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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 5 luglio 2005 - Strasburgo Edizione GU

26. Fondi strutturali
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:

– la relazione interlocutoria, presentata dall’onorevole Konstantinos Hatzidakis, a nome della commissione per lo sviluppo regionale, sulla proposta di regolamento del Consiglio recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione [COM(2004)04922004/0163(AVC)] (A6-0177/2005),

– la relazione interlocutoria, presentata dall’onorevole Alfonso Andria, a nome della commissione per lo sviluppo regionale, sulla proposta di regolamento del Consiglio che istituisce il Fondo di coesione [COM(2004)04942004/0166(AVC)] (A6-0178/2005),

– la relazione, presentata dall’onorevole Giovanni Claudio Fava, a nome della commissione per lo sviluppo regionale, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale [COM(2004)0495 – C6-0089/2004 – 2004/0167(COD)] (A6-0184/2005)

– la relazione, presentata dall’onorevole Jan Olbrycht, a nome della commissione per lo sviluppo regionale, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all’istituzione di un gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera (GECT) [COM(2004)0496 – C6-0091/2004 – 2004/0168(COD)] (A6-0206/2005),

– la relazione, presentata dall’onorevole José Albino Silva Peneda, a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo sociale europeo [COM(2004)0493 – C6-0090/2004 – 2004/0165(COD)] (A6-0216/2005)

– la relazione, presentata dall’onorevole David Casa, a nome della commissione per la pesca, sulla proposta di regolamento del Consiglio: Fondo europeo per la pesca [COM(2004)0497 – C6-0212/2004 – 2004/0169(CNS)] (A6-0217/2005)

 
  
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  Konstantinos Hatzidakis (PPE-DE), relatore. – (EL) Signor Presidente, ritengo che oggi, dopo il fallito accordo in seno al Consiglio sulle prospettive finanziarie e, ovviamente, anche sul quadro finanziario per la politica regionale per il periodo 2007-2013, il Parlamento stia trasmettendo ai cittadini e al Consiglio il chiaro messaggio che siamo qui, continuiamo a sostenere le politiche di coesione e lavoreremo a favore di un bilancio forte e in ogni caso adeguato per la politica regionale. In questo contesto, invitiamo il Consiglio a riesaminare immediatamente la questione e pervenire quanto prima a una decisione, almeno entro la fine del 2005, per far sì che gli Stati membri e le regioni dispongano di un periodo sufficiente per preparare i loro programmi ed evitare i problemi di ritardo che abbiamo avuto nel periodo di programmazione in corso per quanto riguarda la data d’inizio dei programmi.

Vorrei inoltre rilevare che il Parlamento insiste, anche nell’ambito della mia relazione, sulla posizione adottata nella relazione Béguin riguardo al finanziamento delle politiche di coesione. Sosteniamo un pacchetto dell’ordine dello 0,41 per cento del prodotto nazionale lordo degli Stati membri dell’Unione europea, che si traduce in 336 miliardi di euro per il periodo 2007-2013. Riteniamo che qualsiasi taglio della spesa per la politica regionale comprometterà la credibilità della politica stessa.

La mia relazione, nella versione approvata dalla commissione per lo sviluppo regionale, contiene anche altre importanti previsioni, che vorrei ricordare sia al Ministro britannico presente sia al Commissario.

Innanzi tutto, proponiamo di riutilizzare le risorse non spese a causa dell’applicazione rigida delle norme N+2 nel quadro della politica regionale. Proponiamo che tali risorse, anziché essere riversate nei contributi netti al bilancio europeo, siano riutilizzate dai paesi e dalle regioni della coesione i cui risultati dimostrino che sono in grado di utilizzare altre risorse.

In secondo luogo, chiediamo l’adozione di decisioni politiche, al fine di prevedere un indennizzo per le regioni e gli Stati membri che risentono maggiormente dell’applicazione rigida delle nuove regole proposte dalla Commissione europea riguardo alla ripartizione delle risorse. Riteniamo che il Consiglio debba prendere in considerazione questa proposta e immagino che lo farà, in quanto incide direttamente sull’equa ripartizione delle risorse. Non dobbiamo porre la matematica sopra tutto il resto.

Al tempo stesso, in questo quadro, sono stati presentati emendamenti sostenuti dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei per riservare un migliore trattamento alle regioni soggette all’effetto statistico. Proponiamo un sostegno iniziale dell’85 per cento che sarà poi ridotto al 60 per cento, cioè cifre molto più elevate rispetto a quelle previste dalla Commissione europea.

Per quanto riguarda le regioni soggette all’effetto naturale, cioè le regioni che non soddisfano più i criteri di ammissibilità per l’obiettivo di convergenza, ma che riceveranno un finanziamento transitorio a titolo dell’obiettivo di competitività e occupazione, proponiamo che tali regioni, se lo desiderano, siano ammesse a beneficiare delle stesse azioni e finanziamenti previsti per le regioni che rientrano nell’obiettivo di convergenza.

Chiediamo anche un trattamento più favorevole sia per queste regioni sia per le regioni soggette all’effetto statistico per quanto riguarda gli aiuti di Stato e gli incentivi all’investimento. Sosteniamo la creazione di una riserva comunitaria di qualità ed efficacia, che dovrebbe incentivare tutti gli Stati membri a migliorare le loro prestazioni e conseguire uno sviluppo reale. Attraverso la concorrenza otterremo risultati migliori sia per gli Stati membri sia per il bilancio comunitario.

Infine, la mia relazione prevede l’accessibilità per le persone disabili come condizione essenziale per beneficiare dell’intervento dei Fondi. Riteniamo che tutti i progetti che non sono accessibili ai nostri concittadini portatori di handicap non debbano essere finanziati a titolo dei Fondi strutturali e che il loro finanziamento debba essere sospeso. E’ il minimo che il Parlamento europeo possa fare.

(Applausi)

 
  
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  Alfonso Andria (ALDE), relatore. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione che presento oggi è stata caratterizzata, nella sua articolata fase di redazione, da un metodo di lavoro improntato al dialogo, anche al di là delle specifiche appartenenze politiche, e a un’intensa collaborazione, in primo luogo all’interno della commissione parlamentare per lo sviluppo regionale e successivamente presso il Comitato delle regioni con i rappresentanti del Consiglio e con le tante associazioni e organizzazioni non governative.

Ho ritenuto doveroso prestare particolare attenzione al contatto e allo scambio di opinioni con i colleghi deputati, con i relatori ombra per i gruppi politici e con i relatori per parere delle altre commissioni parlamentari, nonché con i colleghi del mio gruppo di appartenenza, vale a dire il gruppo ALDE.

Sin dal primo momento, ho molto apprezzato – e desidero ripeterlo pubblicamente in questa sede – la particolare attenzione del Commissario signora Danuta Hübner, la quale, nelle numerose occasioni di incontro e ancora fino a ieri sera, ha sempre manifestato grande disponibilità e apertura a recepire le istanze del Parlamento.

Del resto ho sempre guardato con grande interesse alla proposta originaria della Commissione relativa al regolamento per il Fondo di coesione, che oggi, alla stregua della crisi che ha investito l’Unione e al mancato accordo sulle Prospettive finanziarie, assume un’ulteriore valenza, poiché fornisce una risposta adeguata alle esigenze di un’Unione allargata, puntando alla coesione economica e sociale. Condivido pertanto gli auspici espressi dal collega Hatzidakis in ordine alla tempestiva risoluzione del problema delle Prospettive finanziarie entro la fine di quest’anno.

La politica regionale rappresenta il migliore strumento per avvicinare i cittadini all’Europa e per questo deve avere obiettivi ambiziosi ed essere dotata degli strumenti necessari per raggiungerli. Pertanto vorrei sottolineare l’importanza di aumentare la dotazione finanziaria del Fondo di coesione dai 18 miliardi di euro previsti per il periodo di programmazione 2000-2006 a 62,99 miliardi di euro, qualora si raggiungesse in sede di Consiglio un accordo sulla proposta approvata dal Parlamento l’8 giugno scorso.

Inoltre, l’ampliamento del campo di applicazione delle azioni del Fondo di coesione è conforme alle relative disposizioni del Trattato, è in linea con le priorità decise a Lisbona e si iscrive nella prospettiva di sviluppo sostenibile di Göteborg. Ciò permetterà di rispondere al grande fabbisogno di finanziamenti degli Stati membri beneficiari nei settori dell’ambiente, delle infrastrutture per i trasporti e dello sviluppo sostenibile.

Durante il lavoro che ho svolto in seno alla commissione per lo sviluppo regionale, ho cercato di effettuare alcune modifiche e di arricchire il testo della Commissione con una serie di elementi originali, quali l’introduzione di un premium system sotto forma di riserva comunitaria di qualità e di efficacia e il rafforzamento di scambi attraverso la valorizzazione delle best practices per le amministrazioni nazionali, regionali e locali.

Ho chiesto alla Commissione di elaborare un elenco di priorità indicative nella fase di programmazione, ai fini della qualità e dell’efficacia dei finanziamenti comunitari. Ho evidenziato il tema delle disabilità, chiedendo che sia inserito un esplicito riferimento ai disabili nell’articolo 2 del regolamento generale e che i progetti finanziati dal Fondo di coesione prevedano la possibilità di rimuovere barriere e ostacoli di ogni tipo. Ho anche dato spazio al grande tema dell’ambiente, chiedendo garanzie di maggiore coerenza tra i progetti finanziati a titolo del Fondo di coesione e quelli finanziati nell’ambito di altri programmi comunitari. Infine, ho fatto un riferimento marcato agli Stati insulari e periferici, invitando la Commissione a tenere conto dei loro svantaggi naturali e demografici.

Signor Presidente, con riferimento agli emendamenti presentati devo anche aggiungere che personalmente non ritengo possibile accogliere – e lo dico anche a nome del mio gruppo – tutto ciò che riguarda la questione della non applicazione della regola N+2 per il Fondo di coesione, ossia l’introduzione del disimpegno di ufficio.

La mia esperienza pregressa di amministratore locale mi ha insegnato che questa norma contribuisce efficacemente alla corretta e accurata preparazione dei progetti e alla gestione dei fondi. Auspico quindi che la Commissione consenta una maggiore flessibilità nell’applicazione e affronti il problema dell’IVA non rimborsabile affinché sia ammissibile al finanziamento dei fondi.

A tale riguardo esiste una posizione abbastanza precisa, che il Commissario Danuta Hübner ha voluto sollecitare ancora una volta ieri in commissione, affermando che rendere ammissibile l’IVA vorrebbe dire ridurre le risorse finanziarie disponibili per il resto della politica di coesione.

In commissione la mia relazione è stata approvata a larghissima maggioranza e auspico che possa avvenire altrettanto in Aula.

 
  
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  Giovanni Claudio Fava (PSE), relatore. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio anch’io la signora Commissario e gli altri relatori. Credo che abbiamo dato vita a un percorso di lavoro utile a tutti, anche in considerazione della qualità delle relazioni che stiamo presentando al voto in Aula.

Io mi occupo del Fondo europeo di sviluppo regionale, che è certamente il più importante dei Fondi strutturali per quantità di risorse. E’ stato istituito trent’anni fa e ha la funzione fondamentale di correggere gli squilibri regionali presenti in Europa. Si tratta di una funzione che viene fissata da un articolo del Trattato, che ci richiama alle esigenze e alle necessità di un’Europa fondata sulla solidarietà, sulla capacità di costruire pari opportunità e condizioni di equità, soprattutto adesso che ci troviamo di fronte alla sfida dell’allargamento.

I dieci nuovi Stati membri rappresentano una grande risorsa sul piano della qualità della politica, un grande passo in avanti della storia in Europa. Tuttavia, dobbiamo anche ricordare che si accentuano gli squilibri regionali. In questo momento, un terzo di tutte le risorse europee appartiene a un’area geografica che copre soltanto un decimo dell’Unione europea e abbiamo registrato un raddoppio del numero delle regioni ammissibili all’Obiettivo 1, vale a dire delle regioni con forti squilibri strutturali e forti difficoltà economiche.

Questa è dunque la funzione sostanziale di una politica di attenzione e di solidarietà. Se l’Unione fosse soltanto un’area di libero scambio, potremmo limitarci a ridistribuire i redditi tra le regioni più ricche e le regioni più povere. Al contrario – e per questo rivolgo il mio apprezzamento alla signora Commissario – disponiamo della scelta di un progetto politico, sociale ed economico che viene affidato ai Fondi strutturali, ovvero della scelta di un modello di sviluppo che serva nel suo complesso al processo di integrazione europea.

Si tratta di un modello di sviluppo che fa alcune scelte significative. Privilegia la scelta di campo che fu fatta a Göteborg e a Lisbona e dunque sceglie la via dell’economia della conoscenza, il sapere, l’innovazione, la ricerca scientifica, la formazione, intesa come un’opportunità permanente durante tutto l’arco della vita di uomini e donne, nonché la prevenzione dei rischi e lo sviluppo sostenibile. Si tratta di un progetto molto ambizioso che naturalmente ha un obiettivo trasversale, vale a dire la qualità della spesa.

Signor Presidente e signora Commissario, non abbiamo sempre speso tutto e, anche quando lo abbiamo fatto, non abbiamo sempre speso bene. Ci sono regioni – anche nel mio paese – che hanno ricevuto molte risorse ma che sono rimaste ferme agli indici di disagio che hanno conosciuto dieci, quindici o vent’anni fa per quanto riguarda i livelli di occupazione, la qualità e l’articolazione delle infrastrutture, la ricerca scientifica e i processi di innovazione.

E’ dunque chiaro che dobbiamo compiere un salto di qualità sul piano della congruità della spesa e affinché questo possa avvenire dobbiamo selezionare gli obiettivi stabilendo poche priorità. E’ per questo motivo che il nostro gruppo è contrario al desiderio, peraltro comprensibile ma non necessario, di allargare indiscriminatamente i campi di intervento di questo fondo strutturale.

Noi proponiamo un voto contrario ad alcuni emendamenti che vorrebbero sovrapporre troppi obiettivi e troppe priorità. Proponiamo di votare contro il comprensibile auspicio di alcuni colleghi di includere l’IVA tra le spese rimborsabili. Non vogliamo riaprire un dibattito che è stato ampiamente svolto in commissione, ma riteniamo che l’imposta sul valore aggiunto abbia determinato in passato, come è stato ricordato dal Consiglio, dalla Commissione e dalla Corte dei Conti, notevoli abusi quando si trattava di rimborsare una parte dell’IVA. In particolare riteniamo che tale inclusione creerebbe una sperequazione intollerabile tra paesi con aliquote IVA che variano tra l’1 e il 25 per cento.

Lo stesso riguarda la costruzione di nuovi alloggi. Abbiamo approvato un emendamento, che ci auguriamo sarà accolto dalla Commissione, relativo alla costruzione di alloggi sociali. Tuttavia, ritenere di poter investire i Fondi strutturali genericamente nell’edilizia abitativa vorrebbe dire sottrarre sostanzialmente risorse a tali fondi.

Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti. Abbiamo rafforzato il ruolo del partenariato, che noi consideriamo una grande scuola di civiltà e di pratica democratica. Abbiamo ottenuto che venga prestata una particolare attenzione anche alla lotta contro la criminalità organizzata e alla criminalità mafiosa, prevedendo la possibilità di utilizzare i Fondi strutturali anche per creare il know-how necessario per fare fronte alla pervasività della criminalità mafiosa. Abbiamo inoltre ottenuto che il principio della non discriminazione fosse un principio orizzontale. Nel merito il relatore presenta soltanto due emendamenti, che hanno il compito di portare a unità e coerenza l’intero testo.

Concludo ricordando, come faceva il collega Hatzidakis, che la qualità della nostra spesa è comunque subordinata all’esistenza di risorse sufficienti. Ecco perché credo che questo Parlamento debba fare in modo che non vengano sottratte risorse alla solidarietà, ovvero alla capacità di costruire un’Europa che viaggi ad una sola velocità. Non si tratta solo di un principio fissato nei Trattati, ma è il principio al quale noi dobbiamo affidare il futuro del processo dell’integrazione politica ed economica in Europa.

 
  
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  Jan Olbrycht (PPE-DE), relatore. – (PL) Signor Presidente, signor Commissario, signor Ministro Michael, vorrei fare alcune osservazioni sulla relazione. Cercherò di esprimermi in veste di relatore, e non come rappresentante del mio partito politico.

La cooperazione transfrontaliera è uno dei modi più ovvi ed efficaci di creare legami tra individui e promuovere buone relazioni tra comunità locali e regionali e interi paesi. La cooperazione transfrontaliera vanta già una ricca tradizione e ha ottenuto notevole successo nei numerosi anni in cui è stata realizzata. Sono anche state sviluppate diverse forme organizzative per tale cooperazione. L’Unione conosce i molteplici vantaggi che si possono trarre da questa forma di cooperazione internazionale e la sostiene quindi sia al suo interno, lungo le frontiere tra Stati membri e tra regioni situate a una certa distanza tra loro, sia lungo le frontiere esterne dell’Unione. A tal fine si utilizzano vari tipi di strumenti finanziari.

Nel periodo di programmazione in corso sono state attuate numerose misure a livello transfrontaliero, transnazionale e interregionale, per usare la terminologia dei programmi INTERREG IIIA, IIIB e IIIC. Il regolamento in esame è una nuova proposta legislativa, che può contribuire a lanciare molte forme di cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale e a semplificare l’attuazione di iniziative comuni e garantire un uso più efficace dei finanziamenti destinati a tale scopo.

Il nuovo regolamento offre alle autorità pubbliche a tutti i livelli l’opportunità di creare un nuovo strumento nel territorio di uno dei paesi interessati. Tale strumento sarà dotato di personalità giuridica nel paese in cui ha stabilito la propria sede e successivamente notificato a tutti gli Stati membri, alla Commissione europea e al Comitato delle regioni. Questa è la proposta contenuta nella mia relazione.

Le entità che costituiscono un gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera – nel testo originario si usa il termine “transfrontaliero”, ma nella mia relazione propongo di sostituirlo con l'aggettivo “territoriale” – potranno trasferire al gruppo determinati servizi pubblici, nonché affidargli alcuni loro compiti, come previsto nei regolamenti pertinenti. La creazione di tali strumenti è forse una delle prime proposte nella storia dell’Unione europea che prevede la costituzione di un’entità veramente europea e al tempo stesso dà impulso pratico all’attuazione del principio di sussidiarietà.

A mio parere, il Parlamento dovrebbe appoggiare questa idea, al fine di trasmettere un segnale molto chiaro e misurabile sul sostegno che esso accorda a tali azioni a livello locale, regionale e nazionale, nonché a livello interlocale e interregionale e tra i paesi impegnati nella costruzione di un’Unione coesa, e di rafforzare al tempo stesso il principio di sussidiarietà. Vale la pena di rilevare che, sebbene il regolamento non contenga alcuna decisione relativa agli aspetti finanziari, esso fa parte di un pacchetto riguardante la politica di coesione. Ciò è dovuto al fatto che si basa sulle disposizioni del Trattato relative alla creazione di strumenti volti a promuovere l’uso dei Fondi strutturali ed azioni specifiche al di fuori dei Fondi.

In veste di relatore, so che sono emerse molte questioni e perplessità nel corso dei lavori relativi a questo strumento. Ciò è normale in una situazione in cui si affronta un nuovo strumento che non è ancora stato messo alla prova e che non ha ancora alcun equivalente nelle forme giuridiche esistenti.

Ritengo tuttavia che in questo caso la procedura di codecisione renderà possibile raggiungere una posizione che darà impulso alle azioni transfrontaliere attualmente esistenti e ci permetterà di creare un notevole livello di valore aggiunto europeo.

(Applausi)

 
  
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  José Albino Silva Peneda (PPE-DE), relatore. – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, signor Ministro, il Fondo sociale europeo (FSE) ha una tradizione di oltre 40 anni. Inizialmente rappresentava uno strumento decisivo per lo sviluppo della formazione professionale e il reinsediamento di oltre 2 milioni di lavoratori che all’epoca erano impiegati in settori sottoposti a profonde ristrutturazioni.

In seguito all’adozione del primo programma di azione sociale e dell’Atto unico europeo, l’FSE ha cominciato a intervenire nei campi della protezione dell’occupazione, della partecipazione dei lavoratori, della parità di trattamento tra uomini e donne, della salute e sicurezza sul lavoro e della prevenzione dei fenomeni di dumping sociale. Successivamente, gli elementi più significativi nello sviluppo della politica sociale europea – e di conseguenza del Fondo sociale europeo – sono stati il Trattato di Maastricht, che ha enunciato come uno degli obiettivi dell’Unione europea la promozione di un elevato livello di occupazione, e i Trattati di Amsterdam e di Nizza.

Infine, lo sviluppo più recente è rappresentato dal Trattato costituzionale, che stabilisce come obiettivi dell’Unione la piena occupazione, il progresso sociale e la lotta all’esclusione. Alla luce di questa evoluzione, la Commissione ha presentato una proposta di revisione del regolamento relativo al Fondo sociale europeo, che si basa su tre punti: primo, la strategia di Lisbona; secondo, la necessità di semplificare i testi e le procedure; terzo, il legame tra l’FSE e la strategia europea per l’occupazione.

Esaminiamo il primo, la strategia di Lisbona. Per quanto riguarda la modernizzazione del modello sociale europeo, gli investimenti nelle risorse umane, la lotta all’esclusione sociale e una serie di azioni prioritarie, quali la creazione di uno spazio europeo di ricerca e di innovazione e gli investimenti nei sistemi di istruzione e formazione, al fine di rispondere alle esigenze della società della conoscenza e alla necessità di creare nuovi e migliori posti di lavoro, ritengo che il regolamento proposto sia uno strumento adeguato.

Per quanto riguarda la semplificazione dei testi e delle procedure, è vero che le proposte della Commissione esprimono già una chiara volontà di semplificazione in diversi settori, quali la programmazione, la gestione finanziaria e il cofinanziamento; è altrettanto vero, però, che sussistono ancora molti settori in cui è necessario compiere uno sforzo maggiore di semplificazione e di razionalizzazione. Quanto alla relazione tra il Fondo sociale europeo e la strategia europea per l’occupazione, in generale ritengo che la proposta di regolamento relativo al Fondo sociale europeo recepisca in modo positivo entrambi gli strumenti.

Vorrei ora esaminare i due emendamenti che ho proposto di introdurre nella proposta iniziale della Commissione. Il primo riguarda l’inclusione sociale. Ritengo che le questioni legate all’inclusione sociale non si possano risolvere unicamente nel quadro della politica per l’occupazione e il mercato del lavoro, in quanto esistono situazioni che impongono, a monte, un intervento di tipo più ampio e interdisciplinare. Per questo motivo, ho ritenuto che l’FSE dovesse essere più ambizioso e ho quindi proposto che l’azione del Fondo non si esaurisca alla sfera della strategia europea per l’occupazione, in quanto è dotata di un margine d’intervento più ampio. In altre parole, ho voluto evidenziare il contributo che può dare l’FSE a favore dell’inclusione sociale.

L’altro emendamento significativo alla proposta della Commissione ora all’esame dell’Assemblea riguarda la differenziazione originariamente prevista tra le azioni che si sarebbero potute realizzare a titolo del Fondo sociale europeo nelle regioni dell’obiettivo “Convergenza” e nelle regioni dell’obiettivo “Competitività”.

Ho sempre sostenuto che il Fondo sociale europeo deve avere il campo di applicazione più ampio possibile, perché è uno strumento volto ad aiutare le persone, indipendentemente dalle regioni in cui vivono. I contatti tra la Commissione e i gruppi politici interessati hanno permesso di pervenire a una soluzione di compromesso che garantisce la coerenza delle politiche e la concentrazione delle risorse nelle regioni con i maggiori problemi di sviluppo. Questa è la soluzione di compromesso che propongo ora all’Assemblea.

So che esistono punti di divergenza tra la Commissione e il Consiglio. Nella mia proposta, ho espresso posizioni chiare in proposito. Per esempio, condivido il parere della Commissione riguardo alla cooperazione transnazionale e all’innovazione e ho proposto che il finanziamento da parte degli Stati membri sia reso obbligatorio. Condivido la posizione adottata dalla Commissione anche riguardo al sostegno alle parti sociali e ho proposto di prevedere una distinzione tra parti sociali e organizzazioni non governative in merito a diversi aspetti di carattere normativo.

Infine, signor Presidente, vorrei dare risalto all’ottimo clima di cooperazione che si è instaurato tra la Commissione e i diversi gruppi politici interessati durante la stesura della relazione, una cooperazione e un impegno che hanno agevolato enormemente il mio lavoro. Rivolgo a tutti i miei sinceri ringraziamenti.

(Applausi)

 
  
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  David Casa (PPE-DE), relatore. – (MT) Un Fondo europeo per la pesca è uno strumento fondamentale per il settore della pesca per i prossimi anni. La grande importanza che questa industria riveste per l’Unione europea è universalmente riconosciuta. E’ un settore che garantisce il sostentamento di migliaia di famiglie, le quali di fatto dipendono da questa attività, che riveste enorme importanza nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea. Il Fondo europeo per la pesca è un progetto innovativo, che realizzerà l’obiettivo cruciale di riforma della politica comune della pesca, consentendo così di semplificare e decentrare il sistema di distribuzione dei fondi e permettendo all’Unione europea di rispondere alle sfide legate all’adesione di dieci nuovi Stati membri. Il Fondo comune per la pesca mantiene i principi fondamentali degli altri Fondi strutturali, cioè sussidiarietà, programmazione e sorveglianza pluriennali, partenariato e cofinanziamento. Un aspetto positivo riguarda il fatto che gli aiuti a titolo del Fondo europeo per la pesca proposto prevedono un’azione integrata a livello locale, incentrata su una strategia territoriale in materia, e l’analisi separata di ogni situazione locale. In primo luogo esso costituisce uno strumento finanziario che forma parte integrante della politica comune della pesca, allo scopo specifico di controllare la gestione delle risorse, contribuire a migliorare le strutture di produzione e creare condizioni favorevoli al loro sviluppo sostenibile.

In secondo luogo, esso rispetta i principi di coesione, consentendo un trattamento differenziato delle diverse regioni dell’Unione europea in funzione del loro livello di sviluppo e prosperità. La commissione per la pesca del Parlamento ha svolto ampie consultazioni. Abbiamo incontrato tutte le parti interessate del settore, abbiamo consultato i pescatori e i rappresentanti degli Stati membri, in quanto volevamo garantire che le esigenze del settore trovassero accurata espressione nella relazione.

Sebbene gli Stati membri abbiano accolto favorevolmente la creazione del Fondo europeo per la pesca, le cui finalità sono in linea con la riforma della politica della pesca, sono emerse alcune preoccupazioni per il fatto che il Fondo non affronta adeguatamente il rinnovo delle flotte. I rappresentanti hanno proposto di includere nel progetto di regolamento il rinnovo e l’ammodernamento delle flotte da pesca e al tempo stesso di tenere aperta la possibilità di nuove costruzioni che non comportino un aumento dello sforzo di pesca. E’ parere diffuso che la Commissione abbia dedicato un’attenzione eccessiva all’aspetto ambientale, ignorando i rischi che alcune misure potrebbero costituire per l’industria della pesca. Forse, con il contributo della ricerca scientifica, si potrà pervenire a un compromesso più costruttivo e bilanciato e raggiungere così un equilibrio tra la tutela delle risorse e l’efficienza socioeconomica del settore.

Ritengo che la relazione che voteremo domani tenga adeguatamente conto delle necessità di tutti i soggetti che operano nel settore. Intendiamo trasmettere un forte messaggio sia alla Commissione sia al settore e vogliamo che quest’ultimo rimanga sano e sostenibile nei prossimi anni. Considero fondamentale che vi sia accordo sui principi in base ai quali assegneremo i Fondi al settore della pesca. Purtroppo, la dotazione proposta per il Fondo europeo per la pesca è rimasta praticamente identica, cioè circa 5 miliardi di euro, anche se l’Unione europea ha dovuto aumentare la sua quota in quanto è ora composta da venticinque Stati membri anziché quindici. Ne consegue che, rispetto al passato, ogni paese riceverà una percentuale inferiore dei fondi. La tutela dell’ambiente è un aspetto che desta molte preoccupazioni e le precauzioni eccessive portano a una tutela eccessiva. Vale inoltre la pena di rilevare che sarà possibile beneficiare di assistenza tecnica a titolo del Fondo. Ci auguriamo che la relazione garantisca una maggiore flessibilità e al riguardo riconosciamo che i cittadini europei si attendono l’eliminazione degli oneri burocratici non necessari. Ritengo che questa fosse l’intenzione di tutti coloro che hanno partecipato alla stesura della relazione e abbiamo fatto tutto il possibile per eliminare tale fattore. Come ho già detto, abbiamo raggiunto un accordo sul rinnovo delle flotte, che è un aspetto molto importante, abbiamo raggiunto un accordo sull’ammodernamento delle flotte e sulla ristrutturazione delle flotte costiere; abbiamo bisogno di una flotta competitiva ed efficiente per il futuro, affinché il settore rimanga realmente sostenibile. Com’è stato ricordato, la commissione per la pesca ha già espresso vari pareri in materia e sono stati esaminati diversi aspetti della proposta, tra cui i problemi di sviluppo sostenibile, l’acquacoltura e le problematiche riguardanti la flotta e l’attuazione del Fondo. In veste di relatore, posso dire che sono soddisfatto del risultato finale. Ritengo che la relazione riunisca con successo gli aspetti più importanti e abbia inoltre sufficiente peso politico per permettere al settore della pesca di rimanere sano e sostenibile, sia in termini finanziari che sotto il profilo ambientale.

Concluderò rammentando all’Assemblea che il calendario è stato dimezzato al fine di riuscire a esaminare tutti gli elementi entro oggi e, se non fosse stato per il contributo del coordinatore e consulente del mio gruppo e di diverse altre persone, soprattutto i rappresentanti della Commissione e il mio staff personale, non credo che saremmo riusciti a concludere il lavoro. Ringrazio tutti per la collaborazione.

 
  
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  Alun Michael, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Signor Presidente, sono lieto di partecipare a questa importantissima discussione sul futuro dei Fondi strutturali e di coesione, perché il pacchetto della Commissione europea, comprendente cinque progetti di regolamenti, riveste grande significato. Essi stabiliranno un quadro esauriente per l’attuazione della politica regionale dell’Unione europea per l’intero periodo di sette anni coperto dalle prospettive finanziarie. E’ molto importante che il Consiglio e il Parlamento europeo lavorino in stretta cooperazione per ottenere un risultato positivo.

La commissione per lo sviluppo regionale ha elaborato ottime relazioni sui progetti di regolamenti. Sebbene esistano divergenze di opinione tra il Consiglio e il Parlamento su alcuni aspetti, abbiamo molti obiettivi e preoccupazioni comuni. Vorrei ringraziare gli onorevoli Hatzidakis, Andria, Fava, Olbrycht e Silva Peneda per l’arduo lavoro svolto e per le utili osservazioni con cui hanno aperto la discussione oggi pomeriggio.

Devo segnalare all’onorevole Hatzidakis che oggi intervengo a nome della Presidenza e sottolineo la necessità di accordo. Dico questo perché l’onorevole deputato si è riferito a me come ministro del Regno Unito. Oggi non stiamo discutendo il livello del bilancio, anche se i sostenitori di una dotazione finanziaria più disciplinata ritengono che essa accrescerebbe la credibilità dell’Unione e favorirebbe un migliore indirizzamento delle risorse là dove sono più necessarie. Tuttavia, è merito di tutti, in particolare del Parlamento, se gli aspetti concreti dei regolamenti proposti dalla Commissione sono discussi e sviluppati parallelamente alla discussione sul bilancio. So dalle riunioni svolte che il Commissario Hübner ha una visione molto pratica di queste problematiche e sono impaziente di ascoltare il suo intervento e quello del Commissario Špidla.

Non sto ignorando la relazione dell’onorevole Casa. So che il Parlamento esaminerà anche il progetto di regolamento relativo al Fondo europeo per la pesca in questa discussione. In qualità di ministro britannico responsabile della politica regionale, non posso fare commenti su questo importante dossier, ma mi impegno a riferire le vostre osservazioni al mio collega, Ben Bradshaw, ministro della Pesca del Regno Unito, che sarà in Parlamento la prossima settimana per discutere questa materia di grande rilevanza.

Vorrei sottolineare l’importanza attribuita dalla Presidenza britannica alla necessità di compiere progressi in questo importantissimo settore strategico. Riconosciamo che ciò richiede una cooperazione efficace con il Parlamento europeo. Molti progressi sono già stati compiuti durante le Presidenze dei Paesi Bassi e del Lussemburgo, ma molto resta da fare. Anche quando il Consiglio e il Parlamento avranno raggiunto l’accordo sui regolamenti, la Commissione e gli Stati membri dovranno condurre importanti discussioni bilaterali prima che si possa lanciare il nuovo ciclo di programmi e prima di poter distribuire i fondi, fondi estremamente necessari per contribuire a rigenerare le economie delle regioni più povere dell’Unione; da qui il nostro desiderio di compiere rapidi progressi durante la nostra Presidenza.

Tuttavia, come ho riconosciuto, questi negoziati sono strettamente legati alle discussioni più generali sul futuro finanziamento dell’Unione. I Fondi strutturali costituiscono il più vasto settore di spesa dell’Unione europea dopo l’agricoltura e rappresentano circa il 30 per cento del bilancio comunitario totale. Dobbiamo raggiungere l’accordo sul bilancio comunitario prima di poter finalizzare questi regolamenti.

Condividiamo le preoccupazioni del Parlamento europeo e di molti Stati membri – in particolare quelli di recente adesione – in merito a eventuali ritardi nel raggiungere un accordo sul bilancio e all’importanza di assicurare l’avvio tempestivo del nuovo ciclo di programmazione nel quadro dei Fondi strutturali.

Come vi ha detto il Primo Ministro Tony Blair meno di due settimane fa, riconosciamo pienamente l’importanza di raggiungere un accordo sul bilancio e intendiamo compiere quanti più progressi possibile durante la nostra Presidenza. Tuttavia, deve essere l’accordo giusto: un accordo che metta l’Unione in condizione di affrontare con efficacia le sfide del XXI secolo, che tenga conto del dibattito più generale sulla direzione futura dell’Unione e che soddisfi le esigenze dei nuovi Stati membri, al fine di garantire che l’allargamento dell’Unione continui a essere un successo.

Oltre alla questione del finanziamento, vi sono diverse altre questioni importanti da risolvere per quanto riguarda il trattamento della spesa a titolo dei Fondi strutturali e l’attuazione dei programmi. Discutiamo queste problematiche in seno al Consiglio dal settembre scorso e abbiamo compiuto buoni progressi. Il nostro obiettivo durante la Presidenza britannica è raggiungere quanto prima possibile un consenso sulle questioni tecniche in sospeso nei regolamenti, in modo da poter ultimare rapidamente l’intero pacchetto, una volta noto il risultato dei negoziati sul futuro quadro finanziario.

Questo è il motivo per cui sono molto lieto che svolgiate oggi questa importante discussione e che presto voterete le cinque relazioni. Ciò permetterà al Consiglio di avere una chiara comprensione dei pareri del Parlamento, che saranno molto importanti per la costruzione di un consenso tra le nostre due Istituzioni. Li esamineremo con grande attenzione in seno al Consiglio nell’ottica di raggiungere al più presto un accordo politico. Ascolterò con grande interesse il resto della discussione odierna.

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, attraverso numerose sedute plenarie come questa e il lavoro instancabile delle sue commissioni, il Parlamento ha sempre svolto un ruolo decisivo nello sviluppo della politica di coesione europea. La Commissione apprezza la lungimiranza con cui avete contribuito alla nascita e allo sviluppo di una politica che, al di là dei suoi obiettivi economici, crea un legame sicuro tra l’Unione europea e i suoi cittadini. Questa discussione, in cui stiamo esaminando il futuro a medio termine della politica, è solo l’esempio più recente di tali sforzi.

Nell’esprimere il riconoscimento del vostro ruolo e la gratitudine della Commissione, vorrei, a un livello più personale, ringraziare i quattro relatori – onorevoli Hatzidakis, Fava, Andria e Olbrycht – per l’eccellente qualità delle loro relazioni. Ringrazio anche l’onorevole Galeote Quecedo, che ha guidato il lavoro della commissione per lo sviluppo regionale con grande efficienza. Insieme hanno preparato il terreno affinché oggi si potesse tenere una proficua discussione. Nel rispondere ora agli emendamenti da voi proposti, mi auguro di saper essere altrettanto chiara e convincente delle relazioni.

Come ho detto, stiamo discutendo il futuro della politica di coesione fino al 2013. Negli anni tra il 2007 e il 2013 la politica di coesione potrà fare affidamento sui risultati attuali, ma dobbiamo guardare avanti e compiere progressi. Possiamo ottenere un dividendo di crescita coinvolgendo maggiormente le regioni nella nostra modernizzazione economica e sociale. Questa è la posta in gioco nelle attuali discussioni sulla politica di coesione. La Commissione e il Parlamento comprendono il vantaggio di avere le regioni e le città dalla loro parte; si possono solo trarre benefici dal rafforzamento del loro ruolo di soggetti chiave nelle strategie di Lisbona e Göteborg. Alla luce di questi obiettivi generali, vorrei illustrare la risposta della Commissione agli emendamenti proposti, una risposta ispirata dai nostri obiettivi comuni. La Commissione è grata per il vostro sostegno su molti aspetti fondamentali. Ne elencherò alcuni.

Abbiamo una visione comune dell’architettura della politica, fondata sugli obiettivi della competitività regionale e dell’occupazione, della cooperazione regionale in varie forme e naturalmente della convergenza. E’ essenziale rilanciare la crescita delle regioni più povere e colmare il divario di ricchezza che le separa dal resto dell’Unione. A tal fine, la politica di coesione dell’Unione deve svolgere un ruolo di primo piano nel migliorare la crescita di produttività globale nell’insieme dell’Unione.

Abbiamo una visione comune della necessità imperativa di concentrare i finanziamenti nelle regioni più povere. Condivido pienamente il vostro parere che i quadri di riferimento strategici nazionali debbano essere oggetto dell’accordo tra gli Stati membri e la Commissione. Tale accordo deve costituire la base per la decisione finale della Commissione, conformemente all’articolo 26 del progetto di regolamento generale.

Abbiamo anche una visione comune del ruolo essenziale della politica di coesione nella promozione di un’economia moderna basata sulla conoscenza. Questo è il motivo per cui è importante che il Consiglio adotti orientamenti strategici per l’Unione nel suo insieme e per cui proponiamo che gli Stati membri elaborino strategie nazionali per la realizzazione di questi obiettivi. La relazione in esame sostiene questo parere. Tuttavia, devo dire all’Assemblea che la battaglia non è ancora vinta. Vi sono ancora alcuni passi da compiere per trasformare questa parte della proposta della Commissione e i pareri del Consiglio europeo in una realtà politica.

La Commissione e il Parlamento concordano anche sull’importanza della coesione territoriale, in altre parole comprendono entrambi che si può favorire la modernizzazione economica prestando particolare attenzione a determinate regioni europee.

L’attuale iniziativa URBAN, che è stata aggiunta alla politica di coesione su insistenza dell’Assemblea, è un grande successo e la Commissione intende valorizzarla assegnando una collocazione speciale non solo alle città, ma anche alle zone rurali. Abbiamo proposto un programma speciale per le regioni più remote e siamo lieti di avere il vostro sostegno.

Questi sono alcuni aspetti sui quali le risoluzioni all’esame del Parlamento esprimono fermo sostegno per le proposte della Commissione. Altre proposte avanzate dai relatori saranno accolte dalla Commissione. Forse posso fornire un paio di esempi. La vostra risoluzione propone di rafforzare la politica di coesione migliorando la cooperazione tra le operazioni cofinanziate dal FESR e altre politiche comunitarie. Condivido pienamente il vostro parere e mi sto adoperando a tal fine. Tuttavia, dobbiamo tutti comprendere che il perseguimento di questo obiettivo e la necessità di concentrare le nostre scarse risorse finanziarie significano che alcune tipologie di progetti non possono più figurare tra le nostre priorità.

Proponete anche di mantenere un potenziale specifico per la cooperazione interregionale nel quadro dell’obiettivo della cooperazione territoriale europea. La Commissione è d’accordo. Avete proposto di aumentare l’interoperabilità tra il FESR e l’FSE dal 5 al 10 per cento. Ciò offre maggiore flessibilità ai responsabili dei programmi regionali e nazionali e in alcuni casi garantisce uno stretto legame tra investimenti e formazione.

La Commissione lo considera un elemento molto utile e accoglie la proposta. Nel caso specifico della relazione dell’onorevole Olbrycht sul gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera, sono lieta di potervi dire che la Commissione accoglie la maggioranza degli emendamenti del Parlamento. Il più importante è la proposta di sottoporre la registrazione dei gruppi europei alle norme e ai regolamenti applicabili alle associazioni nazionali.

L’esame degli emendamenti che la Commissione non può accogliere è sempre una questione un po’ più delicata. Farò riferimento a un paio di casi e mi auguro che le spiegazioni che fornirò riguardo ai motivi sottesi all’impostazione della Commissione convincano l’Assemblea. Ho già parlato della necessità di concentrare la politica di coesione sulla modernizzazione economica. Ho anche detto che ciò riveste particolare importanza per l’obiettivo di competitività regionale e occupazione. In questo ramo della politica, le risorse finanziarie sono particolarmente limitate e, inoltre, dobbiamo essere in grado di dimostrare il valore aggiunto per la situazione economica generale.

Alla luce di queste considerazioni, mi preoccupano gli emendamenti che mirano ad ampliare il campo di applicazione della politica, soprattutto l’obiettivo di competitività regionale. Comprendo il motivo per cui gli onorevoli deputati possono reputare necessario prevedere una certa apertura qui e là, ma vorrei chiedervi di riconoscere che, se non usiamo molta prudenza, la politica perderà la sua capacità di affrontare i problemi e i settori prioritari. Dobbiamo trovare il giusto equilibrio. Per esempio, non credo sia opportuno ampliare il campo di applicazione della politica in generale per comprendere gli aiuti operativi o mitigare le condizioni relative all’acquisto di terreni. Ciò non è dovuto a mancanza di sensibilità; è il riconoscimento della necessità impellente di concentrare la politica sulle sfide principali.

In questo contesto, vorrei accennare a due aspetti specifici: l’IVA e gli alloggi. Le discussioni sull’IVA e sugli alloggi derivano da uno sforzo della Commissione volto a semplificare la regolamentazione elencando chiaramente le voci di spesa che non possono beneficiare di finanziamenti.

Riguardo all’IVA, le discussioni in seno al Consiglio e gli emendamenti presentati dall’Assemblea dimostrano che questa parte della proposta della Commissione crea alcuni problemi, soprattutto nei nuovi Stati membri. Vogliamo evitare una situazione in cui i cofinanziamenti nel quadro del FESR finiscano direttamente nei bilanci nazionali, cofinanziando i pagamenti dell’IVA. Questa posizione, ne sono certa, è condivisa dall’Assemblea. Al tempo stesso, mi avete segnalato alcuni problemi: il costo per alcuni beneficiari, per esempio le organizzazioni del volontariato e le autorità locali, in quanto l’IVA che sono tenuti a pagare non è rimborsabile. Nelle prossime settimane la Commissione rifletterà quindi sulla sua proposta, al fine di trovare una soluzione alle vostre preoccupazioni.

Lo stesso vale per gli alloggi, anche se la soluzione forse non richiede una modifica della proposta della Commissione. Anche in questo caso, la Commissione non ritiene che le spese relative agli alloggi debbano essere ammesse a beneficiare di cofinanziamenti nel quadro della politica di coesione. Non si tratta di un cambiamento rispetto alla prassi precedente. E’ solo una precisazione. Risulta chiaro oggi, dagli emendamenti proposti dall’Assemblea e dalle discussioni svoltesi in seno al Consiglio, che quella che è stata intesa come una precisazione potrebbe creare confusione e complicare la vita ai responsabili dei programmi. La via d’uscita sembra essere l’adozione di una dichiarazione comune con il Consiglio che specifichi i tipi di investimenti associati agli alloggi ammessi a beneficiare di cofinanziamenti nel quadro del FESR. In tal modo chiariremmo, per esempio, che gli investimenti volti a migliorare l’efficienza energetica degli alloggi possono beneficiare di cofinanziamenti, così come gli investimenti volti a migliorare l’ambiente circostante gli alloggi sociali.

Un altro ambito in cui l’Assemblea ha presentato emendamenti riguarda la norma sul disimpegno automatico, la cosiddetta norma N+2, che sarà applicabile al Fondo di coesione dopo il 2007, in quanto la Commissione propone di passare dal metodo attuale basato sui progetti al metodo basato sui programmi.

Questa è la disciplina su cui s’incentrano gli attuali risultati di alta qualità dei programmi strategici ufficiali, e sta producendo effetti positivi sul terreno. Serve come forte incentivo per una rapida ed efficiente attuazione dei programmi. Riconosciamo tuttavia che l’applicazione di questa norma al Fondo di coesione può creare difficoltà, soprattutto nei nuovi Stati membri, in quanto il Fondo si concentra principalmente sui grandi progetti infrastrutturali, in cui il ciclo di investimento e le procedure per gli appalti pubblici sono notevolmente più lunghi e complessi. Non sottovalutiamo questi problemi. Per questo motivo, lavoriamo con la Presidenza e gli Stati membri al fine di conciliare la necessità di disciplina e di buona gestione finanziaria con la natura specifica del Fondo di coesione.

La Commissione non può accogliere alcune proposte dell’Assemblea che mirano a modificare le condizioni di attuazione della politica. In questo contesto, dobbiamo ovviamente ricordare l’importanza di conseguire una sana gestione finanziaria, il che ci porta a mantenere la chiarezza e operare una chiara distinzione tra il regolamento generale e i regolamenti relativi al FESR. Dobbiamo ricordare l’importanza della gestione decentrata e il ruolo delle regioni e degli Stati membri nella definizione delle strategie di sviluppo. Dobbiamo anche garantire che i nuovi regolamenti possano essere chiaramente compresi e applicati dai responsabili dei programmi e che non contengano messaggi politici o dichiarazioni d’intenti. Su queste basi, la Commissione non può accogliere alcuni emendamenti.

Conoscete bene le difficili condizioni in cui si sta svolgendo il dibattito sul futuro quadro finanziario. La Commissione ha bisogno del vostro pieno sostegno affinché entro il 2007 si possa attuare una politica di coesione ambiziosa che permetta di conseguire gli obiettivi di Lisbona e di Göteborg.

Adottando le vostre relazioni, trasmetterete un chiaro segnale al Consiglio della determinazione con cui intendete rispondere a questa importante sfida. Scegliendo di discutere ora la sua posizione sulla futura configurazione della politica di coesione, il Parlamento trasmette il messaggio che non abbiamo tempo da perdere. State esprimendo la volontà di garantire un futuro a medio termine per la politica di coesione entro la fine dell’anno. Avete il sostegno della Commissione. Stiamo facendo tutto il possibile per assicurare che le necessarie decisioni siano prese quanto prima possibile durante la Presidenza britannica, affinché i nuovi programmi degli Stati membri e delle regioni nel quadro della politica di coesione siano pronti a entrare in funzione all’inizio del 2007.

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Onorevoli deputati, vorrei innanzi tutto ringraziare il relatore, onorevole Silva Peneda, e tutti coloro che lo hanno assistito, per l’ottimo lavoro svolto.

Il sostegno del Parlamento è stato assolutamente cruciale per la formulazione di un obiettivo comune che consiste nello stabilire una base giuridica che permetterà al Fondo sociale europeo di promuovere la creazione di nuovi e migliori posti di lavoro.

Le proposte della Commissione sulla riforma dei Fondi strutturali in generale, e del Fondo sociale europeo in particolare, si basano su alcuni principi fondamentali. Le risorse saranno indirizzate verso le principali priorità dell’Unione e le regioni che più ne hanno bisogno. Sarà fornito sostegno a favore della strategia europea per l’occupazione, affinché il Fondo sociale europeo possa contribuire direttamente alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona, nonché a favore di singoli individui e gruppi svantaggiati.

Nell’attuazione del Fondo sociale europeo, la Commissione continuerà ad accordare la priorità a tutti i gruppi che hanno problemi a trovare o mantenere un impiego, a prescindere dalle cause di tali problemi. Uno degli obiettivi perseguiti dalla Commissione nella sua proposta è ottenere la maggiore partecipazione possibile di tutti i soggetti che svolgono un ruolo nell’attuazione del Fondo sociale europeo. Le parti sociali devono avere una posizione di primo piano nel futuro Fondo sociale europeo, in quanto svolgono un ruolo fondamentale nell’attuazione delle politiche occupazionali e negli interventi dell’FSE.

La Commissione condivide il parere del Parlamento secondo cui le ONG devono essere maggiormente coinvolte nella politica di coesione ed è per questo motivo che abbiamo rafforzato i principi di partenariato. I progetti di regolamenti affermano già che le ONG saranno consultate per quanto riguarda la programmazione, l’attuazione e il controllo delle misure adottate nel quadro del Fondo sociale europeo. La Commissione sottolinea che le ONG devono avere accesso alle attività finanziate a titolo del Fondo sociale europeo, in particolare nel caso delle organizzazioni che operano nel campo dell’inclusione sociale e della lotta contro la discriminazione.

L’impegno dedicato dai relatori all’elaborazione dei testi in esame ci aiuterà senza dubbio a definire un accordo in maniera più efficace e a migliorare la versione definitiva della proposta. Vorrei ringraziare tutti i relatori per il lavoro svolto.

 
  
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  Joe Borg, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto congratularmi con il relatore, onorevole Casa, per l’ottima relazione e ringraziare la commissione per la pesca e il suo presidente per il prezioso contributo apportato alla discussione sul Fondo europeo per la pesca. Ho molto apprezzato il considerevole lavoro svolto per riuscire a presentare il parere del Parlamento in tempo utile, così come la partecipazione attiva degli Stati membri e del settore della pesca al dibattito in corso.

Insieme con i servizi della Commissione, io stesso ho visitato vari Stati membri per raccogliere i pareri delle amministrazioni e del settore. Nonostante il gran numero di emendamenti presentati, ritengo che in sostanza le vostre posizioni siano vicine alle nostre e mi compiaccio del generoso sostegno che avete accordato alla nostra proposta. Ciò significa che riteniamo entrambi che il nuovo Fondo debba servire ad attuare la PCP e mirare a conseguire lo sviluppo sostenibile dei settori della pesca e dell’acquacoltura nella Comunità.

Non condivido il parere del relatore che il Fondo dedichi un’attenzione eccessiva alla dimensione ambientale. Esso mira a conseguire la sostenibilità a lungo termine della pesca nell’interesse dei pescatori stessi, sostenibilità in tutti i sensi: economica, sociale e ambientale.

Vorrei ora spendere un paio di parole sullo stato attuale della proposta. Come sapete, il Consiglio si è riunito il 20 e 21 giugno per discuterla, dopo aver svolto un lavoro considerevole a livello tecnico. Sotto la guida della Presidenza, siamo riusciti a compiere progressi verso un ampio consenso con gli Stati membri, pur tenendo conto del lavoro in corso in sede di commissione per la pesca.

Per menzionare solo tre ambiti in cui abbiamo risposto alle vostre preoccupazioni, vi segnalo l’estensione degli aiuti alle imprese di medie dimensioni che operano nei settori della trasformazione e commercializzazione dei prodotti dell’acquacoltura, l’inclusione di nuove disposizioni a favore delle attività di pesca su piccola scala e dei giovani pescatori, e la maggiore flessibilità dei criteri di selezione per le regioni dedite alle attività di pesca in cui si possono attuare strategie di sviluppo locale.

Tuttavia, le discussioni in seno al Consiglio non si sono concluse il 21 giugno. Gli Stati membri hanno ancora pareri divergenti sugli aiuti a favore di nuove costruzioni e della modernizzazione della flotta e alcuni di essi chiedono la reintegrazione degli aiuti per la costruzione di pescherecci.

Ho espresso la mia posizione in seno al Consiglio, e vorrei ribadirla oggi in Aula. Non sono disposto a riaprire il dibattito sugli aiuti a favore della costruzione di pescherecci, che sono stati gradualmente soppressi nell’ambito della riforma della politica comune della pesca. In un contesto di capacità eccessiva e di pesca eccessiva, intervenire in tal senso indebolirebbe la nostra ferma intenzione di conseguire una pesca sostenibile e il nostro impegno a livello internazionale di non finanziare alcun aumento di capacità della flotta. Non solo dobbiamo impegnarci a non aumentare la nostra capacità, dobbiamo anche ridurla per garantire una pesca sostenibile.

Per quanto riguarda il sostegno per la modernizzazione della flotta, la Commissione è disposta ad accogliere alcune modifiche proposte dalla commissione per la pesca. In primo luogo, precisando che saranno disponibili aiuti per modernizzare le imbarcazioni sottocoperta allo scopo di migliorare la sicurezza, le condizioni di lavoro, l’igiene e la qualità del prodotto, purché non si aumenti la capacità. In secondo luogo, rendendo le misure legate alla sicurezza espressamente ammesse a beneficiare del Fondo europeo per la pesca.

Per molti versi, le discussioni in seno al Consiglio rispecchiano gli argomenti espressi dal Parlamento europeo riguardo alla ristrutturazione delle attività di pesca costiera su piccola scala. Sono convinto che l’attenzione specifica alle attività di pesca su piccola scala sia giustificata dall’importante ruolo che esse svolgono nel tessuto economico e sociale delle comunità di pescatori, dalla loro dimensione territoriale e dal fatto che sono spesso esposte alla concorrenza di altri segmenti della flotta.

Siamo quindi disposti a includere nei finanziamenti la sostituzione dei motori di piccoli pescherecci, a condizione che non comporti un aumento della capacità e che le risorse ittiche siano sfruttate in modo sostenibile. Ciò si potrà attuare, in particolare, nel quadro dei piani di gestione costiera mirati allo sviluppo sostenibile della pesca a favore delle comunità locali.

Sono certo che la discussione odierna contribuirà a migliorare ulteriormente il contenuto della proposta relativa al Fondo europeo per la pesca. Proseguiremo i lavori con il Consiglio per perfezionarne l’adozione in tempo utile e mi impegno a informare il Consiglio delle vostre preoccupazioni irrisolte in seguito alla discussione odierna.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. COCILOVO
Vicepresidente

 
  
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  Nathalie Griesbeck (ALDE), relatore per parere della commissione per i bilanci. – (FR) Signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto rilevare che intervengo in qualità di relatrice per parere della commissione per i bilanci sui Fondi strutturali. Nel tempo a mia disposizione, vi è così tanto da dire che ho deciso di scegliere alcuni punti che, nell’ortodossia di bilancio dell’Assemblea, si applicano a tutti i pareri e riguardano tutte le diverse relazioni interessate, sia quella dell’onorevole Andria sul Fondo di coesione, sia quelle concernenti il FESR, l’FSE e il Fondo europeo per la pesca, sia il parere generale dell’onorevole Hatzidakis sul regolamento recante disposizioni generali. Ringrazio inoltre tutti i colleghi per l’enorme lavoro svolto.

Le sfide cui deve rispondere l’Europa sono, oggi più che mai, d’importanza vitale per lo sviluppo della competitività futura dell’Unione europea, per la quale i Fondi strutturali costituiscono non solo gli strumenti finanziari indispensabili ma anche, nell’attuale Europa a 25 in cui viviamo e che costruiamo, in questa Europa allargata, la punta di lancia degli obiettivi di bilancio dell’Unione e il vettore essenziale per le nostre ambizioni per l’Europa.

Non tornerò sul notevole lavoro svolto dalla commissione per i bilanci, né su quello realizzato dalla commissione temporanea del Parlamento sulle prospettive finanziarie. Nella situazione di crisi senza precedenti in cui si trova l’Europa, l’Assemblea ha assunto le proprie responsabilità adottando, a giugno, la relazione Böge sui mezzi finanziari dell’Unione allargata nel periodo 2007-2013. E’ vero che, durante la discussione preparatoria sui Fondi strutturali, condotta sulla base della proposta della Commissione articolata intorno ai tre obiettivi di convergenza, competitività regionale e occupazione e cooperazione territoriale europea, non avevamo indicazioni precise riguardo alle dotazioni di bilancio.

Oggi la situazione rimane complessa, per non dire grottesca, secondo i termini adoperati da alcuni nostri concittadini: siamo chiamati a esprimerci sui Fondi strutturali pur continuando a ignorare gli importi delle loro dotazioni definitive se – come mi auguro assieme alla grande maggioranza dei colleghi – riusciremo a raggiungere un rapido accordo sulle prospettive finanziarie. Riguardo a due o tre aspetti fondamentali, vorrei quindi limitarmi a evidenziare alcuni principi, basati sul buon senso e su una semplice ortodossia di bilancio, che permetteranno di far valere le prerogative del Parlamento europeo in quanto autorità di bilancio.

Il primo aspetto è che, una volta approvate le prospettive finanziarie, la Commissione confermerà innanzi tutto gli importi indicati nella proposta di regolamento oppure, se sarà opportuno e necessario, sottoporrà gli importi modificati all’approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio per garantire che rispettino i massimali fissati, come ricorda continuamente la commissione per i bilanci.

Il secondo aspetto, già rilevato in numerose occasioni, dibattuto a lungo e regolarmente sottolineato in sede di commissione per i bilanci del Parlamento, è ricordare i risultati positivi dell’applicazione della norma N+2 e proporne il mantenimento come regola di principio.

Il regolamento recante disposizioni generali e il regolamento relativo al Fondo di coesione prevedono l’applicazione della norma N+2 al Fondo di coesione. Vorrei ricordare che tale regola ha lo scopo di incoraggiare gli Stati membri beneficiari a utilizzare rapidamente i fondi impegnati, obbligandoli a ricorrere a una certa disciplina nella preparazione e nella gestione finanziaria dei progetti.

Tuttavia, coscienti delle difficoltà potenziali dei nuovi Stati membri a utilizzare rapidamente i Fondi strutturali, noi, in particolare il relatore Andria, abbiamo raggiunto, con grandi difficoltà e dopo lunghe discussioni, un compromesso in base al quale la regola N+2 sia mitigata in risposta alle richieste dei nostri nuovi colleghi, prevedendo un grado di flessibilità che permetta l’avvio e l’esecuzione rapidi dei progetti. Il termine previsto dalla regola N+2 decorrerà dal primo giorno di attuazione del programma, anziché dal primo giorno di programmazione della Commissione, il che permette di disporre della flessibilità necessaria per conseguire i nostri obiettivi.

Infine, non intendo riprendere la questione dell’IVA non rimborsabile, sulla quale sosteniamo pienamente la posizione del Commissario Hübner. Per concludere, la commissione per i bilanci farà in modo che siano difese le diverse posizioni da essa espresse e adottate dal Parlamento. Essa è naturalmente pronta a cominciare senza indugio i negoziati con il Consiglio e la Commissione sulle prospettive finanziarie, riguardo alle quali conferma il suo fermo impegno, ritenendo che, contrariamente alle dichiarazioni del ministro degli Esteri britannico Jack Straw, riportate su Le Figaro del 30 giugno, sarebbe estremamente grave non riuscire a raggiungere un accordo entro la fine dell’anno. Dobbiamo essere consapevoli che, se tarderemo a raggiungere un accordo, il ritardo nell’attuazione delle politiche avrà gravi conseguenze economiche e sociali per i nostri concittadini europei. Nondimeno, è essenziale essere chiari su un punto: il Parlamento non accetterà un cattivo accordo e non esiteremo a dire no.

 
  
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  Tadeusz Zwiefka (PPE-DE), relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali.(PL) Signor Presidente, siamo pienamente consapevoli del fatto che il numero di obiettivi che ci poniamo e le esigenze cui dobbiamo rispondere superano di gran lunga i fondi a nostra disposizione. E’ quindi ovvio che tali fondi debbano essere programmati e utilizzati nel miglior modo possibile. Questo è l’obiettivo sotteso agli emendamenti che sono stati presentati alle prossime prospettive finanziarie.

E’ tuttavia difficile comprendere il motivo per cui alcuni principi che si sono dimostrati validi e hanno funzionato bene finora siano stati abbandonati. Mi riferisco, in particolare, al metodo plurifondo, che permette di combinare nel modo più efficace possibile i Fondi necessari per attuare una singola misura a livello di Stato membro, in altre parole di utilizzare i fondi nel modo considerato idoneo dal paese in questione. Questo metodo sarà ora cambiato, limitando il tasso per i finanziamenti incrociati al 5 per cento. Perché cambiare una norma che funziona bene e per la quale sono già disponibili gli strumenti amministrativi e il personale ha già ricevuto una formazione? Perché cambiare una norma che prevede una maggiore libertà decisionale nella pianificazione operativa e nelle misure di attuazione?

Un’altra questione che vorrei sollevare riguarda i finanziamenti per gli alloggi. Sono ovviamente d’accordo sulle modifiche proposte dalla Commissione, nel senso che i finanziamenti per gli alloggi non sono ammissibili in quanto tali, e sono lieto che il Commissario Hübner abbia spiegato che le spese per gli alloggi volte a garantire risparmi energetici e la protezione dell’ambiente sono ammesse a beneficiare di finanziamenti.

Tuttavia, poiché provengo da un nuovo Stato membro, la Polonia, vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che gli alloggi sociali nei paesi dell’ex blocco comunista consistono principalmente in condomini prefabbricati, che non garantiscono più il rispetto dell’ambiente e in molti casi sono pericolanti.

Varrebbe quindi la pena di valutare la possibilità di finanziare la ristrutturazione di tali edifici nel quadro del Fondo di coesione, in quanto è impossibile ricostruire da zero l’intero numero di alloggi necessari.

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE-DE), relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.(PL) Signor Presidente, accolgo con favore il fatto che, nonostante la situazione di crisi costituzionale e di bilancio in cui si trova l’Unione europea, si discuta la natura degli strumenti fondamentali della solidarietà europea, cioè i Fondi strutturali, il Fondo di coesione e il Fondo sociale.

E’ stata la solidarietà a gettare le fondamenta del progetto europeo ed è grazie a una politica di solidarietà che gli Stati fondatori si sono integrati così rapidamente con i paesi più poveri del nostro continente. Poiché siamo riuniti a Strasburgo, vale la pena di rilevare che molti anni fa, grazie al piano Marshall, le economie dell’Europa occidentale sono rinate dalle rovine della guerra, compresa l’economia tedesca, che è ora la più forte in Europa. Sono stati i governi comunisti dell’Europa centrale a rifiutare il piano Marshall e a condannare così i loro popoli a decenni di arretratezza in termini di sviluppo.

Come ha sottolineato il Primo Ministro Juncker nel suo discorso di commiato, la politica di solidarietà è la politica più importante dell’Europa unita. Purtroppo, tale politica non ha trovato collocazione adeguata nel discorso altrimenti eccellente del Primo Ministro britannico, Tony Blair. E’ un vero peccato. I nuovi Stati membri dell’Unione sono disposti ad attuare riforme e introdurre cambiamenti. Attuiamo riforme ormai da 15 anni e non ci spaventiamo facilmente di fronte alla necessità di affrontare nuove sfide. Questi nuovi Stati membri possono quindi agire come alleati naturali di Londra nel suo desiderio di costruire un’Unione europea moderna e prospera, che si sviluppi rapidamente e si liberi di timori e preoccupazioni.

Non conseguiremo tale risultato se non continueremo a perseguire una politica di coesione, solidarietà e sostegno ai paesi e alle regioni povere, in quanto è questo l’aspetto più importante della politica dell’Unione. I nuovi settori che favoriscono uno sviluppo equilibrato, per esempio l’efficienza energetica, le energie rinnovabili, la raccolta di biossido di carbonio e i trasporti pubblici rispettosi dell’ambiente, devono essere ammessi a beneficiare dei finanziamenti. Anche la gestione delle reti idriche deve essere finanziata nel quadro del Fondo di coesione, in particolare i programmi di prevenzione delle inondazioni e la rete Natura 2000.

Propongo inoltre di mantenere gli attuali principi che disciplinano l’ammissibilità dell’IVA ai finanziamenti a titolo del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo di coesione. Ciò riveste importanza cruciale in termini di esperienza nel beneficiare di finanziamenti a titolo dei Fondi strutturali.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE), relatore per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza dei sessi. – (EL) Signor Presidente, quando parliamo di acquis communautaire dobbiamo anche includervi il contributo del Parlamento europeo, cioè l’esperienza e l’apporto eccezionale e costruttivo di eurodeputati come l’onorevole Hatzidakis, il quale, non solo con questa relazione sulla proposta di regolamento recante disposizioni generali per i Fondi strutturali europei, sulla quale siamo chiamati a votare, ma anche con il lavoro svolto in precedenza sulla terza relazione sulla coesione economica e sociale e con il documento di lavoro dello scorso dicembre, ha contribuito a salvaguardare e rafforzare la coesione economica e sociale e ora chiede anche un riferimento specifico alla coesione territoriale dell’Unione europea.

Le raccomandazioni formulate nella proposta di risoluzione e le proposte specifiche di cambiamenti o aggiunte alla proposta della Commissione permetteranno, mi auguro, di formulare una posizione politicamente accettabile anche per il Consiglio per la preparazione di un bilancio affidabile per il periodo 2007-2013. Accogliamo con favore la proposta del relatore di un modello di sviluppo sostenibile policentrico e bilanciato su scala europea, con lo sviluppo equilibrato delle regioni rientranti nell’obiettivo di convergenza e nell’obiettivo di competitività e occupazione e con una cooperazione europea flessibile.

In veste di relatrice per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza dei sessi, rilevo con soddisfazione che sono state incluse nella relazione alcune raccomandazioni specifiche, quali l’estensione del principio di uguaglianza tra uomini e donne, al fine di assicurare l’assenza di qualsiasi forma di discriminazione. A ciò si aggiunge la richiesta di valutare i progressi compiuti nel promuovere la parità tra uomini e donne e l’inclusione sociale. Si propone inoltre di rendere l’accessibilità per i disabili una condizione essenziale per beneficiare dei fondi.

Vorremmo anche evidenziare la proposta del relatore di calcolare il tasso di cofinanziamento in modo da non pregiudicare la partecipazione delle organizzazioni non governative e delle organizzazioni senza fini di lucro alle attività dei Fondi strutturali.

Per quanto riguarda il Fondo sociale europeo, mi congratulo con il relatore, onorevole Peneda, per la sua disponibilità a cooperare affinché le proposte concernenti il nuovo regolamento relativo a tale Fondo si dimostrino efficaci, soprattutto per gli uomini e le donne europee, garantendo la flessibilità dei criteri di ammissibilità delle regioni interessate agli obiettivi di convergenza e di competitività.

Rileviamo con soddisfazione che la proposta dell’onorevole Peneda dà risalto all’abolizione delle discriminazioni e all’integrazione della parità tra uomini e donne in tutte le politiche, tramite azioni speciali destinate ad accrescere la partecipazione sostenibile delle donne e promuovere la loro formazione e carriera professionale, conformemente a quanto previsto dalla strategia di Lisbona.

Rileviamo la scarsa presenza di misure volte a pubblicizzare le attività finanziate nella proposta di regolamento relativo al Fondo sociale europeo; tali misure sono necessarie per garantire alle parti interessate un semplice e rapido accesso alle informazioni.

 
  
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  Josu Ortuondo Larrea (ALDE), relatore per parere della commissione per i trasporti e il turismo. – (ES) Signor Presidente, il primo elemento proposto in sede di commissione per i trasporti e il turismo è che gli aiuti a titolo del Fondo di coesione comprendano non solo i progetti relativi alle reti transeuropee di trasporto definite nella decisione del 1996, cioè quelli approvati dal Consiglio di Essen, ma anche tutti quelli identificati dal gruppo di alto livello, il gruppo Van Miert, che riguardano anche i nuovi Stati membri, le autostrade del mare e il progetto GALILEO e sono tutti inclusi nella nostra decisione del 2004.

Inoltre, per quanto riguarda gli altri ambiti verso cui si dovrebbero indirizzare gli aiuti a titolo del Fondo di coesione, raccomandiamo che si considerino anche i tratti equivalenti ad autostrade o strade statali che collegano le reti transeuropee e si includano il materiale ferroviario rotabile e i mezzi di trasporto collettivo, nonché l’infrastruttura viaria per il trasporto su autocarro e autobus.

Infine, a nostro parere il regolamento in esame oggi non dovrebbe impedire al Consiglio di estendere l’applicazione del Fondo di coesione, su base annualmente decrescente nel periodo 2007-2013, agli Stati membri la cui ricchezza superi il 90 per cento della media europea, non perché abbiano conseguito uno sviluppo positivo nella loro crescita economica, ma a causa del semplice effetto statistico dovuto all’incorporazione nell’Unione di nuovi Stati membri con un PIL inferiore alla media. Non farlo equivarrebbe a ingannare noi stessi.

 
  
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  Roselyne Bachelot-Narquin (PPE-DE), relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. – (FR) Signor Presidente, il parere sul Fondo di sviluppo regionale, che ho presentato alla commissione per l’occupazione e gli affari sociali, è stato adottato all’unanimità su tre priorità: la realizzazione degli obiettivi di Lisbona, una politica di occupazione piena e sostenibile e una politica ambiziosa per le persone disabili. Il dossier va ben oltre gli aspetti sociali, comprende le priorità comunitarie e, con tutta probabilità, diventerà la principale politica dell’Unione, davanti alla politica agricola comune, in tre ambiti: solidarietà, efficacia e giustizia.

Solidarietà nei confronti dei nuovi Stati membri, ma a determinate condizioni. Il rispetto delle regole di concorrenza del mercato interno. Solidarietà non significa lassismo. Concordo quindi con i colleghi, come il relatore, onorevole Fava, che propongono di non includere l’IVA nelle spese rimborsabili e di non riassegnare le risorse soggette a disimpegno automatico a causa della regola N+2. Queste politiche devono essere ottimizzate. Finora si è seguita la logica del consumo, che conferisce crediti a progetti facili a scapito di progetti di rilievo strutturale. Questa deriva è deplorevole e potrebbe essere amplificata dalla riserva di qualità ed efficacia. Dobbiamo concentrare la nostra attenzione su un numero limitato di tematiche. Solidarietà ed efficacia: efficacia significa perseguire gli obiettivi dell’agenda di Lisbona e investire nella ricerca e nello sviluppo dell’occupazione.

Solidarietà, efficacia e giustizia: questa politica deve rimanere una politica comunitaria destinata a tutti i paesi dell’Unione. Ringrazio il Commissario Danuta Hübner che ha espresso il suo accordo in proposito durante la sua visita alla mia regione, i paesi della Loira, giovedì scorso. L’incertezza sulle prospettive finanziarie, come ha potuto vedere, signor Ministro Michael, non ci ha impedito di esprimerci sulle spese e sui cambiamenti strutturali. La presidenza britannica potrebbe ritrovarsi nella stessa situazione.

Infine, vorrei esprimere la speranza, senza dubbio condivisa dal relatore, onorevole Fava, che su queste relazioni si raggiunga un consenso analogo a quello ottenuto sulla relazione Böge. Gli argomenti delle due relazioni sono collegati. Il Parlamento adempirà la sua missione con efficacia ancora maggiore se la posizione del Consiglio non si allontanerà troppo da quanto abbiamo definito. In questo periodo difficile, è importante che il Parlamento europeo mantenga la rotta della serietà e dell’ambizione comunitarie.

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE-DE), relatore per parere della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia. – (NL) Signor Presidente, oggi è una giornata storica per l’Assemblea e ci vede procedere lungo la strada della coesione e della solidarietà in Europa, con gratitudine verso i relatori per la loro lungimiranza.

Nella discussione odierna, vorrei limitarmi ai nuovi obiettivi 2 e 3, che promuovono la concorrenza, l’innovazione e la cooperazione interregionale in Europa e, secondo le proposte della Commissione, rappresentano un pacchetto totale di circa 40 miliardi di euro, il che dimostra anche che tali obiettivi contribuiscono in modo determinante alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona. Nelle delibere di ieri in sede di commissione, il Commissario Hübner ha giustamente parlato di “lisbonizzazione” dei Fondi strutturali.

In seno alla commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, ho chiesto in via prioritaria di aumentare il cofinanziamento privato in ogni emendamento. Attraverso l’innovazione, l’industria agisce come forza trainante, mentre Lisbona determina il corso. Il governo offre l’uno per cento, l’industria il 2 per cento.

In secondo luogo, i Fondi strutturali devono essere specificamente legati all’obiettivo 2 nel bilancio per la ricerca e lo sviluppo. Le possibilità di accelerazione mediante l’innovazione aperta, la ricerca e le conoscenze in materia di produzione intensiva vanno di pari passo. Anche le proposte del Commissario Verheugen per il CIP (programma quadro per la competitività e l’innovazione) vanno in questa direzione.

In terzo luogo, le PMI devono avere più possibilità di attingere direttamente da questi fondi e le informazioni pubbliche devono essere messe a loro disposizione con maggiore rapidità, per esempio tramite vaucher di conoscenza.

In quarto luogo, si deve elaborare una quarta disposizione relativa all’accesso ai fondi per tutte le regioni frontaliere. I fondi devono rimanere a disposizione a tal fine. Dopo tutto, Lisbona non si ferma alla frontiera.

Infine, la “lisbonizzazione” è appena cominciata e la concorrenza a livello mondiale sta diventando sempre più spietata. Come olandese, devo concludere che non vi è stato alcun dibattito, o solo un dibattito parziale, sulla nuova agenda per i Fondi strutturali e dobbiamo quindi alzare il livello di qualche gradino. Fuori vi è il Tour de France, ma questo è un tour de force. Nel prossimo dibattito che terremo con il Consiglio in seno al Parlamento sui criteri relativi al FESR, per esempio, ritengo che dovremo studiare il modo di rafforzare specificamente l’obiettivo di Lisbona.

 
  
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  Gábor Harangozó (PSE), relatore per parere della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. – (EN) Signor Presidente, le discussioni sui Fondi strutturali e sul Fondo di coesione presentano una serie di questioni molto delicate, dalle quali emergono conflitti di opinione che vanno al di là dei gruppi politici. La maggioranza dei gruppi politici è divisa sulle questioni della regola N+2, dell’IVA e dei partenariati pubblico-privato.

Dobbiamo garantire che i beneficiari più poveri possano accedere ai fondi. E’ importante che l’obiettivo di semplificare i regolamenti non ostacoli i tentativi dei beneficiari più poveri di presentare domanda per i fondi. Per quanto riguarda le norme sull’IVA e sui PPP, le relazioni, nella loro versione attuale, avrebbero conseguenze terribili per le autorità locali che intendano presentare domanda per i fondi. Tali norme comportano costi supplementari che i beneficiari più poveri non saranno in grado di sostenere.

Non stiamo chiedendo più fondi. Al contrario, chiediamo solo che in questo ambito si mantenga il regolamento attuale. E’ semplicemente ingiusto cambiare le regole del gioco ora che dieci nuovi Stati membri con un più basso livello di sviluppo socioeconomico hanno aderito all’Unione. Questa non è una lotta tra vecchi e nuovi Stati membri, o almeno non dovrebbe esserlo.

Vi esorto quindi a ricordare i principi stessi delle politiche strutturali e di coesione. Queste politiche sono state concepite per aiutare i più poveri e non per creare ulteriori difficoltà ai beneficiari. Riconosciamo tutti che attualmente l’Unione sta affrontando una grave crisi. Dobbiamo riflettere seriamente sul messaggio che trasmetterà il Parlamento in questo momento critico. Vi esorto quindi, nel nome della solidarietà nei confronti dei più poveri, a sostenere gli emendamenti presentati riguardo alla regola N+2, all’IVA e ai PPP.

 
  
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  Marta Vincenzi (PSE), relatrice per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, contribuire alla correzione degli squilibri territoriali è un obiettivo di straordinario interesse e concretezza in questa fase difficile per l’Europa, a patto di offrire ai cittadini un progetto chiaro e comprensibile.

Il relatore per il Fondo europeo di sviluppo regionale, l’onorevole Fava, ha svolto un ottimo lavoro in questa direzione, accogliendo i contributi delle altre commissioni consultate per parere e definendo, a valle di una dimensione finanziaria che non deve essere diminuita, un’ipotesi credibile di riduzione delle disparità.

Una parte essenziale di questa riduzione è rappresentata dall’integrazione di genere. Il fatto che nella proposta iniziale della Commissione mancasse un riferimento esplicito al mainstreaming quale valore aggiunto per consentire il riequilibrio regionale rappresenta un preoccupante passo indietro.

Esprimo quindi soddisfazione, anche a nome della commissione per le pari opportunità, per come la relazione ha saputo reintegrare questo aspetto e chiedo all’Aula di votare a favore. Chiedo inoltre alla Commissione e al rappresentante del Consiglio di non considerare negoziabile il superamento dello squilibrio nella rappresentanza dei sessi, anche in quegli organismi di gestione, sorveglianza e controllo dei Fondi strutturali che gli Stati membri dovranno creare.

 
  
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  Elisabeth Schroedter (Verts/ALE), relatore per parere della commissione per lo sviluppo regionale. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, non credo di esagerare se descrivo la politica strutturale europea come il cuore dell’UE o se ne paragono i relativi tagli a un rischioso intervento al cuore che può essere fatale o lasciare il paziente disabile ed è quindi preferibile evitarlo.

Vorrei ricordare alla Presidenza britannica una cosa nota a tutti, cioè che un corpo senza cuore è morto. Mettete le mani sulla politica strutturale e metterete a rischio la Comunità. Vorrei chiedere ancora una volta a tutti i presenti in Aula di organizzare i Fondi strutturali europei in modo che svolgano nel corpo un ruolo altrettanto fondamentale del cuore: il corpo è sano se tutte le sue parti sono sane, se vivono in solidarietà l’una con l’altra, sono eque l’una con l’altra e non usano le risorse disponibili per competere l’una con l’altra fino a distruggersi a vicenda.

A tal fine, tuttavia, le risorse devono essere usate in modo sostenibile, efficiente e dal basso verso l’alto, per permettere ai più deboli di rafforzarsi e dare una risposta adeguata ai problemi di sviluppo. L’Assemblea ha prodotto una proposta sostanzialmente migliore di quella della Commissione per quanto riguarda il modo di conseguire tale risultato con i nuovi Fondi strutturali. E’ della massima importanza che in tutti i progetti si presti particolare attenzione al livello locale, quale beneficiario del sostegno, come livello di programmazione e quale parte interessata.

Vorrei quindi sottolineare ancora una volta l’importanza che rivestono i Fondi strutturali quando si devono affrontare i problemi. Sia nei piccoli centri urbani sia nei quartieri degradati delle grandi città, essi rendono l’Europa visibile e concreta per gli abitanti ed è per questo che sono indispensabili per l’integrazione europea. Ciò è ancor più evidente nel caso del Fondo sociale europeo, trasformato dai miglioramenti sostanziali del Parlamento in un “fondo per la povera gente”, che entra in azione a favore delle persone a rischio di esclusione, fornisce sostegno a chi ne ha bisogno e ispirazione là dove occorre essere innovativi nella creazione di posti di lavoro.

Vorrei rispondere a ciò che ha affermato la Presidenza del Consiglio, rilevando ancora una volta che è possibile creare posti di lavoro anche nelle regioni che sono già considerate una causa persa. Gli emendamenti dell’Assemblea rendono l’FSE uno strumento straordinario a tal fine. E’ il concetto diametralmente opposto dell’idea che solo attraverso investimenti su vasta scala sia possibile promuovere la concorrenza e creare posti di lavoro. Esso interviene là dove sussiste una necessità di conoscenze e potenziale di innovazione a livello regionale e, poiché questi fattori sono presenti nelle regioni problematiche, è proprio lì che può dare risultati positivi.

Vorrei ribadire che la Commissione non ha fatto nulla per confermare la sua affermazione secondo cui l’iniziativa EQUAL deve essere totalmente assorbita nell’FSE. Gli emendamenti del Parlamento sono quindi particolarmente importanti, quale mezzo per assicurare che l’intero metodo sia adottato in modo innovativo.

Vorrei concludere spendendo un paio di parole sul principio di partenariato. Il tentativo del Consiglio di abbandonarlo è un assalto frontale alla natura democratica dei Fondi strutturali, perché è il controllo da parte della società a garantire che i fondi non siano sperperati e siano realmente utilizzati là dove sono necessari. Di conseguenza, è essenziale porre un maggiore accento sul principio di partenariato nei Fondi strutturali. Sosteniamo la proposta della Commissione a favore della partecipazione dei partner che rappresentano gruppi che solo ora sono infine riconosciuti in conformità della clausola antidiscriminazione del Trattato. Tuttavia, tali gruppi non possiedono il know-how necessario per fornire stime e pareri come partner di pari livello. Non consideriamo saggio, e lo dico rivolgendomi di nuovo alla Commissione, apporre l’integrazione della dimensione di genere a tali gruppi.

Permettetemi di ribadire che i Fondi strutturali europei possono avere successo solo se e quando terranno debitamente conto del principio di sostenibilità.

 
  
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  Jim Higgins (PPE-DE), relatore per parere della commissione per lo sviluppo regionale. – (EN) Signor Presidente, tutti gli obiettivi del Fondo europeo per la pesca sono lodevoli e chiari: in primo luogo, adeguamento dello sforzo di pesca e maggiore protezione per l’ambiente marino; in secondo luogo, trasformazione e commercializzazione dei prodotti dell’acquacoltura, in terzo luogo, promozione degli interessi collettivi, quali misure intese a proteggere le acque, la fauna acquatica, i porti di pesca e lo sviluppo di nuovi mercati; in quarto luogo, sviluppo sostenibile delle zone di pesca costiere. Esistono tuttavia diversi problemi reali. Innanzi tutto, sebbene la dotazione di 4 963 milioni di euro sembri cospicua, essa rappresenta un aumento di soli 0,7 miliardi di euro rispetto al bilancio precedente, per il periodo settennale 2007-2013. Inoltre, abbiamo dieci nuovi Stati membri, quindi non vi è alcun aumento reale.

In secondo luogo, sono deluso poiché un emendamento adottato dalla commissione per lo sviluppo regionale, che prevede di destinare il 25 per cento del contributo finanziario della Comunità all’asse 4, sviluppo sostenibile delle zone di pesca costiere, è stato ignorato nella relazione.

Si tratta di zone a rischio. Le statistiche sono allarmanti: si perdono mediamente 8 000 posti di lavoro all’anno nella pesca diretta. Le zone di pesca costiere sono le più periferiche e sono a rischio. E’ necessario affiancare la politica della pesca alla politica regionale, e vi sono scarsi riferimenti a questo aspetto nella relazione.

Diversi emendamenti del relatore propongono di concedere aiuti per la sostituzione dei pescherecci, il rinnovo e la modernizzazione della flotta da pesca, ma non è stato previsto alcun limite percentuale a tal fine. Se prendiamo questa direzione, gran parte dei fondi sarà assorbita e gli obiettivi prioritari del Fondo non saranno realizzati. Dovrebbe essere responsabilità degli Stati membri, previa approvazione dell’UE, sostenere l’acquisto, la modernizzazione, il rinnovo e la sostituzione di pescherecci, fatte salve le norme dell’Unione. E’ necessario proteggere e migliorare le risorse ittiche. Come ha affermato il Commissario, l’accento va posto sulla sostenibilità: proteggere l’ambiente acquatico e proteggere le comunità di pescatori la cui esistenza è a rischio.

Infine, dobbiamo permettere alle comunità dedite alla pesca di diversificare le loro attività.

 
  
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  Gerardo Galeote Quecedo, a nome del gruppo PPE-DE. – (ES) Signor Presidente, vorrei cominciare congratulandomi con i relatori, in particolare gli onorevoli Hatzidakis, Fava e Andria, dei quali abbiamo potuto seguire i lavori da vicino in seno alla commissione per lo sviluppo regionale, competente per il merito. Hanno fornito un magnifico esempio di impegno, disponibilità e volontà di giungere a un accordo. Vorrei congratularmi anche con il Commissario Danuta Hübner, perché il suo impegno a far sì che il nostro lavoro legislativo procedesse ci ha aiutato a superare lo sconforto provocato dal fallimento dell’ultimo Consiglio.

Mi auguro che il Consiglio interpreti correttamente il voto dell’Assemblea di domani, considerandolo come una prova della determinazione del Parlamento a far sì che la politica di coesione continui a essere un pilastro essenziale dell’integrazione europea. Vorrei richiamare l’attenzione della Presidenza britannica su questo aspetto, perché alcuni potrebbero avere l’impressione che lanciando dibattiti molto generali – della cui importanza peraltro nessuno dubita – si potrebbe finire per non giungere ad alcuna conclusione. E’ superfluo ricordare che abbiamo già superato i termini per consentire alla Commissione di elaborare i programmi di attuazione dei Fondi entro gennaio 2007. Se dovessimo aspettare la primavera dell’anno prossimo perché il Consiglio raggiunga un accordo, la Commissione non potrebbe procedere ai primi pagamenti fino al 2009, il che sarebbe tragico per la politica di coesione in generale e soprattutto per i nuovi Stati membri, nei confronti dei quali il Regno Unito ha sempre espresso sostegno.

Ritengo che i contributi del Parlamento europeo siano accettabili, in particolare i compromessi raggiunti su questioni estremamente delicate, quali la regola N+2, l’IVA e l’effetto statistico.

Signor Presidente, le tre Istituzioni hanno la responsabilità di affrontare i negoziati nei prossimi mesi con la ferma volontà di raggiungere un accordo, perché non possiamo né dobbiamo permetterci un altro fallimento.

 
  
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  Constanze Angela Krehl, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei cominciare il mio intervento in questa discussione congiunta sulla politica strutturale e di coesione ringraziando i colleghi, soprattutto i relatori e i relatori ombra, in particolare l’onorevole Hutchinson, relatore ombra per la relazione Hatzidakis, che oggi non può essere presente in Aula – con suo enorme dispiacere – in quanto partecipa alla missione di osservazione elettorale in Burundi.

In sede di commissione abbiamo esaminato centinaia di emendamenti per trovare compromessi che a mio parere costituiscono un contributo molto positivo in risposta alle proposte della Commissione. Sosteniamo con vigore l’impostazione generale volta a semplificare le politiche strutturali e di coesione e a renderle meno burocratiche. E’ stato posto un accento ancora maggiore sugli aspetti rilevanti per il nostro gruppo, tra cui il rafforzamento del principio di partenariato e della dimensione urbana delle politiche strutturali e di coesione, prevedendo, tra l’altro, la possibilità di finanziare la costruzione di alloggi sociali nell’ambito di progetti volti a migliorare l’ambiente. La commissione ha anche convenuto che i partenariati pubblico-privato potrebbero rappresentare un’opzione valida e ha deciso di adottare un approccio comune per affrontare la situazione delle regioni soggette all’effetto statistico. La commissione nel suo insieme ha ritenuto importante, in uno spirito di solidarietà, elaborare le politiche a favore delle persone nelle regioni più povere e svantaggiate dell’Unione europea allargata.

Per il nostro gruppo è stato difficile discutere della questione del rimborso dell’IVA nel quadro dei Fondi regionali. La maggioranza è del parere che la politica strutturale europea debba essere usata per gli investimenti nelle regioni e non per finanziare l’erario, ma siamo consapevoli dei problemi cui devono far fronte i comuni, in particolare nei nuovi Stati membri, e abbiamo quindi proposto un emendamento di compromesso alla relazione Hatzidakis, che dovrebbe permettere di risolvere tali problemi negli Stati membri in questione. Sarei molto lieta se questo emendamento di compromesso fosse sostenuto dalla maggioranza dell’Assemblea ed esorto i colleghi ad approvarlo.

Ultimo punto, ma non per questo meno importante, vorrei esortare la Presidenza del Consiglio ad adottare le prospettive finanziarie con il minimo ritardo possibile e a destinare finanziamenti adeguati a quella che considero la politica di maggior successo dell’Unione europea. Persino i regolamenti migliori sono inutili senza le risorse necessarie.

Vorrei chiederle, signor Ministro Michael, di trasmettere al Primo Ministro Blair il messaggio che anche nel vostro paese esistono esempi straordinari degli effetti positivi che può produrre la politica strutturale europea, e vogliamo che continuino a operare anche dopo il 1° gennaio 2007.

(Applausi)

 
  
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  Jean Marie Beaupuy, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, come i colleghi che mi hanno preceduto, vorrei innanzi tutto, a titolo personale e a nome del gruppo ALDE, congratularmi con i relatori e ringraziarli per l’ottimo lavoro svolto. Hanno infatti lavorato con la determinazione tipica del loro carattere, ma è stata la loro flessibilità, la loro capacità di ascolto, a permetterci di raggiungere un certo consenso generale.

In qualità di coordinatore del gruppo ALDE, vorrei evidenziare quattro punti. In primo luogo, l’architettura generale dei Fondi strutturali garantisce una complementarità e una coerenza tra i Fondi stessi che meritano di essere valorizzate nelle comunicazioni con la popolazione. I Fondi strutturali non sono elementi astratti. Sono Fondi che permettono di migliorare le condizioni di vita dei nostri concittadini a livello quotidiano. Occorre quindi prevedere una comunicazione specifica in questi termini.

Su questo primo punto concreto vorrei parlare di solidarietà, come hanno già fatto alcuni colleghi. Non si tratta solo di parole. L’Unione europea, in questo ambito preciso, non si accontenta delle belle parole, ma indica cifre, le quali sono estremamente eloquenti, perché circa l’80 per cento dei Fondi strutturali, secondo gli orientamenti di bilancio, sarà destinato all’obiettivo di convergenza. Signor Ministro Michael, lei ha detto che i Fondi strutturali al momento rappresentano la seconda voce di spesa dell’Unione europea, dopo la politica agricola comune. Nei prossimi anni, probabilmente diventeranno la prima voce di spesa.

Per quanto riguarda la solidarietà, vorrei sottolineare che i 25 Stati membri hanno deciso tutti insieme – e il Parlamento lo confermerà – che destineremo più dell’80 per cento dei fondi di questa principale voce di bilancio del Parlamento alla solidarietà nei confronti dei dieci nuovi Stati membri. Si tratta di una prova tangibile, concreta, in moneta sonante, della nostra solidarietà verso i nuovi Stati membri, che ne hanno grande bisogno e che, mi auguro, riceveranno una cifra decisamente superiore a 300 miliardi di euro.

Infine, per concludere con una nota di speranza – ma una speranza che sarà certamente esaudita – non ho alcun dubbio sul fatto che il successo ottenuto in Irlanda, in Spagna e in Portogallo si conseguirà anche nei dieci nuovi Stati membri che beneficeranno dei Fondi.

Tuttavia, al di là dei Fondi, vorrei anche e soprattutto sottolineare l’uso che si fa dei Fondi stessi. Una cosa è avere un franco, un euro, un dollaro o uno scellino. Altra cosa è utilizzarli. Non ho il tempo per approfondire questo punto, ma permettetemi di insistere, per quanto riguarda il potenziale dei Fondi, sulla necessità di informare gli Stati membri di tutte le possibilità che offriamo, che sono disponibili, al fine di garantirne la corretta attuazione.

Per concludere, vorrei rivolgermi soprattutto a lei, signor Ministro Michael, che rappresenta la Presidenza, e dirle, citando ancora una volta una cifra che considero eloquente, che se in autunno non raggiungeremo un accordo sulle prospettive finanziarie, nel 2007 i dieci nuovi Stati membri riceveranno solo circa 9 miliardi di euro, mentre con una politica per il periodo 2007-2013, una politica di solidarietà attuata attraverso i Fondi strutturali, essi riceverebbero 22 miliardi. Queste due cifre illustrano perfettamente la necessità assoluta di adottare senza indugio le prospettive finanziarie.

 
  
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  Gisela Kallenbach, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, comincerò con l’esprimere la mia stima e gratitudine a tutti i relatori, in particolare all’onorevole Andria per l’apertura di cui ha dato prova durante le discussioni che abbiamo svolto sul contenuto della relazione sul Fondo di coesione mentre lavoravamo insieme alla sua stesura. Ha assunto lo stesso atteggiamento nei confronti della proposta della Commissione che è servita come base per il nostro lavoro.

Il nostro gruppo si batte da tempo affinché il Fondo di coesione sia compreso nelle direttive generali sui Fondi strutturali, il che permetterebbe non solo di spendere i fondi dell’Unione in modo più mirato, più trasparente e più efficiente, ma conferirebbe anche alle regioni maggiori diritti di consultazione nell’individuazione di programmi e progetti, mettendo così in pratica il principio di partenariato. Sosteniamo senza riserve tutte queste linee d’azione, nonché la proposta della Commissione di aggiungere una nuova priorità al Fondo di coesione.

E’ evidente che in seno al Parlamento esiste ampio sostegno anche per i progetti riguardanti l’efficienza energetica e vorrei esortarvi a sostenere anche i pochi emendamenti supplementari che abbiamo presentato. Vogliamo che i fondi siano assegnati in egual misura all’ambiente e alle infrastrutture di trasporto, nell’intento di garantire che l’Europa offra infine uguale sostegno a tutte le modalità di trasporto e ponga fine alla preferenza iniqua accordata ai progetti di costruzione di strade. Sono certa che chi di voi ha già tentato di spostarsi in treno da Bruxelles a Strasburgo sosterrà i nostri propositi.

Concluderò augurando buona fortuna alla Presidenza britannica, come gli oratori che mi hanno preceduta, nella speranza che adotteremo presto un bilancio evitando così di mettere irresponsabilmente a repentaglio i programmi nel quadro dei Fondi strutturali.

 
  
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  Ilda Figueiredo, a nome del gruppo GUE/NGL. – (PT) Signor Presidente, l’esistenza di una politica regionale europea ben finanziata e vigorosa è una condizione essenziale perché l’Unione europea allargata possa promuovere la coesione economica e sociale e rispondere alle crescenti disparità economiche e sociali.

I Fondi strutturali e di coesione sono uno strumento indispensabile, l’unico strumento di carattere ridistributivo nel bilancio comunitario. Essi permettono all’Unione europea di intraprendere azioni per ridurre le disparità regionali, promuovere una convergenza reale e stimolare lo sviluppo sostenibile, la crescita, la produzione e l’occupazione nelle regioni, nonché di ridistribuire e compensare i costi del mercato interno nelle regioni meno sviluppate.

Di conseguenza, una delle questioni cruciali è la dotazione finanziaria, sia per quanto riguarda l’importo che il modo in cui è distribuita. A nostro parere, la cifra dello 0,41 per cento del reddito nazionale lordo dell’Unione europea è miseramente inadeguata a realizzare gli obiettivi proposti e rispondere alle necessità di coesione dell’Unione europea allargata.

Ciononostante, questa è la proposta della Commissione e dello stesso Parlamento europeo, nella sua relazione sulle prospettive finanziarie. Fissando questo limite massimo, si compromette la capacità dell’Unione europea di promuovere con efficacia la coesione economica e sociale e non si risponde a questioni essenziali, quali il pieno indennizzo delle regioni soggette all’effetto statistico, per esempio la regione dell’Algarve in Portogallo, il finanziamento adeguato dei meccanismi di transizione, compreso il Fondo di coesione, o il finanziamento adeguato delle regioni ultraperiferiche. I paesi firmatari della cosiddetta “lettera dei Sei”, intesa a limitare il bilancio comunitario all’1 per cento del reddito nazionale lordo dell’Unione europea, hanno quindi ottenuto ciò che volevano.

Il mancato accordo dell’ultimo Consiglio europeo sul quadro finanziario per il periodo 2007-2013, indipendentemente da come lo si guardi, è una vittoria per i firmatari di tale lettera. La proposta di compromesso della Presidenza lussemburghese prevedeva una riduzione della dotazione dei Fondi strutturali di oltre 30 miliardi di euro per il periodo considerato, che equivale allo 0,37 per cento del prodotto interno lordo dell’Unione. Le relazioni in esame, inoltre, non rispondono alle necessità di attuazione, né in termini di importi di prefinanziamento e di cofinanziamento, né per quanto riguarda la condizionalità del Fondo di coesione al Patto di stabilità e di crescita.

Purtroppo è prevalsa una nuova logica per i Fondi strutturali e per il loro adeguamento al finanziamento della strategia di Lisbona. Lo stesso vale per il Fondo sociale europeo, che viene subordinato alla strategia europea per l’occupazione. Per questo motivo, respingiamo l’accento posto sulla competitività, sulla concorrenza, sull’adattabilità e sullo spirito imprenditoriale a spese della coesione e della convergenza. In quest’ottica, abbiamo proposto diversi emendamenti alle relazioni in esame al fine di affrontare queste preoccupazioni fondamentali e rafforzare la coesione sociale europea.

 
  
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  Vladimír Železný, a nome del gruppo IND/DEM. – (CS) La discussione sulla relazione Hatzidakis si svolge in un momento in cui l’Unione è impantanata in una crisi profonda, provocata dai tentativi irresponsabili di imporre la Costituzione europea agli Stati membri. La Costituzione è un fiasco e dobbiamo essere grati che si siano riaccese le antiche animosità tra gli Stati membri e che questi ultimi non riescano nemmeno a mettersi d’accordo sul bilancio per il periodo 2007-2013. Nonostante il clima surriscaldato, tuttavia, ci rammarichiamo che la relazione Hatzidakis divida ancora una volta l’Unione in due blocchi, cioè i vecchi Stati membri e i nuovi Stati membri. Per motivi comprensibili, i vecchi Stati membri stanno trovando soluzioni molto creative per limitare i finanziamenti destinati ad accelerare lo sviluppo nei nuovi Stati membri. La relazione ci dice che le persone che vivono nei 15 vecchi Stati membri sono le più ricche e che se vivono sulle isole, o ancor meglio nelle regioni ultraperiferiche – in particolare se abitano nelle regioni soggette all’effetto statistico – non hanno nulla di cui preoccuparsi.

A causa di considerazioni miopi, spesso motivate da nervosismi preelettorali, la relazione non accenna al fatto che il problema di gran lunga maggiore con cui deve confrontarsi l’Europa unita è il modo in cui superare gli effetti di mezzo secolo di sviluppi di “non mercato” negli Stati membri postcomunisti. Affinché per i nuovi e inesperti Stati membri diventi ancora più difficile ottenere i finanziamenti, la relazione esclude un’applicazione più flessibile della regola N+2 per i Fondi strutturali e non prevede alcuna soluzione al problema dell’IVA e dei progetti cofinanziati dall’Unione.

La relazione è anche uno schiaffo in pieno viso a qualsiasi imprenditore assennato desideri spostare la produzione in un altro Stato membro in cui può trovare manodopera qualificata, poco costosa e industriosa. Da un lato, non permettiamo al famoso idraulico polacco di lavorare dall’altra parte dell’ex cortina di ferro, perché potrebbe dimostrare che è possibile lavorare 40 ore alla settimana. Dall’altro lato, invece, imponiamo agli imprenditori l’obbligo insensato di rimanere nelle regioni dell’Unione in cui la forza lavoro è eccessivamente costosa e spesso abituata a lavorare 35 ore alla settimana con uno stipendio pieno. Impediamo agli imprenditori di andare in cerca di idraulici polacchi, solo perché in passato hanno beneficiato dei Fondi strutturali. All’epoca non sapevano che per tale motivo un giorno li avremmo tenuti in ostaggio; una proposta prevede che non riacquistino la libertà prima di 10 anni, il che è assurdo. Forse avrebbero dovuto pensarci due volte prima di accettare i finanziamenti. Questa è l’antitesi perfetta degli obiettivi di Lisbona, ma forse quadra con la strategia di Göteborg.

La relazione Hatzidakis evidenzia tuttavia un altro problema dell’Unione, anche se in modo non intenzionale. Mostra una sdegnosa noncuranza per la volontà dei cittadini, facendo continui riferimenti alla Costituzione per l’Europa, che è stata categoricamente respinta e sepolta dalla popolazione francese e olandese, ed esprime così lo stesso spirito di elitarismo che ha fatto precipitare l’Unione in questa crisi di enormi proporzioni. Anche solo per questo motivo, è difficile votare a favore della relazione.

 
  
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  Adam Jerzy Bielan, a nome del gruppo UEN.(PL) Signor Presidente, vorrei anch’io esprimere i miei sinceri ringraziamenti a tutti gli autori delle relazioni in esame. La discussione sul futuro della politica di coesione è un test importante per l’applicazione pratica di uno dei valori fondamentali che l’Unione dichiara di sostenere, cioè la solidarietà al fine di garantire la parità di opportunità.

Vorrei ricordare all’Assemblea che lo scopo della politica di coesione è sostenere la ristrutturazione e la modernizzazione dei paesi che hanno bisogno di assistenza per avere una possibilità di raggiungere rapidamente il livello di sviluppo economico medio dell’Unione europea. Al momento, ciò riguarda soprattutto i nuovi Stati membri. Dal loro punto di vista, l’applicazione della regola N+2 e la classificazione dell’IVA come spesa ammissibile va senza dubbio considerata come la questione più importante di tutte quelle che stiamo discutendo oggi.

La natura dei progetti finanziati nel quadro del Fondo di coesione fa sì che la sola preparazione richieda oltre due anni. Spesso si tratta di enormi progetti d’investimento, che vanno oltre il calendario normalmente previsto per i progetti finanziati a titolo dei Fondi strutturali. Estendere l’applicazione della regola N+2 equivarrebbe di sicuro a ridurre il livello dei finanziamenti concessi.

Per quanto riguarda l’IVA, l’esperienza dei nuovi Stati membri è la prova incontrovertibile del fatto che il principale ostacolo all’uso dei Fondi strutturali è il costo relativamente elevato del lancio dei progetti. Tale costo è sostenuto con le risorse proprie dei beneficiari. Escludere l’IVA dall’elenco delle spese ammissibili farebbe sì che molti organismi, tra cui le autorità locali, non sarebbero in grado di sostenere gli enormi costi associati all’attuazione dei progetti.

Per esempio, stime preliminari indicano che gli Stati membri potrebbero dover versare quasi il 63 per cento dell’importo corrisposto dall’Unione per l’attuazione di progetti nel quadro del Fondo europeo di sviluppo regionale. Ciò porrebbe i nuovi Stati membri in una situazione di notevole svantaggio rispetto a quella dei paesi che hanno beneficiato dei Fondi strutturali in passato.

Vorrei ricordare agli onorevoli colleghi dei vecchi Stati membri che dovremmo cogliere questa opportunità di solidarietà e dare all’Europa una possibilità di sviluppo. Ciò sarebbe anche nell’interesse dei vecchi Stati membri.

 
  
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  Jana Bobošíková (NI).(CS) Onorevoli colleghi, ascoltando la discussione finora mi ha colpita il fatto che siamo tutti chiaramente d’accordo su un punto, cioè che l’obiettivo della politica di coesione è assicurare lo sviluppo equilibrato di tutte le regioni nei singoli Stati membri. Essa è quindi compatibile con il principio di solidarietà, che è uno dei pilastri fondamentali dell’Unione europea. A mio parere, se vogliamo continuare ad applicare tale principio in seguito al recente allargamento dell’Unione a dieci nuovi Stati membri, nella votazione di domani sui Fondi strutturali è indispensabile adottare due emendamenti sostanziali proposti.

In primo luogo, dobbiamo approvare il finanziamento dell’IVA non rimborsabile nel quadro dei Fondi strutturali, in particolare il Fondo europeo di sviluppo regionale. Se l’IVA non rimborsabile sarà classificata come spesa inammissibile, per numerosi beneficiari sarà molto più difficile ottenere finanziamenti. Il mio timore è che possa risultare del tutto impossibile avere accesso ai finanziamenti dell’Unione, in particolare nel caso dei richiedenti di piccole dimensioni dei dieci nuovi e meno ricchi Stati membri.

In secondo luogo, dobbiamo eliminare la norma sul disimpegno automatico, in altre parole la regola N+2, dagli orientamenti relativi all’attuazione del Fondo di coesione, o come minimo prevedere una maggiore flessibilità durante i primi due anni del periodo di programmazione. I grandi progetti d’investimento nei settori dell’ambiente e dei trasporti sono finanziati nel quadro del Fondo di coesione e l’applicazione rigida della regola N+2 porrebbe seriamente a rischio tali finanziamenti. Ancora una volta, ciò vale soprattutto per i dieci nuovi Stati membri, i quali non hanno ancora maturato esperienza nell’attuazione dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione.

 
  
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  Rolf Berend (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio gruppo approva l’idea esposta nella relazione Fava, secondo cui il FESR deve concentrarsi sugli investimenti, sulle infrastrutture e sull’ulteriore sviluppo di iniziative in ambiti selezionati, considerati prioritari per la Comunità, perché continua a essere vero che l’intera Comunità può attendersi notevoli vantaggi supplementari da investimenti di questo tipo. In sostanza, la relazione, nella versione adottata dalla commissione, rafforza le disposizioni del regolamento riguardanti l’ambito di applicazione, gli aiuti e le norme in materia di ammissibilità delle spese.

In generale, anche se non del tutto né in ogni singolo elemento, il voto della commissione esprime la posizione adottata dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei e concordiamo con la Commissione e con l’onorevole Fava, il relatore, sulla sostanza dei tre obiettivi, cioè convergenza, competitività regionale e occupazione e cooperazione territoriale europea. Approviamo anche la proposta riguardante la distribuzione proporzionata delle risorse finanziarie. L’accento posto sulle regioni che hanno maggiore possibilità di beneficiare di sostegno, seppur non a scapito di quelle soggette all’effetto statistico, è la logica conseguenza dell’articolo 160 del Trattato che istituisce le Comunità europee.

Vorrei richiamare l’attenzione su due punti specifici. Il primo è la permanente necessità di mantenere aperta l’opzione dei partenariati pubblico-privato, il che significa che il tasso di cofinanziamento sarebbe calcolato anche in riferimento alle risorse private. In realtà non esiste alcun motivo per cui la Commissione non dovrebbe essere d’accordo in proposito.

Il secondo è che, se nel contesto delle prospettive finanziarie non riusciamo a raggiungere un accordo in tempo utile sull’importo da rendere disponibile per i fondi, le regioni che più meritano sostegno, secondo il requisito del Trattato relativo alla coesione, dovrebbero ricevere un trattamento speciale. Ciò significa che in nessuna circostanza gli eventuali tagli possono essere semplicemente lineari, perché ciò andrebbe sicuramente a scapito delle regioni della convergenza e sarebbe contrario agli orientamenti in materia di politica di coesione europea. Forse, tuttavia, la Presidenza britannica riuscirà a inserire la politica strutturale nel bilancio in modo da rendere impossibili eventuali tagli.

 
  
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  Iratxe García Pérez (PSE).(ES) Signor Presidente, vorrei cominciare congratulandomi a mia volta con i diversi relatori, in particolare con l’onorevole Andria, per la sua relazione sul Fondo di coesione e per la sua disponibilità al dialogo, che ci ha permesso di raggiungere un consenso su gran parte del contenuto della relazione.

Nel gruppo socialista riteniamo che questo strumento sia essenziale per conseguire gli obiettivi di coesione sociale, economica e territoriale. L’integrazione di azioni in materia di sviluppo sostenibile, trasporti e ambiente garantisce la coerenza del Fondo con la politica di coesione europea.

Vi sono questioni, per esempio la regola N+2, per le quali si devono trovare formule che permettano un’applicazione più flessibile, affinché la sua attuazione non crei problemi, soprattutto nei nuovi Stati membri. Dobbiamo sottolineare il riferimento esplicito alle persone disabili contenuto nella relazione, in cui trova espressione l’importanza di garantire che questi fondi contribuiscano a eliminare le barriere architettoniche.

I risultati conseguiti attraverso questo strumento hanno permesso a paesi come la Spagna di raggiungere un livello di sviluppo accettabile; per questo motivo, la perdita brusca e immediata del sostegno comprometterebbe in modo significativo tale sviluppo. Sono quindi lieta che sia stata riconosciuta la necessità di trovare una soluzione politica per i paesi che in futuro rimarranno esclusi.

Riguardo agli altri regolamenti, dobbiamo tenere conto dell’esistenza di altre realtà, che non sono esclusivamente le regioni meno favorite, ma anche le regioni soggette all’effetto statistico, all’effetto naturale, le regioni ultraperiferiche e le regioni a bassa densità di popolazione. La realtà europea è eterogenea, è varia, e dobbiamo tenere conto delle diverse realtà.

Una politica risoluta e di successo in questo campo deve prendere in considerazione le varie realtà e non dimenticare che al loro interno ci sono cittadini europei in attesa di risposte.

 
  
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  Paavo Väyrynen (ALDE).(FI) Signor Presidente, vorrei ringraziare il relatore ombra del gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, onorevole Hatzidakis, per la sua ottima cooperazione nella discussione della relazione sul regolamento generale. Abbiamo ottenuto un compromesso soddisfacente in sede di commissione. La relazione tiene conto in modo imparziale degli interessi e dei pareri sia dei nuovi sia dei nuovi che dei vecchi Stati membri. Mi auguro che sia adottata più o meno nella sua versione attuale nella votazione di domani.

Quando introduciamo riforme nelle politiche dell’Unione dobbiamo aderire a principi sostenibili. L’obiettivo della politica regionale è affrontare le disparità riguardanti l’occupazione e i mezzi di sostentamento, da un lato, e controllare la migrazione dannosa sia all’interno che tra gli Stati membri, dall’altro. La relazione dell’onorevole Hatzidakis segue questi principi.

Vi sono state pressioni affinché tali principi fossero violati nel dibattito sulla riforma. Qui in seno al Parlamento vi sono state richieste di spostare l’attenzione degli aiuti sulle città, in quanto l’80 per cento dei cittadini dell’Unione vive nelle città. Non esistono validi argomenti a sostegno di tale richiesta. In un’economia di mercato, le riserve e la popolazione tendono ad essere troppo concentrate nelle grandi città. Nella politica regionale questo sviluppo non va incoraggiato. Esistono problemi specifici nelle grandi città, ma non vanno risolti utilizzando gli stanziamenti destinati alla politica regionale o il bilancio dell’Unione in generale. Esistono tuttavia validi motivi per concedere aiuti regionali a numerose città di piccole e medie dimensioni, soprattutto se si tratta di una componente di programmi di sviluppo regionale di più ampio respiro.

Gli aspetti della politica regionale devono anche essere presi in considerazione in qualsiasi riforma della politica agricola comune. Il sistema attuale è assurdo, in quanto gli importi maggiori degli aiuti vanno alle regioni che presentano le condizioni di produzione più favorevoli.

Ai fini dell’attuazione della politica regionale, è molto importante che il Consiglio raggiunga un consenso sulle prospettive finanziarie e sulla legislazione in materia di politica regionale nei prossimi mesi.

 
  
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  Alyn Smith (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, vorrei unirmi anch’io al coro di congratulazioni espresse ai cinque relatori per il metodo cooperativo e costruttivo adottato nella stesura delle relazioni. Non posso fare a meno di paragonarlo al metodo indisponente e distruttivo del governo del Regno Unito. Per essere onesti, sono lieto di aver sentito il Ministro Michael menzionare così spesso la cooperazione nel suo intervento, ma, proprio come accade con il governo laburista di Londra, i discorsi focosi non scioglieranno il ghiaccio tra noi se non vedremo anche un’azione concreta.

Il fatto è che l’attuale posizione del Regno Unito vedrebbe le Highlands and Islands, le regioni occidentali, orientali e meridionali della Scozia private di milioni e milioni di finanziamenti europei oltremodo necessari, che la Commissione e l’Assemblea vogliono che esse ricevano. Se questa è la definizione di cooperazione data dal Regno Unito, l’Assemblea la respinge totalmente.

Sosterrò quindi tutte e cinque le relazioni, con alcuni emendamenti intesi a rafforzare, in particolare, il principio dell’effetto statistico e del partenariato. Esorto gli onorevoli colleghi a essere uniti e risoluti su queste relazioni, affinché prevalga la versione europea di cooperazione, anziché quella britannica.

 
  
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  Bairbre de Brún (GUE/NGL).(L’oratore interviene in irlandese)

Signor Presidente, vorrei ringraziare tutti i relatori. In particolare, accolgo con favore la relazione dell’onorevole Olbrycht sull’istituzione di un gruppo europeo di cooperazione territoriale. Ringrazio il relatore non solo per il suo lavoro, ma anche per il modo in cui lo ha affrontato.

Gli ostacoli che si frappongono alla fornitura comune di servizi oltre frontiera possono spesso scoraggiare i funzionari pubblici e altri soggetti dall’instaurare una cooperazione pratica a livello transfrontaliero, transnazionale o interregionale. Ciò a sua volta determina duplicazioni, sprechi e opportunità mancate.

La proposta della Commissione e gli emendamenti proposti o coordinati dall’onorevole Olbrycht gioveranno al mio paese, che è diviso da una frontiera tra nord e sud, ma gioveranno anche a tutti coloro che desiderano collaborare in modo più ampio con i loro vicini europei.

L’onorevole Olbrycht ha affrontato le preoccupazioni relative al controllo finanziario, agli accordi di cooperazione esistenti e ai partenariati cui partecipano le ONG e le autorità locali. Accolgo con particolare favore il riconoscimento che tali gruppi possono svolgere un ruolo nel promuovere la riconciliazione nelle regioni frontaliere in cui vi siano stati conflitti civili o militari.

Vorrei anche lodare la relazione dell’onorevole Fava sul Fondo europeo di sviluppo regionale e riconoscere la sua disponibilità ad ascoltare i colleghi in seno alla commissione e ad accogliere diversi emendamenti di compromesso. Mi compiaccio in particolare dell’accento posto dalla relazione sull’inclusione sociale e sullo sviluppo sostenibile.

Possiamo tutti sostenere l’impegno a eliminare gli ostacoli per le persone disabili e l’impegno a favore della non discriminazione e delle pari opportunità. I finanziamenti strutturali hanno contribuito a ridare forma alle infrastrutture economiche irlandesi. In futuro saremo entusiasti di destinare gli investimenti disponibili, nel nord e nel sud dell’Irlanda, alle zone più svantaggiate, tra cui le comunità rurali lungo la frontiera tra il nord e il sud dell’isola, comunità che hanno sofferto a causa della divisione e del conflitto. Al riguardo, accolgo con favore anche l’inclusione, da parte dell’onorevole Hatzidakis, degli emendamenti di compromesso relativi alle sfide specifiche con cui devono misurarsi le regioni soggette all’effetto naturale in Irlanda e altrove.

I programmi devono seguire un’impostazione dal basso verso l’alto, in base alla quale le comunità locali possano esprimere il loro parere sulla pianificazione e sull’attuazione dei progetti e accogliamo con favore gli emendamenti che rafforzano il contributo all’economia sociale. Tuttavia, il mio partito ed io non siamo favorevoli al ricorso ai partenariati pubblico-privato.

A un livello più generale, l’Unione europea deve far fronte a una notevole sfida per assicurare che tanto i vecchi quanto i nuovi Stati membri ricevano livelli di finanziamento coerenti a titolo del FESR, sulla base delle loro necessità. Come i miei colleghi, anch’io mi auguro che il bilancio necessario per tutte queste misure sia definito entro la fine dell’anno, affinché il prossimo ciclo di programmazione possa cominciare in tempo utile.

 
  
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  Graham Booth (IND/DEM).(EN) Signor Presidente, la politica di coesione è stata al centro del progetto europeo sin dall’inizio ed è una politica che dipende dal concetto di regioni a scapito delle nazioni. In molti paesi, non ultimo il Regno Unito, le regioni sono un concetto totalmente artificioso. Tra regioni artificiose all’interno di Stati nazionali e regioni artificiose che li travalicano il passo è breve. Se i gruppi europei di cooperazione transfrontaliera compiono tale passo, essi saranno entità giuridiche con i propri statuti, organi e norme di bilancio.

La Commissione afferma espressamente che i GECT sono uno strumento per superare le gravi difficoltà di cooperazione, dovute alle numerose legislazioni nazionali. Si tratta di uno sviluppo fatidico celato come sempre dietro un freddo gergo. Il consiglio di contea del Kent, controllato dai conservatori, adorerà tutto questo. Ha già istituito una regione transfrontaliera ufficiosa – la Transmanche – col Nord Pas-de-Calais, ma i cittadini del Regno Unito non accetteranno nemmeno i tentativi di istituire governi regionali entro i loro confini. Vi garantisco che non esiste alcuna possibilità che accettino un governo regionale transfrontaliero.

 
  
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  Seán Ó Neachtain (UEN).(EN) Signor Presidente, accolgo con favore l’ottima relazione dell’onorevole Casa sul Fondo europeo per la pesca, che identifica correttamente gli obiettivi strategici fondamentali e i mezzi per conseguirli.

In Irlanda, l’acquacoltura è da tempo riconosciuta e identificata come attività che offre un contributo socioeconomico di cruciale importanza per le nostre comunità costiere. Sono quindi particolarmente soddisfatto delle importanti disposizioni che permetteranno la diversificazione dell’acquacoltura.

Sono lieto che diversi elementi delle proposte della Commissione riguardanti le attività di pesca costiera su piccola scala, in particolare gli investimenti nell’acquacoltura, siano stati modificati in sede di commissione. Gli emendamenti contribuiranno realmente a conseguire gli obiettivi prioritari del Fondo per la pesca.

Non approvo tuttavia alcuni elementi obbligatori nella proposta della Commissione, in particolare il requisito secondo cui le misure socioeconomiche devono essere incluse nei piani nazionali. A mio parere, l’applicazione del principio di sussidiarietà sarebbe più appropriata. Oggi, più che mai, sussiste una necessità cruciale di sussidiarietà. Accolgo quindi con particolare favore il fatto che spetterà a ciascuno Stato membro stabilire le proprie priorità e decidere dove e come spendere i fondi.

Infine, dobbiamo tutti garantire che si ponga fine alle aspre critiche formulate sulla politica comune della pesca e che il Fondo sia presentato agli elettori europei come un elemento positivo; in realtà, deve essere presentato come uno strumento in cui il settore può identificarsi in tutto e per tutto, uno strumento che permetterà lo sviluppo del settore, uno strumento che contribuirà a migliorare il futuro della pesca, non ultimo per i pescatori della costa occidentale dell’Irlanda, che rappresento.

 
  
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  Peter Baco (NI).(SK) L’articolo 160 del Trattato sancisce che il Fondo europeo di sviluppo regionale è destinato a contribuire alla correzione dei principali squilibri regionali esistenti nella Comunità. L’emendamento n. 8 pone particolarmente in rilievo la necessità di garantire che questo Fondo integri gli aiuti previsti dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, cosa del tutto naturale.

Ma perché dico tutto questo? Il successo dei nostri programmi volti a ridurre gli squilibri regionali esistenti nell’Unione europea dipende direttamente dal successo dello sviluppo rurale. La maggior parte delle regioni europee sono regioni rurali, e le regioni che accusano maggiore ritardo sono le regioni più rurali tra queste. Inoltre, onorevoli colleghi, recenti studi indicano chiaramente che, dove prospera l’industria agroalimentare, prosperano anche l’ambiente rurale e la regione nel suo insieme, mentre dove l’industria agroalimentare zoppica, altrettanto accade all’ambiente rurale e alla regione nel suo insieme. E’ una regola che si applica quasi senza eccezioni.

Pertanto, i nostri attuali tentativi di ridurre gli squilibri regionali sarebbero messi in discussione dagli sforzi volti a mettere in secondo piano questa politica agricola comune il cui scopo è quello di realizzare una prosperità sostenibile per l’agricoltura e le regioni rurali.

Onorevoli colleghi, ricordiamoci sempre che i problemi dello sviluppo regionale dell’Unione europea non possono essere risolti positivamente senza una garanzia di sviluppo rurale e che la prosperità delle regioni rurali diventerà una realtà solo se ci sarà prosperità per gli agricoltori. Non siamo rivali, onorevoli colleghi.

 
  
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  István Pálfi (PPE-DE).(HU) I negoziati su queste proposte si sono inseriti in un momento in cui è in corso un intenso dibattito sul futuro dell’Unione europea, sulla direzione che stiamo prendendo e su come procederemo. Non stiamo più semplicemente parlando della necessità che l’allargamento si compia con successo, ma dei mezzi di cui dispone l’Unione europea per fare fronte alle sfide esterne, oppure, come ha detto il rappresentante del Consiglio, “per raccogliere le sfide del XXI secolo”. Gli strumenti della politica regionale e di coesione devono svolgere un ruolo fondamentale sia per “digerire” l’allargamento – parafrasando l’espressione di Churchill – sia per reagire alle sfide. Non ci possono essere dubbi sul fatto che i principali criteri di valutazione devono essere efficienza ed efficacia. Tuttavia, pur accordando grande rilievo a questi criteri, non dobbiamo consentire che si crei una situazione in cui adottiamo, o facciamo passare al Parlamento o altrove, regolamenti che possono determinare un evidente svantaggio per gli Stati membri.

Ora, in questa fase, emerge che alcune valide proposte contenute in queste relazioni compromettono le possibilità dei paesi di recente adesione di utilizzare questi fondi. Già alcuni oratori prima di me hanno citato la regola N+2, la questione dell’IVA, e via dicendo. Inoltre, queste proposte sono incluse nelle relazioni in modo tale da modificare la prassi precedente, rendendo le condizioni meno favorevoli, oppure ignorando le possibilità che potrebbero migliorare la competitività di una particolare regione o altri obiettivi di Lisbona. Esortiamo pertanto sia i rappresentanti del Consiglio che quelli della Commissione qui presenti oggi ad accertarsi che qualsiasi proposta che ci presenteranno più avanti e qualsiasi proposta che sosterranno e porteranno avanti, garantisca pari opportunità e pari diritti per tutti gli Stati membri in termini di accessibilità ai Fondi strutturali e di coesione.

 
  
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  Zita Gurmai (PSE).(HU) Un’esperienza decisiva per i dieci nuovi Stati dell’Unione europea nei processi di trasformazione degli ultimi 15 anni è stata la scomparsa delle frontiere nazionali, il fatto che le frontiere sono diventate eteree, e il riconoscimento e l’applicazione di valori democratici europei quali sussidiarietà, solidarietà e regionalismo. Secondo il sogno, ormai lontano nel tempo, di Robert Schuman, le frontiere nazionali non dividono più. Non uniamo paesi, ma regioni e cittadini. Le regioni vorrebbero avere obiettivi comuni, meccanismi organizzati di cooperazione e, nello spirito della sussidiarietà, vorrebbero poter decidere direttamente in materia di cooperazione e di fondi necessari. Questo renderà l’Europa più democratica e anche economicamente più efficiente.

Accogliamo con favore gli sforzi della Commissione volti a tenere conto delle richieste delle regioni e del principio di sussidiarietà in fase di stesura della legislazione, e apprezziamo moltissimo i complessi e articolati negoziati giuridici avviati dalla Commissione nel tentativo di placare gli iniziali timori dei governi nazionali. Il mio gruppo comprende la cautela dimostrata dal Consiglio e dagli Stati membri in merito alla giurisdizione dei nuovi gruppi e al ruolo ridotto degli organi del governo centrale, e ci stiamo preparando per il secondo ciclo di negoziati. L’Europa delle regioni è versatile: è caratterizzata da una varietà di livelli e di forme di governo locale. Per questo motivo, i CEGT costituiscono un’opzione ragionevole. Perché non optare per questi gruppi? Ora, in un momento in cui l’integrazione, il progetto comune europeo, sembra subire un’improvvisa battuta d’arresto, è particolarmente importante che gli interessi locali e regionali siano rappresentati.

Un esempio di valida cooperazione transfrontaliera è quello che coinvolge la Stiria e la Baviera in materia di rischio valanghe e che consente di assicurare una reazione immediata in vista della prevenzione delle catastrofi. Il sistema prevede una procedura semplificata che consente alle regioni colpite di contattarsi a vicenda per gli aiuti necessari, anziché ricorrere a procedure amministrative molto lunghe. Provate a immaginare che cosa accadrebbe senza un accordo regionale! In primo luogo, le regioni interessate dovrebbero rivolgersi ai rispettivi governi centrali per ottenere un consenso formale, e solo una volta in possesso delle necessarie delibere ed autorizzazioni, potrebbero iniziare le operazioni di soccorso. Il solo pensiero ci fa inorridire. Il mio gruppo ha attirato l’attenzione del Parlamento sul lavoro preparatorio parallelo intrapreso dal Consiglio europeo per redigere il triplice protocollo alla Convenzione quadro di Madrid sulla cooperazione transfrontaliera – il cui stesso titolo rivela l’obiettivo comune dei due testi legislativi. Credo che il lavoro del relatore meriti un elogio e credo che le proposte di compromesso siano utili; raccomando pertanto che la relazione sia approvata.

 
  
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  Mojca Drčar Murko (ALDE).(SL) La proposta di direttiva relativa all’istituzione dei gruppi europei di cooperazione transfrontaliera è stata elaborata nell’ambito della riforma della politica di coesione, che sarà a disposizione degli onorevoli colleghi interessati. Rimane tuttavia ancora alquanto controversa, perché, data la sua natura giuridica, non è assolutamente uno strumento. Rappresenta piuttosto un dispositivo della politica europea della nuova generazione, definita alla luce dell’obiettivo costituzionale dell’aumento della coesione geografica e basata sulla solida esperienza di quelle regioni che negli anni scorsi hanno sviluppato la cooperazione transfrontaliera nell’ambito di INTERREG e hanno incontrato vari problemi in ragione delle differenze tra le legislazioni nazionali.

I nuovi gruppi introdotti da questa direttiva avranno per loro stessa natura una finalità precisa. Le regioni precedentemente competenti saranno, con questo documento, in grado di attuare progetti regionali di natura transfrontaliera. Ci sarà un chiaro vantaggio: tali attività non saranno più in balia dei mutamenti delle maggioranze parlamentari nei singoli Stati membri e, di conseguenza, non dovranno essere necessariamente organizzate al livello più basso.

La nuova direttiva si differenzia dalla precedente prassi di cooperazione interregionale, in quanto la cooperazione dovrà essere condotta a un livello più elevato. La differenza è costituita dall’attribuzione giuridica dei doveri, cosa che, naturalmente, accresce la responsabilità delle agenzie e aumenta la responsabilità finanziaria, quando si opera con risorse comuni. Per quanto riguarda le risorse dei fondi dell’Unione europea, lo Stato rimane finanziariamente responsabile e lo rimarrà anche quando queste risorse saranno gestite dai gruppi. Nel caso di risorse di altro tipo, saranno i gruppi stessi ad essere responsabili.

La proposta originaria della Commissione ha dovuto essere integrata per quanto riguarda la competenza degli organismi di sorveglianza dello Stato di cui sarà applicato il diritto, qualunque esso sia. Non ci devono essere settori che non siano giuridicamente disciplinati in modo chiaro. Crediamo che gli emendamenti proposti, che sono stati messi a punto con il relatore, abbiano colmato queste lacune in modo soddisfacente. Vedremo poi nella pratica se le nostre ipotesi erano corrette.

 
  
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  Marie-Hélène Aubert (Verts/ALE).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto ringraziare l’onorevole Casa per questa importantissima relazione sul Fondo europeo per la pesca, un settore che, purtroppo, ha subito crisi ricorrenti, dovute a una pressione troppo elevata sugli stock alieutici e alle difficoltà di organizzare una politica di gestione della pesca sostenibile che contribuisca a mantenere un tessuto umano e un’attività dinamica sulle nostre coste.

Accogliamo pertanto con favore tutto ciò che può contribuire ad assicurare un uso più selettivo degli attrezzi da pesca, la riduzione dell’impatto ambientale, il sostegno alle piccole imprese e alle microimprese nel settore della pesca e la trasparenza delle politiche adottate. Deploriamo tuttavia vivamente il fatto che la commissione per la pesca voglia nuovamente finanziare la costruzione e la modernizzazione di nuovi pescherecci, e addirittura la loro esportazione, sebbene queste sovvenzioni siano state soppresse nel 2002 perché incompatibili con gli obiettivi della politica e per i loro effetti nocivi. I Fondi dovrebbero concentrarsi molto di più sui problemi umani: formazione, supporto tecnico, riconversione, ruolo delle donne, aiuti in caso di crisi socioeconomica, migliore conoscenza degli ambienti e dei mezzi per conservarli e ripristinarli, eccetera. Questi sono gli elementi vitali per il futuro della pesca e speriamo che il Consiglio non ceda alla tentazione di sostenere certe lobby nazionali a scapito dell’interesse generale.

 
  
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  Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL).(EL) Signor Presidente, mi consenta di iniziare ringraziando tutti e cinque i relatori, soprattutto il mio amico, onorevole Hatzidakis, per l’impegno profuso nella stesura di questa relazione. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che, quando parliamo di politica regionale europea, parliamo dello sviluppo di un programma concepito per promuovere la coesione sociale ed economica e consentire all’Unione di avviare azioni volte a ridurre gli squilibri regionali, promuovere una vera coesione e rafforzare l’occupazione, contribuendo al contempo a ridistribuire e a controbilanciare il costo del mercato interno per quanto riguarda le regioni meno sviluppate.

Questa relazione, che affronta la maggior parte degli aspetti della politica regionale dell’Unione, non attribuisce, a mio avviso, un peso sufficiente alle regioni meno sviluppate. Analogamente, non dobbiamo nemmeno dimenticare che i nuovi Stati membri che soffrono di pesanti squilibri geografici, come Cipro e Malta, hanno bisogno di più aiuto nell’ambito della politica regionale europea.

Perché questa necessità diventi una realtà, dobbiamo tenere conto degli imperativi di una politica di coesione sostenibile per tutta l’Unione europea, che assuma la forma di azioni e non di statistiche per molti aspetti contestate.

 
  
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  Bastiaan Belder (IND/DEM).(NL) Signor Presidente, nella nostra economia orientata al mercato, sono le grandi imprese, spesso di livello internazionale, che dettano legge. Tra le parole chiave ci sono specializzazione e scalabilità. Le imprese scelgono la propria ubicazione in funzione dei vantaggi naturali regionali e, pertanto, non tutte le attività possono essere svolte in modo redditizio in tutte le regioni. Le condizioni concrete spesso pesano molto di più di qualsiasi incentivo finanziario offerto dai governi. Non nutro pertanto l’illusione che la politica strutturale europea possa fare miracoli. E’ troppo irrealistica, troppo inflessibile e di portata troppo limitata per riuscirci.

Questo non significa tuttavia che la politica strutturale europea non potrebbe, in certi casi, contribuire a una riduzione temporanea delle paralisi economiche regionali e locali, infatti l’esperienza pratica dimostra che può farlo. Le relazioni dei nostri colleghi meritano pertanto almeno un po’ di sostegno, con particolare riferimento ad alcuni tipi di paralisi. Penso in particolare al mantenimento della possibilità di includere i fondi privati nel calcolo del cofinanziamento, al necessario coinvolgimento dei partner regionali e locali nell’elaborazione e nell’esecuzione dei piani, all’importanza di spendere le risorse disponibili entro i termini previsti in modo efficace ed efficiente.

Un’eventuale riduzione del bilancio totale del Consiglio dovrà essere sostenuta finanziariamente da tutte le regioni. In futuro, dovremo concentrarci sull’elemento della conoscenza, invece che sull’elemento della produzione. E’ qui che sta la nostra forza, come dimostrato anche dalla pratica. Dovremmo pertanto prevedere a ogni livello un certo margine per sfruttare questa forza e dovremmo ricorrere alle regioni forti per migliorare la difficile situazione in cui versano quelle più deboli.

 
  
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  Salvatore Tatarella (UEN). – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anch’io desidero congratularmi con i relatori per il buon lavoro svolto. L’articolo 160 del Trattato che istituisce la Comunità europea prevede che il Fondo europeo di sviluppo regionale contribuisca alla correzione dei principali squilibri regionali esistenti nella Comunità, partecipando allo sviluppo e all’adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo, nonché alla riconversione delle regioni industriali in declino. La politica regionale rappresenta pertanto un’occasione e un’opportunità che non possiamo sprecare e che deve essere gestita nel miglior modo possibile.

Mi riferisco in particolare alle regioni meridionali dell’Italia, che rientrano nell’ex Obiettivo 1, oggi denominato obiettivo “Convergenza”, che registrano ancora enormi problemi e gravi ritardi in molti settori. La politica regionale può davvero essere molto utile per queste regioni, anche se occorre correggere alcuni errori del passato. Talvolta non abbiamo utilizzato tutte le risorse a nostra disposizione e altre volte le abbiamo utilizzate nel modo meno appropriato.

La relazione dell’onorevole Fava, con il quale concordo, cerca di correggere quest’ottica puntando sulla conoscenza, sulla ricerca e sullo sviluppo, pertanto...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. DOS SANTOS
Vicepresidente

 
  
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  James Hugh Allister (NI).(EN) Signor Presidente, come prima osservazione vorrei dire che il pacchetto di finanziamento proposto per i Fondi strutturali e il Fondo di coesione per il periodo 2007-2013 non tiene sufficientemente conto delle esigenze di quelle regioni dell’Unione a 15 che, sebbene accusino gravi deficienze a livello di investimenti infrastrutturali, a causa dei criteri regionali, non sono state valutate ammissibili ai finanziamenti previsti nell’ambito del Fondo di coesione. L’Irlanda del Nord, che rappresento, è una di queste. Le nostre infrastrutture idriche, fognarie e stradali hanno bisogno di elevati investimenti. Negli ultimi 30 anni non si è costruito nemmeno un chilometro di autostrada. Il nostro sistema idrico ha bisogno di investimenti dell’ordine di centinaia di milioni. Ciononostante, non siamo stati considerati ammissibili agli aiuti per l’ambiente e le infrastrutture stradali nell’ambito del Fondo di coesione, a causa dei criteri nazionali.

Il nostro vicino più prossimo, la Repubblica d’Irlanda, è risultata ammissibile e nei dieci anni successivi al 1993 ha ricevuto oltre 2 miliardi di euro per finanziare le spese per questi progetti. Queste proposte, che si concentrano quasi esclusivamente sui nuovi Stati membri, non riconoscono le evidenti necessità di regioni come la mia. Invito pertanto a riconsiderare le reali necessità di regioni della vecchia Unione europea a 15 che rischiano ora di essere completamente dimenticate.

Vorrei spendere qualche parola sul Fondo europeo per la pesca. Mi sembra che sia stato concepito in larga misura per la gestione di un ulteriore declino. Il divieto di finanziare nuovi pescherecci non potrà certo contribuire ad affrontare i pericoli e i problemi di una flotta che invecchia. Il fondo dovrebbe invece occuparsi delle esigenze specifiche del settore della pesca in ogni Stato membro e, se lo facesse, la modernizzazione e il finanziamento di nuovi pescherecci sarebbero al primo posto dell’agenda di molte regioni.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE).(SK) Il Fondo sociale europeo è indubbiamente un elemento importante nella promozione della politica sociale e occupazionale europea. Allo stesso modo, contribuisce in misura significativa alla realizzazione degli obiettivi della strategia di Lisbona, come la creazione di posti di lavoro, il sostegno all’istruzione e alla formazione professionale, la promozione della coesione e dell’inclusione sociale, e non ultimo, l’eliminazione delle disuguaglianze tra i generi.

Desidero qui esprimere i miei ringraziamenti al nostro collega, onorevole Silva Peneda, per il lavoro svolto nella stesura di questa relazione. Spero con tutto il cuore che questi sforzi facciano sì che il regolamento possa eliminare nella misura del possibile i significativi squilibri esistenti tra i 25 Stati membri dell’Unione europea in settori quali disoccupazione, sicurezza sociale, formazione professionale ed istruzione. Il Fondo sociale europeo è uno strumento importante in vista della promozione dell’integrazione sociale e dell’accessibilità del lavoro a vari gruppi di persone svantaggiate, come i disabili. Mi fa molto piacere che il Parlamento sia riuscito ad integrare come elemento prioritario nel testo del regolamento la tutela di queste persone.

Onorevoli colleghi, desidero ora attirare la vostra attenzione sull’emendamento che io e l’onorevole Jan Březina, con il sostegno dei miei colleghi di Slovacchia, Repubblica ceca e Ungheria presentiamo alla plenaria di mercoledì. Si tratta dell’emendamento n. 98, nel quale proponiamo congiuntamente che le motivazioni del regolamento siano estese con l’aggiunta del testo, e cito “una delle priorità del Fondo sociale europeo dovrebbe consistere nel compensare gli effetti negativi dell’esclusione dal mercato del lavoro dei lavoratori provenienti dai nuovi Stati membri”. A nostro avviso, questa clausola ha una grande importanza politica rispetto alla decisione di imporre un periodo transitorio durante il quale si limita l’accesso al mercato del lavoro dell’Unione europea per i lavoratori dei nuovi Stati membri. Oggi sappiamo che questa decisione, presa prima della nostra adesione all’Unione europea, si è dimostrata ingiustificata.

 
  
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  Udo Bullmann (PSE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’onorevole Jöns, relatrice ombra del gruppo socialista al Parlamento europeo per la relazione Silva Peneda, purtroppo oggi per motivi personali non può essere presente. Pertanto esporrò io a nome del nostro gruppo la sostanza dei suoi commenti.

Desideriamo innanzi tutto ringraziare l’onorevole Silva Peneda per l’ottima cooperazione. E’ infatti riuscito a conciliare tutti gli elementi e a sintetizzare gli obiettivi più importanti per tutti. La relazione contiene numerose importanti integrazioni alla proposta della Commissione, e speriamo che domani possa ottenere il sostegno di una larga maggioranza. Noi presenteremo solo un emendamento che a nostro avviso costituisce un’aggiunta necessaria.

Vorrei esporre quattro osservazioni e lo farò molto brevemente, come è giusto che sia. In primo luogo, ci fa piacere constatare che la relazione esorta gli Stati membri a fare di più in vista dell’attuazione di misure transnazionali innovative. Questo garantisce il valore aggiunto europeo e consente di diffondere le migliori pratiche che abbiamo acquisito in materia di politica per il mercato del lavoro.

In secondo luogo, è a nostro avviso di importanza fondamentale attribuire maggiore attenzione ai piani d’azione nazionali che affrontano il problema dell’esclusione sociale. I disoccupati di lunga durata e le persone che non hanno completato gli studi hanno bisogno di un sostegno particolare che in questo modo può essere fornito.

In terzo luogo, accogliamo con favore l’obbligo imposto agli Stati membri di orientare le azioni in modo più specifico verso le esigenze delle donne e quello di assicurare che sia applicato il gender budgeting. Alcuni Stati membri, come la Germania, il Belgio o l’Austria si distinguono già da questo punto di vista, avendo deciso di destinare oltre il 10 per cento dei loro fondi dell’FSE all’occupazione femminile.

Infine, siamo convinti che i richiedenti asilo debbano continuare a poter beneficiare delle misure del Fondo sociale europeo. Sono persone che in molti casi rimangono da noi per mesi, in attesa di una decisione sulla loro domanda di asilo, e hanno pertanto bisogno del nostro sostegno. Dobbiamo offrire loro qualcosa, a prescindere dal fatto che poi ottengano l’asilo o siano rimpatriati.

 
  
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  Elspeth Attwooll (ALDE).(EN) Signor Presidente, è d’obbligo ringraziare tutti i relatori per la trasparenza e la completezza con le quali hanno affrontato i fascicoli e per il livello di consenso che hanno creato. I miei ringraziamenti personali vanno in particolare all’onorevole Hatzidakis per aver sostenuto gli emendamenti presentati dal gruppo ALDE alla sua relazione. Vorrei tuttavia concentrarmi in particolare sulla relazione Casa, nella quale vorremmo inserire alcuni riferimenti a un approccio alla gestione della pesca basato sull’ecosistema, ai consigli consultivi regionali e al miglioramento della trasparenza in merito alle strutture di controllo finanziario. Chiedo ai colleghi di votare a favore di queste proposte.

A titolo personale vorrei dire che, mentre credo che la relazione contenga molti elementi positivi, ci sono pur sempre alcuni aspetti che, come il Commissario, non posso appoggiare. Le risorse stanziate per il fondo sono limitate; è necessario soddisfare molte esigenze. L’inclusione di miglioramenti in termini di sicurezza e di miglioramenti delle condizioni di qualità a bordo dei pescherecci, e l’inclusione di misure volte a rendere i pescherecci più rispettosi dell’ambiente possono essere accettabili, in particolare per il settore della piccola pesca costiera. Sono tuttavia assolutamente contraria, sia in termini di principio che in termini di effetti pratici, a utilizzare il denaro dei contribuenti europei per un più vasto rinnovamento della flotta. Non è che un tentativo di riportare indietro l’orologio.

A livello più generale – e mi rivolgo al Presidente in carica del Consiglio – mi ricollego a quanto già affermato dai colleghi di tutti i gruppi politici ed esorto il Consiglio a prendere molto sul serio le raccomandazioni del Parlamento sulle prospettive finanziarie e sui finanziamenti strutturali contenute nelle relazioni Berger e Hatzidakis. Diversamente, temo che ci saranno gravi effetti negativi sia per la rigenerazione economica sia per l’inclusione sociale. Sono altresì profondamente convinta che i finanziamenti dell’Unione europea dovrebbero essere messi a disposizione delle aree in condizioni di bisogno ovunque si trovino all’interno dell’Unione.

Alla luce di ciò, esprimo i migliori auguri al Regno Unito per la Presidenza, sperando che possa portare ad una rapida riconciliazione sulle prospettive finanziarie. Quando il Primo Ministro britannico ha recentemente parlato in quest’Aula, ha fatto riferimento ad una “unione di valori, di solidarietà tra nazioni e popoli”. Spero che sia in particolare questa visione delle cose ad ispirare il dibattito.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, l’obiettivo del Fondo europeo per la pesca dovrebbe essere quello di attuare la politica comune della pesca, secondo il Commissario Borg. In Scozia, tuttavia, la necessità più specifica sarebbe quella di compensare gli effetti disastrosi della politica comune della pesca sulle nostre comunità ed è preoccupante che il finanziamento complessivo previsto per i 25 Stati membri sia più o meno uguale a quello che avevamo per i 15 Stati membri.

Appoggio la maggior parte degli emendamenti della commissione per la pesca di questo Parlamento, con l’eccezione della costruzione dei pescherecci. In particolare, sono favorevole alla sostituzione dell’espressione “riduzione” della flotta con “adeguamento”, in modo da tenere conto delle situazioni specifiche delle varie zone. Sono d’accordo sull’enfasi posta sull’importanza dell’acquacoltura, sul carattere prioritario della piccola pesca costiera e sull’indennità compensativa proposta per l’arresto temporaneo forzato. Mi fa piacere che la Commissione consideri la pesca abbastanza importante da giustificare la presenza del Commissario per la pesca a questo dibattito. E’ un peccato che la Presidenza non abbia fatto lo stesso, ma questo è tipico dei governi britannici e del loro modo di guardare alla pesca, in particolare in Scozia.

 
  
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  Giusto Catania (GUE/NGL). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, su questa discussione pende una spada di Damocle rappresentata dalle Prospettive finanziarie dell’Unione, che influiscono in modo determinante sulla definizione delle politiche di coesione dell’Unione europea.

La politica di coesione è lo strumento più qualificato per rilanciare il ruolo dell’Europa politica, la cui crisi è spesso determinata dalle scelte neoliberiste e dalla militarizzazione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia.

I relatori hanno fatto un ottimo lavoro nel predisporre i nuovi strumenti per il raggiungimento degli obiettivi della nuova politica di coesione. Voglio ringraziare in particolare gli onorevoli Fava e Andria per il lavoro svolto.

Tuttavia, per poter progettare il futuro occorre anche fare un bilancio dell’impatto che i Fondi strutturali hanno avuto sulle società e sull’economia delle aree deboli dell’Europa. Spesso, infatti, i Fondi strutturali non sono serviti a migliorare la qualità della vita dei cittadini delle aree depresse, ma sono stati piuttosto un affare per le mafie, sono stati elargiti in modo clientelare o sono stati utilizzati per coprire buchi di bilancio e talvolta non sono stati neanche spesi. Mentre incombe la discussione sulla quantità delle risorse finanziarie, occorre fare anche una riflessione sulla qualità della spesa.

 
  
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  Mieczysław Edmund Janowski (UEN). (PL) Signor Presidente, desidero congratularmi con tutti i relatori. Molto è stato detto sulla coesione e sullo sviluppo equilibrato dell’Europa. Se però vogliamo che tutto questo diventi realtà, devono essere prese decisioni adeguate in merito al Fondo di coesione, ai Fondi strutturali, al Fondo sociale e alla cooperazione transfrontaliera.

Desidero cogliere questa opportunità per chiedere l’adozione di soluzioni più flessibili, soprattutto per quanto riguarda la regola N+2 per il Fondo di coesione, l’IVA non rimborsabile, gli alloggi sociali e l’approccio multifondo. Emendamenti in tal senso non favorirebbero solo i nuovi Stati membri, ma anche i vecchi Stati membri. Sono numerosi gli esempi che dimostrano che le imprese dei 15 vecchi Stati membri vincono gare che comportano investimenti nei nuovi Stati membri. I nuovi Stati membri, inoltre, capiscono molto bene problemi quali l’effetto statistico e le condizioni delle isole.

Vorrei aggiungere che questa netta divisione tra vecchi e nuovi Stati membri è dannosa per l’Unione europea. La teoria dei giochi matematici ammette che ci sono giochi nei quali la vincita di un giocatore non necessariamente determina la perdita dell’altro. Dovremmo partecipare a questo tipo di gioco, perché aiuteremmo l’Europa.

 
  
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  Carmen Fraga Estévez (PPE-DE).(ES) Signor Presidente, desidero iniziare esprimendomi a favore dell’ottimo lavoro svolto e del difficile consenso raggiunto dal relatore, onorevole Casa, in seno alla commissione per la pesca del Parlamento europeo.

In secondo luogo, vorrei anche invitare i critici della politica di ristrutturazione della pesca a lasciare da parte l’argomentazione, trita e ritrita, secondo cui un peschereccio o un impianto di acquacoltura sono sinonimi di catastrofe ambientale e ad accordarci invece il loro appoggio. Vi posso garantire che, con il bilancio riservatoci dal Fondo europeo per la pesca – 4 900 milioni per sei anni e 27 paesi, con un aumento di soli 1 500 milioni rispetto al fondo attuale per 15 paesi – possiamo arrecare pochi danni all’ambiente o al bilancio della Comunità.

Credo che la relazione abbia ragionevolmente introdotto più misure rispetto a quelle contenute nella proposta della Commissione, al fine di assicurare maggiore flessibilità e consentendo in questo modo agli Stati membri di dare risposte migliori ai vari settori a livello locale. Abbiamo aumentato il numero di casi ammissibili agli aiuti per il rinnovamento e l’ammodernamento della flotta, poiché è difficile capire perché certe professioni debbano essere condannate a lavorare con mezzi produttivi obsoleti e pericolosi, in particolare le navi di piccole dimensioni, che sono le più antiquate. Esprimere il nostro rincrescimento per gli incidenti a posteriori e rendere omaggio alle vittime non serve a molto. Ora, però, abbiamo l’opportunità di contribuire ad evitarli, poiché adesso disponiamo anche di una serie di metodi di telerilevamento e di sorveglianza satellitare che impediscono che si peschi troppo o che si peschi quello che non si deve pescare.

Signor Presidente, mi consenta di aggiungere un ultimo commento sulle società miste. Credo che siano la garanzia di un’efficace politica di cooperazione e di aiuto allo sviluppo e, in linea con il sostegno espresso dalla Commissione nell’ambito della nuova politica sugli accordi di associazione, desidero difenderle. Tuttavia, signor Commissario, non credo che sia possibile creare società miste nei paesi terzi in via di sviluppo senza un’adeguata assistenza della Comunità, in quanto questi paesi non hanno le stesse tutele giuridiche per gli investimenti. Quindi, se davvero vogliamo che le società miste siano una pietra angolare della cooperazione per lo sviluppo, signor Commissario, garantiamo loro assistenza nell’ambito del FEP.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE).(EN) Signor Presidente, ringrazio i relatori.

Lo sviluppo regionale è una delle pietre miliari dell’Unione europea. Accolgo con favore la posizione del Parlamento sulla politica regionale di per sé, ma credo anche che dobbiamo garantire uno sviluppo sostenibile. Accolgo favorevolmente anche la revisione della politica comune della pesca poiché fornisce un quadro sostenibile per la pesca. Deploro profondamente il fatto che la relazione sul Fondo europeo per la pesca sia stata trasformata in uno strumento volto a rimettere in discussione le decisioni prese durante la revisione della PCP.

La revisione ha chiaramente messo fine alle sovvenzioni per la costruzione dei pescherecci e ha introdotto limitazioni alla modernizzazione. E’ falso affermare che la sostituzione dei motori e altre forme di modernizzazione non aumentano lo sforzo di pesca. Accolgo con favore l’enfasi posta sulla sostenibilità nell’ambito delle proposte della Commissione sul FEP. Ho anche notato che, nel suo documento di lavoro sulla PCP, l’onorevole Böge ha affermato che la sovracapacità della flotta comunitaria, nonostante gli sforzi intrapresi nell’ambito dei precedenti programmi strutturali, è ancora una delle principali ragioni del sovrasfruttamento di certi stock. La sostenibilità è la chiave per la prosperità e lo sviluppo futuri nel settore della pesca.

Non accetto l’argomentazione secondo cui i vecchi pescherecci di piccole dimensioni sono poco sicuri e devono essere sostituiti usando denaro pubblico. Può essere incontestabile che devono essere sostituiti. Tuttavia, anche la mia vecchia automobile era poco sicura ed era necessario sostituirla, ma ho dovuto sostenere io le spese di questa operazione. Certo, la mia attività non si basava sull’uso dell’auto, ma, anche se così fosse stato, non mi sarei aspettata che il governo intervenisse e mi finanziasse. Il rinnovamento della flotta è necessario, ma voglio che avvenga su una base sostenibile. Non dobbiamo sovvenzionare troppi pescatori affinché catturino troppo poco pesce.

 
  
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  Alfonso Andria (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa volta intervengo in qualità di relatore ombra per il gruppo ALDE sul regolamento relativo al FESR. Desidero innanzitutto complimentarmi con il relatore onorevole Fava per l’ottimo lavoro svolto.

Valuto positivamente il richiamo del relatore al tema della sicurezza pubblica quale garanzia contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nei processi di spesa legati ai Fondi strutturali. Sono stati raggiunti significativi punti di convergenza tra molti di noi, di diversa estrazione e provenienza sia territoriale che politica, sul grande tema dell’inclusione sociale.

In sede di dibattito in commissione, durante l’esame degli emendamenti, sono stati trovati compromessi e punti di sintesi molto efficaci. Mi rallegro del fatto che il relatore abbia voluto tenere in massima considerazione le richieste avanzate dal mio gruppo, l’Alleanza dei democratici e liberali per l’Europa.

In particolare, abbiamo ottenuto una maggiore attenzione per quanto riguarda la dimensione urbana. E’ stato posto l’accento sulla forza propulsiva che un buon programma di investimento e di gestione dei fondi diretti alle città può avere per il rilancio economico e socioculturale delle periferie e delle zone rurali circostanti, come ha affermato quest’oggi anche la signora Commissario qui presente. Ciò agirà da vero motore per lo sviluppo sostenibile e duraturo dei territori.

Infine, per quanto riguarda il tema delle disabilità ho chiesto di introdurre tra le finalità del FESR un impegno preciso per la promozione delle iniziative volte alla rimozione delle barriere architettoniche per le opere che sono finanziate dal Fondo, in modo da garantire pari opportunità nell’accesso allo stesso.

Per quanto riguarda gli altri temi, soprattutto la questione dell’IVA, credo che siano già stati ampiamente discussi in precedenza.

 
  
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  Georgios Karatzaferis (IND/DEM).(EL) Signor Presidente, lo scorso anno abbiamo detto “sì” ai nuovi paesi e “sì” al loro finanziamento, ma con questo non abbiamo voluto dire che tale finanziamento dovesse andare a scapito del finanziamento delle zone svantaggiate dei vecchi paesi. La Grecia ha tremila isole che tutti vogliamo visitare in luglio e agosto, ma nessuno si chiede come vivano il resto dell’anno, spesso senza petrolio, senza medici e senza trasporti pubblici. Dobbiamo pertanto renderci conto che questo 0,41 per cento del bilancio non è sufficiente; è meno che insufficiente per rispondere in misura equa e corretta alle esigenze delle regioni ultraperiferiche.

Ci era stato detto che la Grecia avrebbe ricevuto 24 miliardi di euro. E’ quello che aveva affermato l’ex Primo Ministro Simitis. Ora il nuovo Primo Ministro Karamanlis ci viene a dire che riceveremo solo poco più della metà del quarto pacchetto. Sono accordi ridicoli. I paesi non possono progredire in questo modo. L’Unione europea non può progredire in questo modo.

Gli Stati membri devono essere incoraggiati a utilizzare le risorse. Secondo il Commissario Hübner, nel 2003 abbiamo ricevuto 2,6 miliardi di euro e lo scorso anno abbiamo ricevuto 1,4 miliardi. Quest’anno, non è arrivato nemmeno un euro, e sono già trascorsi sette mesi. E’ denaro sottratto al mercato, agli agricoltori, alla produzione e alla produttività.

Dobbiamo smettere una buona volta di considerare le persone come numeri perché, se continuiamo così, con la politica del Presidente Blair, sappiate che, la prossima volta che siederete a tavola, non vi saranno serviti pomodori, ma microchip e, invece di trovare frutta e verdura, troverete CD-ROM e floppy disk. Qui ci abita la gente, non i robocop!

 
  
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  Alun Michael, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Signor Presidente, la ringrazio per avermi consentito di intervenire in questa fase del dibattito. I colleghi riferiranno in merito ai contributi futuri, ma da parte mia vi sono grato per aver capito le difficoltà che ho dovuto affrontare per poter essere qui nonostante l’orario del dibattito sia stato modificato.

Abbiamo ascoltato alcuni contributi eccellenti. Ho apprezzato in particolare l’enfasi posta dall’onorevole Galeote Quecedo sull’importanza della coesione per il futuro dell’Unione europea. Sono anche d’accordo che sarebbe importantissimo e utilissimo giungere a una rapida decisione sul bilancio. Per ottenere un risultato in tal senso, è necessario un grande impegno da parte di tutti noi. Ci impegneremo sicuramente a svolgere la nostra parte nel tentativo di pervenire a un accordo. Ho notato anche l’accento posto su temi quali l’IVA e gli alloggi.

Desidero dire agli onorevoli deputati che ora rifletteremo sulle osservazioni espresse oggi ed esamineremo attentamente le relazioni e gli emendamenti che saranno adottati domani. La Presidenza lavorerà poi a stretto contatto con il Parlamento nel percorso verso una posizione comune, per discutere del modo migliore di rispondere alle vostre preoccupazioni.

Alcune di queste preoccupazioni sono tra loro molto diverse. L’onorevole Krehl ha fatto riferimento al successo dei fondi di coesione nel Regno Unito. Sono d’accordo, ed è una delle ragioni per le quali concordiamo con l’osservazione dell’onorevole Beaupuy, che ha chiesto di concentrarci sui dieci nuovi Stati membri. L’onorevole Griesbeck ha chiesto un accordo, ma si è riservata il diritto di dire “no”. Dico a lei e agli altri che dovremmo tutti cercare di trovare la risposta giusta per l’Europa del XXI secolo. In ogni caso, però, oggi l’attenzione si concentra sui regolamenti.

Come ho detto nelle mie osservazioni introduttive, c’è una certa differenza di opinioni sul pacchetto di regolamenti, ma dal dibattito emerge chiaramente che tra Consiglio e Parlamento c’è un forte consenso su molti aspetti della riforma. Siamo tutti determinati a sviluppare una politica regionale dell’Unione europea dinamica ed efficiente in grado di contribuire pienamente agli obiettivi fondamentali dell’Unione e di garantire il successo dell’allargamento – tutti tranne l’onorevole Smith che ha letto un comunicato stampa da mettere a verbale, e forse l’onorevole Booth, che non sembra essersi accordo degli enormi vantaggi determinati dallo sviluppo regionale in Inghilterra.

Passando ora al nucleo centrale del dibattito, il Parlamento ha sollevato una serie di questioni e problemi in relazione all’entità del bilancio futuro per i Fondi strutturali, nonché alla sua ripartizione tra gli Stati membri e le loro regioni. Alcuni deputati, in particolare gli onorevoli Hatzidakis e Andria, hanno difeso l’architettura globale delle proposte della Commissione, che concentrano il bilancio più elevato dei Fondi strutturali su tre obiettivi – convergenza, competitività e cooperazione – e si sono opposti a qualsiasi modifica della distribuzione dei finanziamenti tra queste tre priorità. L’onorevole Schroedter ha messo in rilievo il ruolo svolto dalla politica regionale dell’UE nel garantire la solidarietà dell’Unione europea. Convengo – anche se naturalmente il ventaglio di opinioni è molto ampio – sul modo di realizzare nella pratica una vera solidarietà. Per esempio, l’onorevole Triantaphyllides si è pronunciato a favore di una maggiore attenzione verso gli Stati membri più poveri, mentre l’onorevole Allister ha rilevato che a suo parere le proposte della Commissione prevedono stanziamenti troppo elevati per i nuovi Stati membri.

Il Consiglio sta anche portando avanti un dibattito volto a migliorare nelle prossime prospettive finanziarie l’articolazione e la messa a disposizione dei fondi affinché possano contribuire nel migliore dei modi allo sviluppo regionale dell’Unione europea. Lo fa ponendo una serie di domande sulle proposte della Commissione per la distribuzione dei fondi, per la ripartizione tra i tre obiettivi, sull’enfasi posta sul finanziamento dell’obiettivo “Convergenza” per le regioni più ricche, in particolare negli Stati membri più ricchi e sulla proposta ripartizione al 50 per cento tra i vecchi e i nuovi Stati membri.

Altri hanno messo in discussione alcuni aspetti relativi alle regole tecniche per la realizzazione dei programmi, come l’applicazione della regola N+2 al Fondo di coesione, e qui c’è stato un interessante riferimento alla flessibilità e alle sue modalità di applicazione, e al trattamento dell’IVA e di altre spese. Sono problemi complessi e il modo in cui li risolveremo avrà un impatto decisivo sull’efficienza delle spese future per i Fondi strutturali.

Ho notato che una larga maggioranza del Parlamento e del Consiglio sostiene ampiamente le proposte della Commissione tese a rafforzare l’accento strategico delle spese per i Fondi strutturali sulle agende di Lisbona e di Göteborg. Vogliamo tutti una valutazione rigorosa e meccanismi più flessibili ed efficienti per realizzare i progetti e siamo tutti intenzionati e determinati a mantenere regole solide per il monitoraggio delle spese in modo che ci sia una rigorosa rendicontazione delle spese dei Fondi strutturali.

Possiamo essere d’accordo con gli onorevoli Silva Peneda e Krehl sulla necessità di semplificare le procedure per attuare i programmi dei Fondi strutturali. Mentre accogliamo favorevolmente molte delle utili iniziative della Commissione in questo settore, il Consiglio può certamente convenire con l’onorevole Silva Peneda sul fatto che c’è un ulteriore margine di semplificazione per alcune delle proposte contenute nel progetto di regolamento. Siamo anche d’accordo con l’onorevole Harangozó e altri sulla necessità di aumentare al massimo il coinvolgimento del settore privato nei programmi.

In merito alle priorità per gli aiuti nell’ambito dei Fondi strutturali, ancora una volta le posizioni del Consiglio e del Parlamento hanno molti punti in comune. Per quanto riguarda il FESR, siamo tutti d’accordo sulla necessità di mantenere un adeguato livello di concentrazione su un numero limitato di priorità e, come ha sostenuto l’onorevole Fava, sulla necessità di rafforzare l’enfasi su attività quali innovazione, ricerca e sviluppo a sostegno degli obiettivi di Lisbona.

Per quanto riguarda l’FSE, possiamo essere d’accordo con l’onorevole Silva Peneda sulla necessità di concentrarci in modo specifico sulla strategia europea per l’occupazione.

I problemi irrisolti sono ora chiari. Sia il Consiglio che il Parlamento sono intenzionati a mantenere un principio di partenariato forte affinché i soggetti nazionali, regionali e locali continuino a partecipare attivamente alla realizzazione dei programmi. Tuttavia, nel lavoro con i partner ci sono differenze che dobbiamo appianare.

Analogamente, si registra un ampio sostegno a favore delle misure tese a migliorare l’efficacia dei Fondi strutturali. Abbiamo però punti di vista diversi su alcuni aspetti delle proposte della Commissione. Per esempio, il Consiglio non ha potuto appoggiare le proposte della Commissione relative alla creazione di riserve obbligatorie per il miglioramento delle prestazioni e le congiunture negative; temiamo infatti che le difficoltà amministrative e i costi burocratici supererebbero gli eventuali vantaggi concreti che ne potrebbero derivare.

Non sono difficoltà insormontabili, ma dobbiamo cooperare strettamente per appianare queste differenze nei prossimi mesi. Terremo conto delle opinioni del Parlamento quando prepareremo i nuovi testi di compromesso che saranno discussi in seno al gruppo di lavoro del Consiglio. Il mio collega, Alan Johnson, visiterà la commissione per lo sviluppo regionale il 12 settembre e in quell’occasione sarà lieto di dibattere in modo più approfondito questi temi con gli onorevoli deputati. Ci terremo in stretto contatto con i relatori per discutere con loro dei vari aspetti a mano a mano che la posizione del Consiglio si preciserà.

Dopo il dibattito odierno posso dire di avere ora un quadro molto più chiaro dei punti di vista del Parlamento su questi fascicoli estremamente importanti. Il tempo stringe e le nostre due Istituzioni devono cooperare strettamente. Da parte mia, vi posso assicurare che il Consiglio lavorerà in modo costruttivo ed efficiente con voi per trovare la via da seguire in futuro. Guardo con interesse alla nostra cooperazione dei prossimi mesi in vista della creazione di un terreno comune sul quale sia possibile costruire una politica di coesione adeguata per una nuova Europa nel XXI secolo.

 
  
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  Guntars Krasts (UEN).(LV) Signor Presidente, nel loro insieme, i progetti di regolamenti sui Fondi strutturali realizzano gli obiettivi che si erano prefissati, ma, a mio avviso, molti aspetti non sono stati risolti come era stato programmato.

Ne citerò tre. Sono incondizionatamente a favore del miglioramento della gestione finanziaria dei fondi dell’Unione europea e di una disciplina più rigorosa in termini di preparazione ed esecuzione dei progetti; tuttavia, l’applicazione del principio N+2 al Fondo di coesione può condurre direttamente al risultato opposto – preparazione ed esecuzione affrettate dei progetti ed uso inefficace e poco accorto del denaro dei contribuenti dell’Unione europea. Inoltre ridurrebbe considerevolmente la capacità dei nuovi Stati membri di assorbire gli stanziamenti del Fondo di coesione. Propongo di considerare il principio N+3 come requisito minimo.

In secondo luogo, ritengo che dovremmo seriamente valutare e ripensare l’estensione a sette anni del periodo di programmazione degli aiuti e le condizioni contenute nei progetti di regolamenti, unitamente all’obbligo per le imprese che delocalizzano di restituire i finanziamenti del Fondo strutturale, elemento che è in aperta contraddizione con i principi del mercato unico e che costituisce una violazione della concorrenza e delle libertà fondamentali dell’Unione europea.

In terzo luogo, dobbiamo mantenere la possibilità di un cofinanziamento privato dei progetti a carico dei fondi comunitari, senza coinvolgere il finanziamento pubblico nazionale. Propongo pertanto di prevedere la possibilità di includere il cofinanziamento privato nei costi imputabili generali. In questo modo, sarebbe possibile realizzare progetti per un importo totale maggiore e utilizzare in maniera più efficace i finanziamenti pubblici nazionali.

 
  
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  Francesco Musotto (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario Hübner, è nei momenti di incertezza politica, come quello che stiamo attraversando, che le Istituzioni europee, per potere essere credibili, devono dimostrare fermezza e dare risposte certe alle richieste dei cittadini.

Di conseguenza, il Parlamento deve avere la capacità di trasformare idee politiche in interventi risolutivi. Le relazioni in esame oggi rappresentano una risposta efficace ai tanti problemi della politica di coesione e di sviluppo regionale sorti all’indomani dell’allargamento.

Il criterio statistico da solo è inadeguato a indicare la reale situazione economica delle varie regioni europee in ritardo di sviluppo ed è insufficiente per dare risposte concrete in termini di solidarietà a quelle regioni che devono ancora superare i disagi dovuti a difficoltà strutturali o a situazioni oggettive come l’insularità o la perifericità.

Vorrei sottolineare che la politica di coesione non può essere soltanto un’occasione per affermare l’importanza decisiva ai fini dell’integrazione europea e per il coinvolgimento reale di tutti i cittadini. Per essere efficace, costruttiva e soprattutto credibile, dovrà essere supportata da risorse finanziarie sufficienti.

Lo 0,46 per cento destinato alla politica di coesione in base alla proposta di regolamento rappresenta una cifra modesta, in considerazione del forte incremento della popolazione ammissibile all’obiettivo “Convergenza” a seguito di un allargamento senza precedenti.

Per quanto riguarda il nostro gruppo, condividiamo le proposte contenute nelle relazioni, che tra l’altro sono frutto di approfondite discussioni e mediazioni. A tale proposito, vorrei approfittarne per complimentarmi con i relatori e i proponenti.

Vorrei soltanto soffermarmi su alcuni aspetti che riguardano in particolare il Fondo europeo per la pesca, in cui, tra i processi di ammodernamento non sono inclusi i motori di pescherecci. Rinnovare la flotta non vuol necessariamente dire aumentare lo sforzo di pesca.

In conclusione ribadisco la necessità di superare il limite del modello obsoleto, incentrato principalmente sul versante terrestre, puntando ad ottenere il pieno riconoscimento delle particolarità delle problematiche transfrontaliere marittime.

 
  
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  Jan Andersson (PSE).(SV) Signor Presidente, signori Commissari, mi sembra che, com’è logico che sia, la proposta del Parlamento che sta iniziando a prendere forma sia più o meno in linea con il progetto di bilancio a lungo termine che abbiamo già presentato. Mi concentrerò sul Fondo sociale europeo.

Il Fondo sociale ha due compiti fondamentali che sono diventati sempre più importanti: il primo è quello di sostenere la strategia per l’occupazione e il secondo quello di promuovere l’integrazione sociale e combattere la discriminazione. Sono due sfide alle quali è confrontata l’Unione europea nella nuova società globalizzata con i suoi mutamenti demografici. Proprio per questo i suddetti due obiettivi sono più importanti che mai.

L’apprendimento durante tutto l’arco della vita è molto importante per accrescere il livello di occupazione. L’Europa non sarà in grado di competere con India e Cina, con i loro modelli sociali, con i loro salari e con le loro condizioni sul mercato del lavoro. Dobbiamo invece competere, per esempio, attraverso la ricerca e lo sviluppo e attraverso le competenze di cui dispongono i lavoratori dell’Unione europea. Gli Stati membri, le imprese e le parti sociali devono assumersene la responsabilità, ma l’Unione europea può dare un contributo prezioso migliorando le competenze nel nostro territorio.

Ci sono moltissimi gruppi svantaggiati che devono partecipare di più non solo allo sviluppo della società ma anche al mercato del lavoro. Per fare fronte alla concorrenza proveniente dall’esterno, abbiamo bisogno che tutti – in particolare le donne – partecipino al mercato del lavoro in futuro. Le donne sono ancora sottorappresentate e discriminate sul mercato del lavoro. Lo stesso vale per i disabili che, come gli extracomunitari, sono attualmente esclusi dal mercato del lavoro in misura incredibilmente elevata.

Vorrei ora segnalare una serie di punti molto importanti. E’ positivo che la dimensione transnazionale cresca. Manteniamo la dimensione innovativa che esisteva, per esempio, in EQUAL. E’ importante che il Fondo sociale sia in grado di operare in una certa qual misura in modo congiunto con altri fondi a livello locale e regionale. In conclusione, sono d’accordo con il Commissario Špidla che ha ricordato quanto è importante, anche in futuro, che il partenariato e le parti sociali svolgano un ruolo di primo piano nel lavoro del Fondo sociale.

 
  
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  Grażyna Staniszewska (ALDE).(PL) Signor Presidente, vorrei cogliere questa opportunità per lanciare un forte appello alla coerenza.

Quando abbiamo votato la relazione Böge alcune settimane fa, avevamo stabilito che non avremmo applicato la regola N+2 al Fondo di coesione. Avevamo stabilito che le imprese destinatarie dei Fondi strutturali non avrebbero dovuto delocalizzare per un periodo di cinque anni. Ora stiamo contemplando la possibilità di modificare questa regola. Un paio di settimane fa avevamo un parere e ora vogliamo cambiare idea. Chiedo coerenza.

Nella relazione Böge avevamo affermato che, se si applicasse la regola N+2 al Fondo di coesione, in molti casi diventerebbe impossibile, soprattutto per i nuovi Stati membri, beneficiare di questo Fondo per l’attuazione di grandi progetti. Così sembra quasi che con una mano togliamo alle imprese il denaro che diamo loro con l’altra, visto che ora introduciamo una regola in virtù della quale l’IVA non sarà una spesa ammissibile, dopo che così tanti paesi e regioni poveri hanno aderito all’Unione europea. I bambini polacchi dicono che “chi dà e poi toglie va all’inferno”; lancio un appello perché noi non facciamo lo stesso, perché non diamo con una mano e togliamo con l’altra.

Per quanto riguarda l’IVA, e ipotizzando che gli emendamenti domani non siano approvati, vorrei chiedere al Commissario e al Consiglio di pensare seriamente ad un’aliquota zero per l’IVA sugli investimenti effettuati nell’ambito dei fondi europei. Un’aliquota zero per l’IVA consentirebbe a chi non vuole che fondi dell’Unione tornino ai bilanci nazionali di trovare un punto di incontro con chi non si può permettere di raddoppiare i propri contributi a seguito dei cambiamenti ora proposti.

Esorto il Parlamento a prendere sul serio queste preoccupazioni, e si tratta davvero di preoccupazioni serie, in particolare nel caso dei nuovi Stati membri. Esorto gli onorevoli deputati a fare in modo che l’allargamento non diventi un’illusione.

 
  
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  Ioannis Gklavakis (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, desidero iniziare esprimendo le mie più calorose congratulazioni ai cinque relatori. Desidero in particolare complimentarmi per l’ottimo lavoro svolto dagli onorevoli Hatzidakis e Casa.

Commenterò la relazione dell’onorevole Casa e difenderò i miei emendamenti. La relazione Casa cerca di attribuire grande importanza all’equilibrio e al rispetto dell’ambiente e alla gestione corretta delle risorse ittiche. Aggiungo che dobbiamo pensare anche a come proteggere i pescatori europei.

Ho quindi tre proposte al riguardo: primo, autorizzare attrezzature da pesca che rispettino l’ambiente; secondo, agevolare l’acquisto di attrezzature in grado di migliorare la salute e la sicurezza dei pescatori e, terzo, agevolare la sostituzione dei motori sui pescherecci a condizione che il nuovo motore non abbia una potenza superiore a quello vecchio. Non possiamo mandare i nostri pescatori a pescare per noi con motori che hanno 20 o 25 anni.

La seconda parte riguarda l’acquacoltura. Deve essere protetta, deve essere ampliata e deve produrre più pesce. Perché? Perché la domanda mondiale di pesce è aumentata. O peschiamo fino ad esaurire le risorse ittiche, distruggendo l’ecosistema, o diamo all’acquacoltura la possibilità di produrre più pesce.

Ecco perché l’Unione europea deve sostenere il più possibile questo settore. La cosa più importante è che queste imprese proteggano l’ambiente, che siano ecocompatibili. E’ questo l’elemento prioritario. Non importa che siano imprese piccole, medie o grandi. Spero che le imprese piccole diventino grandi e che le imprese grandi diventino ancora più grandi, in modo che possano produrre più pesce, di cui il nostro pianeta ha bisogno, invece di rischiare che la pesca provochi l’esaurimento delle risorse ittiche.

 
  
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  Richard Falbr (PSE). (CS) Signor Presidente, Commissario, desidero segnalare una serie di punti che considero fondamentali prima della votazione di domani sui regolamenti e sui Fondi strutturali.

Siamo contrari all’applicazione generalizzata della regola N+2 al Fondo di coesione, poiché a nostro avviso nei nuovi Stati membri questo potrebbe determinare la perdita di elevati finanziamenti nell’ambito del Fondo di coesione. Dovremmo anche cercare di fare in modo che l’IVA rientri nella categoria delle spese ammissibili. Questo sarà particolarmente importante nel caso del Fondo europeo di sviluppo regionale qualora tra i futuri beneficiari dei fondi ci siano città e villaggi.

Le nostre richieste a tale fine si sono scontrate con una certa incomprensione da parte del relatore, del coordinatore e di molti altri deputati, e devo dire che sono piuttosto deluso dell’esito dei nostri sforzi. Credo tuttavia nel buon senso della maggioranza, e spero pertanto che gli emendamenti che abbiamo presentato domani siano adottati.

 
  
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  Markus Pieper (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, è attraverso il nostro sostegno alle regioni europee più sfavorite, in particolare quelle dell’Europa orientale, che trova espressione la nostra solidarietà. Vorrei rilevare un aspetto al quale gli oratori che mi hanno preceduto non hanno dato risalto: la politica strutturale europea può fungere da leva per l’innovazione anche nelle regioni che non sono tipicamente candidate agli aiuti.

Desidero sottolineare l’importanza dell’obiettivo 2, occupazione e competitività. Con questo strumento, l’Europa contribuisce a dare alle infrastrutture e all’innovazione una dimensione internazionale. Sia nei tradizionali centri di attività economica dell’Europa che altrove, il risultato di questo impulso sarà una crescita che alla fine andrà a vantaggio di tutti noi.

I finanziamenti dei Fondi strutturali non favoriscono solo la crescita e i progetti pilota europei. Desidero ricordare che, promuovendo la competitività delle regioni, si può favorire l’accettazione dell’ideale europeo in Europa occidentale. Questo vale in particolar modo per i finanziamenti a carico del Fondo sociale, ma anche per l’obiettivo 2, la cooperazione territoriale. Che sia frutto del lavoro delle istituzioni sociali transnazionali, delle zone industriali o delle camere di commercio, l’associazione transfrontaliera è la modalità attraverso cui si vive l’ideale europeo. Proprio perché è importante che questa forma di sostegno europeo sia mantenuta, appoggiamo i principi sottesi alla proposta della Commissione.

Dobbiamo tuttavia riflettere seriamente su come possiamo mantenere i principi politici della politica strutturale, anche con meno denaro. Dovremo riorganizzare le modalità di finanziamento della politica agricola e strutturale, e questo significa che è necessario un cofinanziamento agricolo a livello nazionale, unitamente a regole che possano facilitare i partenariati pubblico-privato. In futuro dovremo pensare anche alla possibilità di finanziare i programmi strutturali attraverso prestiti. Se ci devono essere tagli, dovranno essere tagli generalizzati, in tutti i campi d’azione, e non dovranno andare a scapito delle singole regioni o dei singoli programmi.

La sostanza è che gli interventi dei Fondi strutturali europei funzionano. Dobbiamo lottare per i loro contenuti politici. Ci appelliamo ai capi di Stato e di governo perché si impegnino a favore delle regioni europee.

 
  
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  Inés Ayala Sender (PSE).(ES) Desidero ringraziare i relatori e i coordinatori per il loro lavoro; non è stato semplice, vista la situazione attuale, ma l’esito è positivo e meritano tutto il nostro sostegno.

Desidero ringraziare il Commissario per aver cercato di capire la posizione del Parlamento; speriamo che faccia tutto quanto in suo potere per favorire un accordo che è tanto urgente quanto necessario.

Chiediamo alla nuova Presidenza, alla quale diamo il benvenuto dall’altra parte della barricata, di dimostrare, con azioni concrete, la propria passione europea, che vorremmo credere sincera. Tuttavia, come ben sanno coloro che governano da un po’ di tempo, non può esistere nulla che non sia previsto nei bilanci. Quindi, se vogliamo che l’Europa sia credibile, come auspica Tony Blair, il primo requisito è che sia elaborato puntualmente un bilancio adeguato.

Speriamo anche che sia la Commissione che la Presidenza garantiscano una compensazione, accettabile in termini di equità e di gradualità, per le regioni e gli Stati membri che rischiano di subire ingenti perdite finanziarie a seguito della nuova distribuzione delle risorse per l’Europa allargata, oltre a un trattamento preferenziale per le regioni interessate dall’effetto statistico, per le regioni interessate dall’effetto naturale – le regioni ultraperiferiche – e le regioni con particolari difficoltà strutturali: regioni montagnose, regioni di confine..., regioni caratterizzate da spopolamento o da una bassa densità demografica e regioni con problemi di accessibilità, come la mia regione, l’Aragona.

Inoltre, vogliamo che il nuovo obiettivo della competitività, che deve rilanciare la strategia di Lisbona e intensificare gli sforzi in materia di ricerca e sviluppo, contribuisca anche a ridurre il divario tecnologico tra le regioni e gli Stati membri. Chiunque pensi che l’Europa possa fare progressi sulla base di poche persone eccellenti, mentre la maggioranza è rappresentata da analfabeti digitali, pecca, onorevoli colleghi, di ingenuità o manca di onestà intellettuale.

 
  
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  Jan Březina (PPE-DE).(CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la politica della coesione è uno dei pilastri dell’integrazione europea. Diverrà ancora più importante durante il prossimo periodo di programmazione, poiché servirà sia a ridurre le differenze economiche tra le regioni che a rendere l’Europa più competitiva sul mercato globale.

Sebbene apprezzi moltissimo il lavoro svolto da tutti coloro che hanno partecipato alla formulazione della posizione del Parlamento sui progetti, sono deluso dalla mancanza di interesse dimostrata finora nei confronti della maggior parte delle richieste e delle necessità dei nuovi Stati membri. I dibattiti andati avanti per mesi in seno alla commissione per lo sviluppo regionale mi hanno dato l’impressione che le proposte avanzate dai deputati dei nuovi Stati membri non siano state oggetto dell’attenzione che meritano. Al contrario, è stata dedicata molta attenzione alle necessità di altri soggetti, come per esempio gli ex paesi della coesione, nonché alle regioni periferiche e alle regioni interessate dall’effetto statistico. Le loro richieste non solo sono state ascoltate, ma hanno anche ricevuto la debita attenzione. Trovo a questo riguardo l’atteggiamento dei deputati degli ex paesi della coesione particolarmente fastidioso, poiché finora hanno snobbato le nostre proposte tese a mantenere in vigore le regole attuali, sebbene siano stati i primi in passato a beneficiarne. Penso in particolare alla regola N+3 per il Fondo di coesione e alla regola che classifica l’IVA come spesa ammissibile per i non contribuenti.

Mi dispiace dover dire che la maggioranza delle concessioni fatte ai nuovi Stati membri riguardava o la relazione sull’attuale regolamento sui Fondi strutturali o la relazione sul Fondo di coesione. Il Parlamento non ha la facoltà di apportare direttamente cambiamenti alle proposte della Commissione in nessuno di questi casi. Le stesse richieste sono state tuttavia categoricamente respinte nel caso della proposta sul Fondo europeo di sviluppo regionale alla quale possiamo apportare modifiche. In altri termini, sono state fatte concessioni ai nuovi Stati membri solo nei casi in cui hanno un peso molto limitato.

A mio modo di vedere, la decisione di eliminare completamente l’IVA dall’elenco delle spese ammissibili costituirebbe un grave errore politico, e soprattutto un esempio di trattamento insensibile nei confronti dei nuovi Stati membri. Potrebbe indurre decine di milioni di cittadini di questi paesi a chiedersi se sono davvero trattati in modo equo, visto che vengono loro negati i vantaggi di regole convenienti di cui i vecchi Stati membri hanno beneficiato per molti anni. Desidero pertanto fare appello alla buona volontà e alla comprensione del Parlamento, e chiedo agli onorevoli deputati di votare a favore del mantenimento delle regole nel periodo 2007-2013.

 
  
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  Stavros Arnaoutakis (PSE).(EL) Signor Presidente, anch’io desidero iniziare congratulandomi con i relatori, in particolare con l’onorevole Hatzidakis, per l’ottimo lavoro che hanno condotto durante tutta la procedura. E’ un fatto incontestato che la politica di coesione è la leva per lo sviluppo dell’Unione europea. La politica di coesione ha contribuito allo sviluppo e alla creazione di posti di lavoro, con risultati positivi per la convergenza di regioni e Stati membri dell’Unione europea. Gli strumenti della coesione, i Fondi strutturali, avvicinano l’Europa ai cittadini, contribuiscono allo sviluppo e dimostrano nella pratica il principio della solidarietà.

Oggi, la politica di coesione è chiamata ad affrontare sfide importanti e disuguaglianze profonde nell’Europa dei 25: abbiamo bisogno dello sviluppo urbano, ma abbiamo anche bisogno dello sviluppo rurale. Oggi, la politica di coesione è chiamata a contribuire alla realizzazione degli obiettivi delle strategie di Lisbona e di Göteborg. Non abbiamo altra scelta se non quella di garantire ai Fondi strutturali le risorse minime necessarie perché possano funzionare in modo efficace, e con questo intendo lo 0,41 per cento o almeno 336 miliardi di euro.

Di conseguenza, è assolutamente necessario che non si verifichino ulteriori ritardi; in questo modo le politiche strutturali e i regolamenti in questione potranno essere ultimati al più presto nel corso del 2005.

(Applausi)

 
  
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  László Surján (PPE-DE). (HU) Dopo aver espresso le congratulazioni dovute, ma sincere, ai nostri relatori, vorrei concentrarmi in modo molto specifico su un tema già evocato da molti oratori: la questione del rimborso dei pagamenti IVA. Nel mio paese, rappresento una regione che è forse la più povera. So che c’è una certa logica nel non sostenere le spese a carico dei fondi comunitari che costituiscono redditi di pertinenza delle casse degli Stati membri. Vorrei tuttavia presentare anche l’altra faccia della medaglia. Gli enti locali della mia regione che intendono partecipare alle misure di sviluppo attraverso la politica strutturale dell’Unione saranno privati dell’opportunità di farne richiesta – in ragione della loro povertà – se questo onere ricadrà anche sulle loro spalle. Vi prego di riflettere molto attentamente, quando prenderete le vostre decisioni sugli emendamenti proposti. Lasciamo stare le regole come sono!

Vorrei sollevare un altro punto: i regolamenti dell’Unione cambiano continuamente e noi, rappresentanti dei nuovi Stati membri, riteniamo che questi cambiamenti siano sempre di più a nostro sfavore. E’ un processo che deve essere fermato, perché se le cose continueranno ad andare come vanno, l’allargamento non sarà un successo, ma costituirà un forte incoraggiamento all’euroscetticismo e agli estremi politici. Onorevoli colleghi, vi prego di agire in modo responsabile e coerente. Se ci sono soluzioni che hanno funzionato finora, non tocchiamole, e non cerchiamo di emarginare ulteriormente le regioni più povere!

 
  
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  Jamila Madeira (PSE).(PT) I due recenti voti contrari alla Costituzione europea sono un monito dei cittadini, che ci dicono che l’Europa deve offrire un modello sociale differente, un modello nettamente diverso da quello che offrirebbero gli Stati Uniti d’Europa. I cittadini europei hanno parlato molto chiaro, e quello che vogliono è più cittadinanza, più attenzione agli aspetti sociali e, soprattutto, un modello sociale europeo più forte.

Il Fondo sociale europeo, uno dei principi fondanti dell’Europa, insieme alla politica di coesione, ha sempre avuto l’obiettivo di aiutare la gente, e si tratta pertanto della politica con la quale i cittadini si sono maggiormente identificati. Ritengo che non si debba permettere che il Fondo sociale, unitamente ad altri fondi, incoraggi un’Europa a due velocità. Il suo obiettivo non è quello di esacerbare l’esclusione, o in qualche modo di promuovere la discriminazione in tutte le sue varie forme nella nostra società. Il suo obiettivo è proprio il contrario – mettere al primo posto le persone.

E’ venuto il momento di dimostrare a tutti che vogliamo continuare a investire nelle persone. Per questo dobbiamo fare in modo che il modello sociale ci sia e funzioni. E’ venuto il momento di verificare che gli obiettivi siano rispettati e che l’effetto statistico non faccia pagare agli innocenti i peccati dei colpevoli. Dobbiamo garantire che non si passi dalla comitatologia al gioco dei numeri e che non si faccia pagare il conto dei cambiamenti alle regioni più piccole. Speriamo e ci aspettiamo che il pacchetto di regolamenti di cui discutiamo oggi, nonostante tutti gli aspetti finanziari ancora in sospeso, possa effettivamente contribuire a realizzare l’Europa delle regioni ponendo le persone al primo posto tra le nostre priorità. Questo obiettivo sarà la nostra forza trainante per l’Europa.

 
  
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  Sérgio Marques (PPE-DE).(PT) Le circostanze hanno concorso a far sì che questo dibattito sul futuro della coesione economica e sociale si svolgesse in un momento particolarmente cruciale per il progetto europeo. Se vogliamo uscire da questa crisi, le Istituzioni europee, e in particolare il Consiglio, devono definire una politica di sviluppo regionale caratterizzata dalla visione e dalla solidarietà necessarie a raccogliere le enormi sfide cui è confrontata l’Unione europea.

Conseguentemente, il Regno Unito, che ha appena assunto la Presidenza dell’Unione europea, ha una grandissima responsabilità. Guardo a questa Presidenza con un misto di apprensione e di speranza: apprensione perché il Regno Unito, come sappiamo, è uno dei sei paesi che cercano di limitare il bilancio dell’Unione europea all’1 per cento del PIL, il che, a mio avviso, va in senso assolutamente contrario a una politica di coesione forte e agli obiettivi ambiziosi della futura azione dell’Unione europea che vogliamo definire. Nutro inoltre qualche timore a causa della posizione del governo britannico sulla rinazionalizzazione dell’impegno europeo in materia di coesione economica e sociale, che, se si verificasse, significherebbe una grave assenza di solidarietà non solo nei confronti dei nuovi Stati membri, ma anche di certe regioni tuttora bisognose, in particolare in Portogallo, Spagna e Grecia.

Con queste preoccupazioni convive tuttavia una grande speranza, poiché è noto che il Regno Unito è favorevole ad attribuire un’elevata priorità al rafforzamento della competitività dell’Unione europea, senza la quale non ci può essere una crescita economica forte, e a garantire che sia almeno pari a quella degli Stati Uniti d’America. Questo potrà a sua volta favorire la creazione di posti di lavoro. Non realizzeremo questo obiettivo se non avremo il coraggio di attuare la strategia di Lisbona in ogni sua parte. Una politica di coesione europea forte e rivitalizzata, dotata di risorse finanziarie sufficienti, è uno dei fattori chiave per la realizzazione degli obiettivi della strategia di Lisbona.

Nelle regioni meno favorite d’Europa, c’è un enorme potenziale in termini di competitività e di sviluppo che deve essere sfruttato. Questo dovrebbe essere uno dei principali obiettivi della politica di coesione europea.

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE). (PL) Signor Presidente, un anno fa c’è stato l’allargamento dell’Unione europea a dieci nuovi Stati membri, la maggior parte dei quali sono poveri. Benché continuiamo a sentire da ogni parte riferimenti allo sviluppo equilibrato, nella maggior parte dei casi tutte queste parole sono assolutamente vuote. In realtà si stanno facendo dei tentativi, “in volo” per così dire, per modificare i principi che disciplinano attualmente l’attuazione dei principali strumenti di finanziamento dello sviluppo regionale. Perché ai nuovi Stati membri si impongono condizioni diverse e più severe di quelle che hanno favorito lo sviluppo dei 15 vecchi Stati membri? La classificazione dell’IVA non rimborsabile come spesa non ammissibile e l’introduzione della regola N+2 per il Fondo di coesione sono evidenti ostacoli allo sviluppo dei nuovi Stati membri.

Ma misure di questo tipo sono prova di solidarietà in Europa? I principi attuali non dovrebbero essere cambiati, perché altrimenti i poveri non si potranno permettere di beneficiare degli aiuti dell’Unione. I nuovi Stati membri devono avere le stesse opportunità di sviluppo di cui hanno beneficiato i 15 vecchi Stati membri, e di cui hanno fatto un ottimo uso. E’ venuto il momento di parlare di un’Europa di pari opportunità e sviluppo equilibrato che acquisisca finalmente forza legislativa. Dovremmo cambiare per il meglio e non per il peggio, e non dovremmo dividere l’Europa tra ricchi e poveri.

 
  
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  Margie Sudre (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, signori Commissari, onorevoli colleghi, l’allargamento ha determinato l’aumento del divario tra le regioni dell’Unione in termini di sviluppo economico e sociale. La politica di coesione, che ha un valore aggiunto incontestabile per tutte le regioni europee, deve rimanere più che mai lo strumento della solidarietà europea, volto a ridurre gli squilibri regionali. Condivido l’opposizione dei relatori a qualsiasi modifica dell’architettura globale di questa riforma, a qualsiasi rinazionalizzazione della politica regionale o a qualsiasi taglio drastico delle spese comunitarie. La proposta tesa a imporre sanzioni finanziarie alle aziende che, dopo aver ricevuto fondi europei, decidono di delocalizzare le loro attività, è diventata oggi indispensabile.

Ringrazio inoltre i colleghi della commissione per lo sviluppo regionale per aver sostenuto con forza l’azione speciale di 1,1 miliardi di euro a favore delle regioni ultraperiferiche e la possibilità di estendere, in via eccezionale, il campo di intervento del FESR al finanziamento degli aiuti operativi a queste regioni per compensare, in entrambi i casi, i costi aggiuntivi legati alla loro ultraperifericità.

Inoltre, chiedo la piena applicazione del requisito di cui all’articolo 299, paragrafo 2, del Trattato che prevede un trattamento specifico per le regioni ultraperiferiche, garantendone l’accesso ai Fondi strutturali, in particolare per quelle il cui PIL supera già il 75 per cento della media comunitaria.

Per quanto riguarda il Fondo europeo per la pesca, sono lieta di poter constatare che è stato raggiunto un reale equilibrio tra le preoccupazioni ambientali e le considerazioni socioeconomiche. La commissione per la pesca ha accettato la mia proposta volta a consentire il finanziamento, attraverso il Fondo europeo per la pesca, degli aiuti pubblici destinati al rinnovamento e alla modernizzazione della flotta nelle regioni ultraperiferiche.

Nella maggior parte delle regioni ultraperiferiche, la pesca è un’attività molto recente e le risorse alieutiche sono ancora copiose. Sarebbe inconcepibile e controproducente impedire questo tipo di aiuti. Mi dispiace tuttavia che la mia richiesta di mantenere gli aiuti pubblici per la trasformazione per le regioni ultraperiferiche al tasso attuale del 75 per cento e non del 50 per cento, come è stato proposto, non sia stata accolta. Spero che il Consiglio segua ora la via aperta dal Parlamento europeo in merito a questa riforma decisiva e urgente per così tante regioni europee.

 
  
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  Bernadette Bourzai (PSE).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la ragion d’essere della politica regionale comunitaria è rappresentata sia dalla coesione tra gli Stati membri che dalla coesione tra le diverse regioni europee. La solidarietà deve spingerci a concentrare la maggior parte dei Fondi verso i nuovi Stati membri, ma dobbiamo anche ricordare che alcune regioni dei vecchi Stati membri hanno ancora bisogno dell’effetto leva generato dai Fondi strutturali per portare a termine progetti di rilevanza strutturale e per consolidare i loro progressi in termini di sviluppo.

Appoggio pertanto la proposta della Commissione, perché rappresenta un giusto equilibrio tra concentrazione dei finanziamenti verso le regioni più povere – e quindi verso i nuovi Stati membri – e attenzione alle regioni sfavorite dei vecchi Stati membri che sono più ricchi. Perturbare questo equilibrio non sarebbe solo pericoloso per la coesione europea, ma potrebbe anche amplificare il fenomeno della disaffezione dei cittadini verso il progetto europeo, poiché la politica regionale europea è la più visibile e la più conosciuta nei nostri paesi.

Auguro pertanto al Consiglio di riuscire a concludere rapidamente e positivamente i negoziati sulle prospettive finanziarie in modo da dotare la politica regionale di un bilancio sufficiente e da aiutare le regioni che ancora hanno bisogno di aiuto.

 
  
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  Ria Oomen-Ruijten (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, la coesione è la chiave per la costruzione sociale nell’Europa a 25, e, poiché condividiamo tutti questa responsabilità, i nuovi Stati membri e le regioni più povere dovrebbero poter contare sulla nostra solidarietà. I Fondi strutturali devono consentire che la ricostruzione nei nuovi Stati membri proceda il più rapidamente e positivamente possibile. L’Europa deve dare prova di solidarietà. Non dobbiamo essere preda di interessi egoistici, perché in questo modo non renderemmo un buon servizio nemmeno ai cittadini dei 15 vecchi Stati membri e, oltre agli aiuti provenienti dai Fondi e dagli aiuti strutturali, dovremmo anche assicurare l’accesso ai nostri paesi e garantire che nessuna regione sia tagliata fuori.

Vorrei ora passare al Fondo sociale europeo, in merito al quale l’onorevole Silva Peneda ha svolto un lavoro davvero egregio. La revisione dell’FSE, come attualmente proposta, è importante. Perché? Vengono accantonati fondi per gli obiettivi di Lisbona con una chiara enfasi sui nuovi paesi, scelta che sostengo con piena convinzione. In realtà, questa mattina nei Paesi Bassi, ho fatto qualche indagine sulle nostre aspettative rispetto all’FSE. La reazione che ho avuto dai Paesi Bassi vi scandalizzerà: gli olandesi si sono espressi molto chiaramente, non vogliono nulla. Questo commento è in netto contrasto con il punto di vista dei consigli comunali e delle organizzazioni sociali del mio paese, che sono contrari all’esclusione sociale di chiunque. E’ pertanto giustissimo che l’FSE assicuri posti di lavoro e formazione alle persone vittime dell’esclusione sociale, ovunque possano sorgere problemi.

In breve, non dovremmo utilizzare i fondi, e in particolare l’FSE, per costruire nuovi muri. La problematica delle grandi città è universale. Dobbiamo imparare e innovare in tutta Europa. C’è un valore aggiunto, anche per i 15 vecchi Stati membri. L’Europa può svolgere un ruolo di incoraggiamento, non solo nelle direttive, ma anche in questo senso, perché anche i vecchi 15 hanno ancora qualcosa da imparare.

 
  
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  Eluned Morgan (PSE).(EN) Signor Presidente, i Fondi strutturali sono un esempio fondamentale della solidarietà dell’Unione europea – solidarietà tra le regioni più ricche e più povere dell’Unione – e mi fa piacere constatare che sia stato corretto il tiro dei Fondi strutturali concentrando la loro azione sul conseguimento degli obiettivi di Lisbona. Ci saranno una migliore programmazione strategica e una maggiore semplificazione, che è quello che vogliamo.

Nella relazione Hatzidakis, chiediamo altresì agli Stati membri di assumersi seriamente le proprie responsabilità, accertando che il denaro sia speso in modo corretto, e chiediamo che i ministri delle Finanze di ogni Stato membro firmino annualmente le relazioni degli Stati. Vogliamo che cessi il gioco dello scaricabarile, che consiste nel dare alla Commissione la colpa degli errori commessi dagli Stati membri. In Galles, abbiamo avuto un generoso sostegno da parte dei Fondi strutturali dell’Unione europea, e vorrei che beneficiassero di tale aiuto anche le regioni del Galles occidentale e delle Valleys. Se il Consiglio allunga il passo, potremmo risolvere la questione del bilancio entro dicembre e forse potremmo ricevere l’importo massimo dei finanziamenti.

Essere poveri non è segno di orgoglio, ma in questa occasione, avremmo un’opportunità per aiutare le nostre comunità più povere. Mi fa anche piacere il riferimento all’inattività, all’aiuto per le persone che non sono attive sul mercato del lavoro.

 
  
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  Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (PPE-DE). (PL) Signor Presidente, intervengo in questo dibattito, che riguarda i regolamenti del Consiglio sui Fondi strutturali e sul Fondo di coesione, in quanto rappresentante di un nuovo Stato membro, la Polonia. Vorrei quindi iniziare esprimendo la mia soddisfazione per il proseguimento dei lavori su questi regolamenti nonostante il mancato accordo del Consiglio sulle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013. Il fatto che questi regolamenti siano preparati con molto anticipo rispetto al periodo durante il quale si applicheranno consentirà agli Stati membri, e in particolare a quelli di recente adesione, di mettere a punto tutti i preparativi necessari in termini di strutture delle autorità pubbliche, di vari tipi di istituzioni, di beneficiari dei progetti e di legislazione nazionale.

In considerazione del poco tempo a disposizione, desidero semplicemente segnalare due punti particolarmente importanti per i nuovi Stati membri. Il primo è il problema dell’IVA, o in modo più specifico il problema della classificazione di questa imposta come costo ammissibile dei progetti. Se fosse presa una decisione di questo tipo, avrebbe un peso particolare per i beneficiari pubblici, che non pagano l’IVA. In Polonia, per esempio, questo riguarderebbe la maggior parte dei progetti, e l’IVA accrescerebbe i costi di realizzazione dei progetti di oltre un quinto. Questo determinerebbe a sua volta la riduzione del numero dei progetti presentati, oltre a frequenti problemi finanziari per i beneficiari.

L’onorevole Hatzidakis nella sua relazione ha appoggiato questa soluzione in materia di IVA e di Fondo di coesione. Un gruppo di deputati ha proposto l’adozione di una soluzione simile anche per quanto riguarda il Fondo europeo di sviluppo regionale, in quanto non è assolutamente logico che si adottino soluzioni diverse per fondi diversi.

Una seconda importante proposta presentata da un gruppo di deputati prevede che la regola N+2 non si applichi ai progetti attuati nell’ambito del Fondo di coesione. Questo consentirebbe una maggiore flessibilità relativamente a questo Fondo e faciliterebbe la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali, soprattutto nei nuovi Stati membri. L’adozione di tale soluzione sarebbe altresì conforme alle disposizioni in materia contenute nella relazione Böge sulle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013.

Per concludere, spero davvero che la maggioranza degli onorevoli deputati al Parlamento europeo alla fine voti a favore di queste due importanti proposte.

 
  
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  Ewa Hedkvist Petersen (PSE).(SV) Signor Presidente, l’Europa ha bisogno di una politica regionale caratterizzata dalla solidarietà. Ci sono differenze enormi tra le regioni dell’Unione europea, soprattutto tra i vecchi e i nuovi Stati membri. Questo è inaccettabile in un continente nel quale si dà importanza al sociale. Non possiamo tuttavia sperare che, da solo, il mercato economico interno possa colmare le lacune, e per questo abbiamo bisogno dei Fondi strutturali. Alle nuove regioni dovrebbe pertanto essere stanziata una proporzione maggiore dei Fondi strutturali, e i paesi più ricchi devono avere le proprie politiche regionali di riequilibrio. Allo stesso tempo, i paesi dell’Unione europea devono comunque anche insistere sul fatto che crescita e ricerca creano possibilità di sviluppo regionale.

Il Parlamento europeo ora avanza una proposta ragionevole anche in termini finanziari. Sottolineiamo inoltre quanto sia importante che i Fondi strutturali privilegino il lavoro ambientale.

Infine, vorrei rilevare che, secondo la Commissione e il Parlamento europeo, ci sono regioni caratterizzate da svantaggi geografici permanenti, come le regioni montagnose e scarsamente popolate, che devono essere compensate con i Fondi strutturali, poiché le condizioni geografiche con il tempo non cambiano. Suppongo che il Consiglio europeo terrà conto anche di questo aspetto nelle future prospettive finanziarie.

 
  
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  Etelka Barsi-Pataky (PPE-DE). (HU) E’ la prima volta che i trasporti pubblici urbani compaiono nei regolamenti sul Fondo di coesione come un obiettivo da sostenere. Noi della commissione per i trasporti appoggiamo e accogliamo con estremo favore questa novità. E’ tuttavia importante rendere la proposta più precisa. Nel caso dei sistemi di trasporto pubblico urbano su rotaia fissa, oltre ai binari dobbiamo inserire anche i veicoli oppure, per utilizzare la terminologia tecnica, come nel mio emendamento, il cosiddetto materiale rotabile, senza il quale, dopo tutto, il gigante avrebbe solo un braccio. Analogamente, devono essere inclusi ed elencati gli itinerari utilizzati per il trasporto su autobus, in altri termini le strade che sostengono il grosso del trasporto su autobus. Ma in sostanza che cosa vogliamo dire? Vogliamo dire che è fondamentale sviluppare parallelamente l’infrastruttura viaria e i veicoli per conseguire certi risultati, in quanto i due elementi sono inseparabili.

Stiamo cercando di ridurre la congestione del traffico, rendendo il trasporto pubblico quanto più attraente possibile nelle nostre città. Benissimo, per le città europee – che sono ammissibili agli aiuti per la coesione – la proposta che chiedo al Parlamento di sostenere comporterà un effettivo miglioramento degli standard. La commissione per i trasporti propone anche di estendere gli obiettivi del Fondo di coesione perché siano incluse nella rete transeuropea le sezioni equivalenti ad autostrade delle strade principali di accesso che collegano le città regionali più grandi. In alcune regioni, le città svolgono un ruolo cruciale e costituiscono un’inesauribile fonte di coesione. Collegamenti infrastrutturali adeguati potrebbero aumentare in misura significativa l’attuale potenziale competitivo di queste città e favorire così anche la cooperazione. Chiedo al Parlamento di dare un convinto sostegno anche a questa proposta.

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE).(PT) Visto che parlerò del Fondo europeo per la pesca, vorrei innanzi tutto elogiare il lavoro della commissione per la pesca su questo progetto. Desidero anche cogliere questa opportunità per congratularmi con il collega, onorevole Casa, per l’ottimo lavoro svolto su quello che è destinato a diventare uno dei temi più importanti dell’attuale legislatura. Ritengo che sia fondamentale che il Fondo europeo per la pesca sia lo strumento principale per riuscire nell’opera di conciliare l’obiettivo della conservazione delle risorse biologiche marine con le possibilità di pesca. In questo contesto, il denaro stanziato a tale fine deve essere adeguato alle effettive esigenze del settore della pesca, che è integrato in un’Europa allargata confrontata a nuove sfide.

Dato che il pacchetto finanziario per il periodo 2007-2013 è praticamente uguale a quello previsto dal quadro comunitario ancora in vigore e che l’Europa si è allargata da 15 a 27 Stati membri, ritengo sia logico e necessario aumentare lo stanziamento finanziario totale destinato a questo Fondo. Il livello indicativo del fondo, come appena ricordato, non è superiore allo 0,5 per cento del bilancio comunitario, espresso come media annuale. Oltre all’aspetto finanziario, ritengo che debba essere modificata anche la strategia di intervento proposta dalla Commissione. Penso per esempio alle restrizioni relative agli obiettivi e alle regole di intervento generale per il fondo che la Commissione cerca di imporre alle imprese. Sarà impossibile chiedere alle nostre imprese competitività e tecnologie ecocompatibili se sosteniamo solo le microimprese e le piccole imprese.

Vorrei ora passare al tema della modernizzazione dei pescherecci. Ritengo che la Commissione debba rivalutare la propria posizione in merito alla sostituzione delle navi da pesca della flotta comunitaria. Il divieto mi sembra sbagliato dal punto di vista economico, biologico, della sicurezza e della capacità operativa.

Infine, vorrei anche segnalare che le regioni ultraperiferiche devono continuare a beneficiare della protezione della politica comune della pesca. Pertanto, ritengo che le deroghe che si applicano attualmente alle regioni ultraperiferiche, come previsto dallo Strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP), debbano essere mantenute nel nuovo testo del Fondo europeo per la pesca. Inoltre, vorrei rilevare che reputo importante l’idea di rafforzare alcune delle misure che vi sono contenute.

 
  
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  Rosa Miguélez Ramos (PSE).(ES) Signor Presidente, anch’io vorrei iniziare congratulandomi con il relatore per il suo lavoro di sintesi, esplicitato dagli emendamenti di compromesso sostenuti da tutti i gruppi politici.

Prendendo come punto di partenza il testo approvato dalla commissione per la pesca, vorrei, signor Commissario, che lei tenesse conto di certi aspetti positivi prestando loro particolare attenzione, perché riflettono la realtà di questo settore – che alcuni di noi conoscono bene perché la vediamo quotidianamente – per esempio, la possibilità per gli Stati membri di presentare piani nazionali durante tutto il periodo di programmazione o il rafforzamento dell’articolo relativo alle pari opportunità tra uomini e donne, unitamente all’integrazione di questo aspetto dell’uguaglianza di genere nelle attività di pesca, e, per quanto riguarda l’acquacoltura, l’estensione degli aiuti alle piccole e medie imprese, e non solo alle microimprese e alle piccole imprese, e il sostegno finanziario al miglioramento delle condizioni di lavoro e della sicurezza dei lavoratori del settore.

E’ anche importante il consenso raggiunto sui criteri di ammissibilità, sul basso livello di occupazione e sul declino delle attività di pesca, che rendono logica l’eliminazione del riferimento ai comuni con meno di 100 000 abitanti.

Due punti più controversi, il rinnovo e la modernizzazione dei pescherecci e dei motori e le società miste come alternativa alla rottamazione, sono stati risolti in modo positivo, grazie alla grande disponibilità a negoziare.

Il mio gruppo è favorevole alla possibilità di portare avanti il processo di rinnovamento e di modernizzazione della flotta, a condizione che non comporti un aumento della capacità. Abbiamo l’obbligo di mantenere in vita e in buona salute le attività di pesca nell’Unione europea, garantendo salari e condizioni decenti per i lavoratori del settore e conservando le risorse, ma abbiamo anche l’obbligo, signor Commissario, di salvare le vite in mare.

La mia regione, la Galizia, ne sa qualcosa; negli ultimi due anni, infatti, molti dei suoi abitanti sono finiti dispersi in mare a causa di problemi di costruzione, di problemi strutturali dei pescherecci. Non possiamo permettere che questi eventi si ripetano e dobbiamo continuare a sostenere il rinnovo della flotta.

 
  
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  Ivo Belet (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, desidero esprimere due commenti brevi e specifici nei due minuti di cui dispongo. Vorrei iniziare con alcune osservazioni sulle regioni dell’obiettivo 2, che non dovrebbero essere dimenticate. E’ indubbiamente positivo che le risorse limitate siano utilizzate soprattutto nell’ambito degli obiettivi di Lisbona e che la politica dell’innovazione sia centrale in tutto questo. Anche se naturalmente accogliamo con favore tale aspetto, c’è pochissimo spazio, sempre che ve ne sia, per i cosiddetti progetti tradizionali che in realtà non sono meno importanti dell’economia locale e dell’occupazione. Da qui nasce l’appello per una politica realmente decentrata, perché sono invariabilmente i politici regionali a sapere in concreto quali misure sono necessarie per sostenere l’economia locale, guardando al futuro. La competitività regionale e l’occupazione regionale, perché sono questi i temi in gioco, rappresentano attualmente circa il 17 per cento delle risorse dei Fondi strutturali. Sicuramente non può essere questa l’intenzione, signor Commissario, e vorrei anche dire al Consiglio – che ora non è presente – che i bilanci in questo settore devono essere ridotti in termini assoluti, semplicemente perché le attuali regioni dell’obiettivo 2 si trovano poi improvvisamente a dover pagare il prezzo dell’assenza di una solidarietà europea.

Secondo, come hanno già ricordato gli onorevoli van Nistelrooij e Berend, è fondamentale che il cofinanziamento del settore privato rimanga un’opzione. Chiediamo pertanto di mantenere la sostanza dell’emendamento n. 52.

Infine, sosteniamo senza alcuna riserva gli emendamenti nn. 124 e 126 sull’IVA. Come si è detto più volte in questa sede, l’abolizione dell’IVA non rimborsabile come costo ammissibile alle sovvenzioni infliggerebbe un duro colpo a moltissimi progetti, per esempio nel settore dell’istruzione. Sono certo che il Commissario sarà d’accordo con me sul fatto che dovremmo evitare ad ogni costo che si verifichi una simile eventualità.

 
  
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  Paulo Casaca (PSE).(PT) Desidero associarmi alle congratulazioni rivolte all’onorevole Casa per il suo eccellente lavoro. Desidero anche elogiare la Commissione e i Commissari presenti oggi in Aula per la loro proposta positiva. Devo tuttavia anche citare quelle che, a mio avviso, sono le principali omissioni nella vostra proposta, segnatamente la rete Natura 2000 e la sua presenza negli oceani, e gli impegni assunti dalla Commissione rispetto alla Convenzione per la protezione dell’ambiente marino nell’Atlantico nordorientale (Convenzione OSPAR). Si tratta di impegni internazionali che dovrebbero condurre a spese obbligatorie da parte della Commissione. Purtroppo, mentre la proposta della Commissione è positiva da molti punti di vista, riscontriamo un’evidente lacuna in questo ambito. Mi appello alla Commissione e al Consiglio perché colmino tale lacuna al più presto e perché prendano una decisione definitiva in materia.

 
  
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  Thomas Mann (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, tra tutti gli strumenti di attuazione della politica europea per l’occupazione, il Fondo sociale europeo è sicuramente il più importante. Nel periodo 2000-2006 ha messo a disposizione 80 miliardi di euro per misure tese a combattere la disoccupazione e a promuovere istruzione e formazione, e solo alla Germania sono andati 12 miliardi di euro. Nel periodo 2007-2013 è necessario sostenere in via prioritaria gli sforzi di adeguamento dei lavoratori e delle imprese e il prolungamento della vita lavorativa. Dopo l’ultimo Consiglio europeo, c’è da sperare che i britannici elaborino una qualche iniziativa in materia di finanziamento.

Sono lieto che le parti sociali siano coinvolte nell’elaborazione e nell’attuazione dei progetti, e che insieme si cerchi di perfezionare lo scambio delle migliori pratiche, ma respingo l’idea della Commissione di separare i progetti: da una parte i progetti FSE per la convergenza e dall’altra quelli per la competitività regionale. L’onorevole Silva Peneda ha giustamente segnalato che questo determinerebbe una novità: un’Europa con aiuti a più velocità. L’attuazione di misure unicamente a favore dei nuovi Stati membri, senza alcuna utilità per i vecchi, non funzionerà, perché quello di cui abbiamo bisogno è la solidarietà. Non è accettabile che la Commissione sia a favore dell’utilizzo delle risorse del FSE solo se in presenza di una compartecipazione delle casse pubbliche. La conseguenza sarebbe che molti progetti fallirebbero per mancanza di fondi.

Terza osservazione: non c’è il minimo riferimento alla possibilità che il FSE contribuisca all’organizzazione di corsi di formazione transaziendali per le professioni artigianali. Nel mio paese, la Germania, questi corsi sono organizzati all’interno dei centri di formazione delle associazioni artigianali, e con ottimi risultati, perché trasmettono una cultura economica nuova, moderna e importante. Per questo motivo, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei chiede che siano mantenute queste misure che vanno a vantaggio degli apprendisti e dei tirocinanti e che sostengono finanziariamente le piccole e medie imprese. Chiedo a tutti coloro che sono convinti dell’importanza di promuovere le PMI – che dopo tutto costituiscono la colonna vertebrale dell’economia europea – di fare buon uso di tale opportunità e di votare a favore di questo emendamento.

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, vorrei osservare, in maniera generale, che la politica strutturale è un settore della politica comunitaria che è concretamente percepito dai cittadini europei, per la maggior parte in modo molto positivo, e da questo punto di vista assomiglia alla politica agricola, anch’essa una politica che promuove gli interessi delle regioni rurali. Sebbene vi siano ancora differenze tra gli strumenti finanziari e le regole in base alle quali funzionano, il nostro obiettivo a lungo termine deve essere quello di avere una politica che si applichi a tutta l’Unione europea. Dobbiamo riflettere assieme per capire come in futuro possiamo promuovere una più stretta cooperazione tra i diversi fondi e settori politici, realizzando così una politica nel suo insieme coerente.

Nello specifico, vi sono alcuni punti sui quali vorrei attirare la vostra attenzione. Uno di essi è contenuto nel paragrafo 47 della relazione Hatzidakis: la differenza tra i livelli di aiuto alle regioni che si trovano sulle nuove frontiere interne non deve poter superare il 20 per cento, altrimenti si rischiano distorsioni della concorrenza. Un altro è la semplificazione amministrativa: se non vogliamo che le autorità amministrative si scontrino con troppi ostacoli nella gestione quotidiana dei programmi, la Commissione deve dare prova di un elevato livello di flessibilità, in particolare quando si tratta di modificare o di adeguare i programmi. Un’attenzione particolare deve essere prestata alle regioni montagnose e collinari che svolgono moltissime funzioni fondamentali per la sostenibilità generale dell’Unione europea e delle sue regioni rurali. Pochi, o quasi nessuno, di questi compiti aggiuntivi sono svolti in modo completo, quindi la Comunità deve intervenire in questo settore se vogliamo avere una politica strutturale globale. Vorrei aggiungere che, in futuro, al fine di assicurare una certa coerenza, la politica della concorrenza, che impone limiti agli aiuti, dovrà essere allineata alla politica strutturale più di quanto sia stato fatto finora.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, desidero congratularmi con i relatori per le loro relazioni e per l’enorme lavoro che hanno svolto nell’elaborarle.

La futura riforma dei Fondi strutturali determinerà molti cambiamenti nelle regioni dei 15 Stati membri originari. Questo desta preoccupazioni in molte regioni, come quella dell’Irlanda del Nord da cui provengo io, che per molti anni ha goduto di un ampio sostegno grazie al quale si sono potuti raggiungere molti risultati.

Credo che il problema principale dell’Unione europea – che forse dovrebbe riflettere sui due “no” di Francia e Paesi Bassi – sia dato dal fatto che cerchiamo di applicare la stessa soluzione a tutti, da un’estremità all’altra dell’Unione. Ma le cose non funzionano così e non possiamo farle funzionare così; questo è uno dei maggiori malintesi. Capiamo certamente le necessità e le esigenze di molti cittadini dei dieci nuovi Stati membri, ma questo è di scarso conforto per chi accuserà gravi perdite.

L’Irlanda del Nord, da cui provengo, è in condizioni molto migliori rispetto a dieci anni fa. Non è certo perfetta, e non potrei sostenere il contrario, ma abbiamo, in una certa qual misura, una pace imperfetta, che non avevamo a quell’epoca. Tuttavia, negli ultimi 30 anni, abbiamo subito il flagello del terrorismo: le nostre città e i nostri villaggi sono stati distrutti dalle bombe. Molti hanno perso la vita, ma la volontà e la capacità di reagire della gente ci hanno aiutato a superare quei giorni bui e terribili. Tuttavia, la ricostruzione ha avuto un costo, e quindi invece di realizzare investimenti graduali nelle infrastrutture e nello sviluppo dei nostri collegamenti stradali, ferroviari e di altro tipo al resto del Regno Unito e all’Europa, invece di migliorare le nostre infrastrutture, tutti i finanziamenti sono stati canalizzati verso la ricostruzione delle zone distrutte.

Questo ci ha lasciato una pesante eredità di decadenza e declino, strutture obsolete e una sovracapacità delle nostre opere idriche e fognarie. Non abbiamo costruito nemmeno un chilometro di autostrada in questo periodo. L’ovest e il nordovest della mia provincia chiedono a gran voce sviluppi infrastrutturali che possano garantire la realizzazione di collegamenti nella provincia e che possano incoraggiare il trasferimento dell’industria verso quelle zone. Il nostro sistema ferroviario è stato migliorato negli ultimi anni, ma ha bisogno di ulteriori ammodernamenti del materiale rotabile. Abbiamo subito gravi perdite. Abbiamo bisogno di ulteriori aiuti.

Signora Commissario, lei ha recentemente visitato l’Irlanda del Nord ed è venuta a Belfast. La sua visita è stata molto breve. Spero che avremo la possibilità di accoglierla nuovamente in un prossimo futuro, quando potrà constatare le nostre difficoltà e forse aiutarci a superarne alcune.

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero intervenire brevemente e ringraziarla di questa opportunità.

Desidero ringraziare tutti per questo dibattito ricco di spunti di ispirazione. Ho ascoltato attentamente le vostre argomentazioni e sono assolutamente convinta che, nel prosieguo del nostro dialogo e della nostra cooperazione nelle successive fasi del processo legislativo, la Commissione sarà in grado di tenere conto di molte delle vostre preoccupazioni e questo sicuramente migliorerà le nostre proposte. In tale contesto, l’impegno della Presidenza a lavorare a stretto contatto per ottenere presto dei risultati è stato incoraggiante.

Desidero esprimere due rapidi commenti su due temi ai quali non ho fatto riferimento nelle mie osservazioni introduttive. Per quanto riguarda il partenariato, desidero sottolineare che la Commissione è assolutamente d’accordo con chi di voi ha chiesto il potenziamento del partenariato nel processo di attuazione dei fondi. Sì, è il principio del partenariato che rende così unica la governance della nostra politica.

Il mio secondo commento riguarda un tema che mi sta particolarmente a cuore: la partecipazione del capitale privato al finanziamento dei programmi di coesione. La Commissione approverebbe sicuramente il ricorso degli Stati membri al partenariato pubblico-privato nell’attuazione della politica di coesione e vi posso dire che la proposta iniziale è stata modificata proprio per consentire agli Stati membri di definire il tasso di cofinanziamento a livello di programma e non di priorità.

Concluderò sottolineando ciò che unisce il Parlamento e la Commissione e non gli elementi che ci dividono. Sono certa che la Commissione e il Parlamento siano entrambi persuasi che la politica di coesione dell’Unione, pur concentrandosi sui più poveri e venendo incontro alle loro esigenze, debba applicarsi a tutte le regioni europee. La solidarietà espressa da questa politica è stata vitale per lo sviluppo armonico dell’Unione nel passato e deve esserlo anche in futuro. Credo che sia il Parlamento che la Commissione siano convinti che una politica di coesione pulsante e dotata di risorse sufficienti possa dare un contributo fondamentale alla modernizzazione dell’economia dell’Unione aiutandola a conseguire gli obiettivi di Lisbona e a trarre vantaggio dalla globalizzazione dei mercati.

In conclusione, la costruzione e l’ulteriore sviluppo di questa politica costituisce un compito comune e la Commissione ha costantemente tratto forza dal sostegno, sia intellettuale che politico, del Parlamento. Mi impegno a portare avanti il dialogo tra le nostre Istituzioni nell’ambito delle procedure formali e anche al loro esterno. Sono certa che insieme potremo realizzare qualcosa che assicurerà un vantaggio duraturo per i nostri cittadini e li aiuterà a migliorare la qualità della loro vita quotidiana.

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, ho ascoltato con molta attenzione le vostre osservazioni e i vostri commenti e desidero ringraziare ancora una volta il Parlamento per i preziosi contributi. Mi fa piacere che la Commissione e il Parlamento abbiano raggiunto un accordo sui temi fondamentali, e appoggiamo l’impegno del Parlamento volto a tenere conto della parità tra uomini e donne e delle pari opportunità in generale in ogni sfera del Fondo sociale europeo.

La politica di coesione deve contribuire ad eliminare ogni forma di discriminazione. A questo riguardo, desidero ricordare al Parlamento che i Fondi strutturali svolgono già un ruolo fondamentale nella promozione dell’inclusione sociale dei rom e di altri gruppi sfavoriti, e svolgerà un ruolo sempre di maggior rilievo in futuro. La politica di coesione deve anche promuovere l’inclusione sociale, attraverso i nostri obiettivi comuni nella lotta contro l’esclusione. Il Parlamento ha ribadito questo punto, che ha in ogni caso il sostegno della Commissione.

Vi posso dire che la Commissione può accogliere in totale 68 emendamenti. Restano 31 emendamenti che non possono essere accettati per le ragioni seguenti. In primo luogo, la Commissione attribuisce molta importanza al ruolo che le parti sociali potranno svolgere in futuro nell’ambito dell’attuazione del lavoro del Fondo sociale europeo. Per questo abbiamo accolto gli emendamenti nn. 6, 46 e 54, e avendo accettato questi emendamenti non possiamo accogliere gli emendamenti che vanno in senso opposto.

Le nostre riserve in merito ad alcuni altri emendamenti nascono da una serie di considerazioni. Alcuni sono disposizioni orizzontali che rientrano nel campo di applicazione di altri regolamenti, mentre alcuni si sovrappongono ad altre disposizioni del progetto di regolamento o dell’attuale regolamento. Altri ancora sono impraticabili o non rientrano nel mandato del Fondo sociale europeo. Infine, alcuni sono in contrasto con i principi di una gestione finanziaria sana ed efficiente.

Onorevoli deputati, sono lieto che la cooperazione tra la Commissione e il Parlamento sia stata così fruttuosa. Il risultato che ci aspettiamo da questa cooperazione è la garanzia che il Fondo sociale europeo possa continuare a funzionare in modo efficace in futuro, nel pieno rispetto degli obiettivi di crescita e occupazione della strategia di Lisbona.

I principi fondamentali del Fondo sociale europeo nel periodo 2007-2013 saranno coesione, consolidamento e semplificazione, sostenuti anche da un partenariato che coinvolgerà tutti i soggetti principali. Sono certo che una strategia in questi termini potrà essere uno strumento efficace nel nostro impegno teso a incoraggiare l’occupazione in Europa, a promuovere la coesione sociale e le pari opportunità e ad eliminare ogni forma di discriminazione e di svantaggio.

 
  
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  Joe Borg, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, onorevoli deputati, visto il poco tempo che ho a disposizione, mi limiterò a commentare in modo generale lo spirito degli emendamenti presentati.

La Commissione può accettare una serie di emendamenti che riflettono anche i progressi compiuti in seno al Consiglio, tra cui l’ammissibilità per la sostituzione dei motori dei pescherecci di piccole dimensioni a condizioni molto rigorose al fine di garantire che non vi sia un aumento dello sforzo di pesca.

In merito all’assistenza ai giovani pescatori che operano nel settore della piccola pesca e che desiderano acquistare una nave da pesca usata, le proposte contemplate dal Consiglio limitano tale assistenza all’acquisto di pescherecci di lunghezza inferiore a dodici metri che non utilizzano attrezzi trainati. La vostra richiesta di estendere questa possibilità a tutti i pescherecci esige un’ulteriore disamina.

Il campo di applicazione delle misure socioeconomiche è stato esteso alla formazione e alle indennità compensative per i pescatori che lavorano a bordo di pescherecci, in caso di arresto definitivo della loro attività.

Il requisito in virtù del quale gli aiuti in caso di arresto temporaneo delle attività devono essere accompagnati da una riduzione della capacità è stato ritirato e sostituito con il ripristino delle attuali disposizioni SFOP che fissano il limite del contributo comunitario per tutti i tipi di arresto temporaneo.

Al Consiglio abbiamo detto che i piani finanziati con il FEP presentati a seguito dell’adozione di misure di emergenza possono anche comprendere chiusure in tempo reale a causa di concentrazioni di avannotti o uova.

Si propone di estendere il sostegno del FEP alle medie imprese che operano nel settore dell’acquacoltura, della trasformazione e della commercializzazione, pur mantenendo un accento prioritario sulle piccole imprese e le microimprese.

L’acquacoltura è dotata di maggiore visibilità. Abbiamo infatti incluso l’acquacoltura nella definizione del settore della pesca e il sostegno all’acquacoltura è esplicitamente citato come uno degli obiettivi e delle missioni del FEP.

Sono stati ripristinati il sostegno alla pesca nelle acque interne, con l’esclusione della costruzione dei pescherecci, e la creazione e la ristrutturazione delle organizzazioni di produttori.

Vi sono nuove possibilità di finanziamento volte a favorire e a proteggere l’ambiente nelle aree Natura 2000 interessate da attività di pesca.

Oltre ad altre disposizioni in materia di pari opportunità, abbiamo aggiunto un sostegno alle azioni collettive tese a creare reti e scambi di esperienze tra le organizzazioni che promuovono le pari opportunità tra uomini e donne.

La Commissione non può accogliere le seguenti proposte che sono state incluse nella vostra relazione.

La costruzione o la sostituzione dei pescherecci, anche senza aumento dello sforzo di pesca. La Commissione non può accettare una proposta che va contro la nostra politica di conservazione. Tali forme di aiuto contribuirebbero a mantenere la situazione di sovracapacità della flotta. La Commissione non è disposta a modificare la propria posizione su questo punto, che rimane per noi un pilastro fondamentale della pesca sostenibile.

Lo stesso vale per gli aiuti alla creazione di joint ventures. Tali aiuti vanno principalmente a vantaggio dei proprietari di pescherecci privati e sarebbero contrari all’impegno che abbiamo assunto nell’ambito delle organizzazioni internazionali. Tuttavia, c’è consenso in merito alla possibilità di finanziare gli studi di fattibilità di queste joint ventures.

Per quanto riguarda la sostituzione dei motori di tutti i tipi di pescherecci, desidero ribadire che, in sede di deliberazioni del Consiglio, la Commissione ha accettato un compromesso in virtù del quale la sostituzione dei motori sarebbe stata consentita per i pescherecci di piccole dimensioni. Ho ascoltato i vostri punti di vista in merito all’estensione degli aiuti oltre i parametri già accettati dalla Commissione. E ovvio che si tratta di un aspetto che deve essere ulteriormente valutato.

Sono dell’idea che l’avvio dell’attività dei giovani acquacoltori non debba essere finanziato come quello dei giovani pescatori, poiché l’acquacoltura non è confrontata agli stessi problemi di reclutamento che si registrano nel settore della pesca. Tuttavia vorrei analizzare in maggior dettaglio questo aspetto.

Abbiamo proposto il ripristino degli aiuti per la pesca nelle acque interne. La Commissione non può tuttavia accettare la richiesta di estendere gli aiuti per la costruzione dei pescherecci destinati alla pesca nelle acque interne, in quanto è necessaria una certa cautela anche in questo tipo di pesca. Infatti ci è stato riferito che anche nelle acque interne alcuni stock sono in situazione di difficoltà, visti anche i limiti delle conoscenze scientifiche in questo settore. Ciononostante, riteniamo che i pescherecci che operano nelle acque interne dovrebbero godere dello stesso trattamento dei pescherecci che operano nel settore della pesca marittima.

Infine, abbiamo esaminato attentamente anche i vostri emendamenti relativi alle “questioni orizzontali” in merito ai sistemi di gestione, monitoraggio e controllo. Come sicuramente saprete, queste disposizioni si sono ampiamente ispirate alle proposte di regolamento sui Fondi strutturali. Per garantire la coerenza tra gli strumenti comunitari, dovremo attendere che si registrino sufficienti progressi nell’ambito dei negoziati su dette proposte.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, alle 12.00.

(La seduta, sospesa alle 19.15, riprende alle 21.00)

Allegato – Posizione della Commissione

Relazione FAVA (A6-0184/2005)

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn.  4, 8 (seconda parte, a partire da “nonché alla creazione di …”), 10, 12, 13, 27 (prima parte, fino a “divario tecnologico tra regioni”), 60, 65, 73, 74, 80 (prima parte: “lo sviluppo di … sviluppo di progetti”), 102 (articolo 14, paragrafo 1, comma 2 “funzionalmente”) e 108.

La Commissione non può accettare gli emendamenti nn. 1, 2, 3, 5, 6, 7, 8 (prima parte: “dimensione culturale … diversificazione di”), 9, 11, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27 (seconda parte, dopo “divario tecnologico tra regioni”), 28, 29, 30, 31, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 61, 62, 63, 64, 66, 67, 69, 70, 71, 72, 75, 76, 77, 78, 79, 80 (seconda parte: “articoli 8 … 11»), 81, 82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99, 100, 101, 103, 104, 105, 106, 107, 109, 110, 111, 112, 113, 114, 115, 116, 117 (seconda parte : “applicazione … in materia di acque”) 118, 119, 120, 121, 122, 123, 124, 125 et 126.

La Commissione può accogliere i seguenti emendamenti a condizione che siano riformulati.

Può accettare gli emendamenti nn. 32 e 117 se riformulati. Per quanto riguarda la prima parte “gestione … materia di acque”, la Commissione è disposta ad accettare gli investimenti legati all’approvvigionamento di acqua e quelli relativi alla gestione e alla qualità, senza però finanziare le spese di funzionamento e del personale a titolo della gestione in materia di acque. Riguardo all’ultima parte “promozione … NATURA 2000”, la Commissione può approvare il finanziamento degli investimenti relativi a Natura 2000, ma non quello delle spese di funzionamento e delle spese operative.

Inoltre può accogliere l’emendamento n. 68 se riformulato nel seguente modo: “promuovendo lo sviluppo urbano e rurale e i rapporti tra i due ambienti”.

Relazione Olbrycht (A6-0206/2005)

– In merito alla proposta della Commissione relativa all’istituzione di un gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera, la Commissione è lieta di comunicare che è in grado di accogliere la maggior parte degli emendamenti presentati dal Parlamento

– La Commissione può accogliere in toto i seguenti 17 emendamenti : nn. 1-7, 12, 14-16, 23, 25-27, 32 e 35.

– Altri 17 emendamenti sono accettabili in linea di principio/nella sostanza, ma richiedono una riformulazione (emendamenti nn. 8, 9, 13, 17, 20-22, 24, 28-31, 33, 34, 38, 39 e 41).

– Due emendamenti possono essere accolti solo in parte (nn. 36 e 37).

– Infine la Commissione deve respingere un piccolo gruppo di 6 emendamenti (nn. 10, 18, 40 e 42-44). Gli ultimi tre emendamenti sono stati presentati alla plenaria, tuttavia il loro contenuto era già coperto da altri emendamenti approvati in precedenza.

– Due emendamenti (nn. 11 e 19) riguardano solo un errore in una versione linguistica.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ONYSZKIEWICZ
Vicepresidente

 
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