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Resoconto integrale delle discussioni
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Giovedì 27 gennaio 2005 - Bruxelles Edizione GU
1. Apertura della seduta
 2. Presentazione di documenti (cfr. processo verbale)
 3. Ordine del giorno: vedasi processo verbale
 4. Dichiarazioni della Presidenza
 5. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
 6. Turno di votazioni
 7. Dichiarazioni di voto
 8. Correzioni di voto (cfr. processo verbale)
 9. Interventi di un minuto su questioni politiche importanti
 10. Verifica dei poteri: vedasi processo verbale
 11. Comunicazione delle posizioni comuni del Consiglio: vedasi processo verbale
 12. Decisioni concernenti taluni documenti: vedasi processo verbale
 13. Trasmissione dei testi approvati nel corso della presente seduta: vedasi processo verbale
 14. Calendario delle prossime sedute: vedasi processo verbale
 15. Interruzione della sessione: vedasi processo verbale


  

PRESIDENZA DELL’ON. BORRELL FONTELLES
Presidente

(La seduta inizia alle 9.05)

 
1. Apertura della seduta
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  Presidente. – Onorevoli deputati, dovremo modificare l’ordine del giorno perché, come presumo sappiate, il Presidente dell’Ucraina, Yushchenko, oggi non potrà essere con noi come previsto dal programma, poiché le condizioni meteorologiche che hanno gravemente colpito l’intera Europa centrale stamani gli hanno impedito di mettersi in viaggio.

 

2. Presentazione di documenti (cfr. processo verbale)

3. Ordine del giorno: vedasi processo verbale

4. Dichiarazioni della Presidenza
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  Presidente. – Il programma odierno prevedeva di dedicare una dichiarazione e un minuto di silenzio al ricordo della tragedia di Auschwitz-Birkenau, e credo sia opportuno procedere in questo senso.

Onorevoli colleghi, oggi è un triste giorno di commemorazione per l’intera umanità. In un giorno come questo, nel 1945 i soldati dell’Armata rossa hanno liberato il campo di sterminio nazista il cui nome è rimasto impresso nella memoria collettiva dell’umanità. E’ rimasto impresso nella nostra memoria collettiva come sinonimo di orrore assoluto, di male nella sua forma più estrema, di crimine industrializzato, pianificato e documentato.

Ancora oggi tutti ci stupiamo che sia potuto accadere, eppure è accaduto. E’ impensabile, ma vero. Oggi una delegazione del Parlamento, composta dai presidenti di tutti i gruppi politici, la più grande delegazione mai diretta ad Auschwitz, parteciperà alla cerimonia in onore delle vittime, insieme agli ex prigionieri, ai capi di Stato e di governo di numerosi paesi e alcuni dei soldati che liberarono il campo. In questo modo renderemo omaggio alle vittime, ma soprattutto ricorderemo il male che ha portato alla morte di milioni di ebrei per il solo fatto che erano ebrei, e delle minoranze etniche, degli omosessuali e dei prigionieri politici di diversa nazionalità. Si tratta di un male che ci riguarda tutti. Senza dubbio riguarda le vittime e i loro discendenti, ma anche quelli di noi che non c’erano, quelli di noi che non possono ricordare perché non hanno visto. Auschwitz deve ricordarci la battaglia tra ricordo e oblio, la battaglia della memoria contro un fatto che avremmo voluto non accadesse mai, perché chi dimentica la propria storia è destinato a ripeterla.

L’Olocausto è un grave problema per l’intera umanità. Non è un problema che riguarda solo gli assassini nazisti e le vittime ebree. Le sue radici affondano in alcune caratteristiche che hanno rivelato la propria funesta presenza lungo tutto l’arco della storia umana. Oggi, a sessant’anni di distanza, dobbiamo continuare a lottare contro tutto ciò che l’ha reso possibile: il razzismo, l’antisemitismo, la xenofobia, l’odio interrazziale, l’indifferenza della nostra società, che pensa di non avere nulla a che vedere con l’Olocausto fino a quando, infine, non capisce che invece esso la riguarda; allora però è troppo tardi.

A questo scopo, per non dimenticare, oggi si voterà anche su una risoluzione per ricordare l’Olocausto e l’antisemitismo.

Onorevoli colleghi, abbiamo il dovere di lavorare ogni giorno, non solo quando il fascino delle cifre tonde, 60 anni – perché 60 e non 59? – ravviva il ricordo, ma ogni giorno, affinché i valori della nostra Costituzione – pace, diritti umani, rispetto e tolleranza – completamente opposti a ciò che è accaduto ad Auschwitz, vengano diffusi e difesi nelle scuole, al lavoro, per le scale, per la strada, nei bar, nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Ricordare Auschwitz ci offre l’occasione di difendere i valori della nostra Costituzione e, approfittando di tale occasione, potremo difendere la dignità umana, orribilmente violata in quel luogo.

Onorevoli deputati, vi chiedo di osservare un minuto di silenzio.

(Il Parlamento, in piedi, osserva un minuto di silenzio)

 
  
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  Presidente. – Onorevoli deputati, concluso questo momento di raccoglimento in memoria delle vittime di Auschwitz, dichiaro sospesa la seduta.

(La seduta, sospesa alle 9.10, riprende alle 10.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. VIDAL-QUADRAS ROCA
Vicepresidente

 

5. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale

6. Turno di votazioni
  

Raccomandazione Brok (A6-0011/2005) – accordo di stabilizzazione e associazione UE/ex Repubblica jugoslava di Macedonia e UE/Croazia (articolo 131 del Regolamento)

Raccomandazione Barón Crespo (A6-0007/2005) – protocollo aggiuntivo all’accordo di associazione UE/Cile (articolo 131 del Regolamento)

Raccomandazione Rübig (A6-0002/2005) – programma comunitario pluriennale inteso a rendere i contenuti digitali europei più accessibili, utilizzabili e sfruttabili

Proposta di risoluzione comune di sei gruppi politici sulla situazione in Medio Oriente

 
  
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  Wurtz (GUE/NGL).(FR) Signor Presidente, ci siamo accordati con diversi gruppi per giungere a un compromesso accettabile dalla maggioranza.

Il compromesso comprende due punti. La prima parte dell’emendamento diventerebbe un’aggiunta, mentre la seconda parte sarebbe oggetto di votazione distinta. La formulazione che mettiamo ai voti incoraggerebbe dunque vivamente il Presidente Abbas a dare forma concreta al suo intento di porre fine alla violenza e accoglierebbe con favore le misure da lui intraprese a tale scopo. La parte restante della formulazione rimane invariata.

La seconda parte dell’emendamento, ovvero la porzione di testo in cui si chiede alle autorità israeliane di accogliere e attuare la roadmap e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sarebbe oggetto di votazione distinta.

 
  
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  McMillan-Scott (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, come i colleghi ben sanno, la presente risoluzione verte principalmente sui risultati delle riuscitissime elezioni palestinesi del 9 gennaio, cui 28 deputati hanno partecipato in qualità di osservatori, presieduti dal sottoscritto e con l’onorevole Napoletano come vicepresidente. La risoluzione che stiamo votando non tratta solo dell’approvazione delle elezioni stesse, ma anche delle azioni che ci aspettiamo vengano intraprese dalle varie organizzazioni e istituzioni a seguito delle elezioni. Il paragrafo 15 non è adeguato a questo contesto. Riguarda le procedure interne del Parlamento europeo. Ho discusso con l’onorevole Napoletano e con altri colleghi della necessità di eliminare il paragrafo 15. Invito l’Assemblea a eliminarlo.

 
  
  

Proposta di risoluzione comune sull’antisemitismo e razzismo

 
  
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  Sonik (PPE-DE).(PL) Questo emendamento interesserebbe il testo nel modo seguente. Innanzi tutto vi sarebbe un riferimento specifico al numero stimato di vittime decedute ad Auschwitz, circa un milione e mezzo di persone. In secondo luogo, l’emendamento contiene un riferimento ai 15 000 prigionieri russi ivi deceduti. Vi chiedo di sostenerlo.

 
  
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  Ludford (ALDE).(EN) Signor Presidente, il collega sta parlando del paragrafo sbagliato. Dovrebbe parlare del paragrafo 5, secondo trattino, che corrisponde al nome polacco del museo di Auschwitz-Birkenau. L’onorevole Sonik ha appena parlato del considerando A, ma dovrebbe parlare del paragrafo 5, secondo trattino.

 
  
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  Presidente. – Onorevole Sonik, la situazione si presenta confusa. Ora deve presentare il suo emendamento orale al paragrafo 5, secondo trattino, ma ha presentato qualcos’altro. La prego dunque di presentare il suo emendamento orale al paragrafo 5, secondo trattino.

 
  
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  Sonik (PPE-DE).(PL) E’ proprio così. Mi scuso per l’errore. In realtà l’emendamento riguarda l’inclusione nella risoluzione di un riferimento al museo nazionale di Auschwitz-Birkenau a Oświęcim come centro speciale per l’istruzione e la memoria dell’Olocausto, accanto al centro di informazione di Berlino sull’Olocausto.

 
  
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  Schulz (PSE).(DE) Signor Presidente, vorrei presentare un emendamento orale al considerando A. Nel corso degli ultimi giorni e di quest’ora si sono svolte numerose discussioni, alla cui conclusione posso forse contribuire illustrando brevemente questo emendamento.

E’ indubbio che ci troviamo tutti dinanzi a una situazione difficile, in quanto in giorni come questo bisogna soppesare attentamente ogni parola. Qualunque sia la formulazione, la preoccupazione primaria dev’essere la dignità delle vittime e la colpevolezza dei carnefici. Al fine di tenere conto degli interessi di tutti, propongo di modificare la seconda frase del considerando A, la cui versione originale era: “sessantesimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dei nazisti di Hitler...”.

Proponiamo di sostituire “nazisti di Hitler” con “Germania nazista”, in modo tale che il testo si legga: “... campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau della Germania nazista...”.

A mio avviso queste parole renderebbero ragione della colpevolezza e della particolare responsabilità della Germania, mettendo nel contempo in chiaro che sono stati i nazisti a macchiarsi di questa colpa. E’ un dato di fatto che vi sono state anche vittime tedesche, che questa formulazione vuole commemorare. Per questo motivo chiedo all’Assemblea di votare a favore dell’emendamento.

(Applausi)

 
  
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  Poettering (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, dopo le numerose discussioni sulla questione, vorrei confermare che il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei voterà a favore di questo emendamento orale.

 
  
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  Ludford (ALDE).(EN) Signor Presidente, si potrebbe fare un po’ di chiarezza a questo proposito? Vi sono due emendamenti distinti. Il primo, l’emendamento orale dal gruppo del PPE presentato dall’onorevole Sonik, consiste nel cambiare il testo, che, in inglese, ora si leggerebbe: “un totale di circa un milione e mezzo di ebrei, rom, polacchi, russi, prigionieri di varie altre nazionalità e omosessuali”.

Potremmo per favore votare innanzi tutto su questo emendamento, prima di affrontare la questione distinta, di cui l’onorevole Schulz ha parlato poc’anzi, dell’emendamento n. 1, presentato dal gruppo UEN per sostituire l’espressione “campo di sterminio dei nazisti di Hitler” con “campo di sterminio dei nazisti tedeschi”?

Qui occorrono due votazioni distinte. Pur con il dovuto rispetto, una parte non trascurabile della responsabilità di questa confusione spetta ai servizi, che hanno posto tutto sullo stesso piano: il considerando A, l’emendamento orale del gruppo PPE-DE e l’emendamento del gruppo UEN, di cui ha parlato l’onorevole Schulz.

Potremmo per favore avere due votazioni distinte, di cui la prima sull’emendamento orale dell’onorevole Sonik e la seconda sul pacchetto UEN-Schulz-Poettering?

 
  
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  Presidente. – Sì, onorevole Ludford, abbiamo tre elementi: l’emendamento dell’onorevole Sonik, l’emendamento proposto poc’anzi dall’onorevole Schulz e l’emendamento n. 1 presentato dal gruppo UEN.

 
  
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  Cohn-Bendit (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, l’onorevole Schulz ha ragione; tutte le nostre parole e le conseguenze che esse comportano rivestono un’importanza enorme. Una cosa è certa: l’emendamento dell’onorevole Schulz non ha nulla a che vedere con quello presentato dal gruppo “Unione per l’Europa delle nazioni”, e va considerato come una questione totalmente distinta, in quanto l’emendamento presentato dal gruppo UEN contiene affermazioni inaccettabili che non possiamo e non vogliamo tollerare. Chiediamo pertanto che non si faccia confusione al riguardo. Questo era il primo punto che volevo mettere in chiaro.

Il secondo punto di cui vorrei parlare è il seguente; riconosciamo che i due maggiori gruppi dell’Assemblea desiderano giustamente ottenere un ampio consenso al riguardo, e per questo motivo possiamo condividere tale consenso. Vorremmo tuttavia sottolineare che alcune delle discussioni svoltesi in merito alla presente risoluzione nel corso dei preparativi di questa seduta sono state e sono tuttora indegne. Questo è un concetto che va sottolineato.

 
  
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  Schulz (PSE).(DE) Signor Presidente, penso che non vi sia nient’altro da aggiungere. Se volesse mettere ai voti l’emendamento orale dell’onorevole Sonik e il mio, otterremmo esattamente ciò che desideriamo, cioè un testo consono alla dignità di questo giorno. Tra l’altro, lo scopo del mio emendamento orale era integrare il testo originale e assicurare che l’emendamento presentato dal gruppo UEN fosse respinto una volta per tutte.

 
  
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  Voggenhuber (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, l’onorevole Schulz ha detto che oggi dobbiamo soppesare ogni parola al fine di rendere giustizia alle vittime e alle responsabilità dei carnefici. Al mio paese, l’Austria, è occorso moltissimo tempo per ammettere la propria corresponsabilità nei crimini del nazionalsocialismo. “Nazisti di Hitler”, formulazione utilizzata nella prima versione della risoluzione, chiarifica tale corresponsabilità, poiché implica che i tedeschi non furono gli unici a essere coinvolti. Tale corresponsabilità, tuttavia, risulta di nuovo poco chiara con la formulazione ora proposta.

Non desidero prolungare il dibattito sull’argomento, ma reputo importante che oggi un austriaco intervenga in seno all’Assemblea per deplorare insieme agli altri deputati la corresponsabilità del proprio paese.

(Applausi)

 
  
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  Kamiński (UEN).(PL) Signor Presidente, vorrei esprimere una decisa protesta contro ciò che l’onorevole Cohn-Bendit ha affermato poc’anzi. Mi pare che le sue dichiarazioni si basino su un equivoco, poiché ha definito inaccettabile parte del contenuto del nostro emendamento, che io stesso ho presentato. Non riesco a capire che cosa volesse dire, dato che il mio emendamento riguardava una singola parola. Ho proposto di sostituire l’espressione “di Hitler” con “tedeschi”. Il gruppo UEN non ha presentato altri emendamenti. Si può essere favorevoli o contrari all’emendamento, ma desidero oppormi al fatto che lo si consideri inaccettabile, perché non lo ritengo giustificato. Voglio mettere bene in chiaro che il mio emendamento riguardava solo l’inclusione della parola “tedeschi”. Motivo di questa modifica è che negli ultimi tempi i cittadini polacchi sono stati molto toccati dai riferimenti ai campi di concentramento polacchi e alle camere a gas polacche apparsi sulle principali testate giornalistiche europee. Tali riferimenti sono semplicemente inesatti e profondamente offensivi nei confronti della nazione polacca. Questo era l’unico motivo del mio emendamento.

 
  
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  Presidente. – Onorevoli colleghi, abbiamo un emendamento che è stato presentato e alcuni emendamenti orali. Non riapriremo un dibattito sui concetti fondamentali della questione.

 
  
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  Ludford (ALDE).(EN) Signor Presidente, sono in grado di far luce sull’equivoco dell’onorevole Cohn-Bendit. A mio avviso, l’emendamento n. 1, presentato dal gruppo UEN, consiste esclusivamente nel sostituire l’espressione “di Hitler” con “tedeschi”. L’emendamento n. 1/riv è stato ritirato perché non è stato accolto dai servizi. Ritengo che l’onorevole Cohn-Bendit si riferisca a quest’ultimo – se mi si consente l’espressione, un gruppetto di persone sta creando parecchia confusione perché non ha prestato attenzione ai dettagli. L’emendamento n. 1/riv è stato ritirato, perciò la questione circa l’eliminazione di parole quali “omosessuali” non è più in discussione. Ora ci stiamo occupando dell’emendamento orale presentato dal gruppo PPE-DE e poi ci soffermeremo sull’emendamento proposto dal gruppo UEN – che a quanto pare l’onorevole Schulz sta nuovamente modificando –, ma non affronteremo il resto dell’emendamento rivisto del gruppo UEN, al quale penso si riferisca l’onorevole Cohn-Bendit.

 
  
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  Swoboda (PSE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, penso che chiunque in quest’Aula concordi sul fatto che tutti coloro che hanno preso parte a questo crimine – fossero essi tedeschi, austriaci o di altre nazionalità – vadano condannati, concetto che viene trasmesso dall’espressione “Germania nazista”. Il nocciolo della questione è la responsabilità di tutte le persone coinvolte, ed è su tale responsabilità che dobbiamo richiamare l’attenzione dei cittadini. Chiedo pertanto che ora abbia luogo la votazione e che i deputati riflettano sulla questione ancora una volta. Il punto non è se le persone coinvolte fossero tedeschi o non tedeschi; ciò che conta è che ci riferiamo a tutte le persone legate al regime criminale della Germania nazista. Questo è il succo dell’emendamento dell’onorevole Schulz, cui l’onorevole Poettering ha accordato il proprio sostegno.

(Applausi)

 
  
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  Landsbergis (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, dopo così tante conferme e tanta solidarietà in relazione agli emendamenti, le chiedo di accogliere un piccolissimo emendamento orale all’ultima riga del considerando A, di sole due parole. Dopo il riferimento al ricorso alla violenza sulle persone a causa della loro razza, origine etnica, religione, va inserito “classificazione sociale”. Il motivo di tale richiesta è che vogliamo ribadire che l’Europa non deve dimenticare la propria storia. Milioni di persone sono stati privati di ogni diritto, compresa la vita stessa, per motivi sociali, la soluzione finale con i “nemici di classe”.

“Classificazione sociale” è una formulazione molto moderata e chiedo sostegno a queste due parole sulla base della storia.

 
  
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  Muscardini (UEN). – Signor Presidente, vorrei solo dire l’on. Ludford aveva ragione e che la sua interpretazione era corretta. Tuttavia, lei non mi ha permesso di intervenire. E’ evidente che in questo Parlamento ci sono riserve mentali e discriminazioni. L’on. Cohn-Bendit non aveva capito niente di quello che diceva, visto che faceva riferimento a un emendamento che non era stato presentato in Aula. Vorrei che il nostro gruppo fosse rispettato al pari degli altri, altrimenti i razzisti sono quelli che parlano a sproposito.

 
  
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  Presidente. – Onorevole Muscardini, a questo punto non stiamo più discutendo dei concetti di fondo. Stiamo votando gli emendamenti. Perciò andiamo avanti con la procedura.

 

7. Dichiarazioni di voto
  

– Raccomandazione (A6-0011/2005)

 
  
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  Queiró (PPE-DE), per iscritto.(PT) La conclusione di questo protocollo, in linea con altri protocolli simili stipulati a partire dal maggio 2004, dimostra con chiarezza l’impatto globale dell’allargamento dell’UE.

Cionondimeno questi protocolli sono chiaramente necessari perché l’Unione allargata ha bisogno di uniformità e armonizzazione giuridica. Ho pertanto votato a favore della raccomandazione.

 
  
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  Ribeiro e Castro (PPE-DE), per iscritto.(PT) L’obiettivo della presente proposta di raccomandazione è la conclusione di un accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia e tra le Comunità europee e la Repubblica di Croazia, per tener conto dell’adesione della Repubblica ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica slovacca all’Unione europea. Anche questo accordo è una delle conseguenze dell’adesione di 10 nuovi Stati membri.

L’adesione di tali paesi richiede effettivamente una serie di adeguamenti giuridici affinché i nuovi Stati membri possano porsi su un piano di parità in ambito doganale, economico e della concorrenza.

Naturalmente ho votato a favore.

 
  
  

– Raccomandazione (A6-0007/2005)

 
  
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  Queiró (PPE-DE), per iscritto.(PT) La conclusione di questo protocollo, in linea con altri protocolli simili stipulati a partire dal maggio 2004, dimostra con chiarezza l’impatto globale dell’allargamento dell’UE.

Cionondimeno questi protocolli sono chiaramente necessari perché l’Unione allargata ha bisogno di uniformità e armonizzazione giuridica. Ho pertanto votato a favore della raccomandazione.

 
  
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  Ribeiro e Castro (PPE-DE), per iscritto.(PT) L’obiettivo della presente raccomandazione è il raggiungimento di un consenso parlamentare in merito alla conclusione di un accordo di stabilizzazione e di associazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Cile, dall’altra, per tener conto dell’adesione della Repubblica ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica slovacca all’Unione europea. Si tratta di una necessaria conseguenza dell’allargamento. L’adesione di tali paesi richiede effettivamente una serie di adeguamenti giuridici affinché i nuovi Stati membri possano porsi su un piano di parità in ambito doganale, economico e della concorrenza.

Ho votato a favore.

 
  
  

– Raccomandazione (A6-0002/2005)

 
  
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  Goudin, Lundgren e Wohlin (IND/DEM), per iscritto.(SV) La Lista di giugno vota contro l’aumento della dotazione finanziaria rispetto alla proposta iniziale del Consiglio. I contenuti digitali vengono creati in modo più efficiente e resi accessibili dal mercato o mediante decisioni adottate a livello di Stati membri.

 
  
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  Queiró (PPE-DE), per iscritto.(PT) L’equilibrio trovato tra l’importo inizialmente richiesto dalla Commissione e i fondi resi disponibili dal Consiglio, in rapporto alle necessarie limitazioni di bilancio, è ragionevole. Ho pertanto votato a favore.

La cosa più importante, tuttavia, è che il programma eCONTENT – al pari di altre iniziative simili – sia uno strumento atto a rafforzare in modo efficace la società fondata sull’informazione e sulla conoscenza.

 
  
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  Ribeiro e Castro (PPE-DE), per iscritto.(PT) Oltre a contribuire alla strategia di Lisbona e al rafforzamento di un’economia europea fondata sulla competitività e sulla conoscenza, il programma comunitario pluriennale inteso a rendere i contenuti digitali europei più accessibili, utilizzabili e sfruttabili ci permette di raggiungere risultati soddisfacenti in termini di crescita economica, creazione di posti di lavoro, innovazione e scelta dei consumatori.

Il presente programma è destinato agli utenti finali, quali normali cittadini, studenti, ricercatori, professionisti desiderosi di migliorare le proprie competenze o “riutilizzatori” che vogliono migliorare le risorse dei contenuti digitali o sfruttarle a fini di lucro.

Il progetto comunitario in corso, oltre ad agevolare l’accesso degli utenti alle informazioni, mira a trasformare il settore della distribuzione dei contenuti digitali e a reinventare le modalità con cui imprese, organismi pubblici e governi interagiscono tra loro e con i cittadini in generale.

Per lo sviluppo dell’economia europea, dunque, è di capitale importanza che la dotazione finanziaria del programma inteso a rendere i contenuti digitali europei più accessibili venga aumentata da 135 milioni di euro a 149 milioni di euro. In tal modo il programma d’azione comunitario avrà maggiori possibilità di essere attuato con successo.

Ho votato a favore.

 
  
  

– Proposta di risoluzione comune RC-B6-0068/2005

 
  
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  Cederschiöld, Fjellner e Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto.(SV) Nell’esprimere il proprio compiacimento per il successo delle elezioni palestinesi, il Parlamento europeo avrebbe dovuto in primo luogo sottolineare il mancato sviluppo delle strutture democratiche nel periodo in cui Arafat è stato al potere. Sarebbe inoltre stato auspicabile mettere in rilievo la mancata richiesta di riforme democratiche da parte degli altri paesi, unitamente al tacito sostegno all’andamento antidemocratico tollerato nel periodo di Arafat. Le elezioni presidenziali in Palestina sono inoltre state rese più difficili dalla volontà di ampi gruppi di sabotare le elezioni e, in senso più ampio, il processo democratico.

La risoluzione avrebbe inoltre dovuto chiedere con chiarezza alla nuova classe dirigente palestinese di attuare le riforme democratiche e ribadire senza equivoci la responsabilità dell’Autorità palestinese nell’impedire atti terroristici. Nel contempo occorre riconoscere il legittimo diritto di Israele di vivere in sicurezza e di difendere i suoi cittadini dagli attentati terroristici. A tale proposito è importante sottolineare la differenza tra gli attentati dei terroristi palestinesi sistematicamente diretti contro obiettivi civili e gli interventi effettuati dal governo israeliano contro i terroristi.

Infine manca una condanna di tutti gli atti terroristici, compresi gli attentati kamikaze compiuti nella striscia di Gaza, né vi è alcuna espressione di sentito cordoglio da parte del Parlamento europeo nei confronti delle famiglie delle vittime.

 
  
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  Goudin, Lundgren e Wohlin (IND/DEM), per iscritto.(SV) La Lista di giugno sostiene il processo di pace in Medio Oriente e auspica che le parti possano giungere a un rapido accordo sulla roadmap per la pace. Perché ciò accada i leader sia palestinesi che israeliani devono riuscire a dimostrare di essere validi statisti e di possedere coraggio politico.

La Lista di giugno ritiene che siano le Nazioni Unite ad avere la principale responsabilità di mediare tra i propri Stati e di impedire i conflitti o di farli cessare. Nel corso della storia abbiamo visto come i paesi neutrali abbiano avuto un importante ruolo in tal senso in seno alle Nazioni Unite.

Pur sostenendo a grandi linee l’essenza della risoluzione, non crediamo che il ruolo dell’UE nell’ambito della politica estera e di sicurezza debba essere esteso. Desideriamo preservare la libertà d’azione della Svezia e la posizione unica delle Nazioni Unite quale organizzazione internazionale di pace.

 
  
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  Martin, David (PSE), per iscritto. – (EN) Mi rallegro per il fatto che le elezioni palestinesi siano state tutto sommato eque e libere e mi compiaccio per il loro soddisfacente svolgimento, nonostante le difficili circostanze dovute all’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele. I risultati delle elezioni presidenziali dovrebbero essere considerati un’opportunità per rilanciare i negoziati tra il governo israeliano e le autorità palestinesi.

Sollecito Israele al pieno rispetto dei diritti dei palestinesi riconosciuti a livello internazionale ed esorto il Consiglio e la Commissione a istituire un’altra missione di osservazione dell’Unione europea in Palestina in conformità dell’accordo di associazione UE-Israele, in particolare del protocollo IV dell’accordo.

Le violazioni della Quarta convenzione di Ginevra da parte di Israele continuano a suscitare grave preoccupazione in seno alla comunità internazionale, per cui è assolutamente indispensabile che i membri del Quartetto, di comune accordo con Israele e Palestina, compiano sforzi costruttivi per giungere a una soluzione definitiva e completa del conflitto israelo-palestinese. Una soluzione non è solo cruciale per i territori stessi, ma anche per la promozione della pace e della sicurezza in tutto il Medio Oriente e nel mondo arabo.

 
  
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  Queiró (PPE-DE), per iscritto.(PT) Ho votato a favore di questa risoluzione comune essenzialmente perché ritengo che, per come stanno ora le cose in Medio Oriente, in particolare in Palestina, vi è finalmente un’opportunità unica di riprendere il processo di pace. Date queste premesse, il bilancio del processo elettorale palestinese è positivo.

Vi sono tuttavia alcuni punti della risoluzione da cui vorrei prendere le distanze. La comunità internazionale, e in particolare l’UE, non possono trattare lo Stato di Israele, l’Autorità palestinese e i cosiddetti “gruppi armati palestinesi” come se fossero la stessa cosa. Uno Stato democratico non può essere equiparato a gruppi terroristici. Una siffatta confusione è inaccettabile.

 
  
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  Ribeiro e Castro (PPE-DE), per iscritto.(PT) Il conflitto mediorientale è stato spesso causa di instabilità e tensione, e la comunità internazionale è stata coinvolta in reiterati tentativi di limitare il peggioramento della situazione politica ed economica che la regione subisce da alcuni anni.

L’elezione di Abu Mazen quale Presidente dell’Autorità palestinese ha impresso nuovo slancio alla ripresa del processo diplomatico nella regione. Il nuovo leader palestinese ha l’opportunità di avviare un rinnovato dialogo politico con Israele, fondato sui criteri della democrazia, dell’equità e del mutuo rispetto, che preveda la lotta al terrorismo e che si prefigga l’obiettivo di una pace effettiva e duratura.

Nella nuova epoca appena iniziata è inoltre importante che Israele dia segnali di speranza, buona volontà e collaborazione e che porti avanti la sua giustificata e legittima lotta al terrorismo nel rispetto dei principi del diritto internazionale.

Ho votato a favore e mi auguro che la pace, di pari passo con la democrazia, presente da lunga data in Israele ma solo agli inizi in Palestina, possa finalmente radicarsi in questa regione, che è la più tormentata del mondo.

 
  
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  Ries (ALDE), per iscritto.(FR) Si può osare parlare di disgelo? Certamente si auspica che le relazioni tra israeliani e palestinesi diventino meno tese. I segni ci sono, a iniziare dal successo delle elezioni palestinesi e dalla salita al potere di Mahmoud Abbas. Quest’uomo, che nel 1993 ha orchestrato gli accordi di Oslo, ha sostenuto la smilitarizzazione dell’Intifada. Tale obiettivo più che una dichiarazione a parole era il frutto di una convinzione costantemente ribadita. Abbiamo inoltre visto le spettacolari azioni intraprese dalle forze di sicurezza palestinesi contro i terroristi e il dispiegamento di queste forze nella striscia di Gaza, la moratoria israeliana degli omicidi mirati, la ripresa delle relazioni diplomatiche e, oggi, abbiamo sentito Ariel Sharon annunciare un incontro con Mahmoud Abbas fra due settimane. Non dobbiamo neppure dimenticare il sostegno degli Stati Uniti, che è diventato più chiaro e comprensibile con la seconda amministrazione del Presidente Bush, il quale si è ripromesso di concludere il processo di pace entro il 2009. Esiste pertanto una finestra di opportunità in cui l’Unione europea si sta impegnando più fermamente che mai, come ha evidenziato questa missione di osservazione delle elezioni, la più ampia finora inviata dall’Unione europea. La nostra risoluzione mette in rilievo proprio questo e ho quindi votato a favore, in quanto è stata stralciata la parte inaccettabile del paragrafo 12 in cui si condannava la violenza terroristica indiscriminata di entrambe le parti.

 
  
  

– Proposta di risoluzione comune RC-B6-0069/2005/riv

 
  
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  Vanhecke (NI).(NL) Signor Presidente, sarò breve. Mi sono astenuto dal votare su questa risoluzione, naturalmente non perché io disconosca la sofferenza degli ebrei e delle altre vittime di un regime criminale nazionalsocialista, criminale al pari di molti altri regimi e dittature socialisti. Non ho votato a favore della risoluzione perché provo solo sdegno per le persone e i politici che utilizzano queste sofferenze per i fini politici del proprio partito e per contrastare i partiti che vogliono continuare a preservare i valori europei e l’identità dei popoli dell’Europa. Deploro inoltre il fatto che la presente risoluzione non spenda neanche una parola sul terrorismo antisemitico odierno, sugli attuali attentati antisemiti, sul fatto che attualmente nelle nostre grandi città, ad esempio ad Anversa, gli ebrei vengono attaccati dagli arabi e dagli integralisti islamici che sono gli antisemiti di oggi. Inutile dire che deploro altresì l’appello a limitare la libera espressione delle opinioni, in quanto senza questa libertà non può esserci democrazia. Rilevo infine che hanno potuto firmare la risoluzione anche comunisti che non hanno mai preso le distanze dai regimi comunisti responsabili di atti terroristici e della creazione di campi di concentramento. Tale circostanza mi sembra scandalosa.

 
  
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  Giertych (IND/DEM).(EN) Signor Presidente, avremmo votato contro questa risoluzione se il documento avesse escluso la responsabilità della Germania. Si dà il caso che l’emendamento sia stato approvato e noi abbiamo sostenuto la risoluzione. E’ tuttavia di capitale importanza sottolineare la responsabilità tedesca nell’Olocausto, soprattutto perché vi sono articoli, come quello pubblicato sul Guardian di ieri, che parlano delle camere a gas e dei forni crematori polacchi – camere a gas e forni crematori polacchi! Tali affermazioni figuravano ieri sulla stampa britannica. Abbiamo dovuto insistere affinché la Germania fosse menzionata nel documento. La nostra richiesta è stata accolta e abbiamo dunque votato a favore del documento, altrimenti avremmo votato contro.

 
  
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  Coelho (PPE-DE), per iscritto.(PT) Nel commemorare il 60° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, ricordiamo e condanniamo la terribile tragedia dell’Olocausto.

Non possiamo, e non dobbiamo, dimenticare questa tragedia che è uno dei più vergognosi e dolorosi capitoli della storia del nostro continente. Questa tragedia deve servire da lezione per tutti in futuro, in modo che si possano combattere gli estremismi che conducono all’intolleranza, alla discriminazione e al razzismo.

Sono favorevole all’idea che il 27 diventi il giorno in cui in Europa ricordiamo l’Olocausto e rendiamo omaggio alle sue vittime.

Trovo preoccupanti i crescenti segnali di antisemitismo e di razzismo e l’aumento dei partiti estremisti e xenofobi. Spetta all’UE e alla comunità internazionale nel suo complesso promuovere e tutelare in modo completo ed efficace i diritti civili e i diritti fondamentali nell’Unione e nel mondo.

L’UE deve rimanere fedele ai valori che sono parte del suo patrimonio comune, deve sforzarsi di salvaguardare i principi di tolleranza e non discriminazione e promuovere l’integrazione sociale, economica e politica.

E’ di capitale importanza riprendere le discussioni sulla proposta di decisione quadro sul razzismo e la xenofobia, in quanto saremo in grado di contrastare questi fenomeni in modo efficace e coerente sul territorio comunitario solo se adotteremo un approccio integrato che preveda sia misure preventive che punitive.

 
  
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  Goudin, Lundgren e Wohlin (IND/DEM), per iscritto. – (SV) La risoluzione affronta questioni di capitale importanza. I campi di concentramento e di sterminio sono tra gli aspetti più oscuri e vergognosi della storia europea. Occorre contrastare e condannare vigorosamente il razzismo, l’estremismo e il revisionismo storico. La risoluzione mette in evidenza la necessità di adottare una simile azione in modo chiaro ed esplicito.

Conferenze e attività di sensibilizzazione sono iniziative positive che possono contribuire ad accrescere la tolleranza e a rendere più umana la società. Cionondimeno siamo del parere che sia innanzi tutto compito dell’ONU e del Consiglio d’Europa, e non dell’UE, organizzare tali eventi. Il Consiglio d’Europa si occupa del rispetto della democrazia, dei diritti umani e dei principi dello Stato di diritto, conta inoltre più membri dell’Unione europea e, in tal senso, è più paneuropeo.

Il contenuto dei programmi d’insegnamento scolastico è materia di competenza dei parlamenti dei rispettivi Stati membri.

 
  
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  Manolakou (GUE/NGL), per iscritto.(EL) Il razzismo, la xenofobia e l’antisemitismo sono stati coltivati e utilizzati nei modi e nei tempi propizi al capitalismo, che si fonda sullo sfruttamento e sulla repressione. Fin dalla sua nascita l’ideologia comunista ha rifiutato questi fenomeni operando solo la distinzione tra sfruttatori e sfruttati. I comunisti lottano per la fratellanza dei popoli e dei lavoratori del mondo intero, a prescindere dal sesso, dalla razza, dal colore o dal credo religioso. Per questo motivo i comunisti sono le principali vittime del fascismo.

Gli europarlamentari del partito comunista greco non hanno votato a favore della proposta comune di risoluzione perché non menziona le decine di migliaia di comunisti e di altri combattenti antifascisti uccisi nei campi di concentramento nazisti. Tale omissione è un’offesa alla storia. Il Parlamento europeo di nuovo non prende posizione dinanzi alla rinascita ufficiale del fascismo negli ex Stati baltici, dove si rende omaggio e si erigono monumenti ai collaborazionisti nazisti. Le forze politiche che, al governo degli Stati membri dell’UE, alimentano e fomentano il razzismo, fingono di condannarlo nella risoluzione. Tutte le discussioni sull’antisemitismo sono un tentativo di far passare sotto silenzio la politica sionista dello Stato di Israele, che sta perseguendo una politica di genocidio contro i palestinesi, simile a quella subita dagli ebrei martirizzati nei campi nazisti. Gli europei devono commemorare il 27 gennaio e il 9 maggio come meritano, liberi dalle opportunistiche distorsioni del Parlamento europeo.

 
  
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  Martin, David (PSE), per iscritto.(EN) E’ di capitale importanza ricordare sempre con nitidezza le atrocità commesse ad Auschwitz, di cui oggi ricorre il sessantenario della liberazione. Dobbiamo farci carico collettivamente in tutta Europa delle sofferenze inflitte alle vittime dell’Olocausto.

L’Unione europea nella sua forma attuale è la maggiore garanzia di cui disponiamo contro il ripetersi di simili orrori. Possiamo tuttavia continuare ad adoperarci per rafforzare le misure comuni volte a tutelare i diritti umani e a proteggere gli individui dalle discriminazioni. Fare memoria del terribile passato da cui è scaturita l’Unione europea può aiutarci a imboccare la direzione più appropriata in futuro.

 
  
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  Martinez (NI), per iscritto.(FR) Di fatto la risoluzione che ho sostenuto con il mio voto non riguarda solo Auschwitz, ma anche Dachau, Mauthausen e gli altri 23 campi di concentramento da cui proviene l’agghiacciante eco dell’abisso di tenebre e di luce che è la natura umana. Per un momento di verità del genere sarebbero tuttavia state necessarie la chiarezza e la menzione di Dio.

Sarebbe stata necessaria chiarezza invece della verbosità che riempie le tre pagine della risoluzione; chiarezza, senza la mediocrità che ha ridotto la cristianità a nient’altro che una delle varie confessioni; chiarezza senza l’indegno elenco declamatorio delle nazionalità dei martiri o, soprattutto, senza l’indegna caccia al nome con cui indicare i carnefici, ricerca in cui, durante la seduta plenaria, sono stati accuratamente soppesati emendamenti orali che proponevano la designazione di “nazisti”, come se l’Olocausto potesse essere ridotto a un pugno di cattivi da film di serie B, scagionando così dalle loro responsabilità i discendenti dei goti, dei visigoti e degli ostrogoti che, con il nome di tedeschi, hanno imposto agli altri la brutalità dei loro pensieri e dei loro vizi.

Sarebbe stato necessario menzionare il soffio e lo spirito divino, perché in questo caso, come nella Costituzione europea, si sarebbe dovuto fare riferimento a Dio, non come oggetto di credo religioso, ma come legge superiore che trascende l’uomo, il quale ha chiaramente una natura ancipite: la parte bestiale che ha prodotto un austriaco come Hitler e la parte divina da cui è scaturito un austriaco come Mozart.

 
  
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  Meijer (GUE/NGL), per iscritto.(NL) Oggi ricordiamo le atrocità commesse da un grande e potente Stato fondato sul principio della disuguaglianza delle persone; in virtù di detto principio tale Stato si riteneva autorizzato a ridurre alla fame e poi uccidere persone considerate indesiderabili al suo interno e in altri paesi. E’ importante che adesso questo stato di cose venga largamente condannato e che di fatto ciascuno si impegni a impedire che si ripeta. Eppure i partiti rappresentati in Parlamento che sono più vicini al passato nazista, pur non avendo votato contro la risoluzione, si sono astenuti adducendo, tra l’altro, come motivazione il fatto che il mio gruppo è tra quelli che hanno presentato la risoluzione. Il mio gruppo era diviso sul testo perché sembrava che il rilevante ruolo svolto dai comunisti nella resistenza alla barbarie nazista fosse stato scientemente sottaciuto e, senza emendamenti, avrebbe potuto essere giustificato pensare che la Polonia condivida con la Germania nazista una parte di responsabilità per lo sterminio di milioni di ebrei. Come discendente delle vittime uccise ad Auschwitz, non valuto tanto la precisione del testo quanto l’entità della condanna. Auschwitz dovrebbe insegnarci che l’umanità può sopravvivere solo se si fonda sulla dignità umana, sull’uguaglianza e sulla solidarietà.

 
  
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  Queiró (PPE-DE), per iscritto.(PT) Sessant’anni dopo la liberazione del campo di Auschwitz non vi è davvero molto di più da dire, se non che dobbiamo costantemente ricordare.

In definitiva non resta che il silenzio. Ogni immagine ci ricorda l’orrore della complicità umana e l’eterno rischio che questi fatti possano ripetersi, in quanto non sappiamo fino a che punto possa giungere il male. Per tale motivo tutti i meccanismi volti a promuovere la pace e la libertà sono così cruciali. Gli esseri umani dopo tutto sono capaci sia di azioni magnifiche che di comportamenti abominevoli, come la storia ha dimostrato.

 
  
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  Ribeiro e Castro (PPE-DE), per iscritto.(PT) Oggi commemoriamo una delle date più penose della storia dell’umanità: la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. E’ stato un giorno felice per i sopravvissuti, per i liberatori e per tutto il mondo civile; nello stesso tempo è stato anche un giorno di profondo dolore e costernazione dinanzi alla brutale constatazione dell’immensità delle atrocità commesse.

Auschwitz non deve mai essere dimenticato e non deve esserci alcuna tolleranza per i tentativi di riscrivere la nostra storia comune volti a far passare sotto silenzio o a far finire nel dimenticatoio il coerente, metodico e premeditato massacro di milioni di persone innocenti. Reputo che resti ancora molto da indagare sull’effettiva dimensione dei crimini commessi durante la Seconda guerra mondiale.

Sono inoltre preoccupato per la recente recrudescenza di atti e incidenti di stampo antisemita commessi e fomentati principalmente da organizzazioni di estrema sinistra e da estremisti islamici nonché dall’estrema destra nazista. Condanno con forza simili episodi. L’Europa, che si considera tollerante, in questo caso deve dare prova di avere polso ed essere risoluta nel combattere organizzazioni e attività del genere.

Perché le atrocità naziste non passino invano il ricordo di questo lato tanto oscuro delle vicende umane deve forgiare le armi morali atte a evitare che barbarie come Auschwitz si ripresentino in futuro.

 
  
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  Ries (ALDE), per iscritto.(FR) Oggi ci sono solo poche centinaia di persone nel freddo e nella neve di Auschwitz: i sopravvissuti dei sopravvissuti, le ultime sentinelle, sempre lì, ancora in piedi per dire quello che è stato il male assoluto, la vera quintessenza del male. Su di loro si posa lo sguardo del mondo e degli uomini di questo secolo sessant’anni dopo l’Olocausto. Il mio cuore e la mia mente oggi sono ad Auschwitz, con costoro e con tutti quelli che non hanno fatto ritorno. Poiché l’epoca degli ultimi testimoni volge al termine, abbiamo il dovere categorico di pensare come trasmettere la memoria quando non ci saranno più testimoni oculari. Siamo tenuti a custodire questa verità, in primo luogo per dovere nei loro confronti, ma anche per i nostri figli e per le generazioni future, perché quanti vorrebbero spietatamente negare l’Olocausto o peggio cercare di banalizzarlo, non hanno aspettato che morissero gli ultimi sopravvissuti per cercare di svilire l’unicità di questa memoria. Ciò che chiediamo, e per cui ci battiamo, è l’introduzione dell’insegnamento sulla shoah nelle nostre scuole, in quanto la sua conoscenza costituisce un argine al razzismo.

Auschwitz è stato nel cuore dell’Europa sessant’anni fa. Questo passato non deve essere dimenticato, mai.

 
  
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  Van Orden (PPE-DE), per iscritto.(EN) E’ essenziale che i ragazzi capiscano la natura terribile e unica dell’Olocausto. Nei programmi scolastici dovrebbe senz’altro rientrare lo studio della shoah.

I ragazzi devono inoltre capire le conseguenze dei regimi fondati sulle ideologie totalitarie – la responsabilità nazista nell’Olocausto è chiara; anche i regimi comunisti in Unione sovietica e in Cina hanno compiuto omicidi di massa di immani proporzioni.

La risoluzione del Parlamento suggerisce inoltre che “la cittadinanza europea” diventi uno degli “elementi standard dei programmi scolastici in tutta l’Unione europea”. Rifiuto il fatto che l’UE abbia la competenza o la responsabilità di decidere il contenuto del programma scolastico nel Regno Unito e mi oppongo all’idea che qualsivoglia programma d’istruzione cerchi di sostenere il falso concetto di “cittadinanza europea”.

 
  
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  Presidente. – Con questo si conclude il turno di votazioni.

 

8. Correzioni di voto (cfr. processo verbale)

9. Interventi di un minuto su questioni politiche importanti
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  Leinen (PSE).(DE) Signor Presidente, in occasione della visita che il Primo Ministro del Pakistan ha effettuato al Parlamento europeo questa settimana, vorrei ricordare a tutti che i parlamenti in Pakistan hanno ripetutamente invocato l’applicazione della democrazia e sollecitato il Presidente Musharraf a separare le proprie funzioni civili e militari. Il Presidente Musharraf ha promesso di non presentasi più in pubblico in uniforme militare a partire dal 1° gennaio 2005, eppure niente è cambiato e tale uso continua. Ritengo che quest’Assemblea abbia sempre sostenuto la democrazia e contrastato le dittature.

Dovremmo pertanto sostenere la richiesta di maggiore democrazia avanzata dai parlamenti in Pakistan e, nei nostri contatti con le autorità pakistane, sollecitare il Presidente Musharraf a mantenere le promesse fatte.

 
  
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  Szájer (PPE-DE).(HU) E’ stato versato molto sangue nella lotta per la conquista del diritto alla libertà di parola, ritenuto inviolabile da tutti i democratici europei. Questa constatazione vale in particolar modo per gli Stati europei che solo di recente hanno lottato per la libertà di parola e la hanno ottenuta dopo essersi affrancati dalla dittatura comunista. In nome di questo diritto i rivoluzionari ungheresi hanno versato il proprio sangue e sacrificato la propria vita nel 1956; solo una causa politica davvero valida ed eccezionale sul piano emotivo e storico è suscettibile di motivare la violazione di questo sacrosanto diritto. Occorre una causa degna come quella che motiva le recenti proposte di vietare l’uso del più odioso simbolo nazista, la svastica, in segno di rispetto per le vittime delle atrocità naziste e in nome della responsabilità verso le generazioni future.

Purtroppo la storia dell’Europa riunificata comprende un’altra perversa dittatura totalitaria, il comunismo rosso, che, nel suo breve regno del XX secolo, si è anch’esso reso responsabile dell’uccisione sistematica di milioni di persone innocenti. Se l’Unione intende proporre di vietare la svastica chiedo dunque di estendere il divieto anche ai simboli dell’aborrita e sanguinaria dittatura comunista. In Ungheria siffatto divieto esiste da più di dieci anni. Basta con il Nazismo e con il Comunismo in Europa!

 
  
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  Tomczak (IND/DEM).(PL) Onorevoli colleghi, le comunità di Stati non si possono costruire sulle menzogne e sulla mistificazione della storia. Se prescindiamo dalla verità storica, rischiamo di accrescere la minaccia posta ad alcune categorie dalle nuove ideologie di morte e di disprezzo dell’individuo. Consentitemi di ricordare all’Europa e al mondo che la Seconda guerra mondiale è stata iniziata dai tedeschi, che erano imbevuti di terribili convinzioni sul razzismo e la morte. Sei milioni di polacchi sono morti in tale guerra. Nei territori occupati, e in particolare in Polonia, i nazisti crearono numerosi campi di morte i cui prigionieri venivano anche torturati e costretti ai lavori forzati. Auschwitz era il più grande di questi campi ed era stato concepito per eliminare il fior fiore della nazione polacca. In questo luogo di indicibili sofferenze sono morti circa quattro milioni di persone di diverse nazionalità, tra cui ebrei, polacchi, rom, russi ed altri. Ogni vita soppressa in questo luogo ha lo stesso valore. Sarebbe indegno fare giochi sporchi sulle lapidi di milioni di fratelli e sorelle innocenti. Non dobbiamo avvilire la nostra dignità cercando di trarre vantaggio da questi morti. Soprattutto abbiamo il dovere morale di ricordare e commemorare le vittime uccise dai nazisti e di pregare per loro. Dobbiamo fare sì che l’umile riflessione sulla tragedia di Auschwitz lavi la colpa e sia un monito per il mondo di oggi. Dobbiamo imparare dalla verità su Auschwitz. Finché la società odierna continuerà a permettere l’uccisione di vite innocenti, non avremo ancora compreso tale verità. Mi riferisco anche all’uccisione di bambini non nati. La vita di ogni individuo è sacra. Dobbiamo imparare dall’esempio di amore e riconciliazione dei santi martiri di Auschwitz, il monaco polacco Massimiliano Kolbe e la monaca ebrea Edith Stein. Santo Massimiliano e Santa Edith, Suor Benedetta della Croce, pregate per noi.

 
  
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  Farage (IND/DEM).(EN) Signor Presidente, mi spiace che non sia l’onorevole Borrell a presiedere il dibattito. Dopo il caso Barrot, so che vi è il vivo desiderio di lasciare da parte le discussioni sulle potenziali difficoltà che potrebbero scaturire dalla Commissione ma, dato che sono ben cosciente del problema, mi piace pensare che il Presidente Borrell prenderà più seriamente la lettera che gli ho consegnato a mano due settimane fa.

Vi sono gravissimi dubbi sull’audizione del Commissario Kallas, che, come sapete, è responsabile della lotta antifrode nell’Unione europea. Il Commissario ha detto una data errata, una domanda è stata tradotta male e, a mio parere, le informazioni da lui fornite al Parlamento sono davvero fuorvianti.

Ho scritto al Commissario Kallas per chiedergli di fornire delle risposte corrette e ho inviato copia di tale lettera al Presidente Borrell. Chiedo pertanto tramite lei al Presidente Borrell di far sì che ci vengano fornite risposte corrette dal Commissario Kallas, in quanto, se il Presidente Borrell non si adopererà in tal senso, allora il Parlamento e tutto l’iter delle audizioni saranno ulteriormente screditati.

 
  
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  Kudrycka (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la scorsa settimana in seno al parlamento tedesco sono state avviate inchieste per violazione su larga scala del diritto, per corruzione e per collusione con organizzazioni criminali a carico di funzionari in servizio presso consolati tedeschi, principalmente situati in Russia, Ucraina e Albania. Non si tratta di un fenomeno nuovo, né limitato alla Germania. E’ un problema effettivo per tutta l’Europa perché i cittadini di paesi terzi legati alla criminalità organizzata possono ottenere illegalmente documenti di viaggio e costituire quindi una minaccia alla sicurezza di tutta l’Unione europea, in quanto, come è noto, possono muoversi liberamente all’interno di tutto il territorio comunitario. Finora l’attenzione si è concentrata principalmente sui nuovi Stati membri, cui sono state rivolte critiche per la corruzione dei responsabili della sicurezza interna e per la mancanza di trasparenza nelle procedure. Sono in vigore speciali clausole di salvaguardia e vi è un controllo sui nuovi Stati membri volto a garantire il rispetto degli impegni assunti in vista dell’ingresso nell’area di Schengen. I controlli cui sono sottoposti i vecchi Stati membri non sono affatto altrettanto rigorosi. Questa non potrebbe essere un’efficace opportunità per sfatare il mito secondo cui corruzione e irregolarità del genere sono particolarmente diffuse nei nuovi Stati membri? A mio parere la Commissione e il Consiglio dovrebbero concepire una procedura di valutazione che si applichi allo stesso modo a tutti gli Stati membri e che comprenda anche le trafile e le pratiche per il rilascio dei visti.

 
  
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  McDonald (GUE/NGL).(EN) Signor Presidente, da 16 anni la famiglia dell’avvocato di Belfast Pat Finucane invoca un’inchiesta pubblica sulle circostanze della sua uccisione. Chiare prove hanno messo in luce che la polizia, l’esercito britannico e i servizi di intelligence sono coinvolti nell’omicidio. L’ex giudice canadese della Corte suprema, Peter Cory, ha sollecitato un’inchiesta pubblica sulle circostanze in cui è avvenuto l’omicidio di Pat Finucane e ha indicato i requisiti essenziali per lo svolgimento di una simile inchiesta.

Uno di tali requisiti è che il tribunale disponga di pieni poteri sui testimoni e sui documenti citati in giudizio unitamente a tutti i poteri di norma esercitati da un commissario in un’indagine pubblica. Di recente, tuttavia, il governo britannico ha emanato un disegno di legge sulle indagini. Tale documento si distacca in toto sia dagli accordi tra il governo britannico e irlandese che dalle raccomandazioni del giudice Cory. Tale disegno di legge attribuisce a un ministro del governo britannico facoltà di decidere se un’indagine ha carattere privato e a quali documenti negare l’accesso. Tali misure ledono l’indipendenza che è essenziale per ogni indagine. Il governo britannico continua a nascondere la verità sull’assassinio del signor Finucane per proprie ragioni politiche. Il Parlamento europeo deve far presente al governo britannico che qualsiasi tribunale deve avere le caratteristiche indicate dal giudice Cory al fine di rispettare l’articolo 2.

Oggi sollevo la questione e avverto il governo britannico che non potrà nascondere ancora per molto la verità né alla famiglia di Finucane né al Parlamento europeo.

 
  
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  Batten (IND/DEM).(EN) Signor Presidente, questa settimana si è verificato un fatto notevole: almeno su una questione l’Unione europea si è trovata in completo accordo con l’UK Independence Party. Come è potuto succedere?

All’inizio di questa settimana, Michael Howard, leader del partito conservatore, ha annunciato politiche intese ad arrestare il flusso incontrollato di richiedenti asilo nel Regno Unito. Tuttavia i funzionari dell’Unione europea hanno rapidamente informato lui e i cittadini britannici che questa politica, al pari di molte altre, ora dipende dall’Unione europea invece che dal governo britannico. Comunque Michael Howard non è stato sincero: i deputati conservatori al Parlamento europeo hanno votato a favore dell’adesione della Turchia nonché di quella della Bulgaria e della Romania. I tory affermano di essere contrari a un’immigrazione illimitata in patria, ma in quest’Aula sostengono che debba essere riconosciuto ad altri 94 milioni di persone il diritto di entrare nel Regno Unito.

Il solo modo con cui il Regno Unito può riottenere il controllo della propria politica di asilo e di immigrazione è la politica dell’UK Independence Party, che chiede l’incondizionata uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

 
  
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  Grabowska, Genowefa (PSE).(PL) Onorevoli colleghi, vorrei richiamare la vostra attenzione su alcune affermazioni fatte dal ministro per gli Affari europei del governo italiano, Rocco Buttiglione. Tali affermazioni hanno danneggiato l’immagine del Parlamento europeo e sono state pronunciate a gennaio, in un discorso tenuto dal Ministro Buttiglione all’Università di Lublino, durante una sua visita ufficiale in Polonia. Il discorso è stato quindi pubblicato sul Rzeczpospolita, il maggiore quotidiano polacco, con il titolo ad effetto “L’umiliazione di un cristiano”. Rocco Buttiglione ha lamentato il fatto che il Parlamento non ha appoggiato la sua candidatura a Commissario a causa della sua posizione sull’omosessualità. Il Ministro non ha fatto menzione delle sue opinioni sul ruolo delle donne, sulle madri non sposate o sulla politica di asilo. Egli ha rivolto accuse contro di noi affermando che una potente lobby di Bruxelles vuole imporre a tutti gli Stati membri il riconoscimento dei matrimoni omosessuali e la promozione attiva dello stile di vita omosessuale. Vi risparmio le altre accuse da lui sollevate e vengo alla conclusione che segue. Rocco Buttiglione afferma che è necessario riformare il Parlamento europeo per evitare che in futuro abbiano a ripetersi ingiustizie come quelle commesse nei suoi confronti. Un’affermazione del genere volta a limitare i diritti del Parlamento europeo riconosciuti dai Trattati, essendo pronunciata da un ministro per gli Affari europei e da un candidato mancato alla Commissione, suona minacciosa. Lascio a voi, onorevoli deputati, formulare la vostra valutazione etica e politica su tale affermazione.

 
  
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  Krupa (IND/DEM).(PL) Nel 60° anniversario della liberazione del campo di morte di Auschwitz, il mondo e in particolare l’Europa scelgono di dimenticare che Hitler disse ai suoi seguaci che il loro primo compito era quello di cancellare la Polonia dalla faccia della terra. L’obiettivo era di procedere con la forza bruta, bisognava essere brutali e spietati.

I nazisti spedivano le persone ad Auschwitz semplicemente per il fatto che erano ebree, polacche, rom o russe. Gli innocenti venivano massacrati per le strade in nome di una tremenda ideologia. Intere nazionalità sono state sterminate e purtroppo le atrocità sono continuate dopo la fine del fascismo. Ogni giorno continuano a verificarsi omicidi. Vi sono molti dottori impegnati a porre fine alla vita di migliaia di pazienti, tra cui anche neonati. L’uccisione di bambini nel grembo materno è diffusa, ogni anno 50 milioni di bambini muoiono prima di vedere la luce. Ancora più numerosi sono i bambini che muoiono di fame e molti sono vittima dello sfruttamento sessuale. Per adeguarsi all’Unione europea la Polonia si è trasformata in un’economia di mercato. Si è verificato un tracollo economico che ha prodotto disoccupazione, povertà e il collasso delle cure sanitarie. Tale stato di cose condurrà al graduale sterminio dei polacchi. Nel contempo la storia viene calunniosamente mistificata in quanto si insinua che i polacchi avrebbero preso parte all’Olocausto. La Polonia è sopravvissuta a due regimi totalitari e per questo si è fatta carico di lanciare l’allarme contro quella che il Santo Padre ha definito civiltà di morte. Occorre guardarsi dal culto del denaro e dal considerare il mercato quale unico scopo della vita, in quanto questi elementi potrebbero finire per causare l’annientamento della civiltà occidentale.

 
  
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  Pęk (IND/DEM).(PL) Signor Presidente, è attualmente in corso un importante dibattito sul futuro economico dell’Unione europea. Vorrei pertanto cogliere questa opportunità per esprimere una forte protesta e fare appello a tutti i deputati onesti in seno al Parlamento europeo e ai governi nazionali d’Europa che da tempo chiedono un’Unione europea grande e forte fondata sui principi di onestà, giustizia sociale e solidarietà. Le iniziative volte a operare un taglio del 20 per cento sull’attuale bilancio dell’Unione europea avranno l’inevitabile conseguenza di far ricadere l’onere del futuro sviluppo dell’Unione sugli Stati membri più arretrati e più piccoli. Questi ultimi hanno un effettivo bisogno di ingenti investimenti in particolare nelle infrastrutture così da avere pari opportunità di sviluppo. Ritengo pertanto che una siffatta politica vada contro tutti gli ideali su cui dovrebbe fondarsi l’Unione europea. Tale politica crea disuguaglianze e ingiustizie sociali e trasferisce i costi sui paesi più poveri. Un simile approccio è ingiusto e chiedo che venga rivisto con urgenza. In fin dei conti non possiamo avere più Europa con meno denaro. Inoltre i paesi più ricchi non possono cambiare le politiche dopo l’adesione dei paesi più poveri, dal momento che hanno promesso loro risorse sostanziali.

 
  
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  Rogalski (IND/DEM).(PL) Signor Presidente, l’eutanasia è stata legalizzata prima di tutto nei Paesi Bassi, nazione in cui i neonati affetti da malattie vengono uccisi in modo assolutamente irresponsabile. Le autorità sono piuttosto indifferenti a questo fenomeno. Gli infanticidi si svolgono presso la clinica universitaria di Groningen e i rappresentanti dell’ospedale hanno ammesso che, nel 2003, in quella sede l’eutanasia è stata praticata su quattro bambini. Secondo il ministro olandese della Giustizia circa 30 bambini sarebbero stati uccisi in questo modo a partire dal 1997 in poi. Le autorità olandesi non hanno avuto alcuna reazione. La pratica dell’eutanasia su neonati malati è un omicidio ed è equiparabile alle azioni dei nazisti che eliminavano i malati dalla società. E’ una violazione del diritto umano più fondamentale, il diritto alla vita. Uccidere bambini malati mediante somministrazione di dosi letali di sedativi è un atto di indicibile barbarie. L’Europa è giunta al punto di proteggere persino i diritti degli animali, eppure nello stesso tempo vengono uccisi neonati indifesi. Propongo che la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni affronti la questione e che il Parlamento tenga una discussione sull’eutanasia praticata sui bambini.

 
  
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  Matsakis (ALDE).(EN) Signor Presidente, alcuni giorni fa a Cipro è avvenuto un delitto terribile e atroce. Un padre, una madre e la loro figlia di 15 anni sono stati portati via dalla loro abitazione e uccisi a colpi di arma da fuoco a distanza ravvicinata, appena fuori Nicosia, nella parte di Cipro non occupata.

Cinque turcociprioti sono pesantemente sospettati di essere i colpevoli di tale delitto. La polizia cipriota ha emesso mandati di cattura a carico di costoro, che purtroppo però sono riusciti a passare nella parte di Cipro occupata. In questa parte dell’isola sono trattenuti dalla polizia illegale che si rifiuta di consegnarli alla polizia legittima di Cipro.

Signor Presidente, le chiedo di intervenire con i suoi buoni uffici per convincere il regime illegale della parte occupata di Cipro, e forse anche il governo turco che lo protegge, a consegnare i sospetti alla polizia legittima perché vengano processati.

 
  
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  Czarnecki, Ryszard (NI).(PL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, di nuovo vediamo gli ambienti della Commissione europea piangere e lamentarsi per i costi spaventosamente elevati della traduzione nelle lingue nazionali in seno al Parlamento e alle altre Istituzioni dell’Unione europea. Le lacrime di coccodrillo della Commissione sono davvero ridicole. Il costo ha effettivamente superato un miliardo di euro quest’anno, ma occorre altresì riconoscere che tale spesa è anche la dimostrazione della considerazione di cui gode il valore della diversità linguistica e nazionale. L’uso delle varie lingue, che assicura l’accettazione del concetto di Comunità europee da parte dei cittadini degli Stati membri, esprime in larga misura proprio questa diversità insieme al rispetto per l’identità nazionale. Chi propone di cercare di risparmiare sui costi riducendo la traduzione dovrebbe operare altrove riduzioni sulle spese. Il modo migliore sarebbe quello di ridurre la propria retribuzione.

 
  
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  Schöpflin (PPE-DE).(HU) Vorrei richiamare l’attenzione del Parlamento su un evento piuttosto sconvolgente verificatosi in Romania. Di recente le autorità rumene hanno interrotto con un’azione di polizia la proiezione di un film sul Trattato di pace di Trianon, affermando che il film in questione era in conflitto con l’interesse dello Stato. Il film si limita a esprimere un’opinione e pertanto non viola alcuna legge. Questa azione delle autorità rumene è incompatibile con le norme democratiche europee, che sono state volontariamente accettate dallo Stato rumeno nel quadro della richiesta di adesione all’Unione europea, e viola inoltre le norme dei diritti umani universali. Vorrei esprimere il messaggio che segue: le autorità rumene devono porre fine a questa azione.

 
  
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  Sinnott (IND/DEM). (EN) Signor Presidente, mi piacerebbe che ogni tanto il suo scanno fosse rivolto in questa direzione. Avevo un importantissimo emendamento orale alla risoluzione su Auschwitz. Vorrei pertanto che ora fosse messo agli atti quanto cercavo di proporre.

Nel sessantesimo anniversario di Auschwitz è di capitale importanza ricordare e commemorare le vittime ebree e di altre nazionalità, polacche, russe, eccetera, morte ad Auschwitz. Tuttavia è stato completamente dimenticato un gruppo – il gruppo che Hitler ha preso di mira per primo e che ha continuato a perseguitare fino alla fine, in ogni campo di concentramento, nelle università e negli ospedali del Reich: i disabili. In realtà in tutti i campi di concentramento, ad eccezione di Auschwitz, i forni inizialmente furono costruiti per eliminare i disabili. I disabili, di qualsiasi nazionalità fossero, sono stati sterminati per il semplice fatto di essere tali. Nessuno è attualmente a rischio di vita per la semplice appartenenza a un gruppo, eccetto i disabili. I disabili restano dimenticati. In molti paesi è possibile sterminare degli individui con l’aborto o con l’eutanasia semplicemente perché disabili.

Vorrei che fosse messo agli atti che in questa giornata dobbiamo rendere rispettosamente omaggio agli ebrei vittime di Auschwitz e alle altre vittime, mettendo però in rilievo che i disabili sono stati uccisi dall’inizio alla fine per la sola ragione di non essere perfetti, obiettivo cui ambiva il Reich di Hitler.

 
  
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  Presidente. – Onorevole Sinnott, la Presidenza le chiede scusa per non aver visto che lei chiedeva la parola per presentare un emendamento orale. La prego di comprendere che, a causa della grande confusione che vi era in Aula in quel momento, io non la ho vista. La prego di perdonarmi.

 
  
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  Sinnott (IND/DEM).(EN) Signor Presidente, la perdono di tutto cuore! Sono piccolina, ma apprezzerei molto se lei guardasse ogni tanto in questa direzione!

 

10. Verifica dei poteri: vedasi processo verbale

11. Comunicazione delle posizioni comuni del Consiglio: vedasi processo verbale

12. Decisioni concernenti taluni documenti: vedasi processo verbale

13. Trasmissione dei testi approvati nel corso della presente seduta: vedasi processo verbale

14. Calendario delle prossime sedute: vedasi processo verbale

15. Interruzione della sessione: vedasi processo verbale
  

(La seduta termina alle 11.05)

 
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