Presidente. – L’ordine del giorno reca l’interrogazione orale (O-0005/2005 – B6-0010/2005) alla Commissione, sul Piano d’azione internazionale per ridurre le catture superflue.
Morillon (ALDE). – (FR) Signor Commissario, il dibattito che si è appena svolto le avrà dato la misura del profondo interesse che i colleghi ed io nutriamo per la credibilità della politica comune della pesca, sia che questo interesse derivi dal desiderio di consolidarla o, nel caso di alcuni deputati, di fare il contrario, ovvero di contrastarla.
Uno degli argomenti che ci siamo sentiti opporre più frequentemente da chi contesta la necessità di una politica comune della pesca è costituito dall’entità del pescato che gli ordinamenti vigenti inducono i pescatori europei a scartare e dal fatto che i pesci scartati non sopravvivranno comunque alla loro cattura nella maggior parte dei casi. Come ben sapete, questo problema preoccupa da molti anni la nostra commissione, e ha spinto la Commissione europea, di concerto con la commissione per la pesca del Parlamento europeo, a promuovere l'elaborazione di centinaia di studi allo scopo di trovare una soluzione. Questo è anche il motivo sotteso all'interrogazione orale che le rivolgo a nome della commissione che ho l’onore di presiedere. Come ho affermato nell'interrogazione, le catture accessorie sono un problema globale e una delle principali questioni concernenti la pesca, per la quale non esiste un piano d’azione internazionale né della FAO né di altre organizzazioni.
L’adozione di tale piano è estremamente necessaria e potrebbe svolgere un ruolo importantissimo nella riduzione delle catture accessorie a livello internazionale. Un gran numero di scienziati e ONG di primo piano, specialisti dell’ambiente marino, è favorevole all’adozione di un piano simile, e diversi paesi membri della FAO si sono già impegnati a sostenere tale proposta in occasione della prossima conferenza della commissione per la pesca della FAO, nel marzo 2005. Nessun paese si è finora impegnato a prendere l’iniziativa di formulare tale proposta.
Visto che l'Unione europea è una delle massime potenze in materia di pesca, intende la Commissione impegnarsi a prendere l’iniziativa e proporre un piano d’azione internazionale per ridurre le catture superflue? La Commissione è consapevole del fatto che, se tale piano non viene iscritto all’ordine del giorno della FAO nel 2005, occorrerà attendere fino alla prossima riunione, nel 2007? Vorrei ringraziare il Commissario Borg per avere accettato di essere qui presente per rispondere a questa interrogazione e alle altre domande che i colleghi formuleranno.
Borg, Membro della Commissione. – (EN) Ringrazio il presidente Morillon e la commissione per la pesca per aver proposto questo tema come argomento di dibattito. E’ bene avere uno scambio di opinioni prima che abbia inizio la riunione della commissione per la pesca della FAO prevista per il 7 marzo. Faccio notare che la questione è stata già sollevata nell’interrogazione rivolta dall’onorevole Attwooll e dall’onorevole Davies per conto del gruppo ALDE, cui è già stata fornita una risposta per iscritto, e che ho avuto modo di rispondere a una lettera dello stesso tenore ricevuta di recente dall’onorevole Attwooll.
Desidero ribadire che condivido le sue preoccupazioni sulla gravità del problema costituito dalle catture accessorie e sulla necessità di prendere provvedimenti, sia a livello comunitario che a livello internazionale, per risolverlo. C’è già un acquis considerevole su questioni specifiche relative alle catture accessorie, questioni recepite da diversi accordi internazionali e da altri strumenti, compresi piani d’azione internazionali già esistenti. La Comunità contribuisce attivamente allo sviluppo e all’applicazione dell’acquis, in particolare per quanto riguarda le specie che vengono catturate nel corso di operazioni di pesca come uccelli marini, squali, mammiferi marini e tartarughe di mare.
Sono comunque d’accordo con lei sul fatto che ci sia un margine considerevole per migliorare la cooperazione internazionale al fine di ridurre le catture accessorie e gli scarti di specie non ricercate, e le cifre menzionate dimostrano l’importanza del problema e l’urgenza con cui bisogna affrontare la questione.
La Comunità si sta già attivando su più fronti, nel quadro dei suoi poteri, nell'ambito della politica comune della pesca. La risposta della Commissione all’interrogazione scritta, presentata dall’onorevole Davies nel novembre 2003, sulle catture accessorie nella pesca dei gamberi, riporta provvedimenti specifici tra cui: il piano d’azione sui rigetti; incentivi finanziari per l’utilizzo di attrezzi da pesca selettivi ai sensi del regolamento (CE) n. 2792/1999 del Consiglio; un progetto specifico di ricerca triennale nell’ambito del sesto programma quadro per mettere a punto attrezzi da pesca a basso impatto e selettivi per le varie specie e per stabilire metodi di pesca alternativi; la fissazione di contingenti per le catture accessorie negli accordi bilaterali di partenariato sulla pesca; l'obbligo, previsto dal regolamento sulla raccolta dei dati, di controllare i rigetti di stock specifici. Ci si sta impegnando regolarmente anche per integrare i provvedimenti volti a ridurre le catture accessorie nei regolamenti comunitari che fissano i quantitativi di pescato tramite i TAC, le limitazioni degli sforzi di pesca e i provvedimenti tecnici.
Pertanto la Commissione è convinta della necessità di promuovere una strategia globale e completa per affrontare i problemi costituiti dalle catture accessorie e dagli scarti, perché questo esame rappresenta il fulcro di un approccio ecosistematico alla gestione dell’alieutica. E’ importante stabilire un insieme di principi concordati a livello internazionale che non solo si basino sull’acquis internazionale esistente, ma integrino e sviluppino ulteriormente l’approccio ecosistematico alla gestione mondiale dell’alieutica.
Perciò la Commissione è pronta a sostenere lo sviluppo di un piano d’azione internazionale sulle catture accessorie e ricercherà un accordo tra Stati membri per comunicare questa posizione alla FAO e ai suoi membri in occasione della prossima conferenza della commissione per la pesca, in particolare quando verrà discusso il programma di lavoro della commissione nel breve e nel medio termine.
La Commissione sarà pronta ad assumere la leadership nella formulazione e nello sviluppo di tale iniziativa se verranno resi disponibili allo scopo i finanziamenti addizionali necessari per affrontare un compito così impegnativo.
Stevenson (PPE-DE), a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, poche cose sono assurte a simbolo del fallimento della politica comune della pesca più di quanto abbia fatto lo spettacolo delle catture accessorie. Come apprendiamo dalla presente interrogazione orale, il caso non riguarda soltanto l’Unione. E’ un problema mondiale e la Commissione può porsi alla guida di questa iniziativa proponendo un piano d’azione internazionale. Sono lieto che questa sera il Commissario abbia detto che è ciò che intende fare.
In primo luogo, dobbiamo agire all’interno dell’Unione. Si stima che ogni anno, nelle acque dell’Unione, i pescatori ributtino in mare circa 2 milioni di tonnellate di pesci morti perché praticano il rigetto selettivo, ovvero selezionano il pesce più pregiato, o semplicemente perché i pesci sono di misura inadeguata o fuori contingente. Abbiamo costretto i pescatori ad adottare questo comportamento deleterio e insostenibile in nome della conservazione, perciò una delle politiche principali che dobbiamo perseguire è quella d’insistere affinché tutti i pesci vengano portati a terra. Dovrebbero essere previste pesanti ammende per chiunque catturi pesce destinato allo scarto. Questa è la politica vigente in Islanda, Norvegia e nelle isole Færøer.
Insistendo sulla pratica di portare a terra tutto il pescato, gli scienziati hanno un quadro più preciso della dimensione e della natura delle catture, che li mette in grado di adottare provvedimenti più mirati per ricostituire gli stock e di intervenire con maggiore rapidità nella chiusura delle zone in cui si pesca il novellame. Sono perfettamente conscio del fatto che compiere un’inversione di politica come questa richiederà l’uso del bastone e della carota: il bastone per colpire chi trasgredisce e continua a scaricare in mare il pesce morto, e la carota, sotto forma di rimborsi, ai pescatori che portano a terra il pesce che avrebbero altrimenti gettato fuoribordo.
La Commissione non deve allarmarsi: non dovrà pagare. L’industria della farina e dell’olio di pesce ha urgente bisogno di più materia prima. Spero che il divieto ingiustificato sull'uso di farina di pesce per l’alimentazione dei ruminanti sia presto revocato, favorendo così l’aumento della domanda. L’industria dell’acquicoltura, attualmente in espansione, è anche uno dei più importanti utilizzatori di farina di pesce, e l’industria che la produce sarà pertanto lieta di pagare la materia prima a un prezzo intorno ai 70 euro a tonnellata. Capisco che la Commissione sia entusiasta di questa idea e abbia già identificato due pescherecci per testare tale politica. Mi congratulo con il Commissario Borg per questa iniziativa.
Stihler (PSE), a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, le cifre pubblicate con cadenza regolare dagli scienziati dimostrano che le risorse ittiche mondiali sono a rischio e che gli stock del pesce più richiestopotrebbero estinguersi se non si interviene drasticamente per riuscire a ricostituirli. Considerato che le risorse ittiche sono in calo, il problema costituito dalle catture accessorie è ancor più increscioso. Secondo le statistiche più recenti della FAO, ogni anno vengano rigettati in mare complessivamente 7,3 milioni di tonnellate di specie marine non ricercate a causa di pratiche di pesca non selettiva. Questa cifra è davvero impressionante e non è molto al di sotto della produzione complessiva di pesce sbarcato nell’Unione dei Quindici nel biennio 2002-2003.
Gli scarti comportano varie conseguenze: conseguenze biologiche perché la maggioranza dei pesci rigettati in mare sono morti o moribondi; conseguenze economiche perché i pesci piccoli, se venduti, producono minori profitti, mentre se vengono scartati non ne producono affatto e quindi non crescono mai perché sono morti. Nella valutazione degli stock e nella gestione dell’industria ittica, dove non si conosce l’entità degli scarti, non è nota neppure l’entità del tasso di mortalità a causa della pesca.
Nel 2003 il Parlamento ha approvato una relazione d'iniziativa, redatta dall’onorevole Niels Busk, sul piano d’azione della Commissione per ridurre gli scarti. La relazione forniva molti consigli utili, volti a migliorare la strategia della Commissione per far fronte al problema. Tra questi consigli rientravano quello di chiedere una raccolta di dati adeguata in modo da avere un quadro migliore e più preciso dell'entità del problema; trovare il modo per ricompensare quelle flotte che impiegano attrezzature di pesca più selettive, con uno scarto conseguentemente minore; osservare i risultati delle ricerche in materia di attrezzature di pesca innovative nella prospettiva di un miglioramento delle misure tecniche, come le dimensioni delle maglie delle reti e delle finestre di fuga. Il rapporto chiedeva anche alla Commissione di indagare in quale modo potessero essere coinvolti i consigli consultivi regionali.
Approvo le iniziative avviate in questi ultimi anni dalla Commissione sui provvedimenti tecnici. Negli ultimi 10 anni il bilancio dell’Unione ha contribuito con 8 milioni di euro annuali a oltre 400 progetti di ricerca volti a migliorare la selettività delle attrezzature, a ridurre gli scarti o a quantificare l’impatto della pesca sull’ambiente. E’ d’importanza vitale che l’attenzione si sposti ora sui provvedimenti per ridurre le catture accessorie.
Credo che la Commissione concordi sul fatto che le catture accessorie costituiscono un problema globale. La prossima riunione della commissione per la pesca della FAO, che avrà luogo nel marzo 2005, offre una preziosa opportunità di proporre un piano d’azione internazionale della FAO. Approvo l’intenzione del Commissario Borg di lavorare sulla questione e di porsi alla guida di questa iniziativa. Signor Commissario, la esorto a non lasciarsi sfuggire questa occasione, perché la riunione successiva non si svolgerà prima del 2007.
Attwooll (ALDE), a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, a nome del gruppo ALDE vorrei ringraziare il Commissario per aver fornito una risposta di grande utilità, con cui riconosce la gravità del problema delle catture accessorie e l’importanza di risolverlo urgentemente a livello internazionale. Gli siamo particolarmente grati perché intende sottoporre l’argomento alla riunione della commissione della FAO che si terrà a marzo. Questo perché, in linea di principio, com’è stato già detto, senza un accordo in quella sede occorrerà aspettare altri due anni per formulare un qualsiasi piano d’azione internazionale.
Quello delle catture accessorie è un problema globale che va risolto con una soluzione e un impegno realmente globali. Come ha affermato l’onorevole Stihler, secondo le stime della FAO, il problema è dell’ordine di 7,3 milioni di tonnellate l’anno.
Naturalmente, un piano d’azione internazionale non deve essere né il primo né il solo sforzo per risolvere il problema. Si sta lavorando molto validamente sia all’interno che al di fuori dall’Unione, il che comporta che l’attenzione sia concentrata un po’ su specifici tipi di pesca e un po’ su specie particolari soggette alle catture accessorie. Un approccio integrato contribuirebbe a sostenere ed estendere il successo di tali progetti, nonché a prevenire in maniera determinate lo spostamento del problema da un’area all’altra o da una specie all’altra. E' più che logico che l'Unione europea sia in prima linea nella promozione di tale approccio integrato. Dopotutto le nostre navi pescano ben oltre le acque comunitarie, e le nostre azioni hanno un impatto sugli altri come quelle degli altri, ovviamente, hanno un impatto su di noi.
Credo inoltre che i nostri cittadini, come molti altri nel resto del mondo, si sentano davvero responsabili della gestione delle risorse naturali, e sarebbero ben lieti se l’Unione fosse in prima linea nel prevenire questo tipo particolare di sprechi. Attendo con ansia di conoscere i progressi compiuti durante la riunione e, per quanto io non possa promettere nulla sull’esito, sono pronta a cercare di convincere i colleghi a considerare favorevolmente qualsiasi concreta richiesta da parte della Commissione di trasferire temporaneamente risorse di bilancio, al fine di partecipare a pieno titolo alla preparazione di un simile piano d’azione internazionale.
Schlyter (Verts/ALE), a nome del gruppo Verts/ALE. – (SV) Signor Commissario, desidero ringraziarla per la risposta e augurarle buona fortuna per la battaglia che dovrà condurre in seno alla FAO. Nessuno ha niente da guadagnare con le catture accessorie, e siamo costretti a escogitare metodi per ridurle. Quando vengono pescati come catture accessorie, i pescatori devono scartare merluzzi splendidi perché superano le quote stabilite.
Si devono fissare norme in modo tale che nessun pesce possa essere pescato prima di avere il tempo di riprodursi almeno una volta. Nel caso di alcune specie, il fatto di aumentare le dimensioni minime può condurre a una situazione favorevole a tutti in virtù della quale, nel lungo periodo, si incrementano la riproduzione, la biomassa e le catture. Perciò dobbiamo fare in modo che, per quanto riguarda le reti, le dimensioni delle maglie siano adeguate a queste dimensioni minime.
Inoltre è tempo di dedicare maggiore attenzione alle catture accessorie di pesci non commerciali. A livello internazionale sta crescendo l’opposizione a queste catture, in particolare a quelle di graziosi mammiferi marini, ma anche di altre specie. Le norme si concentrano sulle specie commerciali ma, nell’interesse dei biosistemi e della salute delle specie suddette, dobbiamo conservare e proteggere anche quelle non commerciali. S’impongono una maggiore selettività e la ricerca di metodi per ridurre questo genere di catture accessione. In tale contesto, è importante ricordare che, se si cerca di evitare la cattura di una specie, ciò non significa dovere aumentare le catture accessione ai danni di un’altra. Se non troviamo una soluzione a questi problemi, i nostri oceani saranno presto vuoti come lo è adesso quest’Aula.
Casaca (PSE). – (PT) Signor Presidente, anch’io sono senz’altro soddisfatto della risposta positiva fornita dal Commissario Borg alla chiara interrogazione che la nostra commissione e, in particolare, il nostro presidente hanno sottoposto al Parlamento in un momento quanto mai opportuno.
Tuttavia vorrei aggiungere che, a mio avviso, le cosiddette catture accessorie sono, anzitutto, una questione di civiltà. Trovo che sia assolutamente crudele pescare senza alcuna ragione milioni di tonnellate di animali selvatici. Questo è il gusto della morte per la morte, morte causata da norme burocratiche e da una mentalità industriale che reputa più conveniente uccidere di più e utilizzare di meno, perché la natura non conta nulla. Il nodo della questione è il rispetto che dobbiamo alla natura. Come ogni altro essere vivente, noi ci serviamo della natura – è chiaro – e ciò che facciamo è legittimo, ma dobbiamo rispettarla. Non ci può essere pesca sostenibile senza il rispetto per la natura e questo, probabilmente, mostra più d’ogni altra cosa il lato negativo della nostra politica comune della pesca. Inoltre, come è stato affermato in quest’aula, basta guardare ai nostri vicini in Norvegia e in Islanda, dove questa pratica è di fatto proibita; sono costernato che non seguiamo il loro esempio.
Sono lieto che la Commissione intenda sostenere questa posizione presso la FAO, ma, com’è stato già detto in questa sede, non dobbiamo dimenticare i due milioni di tonnellate che vengono rigettati in mare ogni anno. Signor Commissario, vorrei ricordarle che non molto tempo fa il Parlamento ha adottato un provvedimento che vietava l’impiego delle reti a strascico, che, oltre a costituire un metodo assai poco selettivo – cosa riconosciuta dalla stessa Commissione –, è dei più predatori; infatti provoca il più elevato tasso di catture accessorie. Tale divieto è in vigore da moltissimo tempo nelle Azzorre, dove questo tipo di pesca non è stato mai praticato in precedenza.
La Commissione non ha voluto saperne e ha imposto – o era favorevole a imporre nuovamente – la liberalizzazione di questo tipo di pesca nelle acque delle Azzorre. Questa è la dimostrazione pratica di un atteggiamento che fa a pugni con quanto detto precedentemente: prima di parlare alla riunione della FAO, ritengo sia essenziale assicurare comportamenti corretti all’interno dell’Unione.
Borg, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare i parlamentari per tutti i loro commenti e le loro osservazioni. Riassumerò gli interventi in quattro punti.
In primo luogo, il fatto che il problema delle catture accessorie sia di portata mondiale e che la Commissione assuma un ruolo di primo piano. Come ho affermato nella mia prima risposta, abbiamo intenzione di farlo, ma ci occorre avere a disposizione le risorse necessarie, perché sarà un compito di proporzioni gigantesche. Sottoporremo la questione al Consiglio in tempi brevissimi.
Quanto all’imminente riunione della FAO, la Commissione è pronta, come ho affermato prima, a sostenere la stesura di un piano d’azione internazionale sulle catture accessorie e, ripeto, ricercheremo un accordo tra Stati membri per comunicare questa posizione alla FAO e ai suoi membri in occasione della prossima conferenza della commissione per la pesca, in particolare quando verrà discusso il programma di lavoro della commissione nel breve e nel medio termine. Quanto agli scarti, stiamo considerando fattivamente il problema e speriamo di riuscire a presentare rapidamente proposte specifiche.
Un altro punto riguardava il calo delle risorse ittiche e la questione delle catture accessorie che, di conseguenza, è ancor più incresciosa. Qui vorrei dire che uno dei modi in cui la Commissione cerca di ridurre lo scarto consiste nell’aumentare la selettività mediante provvedimenti tecnici come l’imposizione di dimensioni minime delle maglie e di zone di divieto, il che può limitare le catture di novellame. Altri provvedimenti come l’uso delle reti a strascico o delle griglie di separazione possono ridurre le catture superflue di specie non ricercate.
Provvedimenti tecnici ben applicati possono rivelarsi efficaci, ma non sono esenti da problemi. Per esempio è difficile trovare le dimensioni adeguate delle maglie per la pesca mista. La dimensione minima delle maglie richiesta per proteggere il novellame di merluzzo, per esempio, sarebbe troppo grande per pescare l’eglefino adulto e il merlano. Tuttavia, le misure tecniche hanno la loro funzione.
Nel 2005 la Commissione, per dare seguito alla sua comunicazione su una pesca rispettosa dell’ambiente, intende rivedere completamente il regolamento che disciplina i provvedimenti tecnici. Per quanto riguarda la pesca mista, la Commissione sta cercando di proporre i TAC per tener conto delle associazioni di specie. Tale obiettivo è di difficile realizzazione, ma sono stati già compiuti passi in questa direzione. La Commissione ha chiesto all’ISIS di esprimere il suo parere in merito alla pesca in generale piuttosto che a un singolo stock. Questi sono i primi passi verso l’adozione di un approccio ecosistematico alla gestione ittica.
Un altro approccio caldeggiato dalla Commissione è la gestione delle risorse ittiche tramite un controllo dello sforzo anziché facendo affidamento su singoli TAC. In linea di principio il controllo potrebbe essere impiegato al posto dei TAC e ai pescatori sarebbe consentito di sbarcare le catture, ma in pratica il controllo sullo sforzo integrerà i TAC anziché sostituirli.
Alla fine del 2002 la Commissione ha presentato un piano d’azione per la riduzione dei rigetti, che si è occupato più approfonditamente dei problemi connessi agli scarti e dei sistemi con cui è possibile affrontare la questione. Seguendo questo piano, nel corso del 2005 la Commissione si consulterà con gli Stati membri e col settore ittico al fine di preparare una serie di progetti pilota per eliminare o almeno ridurre gli scarti nella pesca selettiva.
Un’ultima osservazione: i CCR possono essere coinvolti e certamente non avremo problemi nel convincerli a fornire consigli sulla formulazione di tali piani.
Presidente. – Grazie, signor Commissario. Con questo siamo giunti al termine dell’ordine del giorno.