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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 11 maggio 2005 - Strasburgo Edizione GU

19. Stato di previsione del Parlamento europeo per il 2006
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0106/2005), presentata dall’onorevole Valdis Dombrovskis a nome della commissione per i bilanci, sullo stato di previsione delle entrate e delle spese del Parlamento per l’esercizio 2006 [2005/2012(BUD)].

 
  
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  Valdis Dombrovskis (PPE-DE), relatore.(LV) Signora Commissario, onorevoli parlamentari, nello stato di previsione delle entrate e delle spese del Parlamento europeo per l’esercizio finanziario 2006 sono state presentate le priorità che vado ad illustrare.

Primo, perfezionare il consolidamento dell’ondata dell’allargamento compiutasi nel 2004, integrando pienamente i rappresentanti dei nuovi Stati membri dell’UE nelle Istituzioni europee, nonché realizzare i preparativi in vista del prossimo allargamento del 2007, quando la Romania e la Bulgaria aderiranno all’Unione europea. La situazione attuale è preoccupante: nonostante sia già passato oltre un anno dall’allargamento, molti posti permanenti creati per i nuovi Stati membri rimangono vacanti. Si prevede che entro il 2005 soltanto il 78 per cento dei posti permanenti destinati ai nuovi Stati membri sarà coperto. Il Segretario generale del Parlamento europeo, pertanto, è invitato a presentare una relazione sui motivi di tale ritardo e a formulare proposte per porre rimedio alla situazione. Uno dei problemi che è necessario porre in evidenza in tale contesto concerne gli eccessi burocratici e la lungaggine delle procedure di assunzione.

La seconda priorità riguarda l’utilizzo efficace e altamente mirato delle risorse di bilancio del Parlamento europeo. Tale priorità ingloba le seguenti questioni: concentrare la spesa istituzionale dell’UE sui compiti fondamentali; sostenere le richieste di nuovi posti permanenti a titolo del bilancio soltanto dopo aver valutato la possibilità di riassegnare le risorse e ridistribuire il personale nel quadro del bilancio corrente; sostenere nuove iniziative solo a seguito di un’analisi del loro impatto sul bilancio e partecipare alla cooperazione interistituzionale allo scopo di ottenere un utilizzo razionale ed efficace delle risorse finanziarie.

Certamente, la questione degli oltre 200 milioni di euro spesi ogni anno, soprattutto per assicurare al Parlamento europeo una sede a Strasburgo, continua a essere di grande attualità. Il problema principale investe la manutenzione parallela di due edifici del Parlamento europeo, a Bruxelles e a Strasburgo. Occorre ammettere che ciò rientra nella giurisdizione del Consiglio europeo.

La terza priorità è migliorare la nomenclatura di bilancio dell’UE, per renderla più completa e trasparente al fine di mostrare ai contribuenti con maggiore chiarezza come sono utilizzate le risorse. Occorrerà migliorare la bozza di nomenclatura proposta affinché soddisfi meglio tali requisiti.

Parlando del bilancio del Parlamento europeo, vorrei rilevare che sarà fissato un massimale di spesa totale per il bilancio, conformemente all’accurata valutazione di esigenze debitamente motivate. Raggiungere un massimale del 20 per cento per le spese amministrative non è un fine in se stesso. La proposta del Segretario generale del Parlamento europeo fissa il livello del bilancio per l’esercizio 2006 a 1 341,6 miliardi di euro. Accogliamo favorevolmente il sostegno espresso dalla commissione per i bilanci alla proposta del relatore di decurtare tale importo di 20 milioni di euro. L’esperienza degli esercizi precedenti, in cui sono state ridistribuite ingenti risorse e alcuni fondi non sono stati per nulla utilizzati, dimostra che abbiamo un’opportunità di spendere il denaro del contribuente europeo in modo più prudente. Il massimale di spesa definitivo per il bilancio del Parlamento europeo sarà fissato al termine della prima lettura. Tra gli aspetti salienti del lavoro parlamentare del 2006, vorrei innanzi tutto evidenziare una migliore spiegazione ai cittadini europei di come lavora il Parlamento europeo, ponendo particolare enfasi, da questo punto di vista, sul ruolo degli uffici di informazione del Parlamento europeo negli Stati membri dell’UE, e in secondo luogo, i preparativi compiuti dal Parlamento europeo per svolgere un ruolo maggiore sul piano legislativo, come previsto dal Trattato costituzionale dell’UE.

Infine vorrei far notare che il 2006 sarà l’ultimo anno delle attuali prospettive finanziarie. In questo senso, la questione dell’ammontare degli stanziamenti di pagamento rispetto alla totalità del bilancio europeo per il 2006 è particolarmente attuale. E’ importante che l’importo complessivo degli stanziamenti di pagamento e d’impegno iscritti in bilancio per il 2006 corrisponda agli impegni che l’UE ha assunto, anche in relazione all’allargamento.

Vorrei invitare il Consiglio dell’UE a riconsiderare l’atteggiamento adottato sul bilancio per il 2006, per il quale ha bloccato artificialmente il volume degli stanziamenti di pagamento. Se vogliamo considerare l’UE come un partner affidabile, è importante che l’Unione mantenga i propri impegni, inclusi quelli assunti relativamente all’allargamento. E’ cruciale che nelle prospettive finanziarie gli impegni previsti si riflettano conseguentemente nel bilancio per l’esercizio finanziario 2006.

 
  
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  Markus Ferber, a nome del gruppo PPE-DE.(DE) Signor Presidente, signora Commissario, signor Segretario generale, onorevoli colleghi, desidero innanzi tutto ringraziare sentitamente il nostro relatore, onorevole Dombrovskis, per essersi prestato – e per il suo rinnovato impegno – all’immane fatica di seguire il bilancio per il Parlamento, un compito per il quale può aspettarsi più che le semplici lodi e i rallegramenti dei colleghi. Egli vi si dedica con grande passione, e per questo motivo merita, innanzi tutto, un sincero ringraziamento da parte del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei.

Desidero soffermarmi su un unico tema, che mi sta particolarmente a cuore, il seguente: di quanto denaro ha bisogno il Parlamento europeo? Il 20 per cento delle spese amministrative è la cifra di cui si vocifera nei corridoi di questo Parlamento e cui si guarda come fosse una verità incontrovertibile. Soltanto nel corso del presente esercizio, il 2005, signor Segretario generale, risulterà un avanzo di 50 milioni di euro, semplicemente perché dobbiamo rispettare questa magica cifra del 20 per cento, anche se non abbiamo spese cui destinarla.

E tutto questo si perpetuerà nell’esercizio 2006. Già nel suo progetto preliminare di bilancio, che l’Ufficio di Presidenza ha approvato, è previsto un importo inutilizzato di 90 milioni di euro. Mi chiedo davvero che senso abbia. Veramente dobbiamo prelevare il denaro dalle tasche dei cittadini europei per farlo confluire in un bilancio gonfiato, ben sapendo che non saremo assolutamente in grado di impiegarlo? A questo punto mi chiedo se questa possa essere alla lunga la strategia corretta.

La mia raccomandazione sarebbe di non iscrivere neanche in bilancio le somme di cui non abbiamo bisogno e di cui, secondo le previsioni odierne, non avremo bisogno nel prossimo esercizio.

Mi avrebbe fatto piacere che oggi fosse stato presente il collega Onesta, che ha presentato emendamenti al riguardo, perché avrebbe potuto assumersi la responsabilità delle proposte che ha formulato. Esiste però un motivo per cui questi fondi non sono impegnati né destinati ad altri scopi: la ragione è che sappiamo benissimo che, nel caso entrasse in vigore lo statuto, ci servirebbero importi di quest’ordine di grandezza. Io chiedo invece di redigere per il Parlamento un bilancio parsimonioso!

 
  
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  Louis Grech, a nome del PSE.(EN) Signor Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare il relatore per il testo elaborato. In termini generali concordiamo con l’impianto delle sue argomentazioni. Naturalmente condividiamo il suo parere secondo il quale occorre fare di più per migliorare la razionalizzazione, la responsabilità e la disciplina e il rigore del bilancio.

Un ambito apparentemente problematico è l’assunzione del personale. Immagino si possa partire dal presupposto che le richieste di personale si basino su esigenze reali e giustificate. Di conseguenza, è molto difficile comprendere o giustificare i ritardi nei concorsi e nelle assunzioni relative all’allargamento. Occorre intervenire per rettificare la situazione e affrontare quest’urgente problema. Fatta tale premessa, non sono d’accordo che la soluzione provvisoria, raffazzonata, di impiegare agenti temporanei possa essere considerata un’opzione fattibile o un’alternativa. Pur comprendendo il ragionamento sotteso a tale argomentazione, temo che questo tipo di compromesso, se fosse accettato, potrebbe condurre a un malcostume ricorrente nei nostri futuri bilanci.

Il relatore, inoltre, ha sottoposto alla nostra considerazione una riduzione del margine della riserva per gli imprevisti. In linea di principio, concordiamo che gli stanziamenti devono riguardare attività specifiche e che si dovrebbe evitarne la cancellazione alla fine dell’esercizio finanziario.

Tuttavia, occorre tenere presenti le sfide che ci aspettano nel prossimo futuro e le incertezze ancora evidenti, soprattutto per quanto riguarda i servizi multilinguistici, gli investimenti immobiliari, lo statuto dei deputati, nonché l’adozione dello statuto degli assistenti dei deputati, che appoggiamo e sosteniamo pienamente.

In considerazione di ciò, sarebbe prudente approvare l’emendamento che propone che la decisione definitiva su questo punto sia presa in una fase più avanzata. In effetti, penso che il relatore abbia fatto bene a posticipare la decisione finale sull’accordo informale relativo al 20 per cento della rubrica 5. Sono d’accordo che tale livello non è legato ad una legge fissa assoluta e immutabile e che non dovremmo temere di sfidare e rivedere quest’accordo, se siamo convinti che sia necessario. In ogni modo, non credo che sia così e sarebbe inopportuno abolire ora queste linee guida.

Ironia della sorte, se questi fondi fossero utilizzati in modo efficace, la stabilità della linea guida del 20 per cento garantirebbe la solidità del rigore e dell’efficienza di bilancio. Naturalmente sosteniamo l’argomentazione secondo cui, per raggiungere l’efficienza di bilancio, occorre analizzare con senso critico tutte le forme di spesa, utilizzare in modo più efficiente le risorse ed evitare sprechi e raddoppiamento delle funzioni.

Dovremmo continuare a concentrarci sui nostri servizi e sulle nostre attività centrali, il che mi porta a un altro punto importante. Ancora, per quanto sia in parte giustificato, non abbiamo sperimentato l’impatto complessivo dell’esercizio “Alzare il tiro”. Mi pare che a tutt’oggi siano stati raggiunti soltanto alcuni obiettivi. Posto che le strutture necessarie esistono, sarebbe realistico aspettarsi che nel prossimo esercizio di bilancio si consegua la maggior parte degli obiettivi e si attui una riforma per eliminare le strozzature palesi e nascoste.

Da un altro punto di vista, accogliamo molto favorevolmente il miglioramento proposto per il servizio visitatori. Sulla base della mia breve e limitata esperienza al Parlamento europeo, credo che questi programmi costituiscano uno strumento pratico e diretto per migliorare la percezione dell’UE. Inoltre, hanno un effetto moltiplicatore che non va sottostimato.

Accolgo altrettanto di buon grado la proposta di perfezionare la strategia di comunicazione e informazione. Nel corso degli anni non abbiamo affrontato la questione in modo adeguato. Sappiamo che esiste una barriera, reale o immaginaria, tra l’UE e i suoi cittadini. Si può e si deve fare di più su questo importante aspetto. Se davvero vogliamo che i nostri cittadini sentano che il Parlamento europeo è il loro parlamento e che rappresenta le loro aspirazioni, dobbiamo attuare rapidamente una strategia di informazione e di comunicazione efficace. Questa dovrebbe essere una delle nostre priorità principali. Se falliamo su questa linea, mancheremo un obiettivo davvero fondamentale e reale.

Infine, mi congratulo ancora una volta con l’onorevole Dombrovskis, non soltanto per la sua relazione, ma perché, da nuovo deputato che viene da un nuovo Stato membro, ci ha fornito un esempio che dimostra che questo processo d’integrazione può essere produttivo ed efficiente.

 
  
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  Kyösti Tapio Virrankoski, a nome del gruppo ALDE.(FI) Signor Presidente, innanzi tutto desidero esprimere un ringraziamento al relatore, onorevole Dombrovskis, e congratularmi con lui per l’eccellente relazione. Il bilancio del Parlamento è un bilancio amministrativo complesso che richiede grande familiarità con i metodi di lavoro e le procedure parlamentari. Il relatore ci è riuscito bene e ciò si riflette, ad esempio, nel numero limitato di emendamenti. Gli porgo i migliori auguri anche per il futuro.

Il bilancio del Parlamento è ancora caratterizzato dai limiti dovuti all’allargamento. Sebbene i nuovi Stati membri siano con noi da oltre un anno ormai, un numero considerevole di posti creati per loro ancora non è coperto. I dipartimenti amministrativi del Parlamento stimano addirittura che, forse, entro la fine dell’anno, ne saranno occupati poco meno dell’80 per cento. La situazione appare specialmente problematica nel settore linguistico. Poiché per funzionare democraticamente il Parlamento europeo ha bisogno del multilinguismo e di servizi linguistici di qualità, occorre prestare la debita attenzione alla buona gestione e al funzionamento efficace del servizio linguistico.

Il relatore richiama giustamente l’attenzione sulla presentazione del bilancio, che richiede una continua evoluzione. Analogamente a quello della Commissione, anche il bilancio del Parlamento deve evolvere nel senso di un bilancio basato sulle attività, che chiarisce e convalida la responsabilità personale. Il grado d’efficienza raggiunto dovrebbe essere chiaramente deducibile dalla presentazione. In futuro avremo altresì bisogno di stabilire vari indicatori per fornire una base d’analisi per l’azione intrapresa.

E’ particolarmente importante focalizzare l’attenzione sull’efficacia con cui il Parlamento lavora. La riforma dell’amministrazione nota come “Alzare il tiro” riveste particolare importanza per tutti i deputati del Parlamento che sono chiamati ad adottare decisioni su materie vieppiù complicate. Per tale motivo sarà necessario attribuire ulteriore sostegno all’attività legislativa.

Il bilancio del Parlamento è stato tradizionalmente mantenuto a un livello corrispondente al 20 per cento della spesa amministrativa. Poiché è stato possibile mantenere il rigore nella spesa parlamentare, particolarmente grazie a una valida politica immobiliare, sembrerebbe esistere un buon margine di manovra per il momento, addirittura a concorrenza di 90 milioni di euro. A fronte dell’avanzo di bilancio riferito allo scorso esercizio, è impossibile prevedere in questa fase quale sarà il fabbisogno reale. Pertanto, la decisione finale sulla riserva per imprevisti va rinviata all’autunno. Non sarà necessario aumentare il bilancio del Parlamento, salvo che non vi siano motivi validi per farlo. Un limite del 20 per cento non è un obiettivo da prefiggersi, ma un massimale autoimposto. La relazione in esame offrirà un’ottima base per il seguito da dare.

 
  
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  Sergej Kozlík (NI).(SK) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, dall’ultimo sondaggio sull’atteggiamento dei cittadini slovacchi nei confronti dell’Unione europea è emersa una risposta netta. A un anno dall’adesione all’Unione europea, l’83 per cento dell’opinione pubblica slovacca nutre un parere positivo su tale mossa e oggi il Parlamento slovacco ha ratificato il progetto di Costituzione per l’Europa. D’altro canto, i cittadini slovacchi stanno diventando estremamente sensibili alle questioni relative ai limiti imposti all’esercizio del mandato parlamentare, particolarmente per i deputati che rappresentano i nuovi Stati membri. Tali vincoli sono dovuti alla lungaggine dei processi amministrativi interni al Parlamento europeo per fornire supporto linguistico, capacità di traduzione adeguate e disponibilità dei servizi di interpretazione nelle commissioni parlamentari e nei gruppi politici.

Il progetto di risoluzione sul bilancio del Parlamento europeo presentato dall’onorevole Dombrovskis – e colgo l’occasione per ringraziarlo dell’ottimo lavoro – risponde adeguatamente a tale situazione. E’ motivo di grave rammarico, però, che il testo originario del progetto di risoluzione, che definiva inaccettabile il ritardo nell’assunzione di nuovo personale, sia stato sostituito, nella versione attuale, da un aggettivo meno forte: “deplorevole”. L’assistenza linguistica inadeguata mina il principio delle pari opportunità e condiziona l’esercizio del mandato parlamentare, soprattutto per i deputati dei nuovi Stati membri. Ciò implica, sostanzialmente, una discriminazione, il che è contrario allo spirito di un’Europa unita, un’Europa alla quale abbiamo aderito come nuovi membri, ed è autenticamente inaccettabile.

Sarebbe indubbiamente deplorevole e inopportuno se il tasso di approvazione nei confronti di un’Europa unita dovesse diminuire nei nuovi Stati membri a causa delle mancanze dell’amministrazione del Parlamento europeo piuttosto che dei vincoli di bilancio.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, desidero concentrarmi su tre questioni: il livello globale del bilancio per il Parlamento, la politica del personale e la politica d’informazione.

In quanto al livello complessivo del bilancio del Parlamento, la proposta del Segretario generale lo fissava al 20 per cento della rubrica 5, equivalente a 1 340 milioni di euro. Sono fortemente a favore della proposta del relatore di ridurre di 30 milioni di euro gli stanziamenti a titolo della riserva per imprevisti e di iscrivere alla riserva per gli immobili un importo di 10 milioni di euro. La relazione sottolinea inoltre che il livello del bilancio del Parlamento dovrebbe essere determinato sulla base di esigenze giustificate e ci ricorda che sarebbe opportuno evitare la cancellazione degli stanziamenti.

La politica del personale del Parlamento europeo è suscettibile di miglioramenti che dovrebbero essere realizzati per accelerare le procedure di assunzione al fine di coprire i 750 posti vacanti nell’amministrazione del Parlamento europeo e di creare un sistema di promozioni realmente basato sul merito.

La relazione sottolinea altresì la preoccupazione in merito al passaggio accelerato dal ricorso ad agenti ausiliari all’uso di agenti a contratto e chiede informazioni particolareggiate al riguardo. Suggerisco che il Parlamento europeo inviti il Segretario generale a esaminare il modo di mitigare gli effetti dell’abolizione dello status di agente ausiliario presso i gruppi politici in attesa che si completino le procedure di assunzione. Bisognerebbe esortare il Segretario generale a presentare all’Ufficio di Presidenza una proposta per modificare le regole interne sulle assunzioni adottate dall’Ufficio di Presidenza il 3 maggio 2004, per consentire ai gruppi politici di beneficiare, in materia di assunzioni, delle stesse disposizioni che si applicano all’amministrazione del Parlamento.

L’ultimo punto, ma non per questo meno importante, è la politica d’informazione. Il relatore è favorevole al miglioramento del servizio visitatori e al rafforzamento del ruolo degli uffici esterni. Si sottolinea che, per arrivare ai cittadini, la politica di comunicazione degli Stati membri dovrebbe tenere conto delle differenze nazionali.

Infine, desidero ringraziare l’onorevole Dombrovskis per l’eccellente relazione.

 
  
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  Hans-Peter Martin (NI).(DE) Signor Presidente, la relazione in esame è due volte scandalosa, in quanto rispecchia amaramente l’opinione maggioritaria del Parlamento e illustra gli artifici con cui si lavora in quest’Assemblea. Tramite l’approvazione di alcuni emendamenti orali alla relazione, che era redatta in termini assai generali, si è deciso di iscrivere alla riserva 60 dei 90 milioni di euro dell’avanzo previsto nel bilancio del Parlamento – e sappiamo che è imprevedibile la fine che potrebbero fare nel corso della procedura di bilancio – e di destinare altri 10 milioni agli immobili, sebbene il Segretario generale, che oggi è presente in Aula, e altri abbiano sempre affermato che non ve ne è alcuna necessità.

Anziché restituire semplicemente questo denaro al contribuente europeo, anziché fare qualcosa per la reputazione di questo Parlamento e dimostrare che abbiamo colto il messaggio e che possiamo andare avanti con meno risorse, si è ricorsi – nota bene – al sotterfugio degli emendamenti orali. Perché utilizzo il termine sotterfugio? Perché il sottoscritto, in qualità di membro della commissione e avente diritto di voto, si era opposto agli emendamenti orali in questione e la mia opposizione era stata bellamente ignorata. Alle obiezioni che avevo rivolto all’Ufficio di presidenza e al Presidente del Parlamento finora non è stata data risposta. Secondo una lettera non datata, non vi è stato nulla di intenzionale. Questo è opinabile.

Intendo esperire tutti i mezzi legali a mia disposizione. La risoluzione e la relazione in esame non sono state approvate conformemente alle regole e domani non si può procedere alla votazione. Nell’interesse del contribuente europeo invito i pochi colleghi presenti in Aula a votare contro la relazione, e in particolare contro i paragrafi incriminati. Vi sarà una votazione per appello nominale.

 
  
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  Presidente.(EN) Può cortesemente confermare se ha ricevuto la lettera del Presidente del Parlamento in risposta alle sue lamentele? In caso contrario le invio un usciere con una copia.

 
  
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  Hans-Peter Martin (NI).(DE) Signor Presidente, all’ora di pranzo ho ricevuto via fax una lettera in inglese non datata. Immagino si tratti dello scritto cui lei fa riferimento. Vorrei aggiungere che altri colleghi, nel giro di tre giorni, hanno ricevuto risposte molto prolisse, che però, nonostante i molteplici moniti, su questo punto hanno tergiversato. Aggiungo che ho già risposto a questa lettera e respinto le spiegazioni. Ritengo che la procedura utilizzata sia irregolare e illegale.

 
  
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  Hynek Fajmon (PPE-DE).(CS) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, il bilancio del Parlamento per il 2006 dovrebbe riflettere alcune delle priorità chiave fissate nella relazione Dombrovskis.

In qualità di deputato europeo di un nuovo Stato membro, vorrei mettere in guardia l’Aula rispetto a svariati problemi pratici che sono direttamente collegati al fatto che certi aspetti del modo di lavorare del Parlamento non sono cambiati in seguito all’allargamento dell’anno scorso. La mia principale preoccupazione è che alle lingue ufficiali non è ancora stato accordato uno status eguale, anche se è passato un anno dall’allargamento, e in molte riunioni di commissione e delegazione l’interpretazione non è disponibile nelle lingue di tutti i presenti. Si registrano inoltre sensibili ritardi nella distribuzione dei documenti nelle lingue ufficiali dei deputati.

Tali problemi sono la diretta conseguenza della lentezza delle procedure di assunzione dei funzionari dai nuovi Stati membri nell’amministrazione del Parlamento, e non ne sono colpiti soltanto i servizi di interpretazione e traduzione. Il numero di persone provenienti dai nuovi Stati membri che lavorano per il Parlamento continua a essere molto basso e siamo ancora molto lontani da occupare tutti i posti per i quali era prevista una copertura nel bilancio.

Tali ritardi, peraltro assai sensibili, sono assolutamente ingiustificabili. Secondo la relazione Dombrovskis è probabile che soltanto il 78 per cento dei posti già creati sarà coperto entro la fine dell’anno in corso. Dal mio punto di vista occorre intraprendere passi urgenti per correggere tale stato di cose e garantire che i cittadini dei nuovi Stati membri siano rappresentati equamente nell’amministrazione del Parlamento.

Reputo altrettanto intollerabile che la segnaletica negli edifici del Parlamento non sia in tutte le lingue dell’UE. E’ stato il primo gruppo di visitatori dalla Repubblica ceca, nel novembre 2004, ad attirare la mia attenzione su tale fatto e, nonostante i richiami che ho inviato al Questore, non se ne è ancora fatto nulla.

I servizi offerti ai visitatori del Parlamento, invece, funzionano relativamente bene. Ho già invitato due gruppi di cittadini a Strasburgo e le loro reazioni mi inducono a ritenere che tali visite siano estremamente importanti. Tuttavia, esiste un margine di miglioramento per la nostra strategia di comunicazione con il pubblico. Mi dispiace affermare che non esiste materiale in ceco né in alcuna altra lingua dei nuovi Stati membri, e non sono disponibili copie della Costituzione per i visitatori dei nuovi Stati membri. Credo che si debba intervenire al riguardo prossimamente.

 
  
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  Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (PPE-DE). (PL) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, intervengo sullo stato di previsione del bilancio del Parlamento per il 2006 e sulla relazione Dombrovskis su tale argomento. Il progetto di bilancio generale dell’Unione europea è stato appena presentato all’Aula e dunque desidero cominciare con tre commenti su tale progetto.

Primo, in qualità di rappresentante della Polonia, che è un nuovo Stato membro, mi preoccupa il livello estremamente basso dei pagamenti previsto a bilancio, cioè l’1,02 per cento dell’RNL dell’UE. Si noti che le attuali prospettive finanziarie prevedono un massimale per i pagamenti per il 2006 dell’1,08 per cento dell’RNL, in altri termini 7 miliardi in più, in termini assoluti.

In secondo luogo, è stata la Commissione europea a proporre tale livello di pagamenti, anche se solo poco tempo fa questa stessa Istituzione invocava una media annuale per i pagamenti dell’1,14 per cento dell’RNL per le prospettive finanziarie 2007-2013. A mio parere, non sarà facile spiegare ai cittadini europei come si potrà finanziare la totalità della spesa dell’UE con un totale di 112 miliardi di euro, quando il livello di pagamenti è stimato a circa 130 miliardi di euro nel 2007.

Terzo, mi lascia perplesso che questo bilancio offra un aumento significativo, o più precisamente, un aumento del 6,2 per cento, per la spesa amministrativa, mentre la spesa per le azioni esterne è diminuita del 2 per cento e la spesa per la strategia di preadesione è ridotta di addirittura il 4 per cento rispetto al 2005.

Ricollegandomi al punto precedente vorrei passare alla questione della spesa del Parlamento per l’esercizio 2006, stimata al 20 per cento della spesa amministrativa totale, in altre parole 1 342 milioni di euro. Ciò rappresenta un aumento del 5,5 per cento rispetto al 2005. Occorre sottolineare che il principale motivo di tale aumento è garantire che siano disponibili fondi per completare l’allargamento ai 10 nuovi Stati membri e per consentire di organizzare i preparativi e di stanziare le risorse necessarie per l’adesione di Bulgaria e Romania nel gennaio 2007. Desidero cogliere l’occasione per rilevare che soltanto il 78 per cento dei posti collegati all’allargamento previsti nei bilanci 2004 e 2005 sarà occupato entro la fine del 2005, fatto estremamente allarmante.

Concludendo, desidero ringraziare l’onorevole Dombrovskis per aver redatto una relazione completa sulla spesa del Parlamento per l’esercizio finanziario 2006. In questo documento il collega non ha affrontato solo questioni relative all’allargamento, bensì anche alla qualità e all’efficienza del lavoro parlamentare, in particolare quello svolto dai deputati sui documenti redatti nelle loro lingue. Ha descritto inoltre nel dettaglio i problemi con cui siamo confrontati nel riavvicinare il Parlamento e i frutti del suo lavoro ai cittadini.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, desidero ringraziare in particolare il collega Dombrovskis e gli altri che hanno partecipato alla stesura della relazione. Non credo esista al mondo un altro Parlamento in cui per il bene del contribuente si risparmi nel corso di un esercizio un importo milionario a due cifre. Questa parsimonia è davvero lodevole. Come sappiamo, stiamo insistendo sull’adozione dello statuto che, sgravando massicciamente i bilanci nazionali, comporterà una spesa aggiuntiva a carico del Parlamento europeo. Se sommiamo il costo medio di un funzionario, oltre a quanto il nuovo statuto ci garantirà, questa misura preventiva è particolarmente degna di nota e di merito.

Sarà nostro compito, in futuro, spiegare questa nostra Europa ancora meglio di quanto sia stato mai fatto. Dobbiamo sensibilizzare la popolazione alle attività del Parlamento europeo. Una delle principali critiche espresse durante la campagna elettorale è stata che la gente sente parlare troppo poco del lavoro politico del Parlamento europeo. Desidero invitare i nostri responsabili a adoperarsi a favore della politica d’informazione in modo più impegnato di quanto non sia accaduto fino ad oggi.

 
  
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  Janusz Lewandowski (PPE-DE), presidente della commissione per i bilanci.(EN) Signor Presidente, rispondo alle riserve espresse dall’onorevole Martin riguardo agli aspetti legali, non sul merito della questione.

Il gruppo di emendamenti orali cui egli ha fatto riferimento è stato presentato il giorno precedente la votazione in sede di commissione per i bilanci ai suoi membri e non sono state sollevate obiezioni riguardo a tali emendamenti. Dopo averne votati diversi, l’onorevole Martin ha cominciato ad eccepire, ma senza spiegare su quale articolo del Regolamento basasse le sue obiezioni. Pertanto ho proseguito la votazione, con il sostegno unanime della commissione per i bilanci. Questa voleva essere la mia puntualizzazione.

(Applausi)

 
  
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  Hans-Peter Martin (NI).(DE) Signor Presidente, desidero formulare una dichiarazione ai sensi dell’articolo 145 del Regolamento. Le affermazioni del presidente Lewandowski sono alquanto imprecise. La prassi invalsa in questo Parlamento, in plenaria come in commissione, è la seguente: gli emendamenti presentati oralmente non possono essere posti in votazione se contro di essi è presentata un’opposizione conformemente al quorum, che in commissione è di un membro, in Aula di 37. La prassi e la norma in oggetto, signor presidente della commissione per i bilanci, non sono vincolate al momento in cui sono presentati gli emendamenti orali. Sappiamo tutti che gli emendamenti scritti generalmente sono più dettagliati.

Ancora lunedì, in seno alla commissione per il controllo dei bilanci, si è verificato esattamente quanto ho descritto: il presidente di commissione – anche in questa circostanza di un nuovo Stato membro – ha chiesto ogni volta espressamente se qualcuno si opponeva all’emendamento orale ed era chiaro che in tal caso non si sarebbe votato.

Qui si sta cercando in tutti i modi di fare a scarica barile, di non ammettere che si è agito in maniera irregolare. Ribadisco che, quanto al merito mi è stato accordato questo tempo di parola, ne ho diritto conformemente al Regolamento ho di fatto invocato l’articolo 150, che precisamente...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Presidente. – Il Commissario per la prossima discussione all’ordine del giorno non è ancora arrivato, altrimenti non avrei consentito questo scambio di battute.

Il Presidente del Parlamento ha scritto all’onorevole Martin. La lettera afferma che le obiezioni dell’onorevole Martin non riguardavano questioni linguistiche, bensì il merito di ciascun emendamento. Alla luce di ciò, il Presidente ritiene che la decisione del presidente di commissione di procedere alla votazione sia conforme al Regolamento e alla prassi invalsa.

Poiché l’onorevole Martin ha indicato di voler nuovamente sollevare la questione domani, gli suggerisco di procedere in tal senso. Non intendo proseguire il dibattito ora.

Mi preme aggiungere, onorevole Martin, che spero di non averla sentita accusare il presidente della commissione di aver riferito i fatti in modo volutamente non corretto. Deve fare molta attenzione alle sue affermazioni. Se ho capito bene, lei ha insinuato che il presidente ha mentito. Non deve dire una cosa del genere.

Il Segretario generale ha ascoltato con la massima attenzione gli interventi di tutti i colleghi. Vi sono molto grato.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, alle 12.00.

 
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