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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 27 settembre 2005 - Strasburgo Edizione GU

18. Sviluppo regionale
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  Presidente. L’ordine del giorno reca la discussione congiunta:

la relazione presentata dall’onorevole Ambroise Guellec, a nome della commissione per lo sviluppo regionale, sul ruolo della coesione territoriale nello sviluppo regionale [2004/2256(INI)] (A6-0251/2005),

la relazione presentata dall’onorevole Sérgio Marques, a nome della commissione per lo sviluppo regionale, su un partenariato rafforzato per le regioni ultraperiferiche [2004/2253(INI)] (A6-0246/2005).

 
  
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  Ambroise Guellec (PPE-DE), relatore. – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, vorrei presentarvi brevemente la mia relazione sul ruolo della coesione territoriale nello sviluppo regionale.

E’ opportuno ricordare che da parecchi anni numerose regioni europee chiedono ripetutamente e insistentemente di tenere conto di questo concetto nelle politiche dell’Unione. L’adesione di dieci nuovi Stati membri, che ha comportato un aumento delle disparità regionali e l’emergere di nuove disuguaglianze territoriali, ha rafforzato in modo particolare l’espressione di questo bisogno essenziale. I redattori del progetto di Costituzione per l’Europa ne erano ben consapevoli, poiché l’articolo 3 del progetto di Trattato indica la coesione economica, sociale e territoriale tra gli obiettivi fondamentali dell’Unione.

La sorte problematica del Trattato potrebbe condurre alcuni responsabili della politica regionale, in particolare all’interno della Commissione europea, a dimostrarsi estremamente timorosi anche solo di accennare alla necessità di coesione territoriale. Questo atteggiamento non ci sembra giustificato e spero, signora Commissario, che lei condivida il nostro punto di vista. La grande varietà geografica, umana e culturale del territorio dell’Unione, in uno spazio tutto sommato relativamente ristretto, rappresenta una ricchezza unica sul nostro pianeta, ma porta in germe, se non stiamo attenti, gravi rischi di distorsioni intollerabili per coloro che se ne considerano le vittime. Se ne è avuta una prova, che ha superato tutti i nostri peggiori timori, in occasione dei referendum sul progetto di Costituzione europea in Francia e nei Paesi Bassi.

E’ verosimile che altri referendum popolari organizzati sulle stesse basi in altri Stati membri avrebbero prodotto gli stessi risultati. Per questa ragione, con la mia relazione, ho cercato di contribuire a rispondere alle domande che sono state sollevate. Come riconciliare i cittadini con il progetto europeo? Quale futuro per l’Europa, per la nostra Europa?

Una delle risposte è fornita dalla politica di coesione, questa politica di solidarietà che è il modello originale dell’Unione e che la distingue da una semplice zona di libero scambio. Essa deve disporre delle risorse necessarie, e ciò presuppone che se ne tenga conto in modo adeguato nelle prospettive finanziarie 2007-2013; inoltre è importante che essa integri la dimensione territoriale in tutti i suoi aspetti. In questo modo la coesione territoriale rappresenterà una base esplicita, comprensibile a tutti gli europei, per migliorare la coesione nel territorio dell’Unione europea. Più precisamente, per la realizzazione della coesione territoriale, indico alcuni principi e misure specifici.

I principi sono i seguenti: il principio di uguaglianza tra i cittadini in tutto il territorio, che implica un’accessibilità appropriata ai servizi di interesse generale e ai servizi di interesse economico generale; l’integrazione della dimensione territoriale nelle strategie di Lisbona e di Göteborg; lo sviluppo policentrico del territorio europeo; il ruolo delle città di piccole e medie dimensioni e il loro collegamento con le aree rurali; il rafforzamento di tutti gli aspetti della cooperazione territoriale; il decentramento fondato sulle regioni, che conoscono meglio le necessità e il potenziale dei propri territori; una governance multilivello e la partecipazione di partner non pubblici.

Una delle proposte concrete che presentiamo alla Commissione riguarda la creazione di tre dispositivi. Innanzi tutto, proponiamo un meccanismo di interazione delle politiche settoriali che hanno un impatto forte sullo sviluppo dei territori e della politica di sviluppo regionale dell’Unione europea. Poi, nuovi indicatori territoriali, oltre al prodotto interno lordo, per misurare lo sviluppo delle regioni e per valutare obiettivamente gli ostacoli a tale sviluppo. Infine, un sistema di verifica dell’impatto che le diverse politiche comunitarie esercitano sulla coesione territoriale.

Un’altra proposta riguarda l’elaborazione di un Libro bianco sull’obiettivo della coesione territoriale, che precisi, in particolare, come tale obiettivo vada integrato nei piani strategici nazionali che gli Stati membri stanno attualmente realizzando. Spero, personalmente, che il voto di domani manifesti un ampio sostegno di questa Assemblea a una politica di coesione territoriale ambiziosa.

 
  
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  Sérgio Marques (PPE-DE), relatore. – (PT) Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, questo giorno vede il completamento di un’altra tappa importante nella concretizzazione di uno status speciale per le regioni ultraperiferiche, ai sensi dell’articolo 299, paragrafo 2, dei Trattati, basato sulla situazione estremamente specifica di queste regioni. Queste ultime sono caratterizzate dalla permanenza e dalla combinazione di fattori come la grande distanza, l’insularità, la topografia difficile, la superficie ridotta, la natura montuosa e la dipendenza economica da un solo prodotto o attività. Questi sono i tratti caratteristici delle regioni che noi definiamo ultraperiferiche e che rappresentano una realtà unica all’interno dell’Unione europea.

Il fatto è che sarebbe una grave violazione del principio della proporzionalità e dell’uguaglianza se le regioni ultraperiferiche ricevessero lo stesso trattamento delle altre regioni d’Europa. Il modello di integrazione in queste regioni deve tenere conto della loro specificità ed essere quindi adattato, modificato e in certi casi soggetto a deroghe. Dobbiamo riservare un trattamento diverso a ciò che è diverso, perché le differenze evidenti nelle regioni ultraperiferiche hanno un effetto molto dannoso sul loro sviluppo economico e sociale, che dà origine a uno svantaggio competitivo inaccettabile e impedisce loro di trarre benefici dal mercato interno, dal recente allargamento, dalla strategia di Lisbona e dalla globalizzazione.

Le regioni ultraperiferiche hanno scarse possibilità di competere su una base di parità quando le attività economiche che vi si sono sviluppate sono penalizzate da sovracosti considerevoli, derivanti, tra l’altro, dai trasporti, dall’assenza di economie di scala e di economie esterne, da mercati di piccole dimensioni e frammentati e dalla scarsezza di manodopera qualificata. E’ quindi d’importanza vitale proseguire gli sforzi mirati a migliorare il trattamento speciale dell’Unione europea per la realtà specifica delle regioni ultraperiferiche. Questo è il proposito della comunicazione della Commissione intitolata “Un partenariato più forte per le regioni ultraperiferiche”, argomento sul quale è stato per me un onore e un compito stimolante redigere la relazione oggi all’esame.

La Commissione ci propone una strategia di vasta portata basata su tre priorità: la competitività, l’accessibilità e l’integrazione regionale. L’attuazione di questa strategia è prevista mediante la politica di coesione rinnovata. La Commissione propone anche la creazione di strumenti innovativi, come il programma specifico per la compensazione dei sovracosti, nonché un piano d’azione per il “grande vicinato” per favorire l’integrazione delle regioni ultraperiferiche nelle aree geografiche circostanti, che combinerà azioni di cooperazione transnazionale con azioni di politica doganale e commerciale. Questa è la colonna portante della proposta della Commissione per compensare e ridurre i principali svantaggi di cui soffrono le regioni ultraperiferiche. La principale priorità è affrontare lo svantaggio più grave, vale a dire l’isolamento delle regioni ultraperiferiche, promuovendo l’utilizzo di nuove tecnologie nel campo informatico e delle comunicazioni, facilitando i collegamenti di trasporto con il continente europeo e favorendo l’integrazione delle regioni ultraperiferiche nelle aree circostanti, alle quali hanno sempre voltato le spalle.

La seconda idea trainante è promuovere la competitività delle regioni ultraperiferiche, non solo riducendo i significativi costi addizionali derivanti dalla stessa condizione di regione ultraperiferica, ma anche mediante un’azione decisiva su fattori dinamici come la competitività, l’istruzione, la formazione, l’innovazione, la ricerca, la società dell’informazione e l’imprenditorialità. Su quest’ultimo punto, la proposta della Commissione è chiaramente insufficiente e questo è il suo grande punto debole.

Il problema è che la politica comunitaria, che potrebbe avere un effetto significativo sulla competitività delle regioni ultraperiferiche, è nettamente insufficiente. Questo vale in particolare per le politiche di valorizzazione del capitale umano, della ricerca e dello sviluppo tecnologico, dell’ambiente, dei servizi di interesse economico generale e delle telecomunicazioni. A tale riguardo, la Commissione non propone piani speciali per le regioni ultraperiferiche che non rientrano più nell’obiettivo 1 poiché superano il 75 per cento della media comunitaria in termini di PIL pro capite. Un regime speciale di phasing out dall’obiettivo 1 all’obiettivo 2 è pienamente giustificato in virtù dell’articolo 299, paragrafo 2, dei Trattati.

La proposta della Commissione è comunque un passo importante nella giusta direzione, perché giunge al momento opportuno, perché stabilisce correttamente la strategia e le priorità e perché propone politiche innovative. Accogliamo favorevolmente l’iniziativa della Commissione, ma la esortiamo a essere più ambiziosa e a tenere conto dei suggerimenti e delle osservazioni contenuti nella mia relazione. Non posso che concludere con una parola di ringraziamento ai colleghi che, con i loro contributi, hanno permesso di migliorare la relazione.

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, vorrei cominciare con alcune osservazioni sulla eccellente relazione dell’onorevole Guellec, concernente il ruolo della coesione territoriale nello sviluppo regionale. Apprezzo molto il suo appoggio a favore della promozione del concetto di coesione territoriale nella politica regionale europea. Vorrei che il suo entusiasmo fosse condiviso da tutti gli Stati membri, ma la versione attuale delle proposte di regolamento sui Fondi strutturali, come sapete, ha indebolito la proposta della Commissione sulla coesione territoriale. Ciò vale, ad esempio, per le questioni riguardanti i territori urbani. Le proposte previste dalla Commissione come obbligatorie sono state rese soltanto opzionali dal Consiglio. Un altro esempio è la diminuzione sostanziale delle risorse finanziarie relative al nuovo obiettivo di cooperazione territoriale europea nelle prospettive finanziarie, secondo l’ultima proposta di compromesso della Presidenza lussemburghese. Questa proposta dimezza l’importo proposto dalla Commissione. Vorrei quindi incoraggiarvi a recuperare le nostre idee iniziali nei negoziati.

A mio parere, dobbiamo portare avanti il lavoro sulla coesione territoriale su due fronti. In primo luogo, ponendo un maggiore accento sulla coesione territoriale nella prossima generazione di programmi di coesione. Va detto che nel progetto degli orientamenti strategici comunitari – adottato dalla Commissione alla fine di giugno – abbiamo chiesto agli Stati membri e alle regioni di prestare particolare attenzione a uno sviluppo territoriale equilibrato nell’elaborazione dei loro futuri programmi regionali. In tale contesto, i futuri quadri strategici nazionali rappresentano un’opportunità essenziale per promuovere modelli di sviluppo rispettosi dell’equilibrio territoriale. Inoltre, le proposte di regolamento prevedono disposizioni per il carattere specifico di certi territori e si concentrano su certe priorità tematiche che contribuiscono allo sviluppo territoriale migliorandone l’accessibilità o promuovendo lo sviluppo su poli di ricerca e di innovazione.

In secondo luogo, sono convinta che possiamo dare impulso al nostro lavoro sulla coesione territoriale attraverso la promozione di scambi di esperienze, di migliori prassi, di benchmarking e anche con un lavoro analitico. Come sapete, il programma di ricerca Espon ci sta aiutando a migliorare la comprensione delle tendenze territoriali e dell’impatto delle politiche settoriali sull’Unione allargata. Inoltre, contribuiscono a questo anche altre reti, come Interact o Urbact. Sono fiduciosa che queste iniziative possano proseguire anche in futuro.

Riguardo alle relazioni regolari sulla coesione economica e sociale curate dalla Commissione, propongo di dedicare parte della quarta relazione sulla coesione – che sarà pubblicata nel 2007 – alla questione della coesione territoriale. Vi informo inoltre che i miei servizi stanno attualmente preparando un documento di lavoro sul contributo delle città alla crescita e all’occupazione nelle regioni. Questo documento completerà gli orientamenti strategici comunitari e sarà presentato alla riunione ministeriale informale sulle comunità sostenibili che si terrà a Bristol nel dicembre di quest’anno.

Infine, sono convinta che possiamo portare avanti il nostro lavoro sulla coesione territoriale attraverso un migliore coordinamento delle politiche comunitarie e delle politiche nazionali. Quindi, ancora una volta, vi ringrazio per l’accento posto sul ruolo della coesione territoriale nella politica regionale europea, e sono disposta a portare avanti la questione della coesione territoriale sia nel contesto dei nuovi programmi sia nello scambio di migliori prassi.

Passo ora alla relazione dell’onorevole Marques, anch’essa eccellente, su un partenariato più forte per le regioni ultraperiferiche; essa contiene numerose e diverse raccomandazioni che sono una chiara dimostrazione del forte impegno e della dedizione del Parlamento europeo a favore di questo importante argomento.

Sono molto lieta che la Commissione sia riuscita a stabilire una buona base per un partenariato forte con le regioni ultraperiferiche, sia a livello politico che a livello tecnico. Sono fermamente convinta che l’ultima riunione che abbiamo svolto a La Réunion sia una prova tangibile di questo partenariato.

Come lei ha detto, abbiamo proposto un numero significativo di misure volte a promuovere lo sviluppo economico delle regioni ultraperiferiche, in linea con la nostra comunicazione dell’anno scorso. Le nostre proposte coprono molti settori, come la politica di coesione, l’agricoltura, la pesca e la ricerca. Tali proposte sono attualmente oggetto di negoziati in seno al Consiglio e al Parlamento. Spero sinceramente che potremo pervenire in tempi rapidi a un accordo.

Alcune importanti proposte sono ancora in corso di preparazione; in particolare, le regole sugli aiuti di Stato a finalità regionale, che la Commissione adotterà alla fine del 2005. Condivido il vostro parere, quando dite che rimane molto da fare. La vostra proposta di risoluzione costituisce un’importante pietra miliare, che prenderemo in considerazione nel nostro lavoro quotidiano. Nella nostra prossima relazione sulle regioni ultraperiferiche, nel 2007 o nel 2008, intendo stilare una valutazione dei progressi compiuti. E’ altresì indispensabile avere un approccio coerente in tutte le politiche comunitarie, che tenga conto della situazione specifica delle regioni ultraperiferiche e che dovrà essere completato da politiche nazionali appropriate. Come Commissario responsabile del coordinamento delle questioni connesse a tali regioni, sono impegnata a garantire che tutte le misure adottate dal collegio siano adattate alla specifica situazione di queste regioni. La vostra proposta di risoluzione identifica un numero significativo di temi ai quali farò riferimento nel mio intervento conclusivo.

Riguardo alle prospettive finanziarie, alla politica di coesione e alle regioni ultraperiferiche, accogliamo sicuramente con favore l’obiettivo dichiarato della Presidenza del Regno Unito di giungere al più presto a un consenso sul pacchetto di regolamenti, in modo che possa essere completato in tempi rapidi una volta noto il risultato dei negoziati sui futuri finanziamenti. Rendo omaggio al Parlamento, che ha subito riconosciuto l’urgenza della situazione e ha approvato i regolamenti a vasta maggioranza in prima lettura e con emendamenti molto costruttivi. Un accordo urgente sul bilancio è particolarmente importante per le regioni ultraperiferiche. Tale accordo deve includere, a nostro parere, il programma speciale di compensazione dei sovracosti che la Commissione ha proposto per le regioni ultraperiferiche.

Ripeto che faremo tutto il possibile per ottenere l’appoggio degli Stati membri riguardo a tali obiettivi.

 
  
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  Luis Manuel Capoulas Santos (PSE), relatore per parere della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. – (PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, vorrei concentrarmi sulla seconda relazione. Come tutti sappiamo, per attuare con successo qualsiasi politica è necessaria una buona strategia. Tuttavia, una buona strategia da sola è di scarso valore se non esistono gli strumenti politici necessari per la sua realizzazione.

La Commissione merita un encomio per il documento di strategia che ci ha presentato. Esso dimostra che le ripetute espressioni di preoccupazione e gli appelli di vari organi comunitari a favore di un partenariato più forte con le regioni ultraperiferiche hanno ricevuto la dovuta attenzione ed è stato dato loro seguito. Per quanto riguarda l’agricoltura, come relatore per parere della commissione competente, sono lieto di constatare l’unanimità fra i suoi membri sulle questioni generali sollevate dal documento, sulle questioni settoriali nonché sulle raccomandazioni e sui suggerimenti specifici che ho formulato per apportare miglioramenti e colmare le lacune, in particolare riguardo alle produzioni di banane, zucchero, latte, frutta e verdura.

Accolgo con favore il fatto che il relatore abbia reagito positivamente a tutte le questioni cruciali sollevate dalla commissione per l’agricoltura, e mi congratulo con lui per l’ottimo lavoro. Condivido anche le sue preoccupazioni riguardo alle incertezze sugli strumenti politici necessari per dare forma tangibile alla strategia proposta, come gli strumenti mirati a risolvere l’attuale impasse sulle prospettive finanziarie per il prossimo periodo di programmazione.

Senza tali misure, questa discussione sarà poco più di una dichiarazione di buone intenzioni. Voglio credere che la Commissione e il Consiglio manterranno le posizioni adottate sinora e che sapranno essere all’altezza delle loro responsabilità e delle aspettative create. Ciò andrà a giovamento della coesione sociale, economica e territoriale di alcune regioni dell’Unione europea gravemente svantaggiate; altrimenti, gli obiettivi della nostra Unione rimarranno irrealizzati.

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE), relatore per parere della commissione per la pesca. – (PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Marques per l’ottima relazione e per aver accolto le proposte presentate dalla commissione per la pesca in essa contenute.

Come relatore per parere della commissione per la pesca, vorrei sottolineare alcuni punti di interesse per il settore della pesca nelle regioni ultraperiferiche. Anche se concordo in linea di massima con il contenuto della comunicazione della Commissione in relazione a questo settore, ritengo che essa avrebbe dovuto spingersi un poco oltre. Per questo motivo, nel parere della commissione per la pesca ho proposto una serie di punti che considero essenziali. E’ mia convinzione che si debba aggiornare il programma POSEI Pesca, in parallelo a quanto realizzato per il programma POSEI Agricoltura, sul quale sono stato relatore, considerando le specifiche caratteristiche del settore e delle regioni e la situazione in costante evoluzione.

Vi ricordo la natura estremamente vulnerabile delle zone di pesca, di cui siamo tutti consapevoli, e la rilevanza socioeconomica della pesca in alcune di queste regioni. Di fatto, si sa che le risorse ittiche sono scarse nelle acque, seppure abbondanti, delle regioni ultraperiferiche. A ciò si aggiunge la mancanza di una piattaforma continentale, il che significa che la pesca è fondamentalmente praticata in zone caratterizzate da rilievi sottomarini.

Su questa base, ritengo che la Commissione debba applicare, ove opportuno, il principio di precauzione senza riserve e senza esitazioni. Ricordiamo, per esempio, la recente proposta volta a proibire la pesca a strascico di fondo al largo delle Azzorre, di Madera e delle Isole Canarie, una posizione che abbiamo difeso in Parlamento. Comunque, la Commissione deve garantire un trattamento preferenziale alle regioni ultraperiferiche circa l’accesso alle risorse ittiche, salvaguardando la sostenibilità della pesca artigianale. Ritengo altresì che la Commissione debba limitare l’utilizzo di metodi di pesca che possono essere dannosi per gli ecosistemi.

Per quanto riguarda l’aspetto finanziario, desidero ricordare alla Commissione la natura vulnerabile delle regioni ultraperiferiche. La Commissione dovrebbe quindi mantenere nel Fondo europeo per la pesca il livello di aiuti già previsti nel quadro dello Strumento finanziario di orientamento della pesca, conservando altresì il sostegno all’industria di trasformazione e le deroghe che sinora hanno permesso alle regioni ultraperiferiche di procedere alla modernizzazione delle flotte. Dovrebbe inoltre considerare di aumentare i livelli di compensazione per i sovracosti sostenuti per la commercializzazione di determinati prodotti della pesca.

 
  
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  Ewa Hedkvist Petersen, a nome del gruppo PSE. – (SV) Signor Presidente, desidero fare qualche osservazione sulla relazione dell’onorevole Guellec sulla coesione territoriale, e vorrei innanzi tutto ringraziarlo per la cooperazione estremamente positiva che abbiamo avuto durante l’elaborazione della relazione.

La grande differenza tra oggi e 15-25 anni fa è che le regioni lavorano attivamente per il proprio sviluppo. Non aspettano più che qualcuno dall’esterno le aiuti a sviluppare le loro economie e società e crei un buon tenore di vita. Vogliono agire in autonomia. Non sorprende, quindi, che la coesione territoriale sia divenuta un concetto importante. Esso sintetizza questa percezione e questo desiderio che si ritrovano in tutta Europa, anche nelle periferie urbane, secondo cui nel continente europeo tutti sono necessari, tutti sono importanti e tutte le regioni hanno qualcosa da offrire. Dobbiamo esserne tutti ben consapevoli nell’Unione europea. Perciò è così importante il concetto di coesione territoriale, che tiene unito il nostro continente e fa sentire tutti coinvolti. Vi è un enorme capitale di conoscenze in Europa, dal quale dobbiamo trarre il massimo vantaggio se vogliamo sviluppare il nostro continente. Sarebbe un errore agire diversamente.

L’intera Europa ha un’incredibile ricchezza, che spesso si trova nelle regioni o nelle periferie cittadine. Abbiamo molte risorse naturali che, se adeguatamente sfruttate, sono utili non solo alle regioni, ma anche all’Europa nel suo insieme. Pensiamo qui anche all’energia, che ci offre reddito d’esportazione. Disponiamo anche di risorse naturali molto estese che possiamo utilizzare per il turismo e le attività ricreative. Molti lavoratori sono occupati in questi settori, che possiamo sviluppare e che possono recare vantaggio all’intero continente. Una delle caratteristiche dell’Europa è la varietà: abbiamo minoranze e immigrati da tutto il mondo, le cui energie e conoscenze devono altresì essere pienamente utilizzate.

Desidero quindi sottolineare una serie di punti nella relazione che ritengo importanti. Il primo è che le strategie di Lisbona e di Göteborg devono includere tutti. Dobbiamo far sì che comprendano tutte le regioni, altrimenti non potremo sviluppare l’Europa nel suo insieme. Il secondo punto è che non possiamo accettare politiche settoriali che hanno l’effetto opposto in quanto si limitano a rafforzare il centro. In terzo luogo, voglio dire quanto è importante valorizzare i vari settori delle politiche in Europa in modo da ottenere un’autentica coesione territoriale. Ad esempio, nel settore dei trasporti, dobbiamo garantire infrastrutture che consentano lo sviluppo dell’intero territorio europeo.

Ritengo che questa sia una relazione costruttiva e spero davvero che la Commissione ascolterà ciò che ha da dire il Parlamento.

 
  
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  Konstantinos Hatzidakis, a nome del gruppo PPE-DE. – (EL) Signor Presidente, ci siamo spostati perché l’onorevole Galeote arriverà più tardi.

Vorrei dire innanzi tutto che abbiamo di fronte due ottime relazioni, una dell’onorevole Guellec e una dell’onorevole Marques, con i quali desidero congratularmi.

Riguardo alla relazione dell’onorevole Marques, vorrei sottolineare molto brevemente – perché io non vengo da una di queste regioni e gli amici deputati originari di tali zone conoscono meglio di me la questione – che l’Unione deve dare la priorità ai problemi delle regioni ultraperiferiche, onorando gli impegni che tutti abbiamo assunto nel quadro del Trattato sull’Unione europea; sono sicuro che la Commissione, per quanto possibile, procederà in questa direzione.

Vorrei soffermarmi più a lungo sulla relazione dell’onorevole Guellec. Il Commissario aveva ragione; le proposte di regolamento sui Fondi strutturali contengono numerose idee collegate alla questione della coesione territoriale, il tema affrontato nella relazione dell’onorevole Guellec. Il Parlamento europeo farà certamente il possibile nei negoziati con il Consiglio per assicurare che i regolamenti sui Fondi strutturali promuovano questo principio di coesione territoriale.

Comunque, non dobbiamo dimenticare che questo principio è stato introdotto per la prima volta in un testo del Trattato sull’Unione europea nel quadro dell’adozione del progetto di Costituzione. All’epoca il concetto è stato portato avanti congiuntamente dal suo predecessore, il Commissario Barnier, e dalla commissione per la politica regionale del Parlamento europeo. L’impresa ha avuto esito positivo, ma com’è noto non abbiamo ancora potuto ratificare la Costituzione.

Vorrei dire che la ratifica della Costituzione, in relazione al principio di coesione territoriale, ci darà molti più strumenti di quelli che al momento abbiamo a disposizione per andare oltre la politica regionale e vedere la coesione territoriale nel quadro della politica di concorrenza, della politica dei trasporti dell’Unione europea e così via.

Di conseguenza, signora Commissario, vorrei tornare su ciò che è stato detto anche ieri in quest’Aula. Lei – come rappresentante della Commissione – e noi come Parlamento dobbiamo approfittare di questo periodo di riflessione sulla Costituzione europea per illuminare i cittadini dell’Unione e far sì che il Trattato costituzionale, che contiene disposizioni positive per i cittadini, sia adottato in tempi rapidi, in modo da poter disporre di strumenti legislativi più sostanziali.

Ovviamente, a condizione che questo periodo di riflessione non si trasformi in un periodo di ipnosi. Questa è la grande scommessa che abbiamo di fronte, e penso che sia il Parlamento che la Commissione debbano compiere ogni sforzo per non perdere tempo prezioso e assicurare che l’Unione europea acquisisca il Trattato costituzionale cui ha diritto e che merita.

(Applausi)

 
  
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  Jean Marie Beaupuy, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, a nome mio personale e a nome dei colleghi del gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, voglio dire all’onorevole Guellec e all’onorevole Marques che è stato un piacere lavorare sulle loro relazioni, che fondamentalmente accogliamo con favore.

Personalmente, vorrei concentrarmi più in particolare su uno dei punti menzionati nella relazione dell’onorevole Guellec, ma che riguarda anche la relazione dell’onorevole Marques, poiché l’onorevole Guellec si è occupato del ruolo dei centri urbani e dei territori circostanti.

Da un certo numero di anni parliamo spesso – mi esprimo in qualità di rappresentante di una città, Reims, che si trova nello Champagne – della nozione di bacini di utenza. I bacini di utenza sono i territori che comprendono una città, piccola, media o grande, e tutti i territori rurali che la circondano in un raggio di 5, 10, 15 o 20 chilometri – nel caso di Parigi si arriva addirittura a 200 chilometri – e in cui si trova un certo numero di persone che, quotidianamente, si spostano da casa al luogo di lavoro. Era quindi indispensabile, per raggiungere gli obiettivi di Lisbona e di Göteborg, che l’Unione europea inserisse la maggior parte dei suoi interventi nel quadro di uno sviluppo territoriale armonioso e coerente.

Questi bacini di utenza, in particolare, devono svolgere appieno il loro ruolo, il che attualmente non avviene. Parlavo di spostamenti; è evidente che, in tutti i bacini di utenza, si pongono problemi di alloggio. Gli alloggi sono più cari in centro città, meno cari in periferia; alcuni scelgono di abitare in periferia perché è più tranquilla o perché l’alloggio è meno caro. Tutto ciò comporta problemi di spostamenti quotidiani. Vediamo spopolarsi i paesi a pochi chilometri dalle nostre città, quando, in alcuni quartieri, esistono situazioni disumane di sovraffollamento. Constatiamo anche problemi di sicurezza, sui quali non mi soffermo.

E’ quindi naturale che, per realizzare gli obiettivi di Lisbona e di Göteborg, dobbiamo assicurare una reale coerenza in questi bacini di utenza, tra il centro città, la periferia, le aree immediatamente circostanti e le aree più remote. Possiamo superare questi problemi senza troppe difficoltà? La risposta è evidentemente negativa, vista la molteplicità dei soggetti interessati. Si tratta delle cooperative edilizie, dei responsabili del settore dell’occupazione e certamente dei centri decisionali a livello politico, operanti a livello locale, regionale e nazionale. Com’è noto, è estremamente arduo armonizzare le posizioni delle varie organizzazioni politiche.

A questo riguardo, signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, ritengo che l’Unione europea abbia attualmente un ruolo centrale da svolgere, come stimolo per creare, negli anni a venire, un vera coerenza in tutti questi territori, uno sviluppo armonioso in seno a questi bacini di utenza.

Infine, onorevole Marques, ho già espresso il rispetto che mi ispira la sua relazione e il nostro sostegno. Mi auguro che in tutte le nostre regioni ultraperiferiche, che si tratti di città piccole o grandi, o di qualsiasi altra zona, l’importo di 1 100 000 000 di euro – di cui evidentemente auspichiamo lo stanziamento – ci permetta di realizzare lo sviluppo armonioso che tutti desideriamo.

 
  
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  Gisela Kallenbach, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, anche se intendo dedicare le mie osservazioni principalmente alla relazione dell’onorevole Guellec, posso dire comunque all’onorevole Marques che a mio parere la “coesione territoriale” si applica anche alle regioni ultraperiferiche. Ringrazio l’onorevole Guellec per la sua relazione, davvero ottima; credo inoltre che essa, in quanto relazione di iniziativa, costituisca una valida base su cui la nostra commissione parlamentare potrà sviluppare un proprio approccio.

Un valido lavoro di gruppo ha reso possibile questa relazione equilibrata ma lungimirante. Se tutti noi – e a tale proposito, signora Commissario, spero che abbia successo nel suo intento di unire su questo punto gli Stati membri – desideriamo avvicinare l’Europa ai cittadini ovunque vivano e nella vita quotidiana, la coesione territoriale, insieme a quella sociale ed economica, è di enorme importanza. Essa contribuirà a garantire l’accettazione del principio secondo cui tutti i cittadini dell’Unione devono essere valutati allo stesso modo e ricevere un trattamento equo, a prescindere dalla regione nella quale vivono; contribuirà inoltre a incorporare tale principio in tutti i nostri documenti importanti, per esempio quelli relativi ai Fondi strutturali e al Fondo di coesione, ma anche nell’attuazione della strategie di Lisbona e di Göteborg.

E’ giusto fare del partenariato un principio primario: partenariato tra le città, il loro hinterland e le aree rurali, ma anche tra tutti i livelli politici. A mio parere, lo sviluppo coerente e armonioso di tutti i paesi dell’Unione, delle regioni e delle città, dipende in ampia misura da questo, e voglio esprimere il mio forte sostegno all’idea che lo sviluppo di una regione dovrebbe essere valutato facendo riferimento a più fattori oltre al PIL; devono essere inclusi altri indicatori territoriali – l’offerta in termini educativi, scientifici, culturali e sportivi, per esempio, così come l’incidenza della disoccupazione o lo stato delle infrastrutture – poiché considerare la regione nel suo insieme offre un quadro molto più chiaro delle sue caratteristiche. E’ un passo significativo verso una valutazione più equa, che alla fine consentirà agli abitanti di tali regioni di avere una comprensione migliore dell’Europa e dei regolamenti che stabiliamo. Ho l’impressione che vi sia ancora un disperato bisogno di migliorare la comunicazione tra noi e i cittadini d’Europa.

 
  
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  Pedro Guerreiro, a nome del gruppo GUE/NGL. – (PT) L’articolo 299, paragrafo 2, dei Trattati stabilisce che, tenuto conto della situazione socioeconomica strutturale delle Azzorre, di Madera, delle isole Canarie e dei dipartimenti francesi d’oltremare, dovrebbero essere adottate misure specifiche per sostenere tali regioni.

Queste regioni sono caratterizzate da svantaggi strutturali permanenti che le differenziano dalle altre regioni degli Stati membri dell’Unione europea. Questi svantaggi strutturali sono aggravati dalla loro grande distanza, dall’insularità, dalla superficie ridotta, da una topografia e da condizioni climatiche difficili, nonché dalla dipendenza economica da alcuni prodotti; la persistenza e l’associazione di tali fattori limitano gravemente lo sviluppo di queste regioni. Così è stabilito nei Trattati, ragion per cui è necessario garantire la specificità delle regioni ultraperiferiche in modo trasversale in tutte le politiche comunitarie, tenendo conto delle loro necessità di sviluppo e di una realizzazione effettiva della coesione economica e sociale, principio sancito nei Trattati. Inoltre, è necessario creare un programma comunitario specifico di sostegno a queste regioni, che integri tutte le misure disperse, dotato di risorse finanziarie adeguate nel quadro delle prospettive finanziarie 2007-2013. Questo contribuirà significativamente alla soluzione dei problemi delle regioni.

Molti aspetti e molte necessità di queste regioni e delle loro popolazioni possono e devono essere affrontati. Tra questi, sottolineo la necessità di garantire la sostenibilità delle risorse ittiche e le attività delle comunità di pescatori in queste regioni. A tal fine, è essenziale che il controllo esclusivo dell’accesso alle loro acque, in conformità della rispettiva giurisdizione nazionale, coincida con la zona economica esclusiva.

Dobbiamo elaborare una serie di misure permanenti di sostegno in campo ambientale, dato che la maggior parte del territorio di queste regioni è occupato da riserve naturali e altre aree protette. Infine, dovremmo sostenere misure nel settore della formazione nell’artigianato tradizionale, le produzioni locali e il turismo.

 
  
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  Graham Booth, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, questa settimana è stato qui il vice Primo Ministro britannico, perciò è assai appropriato che la relazione sia incentrata su due dei suoi argomenti preferiti: il regionalismo e l’oscura pompa del linguaggio burocratico. Gli elettori del mio collegio, abituati a parlare in modo semplice e chiaro, non hanno tempo per il regionalismo e dubito che siano interessati a procedure strategiche di valutazione dell’impatto territoriale.

Evidentemente l’onorevole Guellec non raccoglie i semplici messaggi che giungono dai comuni elettori. I suoi connazionali hanno respinto la Costituzione dell’Unione europea, che invece costituisce un ingrediente essenziale della sua relazione. Ciò non sorprende, considerando che il sito web personale del relatore presenta un’intera sezione dedicata alla Costituzione, comprendente una tabella di date chiave. La data più recente per l’onorevole Guellec è il 29 ottobre 2004, quando il Trattato costituzionale è stato firmato a Roma. Il giorno del referendum francese, il 29 maggio 2005, non è neppure un dettaglio minore per lui. Egli ha detto che la coesione territoriale diviene un obiettivo essenziale dell’Unione nella Costituzione. Purtroppo per lui la Costituzione non è un obiettivo essenziale per gli elettori francesi e olandesi.

Che cos’è la coesione territoriale? Il relatore può dirci soltanto che il primo tentativo formale di definizione viene dalla Commissione europea. Non si è mai sentita una simile assurdità: proporre un progetto e poi tentare una definizione. E’ un tipico esempio di questa pazza Unione europea.

Il relatore afferma che le regioni costituiscono il livello più adeguato per determinare le necessità. Dovrebbe visitare la cosiddetta regione che io rappresento. L’autorità regionale a Exeter non può sapere cosa sia meglio per Gloucester, Swindon o Penzance, tutti centri che distano molte miglia: questa è l’opinione dei comuni cittadini. Forse l’onorevole Guellec non è interessato a ciò che pensano i cittadini, ma gli basta sottolineare che la sua adorata Costituzione europea rafforza il ruolo delle regioni. L’unico problema per lui è che i cittadini nel suo stesso paese non sono d’accordo con il suo approccio. Indubbiamente, in un certo senso, raggiunge l’obiettivo della coesione, perché i comuni cittadini in tutte le parti del continente saranno ugualmente confusi dalla sua relazione, e la sua posizione è ugualmente distante da tutti loro.

 
  
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  Mieczysław Edmund Janowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, l’attuazione della politica di coesione dipende direttamente dalle disposizioni del Trattato che istituisce la Comunità europea, e in cui si afferma che la Comunità mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite. Questo si applica anche alle zone rurali e remote. E’ quindi assai opportuno esaminare questo problema molto importante, e desidero ringraziare il relatore per il suo lavoro.

La politica di coesione comporta più dell’attuazione delle disposizioni di un trattato; comporta una pianificazione a lungo termine e azioni strategiche. E’ anche un’espressione della solidarietà all’interno dell’Unione. Chiaramente, in materia di coesione territoriale non dovremmo adottare un approccio semplicistico, secondo cui tutti hanno diritto a tutto in misura uguale. Siamo tutti consapevoli che dobbiamo lottare per realizzare l’uguaglianza tra i cittadini, che è tutta un’altra questione.

Le differenze esistenti tra gli Stati membri e le rispettive regioni implicano che la politica di coesione dell’Unione deve adottare una varietà di approcci. Tale politica deve essere in continuo sviluppo e avere obiettivi concordati e limiti adeguati in termini di aree e periodi coperti. Vorrei anche sottolineare soprattutto che deve avere a disposizione risorse finanziarie appropriate se non vogliamo che risulti insignificante. A tale proposito, sono motivo di preoccupazione le difficoltà incontrate nel giungere a un accordo sulle prospettive finanziarie 2007-2013. I rinvii e la reale minaccia di un ritardo per il bilancio dell’Unione potrebbero avere conseguenze molto serie.

A mio parere, sarebbe consigliabile tornare a documenti affidabili e politicamente neutrali. Penso per esempio allo studio Europa 2000 Plus citato dal relatore, che tuttavia ha ovviamente bisogno di un aggiornamento.

Le priorità definite negli orientamenti strategici pubblicati dalla Commissione a luglio dovrebbero essere approvate dal Parlamento e dal Consiglio. Dovrebbero quindi servire agli Stati membri come base per elaborare, in uno spirito di genuina coesione, documenti proiettati verso il futuro, vale a dire i quadri di riferimento strategici nazionali. In generale, ritengo che le priorità indicate nel documento della Commissione siano ragionevoli.

Vale la pena menzionare l’aspetto urbano. L’onorevole Beaupuy vi ha fatto riferimento poco fa, in collegamento con il ruolo svolto dai centri metropolitani. Altri fattori importanti sono l’imprenditorialità e l’economia basata sulla conoscenza. Vorrei aggiungere che è essenziale un vero coordinamento del lavoro connesso ai vari documenti dell’Unione. Non dobbiamo limitarci alle belle parole, ma passare all’azione.

La proposta riguardante l’importanza di accelerare il lavoro sul Libro bianco sulla coesione territoriale dovrebbe essere presa seriamente in considerazione. Sembra invece che nel lavoro intrapreso sinora non si sia tenuto conto a sufficienza della reale situazione nei nuovi Stati membri.

Secondo le ultime cifre pubblicate riguardo alla spesa dell’Unione nell’ultimo anno, due dei quindici originari Stati membri, vale a dire Grecia e Portogallo, sono in testa all’elenco dei beneficiari netti in riferimento al PIL. I nuovi paesi si collocano molto più in basso in tale elenco. Dovrei aggiungere che in termini di importi assoluti la Spagna è al primo posto. Non è mia intenzione criticare nessuno in alcun modo, ma semplicemente sfatare il mito secondo cui enormi quantità di risorse finanziarie sarebbero erogate ai nuovi Stati membri.

Signor Presidente, l’Unione non può guardare al futuro con ottimismo se le manca una politica di coesione gestita in modo corretto. Ricordo all’Assemblea che non vi può essere coesione in Europa senza solidarietà.

 
  
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  James Hugh Allister (NI).(EN) Signor Presidente, la relazione dell’onorevole Guellec non mi entusiasma, per tre ragioni.

Innanzi tutto, l’Unione europea non ha alcun potere nel campo della pianificazione territoriale, ma ha la pretesa di regolamentarla sulla base della defunta Costituzione. Questo è sbagliato e dimostra un assoluto disprezzo per gli elettori d’Europa, non ultimi proprio gli elettori del paese dell’onorevole Guellec, che hanno nettamente respinto la Costituzione.

In secondo luogo, la coesione territoriale viene promossa con l’obiettivo politico di aggirare e declassare l’entità dello Stato nazionale; essa mira all’integrazione territoriale. Vi sono qui evidenti questioni politiche e costituzionali, che forse risultano più evidenti a me che ad altri, considerando la regione da cui provengo. Io non voglio che la parte del Regno Unito da cui provengo, l’Irlanda del Nord, sia trattata come parte dell’insieme territoriale dell’isola dell’Irlanda. Ciò offenderebbe e sfiderebbe la volontà politica costituita del popolo dell’Irlanda del Nord. L’Unione europea deve agire all’interno dei vincoli e dei parametri di tale realtà.

In terzo luogo, nel contesto dei finanziamenti alla coesione, parlare di coesione territoriale nella mia regione è piuttosto ironico, poiché siamo stati esclusi dai finanziamenti di coesione sin dall’inizio, mentre i nostri vicini nella Repubblica d’Irlanda sono stati inclusi. La via per conseguire davvero la coesione sarebbe stata la parità di accesso ai finanziamenti, ma ciò è stato negato all’Irlanda del Nord, mentre il sud dell’Irlanda ha beneficiato di oltre 2 miliardi di euro per le sue infrastrutture.

Pertanto, è assurdo ora riempirsi la bocca con la volontà di garantire la parità di trattamento tra i territori. L’Unione europea ha avuto l’occasione di realizzare tale uguaglianza di finanziamenti all’Irlanda del Nord per le infrastrutture necessarie, ma non l’ha fatto, fissando come soglia per l’accesso i dati statistici nazionali invece delle necessità regionali.

 
  
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  Rolf Berend (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, se non erro, sono stati aggiunti al mio tempo di parola i tre minuti dell’onorevole Galeote, ma su questo mi rimetto ai servizi; in ogni caso, non ho bisogno di utilizzarli interamente, ma sarei lieto di poterne usare una parte.

Ovviamente il mio parere sulla splendida relazione di iniziativa dell’onorevole Guellec è completamente diverso da quello dell’onorevole Allister, l’oratore che mi ha preceduto, perché l’onorevole Guellec ha ragione a sottolineare che la coesione territoriale rappresenta uno degli obiettivi strategici dell’Unione, per quanto riguarda la promozione di uno sviluppo armonioso ed equilibrato di tutto il territorio. A tale riguardo, come egli sottolinea giustamente, l’Unione europea si distingue chiaramente da una zona di libero scambio e così deve essere.

L’allargamento a est ha portato una dimensione nuova e significativa alla sfida della coesione, poiché l’Unione europea non aveva mai dovuto affrontare, prima d’ora, un aumento così marcato delle disparità. E’ vero che la nuova UE allargata è ora caratterizzata da una grande diversità geografica e culturale, e questo aspetto la distingue da grandi spazi economici analoghi come gli Stati Uniti, il Giappone o il Mercosur.

Tale diversità, comunque, è pure un fattore importante per la crescita dell’Unione, e per questo deve essere mantenuta anche con l’avanzamento dell’integrazione europea.

Questo significa che le politiche che influenzano la struttura spaziale e urbana dell’Unione europea devono promuovere la continuità territoriale, senza tuttavia – lo sottolineo – standardizzare le identità locali e regionali, poiché queste contribuiscono in modo essenziale ad arricchire la qualità della vita per i cittadini.

Se posso esprimere questo concetto in termini più precisi, il territorio che ora sta nascendo non abolisce le aree nazionali, regionali o locali. Al contrario, l’obiettivo della pianificazione territoriale a livello europeo è quello di avvantaggiarsi il più possibile di ogni specificità come fonte di crescita. Il relatore ha ragione ad affermare che l’Unione non ha ancora alcuna competenza nel campo della pianificazione territoriale, poiché non esiste alcuna disposizione nei Trattati, anche se si tratta di una questione spinosa per gli Stati membri.

Sono convinto che la riduzione quantitativa degli obiettivi per il prossimo periodo di pianificazione renderà più coerente la nuova politica di coesione regionale che, considerato il minor numero di obiettivi del prossimo periodo di pianificazione, deve trovare – e troverà – una nuova dinamica nell’affrontare le sfide che l’attendono. In tal modo potremo sperare di realizzare l’obiettivo della coesione territoriale, indipendentemente, se necessario, dagli stanziamenti di bilancio destinati alla politica regionale e di coesione, che ancora speriamo saranno sufficienti a permetterci di portare a termine i compiti che ci sono affidati.

A questo scopo, dobbiamo, da un lato, concentrarci sugli orientamenti strategici comunitari per la coesione, prendendo in considerazione anche le specificità territoriali. Devo dire a tale proposito che sono piuttosto scettico sulle proposte del relatore secondo cui, oltre al PIL, si dovrebbero creare nuovi criteri territoriali e indicatori per misurare lo sviluppo di una regione e gli ostacoli allo sviluppo.

A tale proposito abbiamo imparato dai periodi di pianificazione precedenti che esiste il grande pericolo che tali criteri supplementari, messi in gioco dall’una o dall’altra parte, degenerino troppo facilmente in una lista dei desideri, di cui non è più possibile una valutazione obiettiva.

E’ giusto che la coesione economica, sociale e territoriale renda necessario un collegamento non solo tra il livello regionale, statale ed europeo, ma anche tra le varie aree di politica comunitaria. Comunque, le regioni rimarranno in futuro il livello territoriale adatto per l’attuazione della politica di coesione, in linea con i principi di sussidiarietà e di decentramento.

Con questo obiettivo in mente, il Parlamento e la Commissione hanno giustamente favorito il decentramento e la concentrazione secondo il principio “un fondo per programma”. Di fatto, sono quindi ottimista per il prossimo periodo di pianificazione.

 
  
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  Emanuel Jardim Fernandes (PSE).(PT) Signora Commissario, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto congratularmi con l’amico e collega, onorevole Marques, per la sua eccellente relazione, e ringraziarlo per la disponibilità a integrare i contributi presentati dagli altri deputati. Desidero congratularmi anche con l’onorevole Guellec per la qualità della sua relazione.

Come relatore ombra in seno alla commissione per lo sviluppo regionale, ho presentato una serie di emendamenti, in gran parte adottati, e ho proposto al mio gruppo politico di appoggiare la relazione e la maggior parte degli emendamenti in votazione, sia in commissione che ora in Assemblea plenaria. Malgrado prospettive e approcci diversi, ci siamo uniti nel sostegno alla strategia proposta dalla Commissione per lo sviluppo sostenibile delle regioni ultraperiferiche dell’Unione europea, riguardo alle priorità, agli strumenti e, soprattutto, alla creazione di un programma specifico di compensazione dei costi addizionali comportati dalle limitazioni specifiche e permanenti delle regioni ultraperiferiche, come la grande distanza, l’insularità, la superficie ridotta, la topografia e le condizioni climatiche difficili, la dipendenza economica da alcuni prodotti e attività e la limitatezza dei mercati locali, nonché riguardo all’istituzione di un piano d’azione per il grande vicinato.

Malgrado fossimo a favore della strategia, abbiamo espresso alcune critiche o riserve sulle seguenti aree: in primo luogo, l’insufficienza delle azioni e delle risorse finanziarie per dare seguito alle affermazioni e alle proposte della Commissione; in secondo luogo, l’uso esclusivo del criterio del PIL pro capite per l’ammissibilità di queste regioni al nuovo obiettivo “Convergenza” della politica di coesione riformulata; in terzo luogo, l’uso del criterio della popolazione per la distribuzione delle dotazioni di bilancio previste per il programma specifico di compensazione dei sovracosti; e in quarto luogo, l’incertezza sul piano d’azione per il grande vicinato, dato che è poco chiaro il suo inquadramento nel futuro obiettivo “Cooperazione territoriale europea” della politica di coesione riformulata e della rispettiva “Nuova politica di vicinato”.

Di conseguenza, in linea con il parere del relatore, ritengo che le regioni ultraperiferiche meritino un trattamento speciale in considerazione delle loro limitazioni specifiche, ai sensi dell’articolo 299, paragrafo 2; esso concerne le condizioni di accesso ai Fondi strutturali e prevede la concessione di un sostegno finanziario prioritario, indipendentemente dal livello di reddito.

Sono inoltre favorevole ad aumentare la dotazione di bilancio del programma specifico, da ripartire equamente in funzione delle limitazioni cui essi sono soggetti. Inoltre, è necessario un chiarimento del piano d’azione per il grande vicinato nell’ambito del futuro obiettivo della “Cooperazione territoriale europea” e della nuova “Politica di vicinato” dell’Unione. Il concetto di vicinato dovrebbe includere regioni e paesi vicini come il Marocco, Capo Verde e il Brasile, oltre ai paesi che accolgono le grandi comunità di immigrati provenienti dalle regioni ultraperiferiche che mantengono legami tradizionali forti.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, sostengo l’adozione di questa relazione poiché rappresenta un ulteriore passo nella direzione giusta in risposta alla proposta positiva della Commissione. Così, una volta adottate le prospettive finanziarie, si creeranno le condizioni per lo sviluppo sostenibile delle regioni ultraperiferiche, promuovendo con successo la coesione economica, sociale e territoriale.

 
  
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  Alfonso Andria (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero esprimere un vivo apprezzamento per entrambe le relazioni dei colleghi Guellec e Marques e mi soffermerò particolarmente su quella del collega Guellec.

Uno degli obiettivi fondamentali dell’Unione riguarda la politica di coesione, soprattutto dopo l’ultimo allargamento e in vista delle successive e imminenti adesioni di Bulgaria e Romania. Proprio sulla politica di coesione si è fortemente caratterizzato in questo primo scorso di legislatura il Parlamento europeo, che ha approvato tutti i regolamenti relativi alla politica regionale per il periodo di programmazione 2007-2013.

Peraltro la costante e proficua collaborazione e interlocuzione con il Commissario Danuta Hübner, che ho personalmente sperimentato in veste di relatore sul regolamento per il Fondo di coesione, ha determinato una forte volontà della Commissione e del Parlamento di non accettare soluzioni riduttive. Non può esservi, infatti, una politica di coesione credibile ed efficace senza adeguati strumenti finanziari ed è per questo che si auspica una sollecita definizione delle prospettive finanziarie.

E’ necessario evitare che gli aiuti europei si concentrino in poche aree, accrescendo in tal modo le disparità esistenti all’interno di una stessa regione, occorre, invece, all’interno di comprensori in ritardo di sviluppo compiere interventi diffusi, omogenei, capillari come giustamente ha evidenziato il collega Guellec. Concordo inoltre con il relatore sull’importanza delle città, soprattutto di quelle medio-piccole, quali motori della coesione territoriale. Questo è quanto ho tentato di affermare attraverso la presentazione di emendamenti approvati poi dal Parlamento al regolamento per il Fondo europeo di sviluppo regionale, del quale sono stato relatore ombra per conto del mio gruppo ADLE, esaltando così la dimensione urbana anche come fulcro dello sviluppo delle più immediate e contigue periferie rurali.

Accolgo con favore anche la proposta del collega Guellec di utilizzare accanto al consueto parametro del PIL indicatori territoriali specifici, in modo da misurare lo sviluppo delle regioni. Ritengo tuttavia che essi debbano essere periodicamente impiegati in modo da dar luogo a valutazioni sull’impatto dei programmi comunitari in itinere. Tra i tanti positivi effetti che una tale metodologia di lavoro sosterebbe, cito l’ulteriore responsabilizzazione delle autorità e degli attori locali, i quali sempre più vanno intesi come protagonisti e promotori dello sviluppo e la maggiore flessibilità nella fase di applicazione delle misure, dunque una più apprezzabile ricaduta sui territori.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. OUZKÝ
Vicepresidente

 
  
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  Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL).(EL) Signor Presidente, sono lieto che abbiamo l’opportunità oggi di discutere e votare due importanti relazioni sulla politica regionale dell’Unione.

Se mi è consentito, vorrei concentrarmi sulla relazione dell’onorevole Guellec concernente il ruolo della coesione territoriale nello sviluppo regionale.

La relazione del collega contiene un paragrafo molto importante, a mio parere: mi riferisco al punto 3, in cui si chiede che “lo sviluppo regionale si basi su programmi che garantiscono la parità di trattamento fra i territori dell’UE, pur preservandone la diversità, il che implica necessariamente un’accessibilità appropriata ai servizi di interesse generale e ai servizi di interesse economico generale”.

Di quali servizi di interesse generale stiamo parlando oggi? I servizi che la Commissione europea insiste a voler liberalizzare? Come continueranno questi servizi a essere servizi di interesse generale e come aiuteranno la coesione territoriale? Per darvi un esempio lampante, sicuramente sapete che la Grecia, in virtù del diritto comunitario, privatizzerà presto la compagnia aerea nazionale. Mi chiedo in quale misura questo contribuirà alla coesione territoriale, conoscendo le particolarità dello Stato greco. Come può un ente privato sostituire lo Stato come fornitore di un servizio di interesse generale? Evidentemente, stiamo procedendo a passo deciso, in questo caso, sia verso una diminuzione della popolazione nelle regioni ultraperiferiche – che si aspetta un servizio di interesse generale – sia dei lavoratori che rischiano di trovarsi disoccupati nella Comunità del futuro.

Stiamo inoltre discutendo della coesione territoriale mentre, a Bruxelles, i governi degli Stati membri faticano a trovare un accordo sulle prospettive finanziarie, tanto che gli Stati membri dovranno aspettarsi qualche sorpresa. Non nascondiamo quindi la testa sotto la sabbia: la coesione territoriale è auspicabile, ma solo se è provvista di basi adeguate, derivanti dall’opinione sociale, senza pressioni di mercato.

 
  
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  Mirosław Mariusz Piotrowski (IND/DEM). (PL) Signor Presidente, uno degli obiettivi strategici della Comunità europea al quale fanno spesso riferimento i fautori dell’integrazione è quello di ridurre le disparità fra le regioni europee in termini di sviluppo. I cittadini dei nuovi Stati membri hanno dato, e danno tuttora, grande importanza a questo aspetto. Insieme alla coesione economica e sociale, la coesione territoriale ha un ruolo importante da svolgere nel realizzare tale obiettivo.

In considerazione delle differenze di sviluppo tra i 25 Stati membri, che diverranno presto 27, sono particolarmente importanti le azioni riguardanti i trasporti, il turismo, la protezione ambientale, la ricerca e l’innovazione. L’equilibrio territoriale può essere garantito rafforzando i piccoli e medi centri urbani. In queste aree, la pianificazione urbana dovrebbe prevedere lo sviluppo dell’edilizia abitativa e delle reti di trasporto, nonché il risanamento dei terreni precedentemente adibiti ad uso industriale. Questo approccio permetterà anche alla periferia e alle aree rurali circostanti di trarre profitto dalla crescita economica dei centri.

Attualmente, una crescita economica e urbana dinamica si sta realizzando solamente nei centri urbani più grandi, vale a dire le aree metropolitane. Purtroppo, le necessità di sviluppo delle unità urbane più piccole vengono trascurate, così la crescita sta accentuando le ineguaglianze invece di ridurle. Uno sviluppo territoriale soddisfacente in tutti gli Stati membri dell’Unione può essere realizzato soltanto applicando un modello decentrato di sviluppo spaziale. Una caratteristica chiave di tale modello è che è basato su una rete di città con un diverso potenziale economico, sociale e culturale. Un’altra importante caratteristica è la creazione di collegamenti permanenti con le aree rurali.

La regione di Lubelski, dalla quale provengo, è una delle più ampie in Polonia. Rappresenta l’8 per cento del territorio del mio paese e il 5 per cento della popolazione. Sono presenti nella regione 40 città, principalmente di piccole e medie dimensioni. Il centro più grande è Lublino, il capoluogo regionale, che ha una popolazione di circa 400 000 abitanti, mentre la popolazione delle altre città varia da 20 000 a 70 000 abitanti. Oltre metà della popolazione della regione vive in zone rurali. Se si tiene conto del livello insoddisfacente delle infrastrutture, la regione di Lubelski potrebbe essere un esempio dell’attuazione pratica della coesione territoriale in maniera decentrata.

Si spera che le attività dei centri decisionali dell’Unione non si limitino alle belle parole e alle buone intenzioni, come è accaduto in passato. Sono necessarie misure specifiche cui si dovrebbe provvedere nel bilancio dell’Unione per i prossimi anni e anche nelle prospettive finanziarie a lungo termine.

 
  
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  Salvatore Tatarella (UEN). – Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, prima di tutto voglio ringraziare la Commissione per il buon lavoro svolto, per meglio definire le peculiarità delle regioni ultraperiferiche e per soddisfare le esigenze di queste aree che risentono particolarmente della loro collocazione geografica in termini di sviluppo e di competitività del mercato.

E’ un bene che si stiano valutando misure sempre più valide a sostegno di queste regioni e che con la relazione dell’onorevole Marques si preveda anche un piano di azione di buon vicinato, atto a favorire gli scambi fra tali regioni e i mercati confinanti.

Il piano d’azione di buon vicinato rappresenta una buona occasione sia per stabilire dei legami socioeconomici e culturali con quei paesi che ospitano comunità di emigranti provenienti dalle regioni ultraperiferiche, sia per abbattere le barriere che limitano le opportunità di commercio con le aree geografiche circostanti come i Caraibi, le Americhe e l’Africa.

La Commissione, nella sua comunicazione COM(2004)0343 del 26 maggio 2004, si è posta due obiettivi: ridurre le difficoltà di accesso di tali regioni, non soltanto rispetto all’Europa continentale, ma anche fra una regione e l’altra e migliorare la competitività delle imprese.

Questo è l’obiettivo da raggiungere: far crescere per crescere. Questo, se vogliamo, è anche il senso della strategia di Lisbona. In questo contesto però, lo sforzo primario diventa quello di avere certezze sulle prospettive finanziarie, in quanto solo allora si potrà valutare se i finanziamenti a disposizione delle regioni consentiranno un’equa distribuzione delle risorse secondo quelle esigenze che la Commissione ha disegnato.

In conclusione, quindi, ben venga un maggiore impegno per le regioni ultraperiferiche e un partenariato rafforzato per queste regioni onde permettere loro di uscire dall’isolamento rendendole sempre più competitive con il mercato comune.

 
  
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  Robert Kilroy-Silk (NI).(EN) Signor Presidente, so di avere solo un minuto e presumo che lei non mi permetterà di superarlo, vero? Lei cospira contro di me, come il Presidente precedente, in una sorta di mobbing istituzionale. Ma lasciamo perdere.

Sono lieto dell’opportunità di mettere a verbale il profondo risentimento degli elettori del mio collegio, nelle Midlands orientali, per i tentativi di Bruxelles – con l’aiuto, va detto, di un governo britannico passivo – di dividere l’Inghilterra imponendo regioni artificiali. In tal modo si cerca di dividere la nazione inglese e di attentare alla nostra nazionalità.

Ebbene, devo darvi una notizia: non funzionerà, perché la popolazione, ad esempio, di Derby, nelle Midlands orientali, non ha alcuna particolare affinità con gli abitanti del Lincolnshire. Le regioni sono artificiali, sono false, non hanno alcuna identità; esse non possono funzionare anche perché gli inglesi non le vogliono. Nel nordest una maggioranza del 90 per cento ha votato contro, nell’unica occasione che ha avuto, e lo stesso succederà altrove.

Noi inglesi siamo molto tolleranti. Siamo disposti a concedere sovvenzioni ai gallesi, agli scozzesi e alla maggior parte delle nazioni qui rappresentate; lo facciamo con rassegnazione. Ma non tollereremo di essere derubati della nostra nazionalità e della nostra identità. Quindi continuate pure con la vostra politica. Continuate a cercare di dividerci, perché quello che otterrete sarà di infiammare gli inglesi e il nazionalismo inglese. Affermeremo i nostri diritti e insisteremo per tornare a governarci.

 
  
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  Presidente. Grazie, onorevole Kilroy-Silk. Il tempo di parola assegnatole non dipende da considerazioni personali. Non dipende dalla mia volontà, né è mia responsabilità. Io leggo semplicemente l’elenco che ho di fronte, come lei sa bene.

 
  
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  Margie Sudre (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, desidero congratularmi con l’onorevole Guellec e con l’onorevole Marques per le loro le eccellenti relazioni. Provengo da una regione ultraperiferica e vorrei soffermarmi quindi sulla relazione dell’onorevole Marques, dedicata a un partenariato più forte per le regioni ultraperiferiche; essa infatti, grazie a un lavoro approfondito, permette di compiere una valutazione completa delle attività dell’Unione europea in queste regioni.

Do il mio pieno appoggio al relatore che, pur constatando che le ultime proposte formulate dalla Commissione in favore delle regioni ultraperiferiche sono promettenti, esorta tuttavia quest’ultima a esercitare più attivamente il diritto di iniziativa conferitole dai Trattati, non solo riguardo alla politica di coesione, ma anche alle altre politiche comunitarie e più in generale ai settori d’interesse per lo sviluppo delle regioni ultraperiferiche.

Mi sembra indispensabile precisare, ancora una volta, in un momento in cui tutti si preoccupano delle prospettive finanziarie e della riforma della politica regionale dell’Unione per il periodo 2007-2013, che la maggior parte delle deroghe applicate o proposte in favore delle regioni ultraperiferiche non può in nessun modo danneggiare la concorrenza o i principi fondamentali del diritto comunitario.

Riguardo al programma di compensazione dei sovracosti sostenuti dalle regioni ultraperiferiche, la Commissione ha proposto giustamente di dotarlo di 1 100 000 000 di euro. Tuttavia, facendo eco a uno dei miei emendamenti, che è stato adottato in seno alla commissione per lo sviluppo regionale, insisto affinché questi fondi siano destinati esclusivamente alle regioni ultraperiferiche, in modo che la loro ripartizione non penalizzi nessuna di esse.

In riferimento a un altro dei miei emendamenti adottati in commissione, spero che il piano d’azione per il grande vicinato disponga di un bilancio specifico destinato alla cooperazione transnazionale e tra zone di confine; auspico inoltre che il coordinamento tanto atteso tra gli interventi finanziati dal FESR per le regioni ultraperiferiche e l’assistenza fornita dall’FSE per i vicini paesi ACP o TOM finalmente si realizzi, con o senza l’iscrizione in bilancio dell’FSE.

Per concludere, mi sembra opportuno dichiarare, con modestia ma senza alcun senso d’inferiorità, la mia convinzione che le regioni ultraperiferiche dell’Unione sono importanti tanto quanto le regioni centrali. Spero sinceramente che questa visione sia condivisa da tutti gli Stati membri, vecchi, nuovi e futuri. In un mondo sempre più globalizzato, l’Europa allargata non ha nessun interesse a privarsi di avamposti nell’Oceano Atlantico, nei Caraibi, nell’America latina o ancora nell’Oceano Indiano. E’ la posizione che il Parlamento ha sempre difeso e che, senza dubbio, continuerà a difendere. Sappiate che le popolazioni d’oltremare ve ne saranno particolarmente riconoscenti.

 
  
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  Bernadette Bourzai (PSE).(FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, pur apprezzando il lavoro dell’onorevole Marques, desidero esprimermi più specificamente sulla relazione concernente il ruolo della coesione territoriale nello sviluppo regionale.

Innanzi tutto mi congratulo con l’onorevole Guellec per l’ottimo lavoro e per le sue appropriate riflessioni sulla nozione di “coesione territoriale”, che mi sembra il concetto centrale della politica regionale comunitaria, sempre più spesso denominata politica di coesione. Il Trattato costituzionale fa della coesione territoriale un obiettivo dell’Unione europea, insieme alla coesione sociale e alla coesione economica. Così, anche se, com’è noto, il processo di ratifica ha incontrato alcune difficoltà, si tratta di un riconoscimento ufficiale della pertinenza, dell’attualità e dell’importanza delle caratteristiche territoriali della politica regionale e di coesione. Anche l’ultimo allargamento ne conferma l’urgenza.

A mio parere, la politica regionale mira in modo prioritario a ridurre le disparità di sviluppo a livello regionale e locale e costituisce così un contrappeso indispensabile alla politica in materia di convergenza e di competitività economica. Ma la coesione non si contrappone alla convergenza e alla competitività: queste nozioni devono essere e rimanere complementari. Assicurando che lo sviluppo delle regioni europee più dinamiche non sia ostacolato, affinché possano svolgere il loro ruolo di motore dell’economia europea, la politica di coesione ha soprattutto l’obiettivo di aiutare le regioni più sfavorite e meno sviluppate. La politica regionale e di coesione riformata deve anche integrarsi nella strategia di Lisbona, ma soprattutto garantire solidarietà ed equità tra i territori e una continuità visibile degli sforzi precedentemente concordati nei vecchi Stati membri.

Dunque, per uno sviluppo armonioso e sostenibile del territorio europeo, dobbiamo risolvere gli squilibri territoriali. Dobbiamo prendere in considerazione la diversità dello spazio europeo e gli handicap, spesso cumulativi, di certi territori, che siano naturali, storici o demografici, come la scarsa densità di popolazione o gli squilibri tra le varie fasce di età o della popolazione attiva. Dobbiamo misurare i costi addizionali sostenuti da queste regioni e aiutarle affinché dispongano delle stesse opportunità di sviluppo delle altre e affinché le popolazioni che le abitano non siano penalizzate.

Naturalmente ciò richiede risorse e spero che le prospettive finanziarie giungano presto a un esito positivo, per attribuire alla politica regionale un bilancio sufficiente e aiutare i territori che ancora ne hanno bisogno.

 
  
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  Paul Verges (GUE/NGL).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione dell’onorevole Marques testimonia ancora una volta l’attenzione del Parlamento europeo per le regioni ultraperiferiche. La relazione Ligios sui dipartimenti d’oltremare francesi aveva infatti gettato le prime basi del concetto di ultraperifericità, fin dalla seconda legislatura della nostra Assemblea, e ha ispirato programmi già destinati a compensare la grande distanza e l’insularità.

Nell’attuale periodo di incertezza riguardo a quanto accadrà dopo il 2006, il sostegno del Parlamento alle regioni ultraperiferiche è prezioso. La relazione di Sérgio Marques giunge, a questo riguardo, al momento opportuno. Infatti, se il sostegno dell’Unione europea ha permesso numerose realizzazioni nelle regioni meno sviluppate, molto resta ancora da fare. Questa è anche la conclusione dell’undicesima Conferenza dei presidenti delle regioni ultraperiferiche, tenutasi all’isola della Réunion all’inizio di questo mese, alla sua presenza, signora Commissario Hübner.

In tale occasione, ho caldeggiato un’inversione di rotta nelle relazioni tra l’Unione europea e le regioni ultraperiferiche. Al di là di ciò che l’Unione europea porta a queste regioni, dobbiamo riconoscere il contributo che esse recano in termini di valore aggiunto europeo.

Permettetemi di ricordare qualche esempio evidente. Le regioni ultraperiferiche conferiscono alla marineria comunitaria il primo posto a livello mondiale. La situazione geografica di Kourou, nella Guyana, contribuisce significativamente al differenziale di competitività di cui gode l’industria spaziale europea. Oltre all’oceano e allo spazio, si potrebbe citare anche l’eccezionale biodiversità delle regioni ultraperiferiche, la loro importanza per una migliore conoscenza dei fenomeni climatici o il loro apporto in termini di diversità culturale. La grande distanza dal continente nel quale le regioni ultraperiferiche sono integrate e la prossimità geografica di altri continenti con i quali l’Unione europea intrattiene accordi sono talvolta anche fonte di contraddizioni.

Vorrei concludere, signor Presidente, dicendo che questa duplice identità offre una prospettiva reale per uno sviluppo sostenibile di queste regioni, che devono tutte affrontare sfide importanti. La capacità dell’Unione di rispondere alla domanda di sviluppo delle proprie regioni ultraperiferiche dimostrerà la sua capacità di essere realmente un soggetto decisivo in una globalizzazione equa e controllata.

 
  
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  Ryszard Czarnecki (NI).(PL) Signor Presidente, la presente discussione è particolarmente importante per i nuovi Stati membri dell’Unione e in special modo per il mio paese, la Polonia. Parlando con franchezza, qualsiasi cambiamento in una politica che intenda offrire pari opportunità agli Stati membri più poveri non deve avere un impatto negativo sui nuovi Stati membri.

Se l’Unione vuole dimostrare solidarietà e unità nella pratica, deve rispondere alle aspirazioni dei nuovi membri sulla base dei principi esistenti. Allo stesso tempo, questa politica deve tenere conto, più che in passato, delle necessità delle città e delle regioni di piccole e medie dimensioni. Sinora, le aree metropolitane hanno avuto la parte del leone dei fondi e delle risorse dell’Unione. Questo è in qualche misura giustificato, ma ha portato a trascurare strutture minori di governo locale a un livello più basso, anche se avevano una necessità anche maggiore di sostegno.

Temo che i cambiamenti che abbiamo sentito proporre in questo ultimo anno siano mirati esclusivamente a estendere il flusso di finanziamenti ai paesi più poveri della vecchia Unione. Non abbiamo niente in contrario, ma allo stesso tempo vorremmo che fosse possibile avvalersi di tutte le opportunità e del sostegno esistenti per i nuovi Stati membri. Confido che il Commissario garantirà un’Europa di pari opportunità all’interno della Commissione. Posso assicurarle che potrà sempre contare sul nostro appoggio in riferimento a tali questioni.

 
  
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  Jan Olbrycht (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, l’Unione europea persegue da 30 anni la sua politica di coesione sociale ed economica, senza che la maggiore coesione significhi mettere un freno allo sviluppo delle regioni più potenti e dinamiche d’Europa. Al contrario, significa aumentare il potenziale di sviluppo di quelle più deboli e migliorare le loro opportunità in termini di competitività.

L’Unione europea è chiamata a reagire in modo creativo ai recenti e futuri allargamenti. Ad esempio, la politica di coesione deve essere adeguata alle nuove condizioni e sfide. Le condizioni nell’Unione europea allargata sono diverse; di conseguenza, le azioni esistenti mirate alla coesione sociale ed economica devono essere ampliate e diventare trasversali. Si dovrebbe porre maggiormente l’accento sulla necessità di ridurre le differenze emergenti tra i centri e l’hinterland, tra le aree metropolitane e le città di piccole e medie dimensioni, e tra le città e le aree rurali. Le nuove condizioni rendono anche necessaria una maggiore partecipazione delle autorità locali agli sforzi volti a eliminare le disparità tra tutti i gruppi sociali menzionati.

Il deficit democratico non sarà ridotto senza la partecipazione attiva dei rappresentanti delle comunità regionali e locali all’attuazione dei programmi comunitari. Ricordo all’Assemblea che nel gennaio 2003 il Parlamento europeo adottò una risoluzione sul ruolo delle autorità locali e regionali nell’Unione europea; in tale risoluzione si è stabilito che non solo le autorità locali e regionali debbano essere maggiormente coinvolte nell’attuazione delle politiche dell’Unione, ma anche che dovrebbero contribuire alla formulazione di tali politiche.

Ampliare la politica di coesione includendovi la coesione territoriale conferma che la politica di coesione attuata nell’intero territorio dell’Unione è una delle politiche chiave dell’Unione europea. Vorrei aggiungere che a mio parere le disposizioni comunitarie dovrebbero porre un più forte accento sul partenariato. Penso a un partenariato tra autorità a livelli diversi e anche ad attività congiunte che aumentino l’uso efficace degli strumenti finanziari europei.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE).(EN) Signor Presidente, il Parlamento europeo ha manifestato il desiderio di offrire speciale assistenza alle regioni più remote e periferiche quando, a luglio, ha votato un importante pacchetto di misure nell’ambito della politica di coesione. A luglio, comunque, la commissione per lo sviluppo regionale ha adottato la relazione di iniziativa elaborata dall’onorevole Sérgio Marques, in risposta a due documenti della Commissione su un partenariato più forte per le regioni ultraperiferiche. La relazione chiedeva un sostegno per le regioni ultraperiferiche e per i settori importanti per il loro sviluppo: l’agricoltura, la pesca, la concorrenza e gli aiuti di Stato, le politiche d’impresa, i servizi di interesse generale e i servizi di interesse economico generale, la fiscalità, le misure doganali, l’ambiente, l’energia, la ricerca, lo sviluppo tecnologico, la formazione professionale, i trasporti, le reti transeuropee, le nuove tecnologie in campo informatico e delle comunicazioni.

Vorrei soffermarmi sul trasporto pubblico. Il trasporto pubblico è importante per tutte le nostre comunità locali, e in Scozia i traghetti offrono un servizio essenziale per alcune della comunità più periferiche e vulnerabili dell’Unione europea. Domani accoglierò al Parlamento europeo una delegazione dei sindacati CalMac, che incontreranno il Commissario responsabile per i trasporti. Come ho detto ieri, attualmente questi servizi di traghetto sono oggetto di licitazione nelle comunità in cui costituiscono l’unico modo di trasporto che collega le comunità insulari al continente. In base alle ultime proposte della Commissione sugli obblighi dei servizi pubblici di trasporto via terra, le pubbliche amministrazioni disporranno di flessibilità per le procedure di licitazione, e potranno affidare certi servizi direttamente a operatori interni.

Perché a servizi di traghetto d’importanza vitale viene riservato un trattamento diverso dai treni, dai servizi tranviari e dalle metropolitane? Non esistono treni, tram e metropolitane nelle comunità periferiche e insulari della Scozia. Data la posizione generale della Commissione sulle necessità delle regioni ultraperiferiche, la sua posizione in questo caso sembrerebbe contraddittoria. Esorto la Commissione a chiarire la sua posizione. I servizi di traghetto sono troppo importanti per essere ignorati.

 
  
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  Markus Pieper (PPE-DE). (DE) Signor Presidente, è evidente che le regioni ultraperiferiche hanno bisogno del nostro sostegno. La relazione dell’onorevole Marques presenta molte buone proposte per rafforzare le infrastrutture, ad esempio, delle isole più remote o delle regioni montane. Una politica strutturale così caratterizzata è un’altra espressione della solidarietà europea e della parità di opportunità. L’aspetto che apprezzo di più in questa relazione è l’equilibrio che ha acquisito ora che le richieste irragionevoli sono state eliminate. L’idea del relatore è credibile in quanto si basa sull’attuale concezione del Parlamento in materia di politica strutturale.

Nonostante la sua coerenza e le richieste ragionevoli per il prossimo periodo, vedo un possibile pericolo nella probabilità che, in futuro, siano disponibili risorse di gran lunga inferiori per la politica strutturale; questo mi induce a ritenere che la politica strutturale basata sui modelli attuali tra qualche anno risulterà obsoleta e dovremo cercare nuove idee su come continuare a sostenere le regioni d’Europa con meno fondi – ad esempio mediante una politica di prestiti agevolati, di garanzie o con un maggiore accento su infrastrutture chiave e progetti di base.

In futuro, dovremo prestare maggiore attenzione alla questione di come e dove gli investimenti agevolati attirano davvero ulteriori investimenti, e se le nostre sovvenzioni agli investimenti nelle regioni isolate non possano di fatto causare un bisogno sempre più elevato di sostegno. L’obiettivo finale deve essere una politica più attenta, nel complesso, alla competitività europea.

Pur accogliendo con favore la relazione Marques come un primo passo verso una prospettiva realistica, dobbiamo evitare sovvenzioni indiscriminate e continue, orientandoci verso una crescita economica in grado di mantenere il proprio slancio. A tal fine, l’Unione europea ha bisogno di ulteriori incoraggiamenti a orientarsi in quella direzione, anche da parte dei centri decisionali della politica regionale.

 
  
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  Jamila Madeira (PSE).(PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, l’Unione europea non è solo un progetto politico, ma è anche un progetto di solidarietà che dovrebbe basarsi sulla coesione economica, sociale e territoriale. Per essere trasversale, la coesione territoriale deve essere integrata in tutte le politiche comunitarie, in modo da non cadere nell’errore di accentuare le differenze fra i 25 Stati membri esistenti e i paesi di prossima adesione, che colgo l’occasione per salutare.

Dobbiamo abbattere alcune delle barriere incontrate dalle regioni ultraperiferiche e dobbiamo investire su un modello di sviluppo sostenibile che tenga conto delle disparità, non solo tra Stati membri, ma anche tra regioni, anche all’interno dello stesso Stato. Lo scopo è quindi quello di dare una forma concreta agli obiettivi della strategia di Lisbona, senza commettere l’errore di realizzare efficienza e competitività promuovendo un’Europa di disuguaglianze.

E’ essenziale affiancare all’indicatore classico del PIL pro capite – quale criterio di ammissibilità per i Fondi strutturali – altri indicatori, come il livello di attività di ricerca e innovazione, il livello di istruzione e formazione, il livello di diversificazione della produttività nella zona e il tasso di disoccupazione. Subordinare le reali necessità di una regione a un indicatore spesso determinato a livello nazionale è un criterio notoriamente fallace.

Vorrei richiamare la vostra attenzione, signor Presidente, signora Commissario, sulla questione del phasing out di alcune regioni, 19 in tutto, che con l’allargamento hanno acquisito statisticamente lo status di regioni più ricche, mentre la loro reale situazione economica non è di fatto migliorata. E’ un problema serio che colpisce regioni come l’Algarve, in Portogallo, da dove provengo, una delle regioni più periferiche del continente europeo, che soffre anche di profonde disparità interne, a parte il fatto che è circondata da tutti i lati da regioni dell’obiettivo 1. Per questa regione, come per tutte le altre 18, è indispensabile trovare una soluzione equilibrata che le mantenga ammissibili finché sussistono i problemi strutturali, aiutandole a realizzare uno sviluppo più equilibrato.

L’Unione deve trovare una risposta solidale e responsabile alle sfide che l’allargamento ci pone. Questa risposta comporta la coesione territoriale e il coraggio politico di creare le condizioni grazie alle quali l’Unione europea possa divenire uno spazio prospero, senza discrepanze tra nord e sud, est e ovest, tra zone montane e regioni ultraperiferiche.

 
  
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  Ioannis Gklavakis (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, desidero intervenire sulla relazione dell’onorevole Marques, con il quale mi congratulo vivamente per il lavoro svolto.

Mi riferisco alle zone insulari più remote che abbiamo il dovere di sostenere e di non abbandonare. Ampliando un poco la prospettiva ed esulando lievemente dalla questione, direi che abbiamo il dovere di sostenere ogni cittadino dell’Unione europea residente in aree svantaggiate e in condizioni di vita difficili.

Nel mio paese, la Grecia, molti abitanti vivono in zone insulari, che forse non sono particolarmente remote, ma dove sussistono condizioni di vita difficili e dove i residenti rimangono spesso del tutto isolati per periodi abbastanza lunghi, specialmente in inverno.

L’Unione europea è il paese della solidarietà. Tutti i suoi cittadini hanno il diritto all’istruzione per i propri figli, alla sicurezza del lavoro, a una vita sana, all’assistenza sanitaria, al divertimento e a tutto ciò di cui godono i residenti nelle aree urbane. Se abbandoniamo gli abitanti delle regioni remote e questi sono costretti a lasciare i propri paesi, nessun altro andrà mai a risiedervi, con risultati devastanti dal punto di vista ecologico. Questi cittadini ci stanno facendo un favore vivendo in tali regioni. Dobbiamo alleviarne le difficoltà. E’ un nostro dovere nei loro confronti.

La regione è l’elemento fondamentale dell’Europa. Se incominciamo ad abbandonare queste persone al loro destino senza ripensamenti, il risultato sarà la distruzione dell’Unione europea. Ci stanno facendo un favore vivendo in condizioni difficili e dobbiamo ricompensarli per questo.

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE).(PL) Signor Presidente, la coesione territoriale è un obiettivo strategico dell’Unione europea, ed è uno dei più importanti, poiché promuove uno sviluppo armonioso e uniforme. Tuttavia, rimane un sogno. In particolare, in seguito alla recente adesione di dieci paesi molto più poveri, la disparità tra lo sviluppo delle singole regioni è divenuta ancora più marcata. Per esempio, se si confronta la regione britannica della città di Londra, che vanta un PIL del 270 per cento rispetto alla media comunitaria, con il distretto di Lubelski in Polonia, il cui PIL è appena del 30 per cento rispetto alla media per l’Unione, si può comprendere quanto lavoro rimane ancora da fare.

L’Unione europea ha bisogno di una strategia comunitaria per la coesione, e si dovrebbe tener conto dell’aspetto territoriale nell’attuazione di tutte le politiche comunitarie. Tutti gli aspetti della cooperazione territoriale vanno rafforzati. Mi riferisco alla cooperazione a livello transfrontaliero e anche a livello interregionale e sovranazionale. Sono necessari anche una cooperazione e un partenariato più forte tra i centri urbani, le periferie e le zone rurali.

In un’Unione europea fondata sulla solidarietà, lo sviluppo regionale deve essere basato su programmi che garantiscano la parità di trattamento per tutte le regioni. In pratica, questo significa che i cittadini devono avere un adeguato accesso ai servizi pubblici e ai servizi forniti nell’interesse economico generale. Il Parlamento è consapevole che siamo ben lontani dal raggiungere tale obiettivo. Di conseguenza, sono particolarmente preoccupanti il fallito accordo su un nuovo bilancio per l’Unione e la mancanza di nuove prospettive finanziarie.

Le azioni volte a realizzare la coesione territoriale nell’Unione devono essere migliorate e il Parlamento deve occuparsi più attivamente di verificare i progressi verso una vera coesione territoriale; in caso contrario, le disparità di sviluppo tra le singole regioni sono destinate ad aumentare. Onorevoli colleghi, vi esorto a contribuire alla creazione di un’Europa coesa fondata sulla solidarietà. Sono sicura che nessuno di noi auspica un’Europa divisa tra ricchi e poveri.

 
  
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  Guido Podestà (PPE-DE). – Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, mi unisco alla valutazione positiva per le due relazioni che stiamo esaminando, nelle quali sono evidenziate le grandi differenze esistenti tra le nostre regioni e si mostra come con l’allargamento queste differenze siano diventate ancora più grandi.

La coesione territoriale è la base di una coesione sociale economica duratura nel tempo. Se vogliamo puntare a un’area di crescita, di benessere di stabilità, di giustizia che comprenda tutti i cinquecento milioni di abitanti che formano oggi l’Unione europea, questo non può non essere un obiettivo primario; ma se è così difficile far avanzare delle regioni a più lento sviluppo, che cosa succede quando fatti del tutto straordinari colpiscono una di queste regioni, fatti che possono dipendere da fattori climatici, incendi, inondazioni, terremoti. Abbiamo visto sugli schermi dei nostri televisori che cosa al di là dell’Atlantico è capitato in realtà avanzate come la Louisiana o il Texas. Abbiamo sotto gli occhi la situazione delle regioni della Romania dove le inondazioni di queste ultime settimane hanno portato morte e disperazione.

Se quando serve l’Unione europea non c’è, perché in realtà, a parte un fondo di solidarietà assolutamente ridotto nei mezzi a disposizione, nulla facciamo. Se l’Europa non c’è in questi casi, quando pensa di esserci? Un’Europa che non ha ancora trovato un accordo sulle prospettive finanziarie, un’Europa nella quale sei governi di grandi paesi chiedono ulteriori riduzioni a quello che è l’impegno finanziario, che cosa può promettere a questi paesi, a questi popoli che hanno creduto nel sogno europeo? Bene, io credo che si debba riflettere perché questa è l’attesa dei nostri concittadini e questo è ciò che noi abbiamo il dovere di fare per il futuro nostro e dei nostri figli.

 
  
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  Zita Gurmai (PSE).(HU) Signor Presidente, uno dei modi più efficienti per attuare le politiche comunitarie consiste nel rafforzare la coesione tra regioni con livelli diversi di sviluppo. Dobbiamo agire in tal senso per realizzare i più importanti obiettivi della strategia di Lisbona, come una maggiore competitività, più occupazione, il rafforzamento della coesione sociale, dell’unità e della solidarietà, nonché uno sviluppo sostenibile. La cooperazione e la coesione tra le regioni contribuiscono a una più forte integrazione; creano la base per uno sviluppo sostenibile in ogni regione e facilitano l’applicazione generale delle migliori prassi. Consentono alle regioni di cooperare in vari modi nel quadro della cooperazione regionale attraverso i confini, tra gli Stati o entità geografiche più ampie.

Sfruttare l’eterogeneità e le opportunità nazionali, regionali o locali potrebbe forse aumentare il nostro carico di lavoro, ma se lo consideriamo su scala europea, questo compito promette risultati e benefici più sostanziali e si dimostrerà certamente proficuo. Il governo deve partecipare anche alla cooperazione nazionale, regionale e locale. Il dialogo, lo scambio di opinioni e un rapporto dinamico fra i tre livelli di nazione, comunità e regione sono requisiti indispensabili per la cooperazione; lo stesso dicasi per i settori pubblico e privato. Le strategie di sviluppo sono costruite su partenariati positivi che comprendono consultazione, partecipazione attiva di tutte le parti e sforzi congiunti con le autorità competenti, con le parti sociali e le organizzazioni della società civile, comprese le organizzazioni non governative.

La coesione regionale implica la parità di trattamento delle varie regioni europee, senza perdere di vista le rispettive caratteristiche geografiche e demografiche. Il suo obiettivo fondamentale è l’incremento del tenore di vita, che a sua volta costituisce una premessa per la parità di trattamento dei cittadini. La convergenza economica e sociale delle regioni favorisce la parità tra donne e uomini in tutti i settori e a tutti i livelli. Per giungere a tale obiettivo, dobbiamo avviare programmi mirati e lottare contro tutte le forme di discriminazione.

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, anch’io desidero ringraziare i relatori, onorevoli Marques e Guellec. Come ha già detto la signora Commissario Hübner, chiedendo di fatto l’appoggio di questo Parlamento, la coesione territoriale è sotto pressione. Vi sono tutte le ragioni per ripetere tale richiesta in quest’Aula, poiché quando studiamo la relazione dell’OCSE della settimana scorsa sulle differenze regionali, vediamo che il 40 per cento della crescita si realizza in meno del 10 per cento delle regioni.

Sappiamo che la concorrenza su scala mondiale richiede di tracciare una distinzione tra regioni, regioni al vertice e regioni d’eccellenza, menzionate nel settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo. Malgrado ciò, la conoscenza è una cosa, ma l’innovazione nelle regioni, la produzione e la commercializzazione sono qualcosa di completamente diverso. In breve, la specializzazione all’interno delle regioni è necessaria. Non c’è niente di sbagliato in questo, ma i piani d’azione strategici richiesti dal Parlamento e dalla Commissione, che sono in linea con l’obiettivo di Lisbona, sono proporzionati alla scala nazionale.

In questa fase è importante che, nella nostra Assemblea, si evidenzi ancora una volta, e si salvaguardi, la dimensione territoriale o regionale, soprattutto ora che, guardando al futuro, saranno combinati, o almeno utilizzati insieme, i nuovi fondi dell’obiettivo 2 e i fondi per le risorse e lo sviluppo. Per questa ragione sostengo l’idea dell’onorevole Guellec di rivedere il contributo regionale nel 2007 sotto forma di un Libro bianco o altro. Del resto, quale sarà allora la situazione relativa a questo approccio multilivello o al decentramento?

Per concludere, fortunatamente vi sono regioni in fase di sviluppo che spesso assumono compiti transfrontalieri in un contesto nuovo. Nella mia regione ho visto Eindhoven, Lovanio e Aquisgrana, situate in tre paesi diversi, attuare proprio questo principio. Quindi, la dimensione territoriale e la coesione, benché importanti, si stanno anche rinnovando. In questo modo, dobbiamo stimolare una visione aperta al futuro per queste opportunità, che rivestono un’importanza vitale in tutta l’Unione europea.

 
  
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  Stavros Arnaoutakis (PSE).(EL) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, è indiscutibile che, senza coesione economica, sociale e territoriale tra le regioni dell’Unione, non saremo in grado di affrontare le sfide interne ed esterne che abbiamo di fronte.

Come può avere esito positivo la nostra lotta per un’Europa competitiva e sociale, con una buona qualità della vita per tutti i suoi residenti, se le ineguaglianze strutturali tra le regioni continuano a rimanere acute e le particolarità territoriali costituiscono ancora un fattore di ritardo ed esclusione per numerose zone europee?

Nell’Unione europea allargata, con il rapido aumento delle ineguaglianze regionali e di acute disparità interregionali, abbiamo bisogno di una politica regionale dinamica ed efficace, che non solo deve giungere alle regioni più povere dell’Unione, ma deve anche contribuire a creare relazioni equilibrate e uno sviluppo integrato tra aree urbane e rurali in ogni regione, rafforzando nel contempo la cooperazione interregionale.

Il bilancio che sarà stanziato per l’applicazione della politica regionale e della politica di coesione deve essere adeguato ai rischi attualmente visibili. Il ruolo e l’importanza della coesione territoriale non devono, in alcun caso, essere sminuiti.

Nel nuovo periodo di programmazione, sono di fondamentale importanza un migliore coordinamento delle politiche settoriali mirate allo sviluppo regionale integrato e l’adozione di nuovi indicatori territoriali, oltre al PIL, che permettano di calcolare lo sviluppo e di identificare e valutare gli ostacoli allo sviluppo a livello regionale.

 
  
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  Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, per cominciare, desidero ringraziare l’onorevole Guellec per la sua relazione sul ruolo della coesione territoriale nello sviluppo regionale. La discussione su questa relazione si svolge mentre sono in corso i lavori sulle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013 e il Consiglio sta esaminando la possibilità di tagliare le risorse destinate alla politica regionale dell’Unione europea. Confido che l’esito della presente discussione sarà che la maggior parte delle risorse che la Commissione ha proposto di destinare alla politica regionale nelle prospettive finanziarie 2007-2013 sarà risparmiata dai tagli, in particolare per quanto riguarda i nuovi Stati membri. Appoggio altresì il parere del relatore sull’importanza della coesione territoriale per lo sviluppo regionale.

Io provengo dalla regione di Mazowsze. E’ vero che questa è la regione più ricca della Polonia, come attestato dal fatto che abbiamo il più elevato PIL pro capite nel paese. Nel contempo, Mazowsze è la regione con le più marcate differenze interne. Secondo le stime del PIL pro capite, è probabile che nei sette anni tra il 2014 e il 2020 Mazowsze supererà il 75 per cento del PIL medio pro capite per l’Unione europea e non rientrerà più tra le regioni ammissibili al sostegno dei Fondi strutturali. Tuttavia, molte parti della regione rimarranno caratterizzate da un livello di sviluppo molto basso.

Ho preso Mazowsze come esempio, ma lo stesso vale per molte altre regioni nei vecchi e nuovi Stati membri. Spero quindi che l’Unione europea istituisca strumenti supplementari da applicare in tali situazioni, e che la coesione territoriale diventi un importante aspetto della futura politica regionale dell’Unione.

In conclusione, vorrei ringraziare il relatore per avere messo in evidenza il ruolo della pianificazione territoriale nella politica di coesione, che spesso non è riconosciuto nella progettazione dello sviluppo regionale.

 
  
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  Manuel Medina Ortega (PSE).(ES) Signor Presidente, da due ore molti parlamentari europei provenienti da 25 paesi diversi, in venti lingue diverse, esprimono i loro pareri sui temi dello sviluppo regionale. La presenza del Commissario Hübner in questa discussione è molto importante per tutti noi e, naturalmente, apprezzo il lavoro dei due relatori, onorevoli Guellec e Marques.

Credo che le due relazioni evidenzino una realtà europea molto diversa da quella di altri modelli ed entità politiche territoriali. Direi che la caratteristica dell’Unione europea è la discontinuità territoriale. Siamo, essenzialmente, una piccola penisola del grande continente euroasiatico, con formazioni peninsulari e insulari molto estese.

L’Europa è molto diversa, ad esempio, dal grande quadrilatero nordamericano con la sua marcata uniformità; la grande diversità territoriale del nostro continente rende molto difficile mantenere la competitività rispetto ad altre entità territoriali simili. Il riconoscimento di questa realtà regionale e di queste politiche regionali è molto importante.

Rappresento una regione insulare, ultraperiferica, molto lontana dal centro d’Europa, ma, come diceva prima l’onorevole Verges, regioni di questo tipo presentano una realtà e un aspetto diversi, poiché con esse l’Europa si estende in modo diverso nei grandi oceani, nell’Atlantico, nei Caraibi e nell’Oceano Indiano. Tuttavia sarebbe impossibile cercare di integrare tutta questa popolazione – stiamo parlando, ad esempio, per le regioni ultraperiferiche, di 4 milioni di abitanti, che hanno difficoltà a competere nel grande mercato interno dell’Unione – solamente attraverso misure di protezione economica.

Vorrei ringraziare la Commissione per le proposte che ha presentato e appoggiare, naturalmente, le proposte del nostro relatore, onorevole Marques, sullo sviluppo di queste regioni nel contesto di una grande politica di coesione dell’Unione europea.

 
  
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  José Albino Silva Peneda (PPE-DE).(PT) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Guellec e con il mio compatriota onorevole Marques per le loro eccellenti relazioni.

Ciò che emerge da queste relazioni è che le parti condividono un ideale europeo che considera la diversità culturale nelle loro regioni l’elemento più importante del modello di sviluppo dell’Unione europea. La politica regionale è quindi un’iniziativa distinta e non deve essere confusa con una replica dell’esecuzione di politiche nazionali a livello nazionale ed europeo.

La politica regionale è uno spazio di concetti, di misure politiche e di azione che, tenendo conto delle politiche nazionali, le sintetizza e le adatta in funzione dei propri obiettivi e strategie.

La politica regionale nell’Unione europea è sempre stata considerata un elemento unificatore, ritenendo necessario l’intervento delle politiche pubbliche, perché non tutto si risolve con il funzionamento del mercato, come qualcuno ancora vorrebbe farci credere. La politica regionale è lo strumento più forte per la coesione territoriale. Di conseguenza, se le risorse a sua disposizione sono più scarse, prevarranno gli interessi egoistici a scapito della solidarietà, e senza la solidarietà non può nascere il senso di appartenenza, l’elemento fondamentale che caratterizza l’identità europea.

Mi unisco perciò agli appelli rivolti alla Commissione a redigere un Libro bianco sull’obiettivo della coesione territoriale e a creare un sistema di verifica dell’impatto delle politiche comunitarie sulla coesione territoriale.

Questa necessità è divenuta oggi ancora più urgente, a mio parere, per le conseguenze del fenomeno della globalizzazione, dato che alcune regioni dell’Unione europea ne trarranno vantaggio e altre ne saranno danneggiate. In queste nuove circostanze la politica regionale richiede un nuovo impulso, e per questa ragione elogio la Commissione per avere rafforzato l’integrazione della dimensione territoriale nelle politiche comunitarie esistenti.

 
  
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  Paulo Casaca (PSE).(PT) Signor Presidente, signora Commissario, voglio innanzi tutto congratularmi, se posso, con l’onorevole Marques per il lavoro approfondito che ha svolto e desidero ringraziarlo per l’attenzione che ha prestato alla questione delle Azzorre.

Le politiche comunitarie hanno presentato molte sfide alle regioni ultraperiferiche. Vi sono stati sviluppi favorevoli in alcune di queste, come le limitazioni poste alla liberalizzazione dell’accesso alle acque delle Azzorre, ma anche casi di incomprensibili passi indietro in altre.

Un esempio di questi ultimi casi è costituito dalle proposte di modifica delle norme del regime specifico di approvvigionamento, presentate dalla Commissione, che, se un giorno venissero attuate, condurrebbero a una completa paralisi economica delle Azzorre.

Siamo contrari al divieto delle spedizioni dell’unico prodotto coperto dal regime specifico “contraddittorio” di spedizione, insieme a un nuovo regime che, ignorando il diritto internazionale e comunitario sulle norme di origine, intende proibire la spedizione di qualsiasi prodotto che contenga beni coperti da tale regime di approvvigionamento.

La fissazione di quote esigue per quanto riguarda i quantitativi e i prodotti destinati unicamente a destinazioni esotiche come il Marocco, che non ha una tradizione di legami commerciali con le Azzorre, vietando le spedizioni ai mercati tradizionali come il Portogallo continentale, gli Stati Uniti e il Canada, sembrerebbe uno scherzo di cattivo gusto se non fosse stabilita, nero su bianco, in uno dei regolamenti della Commissione.

Le procedure proposte dalla Commissione sono, in ogni caso, in contrasto con la struttura del mercato interno, impossibili da applicare per le piccole imprese con un regime fiscale semplificato, profondamente discriminatorie e di una complessità amministrativa senza precedenti.

La dichiarazione con cui il Presidente della Commissione europea afferma di accettare le decisioni del sistema nazionale di giustizia europea, di respingere le misure precauzionali per bloccare le spedizioni dalle Azzorre, è un segnale estremamente positivo. Ora è essenziale che, allo stesso modo, siano esaminate con attenzione tutte le restanti disposizioni giuridiche.

Faccio quindi appello al buon senso, affinché non si confondano gli interessi di un qualsiasi cartello europeo con l’interesse generale e affinché si compia una revisione approfondita della proposta legislativa della Commissione.

 
  
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  Alexander Stubb (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, desidero fare cinque brevi osservazioni. Do il mio appoggio alle due relazioni, entrambe ben scritte, che affrontano i punti più importanti.

In primo luogo, mi piace il modo in cui queste relazioni si concentrano su un fondo e un programma, poiché tale metodo ottimizza le nostre azioni e le rende più efficaci e meno complesse. E’ un approccio molto positivo, che è stato seguito da entrambi i relatori.

Il secondo punto riguarda gli indicatori territoriali. Provenendo dalla Finlandia, ritengo che sia molto importante evitare di concentrarci unicamente sul PIL, ma ampliare la prospettiva e considerare le difficoltà per arrivare in un certo luogo. Accolgo con favore le proposte dei relatori su questo punto.

In terzo luogo, sono deluso dal fatto che nelle relazioni non si faccia alcun riferimento alle regioni scarsamente popolate del nord. Invito chiunque non sia stato in Lapponia ad andare a vedere che aspetto ha una vera regione ultraperiferica. Questo punto è menzionato all’articolo 218 della Costituzione ed è un peccato che non sarà adottato secondo le previsioni.

La mia quarta osservazione riguarda le agenzie. Le agenzie e il decentramento di questi organismi fanno parte della regionalizzazione. Non mi dispiace che l’Agenzia per la sicurezza alimentare sia stata assegnata a Parma – posso adattarmi a un’Agenzia per i prodotti chimici – ma dobbiamo essere razionali. Nel quadro di una politica regionale razionale dovremmo esaminare la questione della sede del Parlamento europeo. Non sono sicuro che sia una buona politica regionale dover viaggiare in aereo o in treno fino a Strasburgo una volta al mese.

Infine, desidero congratularmi con i relatori per aver incluso nelle relazioni i temi della competitività e di Lisbona. Nel complesso, hanno il mio appoggio.

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, colgo l’occasione per ringraziare il Commissario, signora Hübner, per le missioni di indagine che intraprende con continuità in varie regioni dell’Unione. Il punto essenziale che vorrei sottolineare riguardo alla relazione è che non ci può essere più Europa con meno risorse ed è quindi quanto meno desiderabile pervenire a un accordo rapido e realistico sulle prospettive finanziarie.

La relazione stessa chiede, come è giusto, un aumento della coesione economica e sociale in linea con la coesione territoriale, in modo che ogni cittadino dell’UE possa contare sulle migliori strutture statali e politiche possibili per costruirsi un buon tenore di vita. Cosa può fare a tal fine l’Unione europea? In primo luogo, deve stabilire un quadro per uno sviluppo economico, sociale e territoriale equilibrato dell’intera area geografica comunitaria. In secondo luogo, le politiche settoriali dell’UE devono acquisire questa nuova componente territoriale e con essa un valore aggiunto europeo. In terzo luogo, occorre promuovere la molteplicità della Comunità, sostenendo gli interessi specifici, i punti di forza e le debolezze delle varie regioni nel senso di una politica regionale policentrica.

Attraverso tale approccio onnicomprensivo delle politiche comunitarie, migliorato dalla componente territoriale e mantenendo la sussidiarietà, potremo far compiere all’Unione un passo significativo verso l’obiettivo di diventare un’Unione di tutti i cittadini. Occorre prestare particolare attenzione alle regioni svantaggiate, come le zone montane e rurali, per le quali devono essere elaborati indicatori appropriati se vogliamo avere un quadro più accurato dei reali svantaggi. A questo riguardo, i modelli e i metodi di calcolo esistenti, come ad esempio il PIL pro capite, non sono sufficienti. Occorre altresì porre un più forte accento sulla semplicità e sulla praticabilità della politica comunitaria, se vogliamo garantirne la realizzazione e l’applicazione efficace in tutte le regioni dell’Unione. Questo è un esempio in cui è particolarmente applicabile il principio della semplificazione.

 
  
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  Francesco Musotto (PPE-DE). – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, uno degli obiettivi principali della politica di questione territoriale, come è correttamente evidenziato nelle due relazioni, è l’applicazione del principio di equità tra i cittadini a prescindere dal luogo dell’Unione europea in cui vivono.

Particolare attenzione occorre rivolgere ai 9 400 000 abitanti delle 284 isole dell’Unione europea, il 3 per cento del totale della popolazione presente in un territorio di 95 000 km2. Lo sviluppo economico di queste aree è condizionato dall’isolamento e dai costi aggiuntivi che esso comporta. In molti casi, queste isole presentano un territorio montuoso e sono esse stesse regioni periferiche in ritardo di sviluppo. Il loro PIL medio pro capite nel 2004 è stato il 72 per cento della media dell’Unione europea e nella maggior parte dei casi inferiore a qualsiasi altra area dei rispettivi paesi.

Occorre, però, rilevare che detti disagi logistici non necessariamente equivalgono a circostanze economiche sfavorevoli. Simili handicap devono infatti potenzialmente essere trasformati in vantaggi e aprire la strada a nuove possibilità di sviluppo. Le isole sono parte del nostro patrimonio naturale dell’Unione e hanno una spiccata vocazione per molte attività, per esempio turistiche, culturali e del tempo libero.

Tra l’altro, con lo sviluppo dell’economia basata sulla conoscenza, un grande obiettivo della politica comunitaria, non è più la vicinanza alle materie prime o ai grandi mercati l’elemento che induce i cittadini a scegliere il luogo in cui abitare, bensì, le bellezze naturali e le attrattive dei dintorni. In tal senso diventano fattori determinanti la disponibilità di infrastrutture e di elementi essenziali.

Occorre quindi, dopo avere introdotto il principio del fondo del programma inserito alle prospettive finanziarie 2007-2013, rilanciare la politica di coesione territoriale in quanto strumento che apporta una risorsa fondamentale, come fanno correttamente queste due relazioni, e porla fra gli obiettivi prioritari della politica di coesione latu sensu dell’Unione europea.

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, è stata un’ottima discussione su entrambe le relazioni, e l’ho ascoltata con attenzione.

Riguardo alla relazione dell’onorevole Guellec, ho preso atto del forte appoggio del Parlamento alle raccomandazioni in essa presentate: considerare la coesione territoriale un elemento fondamentale nelle strategie di Lisbona e di Göteborg, rafforzare tutte le dimensioni della cooperazione territoriale, sottolineare maggiormente l’importanza della cooperazione tra i centri urbani, le aree suburbane e le zone rurali, in particolare quelle colpite da svantaggi specifici, e contribuire allo sviluppo di comunità sostenibili.

Sono lieta che condividiamo molte idee. Consentitemi di dare una risposta riguardo ai pochi punti sui quali potremmo incontrare qualche difficoltà, a mio parere, nel trovare una soluzione. Innanzi tutto, riguardo all’adozione di nuovi indicatori territoriali oltre al PIL per misurare lo sviluppo delle regioni e valutare gli ostacoli, vi ricordo che non esistono indicatori standardizzati e generalmente accettati nel campo della coesione territoriale e, come sapete, qualsiasi nuovo indicatore deve essere accettato da Eurostat. Attualmente è disponibile solo un piccolo numero di indicatori armonizzati a livello regionale: il PIL, l’occupazione, la disoccupazione e i dati demografici. In secondo luogo, sono d’accordo sulla necessità di ulteriore lavoro in questo campo, ma dobbiamo essere realistici in questa fase.

Sulla questione del sistema di valutazione dell’impatto delle varie politiche comunitarie sulla coesione territoriale all’interno dell’Unione, è vero che l’attuale valutazione non prende in considerazione questioni di coesione territoriale. Sono d’accordo che la questione merita un ulteriore esame. Ho preso nota della vostra proposta di sviluppare tale sistema attraverso il programma Espon e chiederò ai miei servizi di analizzare questo punto. Ne discuteremo anche con gli Stati membri, che, come sapete, cofinanziano questo programma.

Sul vostro invito a elaborare un Libro bianco sulla coesione territoriale entro il 2007, che precisi in particolare come tale obiettivo vada integrato nel piano strategico nazionale di ciascuno Stato membro, forse ricorderete che a maggio a Lussemburgo ho ventilato la possibilità di preparare un Libro bianco per favorire l’inserimento della coesione territoriale nell’agenda europea, nella prospettiva di una Costituzione ratificata.

Vorrei ricordarvi che negli orientamenti strategici abbiamo chiesto agli Stati membri di prestare particolare attenzione ai problemi territoriali nell’elaborare i loro piani di sviluppo nazionali. Questi sono già in corso di elaborazione, per cui, anche se concordo decisamente sul valore aggiunto che apporterebbe il Libro bianco, non possiamo attenderne la pubblicazione per incorporare questa dimensione nei piani strategici nazionali.

Riguardo alla relazione dell’onorevole Marques, ho preso nota altresì di numerose preoccupazioni e raccomandazioni e vorrei rispondere al maggior numero possibile di esse nel tempo che ho a disposizione.

Riguardo al piano d’azione per il grande vicinato, sono pienamente d’accordo sulla necessità di rafforzare i legami economici, sociali e culturali tra le regioni ultraperiferiche e i paesi terzi vicini. Dobbiamo portare avanti questo obiettivo su due fronti: da un lato, con misure commerciali e doganali che consentano l’integrazione dei mercati dei beni e dei servizi, nonché in settori connessi al commercio; dall’altro, mediante accordi preferenziali con paesi terzi. Questo riguarda principalmente i paesi ACP, attraverso gli accordi europei di partenariato. Questi nuovi accordi dovrebbero entrare in vigore nel gennaio 2008. Attualmente sono in corso i negoziati, ma stiamo anche esaminando, insieme agli Stati membri interessati, le necessità e gli interessi di tali regioni.

Condivido il vostro parere secondo cui l’integrazione economica deve essere sostenuta da scambi di natura sociale e culturale e dalla cooperazione in settori come le nuove tecnologie, le misure in campo sanitario, la lotta contro l’immigrazione illegale e le misure in materia di ambiente e di prevenzione dei rischi. Posso dirvi anche che i miei servizi stanno attualmente esaminando possibili modi di utilizzare gli strumenti finanziari comunitari – non solo il FESR, ma anche il Fondo europeo di sviluppo – per rafforzare la politica di vicinato.

Riguardo all’agricoltura e alla pesca, alcune delle vostre raccomandazioni fanno già parte delle nostre proposte legislative, come sicuramente sanno alcuni di voi. Sulla riforma dell’organizzazione del mercato dello zucchero, la proposta della Commissione tiene conto dei problemi specifici delle regioni ultraperiferiche. La Commissione è convinta che il settore dello zucchero nelle regioni ultraperiferiche si stia espandendo, anche nel contesto del suo contributo alla sicurezza energetica.

Sul nuovo Fondo agricolo, come sapete, abbiamo proposto tassi massimi di cofinanziamento, che sono più elevati per le regioni ultraperiferiche, mentre sono state estese anche le aree di intervento.

Sulle banane, sapete quanto siano difficili per noi i negoziati, ma posso assicurarvi che la Commissione farà del suo meglio per proteggere gli interessi dei produttori comunitari.

Sulla pesca, alla riunione del Consiglio del 21 giugno la Commissione ha affermato la necessità di un trattamento speciale per questo settore nelle regioni ultraperiferiche. Abbiamo avviato uno studio al riguardo ed esamineremo con attenzione la questione.

Per quanto riguarda la competitività, le vostre raccomandazioni riguardanti la competitività delle regioni e l’attenzione che occorre prestare allo sviluppo del capitale umano costituiscono il nucleo centrale del progetto di orientamenti strategici comunitari per la prossima generazione di programmi sulla coesione.

Nel settore della ricerca, abbiamo introdotto misure specifiche per le regioni ultraperiferiche nel progetto del settimo programma quadro.

Per quanto riguarda gli aiuti di Stato, l’ultima proposta relativa alle norme in materia di aiuti di Stato a finalità regionale contiene una serie di misure positive a favore delle regioni ultraperiferiche. Tali regioni saranno considerate nel quadro del campo di applicazione dell’articolo 87, paragrafo 3, lettera a); esse beneficeranno inoltre di un aumento del livello massimo degli aiuti e potranno autorizzare aiuti operativi.

Per chiunque abbia bisogno di ulteriori informazioni particolareggiate, sono sempre a disposizione. Sono convinta che, in un momento in cui tante proposte riguardano la situazione delle regioni ultraperiferiche o delle regioni in generale, siano essenziali per tutti noi una cooperazione e una comunicazione costanti.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, alle 12.00.

 
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