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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 28 settembre 2005 - Strasburgo Edizione GU

26. Bielorussia
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca le dichiarazione della Commissione sulla Bielorussia.

 
  
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  Olli Rehn, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, il Commissario Ferrero-Waldner sperava tantissimo di poter essere qui con voi a discutere di questo argomento. Si è dedicata con grande impegno a sviluppare le attività della Commissione sulla Bielorussia fin da quando siamo entrati in carica. A nome del Commissario Ferrero-Waldner e della Commissione, sono lieto di poter avere uno scambio di opinioni con voi sulla situazione in Bielorussia e sul lavoro svolto dalla Commissione a sostegno della democratizzazione e della società civile.

La Commissione è profondamente preoccupata per l’assenza di democrazia e dello Stato di diritto, nonché per la mancanza di rispetto dei diritti umani in Bielorussia. Questo paese viola chiaramente gli impegni assunti a livello internazionale in conformità delle carte dell’OSCE e delle Nazioni Unite. Abbiamo recentemente assistito a un preoccupante deterioramento della situazione. Il regime limita ancor più i diritti umani e sta adottando ulteriori azioni contro le organizzazioni non governative, pregiudicando i diritti delle minoranze, imprigionando cittadini per motivi politici e riducendo la libertà di espressione.

Abbiamo condannato con fermezza gli atti intimidatori compiuti dalle autorità locali contro l’Unione dei polacchi in Bielorussia. Questi incidenti si verificano nel contesto della crescente repressione dei partiti politici, delle ONG e dei mezzi di comunicazione indipendenti in Bielorussia. Riteniamo che tale interferenza pregiudichi i diritti delle minoranze, contravvenendo così alle norme di governo sottoscritte dalla Bielorussia nell’ambito degli impegni assunti nei confronti dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

Inoltre, la Bielorussia ha introdotto decreti che limitano ulteriormente l’aiuto esterno, isolando così ancor più se stessa e il suo popolo.

Forse vorrete sapere qual è stata la reazione della Commissione. In risposta alla crescente repressione in Bielorussia, abbiamo aumentato i nostri finanziamenti a favore della democratizzazione e dei diritti umani trasferendo 2 milioni di euro dal programma TACIS all’Iniziativa europea per la democrazia e i diritti dell’uomo (EIDHR), uno dei due strumenti per i quali non è necessario il consenso del governo. Il programma TACIS è stato riorientato per affrontare le esigenze della popolazione con la piena partecipazione della società civile.

Quest’anno abbiamo già firmato 27 piccoli contratti con le ONG per un valore di 3 milioni di euro. Pubblicheremo un ulteriore invito a presentare proposte nell’ambito del programma EIDHR a ottobre, con una dotazione finanziaria complessiva di 420 000 euro.

Stiamo anche per stanziare più di un milione e settecentomila euro a favore di tre nuovi progetti specifici per la Bielorussia, che saranno attuati dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE (ODIHR), dallo PNUS e dal Consiglio nordico dei ministri. Questi progetti si concentreranno sui diritti dell’uomo, la democratizzazione, la società civile e gli istituti di istruzione indipendenti quali l’Università umanistica europea per gli studenti bielorussi in esilio.

Continueremo a occuparci delle esigenze generali della popolazione con il programma TACIS, concentrandoci su questioni di carattere sanitario e sociale, istruzione superiore, formazione e problemi ambientali.

Quanto ad alleviare i problemi correlati al disastro di Chernobyl, il nostro approccio consiste nel finanziare proposte di progetto presentate dalle comunità locali.

Uno degli aspetti più rilevanti del nostro aiuto è il sostegno che abbiamo accordato alle emittenti indipendenti. In risposta ai suggerimenti avanzati dal Parlamento europeo e in altre sedi, a partire dal 1° novembre finanzieremo un notiziario radiofonico quotidiano. L’idea consiste nel sensibilizzare maggiormente la popolazione bielorussa su questioni riguardanti i diritti dell’uomo e la democrazia e fornirle notizie reali sugli avvenimenti interni ed esterni al paese, di cui altrimenti non potrebbe venire a conoscenza. All’inizio la trasmissione sarà in russo, e i programmi bielorussi verranno introdotti gradualmente non appena possibile.

L’inizio di trasmissioni indipendenti è un importante passo avanti e sono lieto che siamo stati il primo donatore ad avviare iniziative simili in Bielorussia.

Inoltre, apriremo un ufficio della Commissione a Minsk all’inizio dell’anno prossimo. L’ufficio sarà guidato da un incaricato d’affari. Questo faciliterà i nostri contatti con la società civile locale e agevolerà anche i nostri sforzi di coordinamento nonché il monitoraggio delle nostre attività.

Abbiamo anche esaminato il modo migliore di garantire che tutte le nostre politiche nei confronti della Bielorussia siano logiche e coerenti. In ambito commerciale abbiamo realizzato un’inchiesta sulle violazioni dei diritti sindacali in conformità del Sistema di preferenze generalizzato e abbiamo esaminato la definizione di quote tessili annuali. Teniamo inoltre costantemente aggiornato l’elenco comunitario degli alti funzionari soggetti al divieto di visto.

La Commissione si è posta alla guida delle discussioni volte a individuare il modo di migliorare la cooperazione tra i donatori attivi in Bielorussia. Quest’anno abbiamo organizzato tre riunioni di donatori. La prima si è tenuta a Vilnius a marzo, seguita da una svoltasi a Kiev a luglio, mentre l’ultima ha avuto luogo la settimana scorsa a Bruxelles.

Il processo di democratizzazione in Bielorussia e il benessere della sua popolazione sono questioni che ci stanno molto a cuore e che rivestono grande importanza per gli obiettivi della Commissione. Stiamo facendo tutto il possibile per sostenere chi lotta per lo sviluppo di una società democratica e pluralistica in Bielorussia.

In particolare, oltre a mantenere l’attenzione sulla democratizzazione e i diritti umani, esortiamo le forze democratiche bielorusse a intrattenere una stretta collaborazione reciproca. Si tratta di un aspetto fondamentale in vista delle elezioni presidenziali dell’anno prossimo.

Siamo ansiosi di accogliere la Bielorussia come partner a pieno titolo della politica europea di vicinato, non appena il paese terrà fede ai propri impegni sulla democrazia, lo Stato di diritto e i diritti dell’uomo non solo a parole, ma anche nei fatti.

 
  
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  Bogdan Klich, a nome del gruppo PPE-DE.(PL) Signor Presidente, prima l’Assemblea ha adottato una risoluzione sull’eredità del movimento Solidarność, nato 25 anni fa. E’ stata più di una risoluzione storica, tuttavia, poiché si è trattato in parte anche di un appello alla solidarietà in seno all’Unione europea. Ora stiamo lavorando a una risoluzione sulla Bielorussia e questa risoluzione deve essere un’espressione della nostra solidarietà europea nei confronti di coloro che hanno bisogno ora di una dimostrazione di solidarietà, come sicuramente avviene per i nostri amici della Bielorussia, il popolo bielorusso.

Ci si potrebbe benissimo interrogare sulla necessità di un’altra risoluzione sulla Bielorussia, quando l’ultima è stata adottata solo a luglio, proprio prima della pausa estiva. Come il Commissario ha giustamente rilevato, tuttavia, la situazione in Bielorussia sta cambiando molto rapidamente. La situazione politica sta peggiorando di mese in mese. L’ultimo sviluppo di cui siamo venuti a conoscenza riguardava la repressione esercitata dal governo Lukashenko sulla leadership democraticamente eletta dell’Unione dei polacchi in Bielorussia. L’intero mondo civilizzato ha visto da sé come la più ampia organizzazione della società civile bielorussa sia stata perseguitata e i suoi leader brutalmente privati del loro incarico.

Come deputato polacco al Parlamento europeo, vorrei rivolgere i miei sinceri ringraziamenti ai colleghi che ci hanno aiutato e sostenuto in quell’epoca difficile, che aveva visto la partecipazione di rappresentanti di tutti i gruppi politici. Credo che l’aiuto e il sostegno forniti da altri bielorussi che condividono lo stesso destino dei polacchi in Bielorussia sia stato altrettanto importante. In particolare, vorrei ringraziare i rappresentanti dell’opposizione bielorussa per il sostegno accordato all’Unione dei polacchi in Bielorussia in questo momento difficile. E’ la dimostrazione che in Europa sta emergendo una rete di solidarietà. Questa rete permette alle persone che spesso hanno avuto bisogno d’aiuto in passato di sostenere chi si trova attualmente in difficoltà.

A mio parere, dobbiamo congratularci anche con la Commissione europea per il motivo citato dal Commissario, ossia per i primi segnali di una revisione della politica dell’Unione europea nei confronti della Bielorussia. Si tratta di segnali positivi e sono certo che questo buon lavoro proseguirà.

 
  
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  Joseph Muscat, a nome del gruppo PSE.(EN) Signor Presidente, gli avvenimenti di cui è teatro la Bielorussia non riguardano solo un numero limitato di paesi membri, come la Polonia o gli Stati baltici, per ovvi motivi storici, politici, geografici e sociali, ma devono interessare ogni singolo Stato membro rappresentato in quest’Aula. Questa è una delle lacune del nostro approccio: non tutti riteniamo che la questione della Bielorussia ci riguardi da vicino, e invece è così.

Non ripeterò ciò che è già stato detto. Permettetemi piuttosto di rilevare che sono stati compiuti progressi notevoli dall’ultima volta che ci siamo riuniti e abbiamo affrontato l’argomento in quest’Aula.

Come lei ha detto, signor Commissario, l’Esecutivo sta per aprire un ufficio di rappresentanza a Minsk e sta per avviare un progetto di trasmissione e, benché alcuni di noi – a ragione – possano non essere soddisfatti del modo in cui è stata affrontata la questione, si tratta tuttavia di un primo passo sul quale abbiamo insistito a lungo e la Commissione va elogiata per aver tenuto fede alla parola data.

Tuttavia, non dobbiamo fermarci qui. Le dichiarazioni rilasciate dal Presidente del paese durante il Vertice delle Nazioni Unite non lasciano ben sperare. Alcuni dei nostri colleghi sono ancora in carcere – cito il nome di Mikola Statkevich come simbolo di tutti loro.

Mi auguro che questo interesse per la Bielorussia non si affievolisca, poiché in alcuni Stati membri gli impegni politici vanno e vengono. La situazione in Bielorussia è troppo delicata per essere utilizzata come un pallone politico. Deve trattarsi di un impegno a lungo termine – non troppo a lungo termine, si spera; auguriamoci che la situazione possa essere risolta nel medio termine. Questo, però, deve essere un impegno dell’Unione europea.

(Applausi)

 
  
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  Janusz Onyszkiewicz, a nome del gruppo ALDE.(PL) Signor Presidente, la Bielorussia è un’anomalia nel continente europeo. E’ governata da un individuo che, per sua stessa ammissione, considera l’Unione sovietica la sua patria e si rammarica della scomparsa di quel meraviglioso paese dalla cartina dell’Europa. Questo individuo sta cercando di isolare la Bielorussia dall’Europa. E’ chiaramente intimorito dal vento di libertà che ha soffiato sull’Europa proprio a seguito delle attività di Solidarność. Credo che sia estremamente importante fare in modo che, se il Presidente Lukashenko introduce imposte per l’attraversamento della frontiera, gli Stati membri dell’Unione inizino a rilasciare visti gratuiti ai bielorussi, dimostrando così con estrema chiarezza che l’Europa non sta voltando le spalle alla Bielorussia come sostiene il suo leader.

Non si tratta semplicemente di compiere gesti di questo tipo. Occorre anche sostenere le attività in Bielorussia. Sono stato lieto di sentir dire dal Commissario che la Commissione europea sta avviando programmi per la Bielorussia, ma mi rammarico che per farlo sia occorso tutto questo tempo. In ultima analisi, l’anno volge al termine. Capisco che vi siano stati ostacoli tecnici da superare. Se si tratta di ostacoli permanenti, mi sembra che in quest’Aula vi sia la volontà di eliminare la burocrazia e aiutare la Commissione ad agire in maniera efficiente ed efficace. Se non agiremo in tal senso e se non aiuteremo la Bielorussia, questo paese non solo sarà una macchia sulla cartina dell’Europa, ma sarà anche una macchia sulle nostre coscienze. Europa deve essere sinonimo di libertà, e questo significa libertà anche per la Bielorussia.

 
  
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  Elisabeth Schroedter, a nome del gruppo Verts/ALE.(DE) Signor Presidente, siamo uniti nel criticare gli allarmanti sviluppi ai quali stiamo assistendo nel paese nostro vicino. Dinanzi ai nostri occhi si sta sistematicamente instaurando una dittatura senza alcun rispetto per i diritti umani e la democrazia.

La convergenza di opinioni si estende addirittura alla Commissione e al Consiglio. Dobbiamo alfine agire e utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione per promuovere la democrazia e il pluralismo in Bielorussia. Queste sono state le parole del Commissario Ferrero-Waldner.

Tuttavia, non sono soddisfatta di ciò che è stato fatto finora. La Commissione ha ignorato l’iniziativa polacca/baltica/ucraina. La frontiera orientale è caratterizzata da un pericolo molto insidioso e da tensioni tra gli Stati confinanti, ma non vi è alcuna politica estera comune. La società civile, l’unica fonte di potenziale democratico e speranza in quel paese, non riceve abbastanza sostegno.

Ciò che il Commissario ha proposto finora è insufficiente. Il nostro repertorio di proteste diplomatiche si è esaurito da tempo. Il ricorso alle sanzioni dovrebbe essere molto più modulato e mirato. Le parole non bastano. E’ necessario un sostegno finanziario molto più cospicuo a favore della società civile.

Chiedo al Commissario di sviluppare un programma speciale e di affrettarsi a sedersi al tavolo con il Consiglio, in modo che possano essere adottate misure politiche, finanziarie ed economiche davvero coerenti e che così il 2006 segni l’inizio della democrazia in Bielorussia.

 
  
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  Jonas Sjöstedt, a nome del gruppo GUE/NGL.(SV) Signor Presidente, desidero associarmi alle aspre critiche rivolte questa sera dall’Assemblea al regime di Lukashenko. Abbiamo assistito a un serio deterioramento di una già grave situazione in Bielorussia e ora il regime sta mostrando sempre più le classiche caratteristiche di una dittatura politica.

In generale posso convenire con tutte le posizioni espresse nella risoluzione, ma credo che si potrebbe sviluppare maggiormente un aspetto, ossia il significato del movimento sindacale indipendente in Bielorussia. I sindacati indipendenti sono stati tra i principali organizzatori dell’opposizione al regime Lukashenko, ma ora stanno lottando per sopravvivere ed esistere sotto la tirannia. Vi è una grande cooperazione tra i sindacati di altri paesi europei, ad esempio quelli della Svezia, e i sindacati indipendenti della Bielorussia. Mi auguro che siano a conoscenza del sostegno accordato dall’Unione europea all’opposizione democratica. Questa settimana ci è stata ricordata l’importanza di Solidarność in Polonia e, ovviamente, è fondamentale avere un movimento sindacale forte e indipendente per realizzare i cambiamenti necessari in Bielorussia.

 
  
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  Bastiaan Belder, a nome del gruppo IND/DEM.(NL) Signor Presidente, 11 anni fa, subito dopo essere entrato in carica, il Presidente Alexander Lukashenko fece un’importante promessa al proprio elettorato bielorusso. Disse che avrebbe ridato vita all’Unione Sovietica. Lukashenko ha mantenuto la parola. La storica bandiera bielorussa bianca-rossa-bianca è vietata e il russo è la lingua nazionale ufficiale. Quest’assurda politica antinazionale ha ora toccato il fondo con l’esistenza, a Minsk, di un liceo clandestino, che è l’unica scuola superiore rimasta nel paese in cui le lezioni si tengono ancora nella madre lingua, fino a quando i servizi segreti non scoveranno le abitazioni private che oggigiorno fungono anche da aule scolastiche.

Data la situazione, sono favorevole all’iniziativa della Commissione volta a sostenere finanziariamente trasmissioni radiofoniche indipendenti per la Bielorussia. Di fatto, questo è ciò che il governo polacco sta già facendo. Bruxelles farebbe bene a prendere esempio. Non solo i polacchi stanziano molti più fondi, ma i loro programmi inizieranno anche direttamente in bielorusso quest’autunno. Nel frattempo, le relazioni tra la Bielorussia di Lukashenko e i tre Stati membri orientali dell’Unione europea, ossia Polonia, Lituania e Lettonia, che hanno subito un drastico peggioramento, devono essere fonte di grave preoccupazione per la Commissione.

L’oppressivo regime di Minsk si comporta addirittura come se fosse in corso un intervento della NATO e ciò potrebbe dare adito a un piccolo conflitto di frontiera. I principali rischi che ne potrebbero scaturire in termini di sicurezza per l’Unione europea a 25 mi inducono a rivolgere alcune domande alla Commissione. Cosa ne è dell’iniziativa avviata da Polonia, Lituania, Lettonia e Ucraina per coordinare le loro politiche rispetto alla Bielorussia? La Commissione ha avviato azioni per persuadere la Russia a farsi carico della propria responsabilità di Presidente del G8 e apportare un contributo positivo alla riduzione delle tensioni causate dalla politica interna ed estera di Lukashenko?

Signor Commissario, giacché sostituisce la collega Ferrero-Waldner, vorrei chiederle di trasmetterle queste domande che, in ultima analisi, sono fondamentali per la politica di sicurezza dell’Unione europea, non da ultimo alla luce della PESC. Resto in attesa di una risposta. Sono venuto a sapere, da conoscenze in ambito ecclesiastico nel mio paese e da informazioni scientifiche provenienti dalla Germania, che i concittadini degli Stati membri dell’Unione ...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Konrad Szymański, a nome del gruppo UEN.(PL) Signor Presidente, le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno in Bielorussia. L’ultima di questo lungo elenco di violazioni è stata la repressione nazionalistica dei polacchi, culminata con la dichiarazione dell’illegalità dell’Unione dei polacchi in Bielorussia e con la persecuzione dei suoi militanti.

La strada da compiere è lunga, ma questo non significa che dobbiamo accontentarci di un approccio morbido, anzi; dobbiamo portare avanti con inflessibilità le nostre relazioni con la Bielorussia. Se non vogliamo tornare a cadenza settimanale sulla questione delle violazioni dei diritti dell’uomo in Bielorussia, la Commissione deve avere un relatore permanente per questo paese. E’ inoltre necessario un efficace metodo di finanziamento delle forze democratiche, ed è difficile prevedere come si potrebbe fornire un sostegno simile senza uno specifico strumento per i diritti umani. Tale strumento deve essere quanto più flessibile, rapido ed efficace possibile per quanto riguarda l’erogazione di aiuti in circostanze giuridiche sfavorevoli.

Il fatto che stiamo tenendo l’ennesimo dibattito sulla Bielorussia è la dimostrazione della debolezza di cui il Parlamento e l’Unione europea hanno dato prova su tale questione. Questa è la quinta volta che iscriviamo la Bielorussia all’ordine del giorno, eppure non siamo ancora riusciti a dare priorità alla questione e a vincolarla allo sviluppo di buone relazioni tra l’Unione europea e la Russia. E’ vero che la Commissione europea ha fatto sempre più promesse, ma continua a tirarla per le lunghe e ad agire con riluttanza, lentezza e passività per quanto riguarda la Bielorussia. Pertanto, la credibilità dell’Unione europea in quest’ambito ne ha risentito.

Vorrei semplicemente segnalare che persino le procedure amministrative adottate dal semigrottesco regime di Minsk si sono rivelate più efficienti ed efficaci delle nostre nel caso delle trasmissioni radiofoniche. La Bielorussia trasmette verso l’Unione europea, ma da parte nostra non c’è che un assordante silenzio. Vorrei concludere con un’osservazione di carattere più generale, ossia che l’Europa si è resa talmente ridicola riguardo alla Bielorussia da privare di ogni significato la sua dichiarazione sulla politica estera comune dell’Unione.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, quest’Aula si è già ripetutamente occupata della Bielorussia in passato, ma è stata solo una piccola minoranza a farlo: l’onorevole Schroedter, il collega Gahler e pochi altri. Sono lieto che ora stiamo lavorando attivamente su questa importante questione, soprattutto grazie ai nostri colleghi polacchi, e desidero ringraziarli esplicitamente per questo.

Questa è la dimostrazione dell’influenza della storia. Vi sono state epoche negative, nazionalistiche, nella storia, ma anche ripetuti esempi positivi di coesistenza. Nel Medio Evo, ne abbiamo avuto un esempio con la coesistenza di polacchi, lituani e bielorussi in una federazione. Si trattava di un’Europa in miniatura, e quell’Europa ha ripercussioni ancor oggi, poiché sia noi che i nostri colleghi polacchi sosteniamo tutti non solo la minoranza polacca in Bielorussia, ma l’intero popolo bielorusso, un popolo soggetto a un’oppressione su vasta scala e che purtroppo è minacciato anche dai tentativi di restaurare l’Unione Sovietica in un modo o nell’altro.

Tali tentativi sono assurdi e destinati al fallimento, ma, come sappiamo, nell’est si continuano ad accarezzare queste idee. E’ quindi nei fondamentali interessi dell’Unione europea dare alla vicina Bielorussia, alla sua popolazione e alla sua società civile molto più sostegno di quanto abbiamo fatto finora e, in particolare, fare in modo che si affermi la libertà dei mezzi di comunicazione.

Vorrei inoltre criticare a chiare lettere l’emittente tedesca Deutsche Welle, che trasmette in russo i suoi programmi verso questo importante paese europeo, ossia nella lingua della potenza coloniale che ha oppresso la Bielorussia per molti anni e che è corresponsabile della situazione che ora predomina nel paese. Il popolo bielorusso ha diritto a essere rispettato come cultura europea unica e questo dovrebbe trovare riscontro anche nei media promossi dall’Unione europea. Questa cultura è un elemento importante della comunità dei popoli europei.

 
  
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  Józef Pinior (PSE).(PL) Signor Presidente, negli ultimi anni Internet è diventata una delle principali fonti di informazione indipendente in Bielorussia. Il numero di computer domestici e di collegamenti a Internet è in aumento. A metà 2005, su una popolazione di dieci milioni di abitanti, in Bielorussia erano connessi a Internet due milioni di persone. Nel 2004 quasi 450 000 persone hanno utilizzato gli Internet Café a Minsk. Al tempo stesso, però, l’azienda di Stato Beltelecom, che è affiliata al ministero delle Comunicazioni, continua a detenere il monopolio sui collegamenti a Internet. Il regime di Lukashenko sta facendo del proprio meglio per controllare l’uso di Internet da parte della società civile. Sta anche perseguendo e opprimendo individui attivi nel ciberspazio, invocando a tal scopo articoli antidemocratici del codice penale.

L’Unione europea deve cercare di promuovere i diritti umani in Bielorussia sfruttando i più moderni mezzi di comunicazione. Il ruolo di Internet nel fornire informazioni indipendenti deve essere identico a quello svolto nel XX secolo dalle radio nel rovesciare le dittature. L’Unione deve aumentare i finanziamenti destinati a sfruttare queste nuove forme di comunicazione tramite Internet e la telefonia mobile, nell’interesse della società civile bielorussa.

 
  
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  Věra Flasarová (GUE/NGL).(CS) Onorevoli colleghi, tutti noi portiamo i segni di ferite non rimarginate e di ingiustizie che possono spiegare la nostra situazione attuale. Questo vale anche per la Bielorussia. Dovremmo pertanto tenere a mente tre cose. Dovremmo cercare di capire in maniera obiettiva la situazione in cui versa la Bielorussia, ovvero evitare di selezionare e scegliere le nostre fonti di informazione e cercare invece di tenere conto di qualunque elemento che non corrisponda a una visione nitida del paese. Inoltre, non dovremmo escludere nessuno a priori dalle discussioni, anche se non necessariamente ci troviamo sempre d’accordo. Infine, la Bielorussia non è semplicemente Lukashenko o viceversa.

La politica dell’Unione europea deve essere volta a migliorare la situazione del paese e della sua popolazione. Non prendo le parti del governo di Lukashenko, né sostengo i suoi abietti fallimenti; avverto solo che una politica della forza improntata all’uso delle sanzioni, alla demonizzazione dei rappresentanti del regime e alla semplificazione propagandistica del problema di solito serve solo a inasprire la situazione e non risolve nulla.

 
  
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  Mirosław Mariusz Piotrowski (IND/DEM).(PL) Signor Presidente, le vessazioni e le persecuzioni subite dalla minoranza polacca in Bielorussia sono ampiamente note. La convenzione quadro del Consiglio d’Europa del 1995 per la protezione delle minoranze nazionali viene sistematicamente e brutalmente violata per quanto riguarda l’Unione dei polacchi in Bielorussia e anche altre minoranze quali i rom. Tutto ciò sta avvenendo in un paese europeo situato subito oltre la frontiera esterna dell’Unione. Il Parlamento europeo risponde tradizionalmente e a ragione alle violazioni dei diritti umani, compresi quelli delle minoranze nazionali in diverse parti del mondo. Il Parlamento non può quindi restare indifferente a quanto accade in Bielorussia.

Il gruppo Indipendenza/Democrazia sostiene la proposta di risoluzione comune, soprattutto per quanto riguarda la situazione dei polacchi in Bielorussia. Chiedo dunque di dare priorità al sostegno a favore dell’Unione dei polacchi in Bielorussia e dei suoi legittimi leader. Gli aiuti devono essere incanalati essenzialmente attraverso le regioni di frontiera polacche. Deve essere chiaro che, in realtà, ad avere la chiave di una vera e propria soluzione della maggior parte dei problemi della Bielorussia non è il Presidente Lukashenko, ma il suo padrino russo Putin, ex funzionario del KGB. Sia Putin che Lukashenko ricorrono ai metodi impiegati dai servizi segreti dell’ex regime comunista. Il Parlamento europeo farebbe bene a ricordarsene.

 
  
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  Inese Vaidere (UEN).(LV) Signor Presidente, onorevoli colleghi, finora la politica adottata dall’Unione europea nei confronti del regime di Lukashenko è stata completamente priva di polso. La Commissione europea non ha un piano d’azione consono a promuovere lo sviluppo concreto della democrazia. Talvolta sembra che, per quanto riguarda la Commissione, la Bielorussia non esista – semplicemente non c’è. Il coordinamento di azione e informazione tra le Istituzioni dell’Unione europea, il Consiglio d’Europa e le Nazioni Unite è del tutto inadeguato. Le forze democratiche in Bielorussia oggigiorno sono assolutamente frammentate.

Vorrei chiedere alla Commissione di redigere un piano d’azione volto a riunire le forze della democrazia. Al contempo, la Commissione deve continuare a chiedere il rilascio immediato di Mihail Marinich, il leader dell’opposizione che è stato incarcerato per motivi politici. Quanto alla creazione di un’emittente indipendente per la Bielorussia, vorrei richiamare l’attenzione su due punti. In primo luogo, desidero esprimere la mia estrema delusione poiché, a causa delle condizioni della concorrenza che è stata annunciata, gli organismi di radiodiffusione degli Stati baltici e della Polonia si trovano nell’impossibilità pratica di partecipare. Non possono nemmeno prendere parte a un consorzio. Tuttavia, sono proprio questi vicini della Bielorussia ad avere la massima esperienza riguardo ai processi che avvengono in quel paese. In secondo luogo, i programmi devono essere trasmessi principalmente in bielorusso, come ha già affermato l’onorevole Posselt, in modo che la popolazione possa sentirli propri. Il fatto che in Bielorussia molte persone conoscano meglio il russo e non conoscano il bielorusso è una diretta conseguenza della russificazione. Questo è un processo che non dobbiamo incoraggiare.

 
  
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  Barbara Kudrycka (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, i partiti dell’opposizione, le organizzazioni non governative e le minoranze nazionali e religiose in Bielorussia attendono tutti con ansia l’impatto delle azioni della Commissione europea e del Consiglio. Tale impatto, tuttavia, non si fa ancora sentire. Le risorse dell’Iniziativa europea per la democrazia devono ancora essere assegnate. Del fondo di solidarietà per le famiglie dei politici oppressi si sta ancora discutendo. Alla commissione di Venezia non è stato chiesto di condurre uno studio internazionale sulla validità dei referendum grazie ai quali il Presidente Lukashenko può continuare a esercitare un regime totalitario per altri mandati. Nessun ufficio europeo è ancora stato aperto a Minsk, benché a Bruxelles sia attiva la missione del governo bielorusso. Gli individui che hanno oppresso le organizzazioni non governative, le minoranze e le chiese protestanti possono viaggiare liberamente per l’Europa, poiché solo un paio di essi sono soggetti alle sanzioni sui visti.

Esorto dunque la Commissione a essere più proattiva e a dare prova di maggiore impegno su tali questioni. Suggerisco di redigere una relazione sulla situazione in Bielorussia svolgendo parallelamente audizioni e ricerche approfondite, al fine di elaborare un piano per le relazioni dell’Unione con la Bielorussia nel breve e nel lungo periodo. Grazie a questa relazione si potrebbero inoltre definire esigenze e minacce, nonché le risorse e il genere di azioni che l’Unione europea e gli Stati membri dovrebbero avviare. Tuttavia, per avere qualche possibilità di successo, tali azioni dovranno essere intraprese in maniera coesa e sincronizzata.

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, signor Commissario, quante altre dittature dovranno cadere, e quanti altri dissidenti dovranno perire o rovinarsi la salute in prigione prima che squallidi dittatori come Castro o Lukashenko capiscano il danno che stanno arrecando alle loro nazioni? Per quanto tempo ancora i dissidenti dovranno continuare a essere perseguitati per le loro convinzioni, per la salvaguardia dei diritti umani fondamentali e la difesa della libertà e della giustizia?

Ogni cittadino del mondo libero, e soprattutto chi di noi proviene da quella parte d’Europa che ha sopportato il pugno di ferro del comunismo, è specialmente chiamato a combattere il totalitarismo e il disprezzo dei diritti umani. Per questo mi auguro vivamente che la Commissione europea e il Consiglio europeo siano al nostro fianco e ci aiutino a condurre questa battaglia.

Signor Commissario, nonostante la mia gratitudine per ciò che è stato fatto finora, ritengo che sia giunto il momento di adottare una posizione più determinata. Per quanto tempo ancora possiamo tollerare che in Bielorussia, un paese con cui l’UE ha una frontiera comune, si continuino a disprezzare in questo modo i valori fondamentali su cui si basa l’Unione europea? Prima o poi i dittatori cadono, lasciandosi alle spalle la devastazione. Mi riferisco a società divise e terrorizzate in cui le persone sono prive di uno spirito di indipendenza e di fiducia nei propri meriti.

Dobbiamo aiutare il popolo bielorusso a rovesciare Lukashenko e dovremmo aiutarlo anche a gettare le fondamenta di una società civile libera e a istruire la generazione dei più giovani. Dovremmo sostenere l’opposizione democratica in Bielorussia e condannare le violazioni delle libertà dei cittadini e dei diritti umani. La Commissione dovrebbe sostenere la cultura bielorussa, di cui la lingua bielorussa fa parte. Sarebbe pertanto un errore sostenere la trasmissione di programmi radiofonici e televisivi in russo. Non dobbiamo prendere parte alla russificazione della Bielorussia ordinata da Lukashenko. I finanziamenti europei devono essere destinati a trasmissioni radiofoniche e televisive in bielorusso. Vorrei segnalare alla Commissione che esistono già trasmissioni di questo tipo. In Bielorussia si ricevono trasmissioni in bielorusso diffuse da emittenti radiofoniche e televisive polacche, e questo lavoro va sostenuto. Analogamente, occorrerebbe prestare sostegno alla proposta di istituire una stazione radiofonica per trasmissioni in bielorusso da parte di bielorussi liberi emigrati in Polonia, Lituania e Ucraina. Chi di noi proviene dall’Europa centrale ricorda bene quanto Radio Europa Libera sia stata per noi un faro di speranza.

L’Europa sarà sempre un faro di libertà e quindi chiedo che venga istituita una Radio Bielorussia Libera.

 
  
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  Olli Rehn, Membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, vi ringrazio per gli importanti e seri contributi che avete apportato a questo dibattito sulla Bielorussia e sullo stato della democrazia e dei diritti umani nel paese. Prendo nota dei punti sollevati e li trasmetterò affinché venga prestata loro la debita considerazione.

Desidero ringraziarvi anche per il sostegno che avete accordato al lavoro della Commissione, compresa l’apertura dell’ufficio dell’Esecutivo a Minsk. Come l’onorevole Onyszkiewicz ha affermato, non possiamo voltare le spalle alla Bielorussia, non possiamo ignorarla. Convengo con i vari oratori che sono molto preoccupati per la strada che continua a percorrere la Bielorussia.

Sono inoltre molto preoccupato per la mancanza di concentrazione su un interesse strategico dell’Europa, situazione che oggi si verifica fin troppo spesso. Nella nostra costante riflessione esistenziale non dovremmo esimerci dal considerare il modo migliore di garantire una zona stabile di libertà e democrazia nel nostro vicinato sudorientale e orientale, che si tratti, per esempio, della Turchia o dei Balcani occidentali, dell’Ucraina o della Bielorussia. Questo implica, inter alia, che dobbiamo sfruttare al massimo e sviluppare ulteriormente gli strumenti politici di cui disponiamo nell’ambito della politica europea di vicinato.

Sono state rivolte alcune domande specifiche al Commissario e, come ho detto, le ho trasmesse ai nostri servizi. Tuttavia, vorrei formulare un’osservazione in merito alla questione linguistica. Perché sosteniamo la trasmissione di programmi sia in russo che in bielorusso? Dobbiamo tenere conto di un semplice fatto: in casa, il 65 per cento della popolazione bielorussa parla russo, mentre il 5 per cento parla bielorusso. Per fare recepire il nostro messaggio, dobbiamo tenere conto del fatto che in casa la maggioranza della popolazione bielorussa parla russo. E’ proprio per questo motivo che abbiamo deciso di trasmettere in entrambe le lingue, russo e bielorusso: il russo per ragioni pratiche – si tratta della lingua che la maggior parte delle persone parla ogni giorno; il bielorusso per ragioni simboliche – è la lingua che prelude a una nuova Bielorussia libera, alla quale siamo tutti favorevoli.

La voce del Parlamento europeo e il suo sostegno a favore della nostra iniziativa conferiscono un’importanza ancora maggiore agli sforzi compiuti dall’Unione europea per promuovere la democratizzazione e il rispetto dei diritti umani in Bielorussia. Questo elemento non è mai stato importante come oggi, nel periodo precedente le elezioni, che, se si svolgessero correttamente, potrebbero rappresentare una svolta per il destino del paese.

 
  
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  Presidente. – Grazie, Commissario Rehn. A conclusione del dibattito, comunico di aver ricevuto sette proposte di risoluzione ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 2, del Regolamento(1).

La discussione è chiusa.

La votazione sulle proposte di risoluzione si svolgerà domani, alle 12.00.

Dichiarazione scritta (Articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (NI). – Grazie Presidente, parlo a nome del Nuovo Psi. Troppo spesso questo Parlamento negli ultimi tempi si è trovato a discutere dei comportamenti del Governo bielorusso, ultimo baluardo dell’autoritarismo comunista nel nostro continente.

Il Presidente Lukashenko prosegue nella sua azione illiberale soffocando la voce di tante persone, soprattutto giovani, che invocano un futuro di libertà per la loro nazione.

Alcuni basilari diritti degli individui vengono costantemente e deliberatamente negati dal Governo centrale che anzi sta stringendo la morsa, impedendo ai cittadini di esprimere liberamente il proprio pensiero, la propria ideologia politica, la propria fede. Le minoranze, nel Paese, non godono di sufficiente protezione e, anzi, spesso, sono oggetto di abusi e discriminazioni.

Il tutto, intollerabilmente, ad un passo dai nostri confini.

Condividendo la impostazione del Presidente Barroso, crediamo che si debba accelerare lo sforzo per una maggiore presenza dell’Unione Europea a Minsk: per distribuire informazioni, svolgere funzioni di coordinamento e supporto e monitorare la situazione, con particolare riguardo al rispetto dei diritti umani.

L’Europa deve avere la capacita’ e la forza di avviare una azione politica in grado di incidere, anche attraverso una più stretta sinergia con le forze politiche di opposizione presenti che, con un sostegno crescente della gente, stanno lottando per garantire un domani diverso e migliore alla Bielorussia.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale.

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