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Martedì 15 novembre 2005 - Strasburgo Edizione GU

6. Illustrazione della relazione annuale della Corte dei conti – 2004
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca l’illustrazione della relazione annuale della Corte dei conti per il 2004.

 
  
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  Hubert Weber, Presidente della Corte dei conti. – (DE) Signor Presidente, a nome dei membri della Corte dei conti europea, desidero ringraziarvi per avermi invitato a illustrare la relazione della Corte – la ventottesima – sull’esercizio finanziario 2004, che ho presentato alla commissione per il controllo dei bilanci ieri sera. Sono lieto, nel mio primo anno in veste di Presidente della Corte, di poter essere presente all’inizio del processo annuale di discarico del bilancio UE.

La relazione annuale si basa prevalentemente sul lavoro di audit finanziario e di controllo in materia di legittimità e regolarità svolto dalla Corte, mentre i risultati del lavoro della Corte sulla solidità della gestione finanziaria sono in genere pubblicati sotto forma di relazioni speciali.

L’esercizio finanziario 2004 è stato contraddistinto dall’ingresso di 10 nuovi Stati membri e dal conseguente aumento delle stime dei pagamenti da 98 miliardi di euro nel 2003 a 105 miliardi di euro nel 2004. Il sottoutilizzo che ha caratterizzato gli esercizi precedenti è stato sensibilmente ridotto grazie a una migliore pianificazione e gestione. L’avanzo di 2,7 miliardi di euro registrato nel 2004 è stato notevolmente inferiore a quello del 2003; infatti, è stato pari alla metà.

Vorrei ora presentare i punti principali contenuti nella dichiarazione di affidabilità della Corte, nota anche come “DAS”, iniziando con il parere sull’affidabilità dei conti. Nel considerare l’esercizio finanziario 2004, la Corte ha concluso che i rendiconti finanziari consolidati rispecchiano fedelmente le entrate e le spese dell’esercizio in causa, nonché la situazione finanziaria al termine dello stesso, salvo per quanto riguarda la voce dei “debitori vari”. Come già in passato, il sistema contabile utilizzato per la compilazione dei conti 2004 non è stato in grado di garantire la rilevazione di tutte le attività e passività nel bilancio; va però detto che la Commissione ha compiuto un netto progresso introducendo per tempo la contabilità di competenza per l’esercizio finanziario 2005. Al momento dell’audit, tuttavia, la Corte aveva avuto l’impressione che fosse necessario compiere ulteriori progressi, in quanto gli importi necessari per la compilazione dei bilanci di apertura per il 2005 non erano ancora stati convalidati dagli ordinatori della Commissione. Se entro la fine dell’anno non verranno adottate misure adeguate, le carenze individuate dalla Corte potranno incidere sull’affidabilità dei rendiconti finanziari per il 2005.

Riguardo alla legittimità e alla regolarità delle operazioni sottostanti, la Corte, dopo avere analizzato l’esercizio finanziario 2004, nella sua dichiarazione di affidabilità ha concluso che i sistemi di supervisione e controllo che sono stati costituiti funzionano efficacemente e che le operazioni sottostanti, nel loro insieme, sono legittime e regolari per quanto riguarda le entrate, gli impegni, le spese amministrative e la strategia di preadesione nell’ambito degli stanziamenti di pagamento. Per il resto degli stanziamenti – spesa agricola, azioni strutturali, politiche interne e azioni esterne – ancora una volta la Corte non può esprimere un parere senza riserve: i sistemi di supervisione e controllo non sono ancora stati pienamente applicati e non operano efficacemente, e i pagamenti sono ancora in larga misura inficiati da errori.

Per la prima volta, la Corte può affermare che gli sforzi compiuti dalla Commissione e dagli Stati membri per applicare il sistema integrato di gestione e di controllo – abbreviato con l’acronimo SIGC – che copre il 59 per cento della spesa agricola, hanno prodotto un impatto positivo. In effetti, il SIGC, se utilizzato in modo corretto, si rivela uno strumento estremamente efficace per limitare il rischio di spese irregolari a un livello accettabile.

Vorrei ora illustrare in modo più dettagliato le valutazioni specifiche per ciascun settore di attività nel quadro della dichiarazione di affidabilità. La Corte ha rilevato che le operazioni relative alle entrate sono legittime e regolari. Sono state però individuate carenze nei sistemi relativi alla gestione delle risorse proprie basate sull’RNL sia in seno alla Commissione che negli Stati membri.

Come negli esercizi precedenti, la Corte ha riscontrato che la spesa a titolo della politica agricola comune, considerata nel suo complesso, presenta ancora una significativa incidenza di errori. La Corte ha rilevato che il SIGC, ove correttamente applicato, è efficace; per contro, le spese agricole non coperte dal SIGC, o per le quali il SIGC non è stato utilizzato in modo appropriato, sono soggette a un rischio di irregolarità più elevato a causa delle carenze dei sistemi di controllo.

La Corte, dopo avere realizzato controlli a campione sui programmi strutturali, ha nuovamente riscontrato carenze in tutti i sistemi di gestione e controllo degli Stati membri. Nel corso dei controlli svolti negli Stati membri, la Corte ha individuato carenze quali la mancata attuazione o documentazione dei controlli, l’assenza di una verifica dei criteri di ammissibilità delle spese e la mancanza di prove che attestino l’avvenuta prestazione di servizi cofinanziati.

E’ stata rilevata una significativa incidenza di errori nelle dichiarazioni di spesa degli Stati membri, su cui sono basati i pagamenti della Commissione. Dopo avere realizzato controlli a campione su 167 progetti, la Corte ha individuato una vasta serie di problemi, come ad esempio numerosi casi di dichiarazioni con voci di spesa relative a progetti non ammissibili a beneficiare di sovvenzioni.

Quanto ai settori di politica interna direttamente amministrate dalla Commissione, la Corte ha rilevato che i sistemi di supervisione e controllo – nonostante i progressi compiuti in alcuni settori – non funzionavano in maniera adeguata, e ha riscontrato un’elevata incidenza di errori nelle operazioni sottostanti.

La complessità delle normative è una frequente causa di errore. Si presume che permarrà un elevato rischio di errore fino a quando il quadro giuridico rimarrà invariato e le procedure non verranno semplificate. La principale causa di questa situazione, che non presenta alcun miglioramento rispetto agli anni precedenti, è stata prevalentemente l’introduzione di spese eccessive o non ammissibili o l’assenza di documentazione, ad esempio la dimostrazione che i servizi pagati siano stati effettivamente prestati.

Tornando alle spese riguardanti i settori di politica esterna, la Corte ha rilevato che i sistemi erano stati migliorati e che venivano commessi pochi errori nelle operazioni sottostanti a livello di delegazione, ma si sono nuovamente riscontrate carenze nei sistemi di controllo interno degli organismi incaricati dell’attuazione dei progetti, nonché una significativa incidenza di errori.

Nel complesso, la Corte ha potuto esprimere parere favorevole sulla strategia di preadesione, in quanto le operazioni sottostanti erano essenzialmente legittime e regolari. I sistemi di supervisione e controllo degli uffici centrali della Commissione, le delegazioni e le autorità di certificazione sono essenzialmente affidabili e funzionano bene nella pratica. La Corte ha tuttavia individuato carenze a livello nazionale, nei sistemi degli organismi di attuazione di Bulgaria, Romania, Turchia e altri paesi SAPARD.

Le operazioni sottostanti nel settore della spesa amministrativa sono state sostanzialmente legittime e regolari, e i sistemi di supervisione e controllo hanno generalmente funzionato in maniera appropriata.

Quali sono i principali messaggi che possiamo trarre da queste osservazioni? La Corte ha riscontrato che la grande maggioranza degli stanziamenti di pagamento presentava ancora una volta una significativa incidenza di errori in termini di legittimità e regolarità delle operazioni sottostanti. Ciò è dovuto a operazioni a rischio intrinseco e a sistemi di supervisione e controllo inefficaci nel limitare il rischio di irregolarità a un livello adeguato.

Tuttavia, sono stati osservati miglioramenti nei sistemi, segnatamente per quanto attiene al SIGC, il principale sistema di supervisione e controllo della spesa agricola da parte degli Stati membri, nonché nei sistemi interni alla Commissione, in cui il processo di riforma del sistema amministrativo e finanziario, avviato nel 2000, ha prodotto buoni risultati. Occorre però fare molto di più, soprattutto a livello di Stati membri.

La normativa, le disposizioni e le procedure che disciplinano le spese restano spesso eccessivamente complesse. In ogni caso molte spese presentano, per loro natura, un rischio intrinseco e sono basate sulle dichiarazioni dei beneficiari. Va detto che, dall’introduzione della dichiarazione di affidabilità nel 1994, l’Unione stessa è notevolmente cresciuta ed è molto cambiata.

Durante questi undici anni, i pagamenti annuali sono aumentati da 60 a 100 miliardi di euro e i 12 Stati membri sono diventati 25. L’attività di gestione è perciò cresciuta in dimensioni e complessità, coinvolgendo sempre più autorità ed organismi; si sono così resi necessari sistemi di supervisione e controllo sempre più efficaci.

Nel parere n. 2/2004 sul modello di “audit unico”, la Corte ha proposto la creazione di un quadro di controllo interno comunitario che abbracci tutti i livelli dell’amministrazione: le Istituzioni comunitarie, gli Stati membri e i paesi beneficiari. Il parere della Corte sul modello di “audit unico” ha contribuito al dibattito politico sul miglioramento della gestione e del controllo dei fondi comunitari. La Commissione si è spinta addirittura oltre, delineando un percorso verso un quadro di controllo interno integrato che costituisca la base per estendere la riforma alla gestione di tutti i tipi di fondi, segnatamente alle aree amministrative condivise con gli Stati membri. E’ infatti fondamentale che la Commissione e gli Stati membri collaborino a tale riguardo.

La Corte accoglie favorevolmente l’iniziativa della Commissione di delineare tale percorso. In qualità di controllore esterno dell’UE, la Corte seguirà da vicino i progressi e valuterà l’impatto dei cambiamenti sulla gestione finanziaria e sul controllo dei fondi UE nei prossimi anni.

Passando a un altro argomento, va detto che, in materia di finanziamento, gestione e controllo futuri della politica agricola comune e delle misure strutturali, si dovrebbe tenere conto della posizione della Corte al momento della definizione delle norme che disciplinano tali importanti settori. Gli attuali progetti di regolamento sui Fondi strutturali contengono disposizioni sulla conservazione dei documenti che renderebbero impossibile l’audit di alcune spese da parte della Corte.

In un’Unione in costante cambiamento, la Corte è consapevole della necessità di continuare a migliorarsi e di fare il miglior uso possibile delle proprie risorse. Vogliamo lavorare nell’interesse dell’Unione europea nel modo più efficace ed efficiente possibile.

Benché talvolta si affermi che la Corte non dovrebbe fornire ulteriori motivi di critica a chi intende mettere in cattiva luce l’Unione europea, sono fermamente convinto che l’interesse pubblico possa essere servito al meglio tramite l’intervento di un organismo di controllo esterno, in grado di rilasciare dichiarazioni chiare e imparziali, in maniera obiettiva e indipendente, sulla base di fatti oggettivi.

Alcuni ritengono che gli ultimi eventi – la reiezione del progetto di Costituzione espressa dagli elettori in due referendum tenutisi in due Stati membri e la difficoltà di addivenire a un accordo sulle prospettive finanziarie 2007-2013 – indichino una mancanza di fiducia del pubblico nell’Unione europea e nelle sue Istituzioni. Sono fermamente convinto che la legittimità dell’Unione potrà essere garantita solo attraverso il buon funzionamento delle nostre Istituzioni e una gestione di alta qualità, sia a livello di politiche che di attuazione. Anche gli Stati membri devono assumersi le proprie responsabilità nell’amministrare e controllare una parte importante del bilancio UE. In tale contesto, la Corte dei conti europea svolge un ruolo essenziale: deve offrire un’analisi indipendente, professionale e obiettiva della gestione finanziaria dell’UE e contribuire a promuovere cambiamenti nell’interesse dei cittadini.

(Applausi)

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Signor Presidente, desidero ringraziare il Presidente della Corte dei Conti, Hubert Weber, per l’equa presentazione della relazione annuale 2004 e i deputati al Parlamento europeo per avermi dato l’opportunità di illustrare la risposta iniziale della Commissione.

La relazione della Corte dei conti è equa ed equilibrata: afferma che la Commissione sta riuscendo ad apportare miglioramenti concreti ai propri sistemi di gestione, ma che i settori da perfezionare sono ancora molti.

La Commissione accoglie con favore il parere positivo espresso dalla Corte sull’affidabilità dei conti, che rispecchiano fedelmente la situazione delle entrate e delle spese delle Comunità nell’esercizio 2004 nonché la loro posizione finanziaria al termine dell’anno. La Corte ha un’unica riserva, che è stata risolta introducendo il sistema della contabilità per competenza nel 2005. Questo significa che i conti hanno soddisfatto il loro obiettivo primario e che sono stati compilati conformemente alle disposizioni del regolamento finanziario in vigore.

La Corte fornisce una dichiarazione di affidabilità per quanto riguarda i conti, le entrate, gli impegni, l’aiuto di preadesione e le spese amministrative. E’ soddisfatta anche dell’aiuto allo sviluppo a carico del FES, pari a 2,4 miliardi di euro fuori bilancio.

Rispetto all’anno scorso, inoltre, la Corte rileva miglioramenti fondamentali in due ambiti: in un’ampia parte della politica agricola comune e nell’assistenza ai paesi candidati all’UE. Il sistema utilizzato per controllare buona parte della spesa nell’ambito della politica agricola comune – il sistema integrato di gestione e controllo (SIGC) – se correttamente applicato, viene considerato un sistema di controllo efficace per limitare il rischio di irregolarità nelle spese. Nei prossimi anni questo sistema verrà applicato a una quota addirittura maggiore della spesa agricola.

In parole povere, quindi, oltre alle numerose dichiarazioni di affidabilità di cui ho già parlato, la Corte è ora ragionevolmente soddisfatta dei sistemi di controllo e di spesa applicati a una parte sempre maggiore del bilancio comunitario, pari all’incirca a un terzo della dotazione finanziaria. Si tratta di un progresso tangibile e quantificabile verso una dichiarazione di affidabilità.

Le conclusioni della Corte non sono sempre state comprese appieno dal pubblico generale e dai media. Ho apprezzato molto l’osservazione espressa dal Presidente della Corte quando, nel suo intervento, ha precisato che il parere qualificato emanato dalla Corte in determinati settori non sta ad indicare che si riscontrano errori in tutte le operazioni del bilancio dei pagamenti del 2004 né può essere considerato indice di frode. Dobbiamo capire tutti la natura globale di questo ampio esercizio di discarico del bilancio. Questa procedura dimostra che la Commissione deve rispondere ai deputati al Parlamento europeo direttamente eletti.

Questa può anche essere l’undicesima dichiarazione di inaffidabilità consecutiva, ma spero che, dalle mie osservazioni iniziali sia chiaro che ciò non significa che non stiamo compiendo progressi. I deputati al Parlamento europeo hanno ripetutamente segnalato che la Commissione da sola non può “produrre” una dichiarazione di affidabilità. La risoluzione sul discarico 2003 ci ha fornito spunti preziosi sul modo di apportare ulteriori miglioramenti e ci stiamo adoperando per realizzarli. Come sapete, questa Commissione ha proposto un “percorso verso un quadro di controllo interno integrato”, volto a raggiungere un’intesa con il Parlamento e il Consiglio.

Se da un lato sono molto riconoscente al Parlamento per il sostegno accordato al nostro piano d’azione, dall’altro devo dire che la dichiarazione rilasciata dal Consiglio ECOFIN l’8 novembre non è stata radicale come la Commissione aveva auspicato; le dichiarazioni politiche a livello nazionale non sono state accolte. Tuttavia, non è impossibile ottenere una miriade di dichiarazioni di gestione operativa da parte di agenzie delle entrate ed enti analoghi, benché una relazione nazionale di sintesi per ogni settore, simile a quella che la Commissione compila sulla base delle relazioni di attività annuali del suo Direttore generale, sia un obiettivo più difficile da realizzare.

Porteremo avanti le nostre proposte. Il nostro piano d’azione verso un quadro di controllo interno integrato verrà pubblicato il mese prossimo. Si basa sui risultati della “valutazione delle carenze” tra il quadro di controllo in vigore per ogni tipo di spesa di bilancio e i principi generali identificati dalla Corte nel suo parere n. 2/2004 sul modello di audit unico. Ci auguriamo che la legislazione che verrà ultimata per la nuova serie di programmi negli anni successivi al 2006 rifletta il nuovo orientamento, come già fanno le proposte di revisione del regolamento finanziario e le norme di attuazione.

Dai controlli a campione della Corte sono emersi errori sostanziali che ovviamente intendiamo ridurre al minimo. Per farlo, ci stiamo concentrando sulle procedure per la gestione dei rischi di irregolarità e stiamo cercando garanzie in tal senso. In questo modo si garantisce che, nel quadro di una base finanziaria limitata, i costi dei controlli supplementari apportino vantaggi supplementari in termini di riduzione del rischio di errore.

In particolare, vorrei ora riprendere due citazioni tratte dal discorso pronunciato dal Presidente della Corte dei conti: “Nell’ambito dei programmi strutturali, la Corte ha riscontrato carenze in tutti i sistemi di gestione e controllo degli Stati membri”; la seconda citazione, invece, recita: “Nell’area delle politiche interne la Corte rileva che gli errori spesso sono imputabili a norme complicate”.

Condivido senz’altro queste osservazioni. La necessità di semplificazione normativa è stata ribadita ieri nel corso della riunione della commissione per il controllo dei bilanci, ma se cerco le persone che sono responsabili del gran numero di norme e programmi e della loro estrema complessità, non vedo nessuno. Tutti parlano della necessità di semplificare, ma, quando si approfondisce la questione, ci si rende conto che non è poi più tanto semplice. Spesso buona parte della complessità non è determinata dai funzionari, ma dai clienti, dai responsabili del processo decisionale, dai politici degli Stati membri e dai deputati al Parlamento europeo, ovvero da quelle stesse figure che si oppongono ai cambiamenti.

Colgo l’occasione per esortare tutti i decisori politici affinché, quando valuteremo la creazione di un altro obiettivo, piano o programma, esaminino con occhio critico gli aspetti di gestione fiscale nonché la necessità di controllare e verificare tali programmi.

C’è molto altro da dire, ma il processo di discarico del bilancio è ora solo all’inizio e, nell’arco dei prossimi mesi, i deputati al Parlamento europeo riceveranno risposta alle loro domande. Il Parlamento e la Commissione collaboreranno per ultimare il processo di discarico del bilancio europeo 2004.

 
  
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  José Javier Pomés Ruiz, a nome del gruppo PPE-DE.(ES) Signor Presidente, questa è l’undicesima volta che riceviamo una dichiarazione di inaffidabilità.

Ormai non so se sia il caso di dire che si tratta di un fatto scandaloso; è diventata la norma. Sono stati chiaramente compiuti sforzi a destra e a manca, ma, in definitiva, dopo 11 esami dei conti da parte della Corte dei conti, la DAS è una meta irraggiungibile.

Si migliora, ma non abbastanza. Qual è la conseguenza politica di questa dichiarazione di inaffidabilità? Ebbene, per i funzionari che devono prendere decisioni all’interno della nostra Istituzione, questa notizia è molto deprimente. Sembra che cercare di rispettare le norme sia uno sforzo inutile, in quanto non otteniamo mai una dichiarazione di affidabilità. Manca la volontà di assumersi le responsabilità e tutti i funzionari cadono nella tentazione di non spendere, per evitare l’insorgere di eventuali dubbi e problemi. Siamo dunque in presenza di uno scoramento interiore.

E la conseguenza esterna qual è? Un’enorme perdita di credibilità. Che cosa penseranno i cittadini europei se la nostra Corte dei conti, per l’undicesima volta, afferma che qui i conti non vengono gestiti in maniera adeguata? Uno scandalo, anzi, di più. Peggio.

Cambia il Parlamento, cambia la Commissione, cambia la composizione del Consiglio, ma siamo sempre allo stesso punto. Forse dovremmo ricordarci della Commissione Santer, che era stata costretta a rassegnare le dimissioni proprio per questo problema: non importa, continua ad andare male tutto.

E gli Stati membri? Dov’è la Presidenza britannica? Il Consiglio spende l’80 per cento. Dov’è la Presidenza britannica? Non c’è: questo sì che è scandaloso, perché il Consiglio spende 4 euro su 5, ma non partecipa nemmeno alla presentazione dei conti. Questo è davvero scandaloso.

Gli Stati membri sono contenti. Finché le corti nazionali approvano i loro conti, la buona o cattiva gestione delle risorse dell’Unione, del denaro di tutti gli europei, non li riguarda. Può addirittura esserci qualche Stato che si rallegra e dice: “I miei soldi vanno agli agricoltori, anche se non ottempero esattamente alle condizioni che mi sono state imposte dalla Corte dei conti”. Sono soddisfatti di sé. Non sono nemmeno presenti.

Signor Presidente della Corte dei conti, come sa, in occasione dell’ultimo discarico il Parlamento europeo aveva chiesto la compilazione di dichiarazioni nazionali di conformità da parte dei ministri delle Finanze, al fine di aiutare la Corte a pubblicare una dichiarazione di affidabilità. Il Consiglio ECOFIN dell’8 novembre, come ha affermato il Commissario Kallas, ha respinto tali dichiarazioni nazionali.

Vorrei chiederle, signor Presidente della Corte dei conti, se ritiene che queste dichiarazioni siano utili al suo lavoro, nell’ambito delle relazioni che intrattiene con le autorità nazionali, e vorrei anche sapere cosa accadrà in futuro senza tali dichiarazioni.

Infine, signor Presidente della Corte dei conti, per noi non ha alcuna utilità che ci dica che, su 25 Stati membri, la media è una bocciatura. Ci dica – e questo le sarà utile – quali sono i tre Stati membri migliori e quali sono i tre peggiori.

 
  
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  Dan Jørgensen, a nome del gruppo PSE.(DA) Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Anch’io desidero ringraziare la Corte dei conti per la costruttiva relazione annuale. Uno dei settori in cui l’Unione europea ha il maggiore problema d’immagine riguarda proprio la sua gestione del denaro comunitario. Da vari sondaggi d’opinione è emerso che i popoli d’Europa sono poco convinti che il loro denaro – in altre parole, i soldi che pagano con le tasse – venga gestito nella maniera appropriata. Questa mancanza di fiducia è in parte giustificata e in parte si basa su malintesi. Desidero ringraziare la Corte dei conti per una relazione annuale che aiuta noi deputati al Parlamento europeo a realizzare due obiettivi: primo, quello di eliminare i malintesi e, secondo, quello di proporre validi suggerimenti e di contribuire alla soluzione di quei problemi che di fatto esistono, poiché è indubbio che i problemi ci sono.

Per quanto riguarda miti e malintesi, chiunque si prendesse la briga di leggere davvero la relazione annuale della Corte dei conti si renderebbe conto che le notizie allarmistiche diffuse dalla stampa e anche dagli antieuropeisti in seno al Parlamento non sono credibili; si accorgerebbe che tutte queste voci si basano su miti e malintesi e che le cose non vanno così male come le frequenti notizie allarmistiche vorrebbero farci credere. Soffermandosi in particolar modo sulla sfera agricola, nella quale siamo ora arrivati a un punto in cui all’incirca il 60 per cento delle risorse viene gestito in maniera adeguata, la relazione annuale documenta il fatto che si sono realizzati grandi miglioramenti. Ovviamente questo è positivo. Qualche elogio è giustificato perché i progressi ci sono. Detto questo, occorre naturalmente sottolineare che il mero fatto che si stiano realizzando miglioramenti in alcuni settori non sta ovviamente a indicare che possiamo accettare il quadro generale, che non è sufficientemente buono. Sono d’accordo con l’oratore precedente, onorevole Pomés Ruiz, che ha affermato che si tratta di una situazione scandalosa.

Questo mi porta ovviamente ad affrontare il secondo compito. Il primo consisteva nel demolire miti infondati. Il secondo è naturalmente più importante, poiché consiste nel trovare il modo di risolvere questi problemi. Convengo inoltre che, a questo riguardo, il quadro che emerge è chiaro. E’ nelle aree di amministrazione condivisa – in altre parole, in quei settori in cui gli Stati membri hanno un livello di responsabilità altrettanto elevato nella gestione del denaro – che di fatto risiede il problema. Gli Stati membri non stanno ottemperando alle proprie responsabilità e non stanno facendo abbastanza. Convengo sulla necessità di continuare a lavorare sulla raccomandazione formulata l’anno scorso, che imponeva ai ministri delle Finanze di ogni singolo paese di redigere le cosiddette dichiarazioni politiche a cadenza annuale. Nei prossimi mesi dobbiamo discutere la relazione annuale in maniera più approfondita e attuare la procedura di discarico. Posso già rilevare che la responsabilità degli Stati membri è una delle questioni su cui più di tutto dobbiamo concentrare la nostra attenzione.

 
  
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  Jan Mulder, a nome del gruppo ALDE.(NL) Signor Presidente, vorrei rivolgere anch’io i miei ringraziamenti al Presidente della Corte dei conti per la sua relazione. Non posso che ribadire i pareri che sono già stati espressi da altri oratori, ossia che è estremamente deplorevole che, per l’undicesima volta consecutiva, abbiamo ricevuto una dichiarazione di inaffidabilità, e questo è un dato che rimarrà impresso nella mente dei cittadini. Dobbiamo lavorare per trasformare la DAS in una dichiarazione di affidabilità e, a quanto vedo, il problema affonda le proprie radici negli Stati membri.

E’ un peccato che il Presidente non si sia preoccupato di essere presente in Aula oggi. Questa mattina anche gli altri seggi sono eccezionalmente privi di rappresentanti degli Stati membri. Non so se questo sia sintomatico dell’interesse nei confronti del controllo finanziario nel suo complesso. Per me, continua a rimanere essenziale la risoluzione dello scorso anno, in cui avevamo insistito affinché le massime autorità di ogni Stato membro – e sono lieto che stiano ascoltando il dibattito con tanta attenzione – venissero chiamate ogni anno a rendere conto dei fondi spesi. Questa è un’ipotesi alla quale è contraria la maggior parte degli Stati membri.

A mio parere, si tratta di un punto su cui l’Assemblea deve continuare a lavorare. Ritengo che occorra esplorare ulteriormente il suggerimento avanzato nella relazione della Corte dei conti, secondo cui occorre istituire organismi di certificazione per tutte le componenti del bilancio fuorché per l’agricoltura.

Dobbiamo inoltre essere lieti che possa essere fornita una dichiarazione di affidabilità per l’aiuto di preadesione. Nel 2004 non era ancora stata presa in considerazione l’esperienza nei nuovi Stati membri. Ci auguriamo che, in futuro, i meccanismi di controllo rimarranno in vigore anche nei nuovi paesi. Accolgo con favore la revisione paritetica della gestione della Corte dei conti stessa, cui il Presidente Weber non ha fatto riferimento stamani, ma che ha annunciato ieri. Nessuna Istituzione può essere esente da critiche, da critiche costruttive. Se si effettuasse una valutazione del lavoro svolto dalla Corte dei conti negli ultimi anni, a mio parere ne gioverebbe l’intero funzionamento della Corte dei conti in Europa.

 
  
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  Bart Staes, a nome del gruppo Verts/ALE.(NL) Signor Presidente, questo dibattito dà avvio alla procedura di discarico del 2004. Una sommaria lettura iniziale della relazione annuale rivela che l’Esecutivo si è organizzato in maniera più efficace dalla caduta della Commissione Santer e dall’inizio del processo di riforma. La buona notizia è che la spesa del bilancio europeo è migliorata per il terzo anno consecutivo. La brutta notizia è che, per undici anni di seguito, la Corte dei conti non ha potuto emettere una dichiarazione di affidabilità (DAS). Non vi è dunque certezza sull’affidabilità degli importi.

Il motivo è evidente: i sistemi di supervisione e controllo non sono ancora stati attuati oppure sono inefficaci o, ancora, i pagamenti sono significativamente inficiati da errori. Parliamo della politica agricola e strutturale, nonché della politica interna ed esterna, cui vanno oltre i 4/5 dell’intero bilancio europeo di 105 miliardi di euro. Un problema fondamentale a tale riguardo è che la gestione e la supervisione sono condivise all’80-85 per cento con gli Stati membri. I ministri delle Finanze si rifiutano di accettare la loro parte di responsabilità a questo riguardo, il che è una disgrazia assoluta. Da Bruxelles vogliono il denaro, ma non la responsabilità da cui questo deve essere accompagnato.

Ancora una volta, la relazione annuale richiama l’attenzione sul problema delle restituzioni alle esportazioni, che ammontano a 3,6 miliardi di euro o, in altre parole, al 7,5 per cento del bilancio agricolo. In termini di valore, tuttavia, ad esse è imputabile il 26 per cento delle irregolarità riferite alla Commissione. Gli Stati membri dovrebbero controllare fisicamente il 5 per cento dei fascicoli riguardanti le restituzioni alle esportazioni, ma purtroppo non riescono neanche a far questo. Sono stato lieto di constatare che il punto 4.30 e la nota 20 della relazione annuale contengono la raccomandazione di estendere il controllo al livello dei beneficiari finali, e cito: “Una copertura di questo tipo consentirebbe una struttura più solida e trasparente per quanto attiene alle responsabilità in materia di spese PAC”.

Per questo motivo vorrei formulare un altro appello urgente, chiedendo di rendere pubblici gli elenchi dei beneficiari finali, proprio come hanno fatto Estonia, Danimarca, Regno Unito e Paesi Bassi. Le Fiandre e il Belgio, invece, hanno optato per una finta trasparenza raggruppando tutti gli importi, operazione che ha impedito lo svolgimento di un’analisi adeguata. Possiamo tuttavia venire a conoscenza di molti aspetti da queste tabelle, in termini di anomalie della nostra politica agricola. Ad esempio, negli ultimi cinque anni la Philip Morris, il colosso del tabacco, ha ricevuto 6,5 milioni di euro nei Paesi Bassi per l’aggiunta di zucchero alle sigarette. Se si considera il prezzo elevato che ha lo zucchero a livello europeo, si capisce che la Philip Morris è stata ricompensata per questo.

Analogamente, il servizio di catering della KLM ha ricevuto 646 000 euro, perché utilizza zucchero, prodotti caseari, frutta e verdura sui voli intercontinentali. Questi prodotti vengono considerati esportazioni e sono pertanto ammissibili all’aiuto per la restituzione alle esportazioni. E’ assurdo, certo, ma questa è solo la punta dell’iceberg. I cittadini potranno accettare l’Europa, l’Unione europea e la politica agricola europea solo se affronteremo queste escrescenze. Auguro grande successo a tutti i relatori coinvolti nella procedura di discarico, e in particolare all’onorevole Mulder, e mi auguro che nei prossimi mesi potremo svolgere il nostro lavoro con efficacia ed emettere valide relazioni di discarico nella tornata di aprile dell’anno venturo.

 
  
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  Jeffrey Titford, a nome del gruppo IND/DEM.(EN) Signor Presidente, ci risiamo. Circa un anno fa ero qui a commentare il decimo anniversario della mancata approvazione dei conti comunitari da parte della Corte dei conti. L’ho detto allora e lo ripeto: è ora di ammettere che questa forma di governo europeo è un abietto fallimento e va abolita. Gli Stati nazionali farebbero di gran lunga meglio a occuparsi dei propri interessi. Per quanto mi riguarda, non affiderei alla Commissione europea, né passata né attuale, la custodia della paghetta dei miei nipotini. Tre settimane fa sono intervenuto in quest’Aula per chiedere che il bilancio 2006 venisse respinto; il Parlamento europeo, infatti, non ha il diritto di autorizzare altre spese, poiché ha alle spalle dieci vergognosi anni di conti sospetti non approvati.

Ebbene, questo è l’undicesimo anno; si tratta di una situazione vergognosa che non può continuare. L’ultima relazione della Corte è l’ennesima litania degli errori burocratici della Commissione europea. Ci era stato promesso che un nuovo sistema informatico avrebbe tappato tutti i buchi. La verità è che i conti continueranno ad avere la stessa tenuta di un colabrodo.

I membri di questa Istituzione dovrebbero nutrire un forte senso del dovere nei confronti dei contribuenti europei, perché sono i soldi di questi ultimi che fuoriescono dai buchi del colabrodo. Il governo britannico ha l’obbligo di spendere saggiamente il denaro dei contribuenti, ma continua a staccare docilmente assegni all’Unione europea.

Badate a non commettere errori, continuerò a essere la coscienza di questa Istituzione. Continuerò a farvi notare l’entità del disastro. Io ho la coscienza a posto; e voi? Tra parentesi, ritengo che la presenza in Aula dei deputati stia ad indicare l’importanza che essi attribuiscono alla gestione del denaro dei contribuenti da parte dell’Unione europea. Non occorre aggiungere altro.

 
  
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  Hans-Peter Martin (NI).(DE) Signor Presidente, ciò di cui l’Europa avrebbe davvero bisogno, soprattutto nelle circostanze attuali, è una Corte dei conti agile come una tigre, in grado di muoversi furtivamente nell’ambiente e, se necessario, di balzare addosso alla preda. Questa relazione annuale, tuttavia, è l’ennesima dimostrazione che, forse, la Corte dei conti non è proprio una predatrice, bensì una creatura sdentata seduta in una gabbia. E’ sdentata perché è impossibile che un’Istituzione simile sia dotata di denti. Se confrontate i poteri della Corte dei conti europea con quelli della sua omologa bavarese, vi renderete conto che sono due mondi a parte. Conosco solo un’istituzione costituita come Corte dei conti che è messa ancora peggio di quella europea in termini di poteri teorici e pratici, ed è l’Ufficio statale per la revisione contabile di Vienna. Ogni volta che si discute di come questa Istituzione potrebbe agire a livello transnazionale, il ritornello è sempre lo stesso: “Posso garantirvi che la Corte dei conti accoglie con favore qualsiasi dibattito volto ad apportare eventuali miglioramenti alla procedura di revisione contabile”.

Vi suggerisco di essere costruttivi. Presentate un memorandum nel quale voi, la Corte dei conti, non possiate assolutamente esimervi dalle vostre responsabilità perché ve ne mancano i poteri, perché vi sono cose che non vi è permesso fare e perché le modalità di selezione del vostro personale – da cui, politicamente parlando, dipende tutto ciò che succede – vi impediscono di espletare le vostre funzioni. Fate questo e renderete davvero un servizio all’Europa. Si tratterebbe di un primo passo verso la trasparenza, un passo che permetterebbe inoltre di attuare le operazioni di controllo; sono necessari entrambi gli elementi, se vogliamo aiutare questa nostra Unione a riacquistare credibilità.

 
  
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  Alexander Stubb (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, nel sentire che, secondo il partito per l’indipendenza del Regno Unito, la Commissione non sarebbe in grado di gestire la paghetta dei propri nipotini, devo dire che preferirei che a occuparsene fosse la Commissione piuttosto che l’UKIP! Ad ogni modo, vorrei esprimere tre osservazioni, formulandone prima una di carattere generale e poi altre due rivolte rispettivamente alla Commissione e al Consiglio.

La mia prima osservazione, di carattere generale, è che, secondo me, questa è una buona relazione. Obiettivo della relazione è migliorare lo stato attuale del contesto di controllo, rendere più trasparente e più comprensibile l’utilizzo delle risorse ed eliminare i casi di frode e cattiva gestione. Si sono registrati alcuni miglioramenti, ma, come hanno detto in molti, resta parecchio da fare. Detto questo, credo che nessuna impresa riceverebbe una dichiarazione di affidabilità – DAS – se venisse sottoposta al metodo utilizzato dalla Corte dei conti.

In secondo luogo, desidero congratularmi con la Commissione. So che riceve molte critiche per il modo in cui gestisce il denaro a sua disposizione e, benché alcune di esse siano giustificate, molte altre non lo sono. L’Esecutivo ha realizzato molti miglioramenti. Approvo ciò che ha fatto in merito alla creazione di un percorso orientato al conseguimento di una dichiarazione di affidabilità, nonché le azioni avviate in materia di contabilità.

Vorrei infine rivolgere una critica al Consiglio, dovuta non solo alla sua assenza odierna, ma anche al fatto che, proprio come stava facendo il partito per l’indipendenza del Regno Unito pochi istanti fa, sta cercando di insinuare che sia tutta colpa della Commissione o delle altre Istituzioni europee. Non è assolutamente così. L’ottanta per cento del denaro utilizzato nell’Unione europea viene impiegato negli Stati membri. Ecco perché deploro il fatto che, in seno al Consiglio ECOFIN di due settimane fa, i ministri delle Finanze si siano nuovamente rifiutati di firmare una dichiarazione di affidabilità. Penso che potremmo compiere molti più progressi nell’intero processo della gestione delle finanze se i ministri delle Finanze si assumessero le loro responsabilità.

In sintesi: uno, stiamo migliorando il sistema; due, il problema non è la Commissione, ma gli Stati membri e, tre, sono certo che, nel giro di cinque anni, riceveremo una dichiarazione di affidabilità.

 
  
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  Szabolcs Fazakas (PSE).(HU) Signor Presidente, il 2004 è stato l’anno dell’allargamento e, di conseguenza, la relazione annuale 2004 è la prima a prendere in considerazione tutti i venticinque Stati membri. Questa è un’altra ragione per cui è positivo che la relazione in esame ci fornisca una dichiarazione valida, realistica ed equilibrata sulle modalità con cui è stato speso il denaro dell’Unione europea sia nei vecchi che nei nuovi Stati membri.

La relazione annuale 2004 della Corte dei conti dimostra l’impatto delle riforme avviate l’anno scorso. Questo era l’obiettivo della relazione elaborata dal collega Terry Wynn e adottata dal Parlamento a larga maggioranza; è anche l’obiettivo del sistema integrato di gestione e di controllo annunciato dalla Commissione europea e dal Vicepresidente della Commissione, Siim Kallas.

La riforma si basa sulla fiducia reciproca e sulla stretta collaborazione tra Parlamento europeo, Commissione e Corte dei conti. Inoltre, per realizzare la riforma, il Consiglio dovrà intervenire per introdurre dichiarazioni di affidabilità a livello nazionale, misura alla quale però sembra venga opposta una costante resistenza. Senza questo elemento, tuttavia, non possiamo andare avanti: ci occorre una dichiarazione di affidabilità anche da parte del Consiglio.

 
  
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  Margarita Starkevičiūtė (ALDE).(LT) Esaminando i risultati della revisione dei conti finanziari dell’Unione per l’anno 2004, constato con piacere che la valutazione dei revisori in merito alla gestione dei fondi di preadesione destinati al mio paese, la Lituania, è stata positiva.

Purtroppo non si può dire altrettanto della valutazione generale della situazione dei conti europei. Si verifica una situazione paradossale in cui i beneficiari non possono accedere ai fondi loro destinati poiché i requisiti in materia di supervisione sono eccessivamente complessi e sproporzionati rispetto al beneficio ottenuto, mentre i revisori sostengono che tali requisiti non costituiscono un sufficiente motivo di dibattito.

E’ ovvio che l’attuale sistema contabile impedisce di realizzare il principale obiettivo fiscale dell’UE, ovvero l’utilizzo trasparente ed efficace delle risorse del bilancio comunitario. Vorrei pertanto esortare la Commissione europea e i revisori a insistere sull’attuazione del piano di riforma e a parlare più decisamente dei problemi costituiti da vaste e inesauribili risorse. Sono ottimista nel credere che le riforme e un sistema integrato di controllo interno potranno servire ad affrontare i problemi ancora in sospeso.

 
  
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  Nils Lundgren (IND/DEM).(SV) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto esprimere le mie rimostranze perché dobbiamo discutere della relazione della Corte dei conti senza poterla consultare prima, situazione che ci arreca un grande svantaggio. Fortunatamente, siamo più o meno a conoscenza di tutto grazie agli anni precedenti. Avremmo forse potuto leggere la relazione dell’anno scorso e formulare le stesse osservazioni. Siamo dinanzi agli stessi problemi e alle stesse carenze contabili, e veniamo a sapere che i problemi rimarranno. Ci viene detto che la Corte dei conti “non può garantire”, eccetera. Si parla di operazioni rischiose, di difetti nei sistemi di controllo, di una miriade di errori, eccetera, eccetera. Esiste un percorso verso un quadro di controllo interno integrato, iniziativa che accolgo con grande favore, ma la situazione è essenzialmente identica a prima, ossia pessima.

Desidero tuttavia rilevare che le Istituzioni europee sono ovviamente sottoposte al controllo della Corte dei conti europea, mentre a condurre le verifiche sui sistemi nazionali sono naturalmente i vari organi di revisione statali. Come in molti altri settori, anche in questo contesto vige una regola che prevede l’applicazione di un rapporto 80/20 in base al quale un quinto dei flussi di cassa può essere controllato a livello comunitario e il resto a livello nazionale. E’ estremamente importante che noi avanziamo una proposta sul modo di instaurare una sorta di cooperazione strutturata sulla questione, perché altrimenti il compito della Corte dei conti continuerà a rivelarsi impossibile nella pratica.

I principali problemi che osserviamo scaturiscono dalla politica agricola comune, dai Fondi strutturali e dal Comitato delle regioni. Vi sono buone ragioni per abolire la politica agricola, il Comitato delle regioni e il Comitato economico e sociale europeo. Sono tutti elementi che appartengono a un’altra era e che non hanno alcuna utilità nell’Unione attuale. Si dovrebbero invece prelevare somme dai Fondi strutturali per iniziare a indirizzarle direttamente agli Stati membri più poveri dell’Unione. Scomparirebbe così buona parte dei problemi di cui stiamo parlando ora.

 
  
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  Simon Busuttil (PPE-DE).(MT) In un momento in cui l’Europa non sta attraversando un bel periodo presso l’opinione pubblica, non è facile spiegare alla gente che l’Unione europea, che per molti è un modello di come le cose dovrebbero essere fatte bene, di fatto non solo non è perfetta, ma deve adoperarsi molto di più affinché il denaro che riceve venga utilizzato come dovrebbe. La relazione in esame è una specie di déja vu; ci ha di nuovo detto che la Corte non può essere certa che la spesa di ogni euro sia di fatto avvenuta in maniera del tutto regolare. Al contempo, tuttavia, la relazione rileva che sono stati compiuti progressi in un settore problematico come l’agricoltura, cui in ultima analisi viene destinata una fetta enorme del bilancio. Commetteremmo però un errore se smettessimo di cercare un sistema più efficace per il controllo del bilancio. Da un lato, proviamo una sensazione di dolore quando sentiamo che nel sistema di controllo permangono carenze considerevoli; dall’altro, però, emerge la frustrazione che sembra dimostrare che siamo sempre alla ricerca di una maggiore perfezione, una perfezione rappresentata dal sistema DAS, una perfezione alla quale, anno dopo anno, ci rendiamo continuamente conto di essere sempre più vicini, ma che sicuramente non raggiungeremo mai. Ora abbiamo due possibilità: possiamo fare la parte di chi vuole far sembrare tutto negativo oppure ammettere che nessuno è perfetto e che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Ciò vale sia per noi in seno al Parlamento europeo che per la Commissione, ma anche per gli Stati membri stessi.

 
  
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  Herbert Bösch (PSE).(DE) Signor Presidente, desidero rivolgere le mie più vive congratulazioni alla Corte dei conti per questa relazione. Nel breve tempo che abbiamo avuto a disposizione per consultarla, ho chiaramente constatato che contiene molti dati che ci forniscono criteri eccellenti per lo svolgimento di quello che, in ultima analisi, è il nostro compito: concedere o negare il discarico.

Si è detto spesso che i ministri delle Finanze devono firmare i loro conti, ma esaminiamo i settori in cui la responsabilità delle spese effettuate è solamente della Commissione: faremo scoperte orribili. Nella sfera della politica interna, sei Direttori generali su undici non sono in grado di fornire una garanzia incondizionata. Ditemi quale ministro delle Finanze lo farebbe al loro posto! Non ne conosco ancora nessuno che si assumerebbe questa responsabilità.

Quest’ottima relazione mi spinge a segnalare alla Corte dei conti che dobbiamo concentrarci con urgenza sulle spese che vengono gestite direttamente e cercare di sistemare del tutto i conti in questo settore. Se lo faremo, riusciremo a gestire i nostri rapporti con gli Stati membri molto più proficuamente di adesso.

 
  
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  Markus Ferber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Presidente della Corte dei conti, signor Commissario, onorevoli colleghi, sottoscrivo quanto detto dall’onorevole Bösch. Credo che semplifichiamo troppo le cose se affermiamo che, visto che sono gli Stati membri ad amministrare l’80 per cento dei fondi, spetta a loro verificare che sia tutto a posto.

E’ indubbio che negli ultimi anni i problemi non sono mancati, e possiamo certamente affermare che proprio per questo motivo nel 1999 la Commissione era stata costretta a dimettersi; tuttavia, nessuna delle questioni sorte riguardava risorse gestite a livello nazionale, bensì fondi che erano amministrati dalla Commissione stessa.

Noi, nella relazione dell’onorevole Terence Wynn – e desidero che questo sia chiaro – abbiamo affermato di volere coinvolgere nella procedura di discarico le corti dei conti nazionali e provinciali – laddove esistano. Osservando oggi il modo in cui si opera a livello nazionale ed europeo, mi pare evidente che i due sistemi sono incompatibili. Non fraintendetemi: mi oppongo all’idea che ciò che facciamo in Europa, i compiti ai quali lei è preposto, signor Presidente della Corte dei conti, vengano affidati ai sistemi nazionali; per quanto riguarda il quadro di revisione, dovremmo piuttosto pensare di agire in maniera opposta. Anche in Europa esiste un margine di miglioramento e possiamo sicuramente apprendere dagli Stati membri. Affinché ciò sia possibile, occorre che i capi di Stato e di governo siano abbastanza astuti e intelligenti da predisporre il quadro giuridico necessario.

Non è un suo problema, Presidente Weber, ma di coloro che le hanno conferito il mandato, e non siamo noi, bensì i capi di Stato e di governo. Parlando, inter alia, come membro della commissione per i bilanci, vorrei dire apertamente che dobbiamo denunciare l’atteggiamento da loro adottato, il non voler pagare alcunché all’Unione europea cercando invece di farne trarre il massimo profitto ai loro paesi e opponendosi al contempo a una verifica dei loro conti da parte di Bruxelles. E’ di questo atteggiamento che ci dobbiamo occupare; dobbiamo partire da qui. Se lo faremo, avremo davvero fatto qualcosa per l’Europa, per la sua credibilità e per la sua gente.

La relazione della Corte dei conti è importante, ma non essenziale; l’essenziale è ciò che ne facciamo noi in quest’Aula. Attendo con ansia i dibattiti che si terranno in seno alla commissione per il controllo dei bilanci e la procedura di discarico, che sarà ultimata all’inizio del prossimo anno.

 
  
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  Terence Wynn (PSE).(EN) Signor Presidente, una settimana fa il Consiglio ECOFIN ha respinto le proposte di dichiarazioni nazionali del Parlamento, decisione da cui, di fatto, si evince che nel prossimo futuro non riceveremo una dichiarazione di affidabilità. Le proposte ECOFIN rappresentano una misera alternativa a un’azione concreta e sono scaturite da una riunione di un gruppo di esperti, durata due giorni, alla quale ho partecipato anch’io. Questa riunione ha richiamato alla mia mente le osservazioni espresse in un consesso analogo da Margaret Thatcher, che in quell’occasione si era lamentata di essere circondata da persone che trovavano qualunque scusa per non fare nulla e non cambiare le cose anziché aiutarla a risolvere i problemi che aveva.

Il Parlamento deve sapere quali Stati membri condividono la sua posizione e quali no.

In tutta onestà, non dovremmo trascurare l’osservazione espressa dal partito per l’indipendenza del Regno Unito. Di fatto, perché dovremmo approvare nuove prospettive finanziarie quando negli Stati membri i sistemi di supervisione e controllo sono viziati da difetti tanto palesi? Questo è un messaggio che dobbiamo trasmettere a chiare lettere al Consiglio.

 
  
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  Hubert Weber, Presidente della Corte dei conti.(DE) Signor Presidente, questo è un gran giorno per la Corte dei conti, perché abbiamo la possibilità di presentare la nostra relazione ai decisori politici, tra cui il Vicepresidente della Commissione, Siim Kallas. Siamo grati per le reazioni suscitate tra i responsabili politici dalla nostra attività.

Dalla nostra relazione emerge che sono stati realizzati miglioramenti considerevoli. Senza dubbio, resta molto da fare in talune aree, non solo da parte della Commissione, ma anche degli Stati membri. E’ già stata citata l’importanza delle dichiarazioni, su cui non posso che essere d’accordo, ma questo non basta. Ciò che dovremmo davvero fare è insistere per individuare l’origine degli errori e trovarvi l’incentivo per le riforme. Abbiamo eseguito centinaia di controlli in loco ed esaminato altrettante operazioni. Abbiamo scoperto centinaia di errori – errori sia di forma che di contenuto. La Commissione è a conoscenza di questi errori e se ne occuperà. Anche gli Stati membri ne sono al corrente. E’ da qui che dobbiamo iniziare.

Credo – e dico questo anche a beneficio dell’onorevole Martin – che il nostro sia un eccellente mandato; ne siamo soddisfatti e non ce ne occorre alcun altro. Il riscontro che otteniamo dai confronti internazionali è ottimo. L’importante è che le nostre conclusioni vengano prese sul serio e attuate per tempo. Non basta introdurre un nuovo sistema; dobbiamo anche utilizzarlo e renderlo attuabile.

E’ inoltre emerso che il quadro giuridico deve essere semplificato. Sono molti i settori in cui non si registrerà alcun miglioramento se le procedure continueranno a rimanere tanto complicate.

Devo anche dire che, se applichiamo requisiti tanto rigorosi agli uffici e ai servizi che controlliamo, non possiamo lamentarci se poi noi stessi veniamo sottoposti ai medesimi requisiti. A tal fine, è prevista una revisione paritetica.

Sentiamo sempre dire che la Corte dei conti vuole più controlli, ma non è così. Non vogliamo più controlli, bensì controlli più efficaci e più efficienti, da cui si possano trarre lezioni a tempo debito.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

(La seduta è sospesa per alcuni istanti)

Dichiarazione scritta (articolo 142 del Regolamento)

 
  
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  Véronique Mathieu (PPE-DE).(FR) E’ deprimente e frustrante ricevere l’ennesima dichiarazione di inaffidabilità, poiché significa che non vi sono ancora garanzie sulla legittimità e la regolarità delle spese e che permangono dubbi sull’affidabilità delle pratiche contabili.

A chi è imputabile questa situazione? Agli Stati membri, per la metodologia utilizzata e la scarsa attuazione del sistema di pagamento? Alla Commissione, che conformemente all’articolo 274 del Trattato è responsabile dell’esecuzione del bilancio europeo?

Traiamo qualche insegnamento dalle osservazioni formulate dalla Corte dei conti: è indispensabile mettere le autorità nazionali al corrente delle proprie responsabilità affinché si possa rendere correttamente conto degli stanziamenti europei. La Corte deve inoltre precisare quali misure pratiche deve adottare la Commissione per ottenere una dichiarazione di affidabilità.

Nell’attuale contesto di discredito dell’Europa, le carenze dei sistemi di gestione e di controllo non devono permettere agli euroscettici di minare i principi fondamentali e le principali politiche dell’Unione, volte a rafforzare la coesione territoriale, economica e sociale. La Commissione e gli Stati membri devono intensificare i propri sforzi per ottenere una dichiarazione di affidabilità; dal conseguimento di questo obiettivo dipendono la credibilità dell’Unione e la fiducia dei cittadini nei suoi confronti.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. BORRELL FONTELLES
Presidente

(La seduta riprende alle 10.15)

 
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