19. Esito dell’esame delle proposte legislative pendenti
Presidente. – L’ordine del giorno reca la comunicazione della Commissione sull’esito dell’esame delle proposte legislative pendenti.
Günther Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, questo pomeriggio alle tre e mezza la Commissione ha adottato una comunicazione sulla propria politica relativa a “legiferare meglio”, e tale documento è stato inoltrato immediatamente alla vostra Assemblea e al Consiglio. La Commissione ha intrapreso una revisione completa e sistematica di tutta la legislazione da essa presentata prima del 1° gennaio 2004 e non ancora adottata, e oggi ha annunciato l’esito di tale operazione. Vorrei anche aggiungere che tutte le cose che potrebbero essere apparse su questo o quel quotidiano non rappresentano affatto una decisione da parte della Commissione, e nella maggior parte dei casi non corrispondono a verità.
La comunicazione odierna rappresenta il primo passo, non molto grande, verso il completamento del progetto “Legiferare meglio in Europa”, un’iniziativa di gran lunga più impegnativa e dalla portata molto maggiore, con la quale ci proponiamo di realizzare due obiettivi, segnatamente rafforzare la fiducia dell’opinione pubblica nell’integrazione europea e contrastare l’impressione che l’Unione europea sia un mostro burocratico ossessionato dalla regolamentazione. Nel contempo, desideriamo liberare le forze presenti nell’economia che sono state finora frenate da norme eccessive o troppo complesse. Non dobbiamo sottovalutare gli effetti pericolosi della percezione secondo cui Bruxelles non rappresenterebbe altro che una burocrazia enorme e piuttosto impenetrabile, ed è a tale riguardo che noi tutti – nella Commissione, nel Parlamento e nel Consiglio – dobbiamo dimostrare con le azioni che l’Europa è diversa.
“Legiferare meglio” costituisce inoltre parte integrante dell’iniziativa per la crescita e l’occupazione. A Bruxelles, la Commissione ha dichiarato che nelle proprie attività tende a dare la priorità alla crescita e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Ha sottoposto a revisione la strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione tenendo conto di tali aspetti, e ha messo in evidenza l’area della politica che può offrire un contributo decisivo al potenziamento della crescita e alla creazione di nuovi posti di lavoro.
“Legiferare meglio” rappresenta una di queste aree cruciali della politica. Dalle molte, innumerevoli conversazioni da me intrattenute con i rappresentanti della comunità imprenditoriale europea, ho dedotto che molti di essi la considerano effettivamente la più importante. Le piccole e medie imprese e le microaziende in particolare attendono con ansia l’abolizione degli oneri che gravano su di esse. La garanzia del posizionamento dell’Europa quale meta imprenditoriale e il miglioramento delle sue opportunità nella concorrenza globale dipendono entrambi da un’efficace azione di ripulitura dalle lungaggini burocratiche, di revoca delle norme che ormai hanno perso ogni significato e di creazione di un quadro giuridico moderno su cui l’industria e i fornitori di servizi possano fare affidamento nel lungo periodo.
Voglio parlarvi con franchezza, onorevoli deputati: non si tratta di attuare una deregolamentazione carica di ideologia, bensì di migliorare il modo di legiferare. Al mercato unico occorre un quadro giuridico affidabile e che non dia adito ad ambiguità, ma dobbiamo anche garantire che le nostre società non siano oppresse da una burocrazia superflua, e che il pubblico possa avere la certezza che le leggi europee vengono redatte con la maggiore attenzione possibile e che entreranno in vigore solamente nel caso in cui norme comunitarie siano imprescindibili. Le Istituzioni concordano su questo; consentitemi di ribadire che siamo tutti nella stessa barca e che condividiamo la responsabilità. E’ questo il contesto politico in cui si inserisce la comunicazione della Commissione sulla revisione delle proposte legislative ancora in sospeso. Lo si potrebbe descrivere come l’antipasto di un menu del quale non sia ancora stato servito il piatto principale. Auspico comunque che l’antipasto sia di vostro gradimento.
La politica fa parte di una strategia di più ampio respiro, che si basa su tre pilastri. In primo luogo, la Commissione sottopone regolarmente a un esame sistematico tutte le proposte legislative da essa presentate che non sono state adottate dal legislatore entro un periodo di tempo determinato; l’obiettivo di tale riesame è decidere se sia opportuno ritirare le proposte o se si possa semplificare il processo decisionale in altro modo.
Quest’anno la Commissione ha rivisto tutte le norme che erano ancora in attesa di adozione alla data di scadenza del 1° gennaio 2004, tentando di valutare se tali proposte fossero divenute obsolete, se si fossero arenate nel processo legislativo per un periodo considerevole, se la loro revisione fosse richiesta in virtù di nuove conoscenze scientifiche, di cambiamenti a livello di mercato o di altre considerazioni, o se esse fossero conformi agli standard attuali in termini di costi attesi e di probabili ripercussioni sulla competitività.
L’esito di tale analisi è stato che, su 183 proposte sottoposte a revisione, la Commissione intende ritirarne 68 alla luce della loro incompatibilità con gli obiettivi della crescita e dell’occupazione o con i criteri del legiferare meglio, in quanto – per dirla con franchezza – non sono più pertinenti, o perché è improbabile che avanzino nel processo legislativo nella loro forma attuale.
Nel caso di cinque delle proposte citate nella comunicazione, la Commissione raccomanda di proseguire l’iter legislativo; tuttavia, prima che ciò accada, desidera presentare analisi economiche approfondite per agevolare il processo decisionale da parte dell’organo legislativo.
Vorrei ricordare che la Commissione sta procedendo al ritiro di alcune proposte come parte di un’ampia revisione delle politiche comunitarie, pur riservandosi la possibilità, dopo il processo in questione, di presentare proposte riviste accompagnate da una valutazione completa dei costi ad esse connessi.
Vorrei inoltre ribadire che la Commissione, nel comunicare oggi pomeriggio al Consiglio e al Parlamento quali proposte intende ritirare, si è conformata all’obbligo ad essa spettante ai sensi dell’accordo quadro sui rapporti con il Parlamento. Il ritiro delle proposte selezionate verrà considerato ufficiale solo se e quando sarà pubblicato un annuncio in tal senso sulla Gazzetta Ufficiale.
La comunicazione odierna riguarda le proposte di legge in sospeso, che costituisce la prima parte della strategia della Commissione. Poiché l’acquis stesso non viene compromesso in alcun modo, tale operazione non produce effetti diretti sul processo economico. Nella valutazione del risultato, ritengo che vi siano tre cose importanti da tenere a mente: una è che il numero di proposte di legge in sospeso era molto inferiore alle attese. In due terzi dei casi, la revisione ci ha convinti che vi fossero ottimi motivi per mantenere le proposte, e solo un terzo delle proposte non soddisfacevano i requisiti in termini di miglioramento della regolamentazione.
Tale processo di vaglio delle proposte rappresenta il primo test di credibilità della nostra politica “Legiferare meglio” e costituisce un esperimento pilota per l’attuazione del progetto vero e proprio, su cui mi soffermerò adesso. Il progetto si chiama “semplificazione del quadro regolamentare”, ed è il progetto più ampio della politica “legiferare meglio”. La Commissione risponderà ora alla risoluzione adottata all’inizio di quest’anno dal Parlamento europeo sul rinnovo della strategia di Lisbona, e procederà a una revisione completa e sistematica dell’acquis comunitario dell’Unione europea. Sto parlando di oltre 20 000 atti legislativi. Alla fine di ottobre, la Commissione giungerà a una decisione in relazione ai principi e ai criteri a cui si ispirerà, e al modo in cui ottempererà a tale enorme compito sotto il profilo organizzativo. L’unica cosa certa è che questa fatica di Ercole presupporrà una collaborazione quanto più stretta possibile tra tutte e tre le Istituzioni, e la Commissione si impegna a informare tempestivamente il Parlamento non appena sarà stata presa una decisione sulle procedure e sulla metodologia.
Il terzo pilastro riguarda gli standard applicabili alla legislazione futura e la valutazione del suo impatto. Secondo la Commissione, è estremamente importante che in futuro la produzione di leggi venga notevolmente migliorata e sottoposta a standard rigorosi, e ha già deciso che tutte le proposte di legge, i Libri bianchi e le dichiarazioni politiche che sottendono il proprio programma di lavoro siano accompagnati da valutazioni complete sull’impatto. Di recente ha adottato direttive dettagliate sulla metodologia da utilizzare, e il prossimo anno intende commissionare un’analisi esterna di tutte le valutazioni di impatto già presentate. Inoltre la Commissione, con l’ausilio di una rete di esperti esterni, è impegnata a migliorare l’analisi già disponibile e la conoscenza scientifica su cui poggiano le valutazioni di impatto. Secondo la Commissione, i nuovi criteri per l’elaborazione futura delle leggi sono decisivi per stabilire i nostri orientamenti futuri, e renderanno veramente possibile la riduzione della burocrazia e l’alleggerimento degli oneri delle imprese e delle autorità degli Stati membri. Alcuni Stati membri hanno già adottato una politica di questo tipo e stanno conseguendo notevoli risultati, grazie alla riduzione dei costi superflui a carico di aziende e amministrazione e al conseguente raggiungimento di un livello misurabile di crescita aggiuntiva. E’ questo che auspichiamo per tutta l’Unione.
Dovremo discutere approfonditamente di tale argomento, onorevoli parlamentari, e, se da parte sua la Commissione rispetterà appieno la responsabilità del Parlamento, dall’altro tale politica dovrà poter contare sull’appoggio degli Stati membri. Spero vivamente che da questo dibattito emerga un segnale chiaro che questa volta l’Europa sta facendo sul serio. Una cosa su cui tutti concordiamo è che occorrono leggi migliori e meno burocrazia. Persino in questa fase iniziale posso anticiparvi che l’attuale progetto di codifica di atti legislativi disparati è ben lungi dal rappresentare l’ultimo compito che ci spetta. Dovremmo anche chiederci se determinate norme siano necessarie o se debbano essere rese più semplici da utilizzare per l’utente, vale a dire se debbano essere riscritte. La competitività dell’Europa sarà un parametro – anche se non l’unico – con cui verrà misurato il nostro intervento, e consentitemi di ribadire per chiarezza che l’obiettivo non è rendere l’Europa meno integrata di quanto già non sia o di alterare l’equilibrio tra le tre grandi politiche della crescita, della coesione sociale e dello sviluppo sostenibile. “Legiferare meglio” è tutt’altro che un cavallo di Troia volto a compromettere l’Europa, bensì è inteso a rafforzarla e a renderla più efficiente.
Presidente. Grazie, signor Commissario.
Do ora la parola all’onorevole Stubb. Temo di non essere sicuro dell’esatta pronuncia del suo nome, onorevole Stubb.
Alexander Stubb (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, Stubb è un cognome molto comune in Finlandia: basta soltanto aggiungere il suffisso “inen” o “onen” per trasformarlo in Hakkinen, Raikkonen o qualcosa di simile.
Signor Commissario, accolgo con favore la sua iniziativa, che è eccellente. Mi spiace tuttavia dover constatare che il dibattito che si stava svolgendo in Aula si sia discostato dal tema oggetto della discussione, nel senso che abbiamo iniziato subito a parlare di processo: perché non ci ha sottoposto prima il documento? Ebbene, lei si è presentato qui e non possiamo che confermare che si tratta di un’iniziativa encomiabile. Non contiene nulla di nuovo, fa parte del processo di miglioramento delle norme, di cui avevamo urgentemente necessità, soprattutto dopo i referendum francese e olandese.
Se non ho inteso male, ritirerete 70 iniziative che sono in primo luogo obsolete, in secondo luogo non conformi alla valutazione d’impatto, e in terzo luogo inopportune sulla base della sussidiarietà. Se è così, non posso che dare il mio consenso. Posso dirlo anche se sono seduto da questa parte del tavolo. Sono un federalista, voglio più Europa, ma meno regolamentazione, e migliore. Il problema attuale del Parlamento europeo è che stiamo innalzando troppe barriere e non dovremmo farlo. Ci serve più libertà.
Ci dia solamente un’informazione: che tempi avete in mente, quando volete la nostra risposta?
Hannes Swoboda (PSE). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, prima dell’antipasto spesso viene servito uno stuzzichino. Benché tale piccolo spuntino offertoci dai mezzi di comunicazione non sia stato di nostro gradimento, riteniamo comunque che uno stuzzichino succoso sia preferibile a un pezzo di carta secca.
Per quanto riguarda ciò che ci ha messo sul piatto oggi, dovremo soffermarci sui dettagli. La filosofia da lei descritta non può che riscuotere il nostro consenso, credo. A noi preme non solo che non vi sia un annacquamento delle norme sociali ed economiche, ma anche che la burocrazia sia ridotta al minimo, e che le norme siano quanto più semplici possibile e leggibili – magari non tanto dal pubblico in generale, bensì dagli esperti, cosa che attualmente non accade. Tratteremo questo tema anche con i rappresentanti dei parlamenti nazionali. Ho appena appreso che ci sarà una riunione della COSAC all’inizio di ottobre, e di certo tale problematica sarà all’ordine del giorno.
Ho una domanda specifica da rivolgerle, signor Commissario, ed è la seguente: è disposto a mettere a disposizione di quest’Assemblea tutta la documentazione in base alla quale è stato stilato questo elenco, per consentirci di comprendere meglio le vostre motivazioni e i vostri ragionamenti e tenerne conto al momento della formulazione del nostro parere?
Alexander Radwan (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, vorrei scusarmi perché c’è un’altra riunione che richiede la mia immediata presenza, tuttavia vi sono un paio di osservazioni che vorrei fare che ritengo importanti al fine di migliorare il modo di legiferare. Non voglio soffermarmi su quello che occorrerebbe fare riguardo al coinvolgimento della stampa. Questo è il primo passo nella giusta direzione; è coraggioso ed è la cosa giusta da fare. Dobbiamo garantire il nostro sostegno e incoraggiare la Commissione a passare al “piatto forte”, che secondo noi è essenziale.
Ho due suggerimenti da proporre. Il primo ha a che vedere col settore delle piccole imprese, a cui ha fatto riferimento il Commissario. Quando si parla di legiferare meglio, non posso che auspicare che i rappresentanti del segmento delle piccole e medie imprese vengano inclusi nei gruppi esterni di esperti a cui verrà chiesta la consulenza. Il fatto è che l’industria può certamente adeguarsi e accettare determinati aspetti della regolamentazione, ma le piccole imprese e gli artigiani locali potrebbero non essere in grado di farlo e rischiare il fallimento. Pertanto vorrei rivolgere una richiesta, anzi un appello, affinché tali gruppi esterni concedano alle piccole e medie imprese la rappresentanza che meritano.
Il secondo punto che vorrei sollevare è che le lamentele a livello nazionale a proposito dell’eccesso di regolamentazione sono una faccenda quotidiana, e spesso si scopre che la causa di ciò non è da ricercarsi nell’eccesso di norme comunitarie, bensì nella maniera complessa in cui le stesse vengono recepite dagli Stati membri. Occorre avere l’audacia di smascherare le modalità contorte con cui vengono talvolta applicate le norme europee, e istituire un parametro con cui valutare chi agisce in modo tale da favorire i cittadini e chi invece opera in senso contrario.
Günther Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (DE) Signor Presidente, vorrei rispondere alle domande che mi sono state rivolte. Consentitemi di iniziare dal calendario: la Commissione prenderà una decisione sulla metodologia e i principi organizzativi del progetto “Legiferare meglio” alla fine di ottobre. Presenterò un piano d’azione per un periodo iniziale di tre anni, nella speranza di riuscire a completare gran parte del progetto in tale arco di tempo.
Dovremo in ogni caso decidere quali saranno le nostre priorità, e lo faremo in modo tale da iniziare dalle aree in cui vi è ragione di ritenere probabile un eccesso di regolamentazione a causa dell’enorme quantità di atti legislativi. Abbiamo già concordato che i primi settori da sottoporre ad esame sono l’industria automobilistica, il settore edilizio e il segmento dello smaltimento dei rifiuti, a cui seguiranno tutti gli altri settori.
In parallelo, il Commissario Fischer Boel sta già lavorando su un programma di base per la semplificazione dell’acquis agricolo, il primo pacchetto del quale potrà essere già presentato quest’anno.
Sono molto grato all’onorevole Swoboda per il suo sostegno, e gli confermo che posso trasmettergli immediatamente i documenti che gli occorrono, perché li ho già qui a disposizione per distribuirli a lui e anche agli altri gruppi. Tali documenti vi mostreranno lo stato di avanzamento dei vari progetti e i motivi per cui la Commissione ha ritenuto che dovessero essere sospesi.
Forse è opportuno che mi soffermi anche brevemente sui mezzi di comunicazione. In questo istante non ho assolutamente intenzione di annoiare l’Assemblea né di infastidirla, ma se lo volessi potrei elencare senza alcun indugio tutte le diverse occasioni in cui sono comparso alla sua presenza per informarla di questo progetto. La prima volta è stato nel settembre 2004 – addirittura prima della mia nomina. Mi sono soffermato sull’argomento in vostra presenza per un totale di 11 occasioni. Le informazioni iniziali sulla questione sono state trasmesse all’Assemblea prima che il pubblico ne venisse anche vagamente a conoscenza – benché io parta del presupposto che la plenaria del Parlamento europeo possa essere considerata una rappresentanza del pubblico europeo.
Insisto sul fatto che ho agito con correttezza assoluta per quanto riguarda le informazioni al Parlamento europeo. Fino ad oggi pomeriggio, anzi, fino al momento in cui sono intervenuto in questo dibattito, né io né i miei collaboratori avevamo trasmesso alcuna informazione ai mezzi di comunicazione sul contenuto dell’elenco. Ho una reputazione da salvaguardare per quanto riguarda il rispetto che mostro nei confronti della vostra Assemblea, e spero pertanto di aver chiarito perfettamente la questione.
Ovviamente tutto ciò vi verrà fornito nero su bianco. Benché la Commissione abbia il diritto di decidere indipendentemente da chiunque altro che cosa fare di tale elenco, ritengo che sia più che mai opportuno attendere il parere del Parlamento e agire tenendone conto quando si tratterà di attuare le decisioni prese. La Commissione ha accettato di seguire tale procedure.
Per passare all’ultima domanda, per la quale sono estremamente grato, la mia preoccupazione nei confronti del futuro delle piccole e medie imprese europee è stata una delle ragioni che mi hanno spinto originariamente a proporre tale progetto. Mi rendo perfettamente conto che le grandi società e le imprese di maggior rilievo possono gestire con relativa semplicità la regolamentazione; possono permettersi di istituire divisioni interne deputate a tale compito. Tuttavia, quanto più piccola è un’impresa, tanto maggiori saranno le difficoltà che dovrà affrontare per pianificare ed effettuare investimenti e per conseguire effettivamente un certo grado di crescita.
Posso quindi assicurarvi che in tutto ciò che faremo terremo debitamente conto delle esigenze delle piccole e medie imprese. Gli esperti esterni a cui ci rivolgeremo comprenderanno naturalmente i rappresentanti del settore delle piccole imprese. La nostra politica futura in materia di piccole e medie imprese verrà annunciata sotto forma di comunicazione tra poche settimane, e anche quel documento conterrà molti riferimenti alla questione di una migliore regolamentazione.
Sono altrettanto grato per le osservazioni formulate a proposito della trasposizione a livello nazionale. Vi sono effettivamente alcuni esempi illuminanti di come gli Stati membri siano riusciti a prendere una direttiva europea concisa, chiara e diretta e a trasformarla in un mostro burocratico con una quantità di parole che eccede di molto quelle necessarie. Esiste un’espressione efficace nella lingua inglese per esprimere questo concetto: “gold plating”, “doratura”. Una parte del progetto in questione, a mio avviso, riguarda la necessità di spiegare al pubblico europeo che dobbiamo porre termine a questo fenomeno, e che la legislazione europea non può essere utilizzata alla stregua di schermo protettivo dietro il quale gli Stati nazionali gestiscono i propri progettucoli e fanno cose che in altre circostanze non oserebbero fare.
Ritengo di aver risposto esaurientemente a tutte le domande. Sono grato del sostegno politico offertomi da tre dei vostri oratori, e vi offro una collaborazione stretta e fiduciosa in questo progetto, che eserciterà uno specifico impatto su tutte e tre le Istituzioni.
PRESIDENZA DELL’ON. KAUFMANN Vicepresidente
Elizabeth Lynne (ALDE). – (EN) Signora Presidente, mi associo al plauso suscitato dalla dichiarazione della Commissione, in particolare per quanto concerne la direttiva in materia di radiazioni ottiche. Sono lieta che la Commissione si unisca a noi europarlamentari nel chiedere un’esclusione delle radiazioni naturali e un esame della direttiva sui lavoratori temporanei. Sono sempre stata convinta che l’approccio “una misura unica per tutti” non funzioni.
Auspico che la Commissione riesamini anche un’altra direttiva in materia di agenti fisici, la direttiva sui campi elettromagnetici, e il modo in cui influirà sui dispositivi di scansione RMI in termini di coinvolgimento di campi magnetici statici. Ci occorre una legislazione in materia di salute e di sicurezza, certo, ma solo se è necessaria a livello comunitario e se non può essere redatta a livello nazionale. Ad esempio, gradirei una direttiva specifica in materia di lesioni causate da punture accidentali di ago. Ai sensi dell’articolo 13, non disdegnerei una direttiva specifica sull’età e sull’invalidità. Ciononostante accolgo con favore le parole della Commissione. Vi sono norme superflue e, in qualità di europeista, ritengo che siano più dannose che utili.
Monica Frassoni (Verts/ALE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il problema per noi è di sostanza e non di forma. Va benissimo ritirare alcune direttive, peraltro ce ne sono alcune che ci sarebbe veramente piaciuto veder ritirate, per esempio la direttiva Bolkestein, purtroppo è ancora lì.
Quello che ci preoccupa è però l’enfasi che viene data a questo esercizio, un’enfasi assolutamente fuori luogo perché pensare di riconquistare i cittadini disfacendo, ci sembra qualcosa di perlomeno discutibile.
Commissario, io le vorrei chiedere veramente che, dopo aver sentito e visto l’industria, vada anche a incontrare l’associazione dei consumatori, di chi difende i diritti dei cittadini e i diritti dell’ambiente. Sono sicura che incontrerà delle persone che le diranno che la competitività è molto di più di quello che lei, ahimè, da circa un anno cerca di proporci.
Penso che anche sulla questione della valutazione dell’impatto, su altri temi che lei ha qui sollevato come lo screening, ci siano problemi in sospeso che paiono innocenti, ma sfortunatamente non lo sono: vedasi lo smantellamento che voi, lei e il Commissario e il Presidente Barroso, state facendo su REACH e quello che già avete fatto sulla strategia dell’inquinamento, quindi, francamente, mi aspetto da lei una risposta chiara su questi due temi.
Françoise Grossetête (PPE-DE). – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, concordiamo sulla questione del legiferare meglio. Vorremmo naturalmente che vi fosse una mole minore di pignoleria burocratica e che le imprese potessero essere più libere di respirare.
Come prevedete tuttavia che si svolgerà la cooperazione con il Parlamento europeo, che è un organo colegislatore? Benché non sia prevista dal Trattato, in vista dell’accordo interistituzionale, come ritenete che si strutturerà la partecipazione delle nostre commissioni parlamentari? Per quanto riguarda la valutazione di impatto, da noi richiesta, non deve trasformarsi in giustificazione automatica della proposta della Commissione o in pretesto per non fare nulla. Inoltre, che ne sarà della valutazione d’impatto degli emendamenti proposti dal Parlamento europeo?
Infine, per quanto riguarda la semplificazione, che è molto importante, dobbiamo fare in modo che non porti alla deregolamentazione. Mettere mano all’acquis comunitario nei campi degli affari sociali, dell’ambiente o della protezione dei consumatori potrebbe portare al dumping sociale. Pertanto saremo molto vigili. Legiferare meglio non deve necessariamente coincidere con un numero minore di leggi. Come si colloca in tutto ciò la normalizzazione? Il Parlamento europeo deriva la propria legittimità dalla codecisione, non dobbiamo esautorare il suo potere legislativo.
Günther Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (DE) Signora Presidente, la mia risposta alla prima domanda è che saremo ovviamente lieti di accogliere qualsiasi suggerimento, compresi quelli proposti in questa sede. Vi posso informare che ho invitato gli Stati membri, le associazioni di imprenditori, i gruppi di consumatori, i sindacati e tutta l’opinione pubblica europea a presentare proposte, e ne abbiamo ricevute a migliaia, alcune delle quali molto dettagliate e precise. Ne traggo la conclusione che questo progetto suscita veramente un sostegno ampio.
Per rispondere alla domanda dell’onorevole Frassoni, vorrei dire che ho già cercato di chiarire questo punto. A me sembra una questione di fiducia politica. Come ho già detto, e come ribadisco ancora una volta, il fine di tale esercizio non è l’alterazione della qualità dell’acquis, in nessuna sezione specifica. L’iniziativa non è volta a deregolamentare nel senso del termine utilizzato dagli ideologi radicali del mercato libero, bensì a semplificare il sistema esistente della legislazione, a renderlo più trasparente e di semplice utilizzo da parte dell’utente. Nel dire ciò, non faccio che confermare quello che ho già dichiarato nelle audizioni con voi in numerose occasioni, vale a dire che il modello europeo consiste effettivamente in un equilibrio tra crescita e occupazione, coesione sociale e sviluppo sostenibile, e ovviamente non accettiamo compromessi su questo. Do la mia parola all’onorevole Frassoni: non accadrà nulla di ciò che teme, e nessuno degli standard già conquistati diventerà meno rigoroso.
All’onorevole Grossetête posso dire che i diritti di partecipazione del Parlamento saranno ovviamente rispettati. Secondo me, una delle conseguenze del progetto di semplificazione sarà persino che il Parlamento potrà godere di diritti di cui originariamente non poteva avvalersi, in quanto ripresenteremo atti che erano stati adottati in un periodo nel quale non era prevista la codecisione nelle aree a cui gli stessi si applicano. Ritengo che il nostro operato rafforzi i diritti di codecisione del Parlamento, e la Commissione è ovviamente disposta a riferire a tutte le commissioni parlamentari su quanto accade.
La questione della valutazione di impatto è complessa, ed è un argomento su cui ho avuto modo di fare le mie osservazioni. Da parte sua, la Commissione ha deciso che non formulerà più proposte fino a quando non sarà stata effettuata una valutazione dei costi che ne derivano. Benché si tratti di una procedura interna alla Commissione, vi presenteremo i risultati della valutazione contemporaneamente alle nostre proposte. A livello personale, sono pienamente convinto che occorrerà un’ulteriore valutazione di impatto se il legislatore farà ciò che c’è da fare e apporterà notevoli cambiamenti alla proposta della Commissione. Tuttavia, tale decisione spetta a voi, in quanto siete voi l’organo legislatore, e non la Commissione; se ritenete di poter adottare un atto in assenza di una valutazione d’impatto, la decisione e la responsabilità sono soltanto vostre. Da parte mia, credo che dovremmo studiare insieme un modo per stabilire un metodo accettabile di valutazione di impatto della legislazione. Possiamo essere molto orgogliosi del fatto che la valutazione di impatto sviluppata dalla Commissione gode di un’ottima reputazione a livello internazionale, e, anche se ritengo che non troverete nulla di meglio nella sfera politica, vi è comunque margine di miglioramento, e su questo possiamo collaborare. Convengo con l’onorevole Grossetête che non dobbiamo necessariamente legiferare meno, ma che dobbiamo sicuramente legiferare meglio in futuro.
Consentitemi di ribadire che stiamo parlando di due cose diverse. Una cosa è il grande progetto di semplificazione che darà sicuramente luogo a una riduzione accentuata del volume – nota bene, la quantità e non la qualità – dell’acquis. Il risultato effettivo dell’altro progetto, il nuovo metodo in base al quale redigere le leggi, sarà un incremento significativo della qualità e voi, membri del Parlamento europeo, in qualità di responsabili della formulazione delle leggi, potrete addivenire a un conteggio molto preciso dei costi e dei benefici di ogni singola decisione.
Jules Maaten (ALDE). – (NL) Signora Presidente, il signor Commissario ha rilasciato la propria dichiarazione in maniera molto solenne, come se fossimo testimoni di un evento storico, e secondo me è proprio così. La decisione odierna della Commissione è ovviamente storica.
Si tratta dell’immagine che l’Unione europea dà di sé e quell’immagine non cambierà se non sarà la realtà a mutare, e ciò secondo me è quello che sta accadendo. Il Commissario sostiene che “si tratta soltanto di un antipasto”, ma sbaglieremmo a considerarlo una semplice questione di apparenza. Secondo me le proposte delle Commissioni sono fatte con i denti.
Con tutto il rispetto per il signor Commissario, è piuttosto insolito che la burocrazia proponga di ridurre la burocrazia. Forse alla fine anche i tacchini avranno il diritto di voto sul Natale. Il signor Commissario fa bene ad attribuire parte della responsabilità al Parlamento e al Consiglio, in quanto è in quest’Assemblea e nel Consiglio che hanno origine la maggior parte dei cavilli legislativi.
Credo che l’onorevole Grossetête abbia fatto riferimento a ragione al seguente aspetto: “Come possiamo impedire a questo processo di continuare?”. Dobbiamo assumerci con serietà la responsabilità che ci spetta.
Infine, poiché avete un sito Internet che invita i cittadini a esprimere le proprie osservazioni, potreste darci un’idea, in poche parole e con frequenza periodica, sul tipo di riscontro che otterrete a questo proposito?
Stephen Hughes (PSE). – (EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare il Commissario per la sua dichiarazione. Anche noi siamo favorevoli all’abrogazione delle leggi inutili o ridondanti, ma siamo tuttavia preoccupati, in parte a causa della maniera in cui il Presidente Barroso ha risposto impulsivamente alle domande rivoltegli dal Financial Times in materia di regolamentazione.
La cosa che maggiormente mi preoccupa sono le voci insistenti, testé citate dall’onorevole Lynne, secondo cui prima o poi la Commissione procederà anche al ritiro della direttiva sul lavoro temporaneo. Signor Commissario, concorda con me che se succedesse sarebbe un colpo durissimo ai danni dei tentativi di trovare un equilibrio tra flessibilità e sicurezza, e comprometterebbe il perseguimento equilibrato degli obiettivi di Lisbona? Ci può rassicurare sul fatto che la Commissione non sta valutando l’opportunità di ritirare la direttiva sui lavoratori temporanei delle agenzie di lavoro interinale?
Elisabeth Schroedter (Verts/ALE). – (DE) Signora Presidente, il Commissario Verheugen può credermi sulla parola: la burocrazia rappresenta indubbiamente uno slogan che assicura applausi, ma uno sguardo all’elenco in questione rivela che tale lista cela il vero obiettivo dell’esercizio, che è la demolizione dello stato sociale. Se la direttiva sui lavoratori temporanei è effettivamente destinata a essere ritirata, ciò rappresenta un vero e proprio schiaffo per l’Europa sociale; ciò significherebbe infatti “lavoratori poveri” in Europa, in quanto l’aspetto in questione rientrerebbe nella direttiva Bolkestein, e avremmo un’erosione degli standard minimi europei.
Vorrei sapere come potete proporre di costruire un’Europa sociale smantellando gli standard sociali minimi in vigore nel continente.
Günther Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (DE) Signora Presidente, risponderò alla prima domanda ricordando che abbiamo avviato una consultazione pubblica, e che naturalmente avrete accesso all’esito che da essa emergerà.
Mi vedo costretto ad affermare che l’onorevole Schroedter sbaglia a fare insinuazioni, perché è di questo che si tratta. Non si può dire che il ritiro delle proposte che non sono ancora state adottate porti a uno smantellamento delle norme, in quanto tale ritiro non può fare nulla per cambiare le leggi in vigore. Sto parlando delle proposte che il Parlamento europeo non ha ancora adottato e la Commissione fornirà caso per caso una spiegazione precisa dei motivi del ritiro. Mi sono premurato di aggiungere che ciò non significa che non riapriremo la discussione su questi temi con l’Assemblea.
Per quanto riguarda i lavoratori temporanei, a nostro parere il Parlamento non dovrebbe concludere le proprie deliberazioni prima della presentazione da parte della Commissione di analisi economiche più complete e di una valutazione esaustiva dell’impatto. La proposta non è ancora stata ritirata, e non so da dove le siano giunte tali voci. Non dovete dare credito a tutto ciò che leggete sui giornali; vi sarei grato se le vostre considerazioni si attenessero esclusivamente a quello che la Commissione vi ha comunicato ufficialmente nella propria proposta. Ciò che conta non è quello che stampano i giornali, bensì la decisione presa oggi pomeriggio dalla Commissione. All’onorevole Maaten voglio dire che non avevo nessuna intenzione di conferire un’aria solenne alla mia dichiarazione; ho citato l’ora precisa solamente perché volevo dimostrarvi che, non appena la Commissione ha approvato la propria risoluzione, il Parlamento europeo – e nessun altro – ne è stato tempestivamente informato.