Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 7 giugno 2005 - Strasburgo Edizione GU

31. Mobilità dei pazienti, sviluppi dell’assistenza sanitaria
MPphoto
 
 

  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0129/2005), presentata dall’onorevole Bowis a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla mobilità dei pazienti e gli sviluppi dell’assistenza sanitaria nell’Unione europea [2004/2148(INI)].

 
  
MPphoto
 
 

  John Bowis (PPE-DE), relatore. – (EN) Signor Presidente, è stato un vero piacere ascoltare il “Commissario” Karas! Sono certo che sia solo questione di tempo: prima o poi lo vedremo in quel ruolo.

Spesso i parlamentari si trovano di fronte alla domanda “che cosa fa per me l’Europa?”. Questa discussione li aiuterà a fornire una risposta, almeno per quanto riguarda un aspetto: la relazione e la misura in esame mirano a conferire ai pazienti maggiori diritti e potere sulla propria salute, nonché il diritto di ricevere cure sanitarie in un altro Stato membro in caso di indebiti ritardi nel proprio paese. Ciò offre grandi opportunità ai pazienti, ma è anche fonte di notevoli grattacapi per chi gestisce i bilanci sanitari.

Vorrei ringraziare i colleghi che hanno contribuito alle discussioni in materia, non ultimo in un’audizione organizzata dal Parlamento. Vorrei anche ringraziare la Commissione. Mi spiace per il Commissario, che stasera si sente poco bene, ma sono certo che questa misura contribuirà a trovare una soluzione anche al suo problema e che riusciremo a individuare un luogo in cui potrà recarsi per ricevere assistenza! Ringrazio il Commissario e il suo staff per l’aiuto fornito durante l’esame delle tematiche. Ringrazio le numerose persone al di fuori del Parlamento e della Commissione che, come abbiamo richiesto, hanno presentato le loro idee sul modo in cui procedere.

Questa misura parte dalle persone. Non parte dalla Commissione, dal Parlamento o dai governi. Parte dalle persone che guardano all’Europa per trovare una soluzione al loro problema. Hanno sottoposto la questione alla Corte di giustizia europea. Hanno chiesto alla Corte di riconoscere i diritti di mobilità dei pazienti e la Corte lo ha fatto. Ha conferito loro il diritto, in caso di indebiti ritardi nel proprio paese, di recarsi in un altro Stato membro a talune condizioni: che il costo sia analogo a quello che sosterrebbero nel proprio paese e che il trattamento sia considerato usuale nel proprio paese. Ha stabilito anche un paio di altri criteri. Nondimeno, la sentenza è stata pronunciata. E’ emersa una nuova opportunità.

Esistono molte possibilità di aiutare le persone che devono affrontare ritardi nel proprio paese. Parte della soluzione è fornita dagli accordi bilaterali conclusi tra i governi e i servizi sanitari. Parte è fornita dal sistema INTERREG, che riunisce gli ospedali di tutta l’Unione europea. Ho potuto constatarlo qui a Strasburgo, che, come città, sta operando con Lille e Lussemburgo.

Ci siamo avvalsi del sistema E111 e abbiamo la nuova carta sanitaria europea. Non ha invece offerto una soluzione il sistema E112, creato per le cure programmate in un altro Stato membro. E’ un sistema burocratico e restrittivo e va cambiato.

Ci siamo avvalsi del gruppo di riflessione di alto livello, che ha esaminato i problemi e ha formulato alcune raccomandazioni, ma si è impantanato su alcune questioni. Ora è necessaria l’azione, sono necessari orientamenti. Il paziente che intende avvalersi di questa possibilità deve sapere se soddisfa i requisiti previsti; deve sapere quale modulo compilare; deve sapere dove può andare; a quali medici rivolgersi e in che modo ottenere informazioni su tali medici; sapere se sono competenti; se è possibile ricevere assistenza per il viaggio; se la famiglia può accompagnarlo e assisterlo, soprattutto se si tratta di un bambino; che cosa succede se qualcosa va storto. Gli orientamenti per i pazienti sono fondamentali e urgentemente necessari. Altrettanto fondamentali sono gli orientamenti per i medici che consiglieranno ai pazienti di recarsi all’estero, nonché gli orientamenti per i servizi sanitari e le assicurazioni, che dovranno sostenere spese non pianificate e vogliono conoscere le modalità di rimborso.

Sono molte le questioni da esaminare: l’informazione ai pazienti, il trasferimento delle informazioni sui pazienti tra paesi, i controlli sui medici, le procedure disciplinari, le procedure di ricorso che dovranno essere alla base dell’intero sistema, che cosa succede alle persone che scelgono di andare in pensione al caldo, all’estero, eccetera. Ora abbiamo bisogno di certezze. Se non interveniamo, decideranno i tribunali. La causa Watts sarà la prossima. Tuttavia, ritengo che siano i parlamenti, non gli avvocati, a dover definire la politica.

Vorrei concludere condividendo con voi le parole di Louis Pasteur, che ho citato nella mia motivazione: “La science ne connaît pas de frontière parce que la connaissance appartient à l’humanité et que c’est la flamme qui illumine le monde’ (La scienza non conosce frontiere, perché la conoscenza appartiene all’umanità ed è la fiaccola che illumina il mondo).

Che tali parole ci siano di guida nel fornire chiare indicazioni e certezze ai nostri concittadini, che hanno urgente bisogno di entrambe.

 
  
MPphoto
 
 

  Markos Kyprianou, Membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, l’onorevole Bowis ha ragione a dire che oggi ho un brutto problema allo stomaco. E’ vero: io stesso sono un paziente mobile. Sono molto interessato alla discussione. Ho voluto essere presente, perché considero la tematica molto importante, una questione della quale dovremo occuparci tutti nei prossimi anni. Il relatore ha ragione ad affermare che i cittadini sono più avanti di noi al riguardo.

Anche se oggi non mi sento bene, non potrei trovarmi in un luogo migliore, con tutti i medici presenti stasera per assistere alla discussione! Mi sento abbastanza sicuro al riguardo.

Ascolterò con grande attenzione la discussione e le osservazioni degli onorevoli deputati. Sono molto lieto che, sulla base della relazione, le nostre riflessioni vadano nella stessa direzione. Vorrei ringraziare il relatore, onorevole Bowis, per il suo lavoro e per l’impegno che vi ha dedicato. Accolgo con favore la relazione e il sostegno che offre alla Commissione per il lavoro che cerchiamo di svolgere in questo ambito. Alcune questioni devono essere approfondite. A giudicare da ciò che abbiamo incluso nella nostra proposta per il nuovo programma per la sanità, i termini di riferimento e il lavoro svolto dal gruppo di alto livello sulla salute dimostrano che procediamo nella stessa direzione delle proposte contenute nella relazione.

L’obiettivo deve essere che un cittadino possa ottenere il più alto livello di assistenza sanitaria nel proprio paese. Questa deve essere la norma. Nondimeno, le situazioni cambiano. Persone come me viaggiano per lavoro, o perché devono attendere troppo a lungo nel proprio paese, o perché il trattamento specifico richiesto non è disponibile nel proprio paese, o ancor più perché pensano di poter ottenere cure migliori altrove. E’ una realtà che dobbiamo affrontare. Non è sempre possibile, e questo è il motivo per cui è necessario fornire certezza giuridica. Questo è il primo requisito in assoluto, sul quale concordo. Ad ogni modo, la realtà è che le persone viaggiano e si deve viaggiare per motivi di salute.

Oggi mi è giunta notizia di una relazione interessante, secondo la quale il sistema medico-sanitario polacco ha cominciato a ricevere pazienti provenienti dalla Germania e dal Regno Unito. E’ una buona notizia, nel senso che arricchirà il bilancio del sistema sanitario in Polonia, purché non vada a scapito dei pazienti polacchi. Questo è molto importante.

Lavoreremo per trovare soluzioni definitive: accogliamo il messaggio trasmesso nella relazione, ma dobbiamo sempre operare in conformità del principio di sussidiarietà e del principio secondo cui i servizi sanitari sono di competenza degli Stati membri.

Quattro importanti elementi della relazione sono: i centri di riferimento; la mobilità professionale, che già crea problemi in alcuni nuovi Stati membri a causa della fuga di medici od operatori sanitari verso quelli che offrono stipendi più elevati; la sicurezza del paziente; la necessità di affrontare le disparità. Dobbiamo tutti lavorare in questa direzione, sia all’interno del gruppo di alto livello sia in sede di Commissione.

 
  
MPphoto
 
 

  Avril Doyle, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, il problema da risolvere è in che modo gestiremo i diritti dei pazienti dell’Unione a ricevere cure mediche in uno Stato membro diverso dal proprio e a ottenere il rimborso delle spese sostenute, ora che i nostri organi giudiziari hanno conferito loro tali diritti nel contesto del mercato unico.

Ringrazio l’onorevole Bowis per la sua ottima relazione. Non ci aspettavamo niente di meno da lui. Si tratta di un primo passo in questa direzione e costituisce una risposta all’eccezionale comunicazione del gruppo di riflessione di alto livello, istituito in risposta alle sentenze della Corte di giustizia. Tuttavia, concordo con il relatore sul fatto che nella comunicazione manca un senso d’urgenza per quanto riguarda la politica e le priorità di spesa. Corriamo anche il rischio di lasciarci guidare dai tribunali, anziché dalla legge, in questo settore di primaria importanza.

Sono favorevole a un quadro giuridico minimo, necessario sia per i fornitori sia per gli acquirenti di cure sanitarie transfrontaliere, ma non dobbiamo sottovalutare la complessità del compito. Come sappiamo, la politica in materia di sanità e i bilanci sanitari sono di competenza dei singoli Stati membri: questa è esattamente la sussidiarietà. Le implicazioni finanziarie di questi nuovi diritti dei pazienti devono quindi essere strutturate, non ultimo a livello di copertura dell’assicurazione sanitaria, che varia enormemente tra i 25 Stati membri, dai sistemi di controllo della domanda a quelli di controllo dell’offerta.

Il tentativo di affrontare la questione nella direttiva sui servizi generali è sconsiderato e accolgo con favore il ripensamento della Commissione. Tale direttiva riguarda la mobilità dei servizi nell’Unione europea, non la mobilità dei clienti o dei pazienti. In particolare, non riguarda i clienti che non pagheranno il conto delle loro cure, clienti che potrebbero aver bisogno di assistenza postoperatoria o di controlli dopo il ritorno a casa.

Ai cittadini piace avere la possibilità di recarsi in un altro paese dell’Unione, qualora il trattamento richiesto non sia disponibile nel proprio, che è la prima scelta ovvia. Il trattamento può non essere disponibile per mancanza di competenze specialistiche, o si possono verificare ritardi inaccettabili nell’accesso alle cure richieste. La mobilità dei pazienti su larga scala non dovrebbe essere necessaria, se gli Stati membri adempissero le proprie responsabilità con un servizio sanitario efficiente e ben gestito.

Nel 2002 l’Irlanda è stata costretta a istituire il National Treatment Purchase Fund per ridurre la sua lista d’attesa sempre più lunga. Solo in quell’anno, quasi 2 000 pazienti irlandesi sono stati indirizzati verso il Regno Unito per ricevere le cure. Siamo esperti nell’esportazione dei nostri pazienti. Sempre nel 2002, altri 650 pazienti hanno scelto di rivolgersi ad altri Stati membri tramite il sistema E112, per quanto complicato sia. Soltanto un paziente ha scelto di recarsi in Irlanda per cure facoltative. A titolo di confronto, 137 000 hanno scelto la Spagna.

Questi dati sottolineano l’urgente necessità di gestire il diritto di accesso alle cure in tutta l’Unione europea. I nostri pazienti, medici e contribuenti meritano una gestione corretta. Vogliono, e si aspettano di ricevere, validi orientamenti sulla politica e sulle procedure.

Vorrei chiedere al Commissario quale sarà il prossimo passo e quando sarà compiuto. Riconosce l’urgente necessità di istituire un servizio adeguatamente strutturato in questo settore?

 
  
MPphoto
 
 

  Karin Jöns, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, naturalmente vorrei ringraziare anch’io l’onorevole Bowis per la splendida relazione, che ci permetterà di contraddire ancora una volta il pregiudizio diffuso secondo cui l’Europa non s’interessa delle preoccupazioni e delle esigenze reali dei suoi cittadini.

Se da una parte i cittadini sono sicuramente preoccupati per la disoccupazione, dall’altra temono anche di non riuscire sempre a ottenere le migliori cure possibili quando si ammalano lontano da casa. Chiunque, in qualsiasi paese d’Europa, può avere un incidente, ammalarsi e avere bisogno di assistenza e cure mediche. Non è quindi accettabile che solo due terzi degli Stati membri abbiano una legislazione nazionale in materia di tutela dei pazienti. Nel mio paese, per esempio, il 90 per cento dei diritti dei pazienti si fonda su una giurisprudenza estremamente disgregata, che non è riepilogata in un unico documento completo e vincolante. E’ più che ora di armonizzare i diritti dei pazienti e le norme minime attuali a livello di Unione europea. Tutti – a prescindere dal fatto che si ammalino in Spagna, in Lettonia o in Polonia – devono avere gli stessi diritti riconosciuti in Francia, Finlandia o Repubblica ceca, per esempio il diritto di consultare uno specialista che possano comprendere, il diritto alla documentazione sul trattamento ricevuto e il diritto di prendere visione della loro cartella clinica.

Tuttavia, è anche necessaria una maggiore trasparenza nel rimborso delle spese. Anche se la Corte di giustizia ha fatto luce su quali costi sostenuti all’estero siano rimborsabili, il regolamento n. 1408/71 è ancora applicato in modo disomogeneo. La legislazione esistente in materia di rimborso delle spese deve essere armonizzata e sussiste l’urgente necessità di istituire un unico quadro giuridico sulla mobilità del paziente. Anche il portale della salute su Internet, annunciato dalla Commissione, deve essere creato quanto prima possibile per raccogliere tutte le informazioni importanti, necessarie non solo per i pazienti e le loro famiglie, ma anche per gli operatori sanitari, tra cui dati sui campi di specializzazione di ospedali e medici, dati che permettano di valutare le prestazioni dei medici e dati sulla sicurezza dei pazienti. Si può dire che abbiamo bisogno di una classificazione a livello europeo, del tipo presente in casi sporadici a livello nazionale. Per poter prendere decisioni fondate su dove e come essere curate, le persone devono disporre di informazioni adeguate e un europeo su quattro usa già Internet come fonte d’informazione sulla salute.

Permettetemi di concludere rilevando che non dobbiamo limitare i centri di riferimento alla cura delle malattie rare; sono necessari anche per far fronte a tutte le altre patologie che richiedono una particolare combinazione di risorse e conoscenze specialistiche, quali il cancro, l’epilessia e la sclerosi multipla. Nell’Europa della mobilità dei pazienti è necessaria maggiore certezza giuridica, trasparenza e anche migliore qualità. Ferma restando la sussidiarietà, abbiamo la grande possibilità di permettere all’Europa di fare molto, molto di più per i suoi cittadini. Seguiamo dunque la direzione indicata dalla relazione Bowis per la realizzazione di questo obiettivo.

 
  
MPphoto
 
 

  Jules Maaten, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, la ringrazio. La salute è naturalmente molto importante per tutti ed è essenziale per la qualità della vita. L’ottima relazione dell’onorevole Bowis – e devo dire che la relazione iniziale, cioè la versione precedente l’approvazione in sede di commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, in realtà era di gran lunga migliore di quella in esame oggi – è in ogni caso un passo nella giusta direzione per promuovere la salute pubblica.

La relazione contiene molte idee ragionevoli e oserei dire che forse lascia ad altri, tra cui io stesso, il compito di fare le osservazioni imprudenti, perché si sarebbe potuto usare un linguaggio molto più energico, naturalmente. Nella versione approvata dalla commissione figurano molti “non sarebbe bello se” e “questo e quello andrebbero promossi” e la conclusione è ancora una volta che la responsabilità della salute e dell’assistenza sanitaria di fatto spetta agli Stati membri. Lo sapevo già. E’ ciò che prevede il Trattato, ma il problema evidentemente è se ciò sia sostenibile a lungo termine. In che modo aiutiamo realmente le persone malate, per esempio nel caso delle lunghe liste d’attesa nel mio paese o della mancanza di conoscenze specialistiche?

Vorrei quindi cogliere l’occasione per intervenire a favore dell’adozione di un ruolo maggiore, da parte dell’Unione europea, in materia di salute e servizi sanitari. Se una persona è malata, essa deve avere la possibilità di ricevere cure mediche all’estero. Tenere chiuse le frontiere per le cure mediche, per tutti i tipi di motivi amministrativi, procedurali o finanziari, in definitiva non è nell’interesse dei consumatori, e dopo tutto è per questo che siamo qui. Il diritto di consultare un medico all’estero è già stato riconosciuto dalla Corte di giustizia e, come giustamente propone l’onorevole Bowis, perché non consacrarlo nella legislazione europea?

Viviamo in una società moderna, popolata da cittadini istruiti, mobili e responsabili, che dovrebbero poter decidere dove e come vogliono essere curati. L’apertura delle frontiere per i pazienti incoraggia anche i servizi sanitari nei nostri paesi a migliorare la qualità, ridurre le liste d’attesa e rendere disponibili le conoscenze specialistiche.

Ciò detto, vorrei dare risalto al ruolo positivo dell’Unione nei servizi sanitari, e la presenza della Commissione a quest’ora impossibile è tanto più apprezzata. I servizi sanitari nell’Unione europea sono un’eccezione alla regola secondo cui l’Unione europea è spesso associata all’immagine negativa della burocrazia e dell’adozione di norme superflue e insensate. Svolgiamo un buon lavoro, e va da sé che voteremo a favore della relazione dell’onorevole Bowis con grande entusiasmo.

 
  
MPphoto
 
 

  Jean Lambert, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare l’onorevole John Bowis per l’ottima relazione. Mi spiace solo che la mia commissione principale, la commissione per l’occupazione e gli affari sociali, non sia riuscita a organizzarsi per elaborare un parere in materia. Come commissione competente per il regolamento (CE) n. 1408/71, siamo interessati all’argomento, così come lo sono io in veste di relatrice del Parlamento nella precedente legislatura.

Mi preoccupa il tono di alcune osservazioni che ho appena sentito. Cerchiamo di essere chiari: i pazienti hanno il diritto di spostarsi in talune circostanze. Non si tratta di una possibilità aperta a tutti e ritengo che il Parlamento non debba dare tale impressione, non ultimo perché alcuni colleghi che siedono nei parlamenti degli Stati membri sarebbero un po’ turbati se modificassimo i loro bilanci come un fatto inevitabile solo perché scegliamo di farlo. E’ vero che è necessaria maggiore chiarezza sulle norme in materia, ma accolgo con favore il riconoscimento nella relazione del fatto che l’assistenza sanitaria è un servizio destinato a persone in difficoltà, non un normale prodotto di consumo. Di conseguenza, non deve rientrare nella direttiva sui servizi, la quale non è nemmeno la sede appropriata per trattare la questione del rimborso. Creeremo un’enorme confusione se non agiremo correttamente e in modo considerato, come si propone nella relazione.

 
  
MPphoto
 
 

  Adamos Adamou, a nome del gruppo GUE/NGL. – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, sarebbe un’omissione da parte mia se a mia volta non mi congratulassi con l’onorevole Bowis che, in tutta la relazione, ha espresso la sua competenza ed esperienza sull’argomento.

Il parere del Parlamento europeo sulla seria questione della mobilità dei pazienti è importante in quanto leva per esercitare pressioni sulla Commissione europea, affinché adotti misure più chiare in materia. I pazienti europei hanno diritti che devono anche essere tutelati dalla legge, così che possano godere della corrispondente copertura sociale ovunque si trovino nell’Europa della libertà di circolazione.

E’ importante, a mio parere, promuovere l’informazione semplice e quotidiana dei pazienti riguardo ai loro diritti e riconoscere le specificità di alcuni gruppi, quali gli anziani, gli analfabeti e i pensionati, come sottolinea l’emendamento n. 37.

E’ altresì importante proteggere i dati personali dei pazienti. E’ prevista la creazione di una base di dati contenente informazioni mediche sui pazienti; tuttavia, come prevedono gli emendamenti nn. 48, 49, 50, 67 e 68, si devono adottare alcune misure di protezione per prevenire gli abusi.

Considero inoltre necessario chiarire la situazione delle regioni frontaliere. In altre parole, i pazienti devono essere curati in ospedali situati il più vicino possibile al loro luogo di residenza. Molti paesi europei con frontiere comuni, come la Francia, il Belgio, il Lussemburgo e la Germania, hanno messo a punto meccanismi di stretta cooperazione, che vanno dal trasporto stradale alle questioni sanitarie. E’ più che logico che i cittadini residenti in regioni frontaliere abbiano la possibilità di ricevere cure presso gli ospedali dei paesi limitrofi, più vicini al loro luogo di residenza rispetto ai centri ospedalieri del proprio paese. Vi invito quindi a sostenere l’emendamento n. 41, paragrafo 8.

Vorrei infine rilevare che i servizi sanitari non possono essere messi sullo stesso piano di una merce in vendita. Ritengo quindi che la questione della mobilità dei pazienti e dei servizi in generale non debba essere inclusa in una direttiva generale sui servizi. Nondimeno, è necessaria una proposta d’azione sulla mobilità, con un calendario preciso, che tenga conto delle conclusioni del gruppo di alto livello sui servizi sanitari e l’assistenza medica.

 
  
MPphoto
 
 

  Urszula Krupa, a nome del gruppo IND/DEM. – (PL) La tutela della salute pubblica è un obiettivo prioritario per qualsiasi Stato e per qualsiasi servizio sanitario pubblico. La cooperazione in questo campo, in particolare a livello di Stati membri, in teoria dovrebbe aumentare la scelta delle cure disponibili, non solo prevedendo la possibilità di ricevere cure dopo essersi trasferiti in un altro Stato membro, ma anche permettendo ai pazienti di rivolgersi ad altre strutture se nel proprio paese non sono disponibili cure mediche adeguate.

Il problema della mobilità presenta tuttavia molteplici rischi. Tali rischi sono principalmente dovuti alle differenze economiche e politiche esistenti tra i vecchi e ricchi Stati membri dell’Unione e i nuovi Stati membri, il cui sviluppo finora è stato ritardato in conseguenza del regime totalitario sovietico cui erano soggetti in passato. Se i cittadini dei 15 vecchi Stati membri si spostano nell’Unione principalmente per evitare lunghe liste d’attesa o in cerca di cure meno costose, la maggioranza dei cittadini dei nuovi Stati membri si vede negare l’assistenza medica. La causa principale è l’esodo di massa dei lavoratori qualificati, in altre parole di medici e infermieri con alti livelli di istruzione, verso i paesi ricchi. L’onorevole Bowis ha ragione a evidenziare questa “fuga di cervelli” nella sua relazione, in quanto costituisce un’enorme minaccia per la salute dei cittadini meno abbienti.

Inoltre, le varie idee liberiste attualmente in voga, tra cui quella di considerare l’assistenza sanitaria come un servizio e un prodotto di mercato e di rendere più difficile l’acquisizione di competenze specialistiche, oltre ai vari programmi economici che propugnano tagli dei posti di lavoro a spese dei sistemi sanitari e si limitano a migliorare la situazione economica dei centri medici privati, non risolveranno il numero crescente di problemi che interessano il settore sanitario né creeranno nuovi posti di lavoro. Il risultato finale sarà un aumento dei costi delle cure mediche e un peggioramento della salute pubblica.

 
  
MPphoto
 
 

  Irena Belohorská (NI). (SK) Accolgo con favore la relazione dell’onorevole Bowis sulla mobilità dei pazienti e sugli sviluppi delle cure sanitarie nell’Unione europea. Sono favorevole al piano d’azione della Commissione per i servizi sanitari in Europa, che garantirebbe realmente la libertà di circolazione dei cittadini.

Soprattutto in un momento in cui l’Europa è molto turbata dalla questione della “solidarietà europea contro l’identità nazionale”, è importante dimostrare ai cittadini che le Istituzioni europee stanno preparando meccanismi semplificati e migliori servizi sanitari per la popolazione. Il fatto che, sulla base del principio di sussidiarietà, gli Stati membri e i loro politici siano responsabili della fornitura di servizi sanitari rappresenta un grave ostacolo alla libertà di circolazione delle persone.

I pazienti non si mettono in lista d’attesa quando devono pagare l’assicurazione sanitaria, cosa che fanno fedelmente, prontamente e regolarmente, eppure quando hanno urgente bisogno di un servizio in cambio dei loro contributi, l’assistenza sanitaria è loro negata o ritardata. La mobilità dei pazienti può contribuire a migliorare i servizi sanitari attualmente inadeguati in alcuni Stati membri. Di fatto, le liste d’attesa determinano un ritardo nelle cure dei pazienti, ritardo che, dal punto di vista medico, può persino essere considerato come una minaccia per la loro salute e la loro vita. Le liste d’attesa si possono ammettere per la chirurgia plastica. I pazienti in attesa di una protesi dell’anca, per esempio, nel frattempo gestiscono la propria salute con antidolorifici, il cui uso protratto può causare dipendenza, deperimento del midollo osseo e ulcere addominali.

Inoltre, alcuni Stati membri attualmente rimediano alle carenze dei loro servizi sanitari a proprio vantaggio; uso il termine “vantaggio” per riferirmi all’acquisto di servizi di manodopera poco costosa, sotto forma di medici e infermieri provenienti dall’Europa orientale. Per quanto riguarda il futuro dell’Europa, considero quindi la mobilità dei pazienti di gran lunga preferibile alla mobilità degli operatori sanitari. Se medici e infermieri lasciano gli Stati dell’Europa orientale, il servizio sanitario in tali paesi ne risentirà. Secondo le statistiche dell’associazione dei medici slovacchi, il numero di medici che hanno lasciato la Slovacchia è superiore a quello dei laureati presso le tre facoltà di medicina del paese. E’ quindi evidente che in futuro compariranno divari sulla cartina dell’Europa, una situazione che, anche in questo caso, non è una soluzione.

 
  
MPphoto
 
 

  Dorette Corbey (PSE).(NL) Signor Presidente, la ringrazio. Vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Bowis per la chiarezza della sua relazione e della sua posizione su un tema vitale.

Purtroppo, i servizi sanitari sono tutt’altro che ideali in molti paesi. Il peggio è che, in più di un paese, emergono dubbi sulla qualità e sull’accessibilità in un momento in cui le liste d’attesa e i tempi d’attesa si allungano. In normali circostanze, i pazienti ricevono le cure vicino a casa, o quanto meno nel proprio paese. In situazioni di qualità ridotta, per i pazienti diventa allettante orientarsi verso altri paesi.

Recenti sentenze della Corte di giustizia hanno incoraggiato i pazienti a cercare risposta altrove ai loro problemi di salute. Sono pienamente d’accordo con il relatore sulla necessità di dare priorità al miglioramento della qualità dei servizi sanitari; fare acquisti oltre frontiera non è una soluzione. Naturalmente, è pratico adottare disposizioni comuni sulle cure transnazionali nelle regioni frontaliere, e la fuga di pazienti verso altri paesi può essere un incentivo a investire di più nei servizi sanitari nazionali, anche se si tratta di un modo poco razionale di incoraggiare la qualità. E’ quindi inaccettabile disciplinare la mobilità dei pazienti nell’ambito della direttiva sui servizi a mo’ di ripensamento e la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ha fatto bene a escludere la mobilità dei pazienti da tale direttiva.

Il problema è tuttavia urgente. Esiste una notevole differenza di qualità tra gli Stati membri. La diversità tra le probabilità di sopravvivenza, per esempio in caso di cancro alla vescica, è impressionante. In Austria e in Islanda i pazienti affetti da cancro alla vescica hanno il doppio di possibilità di sopravvivere rispetto a chi ne soffre in Polonia. Anziché inventare procedure, leggi e regolamenti destinati a guidare la libertà di circolazione dei pazienti, la Commissione farebbe meglio a investire nello scambio di conoscenze più dinamico possibile. Anche i pazienti con il cancro alla vescica in Polonia meritano un trattamento di alta qualità. Tutti i pazienti con il cancro alla vescica vogliono beneficiare delle conoscenze e delle competenze austriache. Compiamo dunque questo passo avanti ed evitiamo inutili investimenti in una mobilità che i pazienti in ogni caso non desiderano. A nessuno piace svegliarsi da un’anestesia generale in un ambiente estraneo. Preferisco quindi intervenire a favore della qualità, anziché della mobilità.

 
  
MPphoto
 
 

  Christofer Fjellner (PPE-DE).(SV) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto ringraziare l’onorevole Bowis per l’eccellente relazione. In Europa sono numerosi i pazienti e i soggetti bisognosi di cure che hanno molto da guadagnare dalla prospettiva, che stiamo presentando in questa sede, di una maggiore possibilità di circolazione a livello transfrontaliero.

Purtroppo in Europa vi sono politici e burocrati che disapprovano la maggiore mobilità e libertà di scelta. Considerano la libertà di scelta una minaccia per la loro capacità di pianificazione e regolamentazione, in altre parole una minaccia per il loro potere. Questo è il motivo per cui, in un gran numero di Stati membri, tra cui la Svezia, per i pazienti può rivelarsi persino impossibile ricevere cure in un’altra regione del paese. Con la presente relazione, dimostriamo chiaramente che in questo conflitto non stiamo dalla parte dei burocrati, ma dalla parte dei pazienti.

Vorrei tuttavia rilevare che anch’io ritengo che i servizi sanitari siano di competenza nazionale. Il nostro compito è eliminare le frontiere e garantire che i pazienti possano ottenere cure ovunque ne abbiano bisogno. La libertà di circolazione comporta, in primo luogo, una concorrenza tra sistemi sanitari che promuove lo sviluppo e, in secondo luogo, un uso più efficiente delle scarse risorse a disposizione dei servizi sanitari. In Svezia, i pazienti possono dover restare per anni in attesa di cure per le quali in altri paesi è presente un eccesso di capacità. Eliminando le frontiere, creiamo le premesse per lo sviluppo e per l’efficienza. Ciò significa migliorare i servizi sanitari nei nostri Stati membri, soddisfacendo così un maggior numero di esigenze dei cittadini.

Vorrei invitare gli onorevoli colleghi a votare a favore dell’emendamento n. 5, presentato dall’onorevole Bowis, dall’onorevole Oomen-Ruijten e da me, a nome del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei. L’emendamento introduce un nuovo paragrafo 4 bis e riguarda la mancata indicazione nella risoluzione della necessità di eliminare i servizi sanitari e le cure mediche dalla direttiva sui servizi. Se esistono società di servizi che operano in un ambiente caratterizzato da regolamenti e monopoli che impediscono la mobilità e la concorrenza, sono proprio le società che forniscono cure mediche e servizi sanitari. A coronare il tutto, l’eliminazione dei servizi sanitari dalla direttiva è un aspetto che non rientra nemmeno nella discussione odierna, nell’ambito della quale stiamo esaminando la mobilità dei pazienti, non dei fornitori di servizi sanitari.

E’ importante dare risalto all’informazione dei pazienti riguardo ai servizi sanitari nei diversi paesi. Abbiamo bisogno di pazienti informati, in grado di beneficiare delle possibilità che sono loro offerte. Vorrei quindi concludere invitando gli onorevoli colleghi a un seminario, che si svolgerà il 15 giugno a Bruxelles, nell’ambito del quale presenteremo per la prima volta un confronto reale e corretto tra i sistemi sanitari europei dal punto di vista del paziente. Siete tutti caldamente invitati a partecipare.

 
  
MPphoto
 
 

  Othmar Karas (PPE-DE). (DE) Signor Presidente, a mio parere, oggi dobbiamo comunicare a chiare lettere ai cittadini europei che, sebbene ogni singolo punto dell’ottima relazione dell’onorevole Bowis esorti l’Europa a prendere l’iniziativa, ciò non può giustificare l’accusa di eccessiva regolamentazione che le viene mossa. Se sarà adottata, ogni singolo elemento richiesto e proposto nella relazione conferirebbe valore aggiunto alla partecipazione dei cittadini europei all’UE.

Permettetemi quindi di dire che la politica sociale e sanitaria, seconda solo alla politica in materia di crescita e occupazione, è quella per la quale i cambiamenti demografici rappresentano la sfida maggiore, non solo in considerazione dell’aumento dei costi in tale settore, ma anche per quanto riguarda la realizzazione delle nostre quattro libertà, l’espansione del mercato interno e la maggiore mobilità dei cittadini.

Tutti vogliamo la cittadinanza europea. I cittadini d’Europa hanno diritti fondamentali; l’assistenza e le cure mediche in caso di emergenza nell’Unione europea figurano tra tali diritti, che non possono essere limitati al paese di residenza. Come Comunità fondata sulla solidarietà, dobbiamo essere a disposizione gli uni degli altri, soprattutto quando abbiamo bisogno gli uni degli altri. Questo è il motivo per cui sono molto favorevole all’invito rivolto alla Commissione di presentare una proposta che esamini specificamente la questione della mobilità dei pazienti. Sono convinto che la mobilità dei pazienti non debba essere disciplinata dalla direttiva sui servizi e che i servizi sociali e sanitari debbano essere trattati separatamente, anziché gettati nello stesso calderone di tale direttiva. Non si tratta solo di non considerarli come una merce, ma anche di garantire qualità e definizioni chiare, adottare un quadro giuridico e precisare chi paga e chi riceve che cosa.

Ritengo che la relazione giunga al momento opportuno, perché tratta questioni che stiamo attualmente discutendo su molti piani diversi. Dovremmo usare la relazione come punto di partenza per un dibattito di ampio respiro sulla salute e le prestazioni sociali e per esaminare il modo in cui raggiungere un migliore equilibrio di competenze nazionali in relazione con la responsabilità europea.

 
  
MPphoto
 
 

  Markos Kyprianou, Membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare gli onorevoli deputati per questa discussione molto interessante. E’ stato anche utile esaminare il modo in cui possiamo proseguire i lavori.

Vorrei cominciare assicurando all’onorevole Doyle che condivido la sua preoccupazione per l’urgenza della questione. Mi preoccupo realmente di ogni singolo aspetto di questa problematica complessa, che definiamo mobilità dei pazienti, perché non si tratta solo di trasferire i pazienti da un paese a un altro. Gli onorevoli deputati hanno rilevato i problemi della mobilità professionale e degli oneri gravanti sui sistemi sanitari. Tuttavia, non possiamo fare tutto subito. Una complicazione è che la questione è in gran parte di competenza degli Stati membri. Le procedure dell’Unione sono più lente rispetto a quelle degli Stati membri, ma il coordinamento o qualsiasi altro metodo si scelga richiedono tempi ancora più lunghi.

Nondimeno, vi dirò che cosa intendo fare nel prossimo futuro. Tutto va fatto, ma è necessario stabilire le priorità. Alcuni aspetti sono più semplici o più urgenti. Il primo è stato menzionato da tutti: la certezza giuridica. Questo problema deve essere affrontato. Non prenderò posizione sulla direttiva sui servizi. Attendo la conclusione delle discussioni. Posso assicurarvi che, se infine si deciderà di non includere la salute nella direttiva sui servizi – parlo in senso ipotetico – presenteremo un’altra proposta.

(Intervento dell’onorevole Doyle: “Quando?”)

Non appena prenderete una decisione sulla direttiva sui servizi!

(Intervento dell’onorevole Doyle: “Il Commissario McCreevy ci ha detto che la salute non sarà inclusa...” (il resto è incomprensibile))

La decisione non è ancora definitiva, ma posso affermare che non perderemo tempo. Questa è la prima priorità.

Realizzeremo il nostro portale della salute entro la fine dell’anno. Il progetto procede rapidamente, come sapete, e la fornitura di informazioni sull’accesso ai servizi sanitari è un problema che riguarda gli Stati membri, ma in ogni caso le includeremo nel nostro portale della salute.

Intendo accelerare i progressi del gruppo di alto livello, in modo che possa affrontare le varie questioni su cui sta lavorando. Darò la priorità a un programma per la salute riguardante la raccolta di dati, la quale non sembra procedere nel modo auspicato, in quanto a causa di difetti del sistema non riceviamo le informazioni corrette. Potrebbe quindi procedere meglio di quanto si pensi. Darò dunque la priorità alla raccolta di informazioni.

I centri di riferimento sono molto importanti e sono inclusi nella relazione. Nel 2006 sarà lanciato almeno un progetto pilota. Tuttavia, incoraggiamo tali progetti anche negli Stati membri, perché sono necessari anche a livello nazionale.

La sicurezza dei pazienti è importante. La Presidenza del Lussemburgo e la Presidenza del Regno Unito le hanno dato priorità. Mi auguro che entro la fine della Presidenza britannica disporremo di conclusioni più concrete in materia.

Si è accennato all’uso delle tecnologie dell’informazione per agevolare i pagamenti, le registrazioni di dati, eccetera, e all’uso delle tecnologie dell’informazione per la salute online.

I diritti dei pazienti sono importanti. Sono fiero di dire che il paese che conosco meglio ha già adottato una legislazione in materia. E’ una questione di sussidiarietà, ma incoraggeremo gli Stati membri ad adottare una specie di carta dei diritti dei pazienti, che può essere vincolante o meno, a seconda dell’ordinamento giuridico di ciascuno Stato membro.

Infine, un altro progetto importante che sosterremo attraverso il nuovo programma per la salute – purché sopravviva al dibattito sulle prospettive finanziarie – sarà il finanziamento di un nuovo ambito di cooperazione in materia di salute tra gli Stati membri. Tale progetto fornirà risorse vitali a livello europeo per trasformare le discussioni sulla cooperazione in una realtà concreta, comprese le altre informazioni e i centri di riferimento di cui parlavo poc’anzi.

In conclusione, mi scuso ancora una volta per aver abusato del vostro tempo, ma vorrei ringraziare tutti i deputati per la discussione. Terrò il Parlamento informato sui progressi del gruppo di alto livello.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – Grazie, signor Commissario. Con questo si conclude la discussione.

La votazione si svolgerà mercoledì, alle 12.00.

 
Note legali - Informativa sulla privacy