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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 22 febbraio 2005 - Strasburgo Edizione GU

8. Dichiarazioni di voto
  

– Relazione Bösch (A6-0013/2005)

 
  
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  Meijer (GUE/NGL), per iscritto. – (NL) La Svizzera è un’Unione europea in miniatura, tutta circondata dall’Unione, ma essa stessa divisa in 23 Stati, ciascuno dei quali è dotato di grande autonomia e può, di conseguenza, perseguire una propria politica fiscale. Ciò ha finora impedito che si concludessero accordi nel campo delle imposte dirette fra l’Unione e la Svizzera nel suo complesso. I singoli cantoni svizzeri, a questo riguardo, sono simili al Liechtenstein o ad altri piccoli paradisi fiscali dove si stabiliscono le società fittizie. I cantoni di Zug e Schwyz, in particolare, offrono servizi di questo tipo. Le riposte alle mie interrogazioni scritte hanno dimostrato che l’ex Commissario Bolkestein preferiva ignorare questo argomento e voleva continuare a fare affari con la Svizzera nel suo complesso.

Finché non si possono compiere ulteriori progressi, è bene che si stipulino accordi nell’ambito dell’IVA, del contrabbando, della corruzione e delle pratiche di riciclaggio di denaro. E’ altresì importante che il segreto bancario non venga più invocato come motivo per respingere le richieste di indagine da parte di altri paesi, e che siano resi possibili contatti diretti con organismi giudiziari, anziché dovere intraprendere la strada della diplomazia. Il relatore ha ragione quando afferma che occorre compiere ulteriori passi, purtroppo però non ha menzionato quello più urgente.

 
  
  

– Relazione Di Pietro (A6-0020/2005)

 
  
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  Coelho (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Approvo la relazione dell’onorevole Di Pietro, che sostiene e intende rafforzare l’iniziativa della Commissione volta ad apportare miglioramenti tecnici alla legislazione relativamente allo scambio di informazioni estratte dal casellario giudiziario, proponendo soluzioni pratiche per rimediare alle carenze dei sistemi vigenti, fondati sulla Convenzione del Consiglio d’Europa del 1959.

Questa è senza dubbio una misura necessaria e urgente, perché è stato dimostrato in diverse occasioni che il sistema non funziona come dovrebbe.

E’ dunque essenziale che venga istituito un sistema computerizzato per mezzo del quale le informazioni possano essere scambiate tra gli Stati membri e siano rapidamente accessibili in tutto il territorio dell’Unione. Questo è un ulteriore passo verso una giustizia penale realmente efficace, indipendente e trasparente.

Appoggio anche le sue proposte che riguardano la riduzione dei limiti di tempo perché l’efficacia della proposta dipenderà dalla velocità di accesso e di aggiornamento delle informazioni e la necessità di imporre condizioni di accesso ai dati personali, perché nello scambio di questo genere di informazioni bisogna sempre trovare il giusto equilibrio tra l’esigenza della rapidità e quello della salvaguardia e della tutela dei dati personali.

 
  
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  Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) In un’Europa caratterizzata dalla libera circolazione e dal libero scambio, la sicurezza va condivisa. Senza pregiudicare il pieno esercizio della sovranità da parte dei vari Stati Membri, è oggi ampiamente riconosciuta la necessità che tali paesi collaborino nel combattere la criminalità. Oltre alle forme tradizionali di criminalità, adesso c’è n’è una che non rispetta le frontiere nazionali e opera dove più le conviene. Così, quando viene violata la legge di uno Stato membro, è messa a repentaglio la sicurezza di tutti gli altri.

Di conseguenza, concordo ampiamente sul contenuto della relazione e pertanto ho votato a favore.

 
  
  

– Relazione Costa (A6-0036/2005)

 
  
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  Andersson, Hedh, Hedkvist Petersen, Segelström e Westlund (PSE), per iscritto. – (SV) Noi, onorevoli Segelström, Andersson, Hedh, Hedkvist e Westlund, abbiamo votato a favore della relazione, ma desideriamo ora manifestare il nostro dissenso su un punto.

Non possiamo avallare il paragrafo 1 septies, trattino 2, che raccomanda al Consiglio di puntare in qualche modo all’armonizzazione delle legislazioni nazionali relativamente alla raccolta e alla valutazione delle prove. Il principio del libero esame delle prove è alla base del diritto processuale penale svedese. Molti tra gli altri Stati membri hanno norme in virtù delle quali alcune prove non sono ammissibili. Dunque noi socialdemocratici svedesi riteniamo estremamente importante che il nostro sistema nazionale rimanga intatto. Quel che più conta, è che è dubbia l’esistenza di una qualsiasi base giuridica, sia nei trattati vigenti o nella futura Costituzione, che permetta l’armonizzazione a questo riguardo.

 
  
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  Goudin, Lundgren e Wohlin (IND/DEM), per iscritto. – (SV) Rafforzare la fiducia reciproca nelle decisioni dei tribunali europei istituendo una sistema di valutazione può sembrare un’iniziativa lodevole, anche se esiste già un quadro comune di riferimento per gli Stati membri in base alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e alla giurisprudenza prodotta dalla Corte di giustizia europea, che stabilisce standard minimi in merito al diritto di giudizio da parte dei tribunali.

Tuttavia, la proposta rappresenta un altro esempio dell’espansione strisciante delle competenze dell’Unione e costituisce una tappa del tentativo di creare un sistema europeo armonizzato nell’ambito del diritto penale e delle leggi che riguardano la procedura giudiziaria – un sistema giuridico che, in pratica, sarà fuori dal controllo diretto del popolo.

Inoltre, raccomandare di ricorrere alle disposizioni contenute nella bozza di Costituzione prima che essa sia entrata in vigore, basandosi sul fatto che i Trattati vigenti non si spingono abbastanza avanti, è inaccettabile, perché ciò anticipa manifestamente il processo democratico.

Pertanto la Junilistan voterà contro la relazione.

 
  
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  Moraes (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore della relazione perché compie importanti passi avanti verso la soluzione di un problema fondamentale e ritenuto importante dai cittadini dell’Unione, ovvero l’esigenza di monitorare la qualità della giustizia penale amministrata negli Stati membri. La relazione non implica affatto l’imposizione di modifiche alla maniera in cui ciascuno Stato membro amministra il proprio sistema giudiziario penale. Si tratta tuttavia di un passo avanti al fine di garantire miglioramenti nell’affrontare questioni importanti come la lotta efficace alle bande criminali o il modo in cui i cittadini dell’Unione possono scontare le loro pene nello Stato membro di appartenenza. I cittadini dell’Unione contano su un certo grado di fiducia reciproca tra Stati membri e su un giudizio circa la qualità della giustizia penale, in particolare per quanto riguarda alcuni nuovi Stati membri che stanno lavorando per migliorare i loro sistemi giudiziari penali.

 
  
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  Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) La giustizia è, a buon diritto, uno dei settori che gli Stati membri riservano tradizionalmente alla sfera della loro sovranità. Questo è particolarmente vero nel caso della giustizia penale, che deve riflettere le ansie di una società alla luce del suo presente e del suo passato.

Analogamente, gli Stati membri sono restii a permettere che i propri cittadini, e anche solo i residenti nei loro paesi, siano processati da altri Stati membri.

Nondimeno, ora assistiamo al fenomeno della criminalità globale, che ha carattere transfrontaliero come il terrorismo, il traffico di droga, il contrabbando, lo sfruttamento sessuale e la pornografia. Ciò richiede cooperazione per garantire che la criminalità sia contrastata efficacemente e armonizzazione per evitare che alcuni paesi diventino altrettante mete per chi delinque.

Questi vari elementi sottolineano la necessità della cooperazione, del riconoscimento delle decisioni giudiziarie e di una certa armonizzazione, senza tralasciare il fatto che gli ordinamenti giuridici devono rispondere alla realtà delle varie società. Perciò non è auspicabile un unico ordinamento giuridico europeo. Lo sarebbe invece uno standard europeo di giustizia, nel pieno rispetto della natura particolare del sistema giudiziario.

Pertanto credo che un voto a favore della relazione sia giustificato.

 
  
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  Thomsen (PSE), per iscritto. – (DA) I Socialdemocratici danesi al Parlamento europeo oggi hanno votato a favore della relazione dell’onorevole Costa sulla qualità della giustizia penale e l’armonizzazione della legislazione penale negli Stati membri (A6-0036/2005). Tuttavia, siamo consapevoli del fatto che la proposta riguarda un settore contemplato dal titolo IV del Trattato che istituisce la Comunità europea e, conseguentemente, non si applica al nostro paese: si veda il Protocollo sulla posizione della Danimarca.

 
  
  

– Relazione Prets (A6-0017/2005)

 
  
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  Carlshamre e Malmström (ALDE), per iscritto. – (SV) Siamo completamente d’accordo sul fatto che la diversità culturale sia un diritto fondamentale. L’Unione è, e deve rimanere, un mosaico di culture e di minoranze. Noi liberali mettiamo sempre l’individuo al centro di tutte le decisioni politiche. Crediamo pertanto che sia estremamente importante consolidare la politica della cooperazione internazionale e della solidarietà relativamente alle questioni culturali e stabilire, a livello di diritto internazionale, che ogni città, Stato o gruppo di Stati abbia il diritto di decidere liberamente la propria politica culturale. Pertanto crediamo che l’Unione non debba essere coinvolta in una tematica come quella delle capitali della cultura. Le singole città e i singoli Stati devono continuare a cooperare e a decidere in merito alla questione delle capitali della cultura senza ingerenze da parte dell’Unione. In considerazione di quanto detto, scegliamo di votare contro la relazione dell’onorevole Prets (A6-0017/2005) sulla “capitale europea della cultura” per gli anni dal 2005 al 2019.

 
  
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  Goudin, Lundgren e Wohlin (IND/DEM), per iscritto. – (SV) Ci fa piacere sapere che dal 2009 sarà possibile scegliere due capitali culturali per volta. La motivazione della relazione fa notare, tuttavia, che le modalità di finanziamento del progetto non sono chiare, e fa riferimento alle prossime Prospettive finanziarie 2007-2013.

Non possiamo, al punto in cui stanno le cose, approvare un testo che richiede impegni finanziari nelle prossime Prospettive finanziarie. Data la situazione, non c’è motivo di affrettare una decisione che riguarda le future capitali della cultura. In primo luogo, le Prospettive finanziarie 2007-2013 vanno discusse nella loro globalità. Di conseguenza, questa relazione può essere oggetto di dibattito.

L’idea di una capitale europea della cultura è buona. Lo è al punto da poter persino essere finanziata in molti altri modi, per esempio tramite la sponsorizzazione locale. Non si dovrebbe far ricorso alle risorse finanziarie dell’Unione per mantenere in vita questo progetto.

Pertanto votiamo contro la relazione in sé, ma non siamo contrari all’idea che l’iniziativa si propone di realizzare.

 
  
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  Le Pen, Marine (NI), per iscritto. – (FR) Il programma “Capitali europee della cultura” è stato avviato nel 1985 allo scopo di migliorare la conoscenza reciproca tra i cittadini europei.

Il programma intende valorizzare la grande varietà della cultura europea, ma al tempo stesso si scontra con la contraddizione suprema che consiste nel perseguire una politica europea di uniformità economica, sociale, politica e culturale.

Questo programma è solo un’amena manifestazione della vostra volontà di imporre ai cittadini europei un modello socioculturale che non si sono scelti. Volete costruire un sentimento europeo solo per favorire gli scambi commerciali.

Considerato che la cultura è un potente mezzo di educazione, l’Unione non solo favorisce ciò che può fare il lavaggio del cervello all’uomo e avvilirlo, ma anche ciò che stimola la gente a dimenticare i valori religiosi antichissimi su cui si fonda la nostra appartenenza alla civiltà europea.

Oltre a questa politica, ora c’è un altro problema, man mano che l’Europa si allarga e si allontana dai principali Stati fondatori. In futuro, seguendo il vostro atteggiamento, si dovrà scegliere Istanbul come capitale della cultura europea? Tale interrogativo dimostra chiaramente i pericoli di una simile costruzione europea che, dimenticando il suo passato, ci prepara un futuro difficile.

 
  
  

– Relazione Evans (A6-0024/2005)

 
  
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  Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Se intendiamo difendere un modello economico di stampo capitalista che stimola l’impegno, premia il merito e riconosce l’efficienza, dobbiamo disporre di un sistema di controllo sull’applicazione delle normative in materia di concorrenza efficace ed efficiente. Senza concorrenza non c’è mercato, senza un mercato non c’è modello capitalista e senza un modello capitalista non c’è riuscita economica né sviluppo, come la storia dimostra chiaramente.

Di conseguenza, il ruolo della Comunità nel regolamentare la concorrenza è molto importante. Senza pregiudicare le necessità economiche o, per certi aspetti, le necessità circoscritte geograficamente o settorialmente di salvaguardare talune attività, in generale difendere il modello concorrenziale significa, prima di tutto, tutelare gli interessi dei consumatori, che di solito non hanno sindacati, federazioni di datori di lavoro o altri movimenti che si curino dei loro interessi legittimi.

Perciò credo che dobbiamo accogliere favorevolmente e sostenere i tentativi di difendere il modello concorrenziale, anche se qualche volta possiamo non condividere alcune delle decisioni della Commissione.

Pertanto ho votato a favore della relazione.

 
  
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  Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. – (SV) Vorrei vedere una politica di concorrenza più dinamica, ma non un atteggiamento sovrannazionale o una politica della concorrenza integrata nella Costituzione. Pertanto scelgo di astenermi, il che significa rettificare il mio voto che è stato segnato erroneamente nei verbali.

 
  
  

– Relazione in’t Veld (A6-0034/2005)

 
  
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  Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi.

Regolamentare il finanziamento dei servizi d’interesse generale senza definire tali servizi né il quadro generale che li disciplina non è coerente. Regolamentarlo e al contempo lasciare che siano gli Stati membri a stabilire da soli quali sono i servizi che considerano d’interesse generale significa affidare alla Corte di giustizia il compito di armonizzare tali definizioni e sostituire il legislatore. Fondare la regolamentazione su una valutazione di tipo meramente finanziario e concorrenziale vuol dire negare l’interesse generale. Assoggettare il finanziamento della sanità pubblica o dell’edilizia popolare all’autorizzazione dei tecnocrati è immorale. In breve, nei testi che oggi stiamo esaminando non c’è nulla che ci soddisfi.

Sono testi completamente in linea con la politica degli eurocrati in combutta con i governi. Dapprima era una questione di concorrenza tra tutte le reti di pubblico servizio, l’elettricità, la posta eccetera, si trattava di abolire i monopoli di Stato e imporre la privatizzazione. In futuro la direttiva Bolkestein, una versione locale del GATS (Accordo generale sul commercio dei servizi), permetterà di introdurre nei nostri Stati il dumping sociale nei servizi.

Dal momento che rifiutiamo questa prospettiva, che sarà aggravata dalla Costituzione europea, e poiché, pur essendo concordi nel porre fine a certi abusi lampanti, difendiamo anche la legittimità di alcuni servizi pubblici, voteremo contro la relazione.

 
  
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  Goudin, Lundgren e Wohlin (IND/DEM), per iscritto. – (SV) La Junilistan è favorevole all’applicazione del mercato interno e sostiene sia le norme comuni riguardanti i sussidi ai servizi d’interesse generale che la necessità di gare d’appalto eque, anche nel caso dei servizi d’interesse generale. Anche gli aiuti all’attività pubblica devono, in linea di principio, essere giustificati e resi facilmente accessibili.

L’unica eccezione alla norma è prevista nel caso che uno Stato membro abbia scelto di rendere disponibile il servizio soltanto mediante un monopolio e di non volere ammettere nessun operatore privato (per esempio nel caso in cui uno Stato membro ammetta che l’assistenza sanitaria sia esclusivamente pubblica).

La Junilistan crede, tuttavia, che la responsabilità debba ricadere principalmente sugli Stati membri. Se risulta che l’uno o l’altro Stato membro stanno abusando della loro posizione e falsando la concorrenza, è bene che la parte trattata iniquamente possa far sì che il suo caso venga esaminato dai tribunali. Pertanto la Junilistan ha deciso di votare contro la proposta secondo cui i dettagli vanno comunicati alla Commissione.

 
  
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  Marques (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Complimenti alla relatrice. Vorrei richiamare l’attenzione sulla proposta di emendamento all’articolo 1 del progetto di decisione della Commissione, relativamente all’applicazione dell’articolo 86 del Trattato che istituisce la Comunità europea. Sarei però favorevole a comprendere tra i beneficiari le regioni ultraperiferiche.

A questo proposito, ricordo che le comunicazioni della Commissione “Un partenariato più forte per le regioni ultraperiferiche” e “Un partenariato più forte per le regioni ultraperiferiche: bilancio e prospettive” prevedevano l’introduzione di norme semplificate per assegnare gli appalti di servizio pubblico nel settore del trasporto marittimo per servire le piccole isole, con un volume di passeggeri inferiore ai 100 000 l’anno.

Desidero inoltre far presente che nelle regioni ultraperiferiche la liberalizzazione dei servizi e la fruizione delle infrastrutture sono state subordinate all’introduzione di obblighi di servizio pubblico al fine di compensare gli svantaggi dovuti alle caratteristiche, fisiche e non solo, delle regioni ultraperiferiche. Vorrei anche sottolineare che ci sono altri servizi d’interesse economico generale importanti per le regioni ultraperiferiche, come i servizi postali e le telecomunicazioni.

Perciò le due comunicazioni della Commissione sono importanti per le regioni ultraperiferiche. Credo pertanto che, per quanto riguarda questi strumenti giuridici, occorra tener conto della situazione peculiare di tali regioni.

 
  
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  Meijer (GUE/NGL), per iscritto. – (NL) Senza un finanziamento e una pianificazione effettuati da enti nazionali, regionali e locali, non disporremmo di trasporti pubblici adeguati, o di un accesso generalizzato all’istruzione e all’assistenza sanitaria. L’idea di un’autorità che si fa da parte e ammette la libera concorrenza è nociva per attività di importanza così vitale. Se ciò avverrà, ci saranno indubbiamente piccoli gruppi privilegiati che riterranno di avere più libertà di scelta e che si provvederà meglio alle loro esigenze individuali, ma la stragrande maggioranza della popolazione, e la società nel suo complesso, staranno peggio.

La relazione difende la visione neoliberista e intende anche dare un’interpretazione della sentenza Altmark sulla possibilità di assegnare sottobanco concessioni nel settore dei trasporti pubblici. La Commissione e il Parlamento hanno aspettato questa sentenza per anni perché abbondavano le interpretazioni contraddittorie sulla fornitura di servizi da parte di enti pubblici, sul finanziamento e sulla concorrenza. Ora c’è una sentenza giudiziaria che lascia inalterato il diritto degli enti locali di prestare servizi di trasporto pubblico. La Commissione intende presentare una proposta di emendamento a seguito delle mie proposte approvate dal Parlamento il 14 novembre 2001. Respingo le interpretazioni neoliberiste che vi si frappongono.

 
  
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  Skinner (PSE), per iscritto. – (EN) Benché siano state espresse molte idee eccellenti, per il Partito laburista al Parlamento europeo era importante soprattutto che si prendesse in considerazione l’incidenza sull’edilizia popolare e sui servizi sanitari. Per questo era fondamentale includere i compromessi dell’onorevole Purvis nei vari articoli menzionati durante la votazione.

 
  
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  Wagenknecht (GUE/NGL), per iscritto. – (DE) Il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica respinge la relazione perché essa non si oppone alla pressione esercitata dalla Commissione per privatizzare i servizi d’interesse generale, anzi contribuisce parzialmente a intensificarla. Per i comuni, le regioni e gli Stati membri diventa ancora più difficile erogare al pubblico i servizi che spesso devono prestare per legge. Le imprese pubbliche dovranno competere sempre di più con operatori globali nel campo della prestazione di servizi. Per i cittadini, la qualità dei servizi pubblici erogati peggiorerà ulteriormente: il mercato non è in funzione dei parametri sociali né del fabbisogno, ma solo della domanda remunerativa.

Critichiamo in particolare il fatto che le compensazioni per i servizi d’interesse economico generale continueranno a essere considerate fondamentalmente “aiuti di Stato” e pertanto saranno ancora soggetti al corrispondente regime. Per giunta, solo poche imprese pubbliche continueranno a usufruire di compensazioni in ogni caso.

La relazione rafforza anche la proposta della Commissione per quanto riguarda gli ospedali e l’edilizia popolare. Invece di estendere le deroghe previste almeno ai servizi di assistenza sanitaria, all’istruzione, alla cultura e ai mezzi d’informazione pubblici, si richiedono procedure burocratiche generalizzate. La relazione non menziona affatto i dipendenti delle imprese di servizi d’interesse generale né gli interessi generali del benessere sociale, come la tutela dei ceti più deboli della società.

Per le grandi imprese di servizi, le iniziative di privatizzazione nell’ambito dei servizi d’interesse generale costituiscono un affare redditizio. Chiunque le aiuti a realizzare questi obiettivi dev’essere conscio di ciò che sta facendo.

 
  
  

– Relazione Goebbels (A6-0026/2005)

 
  
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  Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi.

Disoccupazione di massa, crescita rallentata, deficit di bilancio ricorrenti, boom del debito pubblico, fiscalità opprimente, delocalizzazioni… purtroppo tutti conoscono la triste congiuntura economica che stiamo attraversando. Le vostre ricette per affrontare questi problemi sono sempre le stesse.

Secondo voi, tutto va male perché non c’è abbastanza armonizzazione europea. Non c’è abbastanza concorrenza tra le economie europee, non c’è abbastanza concorrenza nei servizi, non c’è abbastanza apertura alla concorrenza globale, a prescindere che sia leale o meno; non ci sono abbastanza lavoratori immigrati specializzati e c’è troppa protezione sociale. Troppa burocrazia? E’ solo un problema nazionale. I vostri regolamenti, non consolidati, sovrabbondanti, talvolta incoerenti se non assurdi, non c’entrano! Ma la politica monetaria, che sta provocando la supervalutazione dell’euro e sta prosciugando le nostre economie? Quella è perfetta. Bruxelles e Francoforte potrebbero forse sbagliare?

Nondimeno crediamo che l’Europa di Bruxelles stia sbagliando. Malgrado vent’anni di armonizzazione e d’inserimento dell’Europa nel liberoscambismo globale, i nostri problemi si aggravano e basta. E la causa di ciò è proprio questa politica, la vostra politica.

 
  
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  Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. – (SV) A volte si è obbligati, in qualità di deputati al Parlamento europeo, a operare una scelta tra due cattive possibilità e a scegliere il male minore. In questo caso ho votato a favore degli emendamenti nn. 9 e 22, anche se non condividevo ciò che affermavano. Malgrado tutto, erano preferibili rispetto ai testi originali e, pertanto, se approvati, miglioreranno la relazione nel suo complesso.

 
  
  

– Relazione Karas (A6-0025/2005)

 
  
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  Andersson, Hedh, Hedkvist Petersen, Segelström e Westlund (PSE), per iscritto. – (SV) Abbiamo votato a favore della relazione sulle finanze pubbliche nell’UEM – 2004 e anche a favore dell’emendamento n. 7 sulla distinzione tra prestiti per realizzare investimenti e spese correnti. Siamo tuttavia dell’opinione che la facoltà di concedere prestiti per gli investimenti pubblici, con conseguente superamento del tetto dei deficit di bilancio, debba essere riservata ai quei paesi che soddisfano il criterio del debito pubblico.

 
  
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  Presidente. – Con questo si concludono le dichiarazioni di voto.

(La seduta, sospesa alle 13.15, riprende alle 15.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MOSCOVICI
Vicepresidente

 
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