25. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni al Consiglio)
Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni al Consiglio (B6-0331/2005).
Presidente. –
Interrogazione n. 1 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0659/05):
Oggetto: Problema dei rifiuti e misure per affrontarlo
Può il Consiglio precisare se gli Stati membri hanno l’obbligo della raccolta differenziata dei rifiuti?
Come giudica la prassi finora seguita dagli Stati membri soprattutto per quanto riguarda la raccolta, lo smaltimento o il riciclaggio dei rifiuti prodotti da sostanze chimiche, tossiche, lubrificanti e radioattive?
Reputa necessario pubblicizzare il problema e finanziare opportune misure a tutela dell’ambiente e della salute delle future generazioni di cittadini europei?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Il Consiglio ritiene che ai sistemi di raccolta differenziata sia stata data e si continuerà a dare ampia attuazione al fine di realizzare gli obiettivi delle direttive comunitarie in materia di rifiuti. Grazie alla raccolta differenziata, i tassi di riciclaggio sono più elevati e lo smaltimento finale è più sicuro.
Diverse direttive comunitarie su flussi specifici di rifiuti prevedono la raccolta differenziata di rifiuti, specialmente per quanto riguarda prodotti al termine della loro vita utile che altrimenti entrerebbero nel flusso municipale dei rifiuti solidi. Grazie alla legislazione comunitaria, negli Stati membri è stato fatto molto per rispondere a questa sfida ambientale. E’ stato istituito un regime specifico di disciplina per rifiuti pericolosi importanti, tra cui gli oli usati e le pile. Sono stati stabiliti obiettivi di riciclo e recupero per alcuni fondamentali flussi di rifiuti complessi, tra cui gli imballaggi, i veicoli fuori uso e i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Alcune di queste misure devono ancora essere applicate in taluni Stati membri.
Per un cambiamento di comportamento, da parte di produttori, consumatori o autorità pubbliche, occorre del tempo, soprattutto quando si tratta di raggiungere un preciso risultato ambientale che richiede un ingente investimento in termini di infrastrutture. Pertanto, le future iniziative sui rifiuti dovranno prevedere tempi realistici per consentire alle parti interessate di disporre di tempo sufficiente per pianificare i loro investimenti.
L’esperienza degli Stati membri dimostra l’importanza di sensibilizzare maggiormente il pubblico sulle questioni relative ai rifiuti. Sono certo che la Commissione terrà in piena considerazione questo aspetto quando presenterà la sua strategia tematica sui rifiuti.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) La ringrazio della risposta, signor Ministro, ma quando sono tornata in Grecia da Bruxelles ho avuto un’impressione opposta alla sua e chiedo al Consiglio se ha valutato a quanto ammontino finora i danni diretti e indiretti e se ha calcolato i danni che subiranno tutti gli Stati membri a seguito della loro inosservanza delle direttive.
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Ovviamente ogni Stato membro è soggetto agli obblighi che gli derivano dalla legislazione comunitaria. E’ quindi importante sapere che, soprattutto in caso di inosservanza delle direttive approvate, scaturiscono processi ai quali possono seguire procedure d’infrazione. Se da un lato riconosciamo che non tutti gli Stati membri hanno dato piena attuazione alla legislazione comunitaria sui rifiuti, dall’altro devo dire che in generale negli ultimi anni l’applicazione del diritto ambientale comunitario ha conosciuto un effettivo miglioramento.
Presidente. –
Interrogazione n. 2 dell’onorevole Sajjad Karim (H-0661/05):
Oggetto: Armonizzazione dell’approccio degli Stati membri nella lotta al terrorismo
I provvedimenti antiterrorismo adottati da alcuni Stati membri, con il pretesto della lotta al terrorismo, indicano che l’UE deve attualmente affrontare una realtà secondo la quale uno degli effetti della minaccia terroristica è che le libertà fondamentali dell’individuo, alla base dei valori e dei principi condivisi dall’Unione, sono al giorno d’oggi compromesse e minacciate. In seguito agli attentati di Madrid dell’11 marzo 2004 e di Londra del 7 luglio 2005, l’UE sta definendo il suo approccio per combattere l’attacco al sistema europeo di vita.
Come intende il Consiglio, sotto la guida della Presidenza del Regno Unito, programmare la cooperazione, superando le differenze nazionali e gli ostacoli burocratici all’interno degli Stati membri dell’UE, al fine di favorire un approccio armonizzato nella lotta al terrorismo, che consente di raggiungere un equilibrio tra le esigenze in termini di sicurezza dei cittadini dell’UE e la garanzia dei loro diritti umani e delle loro libertà civili, indipendentemente dal credo religioso e dalle origini etniche?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Non potrei davvero convenire maggiormente con l’onorevole deputato riguardo all’importanza di tali questioni, non da ultimo a seguito degli attentati di Madrid e di quelli compiuti a Londra il 7 luglio. Il Consiglio ha sempre cercato di raggiungere un equilibrio tra le esigenze in termini di sicurezza dei cittadini dell’UE e la garanzia dei loro diritti umani e delle loro libertà civili, indipendentemente dal credo religioso o dalle origini etniche.
Il 13 giugno 2002 il Consiglio ha adottato una decisione quadro sulla lotta contro il terrorismo. Questa decisione quadro ravvicina la legislazione degli Stati membri in materia di atti di terrorismo, reati riconducibili a un’organizzazione terroristica e reati connessi alle attività terroristiche. Nello specifico, l’articolo 1 della decisione quadro afferma che “l’obbligo di rispettare i diritti fondamentali e i principi giuridici fondamentali quali sono sanciti dall’articolo 6 del Trattato sull’Unione europea non può essere modificato per effetto della presente decisione quadro”. E’ in particolare in difesa di tali diritti che gli Stati membri devono combattere il terrorismo, che è l’antitesi dei diritti umani così come li consideriamo nelle società democratiche.
Rivolgendosi al Parlamento europeo il 7 settembre, il collega Charles Clarke, ministro degli Interni britannico, aveva evidenziato la necessità di trovare un equilibrio tra le libertà civili e una maggiore sicurezza. In quell’occasione il Vicepresidente della Commissione, Franco Frattini, aveva inoltre sottolineato la necessità di trovare un equilibrio tra le attività di applicazione della legge e la protezione dei diritti fondamentali.
Sajjad Karim (ALDE). – (EN) Vorrei nuovamente porgere il benvenuto in quest’Aula al Ministro Alexander. E’ un piacere averla qui, a fornire una risposta dettagliata all’interrogazione che avevo presentato.
Lei ha fatto riferimento alle dichiarazioni pronunciate dal suo collega, il ministro degli Interni del Regno Unito, Charles Clarke. Vorrei richiamare la sua attenzione sulle osservazioni da lui formulate dopo la data da lei menzionata e chiederle in quale misura la Presidenza intende intervenire sulla soppressione di talune disposizioni della Convenzione sui diritti umani.
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Permettetemi di affrontare la questione affermando a chiare lettere che la priorità della nostra Presidenza, non da ultimo a seguito degli attentati di Madrid e Londra, consiste nell’infondere nuovo slancio al piano d’azione dell’Unione europea per la lotta contro il terrorismo, che è stato sottoscritto da tutti gli Stati membri. Riteniamo che, concentrando i nostri sforzi su questo piano, potremo giungere a un approccio armonizzato e creare il terreno comune di cui ho parlato prima.
David Martin (PSE). – (EN) Signor Presidente in carica, il mandato d’arresto europeo è una misura molto ragionevole e opportuna per cercare di contrastare il terrorismo, ma non è stata attuata da diversi Stati membri per timore che le persone estradate in conformità del mandato non ricevano un giusto processo, un’adeguata assistenza giuridica o un appropriato sostegno linguistico. Come Presidente in carica del Consiglio, esaminerà la questione per vedere se può rassicurare tutti gli Stati membri sul fatto che si può dare piena attuazione al mandato d’arresto europeo?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Posso promettere all’onorevole deputato che ci occuperemo del problema, poiché ci siamo impegnati non solo a fare applicare il mandato d’arresto, ma anche ad agire per portare avanti il mandato europeo di ricerca delle prove in tutta l’Unione. Se, date le preoccupazioni emerse all’interno degli Stati membri, esistono motivi concreti che impediscono di approfondire la cooperazione di cui parlavo prima, questo problema rientra proprio tra quelli che riguardano il Consiglio. In particolare, farò in modo che le osservazioni dell’onorevole deputato giungano all’attenzione del ministro degli Interni.
Presidente. –
Interrogazione n. 3 dell’onorevole Chris Davies (H-0663/05):
Oggetto: Il sito web del Consiglio dei Ministri
E’ il Consiglio a conoscenza di un sito web, curato da un’autorità pubblica europea, che sia stato meglio progettato per frustrare l’abilità dei cittadini ad avere accesso alle informazioni, di quanto non lo sia quello del Consiglio dei Ministri?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Innanzi tutto, prima di iniziare a difendere il sito web del Consiglio, vorrei congratularmi per il lancio di quello del Parlamento europeo.
(Applausi)
Cercherò di fare del mio meglio. L’obiettivo del sito Internet del Consiglio è duplice: fornire informazioni sul ruolo e le attività del Consiglio e permettere all’Istituzione di adempiere i suoi obblighi in materia di accesso ai documenti. Pertanto, oltre alla home page di Javier Solana, Segretario generale del Consiglio e Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, il sito web del Consiglio permette di accedere a comunicati stampa e a un’ampia gamma di informazioni, di particolare interesse per i media, sulle attività svolte dal Consiglio nei vari ambiti politici.
Inoltre, il sito Internet include il registro pubblico dei documenti del Consiglio e fornisce informazioni sull’uso del registro e sulle norme in materia di trasparenza e accesso ai documenti. Va detto che l’alquanto specializzato sito web del Consiglio è stato progettato al fine di evitare, per quanto possibile, sovrapposizioni e duplicazioni di lavoro rispetto al sito interistituzionale Europa, che è gestito dalla Commissione europea ed è rivolto al grande pubblico.
Chris Davies (ALDE). – (EN) “Sì, signor Ministro!”. La Presidenza in carica sa che i giornalisti e le ONG, se viene chiesto loro di esprimere un giudizio sui difetti del sito web del Consiglio, non sanno se mettersi a ridere in maniera isterica o digrignare i denti dalla rabbia?
Conviene che se l’Unione europea vuole comunicare meglio con i suoi cittadini, le fonti pubbliche d’informazione devono riflettere i principi di apertura e trasparenza? Adotterà iniziative per avviare una revisione e una consultazione pubblica volte a eliminare il retrogrado approccio del Segretariato del Consiglio e a fornire ai cittadini una fonte di prima qualità di informazioni oneste, reali e accurate?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Devo dire che, sulla base delle ricerche che ho effettuato da quando è stata presentata l’interrogazione, condivido i punti sollevati dall’onorevole deputato. Posso garantirgli che la struttura e il contenuto del sito web del Consiglio sono sottoposti a una revisione costante e che questo processo proseguirà in parallelo con il miglioramento del sito Europa, di cui ho parlato poc’anzi.
Credo che l’unico punto di divergenza tra noi, per quanto riguarda la domanda che mi è stata rivolta, consista nel ritenere che il pubblico dovrebbe innanzi tutto consultare il sito web del Consiglio, anziché il sito Europa. Penso che il vero problema sia come evitare il fenomeno della duplicazione, fin troppo diffuso tra i siti dei governi degli Stati membri, e garantire che il prodotto offerto alla cittadinanza dell’Europa rifletta meglio il punto di accesso unico verso cui vogliamo che si orientino i cittadini. A tale proposito, per quanto riguarda il pubblico, il sito web Europa è chiaramente quello più indicato. La Commissione ha recentemente annunciato il suo piano d’azione volto a migliorare la comunicazione in Europa e sono certo che esso avrà un impatto diretto sul sito Europa.
David Martin (PSE). – (EN) Signor Presidente in carica del Consiglio, forse potrebbe farle piacere visitare un sito Internet che è davvero frustrante per chi lo visita e che presenta effettivamente dei difetti. Si tratta del sito dei liberaldemocratici britannici, in cui, ad esempio, si afferma che questo partito politico è il principale oppositore del governo del Regno Unito e ha delle politiche.
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Tenendo sempre a mente le responsabilità che rivesto come rappresentante della Presidenza del Consiglio, anziché esprimere le mie posizioni di parte, mi permetto rispettosamente di dire che forse tali difetti non sono tanto di natura tecnologica quanto ideologica.
Bill Newton Dunn (ALDE). – (EN) Vorrei chiedere al Presidente in carica del Consiglio di rispondere gentilmente all’interrogazione originaria dell’onorevole Davies: è il Consiglio a conoscenza di un sito web, curato da un’autorità pubblica europea, che sia stato meglio progettato per frustrare? In realtà, il Ministro Alexander non ha risposto a questa domanda.
Possiamo quindi desumere che condivide l’affermazione secondo cui il sito del Consiglio è il peggiore di tutti i siti Internet pubblici?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Vorrei dire all’onorevole deputato che se ritiene che visitare ogni sito Internet pubblico presente in rete significhi fare un uso efficiente ed efficace del tempo del Consiglio, allora sono rispettosamente in disaccordo con lui.
Presidente. –
Interrogazione n. 4 dell’onorevole Sarah Ludford (H-0665/05):
Oggetto: Ostacoli al diritto di accesso ai documenti del Consiglio
Il regolamento (CE) n. 1049/2001(1) sull’accesso ai documenti stabilisce che le istituzioni dell’UE tengano un registro dei documenti e ne concedano l’accesso diretto in forma elettronica. L’accesso al registro del Consiglio, benché ci siano stati alcuni recenti miglioramenti, non è agevole per l’utente. Può il Consiglio far sapere se riorganizzerà il suo registro e il suo sito web, magari sulla falsariga dell’osservatorio legislativo del Parlamento europeo, e creerà per ogni riunione speciali pagine web che permettano ai cittadini di rintracciare tutti i documenti rilevanti dell’ordine del giorno e di seguire le varie fasi del processo decisionale?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Come rilevato dall’onorevole deputata, le Istituzioni dell’Unione europea sono obbligate per legge a tenere un registro dei documenti e a concederne l’accesso diretto in forma elettronica. Istituendo il proprio registro pubblico di documenti, che a quanto mi è dato sapere è diventato operativo nel gennaio 1999, il Consiglio ha ottemperato a tale requisito molto prima dell’entrata in vigore del pertinente regolamento.
Da allora il numero di utenti del registro del Consiglio è in costante aumento. Così, nel 2004, si sono validati sul registro dei documenti pubblici del Consiglio quasi 300 000 utenti diversi, rispetto agli appena 180 000 del 2003. Si tratta di un aumento del numero di utenti in un anno pari quasi al 63 per cento. L’aumento del numero totale di visite è stato di poco inferiore al 20 per cento: 920 000 nel 2004 rispetto alle 770 000 del 2003, pari a oltre 2 500 visite al giorno.
In tutto, il numero di pagine consultate sono state più di 5 milioni e mezzo. Come indicano queste cifre sull’utilizzo del registro dei documenti del Consiglio da parte del pubblico, il registro è diventato a tutti gli effetti uno strumento di ricerca frequentemente utilizzato dai cittadini che vogliono seguire da vicino lo sviluppo delle questioni comunitarie. Questo è più che mai comprensibile, in quanto il registro del Consiglio viene costantemente aggiornato tramite un sistema di archiviazione automatica. Al 9 settembre 2005, il registro del Consiglio conteneva riferimenti a oltre 640 000 documenti.
Inoltre, una notevole quantità di documenti del Consiglio è automaticamente disponibile sul registro del Consiglio, in formato full-text, non appena viene prodotta. Nel 2004, pertanto, circa 70 000 documenti, o quasi il 60 per cento degli oltre 100 000 documenti prodotti e registrati quell’anno, potevano essere consultati on-line in formato full-text subito dopo la loro diffusione.
Gli ordini del giorno provvisori delle riunioni del Consiglio e dei suoi organi preparatori possono essere consultati on-line subito dopo la loro diffusione, permettendo così agli utenti del registro di individuare facilmente i numeri di riferimento dei documenti discussi in una data riunione.
Oltre che immettendo il numero del documento, gli utenti del registro possono inoltre cercare documenti su un determinato argomento immettendo altri dati, quali la data della riunione, il numero interistituzionale del documento o un codice tematico.
Tuttavia, per migliorare ulteriormente la qualità del registro, il Consiglio studierà la fattibilità tecnica di eseguire una ricerca automatica di documenti relativi a una determinata questione o facenti parte dello stesso dossier tramite agende interattive.
Sarah Ludford (ALDE). – (EN) Ringrazio la Presidenza, ma permettetemi di fare un esempio.
Se digitate “conservazione dei dati” – un argomento di grande attualità – nella casella di ricerca per materia, non otterrete alcun documento. E’ come se la frenetica smania di Charles Clarke di intervenire sulla questione fosse un miraggio. Se digitate le parole “conservazione dei dati” nella casella del titolo, otterrete 45 documenti, senza però avere alcuna possibilità di scoprire a quale riunione si riferiscano.
Lei non ha risposto alla domanda specifica che le ho posto nella mia interrogazione: riorganizzerà il sito web del Consiglio sulla falsariga dell’Osservatorio legislativo del Parlamento europeo per renderlo più facile da navigare?
Se utilizzate la sezione dedicata alla guida in linea, comparirà “suffissi sui documenti”. Possono esservi molteplici suffissi che indicano le varie versioni, ad esempio REV 1 (la prima revisione), REV 2 COR 1 (il primo corrigendum alla seconda revisione), COR 1 REV 2 (la seconda revisione del primo corrigendum). Non credo che queste informazioni siano illuminanti per il pubblico.
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Non sono del tutto convinto che si possa contribuire a illuminare il pubblico quando sembra che a ciò che ho chiaramente affermato nell’ultimo paragrafo della mia risposta non sia stato dato ascolto. A titolo informativo, permettetemi quindi di ripeterlo. Per migliorare ulteriormente la qualità del registro, il Consiglio studierà la fattibilità tecnica di eseguire una ricerca automatica di documenti relativi a una determinata questione o facenti parte dello stesso dossier tramite agende interattive.
Presidente. –
Interrogazione n. 5 dell’onorevole Nigel Farage (H-0666/05):
Oggetto: Accordi di partenariato in materia di pesca
L’interrogante è molto preoccupato per il fatto che gli accordi di partenariato in materia di pesca con i paesi terzi sono totalmente iniqui, molto dannosi per la popolazione locale e con conseguenze ambientali disastrose.
Come per il WWF, Oxfam e alcuni altri organismi, l’interrogante è convinto che non si tratti del cosiddetto “sviluppo sostenibile” .
Sarebbe possibile effettuare un’inchiesta su questi accordi? Ha il Consiglio intenzione di mantenere la stessa posizione e di porre un freno a questi incredibili accordi di pesca?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Il Consiglio sa che diverse organizzazioni hanno espresso preoccupazione per i presunti effetti negativi degli accordi di pesca tra la Comunità e i paesi terzi. In risposta a tali critiche, il 27 dicembre 2002 la Commissione ha emesso una comunicazione relativa a un quadro integrato applicabile agli accordi di partenariato con i paesi terzi nel settore della pesca. Successivamente, nel luglio 2004, il Consiglio ha approvato i cambiamenti di carattere politico caldeggiati dalla Commissione nella propria comunicazione.
E’ importante sottolineare la parola “partenariato”. Con questo termine si tratta di fare ben di più che limitarsi a comprare diritti di pesca da paesi terzi per poi spogliarne gli stock. La Comunità avvia un dialogo con il paese terzo sulla base di prove scientifiche volte a stabilire l’esistenza di risorse ittiche eccedentarie che possano essere sfruttate in maniera sostenibile dai pescherecci comunitari. La Comunità discute con il paese terzo come utilizzare il denaro erogato affinché vada a beneficio della popolazione di quel paese. Trattandosi di accordi di partenariato in materia di pesca, il Consiglio cerca di fare in modo che questo denaro vada a vantaggio del settore ittico locale, tra cui pescatori e popolazioni costiere.
Infine, quando prepara nuovi accordi o rinnova quelli esistenti, la Commissione presenta sistematicamente al Consiglio relazioni di valutazione sui loro effetti. Il Consiglio ritiene che tali accordi siano vantaggiosi per entrambe le parti ed è ansioso di concludere futuri accordi di partenariato in materia di pesca con paesi terzi. La Presidenza del Regno Unito sta inoltre lavorando con la Commissione per ospitare un seminario, che si terrà più avanti nel corso dell’anno, sulla questione degli accordi con i paesi terzi.
Nigel Farage (IND/DEM). – (EN) Signor Ministro, per me è assolutamente incredibile che un governo come il suo e quello del suo leader Tony Blair – che ha fatto un così gran parlare dell’Africa, di ciò che sta accadendo in Africa e di ciò che dobbiamo cercare di fare per aiutare l’Africa – possa chiudere un occhio su un problema come questo. Temo che questi accordi di pesca con i paesi terzi siano la più spaventosa combinazione tra avidità commerciale europea e corruzione del malgoverno africano.
Se si esaminano le varie relazione indipendenti, è assolutamente indubbio che, in termini ecologici, questi accordi di pesca al largo della costa occidentale africana hanno lo stesso impatto ambientale di un incendio nel Serengeti! Le popolazioni locali vengono private di ogni speranza di guadagnarsi da vivere e sono molto deluso che lei non voglia nemmeno prometterci un’inchiesta.
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Non ho alcun dubbio in merito alla sincerità delle osservazioni dell’onorevole deputato e rispetto le organizzazioni che ha consultato per preparare il suo contributo al dibattito odierno; gli sarei quindi grato se potesse trasmettere, sia alla Commissione che al Consiglio, i documenti che ha citato nel suo intervento in modo che io possa farli pervenire ai funzionari competenti.
Christopher Beazley (PPE-DE). – (EN) Ringrazio il Presidente in carica del Consiglio per la risposta. Ovviamente, in materia di pesca non ho l’infallibile esperienza che il collega Farage ha appena dimostrato. Ho però lavorato come rappresentante della Cornovaglia e di Plymouth. In quella parte del mondo la pesca dipende esclusivamente da partenariati e accordi. Se non ci fossero accordi – e su questo punto dissento dall’onorevole Farage – succederebbe che qualche cane sciolto si limiterebbe semplicemente ad abusare della quantità degli stock ittici esistenti. Ritengo che sia un’ottima idea che l’Unione europea concluda questi accordi e personalmente mi auguro che continuino.
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Condivido pienamente l’osservazione espressa dall’onorevole deputato. Questo dibattito è in certa misura simile a quello sugli accordi di partenariato economico in generale. Credo che siano in pochi a non ritenere che gli accordi di partenariato di questo tipo possano essere effettivamente vantaggiosi per i paesi in via di sviluppo interessati. Tuttavia, se all’atto pratico l’effetto di tali accordi è nocivo e dannoso rispetto ai loro stessi obiettivi, allora questo è giustamente un problema che suscita preoccupazione. Ecco perché, qualora mi vengano fornite prove in tal senso, mi sono impegnato a trasmetterle a chi di competenza.
Catherine Stihler (PSE). – (EN) E’ incredibile che l’onorevole Farage sollevi questo problema quando non prende quasi mai parte alle riunioni della commissione per la pesca, e vorrei esortarlo a parteciparvi più regolarmente per esprimere il proprio parere sulla questione.
Temo che con le sue affermazioni si riferisca a ogni accordo di pesca. Ad esempio, l’accordo di pesca con la Norvegia ha un’importanza fondamentale per i pescatori scozzesi. Il collega deve avere un approccio coerente.
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Resisterò alla ghiottissima occasione che mi si è presentata di discutere delle incongruenze inerenti alla posizione dell’UKIP e mi limiterò semplicemente a dire che convengo pienamente, non da ultimo sulla base dell’instancabile lavoro svolto in Scozia dall’onorevole deputata che ha formulato la domanda, sul fatto che gli accordi di partenariato in materia di pesca possono svolgere un ruolo davvero importante. Questo è un chiaro esempio di come lavorare in maniera indipendente anziché in partenariato non offra alcun futuro all’Europa né, oserei dire, agli stock ittici.
Presidente. –
Interrogazione n. 6 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0668/05):
Oggetto: I diritti delle minoranze in Serbia
Mentre in Kosovo le minoranze dispongono di seggi parlamentari garantiti, la Serbia, sotto le pressioni del partito radicale di Vojslav Seselj, imputato dinanzi al tribunale dell’Aia, è stata trasformata in un collegio elettorale senza un seggio locale, ma con una clausola del 5 per cento. Di conseguenza le minoranze etniche che vivono in zone ad alto rischio, come la Vojvodina, il Sandzak, il Novi Pazar e la vallata di Presevo, sono state de facto escluse dalla partecipazione parlamentare, nonostante costituiscano la maggioranza della popolazione nella loro regione natale.
Riconosce il Consiglio i rischi che possono scaturire dallo squilibrio tra le richieste del Kosovo e della Serbia? Quali saranno le ripercussioni sulla preparazione dei negoziati sui trattati dell’UE con Belgrado?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Il futuro della Serbia e Montenegro è all’interno della famiglia europea, proprio come ho potuto affermare recentemente quando ho visitato i Balcani occidentali e ho avuto l’opportunità di incontrare le autorità del paese.
Pertanto la partecipazione di tutti i gruppi etnici al processo democratico è essenziale per questo paese che si sta incamminando verso un futuro europeo. Tuttavia, secondo noi la situazione in Serbia non è così negativa come suggerisce l’interrogazione.
Mentre le situazioni politiche del Kosovo e della Serbia non sono direttamente analoghe, riteniamo che in Serbia le minoranze abbiano la possibilità di partecipare pienamente alle politiche parlamentari.
Una delle prime misure adottate dal nuovo parlamento serbo all’inizio del 2004 è stata l’eliminazione dello sbarramento del 5 per cento imposto ai partiti rappresentanti le minoranze etniche per entrare in parlamento. Di conseguenza, in occasione delle prossime elezioni politiche anche le minoranze etniche avranno la possibilità di essere rappresentate in parlamento.
La legge serba sulle elezioni locali fissa una soglia del 3 per cento, ma nei comuni multietnici vengono istituiti consigli per le relazioni interetniche che si compongono di membri di tutte le comunità etniche che rappresentano oltre l’1 per cento della popolazione municipale.
Inoltre, le questioni concernenti le minoranze etniche possono essere sottoposte all’attenzione del governo centrale serbo tramite il Consiglio Nazionale delle Minoranze etniche, un’istanza istituita nel 2004 in cui vengono trattate le questioni relative alle minoranze etniche.
Speriamo di iniziare i negoziati per l’accordo di stabilizzazione e associazione con la Serbia e il Montenegro durante la nostra Presidenza. Affinché tale accordo venga concluso, Belgrado dovrà soddisfare una serie di condizioni fissate dall’Unione europea. Per poter aderire all’Unione europea Belgrado dovrà soddisfare tutti i criteri politici di Copenaghen.
L’onorevole deputato ha ragione quando afferma che gli standard democratici in Serbia devono essere al centro di questo processo.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, la ringrazio per la risposta molto buona e molto precisa. Voglio però aggiungere che la valle di Presevo, cioè la parte della Serbia meridionale abitata da albanesi, non è assolutamente rappresentata in parlamento, mentre la minoranza serba in Kosovo, ha dei seggi garantiti, almeno in teoria: questi seggi non sono ancora stati occupati. Il Presidente in carica del Consiglio potrebbe prevedere che, nell’ambito di una soluzione per il Kosovo, si miri a un compromesso bilaterale – in modo tale che non si debbano modificare i confini, perché non vogliamo modificare i confini – che dia agli albanesi in Serbia gli stessi diritti dei serbi in Kosovo?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Con tutto il rispetto per l’autore dell’interrogazione, non credo, soprattutto in questo periodo di una certa delicatezza e di attesa, che sia corretto anticipare la relazione dell’ambasciatore Eide sul Kosovo. Dobbiamo solo aspettare ancora un po’ questa relazione, e sulla base di questo documento potremo continuare in modo migliore la discussione sullo status definitivo del Kosovo.
Zsolt László Becsey (PPE-DE). – (HU) Signor Presidente, Presidente Alexander, vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che nella Serbia settentrionale c’è una provincia chiamata Vojvodina che godeva dello stesso status del Kosovo prima del 1989, mentre ora in pratica è solo un “territorio sulla carta”, senza status. Non si sa perché cinque anni dopo la caduta di Milosevic lo status di questa regione non possa essere ripristinato. Poiché le grandi minoranze indigene ungherese e croata non sono rappresentate nel parlamento di Belgrado, nella Vojvodina tali minoranze sono oggetto di discriminazione politica. Quando si parla di cambiamenti etnici positivi in Serbia, mi chiedo se lei sappia che i membri di una nazione europea, ossia della nazione ungherese, sono perseguitati e attaccati solo perché parlano ungherese, mentre le forze di polizia si rifiutano di raccogliere le loro denunce, che nella regione è presente un numero sempre maggiore di giudici di dubbia reputazione provenienti dal Kosovo e dalla Krajina e che si verificano uccisioni ...
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Con tutto il rispetto, vorrei far notare all’autore dell’interrogazione che è necessario saper distinguere tra quelle che sono le legittime responsabilità della Presidenza dell’Unione europea e quelle del governo serbo.
Per quanto riguarda questo punto specifico, il recente attentato a József Kasza, Presidente dell’Alleanza degli ungheresi di Vojvodina, e la posizione generale della minoranza ungherese, ritengo che l’azione rapida e decisa del governo serbo abbia contribuito molto a placare le preoccupazioni della comunità di etnia ungherese che temeva che l’attentato a Kasza potesse essere l’inizio di una serie di altri attentati. Siamo lieti che nessuno sia stato ferito, secondo quanto ci è stato riferito, ma comprendo le preoccupazioni espresse dall’onorevole deputato.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, mi rallegro del fatto che fra pochi giorni inizino effettivamente i negoziati con la Croazia. Ciò rappresenta un importante passo avanti per la Presidenza britannica. Quando prevede che inizieranno i negoziati di adesione con Belgrado?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Apparentemente l’interrogazione allude a un fatto al quale non posso riferirmi nella mia risposta. Stiamo ancora attendendo ulteriori relazioni sulla situazione in Croazia, anche per quanto concerne la task force per la Croazia. Per il momento siamo fermi a questo punto e non andiamo oltre.
Presidente. –
Interrogazione n. 7 dell’onorevole Dimitrios Papadimoulis (H-0671/05):
Oggetto: Diritti di proprietà delle minoranze religiose in Turchia
La Direzione generale dei Vakuf di Turchia ha manifestato l’intenzione di affittare immobili appartenenti a fondazioni filantropiche di minoranze religiose, in passato oggetto di esproprio, persistendo nella sua pratica di violare i diritti di proprietà delle minoranze religiose. Parallelamente il governo turco persiste tacitamente con tale pratica e, in più, presenta al parlamento turco un progetto di legge sui Vakuf, in base al quale lo Stato turco restituirà agli aventi diritto solo gli immobili che si trovano sotto la sua giurisdizione e non quelli che sono stati illegalmente venduti a terzi.
E’ al corrente il Consiglio di tale pratica posta in essere dalla Direzione generale dei Vakuf e del progetto di legge presentato dal governo turco? Intende porre all’ordine del giorno delle sue discussioni con le autorità turche il progetto di legge in questione? Quali provvedimenti ha in animo di assumere in vista dell’inizio dei negoziati di adesione, il 3 ottobre 2005, al fine di garantire i diritti di proprietà delle minoranze religiose in Turchia?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Siamo consapevoli del fatto evidenziato dall’onorevole deputato. Nonostante la libertà religiosa sia sancita dalla Costituzione della Repubblica di Turchia e nonostante la relazione del 2004 della Commissione europea sui progressi compiuti dalla Turchia verso l’adesione affermi che non ci sono ostacoli alla libertà di culto, restano ancora in sospeso alcune questioni importanti. Secondo il partenariato di adesione riveduto, approvato nel maggio 2003, la Turchia deve, tra l’altro, creare le condizioni per il funzionamento delle comunità religiose non musulmane, conformemente alla prassi corrente degli Stati membri dell’Unione europea. Tuttavia, il Consiglio fa rilevare che alcune minoranze e comunità religiose musulmane e non musulmane continuano a incontrare difficoltà relativamente alla personalità giuridica, ai diritti di proprietà, alla formazione, al diritto di residenza e al permesso di lavoro per il clero turco e non turco, alle scuole e all’amministrazione interna. In particolare, l’Unione europea è preoccupata per la costante confisca da parte dello Stato delle proprietà appartenenti a fondazioni religiose non musulmane. L’Unione europea ha esortato la Turchia ad approvare immediatamente una legge sulle fondazioni che sia pienamente in linea con gli standard europei, e attende i commenti della Commissione sul progetto di legge che a giugno il Commissario Rehn ha inviato al ministro degli Esteri turco Gül affinché li considerasse con attenzione. L’Unione europea ha anche invitato la Turchia a riaprire il seminario greco-ortodosso di Halki.
Come l’onorevole deputato ben sa, il 16 e 17 dicembre 2004 il Consiglio europeo, quando decise che la Turchia rispettava in misura sufficiente i criteri politici di Copenaghen e si potevano dunque lanciare i negoziati di adesione, affermò chiaramente che l’Unione avrebbe continuato a vigilare con attenzione sull’evoluzione delle riforme politiche nel paese. Il Consiglio può pertanto confermare all’onorevole deputato che continuerà a seguire con molta attenzione gli sviluppi in questo ambito.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente del Consiglio, il Parlamento europeo, in una risoluzione votata proprio oggi, ha giudicato inadeguati gli accordi giuridici specifici. Il Consiglio condivide questa opinione? Ha rilasciato commenti su questa legge specifica? Intende discutere di tale questione nel corso dei negoziati e, se sì, quando?
Visto che stiamo parlando di libertà religiosa, la Presidenza britannica cosa pensa del trattamento inaccettabile e sprezzante del governo turco nei confronti del Papa, dopo l’invito da parte del patriarca ecumenico ortodosso a visitare Istanbul?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Non sono sicuro che l’onorevole deputato questa mattina abbia avuto l’opportunità, come ho avuto io, di partecipare a un dibattito di tre ore sulla Turchia in quest’Aula. Posso assicurarle che la Presidenza britannica è pienamente consapevole di tutte le questioni connesse all’adesione della Turchia.
Tuttavia, vorrei che molti di noi credessero che il processo che la Turchia ha seguito finora e che continuerà a seguire è la migliore garanzia del fatto che si stanno affrontando e continueranno ad essere affrontati anche in futuro quei problemi che devono essere affrontati.
Catherine Stihler (PSE). – (EN) La questione della libertà religiosa riveste chiaramente un’importanza cruciale nel quadro dei negoziati con la Turchia. Nelle prossime settimane l’ONG FirstStep Forum visiterà il paese per analizzare la situazione sul terreno e sarà lieta di trasmettere una copia della relazione che redigerà al Presidente in carica.
Il Presidente in carica può rassicurami del fatto che la libertà di religione e di culto verranno messe in evidenza nel corso del processo di adesione della Turchia?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Posso darle questa rassicurazione, ma vorrei anche far notare all’onorevole deputata che i capi delle chiese cattolica, greco-ortodossa e siriana ortodossa in Turchia hanno affermato che, in seguito alle riforme di armonizzazione dell’Unione europea, per le loro comunità ora è più facile praticare i loro culti e sono inoltre cambiati gli atteggiamenti nei loro confronti.
Ammetto sinceramente che resta ancora moltissimo lavoro da fare, ed è per questo motivo che rendo omaggio alle attività realizzate dall’onorevole Stihler e da altri membri di varie ONG in questo campo. Ciononostante, penso che le parole dei capi delle chiese cattolica, greco-ortodossa e siriana ortodossa cui mi riferivo poc’anzi siano la dimostrazione dei progressi concreti già realizzati.
Presidente. –
Interrogazione n. 8 dell’onorevole James Hugh Allister (H-0673/05):
Oggetto: Terroristi dell’IRA
Tre terroristi condannati in fuga, Niall Connolly, James Monaghan e Martin McCauley, sono rientrati senza ostacoli dalla Colombia in Irlanda. Considerato l’impegno dichiarato dell’UE ad appoggiare la lotta al terrorismo internazionale, quali iniziative ha preso il Consiglio per assicurare che il governo irlandese non dia rifugio a questi terroristi internazionali? Ritiene il Consiglio che Europol abbia fatto effettivamente tutto il possibile per impedire il loro ritorno?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Come ho già precedentemente affermato in quest’Aula nel corso del mese, si tratta di una questione che non è di competenza del Consiglio, ma dei governi irlandese e colombiano.
James Hugh Allister (NI). – (EN) Signor Ministro, questa risposta non è forse una scusa vile e patetica? Il Consiglio, con enfasi collegiale, ha ripetutamente ribadito il suo impegno nella lotta contro il terrorismo internazionale eppure, quando si trova dinanzi a una flagrante violazione di tale impegno da parte di uno Stato membro che dà rifugio a terroristi noti a livello mondiale, tutto ciò che sa fare è scrollare le spalle in segno di deplorevole indifferenza.
Questa è una sfida per il Consiglio. E’ in grado di dimostrare le proprie credenziali nella lotta al terrorismo internazionale o è interessato solo a schivare le proprie responsabilità? Potete fare meglio. Il punto è: avete la volontà di fare meglio o tutti i vostri discorsi sono solo frasi fatte e parole vuote?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Con il massimo rispetto per l’autore dell’interrogazione, vorrei dire che non si tratta di un problema di volontà, ma di legittimazione, e poiché il Consiglio non ha ricevuto alcuna richiesta da nessuno dei due governi interessati, il Consiglio non è direttamente legittimato a intervenire sulla questione.
James Nicholson (PPE-DE). – (EN) Trovo che le osservazioni del Presidente in carica del Consiglio siano assolutamente sbalorditive. Se si considera che fa parte di un governo che ha assunto una linea durissima sul terrorismo internazionale, il modo in cui ha schivato la questione – la scusa che ha tirato fuori questa sera – è davvero sorprendente.
Non conviene che dovrebbe incoraggiare i due governi della Repubblica d’Irlanda e della Colombia a fare in modo che non vi sia alcun luogo in cui possa nascondersi chi è stato condannato in Colombia, rinchiuso in carcere e poi è fuggito? Non conviene che, alla luce del terrorismo internazionale, dovrebbe essere il primo ad assumere un ruolo positivo e a non sottrarsi alla sua posizione?
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Non vi stupirà che io respinga i termini dell’accusa che mi è stata rivolta dall’oratore nella domanda complementare. E’ alquanto curioso, considerata la posizione assunta dal suo partito sull’importanza dello Stato nazione, che l’onorevole deputato non accetti la basilare proposizione giuridica che stabilisce chi è giuridicamente legittimato a intervenire sulla questione. Il soggetto giuridicamente legittimato è lo Stato membro e, anziché ripetere le argomentazioni su cui avevamo già avuto occasione di discutere precedentemente in quest’Aula nel corso del mese, gli suggerirei di esprimere le sue preoccupazioni direttamente a quei governi che hanno il potere di intervenire sulla questione.
Proinsias De Rossa (PSE). – (EN) Non intendo addentrarmi nella questione, ma vorrei semplicemente dire che nella Repubblica d’Irlanda le disposizioni giuridiche e giudiziarie vengono già applicate. Nella Repubblica d’Irlanda questo sistema è indipendente dall’influenza politica di qualunque partito e sono certo che si possa dire altrettanto anche per il sistema del Regno Unito, Irlanda del Nord compresa.
Vorrei chiederle di rispondere all’interrogazione n. 9, che è la prossima ed è stata formulata da me. Desidererei soprattutto rivolgere una domanda complementare al rappresentante del Consiglio sulla questione della direttiva sui lavoratori temporanei.
Douglas Alexander, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Signor Presidente, la ringrazio per l’indicazione. Considerate la preoccupazione espressa dall’autore dell’interrogazione e la pressione cui sono sottoposto perché devo prendere un aereo, ritengo che sarebbe meglio se affrontassimo la questione per iscritto. In questo modo potrò fornire una risposta esauriente riguardo alle sue preoccupazioni su questa direttiva.
Christopher Beazley (PPE-DE). – (EN) La mia interrogazione è la n. 32 dell’elenco, ma ha già detto che le verrà data risposta per iscritto. Sono ansioso di ricevere tale risposta. Spero che il Ministro Alexander riesca a prendere l’aereo e attendo con ansia il seguito di questa discussione.
Presidente. – Essendo scaduto il tempo assegnato alle interrogazioni, le interrogazioni dalla n. 9 alla n. 38 riceveranno risposta per iscritto(2).
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
(La seduta, sospesa alle 19.05, riprende alle 21.05)