20. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0331/2005).
Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.
Prima parte
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 39 dell’onorevole Albert Jan Maat (H-0735/05):
Oggetto: Diffusione di malattie infettive nell’UE
L’attuale situazione mondiale delle malattie infettive desta profonda preoccupazione. La FAO ha avvertito di recente che l’influenza aviaria giungerà probabilmente anche in Medio Oriente e in Europa attraverso gli uccelli migratori. L’afta epizootica ha raggiunto recentemente la Russia attraverso la Cina e l’Asia centrale.
Ciò premesso, quali provvedimenti sta adottando la Commissione per prevenire la diffusione delle malattie infettive in Europa? In quale area geografica si concentrano gli interventi di lotta? Quale ruolo è attribuito alla vaccinazione in tale contesto? Quali sono le modalità di informazione dei cittadini europei, ad esempio circa il divieto di importazione in valigia di generi alimentari da paesi terzi?
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) Il Commissario Kyprianou è stato trattenuto a una riunione proprio su questo problema e mi ha chiesto di sostituirlo, cosa che faccio volentieri. Vorrei, a nome della Commissione, rinnovare l’impegno che abbiamo preso di informare il Parlamento europeo in modo sistematico e trasparente sulla questione della diffusione in Europa delle patologie animali contagiose. Il Commissario Kyprianou, responsabile della salute e tutela dei consumatori, ha tenuto informato il Parlamento europeo degli ultimi sviluppi e delle misure prese dalla Commissione.
Ieri sera il Commissario ha presentato la situazione della salute degli animali alla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, come già aveva fatto il 14 settembre scorso con la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. Il Commissario aveva tra l’altro già trasmesso per iscritto all’onorevole parlamentare informazioni sulle azioni intraprese dalla Commissione per il contenimento di tali minacce.
La scoperta di focolai di influenza aviaria e di afta epizootica in Asia ha ovviamente suscitato il timore dell’arrivo di tali malattie nell’Unione europea. Tutte le misure giuridiche necessarie a prevenire la possibile introduzione delle malattie tramite animali o prodotti di origine animale sono già state messe in atto. Si tratta in particolare della necessità di informare i passeggeri nei porti e negli aeroporti internazionali dei loro obblighi al riguardo.
La Commissione utilizza i propri poteri regolamentari per garantire l’aggiornamento continuo delle disposizioni esistenti. In questo contesto è stato raccomandato agli Stati membri di rafforzare l’applicazione delle misure e dei controlli esistenti alle frontiere dell’Unione europea al fine di garantire che siano importati solo gli animali e i prodotti rispondenti ai requisiti comunitari.
Per quanto concerne la vaccinazione, la vaccinazione di emergenza è già possibile qualora si scoprano focolai di influenza aviaria. La Commissione ha proposto una nuova direttiva riguardante l’influenza aviaria. Tale proposta permetterà di adottare un approccio alla vaccinazione che terrà conto degli ultimi sviluppi scientifici nella conoscenza sulla malattia e le ultime epidemie. Non va ovviamente dimenticato che la vaccinazione in sé non può garantire un’adeguata prevenzione e controllo della malattia. Per quanto concerne l’afta epizootica, simili disposizioni sono state già applicate. Queste, signora Presidente, sono le risposte che volevo dare a nome del Commissario Kyprianou.
Albert Jan Maat (PPE-DE). – (NL) Signora Presidente, ringrazio il signor Commissario e il suo collega, il Commissario Kyprianou, per la risposta. Ci sono due punti sui quali vorrei una risposta diretta dalla Commissione. Il Commissario afferma che la vaccinazione non può essere preventiva, ma ciò significa che utilizziamo il vaccino solo a contagio avvenuto, anche se il vaccino è già disponibile. Vengono già somministrati dieci diversi tipi di vaccino al pollame, perché non aggiungerne uno contro l’influenza aviaria? Esiste, si può usare, e viene prodotto nell’Unione europea. Perché mai gli allevatori di pollame e i paesi non possono usarlo per prevenire l’epidemia?
Lo stesso vale per la normativa. Si è appena discusso di una semplificazione della normativa. L’uso di un vaccino preventivo comporterebbe molte meno norme a livello comunitario e questo dovrebbe sicuramente interessare alla Commissione.
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) Non ho detto che la vaccinazione non sia utile. Ho semplicemente detto, e anzi precisato, che la vaccinazione di emergenza è già possibile qualora si scoprano focolai di influenza aviaria. E’ risaputo che la vaccinazione è una misura preventiva, ma non sufficiente e che occorre, al contempo, elaborare tutta una serie di disposizioni che il progetto di direttiva mira a precisare. Ecco perché ritengo, onorevole deputato, che la Commissione non nutra alcuna reticenza sulla vaccinazione. Speriamo inoltre di sviluppare tale vaccinazione alla luce di tutti i dati scientifici che ci permettono di conoscere meglio la malattia, ma la Commissione vorrebbe disporre di un dispositivo più ampio che non la semplice vaccinazione per impedire la diffusione di questa malattia in Europa.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 40 dell’onorevole Catherine Stihler (H-0705/05):
Oggetto: Indennizzo dei passeggeri aerei
Un membro del collegio elettorale dell’interrogante ha recentemente incontrato delle difficoltà incontrate in occasione di un volo charter – vacanze My Travel Airways dalle Canarie a Glasgow: i passeggeri hanno dovuto subire 15 ore di ritardo ed enormi disagi ma non hanno ricevuto alcun risarcimento da parte della compagnia in questione. A circa 49 passeggeri è stato negato l’imbarco a causa delle disposizioni previste dalla compagnia in caso di riduzione dell’equipaggio, dopo che un membro dello staff era stato condotto in ospedale. Di fronte alla richiesta di risarcimento in base alla recente legislazione dell’UE in materia di negato imbarco, la compagnia My Travel ha affermato che le nuove disposizioni non erano applicabili poiché il ritardo era dovuto a circostanze impreviste.
Potrebbe la Commissione chiarire due questioni, ossia se i voli charter – vacanze sono soggetti alla legislazione europea in materia di indennizzo dei passeggeri aerei, e se la riduzione dell’equipaggio può essere definita come una circostanza imprevista in base alla legislazione dell’UE?
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) Signora Presidente, vorrei rispondere all’onorevole Stihler che anche i voli charter rientrano nel campo di applicazione del regolamento (CE) n. 261/2004. Le compagnie aeree che gestiscono questi voli sono pertanto tenute a conformarsi alle disposizioni del suddetto regolamento.
Stando alle sue informazioni, si tratta di un caso di ritardo prolungato imputabile alla carenza di organico, e quindi non di negato imbarco. Nella fattispecie non è prevista una compensazione pecuniaria come nel caso di negato imbarco o di cancellazione del volo. Le compagnie aeree sono tuttavia tenute a fornire un’assistenza appropriata – a seconda della situazione, bevande, pasti, mezzi di comunicazione, camera d’albergo – così da ridurre al minimo il disagio subito dai passeggeri. Tale assistenza è obbligatoria nei casi di negato imbarco, di ritardo prolungato e di cancellazione, anche se dovuti a cause di forza maggiore.
Per quanto riguarda la compensazione pecuniaria, le compagnie aeree ne sono esentate solo in caso di cancellazione e di negato imbarco dovuti a circostanze eccezionali. Si può considerare il fatto che l’equipaggio era incompleto come una circostanza eccezionale? Occorre valutare i fatti caso per caso, alla luce di tutti gli elementi concreti, in particolare l’organizzazione delle sostituzioni e la disponibilità sul posto di equipaggi di riserva. Onorevole deputato, comprenderà che, non disponendo di tutti i dettagli, la Commissione non può pronunciare un giudizio definitivo.
Ciononostante, in virtù dell’articolo 16, paragrafo 2, del regolamento, i passeggeri possono d’ora in poi presentare reclamo, se necessario, a organismi di controllo nazionali, abilitati specificamente a gestire reclami e controversie con le compagnie aeree. Ritengo che questo sia tutto quello che posso rispondere, considerando che persino il migliore dei regolamenti non può contemplare tutti i casi specifici, che ogni situazione esige una valutazione individuale sulla base di tutti gli elementi. Nella fattispecie occorrerebbe verificare se, all’aeroporto locale, era disponibile personale sostitutivo per un volo di ritorno o se erano previste disposizioni organizzative. Ma, come ho detto poc’anzi, i passeggeri in questione hanno ormai la possibilità di presentare i propri reclami rivolgendosi all’organismo scelto a livello nazionale.
Catherine Stihler (PSE). – (EN) E’ un caso singolare. Trovo interessante che quando le assistenti di volo hanno un raffreddore e non possono viaggiare su un aereo vi debba essere immediatamente una riserva per coprire la carenza di personale in tale circostanza. Mi viene quindi da pensare che in questo caso i sistemi semplicemente non siano stati predisposti.
Proprio oggi un altro elettore scozzese, un certo Duncan Thorpe, ha chiesto se, nel caso di un ritardo di cinque o più ore, si ha diritto alla compensazione. Secondo il sito Internet europeo, in caso di ritardo di cinque o più ore, la compagnia aerea deve rimborsare il prezzo del biglietto. Eppure, la compagnia aerea ha risposto al mio elettore, cito: “Il regolamento (CE) n. 261/2004 non impone alcun obbligo ai vettori di offrire o pagare una compensazione nel caso in cui i passeggeri subiscano un ritardo”.
Gradirei che la Commissione spiegasse in che modo controlla la reale attuazione della direttiva.
La ringrazio per la considerazione, signora Presidente: è una questione importante.
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) E’ ovvio che il regolamento comporta l’obbligo per ogni Stato membro di stabilire un’autorità capace di vagliare le richieste. Il regolamento tuttavia è troppo recente perché possa darvi oggi una valutazione della sua attuazione. E’ evidente, onorevole deputata, che garantiremo l’effettiva applicazione di queste nuove disposizioni sui diritti dei passeggeri; le posso dire che faremo in modo per il 2006 di essere in grado di redigere un bilancio che ci permetterà, all’occorrenza, signora Presidente, onorevole deputata, di rafforzare ulteriormente, se necessario, le misure che sono state prese. Ribadisco tuttavia che siamo alle prime fasi di una politica che mira a offrire ai passeggeri la garanzia di nuovi diritti. Dovete ovviamente lasciarci un certo periodo di tempo per valutare le misure di applicazione e, eventualmente, rafforzarle o correggerle.
Bill Newton Dunn (ALDE). – (EN) Signor Commissario, anch’io come l’autrice dell’interrogazione ho ricevuto delle richieste dai miei elettori. Si tratta di un ambito estremamente ostico per il pubblico. E’ uno dei maggiori vantaggi dell’Europol messi di recente a disposizione del pubblico e andrebbe reclamizzato assai meglio. Non sto suggerendo una nuova direttiva, ma i 25 uffici informazione della Commissione nelle 25 capitali nazionali non potrebbero tralasciare i dettagli sul loro sito Internet e stampare, invece, un volantino di una pagina che fornisca ai cittadini le informazioni corrette circa i loro diritti, che potrebbero altrimenti essere disconosciuti dalle compagnie aeree?
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) La ringrazio del suggerimento. Tale documento è ovviamente già affisso negli aeroporti e fa riferimento a un organismo nazionale incaricato di occuparsi di reclami. Detto questo, lei ha ragione, onorevole deputato, occorre informare di più gli utenti e sviluppare in quest’ambito una comunicazione assai più concreta e più accessibile a tutti. Vi chiederei un po’ di indulgenza dal momento che si tratta di misure recenti, ma siate certi che sto provvedendo personalmente affinché le disposizioni da me proposte e approvate da Parlamento e Consiglio vengano effettivamente applicate. A tal fine occorre effettivamente informare le persone. Ringrazio l’onorevole deputato per il suggerimento e anche l’autrice dell’interrogazione, l’onorevole Stihler, per averci dato degli esempi concreti. E’ sulla base di simili esempi che si potrà gradualmente creare una giurisprudenza, nonché una migliore applicazione dei testi.
Josu Ortuondo Larrea (ALDE). – (ES) Signor Commissario, alcune settimane fa mi sono visto negare l’imbarco da una delle principali compagnie aeree nazionali europee, e i diritti che mi sono stati letti sul posto non coincidevano con la normativa approvata dal Parlamento europeo.
La Commissione europea è a conoscenza di quanti e quali Stati membri hanno trasposto e incorporato la normativa europea nella propria legislazione, e quanti e quali non l’hanno fatto?
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) Signora Presidente, si tratta di un regolamento; di conseguenza non è prevista alcuna trasposizione. Se vorrà semplicemente comunicarmi per lettera di quale Stato membro si tratta, farò il possibile per verificare se, nel caso specifico, lo Stato membro abbia veramente istituito l’organismo responsabile per il controllo dell’applicazione delle misure in questione.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 41 dell’onorevole Athanasios Pafilis (H-0756/05):
Oggetto: Problemi gravi di sicurezza dei voli
Le catastrofi aeree che hanno avuto luogo nel corso dell’estate creano inquietudini più forti in particolare fra i dipendenti e gli utenti dei servizi delle società di trasporto aereo. I controlli insufficienti che, come denunciano gli stessi dipendenti, sono dovuti in ampia misura alla liberalizzazione dei mercati e alla forte concorrenza, la violazione delle regole di sicurezza al fine di raggiungere l’obiettivo del guadagno immediato e più elevato, così come la moltitudine di compagnie che compaiono e scompaiono sul mercato senza fornire le necessarie garanzie di sicurezza trasformano le attività di trasporto da servizio sociale in un’impresa che ha come unica regola il guadagno.
Ritiene la Commissione che i cieli unici e la caccia sfrenata al profitto abbiano contribuito alla riduzione dei controlli? Inoltre, intende la Commissione prendere misure in vista di controlli di sicurezza efficaci per tutti i voli, tenendo conto anche delle proposte dei dipendenti del settore (ad esempio, controlli preliminari da parte di un meccanico diplomato e autorizzato)?
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) Signora Presidente, comprendo benissimo l’emozione suscitata da tutti questi incidenti avvenuti nel mese di agosto. Evidentemente la Commissione non può esprimersi sulle cause degli incidenti, compito che spetta agli esperti.
Vorrei rispondere all’onorevole Pafilis che non si può stabilire un nesso fra liberalizzazione, apertura del trasporto aereo alla concorrenza e i problemi di sicurezza la cui causa presunta sarebbe l’apertura alla concorrenza. Si potrebbe anche tenere presente che, mentre veniva liberalizzato il mercato interno del trasporto aereo, la Commissione rafforzava le norme di sicurezza. L’acquis comunitario nell’ambito della sicurezza aerea si è considerevolmente sviluppato e l’evoluzione dei dati relativi alla sicurezza indica che il numero di incidenti e di decessi è in costante calo da quando è stato avviato il processo di liberalizzazione che, tra l’altro, ha permesso di offrire a molti cittadini europei la possibilità di viaggi aerei a prezzi più economici.
Ciò detto, la sicurezza è oggi più che mai una priorità del trasporto aereo, e occorre monitorare con grande attenzione il controllo dei velivoli comunitari, di cui ovviamente sono responsabili le autorità nazionali, le quali hanno facoltà di rifiutare il rilascio delle licenze.
Per quanto riguarda i controlli effettuati prima dei voli, le misure in vigore impongono alle compagnie aeree comunitarie il rispetto di standard di sicurezza molto rigidi. Le norme operative in vigore sono quelle stabilite dalle Autorità congiunte dell’aviazione – Joint Aviation Authorities. Tali norme prevedono l’obbligo per l’operatore di assicurarsi che l’insieme del personale addetto o direttamente implicato nelle operazioni a terra e in volo abbia ricevuto una formazione adeguata, abbia dimostrato le proprie capacità nello svolgimento delle specifiche mansioni assegnate e sia consapevole delle proprie responsabilità e della relazione fra le proprie mansioni e il funzionamento complessivo. Mi scuso, signora Presidente, per avere citato delle norme che avrebbero potuto essere espresse in termini più semplici. Vorrei davvero che i testi europei fossero più semplici, ma in questo caso si tratta di un testo delle Joint Aviation Authorities.
In risposta all’onorevole Pafilis, vorrei dire che fin dall’inizio del mese di febbraio ho preso personalmente l’iniziativa di chiedere al Consiglio dei ministri dei Trasporti la possibilità di stilare una lista europea delle compagnie aeree oggetto di divieto o limitazioni di volo. Va detto che, a causa della prudenza degli Stati membri, si è progredito meno rapidamente di quanto avessi sperato.
Quest’estate poi sono sopravvenuti gli incidenti aerei noti a tutti e cui ha fatto riferimento l’onorevole Pafilis: a quel punto il Parlamento europeo, quando gli è stata deferita la proposta di regolamento modificata, ha approvato, su proposta della relatrice, onorevole De Veyrac, alcuni emendamenti estremamente positivi che armonizzano i criteri in forza dei quali una compagnia aerea può essere messa al bando o sottoposta a limitazioni di volo. Sono dell’avviso che tale proposta possa essere ormai adottata abbastanza rapidamente, nel mese di novembre. Sarò quindi in grado di redigere questa lista nera europea che, evidentemente, permetterà ai cittadini di essere meglio informati sulla qualità dell’operatore aereo che utilizzano.
Resta il problema dei paesi terzi. La Commissione si è inoltre impegnata ad istituire controlli più severi con la famosa direttiva SAFA. Si tratta invero di una direttiva che dovrà essere trasposta in legge da tutti gli Stati membri entro aprile 2006. Appoggiandoci in primo luogo sul progetto di normativa sull’identità dell’operatore, che comprende i criteri di valutazione delle compagnie aeree che ci permetteranno di cominciare il lavoro sulla lista nera, e in secondo luogo sulla direttiva SAFA, applicata in tutti gli Stati membri agli aerei di paesi terzi, avremo un dispositivo che, mi auguro, segnerà una tappa importante nella sicurezza del trasporto aereo.
Questi sono i vari punti che volevo presentare all’onorevole Pafilis che, giustamente, mi ha interpellato sulla sicurezza del trasporto aereo.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL). – (EL) Signor Commissario, se questa situazione continuerà fino al 2020, avremo un incidente a settimana. In altre parole, il sacrificio di vite umane a vantaggio del profitto economico. Non si tratta di una nostra valutazione, ma di quella dell’Associazione per il trasporto aereo internazionale. E’ esattamente su questo punto che riteniamo che la politica di liberalizzazione, della cosiddetta “libera concorrenza”, abbia creato una situazione di mancata attribuzione delle responsabilità che, oltre tutto, miete vittime sia fra i passeggeri che fra i lavoratori stessi. Tanto i governi che le parti interessate del settore pubblico come di quello privato, conoscono bene lo stato dei velivoli, così come gli enormi problemi che gli equipaggi devono fronteggiare a causa della pressione esercitata dai cambiamenti dei rapporti di lavoro.
La Commissione non fa molto al riguardo, anzi. Dal momento che non ho molto tempo a disposizione, le chiedo: perché non revocare la direttiva che permette che i controlli sul velivolo in questione vengano svolti da tecnici non autorizzati, piuttosto che lasciare che continui una prassi del genere, che si è dimostrata disastrosa?
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) Onorevole deputato, non so a quale direttiva si riferisca. Le ripeto semplicemente che non può sostenere che l’Unione europea non abbia rafforzato la normativa in materia di sicurezza. Adesso abbiamo un’Agenzia europea per la sicurezza aerea, la cui autorità è finalmente riconosciuta anche dalla FAA americana. Il mio predecessore – e personalmente continuerò sulla stessa strada – ha veramente rafforzato l’intera normativa sulla sicurezza.
Lei ha ragione: non si può aprire il trasporto aereo alla concorrenza senza contemporaneamente garantire la presenza di un solido quadro normativo in materia di sicurezza. Stiamo comunque facendo progressi e vorrei complimentarmi, signora Presidente, con il Parlamento europeo che nella fattispecie ci è di grande aiuto. Sono lieta di constatare che i nostri criteri saranno assolutamente identici in tutti gli Stati membri, in cui, come sapete, sono le autorità dell’aviazione civile a essere responsabili della sicurezza.
Disporremo dunque di criteri comuni che ci permetteranno, sia per le compagnie aeree europee che per quelle di paesi terzi, di impedire a una data compagnia di trasportare passeggeri, se non offre le necessarie garanzie di sicurezza. Ritengo che indubbiamente resti ancora molto lavoro da fare, ma è già stato compiuto un grande passo avanti e, lo dico apertamente, non sono di quelli che permettono che la concorrenza si svolga al di fuori di un quadro normativo preciso ed efficace in materia di sicurezza.
Georgios Karatzaferis (IND/DEM). – (EL) Signor Commissario, è stata resa pubblica la relazione sul velivolo della compagnia Helios precipitato a Grammatiko: entrambi i piloti soffrivano di malattie cardiache, uno aveva le coronarie ostruite al 90 per cento. In altre parole era praticamente morto prima di morire. Questo è quanto accade quando piccole compagnie aeree effettuano dei trasporti senza alcun controllo.
In Grecia abbiamo l’Olympic Airways, una compagnia che in trent’anni non ha mai avuto il minimo incidente. Le sue parole, ovviamente, sono un presagio di morte per la nostra compagnia.
Lancio un appello a nome dei cittadini greci perché l’Olympic Airways abbia una possibilità, così da avere la certezza di poter volare con questa compagnia. Dimentichiamo la concorrenza. Ci sarà bene un modo per garantire la sopravvivenza di questa compagnia di bandiera, che è una garanzia per la Grecia e l’Europa. La Commissione sta prendendo in considerazione di aiutare l’Olympic Airways? E’, se vuole, utile per la Grecia…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) Onorevole deputato, proporrò a breve di estendere le competenze dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea, in modo che questo organismo possa sorvegliare in particolare le procedure di volo e tutto ciò che è connesso al fattore umano. Lei infatti ha ragione sulla necessità che i piloti ricevano una formazione adeguata e siano in grado di pilotare un aereo. Tale proposta sarà presentata a breve e, mi creda, siamo ben determinati a sorvegliare attentamente le compagnie che non offrono le necessarie garanzie. Ciò rientra tra l’altro negli scopi della lista nera, il cui aggiornamento sarà notevolmente facilitato dal lavoro dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea.
Georgios Toussas (GUE/NGL). – (EL) Signora Presidente, signor Commissario, non abbiamo bisogno di sentimentalismi e di magniloquenza su una questione così importante, e riteniamo che la Commissione debba veramente prendere in mano la questione. Il problema della sicurezza dei velivoli non si risolve con liste nere, gialle, verdi o rosse. Occorre andare al nocciolo della questione e individuarne le cause.
E’ qui che, insieme ai suoi colleghi, deve veramente compiere dei controlli, soprattutto dal momento che la Commissione ha ricevuto una lettera dalle parti direttamente coinvolte, ovvero i tecnici responsabili dei controlli degli apparecchi prima del volo, in merito al fatto che la direttiva dell’Unione europea – il cui numero mi sfugge al momento – permette che tali controlli siano svolti da personale…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) Vorrei ricordarle che la lista nera in questione, che spero vedrà la luce all’inizio del 2006, comporterà il divieto per le compagnie nazionali di operare su tutto il territorio dell’Unione europea. Si tratta, nel complesso, di una misura assai rigorosa, il che significa che avrà probabilmente un forte effetto dissuasivo poiché le compagnie che non rispettano le norme di sicurezza sapranno che rischiano di ritrovarsi sulla lista nera, e quindi di vedersi vietato il diritto di volo in tutto lo spazio aereo dell’Unione europea. Gli ultimi incidenti hanno mostrato che, fino ad oggi, vi erano divieti emessi dalle direzioni dell’aviazione civile nazionali che non si applicavano a tutto il territorio dell’Unione europea, il che non era affatto rassicurante per i cittadini europei. Tuttavia, il passo che, mi auguro, intraprenderemo all’inizio del 2006, ci garantirà che una compagnia inaffidabile finirà sulla lista nera con la conseguenza di vedersi vietare il diritto di volo nell’Unione europea.
Seconda parte
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 42 dell’onorevole Dimitrios Papadimoulis (H-0669/05):
Oggetto: Completamento del catasto nazionale
Nella sua risposta all’interrogazione (E-2710/04) concernente il catasto nazionale, la Commissione precisa che il governo ellenico, come risulta dalla sua proposta, non ha intenzione di sancire, sul piano giuridico, i diritti attivi di proprietà, e che quindi la Commissione non prevede ulteriori contributi per il finanziamento del catasto. In concreto, il fatto che con la suddetta proposta si chieda di finanziare un prodotto intermedio e non quello finale implica l’impossibilità di dare garanzie in merito al completamento dell’opera.
Ciò premesso, in che modo si è assicurato che con questo pur minimo finanziamento si possa allestire il catasto nazionale?
Come si giustificano e/o si conciliano tanto l’ammontare minimo del contributo comunitario, quanto il contenuto dell’opera finanziata – banca dati dei titoli attivi – con il requisito ragionevole di pervenire a un risultato completo?
Danuta Hübner, Membro della Commissione. (EN) Effettivamente, esiste un problema sulle caratteristiche del progetto e dell’infrastruttura informatica per l’attuazione di un sistema catastale moderno cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale. Lo scopo di questo progetto è istituire una banca dati digitale per i diritti attivi di proprietà, che sono attualmente registrati in versione cartacea presso gli uffici ipotecari, con un riferimento per zona. Questo archivio elettronico di titoli attivi offrirà certamente un prezioso servizio ai cittadini e alle imprese. Siamo fiduciosi che il progetto potrà essere portato a termine a breve e con costi piuttosto contenuti. Inoltre, il progetto determinerà, in base alla legislazione greca, le zone costiere e forestali che potrebbero rientrare nel territorio demaniale, fatte salve le aree urbane. Spetterà allo Stato greco dar seguito alle proprie rivendicazioni di proprietà, nel modo che considererà più opportuno.
La convalida giuridica dei diritti attivi di proprietà non fa parte del progetto cofinanziato dall’Unione europea a titolo del FESR; tale attività sarà finanziata esclusivamente tramite i fondi nazionali. A nostro avviso, si spiega così il livello evidentemente basso del finanziamento comunitario per il progetto menzionato dall’onorevole parlamentare.
Le autorità greche hanno chiesto un tasso di cofinanziamento del FESR pari al 50 per cento, livello approvato dalla Commissione.
Credo di aver così risposto all’interrogazione dell’onorevole Papadimoulis.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL). – (EL) La ringrazio per la risposta, signora Commissario, ma mi permetta di farle una domanda ben precisa: il 5 ottobre 2001, il Commissario Barnier, allora responsabile in materia, dichiarò che sarebbe stato mantenuto il cofinanziamento sub condicione per l’intero catasto nazionale ellenico.
Oggi, secondo le sue dichiarazioni, e alla luce di calcoli corretti, il finanziamento ammonta solo al 2,5 per cento del costo complessivo del progetto, che ammonta a 1,65 miliardi di euro.
Le chiedo quindi: come si spiega questa enorme riduzione del contributo comunitario? Perché la Commissione rifiuta di stanziare ulteriori fondi, come promesso dall’allora Commissario Barnier?
Danuta Hübner, Membro della Commissione. (EN) Il finanziamento previsto dalla Commissione è di 40 milioni di euro – ovvero il 50 per cento del progetto –, cifra che rientra nel sistema di cofinanziamento del FESR. La ragione è che la differenza – relativa alla convalida giuridica dei diritti di proprietà – non può essere inclusa nel progetto cofinanziato, in quanto la Commissione ritiene che si tratti di una questione per l’appunto di carattere giuridico, che quindi esula dall’ambito del progetto cofinanziato. Come certamente saprà, il quadro giuridico in Grecia in questa materia è piuttosto instabile, cambia abbastanza spesso. Spetta ai greci, quindi, la responsabilità di organizzare in modo definitivo gli uffici catastali, per i quali, attraverso il finanziamento comunitario, forniamo i necessari strumenti tecnici.
Occorre aggiungere che il lavoro relativo alla convalida giuridica sarebbe svolto soprattutto da avvocati, cosicché le spese – che corrisponderebbero agli onorari o ad altri costi simili – non sarebbero comunque ammissibili al finanziamento del FESR. Si spiega così la bassa quota di finanziamento. Questo è il motivo per cui la Commissione non è in grado di fornire assistenza finanziaria per la rimanente parte del progetto.
Georgios Papastamkos (PPE-DE). – (EL) Signora Presidente, in qualità di portavoce dell’opposizione del precedente governo greco convengo con quanto enunciato dall’onorevole Papadimoulis: il suo atteggiamento critico è comprensibile, dato che fa riferimento all’anno 2001.
La Signora Commissario è invitata a rispondere: può spiegare perché non sono previsti ulteriori finanziamenti per il progetto di catasto, nonché delucidarci gli aspetti negativi del dossier dal 2001 ad oggi. Naturalmente, ribadisco che considero fondamentale finanziare progetti preliminari, a sostegno del catasto e delle registrazioni catastali che seguiranno.
Danuta Hübner, Membro della Commissione. (EN) Signora Presidente, mi permetta di aggiungere ancora una cosa per meglio spiegare come mai la quota di finanziamento è così contenuta. Dobbiamo tener presente che questo progetto è destinato a produrre entrate. I greci dovranno pagare un diritto per richiedere un certificato. Questo è uno dei motivi che ci ha dissuasi dall’erogare cofinanziamenti più elevati.
Lei si riferisce a fatti risalenti al 2001, e non so se ricordo esattamente. C’è stato un precedente progetto di catasto in Grecia che è stato un fiasco – mi consenta di dirlo apertamente –, ed è per questo che la Commissione ha deciso di recuperare l’intera somma. Abbiamo poi cominciato a prendere accordi sul secondo progetto quando abbiamo individuato la parte di progetto che potevamo finanziare senza dubbi o problemi. Mi rendo conto delle diverse preoccupazioni cui lei ha fatto cenno. Posso garantirle che approfondirò la questione con i miei colleghi della DG per capire se un contributo così limitato è davvero giustificato dai dati disponibili. E’ tutto quello che posso fare per ora. Insisterò per essere informata su tutti i particolari che hanno motivato lo stanziamento di 40 milioni di euro. Questo è quanto posso dirle al momento.
Georgios Karatzaferis (IND/DEM). – (EL) Signora Commissario, nel nostro paese lei è conosciuta come un personaggio politico serio e responsabile. Il problema del nostro catasto è questo: costa 26 volte più del previsto. Meno terra, più danaro, inclusi i fondi dell’Unione europea.
La questione è semplice. Di questa faccenda si discute spesso in Parlamento, nonché sulla stampa ellenica. Ha intenzione di invitare il governo greco a perseguire coloro che si sono impadroniti di questi fondi? Intende chiamare coloro che hanno rubato fondi al popolo ellenico e all’Unione europea a presentarsi in Tribunale per difendersi?
Danuta Hübner, Membro della Commissione. (EN) Prevedo di andare in Grecia verso il 20 ottobre. In tale occasione la Commissione verificherà certamente eventuali irregolarità a livello di enti locali. Non mi sono state riferite irregolarità in merito a questo progetto, ma la questione sarà certamente approfondita, se non altro per andare sul sicuro.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 43 dell’onorevole Georgios Karatzaferis (H-0682/05):
Oggetto: Mancato conseguimento da parte greca dell’obiettivo di utilizzare appieno le risorse per il 2005
La stampa greca riferisce dell’esistenza di un documento del Ministero ellenico dell’economia indirizzato alla competente Direzione generale della Commissione europea, secondo il quale, stante l’ammissione, da parte delle autorità greche, di aver mancato l’obiettivo di utilizzare appieno la somma di 5 miliardi di euro messa a disposizione per il 2005, almeno un miliardo di euro (sic) è rimasto inutilizzato.
Esiste veramente un tale documento? In caso affermativo, quali altre notizie rivela? Chi l’ha firmato e quale spiegazione è data del fatto che le autorità elleniche, come peraltro esse stesse avevano previsto, non siano riuscite a conseguire l’obiettivo fissato?
Danuta Hübner, Membro della Commissione. (EN) Lei chiede se ci è pervenuta una lettera da parte delle autorità elleniche in merito alle informazioni alle quali allude. Posso dirle che la Commissione non ha mai ricevuto una lettera del genere, ma abbiamo discusso le previsioni di pagamento con la Grecia, come facciamo con tutti gli Stati membri diverse volte all’anno.
Alla luce dei dibattiti intercorsi con la Grecia a proposito delle previsioni di pagamento per il 2005, ci siamo resi conto del potenziale rischio di un insufficiente utilizzo dei fondi di qui alla fine dell’anno. Sia il governo greco che la Commissione ne sono consapevoli. Ecco perché, già a luglio, il Direttore generale della DG “Politica regionale”, Graham Meadows, aveva scritto al governo greco in merito ai pagamenti N+2 e agli obiettivi di impegno del Fondo di coesione per l’anno in corso. A lettera spedita, è stata poi convocata una riunione – circa una settimana fa – tra le autorità elleniche e la Commissione.
Come dicevo, ho in programma una visita in Grecia in ottobre, in occasione della quale discuterò la faccenda direttamente con i rappresentanti del governo greco.
Dalle riunioni intercorse con i servizi della Commissione, mi sembra di capire che vi è un palese impegno, non soltanto da parte nostra, ma anche da parte della Grecia, a fare tutto il possibile per evitare quest’anno il disimpegno degli stanziamenti, sebbene tale rischio sia comunque presente.
Georgios Karatzaferis (IND/DEM). – (EL) Signora Presidente, stiamo parlando della perdita di un terzo del terzo pacchetto di sostegno. E’ anche quanto ha dichiarato il Commissario responsabile diversi anni fa, e che oggi è deputato al parlamento greco. Vi è una lettera del ministro degli Affari economici indirizzata al Primo Ministro greco nella quale si fa riferimento a questa ingente perdita.
Si è mai chiesta perché la Grecia è così indietro? Perché non riesce a utilizzare gli stanziamenti, specialmente in un momento in cui registra un deficit del 6 per cento, e avrebbe quindi bisogno fino all’ultimo centesimo di questi fondi? Perché la Grecia rinuncia con tanta leggerezza a miliardi di euro? Qual è la ragione? Che informazioni ha in proposito?
Danuta Hübner, Membro della Commissione. (EN) Sappiamo che la Grecia ha bisogno di fondi, come del resto gli altri Stati membri che usufruiscono degli stanziamenti; non appena ho saputo dell’esistenza di problemi relativi all’utilizzo di tali fondi, abbiamo avviato una stretta collaborazione con le autorità nazionali per garantire quanto più possibile il sostegno della Commissione al fine di risolvere il problema. Tuttavia, si deve anche tener conto del fatto che non siamo ancora alla fine dell’anno; quindi, se ci sarà un serio impegno – che di certo non mancherà da parte greca – si potrà tentare di evitare la perdita di fondi destinati alla Grecia per quest’anno.
Quantificare è prematuro perché, in base all’esperienza che ho acquisito nell’arco dell’ultimo mese e mezzo dell’anno scorso, quando sono entrata in carica a fine novembre, è proprio durante gli ultimi mesi dell’anno che si assiste di solito ad un’enorme mobilizzazione dei fondi nella maggior parte degli Stati membri, che sono quindi in grado di ricuperare. Ciò significa che rimangono ancora tre mesi per garantire un adeguato utilizzo dei fondi destinati alla Grecia.
Non mi resta che assicurare che ci impegneremo, in collaborazione con le autorità nazionali, in merito alla questione. Alla luce delle cifre che mi sono state fornite dalla DG, ho l’impressione che la somma sia nettamente inferiore a quella indicata dall’onorevole parlamentare. Tuttavia, in questa fase non mi sento di riportare cifre, in quanto sono dell’avviso che le autorità e i cittadini greci che hanno bisogno di fondi faranno il possibile per spendere il danaro opportunamente nei mesi a venire.
Come sapete, per i Fondi strutturali la cifra che potrebbe essere a rischio è quella stanziata nel 2003, dato che la regola N+2 parte automaticamente alla fine dell’anno, e per le cifre stanziate per il 2003 non dobbiamo soltanto considerare il FESR, ma anche il Fondo sociale e i finanziamenti FEAOG. Non è mia intenzione fare troppe pressioni sulle autorità greche, ma nella misura in cui possiamo incoraggiare o imporre migliori prassi, lo facciamo.
Partecipiamo a riunioni a vari livelli, con frequenti missioni in Grecia. I colleghi lavorano nell’ambito della presente fase operativa, ma si impegnano molto anche per cercare di sormontare le difficoltà che si sono accumulate negli anni. Certe cose non accadono dalla mattina alla sera, ma di solito sono il risultato di lunghi processi. Stiamo tentando di risolvere i problemi che sono venuti alla luce quest’anno e lo facciamo nell’interesse della Grecia.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, signora Commissario, non conviene che il governo ellenico precedente ha accumulato un debito ingente, e che proprio per questo motivo la Grecia oggi ha difficoltà a rispettare il Patto di stabilità e di crescita?
Danuta Hübner, Membro della Commissione. (EN) Non posso dirlo con assoluta certezza, ovviamente, ma mi pare che non siano tanto i problemi legati al cofinanziamento, quanto il contributo nazionale ai finanziamenti che rende difficile portare a buon fine i progetti greci. Probabilmente, c’è stata una serie di intoppi, ma oggi non sono in grado di fornire ulteriori elementi sulla vera natura del problema. Come ho già detto, di solito si tratta della procedura nel suo complesso, ma certamente non abbiamo identificato nessun fattore specifico che abbia determinato la carenza di mezzi finanziari per cofinanziare tali progetti.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL). – (EL) La ringrazio, signora Commissario, per la sua risposta e per lo spirito che ha animato le sue parole. Tuttavia, mi permetta ancora una domanda: alla luce delle richieste di pagamento registrate finora, potrebbe dirmi qual è il tasso di utilizzazione del Quadro comunitario di sostegno per la Grecia?
In proposito, lei mi ha fornito una risposta per iscritto alcuni giorni fa, dicendo che entro la fine di settembre avrebbe dovuto ricevere proposte da parte del governo ellenico in occasione di una revisione intermedia del programma nel suo complesso. Le ha ricevute?
Infine, con riferimento al suo viaggio in Grecia, quando pensa che la revisione del programma Quadro comunitario di sostegno per la Grecia sarà completata, in collaborazione fra la Commissione e le autorità elleniche?
Danuta Hübner, Membro della Commissione. (EN) Non sono certa di aver inteso tutte le domande, ma in linea di massima se le proposte di progetto ci pervengono entro la fine di ottobre, dovremo tranquillamente essere in grado di erogare i fondi verso la fine dell’anno. C’è ancora un po’ di tempo, quindi, ed è per questo che ribadisco che è prematuro dire se e quali fondi potrebbero non essere assegnati, specialmente perché non è escluso che possa esserci un buon progetto che utilizzi il resto della somma stanziata per il 2003 prima della fine dell’anno.
Mi permetta di aggiungere che certamente non manca la buona volontà di collaborare con la Commissione. Come si ricorderà, durante la prima metà dell’anno siamo riusciti a risolvere un problema di estrema difficoltà. Siamo riusciti a trovare una soluzione e a portare a buon fine trattative particolarmente difficili e penose per entrambe le parti. Tuttavia l’impegno è stato da entrambe le parti sufficientemente concorde e determinato da risolvere il problema, che era di natura storica. Oggi, lavoriamo piuttosto sul presente, e le assicuro che entrambe le parti si stanno impegnando con notevoli sforzi. Resto ottimista e sono sicura che risolveremo il problema. Non posso però impegnarmi a nome del Governo greco, posso soltanto offrire il sostegno che è in mio potere offrire.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 44 dell’onorevole Ryszard Czarnecki (H-0710/05):
Oggetto: Fondi per gli aiuti a titolo della politica regionale
E’ vero che a seguito delle riduzioni nel bilancio originariamente previste per il periodo 2007-2013, la Commissione sarà costretta a diminuire gli importi inizialmente destinati a taluni strumenti di assistenza? In caso affermativo, quali?
Danuta Hübner, Membro della Commissione. (PL) Si è fatto riferimento al bilancio 2007-2013. Come l’onorevole deputato saprà, questo è oggetto di un accordo interistituzionale, nonché di negoziati tra le tre Istituzioni a seguito di una proposta della Commissione.
La Commissione partecipa ai negoziati, ma difende comunque la sua proposta, se mi è consentito usare quest’espressione. La Commissione non ha facoltà di decidere come ripartire un’eventuale riduzione del bilancio complessivo, e non può stabilire dove operare i tagli di bilancio nell’ambito dei vari titoli della politica di coesione. Ogni riduzione globale di questo tipo implica a sua volta la necessità di modificare elementi del bilancio nel suo complesso.
Posso, tuttavia, dichiarare che lo scorso giugno la Presidenza lussemburghese aveva proposto un bilancio per la politica di coesione inferiore del 10 per cento rispetto a quello proposto dalla Commissione. La proposta comportava un impatto sproporzionato sui singoli obiettivi della politica di coesione. Per l’obiettivo I, relativo alle regioni più povere, i tagli erano pari al 6 per cento. L’obiettivo II, inteso a promuovere l’occupazione e la competitività nelle regioni, subiva tagli pari a circa il 18 per cento. I tagli più drastici si riferivano all’obiettivo III, che comprende tutte le azioni a favore della cooperazione territoriale europea, ossia della coesione. Per questo obiettivo, i tagli ammontavano al 50 per cento.
Questi dati riguardano la riduzione rispetto alla proposta della Commissione. In linea di massima, si tratterebbe di un impatto sproporzionato sui cosiddetti vecchi e nuovi Stati membri, dato che l’80 per cento dei tagli andrebbe a colpire i 15 vecchi Stati membri, e il restante 20 per cento i nuovi Stati dell’Unione.
E’ tutto quello che posso dire in merito al coinvolgimento della Commissione nelle decisioni sui tagli di bilancio.
Ryszard Czarnecki (NI). – (PL) Prendo la parola per testimoniare che i deputati greci non sono gli unici che si impegnano in questo dibattito con la signora Commissario. La ringrazio, Commissario Hübner, la sua risposta è stata pertinente, precisa e ha proprio centrato il punto. Nella mia domanda, ho cercato di trasmettere le preoccupazioni espresse da molti deputati in merito al futuro della politica regionale nel quadro del nuovo bilancio.
Termino qui, signor Presidente, per dimostrarle che ci sono alcuni parlamentari uomini in quest’Aula capaci di concludere a tempo debito, senza bisogno di ricorrere quindi all’orribile dispositivo che ha davanti.
Danuta Hübner, Membro della Commissione. (EN) Non ci sono altre domande a cui io debba rispondere.
David Martin (PSE). (EN) Signora Commissario, che ne pensa del discorso fatto ieri dal Cancelliere britannico dello Scacchiere che ha decantato vari risultati ottenuti negli ultimi anni con interventi nelle aree sfavorite del Regno Unito? L’unico elemento in comune a tutti gli esempi che ci ha presentato è il fatto che si tratta di progetti parzialmente finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale. In questo contesto, pensa di sfruttare l’informazione nelle sue trattative con il Consiglio allo scopo di tentare di aumentare la somma disponibile nell’ambito delle prospettive finanziarie 2007-2013?
Danuta Hübner, Membro della Commissione. (EN) La ringrazio per l’informazione. Al riguardo, vorrei aggiungere due osservazioni. Primo, il Regno Unito è un laboratorio di migliori prassi in Europa sia per la politica regionale che per il modo in cui i fondi vengono utilizzati. Ho avuto modo di visitare diversi parchi industriali e scientifici. Il vostro paese vanta ottimi partenariati a livello locale e risultati incredibilmente buoni, molto spesso partendo da un esiguo contributo dei Fondi strutturali che funge da catalizzatore. Ovunque – in Scozia, in Galles o in Cornovaglia, ma anche in altre regioni britanniche – si trovano ottimi esempi di questo tipo di migliori prassi. Stiamo persino sfruttando l’esperienza britannica per diventare più innovativi in materia d’ingegneria finanziaria, esperienza sulla quale si baseranno in larga misura anche gli incontri previsti con i britannici il mese prossimo, proprio sul tema dell’ingegneria finanziaria.
In secondo luogo, tutti noi abbiamo bisogno di una decisione sul bilancio, ma sarebbe utile se nel frattempo potessimo collaborare con i britannici su tutte le altre questioni norme, programmazione, nonché sulle proposte innovative relative alle iniziative per il futuro dei fondi. Nondimeno, è auspicabile che si prenda una decisione in merito durante la Presidenza britannica.
Justas Vincas Paleckis (PSE). (EN) Signora Commissario, la sua collega Grybauskaitė ha pubblicamente dichiarato che, se l’Unione europea non riuscirà a trovare un accordo sulle prospettive finanziarie entro quest’anno, durante la Presidenza britannica, s’impedirà ai nuovi Stati membri dell’Unione di ricevere il livello di assistenza previsto dai Fondi strutturali e dal Fondo di coesione. E’ d’accordo su questa previsione?
Danuta Hübner, Membro della Commissione. (EN) Sappiamo benissimo che introdurre questa politica richiederà il suo tempo. Stimiamo che dopo l’approvazione del bilancio, occorreranno circa 18 mesi per l’avvio dei programmi e dei progetti di coesione di nuova generazione. Se consideriamo la questione da questo punto di vista, si tratta davvero dell’ultima opportunità per prendere una decisione, visto che il tempo già scarseggia. Non c’è alcun dubbio in proposito.
Il problema è che, una volta presa la decisione, ed espletate tutte le procedure necessarie, dovremo poi cominciare le trattative per i programmi – il quadro nazionale e i programmi operativi – e allora gli Stati membri si dovranno preparare ad avviare i programmi e i progetti. Se avvieremo i progetti nel gennaio 2007 – cosa ormai piuttosto improbabile –, allora rimane meno tempo per utilizzare i fondi, quindi l’importo degli stanziamenti dipenderà sostanzialmente dalla decisione sul bilancio, in qualsiasi momento avvenga. Tale decisione metterà a disposizione fondi, ma il punto cruciale è il tempo che concretamente rimarrà per utilizzarli. Se vi sarà una contrazione dei tempi a causa del ritardo nell’adozione delle prospettive finanziarie, allora gli Stati membri e le regioni – vecchi e nuovi – avranno meno tempo a disposizione, per cui alcuni fondi rischieranno di andare perduti. Il rischio maggiore riguarda proprio la politica di cui stiamo discutendo.
Presidente. Le interrogazioni nn. 45 e 46 riceveranno risposta per iscritto(1).
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 47 dell’onorevole Jacques Toubon (H-0701/05):
Oggetto: Studio sul settore dei giochi nel mercato interno
La Commissione ha affidato nel 2004 all’Institut Suisse de Droit Comparé (ISDC) il compito di svolgere uno studio sul settore dei giochi nel mercato interno.
L’ISDC subappalta una parte di questo studio a un centro universitario inglese, il Center for the Study of Gambling (Manchester – Regno Unito), che riceverebbe sovvenzioni da parte degli allibratori.
Inoltre peserebbero sospetti sull’indipendenza dell’ISDC stesso, la cui salute finanziaria dipenderebbe dagli ordini passati da taluni attori del settore. Detto legame economico costituirebbe di fatto un conflitto di interessi suscettibile di rimettere in causa la validità delle conclusioni del rapporto.
Sapendo che detto studio avrà un impatto innegabile sull’avvenire della regolamentazione applicabile al settore, quali disposizioni intende prendere la Commissione per garantire l’oggettività di detto studio e quali garanzie può apportare in questo senso all’insieme degli attori del settore europeo dei giochi?
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. (EN) Sono convinto che non esista alcun conflitto d’interessi in merito allo studio richiesto dalla Commissione. Apprezzo l’indipendenza e l’integrità del lavoro del contraente, l’Institut Suisse, e del subcontraente, il Centre for the Study of Gambling dell’Università di Salford.
Il rapporto con società che versano sovvenzioni, al quale l’onorevole deputato si riferisce, è una situazione diffusa nei dipartimenti universitari in tutto il mondo. Mi è stato assicurato che i contributi corrisposti dalle società donatrici, che siano allibratori o lotterie nazionali, sono incondizionati. Sono convinto della veridicità della dichiarazione fatta alla Commissione in merito all’assenza di conflitto di interessi.
Le assicuro, onorevole deputato, che i miei servizi riserveranno la massima attenzione al modo in cui verrà svolto questo studio, e accerteranno che il contraente soddisfi tutti i criteri di aggiudicazione previsti dal capitolato d’oneri.
L’onorevole deputato parla di, cito testualmente, “un impatto innegabile sull’avvenire della regolamentazione applicabile al settore” del gioco d’azzardo che detto studio avrà. Innanzitutto, vorrei ricordare all’onorevole parlamentare che lo studio, che comprende un’ampia varietà di servizi di gioco d’azzardo, riporterà oggettivamente le diverse leggi in vigore negli Stati membri e i relativi aspetti economici. Si tratta di un’operazione di raccolta dati, e non sarà il contraente a indicare alla Commissione quali devono essere le sue future raccomandazioni.
Infine, posso assicurare all’onorevole deputato che non prenderò alcuna decisione basandomi soltanto sui dati di questo studio. Lo studio ci aiuterà ad ottenere un quadro più chiaro di tutte le questioni implicate, ma è mia intenzione procedere ad ampie consultazioni prima di adottare decisioni.
Lo studio del contraente verrà distribuito a tutte le parti interessate e pubblicato sul sito della Commissione. Inoltre, i risultati del contraente saranno il tema di un’audizione pubblica, già fissata per i primi di novembre, nella quale i pareri delle parti interessate, come quella dell’onorevole deputato, saranno più che benvenute.
Jacques Toubon (PPE-DE). (FR) Signor Commissario, la ringrazio per la precisione della risposta. Mi permetta di sottolineare semplicemente che lei non ha smentito i fatti contenuti nella mia domanda, e che sono proprio questi elementi a essere particolarmente preoccupanti. Anche se lo studio dell’Institut Suisse de Droit comparé è solo una ricerca preliminare su tutti i sistemi, è assolutamente chiaro che affidare tutti gli aspetti economici a un centro universitario del cui Consiglio di amministrazione fanno parte società come Stanley Leisure, Gala Group, London Clubs International e Camelot Group, a mio parere, appare nondimeno ben lontano dall’obiettività che tale questione merita.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. (EN) Non sono d’accordo con l’onorevole deputato. E’ prassi piuttosto comune che le università e i centri d’eccellenza ricevano finanziamenti da enti specifici. Non esiste conflitto d’interessi nel caso che una determinata università conduca uno studio. Non accetto che ci siano discriminazioni in tal senso. Il contraente ha prodotto varie garanzie.
Vorrei inoltre segnalare all’onorevole parlamentare che il Camelot Group, ossia l’ente che detiene la lotteria nazionale britannica, risulta anche come sponsor. L’Università di Salford quindi è sponsorizzata da entrambi gli operatori, uno appartenente al settore privato, l’altro al monopolio di Stato.
E’ fuori questione, dunque, parlare di conflitti. Si tratterà di una raccolta di dati che servirà alla Commissione per le proprie delibere. La relazione verrà pubblicata su Internet, e sarà il tema di un’audizione già prevista a novembre alla quale saranno invitate tutte le parti interessate, incluso l’onorevole deputato. Dopo questa fase giungeremo alla decisione finale. Sarà un’operazione di raccolta dati.
David Martin (PSE). (EN) Signor Commissario, vorrei ringraziarla per la determinazione delle sue parole. Mi chiedo se lei sarebbe del mio stesso avviso nel considerare il Centro studi sul gioco d’azzardo di Manchester una rispettabile istituzione accademica, che non si pronuncia sulle connotazioni morali del gioco d’azzardo, né a favore, né a sfavore. Si tratta semplicemente di uno studio sulle radici psicologiche del gioco d’azzardo e del suo impatto economico e sociale, che viene condotto in maniera accademica e indipendente.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. (EN) Per quanto mi risulta, concordo con l’onorevole parlamentare. Fino a prova contraria, si tratta di un istituto che gode della più alta reputazione.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 48 dell’onorevole Jelko Kacin (H-0725/05):
Oggetto: Difficoltà incontrate dalle società di giochi di azzardo nell’ambito della promozione delle loro attività in altri Stati membri
Nel luglio 2005 l’interrogante ha rivolto un quesito alla Commissione circa le difficoltà incontrate dalle società slovene di giochi d’azzardo nell’ambito della promozione delle loro attività in Austria. Nella sua risposta, la Commissione ha fatto sapere che avrebbe esaminato la legge austriaca (modificata nel 2003) che vieta agli operatori stranieri di giochi d’azzardo di fare pubblicità in Austria, verificandone la sua compatibilità con il diritto comunitario.
Potrebbe la Commissione fare il punto della situazione a tre mesi dalla presentazione della prima interrogazione?
L’Austria impedisce e vieta agli operatori di giochi d’azzardo stranieri di promuovere le loro attività sul suo territorio, esentando da tale divieto gli operatori nazionali.
E’ evidente che l’Austria tutela, così facendo, gli interessi economici dei suoi operatori nazionali ostacolando le attività degli operatori turistici stranieri sul mercato europeo. Si tratta di una violazione del principio fondamentale della libertà di mercato, con specifico riferimento all’articolo 49 del trattato esecutivo della Comunità europea relativo alla libera prestazione dei servizi.
Potrebbe la Commissione far conoscere le misure che intende adottare onde far cessare una siffatta discriminazione anteriormente all’inizio della presidenza della Repubblica austriaca il 1° gennaio 2006?
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. Nella mia precedente risposta all’onorevole parlamentare, ho dichiarato che la Commissione è disposta a esaminare la legislazione in questione sulla base di informazioni più precise.
La Commissione non ha ricevuto reclami in merito alla legislazione austriaca, ma mi permetto di ricordare all’onorevole parlamentare lo studio che è stato commissionato per ottenere informazioni su tutte le normative nazionali applicabili alle varie forme di servizi di gioco d’azzardo. Tale studio dovrà essere portato a termine entro la fine dell’anno, e suppongo che comprenderà un’analisi giuridica ed economica che servirà a chiarirci le complesse problematiche implicate, nonché a informarci sulle normative applicabili negli Stati membri, compresa l’Austria.
Invito ancora una volta l’onorevole parlamentare a fornirci ulteriori dettagli o esempi pratici in merito ai problemi che gli operatori sloveni hanno sperimentato nel pubblicizzare le loro attività. Tali informazioni potrebbero essere utili alla Commissione per verificare l’opportunità di avviare una procedura d’infrazione.
Jelko Kacin (ALDE). – (SL) La ringrazio, signor Commissario, per l’esauriente risposta. Saremo molto grati di fornirle esempi concreti di discriminazione, in cui talune società austriache si sono rifiutate di fare pubblicità a case da gioco con sede nel territorio della Repubblica di Slovenia, dato che è vietato dalla loro legislazione nazionale. Esistono prove concrete di tali fatti, che notificheremo quanto prima. La ringrazio per la collaborazione.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. (EN) Ringrazio l’onorevole parlamentare per quello che farà. Lo invito a prendere contatti con la Commissione per fissare un incontro. La questione potrebbe poi essere portata avanti. Questo potrebbe essere un modo di procedere.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 49 dell’onorevole Mairead McGuinness (H-0715/05):
Oggetto: Protezione dei consumatori in materia di transazioni finanziarie transfrontaliere
La Commissione intende affrontare il problema della mancanza di protezione dei consumatori nel settore assicurativo/pensionistico? Le difficoltà cui vanno incontro migliaia di cittadini UE che hanno investito nella “Equitable Life”, per trovarsi poi pensioni sensibilmente ridotte, sono un chiaro esempio dell’incapacità dell’UE di proteggere i propri cittadini.
Vista la tendenza ad aprire le frontiere alle banche, la Commissione come intende tutelare i suoi cittadini/consumatori di fronte all’esperienza della “Equitable Life”?
Quando insorgono problemi, chi è tenuto a risarcire le parti lese? Si tratta di un aspetto particolarmente importante alla luce degli sforzi per raggiungere un accordo e quindi applicare la proposta direttiva sui servizi (2004/2001 (COD)), nell’ambito della quale si nutrono preoccupazioni in merito al principio del paese d’origine e alla protezione dei consumatori.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. – (EN) La Commissione nutre la massima comprensione per le molte migliaia di assicurati e pensionati che hanno subito gravi perdite finanziarie a seguito dei seri problemi che hanno interessato la compagnia di assicurazioni Equitable Life.
La Commissione non ha alcun ruolo diretto nella vigilanza di singole imprese di assicurazioni, in quanto si tratta di un compito di cui è responsabile ciascuno Stato membro e che di fatto viene svolto dalle autorità designate a tale scopo.
L’autorità britannica competente in materia di servizi finanziari, riconoscendo l’esistenza di talune lacune nel regime precedente e in risposta alle critiche mosse nella relazione Penrose, ha avviato una profonda riforma della normativa riguardante le imprese di assicurazione del ramo vita, basandosi in parte sugli insegnamenti tratti dalla vicenda della Equitable Life.
Per quanto riguarda il pagamento di indennizzi nei casi di mancata sorveglianza a livello nazionale, è possibile presentare ricorso solo dinanzi ai tribunali nazionali dello Stato membro in questione. In merito al regime comunitario per il settore assicurativo e pensionistico, attualmente la Commissione sta lavorando al progetto Solvibilità II, il cui scopo è giungere nel corso del tempo a una maggiore armonizzazione del sistema basato sull’analisi dei rischi per la sorveglianza e la regolamentazione prudenziale di tutte le imprese di assicurazione nell’Unione europea nel complesso.
La Commissione prosegue inoltre con gli Stati membri il lavoro esplorativo su sistemi di garanzia degli assicurati applicabili qualora un’impresa di assicurazione fallisca e non sia in grado di far fronte agli impegni presi nei confronti dei titolari e dei beneficiari di polizze. Va precisato tuttavia che la Equitable Life non è stata messa in liquidazione e che continua a operare quale impresa di assicurazione autorizzata, anche se le è preclusa la possibilità di accettare la stipula di nuove polizze.
Per quanto riguarda il settore bancario, la direttiva relativa ai sistemi di garanzia dei depositi obbliga già gli Stati membri a istituire sistemi che offrano un livello minimo di garanzia di 20 000 euro ai depositanti, anche se in alcuni Stati membri il limite è più alto. Questa direttiva è in fase di revisione allo scopo di assicurare che sia ancora in linea con gli sviluppi del mercato.
In merito alla proposta di direttiva relativa ai servizi nel mercato interno, la Commissione desidera rammentare che i servizi finanziari sono esclusi dal campo di applicazione di tale proposta. Va inoltre sottolineato che la proposta in questione comprende disposizioni che rafforzano la protezione dei consumatori. In particolare, l’articolo 27 stabilisce che gli Stati membri provvedono affinché i prestatori, i cui servizi presentano un rischio diretto e particolare per la salute o per la sicurezza del destinatario o di una terza persona o per la sicurezza finanziaria del destinatario, abbiano l’obbligo di essere coperti da un’assicurazione di responsabilità professionale.
Gay Mitchell (PPE-DE), in sostituzione dell’autore. – (EN) Nel 2001 più di un milione di europei, compresi oltre 15 000 residenti non britannici e molti pensionati vulnerabili, ha subito perdite effettive per un totale di 5 miliardi di euro dei risparmi che aveva prudentemente accantonato a fini pensionistici, a quanto si dice non a seguito di un tracollo del mercato azionario, ma di quella che è stata definita “una serie di carenze nell’attività di regolamentazione del Regno Unito”.
La Commissione ha sostenuto che è inutile andare a verificare l’attuazione nazionale del Regno Unito, in quanto ritiene che attualmente il paese sia in regola. In questo modo non si aiuta a risolvere il problema. Intende la Commissione esaminare il caso in modo approfondito allo scopo di avviare un procedimento dinanzi alla Corte di giustizia contro il Regno Unito al riguardo?
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. – (EN) In questo settore esiste una consolidata giurisprudenza della Corte di giustizia europea. La situazione è quella che ho illustrato in precedenza in risposta a un’interrogazione relativa a un’altra impresa di assicurazione del Regno Unito.
La Commissione non può trattare la questione nel modo in cui l’onorevole parlamentare e altri deputati dell’Assemblea vorrebbero, in quanto non è il modo in cui la Commissione può procedere. La Corte europea di giustizia si limita a verificare il modo in cui una direttiva è stata recepita e qual è la situazione al momento attuale. Spetta ai titolari di polizze interessati da eventuali cambiamenti cercare di trovare una soluzione al problema adendo i tribunali nazionali. Ho detto questo in risposta a interrogazioni precedenti su questo settore generalmente correlato e la mia posizione resta invariata.
Gay Mitchell (PPE-DE). – (EN) La ringrazio per la sua risposta, signor Commissario, ma può dirmi come si può avere fiducia nel mercato unico se Equitable Life ha potuto trattare comuni cittadini in questo modo? Il problema non è dovuto a un crollo del mercato azionario, ma, secondo quanto si dice, a una serie di carenze nell’attività di regolamentazione. Come si può chiedere agli europei di prendere sul serio il mercato unico se la Commissione se ne lava le mani in questo modo?
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. – (EN) A prescindere dalle mie opinioni personali in questo settore, il ruolo della Commissione è quello di garantire che il Regno Unito attualmente sia conforme alla pertinente legislazione comunitaria. La Commissione non può esprimersi in merito al contenuto e all’applicazione del precedente regime di regolamentazione che è stato sostituito.
La Commissione ha sempre agito nel pieno rispetto della giurisprudenza della Corte di giustizia per quanto riguarda il ruolo e lo scopo della procedura di infrazione. Ai sensi del diritto comunitario, l’obiettivo di tale procedura è stabilire o ripristinare la compatibilità della normativa nazionale esistente con il diritto comunitario e non decidere in merito alla possibile incompatibilità in passato di una normativa nazionale che in seguito è stata modificata o sostituita. Questa è la giurisprudenza consolidata in materia e la situazione resta invariata.
Presidente. – Poiché siamo in ritardo sulla tabella di marcia, devo interrompere la discussione sull’argomento a questo punto e pertanto alle interrogazioni dal n. 50 al n. 53 verrà data risposta per iscritto(2).
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 54 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0670/05):
Oggetto: Regolamento (CEE) n. 2081/92: Protezione delle indicazioni geografiche – Cialde di Karlsbad
Il regolamento (CEE) n. 2081/92(3) prevede, tra l’altro, la protezione delle denominazioni d’origine dei prodotti alimentari provenienti da una determinata area geografica. La Repubblica Ceca ha chiesto di riconoscere tale tutela della denominazione d’origine al prodotto “Karlovarske oplatky” (cialde di Karlsbad).
Le cialde di Karlsbad sono una specialità prodotta da circa 200 anni secondo vecchie ricette di famiglia, la cui fama mondiale risale all’epoca d’oro della stazione termale boema di Karlsbad (Karlovy Vary). Fino al 1945 venivano prodotte soprattutto nel “triangolo termale” di Karlsbad-Marienbad-Franzensbad, all’epoca abitato per lo più da tedeschi, ma anche in Austria.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con l’espulsione di gran parte della popolazione di lingua tedesca dalla Cecoslovacchia, molte delle vecchie famiglie di pasticcieri di Karlsbad e di altre zone del triangolo termale si sono trasferite in Germania ed in Austria dove hanno ripreso a produrre con maestria le cialde di Karlsbad.
È la Commissione a conoscenza di tale situazione e ne terrà conto nella valutazione della richiesta di protezione della denominazione presentata dalla Repubblica Ceca?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. (EN) La Commissione può confermare all’onorevole deputato di aver ricevuto dalla Repubblica ceca la richiesta di registrare “Karlovarske oplatky” quale denominazione di origine protetta ai sensi del regolamento del Consiglio (CE) n. 2081/92. La Commissione sta esaminando tale richiesta ai sensi del regolamento. In questa fase la Commissione non può tener conto di nessuna informazione o materiale di terzi non contenuto nella richiesta stessa.
Se la Commissione giungerà alla conclusione che la richiesta soddisfa i requisiti di registrazione, il nome e una sintesi delle specifiche verranno pubblicate sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Ciò consentirà alle parti che detengano un interesse legittimo di presentare opposizione alla registrazione presso il proprio Stato membro. Gli Stati membri possono opporsi alla registrazione entro sei mesi dalla sua pubblicazione, e successivamente la Commissione inviterà le autorità dello Stato membro in questione a trattare il tema e a cercare un accordo sul fascicolo. Se la Commissione dovesse tuttavia concludere nel proprio esame preliminare che la richiesta non soddisfa i termini del regolamento, verrà adottata una decisione formale di non pubblicare la richiesta.
Pertanto, la risposta concisa alla domanda dell’onorevole deputato è che nella fase iniziale la Commissione prende in considerazione solamente le questioni contenute nella richiesta.
Se tuttavia la Commissione decidesse di pubblicare la richiesta, i produttori a cui fa riferimento l’onorevole deputato avrebbero la possibilità di opporsi alla registrazione.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signora Commissario, sono convinto che la Commissione dovrebbe tener debito conto anche delle informazioni fornite dal Parlamento. Le cialde di Karlsbad venivano prodotte e vendute a Karlsbad e a Marienbad. Sono state inventate presso il monastero di Tepl. Nel XIX e XX secolo venivano prodotte e vendute in tutto il mondo, e oggi le cialde di Karlsbad più buone vengono realizzate a Dillingen an der Donau da una società denominata Wetzel. Guardatemi: è evidente che un paio di cose sul cibo le so, e vi confermo che quelle sono le cialde di Karlsbad migliori in assoluto. Vi supplico pertanto di verificare se sia effettivamente possibile imporre limiti geografici a una denominazione così intrinsecamente internazionale ed europea. La nostra cultura europea ne uscirebbe impoverita.
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. (EN) Viste le circostanze mi sarei aspettata di poter assaggiare queste deliziose cialde, ma sarà per la prossima volta.
Non posso che ripetere che, se la Commissione deciderà di pubblicare tale richiesta, i diversi Stati membri avranno la possibilità di entrare nei dettagli della questione entro un periodo di tempo prestabilito. Se l’esito dovesse essere quello, vi sarà concessa tale possibilità. Sono certa che tale questione avrà un seguito nel prossimo futuro.
Presidente. – Posso confermare a nome di tutti i gruppi politici che le cialde in questione sono veramente eccellenti. Forse l’onorevole Posselt dovrebbe offrirne una alla signora Commissario.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 55 dell’onorevole Agnes Schierhuber (H-0687/05):
Oggetto: Olmützer Quargel come “indicazione geografica protetta” a norma del regolamento CEE n. 2081/92
Con lettera del 19.10.2004 la Repubblica Ceca ha chiesto che al prodotto “prave olomoucvke tvaruzky” (vero Olmützer Quargel) sia conferita la protezione della denominazione d’origine, a norma del regolamento CEE n. 2081/92(4) (regolamento sulla protezione della denominazione d’origine). L’Olmützer Quargel è un formaggio di latte acido che proviene originariamente dalla Moravia austriaca (cfr. “Manuale dei formaggi”, ed. dott. Heinrich Mair – Waldburg) e che viene prodotto in Austria sin dalla fine dell’800 – inizi del ’900. A partire dal 1945 l’Olmützer Quargel viene però prodotto ad esempio anche in Germania e commercializzato come tale. In virtù dei cambiamenti geopolitici successivi alla seconda guerra mondiale si ebbe l’immigrazione di un vasto numero di produttori germanofoni di formaggio dall’allora Cecoslovacchia in l’Austria dove, grazie alle loro competenze, venne ulteriormente consolidata la produzione dell’Olmützer Quargel. Una protezione della denominazione d’origine per i prodotti fabbricati nella Repubblica Ceca renderebbe impossibile un’ulteriore commercializzazione dell’Olmützer Quargel prodotto secondo metodi tradizionali in Austria. Quali sono secondo la Commissione le possibilità di tenerne conto nell’ambito della protezione della denominazione d’origine ai sensi del regolamento CEE n.2081/92?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. (EN) La Commissione può confermare all’onorevole deputato di aver ricevuto dalla Repubblica ceca la richiesta di registrare il “pravé olomoucke tvarůžky” quale indicazione geografica protetta. Quanto al da farsi, sia che la Commissione decida di dare seguito a tali idee o di lasciare invece le cose come stanno, la spiegazione è esattamente la stessa e, per risparmiare tempo vista l’ora tarda, mi limiterei a indicare che vi è la possibilità di tornare sull’argomento in futuro.
Agnes Schierhuber (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, la stessa signora Commissario ha affermato che la richiesta della Repubblica ceca riguarda il “vero Olmützer Quargel”. Secondo me, la formulazione è corretta, e farebbe inoltre chiarezza sul fatto che – visto che lo “Olmützer Quargel” viene prodotto ovviamente anche in altri Stati membri – si tratta semplicemente di una designazione generica. Ciò non darebbe adito ad alcun problema per Austria o Germania, i paesi in cui si sono stabiliti tali produttori dalla ex Cecoslovacchia, in quanto la distinzione pertinente verrebbe evidenziata dal termine “vero” Olmützer Quargel.
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. (EN) Ho preso atto delle ragioni per cui tale prodotto viene realizzato al di fuori del triangolo originario, ma non posso che raccomandarvi di tentare di sfruttare tutte le possibilità offerte dalla legislazione nel caso in cui le cose non dovessero andare come da voi auspicato.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 56 dell’onorevole Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (H-0681/05):
Oggetto: Il mercato delle bacche in Polonia
L’11 maggio 2005 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla semplificazione dell’organizzazione comune di mercato per il settore ortofrutticolo nel quale sollecita la Commissione a rafforzare gli aiuti alle organizzazioni dei produttori introducendo quote di importazione per il mercato delle bacche. Ciò è avvenuto dopo che i deputati europei hanno ripetutamente discusso l’argomento in seno alla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e inviato lettere al Commissario Fischer Boel. Purtroppo non vi è stata ancora una risposta decisa da parte della Commissione riguardo a questi frutti. Nel 2005 la situazione in Polonia di questo mercato è stata disastrosa. Per il secondo anno di seguito il prezzo d’acquisto di fragole, lamponi e ribes è stato notevolmente più basso dei costi di produzione. Intende la Commissione applicare le soluzioni proposte dal Parlamento nella sua risoluzione dell’11 maggio in tempo per il raccolto 2006?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. (EN) La Commissione sa perfettamente che il settore polacco delle bacche ha avuto notevoli problemi negli ultimi due anni, a causa dei prezzi bassi di molti dei prodotti in questione.
Sulla scia delle conclusioni della Presidenza a proposito della semplificazione dell’organizzazione comune del mercato ortofrutticolo del novembre 2004, diversi mesi fa la Commissione ha iniziato a condurre un’analisi del mercato comunitario delle bacche destinate alla trasformazione, con l’obiettivo di formulare proposte adeguate per affrontare le problematiche specifiche.
Come parte di tali indagini sono state organizzate svariate missioni in diversi paesi membri. In Polonia le missioni si sono svolte in aprile e luglio. L’attività verrà portata a termine entro la fine dell’anno e pubblicata dalla Commissione all’inizio del 2006. Sarà ovviamente necessario attendere le conclusioni di tale lavoro prima di iniziare la discussione su possibili misure.
Inoltre, su richiesta della Polonia, la Commissione ha avviato un’indagine di salvaguardia concernente l’importazione di fragole surgelate. L’esame è in corso e in questa fase non sono ancora state tratte conclusioni.
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (PPE-DE). – (PL) Signora Commissario, vorrei iniziare col ringraziare la Commissione e Lei in particolare per esservi interessati a questo problema estremamente grave per la Polonia. La mia preoccupazione principale riguarda i tempi del processo decisionale. La prima volta che abbiamo richiamato l’attenzione su tale questione è stato nel 2004. Purtroppo, è passato un altro anno e le cose sono peggiorate invece che migliorare nel 2005.
Ho una domanda da rivolgerle, signora Commissario. Sarà possibile risolvere tale problema prima dell’inizio della stagione del raccolto 2006?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. (EN) Abbiamo iniziato a lavorare sulla relazione nell’aprile 2005 e da allora sono state condotte indagini nei principali paesi coinvolti: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Polonia e Regno Unito. Durante la stagione del raccolto sono state condotte due missioni in Polonia. Stiamo redigendo la relazione sulla base delle informazioni raccolte nel corso di tali missioni, oltre che dei dati statistici. Il documento riguarderà nei dettagli i quattro sottosettori europei principali: fragole, ribes nero, lamponi e ciliegie destinate alla trasformazione.
La comunicazione della Commissione sulla proposta di riforma del settore ortofrutticolo, la cui discussione è in programma per il secondo semestre del 2006, conterrà le possibili misure da adottare.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 57 dell’onorevole Johan Van Hecke (H-0690/05):
Oggetto: Riscossione di sussidi agricoli comunitari da parte di nobili latifondisti
Stando a recenti notizie una parte considerevole dei sussidi comunitari europei sarebbe versata non tanto ai piccoli agricoltori bensì a ricchi latifondisti generalmente di origine aristocratica. Mentre centinaia di agricoltori hanno ricevuto in media sussidi comunitari per meno di 100 euro, la nobiltà terriera e le aziende alimentari hanno incassato milioni di euro.
Alcuni esempi: lo zuccherificio Tate & Lyle – 170 milioni di euro; il ministro olandese per l’agricoltura Cees Veerman – 400 milioni di euro; il Principe Carlo d’Inghilterra – 340 000 euro; la famiglia britannica Parker – 1,5 milioni di euro, il barone inglese Rothschild – 500 000 euro; il latifondista irlandese Larry Goodman – 508 000 euro.
La Commissione ne è al corrente? Come spiega questo uso iniquo dei sussidi agricoli dell’UE?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. (EN) Grazie, perché è molto bello sapere da dove arriva la domanda.
La Commissione ha inviato al Parlamento europeo informazioni indicative sulla ripartizione degli aiuti diretti della PAC suddivisa per Stato membro, entità dell’aiuto e categorie di aziende agricole nel 2000 e 2001. Da questi dati si può evincere l’esistenza di molte disparità nell’entità degli aiuti a favore degli agricoltori in molti Stati membri. Poiché le richieste di assistenza vengono presentate dall’agricoltore, definito come una persona il cui possedimento è situato in territorio comunitario e che esercita un’attività agricola, la Commissione non riceve dati riguardanti la proprietà dei terreni o l’origine aristocratica del beneficiario. In ogni caso, essendo obbligata ad assicurare la riservatezza dei dati, la Commissione non può mettere a disposizione o pubblicare i nomi dei beneficiari degli aiuti erogati dal FEAOG- Sezione garanzia.
Il motivo dei cambiamenti nella distribuzione degli aiuti diretti è legato alla produzione storica. Dalla riforma della PAC del 1992, l’iniziale politica di sostegno dei prezzi è stata sostituita da una politica tesa a una maggiore competitività. I cambiamenti di questa politica sono stati apportati mediante la graduale riduzione dei prezzi di sostegno e degli indennizzi dell’UE a favore degli agricoltori per la conseguente perdita di reddito sotto forma di aiuti diretti. Poiché gli aiuti diretti quando sono stati inizialmente introdotti erano associati principalmente a fattori di produzione mediante aiuti per ettaro e rendimenti di riferimento per i terreni coltivabili, oppure numero di capi nel settore zootecnico, gli agricoltori con aziende più grandi o con un maggior numero di capi beneficiavano di risarcimenti più sostanziosi sotto forma di aiuti diretti. Durante i dibattiti sui diversi cambiamenti apportati alla PAC nella riforma del 1992 e con Agenda 2000 e, successivamente, nelle discussioni sulla riforma della PAC nel 2003, la Commissione aveva proposto un limite massimo degli aiuti diretti agli agricoltori e, da quanto ricordo, l’ultimo dibattito in materia nel 2003 proponeva un massimale di 300 000 euro per ciascun beneficiario. Alla fine, però, il Consiglio e gli Stati membri hanno bocciato la proposta che, di conseguenza, non rientra nella riforma attuale della PAC.
Johan Van Hecke (ALDE). – (NL) Ringrazio il Commissario per la risposta data. Capisco benissimo che la Commissione non può mettere a disposizione i dati sui beneficiari, ma penso sia comunque importante, nell’interesse di noi tutti, insistere sulla necessità di rendere pubbliche queste informazioni. In questo modo la politica risulterà molto più trasparente e sarà molto più facile difendere la politica agricola comune.
Inoltre vorrei dire al Commissario che, seguendo l’esempio del Regno Unito, anche i Paesi Bassi ora rendono noti questi dati. Essi confermano che la maggioranza dei sussidi agricoli comunitari finisce laddove non dovrebbe, soprattutto nelle mani di grandi società industriali come la Nestlé e la Heineken. Per quanto tempo ancora la Commissione sarà disposta a tollerarlo?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. (EN) Quando le cifre vengono pubblicate, ovviamente riportano anche l’aiuto diretto a favore dell’agricoltore e le restituzioni all’esportazione per le grandi società. Lei ha perfettamente ragione quando dice che la pubblicazione delle cifre non è di mia competenza, perché non sono di proprietà della Commissione. Questo è il motivo.
Chiaramente ho notato che alcuni Stati membri hanno deciso di renderle note, tra cui anche i paesi da lei citati e il paese che conosco meglio. Da parte nostra stiamo preparando il sito web, quello della Direzione generale dell’agricoltura, per fornire un link ai diversi Stati membri. E’ l’unico modo che abbiamo per esercitare “lievi” pressioni sugli Stati membri affinché rendano pubbliche queste cifre.
Bart Staes (Verts/ALE). – (NL) Signora Commissario, devo confessare che la sua risposta è del tutto insoddisfacente. La Commissione ha definito la trasparenza uno dei propri obiettivi strategici per il periodo 2005-2009. Il Commissario Kallas ha affermato molto chiaramente in due interventi, uno a Nottingham e uno a Berlino, che il denaro stanziato attraverso l’agricoltura è, tra le altre cose, denaro dei contribuenti e che i cittadini dovrebbero sapere dove va a finire.
Il Commissario Kallas spiega molto chiaramente che gli Stati membri devono rendere di dominio pubblico le informazioni riguardanti i beneficiari dei fondi europei, motivo per cui mi sembra di scorgere una contraddizione tra quanto lei afferma e quanto è stato detto dal suo collega. Vorrei sapere, signora Commissario, se contribuirà a imporre l’obbligo agli Stati membri di rendere noto questo tipo di informazioni, conformemente alle intenzioni del Commissario Kallas.
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. (EN) Sono sempre stata a favore della trasparenza. Per questo abbiamo attentamente analizzato come riuscire a costringere gli Stati membri a pubblicare queste cifre. Al momento non sono in grado di farlo, ma sto lavorando in stretta collaborazione con il collega, Commissario Kallas, per vedere il da farsi. Ovviamente non possiamo infrangere le regole né venir meno alla legislazione, perché questo causerebbe problemi enormi. Tuttavia stiamo valutando il problema e stiamo cercando, mediante il link al nostro sito web, di far capire a tutti il nostro desiderio di vedere le cifre pubblicate dagli Stati membri.
Agnes Schierhuber (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, signora Commissario, forse non è più realistico dire che ci sono sia grandi sia piccole aziende agricole, sviluppatesi in maniera tradizionale? Non è forse vero che queste grandi aziende agricole sono le stesse imprese rurali che danno lavoro a moltissimi dipendenti? Vorrei solo ricordare che l’agricoltura nel mio paese è organizzata su piccola scala eppure, nel 1999, l’Austria era a favore di questa modulazione, di questo programma di introduzione graduale. Purtroppo, però, non è stato approvato, perché prima la Germania e poi il Regno Unito si sono opposti.
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. (EN) L’ultima volta che abbiamo parlato della possibilità di pervenire a un accordo politico di compromesso sulla riforma della PAC nel 2003, ci sono state molte discussioni sul modo in cui distribuire gli aiuti in base alle diverse categorie. Sono state proposte due idee: una di esse è stata approvata dal Consiglio e riguardava l’eliminazione dal sistema di tutte le piccole aziende agricole, quelle che ricevono meno di 5 000 euro in base a questo diritto. Esse non contribuiscono alla modulazione. Quando, successivamente, dovremo ridurre un aiuto diretto a favore degli agricoltori perché avremo raggiunto il limite massimo dell’accordo di Bruxelles, queste piccole imprese non subiranno conseguenze.
Abbiamo preso in considerazione la possibilità di non prendere di mira le imprese più piccole in caso di riduzione dell’aiuto diretto.
Presidente. – Le interrogazioni dal n. 58 al n. 96 riceveranno risposta per iscritto(5).
Jim Higgins (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, riguardo a una mozione d’ordine, ha esaurito i 20 minuti dedicati alle interrogazioni orali al Commissario Fischer Boel?
Presidente. – Sì. Siamo già andati oltre di molti minuti, e vorrei anche dare agli interpreti la possibilità di fare una pausa. Per questo ho annunciato poco fa che non potevamo continuare a discutere di questa interrogazione. Speravo mi aveste sentita.
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.