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Martedì 5 luglio 2005 - Strasburgo Edizione GU

32. Situazione politica e indipendenza dei mezzi di comunicazione in Bielorussia
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sulla situazione politica e l’indipendenza dei mezzi di comunicazione in Bielorussia.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei ringraziare coloro che mi hanno sollecitato uno scambio di opinioni sulla questione della Bielorussia. E’ la terza volta che accade da quando sono Commissario. Questo è molto importante in quanto condivido appieno le vostre posizioni. Sono fermamente convinta che rafforzare la democrazia e sostenere le fonti d’informazione indipendenti in Bielorussia sia di fondamentale importanza soprattutto in vista delle prossime elezioni presidenziali.

La Commissione europea ha tutto l’interesse che la Bielorussia sia uno Stato vicino stabile e democratico e si augura che, proprio per questa sua posizione di paese confinante, possa interamente beneficiare della politica europea di vicinato.

Tuttavia, gli ultimi sviluppi in Bielorussia testimoniano che il sistema politico del paese si è deteriorato allontanandosi dal modello e dai valori del sistema democratico europeo, impedendo così al paese di guadagnarsi una giusta posizione in seno alla famiglia europea. A seguito delle elezioni parlamentari e del referendum che si sono tenuti l’anno scorso in Bielorussia, venendo decisamente meno agli standard internazionali delle elezioni democratiche, nel novembre 2004 il Consiglio dell’Unione europea ha ribadito le restrizioni dei contatti a livello ministeriale con le autorità bielorusse. In parallelo, l’Unione europea ha rivolto un messaggio molto chiaro alla popolazione facendo capire che la Bielorussia non è stata dimenticata e che permane questa determinazione a migliorare i contatti con la società civile.

L’Unione europea ha fermamente condannato gli arresti e i processi politici degli oppositori potenziali del Presidente Lukashenko. Chiede il rispetto dello Stato di diritto e l’immediato rilascio delle persone arrestate. Considera tali azioni come tentativi da parte del regime di eliminare i leader dell’opposizione, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2006. La crescente repressione dei partiti politici, le organizzazioni non governative e gli attacchi ai mezzi di comunicazione indipendenti ci preoccupano molto da vicino.

Vigiliamo inoltre attentamente sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia. L’Unione europea non può tollerare ulteriori violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Ne è prova il fatto di aver negato l’anno scorso il visto a alcuni esponenti bielorussi di alto grado, sulla base di alcuni accertamenti da parte del Consiglio d’Europa. A tale riguardo, ha fatto fede la relazione Pourgourides adottata sulle sparizioni occulte per motivi politici. Lo stesso divieto è stato poi esteso a funzionari considerati responsabili delle elezioni e delle consultazioni referendarie pilotate, nonché ai responsabili della repressione delle manifestazioni pacifiche.

La grave preoccupazione che nutriamo riguardo al rispetto dei diritti dei sindacati in Bielorussia ci ha spinto a indagare su presunte violazioni della libertà di associazione, nonché del diritto di contrattazione collettiva, come stabilito dalla Convenzione OIL, soprattutto nel quadro del sistema di preferenze generalizzate (SPG). Le indagini possono in definitiva tradursi nella ritrattazione dell’accesso della Bielorussia ai benefici di tale sistema.

Di fronte a questo scenario politico sempre più preoccupante in Bielorussia, l’Unione europea ribadisce il suo impegno a sostegno della società civile e della popolazione bielorussa. Ricordiamo che la Commissione è il principale donatore per questo paese e che nei mesi scorsi è stata ottimizzata la nostra assistenza al paese. A Vilnius è stato organizzato un seminario per coordinare il nostro lavoro. E’ stato un risultato molto importante poiché ha dato la possibilità di rafforzare tale coordinamento, non soltanto fra gli Stati membri, bensì anche con paesi come il Canada e gli Stati Uniti d’America.

Sono due gli obiettivi che ci prefissiamo. Il primo è quello di assistere e difendere i diritti umani, il processo di democratizzazione, la società civile e le forze democratiche, nel vero senso della parola. La nostra attenzione è rivolta ai media, alle organizzazioni non governative, al rafforzamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto. Gli strumenti attraverso cui operiamo in questo ambito sono l’EIDHR – l’Iniziativa europea per la democrazia e i diritti dell’uomo – e la cooperazione decentrata. Lo scorso marzo sono state organizzate due gare di appalto in loco, e la selezione è già stata completata. La procedura di assegnazione dell’appalto avrà probabilmente inizio a fine estate, in modo da rendere i progetti operativi prima della fine dell’anno. Si tratta di 10-12 progetti relativi all’istruzione e al sostegno alle ONG che si occupano di assistere giuridicamente le vittime della violazione dei diritti umani. Ci auguriamo che diano ottimi risultati.

Il secondo obiettivo consiste nel soddisfare i bisogni più generici della popolazione delle aree interessate. Con bisogni generici mi riferisco al programma TACIS destinato al sostegno della popolazione stessa in diversi settori, fra cui la buona governance, lo sviluppo sostenibile, il contesto sociale, l’istruzione, la sanità, lo sviluppo economico e ambientale, nonché l’alleviamento dei problemi causati dalla catastrofe di Chernobyl, che figura in primo piano nel nostro programma di assistenza.

L’idea di sostenere la radiodiffusione indipendente in Bielorussia è stata suggerita come risposta valida e funzionale in assenza di informazione indipendente e alternativa nel paese. Stiamo attentamente considerando le possibilità, e vedremo come gestirle. Nel quadro dell’attuale regolamento finanziario non sarà facile trovare nell’immediato la giusta soluzione. Tuttavia, posso garantirvi che per quanto riguarda le difficoltà che la stampa bielorussa sta vivendo, è già in atto un programma chiave per la formazione dei giornalisti, e molto è già stato fatto. Operiamo a sostegno dell’Associazione bielorussa dei giornalisti che esprime molta riconoscenza. Come prova di tale impegno, il Premio Sacharov 2004 per la libertà di pensiero è stato assegnato proprio a tale associazione.

 
  
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  Bogdan Klich, a nome del gruppo PPE-DE.(PL) Signor Presidente, signora Commissario, si tratta effettivamente della quarta risoluzione parlamentare sulla Bielorussia. E’ tuttavia la prima che scaturisce da un profondo senso di delusione per il comportamento della Commissione. Dal punto di vista del Parlamento, il Consiglio è un alleato, la Commissione un nemico, almeno per quanto riguarda la revisione dell’attuale politica bielorussa. Il Consiglio si rende conto di cosa si ha bisogno laddove, invece, la Commissione non ha la minima consapevolezza di come gli strumenti esistenti andrebbero modificati a sostegno della società civile e del processo di democratizzazione in Bielorussia.

Il messaggio di Javier Solana lanciato in occasione dell’incontro con Condoleezza Rice a Vilnius in merito all’opposizione democratica in Bielorussia è politicamente importante. Allo stesso tempo, tuttavia, la Commissione sembra caduta in un singolare circolo vizioso. Ritiene che il cambiamento possa essere fattibile in Bielorussia utilizzando i meccanismi e gli strumenti politici esistenti. Non è così. Non si potrà apportare alcun tipo di cambiamento in questo modo visto che tali strumenti sono previsti per i paesi democratici, o per i paesi dove il processo di democratizzazione è già in corso. In nessuna nazione del mondo, sarebbe possibile avviare un processo di democratizzazione con gli strumenti di cui parla la signora Commissario. Se dovessimo provarci, significherebbe esporci a rischio, sacrificando la credibilità politica dell’Unione europea e mettendo a repentaglio le dichiarazioni politiche alle quali non corrisponderebbero più azioni in futuro.

Nonostante ciò, prossimamente in Bielorussia si terranno le elezioni presidenziali, o, meglio, il prossimo anno. Dobbiamo assistere i bielorussi in questo passo. E’ quindi di vitale importanza che venga loro garantita l’attendibilità dell’informazione indipendente, soprattutto attraverso le emittenti radiofoniche. Desidero ricordare che in Polonia e in Litania sono stati avviati progetti per la creazione di emittenti radiofoniche indipendenti. Tali progetti, inizialmente in concorrenza l’uno con l’altro, oggi funzionano ben in sintonia. E’ per tale motivo che la risoluzione fa riferimento a una rete di emittenti radiofoniche per la Bielorussia.

I governi nazionali hanno già conferito finanziamenti per tali progetti. Tuttavia, essi dovrebbero anche godere di sovvenzioni da parte dell’Unione europea, che a sua volta deve cambiare atteggiamento. Sono otto mesi ormai che la Commissione esamina la possibilità di concedere tali sovvenzioni, ed è inaccettabile. La proposta di risoluzione in questione riguarda esattamente questo problema.

 
  
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  Marek Maciej Siwiec, a nome del gruppo PSE. (PL) Signor Presidente, quello che stiamo facendo oggi equivale sostanzialmente allo scenario del ristagno di una crisi. Ci sono pervenute notizie di questa crisi, e tutti noi siamo stati testimoni di queste immagini di manifestazioni, vittime e persone che sono state selvaggiamente picchiate. Persone che poi finiranno in carcere e noi protesteremo e resteremo in attesa che le immagini successivi appaiano in televisione. Questo non significa altro che la nostra incapacità di agire. Non siamo in grado di fare molto, e dovremmo almeno avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo a noi stessi.

Il dibattito di oggi sui media ha come tema soltanto un piccolo elemento di quella che è la difficile realtà che incombe su tutti gli aspetti della vita in Bielorussia. A nome del mio gruppo, vorrei chiedere con forza alla Commissione di adottare la risoluzione di compromesso che è stata elaborata, e che sarà presentata domani, proprio come stimolo per tali azioni.

C’è un altro punto che non dovremmo dimenticare. Nonostante sia un’ora così avanzata, e il numero di presenti così ridotto, dovremo essere onesti con noi stessi e ammettere che l’Unione europea, e con questo intendo tutti noi in quest’Aula e gli Stati membri, rimarrà impotente e indifesa fino a quando non sarà attivo un dialogo con la Russia sulla questione della Bielorussia.

Sono già in corso colloqui con la Russia su varie problematiche, tra cui le più note sono il gas e altri interessi di tipo remunerativo, ma non mi risulta che abbiamo mai chiesto alla Russia la sua posizione in merito alla situazione in Bielorussia. Fa comodo alla Russia e al presidente Putin, osservare con alterigia quella parte dell’Europa, come se fosse un regime da considerare la pecora nera del nostro continente. Lukashenko e le sue gesta sono tollerate, persino sovvenzionate grazie allo scambio di gas e petrolio a basso costo, e l’Unione europea è d’accordo. Dovremmo almeno ammettere a noi stessi che il regime di Lukashenko conviene alla Russia, e questo col nostro consenso.

La prigionia di Khodorkovsky è niente di fronte a quanto sta accadendo in Bielorussia. Ci avviliamo per questo e condanniamo Khodorkovsky, ma ben poco si è detto sulle vittime anonime che ha fatto Lukashenko. Salvo che non si facciano passi concreti per rafforzare la società civile, i bielorussi perderanno il loro bene più importante, ovvero la speranza. E allora sarebbe davvero la fine.

 
  
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  Anne E. Jensen, a nome del gruppo ALDE.(DA) Signor Presidente, signora Commissario, lei ci ha dato un’animatissima descrizione dell’attuale situazione in Bielorussia. Le cose stanno procedendo nella direzione sbagliata in questo paese, e ovviamente il quadro è più che scoraggiante, soprattutto quando si pensa che gli altri paesi dell’ex Unione sovietica vanno verso un rinnovamento, cosa che non avviene in Bielorussia.

Ci ha enunciato un lungo elenco di programmi che sono attualmente in corso. Ritengo tuttavia che l’onorevole Klich non si sia sbagliato nell’asserire che molti dei programmi comunitari sono volti a paesi limitrofi, con strutture di tipo democratico. La situazione è un’altra quando si tratta di una dittatura, come nel caso della Bielorussia. Occorrono altri strumenti per questo paese. Com’è noto, il programma TACIS dispone di molte risorse per risolvere problematiche ambientali nonché quelle legate alla sorveglianza delle frontiere. Tuttavia, come possiamo sapere se la gestione di tali risorse da parte del Presidente Lukashenko sia negli interessi dell’Unione europea?

Ritengo, pertanto, che la proposta contenuta nella risoluzione che voteremo domani sia proprio quella giusta. Si tratta di un documento che il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa potrà approvare interamente e senza riserve. E’ importante per noi sostenere il diritto di libertà di opinione in Bielorussia con il dovere, puro e semplice, di attuare alcuni di questi progetti che, se da un punto di vista finanziario risulteranno estremamente modesti, rappresenteranno invece un enorme valore morale per coloro che in Bielorussia lottano per la democrazia. Hanno bisogno di sentire e capire che ci sono persone al loro fianco consapevoli di questa situazione, e pronte a sostenerle con tutto il cuore. Nel combattere per questa stessa causa, si ritrovano tutti uniti mettendo a repentaglio le loro stesse vite. E’ nostro dovere assisterli dall’esterno. Abbiamo una responsabilità, e penso che lei ci dovrebbe spiegare come intende affrontare tali questioni concretamente.

 
  
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  Konrad Szymański, a nome del gruppo UEN. (PL) Signor Presidente, nel corso delle ultime settimane il regime di Lukashenko ha dato ancora un’altra dimostrazione delle sue pratiche discutibili. Ha cominciato col giocarsi la carta del nazionalismo contro la comunità polacca in Bielorussia, anche se quest’ultima vive nel paese da tempo immemorabile.

L’Unione dei polacchi in Bielorussia subisce persecuzioni sin dall’elezione di una nuova leadership democratica, nonostante il fatto che l’organizzazione rimanga estranea alla politica interna. I quotidiani in polacco sono stati chiusi, e i media pubblici sfruttano la propaganda ufficiale per dipingere i polacchi come agenti di potenze straniere, finanziati dalla NATO e dalla CIA, che stanno virtualmente preparando una sanguinosa rivolta contro lo Stato bielorusso.

La politica comunitaria ha il dovere di rispondere a simili comportamenti. Ritengo che varrebbe la pena di pensare a un maggiore grado di solidarietà tra paesi a livello intergovernativo, nonché a una solidarietà di tipo comunitario e di politiche transatlantiche. Per quanto riguarda la Commissione, le politiche devono mirare all’attuazione di progetti ben specifici, ad esempio a sostegno dei media indipendenti.

Signora Commissario, c’è una questione che vorrei sottolineare al riguardo. Senza dubbio, questa Assemblea si rifiuterà di tollerare qualsiasi forma di passività e indolenza da parte della Commissione durante questo mandato parlamentare. Se si continua ad agire come si è fatto in passato, non si farà altro che creare ulteriori aree di conflitto tra Parlamento e Commissione. Non vedo altre alternative, signora Commissario.

 
  
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  Aldis Kušķis (PPE-DE).(LV) Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, il Presidente Lukashenko, dittatore della Bielorussia, sulla scia dei grandi classici del comunismo totalitario sovietico che vengono glorificati, sta dando brillantemente vita a un regime totalitario. Questa volta non utilizza come maschera la dittatura di proletariato e dell’ideologia comunista, ma distrugge sistematicamente le libertà civili e politiche dei bielorussi, nonché il diritto di libertà di parola e della trasparenza dell’informazione. I bielorussi ricevono rapporti minuziosamente dettagliati sulle gesta eroiche del loro dittatore da parte dei media controllati. La radio trasmette canzoni gioiose e una macchina di propaganda degna di Goebbels storpia l’immagine della società. La necessità di libertà democratiche viene annientata, la rassegnazione degrada i sogni delle persone e la fiducia nei propri punti di forza. Come possiamo arrestare un tale processo di mankurtism? Come possiamo difendere questi scorci di società civile che rimangono ancora intatti? Come possiamo ristabilire la richiesta nazionale per un’informazione che sia onesta e trasparente?

Tutto ciò sarà fattibile se l’Unione europea eseguirà i propri diritti e doveri, ovvero con l’adempimento del diritto e dovere di creare uno spazio di libera informazione con fondi di bilancio che sono già stati approvati quest’anno. Invito la Commissione europea a metter fine a questo atteggiamento di sfrenata diplomazia e ad attuare piuttosto i propri obblighi. L’iniziativa delle emittenti radiofoniche indipendenti oggi è subordinata semplicemente alla buona volontà dell’Unione europea. Le questioni finanziarie, tecniche e organizzative si possono risolvere entro l’anno. I giornalisti professionisti aspettano ancora oggi di esprimersi obiettivamente. Tale compito rappresenterebbe per loro un onore ancora maggiore di quello ottenuto con il premio Sacharov conferito l’anno scorso dal Parlamento europeo. Vi invito ad appoggiare questa risoluzione. Sostenetela e applicatela, solo così la Bielorussia non diventerà uno Stato a regime totalitario.

 
  
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  Joseph Muscat (PSE).(EN) Signor Presidente, la signora Commissario non ha bisogno che le venga ricordato cosa sta accadendo in Bielorussia. Al tempo stesso, signora Commissario, mi pare che lei sia dalla nostra parte. Tuttavia, cortesemente, ci consenta di procedere. E’ questa l’istanza che noi tutti stiamo portando avanti.

Le leggi sono uno strumento, non un fine a se stesse. Non possiamo dire ai bielorussi che non siamo in grado di aiutarli poiché dobbiamo conformarci a difficoltà normative, dobbiamo invece cambiare le norme.

Uno degli organismi più importanti che ha il compito di legiferare e di assicurare il rispetto delle normative è il Parlamento. Vediamo cosa possiamo fare. A noi tutti piacerebbe definire impegni concreti a sostegno del progetto dell’emittente radiofonica, dell’assistenza diretta alle famiglie delle vittime del regime, che si trovano in spaventose ristrettezze. Vi è inoltre un terzo punto, forse quello di maggiore importanza, ovvero definire un’agenda realistica e fattibile. Condivido la sua idea di un programma che dovrebbe avere inizio, ci auguriamo, a fine estate e che dovrebbe estendersi al futuro prevedibile. Io ritengo, tuttavia, che dovremmo avere a disposizione un calendario con scadenze specifiche per i prossimi 12 mesi.

 
  
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  Rolandas Pavilionis (UEN). (LT) L’Università umanistica europea chiusa a Minsk un anno fa, è stata recentemente riaperta a Vilnius. Storicamente, le università d’Europa rappresentano i precursori dell’Unione europea. La nascita vera e propria dell’Unione europea sta nelle università, sebbene queste ultime abbiano le loro origini nella libertà di pensiero. E’ per questo che con la risoluzione che stiamo presentando al Parlamento a nome dell’Unione per l’Europa delle nazioni, siamo grati di annunciare il ritorno dell’Università umanistica europea. Ci compiacciamo, inoltre, degli sforzi della Repubblica di Lituania volti a diffondere la democrazia, la libertà di pensiero e i diritti umani attraverso l’istruzione nonché la formazione di una generazione per un nuovo paese, paese che, benché vicino dell’Unione europea, si trova ancora sotto la morsa di una dittatura. Invitiamo pertanto la Commissione europea, gli Stati membri dell’Unione a seguire l’esempio dei paesi donatori in Europa e negli Stati Uniti d’America e da sostenere questa università in qualsiasi modo possibile. Siamo sicuri che così facendo amplieremo il concetto di libertà, concetto nel quale la libertà di una nazione, la sua solidarietà e cooperazione alimentano la dignità di una persona, ovvero la nostra stessa dignità.

 
  
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  Charles Tannock (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, seguo da tempo la questione della Bielorussia e non sono mai stato sostenitore dell’idea d’interrompere il dialogo con le autorità bielorusse su questioni di mutuo interesse, come ad esempio il traffico di esseri umani o gli scambi commerciali. E’ pur vero che con le politiche comunitarie attualmente in atto non si è ottenuto granché. Il regime del Presidente Lukashenko si è trincerato in posizioni di difesa e la crescente paranoia sulle intenzioni dell’UE, degli USA, e talora persino della Russia, ha dato come risultato forme repressive in continuo aumento e reazioni dispotiche.

Le elezioni farsa e l’eliminazione dei limiti del mandato presidenziale hanno posto fine alla democrazia, sebbene gli osservatori della Comunità degli Stati Indipendenti sostengano il contrario. I diritti umani vengono calpestati e si verificano inspiegabili sparizioni di figure dell’opposizione. La magistratura, lungi dal dichiararsi indipendente, continua a non interrogarsi sulla campagna del Procuratore generale aggiunto Paval Radzivonaw che è l’artefice principale della repressione della stampa nazionale, per esempio di testate come la Novaya Gazeta Smorgoni e Vremya. La condanna a pene detentive di figure dell’opposizione, come quella di Mikhail Marinich, ne è un’ulteriore prova. La libertà di stampa al momento è virtualmente inesistente con quotidiani che vengono sospesi e giornalisti, fra cui corrispondenti stranieri, che vengono minacciati o multati. In teoria, i bielorussi, se osano criticare il loro Presidente, possono persino essere internati in campi di lavoro. Una giornalista, Veronika Cherkasova, è stata misteriosamente uccisa l’anno scorso.

Per quanto riguarda la libertà dei media, la Bielorussia è attualmente allo stesso livello di alcuni dei regimi meno affidabili del mondo, come per esempio quello di Cuba, della Birmania, della Corea del Nord, e dell’Iran. L’Unione europea e gli Stati Uniti concordano nel condannare questo brutale regime applicando severe sanzioni ai rappresentanti del regime.

Personalmente, sostengo fortemente la diffusione di programmi radiofonici in Bielorussia del territorio dell’Unione, nonché la necessità di aiuti finanziari a favore dei giornalisti bielorussi e della società civile. Mi auguro che i giorni di quest’orrendo regime siano contati, e che esso venga presto eliminato dalla faccia dell’Europa.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, mi pare che le nostre posizioni collimino. Si tratta di un regime in cui la libertà viene calpestata. Dobbiamo agire, come ho già ribadito tre volte. E’ stata la Commissione ad approvare che alcuni Stati membri lavorino in concertazione con la Lituania al fine di trovare le strategie più opportune da adottare.

Le strategie ci sarebbero, il problema sta nelle normative finanziarie. Normative che oggi esistono perché chieste dal Parlamento in passato. Il motivo? Le note irregolarità. Ma oggi le norme sono molto vincolanti. Mi è molto difficile agire senza tener conto della normativa in vigore, ed è per questo che i tempi sono lunghi. Non si può certo decidere di finanziare una ONG senza ulteriori complicazioni. Va fatto rispettando le regole, e la normativa esistente è difficile e severa. Se vogliamo cambiare le leggi, – e non mi dispiacerebbe cominciare col semplificarle –, allora francamente mi occorre l’appoggio del Parlamento, altrimenti non posso far nulla. Non voglio rischiare di essere accusata di irregolarità, come è successo in passato ad alcuni colleghi. Sono sempre flessibile e aperta a qualsiasi possibilità. Approfondirò la questione, ma mi ci vorrà tempo. Occorreranno mesi per sistemare le cose, ma quanto meno saremo sicuri di andare nella giusta direzione.

Non mi pare corretto dire che il Consiglio la pensa diversamente. E’ solo subentrato in un secondo tempo. Abbiamo cominciato a lavorare con alcuni Stati membri e con varie organizzazioni non governative, ma il Consiglio non è responsabile dell’attuazione. Questa spetta a noi, sulla base delle prospettive finanziarie, della normativa esistente e tenendo conto dei vincoli che dobbiamo rispettare. Il problema cruciale è questo. Lo sapete di certo, ma lasciatemelo dire con chiarezza e pubblicamente.

Inoltre, non mi sembra vero che manchi il dialogo con la Russia sulla questione. Certo che il dialogo esiste. Tuttavia la realtà è che in Russia la situazione è sempre la stessa, e sembra difficile che possa cambiare. Ma condivido totalmente quanto stabilito durante il seminario, ossia che dovremmo agire direttamente sui media e attraverso contatti diretti con la società in loco. Vi è necessità di formazione dei giornalisti.

Dovremmo inoltre intervenire attraverso l’Ucraina. Fino a ora abbiamo collaborato con gli amici polacchi e lituani. Lo faremo anche con gli ucraini, in quanto hanno accesso al paese più direttamente di noi. E’ vero che il Presidente Lukashenko sta adottando misure sempre più severe nel timore che movimenti simili a quelli sorti in Ucraina, in Georgia e in Kirghizistan possano emergere nel paese.

Questo è lo scenario oggi, e attualmente non sono in grado di dirvi di più. Stiamo lavorando all’attuazione, ma purtroppo i tempi si rivelano più lunghi di quanto sperassi. Durante il mio precedente incarico come ministro degli Affari esteri in Austria, quando davo un’istruzione questa veniva seguita e spesso messa in atto nel giro di pochi mesi. In seno alla Commissione, tutto è molto più complesso. Dobbiamo stare molto attenti a non cadere nelle irregolarità. Sono pronta, comunque, ad approfondire la questione, se anche voi siete disposti a farlo.

 
  
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  Presidente. – Comunico di aver ricevuto sei proposte di risoluzione ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 2, del Regolamento(1).

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, alle 12.00.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale.

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