Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione sulla relazione annuale (A6-0276/2005), presentata dall’onorevole Mavrommatis a nome della commissione per le petizioni, concernente le attività del Mediatore europeo nel 2004 [2005/2136(INI)].
Nikiforos Diamandouros, Mediatore. – (EN) Signor Presidente, la ringrazio per quest’opportunità di rivolgermi al Parlamento e presentare la relazione annuale per il 2004, mio primo anno completo di permanenza in carica.
Per l’Unione europea il 2004 ha avuto un significato immenso: è stato l’anno che ha visto un allargamento di portata storica, le elezioni europee, una nuova Commissione e un intenso dibattito sulla Costituzione. Questi avvenimenti – anche per l’attenzione con cui l’opinione pubblica li ha seguiti – hanno avuto importanti conseguenze per il Mediatore, come vi illustrerò tra breve.
La relazione annuale registra i progressi che abbiamo compiuto nella gestione delle denunce, nella promozione della buona amministrazione e nel tentativo di rendere meglio noto ai cittadini il lavoro del Mediatore. In totale abbiamo ricevuto 3 726 denunce, ossia il 53 per cento in più rispetto all’anno precedente. L’incremento del numero di denunce non dipende da una peggiore condotta amministrativa delle Istituzioni; riflette invece, in generale, la maggior consapevolezza dei cittadini in merito alle questioni europee, nonché l’accresciuta conoscenza dei propri diritti e dei modi di esercitarli.
Come ho detto, nel 2004 i temi europei hanno avuto grande risalto sulla stampa di tutta l’Unione. Mi sono anche intensamente adoperato per informare i cittadini del loro diritto di presentare denunce al Mediatore europeo, e per diffondere la conoscenza dei positivi risultati ottenuti. Nel complesso ho tenuto più di 30 conferenze e presentazioni pubbliche, ed ho partecipato ad oltre 150 riunioni con mediatori, funzionari pubblici e altri interlocutori negli Stati membri e nei paesi candidati.
Nel corso del 2004, ho potuto aiutare quasi il 70 per cento di coloro che mi hanno presentato una denuncia. Tale aiuto si è concretizzato in una delle tre forme seguenti: l’apertura di un’inchiesta, il rinvio del caso ad un organismo competente oppure una consulenza per individuare l’ente cui rivolgersi per una tempestiva ed efficace soluzione del problema. Nel corso dell’anno ho portato a termine 251 inchieste. Nel 45 per cento dei casi, l’inchiesta non ha portato alla luce episodi di cattiva amministrazione; tale risultato non è sempre negativo per il denunciante, che perlomeno beneficia, da parte dell’organo istituzionale interessato, di una completa spiegazione delle sue azioni. Inoltre, anche in assenza di cattiva amministrazione, sono in grado di indicare all’organo istituzionale l’opportunità di migliorare la qualità della propria amministrazione in futuro; in tal caso, rilevo questa circostanza formulando una nota complementare nella decisione di chiusura dell’inchiesta.
Qualora si registri un episodio di cattiva amministrazione, cerco – se possibile – di giungere a un risultato a somma positiva, che sia soddisfacente sia per il firmatario della denuncia che per l’Istituzione. Nel 28 per cento dei casi le mie inchieste hanno indotto l’Istituzione a concludere le vicende in maniera soddisfacente per il denunciante, oppure sono sfociate in una soluzione amichevole. Se tale soluzione amichevole non è possibile, chiudo il caso con un commento critico o elaboro un progetto di raccomandazione.
Come esempio di progetto di raccomandazione accettato nel 2004, ricorderò il caso in cui la Commissione ha concesso ex gratia un risarcimento a una piccola impresa cui era stato accordato un periodo di tempo insufficiente per preparare una proposta relativa a un contratto di ricerca e sviluppo.
Se un organo istituzionale comunitario non fornisce una risposta soddisfacente a un progetto di raccomandazione, l’ultima risorsa cui può ricorrere il Mediatore è una relazione speciale da inviare al Parlamento europeo. Nel 2004 abbiamo inviato una sola relazione speciale, in seguito al rifiuto, da parte della Commissione, di riconsiderare le proprie norme sulla selezione degli addetti stampa delle delegazioni. In tale occasione ho fatto ricorso al progetto di raccomandazione, in quanto la Commissione non aveva fornito una spiegazione valida e convincente delle modifiche apportate alla prassi corrente, benché nel corso dell’inchiesta avesse avuto ampie opportunità per farlo.
A mio avviso è importante che le Istituzioni europee si dimostrino disponibili a riconsiderare il proprio operato, anziché dare l’impressione di agire in maniera arbitraria. Sono grato al Parlamento per il sostegno che ci offre su questa importante questione di principio, come emerge dal paragrafo 11 della relazione dell’onorevole Mavrommatis.
Due inchieste d’iniziativa, concernenti problemi strutturali, sono state portate a termine nel corso dell’anno con esito positivo. La Commissione ha ammesso l’esigenza di migliorare l’amministrazione delle Scuole europee, e si è impegnata a collaborare con i genitori. Ho stimolato la Commissione ad adoperarsi affinché le Scuole stesse riconoscano la necessità di affidare un ruolo attivo ai genitori e di ottenerne la fiducia. La Commissione ha anche accolto, e applicato, un progetto di raccomandazione che introduce una procedura di denuncia interna per esperti nazionali distaccati.
Vorrei ora brevemente illustrare le mie priorità per il futuro. In primo luogo, intendo incoraggiare tutte le Istituzioni e gli organismi dell’Unione europea a utilizzare, in ogni loro attività, un approccio imperniato sui cittadini. A tal fine, mi sforzerò sistematicamente di cogliere tutte le opportunità possibili per indurre le Istituzioni a incoraggiare le migliori prassi e ricercare soluzioni amichevoli. L’attiva cooperazione delle Istituzioni e degli organismi è essenziale per il successo dell’operato del Mediatore a favore dei cittadini; la relazione annuale reca parecchi esempi di casi in cui le Istituzioni hanno agito tempestivamente per risolvere i casi su cui era stata attirata la loro attenzione, rispondendo in maniera positiva alle mie proposte e raccomandazioni.
Nel corso delle visite che ho effettuato presso Istituzioni ed organismi, ho sottolineato il valore di una risposta pronta e positiva alle denunce. L’obiettivo ultimo di ognuno di noi dev’essere quello di garantire il miglior servizio possibile ai cittadini. Continuerò a battermi per porre fine alla confusa situazione attuale, in cui Istituzioni e organismi differenti applicano differenti codici di buona amministrazione.
Il Parlamento ha già approvato – il 6 settembre 2001 – il Codice europeo di buona condotta amministrativa; tale testo contiene norme e principi che dovrebbero valere per tutte le Istituzioni e gli organismi dell’Unione. Il Codice ha ricevuto un ampio riconoscimento internazionale, negli Stati membri e nei paesi candidati, nel Consiglio d’Europa e in altre parti del mondo. Da ogni punto di vista si tratta di un successo europeo, di cui sia il Parlamento che il Mediatore possono giustamente andare orgogliosi.
Quando, nel maggio di quest’anno, ho incontrato il Collegio dei Commissari, ho tratto incoraggiamento dalla reazione positiva del Presidente della Commissione. Sono convinto che, con la collaborazione della Commissione stessa, nel 2006 sarà possibile adottare un codice comune.
Intendo inoltre riesaminare il problema dello statuto del Mediatore. In questo campo, il mio obiettivo principale è quello di garantire inequivocabilmente ai cittadini che il Mediatore ha i mezzi per scoprire la verità quando interroga testimoni o esamina documenti. Vorrei anche cooperare con il Parlamento per rendere possibile adire la Corte di giustizia, nei casi di denunce di cittadini concernenti violazioni dei diritti fondamentali citati nella Carta, quando non sia possibile risolvere altrimenti importanti questioni di principio. In quanto Istituzione, il Parlamento gode già di ampi poteri per avviare procedimenti giudiziari dinanzi alla Corte di giustizia. In tale contesto sarebbe utile per il Mediatore disporre del potere di intervenire in tali casi; un potere, noto, che è già stato accordato al Garante europeo della protezione dei dati, con il quale la settimana scorsa ho avuto un incontro estremamente amichevole e proficuo.
Una terza priorità è quella di approfondire la già stretta collaborazione che mi lega ai mediatori degli Stati membri per mezzo della rete europea dei mediatori. Tale rete permette di trasferire rapidamente i casi, condividere le migliori prassi e promuovere un libero flusso di informazioni in merito al diritto europeo e alla sua applicazione a livello nazionale, regionale e locale. L’obiettivo è quello di promuovere la buona amministrazione in tutto l’ambito dell’Unione, affinché i cittadini possano godere dei propri diritti conformemente alla legislazione europea. Noto con grande piacere che – in seguito alla valida proposta contenuta nella relazione De Rossa dell’anno scorso – la commissione per le petizioni partecipa ora alla rete come membro a pieno titolo, ed è stata rappresentata alla riunione dei mediatori nazionali, svoltasi a settembre all’Aia.
Desidero ringraziare i membri della commissione per le petizioni, e in particolare il relatore di quest’anno, onorevole Mavrommatis, per il loro sostegno e per le costruttive proposte contenute nella relazione del Parlamento.
Oggi ho già menzionato molti dei punti su cui la relazione offre saggi consigli, per lo meno al Mediatore. Per quanto riguarda altre questioni, mi sono già permesso di chiedere di poter comparire dinanzi alla commissione per le petizioni, ogni qualvolta lo ritenga opportuno e necessario, per presentare una relazione speciale al Parlamento europeo qualora vengano respinti una soluzione amichevole o un progetto di raccomandazione.
Nel mese in corso ho presentato alla commissione per le petizioni due relazioni speciali. La prima riguardava il trattamento finanziario del personale della Commissione europea i cui figli non possono frequentare le Scuole europee a causa del loro grado di disabilità. La seconda relazione ha messo in luce che il Consiglio non ha fornito alcuna giustificazione valida per continuare a legiferare a porte chiuse; il Consiglio potrebbe agevolmente modificare il proprio regolamento per consentire lo svolgimento di riunioni legislative aperte.
Sono inoltre impegnato a migliorare le informazioni fornite ai cittadini in merito ai servizi offerti dai membri della rete europea dei mediatori. Intendo allestire una guida interattiva sul nostro sito web, che aiuti i firmatari delle denunce a individuare il mediatore più adatto cui rivolgersi, a livello europeo, nazionale e regionale.
Alcune settimane or sono abbiamo festeggiato i primi dieci anni di attività del Mediatore europeo; per ricordare tale anniversario abbiamo pubblicato un volume che ricostruisce la storia dell’Istituzione. Abbiamo inoltre tenuto, con successo, alcune manifestazioni celebrative, tra cui quella svoltasi presso il Parlamento europeo il 27 settembre scorso; altre ne seguiranno nelle prossime settimane, sia a Strasburgo che a Bruxelles.
Sono convinto che il rapporto di buona volontà, fiducia e amicizia che è stato costruito nello scorso decennio rappresenti una risorsa preziosa per migliorare la qualità della pubblica amministrazione in Europa a beneficio dei cittadini. Da questo punto di vista il Parlamento europeo e la sua commissione per le petizioni sono partner essenziali per il Mediatore europeo.
Manolis Mavrommatis (PPE-DE), relatore. – (EL) Signor Presidente, ringrazio il signor Diamandouros per la cooperazione di cui è stato prodigo nell’intero processo di preparazione e stesura di questa relazione. Rivolgo un vivo ringraziamento anche alla commissione per le petizioni, all’onorevole Libicki, a tutti i colleghi presenti oggi, al collega sir Robert Atkins e a tutti coloro che hanno contribuito a questa relazione.
Signora Commissario, signor Diamandouros, onorevoli colleghi, il Mediatore è un’Istituzione indipendente e un meccanismo con funzioni di controllo dell’amministrazione dell’Unione europea. La relazione che il signor Diamandouros ci ha presentato alla riunione della commissione per le petizioni tenutasi a Strasburgo costituisce una fonte essenziale per la stesura della relazione annuale del Parlamento europeo sulle attività del Mediatore europeo.
E’ un fatto che nel 2004 le denunce sono aumentate del 53 per cento rispetto all’anno precedente. Si supponeva che l’allargamento avrebbe rappresentato la causa principale del maggior numero di denunce presentate al Mediatore europeo; invece, solo il 51 per cento di tale incremento si può far risalire ai 10 nuovi Stati membri. L’aumento delle denunce, tuttavia, non implica necessariamente un maggior numero di episodi di cattiva amministrazione da parte delle Istituzioni dell’Unione europea; significa piuttosto che i cittadini sono meglio informati in merito ai propri diritti. Questo è essenzialmente effetto dell’intensa attività del Mediatore: nel 2004, le numerose visite che egli ha compiuto negli Stati membri e in paesi terzi, le conferenze pubbliche, le interviste da lui concesse alla stampa e altre riunioni hanno contribuito a informare i cittadini sul ruolo del Mediatore e sul diritto dei cittadini stessi a presentare denunce. Tuttavia, nonostante l’attività svolta dal signor Diamandouros per informare l’opinione pubblica, in merito ai settori di competenza del Mediatore europeo regna ancora la confusione. Per la precisione, nel 2004 il 74,8 per cento delle denunce ricevute dal Mediatore europeo erano estranee al suo mandato; di conseguenza, anche il Parlamento europeo deve contribuire a distinguere chiaramente le competenze delle Istituzioni comunitarie cui i cittadini possono ricorrere per esercitare i propri diritti.
Desidero commentare alcuni dati statistici contenuti nella relazione annuale del Mediatore. Nel 2004 egli ha concluso 251 inchieste, quattro delle quali erano state aperte su sua iniziativa. In 12 casi è stata proposta una soluzione amichevole, 36 denunce hanno dato luogo ad un commento critico – tra cui uno indirizzato al Parlamento che non ha preso misure adeguate per applicare la regolamentazione antitabagismo nei suoi edifici –, sono stati preparati 17 progetti di raccomandazione e infine è stata presentata una relazione speciale.
Un elemento importante dell’efficacia istituzionale del Mediatore è la sua cooperazione con le Istituzioni dell’Unione europea e con il Parlamento europeo in generale. Mi riferisco ad esempio al regolare scambio di informazioni e alle riunioni tra il signor Diamandouros e la commissione per le petizioni con il suo presidente, nonché al suo incontro del 25 maggio 2005 con il Collegio dei Commissari. Le conclusioni di quest’incontro sottolineano il comune, concreto interesse di Commissione e Mediatore europeo a garantire un corretto e positivo adempimento degli aspetti di correzione ed intervento dell’operato del Mediatore stesso.
Sta di fatto che gran parte delle denunce riguarda casi di cattiva amministrazione. Secondo la definizione contenuta nella relazione annuale del Mediatore per il 1997, si è in presenza di cattiva amministrazione quando un organismo pubblico non opera conformemente a una norma o a un principio per esso vincolante. Il 22 per cento dei casi di cattiva amministrazione dipendeva da mancanza di trasparenza o rifiuto di fornire informazioni, il 19 per cento da discriminazioni e il 12 per cento da ritardi evitabili; inoltre, il 9 per cento riguardava difetti di procedura, il 7 per cento ingiustizia o abuso di potere, il 6 per cento negligenza e il 5 per cento errore di diritto.
Alla luce di queste statistiche il Mediatore deve quindi definire il concetto di cattiva amministrazione, in riferimento sia alle Istituzioni e agli organismi cui esso si applica, sia alle questioni che possono essere oggetto di denunce.
Signor Presidente, signora Commissario Wallström, vorrei soffermarmi su un aspetto che ho anche menzionato nella relazione: sarebbe molto utile se il Mediatore potesse presenziare alle riunioni della commissione per le petizioni del Parlamento europeo, per discutere tutte le forme di rifiuto da parte dell’Istituzione, o giungere a una soluzione amichevole. La relazione annuale del Mediatore testimonia poi degli sforzi profusi dal Mediatore stesso per estendere e irrobustire la rete dei mediatori nazionali e regionali, intensificando lo scambio di informazioni e migliori prassi.
Se la commissione per le petizioni del Parlamento europeo partecipasse a questa rete, ciò potrebbe agevolare la collaborazione pratica fra le Istituzioni europee e i mediatori nazionali e regionali, permettendo di intensificare i contatti regolari con le commissioni per le petizioni dei parlamenti nazionali e con i mediatori degli Stati membri.
E’ particolarmente interessante notare che il 69 per cento delle denunce era diretto contro la Commissione. Da parte sua la Commissione europea deve esaminare, entro una scadenza ragionevole, le denunce riguardanti infrazioni, per garantire un esame rapido ed efficace delle denunce presentate dai cittadini.
Infine, nella stesura della mia relazione ho fatto riferimento anche alla relazione preparata l’anno scorso dall’onorevole De Rossa sulla relazione del Mediatore europeo per il 2003. Da un confronto tra le relazioni del Mediatore per il 2003 e il 2004 scaturisce un risultato positivo, che ci aiuta a definire i punti di maggiore interesse per la commissione per le petizioni. In questo modo, inoltre, possiamo constatare i progressi materiali compiuti in un anno.
Per concludere, vorrei ringraziare tutti voi, nonché naturalmente il segretariato della commissione per le petizioni e tutti gli onorevoli colleghi che, con i loro emendamenti, hanno contribuito alla stesura di questa relazione.
Margot Wallström, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Signor Presidente, esordirò ringraziando il relatore, onorevole Mavrommatis, per la sua relazione, che è un documento di estrema utilità; consente infatti alla Commissione di tener conto delle opinioni del Parlamento europeo su numerose e importanti questioni che sono state sollevate dal Mediatore europeo nella sua relazione annuale per il 2004.
A mio avviso, il rapporto tra Commissione e Mediatore si risolve nel nostro fermo impegno a garantire buona amministrazione, apertura e, in ultima analisi, democrazia. Lo stesso vale per i nostri rapporti con la commissione per le petizioni. Ritengo che il Mediatore europeo svolga un fondamentale ruolo di ponte fra cittadini e Unione europea; le sue azioni, infatti, favoriscono l’interazione e la comunicazione della Commissione con i cittadini. La Commissione continuerà quindi a promuovere le diverse opportunità di collaborazione con il Mediatore europeo, offrendo il proprio impegno attivo.
Come ha giustamente sottolineato l’onorevole Mavrommatis nella sua relazione, nel 2004 il numero delle denunce presentate a organismi e Istituzioni europee è aumentato del 53 per cento. Sono d’accordo con quanto afferma il Mediatore nella sua relazione annuale: questo dato riflette la crescente consapevolezza, da parte degli europei, del ruolo svolto dal Mediatore, un fattore di cui dobbiamo essere soddisfatti.
La Commissione si è impegnata e dedicata a promuovere e migliorare ulteriormente la propria collaborazione con il Mediatore; colgo quindi l’occasione per ricordare la recente riforma delle procedure interne della Commissione. La riforma mira a rafforzare le garanzie di una forte responsabilità politica, da parte di ogni Commissario, nei confronti delle inchieste svolte dal Mediatore nell’ambito delle competenze di un dato Commissario.
La Commissione ha deciso di sostituire l’attuale delega di poteri – che per il momento è conferita soltanto al Presidente – con una delega al Commissario responsabile per la materia dell’inchiesta presentata al Mediatore. Parallelamente, il Segretariato generale della Commissione rafforza il proprio ruolo di tutore dell’uniformità politica e amministrativa e della coerenza delle risposte finali della Commissione al Mediatore. La riforma entrerà in vigore il 1° novembre 2005.
Inoltre, la Commissione dev’essere più disponibile ad accettare le soluzioni amichevoli proposte dal Mediatore europeo. Sarà altresì necessario tener conto con tempestività delle raccomandazioni con cui si invita la Commissione a dar seguito ad alcuni aspetti, per porre rimedio ai problemi evidenziati da numerosi casi. Uno degli strumenti principali a disposizione del Mediatore è proprio quello di proporre soluzioni che soddisfino sia il cittadino che l’amministrazione.
Dobbiamo sottolineare ancora una volta che spesso le inchieste del Mediatore non soltanto producono risultati positivi per i firmatari della denuncia, ma contribuiscono altresì a migliorare la qualità dei nostri servizi amministrativi.
La relazione dell’onorevole Mavrommatis menziona il problema della trasparenza, soprattutto per quanto riguarda l’attuazione del regolamento (CE) n. 1049/2001 sull’accesso del pubblico ai documenti, che è un diritto fondamentale dei cittadini. La relazione sottolinea inoltre che il regolamento n. 1049/2001 si applica ora anche alle agenzie comunitarie.
Possiamo inoltre confermare che le domande di accesso ai documenti vengono esaminate con estrema attenzione, e che le deroghe al diritto di accesso vengono applicate su base individuale.
Il ruolo del Mediatore in questo campo è veramente importante. Abbiamo realizzato progressi significativi verso una maggiore e migliore trasparenza, soprattutto per quanto riguarda l’accesso ai documenti nelle procedure di infrazione. E’ essenziale che la Commissione disponga dello spazio di manovra necessario per condurre la propria procedura in piena autonomia; in questi casi, occorre trovare un equilibrio tra il principio di trasparenza e quello di riservatezza. Per le procedure di infrazione già chiuse, la Commissione ha riveduto le proprie prassi e, in linea di principio, i documenti sono ormai a disposizione.
La Commissione intende applicare procedure che consentano al Mediatore europeo di svolgere il proprio lavoro; per esempio, il Mediatore adesso ha la facoltà di esaminare gli incartamenti. In tal modo egli potrà verificare la completezza e la precisione delle informazioni fornite dall’Istituzione comunitaria o dall’organismo interessato. Al firmatario della denuncia e al pubblico viene così fornita l’importante garanzia che il Mediatore possa condurre un’inchiesta accurata e completa.
La Commissione annette grande importanza alla questione di un codice di buona condotta amministrativa, con effetto vincolante su tutti gli organismi e le Istituzioni dell’Unione europea; guardiamo alla questione con estrema disponibilità.
Il codice della Commissione è entrato in vigore nel novembre 2000; riferiremo agli organismi competenti i risultati delle nostre considerazioni in materia. La recente istituzione di una Scuola europea di amministrazione accresce l’importanza di questo tema.
La proposta di un nuovo Trattato costituzionale darebbe all’Unione una base giuridica specifica sulla quale agire in questo campo. Considerando la situazione, tuttavia, dobbiamo guardare al problema sotto una luce diversa; è comunque possibile una conclusione positiva su questo dossier e mi auguro che potremo raggiungere i risultati proposti dal Mediatore e dal relatore.
Adesso vorrei spendere alcune parole sullo statuto del Mediatore. Nel corso del suo incontro col Collegio dei Commissari, il 25 maggio 2005, il Mediatore europeo Diamandouros ha informato la Commissione di aver chiesto al Parlamento europeo di rivedere alcuni aspetti dello statuto del Mediatore. In particolare egli ha dichiarato di aspirare al diritto di intervenire nei procedimenti davanti alla Corte di giustizia che riguardino presunte violazioni dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali.
E’ opportuno notare che, su questo tema, è il Parlamento europeo ad avere il diritto di iniziativa e ad agire con voto di maggioranza, previa approvazione del Consiglio, mentre la Commissione si limita ad esprimere un parere. La Commissione esaminerà qualsiasi nuova iniziativa a questo riguardo con estrema attenzione e apertura.
La nostra disponibilità a cooperare con il Mediatore non è soltanto un nostro dovere, ma è anche estremamente importante per una migliore amministrazione. Ecco perché accogliamo con favore questa relazione. Vi posso assicurare che la Commissione intende impegnarsi in una collaborazione sempre più profonda con il Mediatore e con la commissione per le petizioni.
Richard Seeber, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, signor Diamandouros, esprimo il mio apprezzamento per la relazione del Mediatore e desidero allo stesso tempo congratularmi vivamente con il collega Manolis Mavrommatis per il suo testo.
Il Mediatore rappresenta indubbiamente uno degli strumenti più importanti per valorizzare il ruolo dei cittadini nei confronti delle Istituzioni. Quando si ha a che fare con grandi centri amministrativi, un controllo esterno indipendente, semplice e soprattutto privo di costi è indispensabile. A mio avviso, non è un caso che gli Stati scandinavi si siano dotati molto precocemente di tale strumento e che, nell’ambito della Comunità, un organismo di tal genere sia stato concepito già negli anni ’70, e finalmente introdotto dopo il Trattato di Maastricht.
Il ruolo del Mediatore europeo – che in origine avrebbe dovuto svolgere la funzione di commissario parlamentare ed espletare essenzialmente incarichi consultivi e di controllo – ha conosciuto in pratica un vivacissimo sviluppo, per cui oggi il Mediatore funge da meccanismo di controllo esterno dell’amministrazione pubblica europea, e indica i ricorrenti casi di cattiva amministrazione.
Se si osserva il costante incremento del numero delle denunce, non si può concludere – a mio avviso – che l’amministrazione europea sia peggiorata, bensì che un numero sempre maggiore di cittadini si preoccupa di far valere i propri diritti. Per la stessa ragione, non è molto significativo che le denunce inammissibili siano sempre numerosissime, e costituiscano in media il 70-75 per cento del totale. Indicano semplicemente che qualcuno si considera vittima di un trattamento ingiusto e desidera reagire in qualche modo.
Per chi, nella vita quotidiana, non si occupa permanentemente di queste cose, non è sempre facile trovare la forma corretta, e quindi i cittadini spesso si chiedono: “Sono riuscito a illustrare in maniera completa le circostanze? Da quali fatti concreti è motivata la mia denuncia? Quale diritto è stato violato? Quale organismo dovrebbe occuparsene?”. Per tale motivo, quindi, le denunce inammissibili devono fornirci un’occasione per riflettere sulla possibilità di costruire sistemi che offrano ai cittadini, rapidamente e senza impicci burocratici, risposte valide o l’approccio per giungere ad una soluzione.
E’ quindi da sostenere senza riserve l’opera del Mediatore mirante a rinsaldare la rete dei mediatori nazionali, nonché la rete che unisce tali mediatori e lui stesso; lo stesso vale per il suo lavoro di miglioramento della comunicazione. E’ questo infatti l’unico modo per raggiungere il cittadino, là dove egli veramente si trova, e forse per liberarlo in qualche misura dal timore che, purtroppo, incute assai spesso una Comunità anonima e senza volto. In tal senso, la via che l’Unione deve seguire è chiaramente segnata: migliore amministrazione, maggiore trasparenza, procedure più rapide e un più agevole accesso alla legge, anche tramite strumenti extragiudiziari, come appunto il Mediatore europeo e naturalmente anche la commissione per le petizioni del nostro Parlamento.
Di conseguenza non sono particolarmente soddisfatto delle osservazioni formulate nel progetto di risoluzione sotto il titolo “Riflessioni sull’evoluzione del ruolo del Mediatore europeo”, là dove si afferma “Nell’attuale contesto di riflessione sul deficit pedagogico da parte delle Istituzioni europee e dei governi nazionali nei confronti dei popoli dell’Unione e dopo il doppio insuccesso, in Francia e nei Paesi Bassi, del referendum sul Trattato costituzionale europeo”, eccetera.
Cosa si vuol dire con questo? Non si tratta qui di deficit pedagogico, bensì di individuare il modo in cui sia possibile migliorare la comunicazione e la politica della Comunità. Non si tratta di atteggiarsi ad insegnanti, e dare spiegazioni dall’alto su argomenti cui i più vasti settori dell’opinione pubblica sono sostanzialmente estranei.
In tal senso questa relazione rappresenta per noi un’analisi della situazione attuale, ma anche un compito per il futuro. Da un lato si tratta infatti di fissare norme migliori che ottengano il sostegno dei cittadini, e di pensare poi alla loro corretta applicazione; dall’altro si tratta di dotare Istituzioni come il Mediatore delle responsabilità e dei poteri necessari per svolgere la propria funzione di controllo indipendente, privo di costi e vicino ai cittadini, senza far ricorso ai tribunali.
Proinsias De Rossa, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, esprimo il mio apprezzamento per la relazione dell’onorevole Mavrommatis e, inoltre, porgo oggi il benvenuto al Mediatore europeo in seno al nostro Parlamento. L’ufficio del Mediatore costituisce un collegamento diretto fra i cittadini e l’Europa; consente ai cittadini di far conoscere le proprie preoccupazioni per la cattiva amministrazione a livello europeo.
La commissione di cui faccio parte e che ha preparato questa relazione – la commissione per le petizioni – rappresenta anch’essa un collegamento diretto con i cittadini, ma svolge un ruolo differente, in quanto permette loro di verificare che le autorità degli Stati membri rispettino le norme europee: regolamenti, finanziamenti e così via. Il Mediatore e la commissione per le petizioni del Parlamento europeo sono quindi, in un certo senso, complementari.
L’esistenza stessa dell’ufficio del Mediatore, a mio avviso, è un deterrente per la cattiva amministrazione, e il decimo anniversario di quest’Istituzione invita ad effettuare una revisione del suo statuto. Mi auguro vivamente che il Parlamento europeo, cui spetta tale responsabilità, si accinga a intraprendere questo compito entro i prossimi dodici mesi.
L’ufficio del Mediatore ha evidentemente risolto molti problemi, ma non è stato in grado di risolverli tutti. In realtà, il fatto che il 75 per cento delle denunce ricevute dall’ufficio del Mediatore non riguardi direttamente le Istituzioni dell’Unione europea e i loro problemi non è necessariamente, a mio avviso, un elemento negativo. Dimostra anzi che i cittadini conoscono l’esistenza di un organismo che li può aiutare, e il fatto che l’ufficio del Mediatore li indirizzi a un organismo in grado di risolvere i loro problemi è a sua volta un servizio importante.
Vorrei soffermarmi su alcune questioni; la prima riguarda le Scuole europee. E’ in preparazione una relazione sul tema dei finanziamenti alle Scuole europee, per consentire di provvedere alle esigenze dei bambini disabili, così come si provvede alle esigenze di tutti gli altri bambini che frequentano le Scuole europee, impartendo gratuitamente l’istruzione obbligatoria. E’ un problema che va affrontato dalla Commissione, ed in particolare dal Commissario responsabile per il bilancio delle Scuole europee. Se la Commissione non riesce a presentare una dettagliata analisi dei finanziamenti necessari per consentire a queste scuole di svolgere adeguatamente la propria opera – impartendo l’istruzione ai bambini disabili nell’ambito delle scuole o al di fuori di esse – noi manchiamo alla nostra funzione di Unione europea, e diamo anzi cattiva prova come datori di lavoro dei genitori di questi bambini.
L’altro punto che vorrei esaminare è il Codice di buona condotta amministrativa. Come si è già ricordato, esso è stato adottato dal nostro Parlamento; sia il Parlamento europeo che il Consiglio vi si conformano nel proprio operato. La Commissione non ha quindi ragione alcuna per non aderire al Codice di buona condotta amministrativa; se lo facesse, potremmo avere un unico codice per le tre Istituzioni. Invito il Commissario, signora Wallström, ad affrontare questo problema e a sollevare la questione nell’ambito del Collegio dei Commissari.
Desidero infine formulare un’osservazione a proposito dell’ultima relazione speciale – un evento raro, poiché le relazioni speciali del Mediatore sono sempre una rarità – riguardante la necessità che il Consiglio si riunisca a porte aperte quando opera con funzioni legislative. Il vostro tentativo di promuovere il piano D – dibattito, democrazia e dialogo – è gravemente ostacolato dal persistente rifiuto del Consiglio di legiferare a porte aperte. Non accetteremmo un comportamento simile né da questo Parlamento, né da un parlamento nazionale: neppure al Consiglio può essere consentito di perseverare impunemente in questa condotta.
Luciana Sbarbati, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio l’onorevole Mavrommatis per l’eccellente relazione e il Mediatore.
L’istituzione del primo Mediatore europeo risale al 1809 ed è avvenuta in Svezia. Come cittadina italiana, desidero tuttavia ricordare che fu Giuseppe Mazzini – di cui quest’anno ricorre il bicentenario della nascita – a creare l’istituto della petizione, prevedendo, all’articolo 10 della costituzione della Repubblica romana del 1849, la possibilità di farvi ricorso sia singolarmente che collettivamente. Fu lui a ipotizzare un’associazione politica dei popoli europei in un’Europa fatta di Stati nazionali liberi, federati tra loro e precursori di quell’idea d’Europa che un secolo dopo ha trovato forma e sostanza nel primo nucleo attuale dell’Unione.
La relazione annuale del nostro Mediatore, oggi in esame, ci fornisce un’idea del desiderio che ha il cittadino di interagire con le istituzione comunitarie. Il dato sul quale dovremmo riflettere, però, è che, su oltre 3.726 denunce ricevute, il 72 per cento non è di sua competenza. E’ significativo anche il fatto che il 51 per cento dei casi viene segnalato da cittadini dei paesi dell’allargamento. Questo vuol dire che la percezione che hanno i cittadini dell’Unione e dei suoi rappresentanti è ancora confusa, che è innegabile che il cittadino comunitario sia ben consapevole dei suoi diritti e che vuole, attraverso le denunce, esercitare la sua cittadinanza, ma è anche vero che non riesce evidentemente a ben individuare il destinatario delle sue istanze.
La figura del Mediatore e l’istituto della petizione hanno avuto successo. Questo è un dato dal quale non si può prescindere; oggi vanno invece approfondite le ragioni dell’errore e del perché si fa ricorso in modo errato ad essi. Uno sforzo, a mio avviso, andrebbe fatto anche sul fronte dei tempi – come citato anche nella relazione Mavrommatis – necessari all’esame delle denunce, ottimizzando, ove possibile, lo scambio di informazioni e la collaborazione tra le Istituzioni.
Onorevoli colleghi, la funzione del Mediatore europeo è stata istituita dal Trattato di Maastricht, quale parte della cittadinanza europea, una questione oggi aperta, che ci sollecita nuovi diritti emergenti a seguito dell’allargamento e della complessità del fenomeno migratorio e della globalizzazione. Ritengo che il nostro Mediatore abbia risposto pienamente alle tre direttrici su cui si era impegnato: promuovere lo Stato di diritto; buona amministrazione e rispetto dei diritti umani; allargamento – e quindi avvicinamento – di tutti i cittadini, compreso un rapporto costante con i difensori civici a livello europeo. L’analisi politica dei dati dimostra, però, che gli europei riconoscono, e quindi ricorrono, alle Istituzioni comunitarie bypassando di fatto le istituzioni nazionali. Quindi, anche se la percezione dell’Europa da parte dei cittadini corrisponde a un’entità diversa – che immaginano dotata di poteri e competenze – ciò spesso non si traduce in realtà. Sta a noi pertanto indirizzare meglio gli europei verso le nostre istituzioni, raccogliendo l’indicazione popolare al fine di sollecitare un’apertura dei governi a cedere ambiti di sovranità a beneficio di una maggiore incisività dell’azione europea.
Com’è stato ricordato, il Mediatore è un organo indipendente e imparziale. Egli deve cooperare con tutte le altre istituzioni e ritengo lo farà al meglio delle sue possibilità, con la nostra collaborazione e con collaborazione di tutte le istituzioni.
David Hammerstein Mintz, a nome del gruppo Verts/ALE. – (ES) Signor Presidente, in primo luogo desidero ringraziare il relatore per l’ottima relazione che ha presentato, e il Mediatore europeo per il lavoro che svolge giornalmente e per la sua relazione annuale.
Commissario Wallström, anche se il cosiddetto piano D, volto ad avvicinarci ai cittadini europei, ad aprire le porte di questa Istituzione e a promuovere il dialogo merita il nostro appoggio. Esso non esclude il diritto di denuncia al Mediatore europeo, poiché questi offre ai cittadini un’analisi indipendente qualora essi vogliano presentare una denuncia per cattiva amministrazione o cattiva condotta delle Istituzioni europee.
Una delle conclusioni che possiamo certamente trarre dai referendum tenutisi in Francia e nei Paesi Bassi è che i cittadini non vogliono essere considerati come semplici spettatori passivi, bensì come soggetti dinamici nel processo di integrazione europea, soggetti che chiedono maggiore trasparenza e maggiori strumenti di partecipazione.
Credo che il Mediatore europeo svolga un ottimo lavoro. Vorrei però menzionare alcuni problemi con cui ci siamo scontrati, e uno in particolare: devo esprimere la mia preoccupazione e la mia disapprovazione per il modo in cui la Conferenza dei presidenti ha trattato la recente e importantissima relazione speciale del signor Diamandouros.
La relazione tratta un tema di grande rilevanza per i cittadini: l’Ufficio europeo di lotta antifrode (OLAF), che viene accusato di non aver collaborato adeguatamente con il Mediatore nel corso di un’inchiesta che questi conduceva su tale Ufficio.
Perciò la commissione per le petizioni – la commissione competente – ha deciso di preparare una relazione ed ascoltare sia il Mediatore europeo che il Direttore dell’OLAF.
Sono sorpreso e stupito per il modo in cui i massimi dirigenti dei due principali gruppi politici hanno bloccato la relazione e non hanno permesso lo svolgimento di tale audizione. Cosa ancora più grave, la Conferenza dei presidenti, in seguito alle pressioni dei due gruppi principali, ha impedito alla commissione per le petizioni di ascoltare il Mediatore europeo e il Direttore dell’OLAF, violando a mio avviso il Regolamento.
Credo che le ragioni che sono state addotte – ossia che era in corso il processo di elezione di un nuovo Direttore dell’OLAF – non fossero accettabili, e che quest’Assemblea dovrebbe esaminare la questione, giacché ciò non favorisce né la trasparenza né la possibilità dei cittadini di ottenere una risposta alle proprie denunce.
A mio avviso tali azioni producono un effetto collaterale, ossia l’indebolimento del ruolo del Mediatore europeo, il che è totalmente irresponsabile.
Di conseguenza ho presentato, d’accordo con il relatore, onorevole Mavrommatis, numerosi emendamenti alla sua relazione, in modo che il Parlamento possa rispondere al Mediatore europeo ogniqualvolta questi si rivolga a noi con una relazione speciale.
Poiché gli emendamenti presentati sono stati appoggiati dai colleghi della commissione per le petizioni, adesso fanno parte della relazione che sarà sottoposta all’esame dell’Assemblea plenaria. Ovviamente, sta al Parlamento decidere se accogliere o meno le raccomandazioni del Mediatore europeo.
E’ però inaccettabile che non si adotti alcuna posizione, danneggiando e indebolendo il ruolo così cruciale e importante del Mediatore europeo.
Mario Borghezio, a nome del gruppo IND/DEM. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione del Mediatore europeo per il 2004 non contiene, a nostro avviso, una visione d’insieme dei principi, di cui invece si sentiva sicuramente l’esigenza, giacché, come hanno sottolineato molti dei colleghi intervenuti, il risultato dei referendum, che ha cassato, in paesi di grande importanza e di grande tradizione democratica, la bozza di Costituzione europea, dimostra che vi è un forte senso di insofferenza e di insoddisfazione diffusa fra i cittadini europei nei confronti della democraticità delle Istituzioni europee.
Agli occhi della stragrande maggioranza dei cittadini europei l’Unione europea appare un Moloch e il Mediatore europeo avrebbe dovuto sentire il dovere di dare voce a questa sensibilità che si è espressa in maniera così chiara, laddove la relazione che ci viene sottoposta sembra un documento di un istituto di statistica: è sterile e da essa non traspare una battaglia sui principi e sulle motivazioni delle tematiche svolte.
Basti pensare, per esempio, al delicato settore delle sovvenzioni e dei finanziamenti pubblici, che costituiscono forse la parte più rilevante dell’impressione che hanno i cittadini europei di scarsa trasparenza delle Istituzioni europee. A chi può rivolgersi il cittadino europeo che, vedendo un cartello di un’opera gigantesca, magari inutile, recante la dicitura “finanziata dall’Unione europea”, pensa ai soldi delle tasse che ha pagato? Come mai non avete pensato di chiedere che ovunque vengano esposti simili cartelli o venga realizzata un’opera finanziata dall’Unione europea, sia indicato il modo in cui il cittadino – il quidam de populo – può rivolgersi all’istituzione che dovrebbe tutelare il suo desiderio di trasparenza.
Se penso a quello che emerge tutte le volte che nel nostro paese la commissione antimafia mette il dito sull’utilizzazione dei fondi europei in certe regioni, mi domando che cosa pensi un onesto cittadino siciliano, pugliese, calabrese o campano quando vede simili opere pubbliche realizzate magari attraverso appalti poco trasparenti.
Ritengo che sia necessaria una svolta da parte dell’istituto del Mediatore europeo e che vada affrontata la tematica essenziale e sensibile del ruolo di una moderna democrazia in Europa. Nella relazione si parla genericamente di contatti con i colleghi difensori civici nazionali, senza specificare quale sia la tematica di tali incontri, né spiegare qual è stato lo spirito di questa collaborazione o la modalità di raccordo del lavoro che questa rete – che senz’altro ha un carattere positivo e della quale noi ci compiacciamo – può svolgere attraverso la presenza nei singoli Stati dei difensori civici nazionali.
Dalla relazione emerge un po’ una concezione – tanto per cambiare – “superburocratica” del ruolo del Mediatore europeo. Risulta inoltre molto generica, signor Diamandouros, la sua dichiarazione di intenti per i primi cinque anni di attività: lei si limita a dire che i cittadini devono conoscere i loro diritti, senza accennare al fatto che è in corso di attuazione un provvedimento pericoloso per la libertà dei cittadini, come il mandato d’arresto europeo. Allora difendiamo la libertà dei cittadini europei!
Marcin Libicki, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, sono felice di partecipare a questo dibattito insieme a persone per cui nutro grande rispetto: mi riferisco al Mediatore, signor Diamandouros, con il quale la commissione per le petizioni, di cui sono presidente, ha instaurato una strettissima collaborazione, al relatore, onorevole Mavrommatis, che è uno dei membri più attivi della nostra commissione, e al Commissario Wallström, con cui la nostra commissione mantiene rapporti intensi e amichevoli.
A mio avviso, un mediatore ha bisogno di tre caratteristiche per svolgere bene la sua funzione. In primo luogo deve avere professionalità e competenza, qualità di cui il professor Diamandouros è ampiamente dotato. In secondo luogo dev’essere obiettivo e imparziale, ed anche queste sono qualità che egli senza dubbio possiede; non ci risulta che qualcuno lo abbia mai accusato di aver esercitato le sue funzioni con scarsa obiettività, e se una simile accusa fosse stata formulata ne avremmo avuto certamente notizia. Ripeto che non ci siamo mai imbattuti in alcuna accusa di questo genere. La terza caratteristica è un aspetto che oggi si menziona più raramente, ossia la capacità di svolgere il proprio compito con dignità; il professor Diamandouros dimostra grande dignità nel compimento del proprio dovere. Il ruolo di Mediatore richiede poi una certa capacità di interpretare il proprio lavoro in maniera personale; ciò risulta con grande evidenza dall’energico approccio adottato dal professor Diamandouros, di cui siamo estremamente soddisfatti.
Ogni funzionario dovrebbe godere del rispetto altrui, e questo è certamente il caso del professor Diamandouros; parlo con cognizione di causa, poiché mi tengo in stretto contatto con i mediatori nazionali, che su questo punto sono i migliori giudici. Il mediatore polacco, professor Zoll, ha sempre espresso il proprio rispetto per l’attività del professor Diamandouros, e pensiamo che ciò costituisca una prova del tutto convincente. In sintesi, la commissione per le petizioni è perfettamente consapevole dell’elevato standard dell’opera del professor Diamandouros; egli è stato infatti rieletto a schiacciante maggioranza. Per tutti questi motivi desideriamo ringraziarla, professor Diamandouros, e da parte mia vorrei ringraziare anche il relatore.
Jean-Claude Martinez (NI). – (FR) Signor Presidente, signor Diamandouros, celebriamo quest’anno il decimo anniversario del Mediatore europeo, come ricorda del resto, in una relazione assai completa e piacevole, il relatore, onorevole Mavrommatis.
Signor Diamandouros, perdoni la mia franchezza, ma lei è competente soltanto per questioni di cattiva amministrazione. Ad esempio, per quanto riguarda il formaggio feta dei miei amici greci, lei non è ritenuto competente per la feta che viene prodotta nella Lozère, con latte di capra della Francia meridionale.
D’altro canto, lei è competente in materia di violazioni dei diritti fondamentali, proprio qui al Parlamento europeo, cui si riferisce il 10 per cento della sua attività. Per esempio, il diritto fondamentale di esprimersi nella propria lingua; i trentacinque deputati non iscritti non possono usufruire dei servizi di interpretazione durante le riunioni del loro gruppo. Perché? Perché tra la scimmia e l’homo sapiens politico, il non iscritto rappresenta l’anello mancante dell’umanità. Quindi nel nostro gruppo di non iscritti per comunicare ci grattiamo sotto le ascelle, mostriamo la lingua ed emettiamo grugniti. Evidentemente è per questo che non abbiamo bisogno di interpreti.
Secondo esempio: qui in Parlamento tutti hanno diritto a una sede, all’acqua e ai servizi igienici. Ebbene, noi, i non iscritti, abbiamo uffici senza servizi igienici e senz’acqua. Per questo chiediamo l’applicazione delle Convenzioni di Ginevra sui diritti dei prigionieri politici, in particolare per quel che riguarda il diritto di recarsi alla toilette. Per questo motivo, signor Diamandouros, se lei denuncerà la violazione dei diritti dell’uomo dei trentacinque deputati cui viene negato il diritto di usare il bagno, proporrò la sua candidatura al Premio Sacharov del prossimo anno.
E’ vero che l’arrivo dei turchi risolverà il problema dei non iscritti, perché così forse avremo diritto a utilizzare i loro gabinetti. Ciò dimostra che le vie del Signore sono infinite! Grazie all’ingresso della Turchia all’UE, il rispetto delle minoranze politiche, dei non iscritti, potrà finalmente essere garantito in seno al Parlamento europeo …
Andreas Schwab (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signora Vicepresidente della Commissione, signor Diamandouros, onorevole Mavrommatis, vorrei anzitutto congratularmi per l’alto livello della relazione che la commissione per le petizioni e il relatore, onorevole Mavrommatis, ci hanno presentato; si tratta infatti di un testo che riprende e avvia a soluzione i più importanti problemi che il Mediatore affronta nella sua relazione.
Nell’anno appena trascorso la collaborazione tra commissione per le petizioni e Mediatore è stata assai proficua. Essa, a mio avviso, dovrebbe servire da modello per la collaborazione tra il Mediatore e la Commissione, nonché – su questo punto tornerò in seguito – per la collaborazione tra il Mediatore e il Consiglio. Nella stragrande maggioranza dei casi esaminati nel 2004, tale collaborazione è stata contrassegnata da uno spirito di grande disponibilità a cooperare; in qualche occasione, però, essa avrebbe potuto dar luogo a risultati più positivi.
I compiti del Mediatore – un’Istituzione che il mio paese ha abolito – sono di fondamentale importanza per l’Unione europea, poiché egli comunica direttamente con i cittadini dell’UE e in tal modo li avvicina alle Istituzioni dell’Unione stessa. Nonostante tutte le difficoltà che il collega Seeber ha illustrato, in questo campo sono già stati raggiunti risultati cospicui. Dovremo tuttavia perseverare nel tentativo di convincere i cittadini dei vantaggi che il Mediatore può offrire portando alla luce carenze e difetti dell’amministrazione europea – certo più gravi di quelle che il collega Martinez ci ha appena descritto – e analizzando l’evoluzione di tali problemi.
Col suo operato il Mediatore garantisce il rispetto dei più alti standard amministrativi nell’ambito dell’Unione europea, dei suoi organismi e delle sue Istituzioni. Anche nei 113 casi – su un totale di 251 – in cui non sono emersi episodi di cattiva amministrazione, l’opera del Mediatore risulta preziosa, poiché l’Istituzione interessata – per esempio la Commissione – può indicare le modalità di un futuro miglioramento qualitativo. In casi particolari il Mediatore può anche tutelare l’Istituzione da una critica ingiustificata, poiché – nella sua veste, per così dire, di osservatore esterno – egli può rivendicare per sé un’obiettività assoluta.
Negli ultimi anni – come ha rilevato il collega Mavrommatis – le cifre hanno fatto segnare un costante incremento; ciò dimostra chiaramente la fiducia di cui lei gode. Dovremmo però puntare ad instaurare un legame più stretto fra la tutela degli interessi dei cittadini che si rivolgono ai deputati ed il lavoro della sua Istituzione, per poter svolgere questo compito in maniera migliore e più efficiente.
C’è un aspetto in merito al quale desidero rivolgerle un vivo ringraziamento: lei ha dato risposta positiva all’interrogazione della Junge Union tedesca – di cui io stesso faccio ancora parte – che è stata presentata dal collega Brok. A questo punto vorrei rilevare che il Consiglio – cui rivolgo in tale contesto la mia critica – brilla purtroppo anche oggi per la sua assenza. Tenendo le sue sedute a porte chiuse, il Consiglio ignora l’obiettivo della Costituzione europea, che esso stesso ha peraltro contribuito a formulare e che consiste nell’agire, con la massima trasparenza possibile, nell’interesse delle persone e dei cittadini d’Europa. In realtà, il fatto che un’Istituzione europea esamini criticamente l’operato di un’altra Istituzione europea, facendosi guidare solo ed esclusivamente dagli obiettivi della Costituzione europea, costituisce un segnale positivo: per questo, signor Diamandouros, la ringrazio di tutto cuore!
Alexandra Dobolyi (PSE). – (HU) Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare sia il Mediatore che l’onorevole Mavrommatis per la loro ottima relazione, e iniziare con un’osservazione personale. Sono una deputata di un nuovo Stato membro e, quando l’anno scorso abbiamo discusso la relazione del Mediatore, non avevo alcuna esperienza diretta della commissione per le petizioni o dell’Istituzione del Mediatore.
Tuttavia, come ha rilevato l’onorevole Mavrommatis nella sua relazione, grazie all’attività svolta l’anno scorso dal Mediatore e alla campagna da lui portata avanti nei nuovi Stati membri, un gran numero di cittadini ungheresi ha acquistato coscienza del proprio diritto di presentare petizioni all’Unione europea. Sono felice di constatare che essi esercitano effettivamente tale diritto; anche se non sempre le petizioni corrispondono alle aspettative dell’Unione, e non sempre sappiamo come gestirle, è di notevole utilità per i cittadini dei nuovi Stati membri disporre di un altro ente cui fare riferimento.
Come ha ricordato il Commissario Wallström nel suo intervento, la Commissione ha elaborato un piano di riforme a sostegno della nostra opera. I cittadini europei hanno tutti i diritti di attendersi dalle istituzioni pubbliche un funzionamento efficiente e trasparente. Mi auguro che in futuro la Commissione traduca in realtà gli spunti riformatori delineati nell’intervento.
Ricollegandomi alle opinioni espresse da molti colleghi nel corso del dibattito, anch’io vorrei chiedere al Consiglio – come ha fatto il Mediatore nella sua relazione speciale – di prendere in considerazione l’ipotesi di aprire tutte le sedute del Consiglio al personale delle altre Istituzioni dell’Unione europea. Se però il Consiglio insiste a prendere tutte le decisioni politiche a porte chiuse, almeno la procedura legislativa dovrebbe esserci resa trasparente, e dovrebbe esserci consentito di essere presenti quando tali decisioni vengono prese. Dal materiale preparato l’anno scorso dal signor Diamandouros è scaturita una cooperazione ancor più stretta tra il Mediatore e la commissione per le petizioni; egli inoltre ha dato vita alla cosiddetta rete europea dei mediatori, cui ha fatto cenno nel suo intervento introduttivo. Anche questo è un aspetto apprezzabile, e sono molto lieta che quest’anno anche i delegati della commissione per le petizioni abbiano potuto partecipare alla riunione di questa rete.
Per sintetizzare le mie osservazioni, vorrei far osservare a tutti voi che negli ultimi dieci anni l’attività del Mediatore europeo ha conosciuto lusinghieri successi, ma i compiti da affrontare sono ancora molti. Tutti noi, insieme alle Istituzioni e agli organismi dell’UE, dobbiamo concentrarci su tali compiti per far sentire ai cittadini europei che lavoriamo per loro, per affermare i loro diritti e risolvere nel loro interesse i pubblici problemi.
Mieczysław Edmund Janowski (UEN). – (PL) Signor Presidente, signor Diamandouros, vorrei ringraziare il Mediatore per la dettagliata panoramica con cui ci ha illustrato le attività da lui svolte nel 2004, che è stato un anno particolarmente significativo, in quanto ha visto l’allargamento dell’Unione europea a 10 nuovi Stati membri. Desidero inoltre rivolgere il mio elogio all’onorevole Mavrommatis, e ringraziarlo per la sua ottima relazione.
Il Mediatore europeo ha enumerato le tre sfide che dovrà affrontare. Si tratta di far valere i diritti dei cittadini nei termini in cui sono definiti dalla legislazione dell’Unione europea, di attenersi ai più elevati standard amministrativi e di garantire efficacia e massima qualità alle misure prese a nome dei cittadini. Il professor Diamandouros ha dato una risposta positiva a queste sfide cruciali, e vorrei quindi elogiarlo vivamente, anche per l’aiuto che ha sempre cercato di offrire ai cittadini nei casi che non rientrano nella sua giurisdizione.
Il fatto che quest’Istituzione esista ormai da dieci anni costituisce un ottimo esempio della graduale presa di coscienza dei diritti dei cittadini all’interno della nostra Comunità. Esprimo questa osservazione da rappresentante della Polonia, ossia di un nuovo Stato membro che ha acquisito esperienza in questo campo grazie alle istituzioni del mediatore polacco e del mediatore polacco per i bambini. Tutti questi fattori contribuiscono a creare una società europea composta da cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri obblighi: si tratta di un punto che vorrei sottolineare.
E’ superfluo dire che c’è ancora molto da fare. Ho riscontrato che i giovani, in particolare, conoscono bene la Carta dei diritti fondamentali e il Codice di buona condotta amministrativa: c’è quindi motivo di essere ottimisti. E’ anche importantissimo rispettare il più possibile il principio di trasparenza.
Vorrei rivolgere al Mediatore una piccola critica. A mio parere egli ha sbagliato a richiamarsi al Trattato costituzionale, dal momento che questo documento non ha forza giuridica, e nessuno ignora la situazione che si è creata dopo i due referendum. Mi sembra che le disposizioni attuali, sancite dal Trattato di Maastricht, siano ancora valide. Osservo infine che sarebbe bello se quest’Istituzione divenisse superflua, poiché significherebbe aver raggiunto il completo rispetto della legge. Desidero infine congratularmi con il signor Diamandouros per il suo anniversario e rivolgergli un augurio: ad multos annos!
Ryszard Czarnecki (NI). – (PL) Signor Presidente, signor Diamandouros, poche settimane fa la nazionale di pallacanestro del paese del Mediatore europeo – la Grecia – ha vinto i campionati europei, dopo più di dieci anni. Ricordo questa circostanza perché la proposta di risoluzione del Parlamento europeo constata che il Mediatore è riuscito a fornire concreta assistenza in quasi il 70 per cento dei casi che gli sono stati sottoposti. Posso garantire al Mediatore che i suoi compatrioti – i migliori giocatori di pallacanestro d’Europa – gli diranno sicuramente che una percentuale di realizzazione del 70 per cento nei tiri da due o da tre punti non si è mai vista; voglio quindi congratularmi con lui per tale splendido risultato. Mi congratulo con lui anche per l’incremento del numero delle denunce, chiara prova del fatto che i cittadini prendono seriamente la sua Istituzione e la considerano veramente necessaria.
Non mi trova d’accordo l’osservazione che solo metà di quest’incremento è da attribuire ai 10 nuovi Stati membri, come si afferma nella proposta di risoluzione; in questa frase, la parola “solo” andrebbe sostituita con “addirittura”, in quanto l’Istituzione del Mediatore europeo è un’assoluta novità per i cittadini dei nuovi Stati membri. Il Mediatore può stare sicuro che, col tempo, sarà sommerso dalle nostre denunce.
Péter Olajos (PPE-DE). – (HU) Signor Presidente, mi permetta anzitutto di congratularmi con il relatore, il collega Manolis Mavrommatis, il quale ha esaminato con grande attenzione la relazione presentata al Parlamento dal Mediatore europeo nell’anniversario della sua Istituzione, relativa alle attività svolte dal Mediatore stesso nel 2004. Anch’io sono fautore di una stretta collaborazione tra Mediatore e commissione per le petizioni del Parlamento europeo, poiché in tal modo le petizioni dei cittadini possono raggiungere direttamente il centro decisionale del Parlamento europeo, garantendo un riscontro diretto dell’efficacia della legislazione europea.
La relazione annuale per il 2004 presentata dal Mediatore europeo ci informa che le denunce ricevute nel 2004 sono aumentate del 53 per cento rispetto al 2003; dato ancor più sorprendente, solo metà di tale incremento è da attribuire ai 10 nuovi Stati membri. In altre parole, ciò farebbe supporre che nell’Unione europea cittadini ed imprese dei nuovi Stati membri abbiano meno motivi di rimostranza o siano meno inclini a lamentarsi.
Come deputato di uno dei nuovi Stati membri, posso dirvi che nessuna di queste due ipotesi corrisponde a verità. E’ vero bensì che gran parte dei nuovi Stati membri ha presentato un minor numero di denunce in proporzione alla propria popolazione, ma ciò dipende essenzialmente da una familiarità relativamente scarsa con l’Istituzione del Mediatore europeo, non da un minor numero di lagnanze.
Purtroppo, oltre alla scarsa informazione, persiste negli otto nuovi Stati membri postsocialisti un tradizionale condizionamento negativo, un timore di presentare denunce radicato nelle esperienze passate. Ancor oggi, purtroppo, i cittadini si rivolgono a noi deputati europei in modo informale, per segnalarci le discriminazioni di cui sono rimasti vittime nell’ambito delle Istituzioni europee. So per esperienza, quindi, che anche per noi è difficile persuaderli a presentare le proprie denunce al Mediatore.
In qualità di deputato europeo – ma non di dipendente delle Istituzioni comunitarie – devo spesso constatare episodi di discriminazione, anche a un anno e mezzo dall’adesione. Potrei ricordare, ad esempio, la prassi vigente in Parlamento, per cui le interrogazioni che presentiamo per iscritto vengono tradotte solo nella nostra madrelingua e nelle lingue dei 15 vecchi Stati membri, mentre le risposte vengono fornite nella nostra madrelingua, in francese e in inglese.
In particolare, vorrei richiamare l’attenzione del signor Diamandouros su un esempio di discriminazione che abbiamo riscontrato nella procedura di ammissione alle Istituzioni europee. Tra le condizioni relative agli esami di ammissione rese note nei 25 Stati membri, vi è quella per cui l’esame si deve tenere in due delle 15 lingue dell’Unione europea; ciò significa che, mentre un candidato proveniente da un vecchio Stato membro può sostenere l’esame nella propria madrelingua e in una lingua straniera, i candidati dei nuovi Stati membri non possono usare la propria madrelingua.
Numerosissime denunce analoghe vengono presentate ogni giorno. Martedì il Parlamento ha discusso la vicenda Vaxholm, relativa alla Svezia, ma assistiamo ad altre discriminazioni simili commesse contro imprese dei nuovi Stati membri. Consentitemi di ricordare il caso denominato Soko Bunda e Soko Pannonia, che riguarda l’esclusione di parecchie dozzine di aziende ungheresi dal mercato tedesco, con metodi che alla fine sono stati giudicati scorretti anche dai tribunali; ricordo di passaggio che io ed altri colleghi abbiamo interpellato il Commissario competente in merito a questa vicenda.
Alla luce di questi problemi reputo alquanto importante informare costantemente i cittadini. Ho appreso con piacere che i cittadini degli Stati membri sono sempre più consapevoli del proprio diritto di rivolgersi al Mediatore europeo in merito a qualsiasi irregolarità amministrativa con cui abbiano a scontrarsi. In particolare, mi sembra importantissimo sottolineare che l’Istituzione del Mediatore non è meramente una delle tante autorità superiori o un ufficio esecutivo: si tratta piuttosto di un’Istituzione speciale, fondata per assistere i cittadini in merito alle loro preoccupazioni e alle loro denunce. Un ulteriore aspetto positivo della relazione del Mediatore per il 2004 – a parte l’esposizione dei casi e delle inchieste – è l’analisi specifica del lavoro svolto. Sono particolarmente lieto che il Mediatore si assuma un attivo ruolo pubblico nell’informare i cittadini.
Genowefa Grabowska (PSE). – (PL) Signor Diamandouros, in qualità di Mediatore lei rappresenta i 450 milioni di cittadini dell’Unione europea; ciò vale sia quando essi si rivolgono a lei individualmente, sia quando intraprendono un’azione collettiva. Secondo la legge, qualsiasi cittadino dell’Unione e qualsiasi persona fisica che risieda in uno Stato membro ha il diritto di presentarle una denuncia. Questo significa che, oltre agli adulti, che sono in grado di tutelare da soli i propri interessi, possono rivolgersi a lei anche quei cittadini dell’Unione che non hanno ancora raggiunto la maggiore età, o in altre parole i bambini. Da alcuni passaggi della sua relazione emerge che la sua Istituzione è interessata a tale problema, ma io vorrei porle una domanda più generale: in quale misura lei sente personalmente la responsabilità di rappresentare i cittadini più giovani dell’Unione europea, e di rappresentare le loro esigenze e i loro interessi di fronte alle Istituzioni dell’UE?
Prima di porre la mia seconda domanda al Mediatore, vorrei congratularmi con lui per aver coerentemente applicato il Codice di buona condotta amministrativa; questo Codice è stato adottato dalle amministrazioni degli Stati membri, e diviene sempre più popolare in tutta Europa, compreso il mio paese, cioè la Polonia. Premessa della buona amministrazione è tuttavia un’adeguata selezione del personale, e l’assunzione dei funzionari secondo criteri del tutto scevri di discriminazioni e rispettosi del principio di uguaglianza. In tale contesto vorrei chiedere la sua opinione in merito alle procedure per l’assunzione di cittadini dei nuovi Stati membri all’interno delle Istituzioni dell’Unione europea; il fatto che pochi o nessuno di questi cittadini vengano assunti come funzionari, ed in particolare come funzionari di alto rango dell’UE, non equivale forse a una discriminazione?
Signor Diamandouros, il nostro obiettivo è quello di avvicinare l’Unione europea ai suoi cittadini, e lei ha fatto il primo passo in questa direzione. Lei è l’Istituzione più vicina ai cittadini dell’Unione, i quali hanno bisogno di lei e la apprezzano; per tale risultato desidero congratularmi vivamente.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE). – (PL) Signor Presidente, il Mediatore europeo svolge una funzione di grandissima importanza nella società democratica europea; egli rappresenta un punto di contatto diretto per i cittadini, che sottopongono a lui le denunce relative a casi di cattiva amministrazione nell’azione delle Istituzioni europee. La vasta maggioranza delle denunce – per la precisione il 75 per cento – riguarda questioni estranee alla sua competenza, ma ciò indica che il Mediatore viene spesso considerato l’ultima risorsa nella lotta contro l’inettitudine delle autorità nazionali. Alla luce di questa circostanza, quello di fornire ai cittadini informazioni dettagliate ed attendibili in merito ai loro diritti e al ruolo del Mediatore si deve considerare un compito prioritario.
Il professor Diamandouros merita un vivo elogio per le attività che ha svolto finora in qualità di Mediatore, tra cui figurano la stesura e la distribuzione di relazioni annuali, nonché un’attiva presenza pubblica mirante a fornire informazioni ai cittadini. E’ tuttavia assolutamente necessario continuare ad adoperarsi per rendere tali iniziative ancora più efficaci. Il Mediatore dev’essere il custode della buona amministrazione nell’ambito delle Istituzioni europee, e deve instaurare una collaborazione ancor più stretta con i suoi omologhi a livello locale e regionale. Le denunce dei cittadini vanno gestite con tempestività ed efficacia, e di conseguenza occorre sostenere l’opera del Mediatore, il quale vuole incoraggiare le Istituzioni europee a trattare le denunce con maggior rapidità. Tali denunce si riferiscono, tra l’altro, al rifiuto di permettere l’accesso ai documenti. Il pubblico accesso alle informazioni relative alle Istituzioni europee costituisce la prova del carattere aperto e trasparente dell’attività delle medesime; il nostro obiettivo dev’essere quindi quello di garantire tale diritto a tutti i cittadini dell’Unione europea, cioè a quei cittadini al cui servizio, in fin dei conti, tali Istituzioni lavorano.
In particolare, invito anzitutto la Commissione europea a non rifiutarsi più di distribuire i propri documenti, e in secondo luogo ad adottare senza indugio il Codice europeo di buona condotta amministrativa; ciò porrebbe fine alla situazione attuale, in cui le Istituzioni europee impiegano codici di condotta differenti.
(Applausi)
Nikiforos Diamandouros, Mediatore. – (EN) Signor Presidente, comincerò ringraziando gli onorevoli deputati per le loro cortesi osservazioni sull’attività svolta lo scorso anno dal Mediatore. Apprezzo sinceramente l’attenzione e i commenti precisi e costruttivi che mi sono stati rivolti. Ho notato che molti di questi commenti provengono dai rappresentanti dei nuovi Stati membri; me ne rallegro, giacché ciò sta a dimostrare il loro impegno nei confronti di questa Istituzione. Approvo il tono, la natura, lo spirito e l’intento delle osservazioni espresse dalla Vicepresidente della Commissione, signora Wallström. Ho ascoltato con piacere il suo annuncio ufficiale della riforma che la Commissione adotterà a partire dal 1° novembre, e che consentirà di gestire le denunce a un più alto livello, con maggiore responsabilità e uniformità.
Apprezzo l’impegno della signora Commissario a favore di una maggiore cooperazione, e soprattutto le parole incoraggianti in merito alla proposta di revisione dello statuto. Possiamo finalmente aspirare a un codice vincolante, come si può desumere dalle sue osservazioni positive, e sono grato della volontà politica che la Commissione ha mostrato sulle questioni concernenti il Mediatore; è proprio il tipo di collaborazione che mi aspetto dalla Commissione. Desidero quindi ringraziare pubblicamente la signora Commissario per questo motivo.
Quanto ai vari commenti espressi dai deputati, consentitemi di ricordare brevemente quelli dell’onorevole Seeber. Si registra naturalmente un’alta percentuale di denunce inammissibili, ma siamo riusciti ad aiutare il 70 per cento di coloro che si sono rivolti a noi e le cui denunce non erano ammissibili. Mi sembra una percentuale soddisfacente di cittadini che possiamo aiutare, anche se i loro problemi esulano dal nostro mandato.
Adesso vorrei ringraziare l’onorevole De Rossa per le sue osservazioni. Durante l’ultima riunione dei mediatori nazionali, tenutasi all’Aia nel settembre scorso, abbiamo adottato decisioni specifiche sul modo di affrontare, attraverso la rete, i meccanismi per accelerare la gestione delle questioni che esulano dal mandato. Mi auguro di poter adottare altre iniziative per ridurre il numero delle denunce inammissibili.
Per quanto concerne le osservazioni dell’onorevole Hammerstein Mintz, di cui lo ringrazio, la relazione cui ha fatto riferimento riguarda il 2005, e quindi non rientra nella relazione che ho presentato al Parlamento per il 2004. E’ una relazione concernente l’OLAF che sarà esaminata l’anno prossimo. Per quanto mi riguarda, ho assolto i miei doveri nei confronti del Parlamento e ho presentato una relazione speciale. Spetta ora a questa nobile Istituzione decidere come proseguire.
Ho apprezzato i commenti degli onorevoli Borghezio e Martinez, ma devo sottolineare che il Mediatore, a differenza del Parlamento europeo, non è un organismo politico; non rientra perciò nel mio mandato impegnarmi nel tipo di attività politiche che mi chiedete. Se lo facessi, temo che questa Istituzione – nei confronti della quale sono in fin dei conti responsabile – si opporrebbe ad iniziative politiche che esulano dal mio mandato.
Onorevole Martinez, sono consapevole del problema derivante dalla sua appartenenza al gruppo dei non iscritti ma, ancora una volta, mi atterrò al contenuto delle sue osservazioni. Osservazioni che esulano dal campo delle mie competenze, dal momento che riguardano piuttosto questioni di natura politica.
Desidero ringraziare l’onorevole Libicki, per la sua collaborazione in veste di presidente della commissione per le petizioni. Vorrei esprimere la mia gratitudine anche al personale di quella commissione per l’aiuto che mi ha offerto; mi auguro che questa cooperazione continuerà.
Le osservazioni degli onorevoli Dobolyi e Olajos sono state molto costruttive. Onorevole Olajos, attualmente mi sto occupando di un caso di discriminazione per quanto riguarda le candidature linguistiche. Ho chiesto ulteriori informazioni; il caso è ancora in esame, e spero che l’anno prossimo potrò informarvi in merito ai risultati.
Infine, onorevole Grabowska, come lei sa benissimo, sono molto sensibile alle questioni che riguardano i bambini. Una delle relazioni speciali che ho presentato quest’anno a quest’Istituzione riguardava proprio le specifiche esigenze educative dei bambini gravemente disabili. Questa, perciò, è una mia costante preoccupazione, e sarò lieto di occuparmi di qualsiasi denuncia concernente i bambini; in realtà, non ho ricevuto altre denunce concernenti i bambini. A quanto mi risulta, non abbiamo ricevuto alcuna denuncia sull’assunzione di funzionari di alto rango. Tuttavia, avendo ricevuto molte denunce concernenti le assunzioni, sarò molto sensibile a questo tema.
Per concludere so che, sul tema delle assunzioni, c’è una causa pendente dinanzi al Tribunale di primo grado. Si tratta dunque di una questione che esula automaticamente dal mio mandato e dovrò quindi aspettare la decisione delle autorità giudiziarie.
Vorrei ringraziare ancora una volta gli onorevoli deputati e la signora Commissario per le loro osservazioni e il loro sostegno.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà oggi, alle 11.30.
(La seduta, sospesa alle 11.25, riprende alle 11.30)
Hannes Swoboda (PSE). – (DE) Signor Presidente, desidero intervenire richiamandomi agli articoli 142 e 143 del Regolamento. Con sorpresa di molti colleghi ieri il dibattito sul bilancio si è concluso pochi minuti dopo le 11.00, nonostante avessimo tempo fino alle 12.00. Forse i tempi non sono stati calcolati bene e, infatti, alcuni colleghi non si sono presentati o hanno parlato per un tempo più breve del previsto – e così hanno fatto, per esempio, la Commissione ed il Consiglio.
Chiedo quindi all’Ufficio di presidenza del Parlamento di considerare, in casi del genere, l’opportunità di reagire in maniera più flessibile, e in particolare di dare la parola, o di concedere di prolungare il proprio intervento, a quei colleghi che sono presenti in Aula e desiderino intervenire. Ieri invece ci sono stati accordati solamente interventi di un minuto, e così è andata sprecata un’ora di tempo, in cui non c’è stata seduta!
Vorrei dunque chiedere all’Ufficio di presidenza di introdurre una norma che consenta di svolgere questi dibattiti in maniera più flessibile e di sfruttare fino in fondo il tempo a nostra disposizione.
(Applausi)
Presidente. – Molte grazie, onorevole Swoboda; prendiamo nota della sua richiesta.