13. Programma legislativo e di lavoro della Commissione (2005): (seguito della discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione sul programma legislativo e di lavoro della Commissione (2005), discussione iniziata a Bruxelles il 26 gennaio 2005.
Ha facoltà di parola il Presidente Barroso.
Barroso, Presidente della Commissione. – (PT) Signor Presidente, onorevoli deputati al Parlamento europeo, signore e signori, prima di illustrarvi il programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2005 vorrei manifestare brevemente la mia soddisfazione per il risultato del referendum tenutosi ieri in Spagna sulla Costituzione europea; per farlo cercherò di esprimermi in spagnolo.
(ES) Il popolo spagnolo ha detto sì alla Costituzione europea: un sì chiaro e sonante.
(Applausi)
Vorrei esprimervi la soddisfazione della Commissione europea per questo risultato. La Spagna ha detto sì a un’Europa unita nella diversità. Desidero ringraziare tutti coloro che si sono impegnati a fondo nel processo referendario, e in particolare tutti i deputati del Parlamento che hanno contribuito con i loro interventi e con le loro opinioni alla realizzazione di questo importante risultato. A questo proposito ieri ho chiamato il Presidente del governo spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, mi sono congratulato con lui e l’ho ringraziato per il grande impegno dimostrato dal suo governo nel corso della campagna referendaria.
Questo “sì”, pronunciato in maniera chiara ed inequivocabile, apre la strada agli altri cittadini europei che nei prossimi mesi saranno a loro volta chiamati a pronunciarsi sulla Costituzione europea.
Si è trattato di un passo molto importante nel processo di ratifica della Costituzione europea, la quale, a giudizio della Commissione, costituisce il solo strumento che possa permettere a noi europei di concretizzare i nostri ideali di pace, prosperità, solidarietà e sicurezza in Europa.
(EN) Signor Presidente, un mese fa ho presentato le proposte della Commissione in merito agli obiettivi strategici che dovranno guidare l’azione dell’Europa fino alla fine di questo decennio. Si tratta di una roadmap politica fondata su tre pilastri – prosperità, solidarietà e sicurezza – che si rafforzano a vicenda e corrispondono alle preoccupazioni reali ed incalzanti dei cittadini europei. Ho presentato anche il primo prodotto degli obiettivi strategici: il programma legislativo e di lavoro per quest’anno. Consentitemi di rammentarvi alcuni degli elementi più importanti.
In primo luogo il programma è calibrato con maggior precisione dal punto di vista politico. Le iniziative proposte si strutturano all’interno di tre obiettivi strategici e alla loro dimensione esterna; esse rappresentano un primo concretizzarsi dell’approccio equilibrato che la Commissione persegue. Ciò vale sia per le nuove iniziative, sia per quei settori in cui proponiamo di rafforzare un’azione già esistente.
In secondo luogo, la Commissione è pienamente impegnata nell’attuazione del suo programma di lavoro. A tale scopo la Commissione intende adottare entro la fine dell’anno un elenco contenente poco più di 100 iniziative prioritarie.
Infine, non vogliamo limitarci ad attuare gli impegni assunti rispettando le scadenze, ma vogliamo anche portarli a termine in maniera migliore. Vogliamo seriamente rispettare i principi di una migliore regolamentazione, e ciò significa garantire la qualità dell’attività legislativa; rispettare i principi della proporzionalità, della sussidiarietà e del valore aggiunto; e infine intendiamo ricorrere in maniera sistematica alle valutazioni d’impatto.
In aggiunta a questo programma di lavoro, avevo dichiarato che la Commissione avrebbe periodicamente informato il Parlamento sui propri piani di lavoro per la preparazione di proposte legislative; sono lieto di poter annunciare che questo canale di informazione è ora operativo.
Nel frattempo la Commissione ha proseguito nell’attuazione delle proprie proposte. Il 2 febbraio vi ho illustrato le nostre proposte per una revisione di medio termine della strategia di Lisbona. Essa si impernia sulla crescita e l’occupazione e vuole creare le condizioni per ottenere un decoroso tenore di vita, giustizia sociale per tutti e sostenibilità ambientale. Il 6 gennaio e il 2 febbraio abbiamo avuto un primo scambio di opinioni.
Ho constatato con piacere che, in generale, le proposte della Commissione sono venute incontro alle attese e alle preoccupazioni di molti deputati di questa Assemblea. Apprezzo le dettagliate proposte di risoluzione presentate oggi dai gruppi politici in merito al programma di lavoro. Quando parliamo di partenariato, dialogo e consultazione, sappiamo bene che non potremo sempre andare d’accordo su tutto; ma come in qualsiasi altro rapporto di partenariato, l’importante è chiarire le rispettive posizioni in maniera esplicita e collaborare per raggiungere obiettivi comuni.
Vorrei soffermarmi brevemente su alcune importanti questioni sollevate negli interventi e nelle proposte di risoluzione.
Anzitutto, le azioni contano più delle parole. L’Unione europea ha la responsabilità di realizzare le proprie aspirazioni; essa deve promuovere la prosperità, la coesione e la giustizia sociale, sia al proprio interno che oltre i nostri confini e la Commissione si impegna senza riserve a tal fine. Abbiamo già iniziato a lavorare alla realizzazione di questi obiettivi con l’attuazione del programma di lavoro per il 2005: siamo sulla strada giusta.
In secondo luogo è necessario far procedere di pari passo competitività e coesione sociale; nessuno di noi ignora quanto sia difficile trovare il giusto equilibrio. Desidero che la Commissione offra a questo riguardo ogni collaborazione, e ciò significa ascoltare con attenzione le vostre opinioni e i vostri contributi.
Prendiamo ad esempio l’iniziativa REACH; vi assicuro che abbiamo preso debita nota delle preoccupazioni che sono state espresse. Siamo tutti d’accordo sulla necessità di tutelare adeguatamente la sicurezza degli individui e dell’ambiente; d’altra parte, dobbiamo anche tener conto del timore che alcuni elementi della proposta possano mettere in grave difficoltà un’industria europea di cruciale importanza, senza recare un effettivo valore aggiunto in materia di sanità e di ambiente. Nel corso dell’intero processo legislativo continueremo ad esplorare ulteriori possibilità di affinare e migliorare l’equilibrio tra rigore normativo e competitività.
Quanto al progetto di direttiva sui servizi, anche in questo caso tendiamo a un obiettivo che dovrebbe riscuotere il consenso generale: il completamento del mercato unico nel settore dei servizi entro il 2010. Anche in questo caso vi assicuro che abbiamo preso debita nota delle preoccupazioni che sono state manifestate. Sono fermamente convinto che, tramite il processo legislativo, potremo realizzare uno strumento in grado di sfruttare il potenziale nascosto del mercato unico, senza mettere a repentaglio i legittimi obiettivi di interesse pubblico.
In questo campo bisogna agire in maniera informata e sfatare i miti che ancora persistono. Le nostre proposte non mettono in discussione la responsabilità degli Stati membri nell’organizzare e finanziare i servizi pubblici essenziali richiesti dalle esigenze della società, così come non intaccano le norme sul collocamento dei lavoratori contenute nella direttiva.
Ricordo infine il Patto di stabilità e di crescita. La Commissione si impegna a contribuire al miglioramento del Patto, garantendone la piena aderenza al Trattato; i miglioramenti proposti dalla Commissione intendono incrementarne la logica economica, affinando altresì le modalità di applicazione. Vogliamo introdurre incentivi più invitanti per incoraggiare “buone politiche” in tempi favorevoli; vogliamo definire meglio gli obiettivi di medio termine della politica fiscale, tenendo conto di elementi quali il livello del debito e i costi immediati delle riforme strutturali. Vogliamo infine evitare effetti fiscali restrittivi in fase di rallentamento, perché in sostanza desideriamo che i nostri bilanci accrescano la prosperità, concentrando la spesa nei settori orientati alla crescita e investendo per il futuro.
Non sono questioni accademiche; qui è in gioco la qualità della vita, la possibilità per la gente di guadagnarsi da vivere e cogliere i benefici dei propri risparmi e della pensione; è in gioco la possibilità, per le generazioni presenti e future, di vivere quella vita ricca e compiuta che legittimamente si attendono.
Nel quadro di questo equilibrato approccio, la Commissione ha compiuto progressi per mezzo della sua proposta, di recente adozione, sul riesame dell’agenda sociale valida fino al 2010. Ciò dimostra che la Commissione è impegnata in maniera inequivocabile nella modernizzazione e nello sviluppo dei sistemi sociali europei, nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale e nella realizzazione dell’obiettivo di nuovi e migliori posti di lavoro.
Quando si liberalizzano i mercati, non si devono dimenticare le persone; per tale motivo la settimana scorsa abbiamo adottato due nuove proposte che rafforzano i diritti dei passeggeri. Giungo con questo a un punto cruciale: l’Unione europea deve ricevere mezzi finanziari sufficienti per poter agire. La politica di coesione è – e deve rimanere – un elemento cruciale che giustifica l’esistenza stessa dell’Unione: senza solidarietà non saremo mai uniti. Si tratta di un irrinunciabile complemento alla competitività e alla strategia di Lisbona; accrescere il livello di prosperità nelle regioni meno sviluppate dell’Unione avvantaggia l’Unione intera.
Non dobbiamo dimenticare che gli Stati membri sono ora 25 e che i nuovi arrivati si attendono da parte nostra una tangibile prova di solidarietà. Per tale motivo, le nostre proposte di una nuova generazione di politiche di coesione da applicare alla prossima prospettiva finanziaria rivestono per l’Unione un’importanza capitale, in senso sia economico che politico. Non possiamo accettare un indebolimento dei nostri obblighi in questo campo.
Oltre a ciò, la Commissione sta ora preparando il terzo pacchetto di proposte per le prossime prospettive finanziarie, in base ad un attento esame del valore aggiunto europeo che esse possono recare offrendo ai cittadini opportunità che integrino gli approcci nazionali, oppure rimedino alle odierne carenze. In questa gamma di strumenti si inseriscono alcune proposte nei seguenti ambiti: il settimo programma quadro di ricerca e sviluppo; la tutela dei consumatori e la sanità pubblica; l’energia, comprese le fonti di energia rinnovabile; la competitività e l’innovazione in materia di libertà, sicurezza e giustizia.
La Commissione sta facendo il suo lavoro, ma la possibilità di concretizzare tali proposte dipenderà in gran parte dai termini dell’accordo sulle prospettive finanziarie che è atteso per giugno. Come ho già detto, non vedo come la Commissione possa contribuire ad un’Europa che vorrebbe fare di più, ma con minori risorse.
(FR) Onorevoli deputati, lo sviluppo sostenibile e la questione del cambiamento climatico sono saldamente inseriti nel programma della Commissione. Anche se ci rallegriamo per l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, dobbiamo andare oltre; il 9 febbraio abbiamo adottato una comunicazione sullo sviluppo sostenibile e un’altra intitolata “Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici”. Tali proposte integrano quelle relative alla revisione di medio termine della strategia di Lisbona. Accanto al pilastro economico, la strategia dello sviluppo sostenibile e la nuova agenda sociale costituiscono gli altri due pilastri della nostra strategia per i prossimi cinque anni.
Dobbiamo naturalmente guardare anche al di là dei nostri confini. Quest’anno potremo fare il punto dei progressi compiuti nella realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio. Il bilancio è certo deludente: l’Unione europea può e deve recare un contributo maggiore alla realizzazione degli obiettivi del Millennio. Il mese prossimo pubblicheremo il nostro contributo all’opera di revisione attualmente in corso. Per concretizzare gli impegni che abbiamo assunto a Monterrey, dobbiamo infondere alla nostra azione maggiore dinamismo e una maggiore creatività; in questo quadro dedicheremo un’attenzione prioritaria all’Africa e intendiamo presentare nuove iniziative specifiche per questo continente.
Per la Commissione il multilateralismo e il rafforzamento della politica di prossimità sono temi altrettanto prioritari; un rinnovato contributo al processo di pace in Medio Oriente e il rilancio delle relazioni transatlantiche costituiscono a loro volta un obiettivo centrale. Nell’incontro che avremo domani con il Presidente Bush, manifesteremo il nostro desiderio di costruire un multilateralismo efficace e il nostro impegno a lavorare per la pace e a fornire aiuti umanitari ovunque si renda necessario farlo.
Siamo tutti convinti che la legittimazione del nostro lavoro quotidiano scaturisca dal nostro operato a favore dei cittadini europei. Incoraggiare il coinvolgimento dei cittadini è dovere prioritario della Commissione; a tale scopo intendiamo proporre un programma specifico nel quadro della prospettiva finanziaria. Se forniamo ai cittadini un’informazione semplice e trasparente sui problemi in gioco a livello europeo, essi potranno comprenderli meglio e farsene un’idea più precisa. Tutti i Commissari si sono impegnati ad agire in tal senso, e tra loro in primo luogo la Vicepresidente Wallström, cui spetta la responsabilità specifica del settore.
Permettetemi, per concludere, di illustrare il modo in cui la Commissione che ho l’onore di presiedere vuole rispondere alle sfide e alle preoccupazioni comuni: il nostro metodo sarà il partenariato, in particolare fra le Istituzioni europee. Desidero ripetere ora ciò che ho già affermato più volte di fronte al Parlamento: intendo instaurare una relazione costruttiva fra Commissione e Parlamento europeo. Durante il dibattito del 26 gennaio, ho constatato con piacere che il Presidente Juncker e molti di voi concordavano in merito all’importanza della collaborazione sugli obiettivi strategici proposti dalla Commissione; sarebbe un progresso senza precedenti verso una più coerente azione dell’Unione europea.
Infine, nello spirito del partenariato che vi propongo, la Commissione è fermamente intenzionata ad instaurare col Parlamento la più stretta collaborazione possibile. La Vicepresidente Wallström domani parteciperà alla Conferenza dei presidenti delle commissioni parlamentari nel quadro di un dialogo – che la Commissione si augura sia permanente e sistematico – sulle questioni da noi giudicate prioritarie sia dal punto di vista della programmazione sia da quello della definizione delle priorità politiche.
In breve, signor Presidente, onorevoli deputati, mi auguro che il programma di lavoro per il 2005 costituisca il primo frutto di quel partenariato per il rinnovamento europeo che vi propongo. Sarò ora lietissimo di ascoltare le osservazioni e i suggerimenti che vorrete esprimere sul suo contenuto.
Grossetête (PPE-DE),a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signor Presidente, siamo molto lieti che il Presidente Barroso abbia potuto raggiungerci e che sia quindi possibile esaminare insieme a lui il programma per il 2005, la cui presentazione era in ritardo per i motivi a tutti noti.
Presidente Barroso, sappiamo che lei farà di tutto per giungere a un’efficienza addirittura maggiore; il suo programma è ambizioso, ma noi abbiamo fiducia in lei, una fiducia che teniamo a rinnovare, poiché lei è stato un ascoltatore attento, soprattutto nei nostri confronti: infatti ha preso l’iniziativa di rivedere la direttiva sui servizi per tener conto delle nostre preoccupazioni. Lo stesso vale per REACH, come ci ha appena detto.
Dovremo dunque concentrarci sulle questioni fondamentali: la crescita e l’occupazione. Il fulcro del nostro lavoro sarà una minore e migliore attività legislativa; da questo punto di vista so che siamo in sintonia con lei. Ci ha parlato anche delle azioni da intraprendere: la produttività in Europa aumenta a una velocità pari alla metà di quella degli USA, dove la crescita media degli investimenti è del 5,4 per cento l’anno contro l’1,7 per cento degli investimenti europei.
I nostri concittadini si aspettano cambiamenti concreti che consistono semplicemente nel non dover più temere le delocalizzazioni né la disoccupazione e nel veder aumentare il potere d’acquisto. Aspettiamo quindi con impazienza il suo programma quadro per la competitività e l’innovazione, con obiettivi e calendari precisi.
Per sviluppare la crescita e l’occupazione è necessario basarsi sull’innovazione e sulla ricerca, ma soprattutto riconciliare la politica ambientale e la politica industriale, due politiche che, lungi dall’essere incompatibili, sono di fatto complementari. Le considerazioni ambientali non rappresentano limiti né ostacoli, ma offrono piuttosto un’occasione importante alla nostra economia. L’Europa deve quindi giocare la carta dell’ecoinnovazione e delle tecnologie di punta per poter soddisfare una domanda di prodotti ad alto valore aggiunto alla quale i nostri concorrenti non riescono a venire incontro.
Grazie ad elevati standard ambientali l’Unione europea stimola l’innovazione e aumenta le capacità competitive della sua industria; penso allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile – per esempio all’energia eolica e solare – ai biocarburanti, ai trasporti puliti e a tutti quei settori che offrono alle nostre industrie una vera occasione in termini di occupazione ed esportazioni. Prendiamo atto con interesse, signor Presidente della Commissione, delle sue proposte in questo ambito, in particolare del regolamento sulle misure contro l’inquinamento atmosferico.
Uno sviluppo economico sostenibile e la ripresa della crescita si fondano innanzi tutto sulla salute delle nostre imprese, ma anche sulla salute degli uomini e delle donne che sono i protagonisti della nostra economia. Apprezziamo la parte del suo programma che riguarda la salute e la politica dei consumatori; l’Europa deve anche prevenire le potenziali minacce delle grandi catastrofi, lottare contro le nuove forme di epidemia e la resistenza agli antibiotici. E’ perciò con grande interesse che aspettiamo la proposta di direttiva volta a realizzare misure comunitarie di lotta contro l’influenza aviaria; dovremo agire con celerità ed efficacia.
Per quanto riguarda l’andamento demografico in Europa, al Libro verde dovranno fare rapidamente seguito misure concrete, quali la formazione lungo tutto l’arco della vita, l’affidabilità nel tempo dei nostri sistemi sanitari e la ricerca sulle malattie neurodegenerative. Quanto alla politica di solidarietà, è giusto che i nuovi Stati membri beneficino di questi programmi, ma non dimenticate che i fondi in questione trasmettono anche l’immagine dell’Unione europea in tutti gli Stati membri; è perciò indispensabile che tutti i paesi possano accedere a questi aiuti strutturali.
Chiediamo altresì una maggiore efficacia nell’attuazione, da parte degli Stati membri, delle decisioni giudiziarie adottate da un altro paese, benché in materia attendiamo ancora i risultati della codecisione prevista dalla Costituzione. Sappiamo che tutto questo deve contribuire a migliorare la mobilità degli europei. Dobbiamo migliorare soprattutto la mobilità dei giovani, facilitando gli scambi universitari e consentendo ai giovani di beneficiare di quelle esperienze formidabili che sono le filiere professionali.
Come lei, anche noi siamo ambiziosi. Intendiamo sviluppare e migliorare le condizioni di lavoro per realizzare misure concrete e migliorare l’equilibrio tra vita familiare e professionale. Così potremo raggiungere l’obiettivo che l’Unione si è posta e stimolare il miglioramento dell’intera società europea. Nel suo ruolo di iniziativa la Commissione europea dev’essere lungimirante.
In campo politico insistiamo sui rapporti euromediterranei e ribadiamo che la politica euromediterranea dev’essere molto più forte e prioritaria; dobbiamo inoltre rivolgere la nostra attenzione alle nostre frontiere, le frontiere dell’Europa.
Per concludere, signor Presidente della Commissione, la volontà politica deve tradursi in prospettive finanziarie che richiedono un’adeguata valutazione. Gli Stati membri non possono chiedere di più all’Europa e dare sempre meno. E’ quindi di energia politica che abbiamo bisogno per avviare il motore delle nostre prestazioni, che sono l’essenza stessa dell’occupazione in Europa. Signor Presidente, lei dispone di questa energia e noi saremo al suo fianco in questo spirito di complicità positiva di cui ci ha parlato.
PRESIDENZA DELL’ON. KAUFMANN Vicepresidente
Schulz (PSE), a nome del gruppo PSE. – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, quello che abbiamo appena udito non era l’intervento di un deputato del Partito popolare europeo, bensì il discorso di una gaullista francese. Onorevole Grossetête, considerata la sostanza delle sue parole, la invito cordialmente a unirsi a noi, e riusciremo rapidamente a raccogliere una maggioranza favorevole a una politica di responsabilità sociale nell’Unione europea. Ho visto gli occhi del collega Poettering riempirsi di sgomento e vi assicuro che osservarlo è stato una vera gioia.
Presidente Barroso, sono lietissimo che lei sia riuscito a partecipare alla nostra seduta nonostante le scadenze serrate dei suoi impegni; voglio dirlo chiaramente, perché tutti conosciamo le difficoltà che lei ha incontrato a Londra col suo volo. La sua presenza qui è di buon auspicio per la cooperazione tra Commissione e Parlamento europeo; desidero sottolinearlo. Ora, però, basta con le cortesie, perché devo esprimere alcune osservazioni che, credo, le saranno meno gradite.
Non voglio tornare sulla questione se sia stato corretto da parte sua apparire in uno spot elettorale del PSD in Portogallo: è acqua passata. Vorrei invece avanzare una proposta seria in merito ai negoziati sull’accordo quadro; dobbiamo prendere una decisione. L’accordo quadro tra Parlamento e Commissione contiene una disposizione in cui si afferma chiaramente che ai Commissari non è vietato impegnarsi in attività politiche nel proprio paese d’origine, purché ne discutano in anticipo con il Presidente della Commissione, il quale dà il suo consenso allo svolgimento di tale attività oppure esprime i suoi dubbi in proposito.
Nessuna norma, però, disciplina il comportamento del Presidente, anche se, naturalmente, la sua condotta deve essere esemplare. Personalmente non mi pare che vi sia alcun problema se i Commissari – compreso lei, in quanto Presidente della Commissione – hanno un’ideologia politica e la manifestano pubblicamente. Conosco bene la sua appartenenza politica, ed è superfluo dire che lei non ha il dovere di fingere ipocritamente che l’elezione a Presidente della Commissione l’abbia resa politicamente neutrale. Mi sembra giustissimo che lei continui a professare le sue idee, ma la stessa norma che vale per il Presidente deve valere anche per i Commissari – che si tratti dell’autorizzazione o del divieto, per tutti voi, di impegnarsi nell’arena politica nazionale. Dire di sì ad alcuni, e di no ad altri, è inaccettabile; per tale motivo propongo di chiarire questo aspetto nell’accordo quadro.
Una seconda osservazione, signor Presidente: nell’ultimo dibattito sul suo programma di lavoro ho osservato, a nome del nostro gruppo, che il bicchiere ci sembrava mezzo pieno. Ho detto questo perché avevamo intravisto segnali incoraggianti della sua volontà di raccogliere gli appelli che noi socialisti andavamo rivolgendo a lei e alla Commissione.
Pochi giorni dopo ho letto una sua intervista al Financial Times in cui lei esponeva una linea del tutto differente da quella che aveva presentato al Parlamento. Lei ora diceva: “L’economia è al primo posto”. No! La coerenza sociale è al primo posto – almeno per noi socialisti, signor Presidente – e non intendiamo esonerarla dai suoi obblighi su questo punto. Lei ha presentato un programma di lavoro che conteneva elementi socialisti, ma poi ha rilasciato al Financial Times un’intervista che andava precisamente nella direzione opposta. Più recentemente il Commissario Špidla ci ha presentato un documento che noi socialisti possiamo sottoscrivere incondizionatamente, ma in seguito il Commissario, signora Hübner, ha rilasciato alla stampa alcune dichiarazioni che troviamo assolutamente impossibile accettare.
Lei è riuscito ad arrivare a palazzo Berlaymont, signor Presidente, ma mi sembra che quando giunge alla rotatoria di piazza Schuman non sappia bene quale uscita prendere. Vorrei quindi suggerirle di seguire le proposte di noi socialisti, poiché il problema dell’Unione europea è questo: se non facciamo chiaramente capire all’opinione pubblica che l’Unione può garantire la sicurezza sociale, e permettiamo invece che si diffonda l’idea che Bruxelles intende distruggere tale sicurezza, i rischi che correremo supereranno le opportunità che riusciremo a creare. Finché continueremo a produrre tale impressione, i cittadini continueranno a volgere le spalle all’Europa.
Tutto ciò si connette al fatto che tale approccio neoliberista viene presentato – se non da lei, Presidente Barroso, da molti dei suoi Commissari e, peggio ancora, da una moltitudine di funzionari della sua Commissione – come un normale fatto della vita quotidiana: tutto andrà bene in Europa, così dice la teoria, quando in ogni aspetto si introdurranno deregolamentazione e flessibilità, in una ferrea spirale diretta socialmente verso il basso. Fino a quando il principale indirizzo politico della sua Commissione sarà questo, il clima non diventerà mai più favorevole all’Unione europea. Noi socialisti non siamo stati eletti per sostenere politiche neoliberistiche come quelle contenute nella direttiva Bolkestein, ma per garantire entrambe le facce di quella medaglia che da molto tempo è al centro dei nostri dibattiti: da un lato sono necessarie concorrenza e flessibilità, ma quest’intensificazione della concorrenza e della flessibilità deve servire a raggiungere l’altro obiettivo, ossia la stabilità sociale.
Per tale motivo le chiedo di restare fedele alle affermazioni contenute nei suoi orientamenti strategici, e a quanto ci ha qui dichiarato, insieme ai Commissari Wallström e Verheugen, illustrando la strategia di Lisbona, che fissa precisamente tali principi: maggiore flessibilità e maggiore concorrenza, certo, ma anche un costante impegno a favore di quelle strutture sociali che costituiscono il più grande successo di questa Europa. Se legge la nostra risoluzione, noterà che noi siamo disponibili ad avviare con lei una collaborazione costruttiva; questo, però, solo se lei sarà disposto, insieme alla Commissione, a costruire un’Europa sociale. In tal caso saremo lieti di offrirle il nostro appoggio.
(Applausi)
Duff (ALDE), a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, è davvero singolare che i socialisti ritengano possibile realizzare il progresso sociale in mancanza di crescita economica e riforme strutturali. Il collega Martin Schulz dà inoltre prova di incredibile ingenuità, quando critica il Presidente della Commissione per il ruolo che questi svolge in vicende di politica interna: non abbiamo al nostro servizio degli apatrides, ossia funzionari privi di radici politiche. L’unica critica che rivolgo riguardo all’intervista comparsa sul Financial Times riguarda l’allusione agli “ingenui federalisti”: non capisco proprio cosa intendesse dire.
Il mio gruppo apprezza il fatto che il programma di lavoro sia stato calibrato in maniera più precisa e basato su una chiara strategia politica. Mi colpisce però la vastità del programma; sarà evidentemente necessario un più forte senso delle priorità. Quanto al mio gruppo, la nostra priorità è il completamento del mercato unico, soprattutto nel settore dei servizi finanziari.
Si impone in tal senso di rivedere, e magari riesaminare, il retaggio della Commissione Prodi in maniera più scrupolosa di quanto il programma abbia fatto finora; mi riferisco alla brevettabilità dei software, ma anche all’accesso ai servizi portuali. A nostro avviso, è di estrema importanza non solo migliorare la qualità dei progetti, ma anche ridurne in qualche modo la quantità.
Invito infine a concentrarci su un programma che è stato avviato ma è ben lontano dalla conclusione, soprattutto per quanto riguarda le normative finanziarie e commerciali concernenti la parte settentrionale di Cipro. Dobbiamo aiutare i turchi di Cipro ad uscire dall’isolamento.
Beer (Verts/ALE), a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signora Presidente, il Presidente Barroso ci ha appena proposto di instaurare un rapporto di complicità, per una buona causa, fra Commissione e Parlamento. A nome del mio gruppo, il gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea, vorrei indicare due settori in cui tale complicità, alla luce degli eventi attuali, potrebbe esplicarsi utilmente. Lei stesso, Presidente Barroso, ha ricordato il più importante, ossia i colloqui con il Presidente degli Stati Uniti che stanno per aver luogo a Bruxelles.
A mio avviso, dopo l’offensiva dello charme condotta in Europa da Condoleezza Rice, nel prossimo futuro si chiarirà – e in questo senso l’Iran costituirà la prova del nove – se abbiamo in comune un solo obiettivo e continueremo a percorrere strade separate, o se invece riusciremo a elaborare misure multilaterali sfuggendo alle insidie dell’unilateralismo che si sono profilate durante la guerra preventiva contro l’Iraq.
A nome del mio gruppo desidero incoraggiare vivamente lei ad esortare con forza la Commissione affinché nei prossimi colloqui vi adoperiate in ogni modo per persuadere l’amministrazione statunitense a sostenere in maniera attiva la strategia negoziale dei tre rappresentanti dell’Unione europea.
Vorrei sottolineare gli obiettivi comuni dei negoziatori europei e americani e degli Stati membri dell’Unione europea. Il nostro obiettivo è il consenso completo. Dobbiamo impedire l’ulteriore proliferazione delle armi di distruzione di massa nel Medio Oriente allargato. Dobbiamo sviluppare rapidamente una strategia politica per il Medio Oriente allargato, sulla base della strategia di sicurezza europea. Dobbiamo ottenere dall’Iran l’impegno vincolante a non utilizzare a scopi militari il potenziale derivante dal suo programma nucleare, ed è necessario che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica abbia illimitata possibilità di accesso per poter visitare tutti gli impianti nucleari iraniani. Questi sono i prerequisiti per la creazione di un cordone di sicurezza a tutela di tutti i paesi della regione, Israele compreso.
Sono convinta che i negoziati avviati dall’Europa siano lo strumento giusto per procedere; essi avranno probabilità di riuscita assai maggiori se sapremo persuadere il Presidente Bush a non limitarsi a rimanere in attesa, a non abbandonarsi a rumorose minacce verbali, a non mantenere aperta l’opzione di un attacco preventivo, bensì a porre all’ordine del giorno un’attiva revisione delle sanzioni economiche attualmente vigenti contro l’Iran e a discutere infine la questione delle garanzie per la sicurezza del paese.
A mio avviso, potremo compiere dei progressi in questo campo se resteremo fedeli al nostro principio di tutelare i diritti umani. Mi appello specificamente alla Commissione affinché essa non accantoni il dialogo sui diritti umani durante i negoziati, ma anzi lo intensifichi. Mi rincresce molto di dover fare un’osservazione del genere, ma ho appreso che il governo tedesco – quello stesso governo che sostiene attivamente i negoziati nelle file dell’Unione europea – ha avviato una procedura di espulsione nei confronti di una donna di 26 anni che, avendo ottenuto il divorzio dal marito iraniano, si è convertita al cristianesimo. Un’espulsione verso l’Iran in questa situazione – cui ci siamo già opposti in due precedenti risoluzioni – espone la donna al rischio della lapidazione, a persecuzioni, o addirittura alla condanna a morte.
Benché a mio parere tale politica bipolare renda difficile realizzare questo obiettivo, dobbiamo cercare di raccogliere una maggioranza in Europa intorno a una coerente politica dei diritti umani. Acquisteremo così credibilità sulla questione dell’Iran. Spero proprio che l’Iran non riesca a seminare discordia tra europei e americani, poiché entrambi abbiamo gli stessi obiettivi; voglio ribadire questo punto.
Vorrei ora toccare un altro argomento in merito al quale il mio gruppo è d’accordo col Presidente degli Stati Uniti, ossia la continuazione dell’embargo contro la Cina. Se pensiamo che il rispetto dei diritti umani sia un criterio fondamentale della politica estera europea, dobbiamo allora riconoscere che la situazione dei diritti umani in Cina resta spaventosa e proprio per questa ragione poche settimane fa l’Assemblea ha adottato una risoluzione che respingeva l’iniziativa varata dal Presidente Chirac e dal Cancelliere Schröder. Ci attendiamo che l’embargo sia mantenuto e riaffermiamo che l’interesse economico non si deve anteporre ai diritti umani.
Markov (GUE/NGL), a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signora Presidente, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, benché argomento di questo dibattito sia il programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2005, esso naturalmente va inquadrato in un più ampio contesto strategico, fortemente influenzato dalla strategia di Lisbona e – purtroppo – concepito essenzialmente per intensificare la concorrenza. Ancor peggio, a mio avviso si stanno impiegando i mezzi sbagliati per raggiungere tale obiettivo.
Nell’Unione europea i profitti operativi dei grandi gruppi sono cresciuti del 78 per cento nel 2004; la percentuale dei profitti rispetto al PIL è praticamente la più alta degli ultimi 25 anni; negli ultimi dodici mesi si è registrato un’altra notevole eccedenza nella bilancia commerciale e nella bilancia dei pagamenti.
Persino nella Repubblica federale tedesca, ove le grandi imprese non smettono mai di lamentarsi per gli intralci che deriverebbero loro da un’ubicazione poco competitiva, 46 delle 50 aziende comprese nell’indice Dax hanno fatto segnare un vertiginoso incremento dei profitti nei primi tre quarti dell’anno.
Nello stesso tempo la disoccupazione aumenta. Si intensificano i dibattiti sull’introduzione di orari di lavoro più lunghi in diverse forme. Ci si attende che i lavoratori dipendenti pratichino la moderazione salariale, che in pratica significa una diminuzione dei redditi reali. Si tagliano le prestazioni sociali, oppure si aumentano drasticamente i contributi a carico dei beneficiari e i sistemi basati sulla solidarietà vengono sempre più marcatamente snaturati, facendoli dipendere dai finanziamenti privati.
Tutto questo indebolisce la domanda anziché ravvivarla; a nostro avviso si tratta di una tendenza perniciosa. La concorrenza è certo necessaria, ma dev’essere compatibile con i criteri di Göteborg, in modo da ridurre al minimo la disoccupazione, massimizzare la tutela dei consumatori e garantire la sicurezza sociale in un ambiente sano per realizzare la coesione sociale tramite la solidarietà e lo sviluppo sostenibile.
Di conseguenza, dobbiamo rivolgere alla Commissione i seguenti appelli: abbandonate la vostra politica economica neoliberista, ritirate le direttive sulla prestazione di servizi nel mercato unico e la direttiva sull’orario di lavoro, e sostituitele con direttive sul miglioramento della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro, o sull’armonizzazione degli standard sociali. Tutelate le piccole e medie imprese usando come base per una nuova proposta le direttive adottate dal Parlamento nella scorsa legislatura, per esempio quella sulla brevettabilità dei software. Insieme al Consiglio modificate il Patto di stabilità, in modo da considerare tra gli investimenti le spese per istruzione e formazione ed eliminarle dal calcolo della percentuale del debito. Battetevi per un commercio mondiale democratico e socialmente giusto cercando di riformare l’OMC, e non andate a Hong Kong con le stesse idee con cui la vecchia Commissione era andata a Cancún.
Non propugnate opzioni militari più efficaci, ma solo opzioni pacifiche. Battetevi per una migliore tutela dell’ambiente, e ricordatevi che c’è sicuramente ancora molto da fare, in Europa, in settori come la biodiversità, la minor produzione di rifiuti e il loro riciclaggio, nonché l’uso sostenibile delle risorse. Esercitate un’influenza più forte nella lotta in difesa del clima globale, perché è necessario indurre non solo gli Stati Uniti, ma anche la Cina, l’India e il Brasile a impegnarsi più seriamente in questo campo.
Questa sarebbe la strada giusta a mezzo della quale l’Unione europea potrebbe promuovere lo sviluppo sostenibile e creare occupazione. E’ invece uno sbaglio ostinarsi a percorrere, sempre più ciecamente, vecchie strade che non portano a nulla e in cui non crede più nessuno.
Batten (IND/DEM), a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signora Presidente, vorrei augurare la buonasera al Presidente Barroso, ma – ahimè! – ci risiamo: questo programma legislativo è plasmato in gran parte sulla strategia politica annuale, pubblicata dalla Commissione precedente nel febbraio 2004. La Commissione europea è il governo non eletto dell’Unione, ma quale altro governo in quale altra parte del mondo si farebbe dettare il programma politico dal proprio predecessore? Il partito dell’indipendenza del Regno Unito in passato ha già deplorato il fatto che la Commissione non sia un organismo responsabile, ma questa è una prova lampante di mancanza di democrazia: saremo oppressi da politiche concepite da persone ormai decadute dalla loro carica!
Il 26 gennaio a Bruxelles il Presidente Barroso ha illustrato il programma al Parlamento, ma esso è stato elaborato dal Presidente Prodi e dai suoi collaboratori. Il principale obiettivo politico della nuova Commissione è la crescita economica, ma questo era anche l’obiettivo principale del documento redatto nello scorso febbraio dalla passata Commissione; anzi, il Presidente Prodi ne aveva fatto uno dei suoi obiettivi chiave al momento della sua nomina nel 1999. Splendida idea! Infatti nell’Unione europea la crescita da allora è rallentata; ma, il Presidente Prodi – buon per lui – è tornato al sicuro a Roma e non deve più rispondere dei suoi fallimenti.
Il documento afferma che, a causa degli avvicendamenti istituzionali avvenuti nel 2004, per l’esame della strategia politica da parte del Parlamento europeo era stata adottata una procedura più snella del consueto. Questa procedura si è conclusa nell’aprile scorso: in altre parole, prima ancora dell’elezione dell’attuale Parlamento europeo. Tutti sappiamo che questo è un parlamento da operetta, ma tali vicende ne dimostrano ancor più chiaramente la futile inutilità.
Gli eurofili deplorano che i cittadini britannici non saranno adeguatamente informati sulla Costituzione europea. Gli spagnoli hanno appena votato sulla Costituzione, ma il 90 per cento di essi – pur bene informati sulla Costituzione stessa, a parere degli eurofili – ha dichiarato all’organismo statale spagnolo per il rilevamento dei sondaggi di opinione di saperne poco o nulla; e meno di metà degli elettori ha ritenuto di doversi recare alle urne.
L’argomento su cui occorre veramente informare i cittadini europei non è l’enigmatica Costituzione, bensì la valanga di provvedimenti amministrativi europei che quest’anno verrà prodotta dalle Istituzioni dell’Unione: provvedimenti ideati da una Commissione defunta, e approvati da un Parlamento che ormai non esiste più. Né la prima né il secondo, quindi, devono ormai rispondere del proprio operato ai cittadini che subiranno gli effetti di questo programma. Ma i cittadini d’Europa, ed in particolare quelli del Regno Unito, stanno cominciando a svegliarsi. Presto, assieme alla Commissione passata e al passato Parlamento, sarà defunto ed estinto l’intero progetto dell’Unione europea; e quanto prima succederà, tanto meglio!
Ryan (UEN), a nome del gruppo UEN. – (EN) Signora Presidente, la sfida più importante cui l’Unione europea deve rispondere oggi è di natura economica. Per realizzare gli obiettivi della strategia di Lisbona il Parlamento europeo, la Commissione e i governi dell’UE dovranno collaborare con grande affiatamento; non sarà certo un compito facile e non dobbiamo sottovalutare le sfide che ci attendono.
Tra i problemi che richiedono una riflessione particolarmente approfondita vi è quello del quadro normativo europeo: occorre sfoltire la selva dei regolamenti esistenti oggi in Europa, non incrementarla. Lo afferma con grande chiarezza il Financial Times di oggi, illustrando uno studio compiuto dal Centre for the Study of Financial Innovation, dal quale emerge in maniera inequivocabile che gran parte degli operatori del settore bancario e dei servizi finanziari è convinta che la mole di regole sia eccessiva e che sia necessario affrontare il problema per rendere più competitive le imprese.
Fra le priorità più urgenti per l’Unione europea vi sono oggi il completamento del Piano d’azione sui servizi finanziari per innalzare il livello della concorrenza tra gli istituti finanziari operanti nei 25 Stati membri dell’Unione – e ciò significa anche garantire che i servizi bancari al dettaglio siano accessibili a tutti i cittadini dell’Unione europea nei 25 Stati membri; l’agevolazione delle fusioni tra le banche europee e l’aggiornamento della legislazione sulla gestione delle disponibilità finanziarie, per consentire ai gestori dei fondi di operare su base transfrontaliera; l’introduzione di una nuova legislazione per ridurre i costi di compensazione e liquidazione delle operazioni di compravendita di titoli; e la promozione di una concorrenza più vivace nel settore assicurativo.
L’Unione europea deve poi intensificare il dialogo con l’America per snellire le norme che regolano l’attività delle aziende del settore contabile. Nell’Unione europea vige il sistema noto come IAS (International Accountancy Standards), mentre le imprese americane seguono la struttura contabile GAAP. Quest’anno 8 000 imprese saranno quotate nelle borse europee, che operano in base al sistema IAS, ed è semplicemente assurdo che America ed Europa applichino due modelli diversi di contabilità. E’ necessario un dialogo più intenso per risolvere questi problemi.
L’Unione europea deve applicare la nuova direttiva sui servizi; deve garantire che i benefici di tutte le tecnologie siano accessibili alle comunità del continente, sia in ambito urbano che nell’ambiente rurale.
Presidente Barroso, le sue recenti dichiarazioni sulla strategia di Lisbona e sulla strada che l’Europa deve seguire per progredire economicamente sono molto positive; le rivolgo i miei più cordiali auguri e spero che la sua opera sia coronata dal successo. L’Europa ne ha bisogno.
Kirkhope (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, questo programma offre una occasione concreta per infondere nuova vita all’agenda di Lisbona e ridefinirne gli obiettivi. Tuttavia, con l’avvicinarsi del Consiglio di primavera fissato per il mese prossimo, è essenziale che i governi nazionali riprendano in mano la situazione e diano nuovo impulso alle riforme economiche, che sono fondamentali per ottenere la futura prosperità prevista dal programma.
Nelle ultime settimane mi hanno colpito le dichiarazioni del Presidente della Commissione, il quale è fermamente intenzionato a collocare crescita e prosperità al centro della sua strategia per il prossimo futuro. Parallelamente, mi sembra del tutto irrilevante l’agitarsi dei socialisti come l’onorevole Schulz, che vorrebbero ridefinire le priorità del processo di Lisbona. La sinistra europea è ancora impantanata nella sua vecchia mentalità: un mercato del lavoro privo di flessibilità, elevati costi extrasalariali del lavoro e altre barriere alla crescita.
Come fanno costoro a non vedere che proprio questo vecchio modello sociale ha condotto l’Europa ad un relativo declino economico? Come fanno a non capire che la forte disoccupazione diffusa in vaste regioni d’Europa è causata dalle proposte economiche estremamente obsolete su cui essi sono ancora abbarbicati? In tutto quel che ha detto l’onorevole Schulz non c’è alcuno spunto che possa offrire il minimo aiuto a uno solo dei cinque milioni di suoi connazionali attualmente disoccupati. Continuiamo perciò a spronare il Presidente della Commissione a mantenere un intenso ritmo nella sua opera riformatrice ed esortiamo i governi a meditare sui motivi che hanno condannato al fallimento l’agenda di Lisbona in questi primi cinque anni.
Vogliamo che il lavoro per il completamento del mercato interno sia ripreso con rinnovato impegno. Con il buon senso di cui è dotato, il Presidente Barroso comprende benissimo che molti rimedi al carente dinamismo economico sono in mano agli Stati membri. Comunque, oltre alla guida che ha già assunto, lo invito a impegnarsi seriamente a ridurre la produzione legislativa della Commissione.
La Commissione deve dimostrare la stessa efficienza che richiede alle imprese e ai cittadini. Il Presidente parla, a ragione, di migliore regolamentazione, ma l’obiettivo prioritario dev’essere quello di diminuire la quantità delle norme stesse; un altro punto cruciale è la necessità di sottoporre la legislazione a una completa valutazione d’impatto. I deputati conservatori britannici al Parlamento europeo sono sempre stati in prima linea nella campagna volta a sfoltire la quantità di norme nonché nell’applicazione delle valutazioni d’impatto. Attendo con fiducia di assistere a qualche progresso in tutti questi settori, in relazione alla direttiva sui servizi che egli sostiene, come noto con piacere.
Swoboda (PSE). – (DE) Signora Presidente, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, credo che sia la Commissione che il Parlamento – o almeno la grande maggioranza dei deputati di quest’Assemblea – intendano guadagnare la fiducia e l’approvazione dei cittadini al progetto dell’integrazione europea. Se questo è il nostro obiettivo, dobbiamo offrire ai cittadini provvedimenti sostanziali ed essere in grado di spiegarne il significato.
A nostro avviso, l’elemento prioritario dev’essere l’Europa sociale; tuttavia, per costruire l’Europa sociale è necessario creare occupazione. Per creare posti di lavoro ci vuole la crescita e per la crescita ci vogliono investimenti, ma soprattutto istruzione, formazione professionale e apprendimento lungo tutto l’arco della vita; infine – certo, onorevole Kirkhope – ci vuole più flessibilità. Chi invoca la flessibilità, però, deve capire che flessibilità e sicurezza sociale non si escludono a vicenda; come dimostra il modello nordico, l’opinione pubblica è dispostissima ad accettare una dose più alta di flessibilità se esiste un sistema di sicurezza sociale, e inoltre se esistono – ad esempio – vaste opportunità di aggiornamento o formazione permanente che permettano di affrontare le conseguenze di tale flessibilità – comprese le conseguenze sociali.
Occorrono anche servizi pubblici efficienti. Il suo intervento, signor Presidente, non mi ha completamente soddisfatto, perché i servizi non si possono ridurre a una questione di economia di mercato. I nostri servizi pubblici sono parte della nostra identità; che si tratti di servizi postali o di trasporti locali, essi sono un elemento dell’identità europea e i cittadini europei vogliono che siano salvaguardati. Non si tratta perciò di una faccenda meramente economica, bensì di un problema che ha pure profondi risvolti emotivi.
Un’ultima osservazione: l’iniziativa recentemente avviata dalla Vicepresidente Wallström in merito ai diritti dei passeggeri del trasporto aereo è stata, a mio avviso, assai positiva. Il fatto è che dobbiamo farci sentire in pubblico e comunicare ai cittadini i risultati che otteniamo in Parlamento, comprese le nostre risposte alle proposte della Commissione. Dobbiamo dimostrare ai cittadini che stiamo lavorando per loro e per questo vi chiedo di non affrontare le misure legislative con spirito puramente tecnico – come un mezzo per la creazione di normative più efficienti – bensì tenendo a mente i cittadini per cui elaboriamo queste leggi e che desideriamo informare del nostro operato. Se in futuro la Commissione e il Parlamento europeo lavoreranno insieme secondo questo criterio, riusciremo a guadagnare la fiducia e l’approvazione di moltissimi cittadini all’ideale di questa nostra Unione europea.
Brok (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, credo che il Presidente in carica del Consiglio abbia già rilevato che questa è una giornata positiva. Siamo stati informati dell’esito ottenuto dal referendum in Spagna, che colloca tutti noi in una posizione migliore; non solo per quanto riguarda la campagna referendaria, ma anche per il fatto che un grande paese ha approvato questo progetto politico a forte maggioranza. Avremo anche qualcosa da far valere domani nell’incontro con il Presidente Bush. E’ ormai chiaro per noi tutti – e questa consapevolezza deve riflettersi nelle nostre iniziative politiche – che solo con un’azione comune noi diventiamo un elemento importante; tale azione dà frutti concreti, poiché non riesco a spiegare altrimenti l’affermazione di Condoleezza Rice, la quale ha auspicato l’adozione della Costituzione europea. Sembra davvero che in questo caso la politica degli Stati Uniti suoni una musica interamente nuova. Mi permetta inoltre di ringraziarla, Presidente Barroso, per essersi anche lei adoperato affinché il Presidente di quest’Assemblea potesse partecipare all’incontro di domani.
Vorrei toccare un altro punto legato a questi temi, cioè la nostra politica di prossimità. Non credo che abbiamo compiuto grandi progressi in questo senso; il Presidente Yushchenko verrà in visita al Parlamento europeo mercoledì e potremo così cercare di affrontare in modo nuovo la formidabile sfida di consolidare la democrazia nell’Europa orientale e stringere quindi legami più saldi tra l’Europa orientale e l’Unione europea. Ne deriva l’urgente necessità di elaborare uno strumento più avanzato ed efficace della politica di prossimità; l’alternativa consisterebbe infatti nell’esercitare una maggiore pressione per concentrare prematuramente le discussioni sulla piena adesione, che peraltro non potremmo concedere subito, in quanto supererebbe le capacità d’integrazione dell’Unione europea.
Ai popoli di questi paesi dobbiamo offrire una visione e quindi è certamente opportuno considerare la possibilità di introdurre un’altra opzione oltre all’adesione piena: un’opzione che non chiuda la porta alla piena adesione, ma mantenga tale prospettiva come obiettivo di lungo termine. Al tempo stesso un’opzione simile può recare vantaggi immediati, come in passato è avvenuto per lo Spazio economico europeo, da cui Austria, Finlandia e Svezia sono entrate nell’Unione europea.
Invito la Commissione a considerare seriamente tale possibilità, poiché altrimenti rischiamo di rimanere ben presto invischiati in una situazione difficile. E’ stato chiaramente affermato, questo pomeriggio, che noi ci apprestiamo a fornire a questi paesi – che hanno dovuto subire non solo la Seconda guerra mondiale, ma anche la dittatura che l’ha seguita – una prospettiva che permetta loro di costruire la democrazia e contemporaneamente rafforzi la nostra Unione europea senza menomarne la capacità d’azione.
Goebbels (PSE). – (FR) Signora Presidente, Presidente Barroso, onorevoli colleghi, consentitemi di esprimere alcune riflessioni personali sul programma di lavoro della Commissione. E’ un bell’inventario, che ricorda molto quelli che amava compilare il poeta Jacques Prévert; ma fa pensare anche alla frase con cui Wim Kok soleva definire il processo di Lisbona, “Lisbona ci parla di tutto e perciò non ci parla di niente”. Per il programma di lavoro della Commissione è un po’ la stessa cosa: gli alberi nascondono la foresta. Ogni Commissario ha cercato di decorare il proprio albero di Natale con qualche ghirlanda personale.
Non intendo criticarla, signor Presidente. Se lei si fosse limitato all’essenziale, i deputati sarebbero stati i primi a dire che aveva dimenticato questa o quella questione a loro parere più importante. Tuttavia, signor Presidente, la invito a spendere le sue energie sui punti essenziali. L’Europa deve difendere il proprio modello sociale e ambientale. Siamo tutti d’accordo sulla necessità di realizzare riforme in Europa e di adottare una maggiore flessibilità in alcuni settori; tuttavia, non otterrete il consenso dei cittadini europei votando a favore dei punti su cui la destra esprimerà il proprio sostegno domani – quando presenterò la mia relazione –, ossia meno imposte per i ricchi e più lavoro per i lavoratori. Così non va.
Nella sua relazione annuale per il 2005, il comitato di politica economica afferma che l’Europa ha bisogno di un quadro macroeconomico favorevole alla stabilità e alla crescita e che tale quadro è indispensabile, ma i governi potranno raccogliere appieno i frutti delle riforme strutturali in termini di crescita e di occupazione soltanto in un ambiente macroeconomico adeguato. Presidente Barroso, abbiamo la stabilità, adesso ci serve la crescita.
Roure (PSE). – (FR) Signora Presidente, signor Presidente della Commissione, com’è noto è il programma legislativo della Commissione che consente di tradurre le priorità politiche del Consiglio in azioni concrete. Pur constatando quindi con soddisfazione che si riconosce la priorità dell’attuazione della legislazione europea, auspichiamo impegni precisi per il futuro.
In effetti, il rafforzamento della sicurezza in Europa rimane una priorità, ma esso non deve in alcun modo realizzarsi a scapito delle libertà civili. Le proposte a favore del miglioramento dello scambio di informazioni e del consolidamento della cooperazione operativa rappresentano un passo avanti nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata; ma il sentimento di insicurezza diffuso tra i cittadini europei – che noi tutti riconosciamo – dev’essere contrastato in primo luogo con una politica attiva di protezione e di promozione dei diritti fondamentali. E’ così che le nostre democrazie si devono difendere ed è così che vinceranno.
Siamo favorevoli all’adozione di iniziative volte a combattere la discriminazione, il razzismo e la xenofobia. Il consolidamento della cooperazione giudiziaria resta una delle misure prioritarie da adottare per garantire ai cittadini europei gli stessi diritti e lo stesso accesso alla giustizia ovunque in Europa. Accogliamo quindi con favore la prevista estensione della cooperazione giudiziaria ad alcuni aspetti del diritto di famiglia. Invitiamo la Commissione a mantenere tale impegno e a presentare proposte basate sul principio del riconoscimento reciproco nei settori della valutazione e dell’utilizzo delle prove e delle garanzie procedurali. Auspichiamo l’adozione di un approccio più giusto sulle questioni dell’asilo e dell’immigrazione, che consenta prima di tutto il rispetto dei diritti e la condivisione degli oneri e delle responsabilità. Siamo favorevoli all’apertura di canali legali per l’immigrazione che permettano di rispettare le esigenze e i diritti fondamentali degli immigrati. Infine, chiediamo di compiere un significativo progresso nella definizione delle norme minime per la concessione e la revoca dello status di rifugiato.
Lehne (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, vorrei anzitutto soffermarmi brevemente sul contenuto politico degli interventi che abbiamo udito oggi, con particolare riferimento a quello dell’onorevole Schulz.
Mi sembra – come del resto emerge anche dal nostro attuale dibattito – che la strategia di Lisbona abbia diversi pilastri. Senza alcun dubbio, tutti questi pilastri hanno – in linea di principio – la medesima importanza come elementi della strategia stessa. D’altra parte, è un’ovvietà affermare che non è possibile sviluppare adeguate politiche sociali e ambientali se l’economia non funziona; l’economia è per così dire la chiave per realizzare tutte le nostre buone intenzioni politiche. Bisogna quindi fissare le priorità tenendo conto di questo dato di fatto, anche se la struttura a pilastri non va certo dimenticata. Incidentalmente si può osservare che la politica sociale più efficace è la creazione di posti di lavoro; si tratta forse di un’altra ovvietà, ma è bene non dimenticarlo.
E’ forse opportuna un’altra sommessa considerazione, dal momento che su quest’argomento il Presidente della Commissione subisce continui richiami: entrambi i Vicepresidenti della Commissione europea – quello che ha firmato il documento di Lisbona e quello che ha firmato il programma in discussione oggi – sono socialisti. Vale forse la pena di ricordarlo. Se ne dovrebbe dedurre che, in seno alla Commissione, questo dossier è stato affidato alle mani migliori e non capisco perciò che senso abbia riattizzare perennemente una polemica su presunte differenze che in realtà neppure esistono.
Su questo problema vorrei inoltre rivolgere un invito particolare: nel quadro del programma legislativo – come in altri campi – la Commissione deve annettere una forte priorità all’applicazione dell’accordo interistituzionale con il Consiglio e il Parlamento. E’ un punto di importanza vitale; una delle ragioni per cui, in passato, si sono registrate difficoltà e carenze, è stata proprio l’assenza di valutazioni d’impatto delle proposte legislative nonché l’inadeguato metodo di consultazione delle parti in causa.
Esorto quindi il Presidente e il Vicepresidente della Commissione a garantire una coerente applicazione dell’accordo interistituzionale in questo contesto, soprattutto nel corso del lavoro che svolgeranno nei prossimi mesi. In molti settori sarà proprio questo il segreto di quel successo che tutti desideriamo realizzare.
(Applausi)
Gebhardt (PSE). – (DE) Signora Presidente, vorrei dire al Presidente Barroso che egli ha indicato nel suo intervento odierno tre obiettivi davvero magnifici: prosperità, solidarietà e sicurezza. Ciò naturalmente suscita in noi deputati grandi speranze; devo dire, Presidente Barroso, che la mia reazione è stata simile a quella del collega Swoboda, poiché le osservazioni che lei ha dedicato, in tale prospettiva, alla direttiva sui servizi si sono rivelate in realtà alquanto inconsistenti. Se lei desidera veramente offrire ai cittadini prosperità, solidarietà e sicurezza, dovrà affrontare la direttiva sui servizi in maniera ben più ampia e sistematica di quanto, apparentemente, pensa di fare oggi.
Se lei considera seriamente la prospettiva di un’alleanza con noi – e con tutte le Istituzioni – dovrà spingersi ben oltre. C’è poi un altro elemento, molto più importante, che non dobbiamo dimenticare, Presidente Barroso: la nostra alleanza con i popoli dell’Unione europea, con tutti i suoi 450 milioni di abitanti. I beneficiari della nostra attività politica sono questi cittadini, e nessun altro.
Silva Peneda (PPE-DE). – (PT) Nelleultime settimane la Commissione ha preso le sue decisioni su due temi fondamentali: gli orientamenti strategici del suo mandato e le riforme della strategia di Lisbona. Entrambe le decisioni ribadiscono il fatto che le massime priorità dell’Unione europea – nelle attuali circostanze – sono la ripresa della crescita economica e la creazione di posti di lavoro.
Francamente non capisco che senso abbia discutere se venga prima la crescita economica o l’occupazione; si tratta a mio parere di una questione molto semplice. I posti di lavoro vengono creati nelle aziende, e le aziende possono crescere e svilupparsi solo in un clima di fiducia e quando esiste una disponibilità diffusa a creare un’atmosfera favorevole agli investimenti.
Quest’approccio alla vita e questa cultura si concretizzeranno se vi sarà la capacità di attuare politiche economiche corrette. Quanto più intensamente gli Stati membri si impegneranno nell’applicazione delle riforme necessarie, tanto più rapidamente potrà affermarsi tale cultura; è questo l’unico modo per conservare, ed anzi sviluppare, il modello sociale europeo. Il dinamismo economico non va visto come il nemico della protezione sociale; è piuttosto il suo più prezioso alleato.
La mia preoccupazione, però, è un’altra, e si riferisce alla definizione delle priorità e a una chiara attribuzione delle responsabilità. Proprio l’assenza di questi elementi ha reso necessaria la riforma della strategia di Lisbona; ora è dovere degli Stati membri concretizzare lo spirito riformatore proposto dalla Commissione in una pratica azione politica.
Vi è urgente necessità di realizzare le riforme, che sono necessarie all’Europa anche se nella maggior parte dei casi sono sgradite all’opinione pubblica. Esse avranno successo solo se riusciremo a spiegarle, anche molto approfonditamente se occorrerà; è l’unico modo per farle comprendere e accettare.
Concluderò dicendo che mi sembra assai utile considerare la possibilità di evadere dal chiuso degli uffici per respirare l’aria delle strade; noi – deputati al Parlamento europeo – dovremmo essere i primi a farlo.
Grabowska, Genowefa (PSE). – (PL) Signora Presidente, signor Presidente della Commissione, dobbiamo apprezzare le intenzioni della Commissione, che vuole concentrare i suoi sforzi su tre problemi: crescita economica, benessere sociale e tutela dell’ambiente. Solo il tempo, tuttavia, potrà dirci se e come questi encomiabili progetti si realizzeranno. Qualsiasi squilibrio – in particolare un’azione che favorisse la crescita economica a spese del benessere sociale e della tutela dell’ambiente – costituirebbe una minaccia per l’Europa e per i suoi cittadini, in particolare per i cittadini dei nuovi Stati membri.
La Commissione europea è però anche il custode dei Trattati, e in tale veste sorveglia il modo in cui gli Stati membri applicano la legislazione. Invito quindi la Commissione a sorvegliare quest’opera di applicazione in maniera sistematica, in particolare per quel che riguarda il rispetto del principio di non discriminazione. Questo principio, che è obbligatorio applicare, ha già dato luogo ad alcune preoccupazioni, riguardanti in particolare le disposizioni del regolamento REACH e la direttiva sui servizi. La Commissione europea non teme che i tentativi di escludere da questa direttiva i servizi nel campo delle costruzioni vengano considerati discriminatori dai nuovi Stati membri? Vi sono altri esempi di tali prassi, e invito quindi il Presidente Barroso a far sì che la Commissione sorvegli l’applicazione di questa legislazione con grande severità per quanto riguarda il principio della non discriminazione.
Karas (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, dopo aver seguito questo dibattito posso solamente ripetere che dobbiamo imparare a pensare da europei, liberandoci dalle pastoie della politica nazionale e delle polemiche di partito. C’è bisogno di più ottimismo e fiducia, di serietà, di chiarezza e spirito critico e infine della volontà politica di onorare gli impegni che abbiamo preso parlando da pulpiti spesso improvvisati. C’è bisogno di più leadership da parte della classe politica, dei governi e della Commissione.
Invito tutti a riflettere. Il compito di tutti noi è quello di trasformare le quattro libertà in una realtà di fatto e di diritto; qualunque cosa possa servire a questo scopo è positiva dal punto di vista politico. Dobbiamo riflettere sui principi che abbiamo sancito nella Costituzione. Non capisco davvero perché oggi ci attardiamo a discutere su questo argomento. Nella Costituzione proclamiamo il principio dell’economia sociale di mercato; in tal modo affermiamo chiaramente che il mercato non è un fine in sé, bensì un mezzo verso il conseguimento di un fine; in altri termini occorre un mercato efficiente che adempia alle proprie responsabilità sociali e ambientali. Ci siamo posti l’obiettivo della piena occupazione; ci siamo posti l’obiettivo della sostenibilità. Perché mai continuiamo a dare all’opinione pubblica l’impressione di voler contrapporre tra loro questi due obiettivi?
Dobbiamo smetterla col populismo miope; occorre maggiore responsabilità per il futuro. Vorrei quindi avanzare la seguente richiesta al Presidente della Commissione: faccia un test di sussidiarietà prima di presentare le proposte. Spieghi all’opinione pubblica quali vantaggi comporta legiferare a livello di Unione europea; definisca tali vantaggi in termini di crescita, concorrenza e occupazione; precisi i destinatari; spieghi chiaramente le motivazioni, gli scopi e gli effetti e chi deve fare cosa e quando. In tal modo potremo esercitare il nostro diritto parlamentare d’esame.
PRESIDENZA DELL’ON. OUZKÝ Vicepresidente
Brejc, Mihael (PPE-DE). – (SL) La ringrazio, signor Presidente. La Commissione ha elaborato un programma vasto e ambizioso; ha stabilito priorità che approvo e sostengo. Apprezzo inoltre l’ambizione, l’energia e naturalmente l’entusiasmo del Presidente della Commissione. Se però vogliamo un’Europa efficiente e più vicina ai suoi cittadini e se vogliamo realizzare i nostri obiettivi, allora dobbiamo agire anche noi in maniera assai più efficiente di quanto si sia fatto sinora. Una parte importante dell’efficienza dell’Unione europea risiede nel suo sistema amministrativo, nella pubblica amministrazione; lei li cita tra gli obiettivi strategici a pagina quattro, signor Presidente, e questo è molto positivo. Ricordo tuttavia che fu la Commissione Prodi a iniziare la riforma della pubblica amministrazione; ne era responsabile l’ex Commissario Kinnock. Non so francamente come si sia conclusa tale operazione – ammesso che sia mai stata avviata –, ma resta il fatto che per i cittadini dell’Unione europea tutto questo non è altro che un enorme e costosissimo carrozzone burocratico del tutto estraneo alle esigenze della gente comune in cui anche le inezie – per non parlare dei grandi progetti – provocano un colossale dispendio di energie amministrative. Noi tutti quindi – non solo i deputati al Parlamento europeo, ma anche gli elettori – ci attendiamo che la nuova Commissione trovi, nel quadro delle priorità fissate, il tempo, l’energia e la volontà per affrontare il nodo del proprio sistema amministrativo, della propria burocrazia. A questo proposito mi aspetto risposte molto chiare. Un’ultima osservazione: le leggi valide sono una buona cosa, ma ancor più importante è mettere in pratica le buone leggi. Vi ringrazio molto!
Zaleski (PPE-DE). – (PL) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, signor Vicepresidente della Commissione, onorevoli colleghi, le mie osservazioni saranno indirizzate in primo luogo all’onorevole Schulz.
(DE) Onorevole Schulz, dopo la nostra conversazione in merito alla risoluzione su Auschwitz, lei ha completamente mutato opinione e si è guadagnato in tal modo il mio assoluto rispetto; la ringrazio. Ora, però, vorrei rispondere alle sue osservazioni critiche sul Papa.
(PL) Onorevoli colleghi, per quanto riguarda il bilancio e il finanziamento destinato all’incontro dei giovani con il Papa a Colonia, desidero affermare chiaramente che, se qualcun altro riuscisse a radunare un numero altrettanto grande di giovani per una buona causa, voterei sicuramente a favore del finanziamento di tale manifestazione. Lo farei comunque, a prescindere dalla persona in questione: l’onorevole Schulz o il presidente di qualunque gruppo o partito, un socialista, un verde, un cattolico o l’esponente di qualsiasi altro movimento politico o religioso. Se l’evento in questione cercasse di promuovere l’unità sociale e psicologica e la creazione di un’Europa comune, meriterebbe sincero rispetto. Credo che anche l’onorevole Schulz la pensi così e vedo anzi che annuisce. Lo ringrazio per questo.
Vorrei inoltre ricordare ai deputati dei dieci nuovi Stati membri – non solo a quelli del gruppo PPE-DE, ma anche ai socialisti, ai verdi, ai comunisti e ai non iscritti, che è grazie al Papa e al suo operato se oggi noi possiamo discutere insieme di un’Europa comune. Se non fosse stato per lui, non potremmo ancora riunirci in questo modo e vorrei ricordare all’onorevole Schulz che è il Papa l’artefice principale di tutto questo, mentre il commissario Kovács vi ha avuto tutt’al più una piccola parte. Desidero ricordare con forza questa circostanza ai colleghi che non se ne rendono conto o se ne sono dimenticati, esortandoli a votare a favore di tale finanziamento che consentirà di organizzare adeguatamente questa manifestazione, garantendone il successo. Vi ringrazio.
Casa (PPE-DE) . – (MT) Signor Presidente, mi consenta di congratularmi con il Presidente della Commissione Barroso per il programma legislativo della Commissione e per il programma che ha presentato. L’Europa odierna è cresciuta fino a comprendere 25 Stati membri, e io sono per l’appunto un deputato proveniente da uno dei paesi di recente adesione. L’Europa è quella che ha il diritto di essere: un continente con una voce importante nei processi decisionali mondiali; si tratta di un ruolo che dobbiamo mantenere, rafforzando le fondamenta gettate da Schuman, De Gasperi e Monnet e basate sui principi che hanno consentito all’Unione di compiere il suo lungo cammino. L’operato dell’Unione europea deve costantemente riflettere i principi di sussidiarietà e solidarietà.
E’ di vitale importanza che la crescita economica si diffonda in maniera uniforme in tutte le regioni d’Europa. L’Europa ha il dovere di aiutare coloro che, per una ragione qualsiasi sono rimasti indietro, a recuperare il terreno perduto e a irrobustire la propria economia. Un’economia forte può nascere grazie a una più stretta cooperazione fra gli Stati membri, e a questo proposito vorrei congratularmi con la Commissione per l’introduzione di una nuova strategia economica mirante a creare più di sei milioni di posti di lavoro. La strategia di Lisbona deve costituire una priorità assoluta per tutti coloro che, tra noi, lavorano nelle Istituzioni europee.
Dobbiamo dimostrarci capaci di tradurre questa strategia in lavoro e prosperità, e quest’obiettivo si può realizzare solo eliminando gli eccessi burocratici e creando un solido ambiente per le imprese. Noi del Parlamento europeo dobbiamo incoraggiare quelle iniziative che permetteranno di creare occupazione in tutto il continente; i cittadini europei si attendono da noi un miglioramento del tenore di vita in Europa e quindi dobbiamo fare del nostro meglio. Il programma legislativo e di lavoro che è stato presentato ci indica chiaramente qual è l’ispirazione che guiderà la Commissione nei prossimi anni; se essa vorrà cooperare da vicino con il Parlamento, credo che riusciremo a tradurre questo nuovo programma in vantaggi concreti per tutti i cittadini europei.
Barroso, Presidente della Commissione. – (FR) Signor Presidente, cercherò di rispondere ad alcune domande concrete per affrontare poi una questione politica più generale che mi sembra importante per il nostro lavoro futuro.
Onorevole Duff, prima di tutto, per quanto riguarda le domande concrete, lei ha affermato di non aver ben compreso o apprezzato un’affermazione che mi sarebbe stata attribuita in merito al federalismo ingenuo. Vorrei precisare quello che ho detto perché, nel contesto, la mia affermazione potrebbe non essere chiara. Quando critico il federalismo ingenuo, non intendo affatto criticare il federalismo in sé, al contrario. Ho un grande rispetto per tutti i federalisti, per gli uomini e le donne che sono stati all’origine del nostro grande progetto europeo e continuo a pensare che il metodo federale sia essenziale per la nostra Europa. D’altronde, il metodo comunitario, o in ogni caso il metodo cui solitamente attribuiamo tale definizione, è una forma di metodo federale; in realtà, quindi, ho criticato il federalismo ingenuo in opposizione a ciò che potrei considerare un federalismo più sofisticato, un federalismo più intelligente, ossia un approccio che non cerca di costruire la nostra Unione europea, un’unione che avvicina sempre più tutti gli europei, a danno della legittimità degli Stati democratici. In effetti, nei nostri paesi – che sono Stati democratici – abbiamo governi democratici e parlamenti democratici. Ho avuto l’onore di recarmi a Ginevra con un grande federalista come Denis de Rougemont, che talvolta accusava lo Stato di ogni male, come se anche lo Stato non fosse un’istituzione democratica. Sono favorevole a un’Unione sempre più forte, ma tale rafforzamento non deve minacciare la legittimità degli Stati democratici. Questa è una precisazione doverosa, perché ho già sentito alcune critiche su tale affermazione, che travisavano il mio modo di pensare e sentire in merito all’Europa.
La seconda domanda riguarda la sicurezza e la giustizia. In effetti, abbiamo parlato molto di economia, ma non bisogna dimenticare che disponiamo di un programma – molto ambizioso peraltro – in materia di sicurezza e di giustizia, che sarà realizzato dal Vicepresidente Frattini. Questo era appunto l’oggetto di una delle domande che sono state poste: sicurezza, giustizia e protezione dei diritti fondamentali rappresenteranno una delle priorità della Commissione. In effetti bisogna rispondere concretamente alla domanda di sicurezza dei cittadini. Per tale ragione, nel 2005 presenteremo al Parlamento il piano d’azione volto a realizzare la strategia adottata all’Aia sotto forma di proposte concernenti la protezione delle vittime – soprattutto donne e bambini – della criminalità organizzata. Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che qui si tratta di conferire una dimensione nuova all’azione che abbiamo definito nel programma: la protezione dei bambini diventa una priorità. Desidero inoltre sottolineare che, a nostro avviso, in questo settore è possibile rafforzare la nostra azione a livello europeo. E’ quindi possibile presentare proposte per rafforzare il riconoscimento reciproco e la fiducia tra le autorità giudiziarie ed elaborare una proposta relativa a una strategia europea in materia di immigrazione legale e di lotta contro i trafficanti di esseri umani. La sicurezza, la giustizia e la protezione dei diritti umani sono effettivamente una priorità, e vi posso assicurare che la Commissione farà il possibile per soddisfare queste esigenze.
Alcuni di voi, gli onorevoli Karas, Kirkhope e Lehne, ma anche – in certo qual modo – l’onorevole Goebbels, hanno ricordato il problema connesso agli obiettivi della legislazione e all’opportunità di ampliarla o di restringerla. Constato con soddisfazione che Parlamento europeo, Commissione e Consiglio sono pienamente consapevoli di tale problema. Quando parlo di una “legislazione migliore”, non intendo sempre dire che è necessario ridurre la legislazione esistente; in alcuni casi, proprio perché facciamo parte di un’Unione, abbiamo bisogno di una certa armonizzazione, di una maggiore attività legislativa, talvolta al fine di armonizzare o semplificare la legislazione esistente. Vorrei però sottolineare che questa preoccupazione per la qualità della legislazione esiste e l’abbiamo introdotta nel nostro programma. Quindi, la ponderazione di fattori quali il costo, la proporzionalità e la sussidiarietà, che utilizzeremo ai fini della valutazione d’impatto, caratterizzerà l’intero corso della nostra azione.
Ecco perché – e qui rispondo in parte all’onorevole Goebbels – abbiamo dovuto definire l’elenco dei nostri principali obiettivi. Per quest’anno si tratta di un programma attuativo. Se mi limitassi a presentare quattro o cinque priorità, sarei senz’altro oggetto delle vostre critiche. La linea politica è una cosa – e a tale proposito parliamo di priorità chiare e mirate, definite al momento di presentare gli obiettivi strategici. Altra cosa è il programma concreto, legislativo e di esecuzione, che dovete conoscere per controllare la nostra attività dal momento che la Commissione è responsabile nei confronti del Parlamento.
Per quanto riguarda un’altra domanda concreta, ossia i mutamenti climatici, vorrei dire all’onorevole Beer – che domani porrà certamente questa domanda al Presidente Bush – che uno dei temi del nostro programma è la possibilità di collaborare con gli americani, tenendo sempre presente il dopo Kyoto. Si tratta di una questione estremamente delicata. Conosciamo bene le posizioni assunte finora dall’amministrazione americana, ma credo che sarebbe opportuno avviare un dialogo in materia con gli Stati Uniti. Probabilmente avrò modo di riprendere la questione con il Presidente degli Stati Uniti.
Per quanto riguarda la questione della direttiva sui servizi, per il momento terrei a dirvi – rispondendo soprattutto all’onorevole Swoboda – che condivido le vostre preoccupazioni sui servizi d’interesse generale. Come ho già ripetutamente dichiarato, i servizi d’interesse generale, o taluni servizi pubblici, fanno parte di ciò che si può chiamare la tradizione, la cultura organizzativa di alcuni Stati. Cercheremo quindi di fare in modo che tali preoccupazioni, a nostro avviso legittime, non vengano trascurate.
Proprio per tale ragione la Commissione da me presieduta ha assunto l’iniziativa di rivedere alcuni aspetti della direttiva sui servizi. In proposito mi aspettavo le vostre congratulazioni, ma ho registrato invece reazioni contrarie: avete infatti definito neoliberista questa Commissione, benché non siamo stati noi a presentare la direttiva in questione. Siamo appunto alla ricerca di un equilibrio che ci consenta di tener fede al nostro obiettivo, ossia un vero mercato interno per i servizi, che è essenziale alla creazione di posti di lavoro in Europa. E’ un obiettivo cui non possiamo rinunciare, e su cui del resto si è raccolto un diffuso consenso sull’azione da portare avanti fino al 2010, ma è necessario garantire un equilibrio a tale obiettivo. Ecco la domanda politica di fondo che vorrei porre ai nostri amici del partito socialista europeo, e in particolare all’onorevole Schulz, che ha sollevato la questione.
Dovete scegliere: volete opporvi alla Commissione, o volete collaborare con quest’Istituzione? Come ho già detto, la Commissione confida di poter operare in uno spirito di collaborazione con il Parlamento, instaurando con esso una relazione costruttiva, soprattutto con tutti coloro che mirano effettivamente al progresso dell’Europa, e questo non è certo un obiettivo neoliberista.
Le proposte che ho avanzato in questa sede sono frutto di un consenso. La Commissione è composta da democratici cristiani, socialisti e liberali. L’agenda di Lisbona è stata presentata alla Commissione da me e dal Vicepresidente Verheugen, che fa parte della vostra famiglia politica. Il programma che ho presentato quest’oggi è stato presentato da me e dalla Vicepresidente Wallström, che fa parte della vostra famiglia politica.
Il dogmatismo non è il nostro obiettivo; vogliamo unire gli europei che intendono riformare l’Europa, ma senza rinunciare alle riforme. Se la Commissione è riuscita ad adottare tutte queste decisioni all’unanimità – anche se sarebbe stato possibile un voto contrario o comunque una divergenza di opinioni – se democratici cristiani, socialisti, liberali e indipendenti hanno raggiunto un consenso in materia, perché non potrebbe farlo il Parlamento europeo, unendosi su un programma di riforma ambizioso per la nostra Europa, che raccolga le preoccupazioni sociali e ambientali di tutti? Non mettete in ridicolo la Commissione: non sarebbe giusto.
(Applausi)
Se esaminate l’elenco dei nostri obiettivi, vi troverete una serie di proposte concrete in campo sociale e ambientale. Sappiamo bene che oggi la crescita non è realizzabile in assenza di una dimensione ambientale; siamo anzi convinti che l’ambiente contribuisca alla crescita e all’aumento della competitività in Europa. E’ inutile insistere su questo punto: siamo tutti d’accordo. Il nostro scopo è di far sapere che oggi lo status quo non è più un’opzione, dal momento che l’Europa deve affrontare gravi problemi di competitività rispetto ad altre regioni del mondo e noi intendiamo adattare e rinnovare il nostro modello sociale consolidandolo. Pertanto la Commissione ha un Presidente che auspica una riforma, ma si compone anche di membri socialisti, liberali, democratici cristiani e indipendenti favorevoli ad una riforma equilibrata e proporzionata.
Vorrei quindi invitare il partito socialista a non opporsi alla Commissione: auspichiamo anzi la sua collaborazione con lo stesso spirito critico che contraddistingue tutti i gruppi. Anche l’onorevole Grossetête – che fa parte della più grande famiglia politica del Parlamento europeo – rivolgendosi alla Commissione ha formulato richieste e ha fatto presente alcune esigenze; di ciò la ringrazio.
Vorrei richiamare l’attenzione dell’Assemblea – che si compone di cittadini europei come me – sul fatto che stiamo vivendo un periodo particolare nella storia dell’Europa. Ieri abbiamo appreso i risultati del referendum tenutosi in Spagna, di cui ci rallegriamo, ma ci sarà un referendum anche in Francia. Ci sarà un referendum nel Regno Unito; ne ho parlato oggi a Londra con il Primo Ministro Blair. Secondo voi, che cosa si aspettano adesso gli europei? Essi auspicano una fattiva collaborazione tra le Istituzioni, e non comprendono le sfumature delle nostre discussioni o della strategia dei gruppi politici. Essi vogliono sapere se la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio si muovono nella stessa direzione e se hanno davvero a cuore i problemi che gravano sui cittadini europei.
In un momento in cui si tengono referendum tanto importanti, sarebbe davvero inopportuno se l’immagine dell’Europa riflettesse una divisione tra la Commissione, da un lato, e alcuni gruppi importanti, come la grande famiglia politica del socialismo europeo, dall’altro. E’ questo il sincero appello che ho lanciato ad alcuni voi personalmente e che voglio ricordare in questa sede. Ovviamente non dobbiamo rinunciare alle nostre idee, poiché noi tutti ci teniamo moltissimo, ma al di là di tali idee è possibile raggiungere un consenso dinamico a favore delle riforme di cui l’Europa ha bisogno. Credo davvero che sia possibile.
(Applausi)
L’ultima questione, onorevole Schulz, riguarda la critica che lei ha rivolto alla mia dichiarazione sul Portogallo. Su questo punto – come lei ha già riconosciuto – non ho violato alcun obbligo poiché, come risulta chiaramente dal codice di condotta della Commissione, i suoi membri possono militare attivamente in partiti politici e sindacati. Quindi non c’è stata alcuna violazione. Mi sono limitato a esprimere la mia solidarietà al partito che ho presieduto per molti anni; se non l’avessi fatto, avrei suscitato davvero scalpore nel mio paese! La ringrazio quindi per non aver presentato la domanda come attacco personale alla mia posizione, la quale era del tutto ammissibile.
Lei ha ricordato la possibilità di rivedere il codice di condotta nell’ambito dell’accordo interistituzionale. Tengo a sottolineare la mia assoluta contrarietà a quest’idea, poiché secondo il nostro codice di condotta i membri della Commissione possono partecipare a una campagna elettorale previa autorizzazione del Presidente della Commissione. La domanda che lei ha posto, quindi, dovrebbe essere la seguente: come deve regolarsi allora il Presidente della Commissione? La mia risposta è che, se il Presidente della Commissione ha il potere di rifiutare o di concedere tale autorizzazione ai Commissari, egli potrà esercitare lo stesso potere per se stesso. Ciò risulta chiaramente dal Trattato, all’articolo 217, che leggo in inglese:
I membri della Commissione esercitano le funzioni loro attribuite dal Presidente, sotto la sua autorità.
(FR) Il Trattato quindi fissa chiaramente il principio della direzione politica del Collegio esercitata dal Presidente e il principio dell’autorità del Presidente. Quindi, se si accettasse di ridurre l’autorità del Presidente, per mezzo di un accordo interistituzionale, si violerebbe il Trattato nella sua forma attuale, e indebolire l’autorità del Presidente della Commissione equivarrebbe a indebolire l’autorità della Commissione stessa.
Abbiamo bisogno di una Commissione forte. Ecco perché la vostra non mi sembra una buona proposta. Vorrei richiamare l’attenzione di tutti i gruppi politici sul fatto che noi, Parlamento europeo e Commissione, dobbiamo rafforzarci reciprocamente. Siamo le Istituzioni europee per eccellenza, insieme possiamo fare cose straordinarie e quindi dobbiamo valorizzarci. Per quanto mi riguarda, cerco di valorizzare il ruolo del Parlamento europeo in tutte le mie dichiarazioni pubbliche, e non solo nelle mie dichiarazioni. Mi aspetto che facciate altrettanto, perché insieme dobbiamo affrontare sfide importanti e insieme potremo vincere. Tuttavia non è possibile fare questo sminuendo il ruolo della Commissione e chiedendo ai Commissari di essere funzionari; chiediamo invece loro di assumersi le proprie responsabilità politiche, di rivendicare la propria cittadinanza e di esprimere le proprie preferenze, agendo sempre animati da un autentico spirito europeo. Come cittadino, ho il diritto di esprimere il mio punto di vista sul mio paese e ho il diritto, come tutti i cittadini europei, di votare secondo le mie opinioni.
Nella mia veste di Presidente della Commissione, non farò discriminazioni. Su vostra richiesta, ho infatti ricevuto il capo dell’opposizione, che diverrà il Primo Ministro del mio paese. L’ho ricevuto qualche giorno fa, prima dell’inizio della campagna elettorale, perché, in qualità di Presidente della Commissione, non intendo abusare della mia posizione per oppormi a un governo, né farò distinzione alcuna tra governi di sinistra e governi di destra. Credo in effetti che la Commissione debba rappresentare l’interesse generale europeo.
Detto questo, i membri della Commissione sono uomini e donne che appartengono al mondo della politica, e ad alcuni dei presenti questo potrebbe non piacere. Come cittadini, però, abbiamo dei diritti: abbiamo il diritto di esprimerci, e questo è un diritto fondamentale. Per tale ragione, da questo punto di vista non condivido la vostra critica. Noi tutti abbiamo bisogno di Istituzioni europee forti; questa nostra Istituzione – la Commissione – dev’essere forte e deve collaborare con un Parlamento forte, decisamente orientato al cambiamento e alle riforme e dotato di quel senso di equilibrio che è il fulcro della nostra Europa.
(Applausi)
Presidente. – Comunico di aver ricevuto, a conclusione della discussione, sei proposte di risoluzione ai sensi dell’articolo 103 del Regolamento.