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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 25 ottobre 2005 - Strasburgo Edizione GU

4. Strategia contro la pandemia di influenza
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  Presidente. – Il seguente punto all’ordine del giorno è la discussione relativa all’interrogazione orale alla Commissione sulla strategia contro la pandemia dell’influenza, presentata da Karl-Heinz Florenz, a nome della commissione ENVI, (O-0089/2005 – B6-0334/2005).

 
  
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  Antonios Trakatellis (PPE-DE), in sostituzione dell’autore. – (EL) L’Organizzazione mondiale della sanità e il Centro europeo di prevenzione e di controllo delle malattie (CEPCM) sulla base di dati scientifici hanno lanciato l’allarme sulla possibilità estremamente grave che in un prossimo futuro si verifichi una pandemia influenzale. Ci troviamo quindi dinanzi a un tema di grande attualità che tocca direttamente la salute dei cittadini e naturalmente oggi, in presenza del Commissario, siamo chiamati a trarre le debite conclusioni dal dibattito e ad assumerci l’impegno di intervenire.

La probabile fonte di tale pandemia – sarò breve al riguardo perché sono cose note a tutti – sarebbe il virus di influenza aviaria (H5N1) che è altamente patogeno e che, in seguito a mutazioni e ricombinazioni con quello dell’influenza umana, potrebbe produrre un virus altamente infettivo resistente ai vaccini conosciuti, motivo per cui sussiste appunto il rischio di una pandemia. Tengo a precisare che il Commissario ci ha già comunicato di aver avviato determinate discussioni e progetti finalizzati a mettere a punto e a produrre il nuovo vaccino necessario il più rapidamente possibile, non nei consueti sei/otto mesi richiesti, ma molto prima.

Di conseguenza, poiché il virus dell’influenza potrebbe diffondersi da un continente all’altro nello spazio di qualche giorno, è evidente che, per combattere questa pandemia è necessaria una serie di misure, vaccini e farmaci; in altre parole serve un vero e proprio piano generale. Quante di queste misure sono state attualmente predisposte dall’Unione europea? Il Commissario è oggi tra noi per illustrarci con precisione i provvedimenti che sono stati adottati finora nell’ambito dei piani volti a contrastare una possibile pandemia. Naturalmente occorre dare una risposta anche in relazione alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Questi piani devono avere le seguenti finalità:

– garantire il necessario coordinamento tra Stati membri, compito che spetta alla Commissione europea;

– evitare il panico tra la popolazione;

– combattere le speculazioni, qualora siano necessari ingenti quantitativi di vaccini e medicinali;

– individuare le zone che occorre in qualche misura isolare, poiché, come è noto, il virus si sposta con le persone;

– garantire una distribuzione equa e universale di prodotti per contrastare l’epidemia;

– individuare i gruppi della popolazione da vaccinare in via prioritaria; nella fattispecie avremmo dovuto cominciare a vaccinare contro il virus dell’influenza stagionale le persone che lavorano a contatto con il pollame, ad esempio, al fine di ridurre il più possibile il rischio che uno stesso individuo sia portatore di entrambi i virus contemporaneamente, eventualità alquanto pericolosa, e conseguentemente di ridurre il rischio di pandemia.

Pertanto occorre rafforzare la capacità dell’Unione di reagire a un virus influenzale anche grazie all’ausilio di una rete di laboratori, meccanismi e risorse sanitarie. L’elemento essenziale per prepararsi in modo efficace è la tempestiva produzione di quantitativi adeguati di vaccini e antivirali.

Ad esempio, l’Organizzazione mondiale della sanità stima che dovremmo avere riserve di medicinali pari al 25 per cento della popolazione. Disponiamo di questo quantitativo? Nutro il forte timore che siamo al di sotto di questa soglia e che scopriremo all’improvviso la necessità di produrre ingenti quantitativi di questi farmaci. Mi auguro che i colloqui svolti dal Commissario, di cui ci ha già parlato in un’altra riunione, riusciranno in qualche misura a colmare tale lacuna. Inoltre, come mi sembra abbia affermato anche il Consiglio, potrebbe occorrere una sorta di fondo di solidarietà per far fronte alle richieste urgenti.

Questo è quanto risulta necessario fare. Inoltre, signor Commissario, le chiedo di indicarci con quale efficacia funziona il sistema di allerta precoce e di risposta del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e se tale Centro è collegato con altri sistemi di allerta comunitari relativi alla salute degli animali, alla sicurezza alimentare, ai mangimi e alla protezione civile.

La Commissione in sostanza deve rafforzare la propria funzione di coordinamento e, signor Commissario, l’Assemblea è disposta a sostenerla fattivamente in questo compito. Lei deve essere assolutamente inflessibile con gli Stati membri che non presentano i piani o che presentano piani inadeguati. Naturalmente dobbiamo aiutare questi paesi, ma lei deve essere particolarmente severo nei loro confronti, in quanto, come abbiamo detto, la pandemia deve essere scongiurata e, se si verifica, deve perlomeno essere gestita correttamente.

Occorre una strategia di comunicazione globale. E’ di capitale importanza evitare allarmismi e, a tal fine, sono necessari un costante scambio di informazioni con i paesi limitrofi, ispezioni e controlli su campioni casuali di animali. Infine dobbiamo predisporre tutte le misure necessarie per limitare la circolazione dei cittadini, soprattutto nei paesi in cui può manifestarsi l’influenza. Signor Commissario, ci aspettiamo quindi che lei ci illustri quanto ha fatto finora, e sappiamo che lei ha fatto molto, e quello che occorrerà fare in futuro. La sosterremo in questo iter affinché si riesca a mettere a punto un piano completo ed efficace, atto a permetterci di affrontare la pandemia, qualora dovesse insorgere – e speriamo che Dio ce ne scampi –, in modo corretto, senza panico e conseguendo risultati positivi per i cittadini europei.

(Applausi)

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione. – (EL) Signor Presidente, ringrazio la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e i deputati per la discussione di oggi, in particolare sia per l’interrogazione che per la proposta di risoluzione. Si tratta di un punto di capitale importanza che sostengo, in quanto vedo che il Parlamento è sulla stessa lunghezza d’onda della Commissione: abbiamo le stesse priorità e naturalmente nutriamo le medesime preoccupazioni.

Visto che il tempo è limitato, oggi vorrei affrontare i punti fondamentali sollevati nell’interrogazione e nella proposta di risoluzione. Desidero inoltre aggiungere che invierò all’onorevole Florenz, in qualità di presidente della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, un resoconto dettagliato sulle varie questioni affrontate oggi, cosicché l’Assemblea possa anche avere alcune informazioni di natura tecnica.

In primo luogo, e mi sento obbligato a farlo dopo quanto ho sentito di recente, vorrei chiarire la differenza tra l’influenza aviaria, che è un problema veterinario riguardante uccelli e animali, e una possibile pandemia influenzale, eventualità segnalata dall’Organizzazione mondiale della sanità, come ha detto l’onorevole Trakatellis, e che richiederà intensi preparativi, in quanto non sappiamo esattamente quando si manifesterà.

La presenza di casi di influenza aviaria in Europa – lo sottolineo anche a beneficio dei cittadini europei – non influisce sulla possibilità di un’eventuale pandemia. Pertanto non sussiste alcun motivo di lasciarsi prendere dal panico, occorre invece impegnarsi per intraprendere i necessari preparativi.

Vorrei inoltre sottolineare che l’Unione europea e gli Stati membri vantano i migliori e più elevati livelli di preparazione su scala mondiale. Naturalmente, il fatto di essere in una posizione migliore rispetto ad altri paesi o regioni del mondo non significa che possiamo ritenerci soddisfatti né che abbiamo raggiunto il grado di preparazione necessario a garantire sicurezza ai nostri cittadini. Vi è ancora un ampio margine di miglioramento e per compiere ulteriori preparativi, anche se devo riconoscere che, dopo aver affrontato l’argomento con la commissione competente, gli Stati membri hanno compiuto progressi, devo proprio farlo presente.

Ovviamente non tutti gli Stati membri sono preparati allo stesso modo, l’importante però non è tanto stilare classifiche o graduatorie quanto sollecitare i paesi membri a raggiungere un livello di preparazione soddisfacente, e ringrazio il Parlamento per il sostegno che mi ha manifestato proprio a tale riguardo.

Oggi sono lieto di potervi comunicare che abbiamo già ricevuto i 25 piani d’emergenza nazionali di tutti gli Stati membri; si tratta di un risultato che non avevamo ancora conseguito, quando si è svolta la discussione in sede di commissione. Certo devo riconoscere che alcuni piani sono ancora allo stadio di progetti preliminari, ma non importa; l’importante è che ci siano; oggi infatti verranno esaminati a Copenaghen insieme al Centro europeo di prevenzione e di controllo delle malattie e all’Organizzazione mondiale della sanità.

Al contempo ci apprestiamo a rivedere il piano d’emergenza comunitario, approvato nel marzo 2004, tenendo altresì conto dei piani nazionali e delle simulazioni di emergenza che dovremmo effettuare tra qualche settimana, quando metteremo alla prova i piani per verificarne l’efficacia e l’efficienza e per vagliarne il grado di compatibilità reciproca e con il pertinente piano comunitario.

Quanto ai farmaci, vale a dire gli antivirali, non sono una panacea e non risolvono tutti i problemi; sono la prima arma di difesa di cui possiamo avvalerci. Al momento attuale almeno 20 Stati membri hanno ordinato o cominciato costituire riserve del farmaco in questione e, in base alle informazioni in mio possesso, anche gli altri Stati membri si stanno muovendo in tal senso.

Certo vi sono dei problemi, in quanto l’industria farmaceutica adesso non è in grado di evadere tutti gli ordini che ha ricevuto. Ora che dispongo di un quadro completo della situazione negli Stati membri, a breve avvierò dei contatti e organizzerò nuove riunioni con il settore al fine di esaminare possibili soluzioni al problema della produzione e dell’approvvigionamento.

Nel corso del Consiglio informale svoltosi due giorni fa in Inghilterra, si è anche discusso di una riserva comunitaria di antivirali. Certo, ai sensi del Trattato, non abbiamo la competenza per farlo, ma, se riceviamo il mandato dal Consiglio, siamo disposti a prendere in considerazione tale evenienza, in modo da costituire a livello comunitario una sorta di riserva ricalcata su quella di cui dispone l’Organizzazione mondiale della sanità per i casi di crisi o di emergenza. E’ tuttavia importante che i cittadini sappiano che questi farmaci non sono preventivi, non sono dei vaccini e devono essere assunti dietro prescrizione medica; i cittadini inoltre devono sapere che il contagio non si trasmette da una persona all’altra.

Quanto al vaccino contro la pandemia, e questo è il mio ultimo punto, innanzitutto, come ha detto molto opportunamente l’onorevole Trakatellis, dobbiamo tracciare una netta distinzione tra il vaccino contro l’influenza stagionale e il vaccino contro la pandemia, che non esiste ancora. Stiamo esortando gli Stati membri a somministrare l’immunizzazione contro l’influenza stagionale ai gruppi ad alto rischio, e molto probabilmente esamineremo con gli esperti la questione riguardante quanti lavorano negli allevamenti e nelle regioni a rischio, ma non in relazione a tutta l’Europa, lo ribadisco. Gli Stati membri devono individuare le categorie ad alto rischio in modo da potenziare le vaccinazioni contro l’influenza, lo ripeto, solo tra i gruppi ad alto rischio. Tale iniziativa sarà utile, come ha spiegato poc’anzi l’onorevole Trakatellis, inoltre rafforzerà la cooperazione con il settore farmaceutico mediante un incentivo finanziario, come impone il sistema, per aumentare la produzione e soddisfare le richieste in caso di pandemia.

Certo, quando il virus si sarà manifestato, si dovrà altresì creare un vaccino in caso di pandemia, ma questo adesso non è possibile. Tuttavia, come l’onorevole Trakatellis ha giustamente detto, l’elaborazione del vaccino richiederà da sei a otto mesi, e sicuramente non meno di sei. Stiamo lavorando insieme all’Agenzia europea per la valutazione dei medicinali e al settore farmaceutico, stiamo effettuando tutti i preparativi del caso e abbiamo fiducia che il tutto permetterà di risparmiare tre mesi, il che è una notevole riduzione dei tempi. Vorrei poter fare di più, tali misure comunque pressoché dimezzeranno il tempo necessario tra l’individuazione del virus da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità e la messa a punto del corrispondente vaccino.

Quattro società si sono già dichiarate interessate ad avviare la cooperazione con l’Agenzia europea per la valutazione dei medicinali e sono fiducioso che altre ne seguiranno l’esempio. Tuttavia, è importante rilevare – e ne discuterò con le imprese del settore – che si sta profilando una certa penuria persino per i vaccini contro l’influenza stagionale. Vorrei quindi che il settore mi spiegasse come intende risolvere il problema e, in secondo luogo, auspico che nell’elaborazione del vaccino le imprese si coordinino reciprocamente in modo da non fare lo stesso lavoro, da evitare doppioni e da procedere contemporaneamente in direzioni diverse per coprire tutte le evenienze. In definitiva incontrerò l’industria farmaceutica e naturalmente terrò aggiornato il Parlamento, non appena avrò dei risultati.

Concludo qui. Vi ringrazio per l’attenzione; ovviamente seguirò la discussione con grande interesse e sono sempre pronto ad aggiornare in modo esaustivo il Parlamento, perché, come sapete, siete i più forti alleati che ho in questo impegno.

(Applausi)

 
  
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  John Bowis, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, a mio parere, il nodo della discussione risiede nel fatto che vogliamo far capire l’emergenza, ma senza panico, il che vale sia per la Commissione che per gli Stati membri.

Mi ha fatto piacere sentire che si è svolta una simulazione. A quanto ho capito, uno dei problemi riscontrati è stato il sovraccarico di informazioni. Mi interesserebbe sapere come viene gestita la questione.

La chiarezza è l’unico modo per lenire le preoccupazioni dei cittadini che stanno incominciando a farsi prendere dal panico. Occorre informarli e rassicurarli. Essi devono capire la differenza tra influenza invernale, argomento che esula dal presente dibattito, e influenza aviaria, tema che esula anch’esso dal presente dibattito, benché in Asia a causa dell’influenza aviaria siano morte 67 persone che lavoravano o vivevano a contatto con volatili e pollame.

E’ la combinazione di questi fattori che potrebbe determinare una pandemia influenzale, se il virus diventa trasmissibile da un essere umano all’altro. Finora siffatto contagio non si è ancora verificato, ma la nostra risoluzione deve essere finalizzata a “preparare, preparare, preparare”! La soluzione sta chiaramente nei vaccini e ne saranno necessari di nuovi, una volta individuato il ceppo virale.

Abbiamo bisogno di capacità produttiva e rapidità. La settimana scorsa abbiamo appreso dall’OMS che la capacità di produzione di vaccini a livello mondiale è pari a 300 milioni di dosi all’anno. Il mio paese, il Regno Unito, è in procinto di ordinarne 120 milioni. Stando così le cose, quando avremo i vaccini per tutti gli altri? Sarà impossibile fornire vaccini a tutti senza un drastico incremento della capacità di produzione.

Quanto alla velocità, i sei/otto mesi richiesti dai vaccini messi a punto sulle uova, sono troppi. Dobbiamo considerare i vaccini studiati sulle cellule che richiedono un mese e persino la possibilità di vaccini genetici, che potrebbero richiedere meno di un mese, ma che necessitano ancora di analisi approfondite.

E’ necessaria la distribuzione centralizzata menzionata dal Commissario, perché va detto che nessuno Stato membro cederà le proprie riserve, qualora la pandemia colpisca un paese meno preparato all’interno o ai confini dell’Unione europea. Credo che siano necessarie riserve centralizzate nell’ambito del Fondo di solidarietà, che possano essere rapidamente dirette dove necessario dal Commissario e dal Centro europeo di prevenzione e di controllo delle malattie (CEPCM), così da debellare l’epidemia e impedire che si diffonda in forme ancora più gravi.

Infine, abbiamo bisogno di informazioni complete da tutti gli Stati membri sulle riserve, gli antivirali, i vaccini, i filtri, i controlli sanitari nei porti e le strutture per la quarantena, per appurare il reale grado di preparazione a fronteggiare questa minaccia in tutta l’Unione europea.

 
  
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  Phillip Whitehead, a nome del gruppo PSE. (EN) Signor Presidente, convengo sul fatto che il Commissario Kyprianou procede in modo lodevole sulla sottile linea di confine che separa una prevenzione efficace dal panico generalizzato.

I cittadini devono sapere che l’influenza è sempre stata una malattia globale e che, come è noto, oggi si può diffondere attraverso ulteriori canali. I cittadini devono sapere che il virus H5N1 è presente da parecchi anni in alcuni Stati. Occorre sapere che il ritmo di propagazione del virus in realtà non è aumentato, come invece vorrebbero farci credere le speculazioni selvagge sulle pandemie.

Signor Commissario, potrebbe dirci, in primo luogo, che cosa sappiamo ora sul periodo di incubazione nei volatili e se vi sono indizi di trasmissione del virus ad altre specie? Naturalmente la pandemia non ha ancora colpito l’uomo.

Quale sarebbe l’intervallo di tempo necessario tra l’elaborazione di un vaccino monovalente e la costituzione di riserve effettive? Il settore farmaceutico ha segnalato che potrebbero essere necessari quattro anni per produrre una riserva effettiva di tutti i prodotti necessari a contrastare il virus, se effettivamente dovesse mutare come previsto.

Nella dichiarazione del 12 ottobre 2005 il Commissario non ha parlato dell’importazione e del traffico di uccelli selvatici. Nel recente caso del Regno Unito abbiamo constatato che un cospicuo numero di uccelli attualmente importati nell’Unione europea, sia in modo legale che no, costituisce un significativo focolaio di ulteriori contagi. Abbiamo infatti avuto modo di constatarlo. Che cosa possiamo fare in tutti gli Stati membri per esercitare un controllo effettivo su queste importazioni e vietarle davvero?

 
  
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  Georgs Andrejevs, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, in virtù dell’ultimo piano d’azione della Commissione per la salute e la tutela dei consumatori, l’UE deve tutelare i cittadini dai rischi e dalle minacce che sfuggono al controllo dei singoli e che gli Stati membri non possono affrontare in modo efficace e completo da soli.

Siamo stati allertati in merito al rischio effettivo di una pericolosa pandemia influenzale mondiale. Un’organizzazione efficace al fine di fare fronte a questa minaccia implica la creazione di riserve adeguate di antivirali, nonché l’attuazione a livello di Stati membri delle raccomandazioni dell’OMS in materia di vaccinazioni per l’influenza stagionale, onde proteggere i cittadini e nello stesso tempo incrementare i quantitativi prodotti dal settore europeo dei vaccini. E’ necessario un investimento supplementare per elaborare prototipi di vaccino contro la pandemia influenzale, quale cruciale passo intermedio prima dell’avvio di un processo di produzione e della definizione delle caratteristiche dei futuri vaccini contro le pandemie. La settimana scorsa i ministri della Sanità dell’Unione europea hanno riconosciuto che nessun paese può risolvere questi problemi da solo.

Considerando che gli Stati membri dispongono di risorse finanziarie molto variabili per costituire riserve di vaccini e di antivirali, nonché per i contratti di acquisto preventivo tesi a stabilire l’entità del fabbisogno di vaccino contro la pandemia, abbiamo proposto la mobilitazione precoce del Fondo europeo di solidarietà, quale strumento precauzionale, teso a intraprendere un’azione preventiva in vista di una pandemia influenzale. Riteniamo che la dotazione del Fondo di solidarietà debba ora essere usata per le attività centralizzate, compreso il rafforzamento del Centro europeo di prevenzione e di controllo delle malattie, nonché per gli Stati membri che ne facciano richiesta. La posta in gioco è alta e il tempo potrebbe essere breve.

 
  
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  Satu Hassi, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FI) Signor Presidente, onorevoli colleghi, al momento l’influenza aviaria è una malattia che colpisce gli animali e che non si trasmette facilmente agli uomini. Il principale rischio risiede nella possibilità che il mortale virus si tramuti in un virus pandemico trasmissibile da un essere umano all’altro. Detto rischio può essere ridotto controllando l’epidemia aviaria e limitando le possibilità di trasmissione del virus dai volatili all’uomo. In proposito saranno di capitale importanza la solidarietà interna all’UE, l’aiuto che daremo ai paesi limitrofi e ai paesi asiatici in cui l’influenza aviaria ha assunto le proporzioni di un’epidemia.

L’Unione europea e gli Stati membri sono i principali donatori mondiali di aiuti allo sviluppo. Adesso è importante che aiutino i paesi più poveri a intraprendere azioni per debellare l’epidemia del pollame, inoltre è necessario che le persone a diretto contatto con i volatili siano immunizzate contro la normale influenza umana, onde evitare che il virus possa ricombinarsi con il virus umano. Dobbiamo aiutare i paesi più poveri in quest’opera. Dobbiamo garantire che i farmaci e i vaccini siano disponibili prima di tutto nei posti in cui sono necessari al fine di controllare eventuali pandemie. La solidarietà infatti può essere utile a noi e a agli altri.

 
  
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  Adamos Adamou, a nome del gruppo GUE/NGL. – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, in qualità di medico ritengo che la prevenzione sia l’elemento cruciale della strategia. Pertanto in questo caso riveste massima importanza attuare misure preventive, come frequenti ispezioni periodiche degli uccelli migratori e degli allevamenti di pollame, e reputo positivi tutti gli sforzi finora compiuti per un’immediata individuazione dei casi in vari paesi.

Inoltre, ritengo importanti un’adeguata informazione della popolazione e in particolare degli allevatori di pollame, nonché misure per impedire il panico che abbiamo già in una qualche misura suscitato per la mancanza di indicazioni sufficienti, signor Commissario, per cui continuiamo a dire alla gente di farsi somministrare un vaccino che sappiamo già che non ha niente a che vedere con il nuovo virus che si manifesterà. Somministrando il vaccino alla gente in modo indiscriminato invece che alle categorie ad alto rischio come gli allevatori di pollame, potremo solamente ottenere una riduzione dei livelli dell’influenza comune che ogni anno colpisce l’Europa.

Anche gli antivirali sono importanti, ma dubito che riescano a combattere un nuovo virus. Per questo motivo, signor Commissario, penso che debba esserci cooperazione e solidarietà tra i paesi, visto che simili epidemie non conoscono frontiere.

 
  
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  Georgios Karatzaferis, a nome del gruppo IND/DEM. – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, innanzitutto dobbiamo chiederci se vi è una pandemia. Non vi è alcuna pandemia. C’è un’epidemia? Forse non c’è neanche un’epidemia. Sono stati registrati 60 decessi; in altre parole, i casi sono tanti quanti gli incidenti stradali che si verificano nel mondo ogni dieci minuti.

Il virus ha colpito l’uomo? Ebbene sì. Due mesi fa si è verificato un caso in Tailandia, dove è deceduto un allevatore di polli, mentre il figlio si è ammalato, ma è sopravvissuto. Esiste un vaccino? Se prendiamo per buono quanto affermato dal ministro della Sanità ungherese Jenö Rácz, il vaccino esisterebbe e il ministro stesso se lo sarebbe fatto somministrare. Dunque, se il vaccino esiste, stando a quanto dice un rappresentante delle istituzioni, ovvero il ministro della Sanità di un paese europeo, allora perché non lo acquistiamo e non lo distribuiamo al mondo intero?

Molti imprenditori hanno ricavato immensi profitti da ogni nuovo farmaco, mentre gli allevatori di pollame ci hanno rimesso. Cosa stiamo facendo dunque per gli allevatori di pollame che hanno subito perdite finanziarie così ingenti? Il mio paese sta abbattendo 25 milioni di polli. Cosa diamo agli allevatori a titolo di indennizzo? Domani discuteremo il bilancio. Vi è una rubrica per questo genere di pandemie? Dobbiamo guardare le cose anche dall’altro punto di vista, signor Commissario.

 
  
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  Alessandro Foglietta, a nome del gruppo UEN. – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il rischio di pandemia deve essere gestito in modo da sorvegliare la situazione attuale, coordinare gli interventi ma soprattutto evitare il panico tra la popolazione ed assicurare l’equa e diffusa distribuzione di prodotti antiepidemici. E’ proprio a questo fine che abbiamo presentato alcuni emendamenti volti a promuovere azioni di monitoraggio, utilizzando tutte le risorse a nostra disposizione.

L’Unione europea deve avere un ruolo attivo nella gestione del possibile rischio di diffusione del virus H5N1 negli animali: è opportuno dunque muoversi in anticipo e prevenire.

Deve essere inoltre prioritaria la volontà di rassicurare i consumatori per evitare inutili allarmismi, dannosi per gli stessi cittadini e per i produttori avicoli. La nostra proposta di rendere obbligatoria l’etichettatura delle carni bianche, come già avviene per le carni bovine, mira esattamente a questo scopo. Riteniamo utile anche una tempestiva campagna informativa che renda noti i rischi effettivi, le possibilità di prevenzione e la disponibilità dei farmaci.

Dobbiamo, infine, garantire una strategia che permetta a tutti gli Stati membri di produrre antivirali in misura sufficiente alle necessità, chiamando direttamente in causa le aziende farmaceutiche e destinando anche a tal fine i fondi a nostra disposizione.

 
  
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  Irena Belohorská (NI).(SK) Si è ripetutamente affermato che il punto non è “se” ci sarà l’imminente pandemia, ma “quando”. Benché sappiamo tutti che il rischio di pandemie influenzali è e continuerà ad essere presente, ho l’impressione che, nonostante la tempestività dell’allarme, l’Unione europea nel complesso non sia preparata come dovrebbe.

Abbiamo sentito che i 25 Stati membri hanno propri piani d’azione e programmi nazionali. Tuttavia, l’Unione europea necessita di un piano comune e ritengo che sia stato un errore non averlo predisposto. Vorrei che mi si dicesse con chiarezza chi sarà responsabile del coordinamento. Sarà l’OMS, il CEPCM o la Commissione europea?

Ogni giorno i mezzi di comunicazione ci danno notizia di nuovi casi e dei paesi dove sono stati individuati altri volatili morti o contagiati. Tuttavia, ritengo molto più importante proteggere nel complesso la popolazione dall’influenza e predisporre un piano d’azione congiunto da applicare a livello di Unione europea in caso di pandemie. Alcuni paesi hanno adottato severe misure veterinarie, hanno introdotto limitazioni per l’allevamento di pollame all’aperto e vietato le fiere commerciali. Il problema è che siffatte misure non sono state adottate da tutti i 25 Stati membri. Le malattie infettive non rispettano i confini, soprattutto in presenza di elevati tassi di migrazione.

Occorre poi far presente che non tutti gli Stati membri avranno risorse sufficienti per acquistare i vaccini. Pertanto, oltre a definire le categorie ad alto rischio, propongo di fare in modo che i paesi che possono permetterselo possano acquistare i vaccini.

 
  
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  Françoise Grossetête (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, i nostri cittadini chiedono informazioni di elevata qualità e si aspettano che prendiamo l’iniziativa e che diciamo con chiarezza come stanno le cose.

In primo luogo, dalla riunione informale della scorsa settimana del Consiglio “Sanità” è emerso che alcuni Stati membri non hanno ancora nessun reale piano d’emergenza. Dovremmo esserne al corrente, signor Commissario. Dobbiamo esserne consapevoli! Occorre trasparenza, perché è nostro dovere mettere questi governi di fronte alle loro responsabilità. La Commissione europea deve dimostrare di avere una posizione decisa sulla questione, e direi che in nome dell’interesse generale deve persino oltrepassare le proprie prerogative al fine di garantire un perfetto coordinamento dei piani d’emergenza. Dobbiamo liberarci dalla schizofrenia europea in virtù della quale le prerogative degli Stati membri non andrebbero scavalcate. Che cosa dirà la gente in caso di pandemia? Signor Commissario, nessuno verrà mai a rinfacciarle di aver salvato delle vite, ma lei sarà condannato e, anche con severità, se procederà con eccessiva cautela.

Quanto poi alla ricerca di un nuovo vaccino, l’Unione europea deve fornire il proprio sostegno finanziario sia per incentivare l’elaborazione di vaccini che per garantire l’adeguato coordinamento degli studi in materia, promuovendo la produzione massiccia di tali vaccini. Mi sembra di capire che la ricerca comprende altresì una parte pediatrica. Ritengo pertanto essenziale, come proposto dalla nostra risoluzione, utilizzare il Fondo di solidarietà, in particolare per garantire che gli Stati membri assolvano fino in fondo a questi compiti. Signor Commissario, so che adesso tale questione è sotto la responsabilità del Commissario Verheugen, ma nel corso della revisione della legislazione farmaceutica, abbiamo approvato un’autorizzazione condizionale sui medicinali, consentendo di abbreviare i tempi. Che ne è di questa importante procedura in caso di pandemia? Ho l’impressione che sia finita nel dimenticatoio. Non dobbiamo aspettare l’arrivo dell’epidemia per occuparcene. Conto su di lei per scuotere il Commissario Verheugen e per introdurre effettivamente un sistema di autorizzazione abbreviata per la commercializzazione.

 
  
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  Marie-Noëlle Lienemann (PSE).(FR) Signor Presidente, sarò brevissima nel minuto e mezzo a mia disposizione. Innanzitutto vorrei chiedere alla Commissione come intende rendere pubblici i piani elaborati da ciascuno Stato membro. Sono state fissate scadenze atte a consentire a tutti gli europei di conoscere tutti i piani di ciascun paese, nonché gli orientamenti di massima che dovrebbero essere seguiti ovunque? Occorre incoraggiare lo scambio di buone prassi e di decisioni. Infine, in caso di pandemia, chi avrà il potere di garantire che gli sforzi convergano nella giusta direzione, vale a dire che siano incentrati sulla prevenzione? Quali saranno le competenze dell’Unione e come potremo evitare il rimpallo di responsabilità tra Stati membri e Unione in caso di pandemia?

In secondo luogo, la Commissione non ha ritenuto opportuno rendere pubblica l’entità delle scorte di antivirali attualmente disponibili in ciascuno Stato membro. Temo che questa mancanza di trasparenza non sia rassicurante per la popolazione. Dobbiamo sapere di quali riserve dispone ciascuno Stato membro e dobbiamo altresì istituire un fondo che permetta a ciascuno di essi di avere accesso a riserve di antivirali più ampie possibili. Cosa intende fare il Commissario in proposito?

In terzo luogo, non disponiamo di una strategia chiara per gli operatori e per le altre persone che sono a diretto contatto con gli animali, in particolare negli allevamenti avicoli. Reputiamo necessario predisporre una strategia specifica per questa e per altre categorie di persone.

Inoltre, non riterrebbe utile coordinare il ruolo delle agenzie al fine di costituire a livello europeo una sorta di gruppo di esperti in grado di fornire informazioni scientifiche attendibili, o, comunque, corroborate da un certo consenso?

Infine l’OMS ha appena lanciato un appello: prima della pandemia, scongiuriamo l’epizoozia! Occorre dunque denaro. L’Unione europea è pronta a stanziare denaro a livello mondiale per limitare l’epizoozia?

 
  
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  Jules Maaten (ALDE).(NL) Signor Presidente, signor Commissario, discutiamo la questione dal 12 aprile, quando il Parlamento si è reso conto che i ministri erano manifestamente riluttanti a introdurre misure protettive contro una possibile pandemia influenzale. Devo riconoscere che da allora sono stati compiuti alcuni progressi, cosa che effettivamente potrebbe dipendere dal fatto che lei si è fatto valere con forza. Comunque sia, alcuni Stati membri hanno intrapreso azioni opportune. Poco fa lei ci ha detto che ora tutti gli Stati membri hanno presentato i piani. Il fatto che gli Stati membri abbiano presentato dei piani, ma non abbiano reso note le misure attuate o non abbiano comprovato la validità di tali piani sono naturalmente un altro paio di maniche e vorrei sentire qualcosa di più in proposito.

Come è noto, i ministri ne hanno discusso anche la settimana scorsa, concludendo che la costituzione di scorte di vaccini e di farmaci antivirali è una questione di esclusiva competenza nazionale. A mio avviso, è una decisione sciocca, in quanto l’influenza aviaria è un problema transfrontaliero per eccellenza. In caso di pandemia, non ci sarà tempo per ampie consultazioni con i paesi che non hanno fatto abbastanza per persuaderli ad adottare le misure necessarie finché sono in tempo; d’altro canto, non possiamo pretendere che i paesi che si sono preparati adeguatamente mettano subito a disposizione le proprie riserve. Occorre pertanto un’azione comune e questo, signor Commissario, è il compito che le spetta.

Innanzitutto occorrono misure di emergenza. Al momento non sussistono rischi sanitari per i cittadini europei, ma, se ci fossero, lei dovrebbe poter agire immediatamente, ad esempio, disponendo misure di disinfestazione e la quarantena negli aeroporti per i voli provenienti dalle aree colpite o limitazioni sui trasporti. Non sono sicuro a priori che tutti i 25 Stati membri adotterebbero siffatte misure.

Infine, ritengo necessaria non solo un’azione nazionale, ma anche un’azione comune, e mi auguro che i ministri approveranno le nostre proposte di finanziamento comune. L’onorevole Mulder, relatore in materia in seno alla commissione per i bilanci, ha proposto di accantonare risorse a tale scopo a titolo del Fondo di solidarietà, proposta che ritengo ragionevole. Signor Commissario, se lei si farà valere con ancora maggior decisione, sappia che saremo sempre dalla sua parte.

 
  
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  Caroline Lucas (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, è assolutamente indispensabile che l’Unione europea sia pienamente preparata contro una pandemia influenzale e che impari dagli errori del passato, ad esempio dalla crisi dell’afta epizootica in Europa, cosicché, i piani d’emergenza siano ben noti, le strategie di comunicazione chiare e il coordinamento adeguatamente organizzato.

A fronte del rischio di mutazione dell’influenza aviaria risulta chiaro il ruolo che il settore farmaceutico deve svolgere. I titolari di brevetti devono consentire ai paesi più poveri di produrre vaccini generici alternativi. Dobbiamo inoltre intraprendere urgenti passi concreti: il divieto immediato per le importazioni nell’UE di uccelli selvatici, una migliorata biosicurezza, soprattutto nel settore del pollame internazionale.

Nei nostri emendamenti proponiamo inoltre di fornire in via prioritaria agli allevatori di pollame un vaccino contro l’influenza stagionale comune al fine di ridurre le possibilità di ricombinazione tra i virus dell’influenza aviaria e umana in una delle principali potenziali interfacce, come ha detto l’onorevole Trakatellis. Visto che i trasporti internazionali di passeggeri sono probabilmente la modalità di propagazione principale, proponiamo l’introduzione di controlli virologici sistematici dei filtri d’aria dei voli provenienti dai paesi colpiti dal virus.

Infine, una domanda al Commissario: disporrà l’abbattimento di massa degli uccelli selvatici, visto che elementi evidenti indicano che sarebbe controproducente disperdere esemplari infetti e rendere gli uccelli sani più esposti alla malattia a causa dello stress? Le sarei molto grata se volesse rispondere alla domanda.

 
  
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  Urszula Krupa (IND/DEM).(PL) Signor Presidente, la discussione odierna sulla strategia contro la pandemia di influenza aviaria rappresenta una buona opportunità per chiederci chi ha la responsabilità della sanità pubblica, che è una delle principali priorità dell’Unione, e chi risponde dalla sicurezza e della verità nella vita pubblica.

Dobbiamo chiederci se le previsioni secondo cui la malattia causerà un numero massiccio di decessi, che si aggirerebbe tra i 50 e i 150 milioni, si fondano su conoscenze scientifiche o sono invece il risultato di un’economia surriscaldata dalle imprese, in particolare dalle insaziabili case farmaceutiche, che subiscono perdite in caso di mancato consumo di farmaci.

L’esistenza di pareri contrastanti, una pseudocospirazione del silenzio e l’assenza di dati scientifici attendibili: tutto porta a tali conclusioni. La questione sarebbe riconducibile a una manipolazione assolutamente spregevole e davvero diabolica, tesa a suscitare allarmismi e confusione invece di creare un senso di sicurezza e di solidarietà tra la gente. La solidarietà dovrebbe essere una delle caratteriste che contraddistinguono le grandi comunità aventi lo scopo di conseguire obiettivi nobili, come quelli sanciti in innumerevoli documenti comunitari. Ulteriori interrogativi cruciali sorgono in merito alle cause della propagazione dell’epidemia.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo di fronte a un emblematico caso di influenza dei polli, o, potremmo anche dire, dei tonti e dei grulli. Contro il pericolo pandemico della stagionale influenza che affligge primati e umanità, dal naso gocciolante dell’homo erectus al Cromagnon, ai perniciosi starnuti napoleonici, si concreta violentissimo il virus dei seminatori di panico al soldo di speculatori e dei mascalzoni. Un’enorme bufala, una vacca grassa da mungere per spillare dalle tasche di polli implumi, di atterriti consumatori, miliardi di euro per l’ingrasso delle multinazionali del farmaco.

All’interrogazione – mi scusi per la franchezza il collega e la Commissione ingenua, non voglio neanche lontanamente ipotizzare malevola – si dovrebbe rispondere con semplicità: se fosse reale il rischio di pandemia con milioni di ore di lavoro perse e numerosissime vittime tra i bipedi, quelli umani, l’Unione, gli Stati membri e i governi avrebbero, non solo l’obbligo etico ma la convenienza economica di distribuire gratuitamente il vaccino.

Si blocchino le importazioni di polli ma soprattutto si intervenga su pennivendoli e ciarlatani del terrore, responsabili tanto della pandemia psicotica quanto della criminale speculazione che sta rovinando centinaia di aziende avicole e rischia di mettere sul lastrico migliaia di lavoratori. Se contagiato dal letale virus, spero di portare con me nella tomba il massimo numero di fessi e mascalzoni che affiggono l’umanità.

 
  
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  Neil Parish (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, svariati oratori stamani hanno fatto presente che non è il momento di farsi prendere dal panico, quanto piuttosto di programmare. Anche se la risoluzione verte soprattutto sulla salute umana, non dobbiamo dimenticare la necessità di tenere sotto controllo l’influenza aviaria a livello mondiale. Non basta che l’Europa chiuda le porte per far sì che non succeda niente. Tutti gli Stati membri devono farsi avanti per aiutare i paesi attualmente colpiti dall’influenza aviaria, e so che il Commissario sta agendo in tal senso. E’ di capitale importanza debellare l’epidemia nel mondo, se possibile. Per tale motivo esorto ad aiutare di più i paesi al di fuori dell’Unione europea ad arrestare la diffusione dell’epidemia.

Vorrei inoltre far ben presente, al pari di altri oratori, che al momento l’importazione nell’Unione europea di uccelli selvatici è una follia che va fermata, almeno per ora, perché non vi è alcuna utilità nel diffondere la malattia.

E’ di capitale importanza predisporre piani di emergenza, perché, come ha detto l’onorevole Lucas, all’epoca dell’epidemia dell’afta epizootica vi è stata una totale assenza di organizzazione nell’affrontare l’emergenza. Dobbiamo fare in modo di essere pronti e garantire la disponibilità di vaccini.

Ritengo inoltre che al momento negli Stati membri non giungano sufficienti informazioni al settore del pollame e a chi effettivamente gestisce allevamenti di pollame al fine di assicurare, in primo luogo, un’accresciuta biosicurezza e, in secondo luogo, la protezione da un’eventuale propagazione del contagio nell’Unione europea.

Dobbiamo essere pronti. Dobbiamo esaminare i vaccini disponibili, perché non bisogna dimenticare che la malattia può mutare in vari virus diversi. Adesso si fa tanto parlare del vaccino H5, ma dobbiamo essere pronti a elaborare altri tipi di vaccino, qualora la malattia muti in un altro ceppo. Dobbiamo pertanto prepararci, cercare di debellare il virus nel settore del pollame e impedire che si trasformi in una malattia umana, in modo che i cittadini europei siano protetti.

Signor Commissario, le faccio i migliori auguri affinché lei riesca a riunire gli Stati membri e a mettere a punto un adeguato piano d’emergenza.

 
  
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  Dorette Corbey (PSE).(NL) Signor Presidente, la ringrazio per il suo intervento introduttivo. Mi restano ancora tre domande sull’influenza aviaria. La settimana scorsa lei ha comunicato che avrebbe raccomandato agli Stati membri di somministrare il vaccino antinfluenzale agli operatori che lavorano nel settore del pollame. Da un lato, si tratta di una misura di per sé utile, in quanto permette di ridurre il rischio di mutazione dell’H5N1 in una forma trasmissibile da un essere umano all’altro; d’altro canto, tuttavia, mi preoccupa il tono eccessivamente non vincolante di questa raccomandazione che invita gli Stati membri a trasmettere degli orientamenti agli allevatori avicoli.

Ritengo che l’Unione europea dovrebbe imparare dalle precedenti crisi sanitarie provocate dalla SARS e dalla BSE. In entrambi i casi gli Stati membri hanno adottato politiche proprie, che hanno sortito effetti talvolta opposti. Per prima cosa vorrei chiedere alla Commissione di fare luce sulla questione il prima possibile. Vorrei inoltre sapere quale importanza accorda la Commissione al sostegno alle campagne di vaccinazione contro l’influenza nel settore del pollame in Turchia e in Romania e quale sostegno è previsto per iniziative analoghe in Asia.

La mia seconda preoccupazione riguarda la disponibilità di farmaci. Secondo gli esperti 150 milioni di euro sarebbero sufficienti per mettere a punto nuovi medicinali in grado di scongiurare la pandemia. Quali prodotti con precisione saranno disponibili?

La mia terza e ultima domanda riguarda la capacità di produrre farmaci e la loro accessibilità economica. Siete pronti, in caso di pandemia, a revocare il pertinente brevetto e l’esclusiva dei dati?

 
  
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  Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, per proteggersi l’Europa avrebbe dovuto provvedere anni fa a fornire aiuti all’Asia, mi riferisco ad aiuti tecnici, in quanto la maggior parte delle nostre carni deriva da animali cresciuti in allevamenti asiatici.

Il problema è che questi animali allevati in modo intensivo e con il ricorso alla tecnologia vengono a contatto con allevamenti regionali e con animali selvatici, portatori del virus, pur non essendo clinicamente malati. Se il virus poi si trasmette ad animali di allevamento sussiste il possibile rischio di mutazioni e variazioni potenzialmente pericolose per gli esseri umani. Per tali aspetti sarebbe stato senz’altro opportuno prestare aiuti di natura tecnica.

L’elemento palesemente insensato dell’intera discussione è l’idea di poter dominare tecnicamente la natura facendone a meno e ricorrendo al divieto d’importazione di oche o tenendo gli animali in condizioni di allevamento intensivo nel tentativo di venire a capo della faccenda. La cosa mi colpisce perché riflette unicamente gli interessi dei produttori di gabbie.

 
  
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  Ryszard Czarnecki (NI).(PL) Signor Presidente, nel 1918, oltre alla prima guerra mondiale, l’Europa ha vissuto anche un altro flagello, vale a dire l’influenza spagnola che ha mietuto 20 milioni di vittime e che, per alcuni aspetti, somigliava all’influenza aviaria.

Oggi l’Europa non è pienamente preparata per un’altra epidemia del genere. E’ probabile che le case farmaceutiche siano meglio preparate della Commissione e dei governi degli Stati membri. Sarebbe tuttavia preferibile impedire alle case farmaceutiche di approfittare delle circostanze ed evitare la scandalosa situazione in cui milioni di persone si troverebbero nell’impossibilità di vaccinarsi perché non possono permettersi i costosi vaccini. I medicinali preventivi dovrebbero essere disponibili per tutti a prescindere dalle possibilità economiche di ciascuno. Occorre inoltre allertare gli Stati membri che sono completamente impreparati ad affrontare questo potenziale disastro e che si aspettano che la Commissione europea risolva il problema al posto loro.

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE-DE). (PL) Signor Presidente, il Parlamento europeo dovrebbe sostenere le misure e le decisioni adottate dall’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e dal Centro europeo di prevenzione e di controllo delle malattie. L’approvazione di una risoluzione sulla strategia contro la pandemia di influenza aviaria ci offrirà l’eccellente opportunità di intraprendere un’azione appropriata in proposito.

Sono piuttosto sicuro che saremo in grado di adottare misure più efficaci per impedire il propagarsi di epidemie, se attueremo le raccomandazioni che ora vado a esporre. Occorre collaborare con le case farmaceutiche al fine di adottare misure speciali per produrre nuovi ed efficaci vaccini il più rapidamente possibile, inoltre la parità di accesso ai vaccini deve diventare una realtà per tutti. E’ necessario offrire assistenza finanziaria ai paesi più poveri per l’acquisto di farmaci, impegnarsi per mettere in quarantena le regioni infette, nonché migliorare i metodi di valutazione del rischio. Occorrerebbe svolgere ispezioni, controlli e analisi delle malattie aviarie nonché imporre limitazioni sui viaggi internazionali.

Una delle misure cruciali che l’Unione europea dovrebbe adottare è il rafforzamento delle attività del Centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie nella lotta contro le malattie infettive. Dette attività dovrebbero contemplare l’organizzazione di missioni di esperti e di rappresentanti dell’UE nelle regioni, soprattutto in Africa e nell’area eurasiatica dove il rischio è maggiore. Nella sua forma attuale il virus non costituisce una minaccia per gli uomini e, se non si verificano ulteriori mutazioni, non c’è il rischio che provochi una pandemia in grado di paralizzare l’Europa e il mondo. Di conseguenza dovremmo, da una parte, prendere provvedimenti per evitare allarmismi tra la gente e, dall’altra, tener presente che, prima incominciamo ad agire, maggiori possibilità avremo di tenere la situazione sotto controllo.

Il problema dell’influenza aviaria inoltre è un buon esempio del modo in cui le Istituzioni europee dovrebbero comunicare con i cittadini. Vorrei ricordare al Commissario che la Commissione deve avere una strategia di comunicazione ad hoc, elaborata sotto la sua supervisione. Inoltre, vorrei invitare la Commissione e il Consiglio a intervenire in modo responsabile quando rilasciano dichiarazioni in materia. Dette Istituzioni inoltre hanno il dovere di valutare il rischio di propagazione e di trasmissione all’uomo della malattia. Inutile dire che non dovrebbero sottovalutare l’attuale minaccia, come è successo nel caso della mucca pazza, ma neanche agitare spauracchi.

Desidero ribadire che Bruxelles deve agire con la massima responsabilità nel rilasciare dichiarazioni sugli effettivi rischi esistenti. La valutazione delle opportunità disponibili per combattere il virus dell’influenza aviaria inoltre dovrebbe essere realistica. La Commissione dovrebbe dare il proprio beneplacito solo ai farmaci realmente efficaci contro la malattia.

 
  
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  María Sornosa Martínez (PSE).(ES) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, vorrei sottolineare che noi del gruppo socialista riteniamo che sia la Commissione europea che il Consiglio debbano impegnarsi a cooperare a livello economico e scientifico con i paesi del sudest asiatico, in quanto per ora sono stati il principale focolaio di influenza aviaria, ed è essenziale stroncare il contagio sul nascere.

Riteniamo inoltre che il settore farmaceutico debba collaborare strettamente con la Commissione europea, con gli Stati membri e con l’Organizzazione mondiale della sanità in maniera concertata e con una strategia di comunicazione scevra da allarmismi, ma dotata di un adeguato livello di informazione e trasparenza.

Un’ultima richiesta, che è piuttosto un appello: l’abbattimento di volatili, sempre che le autorità sanitarie lo reputino necessario, non dovrebbe trasformarsi in uno spettacolo deplorevole, come le immagini che abbiamo visto sui mezzi di comunicazione, inoltre dovrebbe svolgersi nel rispetto di norme adeguate.

 
  
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  María del Pilar Ayuso González (PPE-DE).(ES) Signor Presidente, signor Commissario, le pandemie influenzali sono documentate in Europa da oltre un secolo e sappiamo che tre sottospecie di virus A sono state prodotte dai volatili: l’H1 nel 1918, l’H2 nel 1957 e l’H3 nel 1968. Tutti questi virus hanno avuto origine tra gli uccelli e sono mutati.

Dal 1997 sappiamo che il sottotipo H5 è fortemente contagioso, che è trasmissibile all’uomo e suscettibile di provocare una forma di influenza con un alto tasso di mortalità, ma che finora il contagio si propaga esclusivamente tramite contatto con uccelli malati e con i loro escrementi. Il virus H5 si è diffuso tra uccelli selvatici e domestici e gli uccelli migratori lo stanno diffondendo ovunque. Inoltre si è trasmesso ad alcuni mammiferi come suini e felini.

Per tutti questi motivi gli esperti e gli organismi sanitari sostanzialmente concordano sulla possibilità che il virus AH5 possa adattarsi alla trasmissione da un essere umano all’altro provocando una nuova pandemia. Credo che l’Esecutivo finora abbia agito in modo responsabile e trasparente nel quadro delle sue competenze. Forse occorrerebbe ampliarne i poteri in caso di emergenza e di pandemia.

Vorrei ribadire l’importanza di indicare regole pertinenti agli Stati membri e di coordinarne e monitorarne il rispetto, nonché di sollecitare i mezzi di comunicazione a riferire le notizie con rigore, ma senza allarmare inutilmente l’opinione pubblica. Ritengo necessario rafforzare la rete di monitoraggio della fauna selvatica, che è strettamente collegata alla maggior parte delle malattie emergenti.

Infine reputo necessario rafforzare le risorse destinate a ricerca e sviluppo nell’ambito dell’Unione europea al fine di reagire il più rapidamente possibile a livello medico e scientifico, in caso di necessità.

 
  
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  Katerina Batzeli (PSE).(EL) Signor Presidente, vorrei cominciare ringraziando la Commissione e congratulandomi per la tempestività con cui ha affrontato le questioni sanitarie, aspetto che non rientra completamente nelle sue competenze. A mio giudizio, anche la proposta di risoluzione, che punta a coordinare le autorità pubbliche su tale importante questione, si colloca proprio in questo quadro.

Tuttavia, nell’ambito di una politica globale a livello nazionale e comunitario e in concomitanza con la confermata mancanza di una fondamentale politica di comunicazione intesa a informare i cittadini a livello nazionale e comunitario, il mercato del pollame è stato scosso a causa del crollo dei consumi.

La Commissione, in cooperazione con tutti i Commissari competenti, compresa la signora Fischer Boel, dovrà in primo luogo attuare una politica per salvaguardare i redditi degli allevatori dalle crisi del mercato. Il Consiglio dei ministri “Agricoltura” dovrà innanzitutto deliberare in materia, in secondo luogo dovrà prevedere un fondamentale finanziamento comunitario per i problemi degli allevamenti di pollame e in terzo luogo dovrà introdurre la necessaria etichettatura del pollame destinato al consumo, in modo da garantire che i prodotti provengono da allevamenti controllati. Tale etichettatura contribuirà a intensificare le ispezioni degli allevamenti di pollame e a recuperare la fiducia dei consumatori in questo settore.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, nell’arco degli ultimi tre secoli si sono verificate 10 pandemie influenzali tra gli esseri umani. La più recente risale al 1968-69, la più mortale all 1918-19: la cosiddetta pandemia influenzale spagnola. Da qualche tempo gli scienziati vanno predicendo il ciclico ripresentarsi di una sindrome influenzale letale, che avrà un più alto tasso di mortalità a causa dei bassi livelli di resistenza degli umani. Ora gli scienziati riconoscono tutte le caratteristiche di siffatto virus nell’influenza aviaria. Le anamnesi cliniche dei malati deceduti a causa dell’influenza H5N1 finora assomigliano in modo preoccupante a quelle dell’epidemia del 1918-19.

Da quando, all’inizio del XX secolo, gli scienziati hanno iniziato a prelevare campioni di virus influenzale, un’influenza del tipo H5N1 non ha mai contagiato gli esseri umani, dunque la vulnerabilità della popolazione a un virus pandemico del tipo H5N1 sarebbe universale.

Il virus dell’influenza è del tipo RNA e contiene otto geni. Come la maggior parte dei virus RNA si riproduce in ambiente umido, i suoi geni si disintegrano rapidamente e può assorbire materiale genetico diverso che ricombina in un processo denominato riordinamento. Una volta che l’influenza ha contagiato nuove specie, il virus si può ricombinare trasformandosi da aviario in virus dei mammiferi. Quando ciò accade può verificarsi un’epidemia umana.

Dal 1997, anno in cui è stato registrato per la prima volta, il ceppo H5N1 dell’influenza aviaria ha effettuato ricombinazioni multiple, più di 17 mutazioni, e si è evoluto a una velocità otto volte superiore rispetto a quella riscontrata quando è comparso il virus “z” nel 2003. Alla fine del 2004 è stato accertato un caso di trasmissione da un essere umano all’altro del ceppo “z” di H5N1. Nell’aprile 2005 il virus H5N1 si era trasmesso anche ai suini.

E’ la rapida evoluzione del virus a renderlo così potenzialmente pericoloso. Non possiamo preparare un vaccino in anticipo né costituire delle scorte. Il numero complessivo di società disposte a produrre vaccini antinfluenzali o in grado di farlo è drasticamente diminuito negli ultimi anni, da più di dodici che erano nel 1980, nel 2004 tali imprese si contavano sulle dita di una mano. La comunità scientifica sta seriamente esplorando la possibilità di accelerare i tempi di produzione del vaccino a fronte del rischio di contagio.

Senza nulla togliere all’importanza di essere pronti e vigili e di intraprendere un’azione precauzionale, con una responsabile valutazione dei rischi e un’organizzazione lungimirante, molto dipenderà dalla disponibilità e dall’efficacia di antivirali e di vaccini nonché dal numero di posti letto degli ospedali, che nell’ultimo decennio ha subito una netta contrazione nei paesi dell’UE.

 
  
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  Linda McAvan (PSE).(EN) Signor Presidente, sono d’accordo con quanti hanno detto che ci troviamo di fronte a una crisi veterinaria che va affrontata con urgenza. In particolare auspicherei l’introduzione di misure in relazione agli spostamenti degli uccelli selvatici, inoltre occorre prepararsi all’evenienza che il virus muti in una pandemia umana. Sono d’accordo su tutto quello che è stato detto sulla necessità di preparare l’Unione europea, di costituire riserve di vaccini e antivirali e di mettere a punto un vaccino.

Vorrei rifare al Commissario la stessa domanda che gli avevo rivolto l’ultima volta che abbiamo discusso l’argomento, e che riguarda il resto del mondo. Quali discussioni sta tenendo con i suoi colleghi in seno alla DG Sviluppo della Commissione europea? La pandemia potrebbe colpire duramente anche i paesi più poveri. In seno all’OMS dovremmo parlare non solo di un eventuale fondo o riserva a livello europeo, ma anche di una riserva mondiale di vaccini e di farmaci nonché possibilmente di un una sorta di fondo si solidarietà.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE).(SK) L’Europa si trova veramente sull’orlo di una crisi globale. Dobbiamo prepararci in caso di pandemia e non dobbiamo farci cogliere di sorpresa.

E’ stato fatto presente che durante la pandemia dell’influenza spagnola del 1918, la malattia ha mietuto almeno 20 milioni di vittime. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, adesso possiamo aspettarci che una pandemia provochi la morte di 2-7 milioni di persone. Non è uno spauracchio. L’OMS ammette che il numero di vittime potrebbe addirittura arrivare a 150 milioni. In caso di pandemia la produzione di un vaccino dopo il verificarsi della mutazione sarà complicata e sarà una corsa contro il tempo per salvare vite umane.

Non tutti i paesi dell’Unione europea prestano la stessa attenzione al problema. Vi sono paesi che stanziano risorse nazionali in modo responsabile, ma ve ne sono altri che invece sottovalutano nettamente il rischio rappresentato da questa malattia e, soprattutto, le sue possibili conseguenze. Invoco pertanto un’azione coordinata a livello europeo. I piani nazionali di prevenzione e immunizzazione dovrebbero essere definiti congiuntamente dalle Istituzioni europee e dagli Stati membri. Ogni Stato membro dovrebbe avere un piano altamente efficace contro la pandemia. Sappiamo che l’efficacia e la qualità di questi piani è diversa. Sollecito con urgenza l’Unione a mobilitare e stanziare maggiori risorse finanziarie, tecniche e materiali. Numerosi dati indicano che i paesi europei non sono adeguatamente preparati; metà degli Stati membri non dispone di scorte sufficienti di farmaci antivirali. Occorre rafforzare la cooperazione con le case farmaceutiche per garantire i quantitativi necessari di farmaci antivirali.

L’ex coordinatore generale delle Nazioni Unite per la pandemia di influenza aviaria, David Nabarro, ha messo in evidenza il forte divario esistente tra gli importi dei fondi stanziati per la prevenzione e la terapia. Così, mentre l’ONU ha stanziato solo 7 milioni di dollari a tale scopo, gli Stati Uniti da soli hanno già stanziato cento milioni di dollari. Secondo David Nabarro l’ONU avrebbe bisogno di almeno 175 milioni di dollari per un programma efficace. Mi chiedo se, in caso di epidemia influenzale, paesi come Giappone, Stati Uniti e l’Unione europea saranno disposti a mettere le proprie risorse o vaccini a disposizione dei paesi in via di sviluppo per aiutarli a individuare un’eventuale pandemia o epidemia.

 
  
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  Evangelia Tzampazi (PSE).(EL)Signor Presidente, signor Commissario, il rischio dell’insorgenza dell’epidemia di influenza aviaria e la sua eventuale trasformazione in una pandemia è una prospettiva manifesta e terribile sia per i volatili che per gli uomini.

La Commissione e il Consiglio devono introdurre misure. Occorre impedire che l’epidemia contagi volatili domestici e selvatici. Occorre aver cura di impedire che il virus si diffonda oltre gli allevamenti di pollame commerciali e nazionali dove è già stato confermato dalle analisi di laboratorio. Le popolazioni aviarie che vivono nelle paludi devono essere tutelate sia dal contagio che dalle squadre di eroi improvvisati che si votano allo sterminio. Nei casi individuati occorre seguire le norme imposte dal buon senso, nonché effettuare la tumulazione delle carcasse secondo le norme igieniche. Bisogna corrispondere indennizzi al settore interessato nonché ai cittadini che dobbiamo sostenere in modo organizzato e proteggere da informazioni fuorvianti e dalla speculazione.

 
  
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  Karsten Friedrich Hoppenstedt (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, vorrei iniziare ringraziando calorosamente il Commissario per la chiarezza della sua dichiarazione da cui risulterebbe che l’Unione europea e gli Stati membri sono relativamente ben preparati. La sua dichiarazione è pacata e realistica e il fatto che lei si concentri sulla protezione del pollame in generale e non solo sulla possibilità di una pandemia ci aiuterà tutti a compiere progressi.

Personalmente ho lavorato per 15 anni come veterinario presso l’Ufficio internazionale dell’epizoozie (UIE) specializzandomi nel settore del pollame. Avrei dunque qualcosa da dire su moltissimi punti, non da ultimo sulla vaccinazione del pollame. Tuttavia, non avendo abbastanza tempo a disposizione, non intendo farlo.

Lunedì, alcuni deputati di questa Assemblea hanno visitato l’Ufficio alimentare e veterinario di Dublino. Va detto che i 160 esperti di questo organismo che operano in tutto il mondo stanno fornendo una consulenza eccellente alla Commissione e agli Stati membri. Certo, non è stata ancora predisposta un’adeguata cooperazione mondiale, ma i primi passi in questa direzione sono stati correttamente intrapresi; oggi si sta svolgendo una conferenza in Canada e l’OMS si è riunita nel sudest asiatico. Occorre però fare molto di più per affrontare il problema nel luogo dove nasce e si radica.

In secondo luogo, l’onorevole Bowis e altri hanno già messo in luce che un sistema di immunizzazione non sarà sufficiente a contenere la pandemia che ci minaccia. Si è menzionata anche l’influenza spagnola del 1918 che è costata la vita a 50 milioni di persone. Occorre dunque cambiare urgentemente approccio in materia di produzione di vaccini, ed è scontato che è possibile lavorare molto più rapidamente con le colture di cellule ad esempio del tipo MPS.

In terzo luogo, quanto ai vaccini antinfluenzali, chi ha la responsabilità di ordinarli, di costituire le scorte e di pagarli? Visto che questi medicinali si conservano per cinque anni, occorre certamente elaborare una programmazione.

Come quarto punto, vorrei dire che in questa discussione non si è fatta menzione dell’Africa. Che cosa succederà quando gli uccelli migratori raggiungeranno l’Africa? Gli africani, come gli abitanti del sudest asiatico, vivono a stretto contatto con i volatili e sono a rischio di contagio. Chi ne è responsabile? Credo fermamente che si tratti di una responsabilità comune.

Quinto, vorrei ringraziare gli ambientalisti, gli ornitologi e i cacciatori nonché le organizzazioni non governative che si sono assunte la gravosa responsabilità del monitoraggio degli uccelli migratori e hanno condiviso le proprie conoscenze.

In definitiva il problema non è se si verificherà una pandemia, ma quando. Questo è il punto su cui dovremmo concentrare la nostra attenzione.

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, cercherò di rispondere alla maggior parte delle domande.

Effettivamente la settimana scorsa si è svolta una simulazione di vaiolo principalmente incentrata sulla possibilità di un attacco bioterroristico. Tuttavia la reazione è più o meno la stessa. Dagli esiti di questa simulazione saremo in grado di identificare le debolezze dell’intero sistema e, si spera, di correggerle in tempo per la simulazione influenzale che si svolgerà tra poche settimane; lo scopo di tali simulazioni è individuare e correggere errori e carenze.

Non mi soffermerò sull’aspetto veterinario perché riguarda la fase pandemica. Tuttavia, vorrei fornire alcune informazioni sugli uccelli selvatici. Oggi la Commissione sta proponendo di discutere con la commissione permanente il divieto delle importazioni di uccelli selvatici in cattività nell’Unione europea. Riteniamo sia una misura precauzionale che oggi occorre adottare in via transitoria. I nostri esperti poi riesamineranno la decisione e valuteranno se occorrerà mantenerla in vigore.

Sul fronte della solidarietà il regolamento non è ancora stato approvato né dal Parlamento né dal Consiglio. Il regolamento si fonda sull’idea di rimborsare il costo dell’uso di antivirali o di vaccini in caso di pandemia. Se Consiglio e Parlamento decidono che il regolamento va modificato al fine di provvedere all’approvvigionamento e attuare misure precauzionali, allora possiamo prendere in considerazione la questione.

L’aspetto internazionale è di capitale importanza. Ne ho parlato la volta scorsa. Mi recherò nel sudest asiatico, l’area più colpita, per parlare con le autorità del posto. Comunque vi sono stati alcuni sviluppi. A novembre si terrà a Ginevra una riunione patrocinata da OMS, FAO, UIE e Banca mondiale. Non serve creare inutili doppioni, ma dobbiamo sostenere le iniziative internazionali che sono state avviate da queste organizzazioni. La conferenza di Ginevra valuterà le necessità di finanziamento e altre esigenze tecniche al fine di affrontare questa sfida e sarà seguita all’inizio del prossimo anno da una conferenza dei finanziatori. Sarà un’occasione importante in cui dovrebbero essere stanziati fondi per sostenere in questo sforzo i paesi più colpiti.

La vaccinazione stagionale è l’approccio corretto, implica però investimenti volti ad aumentare le capacità produttive, inoltre aiuterà i gruppi a rischio ad affrontare il problema.

Quanto alla comunicazione, è di capitale importanza mantenere la trasparenza; è fondamentale informare i cittadini sulla situazione esatta. Talvolta i mezzi di comunicazione esagerano. E’ un rischio che dobbiamo affrontare. Tuttavia, il sospetto che le informazioni siano censurate o nascoste sarà deleterio e provocherà panico. Riconosco che vi è stato un certo allarmismo, ma non sono stati né la Commissione né un’Istituzione europea, né un governo europeo a mettere in relazione l’influenza aviaria della scorsa estate con una pandemia, come se fosse un dato pressoché certo.

Al contempo, come si dice nella vostra risoluzione, l’OMS ritiene che nel prossimo futuro si verificherà una pandemia di influenza. E’ pertanto naturale che la gente sia preoccupata. L’unico modo per tenere sotto controllo il panico non è evitare di dare informazioni, ma spiegare quello che stiamo facendo per affrontare il problema. Abbiamo bisogno sia di piani nazionali che comunitari. Ciascun paese presenta le proprie peculiarità, per cui ha bisogno di un piano specifico, abbiamo però anche un piano comunitario. L’anno scorso abbiamo elaborato siffatto piano di coordinamento e collegamento tra i piani nazionali e la Comunità al fine di creare un coordinamento.

Quanto all’influenza aviaria, ci saranno più epidemie. Dobbiamo essere realistici in proposito. Non dovremmo farci assalire dal panico né diffonderlo ogni volta che in un allevamento si trova un uccello selvatico morto con i sintomi del virus. Succederà. Abbiamo introdotto un sistema e una normativa e li utilizzeremo. I direttori generali dei servizi veterinari si riuniscono regolarmente, contattano gli allevatori e forniscono loro indicazioni sulla condotta da seguire.

Vorremmo evitare l’abbattimento di animali selvatici, ma dobbiamo tenere conto della questione della sicurezza. Raccomandiamo che tale operazione avvenga nel rispetto delle norme in materia di benessere degli animali relative al pollame. Tuttavia, a meno che non sussistano innegabili prove scientifiche a sostegno di tali misure, sarei contrario all’abbattimento di uccelli selvatici.

Il sistema di allerta giornaliera funziona molto bene. Il Centro europeo di prevenzione e di controllo delle malattie sostiene attivamente questo sforzo. Gli Stati membri e la Commissione sono collegati in modo efficace mediante un sistema di allarme precoce e sono in contatto e collaborano con l’OMS.

Ieri in sede di Consiglio si è discusso anche degli indennizzi per gli allevatori. Le misure di abbattimento degli animali sono finanziate o cofinanziate dalla Commissione, ma la questione degli indennizzi per perdite di utili o di mercato è in discussione in seno al Consiglio “Agricoltura”.

Si è fatto riferimento all’influenza spagnola, ma adesso siamo molto meglio preparati. Abbiamo gli antibiotici, abbiamo sistemi sanitari, medici e altre misure cui ricorrere. Credo pertanto che con il giusto impegno potremmo ridurre al minimo il numero di decessi in caso di pandemia. Terrò informato il Parlamento ogni volta che ci sarà qualche novità da riferire.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – Ho ricevuto una proposta di risoluzione(1), presentata conformemente all’articolo 108, paragrafo 5 del Regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si terrà mercoledì, alle 12.00.

Dichiarazione scritta (articolo 142)

 
  
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  Véronique Mathieu (PPE-DE).(FR) Nonostante le recenti dichiarazioni allarmiste, oggi resta difficile capire quali siano i rischi sanitari e stimare con precisione la probabilità che il virus H5N1 muti in una forma trasmissibile all’uomo e da una persona all’altra.

Il rischio di pandemia è reale. Finora il virus ha provocato 112 casi di influenza umana di cui 57 mortali, tutti localizzati nel sudest asiatico. Occorre pertanto che tutte le parti interessate nella regione, dagli allevatori ai veterinari, e soprattutto i cacciatori di uccelli migratori, applichino tutte le misure tese a impedire la pandemia.

Al fine di ridurre i rischi l’impegno per il coordinamento internazionale e l’attuazione di un piano di preparazione europeo sono di capitale importanza. Il piano di preparazione europeo è già a punto e dovrà intersecarsi in modo adeguato con i vari piani di azione nazionali.

Il rafforzamento del coordinamento e della trasparenza tra gli Stati membri e la tutela dei confini europei, onorando nel contempo l’obbligo di solidarietà che abbiamo verso i paesi terzi, sono i principi che devono guidare le nostre azioni.

Tuttavia, quando i laboratori privati producono prototipi di vaccino contro un virus emergente, si pone un problema, in quanto si tratta di una questione sanitaria e di sicurezza pubblica. Occorre destinare a questo settore di ricerca specifici stanziamenti europei.

E’ in queste drammatiche circostanze che l’Europa trova la sua ragion d’essere.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MAURO
Vicepresidente

 
  

(1)Vedasi Processo verbale.

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