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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 12 gennaio 2005 - Strasburgo Edizione GU

3. Programma della Presidenza lussemburghese
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione del Consiglio sul programma della Presidenza lussemburghese.

Do la parola al Presidente in carica del Consiglio Juncker, Primo Ministro del Lussemburgo, cui vorrei rinnovare il cordoglio del Parlamento per la morte di Sua Altezza Reale, la Granduchessa Giuseppina Carlotta di Lussemburgo, Principessa del Belgio.

 
  
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  Juncker, Consiglio.(FR) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, signora Commissario, onorevoli deputati, devo dire che per me è sempre un immenso piacere recarmi a Strasburgo, città europea per eccellenza, simbolo della riconciliazione franco-tedesca, crocevia di tante ambizioni europee, luogo di intersezione di tanti sogni continentali.

Al piacere di essere qui si aggiunge oggi l’onore di presentare al Parlamento europeo, ovvero ai rappresentanti eletti dai popoli europei, le priorità della Presidenza lussemburghese dell’Unione europea. La Presidenza lussemburghese fa seguito a quella degli amici olandesi. Desidero complimentarmi vivamente per il loro lavoro, la loro tenacia e per gli innegabili successi conseguiti. L’Unione europea ha compiuto importanti progressi sotto la Presidenza olandese. Quando volgerà al termine, vorrei poter dire altrettanto dell’undicesima Presidenza lussemburghese iniziata da qualche giorno.

L’esperienza delle Presidenze precedenti, certo, può essere utile e preziosa, ma le Presidenze si susseguono e non si assomigliano. Quando nel 1985 ho presieduto per la prima volta il Consiglio dei ministri, le Comunità europee contavano dieci Stati membri; quando sono stato Presidente nel 1991, c’erano 12 ministri attorno al tavolo; quando ho rivestito la Presidenza nel 1997, eravamo 15, mentre oggi siamo 25 Stati membri. In vent’anni il numero degli Stati membri è più che raddoppiato.

Il sistema decisionale, come è ovvio, è divenuto più complicato. Che gioia, comunque, che felicità vedere che l’Unione europea conta oggi tra i suoi membri i paesi dell’Europa centrale e orientale che una funesta decisione della storia voleva allontanare da noi per sempre!

Dall’esperienza delle nostre varie Presidenze e dall’osservazione di quelle successive degli altri paesi ho tratto due insegnamenti. L’Unione europea innanzi tutto compie effettivamente passi avanti solo se chi la presiede non colloca al centro i propri interessi nazionali, ma li sostituisce con l’interesse comune che è la migliore definizione dell’interesse di tutti. L’Unione europea poi trova la sua vera coerenza, se non la sua armonia, solo nel rispetto dello spirito e della lettera del metodo comunitario e dell’equilibrio istituzionale tra le tre Istituzioni.

La Commissione non è un arbitro guardalinee che vigila sul mero rispetto delle regole del mercato interno. La Commissione deve essere parte attiva, ispiratrice e forza trainante dell’azione. Il Consiglio, poi, non è l’esclusivo terreno d’azione degli interessi nazionali, per quanto legittimi possano essere, ma è un laboratorio per la concertazione. Il Parlamento non deve stare in panchina, non è uno spettatore, ma un attore privilegiato in virtù della legittimazione del suffragio universale.

Mi vedrete pertanto spesso alle vostre riunioni, nei vostri uffici, nei vostri corridoi di Bruxelles e di Strasburgo. Lo dico per me, per i miei ministri, per tutti coloro che lavorano al servizio del Parlamento e dunque per voi. Dobbiamo vigilare insieme affinché il nuovo Trattato costituzionale venga ratificato a condizioni adeguate. Certo, il progetto di Costituzione non è perfetto. Tuttavia non dobbiamo giudicarlo in rapporto all’ideale, ma alla luce dei cambiamenti di cui l’Europa necessita per restare in futuro un esempio nel mondo. Oggi dobbiamo fare quello che occorre per garantire che domani possa essere così e dobbiamo ratificare il Trattato. Dobbiamo tenere presente che il Trattato è un testo che non è né di destra né si sinistra. Il suo contenuto sarà il frutto delle nostre convinzioni, della nostra volontà e della nostra ambizione. Se la nostra volontà e la nostra ambizione sono perfette, l’applicazione del nuovo Trattato, forse imperfetto sul piano teorico, conoscerà successi probabilmente perfetti nella realtà.

La ratifica del Trattato non sarà un compito sempre agevole e, in proposito, nutro una forte preoccupazione: non dobbiamo utilizzare le potenziali difficoltà delle ratifiche parlamentari e referendarie a mo’ di pretesto per rallentare l’azione ed evitare di prendere decisioni. Non dobbiamo rimandare le decisioni più spinose all’indomani del primo referendum, poi del secondo, poi del terzo e così via di seguito. All’atto di richiedere l’approvazione dei cittadini e dei parlamenti europei dobbiamo dimostrare che l’Europa funziona, che va avanti, che delibera, che si assume le proprie responsabilità. L’azione vigorosa dell’Unione europea può avere la meglio sugli indecisi, mentre l’inazione, per contro, può far vacillare i convinti.

Signor Presidente, i toni solitamente solenni che contraddistinguono l’insediamento della nuova Presidenza quest’anno sono stati offuscati dalla terribile tragedia del maremoto nel sud-est asiatico. Le immagini profondamente strazianti dei morti, dei feriti e della devastazione hanno proiettato un’ombra immensa sulla fine del 2004 e sull’inizio del 2005. Ci ricorderemo a lungo di questo dramma e vorrei che, oltre all’aiuto immediato d’emergenza, continuassimo a dimostrare la nostra solidarietà ai popoli martoriati e alle regioni devastate dell’Asia. Vorrei inoltre che fossimo coscienti del fatto che la miseria che oggi vediamo in Asia non deve fare dimenticare la povertà, il sottosviluppo, la fame e le morti ingiuste che vi sono altrove. I nostri cuori devono essere dove le telecamere televisive non ci sono più o non ci sono mai state.

(Applausi)

Signor Presidente, la strategia europea di sicurezza ci invita a promuovere la pace, la democrazia e la stabilità lottando contro le cause profonde dell’insicurezza nel mondo.

L’utilizzo coerente e coordinato dell’insieme degli strumenti dell’Unione sarà particolarmente necessario nei Balcani occidentali, in Medio Oriente, nelle nostre relazioni con la Russia e l’Ucraina, nonché a livello di relazioni transatlantiche.

L’avvenire dei Balcani, regione che non ha ancora superato il trauma del suo recente passato, deve iscriversi nella prospettiva europea. L’apertura dei negoziati di adesione con la Croazia nel marzo 2005, non appena verrà confermata la totale e piena collaborazione con il Tribunale penale per la ex Jugoslavia, dimostrerà a tutti i paesi balcanici che i loro sforzi di democratizzazione saranno ricompensati e potranno essere proficui.

Per gli altri paesi della regione, l’azione dell’Unione europea si impernierà sul quadro generale delineato dall’agenda di Salonicco, che illustra la prospettiva europea proposta ai paesi dei Balcani occidentali. La Presidenza proseguirà i negoziati con l’Albania in vista di un accordo di stabilizzazione e di associazione. Altro appuntamento cruciale nella regione sarà, a metà del 2005, l’esame dell’attuazione della politica degli standard in Kosovo. Seguiremo con particolare attenzione l’evolversi della situazione in questo paese. Sono del parere che, a prescindere dal futuro status del Kosovo, l’avvenire del paese si trovi all’interno dell’Unione europea.

La Federazione russa è un partner strategico dell’Unione europea e rimane un protagonista di primo piano della sicurezza e della stabilità europea. Occorre riconoscere che le relazioni con il nostro vicino russo al momento sono insoddisfacenti. Farò tutto il possibile per porvi rimedio, senza tuttavia rinunciare alle nostre richieste essenziali. Sono certo che potrò contare su di voi in questo sforzo.

Al Vertice Unione europea/Russia che si terrà a Mosca il 10 maggio prossimo, la Presidenza si sforzerà di giungere a un pacchetto equilibrato sui quattro spazi comuni definiti in occasione del Vertice di San Pietroburgo e fondati su valori comuni e interessi condivisi.

L’Unione europea instaurerà strette relazioni con il nuovo Presidente dell’Ucraina, in particolare nell’ambito dell’attuazione della politica europea di vicinato. Abbiamo tutto l’interesse ad avere come vicina un’Ucraina stabile e prospera, fortemente ancorata nella democrazia, avviata verso la modernizzazione. La Presidenza preparerà minuziosamente il Vertice Unione europea/Ucraina che dovrebbe svolgersi durante la Presidenza britannica.

Mi soffermerò ora sulle relazioni transatlantiche. Per essere stabile, il mondo ha bisogno di un partenariato transatlantico efficace. Oggi le relazioni transatlantiche non sono né cattive né particolarmente buone, ma, a dire il vero, la situazione attuale non soddisfa le attese di nessuna delle due parti. Occorrerà pertanto migliorare la qualità delle nostre relazioni nell’interesse di entrambe le parti. Lo faremo in occasione dei due vertici con il Presidente Bush, il primo dei quali si terrà a febbraio, su richiesta del Presidente americano, e il secondo a giugno. Non ci concentreremo sulle divergenze che possono essere sorte di recente tra gli Stati Uniti e alcuni Stati europei; cercheremo invece di metterci d’accordo su una serie di questioni concrete che esigono risposte non meno concrete. Le relazioni transatlantiche non sarebbero complete senza il Canada, e mi rallegro per il fatto che sotto la Presidenza lussemburghese si terrà un vertice con questo paese in occasione del quale potremo discutere in via amichevole di tutti i problemi di reciproco interesse.

La stessa osservazione si applica, all’altro capo del mondo, ai nostri amici giapponesi.

A questo punto, signor Presidente, vorrei spendere un paio di parole sul Medio Oriente. Le elezioni del 9 gennaio, a seguito delle quali Abbas è stato nominato Presidente dell’Autorità palestinese, e la prospettiva del ritiro israeliano dalla striscia di Gaza aprono una finestra di opportunità per rilanciare il processo di pace e accelerare l’attuazione della road map. Ora occorre cogliere questa opportunità. In proposito desidero fare i miei auguri alla Conferenza sul Medio Oriente che si terrà a Londra a marzo 2005, che, ne sono certo, costituirà un passo essenziale per il consolidamento del processo di pace.

Durante la Presidenza lussemburghese il processo di allargamento dell’Unione europea seguirà le decisioni adottate dal Consiglio europeo dello scorso dicembre. Cominceremo i negoziati di adesione con la Croazia a marzo. Quanto alla Bulgaria e alla Romania, mi auguro che il Parlamento ad aprile manifesterà il proprio assenso sull’adesione di questi due paesi, in modo da permetterci di ratificare i trattati di adesione in quello stesso mese.

Signor Presidente, non riusciremo a rendere l’Unione europea più vicina ai cittadini se non sapremo soddisfare le loro legittime aspettative nei confronti della sicurezza interna. Il nuovo Trattato costituzionale spiana la strada all’eliminazione definitiva dell’eccezione giustizia e affari interni, ovvero alla completa integrazione di quest’ambito nel progetto europeo mediante la rigorosa applicazione del metodo comunitario. Sotto la nostra Presidenza le attività relative alla giustizia e agli affari interni si iscriveranno in questa prospettiva e la nostra base di lavoro sarà costituita dell’eccellente programma dell’Aia, adottato dal Consiglio europeo dello scorso novembre.

Per assicurare la costruzione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, dobbiamo pensare in termini europei prima che nazionali. Dobbiamo promuovere la diffusione di una cultura di sicurezza europea, soprattutto per la lotta contro la grande criminalità organizzata. I progressi nella realizzazione dello spazio di libertà sicurezza e giustizia sono, secondo noi, un compito essenziale, se non decisivo. Innanzi tutto occorrerà senz’altro ottimizzare la cooperazione operativa tra gli Stati membri. Dobbiamo ad esempio rendere possibile uno scambio di informazioni rapido e agevole tra le forze di polizia e le autorità giudiziarie degli Stati membri. Il principio di disponibilità costituirà un importante passo avanti nella cooperazione tra le forze di polizia. La Presidenza avvierà non appena possibile i lavori in materia. La Presidenza desidera altresì consolidare lo spazio giudiziario europeo, che si fonda sia sul mutuo riconoscimento che sull’armonizzazione legislativa. Ci adopereremo in particolare per fare avanzare i negoziati sul mandato europeo per l’ottenimento delle prove, nonché i negoziati sulla possibile creazione di un casellario giudiziario europeo. La sicurezza europea ne uscirà rafforzata, ma non a detrimento delle libertà civili che caratterizzano la convivenza europea.

La lotta contro il terrorismo deve costituire una priorità permanente. In proposito accolgo favorevolmente l’iniziativa spagnola di riunire a marzo i capi di Stato o di governo a Madrid. La Presidenza darà particolare risalto alla lotta contro il finanziamento del terrorismo.

Per quanto riguarda l’asilo e l’immigrazione la Presidenza si concentrerà su tre punti: il rafforzamento dei partenariati con i paesi d’origine e di transito, l’introduzione di un approccio armonizzato in materia di politica di ritorno e di riammissione e l’avvio per il primo maggio dei lavori dell’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne.

Signor Presidente, onorevoli deputati, facciamo spesso riferimento, e a ragione, all’Europa dei cittadini. Non bisogna illudersi. Se non riusciremo a fare dell’Unione europea uno spazio di lavoro, di benessere per tutti, i cittadini si allontaneranno dall’Europa, dall’Unione e dal progetto politico a essa sotteso. Per fare fronte a tale rischio e ridare all’Europa il posto economico e sociale che le spetta, abbiamo avviato, quasi cinque anni fa, la strategia di Lisbona. Volevamo, e vogliamo tuttora, fare dell’Unione europea l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale, rispettosa dell’ambiente e delle risorse naturali.

Dopo cinque anni di tiepidi successi è giunto il momento di un bilancio intermedio, che verrà elaborato in occasione del Consiglio europeo di primavera. Innanzi tutto occorrerà chiarire la finalità della strategia. La strategia di Lisbona, appellativo a mio avviso completamente incomprensibile ai più, in realtà è un programma finalizzato alla competitività, alla crescita, alla coesione sociale e alla tutela dell’ambiente. Tale strategia deve fondare su basi solide il benessere sostenibile degli europei: occorre agire oggi per garantire domani l’accesso di tutti al modello sociale europeo, che non deve degenerare in un mito, ma restare, o meglio tornare a essere, una realtà viva per tutti. Se vogliamo garantire l’integrità del modello sociale europeo, occorrerà riformarlo affinché possa rispondere alla crisi della crescita, alla sottooccupazione, all’indebolimento del tessuto sociale, alla perdita di competitività e di produttività, al calo demografico e all’invecchiamento della popolazione.

Certo, gli europei non amano le riforme: le temono e non ne comprendono le motivazioni. E’ dunque necessario spiegare loro che le riforme da noi prospettate mirano a garantire la sopravvivenza e l’efficienza del modello sociale europeo. Occorre convincere i cittadini che il rinvio delle riforme ne accresce i costi: bisogna dimostrare che è giusto agire e che sarebbe sbagliato subire la situazione. In definitiva occorre rilanciare l’Europa.

Nel tracciare un bilancio intermedio occorre poi tenere insieme i tre pilastri della strategia; economico, sociale e ambientale. So bene che l’Europa ha un problema di competitività, che spiega in larga parte i mediocri risultati in termini di crescita e di occupazione. La competitività deve essere rafforzata, certo. Non è tuttavia fine a se stessa, un risultato neutro di per sé sufficiente. No, dobbiamo ritrovare una competitività che ci permetta di ottenere una crescita più forte e più sostenibile e che abbia per scopo una maggiore coesione sociale e un ambiente più armoniosamente equilibrato.

(Applausi)

Per favore, non avviamo uno stupido e sterile dibattito per stabilire se occorra più competitività e quindi meno coesione sociale, o più coesione sociale e meno ambiente. Per essere forte l’Europa ha bisogno di tre cose insieme: una migliore competitività, una maggiore coesione sociale, condizioni ecologiche più equilibrate.

(Applausi)

Dico sì alla competitività, dico no alla rinuncia alle nostre ambizioni sociali ed ecologiche. Dico per esempio sì all’apertura dei mercati dei servizi, ma dico no al dumping sociale, elemento che alcuni vorrebbero promuovere.

(Applausi)

In definitiva, signor Presidente, dobbiamo trovare il metodo giusto per garantire il successo della strategia.

Dopo cinque anni di navigazione a vista tra successi e fallimenti, non dobbiamo tanto chiederci che cosa dobbiamo fare, in quanto in realtà lo sappiamo, ma piuttosto come lo faremo. Dobbiamo realizzare lo spazio europeo della conoscenza, aumentare gli sforzi nella ricerca, migliorare i nostri sistemi di istruzione, promuovere l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Dobbiamo fare tutto ciò, ma come?

In Europa sono in corso troppi processi. Vi sono i grandi orientamenti di politica economica, le linee guida sull’occupazione, la strategia per lo sviluppo sostenibile, la strategia per il mercato interno, la carta delle piccole e medie imprese, il processo di Colonia, quello di Cardiff e via dicendo. Molto spesso tutti questi processi si arenano in procedure burocratiche senza capo né coda. L’Unione europea assomiglia più a un’unità di ricerca, peraltro inutilizzata, che a una fucina di idee concrete e applicate.

(Applausi)

Dobbiamo cambiare questo stato di cose razionalizzando la nostra strategia. La nostra strategia è essenzialmente europea, ma la sua applicazione deve essere prima di tutto nazionale. Vorremmo che la strategia restasse essenzialmente europea, deve essere rivista in modo globale ogni due anni, o meglio ogni tre. Non si può cambiare strategia ogni sei mesi, da un Consiglio europeo all’altro, secondo il capriccio e l’ispirazione delle Presidenze. La strategia deve avere un ampio respiro temporale.

Vogliamo che l’attuazione a livello nazionale venga accelerata e intensificata. Proporremo agli Stati membri di elaborare programmi d’azione nazionali da concertare con le parti sociali e presentare ai parlamenti nazionali, che, insieme alle Istituzioni comunitarie, vigileranno sulla loro attuazione. Detti programmi nazionali dovrebbero tenere conto delle peculiarità nazionali e regionali e permettere di modulare il ritmo e l’intensità delle rispettive riforme nazionali, facilitando così la valutazione dei risultati già perseguiti.

Questo è quanto per la strategia e il suo metodo di applicazione. Ne ridiscuteremo in dettaglio: voi, Parlamento, e noi, Consiglio e noi due con la Commissione che presto ci presenterà la sua relazione di sintesi.

Signor Presidente, onorevoli deputati, il riorientamento parziale della strategia di Lisbona ci invita inoltre a una riflessione sul Patto di crescita e di stabilità. Mi correggo, sul Patto di stabilità e di crescita!

(Si ride)

In effetti, avrei preferito la prima formula.

(Applausi)

Poiché però nel 1996 in Europa eravamo governati da chi sappiamo – e non da quelli che credete voi! – è stato scelto il secondo ordine che ho detto.

(Ilarità e applausi)

La revisione del Patto è iniziata sotto la Presidenza olandese e vorremmo che si concludesse sotto la Presidenza lussemburghese. Riformeremo il Patto o, per meglio dire, adegueremo le sue misure di applicazione. Mi spiego illustrandovi innanzi tutto quello che non faremo.

L’Unione economica e monetaria ha bisogno di stabilità. Di conseguenza non bandiremo la stabilità, né dal nostro vocabolario né dalla pratica. La stabilità è un elemento fondamentale del Patto su cui si fonda l’euro. Avevamo promesso una moneta stabile. L’euro rimarrà stabile e forte. Di conseguenza, preferisco dirlo subito, la Presidenza non proporrà di neutralizzare o di concedere l’immunità ad alcune categorie di spese di bilancio nell’applicazione del Patto. Resteranno pertanto in vigore i criteri di base, il 3 per cento per il deficit, il 60 per cento per il debito.

A mio avviso è tuttavia evidente che sono indispensabili dei cambiamenti affinché il Patto possa meglio tenere conto della congiuntura economica. Nei periodi di forte crescita economica gli Stati membri dell’area dell’euro devono essere prioritariamente vincolati a destinare le eccedenze di bilancio alla riduzione del debito e del deficit. Arricchiremo la dimensione preventiva del Patto con un’ingente dose di stabilità aggiuntiva.

Nei periodi di crescita debole, d’altro canto, gli Stati membri della zona euro devono disporre di margini di manovra finanziaria più reattivi. Tali margini saranno tanto più ampi quanto più gli sforzi di riduzione del deficit e del debito saranno stati coerenti nelle fasi di espansione economica. Se nei periodi di crescita debole, uno Stato incorre in un deficit eccessivo, questa situazione e le conseguenze che ne derivano, tra l’altro in materia di correzione tempestiva, saranno giudicate alla luce di criteri di valutazione obiettivi.

Occorre assolutamente evitare giudizi politici arbitrari che rischiano di sfociare in valutazioni diverse a seconda delle dimensioni del paese. Da questo punto di vista il Lussemburgo è sempre perdente.

(Applausi)

Onorevole Cohn-Bendit, avremo un’opportuna discussione al momento debito, in sede di commissione, senza troppi testimoni, sul paragone che si potrebbe fare tra Francia, Germania e Lussemburgo in materia di imposte e di tassazione. E’ una discussione interessante e molto istruttiva per tutti coloro che, lo devo dire, hanno una visione un po’ superficiale del Lussemburgo.

(Applausi)

Vi invito a discutere serenamente del Patto. Diffido delle soluzioni estreme. Dico no a quanti vogliono sostituire alla stabilità una flessibilità sfrenata e senza limiti e dico no a quanti vogliono erigere a dogma il Patto nella sua forma attuale. Abbiamo bisogno di più stabilità e di più flessibilità a seconda del ciclo economico.

Signor Presidente, sicuramente si stupirebbe se non parlassi dell’imminente discussione sulle prospettive finanziarie. Non sviscererò con voi i dettagli di questo – va detto – difficile argomento, in quanto voi lo padroneggiate meglio di me. Mi limiterò a dire che la Presidenza lussemburghese farà tutto il possibile per raggiungere un accordo sulle prospettive finanziarie entro giugno.

Tuttavia, non mi faccio illusioni. Gli Stati membri si sono trincerati dietro le loro posizioni e faranno fatica a disfarsene per tempo, cioè adesso! Se non concorderemo una posizione comune sotto la Presidenza lussemburghese, il 1° gennaio 2007 ci troveremo nell’impossibilità politica, legislativa e tecnica di rispondere alla sfida dell’Unione europea allargata.

Di conseguenza, nessuna Istituzione e nessuno Stato membro avranno interesse ad andare avanti di proroga in proroga. Il mancato raggiungimento di un accordo a giugno non decreterà il fallimento della Presidenza, cosa che mi interessa solo molto marginalmente, ma il fallimento dell’Europa. Decidiamo dunque! Decidiamo in fretta e subito!

(Applausi)

Dobbiamo risparmiare all’Europa una lunga discussione, che si trascinerebbe per diciotto mesi, se non oltre. Una simile discussione alimenterebbe i contenziosi e i conflitti tra gli Stati membri e tra le Istituzioni. Signor Presidente, conto sul Parlamento per fare avanzare il processo decisionale relativo alle prospettive finanziarie. Lavoreremo con voi perché è necessario il vostro consenso. Non sarete messi dinanzi al fatto compiuto, ve lo garantisco personalmente.

Ecco, signor Presidente, l’essenza del nostro programma. Le Presidenze passano; l’Europa, invece, per fortuna resta. Vogliamo servirla con determinazione e passione, con la determinazione e la passione richiesta dalle lunghe distanze e dalle grandi ambizioni.

(Vivi applausi)

 
  
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  Presidente. – A giudicare dagli applausi che ha ricevuto ci aspettiamo che la Presidenza lussemburghese sia estremamente positiva. E’ questo che si aspetta il Parlamento.

 
  
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  Barroso, Presidente della Commissione.(PT) Signor Presidente, onorevoli deputati, il semestre appena iniziato sarà caratterizzato da una serie di importanti tappe che saranno decisive per il conseguimento di un maggiore livello di prosperità, solidarietà e sicurezza per i cittadini da parte dell’UE.

Molti dei risultati che la Commissione potrà ottenere nei prossimi anni dipenderanno dalle decisioni iniziali adottate durante questo mandato e dalla nostra capacità di risolvere difficili questioni e di ottenere risultati concreti. Vorrei pertanto sottolineare che la Commissione reputa particolarmente importante la Presidenza lussemburghese del primo semestre del 2005. Di conseguenza, la Commissione presenterà il programma relativo al periodo 2004-2009 già il 26 gennaio. Ci auguriamo che le altre Istituzioni approveranno il programma in modo che non sia solo il programma della Commissione, ma possa essere considerato valido per tutta l’Unione anticipando così le disposizioni della Costituzione europea e permettendo di iniziare subito a lavorare nello spirito di quest’ultima.

Il Lussemburgo ha la responsabilità di presiedere il Consiglio nel corso di questo cruciale periodo. Ritengo che sia un privilegio avere il Primo Ministro Juncker come Presidente del Consiglio in questo periodo in ragione della sua inestimabile esperienza di capo di governo, delle sue profonde e radicate convinzioni europee e della sua ben nota abilità nel risolvere le situazioni difficili. A titolo personale vorrei dire che è per me un piacere lavorare con l’amico Jean-Claude Juncker.

 
  
  

(EN) Signor Presidente, abbiamo sentito le aspettative e le priorità della Presidenza. Consentitemi di commentare brevemente solo tre delle questioni principali che saranno presenti nell’agenda della Presidenza lussemburghese; ve ne sono molte altre, ma vorrei concentrarmi su tre.

La prima è la revisione intermedia della strategia di Lisbona. L’Europa sta affrontando sfide di capitale importanza, la maggior parte delle quali erano già state individuate a Lisbona nel 2000. Oggi tuttavia andrebbe detto che le sfide della globalizzazione e dell’invecchiamento demografico rendono ancora più evidente la necessità di adeguarsi a situazioni di crescente difficoltà. La prosperità dell’Europa è a rischio. Per affrontare tale minaccia occorrono più crescita e più posti di lavoro. Se perdurerà una crescita economica scarsa e in diminuzione saranno messe a rischio tutte le nostre politiche, ma in particolare la nostra capacità di assicurare solidarietà e sicurezza e di preservare e migliorare il modello europeo. Come sottolineato nella relazione Kok, per essere più efficaci le priorità di Lisbona devono essere rifocalizzate, razionalizzate e riorganizzate secondo un ordine di priorità. La crescita e l’occupazione devono essere le nostre priorità.

La Commissione sta preparando la relazione sulla revisione intermedia della strategia di Lisbona in cui esporrà le proprie valutazioni e proporrà le linee guida per l’azione futura. A questo punto in vista della relazione mi colpiscono due elementi che mi sembrano particolarmente consensuali. Il primo è l’economia fondata sulla conoscenza. Perché vi sia una ripresa della crescita saranno necessari notevoli investimenti nella conoscenza. Le imprese non potranno diventare più competitive senza una forza lavoro più qualificata. Solo persone dotate di una formazione adeguata possono assicurare un’alta produttività, il che richiede sforzi senza precedenti nei settori della ricerca, dello sviluppo, dell’istruzione e della formazione. Saranno necessari particolari sforzi per coinvolgere i giovani in questa strategia di investimento sulla conoscenza. Una maggiore produttività dovrebbe incrementare la crescita che a sua volta dovrebbe aumentare l’occupazione. Non ritengo che la conoscenza sia semplicemente strumentale al raggiungimento di altri obiettivi: la conoscenza è di per sé un obiettivo di capitale importanza e uno strumento di realizzazione personale.

Il secondo punto consensuale che ora posso mettere in rilievo riguarda la coerenza nell’attuazione, il problema dei risultati. La coerenza tra le azioni intraprese a livello nazionale e quelle intraprese a livello europeo è un fattore decisivo per l’efficacia dei risultati. Tale efficacia implica una migliore attuazione degli obiettivi concordati insieme che, a sua volta, richiede un maggiore conferimento di responsabilità e poteri a livello nazionale per perseguire gli obiettivi comuni. In questo spirito la relazione della Commissione metterà in chiaro rilievo l’importanza di assicurare il coinvolgimento degli Stati membri nella strategia di Lisbona rivista. In definitiva devo sottolineare che la revisione intermedia della strategia di Lisbona è innanzi tutto un programma di modernizzazione. Il successo dipenderà dalla nostra abilità di creare un partenariato efficace tra le nostre Istituzioni e i cittadini per realizzare questa riforma.

 
  
  

(FR) Vorrei ora illustrarvi la mia posizione sulle prospettive finanziarie. La Presidenza lussemburghese ha deciso a ragion veduta di fare tutto il possibile per cercare di concludere un accordo sulle prospettive finanziarie entro giugno 2005. La Presidenza ha ragione in quanto, se gli accordi non venissero raggiunti in tempo utile, ci sarebbero gravi difficoltà per la preparazione dei programmi in questione.

Mi pare tuttavia importante, nell’imminenza del probabile inizio delle fasi finali del negoziato, ricordare alcuni fatti importanti: non è possibile avere più Europa con meno mezzi finanziari. La proposta della Commissione non cade dal cielo. E’ il risultato di impegni concordati con l’Unione nel corso dei Consigli europei. Oggi la Commissione non chiede di ottenere il finanziamento di nuovi progetti comunitari, ma chiede solo di avere i mezzi necessari a finanziare gli impegni già assunti; gli Stati membri devono attenersi agli impegni già sottoscritti.

(Applausi)

Consentitemi di ricordare alcuni aspetti sui quali l’Unione non può, a mio parere, transigere. Innanzi tutto la coesione, onorevoli deputati, senza la solidarietà non c’è Unione. Può esserci qualcos’altro, ma non l’Unione. L’allargamento ha conseguenze significative in materia di solidarietà. L’Unione conta nuove regioni il cui sviluppo è in ritardo mentre alcune delle vecchie regioni meno prospere hanno sempre bisogno di aiuto: la solidarietà finanziaria è pertanto tanto più necessaria in quanto i margini di aumento della competitività e della creazione di occupazione sono maggiori nelle regioni arretrate. Non dobbiamo deludere i nuovi Stati membri dell’Unione europea che hanno diritto alla solidarietà attiva di tutta l’Unione.

In secondo luogo non si può dimenticare la competitività. A proposito della strategia di Lisbona ho detto che era indispensabile un investimento massiccio nella ricerca e nell’istruzione: molto spesso le spese effettuate a livello europeo si rivelano più proficue di quelle effettuate senza coerenza a livello nazionale. Aggiungo inoltre, come priorità, le reti transeuropee in quanto l’infrastruttura che permette di collegare l’Europa è ancora carente.

Il terzo aspetto di capitale importanza per le prospettive finanziarie è la sicurezza. Il programma d’azione che è stato concordato in seno al Consiglio europeo ha notevoli conseguenze finanziarie. Il cosiddetto programma dell’Aia ha conseguenze finanziarie. Ciò comporta maggiore azione a livello europeo al fine di ripartire meglio l’onere finanziario e la sicurezza collettiva tra gli Stati membri. I cittadini europei si aspettano da noi la capacità di lavorare insieme: è evidente che uno Stato membro da solo, anche il più potente, non può garantire al meglio la sicurezza se non si inserisce in uno sforzo collettivo a livello europeo. In sostanza non si costruirà più Europa con meno soldi. Sento qua e là alcuni che perorano la causa di un congelamento del bilancio comunitario sotto il livello che avrà nel 2006. Dobbiamo essere chiari al riguardo: una simile posizione implica che l’Europa non onorerà i propri impegni.

Vorrei affermare chiaramente che la Commissione non intende avere niente a che fare con un’Europa di ripiego, mediocre, al ribasso. Mi rallegro dunque per il fatto che la Presidenza lussemburghese farà tutto il possibile per raggiungere un compromesso nell’arco di questo semestre. Sarà difficile, se non improbabile, diranno alcuni. Sinceramente credo che dopo sarà ancora più difficile raggiungere un compromesso. Ecco perché appoggiamo la Presidenza lussemburghese in questo compito difficile ma tanto importante.

Il Patto di stabilità e di crescita: ci rallegriamo per la decisione della Presidenza lussemburghese di inserire tra le priorità l’obiettivo di far sì che il monitoraggio multilaterale del bilancio contribuisca maggiormente a un’Unione economica e monetaria forte, sana ed efficiente. Tali principi costituiscono il fondamento del Patto di stabilità e di crescita ed è necessario che il Patto venga rispettato e funzioni correttamente. Non dimentichiamo che la moneta unica è stata una delle grandi conquiste dell’Europa. Mi ricordo che, prima dell’introduzione dell’euro, alcuni specialisti, economisti e professori, soprattutto d’oltreatlantico, dicevano che l’Europa non sarebbe mai stata in grado di avere una moneta forte a causa della sua mancanza di solidarietà e di coesione politica. Oggi alcuni dicono che la nostra moneta è forse troppo forte, ma mai che è troppo debole. La moneta unica è dunque un successo storico per l’Europa. Adesso non dobbiamo rimettere in discussione questo immenso successo.

(Applausi)

Alla fine del 2003 la Commissione ha avviato un processo di riflessione sull’esperienza accumulata al fine di individuare i possibili cambiamenti e miglioramenti suscettibili di contribuire ad attuare il Patto in modo più efficace. La Commissione, persuasa che l’interesse comune richieda il rispetto di regole comuni da parte di tutti e con tutti, è in contatto con le diverse pertinenti Istituzioni europee al fine di portare avanti una riflessione e una ricerca comuni volte a individuare le vie più promettenti, sull’esempio di quelle indicate inter alia nella nostra comunicazione del settembre 2004. L’impulso impresso dalla Presidenza sarà decisivo per far emergere una nuova convergenza di vedute in seno al Consiglio ECOFIN del 18 gennaio prossimo. La Commissione potrà così avanzare proposte concrete per migliorare l’attuazione del Patto in tempo utile per le discussioni che si terranno in seno al Consiglio europeo del prossimo marzo.

 
  
  

(EN) Nei prossimi sei mesi verrà messa alla prova l’abilità dell’Unione europea di ottenere una ripresa della crescita. L’Unione dovrà fornire i mezzi finanziari necessari a dare seguito alle sue scelte politiche. Essa deve lavorare a più stretto contatto con i cittadini e riguadagnare la loro fiducia. Deve rafforzare il proprio ruolo sulla scena internazionale e rilanciare i propri partenariati strategici.

Attualmente vi è la particolare opportunità di rilanciare il processo di pace in Medio Oriente. L’Unione europea potrebbe e dovrebbe contribuire maggiormente in questo ambito. Credo che l’Unione europea avrà un ruolo di maggiore rilievo sulla scena internazionale.

La Commissione sostiene con vigore gli sforzi della Presidenza lussemburghese in tal senso. La Commissione ritiene che questo periodo sia decisivo e che le nostre Istituzioni abbiano bisogno di lavorare insieme e a più stretto contatto per ottenere dei risultati.

(Applausi)

 
  
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  Poettering (PPE-DE), a nome del gruppo.(DE) Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio europeo, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, porgiamo oggi il benvenuto in questa Assemblea ai Presidenti del Consiglio europeo e della Commissione. Presumo che il Presidente del Consiglio europeo sarà presente anche quando la Commissione presenterà il suo programma a Bruxelles il 26 gennaio. Mi sembra un magnifico simbolo della crescente collaborazione tra Parlamento, Consiglio e Commissione. Le Presidenze future dovrebbero seguire questo esempio.

Siamo stati molto lieti che il Presidente della Commissione e il Presidente del Consiglio si siano recati in Asia al vertice di Giacarta per esprimere la solidarietà dell’Unione europea. Vorrei tuttavia sottolineare che la solidarietà nei confronti delle aree colpite, per quanto necessaria, non deve far passare in secondo piano i grandi problemi presenti in Africa e in altre parti del mondo. Anche in Europa, per esempio nel Mediterraneo, dobbiamo adoperarci, per quanto possibile, per trovare e adottare misure preventive, quali un sistema di allarme precoce.

Approviamo pienamente, signor Presidente del Consiglio, quanto lei ha detto sul metodo comunitario. Per quanto il Lussemburgo sia un paese piccolo dal punto di vista geografico, è però un Granducato e quindi un grande paese e le Presidenze degli Stati del Benelux sono sempre state eccellenti. Le auguriamo grande successo; anche per il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei la Costituzione è della massima importanza.

A Bruxelles vi saranno discussioni approfondite sulla strategia di Lisbona, anche se la competitività dell’economia europea non è un fine in sé, in quanto un’economia forte è la migliore garanzia di una buona politica sociale. Riteniamo che la competitività si traduca nella creazione di più posti di lavoro in Europa per mezzo della crescita e di migliori condizioni per le imprese europee. Reputiamo che questa sia la politica sociale propriamente detta. Anziché mettere in contrapposizione l’ecologia e la tutela dell’ambiente con l’economia, dobbiamo trovare un equilibrio ragionevole tra questi elementi.

Auguriamo inoltre a lei e alla sua Presidenza di affrontare con successo le prospettive finanziarie. Ai signori e alle signore, in questo caso senza dubbio solo ai signori, che hanno scritto lettere a favore del limite dell’1 per cento, vorremmo dire che non si può allargare l’Europa e poi negare ai nuovi Stati membri dell’UE il denaro che esprime la nostra solidarietà e di cui necessitano per adeguarsi ai nostri requisiti. A tal fine l’Unione europea deve rendere disponibili i necessari finanziamenti. Lei ha menzionato i trattati da ratificare, ma, in assenza di un accordo entro giugno e di una programmazione finanziaria a medio termine, come affronteremo l’adesione dei nuovi Stati all’Unione europea? Siamo molto contenti che la relazione per il Parlamento verrà redatta dall’onorevole Reimer Böge, membro estremamente competente del nostro partito.

Lei ha altresì menzionato il Patto di stabilità. Le sono molto grato per quanto ha detto e posso sottoscriverlo in toto. Il suo discorso si riassume in sostanza nella necessità di maggiore flessibilità. Di fatto gli Stati che hanno preso provvedimenti godranno di maggiore flessibilità. Per venire al sodo, dunque, meno uno Stato è indebitato, più potrà essere flessibile nelle congiunture economiche difficili. Ne consegue inoltre la necessità di adottare le opportune misure per ridurre i deficit quando l’andamento economico è positivo, in quanto sappiamo che i debiti di oggi finiranno sempre per tradursi nelle tasse di domani, un onere che ricadrà su tutti i cittadini e in particolare sulla generazione dei giovani.

(Applausi)

Consentitemi di parlare brevemente delle questioni di politica estera; lei ne ha menzionate diverse e mi pare di capire che il Presidente della Commissione sia pienamente d’accordo con le sue affermazioni. Il nostro sostegno all’Ucraina è solo all’inizio e dovrà essere una costante responsabilità.

Quanto alla Palestina, dove si sono appena svolte le elezioni, vogliamo uno Stato israeliano e uno Stato palestinese sicuri. Il ruolo dell’Unione europea, contrariamente a quello che ci è stato detto da non pochi rappresentanti mediorientali di alto livello, non deve limitarsi all’elargizione di un sostegno finanziario, ma dovrebbe coinvolgerci, quali sinceri intermediari, nel contribuire a portare la pace in Medio Oriente.

Quanto alle relazioni transatlantiche, rivolgo i migliori auguri a lei e naturalmente al Presidente della Commissione per la visita del Presidente Bush, affinché inauguri un nuovo periodo di buone relazioni con gli Stati Uniti d’America. Non possiamo avere due gruppi di Stati nell’Unione europea, ciascuno con sue particolari relazioni con gli Stati Uniti. Come europei dobbiamo adottare una posizione unitaria fondata sul partenariato con gli amici americani. Pertanto, signor Presidente del Consiglio, noi del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei la sosterremo con determinazione e passione, come lei ha chiesto, e le facciamo i migliori auguri per la sua Presidenza.

(Applausi)

 
  
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  Goebbels (PSE), a nome del gruppo.(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, i socialisti si battono per un’Europa dell’eccellenza. A nostro avviso la politica di Lisbona è la via maestra verso la competitività europea, fondamento del vivere bene, anzi del vivere meglio dei nostri concittadini; è quello che si intende per coesione sociale.

L’Unione europea deve smettere di lamentarsi del presunto ritardo dell’Europa rispetto alle altre regioni del mondo. Se davvero l’Europa non fosse più competitiva, come diavolo farebbe l’Unione a detenere una quota preponderante del commercio mondiale? Ebbene, nel 2003, ad esempio, l’Unione deteneva il 40 per cento del commercio mondiale delle merci e il 45 per cento del commercio mondiale dei servizi, ovvero una quota superiore a quella di Stati Uniti, Giappone e Cina messi insieme. Certo, alcune delle nostre industrie subiscono la concorrenza dei paesi in cui le retribuzioni sono basse, ma non è distruggendo il nostro modello sociale che produrremo merci migliori.

Ad alcuni colleghi conservatori e liberali vorrei dire che la tutela del diritto al lavoro infonde un senso di sicurezza, se non di benessere, nei lavoratori. In fin dei conti, quindi, questo è un elemento importante della produttività dei lavoratori dipendenti e a sua volta della competitività delle imprese. Non c’è contraddizione, ma complementarità. Ho citato il presidente del partito cristiano sociale del Lussemburgo, Biltgen, illustre membro del Partito popolare europeo...

Il Presidente Juncker guida un governo di coalizione formato da cristiani sociali e da socialisti, il che costituisce una garanzia per rilanciare l’Unione sulla base di un ampio consenso politico. I socialisti europei ripongono molte speranze nella Presidenza lussemburghese, innanzi tutto per rilanciare Lisbona e per farne un reale strumento di progresso, soprattutto a livello dei 25. A tale scopo occorre riorientare il quadro macroeconomico in funzione di una politica di stabilità e di crescita. La stabilità è un bene pubblico che va difeso nell’interesse dei cittadini meno abbienti. Non ci sarà però mai stabilità senza una crescita economica più forte. Il Patto di stabilità deve diventare uno strumento non solo atto a contrastare i deficit pubblici, ma anche a elaborare una politica economica in sintonia con i cicli economici. Occorre una maggiore disciplina fiscale nei periodi congiunturali favorevoli e più flessibilità in caso di recessione.

Nel valutare la situazione delle finanze pubbliche di ciascun paese, la Commissione deve giudicare la qualità delle spese effettuate. Dovrebbe essere proibita la prassi del prestito per il finanziamento delle spese correnti: il prestito dovrebbe essere riservato agli investimenti da effettuare in vista del futuro. Non ci sarà più Europa con meno soldi. Un’Unione di 455 milioni di cittadini non può svilupparsi con un bilancio limitato, nel 2005, all’1,004 per cento del PNL europeo.

Rilancio di Lisbona, Patto di stabilità “intelligente”, prospettive finanziarie realmente suscettibili di aprire nuove prospettive all’Europa: queste sono le fatiche d’Ercole di cui deve farsi carico la Presidenza lussemburghese. Nel contempo chiediamo all’Unione di non dimenticare i derelitti del mondo. Se la comunità internazionale è in grado di alleggerire dell’80 per cento il debito iracheno, se vuole ridurre il debito dei paesi colpiti dallo tsunami, deve altresì essere in grado di annullare il debito che stronca qualsiasi possibilità di sviluppo nei paesi del terzo mondo.

(Applausi)

 
  
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  Watson (ALDE), a nome del gruppo.(EN) Signor Presidente, questa è l’undicesima Presidenza lussemburghese. Signor Presidente in carica, la sua Presidenza deve essere degna della propria fama e soddisfare le elevate aspettative che suscita.

Essendo al contempo Presidente in carica del Consiglio e Presidente del Consiglio “Economia e finanza”, lei si trova in una posizione unica per raggiungere un accordo su uno dei vostri obiettivi più importanti e delicati – le prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013. I democratici e i liberali sono lieti di constatare che, nel programma della Presidenza, lei ha affermato che “per compiere qualsiasi progresso nella costruzione dell’Europa, saranno necessarie adeguate risorse finanziarie”. Ci auguriamo che lei non sarà vincolato dalle dogmatiche richieste di fissare il bilancio dell’Unione all’1 per cento nei prossimi dieci anni. Non scialacquiamo le tasse dei cittadini europei e ribadiamo che ogni euro verrà speso adeguatamente e opportunamente contabilizzato. Cionondimeno anche noi riconosciamo che l’Unione europea nutre legittime ambizioni per una strategia di sicurezza coerente, una generosa politica di sviluppo e un’efficace politica di aiuto regionale e di coesione sociale. Tutte queste politiche hanno un costo e non dovremmo limitare le nostre ambizioni politiche lesinando sui centesimi di quello che, in definitiva, è un bilancio relativamente modesto. Le auguro ogni successo nel raggiungere un accordo a giugno, in quanto temo che l’approccio dei suoi successori in questa, come in altre questioni, difficilmente otterrà un consenso.

Il mio gruppo la sollecita a definire nuovi accordi per il Patto di stabilità e di crescita su cui si fonda la moneta unica. In quanto “signor Euro” lei ha il diritto e il dovere di parlare a nome dell’euro e della zona euro. Se Francia e Germania hanno potuto cavarsela con una mite ramanzina anche se hanno superato i limiti del deficit per diversi anni consecutivi, se la Grecia è stata assolta, pur avendo falsificato la sua reale situazione fiscale per entrare rapidamente nell’area dell’euro, se l’Italia continua a non curarsi del fatto che il proprio bilancio sta producendo un debito pubblico superiore al 100 per cento, chi avrà fiducia in queste regole? Il Patto di stabilità deve essere modificato ma anche applicato mediante adeguati meccanismi di monitoraggio, come quelli utilizzati dall’FMI. Contiamo su di lei e sui suoi colleghi del Consiglio affinché siate vigili e teniate fede agli impegni che vi siete assunti.

Il suo mandato coinciderà con la revisione intermedia della tanto osannata quanto poco rispettata agenda di Lisbona. Tale strategia è a serio rischio di paralisi. Il suo impegno a rilanciarla in questa fase intermedia sarà proficuo se lei riuscirà a completare il mercato unico, a reperire maggiori finanziamenti per la ricerca e a promuovere un clima imprenditoriale favorevole. Non cerchi però di accontentare tutti in tutto. La riforma strutturale del mercato del lavoro è essenziale per Lisbona. Lei non dovrebbe inoltre sottovalutare l’importanza di garantire l’applicazione delle direttive esistenti. La sua proposta di rendere responsabili i governi nazionali dinanzi ai loro omologhi, nonché dinanzi ai parlamenti nazionali e all’opinione pubblica, è positiva e sarebbe necessario attribuire alla Commissione la responsabilità di controllare le misure richieste e di indicare e stigmatizzare senza timore i trasgressori.

Il mio gruppo accoglie altresì favorevolmente il suo impegno a introdurre il metodo comunitario nelle questioni relative alla giustizia e agli affari interni, tanto importanti per i nostri cittadini. Condividiamo inoltre le sue ambizioni nei confronti dell’allargamento. Nuove adesioni si profilano all’orizzonte. Presto la Bulgaria e la Romania si uniranno a noi. La Croazia è un paese candidato con cui dovete aprire i negoziati di adesione. Dobbiamo essere chiari con la Croazia, il generale Gotovina deve presentarsi o essere deferito in giudizio all’Aia per rispondere del procedimento a suo carico. La Croazia non può evitare tale questione. Come ha detto l’onorevole Poettering, non possiamo ignorare gli importantissimi eventi verificatisi in Ucraina due mesi fa. Come organi istituzionali dobbiamo incoraggiare collegialmente l’apertura di questo paese e rivedere le relazioni bilaterali alla luce delle nuove circostanze. Questo è un compito cui la vostra Presidenza deve applicarsi.

In conclusione, l’avvio della procedura di ratifica della Costituzione potrebbe comportare l’indizione di tre referendum nel corso del suo mandato. In tal caso, lei dovrà fare tutto il possibile per fare in modo che abbiano esito positivo. Se le forze politiche in Spagna possono sbandierare il fantasma dell’autonomia regionale, se in Francia la discussione è infangata dall’adesione turca, se nel Regno Unito il finanziamento dell’Unione europea viene discusso nell’ambito del dibattito sul Trattato costituzionale, tutto andrà a rotoli in Europa. Dobbiamo stroncare tali questioni sul nascere e fare in modo che l’Europa abbia la Costituzione di cui ha bisogno.

(Applausi)

 
  
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  Cohn-Bendit (Verts/ALE), a nome del gruppo.(FR) Signor Presidente, oggi mi sono appena reso di nuovo conto che democratico-cristiano vuol dire cose diverse a seconda dei paesi, mi complimento con voi...

(Interruzione dell’onorevole Poettering: “La stessa cosa si può dire anche per i Verdi!”)

La stessa cosa si può dire anche per i Verdi, ma in questo momento mi rivolgo al Presidente dell’Unione e non al presidente dei Verdi europei. Ecco la differenza, onorevole Poettering!

Lei ha detto una cosa molto interessante. Se formerà davvero, con il Presidente Barroso, un gruppo di lavoro sul processo di Lisbona, sarei molto interessato a parteciparvi per cercare di trovare un accordo tra le diverse campane. In realtà siamo d’accordo con lei e in disaccordo con il Presidente Barroso: la competitività deve andare di pari passo con la crescita sostenibile, con la solidarietà sociale e con una politica ambientale responsabile. Il Presidente Barroso ha dimenticato tre elementi su quattro, si rende dunque necessario creare un gruppo di lavoro con la Commissione e il Consiglio per trovare un accordo. Siamo dalla sua parte, signor Presidente del Consiglio.

Per quanto riguarda le prospettive finanziarie, ancora una volta tutti sono d’accordo. Parafrasando Victor Hugo, vorrei dire che lasciare che gli Stati spilorci governino l’Europa è come lasciare che l’uragano imperversi sull’oceano. Non vogliamo questo. Abbiamo potuto constatare che, quando l’uragano imperversa sull’oceano, tutto va a fondo. Se gli Stati taccagni – e mi riferisco a Stati e a governi che mi sono molto vicini – hanno la meglio con il loro 1 per cento, l’Europa perderà. Siamo dunque dalla sua parte, signor Presidente del Consiglio, per contrastare tutti i tentativi volti a ridurre il bilancio europeo. Ridurre il bilancio europeo di fatto equivale a lasciare che l’Europa vada a fondo.

Vorrei dire ancora una cosa, che è di capitale importanza, a proposito dell’istruzione. Facendo riferimento alla discussione avviata dall’OCSE con PISA, quando si parla di istruzione occorre avere il coraggio di dire che cosa funziona e che cosa no negli Stati membri. Non bisogna solo parlare della necessità di istruire, ma anche dire che in Europa ci sono sistemi di istruzione e di insegnamento controproducenti, reazionari e ideologici.

Per concludere vorrei dire che, sotto la sua Presidenza, ricorrerà il decimo anniversario dell’accordo di Dayton e di Srebrenica. Chiedo quindi all’Europa di prendere l’iniziativa di rivedere l’accordo di Dayton, che era forse necessario a suo tempo, ma che è inaccettabile alla luce della costituzione attualmente in vigore in Bosnia-Erzegovina. Per questo motivo, in occasione del decennale di Srebrenica, vi chiedo di prendere a nome dell’Europa l’iniziativa di rivedere tale accordo.

 
  
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  Liotard (GUE/NGL), a nome del gruppo.(NL) Presidente Juncker, innanzi tutto vorrei ringraziarla per la sua presentazione. Desidero fare gli auguri alla Presidenza lussemburghese e spero che sia più saggia della precedente Presidenza olandese, anche se lei ha già compiuto un piccolo passo falso con le sue osservazioni sulla Costituzione. La esorto a dare al pubblico l’opportunità di formarsi una propria opinione in modo equo.

La mia prima domanda è breve. Sei anni fa è stato introdotto l’euro. All’epoca, vale a dire nel 1999, la disoccupazione europea si attestava sul 9 per cento ed è tuttora rimasta a tale livello mentre la crescita economica è rallentata. Le chiedo: non pensa che sia giunto il momento di sottoporre l’euro a un’accurata revisione, effettivamente guidata da lei? Mi rammarico che nel suo programma manchi la prosecuzione del dibattito iniziato sotto la Presidenza olandese sul controllo del benessere degli animali. Tale questione le è sfuggita di mente?

Secondo il suo elenco di priorità, sulla direttiva sui servizi abbondano i malintesi. A che genere di malintesi si riferisce di preciso e chi, a suo avviso, li starebbe alimentando? La Commissione, il Parlamento o le migliaia di lavoratori che hanno già espresso la propria disapprovazione per la direttiva sui servizi? Dal suo desiderio di riconsiderare la proposta in una luce più obiettiva, come lei ha detto, posso desumere che lei ritiene, al pari di me, che la direttiva sui servizi sia estremamente vaga e che sarebbe stato meglio se il mio compatriota, Commissario Bolkestein, non la avesse mai presentata? La Presidenza lussemburghese ha indicazioni concrete per migliorare la proposta della Commissione sulla direttiva sui servizi? In caso di risposta negativa la invito a visitare con me i Paesi Bassi. Verrebbe a conoscenza degli importanti servizi pubblici, quali l’istruzione e la sanità, che la direttiva mette a rischio. Potrei inoltre farle conoscere i servizi forniti da alcuni esercizi commerciali, tra cui il coffee shopDe Tevreden Roker” [Il fumatore soddisfatto] o il clubPicobello Escort Service”, che sarebbero senz’altro entusiasti di svolgere le proprie attività anche in Lussemburgo o altrove. A mio parere simili servizi sono espressione della cultura olandese e, grazie alla direttiva sui servizi, potremo importarli ovunque.

Lei avrà capito che le mie ultime parole sono una provocazione, ma le chiedo di prendere sul serio il mio invito. Potremmo così tenere il disperatamente necessario dibattito sulla direttiva sui servizi, che risulta latitante in troppe sedi cruciali europee.

 
  
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  Knapman (IND/DEM), a nome del gruppo.(EN) Signor Presidente, il discorso del Primo Ministro Juncker è stato pronunciato con tutta la passione che dovrebbe avere chi lavora per le Istituzioni.

Presidente Juncker, lei ha affermato che il Patto di stabilità e di crescita sarà la sua principale priorità; tuttavia, dalle sue dichiarazioni passate emergono solo contraddizioni. Anche se riconosco il suo ruolo cruciale nel negoziare le regole originali del Patto, lei di recente ha detto che la credibilità del Patto è stata sotterrata e che il Patto è morto. E’ ancora di questa opinione?

Lei ha inoltre affermato di avere una finestra di opportunità per giungere a un rapido accordo sul bilancio dell’Unione europea, compresa la riduzione britannica di quattro miliardi di euro all’anno. E’ così, Presidente Juncker? Ci sono voluti cinque anni per negoziare la riduzione. Se le sue osservazioni sono vere e lei può giungere a un accordo entro giugno, allora il Primo Ministro Blair dovrebbe aver acconsentito in linea di principio a rinunciare alla riduzione del contributo. E’ così? Con chi di preciso lei sta negoziando in seno al governo britannico? L’elettorato britannico lo saprà al momento delle elezioni generali che si terranno nel Regno Unito, forse a maggio?

Infine, l’Independence Party del Regno Unito, e in particolare il mio collega, onorevole Farage, hanno richiamato l’attenzione sulle attività illecite di più di un Commissario. Maggiori dettagli seguiranno a breve e con regolarità. Dobbiamo ritenerla colluso con costoro o lei esprimerà le sue preoccupazioni e solleciterà la necessità di operare cambiamenti?

 
  
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  Angelilli (UEN), a nome del gruppo. – Signor Presidente, l’agenda della Presidenza lussemburghese si presenta densa di appuntamenti cruciali per il futuro dell’Europa, tra cui le priorità sul versante economico, la strategia di Lisbona, la riforma del Patto di stabilità e l’approvazione delle prospettive finanziarie fino al 2013.

Primo punto: a breve si tratterà di procedere alla valutazione di medio termine dello stato di attuazione della strategia di Lisbona. Al fine di conferire una maggiore possibilità di successo, nel programma bisogna responsabilizzare i singoli Stati membri sul raggiungimento degli obiettivi prefissi. A questo proposito ritengo davvero utile la proposta di individuare un responsabile a livello nazionale per la messa in opera di tale strategia.

Secondo: per quanto riguarda la revisione del Patto di stabilità, è stata ribadita anche questa mattina la necessità di una riforma che, senza aggirare i criteri di Maastricht e senza rinunciare all’impegno per la riduzione del debito, proponga un’interpretazione più flessibile del Patto in situazioni congiunturali negative. Resto altresì convinta che, ai fini del rilancio della crescita e della competitività europea, si potrebbe prevedere di escludere dal computo del deficit alcune specifiche tipologie di investimenti.

Terzo punto: spero che, entro giugno, si arrivi davvero all’approvazione delle prospettive finanziarie fino al 2013 in modo da poter consentire una piena fruizione delle risorse fin dall’inizio del periodo programmato. Spero soprattutto che tali proposte, le proposte del Consiglio e della Commissione su temi così importanti vengano adeguatamente e preventivamente discusse dal Parlamento europeo che, ricordiamo, è l’unica Istituzione europea che rappresenta direttamente la sovranità popolare.

Infine, spero che durante la Presidenza lussemburghese venga finalmente creata un’Agenzia europea per la protezione civile affinché si possano affrontare le calamità naturali in maniera adeguata, puntando soprattutto sulla prevenzione.

 
  
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  Martin, Hans-Peter (NI).(DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, molti in questa Assemblea avrebbero voluto vederla sedere nella parte opposta a quella che occupa ora, e io sono tra questi. Il programma di lavoro da lei presentato è enorme, ma lei ha anche la fama di compiere miracoli, ed è al taumaturgo che vorrei rivolgermi nel chiedere di prestare attenzione anche allo statuto dei deputati. Abbiamo urgente bisogno di uno statuto equo e credibile. Prima o poi il suo paese e il mio non dovranno solo sollevare problemi, ma trovare anche soluzioni. Ci è stato detto che il governo tedesco non vuole un accordo prima delle prossime elezioni, ma allo stesso tempo il modello tedesco, in materia di remunerazione dei deputati, entrate aggiuntive e lobbisti, potrebbe fungere da base per un simile accordo. Dobbiamo porre fine all’indegna avidità che imperversa in questa sede. Questa Assemblea deve smettere di essere un parlamento insaziabile, altrimenti la democrazia, che è l’elemento costitutivo di questo consesso, ne sarà gravemente danneggiata.

 
  
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  Presidente. – Se il Presidente in carica del Consiglio non desidera rispondere alle domande molto specifiche e precise che gli sono state rivolte, possiamo proseguire con la discussione.

 
  
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  Spautz (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, la Presidenza del Consiglio lussemburghese di questo primo semestre 2005 è con ogni probabilità l’ultima di questo genere. In virtù della Costituzione europea quando il mio paese rivestirà la Presidenza di turno, la Presidenza del Consiglio dei capi di Stato e di governo sarà stata definitivamente riformata. Ne consegue che un’ultima Presidenza, come questa, deve essere positiva e che le sue conquiste devono superare la prova del tempo.

I compiti maggiori e più difficili della Presidenza del 2005 riguardano la politica finanziaria; l’agenda è dominata dalla definizione del quadro finanziario per il periodo 2007-2013 e da una interpretazione più flessibile del Patto di stabilità e di crescita. Occorre negoziare un quadro finanziario per l’Europa allargata il cui ambizioso approccio all’elaborazione della politica europea non sia pregiudicato da vincoli finanziari a livello nazionale.

I 450 milioni di abitanti dell’Europa si aspettano che l’Unione europea sia in grado di agire in modo efficace e non soddisferemo le loro aspettative discutendo su decine e centinaia di punti percentuali; è pertanto essenziale che la Presidenza lussemburghese riesca nell’ardua impresa di imprimere alla programmazione finanziaria dell’Unione una dimensione europea. Nel fare ciò la Presidenza agirà nell’interesse di ogni europeo e di un’Unione che, non solo si allarga, ma che arreca benefici ai propri cittadini dotando le proprie politiche di un opportuno e adeguato sostegno finanziario, in assenza del quale le ulteriori ondate di adesione sopravanzeranno le capacità dell’Unione.

Nei prossimi sei mesi, il Patto di stabilità e di crescita dovrà essere reinterpretato in funzione della situazione economica. Infatti in Europa il buon senso economico e l’esigenza di una politica occupazionale dinamica richiedono che il Patto venga adeguato in funzione delle condizioni del ciclo di crescita. Il Patto riguarda la crescita e la stabilità e occorre impedire che l’eccessiva rigidità ostacoli la crescita invece di promuoverla.

Il 22 marzo di quest’anno vi sarà la revisione intermedia della strategia di Lisbona, verranno valutati i risultati finora conseguiti e si definiranno nuove priorità. La Presidenza lussemburghese del Consiglio propone che, entro il 2010, ogni Stato membro avvii riforme concrete e comprovabili in ciascuna delle aree in cui la strategia di Lisbona richiede di intraprendere azioni. Ciò detto l’ambiente economico dell’UE subirà ulteriori cambiamenti nei prossimi cinque anni. L’Europa non è la sola al mondo a cercare di migliorare i propri risultati e di diventare più competitiva. L’agenda della riforma di Lisbona dovrà pertanto essere attuata con successo nel 2010. La Presidenza lussemburghese è ben consapevole di ciò e si sforzerà di assicurare che la sua dichiarazione di intenti sia seguita da una fase di effettiva attuazione dei progressi.

Infine mi sta molto a cuore che in questo dibattito si parli degli epocali cambiamenti che sta vivendo l’Ucraina, che è uno Stato europeo, e che negli ultimi mesi ha dimostrato il desiderio di essere uno di noi e la sua capacità di arricchire la famiglia europea con le proprie convinzioni e la propria esperienza. Se sotto la Presidenza lussemburghese si avvierà il completamento della mappa europea, dovremmo tenere presente che Slovacchia, Polonia, Ungheria e Romania hanno un vicino che vede il suo futuro insieme a tutti noi, in Europa.

(Applausi a destra)

 
  
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  Swoboda (PSE).(DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, vorrei iniziare con una breve osservazione. Lo statuto mi sembra una questione troppo importante per diventare un giocattolo nelle mani dei demagoghi. Le chiedo pertanto di ignorare le affermazioni demagogiche che sono state pronunciate e di procedere con le azioni programmate con tutte le sue forze e al più presto, al fine di affrontare la questione e risolverla.

Signor Presidente in carica, il suo discorso è stato molto valido e mi complimento con lei per aver trovato il giusto equilibrio tra economia e società e in particolare per aver dato priorità all’occupazione e alla crescita. In tutta franchezza, è un esempio per molti, e non solo per i capi di governo cristiano-democratici.

Desidero inoltre esprimere il mio plauso anche per quanto lei ha detto sugli aspetti della politica estera. In due paesi che rientrano nell’area di vicinato europea, l’Ucraina e la Palestina, si sono svolte importanti elezioni nelle ultime settimane. In entrambi i casi l’Unione europea ha contribuito molto attivamente a promuovere il cambiamento per mezzo di elezioni democratiche, aperte e trasparenti. L’Europa, come lei ha detto, deve continuare così. Non dobbiamo deludere quanti abbiamo in parte motivato a trovare il coraggio di compiere cambiamenti aiutandoli a farlo in modo trasparente.

Non si lasci scoraggiare, signor Presidente; lei infatti ha ragione a dire che in Ucraina non stiamo incoraggiando e sostenendo cambiamenti in contrapposizione alla Russia, ma che dobbiamo comunque cercare di lavorare insieme alla Russia per trovare soluzioni. L’Ucraina non deve diventare una pedina nel gioco delle politiche di potere tra Unione europea e Russia. La Russia naturalmente deve riconoscere che vi sono stati cambiamenti che, per quanto possano non risultarle graditi, sono stati scelti dalla gente. Se tali cambiamenti avvenissero in parziale contrapposizione alla Russia, questo non andrebbe a vantaggio degli interessi ucraini, che sono estremamente vari e diversificati. Sappiamo inoltre che elementi parzialmente filorussi detengono il potere economico ucraino.

Analogamente, dobbiamo continuare a essere coinvolti in Palestina e a fornire sostegno morale e finanziario, come abbiamo fatto per anni, pur assumendo sempre una posizione critica quando non veniva chiaramente provato a quali scopi venisse destinato il denaro. Abbiamo attuato numerosi cambiamenti e introdotto una certa trasparenza, anche nelle modalità di amministrazione della Palestina. Questi sono i risultati che abbiamo raggiunto e ne otterremo altri, se non molleremo e se, come è stato detto, non ci limiteremo a fornire fondi, ma aiuteremo anche i palestinesi a ottenere un proprio Stato. Il solo modo di garantire la sicurezza in Medio Oriente è l’esistenza di uno Stato israeliano sicuro entro i propri confini e di un nuovo Stato palestinese. Anche se la politica estera non è una delle priorità della sua Presidenza fin dall’inizio, non possiamo abbandonare le persone che abbiamo aiutato a compiere cambiamenti; è anche nel nostro interesse, e in quello della stabilità del nostro continente, aiutarle a realizzare obiettivi politici effettivi.

(Applausi a sinistra)

 
  
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  Ek (ALDE).(EN) Signor Presidente, porgo il benvenuto alla Presidenza e mi congratulo per le sue priorità. Ho quattro domande.

 
  
  

(SV) L’UE affronterà sfide notevoli nei prossimi sei mesi. Naturalmente la revisione intermedia del processo di Lisbona è una delle questioni prioritarie. E’ tempo che i leader europei inizino ad agire. Mi rallegro per l’affermazione della Presidenza secondo cui la crescita economica è importante, ma sono altresì importanti i due pilastri della stabilità, ovvero lo sviluppo sociale e ambientale. Cionondimeno lei dovrebbe non solo dichiarare l’intenzione di migliorare il processo di Lisbona, ma anche spiegare il modo in cui intende farlo.

L’altra domanda riguarda il settore dell’energia. Un ambiente migliore e una migliorata autosufficienza sono naturalmente di capitale importanza e promuovono la crescita economica. La produzione di biomassa crea posti di lavoro nelle aree e nelle regioni con una scarsa crescita economica e può contribuire a migliorare l’ambiente e a rendere più stabile la produzione energetica. Come intende collegare la riforma intermedia della politica agricola con la politica energetica e con quella industriale?

Mark Twain una volta disse: “In questa vita bastano ignoranza e fiducia per ottenere un sicuro successo”. Naturalmente le cose non stanno così. La politica della ricerca deve essere rafforzata, e abbiamo bisogno di un’economia basata sulla conoscenza. Cosa farà la Presidenza per assicurare un più rapido raggiungimento dell’obiettivo del 3 per cento di stanziamenti per la ricerca?

Infine la quarta area. Non è stato detto nulla a proposito del forse più importante processo legislativo in corso, ovvero la direttiva sui prodotti chimici, REACH. Abbiamo la possibilità di fissare requisiti globali se miglioriamo la fattibilità della proposta della Commissione. L’incertezza comporta ingenti costi sia per l’industria che per l’ambiente. Come intendete procedere con REACH?

Desidero infine congratularmi per l’ottima presentazione delle priorità e mi auguro che, nei prossimi sei mesi, lei sarà in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati.

 
  
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  Turmes (Verts/ALE).(FR) Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, mi rallegro per le affermazioni chiare e coraggiose della Presidenza Lussemburghese sulla politica di sviluppo sostenibile.

La Presidenza lussemburghese, più di quelle precedenti, cerca di conservare un equilibrio tra le politiche economiche, sociali e ambientali. La Presidenza sostiene il dato ovvio che le politiche sociali e ambientali sono un punto di partenza e non un punto di arrivo nella politica di crescita. Mi auguro che la Presidenza lussemburghese conduca in questo spirito la propria politica in seno al Consiglio europeo e nei rispettivi consigli settoriali. Sono certo che le sue proposte sui principali ambiti di lavoro, sulle prospettive finanziarie, sulla riforma del Patto di stabilità e sulla revisione del processo di Lisbona saranno improntate a questo spirito di sviluppo sostenibile.

Signor Presidente del Consiglio, mi auguro inoltre che lei troverà l’energia per convincere il Consiglio europeo che l’Europa deve rimanere la forza trainante del processo di Kyoto. E’ indispensabile che, dopo il successo di Kyoto, l’Europa definisca ora una prospettiva a lungo termine per la politica in materia di cambiamento climatico, ovvero dotata di obiettivi per il periodo 2020-2050. Questo è ciò che si aspettano sia i nostri cittadini che gli attori economici. Quali orientamenti seguiranno gli attori economici europei nell’effettuare investimenti in settori chiave come l’energia e i trasporti, se non verrà delineato un quadro chiaro per le future politiche in materia?

Passiamo ora alla strategia di Lisbona. Lei ha ricordato che tocca tre ambiti, ovvero quello ecologico, sociale ed economico. Sono le ambiziose politiche ambientali degli ultimi decenni che hanno fatto dell’Europa il leader mondiale nelle ecotecnologie e nelle energie rinnovabili. Mi auguro che lei rivedrà il capitolo V della relazione Kok affinché queste ambiziose politiche diventino una risorsa per l’economia europea.

L’agenda di Lisbona deve includere anche una politica sociale ambiziosa. La Commissione insiste molto sulla liberalizzazione, soprattutto sulla scorta della direttiva Bolkestein. Sono lieto che lei, Presidente Juncker, critichi questa direttiva. Mi auguro che la Presidenza lussemburghese sia altrettanto critica in seno al Consiglio “Competitività” nel discutere la direttiva e nel valutarne gli sviluppi e che solleciti la Commissione a presentare una direttiva sui servizi di interesse generale. Credo che ci sarà confusione sulla direttiva Bolkestein finché non si chiarirà la questione dei servizi di interesse generale.

Questa Presidenza mira a coniugare gli ambiti sociale, ambientale ed economico. Me ne rallegro vivamente. E’ una buona notizia per l’Europa.

(Applausi)

 
  
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  Portas (GUE/NGL).(PT) Signor Presidente, l’Europa e i leader di tutto il mondo dovrebbero attribuire alla tragedia dello tsunami la stessa importanza ascritta all’11 settembre. Lo tsunami asiatico dovrebbe rappresentare una svolta decisiva per le principali priorità sul piano mondiale: la prevenzione e la lotta contro la fame e le malattie.

Desidero quindi formulare quattro domande. Innanzi tutto, ritiene che i 450 milioni di euro annunciati per la ricostruzione possano compromettere i programmi già previsti per l’Asia (come per 150 dei 450 milioni di euro annunciati)? Secondo, intende sostenere la cancellazione del debito dei paesi colpiti dallo tsunami o raccomanda semplicemente una moratoria? Terzo, saranno trattati come l’Iraq, o peggio? Infine, nel corso dell’ultimo Consiglio, il Commissario Michel ha proposto un obiettivo per lo sviluppo più ambizioso dello 0,7 per cento. Riconsidererete questa proposta o sarà respinta definitivamente?

 
  
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  Bonde (IND/DEM).(DA) Caro Presidente Juncker, le Presidenze lussemburghesi dell’Unione europea sono sempre state tra le migliori, forse perché un piccolo paese sa che non può monopolizzare l’agenda, ma che deve mettersi al servizio di tutti. Sono sicuro che lei porterà avanti questa tradizione. Vorrei altresì invitare lei e il Consiglio a trattare esattamente nello stesso modo i sostenitori e gli oppositori della Costituzione. Questi nostri edifici traboccano di espressioni di impegno a favore del “sì”: manifesti, spilline e palloncini con il “sì”, la cui presenza è stata decisa, e finanziata dal bilancio comune, prima del voto del Parlamento. Tuttavia, conosceremo il risultato soltanto questo pomeriggio, e sicuramente si esprimeranno voti sia a favore che contrari alla Costituzione. Chi è a favore non può rubare il denaro dei contribuenti per promuovere una determinata opinione. Disponiamo dei referendum e gli elettori hanno diritto di ricevere informazioni oggettive, e non propaganda finanziata dai contributi.

Lunedì sera, i servizi di seduta del Parlamento hanno deciso di inviare alcuni milioni di euro ai partiti sovranazionali dell’Unione europea, che sono tutti favorevoli alla Costituzione. Oltre 150 deputati al Parlamento europeo non avranno accesso a queste risorse. Questo va contro il principio dell’uguaglianza ed è quindi illegale. Desidero esortarla a sottoporre la questione all’attenzione del Consiglio al fine di abolire il regolamento sui partiti o di integrarlo con disposizioni che tengano conto di coloro che non vogliono fare parte di alcun partito sovranazionale, ma che desiderano intraprendere attività di diffusione delle informazioni, come quelle relative alla Costituzione. Come garantirete che le risorse dell’Unione europea usate dai fautori del “sì” potranno essere usate altrettanto bene dai sostenitori del “no”? La inviterei infine a dichiarare che rispetterete il risultato dei referendum, sia in caso di vittoria dei “sì” che dei “no”.

 
  
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  Bielan (UEN). (PL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il compito più impegnativo che attende la Presidenza lussemburghese sarà indubbiamente la conclusione dei negoziati sulle prospettive finanziarie 2007-2013. Sarà senz’altro un’ardua sfida, ma sono certo che faremo del nostro meglio per raggiungere un compromesso sul bilancio entro il mese di giugno di quest’anno. In caso contrario, rischieremmo di incorrere in gravi ritardi, per esempio nell’elaborazione dei programmi di aiuto regionali, e questo potrebbe ostacolare l’erogazione dei fondi dell’Unione agli Stati membri nel gennaio 2007.

Naturalmente, a rivestire una fondamentale importanza non è solo la data alla quale raggiungeremo un compromesso, bensì anche la natura di questo compromesso. Il Presidente Barroso ha giustamente affermato che non possiamo avere più Europa con meno soldi. L’Unione europea cesserebbe di esistere senza la solidarietà. E’ per questo motivo che non possiamo accettare che la politica di solidarietà o la necessità di sostenere i nuovi Stati membri non figurino più tra le priorità di bilancio dell’Unione europea. Dobbiamo renderci conto che, a meno che non siano colmati i divari di sviluppo economico all’interno dell’Unione europea, sarà impossibile conseguire gli obiettivi della strategia di Lisbona. Occorre quindi assicurarsi che, nel bilancio futuro dell’UE, si stanzino fondi per la politica di coesione, poiché ciò rientra nell’interesse di tutta l’Unione.

Signor Presidente in carica del Consiglio, senza ombra di dubbio la visita a Bruxelles del Presidente Bush rappresenterà l’evento più significativo del semestre di Presidenza lussemburghese. Per la prima volta un presidente statunitense renderà visita alle Istituzioni europee. Mi auguro che questa visita simbolica contribuirà a migliorare le relazioni transatlantiche, che sono state piuttosto tese negli ultimi tempi. Se non coopereremo strettamente con gli Stati Uniti sarà difficile affrontare le numerosissime sfide globali che abbiamo dinanzi.

Signor Presidente in carica del Consiglio, ho apprezzato le sue osservazioni sull’Ucraina. L’Unione europea deve trarre le proprie conclusioni dagli eventi che si sono verificati l’anno scorso in uno dei paesi vicini. Il popolo ucraino ha dimostrato di condividere i nostri valori europei e di mirare all’integrazione nell’Unione europea. Dovremmo quindi proporgli un partenariato che potrebbe poi portare all’adesione.

 
  
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  Vanhecke (NI).(NL) Signor Presidente, come lei sa, le Istituzioni europee hanno recentemente – e, a mio parere, disastrosamente – tagliato il nodo gordiano sulla possibile adesione di un paese non europeo, la Turchia, all’Unione europea. Una questione di questo genere rischia di cambiare la natura stessa dell’Unione come la conosciamo e potrebbe perfino minacciare seriamente il futuro della cooperazione europea nella sua configurazione attuale. Si tratta soprattutto di una questione sulla quale la schiacciante maggioranza del nostro elettorato, dei nostri concittadini, prende nettamente le distanze dalla posizione adottata dalle Istituzioni ufficiali europee.

Mi rincresce, quindi, che la Presidenza lussemburghese non abbia colto l’opportunità di esigere, innanzi tutto, il rispetto del volere democratico della maggior parte dei cittadini europei, e, in secondo luogo – in quanto piccolo Stato membro – di chiedere rispetto verso un altro piccolo Stato membro, Cipro, che è ignorato e ingiustamente denigrato dai leader turchi nel modo più arrogante e inaccettabile. A mio parere, si tratta di un’opportunità persa, che non farà altro che aggravare la profonda frattura che esiste tra i nostri concittadini, da un lato, e la politica europea, dall’altro.

 
  
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  Galeote Quecedo (PPE-DE).(ES) Il Presidente Juncker ha descritto un’agenda molto ambiziosa per il prossimo semestre, che comporta una grande opportunità ma anche gravose responsabilità per il Lussemburgo, e in particolare per il suo Primo Ministro, che vanta esperienza e capacità e a cui vorremmo augurare tutto il successo possibile in questo difficile compito.

Desidero formulare qualche osservazione sulla principale sfida che dovrà affrontare questa Presidenza, che, secondo me, risiede nella riforma delle prospettive finanziarie che lei, Presidente Juncker, ha menzionato brevemente. Probabilmente sarà sulla base di questo elemento principale che saranno giudicati questi sei mesi.

E’ evidente che il successo o il fallimento non dipendono unicamente dall’operato della Presidenza, ma il governo lussemburghese dovrà, nel corso del semestre, mostrare la massima determinazione. Sono lieto che lei abbia affermato, questa mattina, che farà in modo che l’interesse generale sia sempre al primo posto poiché, come lei stesso ha ammesso, arrivare a luglio senza un accordo genererebbe caos finanziario in seno all’Unione europea.

Per avere successo, la Presidenza dovrà trovare dei compromessi. Ritengo che questi compromessi debbano poggiare su due elementi fondamentali: da un lato, la validità del principio della coesione, ribadito dal Consiglio alla fine della Presidenza svedese, e, dall’altro, l’equilibrio nella ripartizione degli oneri.

Spero che, nel corso del prossimo semestre, questa Assemblea sia informata del costo dell’allargamento a carico dei Quindici Stati membri originari, perché sulla base delle cifre obiettive è possibile presentare proposte che i cittadini europei in ogni Stato membro possano comprendere e accettare.

Per quanto attiene ai cittadini e alla prospettiva di spingersi oltre rispetto a quanto previsto dai Trattati, desidero chiedere alla Presidenza quale ruolo vorrebbe che venisse svolto in questo negoziato dal Parlamento, che presenterà il suo parere a maggio.

 
  
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  Désir (PSE).(FR) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, lei, Presidente Juncker, ha recentemente affermato, e ha altresì ribadito proprio adesso, che la concorrenza non rappresenterà per lei né il Santo Graal né l’inizio e la fine di tutto, in particolare nel contesto della revisione intermedia della strategia di Lisbona.

Lei ha rilevato che gli obiettivi sociali e dello sviluppo sostenibile non si dovrebbero contrapporre a quelli legati alla competitività. Il mio gruppo si rallegra di questa dichiarazione, poiché ritiene che sia vero il contrario, ossia che la promozione del modello europeo funga da forza motrice della competitività nel nostro continente. In effetti, noi pensiamo che ci voglia un’Europa dell’eccellenza che attribuisca priorità agli investimenti nella ricerca, nell’innovazione, nella formazione del personale, nella qualità delle infrastrutture, nelle reti transeuropee, nei servizi pubblici, nella qualità del lavoro e nelle relazioni sociali. Siamo d’accordo con lei su questo punto, e talvolta constatiamo una certa divergenza rispetto all’approccio adottato dal Presidente della Commissione. Ci auguriamo che anche lui sia altrettanto chiaro nelle sue dichiarazioni, soprattutto per quanto attiene alle questioni sociali.

Le buone intenzioni che lei ha promesso di tradurre in realtà dovranno, tuttavia, superare varie prove. Desidero citarne tre. Innanzi tutto, il bilancio europeo. Concordiamo con lei sul fatto che non dobbiamo permettere a questo dibattito di arenarsi, ma farlo invece procedere rapidamente. Lei intende fungere da elemento motivante e da intermediario, nonché da catalizzatore del processo, ma noi non vogliamo un’accelerazione del processo di ricerca del compromesso se ciò significa sacrificare il principio di un bilancio capace di soddisfare le necessità dell’Unione europea. Su questo siamo in sintonia con il Presidente Barroso: occorre un bilancio che ci consenta di garantire coesione, solidarietà, investimento nel futuro, nella ricerca e nelle reti transeuropee. Il processo non deve essere sveltito a spese del risultato finale.

La seconda prova sarà la direttiva sui servizi di interesse generale, già menzionata oggi da vari colleghi, in particolare dall’onorevole Turmes. Penso che lei sia consapevole di un rischio che è per noi fonte di profonda inquietudine, cioè l’ampliamento del campo di applicazione di questa direttiva, che costituisce una minaccia per numerosi servizi di interesse generale. Ci preoccupa anche il principio del paese di origine, che potrebbe compromettere il diritto di lavorare in più paesi. Penso in particolare all’applicazione dei contratti collettivi.

La terza prova riguarda più in generale l’agenda sociale europea. Vorremmo soprattutto che lei assumesse un chiaro impegno verso gli altri membri del Consiglio per quanto riguarda la revisione della direttiva sul tempo di lavoro, la rimozione della clausola di opt-out e, infine, la proposta di revisione della direttiva sui comitati aziendali europei.

 
  
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  Polfer (ALDE).(FR) Signor Presidente, il 1° gennaio il Lussemburgo ha assunto per l’undicesima volta la Presidenza dell’Unione. L’esperienza maturata e gli eccellenti preparativi effettuati, cui ho assistito personalmente, saranno di grande aiuto per affrontare le varie sfide che ci attendono, a partire dalla terribile catastrofe asiatica, che ha dimostrato l’urgente necessità di un coordinamento in loco dell’aiuto umanitario e che dovrebbe incoraggiarci a costituire quanto prima il Corpo volontario europeo di aiuto umanitario, come stabilito dalla Costituzione.

La Presidenza dovrà occuparsi di altre questioni, tra cui mi limiterò a citarne tre. Innanzi tutto, il processo di Lisbona è giunto a metà strada. Questo processo va chiarito e dotato di priorità mirate: in breve, deve essere reso più comprensibile. Pertanto, sono pienamente d’accordo con le tre priorità da lei identificate.

La seconda questione è rappresentata dalle prospettive finanziarie. Dobbiamo sicuramente accogliere con favore il fatto che sarà la Presidenza lussemburghese a darvi gli ultimi ritocchi, ma molti sono ancora indecisi tra l’1 per cento e l’1,24 per cento, per non parlare dell’1,14 per cento – e potrei continuare –, così come molti sono i soldi in gioco.

Infine, si dovrà emendare il Patto di stabilità e trovare il necessario equilibrio tra rigore e flessibilità per assicurare la salvaguardia della stabilità. Signor Presidente, spero che il successo che riscuoterà sarà all’altezza degli sforzi profusi da un numero così elevato di persone.

 
  
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  Evans, Jillian (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, desidero augurare al Primo Ministro Juncker una Presidenza positiva e produttiva. Sono davvero lieta di vedere un paese piccolo, indipendente e che può vantare risultati positivi a capo dell’Unione europea. Il Lussemburgo è uno dei sei Stati membri più piccoli del mio paese, il Galles, ed è un esempio dei risultati che potrebbe conseguire un Galles indipendente.

Il documento sulle priorità cerca di garantire l’essenziale equilibrio tra le politiche economiche, sociali e ambientali. Mi preme menzionare la continuazione della compagna contro la discriminazione, nella speranza che si ottengano progressi reali sull’Istituto europeo del genere e sulla direttiva riveduta in materia di uguaglianza. Il fallimento delle politiche sull’uguaglianza è magistralmente esemplificato dal divario retributivo tra uomini e donne. Trenta anni dopo l’approvazione della legislazione in materia, una relazione pubblicata questa settimana dal sindacato GMB nel Regno Unito rivela che, ad Anglesey, nella mia circoscrizione, lo stipendio delle donne impiegate a tempo pieno è pari soltanto al 59 per cento di quello degli uomini. E’ uno scandalo che va affrontato e spero che si attribuirà priorità alle questioni relative all’uguaglianza.

 
  
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  Blokland (IND/DEM).(NL) Signor Presidente, innanzi tutto desidero esprimere le mie condoglianze al Presidente Juncker per la morte della Granduchessa Giuseppina Carlotta. Auguro a lei e al popolo lussemburghese la forza necessaria per far fronte a questa perdita. Che Dio vi sostenga!

La Presidenza lussemburghese deve affrontare il gravoso compito di riformare il Patto di stabilità e di attuare le conclusioni della relazione di Wim Kok. La proposta della Commissione di prendere adeguatamente in considerazione la congiuntura economica nel Patto di stabilità rappresenta, a mio parere, la base per realizzare delle riforme equilibrate. Ai fini dell’applicazione del Patto è utile un processo decisionale ben definito e sono tuttora necessarie sanzioni chiare. E’ stato nell’autunno del 2004 che Kok ha presentato la sua relazione sulla strategia di Lisbona. Le sue conclusioni sono state tanto chiare quanto prevedibili: gli Stati membri devono assolutamente realizzare le riforme strutturali. Vorrei quindi chiedere al Presidente Juncker in che modo pensa di dare seguito a queste raccomandazioni nel corso della sua Presidenza. Nutro forti speranze, perché il Lussemburgo è sempre stato sostenitore dell’attuazione delle riforme necessarie.

Infine, quanto allo statuto dei deputati europei, possiamo aspettarci che la Presidenza giunga a una decisione nel corso del prossimo semestre?

 
  
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  Belohorská (NI).(SK) Grazie, signor Presidente. Auguro alla Presidenza lussemburghese tutto il successo possibile. E’ nell’interesse di tutti noi. Il Lussemburgo è il secondo paese che assume la Presidenza dell’Unione allargata. E’ un membro fondatore dell’Unione europea e un esempio di come un piccolo Stato sia in grado di dare il ritmo e dettare le condizioni ai grandi paesi. Il Presidente della Commissione europea Barroso ha richiamato l’attenzione, nel suo discorso odierno, sulle maggiori pressioni finanziarie cui sono sottoposti i nuovi Stati membri, riferendosi alle regioni arretrate. Desidero far notare che questi dieci Stati membri hanno anche grandi ricchezze. Molte di queste regioni sono state private di decine e centinaia di giovani ambiziosi, scienziati, medici, che, negli ultimi quindici anni, sono partiti per la vecchia Europa, contribuendo al successo della sua economia. Vorrei precisare alla Presidenza lussemburghese che non vogliamo soltanto ricevere la carità. Penso che questa sia un’opportunità che vi viene offerta per coinvolgere attivamente i nuovi dieci paesi. Dopo la ratifica del Trattato costituzionale, l’Europa creerà nuove Istituzioni. La invito ad adoperarsi affinché alla parte orientale dell’Unione europea venga riconosciuto il diritto di ospitare un’importante Istituzione europea. Questa idea sarà sicuramente un successo. Ne è la riprova il fatto che l’incontro tra Bush e Putin si terrà nel mio piccolo paese, la Slovacchia.

 
  
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  Brunetta (PPE-DE). – Signor Presidente, la riforma del Patto di stabilità e la riforma delle prospettive finanziarie sono due facce della stessa medaglia. Queste riforme devono trovare una filosofia e una soluzione comune: più crescita, più competitività e più risorse agli Stati. Tutto ciò vuol dire più benessere e più coesione.

Mi consenta, Presidente Juncker, di essere franco con lei. Sul Patto di stabilità e crescita, le cose da lei dette sono del tutto condivisibili, ma sono già previste dall’attuale sistema di regolazione: gli stabilizzatori automatici, il loro rapporto con la congiuntura positiva o negativa, il rapporto tra più flessibilità del deficit e la virtuosità della dinamica del debito, sono tutte cose già previste. Non è di questo che ha bisogno ora l’Unione europea, forse converrebbe essere più ambiziosi: dico più ambiziosi, ma questo non vuol dire meno rigorosi, semplicemente più attenti alle esigenze strategiche della nostra Unione.

Se è vero che serve rilanciare una strategia virtuosa a livello europeo per investimenti, infrastrutture, ricerca e sicurezza, insomma per raggiungere gli obiettivi fissati al vertice di Lisbona, allora bisogna trovare un accordo sulle modalità di azione: senza ipocrisie, senza furberie, senza opportunismi. Per il Patto serve una golden rule europea, che dir si voglia, corredata delle opportune garanzie e controlli. Per le prospettive finanziarie occorre un bilancio dell’Unione più forte, non più debole, più finalizzato agli investimenti previsti dagli obiettivi di Lisbona e meno all’assistenzialismo. Signor Presidente Juncker, signor Presidente Barroso, ne saremo capaci? Dipende da noi. La responsabilità è di tutti noi, però per favore niente ipocrisie.

 
  
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  Dührkop Dührkop (PSE).(ES) Presidente Juncker, concentrerò il mio breve intervento sulle prospettive finanziarie, che per la Presidenza rappresentano forse la sfida più ardua tra quelle da lei menzionate oggi.

Nel presentare le sue priorità, lei ha affermato di essere d’accordo sulle ragioni per cui è necessario raggiungere un accordo politico sulle prospettive finanziarie a giugno, in modo che si possano concludere le procedure legislative sotto Presidenza britannica, riconciliando le differenze nazionali.

Le auguriamo buona fortuna perché, da un lato, abbiamo appena concluso l’allargamento a dieci nuovi Stati membri la cui situazione economica comporta sforzi finanziari enormi in vista della coesione sociale ed economica e della tutela del modello sociale europeo, come lei stesso ha sottolineato nel suo intervento.

D’altro lato, ci sono i contabili miopi, il cui unico obiettivo è quello di non superare un determinato livello di spesa. Speriamo che, grazie alla sua esperienza e alla cooperazione del Parlamento europeo, la sua Presidenza riesca a convincere il Consiglio ad adottare una prospettiva più ampia, e gli faccia comprendere che è irresponsabile cercare di creare più Europa con meno risorse – per riprendere ancora una volta la consueta espressione. E’ altresì necessario, Presidente Juncker, far notare al Consiglio che la politica di bilancio sta affrontando sfide ben più ardue del contenimento della spesa al di sotto di una determinata percentuale del prodotto interno lordo.

Proseguiamo la costruzione di un’Europa che ci coinvolga tutti e che sia dotata di risorse sufficienti, come previsto dai Trattati, in modo da non deludere i cittadini.

 
  
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  Mote (NI).(EN) Signor Presidente, la nuova Presidenza può stare certa che centinaia e migliaia di cittadini britannici contrasteranno la Costituzione europea proposta con le unghie e con i denti, e milioni di noi voteranno contro quando sarà il momento!

Non abbiamo nulla contro i popoli d’Europa: ci opponiamo soltanto al sistema di governo unitario che prende il nome di Unione europea. L’UE è l’antitesi della democrazia parlamentare responsabile delle sue azioni, inventata dai britannici oltre 700 anni fa. Questo tentativo di capovolgere la relazione tra lo Stato e l’individuo ci è stato imposto negli ultimi 30 anni con l’inganno, il diniego e il travisamento dei fatti. Ora, però, comprendiamo appieno cosa sia realmente l’Unione europea. Forse non ce ne andremo via nel corso della sua Presidenza, ma non c’è alcun dubbio: prima o poi ce ne andremo.

 
  
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  Oomen-Ruijten (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, il tenore del mio intervento sarà piuttosto diverso da quello dell’oratore che mi ha preceduto. Innanzi tutto vorrei ringraziare la Presidenza lussemburghese, non soltanto per l’eccellente agenda che ci ha presentato, ma anche per lo stile, il contenuto e il livello di impegno che ne traspare. Nei prossimi mesi la Presidenza lussemburghese dovrà senz’altro lavorare duramente, e noi nutriamo grandi speranze. Ci sono ardue sfide che richiedono una risposta e che l’Europa non può esimersi di affrontare.

Vorrei soffermarmi su una di queste sfide, ossia sulla creazione di nuovi e migliori posti di lavoro, ma anche sulla sostenibilità e la coesione sociale. Desidero pertanto ripetere agli onorevoli Goebbels e Cohn-Bendit che il gruppo socialista al Parlamento europeo e il gruppo Verde non hanno l’appannaggio esclusivo su tali questioni. La coesione sociale è indubbiamente uno dei principi cristianodemocratici, e io continuerò ad adoperarmi – e lo stesso farà il nostro gruppo – affinché si continui a perseguirla. Sono quindi lieto che questo principio sia stato menzionato non soltanto dal Presidente del Consiglio, ma anche dal Presidente della Commissione e dal Presidente del mio gruppo.

Vorrei spendere un paio di parole su Lisbona, sollevando alcuni punti. Innanzi tutto, se da un lato l’obiettivo del Vertice di Lisbona era valido, e il risultato che vogliamo ottenere è eccellente, tendiamo a dimenticare che, quando i capi di Stato e di governo sono tornati a casa, nessuno si è assunto alcuna responsabilità in merito a questo processo. Ciò che maggiormente conta in questo momento, oltre a tutte le nuove misure che vanno prese, è la responsabilizzazione delle persone. In questo modo sarà possibile verificare i piani nazionali a livello europeo.

Vorrei concludere con una sentita nota di dispiacere. Ho notato che abbiamo concluso vari accordi sul libero mercato che sono poi stati violati dagli Stati membri, e anche dalla Commissione europea, nel settore delle qualifiche, della mobilità, eccetera.

(Applausi)

 
  
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  Titley (PSE).(EN) Signor Presidente, la strategia di Lisbona è talmente ricca di idee grandiose che spesso sentiamo parlare poco – e abbiamo sentito parlare pochissimo oggi – delle cose semplici, come di una migliore qualità della nostra legislazione. Il fatto è che l’Unione europea potrebbe aumentare la sua produttività dal due al sei per cento se il suo quadro regolamentare corrispondesse a ciò che c’è di meglio al mondo. Dovremmo quindi fare in modo che divenisse priorità della Presidenza lussemburghese incoraggiare la Commissione a stanziare risorse effettive per la consultazione allo stadio iniziale delle sue proposte e per verificare l’adeguatezza del suo livello di competitività.

Occorre altresì dedicare tempo all’esame della legislazione vigente per vedere se ha sortito l’effetto auspicato. Approviamo spesso atti legislativi, ma non ci soffermiamo a verificarne il risultato reale. La legislazione in vigore è adeguatamente applicata e attuata? Ritengo che, nell’Unione europea a Venticinque, all’applicazione della legislazione vada indubbiamente attribuita maggiore priorità di quanto non sia avvenuto finora. Mi rallegro che la commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori abbia accolto il mio suggerimento di elaborare una relazione di iniziativa che analizzi proprio queste questioni.

Abbiamo altresì sentito parlare molto oggi di Europa sociale, ma dobbiamo fare in modo che l’Europa sociale si applichi a tutti, e non soltanto a chi lavora. Sono fin troppi i nostri cittadini economicamente inattivi. Dovremmo pertanto investire in politiche attive del mercato del lavoro, che consentano di ritornare a lavorare, e in politiche di sostegno, per mantenere il posto di lavoro. Se non ci riusciremo, mancheremo gli obiettivi della strategia di Lisbona.

Infine, desidero esortare la Presidenza lussemburghese a intraprendere nuove iniziative riguardo Cipro del nord, onde garantire che si realizzi un’autentica rigenerazione economica in quella parte del paese.

 
  
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  Kirkhope (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, innanzi tutto desidero augurare successo al Presidente Juncker e al suo paese nel corso della Presidenza. Signor Presidente in carica, lei sta assumendo la guida dell’Unione europea in un periodo cruciale. Il processo di ratifica della Costituzione è in corso, il processo di Lisbona non registra ancora sufficienti risultati e il futuro delle relazioni transatlantiche è fonte di preoccupazione. A marzo, il Consiglio europeo effettuerà la revisione intermedia del processo di Lisbona alla luce della relazione Kok, che ha rilevato con schiettezza l’insufficienza dei progressi registrati. Invito la Presidenza a non lasciarsi incantare dal canto delle sirene di coloro che reclamano la preservazione del “modello europeo” come massima priorità politica. Evidentemente non lo è. E’ proprio per il fatto che così tanti governi non sono stati in grado di affrontare con fermezza le riforme radicali che il processo di Lisbona si trova in questa difficilissima situazione.

Gli Stati Uniti continuano a ottenere risultati superiori ai nostri e si inaspriscono le sfide provenienti dall’Asia, in particolare dalla Cina e dall’India, senza una reazione chiara e urgente da parte della capitali dell’Unione europea. La Presidenza deve sostenere inequivocabilmente le riforme economiche, una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, politiche fiscali più competitive, e la riduzione di barriere alla crescita dell’occupazione, in particolare dell’eccesso di regolamentazione che pervade tutte le nostre economie. Poiché gli elevati tassi di disoccupazione sono una realtà in tutta l’Europa, i cittadini si attendono delle modalità pratiche che favoriscano la loro reintegrazione nel mondo del lavoro.

La via delle riforme sarà ardua e rischiosa, ma, come dimostrato dal Regno Unito sotto Margaret Thatcher negli anni ’80 e della Spagna di Aznar negli anni ’90, un approccio risoluto alle riforme economiche sortisce risultati. Bassi livelli di tassazione, mercati del lavoro flessibili, meno burocrazia e la determinazione di assicurare un netto vantaggio alle offerte che generano ricchezza indicano l’unica via per uscire da questo relativo declino economico. Questi principi sono ovviamente un anatema per i socialisti, ma rispecchiano l’interesse di tutti i nostri cittadini. Noi puntiamo sul Consiglio di primavera, che si terrà a marzo, per invertire la rotta fallimentare degli ultimi tempi e ricollocare con decisione l’Europa sulla via del libero mercato e dell’orientamento verso le imprese.

 
  
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  Sakalas (PSE).(EN) Signor Presidente, tutte le questioni relative ai bambini sono assenti dalle politiche e dai programmi dell’Unione europea. Tuttavia, i diritti dei bambini sono ormai menzionati nella Costituzione e nella Carta dei diritti fondamentali. E’ importante che si facciano progressi verso una politica orizzontale europea in materia di bambini. I bambini non sono in grado di difendersi. Incombe quindi su di noi l’obbligo di farlo. Ogni giorno ci giunge notizia di bambini che sono stremati dalla fame, che muoiono o che sono vittime di ogni tipo di abusi.

Tuttavia, nel suo programma non si cita alcuna strategia di ampio respiro a favore dei diritti dell’infanzia in conformità con la Convenzione ONU sui diritti dei bambini, che è stata ratificata dalla maggior parte dei paesi europei. I bambini sono esposti al traffico illecito. La relazione di recente pubblicazione sul traffico di esseri umani, elaborata del gruppo di esperti, ha una pronunciata dimensione di difesa dei diritti umani. Esorto la Presidenza lussemburghese a occuparsene, prevedendo altresì uno strumento giuridico specifico per promuovere e tutelare i diritti dei bambini che sono stati vittima del traffico.

La Presidenza lussemburghese ha affermato che la direttiva sul ritorno dei richiedenti asilo rappresenta una priorità. E’ importante che vi sia una sezione specifica per tutelare i diritti dei bambini, e che i bambini senza accompagnatore non siano ricondotti nei loro paesi di origine senza che vi sia una valutazione di cosa sia più confacente al loro interesse. La dimensione dei diritti dei bambini non è ancora stata integrata nella politica di sviluppo dell’Unione europea. Invito la Presidenza lussemburghese a ovviare a questa lacuna quanto prima richiedendo una comunicazione sui diritti dei bambini e su una nuova cooperazione allo sviluppo, nonché sostenendo in via prioritaria i riferimenti ai diritti dei bambini. La sollecito inoltre a rivedere la dichiarazione della politica di sviluppo.

Continua a destare preoccupazione l’attuazione dei nuovi orientamenti per la tutela dei bambini nelle zone in conflitto. Per assicurare dei progressi, è essenziale che la Presidenza lussemburghese porti avanti questo processo, completando e mettendo in pratica un piano di azione.

In conclusione, è essenziale che i diritti dei bambini siano considerati una priorità dalla Presidenza lussemburghese e che siano inclusi nelle conclusioni della Presidenza.

 
  
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  Saryusz-Wolski (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, ho notato due lacune nel programma della Presidenza lussemburghese e vorrei rivolgere due domande a tale proposito. Nel documento di presentazione delle priorità della Presidenza lussemburghese si citano 27 paesi o regioni al di fuori dell’Unione, eppure dell’Europa orientale e dell’Ucraina non si parla nemmeno una volta. In altre parole, nel programma manca una dimensione orientale. Sarebbe preoccupante se ciò riflettesse la visione e le intenzioni della Presidenza lussemburghese in merito alla nuova democrazia europea che è emersa sotto i nostri occhi e alle nostre porte. I commenti espressi sull’Ucraina dinanzi a questo Parlamento sono stati molto cauti. Non implicano l’attuazione di misure proporzionali alla responsabilità che l’Europa ha nei confronti dell’Ucraina e che rappresentano un imperativo morale e politico.

Se ci dovessimo limitare al vecchio piano d’azione, che si basava sulla politica di vicinato, faremmo troppo poco e commetteremmo un errore. Il piano è stato elaborato per un’Ucraina di un’epoca diversa, precedente alla rivoluzione arancione, che ha offerto speranza e un modello di trasformazione politica pacifica. Gli avvenimenti dell’Ucraina meritano una reazione da parte dell’Europa, e non soltanto parole e strumenti superati. Il tempo passa più rapidamente, e anche diversamente, nell’Europa centrale e orientale. Dobbiamo agire adesso per fare in modo che la democrazia non sia soltanto vittoriosa, ma anche duratura e fonte di speranza per gli altri.

Cosa bisognerebbe fare, quindi? Il vecchio piano di azione andrebbe riveduto ed esteso oltre la politica di vicinato, e occorrerebbe presentare una nuova proposta. Le relazioni dell’Unione Europea con l’Ucraina dovrebbero fare un passo avanti e bisognerebbe offrire a questo paese un accordo di associazione e la prospettiva dell’adesione. Non dovremmo deludere le speranze europee dell’Ucraina o rinunciare ai nostri valori fondamentali, come la libertà, la democrazia e la solidarietà, in cambio di petrolio e gas.

Sostenendo la democrazia ucraina alimenteremo anche le ambizioni democratiche dei cittadini della Bielorussia, della Russia e degli altri paesi dell’area postsovietica. E’ l’occasione per promuovere un cambiamento politico che gioverà all’Unione europea da ogni punto di vista. L’era di Yalta, della dottrina Breznev e del muro di Berlino si è conclusa. Occorre una politica coraggiosa basata sui nostri valori, non sui nostri interessi finanziari, e sulla promozione della democrazia, dei diritti umani e del diritto delle nazioni all’autodeterminazione. Allacciare relazioni più aperte con un’Ucraina democratica rappresenta, nel contempo, una grande sfida e una gravosa responsabilità per la Presidenza lussemburghese, alla quale auguro tutto il successo possibile.

 
  
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  Juncker, Consiglio. – (FR) Signor Presidente, posso scegliere tra due approcci. Posso rispondere ai trenta parlamentari che sono intervenuti, rischiando così di essere molto prolisso, oppure posso limitarmi semplicemente a replicare ad alcuni, rischiando di sembrare estremamente maleducato nei confronti degli altri. Cercherò quindi di essere breve per non essere scortese.

L’onorevole Goebbels, che ha seguito da vicino i miei progressi per molti anni, mi crede totalmente incapace di una cosa del genere, e su questo punto siamo d’accordo.

(Si ride)

Signor Presidente, vari oratori hanno fatto riferimento all’agenda di Lisbona, in particolare i presidenti dei gruppi e altri deputati, come gli onorevoli Swoboda e Oomen. Sembra che ci sia un certo accordo sulla necessità di mantenere la sinergia fondamentale su cui si basa la strategia di Lisbona, cui hanno impresso un utile slancio le conclusioni del Consiglio europeo di Göteborg.

Per l’onorevole Cohn-Bendit è diventata un’abitudine menzionare indiscriminatamente autori di entrambe le rive del Reno, e oggi ha citato Victor Hugo. Per quanto riguarda l’agenda di Lisbona, io vorrei citare Pascal, che ha affermato di amare le cose che vanno insieme. Questo si applica a molti settori della vita, e vale anche per la strategia di Lisbona. E’ impossibile operare distinzioni tra i vari elementi che contribuiscono a fare sì che la strategia di Lisbona sia tanto efficace – e mi riferisco alla sua efficacia teorica, e non all’entusiasmo con cui è attuata.

Molti di voi hanno parlato delle imprescindibili riforme strutturali che devono essere realizzate nel quadro della strategia di Lisbona. Partecipo al Consiglio ECOFIN dal 1989, se non erro. Da allora mi è stato detto, settimana dopo settimana, mese dopo mese, che le riforme strutturali vanno realizzate, eppure raramente ho incontrato qualcuno che mi sapesse dire esattamente in che senso dovrebbero andare queste riforme. In generale, ho l’impressione che chi dice che bisogna concretizzare le riforme strutturali, in realtà, intenda dire che si deve smantellare lo Stato sociale.

(Applausi)

Per questo motivo ho sostenuto di frequente, per quanto riguarda le riforme strutturali, che i mercati del lavoro devono essere riformati e che devono essere più flessibili. Lo credo realmente, ma penso anche che gli imprenditori europei potrebbero essere più flessibili. Ritengo che andrebbe a vantaggio di chi prende le decisioni, che spesso ricadono anche sugli altri, dimostrare più flessibilità, adattando gli strumenti a nostra disposizione alle necessità di oggi.

Personalmente non penso che si debba far credere agli europei che, per diventare più competitivi, sia sufficiente riformare i mercati del lavoro, abolire la legislazione sociale esistente ed eliminare le zone cuscinetto rappresentate dai diritti dei lavoratori. Sarebbe un approccio concentrato soltanto sul breve periodo, con ovvie conseguenze: non guadagneremmo in competitività, ma perderemmo il sostegno di un gran numero di europei, in particolare lavoratori. Desidero quindi mettervi in guardia da questo approccio semplicistico, che non ci porterà da nessuna parte.

Alcuni di voi hanno affermato che il rispettivo gruppo sosterrebbe il Patto di stabilità, e questo ha conferito grande interesse al dibattito. Vi spiegherò che cosa intendo dire. L’onorevole Goebbels, né più né meno, ha offerto il sostegno del suo gruppo parlamentare, il gruppo socialista al Parlamento europeo. Se l’ho inteso correttamente, l’onorevole Cohn-Bendit sembra spostarsi verso una chiara sintonia di interessi e di idee in materia. L’onorevole Poettering ha promesso l’appoggio del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei. Sono quindi bastati cinque minuti di Presidenza lussemburghese affinché i socialisti, i liberali, i democratici cristiani e tutti gli altri trovassero un accordo sulla forma essenziale che deve assumere la riforma del Patto di stabilità e di crescita. E’ un’evoluzione di cui mi rallegro vivamente. Su questo punto la Presidenza lussemburghese sarà franca: ne sono venuto a conoscenza soltanto nel corso della seduta odierna.

Passerei rapidamente alla direttiva sulla liberalizzazione dei servizi, in merito alla quale pensavo di aver espresso con chiarezza il mio pensiero. Non respingeremo questa direttiva, poiché può, in effetti, generare posti di lavoro, se la sua elaborazione sarà confacente alla situazione. Vorrei, tuttavia, che unissimo le nostre forze per eliminare dalla direttiva tutti quegli elementi che potrebbero sfociare nel dumping sociale e che si sono insinuati nel testo, come si evince leggendo tra le righe. So bene che sulle nostre discussioni sulla direttiva regna la confusione, perché i rischi potenziali di alcune disposizioni non sono evidenti. Desidero perciò invitare la Commissione, il Consiglio e il Parlamento a esaminare questo progetto di direttiva riga per riga, per individuare ogni rischio di dumping sociale. In fin dei conti, poiché tutti, incluso Bolkestein, mi assicurano che l’obiettivo non è quello di violare le regole che tutelano i nostri mercati del lavoro, dovremmo riuscire a eliminare il rischio di dumping sociale – un rischio che ritengo incombere su questa direttiva – tramite una lettura comune, se l’intenzione generale è davvero questa. Ciò detto, anche se avessimo l’occasione di farlo, la direttiva non sarebbe approvata, nella sua versione attuale, sotto la Presidenza lussemburghese, visto che richiede numerosi emendamenti.

(Applausi)

Lo statuto dei deputati sarà approvato entro la fine della Presidenza lussemburghese.

(Applausi)

Onorevole Mote, lei ha affermato di voler lasciare l’Unione europea perché rappresenta tutto ciò a cui lei si oppone e che respinge. Devo ammettere di non essere d’accordo con lei su questo punto. L’Unione europea rappresenta tutto ciò che io sostengo, perché sostengo la comprensione tra i popoli e la solidarietà europea – una solidarietà che non deve essere messa in pericolo da una riforma sbagliata delle prospettive finanziarie, finalizzata a distruggere gli strumenti di solidarietà. L’Unione europea rappresenta tutto ciò che io sostengo, perché sostengo la pace. Le divisioni tra i popoli hanno generato indicibili sofferenze in Europa. Anche se desidera abbandonare l’Unione europea, non può non sostenerla.

(Applausi)

 
  
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  Barroso, Commissione. – (FR) Signor Presidente, non intendo ritornare sulle questioni che sono già state esaminate nel corso del nostro dibattito. La Presidenza lussemburghese ha presentato le sue priorità con grande chiarezza. La Commissione sostiene queste priorità e intende lavorare insieme alla Presidenza, a tutti gli Stati membri e al Consiglio in modo equo e costruttivo per conseguire importanti risultati durante questo semestre, che reputiamo cruciale.

Desidero, tuttavia, ricollegarmi a una questione che non è stata trattata nei nostri interventi introduttivi, ma che è stata sollevata da almeno un deputato, ossia il miglioramento del processo legislativo. Anche noi ci rallegriamo del fatto che la Presidenza lussemburghese intenda attribuire priorità alle misure volte a migliorare la qualità della legislazione, e questa priorità è, infatti, specificata nel programma della Presidenza. La relazione dell’onorevole Cox sottolinea che la qualità della legislazione è uno dei fattori chiave per migliorare l’ambiente economico, ma vorrei rilevare che, a prescindere dall’ambiente economico, il miglioramento della legislazione è altresì un fattore essenziale per migliorare la comprensione dei cittadini europei e i livelli di fiducia nell’integrazione europea.

Il miglioramento della legislazione non concerne soltanto la competitività, ma anche la cittadinanza. I cittadini spesso criticano l’operato dell’Unione europea, considerata troppo burocratica e interventista, oltre che lontana dalla realtà. Si dovrebbe procedere a una semplificazione sistematica e operativa della legislazione, e l’acquis comunitario dovrebbe essere reso più comprensibile. Le valutazioni di impatto sono elementi fondamentali per assicurare una migliore preparazione delle decisioni che rivestono centralità politica. Una legislazione più semplice e meglio preparata rappresenta la condizione irrinunciabile per promuovere una migliore comprensione, e quindi una maggiore accettazione di tale legislazione, da parte dei nostri concittadini.

Devo altresì sottolineare che l’attuazione è diventata un aspetto critico. Se l’Unione europea e i suoi Stati membri si riveleranno incapaci di garantire una rapida trasposizione delle direttive e il rispetto dell’acquis comunitario, a risentirne sarà la credibilità dell’azione dell’Unione europea.

Da parte sua, la Commissione attribuirà rinnovata attenzione alle violazioni della legislazione comunitaria e al modo in cui si perseguiranno tali infrazioni.

In conclusione, e tornando alla revisione della strategia di Lisbona, vorrei aggiungere che non si dovrebbero vedere divisioni dove non esistono. Penso che siamo tutti d’accordo sul fatto che la competitività economica, l’ambiente e la legislazione sociale rivestono un’importanza cruciale in questa nostra Europa. Non si può dire altrettanto a proposito della competitività sul piano globale, poiché questo è un settore in cui potremmo fare dei progressi rispetto ai nostri partner. Non penso, in tutta sincerità, che ci sia molto da imparare dai nostri partner in materia di legislazione ambientale o sociale, e che sia quindi necessario fare granché per raggiungerli. Credo invece che resti molto da fare nel campo della competitività, per esempio nel settore della ricerca e dello sviluppo.

Se raffrontiamo l’Europa – anche l’Europa dei Quindici, prima dell’allargamento – agli Stati Uniti e al Giappone per quanto riguarda gli investimenti nella ricerca nelle nuove tecnologie, per esempio, vediamo che gli investimenti dell’Europa dei Quindici rappresentano soltanto un terzo di quelli statunitensi e sono inferiori del 30 per cento rispetto a quelli giapponesi. Eppure gli investimenti nel settore della ricerca e dell’innovazione, strumentali alla crescita in Europa, meritano di figurare tra le priorità, e stiamo lavorando con la Presidenza lussemburghese e con tutti gli Stati membri per garantire che ciò avvenga, ossia che si dedichi un’attenzione più mirata alle questioni più pressanti. Sono certo che, durante questa Presidenza, saremo in grado di approvare una strategia di Lisbona riveduta, che rafforzerà e ravviverà il modello sociale europeo in chiave ammodernata, al fine di assicurare prosperità ai nostri concittadini.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

DICHIARAZIONE SCRITTA (ARTICOLO 142 DEL REGOLAMENTO)

 
  
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  Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Il programma di questa Presidenza riesce a non essere una totale delusione solo perché non ci aspettavamo granché dal suo contenuto in ogni caso. Deploriamo che abbia sottovalutato alcuni aspetti essenziali. Il programma non dice nulla della disoccupazione, benché si sia aggravata. Non si impegna in alcun modo a fare un bilancio dell’euro nei dodici Stati della zona dell’euro, nonostante l’acuirsi dei problemi nella maggior parte di questi paesi, quanto meno in vista dalla sopravvalutazione della valuta. Non promette di chiedere la revisione della liberalizzazione del commercio degli articoli tessili e dell’abbigliamento, o almeno di ricorrere alle clausole di salvaguardia per i prodotti più sensibili. Non fa riferimento al sessantesimo anniversario della sconfitta del fascismo.

Per quanto riguarda la strategia di Lisbona, non raggiunge le giuste conclusioni sull’impatto della situazione attuale. Tutt’altro: percorre la stessa strada delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni, di incremento dell’insicurezza dei posti di lavoro e di erosione dei servizi pubblici. Analogamente, non propone di abrogare il Patto di stabilità e di crescita e sostituirlo con un Patto di progresso sociale e di creazione di posti di lavoro, in linea con gli obiettivi della piena occupazione, dello sviluppo economico sostenibile e con la coesione economica e sociale.

 
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