di valori universali che comprende tutte le altre identità. Rappresenta il senso di appartenenza a un mondo cosmopolita e antropocentrico, è il punto iniziale per una lega di nazioni in un mondo più razionale e più equilibrato, è la patria costituzionale nella quale si identificano tutte le patrie europee, con l’obiettivo di creare una nuova Europa.

Oggi invierò una lettera al Presidente del Parlamento e al Commissario per le relazioni istituzionali, proponendo di creare un canale televisivo che trasmetta a tempo pieno, per tutti i paesi dell’Unione, i lavori del Parlamento e i futuri lavori pubblici del Consiglio europeo.

Infine, desidero complimentarmi con i relatori, onorevoli Méndez de Vigo e Corbett.

 
  
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  Kristensen (PSE).(DA) Signor Presidente, le decisioni prese dai capi di Stato e di governo al Vertice di Laeken si sono dimostrate ancora più significative di quanto chiunque avesse previsto all’epoca. L’intera discussione odierna lo ha dimostrato piuttosto chiaramente. Quali idee di fondo hanno guidato i capi di Stato e di governo al Vertice di Laeken? Erano, in realtà, due idee. In primo luogo, volevano un’Unione europea che funzionasse in modo più efficiente e, in secondo luogo, volevano un’Unione europea che potesse garantirci la possibilità di agire una volta realizzato l’allargamento. Ogniqualvolta abbiamo modificato i metodi della cooperazione europea, questo è avvenuto di norma con un processo ristretto, a porte chiuse. In seguito a tale processo la popolazione d’Europa si svegliava una mattina e scopriva che i leader politici avevano ancora una volta cambiato le condizioni della cooperazione. Questa volta, tuttavia, le cose sono andate diversamente. E’ stata costituita una Convenzione, cui ho avuto il piacere di partecipare. Ritengo che la Convenzione abbia svolto un lavoro entusiasmante. Essa, tuttavia, ha anche stabilito un nuovo obiettivo per il modo in cui dobbiamo effettuare i futuri cambiamenti in Europa. In futuro, i cambiamenti dovranno essere introdotti come parte di un processo aperto.

Ora ci troviamo quindi di fronte a un nuovo progetto di Trattato costituzionale che dobbiamo discutere con la popolazione. Detto questo, vorrei sottolineare i seguenti punti, d’importanza cruciale. In primo luogo, una caratteristica integrante del nuovo Trattato costituzionale è quella di garantirci valori che non riguardano soltanto la democrazia e i diritti umani, ma anche l’ambiente e la responsabilità sociale. In secondo luogo, il nuovo Trattato costituzionale ci offre una garanzia dell’applicazione anche nella cooperazione europea dei principi dell’apertura e della democrazia, che una forma moderna di cooperazione dovrebbe rispettare. Come membro del Consiglio dei ministri mi sono spesso stupito del fatto che la popolazione d’Europa non dovesse sapere come ho votato come ministro una volta giunti alla fase decisionale. Ora stiamo acquisendo un Trattato costituzionale moderno e aperto. Infine, stiamo facendo in modo che venga data maggiore influenza ai rappresentanti eletti dei cittadini, tramite il Parlamento europeo. Nel complesso, quello di cui abbiamo discusso oggi e che dobbiamo raccomandare alla popolazione d’Europa è un prodotto valido.

 
  
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  Dionisi (PPE-DE). – Signor Presidente, colleghi, la sfida che l’Europa affronterà nei prossimi mesi è fondamentale per la costruzione dell’Unione. I cittadini e i parlamentari di tutto il continente sono chiamati ad approvare un’unica Carta fondamentale che sancisce e rafforza i valori su cui questa Unione si fonda: pace, prosperità, democrazia, giustizia, libertà e solidarietà.

Il nuovo Trattato costituzionale, certo non rappresenta il massimo delle nostre aspirazioni, ma la sua stessa esistenza costituisce un evento politico e storico senza precedenti, impensabile fino a qualche anno fa.

Il testo che approveremo rafforza la legittimità democratica delle Istituzioni europee e le rende più vicine ai 450 milioni di donne e di uomini che di questa Unione fanno parte. Infatti, la Costituzione conferisce maggiori poteri ai parlamenti nazionali e al Parlamento europeo, in termini sia legislativi che politici: anche i nostri cittadini avranno più voce nel processo democratico grazie al più stretto legame fra Istituzioni comunitarie e comunità locali, parti sociali e associazioni.

Il nostro dovere, in quanto rappresentanti eletti è rendere questa partecipazione autentica, proficua e reale. L’Europa rafforzerà così il proprio ruolo come attore sulla scena globale.

Questa è la sfida fondamentale: abbiamo il dovere e la responsabilità di costruire un’Unione capace di parlare con un’unica voce sulle questioni internazionali. Infine, l’identità culturale: noi come rappresentanti dell’unione dei democratici cristiani, malgrado il rammarico per l’assenza di un riferimento alle radici cristiane su cui la nostra Unione innegabilmente si fonda, siamo strenui sostenitori della ratifica di questo testo.

Nelle prossime settimane il Parlamento italiano procederà alla ratifica; sarà un voto positivo, di stimolo verso gli altri paesi in cui il valore dell’Europa non è sentito come in Italia. Il nostro Paese, il nostro governo, il nostro partito, erede di quegli uomini che hanno segnato e fondato l’Europa contribuiranno all’esito positivo del processo di ratifica per una realizzazione piena degli ideali in cui noi democratici cristiani abbiamo sempre creduto.

 
  
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  De Rossa (PSE).(EN) Signor Presidente, desidero innanzi tutto congratularmi con i relatori per la relazione, che apporta chiarezza e sostanza alla discussione. Io sono uno dei 200 parlamentari che hanno partecipato alla Convenzione e hanno elaborato il progetto del Trattato costituzionale, che la CIG ha in seguito approvato in ampia misura.

Dubito che le costituzioni dei vari Stati membri siano mai state elaborate in modo così aperto e democratico. Dubito che esista una costituzione in qualche Stato membro che abbia riscosso il genere di consenso ottenuto dalla Convenzione. Dei 200 parlamentari che hanno partecipato alla Convenzione, solo otto hanno firmato un testo alternativo, sostenendo fondamentalmente la disintegrazione dell’Europa. Abbiamo sentito questa mattina l’onorevole Allister dell’Irlanda del Nord illustrare questo parere. Il collega sostiene infatti un ritorno alla sovranità assoluta del XIX secolo. Se il Sinn Féin avesse partecipato alla discussione stamani – anche se nell’Irlanda del Nord sono i diretti oppositori politici – avrebbe sostenuto esattamente la stessa cosa. Forse è già un passo avanti che siano d’accordo sulla sovranità assoluta del XIX secolo, anche se purtroppo continuano ad accalorarsi sull’esito della battaglia del Boyne del 1690!

Il fatto è che questo è un mondo in cui la risposta alle catastrofi naturali e ai problemi causati dall’uomo chiaramente richiede una governance transnazionale. In un modo unico al mondo, l’Europa sta sviluppando una forma democratica di governo transnazionale. Questa Costituzione ci darà più democrazia, più diritti e più potenziale per una società prospera in Europa e per la solidarietà con il resto del mondo.

Per concludere, i risultati non verranno da soli. Dobbiamo lavorare per ottenerli, usando questa Costituzione come base per il nostro lavoro.

 
  
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  Rack (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 2004 è stato un anno particolarmente degno di nota nella storia dell’integrazione europea, che ha avuto momenti alti e bassi. Non vi è dubbio che tra i momenti alti vi sia stato l’allargamento della Comunità da 15 a 25 Stati membri e l’annuncio dato nel dicembre 2004 che seguiranno ulteriori allargamenti. Un altro momento alto è stato la firma della Costituzione il 29 ottobre a Roma. E’ generalmente riconosciuto, tuttavia, che le elezioni europee hanno costituito un momento basso, sia per il momento in cui si sono svolte che per l’esito che hanno avuto.

L’affluenza alle urne per le elezioni europee è stata più bassa che mai e un’ulteriore dimostrazione di questo si può ravvisare nella frammentazione che i risultati hanno causato in questa Assemblea. Non ultima prova di tale frammentazione è il numero di bandiere colorate che vedo attorno a me e non solo davanti all’edificio.

Nel 2005 dobbiamo quindi fare in modo che i cittadini siano nuovamente coinvolti nel progetto europeo e non credo che questo sia in realtà un compito così difficile. Comunque, si tratta di un problema di comunicazione. Il prodotto che abbiamo – la nuova Costituzione europea – è ottimo e dobbiamo convincere di questo i cittadini. Non abbiamo bisogno di campagne di propaganda; abbiamo bisogno invece di informazioni affidabili, in particolare riguardo ai vantaggi dichiarati della Costituzione per i cittadini. Non dobbiamo promettere la luna, ma spiegare quali benefici la Costituzione apporterà e può apportare.

Gli onorevoli Méndez de Vigo e Corbett hanno sintetizzato questo concetto in quattro punti chiave. La Costituzione apporterà maggiore chiarezza ed efficacia all’Unione europea, nonché più democrazia e responsabilità e più diritti per i cittadini attraverso la Carta dei diritti fondamentali.

Fornire informazioni non equivale a evitare le critiche, ma il primo compito di tali critiche deve essere chiarire che, in linea di principio, il nostro testo è valido.

Per concludere, è stato affermato ripetutamente che ai cittadini non interessa una Costituzione. Quando abbiamo organizzato un incontro informativo all’Università di Graz, tuttavia, la Costituzione ha suscitato più interesse di argomenti come i funghi o l’interpretazione dei sogni. Tale fatto dovrebbe essere per noi un incentivo a far conoscere la Costituzione ai cittadini.

 
  
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  Bresso (PSE). – Signor Presidente, intanto voglio esprimere il voto favorevole della delegazione socialista italiana al progetto di relazione di Corbett-Méndez de Vigo, con cui mi voglio felicitare per la qualità della relazione, in particolare delle motivazioni.

Certamente oggi il Parlamento europeo vive una tappa storica, che richiama alla mente quel 14 febbraio 1984, in cui venne approvato il progetto di trattato di Spinelli di cui la Costituzione è in qualche modo l’ideale continuazione.

Poco conta se in termini strettamente giuridici siamo di fronte ad un Trattato, ciò che importa è la sostanza: oggi siamo tutti disposti a chiamare Costituzione, un termine che solo fino a qualche anno fa era considerato spesso impronunciabile. Chi come Spinelli e il Movimento federalista, di cui mi onoro di far parte, riteneva e ritiene indispensabile la creazione di uno Stato federale vero, dotato di poche ma essenziali competenze, tali da prefigurare un ruolo nel mondo per l’Unione europea, avrebbe voluto un testo più coraggioso. Tuttavia, questa Costituzione contiene in nuce alcuni passaggi essenziali, che rappresentano un quadro stabile e duraturo, dal quale si dovrà d’ora in poi ripartire perché l’Unione possa efficacemente fare quello che i suoi cittadini si aspettano.

Mi limiterò a citare alcuni esempi che ritengo prioritari e che in alcuni casi derivano dal legame con il mio territorio, che è un territorio transfrontaliero. Prima fra tutti vorrei citare la creazione della figura del ministro degli Esteri, che sia la voce dell’Unione europea sulla scena internazionale e ne guidi la politica estera. Le procedure che, in quanto membro della Commissione, lo portano ad essere responsabile di fronte al Parlamento, devono rappresentare il presupposto per l’esistenza di una politica estera. I cittadini europei in occasione dei molti, troppi conflitti che caratterizzano questi anni, ci chiedono e si chiedono cosa fa l’Europa.

In secondo luogo l’UE deve essere un modello di sviluppo, a testimonianza tangibile del fatto che è possibile coniugare sviluppo e solidarietà. Da ultimo voglio ricordare che il principio di sussidiarietà oggi è un principio di valore costituzionale e questo lo rafforza e lo vede garantito. Questa è un’altra delle ragioni per cui io penso dobbiamo votare a favore.

 
  
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  Busuttil (PPE-DE).(MT) Sebbene io sia favorevole a questa Costituzione, a mio parere è positivo che in Parlamento vi siano deputati contrari. Mi spiego. Dico questo non perché sia d’accordo con gli oppositori, al contrario ritengo che molte delle loro argomentazioni siano basate su premesse errate o persino false. Lo dico invece perché senza un’opposizione finiremmo per avere una discussione monotona in cui tutti sono favorevoli e mancherebbe un’analisi obiettiva. Non c’è modo migliore per vincere una controversia sull’Europa di quando si ha il coraggio di confrontare gli argomenti a favore con quelli contro. Dobbiamo prendere seriamente gli argomenti di chiunque sia contrario e trattarli con rispetto, senza timore e senza rifuggirli, né tantomeno ignorarli.

Non dovremmo aspettarci di vincere se non ci esponiamo a un dibattito aperto, altrimenti finiremo col dire che abbiamo vinto la partita quando in realtà c’era una sola squadra in gara. Dopo tutto, quando si confrontano gli argomenti a favore di questa Costituzione con gli argomenti contro, non ci vuole molto per accorgersi che in essa i vantaggi superano di gran lunga gli svantaggi e che merita l’appoggio dei cittadini europei. Non vi è dubbio che, se spieghiamo ai cittadini il significato della Costituzione, saranno più favorevoli che contrari, perché capiscono la logica dell’unificazione dell’Europa, che ha un senso e che è nel loro interesse. E’ quindi della massima importanza che tutti coloro che in quest’Aula, in questo Parlamento, sono a favore della Costituzione si impegnino direttamente con i cittadini per far sì che la comprendano e la sostengano. Tale sostegno sarà basato sul confronto degli argomenti e quindi su un dibattito più aperto, più equilibrato e più democratico.

 
  
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  Reynaud (PSE).(FR) Signor Presidente, una Costituzione per l’Europa è necessaria: è un’esigenza democratica. Legati profondamente all’unità del partito, i socialisti francesi condurranno il dibattito nazionale senza la minima rinuncia ai nostri valori e alle nostre idee di carattere progressista. Ritengo che l’approvazione della relazione sia la condizione per consolidare l’autorità del Parlamento sul Trattato costituzionale, ma mi rammarico per il fatto che siano stati respinti gli emendamenti presentati da alcuni di noi.

Parteciperemo, comunque, a questo lungo cammino disseminato di insidie che è la ratifica del Trattato costituzionale. A nostro parere, questo Trattato costituzionale è stabile ma migliorabile. Tutte le costituzioni lo sono e questo Trattato non meno di altri. Ci dispiace altresì che sia stata soppressa in questa relazione la grande maggioranza dei pareri emessi da altre commissioni parlamentari che hanno rilevato molteplici insufficienze del progetto di Trattato costituzionale. Teniamo anche a dire chiaramente che un’unità speciale, creata sotto la Presidenza olandese, continuerà il suo lavoro sotto le future Presidenze e studierà con attenzione tutte le possibili conseguenze di un “no” alla Costituzione.

Auspico che il Parlamento, legittimato nel suo ruolo dopo questo voto, affronti le difficoltà di attuazione del Trattato costituzionale e si avvalga del suo diritto di iniziativa parlamentare. Questo è quanto da noi auspicato ed è il senso dell’emendamento n. 17.

Sì, spetta a noi, deputati europei, rappresentanti eletti del popolo europeo, provvedere all’attuazione del Trattato costituzionale, che disciplina la vita comune di oltre 450 milioni di europei. Le difficoltà evidenziate dai pareri delle altre commissioni riemergeranno presto o tardi. Allora dovremo essere pronti a correggere le imperfezioni lasciate dalla Conferenza intergovernativa e che alterano i delicati equilibri ai quali la Convenzione è giunta con saggezza ed equità.

Prepariamoci, onorevoli colleghi, a un nuovo round: dovremo infatti difendere la nostra legittimità democratica nei confronti del Trattato costituzionale, di cui abbiamo l’imperioso dovere di correggere le insufficienze al momento opportuno. Alcuni miei colleghi della delegazione francese si asterranno dal voto su questa relazione.

 
  
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  van Nistelrooij (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, questo Trattato costituzionale merita di essere approvato. Come democratico cristiano, sono lieto che il principio di sussidiarietà sia stato ulteriormente elaborato, approfondito e fissato. L’Unione europea ha ora anche riconosciuto e sancito il compito della dimensione regionale, vale a dire le autorità locali e regionali.

E’ necessario raggiungere un migliore equilibrio tra quello che accade a livello centrale e a livello periferico, a Bruxelles, negli Stati nazionali, nelle regioni e nelle municipalità. Come amministratore a livello regionale, ho notato per anni che le informazioni sull’Unione rimanevano troppo a lungo a livello di Consiglio e che le regioni e le città erano coinvolte troppo tardi nel dibattito e nel processo decisionale.

Come rappresentante delle organizzazioni europee, ho potuto anche presenziare a riunioni della Convenzione, in particolare quelle sulla sussidiarietà. Il testo del Trattato rafforza la posizione delle regioni e dei comuni, che sono vicini ai cittadini e che assolvono importanti compiti in molti settori.

In tal modo, la lacuna democratica che Prodi menzionò nella sua relazione sulla buona governance, ancora una volta è chiusa. E’ un importante passo che il Parlamento europeo sostenga questa posizione e rimanga critico sul modo in cui il Trattato sarà attuato a livello locale o regionale nei prossimi anni.

Propongo altresì che noi in Parlamento chiediamo ogni tanto al Consiglio e al Comitato delle regioni se ora, fra le altre cose, i nostri Stati nazionali hanno imparato a comunicare apertamente riguardo alla politica europea e se, nel test della sussidiarietà, i parlamenti nazionali prendono in considerazione i pareri delle regioni e dei comuni.

So che il Comitato delle regioni sta elaborando tale test. In breve, questo Trattato merita decisamente di essere approvato. Di conseguenza, lavoreremo per questa causa a livello nazionale, certamente se sono previsti referendum.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. SARYUSZ-WOLSKI
Vicepresidente

 
  
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  Lambrinidis (PSE).(EL) Signor Presidente, i rischi principali derivanti da questa Costituzione sono tre. Il primo è questo: diventeremo una federazione, sia riguardo agli affari esteri sia nella difesa e in altri campi, o saremo l’Europa di una federazione slegata di partner diversi, specialmente dopo l’allargamento?

Il secondo rischio è il seguente: saremo un’Europa della consapevolezza sociale o del mercato aperto e incontrollato?

Il terzo rischio è questo: saremo un’Europa senza un deficit democratico, in cui il potere sarà nelle mani dei cittadini, oppure un’Europa in cui alle elezioni europee si registrano astensioni del 70, 60 o 50 per cento?

A mio parere, questa Costituzione risponde a tutte queste domande in modo molto positivo, in ogni caso molto più positivamente di quanto non siano affrontate nei Trattati attuali. Chiunque è contro questa Costituzione, secondo quanto dichiarato per ragioni di sensibilità sociale, deve rispondere a questa domanda: i Trattati esistenti aiutano i poveri e i deboli in Europa più di questa Costituzione? Consentitemi un po’ di orgoglio nazionale come cittadino greco e come socialista: durante la Presidenza greca, nel giugno 2003, si sono conclusi i negoziati iniziali su questa Costituzione e ne sono orgoglioso.

Ovviamente, ora si tratta di applicare la Costituzione e su questo i deputati al Parlamento europeo e i governi hanno un’enorme responsabilità. Dobbiamo assicurare che i semi della consapevolezza sociale seminati nella Costituzione non rimangano belle parole e siano messi in pratica. La famosa clausola del mainstreaming sociale, in virtù della quale l’Unione è tenuta a garantire che ogni sua politica promuova gli obiettivi di elevata occupazione, di protezione ambientale, di salute pubblica, di istruzione e di parità tra uomini e donne, può essere applicata solamente con una buona legislazione. Analogamente, devo dirvi che, per ogni deputato che lotta per un’Europa socialmente più equa, si tratta di una sfida particolarmente impegnativa e opportuna.

 
  
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  Brejc, Mihael (PPE-DE).(SL) Per molti, le Istituzioni di Bruxelles sembrano distanti. Molti le vedono come centri di potere dove vengono prese decisioni sulle quali non hanno alcuna influenza. Il Trattato costituzionale non è una cura miracolosa per tutti i problemi dell’Unione europea, ma è un’opportunità per ridurre le lacune democratiche e accelerare lo sviluppo dell’Europa.

Perché? Perché sostituisce numerosi accordi e modifiche, riducendo così la mancanza di trasparenza in documenti essenziali dell’Unione europea; perché in un unico documento riunisce le basi costituzionali e giuridiche fondamentali e le politiche dell’Unione europea; perché è la base per un funzionamento più efficace delle Istituzioni europee; perché contribuisce all’attuazione della Strategia di Lisbona; perché rimuove i problemi che sorgerebbero se si continuassero a utilizzare in futuro gli accordi attuali.

Il Trattato costituzionale è un compromesso che non soddisfa completamente nessuno, ma nondimeno rappresenta al meglio ciò che siamo stati in grado di realizzare nella Convenzione. Abbiamo bisogno del Trattato costituzionale perché senza di esso non possiamo aspettarci alcuna riforma o funzionamento efficace nell’Europa allargata. Anche se il capitolo sulle politiche è stato spesso criticato, come relatore ombra devo esprimere la mia soddisfazione per il fatto che nell’area della politica sociale e dell’occupazione siano stati stabiliti impegni molto concreti per la Commissione e i governi degli Stati membri, tra cui l’istituzione di un comitato per la protezione sociale e per l’armonia sociale europea. Approvando la relazione sul Trattato costituzionale, il Parlamento europeo invia un chiaro segnale ai cittadini d’Europa dicendo che è giunta l’ora di un riordinamento trasparente e globale delle nostre basi costituzionali e giuridiche, assicurando in tal modo che l’Europa diventi un continente di pace, prosperità, solidarietà e sicurezza.

Infine, devo annunciare che il parlamento sloveno ratificherà il Trattato costituzionale questo mese. Sono convinto che tale ratifica avverrà a vasta maggioranza.

 
  
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  Záborská (PPE-DE).(SK) Signor Presidente, onorevoli colleghi, rifiuto i regimi totalitari. La famiglia di mia nonna morì nelle camere a gas naziste. Mio padre fu incarcerato dal regime comunista. Abbiamo pagato con il sangue il nostro impegno per la libertà di coscienza, incarnata per noi dall’Europa come speranza di democrazia, libertà di pensiero, libertà religiosa e libertà di coscienza.

Io credo che nessuno di voi mi considererebbe antieuropea se ponessi alcune domande. Perché il Parlamento europeo si pronuncia sul Trattato costituzionale prima dei cittadini dei singoli Stati? E’ necessario che l’Europa sia governata da una Costituzione? La sovranità degli Stati membri non dovrebbe essere minacciata. Tuttavia, se la Costituzione rafforza il ruolo del Parlamento, ma non definisce le competenze della Corte di giustizia europea, l’equilibrio tra le Istituzioni non ne risulterà forse stravolto? Le decisioni della Corte saranno imposte direttamente agli organismi dell’Unione e agli Stati membri senza alcun diritto di appello. La Corte di giustizia europea sarà libera da ogni critica.

Possiamo fingere che non accadrà questo? Il progetto di Costituzione non contiene alcuna garanzia che la Corte di giustizia europea non si approprierà di competenze esclusive degli Stati sovrani, anche contro le costituzioni nazionali. Anche se la maggioranza in questo Parlamento cambia dopo le elezioni e la composizione del Consiglio cambia, sarà necessaria una doppia unanimità per cambiare politiche. Mi chiedo: tale Unione sarà capace di svilupparsi se il suo orientamento è stabilito da questa Costituzione? La nostra civiltà si è sviluppata a partire da radici cristiane. Se la Costituzione non riconosce questo fatto storico, la vita della società ne risentirà in termini di conflittualità. Un’ideologia nuova sorgerà sotto la maschera della tolleranza. Costruiremo la casa europea su una distorsione della storia? E’ vero che, senza questa Costituzione, morirà il concetto di un’Europa unita? Io non penso. I miei elettori mi hanno dato fiducia e io desidero procedere in Europa in modo che tutti, compresi i più piccoli, i più deboli e i più poveri, siano accettati al suo interno e possano trovarvi il proprio spazio. Onorevoli colleghi, in un’Europa democratica chiedo di rispettare nel voto la libertà di coscienza.

 
  
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  Lehtinen (PSE).(FI) Signor Presidente, nonostante tutte le divergenze di opinione che ha prodotto il dibattito sull’argomento, ancora una volta stiamo facendo la storia europea. Come tale, questo Trattato è un importante passo nella direzione giusta. Sono sicuro che i fondatori del movimento per l’integrazione europea sarebbero orgogliosi e lieti se ora vedessero quante questioni fondamentali hanno avuto come risultato i compromessi che il Parlamento sta ora discutendo e su cui sta votando.

E’ un peccato che in alcuni paesi il dibattito sul Trattato sia stato decontestualizzato e usato per alimentare una disputa interna tra partiti politici. Le caratteristiche peggiori dell’europeizzazione, l’intolleranza e il nazionalismo esasperato, sono troppo spesso visibili e udibili in questi momenti, anche se si tenta di celarle sotto forma di bugie travestite da aspirazioni più alte. Questo Trattato, una volta entrato in vigore, non potrà in alcun modo condurre alla creazione di un superstato europeo: al contrario, lo spirito e la lettera del Trattato bloccheranno efficacemente qualsiasi aspirazione egoista da parte di Stati, gruppi di Stati o movimenti estremisti.

Il Trattato permetterà comunque all’economia di svolgere il ruolo più adatto nella cooperazione all’interno del continente. Anche le dinamiche dell’attività economica reciproca e la politica della moneta unica sono requisiti indispensabili della cooperazione politica. Senza democrazia non esiste la dimensione sociale e non c’è democrazia senza un’economia di mercato. Sono inoltre orgoglioso che il mio paese, la Finlandia, sia giunto a concordare che il parlamento può decidere la ratifica del Trattato a livello nazionale.

 
  
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  Paleckis (PSE). (LT) Innanzi tutto desidero esprimere il mio sostegno alla relazione in esame e vorrei ribadire ancora una volta che la Lituania, su decisione del suo parlamento, è stata la prima a ratificare questa Costituzione. Dopo le recenti elezioni, i socialdemocratici lituani, che erano e rimangono al potere, hanno partecipato attivamente all’elaborazione del Trattato costituzionale. Quando i paesi sono stati invitati a stabilire in termini giuridici i punti sui quali, previa deliberazione, vi fosse un generale consenso, abbiamo provveduto senza indugio. Avevamo buoni motivi per farlo. In un referendum svolto un anno e mezzo fa, i lituani hanno detto “sì” all’adesione all’Unione europea nel modo più chiaro tra tutti i nuovi Stati membri. In Lituania il sostegno all’adesione all’Unione europea continua a crescere e ha raggiunto l’82 per cento. I cittadini vedono che le speranze associate all’Unione europea si stanno realizzando, quindi vogliono rafforzarla. Il fallimento di un referendum sulla Costituzione in qualsiasi paese dell’Unione europea infliggerebbe, a mio parere, un colpo doloroso alle speranze della maggioranza degli europei, fra i quali i lituani.

Oggi la nave dell’Unione europea ha già a bordo 25 Stati, ma sta navigando con un motore troppo debole per tale carico: il Trattato di Nizza. Se non lo sostituiamo con un motore molto più potente – il motore del Trattato costituzionale – la nostra nave comune ridurrà la velocità e potrebbe cominciare ad andare alla deriva. Con il vecchio motore di Nizza non conseguiremo mai gli obiettivi definiti nella strategia di Lisbona e non saremo in grado di attuare in modo efficace le nuove politiche di vicinato, obiettivo, questo, particolarmente importante per i nuovi paesi dell’Unione europea.

Un’Unione europea democratica forte che prosegue il suo cammino è essenziale, non solo nell’interesse del nostro paese. Il Trattato costituzionale contribuisce a questo obiettivo – non importa quanto esso possa costituire un complicato compromesso. La Lituania lo ha ratificato con determinazione, in modo che l’energia e l’ottimismo dei nuovi paesi si possano trasmettere ai paesi appartenenti da più tempo all’Unione europea. Grazie.

 
  
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  Wuermeling (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono lieto che sia stata presentata questa sostanziale relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo. Come ex membro supplente della Convenzione, devo ammettere che potrei raccomandare di leggere questa relazione piuttosto che la Costituzione stessa, poiché è estremamente leggibile e convincente in proposito.

Oggi vorrei rivolgere le mie osservazioni ai deputati di questa Assemblea che hanno adottato un approccio critico alla Costituzione. Costoro hanno messo in guardia contro la creazione di un superstato europeo, ne hanno denunciato i difetti e si sono espressi in opposizione a errori commessi in passato. Io credo che dovremmo spiegare loro con molta chiarezza che questa Costituzione europea è di fatto un modo di affrontare tali difetti.

La Costituzione europea rimedia a molti dei problemi che tutti noi abbiamo conosciuto con l’Europa nella sua forma attuale. Stabilisce un sistema di competenze e concede ai parlamenti nazionali il diritto di partecipazione, rendendo così l’Europa meno centralista e meno burocratica. La Costituzione dà piena voce in capitolo al Parlamento europeo e l’Europa diverrà quindi più democratica di quanto non sia mai stata. La Costituzione rafforza anche i diritti dei cittadini, soprattutto mediante la Carta dei diritti fondamentali, poiché i cittadini potranno invocare direttamente la Costituzione presentando ricorso contro le decisioni europee. Infine, la Costituzione fornisce all’Europa una base di valori e costituisce così un modo di contrastare l’approccio tecnocratico ai problemi politici. In realtà, quindi, gli euroscettici dovrebbero essere favorevoli a questa Costituzione, poiché è l’unico modo per cambiare gli aspetti che tutti desideriamo cambiare.

Oggi è l’anniversario della nascita di Alexander Hamilton, uno dei padri della Costituzione americana, il cui ritratto si trova oggi sulle banconote da dieci dollari. Guardando i padri e le madri della Costituzione europea in quest’Aula, spero che anch’essi saranno ricordati con gratitudine tra 200 anni.

 
  
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  Mikko (PSE). (ET) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto congratularmi con i relatori per la relazione molto esauriente. Questo documento compendia nel modo migliore i punti essenziali della Costituzione europea.

Allo stesso tempo, auspicherei un’impostazione lievemente diversa sulle modalità per la diffusione di informazioni riguardo alla Costituzione.

Nelle conclusioni, la relazione oggi all’esame si concentra su materiali stampati riguardanti la Costituzione. Tuttavia, ricerche sociali e la logica comune ci dicono che i cittadini europei cercano e ricevono informazioni primariamente tramite la televisione, comprese le informazioni riguardanti l’Unione europea.

La relazione sottolinea la necessità di evidenziare chiaramente ogni punto del Trattato costituzionale che differisce dai Trattati esistenti. Questo, tuttavia, costituisce un argomento di ricerca accademica piuttosto che informazioni da fornire a ogni cittadino europeo. Il Trattato di 300 pagine che stabilisce una Costituzione per l’Europa è già abbastanza voluminoso e, di conseguenza, anche più complesso delle costituzioni degli Stati membri.

Non esiste ancora un’opinione pubblica europea comune, ma nel mio paese, l’Estonia, ad esempio, il sostegno per l’Unione europea è cresciuto di mese in mese dopo l’adesione. Contemporaneamente in molti Stati membri il sostegno sta precipitando. Nonostante ciò, sia nel giornalismo che nell’informazione pubblica in tutta l’Europa vale la stessa regola: bisogna dare alla gente ciò che vuole.

Negli Stati membri vecchi e nuovi, nelle città e nelle zone rurali, i cittadini sono interessati primariamente all’effetto che avrà la Costituzione europea sulla loro vita quotidiana. Credo che nel presentare la Costituzione, dovremmo concentrarci sulla Carta dei diritti fondamentali. Per esempio, cosa significa per ciascun cittadino il diritto ad una buona amministrazione stabilito nella Carta? In che misura tale requisito costringerà i burocrati o i politici a giustificare le loro decisioni o a essere aperti? Le risposte a simili domande dovrebbero essere parte integrante delle informazioni pubbliche sulla Costituzione.

In conclusione, direi anche che non si può parlare di informare i cittadini d’Europa senza includere il mezzo televisivo. La Direzione generale del Parlamento per l’informazione dovrebbe tenerne conto nei suoi sforzi mirati a diffondere informazioni sulla Costituzione. Auguro alla DG Informazione e a tutte le reti televisive europee di riuscire a tradurre la complessa formulazione della Costituzione in una forma gradita al pubblico. Grazie.

 
  
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  Varvitsiotis (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, il voto di domani è d’importanza storica. I significativi progressi che si stanno compiendo con la Costituzione europea e i vantaggi derivanti dalle sue disposizioni positive sono già stati presentati sia nella esauriente relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo sia oggi in quest’Aula. Poiché, quindi, quasi tutte le questioni sono già esaurite, mi limiterò a un problema vitale.

Domani ha inizio una nuova maratona per la ratifica da parte degli Stati membri. Ma cosa accadrà se emergerà qualche problema riguardo alla ratifica da parte di qualche Stato membro? La Costituzione non contiene una disposizione specifica che affronti tale eventualità. Nondimeno, secondo le dichiarazioni relative alle disposizioni della Costituzione, se due anni dopo la firma della Costituzione, quattro quinti degli Stati membri hanno ratificato la Costituzione in oggetto e uno o più Stati membri incontrano difficoltà in relazione alla ratifica, la questione sarà sottoposta al Consiglio europeo. Tuttavia, secondo voi questa è una soluzione soddisfacente? Io credo che dovrebbe esservi una disposizione molto più chiara. Purtroppo, questa soluzione è emersa dalla serie di compromessi che erano necessari per arrivare al punto in cui ci troviamo oggi. Quindi, non è sufficiente parlare e sostenere senza riserve la ratifica della Costituzione. Tutti i governi e tutti noi dobbiamo lavorare per evitare tale sviluppo negativo, se vogliamo che il nostro continente entri in una nuova era.

 
  
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  Sousa Pinto (PSE).(PT) Signor Presidente, con l’approvazione della relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo il Parlamento darà il suo ultimo grande contributo per l’adozione di un Trattato costituzionale per l’Europa. L’esistenza di tale Trattato sancisce la transizione storica da una Comunità di popoli e paesi progressivamente uniti da legami economici sempre più stretti a una vera Comunità politica unita dal desiderio di un futuro comune.

Cinquant’anni di una politica fatta di piccoli passi prudenti hanno preparato la strada a una nuova realtà fondata su valori comuni, valori di civiltà che esprimono un’identità europea comune, basata sulla pace, sulla democrazia, sui diritti umani e sul progresso economico e sociale.

L’Europa non è costruita in contrasto con la realtà secolare delle nazioni del nostro continente. L’Europa è fondata sul desiderio libero e consapevole di evitare che il passato si ripeta e di garantire ai popoli che, uniti, rimarranno padroni del loro destino in un futuro ricco di sfide.

I sostenitori della sovranità che accusano l’Europa di erodere la sovranità nazionale e che vedono in questa Costituzione la materializzazione del loro incubo di un superstato, si sbagliano profondamente nella loro analisi. La globalizzazione economica, finanziaria e tecnologica, l’emergere attuale o potenziale di nuovi potentati globali, politici ed economici, costringono l’Europa a cercare risposte a livello nazionale per difendere, approfondire ed esportare il progetto umanista iniziato nel secolo scorso dallo Stato sociale di diritto del dopoguerra.

In un mondo caratterizzato dall’incertezza, dal disordine e dalla deregolamentazione, è sempre più necessario che l’Europa parli chiaro e abbia un ruolo attivo, per noi e per gli altri che guardano a noi come esempio sperando nel nostro intervento sui grandi temi d’importanza internazionale. Tuttavia, i sostenitori della sovranità non sono gli unici oppositori di questo Trattato. Altri l’hanno criticato duramente per non essersi spinto abbastanza lontano, per la modestia dei risultati o per la mancanza di ambizione. Costoro rifiutano di riconoscere gli importanti progressi compiuti, perché insistono con l’inutile esercizio di comparare il Trattato costituzionale che abbiamo di fronte con le versioni idealizzate dei loro sogni, invece di confrontarlo con i Trattati attuali, in particolare con il processo di Nizza.

 
  
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  Nicholson (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, mentre il Parlamento europeo non ha alcun ruolo formale nella procedura di ratifica, sono lieto che oggi stiamo svolgendo questa discussione, come rappresentanti eletti dei 25 Stati membri dell’Unione europea, in una fase in cui la procedura di ratifica si è appena avviata a livello parlamentare e sta per avviarsi a livello di referendum.

Il giorno in cui i capi di Stato e di governo hanno firmato la Costituzione a Roma, io ero a Bratislava, in Slovacchia, dove ho avuto il privilegio di partecipare all’inaugurazione della Casa dell’Europa. E’ stata la prima apertura di una Casa dell’Europa in uno dei nuovi Stati membri, seguita a dicembre da quella di Praga.

Sono in corso le procedure per istituire Case dell’Europa in ogni Stato membro. La principale funzione di queste Case dell’Europa è avvicinare l’Unione europea ai cittadini. Esse offrono ai cittadini un punto di informazione collocato in posizione centrale e visibile nei vari Stati membri. Tali organismi sono concepiti per spiegare l’Unione europea; inoltre, poiché offrono uno spazio ai gruppi politici, assicurano che i pareri di questo Parlamento vengano comunicati ai cittadini.

Sono convinto che, se vogliamo che l’Unione europea funzioni, dobbiamo rafforzare e approfondire le relazioni tra il Parlamento e i parlamenti nazionali. Non esiste nessun altro modo per realizzare tale cooperazione a più lungo termine. Non dovrebbe essere una situazione “noi e loro”; tutti dovrebbero lavorare insieme per il miglioramento di tutti i cittadini dei 25 Stati membri – o forse dei 27 Stati membri, se così fosse. Questa è la sfida per il futuro, la sfida che, come democratici, dobbiamo cogliere.

Sono necessari due partecipanti per fare un dibattito. Non essere necessariamente d’accordo su ogni parola detta da altri, non significa che non si ha il diritto di esprimere il proprio parere. Io credo nei diritti di tutti, credo nella democrazia. Credo che quanti non sono d’accordo con me hanno il diritto di avere tali pareri. Alla fine vincerà la maggioranza, ma chi non è d’accordo può contribuire a migliorare la discussione, e dovrebbe essere incoraggiato in tal senso e non scalzato dalla sua posizione.

 
  
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  Obiols i Germà (PSE).(ES) Signor Presidente, come evidenzia molto bene questa relazione, nel progetto di Costituzione vi sono tre aspetti basilari: in primo luogo, i valori e gli obiettivi dell’Unione, l’unità e l’uguaglianza dei suoi popoli, nonché la tutela della diversità delle culture, delle identità e delle lingue; in secondo luogo, i diritti, gli interessi e i doveri dei cittadini; in terzo luogo, le regole per le Istituzioni e per la vita politica europea.

I due primi aspetti – valori e diritti – definiscono la democrazia europea che vogliamo, basata sulla diversità e sulla libertà dei popoli, sul progresso e sull’uguaglianza. Il terzo aspetto – deve essere chiaro: le regole del gioco – è il risultato di compromessi tra destra e sinistra, tra federalisti e intergovernativisti; deve essere chiaro che si riferisce a quelle regole, non alle politiche da attuare.

In questo senso, la Costituzione non è un punto d’arrivo, bensì un punto di partenza, per superare l’atonia socioeconomica dell’Europa, la sua debole capacità di innovazione, di ricerca e sviluppo e il suo insufficiente peso internazionale.

Dobbiamo procedere verso un governo europeo, superando il metodo attualmente dominante di coordinamento intergovernativo con tutta la sua impotenza, evidenziata dalla mancata attuazione della strategia di Lisbona e dalle divisioni dinanzi all’invasione dell’Iraq.

Con questa prospettiva di progresso futuro, inviteremo a votare a favore della Costituzione europea.

 
  
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  Jeggle (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, un vecchio sogno di questo Parlamento, condiviso da molti dei cittadini d’Europa, sta diventando realtà. Abbiamo lavorato intensamente per lungo tempo per questa Costituzione, ma possiamo essere orgogliosi di ciò che ora è stato realizzato e vorrei oggi cogliere l’occasione per ringraziare l’onorevole Méndez de Vigo e l’onorevole Corbett.

Come relatore ombra per il mio gruppo in seno alla commissione per l’agricoltura, posso dire che siamo favorevoli a questo progetto di Costituzione, che indubbiamente rappresenta una conquista per la commissione. Quando nel 1958 fu stabilita la politica agricola comune, il Parlamento europeo era soltanto un organismo consultivo ed è stato solo con il Trattato di Amsterdam che ci è stato conferito il diritto di codecisione nei settori dell’ambiente, della tutela del consumatore e della sicurezza alimentare. Il deficit di democrazia, che si è mantenuto nonostante tutto, ora sarà superato mediante un’estensione della procedura di codecisione che verrà a includere tutte le decisioni di principio in materia di politica agricola.

Vi sono comunque anche lati negativi nella Costituzione. In futuro il Consiglio potrà prendere decisioni autonome sulla fissazione di quote, prezzi e restrizioni quantitative, poiché il progetto di Costituzione non tiene conto dei nuovi obiettivi della politica agricola comune dopo la riforma agricola dell’Unione. Questo è un passo indietro rispetto alla situazione corrente e ci richiederà molto lavoro in futuro.

Anche come rappresentante del Land federale tedesco di Baden-Württemberg, credo che sia stato realizzato un numero estremamente cospicuo di obiettivi; le costituzioni nazionali sono state rafforzate, è stata data maggiore rilevanza alle regioni e agli enti locali ed è stato rispettato il principio di sussidiarietà. Il progetto di Costituzione getta le fondamenta per attività economiche comuni e acquisiremo una base comune di valori condivisi da tutti noi, cosa che considero particolarmente importante. Abbiamo di fronte un documento che impone un obbligo a tutti coloro che hanno la responsabilità per l’Europa.

 
  
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  Kreissl-Dörfler (PSE).(DE) Signor Presidente, sono molto favorevole alla Costituzione europea e vorrei congratularmi con i relatori per l’ottima relazione. La Costituzione, poiché rafforza soprattutto lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, è una pietra miliare sulla via verso un’Europa più sicura e giusta. Con questa Costituzione abbiamo compiuto un passo da gigante verso un’Europa dei cittadini, poiché con l’inserimento della Carta dei diritti fondamentali, con l’adesione dell’Unione alla Convenzione europea sui diritti umani e con un accesso semplificato alla giustizia, i diritti dei cittadini hanno ricevuto un enorme impulso. Inoltre, ora abbiamo maggiori possibilità di coordinare i nostri sforzi nella lotta contro mali come la criminalità, il razzismo e la xenofobia in Europa.

Accolgo con favore il fatto che i membri della CSU in Parlamento voteranno a favore della relazione. Purtroppo, sembra che molti membri della CSU nel Bundestag tedesco, che deve ancora ratificare il Trattato, non abbiano alcuna vaga idea del significato e delle implicazioni della Costituzione, poiché hanno annunciato l’intenzione di votare contro. Questo è un altro esempio del doppio gioco che ama fare la CSU, che implica essere progressisti qui in Europa e sventolare la bandiera a vantaggio del mondo esterno, ma pronunciarsi nettamente contro nel proprio paese, caso mai… Questa è comunque una delle loro tradizioni, perché fu la CSU che, nel 1949, votò contro la legge fondamentale della Germania.

 
  
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  Novak (PPE-DE).(SL) Onorevoli colleghi, i simboli dell’Unione europea sono diventati stretti e non le sono più adatti nella sua nuova forma allargata. Quindi è bene che la nuova Costituzione sostituisca gli accordi attualmente in vigore e conduca a un funzionamento più efficace dell’Unione europea. La Costituzione rafforzerà anche il ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali e in tal modo la voce dei cittadini dell’Unione europea.

Come membro della commissione per la cultura e l’istruzione, sostengo in particolare gli articoli della Costituzione riferiti a tali settori. Ritengo significativo che il preambolo sottolinei l’importanza della tradizione culturale dell’Europa, il suo patrimonio umanistico e i valori che definiscono l’essenza dell’Europa e dei suoi cittadini. Uno dei nostri più grandi obiettivi è il rispetto della nostra ricca diversità culturale e linguistica, nonché l’attenzione per la protezione e lo sviluppo del patrimonio culturale europeo.

La Costituzione garantisce la libertà per l’arte e la scienza, il diritto all’istruzione e alla formazione professionale, pari diritti per uomini e donne e il diritto dei disabili a essere membri a pieno titolo della società. L’articolo 92 garantisce la sicurezza dei giovani sul luogo di lavoro e l’articolo 93 assicura la protezione della famiglia sul piano giuridico, economico e sociale.

Gli articoli nella loro formulazione offrono una base valida per l’attuazione, ma nonostante questo l’Unione europea deve fare molto più che semplicemente approvare e ratificare la Costituzione. Deve soprattutto creare le condizioni in cui la famiglia sia riconosciuta come un elemento prezioso e le giovani coppie sposate abbiano la possibilità di formare e crescere una famiglia. Se usiamo l’immigrazione come principale mezzo per risolvere i problemi demografici, ciò metterà in pericolo il nostro patrimonio culturale, le lingue europee, la nostra cultura, la nostra fede, l’Unione europea e la civiltà europea in generale – in breve, tutti i valori che desideriamo preservare e rafforzare attraverso la Costituzione. Poiché nei 25 Stati membri abbiamo scelto questa comunità, è altresì opportuno che facciamo tutto quanto in nostro potere per garantire che funzioni al meglio e nel modo più efficiente.

 
  
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  Moreno Sánchez (PSE).(ES) Signor Presidente, vorrei ringraziare i relatori per l’ottimo lavoro e manifestare il mio pieno appoggio alla relazione oggi in discussione.

Domani questa Assemblea esprimerà il suo appoggio al testo che conclude un processo costituente durato vari decenni. Il nostro lavoro, tuttavia, non può finire qui. Ci rimane da affrontare la sfida più difficile: la sua approvazione e la sua ratifica da parte dei cittadini europei. Senza il loro appoggio, la Costituzione non ha alcun senso.

Come ben sanno gli onorevoli deputati, noi spagnoli abbiamo una particolare responsabilità in questo processo, poiché il primo referendum tra i cittadini europei si svolgerà nel mio paese il prossimo 20 febbraio.

Abbiamo quindi tutti la responsabilità di spiegare il testo costituzionale ai cittadini europei, che nel mio caso includono gli spagnoli che risiedono al di fuori della Spagna e persino fuori delle frontiere dell’Unione. Sono quindi lieto che nel mio paese la maggioranza dei partiti politici, dei sindacati e altri rappresentanti della società civile siano uniti a noi e pienamente coinvolti in questo compito di diffusione del contenuto e della portata della Costituzione, che costituisce l’unico modo per garantire una partecipazione massiccia e una risposta positiva a questo appuntamento storico.

 
  
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  Caspary (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, la strada che ha portato a questo Trattato costituzionale è stata lunga e irta di difficoltà e un certo numero di buone proposte è andato perduto lungo il percorso. Comunque, ora abbiamo bisogno di questa Costituzione e la ratifica degli Stati membri deve procedere rapidamente.

I padri fondatori, tra i quali Robert Schuman e Konrad Adenauer, gettarono le fondamenta per la casa europea. I loro successori costruirono i muri, comprarono i mobili e li riempirono di fascicoli. Tali contenuti si sono accumulati sino al soffitto e a noi tocca l’immenso compito di sgombrare questa casa e renderla adatta per il futuro. La Costituzione europea ci aiuterà a conseguire tale obiettivo e rappresenta un compromesso che significherà maggiore apertura e miglioramenti tangibili per il popolo europeo.

La legislazione comunitaria esistente sarà enunciata in un Trattato, che renderà l’Europa più facile da capire. La politica commerciale comune svolgerà un ruolo esemplare in futuro nel rappresentare il nostro mercato interno al mondo esterno e la capacità dell’Unione allargata di agire sarà rafforzata da una Commissione di dimensioni più ridotte e da un nuovo ministro degli Esteri europeo. I cittadini acquisiranno più diritti e la Carta dei diritti fondamentali, come formulata da Roman Herzog, sarà incorporata nella Costituzione. Il ruolo del Parlamento europeo sarà rafforzato; eleggerà il Presidente della Commissione. Si spera che in futuro i politici alla guida dei partiti europei si presentino candidati per questa carica.

La Convenzione costituzionale ha permesso anche a noi di far sentire il nostro peso sulla Costituzione e l’Europa non diventerà un mostruoso Stato centralista, ma sarà costruita secondo il principio della sussidiarietà. L’approccio e i principi caratteristici del più grande gruppo al Parlamento europeo, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei, si possono ritrovare anche nella Costituzione, anche se purtroppo non siamo riusciti a far passare tutti i nostri emendamenti, per alcuni dei quali abbiamo lottato fino in fondo. Per dare solo due esempi, mi rammarico profondamente del fatto che non sia stato incluso alcun riferimento a Dio e che le formule per il voto a maggioranza qualificata nel Consiglio siano così complicate.

Spero comunque, nell’interesse comune, che questa Convenzione sia un fondamento sul quale possiamo continuare a costruire l’Europa, un’Europa di pace, libertà e prosperità.

 
  
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  Pīks (PPE-DE).(LV) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei esprimere innanzi tutto la mia gratitudine agli onorevoli Méndez de Vigo e Corbett per un documento elaborato in modo eccellente, che ha semplicemente il pregio della chiarezza ed evidenzia le questioni più significative.

Onorevoli colleghi, il progetto di Costituzione è in linea con la situazione che si è sviluppata storicamente nell’Europa moderna e che esiste attualmente nel mondo. Indipendentemente dalla nostra volontà, in tutto il mondo stanno avvenendo processi di globalizzazione, ma inizialmente nei movimenti di beni e di capitali, vale a dire nel regno dei valori materiali. Lo scambio di valori spirituali e morali sta avvenendo molto più lentamente. Io credo che una delle ragioni dei conflitti in molti luoghi in tutto il mondo oggi sia in larga misura la grande sproporzione e lo squilibrio tra lo scambio globale di valori materiali e spirituali. Il nuovo Trattato costituzionale è un passo verso la riduzione di questa sproporzione. Questo Trattato non solo ci aiuterà a capire più chiaramente chi siamo e dove stiamo andando, ma offrirà anche maggiore chiarezza ai nostri partner in tutto il mondo riguardo ai nostri scopi e ai valori che guidano le nostre azioni. Quindi, ripeto che questa Costituzione è opportuna e necessaria, nonostante certi difetti. Uno di tali difetti, al quale hanno già fatto riferimento l’onorevole Poettering e altri onorevoli deputati, è che non contiene alcun riferimento ai valori cristiani.

Onorevoli colleghi, che lo ammettiamo o no, noi siamo cristiani, atei, musulmani o di altre fedi. Quelli che chiamiamo valori europei comuni si sono evoluti per secoli e si basano su valori cristiani.

Onorevoli colleghi, tutti noi, compresi quanti hanno partecipato all’elaborazione della Costituzione e quanti hanno partecipato all’analisi e alle discussioni, abbiamo l’obbligo di spiegare l’importanza di questo documento ai cittadini dei nostri paesi, poiché non possiamo aspettarci che ogni cittadino dell’Unione europea lo legga. Purtroppo desidero mettere in guardia contro la tendenza registrata negli Stati membri, dove spesso ci si serve del Trattato per discussioni a breve termine sulla politica interna.

Onorevoli colleghi, non cadiamo in questa tentazione e scoraggiamo i membri dei nostri partiti dall’agire in tal modo. Questo è un documento a lungo termine, del quale abbiamo bisogno noi, i nostri figli e anche i nostri vicini.

 
  
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  De Poli (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che oggi il Trattato costituzionale – la Costituzione europea – diventi una realtà. Il risultato dei lavori della Convenzione, che domani verrà sottoposto al nostro voto, indica la volontà di introdurre più democrazia, trasparenza ed efficacia nelle Istituzioni europee, rafforzandole e conferendo maggior efficacia al processo decisionale. I cittadini sono i veri vincitori, poiché la Costituzione consolida i nostri valori, i nostri principi comuni.

La Carta dei diritti fondamentali del cittadino che l’Unione europea ha pubblicato anche in miniatura – come tutti i libri più preziosi nella storia – è integrata nel Trattato costituzionale. A mio avviso ciò rappresenta una fondamentale indicazione di trasparenza, di solidarietà, di democrazia dei diritti: dei diritti della persona, dei bambini, degli anziani, dei disabili. Credo che stavolta tali principi vengano approvati proprio per portare la nostra Istituzione più vicino alla gente, in mezzo alla gente, per poter dare quelle risposte particolarmente necessarie proprio in questi giorni. Credo, quindi, che la rimozione delle barriere nella società per garantire una piena partecipazione dei cittadini alla nostra Europa unita, sia l’aspetto fondamentale della nostra attività in questi giorni.

(Applausi)

 
  
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  Hannan (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, l’ultima cosa che voglio è rovinare la festa. Nelle prossime 48 ore questo Parlamento spenderà centinaia di migliaia di euro per celebrare la Costituzione. Avremo palloncini, immagini laser, un’orchestra; ma non posso fare a meno di pensare che tutto questo è un po’ prematuro. In almeno dieci paesi si deve svolgere un referendum prima della ratifica. Non possiamo prevedere con certezza il risultato di tali consultazioni. Non è ancora stata messa nell’urna neppure una scheda. Se fosse solo la festa a essere prematura, sarebbe un atteggiamento piuttosto antipatico da parte mia obiettare, ma stiamo anticipando la Costituzione in altri modi più importanti. Ad esempio, stiamo sollecitando la creazione di un servizio diplomatico dell’Unione europea, una proposta che, in mancanza di ratifica formale, non ha alcuna base giuridica. Nel campo della giustizia e degli affari interni siamo andati anche oltre, anticipando molte delle clausole della Costituzione, in particolare quelle riguardanti la creazione di un ordinamento giuridico paneuropeo e di un pubblico ministero europeo. Anche prima che la Costituzione fosse firmata, e quindi ratificata, la Corte di giustizia europea aveva indicato che avrebbe considerato la Carta dei diritti fondamentali come documento giuridico.

Quando il Parlamento ha chiesto formalmente quali parti della Costituzione si intendeva attuare senza aspettare la ratifica ufficiale, solo cinque degli attuali Commissari hanno risposto che sarebbe stato sbagliato anticipare i risultati dei referendum nazionali. Gli altri 20 hanno tutti risposto in un modo o nell’altro che intendevano procedere subito, con decisione, senza aspettare l’esito delle consultazioni nazionali.

Questa dovrebbe essere un’Assemblea democratica, ma talvolta il suo atteggiamento richiama il famoso distico di Bertolt Brecht “Destituiamo il popolo ed eleggiamone un altro al suo posto”. Spero che il mio paese voterà “no” alla Costituzione e sto partecipando a tal fine alla campagna referendaria, ma se ne uscirò perdente, accetterò di buon grado il risultato. Esorterei chi di voi sostiene la Costituzione a mostrare un analogo rispetto per il processo democratico e a non cercare di attuare parti consistenti della Costituzione anche se uno o più Stati membri avranno votato contro. No significa no.

 
  
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  Karas (PPE-DE). (DE) Signor Presidente, signora Commissario, vorrei esordire rivolgendomi ai cittadini d’Europa, esortandoli a interessarsi alla Costituzione. Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere affinché i cittadini europei accettino questa Costituzione, perché renderà l’Europa più chiara e più favorevole ai cittadini, trasparente e democratica.

La mia impressione è che abbiamo tutti troppa fretta di metterci al lavoro normalmente. La Costituzione è sul tavolo, ma non è ancora stata ratificata. E’ una pietra miliare politica per l’Unione europea e per un’Unione europea più orientata al cittadino, trasparente e democratica.

Sinora, tuttavia, la Costituzione è stata un disastro in termini di pubbliche relazioni e vorrei quindi sottolineare che abbiamo bisogno di un programma di informazione e comunicazione per tutte le Istituzioni europee, gli Stati membri e i parlamenti nazionali e che sarebbe utile una settimana della Costituzione europea in tutti gli Stati membri. Dobbiamo inoltre abolire l’unanimità nel Consiglio, rafforzando così l’Europa comune, trasparente e democratica come stabilito nel Trattato costituzionale.

Esorterei i capi di Stato e di governo a fare in modo che sia lo spirito della Convenzione e della cerimonia della firma a Roma a guidare il tono del dibattito politico e nazionale e non l’assenza di critica e di discussione o il distacco e l’indifferenza. E’ necessario europeizzare il dibattito sulla Costituzione, non di nazionalizzare il processo di ratifica. La Costituzione non è soltanto una regola da seguire per le Istituzioni dell’Unione; riguarda tutti i cittadini d’Europa.

Dovremmo comunque essere pienamente consapevoli del fatto che il lavoro comincerà da capo con il voto di domani. Il compito di questo voto è quindi solo quello di inviare un chiaro segnale.

 
  
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  Ventre (PPE-DE). – Signor Presidente, grazie a Corbett e Méndez de Vigo che hanno veramente fatto un capolavoro, semplificando la lettura della Costituzione.

Gli antichi giuristi romani dicevano: “ex facto oritur ius” (dal fatto nasce il diritto). Ebbene, se i padri fondatori dell’Europa dal primo giorno in cui hanno incominciato a sognare, hanno incominciato a immaginare questa entità comune. Un’entità unica che riprendeva millenni di storia, di geografia, di società e di valori comuni, ebbene, da quel momento gli stessi padri hanno pensato a regole comuni: a quella che oggi noi chiamiamo Costituzione.

Questo è il motivo per il quale stamattina sono fortemente deluso, nell’ascoltare colleghi autorevoli, di cui ovviamente rispetto la libertà di espressione, esprimere la loro contrarietà al progetto di Costituzione. Si può essere contrari a questa forma di Costituzione, ai contenuti del Trattato costituzionale, ma non a regole comuni, poiché credo che la costituzione di tali regole esalti la sovranità.

Oggi dobbiamo trovare un accordo, in un mondo in profondo mutamento anche nei suoi ordinamenti, nei nuovi dati semantici: sbaglia chi immagina la sovranità così come era concepita nel XVIII e nel XIX secolo. Oggi il nuovo concetto di sovranità sta nella sussidiarietà: è la sovranità delle identità locali, la sovranità dei cittadini, la sovranità di chi è chiamato a concorrere all’edificazione di un ordinamento giuridico per interpretare al meglio i bisogni sempre più vari e sempre più complessi di una società in evoluzione. Non possiamo immaginare di usare la terminologia che i giuristi ci hanno insegnato: Stato federale, Stato confederale, Stato sovrano: l’Europa è un’entità nuova, è un’Unione appunto, nella quale tutti quanti dobbiamo riconoscerci.

Infine vorrei esprimere il rammarico per il mancato richiamo, non soltanto alle radici cristiane, ma anche alla democrazia di Pericle – madre dell’essenza stessa della democrazia – all’impero romano, all’Europa carolingia. Speriamo che nel processo di edificazione dell’Europa queste cose saranno ricordate.

 
  
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  Casa (PPE-DE).(MT) Quasi 50 anni dopo la firma del Trattato di Roma, che ha istituito la Comunità economica europea, l’Europa avrà finalmente la sua Costituzione. Per la prima volta, 450 milioni di cittadini e 20 nazioni saranno uniti da questo documento che definisce i valori e i principi di questa Unione europea.

La ratifica della Costituzione ci condurrà a un’Europa più democratica. La Carta dei diritti fondamentali è stata inserita nel testo e in tal modo sono elencati i diritti di ogni persona e ogni cittadino può invocare questa Carta ogniqualvolta ritenga che i propri diritti siano stati violati.

Anche i diritti sociali sono una priorità stabilita giuridicamente: il diritto all’istruzione, il diritto di ogni cittadino ad avere accesso a informazioni, la tutela nel caso di un’espulsione ingiusta e il diritto in base al quale le richieste di revisione in caso di discriminazione fondata sulla classe sociale possono essere sanzionate, sono stati tutti definiti e sono applicabili.

Il ruolo del Parlamento europeo è stato quindi notevolmente rafforzato e il Parlamento insieme al Consiglio sarà responsabile per la ratifica di quasi tutti i documenti.

Anche il ruolo dei parlamenti nazionali sarà rafforzato, perché saranno responsabili di controllare che qualsiasi accordo tra l’Unione europea e gli Stati membri sia rispettato, e quindi i parlamenti nazionali avranno un potere sufficiente per esercitare pressione sulla Commissione europea affinché modifichi le sue proposte.

In altri termini, la Costituzione europea contribuirà a darci un’Europa più efficiente. L’Europa è stata costruita a tappe ed è fondata su Trattati concordati nel corso degli anni; d’ora in poi avremo realmente un’Europa unita. L’integrazione della Carta dei diritti fondamentali e il chiaro riconoscimento dei valori e degli obiettivi europei ci offrono ora la possibilità, come cittadini europei, di definire questo documento “Costituzione europea”. Io voterò a favore ed esorto i colleghi a fare lo stesso, per il bene dei cittadini europei.

 
  
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  Corbett (PSE), relatore. – (EN) Signor Presidente, nella mia risposta alla discussione desidero innanzi tutto ringraziare tutti coloro che hanno reso omaggio al lavoro della commissione per gli affari costituzionali e alla relazione da essa elaborata.

E’ chiaro che questa Costituzione gode di un sostegno molto ampio tra tutte i partiti politici e tutti gli Stati membri. Sono speranzoso che nella votazione di domani in Parlamento vi sarà almeno una maggioranza di due terzi a favore, con più di 400 voti favorevoli, il che invierà un potente segnale.

Vorrei anche rispondere alle critiche che sono state mosse alla Costituzione. Sembrano essere duplici. In primo luogo, vi sono coloro che dicono di opporsi alla Costituzione perché non si spinge abbastanza lontano. Costoro dicono che certamente renderà l’Unione più democratica, sociale e così via, ma non in misura sufficiente. La mia risposta a costoro è che la scelta al momento è tra la nuova Costituzione e quella vecchia – i Trattati esistenti. Se la nuova Costituzione contiene miglioramenti, è meglio adottarla piuttosto che continuare a vivere con quella vecchia.

E’ un argomento che propongo anche a quanti lamentano il mancato riferimento al Cristianesimo nella nuova Costituzione. Non vi è alcun riferimento di tal genere nei Trattati esistenti, anche se furono progettati da San Schuman. Comunque, la nuova Costituzione contiene un riferimento alla nostra eredità religiosa e agli altri patrimoni dell’Europa, e i suoi valori sono valori cristiani, condivisi inoltre da molti altri. Sono valori condivisi dai cristiani, dai non cristiani, dai fedeli di altre religioni e dai non credenti.

Molti oppositori di questa Costituzione evocano timori di un superstato; molti si oppongono all’esistenza stessa dell’Unione europea. Ne sono un esempio coloro che si oppongono alla supremazia del diritto comunitario rispetto al diritto degli Stati membri, che dopo tutto è la situazione attuale. A cosa serve concordare leggi comuni in tutta l’Europa se non si vuole che tali leggi siano applicate in tutta l’Europa? Questo è lo scopo di concordare una legislazione comune europea nelle aree da noi auspicate, come l’ambiente e il mercato comune. Non serve avere tale legislazione se in primo luogo si è contrari. A queste persone direi: siate onesti e fate propaganda a ciò in cui davvero credete, vale a dire l’uscita del vostro paese dall’Unione europea, e non nascondetevi dietro a un attacco alla Costituzione. Che sciocchezza affermare che la nuova Costituzione creerà un superstato centralizzato! Centralizzata l’Unione europea? Quando è basata su una Costituzione che conferisce poteri all’Unione europea con l’accordo di ogni singolo Stato membro sulla ratifica dei Trattati? Quello è l’unico potere che detiene l’Unione. Anche nell’esercitare i suoi poteri, il Consiglio – vale a dire gli Stati membri – ha un ruolo centrale nel prendere le decisioni, mentre l’amministrazione centrale – la Commissione europea – ha meno funzionari del comune di Leeds, nel mio collegio elettorale. Un superstato!

Vorrei concludere dicendo che questa discussione riguarda in parte la contrapposizione tra mito e realtà. Sono sicuro che trasmettendo i fatti per radio e televisione e consentendo una vera analisi del Trattato contribuiremo a un dibattito onesto che persuaderà la popolazione che la Costituzione è degna di essere approvata.

 
  
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  Schmit, Consiglio. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, innanzi tutto desidero congratularmi con il Parlamento per questa discussione costruttiva e ampiamente positiva. Posso unirmi a quanto è appena stato detto da uno dei relatori riguardo sia alla qualità della presente discussione sia alle conclusioni che occorre trarne. Del resto, la paternità di questo processo costituzionale appartiene al Parlamento europeo. Da qui è partito il processo costituzionale, come qualcuno ha ricordato stamattina, e vorrei rendere omaggio, a nome della Presidenza, ad Altiero Spinelli, che, con il suo progetto di Costituzione europea nel 1984, ha iniziato e avviato tale processo con una prima tappa, che era l’Atto unico, negoziato sotto la Presidenza del Lussemburgo.

Vorrei dire anche a quanti hanno attaccato e criticato questo progetto di Costituzione che evidentemente, in un dibattito democratico, rispettiamo la loro posizione. Ma non è con i discorsi del XIX secolo che si offre una prospettiva ai popoli di oggi, non solo europei, ma anche del mondo del XXI secolo. Il ripiegamento su di sé e il ritorno a schemi di sovranità superati non rappresentano una risposta in un mondo globalizzato. Non offrono nessuna soluzione per la prosperità, la democrazia e la pace, né agli europei né agli altri popoli.

Vorrei anche dire a coloro che tracciano una sottile distinzione tra un “no” proeuropeo e un “no” antieuropeo che si tratta comunque di un “no”, poiché il rifiuto della Costituzione è la disfatta dell’Europa, la disfatta di un’Europa più aperta, più trasparente, più democratica, che offre prospettive sia verso l’interno che verso l’esterno, di un’Europa più forte. Dunque, credo che non si debba perdersi in tali finezze. Certo, come ha detto il relatore, non tutto è perfetto in questa Costituzione. Avremmo tutti desiderato miglioramenti su questo o quel punto. Tuttavia l’essenza stessa della democrazia non è forse in un certo qual modo l’imperfezione, poiché la democrazia vive del compromesso e, quindi, bisogna essere capaci di accettare oggi un compromesso di progresso, per andare più lontano domani?

La Costituzione dà un fondamento solido ai nostri valori comuni: è stato detto da vari oratori. Offre un quadro democratico che permette all’Unione europea di agire in modo più efficace là dove la sua azione è necessaria in virtù del principio di sussidiarietà. Il motto dell’Unione, “Uniti nella diversità”, caratterizza, come è stato detto, l’essenza di questa Europa. L’equilibrio tra grandi e piccoli Stati membri, l’uguaglianza tra i cittadini, il rispetto delle identità nazionali, sottolineato da molti, ecco l’essenza stessa dell’Unione, che questo testo costituzionale riflette molto bene.

Sono stati compiuti passi avanti. Forse sono insufficienti. Avremmo voluto spingerci più lontano nel campo della giustizia e degli affari interni o nel settore della politica estera, ma credo che sia una prima tappa estremamente importante. Non bisogna neppure prevedere sin da ora delle revisioni. Certo, ogni Costituzione deve prevedere meccanismi di revisione, e questa Costituzione ne prevede del resto diversi tipi. I miglioramenti verranno con il passare degli anni, a condizione che questa Costituzione sia adottata, che ci siano le capacità di applicarla e di costruire, attraverso di essa, una vera democrazia europea.

Questo testo è stato elaborato con una larga partecipazione non solo dei parlamentari nazionali ed europei e dei rappresentanti degli Stati membri, ma anche dei rappresentanti della società civile. Si è svolto un dibattito, certo insufficiente, nella società civile. Occorre incoraggiare e sostenere questo dibattito, in particolare grazie alle procedure di ratifica, che sono già concluse in due paesi, come è stato sottolineato, e che in altri stanno per cominciare. A tale riguardo, l’articolo I.47, relativo alla democrazia partecipativa è un fatto innovativo, a tal punto che non lo si trova nelle nostre costituzioni nazionali. Si tratta di dargli vita e di conferirgli un contenuto concreto. Il dibattito sull’adozione della Costituzione ha quindi avuto inizio: deve ora essere esteso. Il cittadino deve essere coinvolto pienamente, che vi sia o no un referendum.

Concordo pienamente con quanto ha detto la Vicepresidente della Commissione a proposito della comunicazione, della spiegazione, degli sforzi che occorre dispiegare per far meglio comprendere l’Europa. La Presidenza fa sua questa affermazione. Questo lavoro deve essere condotto – insisto – negli Stati membri, perché è là che i cittadini costruiscono l’Europa. Richiede l’impegno di tutti: in primo luogo dei governi e dei parlamentari, ma anche – lo ripeto – dei rappresentanti della società civile. Durante i mesi a venire, la Presidenza contribuirà dove può e dove deve a questo processo e favorirà questo dibattito.

 
  
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  Wallström, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziarvi tutti per questa lunga ma stimolante discussione. La vasta maggioranza delle osservazioni ha giustamente reso omaggio a questa ottima relazione e al lavoro dei correlatori. Si spera che domani riceverà il sostegno di una schiacciante maggioranza dell’Assemblea.

Sono consapevole che questa relazione e la Costituzione debbano essere collocate in una prospettiva storica. Questa è la prima volta che il Parlamento europeo non ha espresso un elenco di rimpianti sul risultato di una Conferenza intergovernativa e possiamo interrogare in proposito uno dei veterani di questo genere di lavoro. Se confronto questa relazione con le relazioni Planas, Méndez de Vigo e Tsatsos, ad esempio, è la valutazione più positiva del risultato di una Conferenza intergovernativa.

Condivido i pareri di chi chiede un dibattito ampio e onesto. Senza un dibattito non abbiamo una democrazia e, senza un dibattito, non ci avviciniamo alla verità. E’ quindi nostra responsabilità offrire esempi di come la Costituzione influirà sulla vita quotidiana dei cittadini europei.

E’ stato menzionato l’aggettivo “perfetto”. Sono Commissario da soli cinque anni e non ho ancora visto il documento “perfetto”. Guardandoci attorno, come potremmo trovare un documento perfetto? Dovremo continuare a scendere a compromessi, perché siamo 25 Stati membri con tradizioni, lingue, procedure decisionali politiche e pareri diversi. Dovremo dimostrare la volontà e la capacità di scendere a compromessi. Questo è e dovrà essere un compromesso.

Le parole usate questa mattina sono degne di essere ricordate. La maggior parte di esse hanno una valenza politica – positiva o negativa. Molti hanno menzionato diritti, democrazia, apertura, efficacia e valori. L’onorevole Méndez de Vigo ci ha ricordato questa mattina che la Costituzione è l’occasione unica di garantire i valori dell’Unione. Siamo uniti nella nostra diversità, ma con un insieme di diritti sociali e fondamentali che ci accomunano. Questi sono i valori che garantiamo non solo per noi, ma per i nostri figli.

Altri hanno tentato di descrivere la Costituzione come l’origine di un superstato europeo, una perdita di sovranità nazionale o un indebolimento del ruolo dei parlamenti nazionali. Costoro hanno già ricevuto una risposta dall’onorevole Corbett.

Mentre mi aspetto che dovremmo offrire fatti concreti ed esempi dei benefici della Costituzione rispetto al Trattato di Nizza, mi aspetto anche che coloro che parlano di sovranità nazionale o dei parlamenti nazionali dovrebbero fornire qualche dato. Il ruolo dei parlamenti nazionali è stato indebolito? E’ possibile eludere una legge europea senza il controllo degli Stati membri o dei parlamenti nazionali? Dobbiamo essere in grado di rispondere a queste domande. Lavoriamo sulla base di fatti e del testo della Costituzione. Occorrerebbe rendere accessibile ai nostri cittadini in tutti gli Stati membri, in luogo di notizie allarmistiche o equivoci, il testo della Costituzione.

Dobbiamo anche fare in modo di essere pronti per l’entrata in vigore della Costituzione quando sarà ratificata da tutti gli Stati membri. Ci assumeremo le nostre responsabilità e lo stesso dovranno fare gli Stati membri. Non è sufficiente sperare che l’adozione in uno Stato membro condurrà all’accettazione automatica nel paese successivo. Ecco perché in seno al Consiglio ho sollecitato con tanta energia lo sviluppo di strategie nazionali corrette.

Come ha indicato l’onorevole Brok, è già cominciato il lavoro preparatorio sull’entrata in vigore della Costituzione e sul servizio europeo di azione esterna che assisterà il ministro europeo per gli Affari esteri. Non stiamo facendo grandi passi avanti, ma dobbiamo cominciare a prepararci. Non possiamo semplicemente aspettare e lasciar passare altri due anni prima di riuscire ad attuare le disposizioni. Dovremo essere preparati al meglio e trovare il giusto equilibrio. Sono d’accordo sulla necessità di garantire il rispetto del testo della Costituzione.

Questa mattina gli interventi dei deputati dei nuovi Stati membri hanno illustrato il valore storico del progetto europeo e i principi e valori che garantisce. Sia che abbiamo bisogno di una nave più spaziosa, di un autobus più capiente o di un abito di taglia più grande, tutti riconosciamo che abbiamo un senso di responsabilità. Attendo con ansia di unirmi a voi in tale dibattito.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà mercoledì, alle 12.00.

 

11. Libro verde sull’ammissione ai fini dell’esercizio di un’attività lavorativa
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la comunicazione della Commissione sul Libro verde sull’ammissione ai fini dell’esercizio di un’attività lavorativa.

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione.(FR) Signor Presidente, Presidente Schmit, onorevoli deputati, ho l’onore di informare il Parlamento che il Libro verde sulla migrazione economica che ho presentato in seguito all’accordo con il collega, Commissario Spidla, è stato adottato oggi dal Collegio.

Con il Libro verde la Commissione intende contribuire al dibattito in corso, dibattito che ha avuto inizio con il mandato di Tampere sull’approccio più adeguato per l’ammissione di migranti economici e sul valore aggiunto rappresentato dall’adozione di tale quadro comune. Nel quadro del programma dell’Aia, il Consiglio europeo ha invitato la Commissione a presentare, entro la fine del 2005, una proposta di approccio comune europeo all’immigrazione legale per motivi economici. Tre anni or sono la Commissione ha inviato al Consiglio una proposta al riguardo, che però non ha avuto seguito a causa della riluttanza di numerosi Stati membri ad affrontare il problema in una prospettiva comunitaria. I cambiamenti sulla scena internazionale, il bisogno dell’Europa di una gestione equilibrata del fenomeno dell’immigrazione e delle sue numerose implicazioni politiche, sociali e di sicurezza e infine la firma del Trattato costituzionale, che distingue chiaramente tra le materie di competenza nazionale e quelle che hanno anche o esclusivamente una dimensione comunitaria, sono fattori che hanno portato il Consiglio a un’opportuna riflessione e che hanno riportato questo problema all’ordine del giorno.

La strategia dell’Aia definisce alcuni obiettivi e fissa un calendario che la Commissione intende rispettare. Va da sé che la preparazione di una proposta in quest’ambito richiede un dibattito ampio, esteso e trasparente, e soprattutto la partecipazione di attori istituzionali e sociali alla ricerca di valutazioni, proposte e contributi. In effetti le forze di polizia e le autorità responsabili delle inchieste non possono disporre di tutti gli elementi necessari a farsi un quadro delle situazioni locali, dei flussi migratori provenienti dalle diverse regioni del mondo e diretti in ogni paese europeo e delle condizioni di integrazione già soddisfatte o che verranno promosse per le comunità di cittadini extracomunitari che già risiedono o che stanno per stabilirsi nell’Unione europea.

Scopo del Libro verde è dunque raccogliere nuovi elementi e informazioni aggiornate, lanciando un dibattito pubblico che coinvolga il maggio numero possibile di partecipanti, compresi quelli della società civile, interessati a una nuova strategia europea nel settore della migrazione economica – strategia che la Commissione è invitata a proporre entro la fine del 2005 e che dobbiamo considerare la pietra miliare di un progetto politico molto più ampio, in grado di prevenire, combattere ed eliminare l’intolleranza, la violenza e qualunque forma di estremismo. In effetti tali fattori sono all’origine del senso di insicurezza che provano i nostri concittadini, e bisogna combatterli senza limitarsi a reazioni strettamente militari o di polizia. Al contrario, è necessario intraprendere anche azioni politiche, a partire da un programma di iniziative volte a controllare il flusso della crescente emigrazione economica, che si dirige inevitabilmente verso i nostri paesi e che talvolta rappresenta un innegabile vantaggio per l’economia europea.

In conclusione, il dibattito pubblico lanciato dalla Commissione con il suo Libro verde le permetterà di raccogliere un insieme di dati e di informazioni che potrà utilizzare come base per l’elaborazione delle proposte che le vengono richieste dal Consiglio e che presenterà entro il periodo stabilito.

 
  
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  Bourlanges (ALDE).(FR) Signor Presidente, le parole del Commissario Frattini mi hanno ricordato il motto del poeta belga Henri Michaux sul non disperare mai, ma lasciare che la soluzione sgorghi spontaneamente. Ritengo che si debba rendere omaggio alla Commissione per non aver disperato e per aver riaperto un dibattito necessario e utile. Presidente Schmit, dovrebbe restare, perché questo settore è proprio di sua competenza. Siamo infatti ansiosi di vedere l’azione della Commissione recare frutto. Lei ha fallito un tentativo precedente in questo campo, nonostante l’iniziativa della Commissione e l’impegno profuso dal Parlamento. E’ stato il Consiglio a non saper trovare un accordo.

La domanda che le pongo, Commissario Frattini – sì, mi rivolgo proprio a lei – è la seguente: quali informazioni oggettive in suo possesso la inducono a pensare – in realtà la domanda è indirizzata anche al Presidente Schmit – che i blocchi imposti dal Consiglio all’iniziativa precedente oggi possano verosimilmente essere rimossi? Di fronte a tale prospettiva ci rallegriamo a priori, anche se va detto che restiamo un po’ scettici.

 
  
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  Roure (PSE).(FR) Signor Commissario, come il collega, onorevole Bourlanges, sono naturalmente lieta che la Commissione e il Parlamento europeo proseguano i loro sforzi congiunti miranti all’apertura dei canali di immigrazione legale. Tuttavia, signor Commissario, vorrei rivolgerle tre domande.

La prima è simile a quella dell’onorevole Bourlanges: quali misure legislative concrete si prefigge di adottare, e che cosa farà affinché il Consiglio non blocchi tali misure, come è successo nel caso del primo tentativo del 2001? La seconda domanda riguarda la sua proposta di legislazione settoriale per l’immigrazione legale. Tale approccio non mette a rischio i diritti dei migranti, creando regimi diversi per ciascun gruppo? Terza e ultima domanda: quali misure intende adottare per collegare questa politica per l’immigrazione a una politica di integrazione europea?

 
  
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  Schroedter (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, la mia domanda si ricollega direttamente ai commenti dell’onorevole Roure. Innanzi tutto, siamo lieti che la Commissione abbia preso l’iniziativa in quest’ambito, e ci auguriamo che stavolta il Consiglio non le metta nuovamente il bastone fra le ruote. Ritengo che la dimensione europea di questo compito sia più importante degli interessi particolaristici degli Stati membri; per questo motivo è indispensabile che adottiamo regole europee, senza le quali, in questo campo, non saremo in grado di creare un mercato interno.

A questo punto, però, è comprensibile che ci si chieda quale sarà l’esatta natura di tali regole europee. Commissario Frattini, ho notato che finora nelle sue dichiarazioni non ha precisato che verranno assunte come base le normative fondamentali già in vigore, come la convenzione OIL.

Quale ruolo avranno nel Libro verde le questioni fondamentali menzionate nella convenzione OIL sui lavoratori migranti? A questo proposito, vorrei far notare che il Parlamento europeo ha già presentato richiesta alla Commissione affinché vengano incorporate tali regole.

 
  
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  Presidente. – Commissario Frattini, abbiamo deciso di dividere le domande in tre parti, per gruppo. Desidera dunque rispondere subito alle dichiarazioni rese dai tre oratori?

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Signor Presidente, posso rispondere alle tre domande, che pongono un medesimo problema di fondo.

Ringrazio il Presidente Bourlanges e i parlamentari che sono intervenuti. Il primo motivo che mi induce ad essere ragionevolmente ottimista sulla possibilità di raggiungere un risultato concreto, ossia l’approvazione di un’iniziativa europea, è che rispetto al 2001 è stato il Consiglio europeo – proprio l’Istituzione che nel 2001 non aveva permesso l’adozione di un provvedimento simile – ad invitare nel novembre 2004 la Commissione ad adottare un’iniziativa europea entro il 2005. Nel quadro della strategia dell’Aia, i Capi di Stato e di governo, dunque al massimo livello politico, hanno chiesto alla Commissione di procedere e di farlo rapidamente. Questo, a mio avviso, dimostra una nuova consapevolezza sul fatto che solamente l’Europa può costituire il valore aggiunto per una strategia sull’immigrazione legale.

La seconda ragione è che rispetto al passato noi abbiamo preferito un approccio che definirei bottom up piuttosto che top down. Abbiamo preferito lanciare un dibattito con questo Parlamento, con il Comitato economico e sociale europeo, con le associazioni degli imprenditori e dei sindacati, in modo da essere pronti a presentare una proposta solo dopo avere raccolto delle indicazioni.

Sono convinto che questo metodo in primo luogo accrescerà la trasparenza del dibattito, in secondo luogo permetterà agli attori della società civile di essere più partecipi a questo dibattito rispetto al passato, in terzo luogo permetterà agli Stati membri di approvare o meno la proposta che la Commissione presenterà, avendo a disposizione l’opinione delle loro associazioni imprenditoriali, dei loro sindacati, del Parlamento europeo. Questi elementi rafforzeranno il lavoro.

Non posso quindi anticipare le concrete misure che saranno contenute nell’iniziativa della Commissione, proprio perché oggi rilanciamo un dibattito europeo con l’idea di raccogliere informazioni e proposte, da sottoporre ad un’audizione pubblica intorno alla metà di quest’anno, per essere in grado di presentare una proposta entro la fine del 2005. A quel momento potremo comprendere meglio quali saranno le misure concrete.

Posso solo anticipare che intendiamo approvare un quadro di regole minime, per permettere a coloro che vogliono lavorare rispettando la legge di poterlo fare e nello stesso tempo quindi permettere una conoscenza preventiva delle disposizioni in modo meno burocratico – oggi ci sono 25 regole diverse sull’ammissione dei lavoratori migranti, una per paese. Pensiamo di istituire un quadro europeo, che chiunque fuori dall’Europa possa conoscere prima: ciò aiuterà, a nostro avviso, anche a prevenire l’immigrazione illegale.

 
  
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  Fava (PSE). – Signor Presidente, signor Commissario, ci sembra certamente apprezzabile il fatto che finalmente gli immigrati non siano più considerati un problema, ma invece una risorsa – come dice espressamente il Libro verde – e che si punti a dialogo multiculturale e multireligioso permanente. Ci preoccupa però l’approccio produttivistico, come lo ha peraltro definito lei stesso in un’intervista su un quotidiano italiano: ossia la scelta di subordinare i flussi migratori alle esigenze del mercato del lavoro europeo.

Il Libro verde si spinge all’ipotesi – solo un’ipotesi, ma che intendiamo commentare – di condizionare l’ammissione di un immigrato ad una job vacance che non sia stato possibile coprire in altro modo con lavoratori dell’Unione europea, oppure a specifiche necessità di uno Stato membro in particolari settori del lavoro.

Non crede, signor Commissario, che l’applicazione di questo principio potrebbe rappresentare la fine di una politica comune europea dell’immigrazione, oltre che un passo indietro rispetto a quanto molti paesi membri già hanno realizzato?

 
  
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  Hennis-Plasschaert (ALDE).(NL) Signor Presidente, signor Commissario, grazie per il Libro verde. Poiché occorreva e occorre tuttora agire con urgenza, accolgo il Libro con grande favore. L’ho appena ricevuto, perciò non ho avuto occasione di apprezzare il documento nella sua interezza, ma solo di leggerne le prime pagine. Mi ha subito colpito un punto a pagina 5 dove, riguardo alla forma che la futura legislazione europea dovrà assumere alla luce della prevista armonizzazione, sono state avanzate tre proposte. Si dà perlomeno l’impressione che vi siano ancora tre opzioni aperte, ossia l’approccio orizzontale, quello settoriale e la cosiddetta procedura comune accelerata.

Non si dà invece il caso che, grazie ad anni di indecisione da parte del Consiglio, abbiamo già tacitamente optato per l’approccio settoriale? Penso che la relazione Peillon sull’ammissione di scienziati e ricercatori provenienti da paesi terzi ne sia un valido esempio. Tale documento gode del sostegno del Consiglio e può forse in parte spiegare il suo ottimismo.

 
  
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  Moraes (PSE).(EN) Signor Presidente, signor Commissario, molti deputati non hanno ancora avuto modo di leggere il Libro verde; tuttavia, nella fase iniziale di questa discussione tanto gradita, vorremmo portare alla sua attenzione alcuni principi di base.

Innanzi tutto, come ha affermato l’onorevole Roure, la politica di integrazione dev’essere una componente essenziale di qualunque proposta legislativa. Sappiamo di voler condividere le migliori pratiche, ma la nostra posizione sulla politica di integrazione è ancora molto vaga.

In secondo luogo, la gestione dell’immigrazione significa qualcosa di diverso per ciascun deputato al Parlamento. Per alcuni vuol dire controllo, per altri diritto all’unità familiare. Si tratta di un grande divario e in questo dibattito dobbiamo definire che cosa si intende veramente per gestione dell’immigrazione. Sono esseri umani che vengono da paesi terzi per lavorare nell’Unione europea, non materie prime. Ci daremo un insieme di principi e di leggi che serviranno a sistemare la questione.

In conclusione, sono estremamente favorevole al fatto che la società civile avrà un ruolo molto più importante, ma allora dobbiamo ascoltarla, così come dobbiamo ascoltare i sindacati e le imprese. Essi hanno alcune buone idee, che non dobbiamo rispettare solo a parole; dobbiamo invece creare una politica di immigrazione proficua sia per l’Unione europea sia per le persone che vi si recano con le loro famiglie per portare beneficio alle nostre economie.

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Signor Presidente, i tre interventi mi permettono di formulare un commento unitario. In primo luogo – mi riferisco in particolare all’onorevole Fava, che lo sa già benissimo – nel Trattato costituzionale dell’Unione europea non viene affermato per la prima volta, ma solo ripetuto un principio accettato, comune, diffuso, comunemente noto come il principio di preferenza dei lavoratori comunitari rispetto a quelli non comunitari. Proprio per evitare un’applicazione indiscriminata e non bilanciata di tale principio, riteniamo che si debba esplorare con l’aiuto della società civile, dei sindacati, delle imprese, quali siano le possibilità occupazionali per le quali non vi è un problema diretto di sottrazione del lavoro ai cittadini dei nostri paesi. Giacché, se il problema si ponesse in tali termini, certamente l’impatto dell’immigrazione sulla società non sarebbe positivo, mentre dobbiamo far sì che l’immigrazione legale conduca ad una reale integrazione. Ciò vuol dire che i lavoratori sono accettati nelle società civili, integrati con l’educazione, con un inserimento reale nella società. Ovviamente questo tema non viene affrontato dal Libro verde, ma è oggetto delle politiche sull’integrazione che saranno oggetto di un’azione della Commissione nell’anno 2005.

Si tratta di argomenti che la Commissione svilupperà nel corso di quest’anno, in stretto raccordo col Parlamento e con la Presidenza. L’integrazione è un elemento assolutamente indispensabile del processo. In questa sede noi ci preoccupiamo piuttosto di ascoltare suggerimenti su come possiamo rendere omogenea la politica europea di accoglienza dei lavoratori extracomunitari: questo è l’obiettivo.

Ripeto ancora una volta a chi lo ha chiesto di nuovo, non posso oggi formulare opzioni o preferenze tra possibili soluzioni astratte. Qualcuno mi ha chiesto se è possibile istituire una green card all’americana. Le risposte le darà il dibattito pubblico che si aprirà, le darà questo Parlamento, le daranno gli attori sociali che ascolteremo.

Su un punto è ovvio che confermo un impegno che già immaginate: la Commissione non si limiterà ad ascoltare dei consigli, ma terrà conto delle valutazioni e anche delle proposte che raccoglierà.

In conclusione, quindi, due sono le linee di azione della Commissione: rendere europeo un approccio che finora è stato solamente nazionale, con lo scopo di favorire una politica più equilibrata, ma soprattutto delimitare il fenomeno dell’immigrazione legale con un approccio positivo nell’ambito delle nostre società. Tale approccio è indispensabile per una reale integrazione, che difficilmente si realizzerà senza di esso.

 
  
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  Lambrinidis (PSE).(EN) Signor Presidente, ringrazio la Commissione per la sua iniziativa, che accolgo con estremo favore. Vorrei provare a considerare la questione da un nuovo punto di vista. Esistono decine di milioni di europei che vivono al di fuori dell’Europa, che hanno beneficiato della politica di immigrazione di altri paesi – non solo gli Stati Uniti, ma anche l’Australia, il Sudafrica, la Nuova Zelanda e molti altri. Queste persone – o almeno un loro campione molto significativo si sono incontrate per la prima volta a Salonicco nel giugno 2003, nel corso della Presidenza greca. Alcuni dei più affermati italiani, greci, cechi, rumeni e altri che vivono in ogni parte del mondo sono venuti a raccontarci le loro esperienze. La loro esperienza di cittadini europei integrati in quei paesi le potrebbe essere molto utile, signor Commissario. Ho partecipato attivamente a tale iniziativa e sarei lieto di aiutare i suoi collaboratori a organizzare un incontro con queste persone. Non credo che qualcuno in quest’Aula pensi che i parenti che abbiamo in paesi terzi abbiano recato danno a quei paesi, né tantomeno lo pensano i paesi ospiti. I grandi timori che noi europei nutriamo riguardo all’idea dell’immigrazione legale, quindi, contrasta con le nostre esperienze personali. Ascoltiamo le esperienze di queste persone. Esse ci potranno persino permettere di far comprendere meglio ai nostri cittadini – che senza dubbio si identificheranno con loro – i vantaggi dell’immigrazione legale in Europa.

 
  
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  Zaleski (PPE-DE).(PL) Vorrei esprimere un’osservazione, o meglio rivolgere una domanda al Commissario Frattini. Non conosco bene il Libro verde, ma vorrei che questo documento contenesse disposizioni volte ad assicurare che in futuro l’Europa non venga sospettata o accusata, come talvolta è successo agli Stati Uniti, di provocare una “fuga di cervelli” dai paesi poveri. Dobbiamo fare in modo che le persone che vengono a studiare o a formarsi negli atenei o negli istituti scientifici europei non rimangano qui senza una valida ragione, che lavorino o meno, in quanto questo rappresenta una perdita per i loro paesi. I paesi interessati da questo fenomeno spesso sono paesi poveri, il cui sviluppo dipende in larga parte dall’istruzione di tale élite. Si deve elaborare una politica che garantisca che da un lato sia possibile lavorare qui per un certo lasso di tempo, ma che dall’altro esistano anche strumenti miranti non tanto a costringere, quanto a incoraggiare le persone a ritornare in patria, affinché la conoscenza e l’esperienza che hanno acquisito venga messa a frutto per lo sviluppo dei loro pesi e delle loro società.

 
  
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  Lambert (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, avendo redatto il parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali riguardo a numerosi di questi temi, oggi ho come un senso di déjà vu. Ho diverse domande da porre.

Quanta attenzione si intende prestare al lavoro che il Parlamento ha già svolto su tali questioni? Abbiamo presentato numerosissime proposte, di cui abbiamo discusso con la società civile, i sindacati e le imprese. I sindacati richiederanno parità di trattamento per i cittadini di paesi terzi che vengono a lavorare nell’Unione europea, in modo che non vengano sottopagati e che non rappresentino manodopera a minor prezzo rispetto ai lavoratori europei. Gli imprenditori vi diranno che desiderano che l’ammissione sia facilitata, in modo da non dover agire come sistema di immigrazione parallelo.

Uno degli elementi che sono cambiati dall’ultima volta che il Parlamento ha esaminato la questione è che ora abbiamo dieci nuovi Stati membri. Se esiste una gerarchia di mobilità per l’occupazione, probabilmente la Commissione sta considerando di rimuovere i periodi di transizione per i nuovi Stati membri come parte di quel cambiamento del sistema gerarchico di ammissione a scopo occupazionale.

 
  
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  Alvaro (ALDE).(DE) Signor Presidente, vorrei ricollegarmi in modo particolare ai commenti dell’onorevole Lambert sui periodi di transizione. Dobbiamo impegnarci al massimo al fine di evitare che si perpetui la situazione assurda in cui i cittadini di paesi terzi vengono invitati a lavorare nell’Unione europea o nel mercato del lavoro europeo, mentre continuano a sussistere restrizioni alle opportunità di lavoro per quelli degli Stati membri dell’Unione. In qualche modo si deve trovare un equilibrio, cosa che confido sarà possibile nel quadro del proseguimento dei lavori sull’argomento.

Vorrei tuttavia ringraziare il Commissario Frattini e i suoi collaboratori per gli sforzi compiuti nel portare avanti il lavoro in questo campo, soprattutto perché l’occupazione è di gran lunga la migliore forma di integrazione che possiamo offrire ai nostri cittadini, come mi è stato fatto notare nel corso di numerose conversazioni con i gruppi e gli individui interessati.

Cambiando leggermente argomento, ho notato che il Libro Verde è disseminato di numerose questioni. Data la complessità del tema della migrazione della forza lavoro, forse sarebbe meglio accantonarne qualcuna, in ottemperanza al principio che è sciocco complicare le cose.

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione.(EN) Ringrazio tutti i deputati al Parlamento per i loro suggerimenti e per le loro opinioni.

Lo scopo fondamentale di questa proposta è vedere l’immigrazione legale non come un problema, ma come un’opportunità per tutti noi e per l’Europa in particolare. In questo periodo lanceremo un dibattito pubblico. Terremo conto del lavoro già svolto dal Parlamento, soprattutto per quanto riguarda la parità di diritti e di opportunità per i migranti legali. Prenderemo in considerazione suggerimenti e proposte concrete, e giudicheremo tutte le proposte come un contributo molto positivo nello spirito di una cooperazione aperta e sincera.

Vorrei soffermarmi sull’importante questione della “fuga di cervelli”. Questo problema e ciò che si deve fare al riguardo sarà uno degli argomenti principali della comunicazione specifica e mirata sull’immigrazione e lo sviluppo, che la Commissione presenterà nella primavera del 2005. Posso già assicurarvi che la Commissione è perfettamente consapevole della gravità del problema, in particolare per quanto concerne singoli paesi e settori specifici, come ad esempio la sanità. La Commissione intende proporre un approccio su misura in cui si possano proporre risposte commisurate alla vastità di questo problema importante e delicato. In questo modo porremo l’accento sull’impatto positivo che l’immigrazione può avere sui paesi d’origine.

In conclusione, posso assicurarvi che la Commissione riserverà la massima attenzione al problema.

 
  
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  Presidente. – Con questo si conclude la discussione sulla comunicazione della Commissione sul Libro verde sull’ammissione a fini lavorativi. Vorrei ringraziare il Commissario Frattini e gli oratori. L’onorevole Ortuondo Larrea ha chiesto di intervenire per fatto personale.

 
  
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  Ortuondo Larrea (ALDE).(ES) Signor Presidente, se dovessi definire lo spirito del Trattato costituzionale, innanzi tutto direi che è integratore; in secondo luogo, che si basa sul libero accesso; in terzo luogo, che è rispettoso delle diverse identità, culture, lingue e strutture istituzionali e che crea una cittadinanza europea che non esclude, ma piuttosto convive, con gli altri cittadini degli Stati membri.

Nei Paesi baschi il nostro parlamento ha appena approvato, a maggioranza assoluta, un nuovo statuto per la convivenza con lo Stato spagnolo che, di fatto, si ispira al modello comunitario, afferma quegli stessi principi che ho indicato poc’anzi ed è rispettoso del Trattato costituzionale. Tuttavia, nel corso del dibattito odierno, un deputato lo ha accusato di attaccare la Costituzione europea e ha dichiarato che il Presidente basco e il partito nazionalista basco si sono alleati con i nemici dell’Europa. Questo è del tutto falso.

Intendiamo sostenere il “sì” e difendiamo il “sì” al Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa nel prossimo referendum. Desideriamo poter vivere insieme in pace e amicizia con gli altri popoli dello Stato spagnolo, sulla base del rispetto reciproco delle diverse identità e lingue, del libero accesso e del lavoro comune all’interno di un’Europa unita.

Noi baschi abbiamo sostenuto fin dall’inizio l’integrazione europea, vogliamo essere più europei e stiamo lavorando per un futuro comune con tutti gli europei nel quadro del nuovo Trattato costituzionale.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. KAUFMANN
Vicepresidente

 

12. Tempo delle interrogazioni (Commissione)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0001/2005).

Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.

Prima parte

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 26 dell’onorevole Jacky Henin (H-0505/04):

Oggetto: Eliminazione delle quote nel settore tessile

In conseguenza della proposta approvata il 26 ottobre dalla Commissione europea, le quote per i prodotti tessili saranno eliminate a partire dal 1 gennaio 2005.

Tale decisione avrà gravi conseguenze sul territorio dell’Unione in termini di ristrutturazione industriale e occupazione. Gli economisti della regione Nord-Pas-de-Calais parlano già di una perdita, sul loro territorio, di 9.000 dei 29.000 posti di lavoro diretti di questo settore industriale.

Ne conseguiranno autentici drammi umani per i lavoratori colpiti e le loro famiglie.

Quali iniziative concrete di aiuto intende intraprendere la Commissione al fine di salvaguardare e sviluppare l’occupazione nelle grandi regioni dell’industria tessile dell’Unione europea, in particolare per quanto riguarda i fondi strutturali e la lotta contro le delocalizzazioni, dentro e fuori i confini europei?

 
  
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  McCreevy, Commissione.(EN) Onorevoli deputati, rispondo all’interrogazione a nome del collega, il Commissario Mandelson, che oggi non può essere presente poiché al momento è in viaggio per l’India.

L’accordo dell’OMC sul settore tessile e dell’abbigliamento, che ha fissato un periodo di dieci anni per l’eliminazione delle quote, è scaduto il 31 dicembre 2004; da quel momento il commercio di prodotti tessili e dell’abbigliamento è soggetto alle norme generali dell’OMC.

L’eliminazione delle quote probabilmente modificherà l’esportazione di prodotti tessili e dell’abbigliamento e le tendenze di esternalizzazione globale. Potrà esserci un effetto di sostituzione tra i fornitori a vantaggio di quei paesi in grado di offrire una gamma completa di prodotti, economie di livello, prezzi competitivi e servizi efficienti. L’impatto dell’abolizione delle quote sarà in effetti notevole, anche se a questo stadio è difficile esprimere una valutazione. Inoltre esso varierà considerevolmente a seconda delle condizioni del paese, dell’abilità nel raggiungere vantaggi concorrenziali nel segmento più alto della produzione a valore aggiunto e nelle risposte politiche interne. Sarà necessario un impegno continuo per favorire l’aggiornamento delle capacità tecniche dei lavoratori, elevare la qualità del loro impiego e mettere le parti sociali a tutti i livelli in condizione di affrontare le numerose sfide del settore.

Per quanto riguarda l’Europa, questo settore presenta aspetti decisamente positivi per il futuro. Gli investimenti, la svolta verso un mercato esclusivo e la leadership mondiale nell’ambito dell’industria della moda hanno reso l’Europa il maggiore esportatore mondiale di prodotti tessili e il secondo per quanto riguarda l’abbigliamento.

La Commissione ritiene opportuna una triplice reazione, consistente nel monitorare il livello delle importazioni nell’Unione europea, nell’aiutare il settore a rafforzare la propria competitività e a rimanere un’industria cardine dell’UE, e nel continuare a dedicare un’attenzione particolare ai paesi in via di sviluppo più poveri e vulnerabili. La comunicazione della Commissione del 13 ottobre 2004, dal titolo “Il settore tessile e dell’abbigliamento dopo il 2005”, è un elemento chiave di questa strategia. Tale comunicazione è stata una risposta a una serie di raccomandazioni del gruppo ad alto livello per il settore tessile e l’abbigliamento, in cui erano rappresentati i sindacati.

Per quanto riguarda gli interventi strutturali e i processi di decentramento, la partecipazione del settore tessile e dell’abbigliamento a programmi plurisettoriali dovrebbe fornire un quadro efficiente per il sostegno al settore, consentire la diversificazione della produzione e da ultimo servire gli interessi economici delle regioni interessate.

La Commissione propone inoltre che, in tutti i programmi futuri, gli Stati membri riservino la somma dell’1 per cento del contributo annuale del Fondo strutturale all’obiettivo “Convergenza” e il 3 per cento del contributo annuale del Fondo strutturale all’obiettivo “Competitività regionale e occupazione”, per far fronte alle crisi locali o settoriali impreviste legate alla ristrutturazione economica e sociale o alle conseguenze della liberalizzazione degli scambi commerciali.

 
  
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  Henin (GUE/NGL).(FR) Signora Presidente, mi permetta di esprimere dinanzi all’Assemblea la mia profonda solidarietà verso i milioni di lavoratori che vedranno le loro vite distrutte al fine di soddisfare ancora una volta una minoranza di persone abbienti.

Sì, gli economisti della Federazione internazionale dei sindacati – se la Commissione non lo sa, loro lo sanno – parla della distruzione di trenta milioni di posti di lavoro, di cui un milione in Europa, nel nord Africa, nello Sri Lanka e in Indonesia. Come se non bastasse quello che parecchi di questi paesi hanno da poco subito, ora si trovano in guai ancora peggiori. Lo dico con forza, è responsabilità e compito della Commissione, del Consiglio e del Parlamento porre fine a questo disastro sociale.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 27 dell’onorevole Robert Evans (H-0509/04):

Oggetto: Schiavitù nella produzione di cioccolato

È necessario che la Commissione sia al corrente del problema del lavoro forzato ed illegale dei bambini nell’industria del cacao.

L’Africa Occidentale fornisce la maggior parte del cacao mondiale, e le stime valutano che più di 200.000 bambini lavorino in condizioni pericolose nelle fattorie di cacao (Istituto Internazionale di Agricoltura Tropicale, luglio 2002). I consumatori europei sono soggetti all’eventualità che una parte del cioccolato che consumano sia stato prodotto da lavoro forzato.

Potrebbe la Commissione fornire informazioni su quali iniziative sono state prese al fine di garantire che il gusto della schiavitù sia bandito dal cibo europeo?

 
  
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  McCreevy, Commissione.(EN) Onorevoli deputati, rispondo all’interrogazione a nome del collega, Commissario Michel, che questo pomeriggio non può essere presente, dovendo partecipare alla Conferenza dei donatori per il disastro dello tsunami.

Su questo tema, l’approccio della Commissione è duplice. Innanzi tutto, da un lato sosteniamo le iniziative e i programmi dell’OIL. In secondo luogo, rafforziamo la capacità dei paesi della regione di attuare le pertinenti misure di Cotonou e i diversi protocolli e iniziative della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale nell’ambito della tutela dell’infanzia.

L’Organizzazione internazionale del lavoro, attraverso il suo programma internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile, nel 2000 ha lanciato una nuova iniziativa chiamata “Combattere il traffico di bambini per lo sfruttamento del lavoro nell’Africa occidentale e centrale”. Nel 2003 si è aggiunto il documento “Cacao dell’Africa occidentale/Programma agricolo commerciale per la lotta al lavoro minorile rischioso e allo sfruttamento dei bambini mediante il lavoro”, che si concentra in particolare sulla coltivazione del cacao.

La Commissione ha un partenariato strategico con l’OIL, in cui la lotta al lavoro dei bambini è una priorità. In questo contesto, attualmente si sta considerando un programma di 15 milioni di euro nell’ambito dei fondi ACP. Tra gli obiettivi rientrerebbero innanzi tutto l’istituzione di un meccanismo sostenibile per impedire che i bambini svolgano ogni sorta di lavoro nel settore agricolo e in altri settori e, in secondo luogo, il potenziamento della capacità di agenzie e organizzazioni a livello nazionale e comunitario nel pianificare, avviare, attuare e valutare azioni volte a prevenire ed eliminare progressivamente il lavoro dei bambini. Il terzo obiettivo è sollevare dal loro impiego tutti i bambini coinvolti nel lavoro nel settore del cacao, prevenire l’ingresso in tale attività di bambini a rischio e migliorare la capacità di guadagno dei membri adulti delle famiglie, in particolare delle donne, mediante sistemi di protezione sociale.

La CEDEAO è un’organizzazione regionale attiva nella lotta contro il lavoro minorile. Oltre alle disposizioni di Cotonou sugli standard del commercio e del lavoro, i capi di Stato della CEDEAO hanno adottato una dichiarazione e un piano d’azione per la lotta allo sfruttamento dei bambini, e recentemente la CEDEAO ha istituito un’unità per l’infanzia all’interno del suo segretariato. Il programma indicativo regionale del nono FES contribuirà alla capacità di sviluppo di questa nuova unità della CEDEAO, allo scopo di promuovere l’efficacia del suo operato.

 
  
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  Evans, Robert (PSE).(EN) Ringrazio il Commissario McCreevy per avermi fornito informazioni in merito all’OIL e a varie altre organizzazioni e all’attività già di pubblico dominio. Mi chiedo se la Commissione stia prendendo effettivamente in considerazione un programma più concreto riguardo alle società che attualmente traggono profitto dal lavoro dei bambini, magari insistendo sul fatto che se le società europee – non dimentichiamo che gli europei e i nordamericani consumano la maggior parte dei prodotti derivati dal cacao – non possono garantire di non trarre i propri prodotti e profitti dal lavoro minorile, non possono importare i loro prodotti in Europa. La Commissione ha preso in considerazione e terrà conto di questo fatto?

 
  
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  McCreevy, Commissione. (EN) La Commissione ritiene che il quadro dell’accordo di Cotonou tra l’Unione europea e i 77 paesi ACP offra opportunità concrete per affrontare gli aspetti umani e sociali di tale pratica, come pure l’elemento della corruzione che può esservi legato, attraverso il dialogo politico e il sostegno al buon governo nei paesi ACP. Essa reputa inoltre che la povertà e la mancanza di opportunità a livello locale siano tra le cause principali dello sfruttamento del lavoro minorile e del traffico di bambini. L’approccio mirante alla riduzione della povertà attraverso la cooperazione allo sviluppo da parte dell’UE rappresenta una base solida per affrontare il problema, poiché riserva la priorità alla crescita equa e a un più ampio accesso all’istruzione.

In conclusione, l’accordo di Cotonou rappresenta un passo avanti importante nella promozione delle norme fondamentali del lavoro negli accordi bilaterali. L’articolo 50 comprende una disposizione specifica in merito agli standard commerciali e lavorativi, che ribadisce l’impegno delle parti a rispettare le norme fondamentali del lavoro così come vengono fissate dalla Convenzione OIL pertinente.

 
  
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  Harbour (PPE-DE).(EN) La Commissione è a conoscenza del fatto che nel 2001 l’Associazione mondiale dei produttori di cioccolato ha concluso un accordo che tratta specificamente di questo argomento? Vorrebbe pertanto provvedere a leggere la relazione dei produttori internazionali di cioccolato prevista per la metà dell’anno in corso, lodarli per il lavoro svolto e incoraggiarli a proseguire il loro programma di certificazione?

Sono perplesso riguardo alla scelta del cioccolato in questo contesto, in quanto esistono molti altri prodotti alimentari originari dei paesi del Terzo mondo che presentano le medesime problematiche; i problemi relativi all’etichettatura e agli standard qualitativi sono molto importanti per l’intero settore.

 
  
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  McCreevy, Commissione.(EN) Non mancherò di informare il Commissario Michel circa i commenti dell’onorevole Harbour.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 28 dell’onorevole Bogusław Sonik (H-0572/04):

Oggetto: Sospensione delle esportazioni dai nuovi Stati membri verso la Russia

Può la Commissione avviare immediatamente colloqui con la Federazione russa in ordine alla minaccia di sospendere e di creare ostacoli alle esportazioni di generi alimentari verso la Russia dalla Polonia e da altri nuovi Stati membri? Tali colloqui dovrebbero contribuire ad agevolare, normalizzare, accelerare e definire i criteri d’ispezione. Suscita infatti indignazione la posizione assunta dalla Commissione, secondo cui le ispezioni veterinarie da parte della Federazione russa sarebbero per gli Stati summenzionati una questione interna. Tale dichiarazione rappresenta una discriminazione nei confronti dei nuovi Stati membri nell’ambito delle relazioni interne all’UE, poiché gli Stati membri non hanno il potere di adottare decisioni autonome riguardo a questioni veterinarie connesse con l’importazione di prodotti da paesi terzi. Sarà pertanto impossibile risolvere il problema senza un dialogo fra tutte le parti. La situazione non è una novità per la Commissione, dal momento che ha già "sponsorizzato" colloqui fra la Francia e gli Stati Uniti su una questione analoga.

 
  
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  McCreevy, Commissione.(EN) Rispondo all’interrogazione a nome del collega, Commissario Kyprianou, che oggi non può essere presente perché indisposto.

La Commissione ha compiuto ogni ragionevole sforzo per evitare la discontinuità nelle esportazioni di prodotti di origine animale e vegetale dall’Unione europea alla Russia. Tale potenziale discontinuità deriva dal fatto che la Russia insiste affinché le esportazioni dell’Unione europea soddisfino i suoi requisiti specifici per l’importazione.

Per i prodotti di origine animale esisteva il concreto timore di un blocco totale degli scambi a partire dal 1° gennaio 2005. A partire da questa data, infatti, la Russia insiste su un’unica serie di certificati sanitari per le importazioni. I negoziati condotti dalla Commissione a nome dell’Unione europea hanno tuttavia scongiurato questo rischio.

Per quanto riguarda i prodotti di origine vegetale, per cui potrebbe delinearsi un simile rischio a partire dal 1° aprile 2005, la Commissione intendeva avviare i negoziati non appena si fosse manifestata tale eventualità e ha chiesto al Consiglio di appoggiare questa decisione. In seguito a un dibattito tra gli Stati membri condotto sulla base di questa richiesta, nel dicembre 2004 il Consiglio “Agricoltura” ha accettato, e la Commissione ha avviato immediatamente i negoziati al riguardo a nome dell’Unione europea. La Commissione confida che il risultato di questo processo sarà positivo.

L’onorevole Sonik può quindi stare certo che, pur avendo scarsissima competenza in merito ai requisiti per le esportazioni in paesi terzi, la Commissione ha espresso la propria disponibilità e si è adoperata per contribuire alla soluzione di questo problema e, non appena ha ricevuto il via libera del Consiglio, ha dato tempestivamente inizio ai negoziati.

Nel corso dei negoziati non si è fatta distinzione tra i vecchi e i nuovi Stati membri. La Russia ha tuttavia insistito affinché venissero ispezionati tutti gli stabilimenti dei nuovi Stati membri che avevano richiesto l’approvazione delle esportazioni. La Commissione ha sottolineato che questi stessi stabilimenti hanno ricevuto l’approvazione per il commercio all’interno dell’Unione in seguito al processo di allargamento. Ha inoltre fatto pressioni affinché le ispezioni venissero condotte il più velocemente possibile.

Nel complesso, questa situazione ha portato senza dubbio a una discontinuità negli scambi tra questi Stati membri e la Russia, complicata dal fatto che la Russia non è membro dell’OMC e pertanto non si considera vincolata dalle sue norme.

L’onorevole Sonik può stare certo che la Commissione ha coinvolto tutti gli Stati membri nei suoi sforzi volti a evitare la discontinuità degli scambi, in particolare per i nuovi Stati membri. Tali sforzi sono continui e la Commissione proseguirà nella tutela degli interessi comunitari.

 
  
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  Sonik (PPE-DE).(PL) Signora Presidente, signor Commissario, la situazione è più drammatica di quanto la risposta del Commissario McCreevy non faccia pensare. Dal 1° maggio la Russia tergiversa e non accetta le merci provenienti dalla Polonia per ripicca verso il rifiuto di alcuni paesi, quali i paesi baltici, di accettare le importazioni russe perché non rispettavano i requisiti sanitari imposti dall’Unione europea. Gli Stati membri non hanno però facoltà di prendere decisioni indipendenti su questioni di natura veterinaria legate all’importazione di prodotti da paesi terzi. Le chiederei di intervenire con urgenza in merito alla questione.

 
  
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  McCreevy, Commissione.(EN) Come ho affermato nella mia risposta, la Commissione ha trattato la questione con notevole urgenza, chiedendo l’autorizzazione del Consiglio e dando inizio ai negoziati. L’onorevole Sonik afferma a ragione che ciò causa notevoli difficoltà ad alcuni di questi paesi e la Commissione farà il possibile per trovare una soluzione adeguata. Devo tuttavia sottolineare i limiti dei risultati che possiamo ottenere. E’ auspicabile che, con la buona volontà di tutte le parti, la questione possa essere conclusa in modo soddisfacente nel prossimo futuro.

 
  
  

Seconda parte

Interrogazioni al Commissario McCreevy

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 29 dell’onorevole Proinsias De Rossa (H-0515/04):

Oggetto: Servizi nel mercato interno

Vi è la diffusa preoccupazione che il progetto di direttiva sui servizi, in particolare per quanto concerne la disposizione relativa al "paese di origine" possa portare al dumping sociale e ad un "race to the bottom" (livellamento verso il basso) nella fornitura di servizi.

É disposta la Commissione a ritirare adesso il progetto di direttiva ed avviare un processo di consultazione inteso a produrre una proposta più bilanciata, tenendo conto anche dell’esigenza di una direttiva quadro che consenta una prestazione di servizi di interesse generale/di servizi pubblici di elevata qualità?

 
  
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  McCreevy, Commissione. – (EN) La Commissione tiene a sottolineare che rimuovere le barriere del mercato interno non significa pregiudicare la qualità dei servizi, né che la direttiva sui servizi conduca al dumping sociale, bensì il contrario.

Per quanto riguarda la tutela dei lavoratori, la proposta di direttiva non incide sull’acquis comunitario esistente, ovvero sulla direttiva del 1996 relativa alla mobilità dei lavoratori secondo cui i lavoratori distaccati, compresi quelli temporanei, hanno diritto, a prescindere dalla legislazione applicabile al rapporto di lavoro, a una serie di importanti tutele relative alle condizioni di lavoro in vigore nello Stato membro in cui il lavoratore è distaccato. Pertanto le aziende non possono servirsi di questa proposta per stabilirsi in paesi con retribuzioni basse al fine di eludere la tutela sociale dello Stato membro di provenienza.

Inoltre la proposta di direttiva rafforza il controllo sui lavoratori distaccati perché istituisce un sistema di cooperazione tra gli Stati membri e obbliga il paese di origine del fornitore di servizi a collaborare con le autorità dello Stato membro ospite nel monitoraggio delle condizioni di lavoro. La proposta di direttiva contribuirà in tal modo a prevenire il dumping sociale.

La Commissione non condivide la preoccupazione per l’eventualità che la direttiva porti a un “livellamento verso il basso” nella fornitura di servizi. Innanzi tutto, il principio del paese di origine si applica solo per le prestazioni transfrontaliere temporanee di servizi. Per i servizi prestati tramite un insediamento in un altro Stato membro – per esempio un ospedale o una casa di cura per anziani – il prestatore di servizi dovrà osservare tutte le relative norme vigenti in quello Stato membro.

In secondo luogo, il principio del paese di origine è incorporato nell’armonizzazione e nella rafforzata cooperazione amministrativa tra gli Stati membri. Inoltre, alcune deroghe al principio del paese di origine riguardano, per esempio, le condizioni di lavoro applicabili al trasferimento dei lavoratori, ai contratti con gli utenti, alla salute e alla sicurezza nei cantieri e alla sanità pubblica.

Infine, la Commissione tiene a sottolineare che la proposta di direttiva non implica la liberalizzazione o la privatizzazione dei servizi attualmente prestati a livello nazionale, regionale o locale dal settore pubblico o dagli enti pubblici. La proposta non pregiudica neppure la facoltà degli Stati membri di stabilire quali servizi siano, a loro avviso, di interesse economico generale e come occorra organizzarli e finanziarli.

Inoltre, non influisce sulla capacità degli Stati membri di mantenere una normativa appropriata in materia di qualità, disponibilità e prestazione di servizi di interesse generale, o altre regolamentazioni che garantiscano il rispetto dei diritti del consumatore e dell’utente. E’ importante altresì osservare che la proposta non pregiudica il lavoro su specifiche iniziative comunitarie né il loro esito, specialmente per quanto riguarda il seguito del Libro bianco sui servizi di interesse generale.

La Commissione si è impegnata a instaurare un dialogo autentico sia con i legislatori che con le parti interessate al fine di trovare soluzioni per i punti che presentano difficoltà. Fino a oggi non sono state avanzate valide critiche alla necessità di compiere un significativo progresso verso l’apertura del mercato interno.

Sono convinto che anche l’onorevole De Rossa vorrebbe che le aziende, i consumatori e i lavoratori usufruissero dei benefici derivati da un mercato dei servizi integrati aperto e competitivo. Siamo tutti consci delle sfide economiche e sociali che attendono l’Unione. Considerata l’importanza del settore dei servizi, la proposta di direttiva contribuirà in misura significativa ad affrontare queste sfide.

 
  
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  De Rossa (PSE). – (EN) Innanzi tutto vorrei dare il benvenuto al Commissario, al suo primo Tempo delle interrogazioni in Parlamento. Attendo con ansia le prossime occasioni.

Mi ha lasciato un po’ perplesso la risposta del Commissario, stando alla quale la direttiva non avrà conseguenze, ovvero non influirà su nessuno dei settori per i quali avevamo espresso la nostra preoccupazione. Il Commissario afferma che la direttiva verrà applicata solo alle prestazioni temporanee transfrontaliere di servizi. In che modo, allora, questa direttiva porterà a un mercato competitivo dei servizi integrati? Come può raggiungere un simile risultato se si occupa soltanto delle prestazioni temporanee transfrontaliere di servizi?

 
  
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  McCreevy, Commissione. – (EN) Come ho illustrato nella mia risposta, il principio del paese di origine si applica solo alle prestazioni temporanee transfrontaliere di servizi. Il resto della direttiva si occupa di tutti gli altri settori. Se i servizi vengono prestati tramite un stabilimento in un altro Stato Membro, il prestatore di servizi dovrà osservare tutte le relative norme vigenti in quello Stato.

Vorrei far presente all’onorevole De Rossa che concordo sul fatto che la direttiva sui servizi è molto ambiziosa perché mira a fornire un quadro globale. Sono conscio delle preoccupazioni di molti eurodeputati e della gente al di fuori di questo Parlamento. Sono altresì pienamente consapevole che in alcuni Stati membri queste preoccupazioni hanno reso tesa l’atmosfera politica . Ho avviato un dialogo aperto e costruttivo con i deputati e continuerò a farlo. Mi aspetto di ricevere in futuro altre comunicazioni dal relatore per valutare i pareri dei deputati in sede di commissione competente.

 
  
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  Harbour (PPE-DE). – (EN) Il Commissario concorda sul fatto che è d’importanza vitale che i deputati del Parlamento prendano atto della quantità incredibile di prassi discriminatorie e anticoncorrenziali attuate dagli Stati membri contro i fornitori di servizi? Sarebbe molto utile se lei potesse chiarire più dettagliatamente queste prassi ai parlamentari che continuano a definire questa direttiva con i termini del tutto ingiustificati, da lei respinti in maniera così convincente nella sua risposta, di “dumping sociale” e “livellamento verso il basso”. Non c’è nulla che dimostri in alcun modo che una di queste due cose avverrà in futuro, e sarebbe utile se l’aspetto relativo alla creazione di posti di lavoro contemplato dalla direttiva venisse reso noto.

 
  
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  McCreevy, Commissione. – (EN) Sono senz’altro d’accordo con l’onorevole Harbour sul fatto che le possibilità di creare posti di lavoro in seguito all’apertura del mercato dei servizi in tutta Europa sono enormi. Sono stati avviati diversi studi e ci sono grandi opportunità di creare posti di lavoro. Poiché i servizi incidono su più del 60 per cento del PIL comunitario, è chiaro che qualsiasi miglioria nel settore dei servizi comporterà un incremento della ricchezza e dell’occupazione per i cittadini della Comunità europea.

Concordo con l’onorevole Harbour sull’esistenza di molte prassi anticoncorrenziali in tanti Stati membri che impediscono l’effettiva apertura del mercato dei servizi. La direttiva sui servizi cerca di aprire il settore corrispondente a vantaggio di tutti gli europei. Ma poiché ho detto questo rispondendo alla domanda precedente dell’onorevole De Rossa, sono anche consapevole delle preoccupazioni specifiche espresse dai deputati. Spero che, durante l’iter parlamentare e le altre procedure, saremo in grado di fugare anche questi timori.

 
  
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  Martin, David (PSE). – (EN) Se si prendessero alla lettera le precisazioni del Commissario nella sua risposta alla prima domanda, risulterebbe chiaro che la direttiva non sarebbe applicabile al servizio sanitario britannico, fondato sull’assistenza gratuita nel luogo di fruizione. Se possiamo prendere alla lettera le sue rassicurazioni, perché il Commissario non si limita semplicemente a escludere la sanità dall’ambito della direttiva?

 
  
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  McCreevy, Commissione. – (EN) Ho iniziato il mio lavoro col Parlamento europeo e con quanti hanno espresso le loro preoccupazioni affrontandole e facendole confluire in un documento. Non mi piace cominciare con un elenco di questioni che, a mio avviso, vanno eliminate. Non sarebbe un approccio corretto.

Convengo che il documento è molto ambizioso e vale la pena di battersi per ciò che stiamo cercando di fare. In quest’Aula i deputati trattano i diversi argomenti da prospettive diverse, a seconda delle loro esperienze e delle loro filosofie politiche ed economiche. Tutti dobbiamo convenire che, se l’Europa deve affrontare le sfide del futuro, mantenere il modello di protezione sociale e altri elementi di cui auspichiamo l’introduzione in Europa, è nostro dovere assicurare la crescita dell’economia europea. L’inazione non è una scelta. La direttiva sui servizi cerca di aprire questo particolare mercato. Come ho detto rispondendo all’onorevole Harbour, i servizi costituiscono il grosso dell’attività economica dell’Unione e rappresentano pertanto un obiettivo per cui vale la pena battersi.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 30 dell’onorevole Brian Crowley (H-0528/04):

Oggetto: Obiettivi di Lisbona

All’inizio del 2004, la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva sui servizi, considerata come un contributo fondamentale per perseguire la Strategia di Lisbona. La proposta ha suscitato un ampio dibattito con conseguenti schieramenti fortemente favorevoli e altri fortemente contrari.

Quali conclusioni trae la Commissione dalle reazioni indotte dalla sua proposta?

Può spiegare i motivi per cui ha scelto di presentare una proposta che investe un così vasto campo di azione? Per quale motivo insiste tanto sul ruolo del paese di stabilimento del prestatore di servizi? Perché non ha optato per un approccio settore per settore?

Qual è la funzione del settore dei servizi nell’economica dell’UE e che incidenza ha sulla realtà interfrontaliera? Quali risultati concreti relativamente agli obiettivi di Lisbona auspica di ottenere con questa sua proposta?

 
  
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  McCreevy, Commissione.(EN) Come ha affermato l’onorevole Crowley, la proposta di direttiva relativa ai servizi nel mercato interno si trova al centro dei nostri sforzi di riforma dell’economia europea. I servizi ammontano a circa il 70 per cento del PIL e dell’occupazione dell’Unione europea. L’eliminazione delle barriere del mercato interno nel settore dei servizi prevista dalla proposta è essenziale per soddisfare gli obiettivi di crescita e di occupazione che sono alla base dell’agenda di Lisbona. Le opportunità economiche potenziali che scaturiscono dalla proposta sono in effetti notevoli. Una recente ricerca economica olandese lo ha sottolineato, mostrando che l’attuazione della proposta nella sua forma attuale potrebbe portare a un incremento compreso tra il 15 e il 35 per cento degli scambi bilaterali e degli investimenti diretti stranieri nei servizi commerciali.

La Commissione ha proposto una direttiva orizzontale per molteplici e diverse ragioni. Innanzi tutto si affronta una vasta gamma di servizi perché molte delle barriere individuate sono comuni a diverse attività nel settore dei servizi.

Il modo più efficace di affrontare queste barriere è quello orizzontale. In secondo luogo, un processo di armonizzazione su larga scala e dettagliato, se condotto attraverso direttive settoriali sarebbe superfluo, scarsamente realistico e incoerente con i principi di sussidiarietà e di miglioramento della regolamentazione. In terzo luogo, la proposta relativa ai servizi tiene conto anche della specificità di alcune attività, propone un’armonizzazione specifica, se del caso, e adotta un approccio graduale per l’attuazione.

E’ evidente che la proposta ha sollevato molte discussioni. Tuttavia questo è quanto ci si può aspettare da una proposta tanto ambiziosa ed estesa, il che dimostra che la proposta affronta alcune questioni molto importanti. Nel contempo ciò significa anche che vi è molto lavoro da fare per raggiungere un obiettivo comune.

Il principio del paese d’origine è un elemento centrale della proposta per quanto riguarda la prestazione transfrontaliera di servizi. Esso elimina il problema della molteplicità di norme diverse cui sono soggetti i servizi transfrontalieri. In questo modo si stimolerà l’offerta di servizi transfrontalieri e si migliorerà la competitività dell’economia comunitaria.

Il principio del paese d’origine è essenziale in particolare per le PMI, che non hanno i mezzi per istituire una filiale o un ufficio in un altro Stato membro e perciò possono esportare il proprio know-how solo con la prestazione temporanea di servizi transfrontalieri. Vorrei tuttavia far notare che il principio del paese d’origine non si applica ai servizi forniti con una presenza commerciale permanente nel paese ospite.

Allo stesso tempo vorrei ribadire che il principio del paese d’origine non è isolato. Oltre alla specifica armonizzazione prevista per alcune attività, la proposta prevede anche l’ulteriore sviluppo di cooperazione amministrativa tra le autorità e le amministrazioni degli Stati membri. Tale armonizzazione e cooperazione procurerà agli Stati membri il grado di fiducia necessaria all’effettiva applicazione del principio del paese d’origine.

In conclusione, sono previste numerose deroghe per i servizi che dimostrino una particolare sensibilità a causa dell’esigenza di tutelare i consumatori, la salute pubblica o la pubblica sicurezza o nelle situazioni in cui le attuali divergenze legislative tra Stati membri non permettano l’applicazione del principio del paese d’origine.

Come ho affermato nella precedente risposta, la Commissione confida che la proposta sia il modo migliore per permettere al potenziale economico del settore dei servizi di realizzarsi in concreto, nell’interesse dei nostri lavoratori, dei nostri consumatori e delle nostre imprese.

 
  
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  Crowley (UEN).(EN) Anch’io desidero dare il benvenuto al Commissario McCreevy, al suo primo Tempo delle interrogazioni in seno al Parlamento; vorrei inoltre ribadire fin da subito che sono pienamente a favore della strategia di Lisbona e dei suoi obiettivi, perché possono incrementare la ricchezza e l’occupazione all’interno dell’Unione europea.

Quanto alla sua risposta, però, uno degli ostacoli maggiori al commercio transfrontaliero e alla tutela del principio del paese di origine è l’idea di uno sportello unico per la registrazione di una società; in altre parole, se uno Stato membro accorda a una società la possibilità di fornire un dato servizio in un dato Stato membro, ciò deve valere anche in tutti gli altri Stati membri, perché si deve applicare la medesima base decisionale nell’ambito delle norme che regolano il mercato interno.

 
  
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  McCreevy, Commissione.(EN) Il principio del paese d’origine, che sta al centro della direttiva relativa ai servizi, porterà alla situazione descritta dall’onorevole Crowley. Come ho affermato nella mia risposta, essa permetterà alle società di operare in un altro Stato membro senza dover passare attraverso una lunga trafila di ulteriori test. Tale prassi è alla base del principio del paese d’origine, che si applicherebbe alla situazione delineata.

 
  
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  Mitchell (PPE-DE).(EN) Anch’io do il benvenuto al Commissario McCreevy al suo primo tempo delle interrogazioni.

Vorrei domandargli, per quanto riguarda la competitività e le capacità economiche – aspetti dell’agenda di Lisbona – se condivide la mia opinione, secondo cui vanno affrontati i problemi strutturali relativi al lavoro, soprattutto se si confronta l’Europa con gli Stati Uniti. A questo proposito, il Commissario concorda sul fatto che si debba affrontare la questione dell’accesso delle donne al lavoro – che nell’Unione europea è notevolmente limitato rispetto agli Stati Uniti, in parte a causa della mancanza di strutture per l’infanzia a prezzi modici? La Commissione si occuperà della questione?

 
  
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  McCreevy, Commissione.(EN) Accolgo con favore il contributo dell’onorevole Mitchell, ma vorrei sottolineare che l’argomento menzionato riguarda l’ambito di competenza del mio collega, il Commissario Spidla. L’onorevole Mitchell ha menzionato ulteriori problemi che riguardano la crescita all’interno della Comunità europea. Il processo di Lisbona mira ad affrontare tali questioni e, come probabilmente sapete, il Presidente Barroso ha dato all’agenda di Lisbona la priorità assoluta nel corso del nostro mandato.

Prendo nota di quanto l’onorevole Mitchell ha affermato riguardo all’accesso delle donne al mercato del lavoro e dei suoi commenti sull’assistenza all’infanzia. Sono certo che altri colleghi della Commissione si occuperanno di questi problemi.

 
  
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  Cederschiöld (PPE-DE).(SV) Anch’io porgo il benvenuto al Commissario McCreevy. Quando si parla della direttiva sui servizi, è chiaro che tutti hanno capito i motivi per cui è necessaria. Ritengo pertanto che sarebbe opportuno, e chiederò al Commissario se si sente di smentirmi, produrre un elenco di esempi che dimostrino chiaramente come, nella pratica, si è impedito alle società di contribuire allo sviluppo economico. Un esempio è dato dal caso di una società francese che vuole produrre lapidi, cui ciò viene impedito dai tedeschi e che è esposta al rischio di multe.

Il Commissario può ritornare con una lista dettagliata e concreta dei numerosi problemi che abbiamo visto in SOLVIT e in altri contesti – problemi cui le società vanno incontro e che impediscono lo sviluppo economico?

 
  
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  McCreevy, Commissione.(EN) Abbiamo già redatto tale documento e sarò lieto di inviarne una copia all’onorevole deputato.

 
  
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  Martin, David (PSE).(EN) Signora Presidente, so quant’è difficile presiedere queste sedute, ma mi domando che cosa c’entrasse la domanda complementare dell’onorevole Mitchell con quella originale. Pare che l’onorevole Cederschiöld sia ritornata alla domanda precedente. So che il mio collega, l’onorevole De Rossa, aveva una valida domanda complementare alla precedente e non gli è stata data la parola!

 
  
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  Presidente. – Onorevole Martin, è evidente che l’intera Assemblea nutre molto interesse per la questione. Numerosissimi deputati hanno chiesto di intervenire, e io non ho modo di sapere in anticipo quale sarà il contenuto delle domande complementari dei deputati quando do loro la parola. Dovrebbe forse discutere nuovamente della questione con l’onorevole Cederschiöld.

In ogni caso, la seconda parte del tempo delle interrogazioni si è già protratta troppo a lungo, il che significa che le interrogazioni nn. 31-33 non possono più avere luogo, e riceveranno invece risposta per iscritto. Procederemo ora alla serie di interrogazioni successiva.

Interrogazioni al Commissario Ferrero-Waldner

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 34 dell’onorevole Luis Yañez-Barnuevo García (H-0506/04):

Oggetto: Programmi di insegnamento in America Latina in seguito al Vertice dei capi di Stato e di governo in Costa Rica

Il Vertice iberoamericano dei capi di Stato e di governo lo scorso novembre a San José (Costa Rica) ha deciso di promuovere i programmi di insegnamento quale elemento fondamentale per lo sviluppo dei paesi dell’America Latina.

La Commissione non ritiene che questa sia un’importante opportunità per le relazioni tra l’Unione europea e l’America Latina?

 
  
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  Ferrero-Waldner, Commissione. – (DE) Signora Presidente, devo ammettere che questo è il mio primo Tempo delle interrogazioni, ma non vedo l’ora di cominciare. L’opportunità di confrontarsi con domande specifiche è sempre la benvenuta.

Ora parlerò in inglese.

 
  
  

(EN) L’interrogazione riguardava il settore dell’istruzione, che è in effetti importantissimo nel quadro dei rapporti della Commissione con l’America latina, come hanno sottolineato i capi di Stato e di governo di ambedue le regioni a Rio, a Madrid, a Guadalajara, e in occasione di molti altri vertici, chiedendo in particolare il consolidamento della cooperazione regionale in materia di istruzione superiore.

La Commissione sta attualmente applicando a livello nazionale, subregionale e regionale i programmi di cooperazione nel campo dell’istruzione per una somma pari a circa 300 milioni di euro. In particolare sta finanziando due programmi regionali nell’ambito dell’istruzione superiore. Uno è il programma Alfa – America-Latina Formación Académica, e l’altro è il programma Alban – America-Latina Becas de Nivel.

Il programma Alfa promuove la cooperazione tra gli enti di istruzione superiore e altre organizzazioni del settore nelle due regioni per forgiare le capacità umane e istituzionali, mobilitare la società civile dell’Unione e dell’America latina nella sua totalità e conseguentemente creare e rinsaldare legami duraturi. Alfa 1 riguarda il periodo 1994-1999 e Alfa 2 il periodo 2000-2005.

Per quanto riguarda gli stanziamenti, Alfa 1 ha una dotazione di bilancio di 32 milioni di euro e Alfa 2 un bilancio di 42 milioni di euro.

Il programma Alban è stato avviato nel 2002 in occasione del Vertice Unione europea-America latina di Madrid, seguendo in tal modo le raccomandazioni del Vertice di Rio de Janeiro. Il programma assegna borse di studio a cittadini dei paesi latinoamericani per la formazione e l’istruzione a livello di master e dottorato nelle Istituzioni dell’Unione, e borse di studio per la formazione superiore nelle organizzazioni dell’Unione destinate a professionisti latinoamericani.

A livello regionale e nazionale sono stati attuati vari progetti nel campo dell’istruzione, soprattutto nell’istruzione di base. Vale la pena di osservare che il programma da 74,6 milioni di euro è destinato all’istruzione nel contesto del programma per la ricostruzione e il risanamento in America centrale a seguito dell’uragano Mitch del 1998.

In Nicaragua la Commissione sta contribuendo a migliorare il settore dell’istruzione con un aiuto finanziario che ammonta a 62,5 milioni di euro.

 
  
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  Yañez-Barnuevo García (PSE). – (ES) Signora Presidente, innanzi tutto vorrei dare il benvenuto al Commissario Ferrero, che, oltre ad avere un cognome acquisito ispanico, ha una buona padronanza dello spagnolo ed è esperta dell’America latina. Sono soddisfatto dalla sua risposta. Mi ha detto ciò che volevo sapere circa il sostegno della Commissione ai programmi in materia d’istruzione e, in particolare, allo strumento cui mi riferivo nella mia interrogazione, il Vertice iberoamericano dei capi di Stato e di governo, cui partecipano i paesi di lingua spagnola e portoghese dell’America latina, la Spagna e il Portogallo.

La ringrazio ancora una volta, signora Commissario. In futuro avremo l’opportunità di discutere ulteriormente su questi temi.

 
  
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  Ferrero-Waldner, Commissione. – (EN) Avendo già risposto, non ho niente da aggiungere.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 35 dell’onorevole Bart Staes (H-0510/04):

Oggetto: È il caso a decidere sulla cooperazione allo sviluppo?

Con la campagna "Tu lasci la decisione al caso? L’Europa no!" la Commissione fa sapere agli europei che l’Europa è disposta a spendere molto per la cooperazione allo sviluppo. Secondo la dichiarazione resa dal Commissario Ferrero-Waldner nel quadro di tale campagna, il mondo deve diventare un posto migliore, a quanto pare in primo luogo per gli europei, e la cooperazione allo sviluppo deve portare in primo luogo alla stabilità dei "paesi limitrofi". Rispetto a tale obiettivo, la lotta alla povertà diviene un elemento secondario.

Può la Commissione far sapere se tale impostazione, che sembra in primo luogo intesa a rendere l’Europa più sicura piuttosto che a trovare soluzioni durature per lo sviluppo del Terzo Mondo, è conforme all’Agenda per lo sviluppo dei paesi in via di sviluppo e all’articolo 177 del trattato, nonché agli obiettivi del Progetto del Millennio delle Nazioni Unite?

 
  
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  Ferrero-Waldner, Commissione. – (EN) Come ha spiegato la Commissione quando ha lanciato la campagna dei manifesti di cui sopra, le priorità della Commissione europea nell’ambito della cooperazione allo sviluppo sono: ridurre e alla fine estirpare la povertà; promuovere lo sviluppo sostenibile; costruire le democrazie; contribuire all’integrazione dei paesi in via di sviluppo nell’economia mondiale; sostenere il buon governo e promuovere il rispetto dei diritti umani.

La Commissione s’impegna ad aiutare il Terzo Mondo a raggiungere gli obiettivi del Progetto del Millennio in materia di sviluppo. Tuttavia ci sono scopi e attività importanti che vanno al di là di questi obiettivi, come per esempio promuovere la pace e la sicurezza nonché sostenere il consolidamento delle istituzioni.

Pertanto un’impostazione esauriente e integrata è fondamentale per realizzare lo sviluppo sostenibile, come affermato anche dall’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea, che sottolinea l’importanza di assicurare la coerenza delle politiche estere e degli strumenti in materia di relazioni esterne, di sicurezza, di sviluppo, di politica economica e commerciale, il che è sottolineato chiaramente anche nella relazione annuale del 2004 sulla politica di sviluppo della Comunità.

Le azioni esterne della Comunità, compresi gli aiuti, vengono successivamente adeguate all’eterogeneità delle regioni e dei paesi partner dell’Unione. La politica europea di vicinato è espressione di una strategia di partenariato molto vasta e integrata. Parimenti, le nostre relazioni con i maggiori paesi in via di sviluppo dell’Asia e dell’America latina in particolare comprendono una vasta gamma di obiettivi. In tale contesto, è chiaro che recare vantaggi concreti ai nostri partner renderà il mondo un posto migliore, non solo per chi beneficia direttamente degli aiuti comunitari, ma anche per i cittadini europei. Tuttavia, l’obiettivo prioritario della politica di sviluppo della Commissione rimane quello di estirpare la povertà.

 
  
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  Staes (Verts/ALE). – (NL) Signora Presidente, sono soddisfatto dalla risposta del Commissario, perché devo dire che sono rimasto un po’ sbigottito quando ho letto la sua dichiarazione del 2 dicembre. In effetti, era scusabile il fatto di pensare che gli obiettivi elencati dal Commissario non concordassero con quelli del Progetto del Millennio.

Signora Commissario, la questione è stata discussa precedentemente in sede di commissione per il controllo dei bilanci. Lei ha invaso, anche sotto questo aspetto, il campo della cooperazione allo sviluppo. Il signor Michel è il Commissario allo sviluppo e penso sia necessario che troviate una buona intesa, anche relativamente alle dichiarazioni rese, per evitare che quanto lei ha dichiarato venga frainteso nel più ampio contesto degli obiettivi prefissati dal Progetto del Millennio. Vorrei chiederle di discutere approfonditamente al riguardo con il Commissario Michel.

 
  
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  Ferrero-Waldner, Commissione. – (EN) Grazie per aver riconosciuto che la campagna persegue gli obiettivi di sviluppo giusti, evidenziando i settori chiave della politica in materia di assistenza esterna, delineati dalla comunicazione sulla politica per lo sviluppo e dagli stessi obiettivi di sviluppo.

Ci sono sette elementi associati alle sette priorità relative all’intervento della Commissione. La prima è la prosperità, perseguita dal commercio e dal settore privato. La seconda è la sicurezza, perseguita mediante la giustizia e la cooperazione regionale. La terza è la libertà, perseguita dai diritti umani e dal buon governo. La quarta è l’alimentazione: la sicurezza alimentare e lo sviluppo rurale. La quinta, l’acqua: l’iniziativa per l’acqua che tutela lo sviluppo sostenibile. La sesta, l’istruzione: i sistemi educativi e l’accesso all’istruzione. L’ultima è costituita dallo slogan di EuropeAid – “partnerships improving lives worldwide” ed evoca il come e il perché dell’assistenza esterna. Quanto al suo raggio d’azione, la campagna è rivolta a più di 150 paesi del mondo, istituendo partenariati a lungo termine, e la sua impostazione si concentra sulla gestione di progetti nei paesi partner. Deve anche tener conto dell’esito raggiunto dai settori prioritari: l’impatto sulla qualità della vita delle persone dev’essere dimostrabile. Questa campagna ha colto veramente all’essenza di ciò che intendiamo fare e rientra nel novero degli obiettivi globali.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 36 dell’onorevole David Martin (H-0553/04):

Oggetto: Violazione continuata dei Protocolli Ue – Israele da parte di Israele

Alla luce della violazione continuata dei Protocolli Ue – Israele da parte di Israele, vaglierà la Commissione la possibilità di sospendere tali accordi?

Gli articoli in materia di Diritti Umani dell’Accordo di associazione Ue – Israele indicano "la libertà economica e (...) i principi della carta delle Nazioni Unite, in particolar modo il rispetto dei diritti umani e della democrazia" come "la base stessa dell’associazione".

All’articolo 2, l’articolo operativo sancisce chiaramente che "le relazioni tra le parti, nonché tutte le disposizioni dell’accordo stesso, devono essere basate sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, che guida la loro politica interna ed internazionale e costituisce un elemento essenziale dell’accordo stesso".

 
  
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  Ferrero-Waldner, Commissione. – (EN) Rispondendo alla sua richiesta di sospensione dell’Accordo di associazione tra l’Unione e Israele, la Commissione giudica che provvedimenti sanzionatori indurrebbero le autorità israeliane a essere meno sensibili – anziché ad esserlo di più – nei confronti degli sforzi compiuti dalla comunità internazionale per promuovere una soluzione duratura. In questo periodo l’Unione sta cercando di svolgere un ruolo molto costruttivo nel garantire che il ritiro da Gaza avvenga in un clima positivo, in collaborazione con una nuova, e ora democraticamente eletta, leadership palestinese. Capisco perfettamente la frustrazione di chi tenta di favorire il processo di pace quando si deve confrontare con l’attività espansionistica degli insediamenti israeliani.

La Commissione ha regolarmente espresso le sue preoccupazioni non solo per il terrorismo e la violenza incessanti, ma anche per il tracciato del muro di separazione e l’espansione degli insediamenti. Vogliamo occuparci di questi problemi ricorrendo al dialogo. La Commissione sta cercando di sviluppare relazioni con Israele e i palestinesi per il tramite della politica di vicinato europea, del sostegno alle riforme palestinesi e dello sviluppo del dialogo politico con Israele.

Il piano d’azione adottato per Israele comprende misure atte a rafforzare il dialogo e la cooperazione in merito all’importanza di adeguarsi al diritto internazionale e alla necessità di preservare la prospettiva di un insediamento vasto e realizzabile, il che significa minimizzare l’impatto delle misure antiterroristiche e di sicurezza sulla popolazione civile.

La Commissione è dell’idea – e credo che questo parere sia condiviso dagli Stati membri – che misure volte a sospendere l’accordo di associazione tra l’Unione e Israele sarebbero pertanto controproducenti.

 
  
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  Martin, David (PSE). – (EN) Approvo tutto quello che il Commissario Ferrero-Waldner afferma in merito alla dinamica delle circostanze. Da quando ho presentato quest’interrogazione, Mahmud Abbas è stato eletto Presidente dei palestinesi e abbiamo assistito all’ingresso di Shimon Peres nel governo israeliano, il che ci fa sperare nel dialogo tra le due parti in causa.

Tuttavia vorrei chiederle di tenere, in qualità di neo Commissario, sotto costante osservazione questo protocollo e di continuare a esercitare pressioni su Israele affinché ne osservi il contenuto. So che in passato la Commissione ha preso provvedimenti nei confronti dei prodotti che venivano da Gerusalemme est, dalle alture del Golan, dalla Cisgiordania e dalla striscia di Gaza. Le chiedo di continuare a monitorare la situazione per garantire che i prodotti provenienti da quelle aree non siano etichettati come “prodotti di Israele”.

 
  
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  Ferrero-Waldner, Commissione. – (EN) Posso assicurarle che la Commissione lo farà certamente, perché abbiamo tenuto una riunione del Consiglio appena prima di Natale. Questo era ovviamente uno degli argomenti principali del Consiglio, pertanto cercheremo di fare del nostro meglio per ottenere che le parti in causa tengano fede ai loro impegni.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 37 dell’onorevole Vincas Paleckis (H-0559/04):

Oggetto: Nuova politica di vicinato e Bielorussia

Il 9 dicembre, in occasione dell’adozione dei primi piani di azione della nuova politica europea di vicinato, la Commissaria incaricata delle relazioni esterne e della politica europea di vicinato ha dichiarato che il suo obiettivo era creare una cerchia di amici attorno alle frontiere dell’Unione ampliata. Dei setti paesi con i quali sono stati conclusi i primi piani di azione, solo l’Ucraina ha delle frontiere terrestri dirette con l’Europa ampliata. Per contro, la Bielorussia, che ha frontiere comuni con tre nuovi Stati membri dell’UE, secondo la Commissaria è troppo poco democratica per essere inclusa in questo programma.

La Commissione prevede di mettere in atto altre misure interne per risolvere il problema della Bielorussia? Intende tener conto delle proposte sulla creazione di un programma orizzontale di assistenza comunitaria a favore dei diritti dell’uomo e della democrazia o sulla trasmissione di programmi radiofonici o televisivi a partire dai paesi vicini? Si prevede di insediare una delegazione UE a Minsk o di nominare un rappresentante UE in Bielorussia? Queste iniziative contribuirebbero alla formazione della società civile della Bielorussia e permetterebbero di operare a favore della democratizzazione, evitando qualsiasi compromesso con il regime autoritario in carica.

 
  
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  Ferrero-Waldner, Commissione.(EN) La Commissione sottolinea che il quadro per la politica europea di prossimità è molto importante, e desidera rafforzare ulteriormente le relazioni tra l’Unione europea allargata e gli Stati limitrofi, compresa la Bielorussia.

Un principio fondamentale della “cerchia di amici” è la creazione di proprietà congiunte. L’Unione non può imporre la propria politica a nessuno, ma è pronta a convincere i propri vicini dei vantaggi della politica europea di prossimità. L’Unione offre una più stretta cooperazione a tutta la sua rete di relazioni – dal dialogo politico all’integrazione economica – sulla base dell’impegno per i valori comuni. In linea di principio, l’offerta è valida anche per la Bielorussia.

Attraverso la politica europea di prossimità, l’Unione è disposta a rafforzare il suo continuo impegno al sostegno dello sviluppo democratico in Bielorussia. Se e quando avranno luogo le fondamentali riforme politiche e democratiche, la Bielorussia potrà essere coinvolta appieno nella politica europea di prossimità, con tutti i vantaggi che ciò comporterà. Allo stato attuale, tuttavia, non vi può essere un vero e proprio piano d’azione nell’ambito della politica europea di prossimità per la Bielorussia. Le elezioni parlamentari e il referendum dell’ottobre del 2004 erano pietre miliari importanti per la Bielorussia nel quadro della politica europea di prossimità, ma purtroppo il paese non è riuscito a raggiungere gli obiettivi. Resta tuttavia una chiara prospettiva per l’intensificazione delle relazioni, anche nel quadro della politica europea di prossimità, a patto che vengano operate le riforme fondamentali.

Al momento un elemento chiave – e anche questo fa parte della politica comunitaria nei confronti della Bielorussia – è sostenere la società civile e il processo di democratizzazione. Inoltre la Bielorussia continuerà a poter beneficiare dei pertinenti programmi regionali, transfrontalieri e tematici. La Commissione sta moltiplicando gli sforzi volti a coordinare l’assistenza a favore della democratizzazione e della società civile.

Inoltre la Commissione sta valutando – e a questo proposito voglio entrare nel dettaglio della questione – la possibilità di sostenere la società civile e il processo democratico in modo flessibile. Innanzi tutto l’assistenza dovrebbe essere operativa e gestita nel paese interessato. Tuttavia la Commissione non esclude a priori situazioni specifiche in cui un progetto possa essere attuato principalmente al di fuori della Bielorussia. Le modalità di svolgimento vanno considerate con attenzione alla luce delle pertinenti regole e normative.

Il sostegno all’indipendenza dei media e alla diffusione dell’informazione è una delle principali priorità dell’assistenza da parte dell’Unione europea. Una stazione radiofonica o televisiva che trasmette alla Bielorussia dall’esterno del paese è un’idea interessante, ma richiede ulteriori chiarimenti circa la possibilità di sostenere tale iniziativa con fondi comunitari nel quadro delle normative esistenti.

Per quanto riguarda la questione dell’apertura di una delegazione in Bielorussia, bisogna tenere a mente che l’Unione europea dispone di risorse limitate per estendere la rete di delegazioni vere e proprie. La Bielorussia è coperta dalla delegazione della Commissione europea a Kiev, che dispone di un ufficio per l’assistenza tecnica a Minsk. La Commissione considererà l’eventualità di assegnare, all’interno delle strutture esistenti, risorse umane aggiuntive da destinare alla Bielorussia. In questo momento non si sta però valutando l’opportunità di aprire una delegazione della Commissione europea a Minsk.

 
  
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  Paleckis (PSE).(DE) Signora Commissario, anch’io vorrei congratularmi con lei per il suo primo Tempo delle interrogazioni. Le sue risposte dettagliate sembrano indicare che la Commissione lavorerà davvero con grande solerzia al caso della Bielorussia. Vorrei chiederle se crede possibile la cooperazione con le attuali autorità bielorusse, anche nella situazione presente.

 
  
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  Ferrero-Waldner, Commissione. – (DE) Signora Presidente, al momento è impossibile una nostra cooperazione con le attuali autorità. Ciò che possiamo fare, tuttavia, come ho detto poc’anzi, è fornire uno specifico sostegno alla società civile, nonché concentrare gli sforzi sul lavoro con la comunità accademica. Posso dirle che stiamo organizzando tre workshop al fine di individuare con precisione che cosa possiamo fare, coinvolgendo le organizzazioni non governative e il maggior numero possibile di paesi limitrofi, in quanto riteniamo che il sostegno alla società civile sia l’unica opportunità che abbiamo in questo momento per determinare un cambiamento in Bielorussia.

 
  
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  Kudrycka (PPE-DE).(PL) Molte grazie. Signora Commissario, sembrerebbe in effetti essenziale coinvolgere gli Stati limitrofi della Bielorussia negli sforzi volti a sostenere lo sviluppo della società civile nel paese. I programmi accademici e quelli relativi all’indipendenza dei media possono essere attuati solo con la collaborazione dei paesi limitrofi. Ritengo che trovare progetti che possano portare a finanziamenti aggiuntivi per tali misure sia il modo migliore di assicurare che in futuro si possa instaurare una cooperazione con un vero governo democratico in Bielorussia.

 
  
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  Ferrero-Waldner, Commissione.(EN) Innanzi tutto vorrei sottolineare che ho già risposto, in linea di principio, alla domanda relativa ai media. Ho illustrato chiaramente qual è per ora il parere della Commissione. Tuttavia, per quanto riguarda progetti e denaro le posso fare qualche esempio: il sostegno comunitario alla società civile dev’essere rafforzato; il programma comunitario TACIS – che prevede 10 milioni di euro per la Bielorussia nel 2005 e nel 2006 – si concentrerà sul sostegno alla società civile e all’indipendenza dei media – esattamente ciò su cui lei voleva concentrarsi; la cooperazione con i gradi più elevati dell’istruzione, compresi gli scambi di studenti e professori; l’alleviamento delle conseguenze del disastro di Chernobyl. Verrà intensificata anche la diffusione di informazioni relative all’Unione europea e alla politica europea di prossimità presso il grande pubblico. Inoltre, il programma TEMPUS finanzierà gli scambi con l’estero dei giovani studenti universitari bielorussi, lo sviluppo dei curricula di studi europei e la costruzione di capacità nelle università locali.

Come ho già detto, la Bielorussia ha i requisiti per il programma “Nuovi vicini”. Perciò beneficerà dello strumento di politica europea di prossimità a partire dal 2007.

In conclusione, l’iniziativa europea per la democratizzazione e i diritti umani (IEDDU) svolgerà un ruolo più attivo in Bielorussia negli anni a venire. Nel 2005 e nel 2006 i candidati bielorussi potranno richiedere il nostro sostegno grazie a due campagne: “Promuovere una cultura dei diritti umani” e “Promuovere i processi di democratizzazione”.

 
  
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  Onyszkiewicz (ALDE).(PL) Vorrei sapere se la Commissione europea è consapevole del fatto che questi programmi d’istruzione così necessari sono controllati dalle autorità bielorusse, e quindi non possono essere considerati un vero e proprio strumento di sostegno al processo di democratizzazione in Bielorussia. Vorrei inoltre chiedere se, alla luce dei commenti del Commissario Ferrero-Waldner, nell’ambito dell’iniziativa europea per la democratizzazione e i diritti umani (IEDDU) verrà assegnata una somma di denaro per sostenere iniziative indipendenti in Bielorussia, ricordando che negli ultimi anni non è stato destinato un solo euro del fondo a questo scopo.

 
  
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  Ferrero-Waldner, Commissione.(EN) Come ho affermato poc’anzi, si terranno tre workshop, l’ultimo dei quali avrà luogo in Lituania, in quanto questo paese ha invitato la Commissione a lavorare insieme ad alcuni paesi limitrofi ad alcune nuove idee e strategie e ad eventuali azioni da intraprendere con le organizzazioni non governative e altri organismi. Senza dubbio riferirò il suo suggerimento nel corso di tali workshop per vedere che cosa si può fare, ma ciò dovrà avvenire nel rispetto del quadro delle normative esistenti. Tuttavia ne terremo certamente conto.

 
  
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  Presidente. – Le interrogazioni nn. 38-41 riceveranno risposta per iscritto. Si ritornerà sulle interrogazioni nn. 39 e 40, perché fanno già parte dell’ordine del giorno di questa tornata.

Interrogazioni al Commissario Frattini

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 42 dell’onorevole Dimitrios Papadimoulis (H-0511/04):

Oggetto: Intercettazioni telefoniche senza autorizzazione dell’autorità giudiziaria

Il 5.12.2004 e il 7.12.2004, il prestigioso quotidiano greco "To Vima" ha rivelato l’esistenza di una rete di intercettazioni telefoniche da parte dei servizi italiani, le quali hanno interessato la telefonia mobile e fissa di cittadini greci in Grecia. Ciò trova conferma anche in un documento della Procura della Repubblica di Bari (Italia) riportato dal suddetto quotidiano. In particolare si è scoperto che la suddetta rete di intercettazioni è stata posta in essere in assenza di qualsivoglia decreto al riguardo, da parte delle autorità giudiziarie greche, mentre dirigenti della polizia greca e dell’organismo preposto alla lotta contro il crimine economico hanno dichiarato di essere stati informati a posteriori dell’esistenza della rete.

Intende la Commissione chiedere ulteriori ragguagli alle autorità italiane e greche? Dispone di informazioni circa l’esistenza o meno di una qualche forma di rimostranza da parte delle autorità greche per le intercettazioni telefoniche effettuate senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria, dalle autorità italiane, a danno di cittadini greci ? È possibile che le conversazioni telefoniche di cittadini di uno Stato membro siano intercettate dai servizi di un altro Stato membro senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria competente?

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (EN) La Commissione non ha avuto notizia di alcuna deposizione delle autorità greche su nessuno dei fatti menzionati dall’onorevole Papadimoulis. Poiché, nel caso delle intercettazioni telefoniche, bisogna sempre valutare la proporzione tra la violazione potenziale di diritti fondamentali e l’interesse pubblico tutelato da questi provvedimenti, il permesso di effettuare intercettazioni telefoniche intese come strumento di indagine penale è, nella maggior parte dei casi, soggetto all’autorizzazione di un giudice. Quando le autorità competenti di uno Stato membro, nel corso di indagini penali che si svolgono all’interno del loro paese, hanno bisogno di intercettare i telefoni o i servizi di telecomunicazione in un altro Stato membro, devono seguire le procedure istituite a questo scopo.

Ovviamente la Commissione non ha titolo per giudicare il comportamento di autorità giudiziarie indipendenti. Lo strumento europeo principale previsto per questi casi è la Convenzione del 2000 sulla reciproca assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell’Unione. Prima che tale Convenzione entrasse in vigore, gli Stati membri potevano ricorrere alla Convenzione del Consiglio d’Europa del 1959 sull’assistenza in materia penale e alla raccomandazione del Consiglio d’Europa (85)10 riguardante le rogatorie per l’intercettazione delle telecomunicazioni.

 
  
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  Papadimoulis (GUE/NGL). – (EL) Signora Presidente, signor Commissario, le do il benvenuto, ma lei mi sorprende. E’ incomprensibile che la Commissione eviti di fare commenti su una grave violazione delle norme fondamentali sulla tutela dei dati. Abbiamo avuto casi di intercettazioni telefoniche a danno di cittadini greci in Grecia da parte delle autorità italiane a totale insaputa delle autorità greche. Signor Commissario, fino a qualche settimana fa lei era un ministro del governo italiano. Perché non può alzare il telefono e chiedere al governo greco e al governo italiano cos’è successo?

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Mi scuso con l’onorevole parlamentare, ma posso soltanto ripetere che la Commissione non ha avuto informazioni su questo caso. Ad ogni modo, la Commissione non ha titolo legale per giudicare una violazione che, se commessa, sarebbe stata commessa da un’autorità giudiziaria indipendente e non da un’autorità governativa di uno Stato membro. Ci sono degli strumenti giuridici a disposizione, io li ho ricordati: in particolare le raccomandazioni del Consiglio d’Europa e la Convenzione sulla reciproca assistenza sempre del Consiglio d’Europa.

 
  
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  Mavrommatis (PPE-DE). – (EL) Signora Presidente, signor Commissario, penso che qui ci sia un altro equivoco o che le sia sfuggito qualcosa. Nel dicembre scorso i quotidiani la Repubblica e il Corriere della Sera hanno diffusamente trattato delle intercettazioni telefoniche; erano addirittura in possesso degli specifici schemi del dispositivo con cui viene perpetrato questo reato, con o senza virgolette. Questo dispositivo si trova da qualche parte a Milano o nell’Italia meridionale. Perciò mi sorprende che lei non abbia scoperto ancora nulla in proposito per poter dare oggi le risposte pertinenti.

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Certamente quello che dice l’onorevole è corretto. I giornali italiani hanno riportato alcuni fatti, tuttavia la Commissione può e deve rimanere nell’ambito dei suoi poteri giuridici, tra i quali non rientra quello di sottoporre né ad investigazioni né ad azioni il comportamento di autorità giudiziarie. Vi sono strumenti, anche all’interno degli Stati nazionali, che permettono di sottoporre ad un procedimento un magistrato, che ha compiuto un’attività illegale, ma questo ovviamente non può avvenire su richiesta della Commissione.

 
  
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  Martin, David (PSE). – (EN) Signor Commissario, indipendentemente dal caso in questione, la prossima volta che lei incontrerà i ministri della Giustizia spiegherà loro che, in base alle varie convenzioni internazionali da lei menzionate e nello spirito di appartenenza dell’Unione, è inaccettabile che le autorità – sia politiche che giudiziarie – di uno Stato membro effettuino intercettazioni telefoniche in un altro Stato membro senza l’approvazione esplicita di quest’ultimo?

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Onorevole, lei ha perfettamente ragione e questa è certamente la strada giusta. Come probabilmente sa in Italia spetta, da un lato al Ministro della giustizia, dall’altro all’organo di autogoverno della magistratura, agire contro i magistrati che hanno commesso atti contro la legge. Questa sollecitazione è stata certamente da me trasmessa al Ministro della giustizia italiana.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 43 dell’onorevole Claude Moraes (H-0522/04):

Oggetto: Relazione annuale della Commissione sulla migrazione

Cosa pensa la Commissione in merito alle reazioni concernenti la sua relazione annuale sulla migrazione (luglio 2004), incluso il parere di esperti come SOLIDAR (Katrin Hugendubel) e la piattaforma sociale delle ONG secondo i quali è difficile stabilire quali sono le "migliori pratiche" sulla politica d’integrazione, dal momento che i contesti dei vari Stati membri dell’UE sono estremamente diversi?

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (EN) E’ certamente vero che negli Stati membri si riscontrano approcci diversi riguardo all’integrazione. La teoria e la pratica variano in base a diversi fattori: differenti vicissitudini in materia d’immigrazione e cambiamenti nei ruoli del governo e della società civile per quanto riguarda le politiche d’integrazione costituiscono appunto due esempi.

La Commissione ha coerentemente sottolineato che la politica d’integrazione era per definizione un settore nel quale è in gioco la sussidiarietà. D’altra parte, tutti gli Stati membri aderiscono a diritti umani e a valori condivisi come l’uguaglianza, la lotta alla discriminazione, la solidarietà, la tolleranza, ecc.

Mediante lo scambio di informazioni e di esperienze attualmente in corso e soprattutto grazie al lavoro dei punti di contatto nazionali per l’integrazione, assistiamo ora a un certo grado di convergenza per quanto riguarda gli approcci di carattere politico, gli scopi e gli obiettivi, come ha confermato a dicembre l’adozione, da parte del Consiglio, di principi fondamentali comuni in materia d’integrazione.

La Commissione ha pubblicato nel novembre 2004 un manuale sull’integrazione per i responsabili politici e gli addetti che riporta esempi provenienti da tutta l’Unione di buone prassi in materia di programmi di presentazione e di indicatori per l’integrazione e per la cittadinanza attiva, spiegando che ci sono molti problemi comuni e mostrando quanto possiamo imparare gli uni dagli altri. Le migliori procedure vanno prese per quello che sono: idee, lezioni da imparare e consigli che possono ispirare e informare i responsabili politici in merito alla definizione delle politiche richieste.

 
  
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  Moraes (PSE). – (EN) Ringrazio il Commissario per la chiarezza della sua risposta. So dal precedente dibattito che lei ha preso sul serio il tema dell’integrazione.

La Commissione ha un reale impatto sulla politica d’integrazione e un ruolo diretto, per esempio, nel consolidamento delle direttive esistenti che sono fondamentali per l’integrazione – mi riferisco espressamente alla direttiva sull’occupazione e alla direttiva sull’uguaglianza razziale. La Commissione ha svolto un ruolo di primo piano nel cercare di consolidare queste direttive, che sono rimaste inattuate, per quanto mi è dato sapere, in almeno due Stati membri. Può far ricorso ai poteri della sua carica per rafforzare tali direttive che hanno un ruolo così importante nel processo d’integrazione? Lei ne ha la facoltà.

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Sì, la Commissione ha ovviamente questa facoltà e posso assicurarle che la Commissione farà tutto quanto è in suo potere per garantire, stimolare e incoraggiare gli Stati membri ad attuare integralmente tutte le direttive nell’interesse comune dell’Europa.

 
  
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  Muscat (PSE). – Signor Commissario, userò la vostra lingua madre per essere diretto su una questione datata: quella dell’immigrazione illegale. Gli sbarchi dei clandestini non attenderanno certo che noi abbiamo una strategia comune prima di continuare nel Mediterraneo. Di sicuro, se non continuano anche adesso, è perché i disperati sono in fondo al mare. Allora voglio chiedere cosa sta facendo la Commissione e che cosa è previsto nel futuro prossimo per aiutare paesi sulla frontiera dell’Unione europea – mi riferisco in particolare al mio paese, Malta – per fornire aiuto, per accogliere in modo decente i clandestini? Quanti fondi saranno stanziati per questo?

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Il tema dell’immigrazione illegale è uno di quelli che la Commissione considera prioritari. Mentre prepariamo azioni politiche e soluzioni europee comuni, come lei ha osservato, ci dobbiamo preoccupare anche del dramma quotidiano delle persone disperate. La Commissione può e deve agire, ed agirà, per garantire che siano rispettati i diritti fondamentali delle persone che entrano nel territorio europeo, ovviamente anche quelle che entrano in modo illegale: il diritto al rispetto della vita umana e della sua dignità non è questione di differenze giuridiche.

Detto questo, le politiche strategiche debbono essere accelerate. Non possiamo approfittare di un ritardo per continuare a permettere un afflusso illegale, dobbiamo subito rispettare i diritti fondamentali delle persone e contemporaneamente preparare le politiche comuni di accoglienza, da un lato, e di prevenzione contro l’illegalità, dall’altro lato.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 44 dell’onorevole Ignasi Guardans Cambó (H-0523/04):

Oggetto: Terrorismo

Nella decisione quadro del Consiglio, del 13 giugno 2002, sulla lotta contro il terrorismo si chiedeva agli Stati membri di legiferare in determinati settori connessi con tale lotta, allo scopo di pervenire a definizioni comuni di fronte alle minacce incombenti. Ai sensi dell’articolo 11 di detta decisione quadro, la Commissione e il Consiglio dovevano valutare, entro la fine del 2003, in quale misura gli Stati membri avevano posto in atto misure specifiche contro il terrorismo.

Tali testi sono stati infine presentati dalla Commissione l’8 giugno 2004 (COM(2004)0409/def.) e dal Consiglio il 12 ottobre 2004 (11687/2/04/rev. 2). Da entrambe le relazioni emerge in modo chiaro e oggettivo la passività degli Stati membri e il mancato raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla decisione quadro del Consiglio.

La Commissione manca di strumenti vincolanti per esigere dagli Stati che rispettino le decisioni quadro. Al fine di garantire la credibilità dell’Europa nella lotta contro il terrorismo, come intende procedere la Commissione per dare impulso e pervenire ad un’autentica politica antiterroristica europea, nonché per garantire che gli Stati tengano fede a quanto promettono in materia di sviluppo legislativo?

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Conformemente all’articolo 34 del Trattato sull’Unione europea, le decisioni quadro sono vincolanti per gli Stati membri quanto al risultato da ottenere, fatta salva la competenza delle autorità nazionali in merito alla scelta delle modalità e dei mezzi. “Tuttavia le decisioni quadro non hanno efficacia diretta”.

Se nell’ambito del primo pilastro la Commissione ha l’autorità di avviare un procedimento di infrazione contro uno Stato membro, questa possibilità manca nell’ambito del Trattato sull’Unione europea. La situazione descritta dall’onorevole Guardans Cambó non agevola di certo il ruolo della Commissione, ma ciò non le impedisce di elaborare una vasta gamma di iniziative politiche che sono state la base per definire la politica dell’Unione nell’importante settore della lotta contro il terrorismo.

La Commissione ha svolto molto attivamente questo ruolo, redigendo nel giugno 2004 la versione riveduta del piano d’azione sulla lotta al terrorismo, aggiornandola nel dicembre 2004 e applicando più della metà dei relativi provvedimenti. Ciò risulta chiaramente anche dalla presentazione, avvenuta nell’ottobre 2004, di quattro comunicazioni relative a vari aspetti della prevenzione, preparazione e risposta in caso di attentati terroristici, nonché dall’adozione, nello stesso anno, di una comunicazione sull’accesso reciproco alle informazioni relative alla lotta contro il terrorismo e di vari documenti riservati nel campo della gestione delle conseguenze e della protezione delle infrastrutture critiche.

La Commissione in generale, il Presidente Barroso e il sottoscritto in particolare, sono decisi a lavorare in stretta cooperazione con le Presidenze del Consiglio per sostenere la lotta contro il terrorismo. Si tratta di uno dei punti principali nell’agenda del Consiglio, del Consiglio “Giustizia e affari interni” e di quello europeo che comprende i capi di Stato e di governo.

 
  
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  Guardans Cambó (ALDE). – Conosco bene il quadro giuridico nel quale si può muovere la politica antiterroristica europea per quel che riguarda la Commissione e lei lo ha descritto benissimo. Ma se non vogliamo fare un’ipocrisia collettiva, bisogna chiamare le cose con il loro nome. Il nome è che si fanno grandi convegni, dove si trovano tutti i presidenti di governo, dopo fanno la conferenza stampa, presentano una decisione, dopo questa decisione non succede niente. E’ la Commissione stessa che lo ha ammesso l’8 giugno del 2004. Allora la domanda è: cosa farà la Commissione politicamente per mettere questo in pratica?

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – La Commissione inizierà ad illustrare alla fine di questo mese al Consiglio informale dei ministri degli interni e della giustizia il piano d’azione per attuare la strategia dell’Aia. Il piano d’azione sarà presentato in maggio di quest’anno e io auspico che sia approvato dal Consiglio europeo in giugno.

Il piano d’azione contro il terrorismo conterrà misure ed indicazioni concrete, scadenze precise per gli Stati membri e obblighi vincolanti per una politica comune di rafforzamento della cooperazione, degli scambi d’informazione, della protezione delle vittime degli attacchi terroristici. Queste sono le misure che la Commissione intende preliminarmente sottoporre a questo Parlamento, cosa che noi faremo all’inizio del mese di febbraio, quindi ben prima di formulare la nostra proposta, raccoglieremo poi la voce di questo Parlamento sulle proposte concrete.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 45 dell’onorevole Bill Newton Dunn (H-0524/04):

Oggetto: Notificazione e raccolta di dati statistici sulla criminalità nell’Unione

Come procede il lavoro della Commissione in vista di una proposta per la fissazione di criteri standardizzati per la notificazione e la raccolta di dati statistici sulla criminalità in tutta l’Unione europea?

Fino a che non si sarà istituito un sistema del genere, sarà difficile per le autorità incaricate dell’applicazione della legge avere un quadro chiaro delle dimensioni dell’attività delle organizzazioni criminali e sarà perciò estremamente difficile contrastarle efficacemente.

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (EN) La Commissione è d’accordo sul fatto che l’assenza di dati statistici comparabili sulla criminalità renda più difficoltoso lo sviluppo di una politica di controllo sull’applicazione del diritto comunitario.

La Commissione sta elaborando un progetto di piano d’azione sui dati statistici relativi alla criminalità nell’Unione. Per questo progetto, che sarà presentato sotto forma di comunicazione della Commissione nella primavera del 2005, si stanno consultando esperti di statistica sulla criminalità negli Stati membri. I due blocchi principali del progetto sono: l’istituzione di un apparato di coordinamento adeguato per assicurare che gli Stati membri, la Commissione e altri soggetti chiave partecipino al processo di elaborazione di metodi comuni di raccolta dei dati e di una definizione armonizzata; il secondo elemento riguarda lo sviluppo di un’elaborazione di dati statistici comparabili, cosa che includerà molti componenti diversi da approfondire nel tempo, come le definizioni di tipologie criminali e un inventario di definizioni sul quale c’è già un accordo a livello di Unione.

La Commissione, collaborando strettamente con Europol e altri fornitori e utenti di dati statistici sulla criminalità nell’Unione, sta sviluppando questo progetto gradualmente, a seconda della capacità, da parte degli Stati membri, di fornire dati in materia. Il progetto di piano d’azione della Commissione è stato discusso con i direttori europei delle statistiche sociali nel settembre 2004. Si è stabilito di istituire una task force incaricata di esaminare metodi statistici appropriati per monitorare la criminalità. Questa task force comincerà la sua attività nel maggio 2005.

Vorrei anche far presente che la Commissione sta collaborando al lavoro intrapreso al fine di valutare statisticamente la qualità e l’efficienza delle strutture giudiziarie. Un seminario sul tema, cofinanziato dal programma AGIS dell’Unione, è stato ospitato dal ministero della Giustizia italiano a Roma nell’ottobre 2004.

 
  
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  Newton Dunn (ALDE). – (EN) Grazie, signor Commissario, per aver risposto anche a questa interrogazione. Le sono molto grato perché si è reso conto dell’urgenza del problema dal momento che, con l’apertura delle frontiere nell’Unione, la criminalità organizzata è libera di operare e prosperare, mentre le nostre forze di polizia sono nazionali e non possono varcare le frontiere. Perciò si tratta di un problema serio. Mi compiaccio che lei se ne stia occupando con notevole sollecitudine.

Può dirci chi sarà responsabile dell’apparato di coordinamento? Sarà Europol, la Commissione o una nuova agenzia?

 
  
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  Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Non credo che si possano e si debbano istituire nuovi organismi; credo che questo settore debba vedere, da un lato un indirizzo strategico, direi politico, della Commissione, dall’altro, la possibilità di impiegare diversamente Europol che, come tutti sappiamo, sta cercando di sviluppare le sue funzioni e le sue missioni. La Commissione intende stimolare proprio questa progressione, questa crescita delle funzioni di Europol. Questo è sicuramente uno dei settori in cui un lavoro si può fare.

 
  
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  Sbarbati (ALDE). – Signora Presidente, vorrei esprimere alcune considerazioni: qui ci sono colleghi che come me sono qui dall’inizio della seduta, hanno posto domande scritte e non hanno trovato la possibilità di avere una risposta in Aula e per poi controbattere eventualmente con un’ulteriore domanda, se erano soddisfatti o meno.

Credo che sia opportuno che la presidenza e gli uffici giuridici valutino meglio la questione del Tempo delle Interrogazioni e pensino bene quale tempo, quante interrogazioni in questo tempo possono essere soddisfatte, perché non si può costringere un deputato a stare in Aula tutto questo tempo e non avere poi la soddisfazione di avere una risposta immediata e diretta dal Commissario competente.

Credo che la situazione meriti un approfondimento da parte dei servizi del Parlamento, è assolutamente inammissibile che si possa verificare una situazione di questo tipo.

 
  
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  Presidente. – Onorevole Sbarbati, il Regolamento contiene chiare disposizioni per lo svolgimento del Tempo delle interrogazioni. Prima diversi deputati hanno chiesto di intervenire su un determinato argomento e non sono riuscita a dare la parola a tutti. A mio parere, il problema principale è che molti deputati impiegano parecchio tempo a formulare le domande complementari, senza attenersi al limite dei 30 secondi, il che ovviamente fa sì che siamo spesso in ritardo. Tuttavia, terrò conto delle vostre osservazioni. Vorrei rivolgere a tutti i miei sinceri ringraziamenti e soprattutto ringraziare di nuovo il Commissario Frattini per la sua disponibilità a trattenersi tanto a lungo in Aula con noi per il Tempo delle interrogazioni.

Le interrogazioni dal n. 46 al n. 76 riceveranno risposta per iscritto.

 

13. Ordine del giorno della prossima seduta (vedasi processo verbale)

14. Chiusura della seduta
  

(La seduta termina alle 19.28)

 
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