Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sul programma legislativo e di lavoro per il 2006.
José Manuel Barroso, Presidente della Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, il 2005 non è stato un anno facile per l’Europa. L’Europa ha dovuto affrontare terrorismo, incertezza sociale e disastri naturali. Per quanto riguarda le Istituzioni, abbiamo dovuto far fronte a tutto questo senza l’aiuto di una Costituzione e, finora, senza avere un quadro finanziario pluriennale. Si è condotta l’Unione a dubitare dello stesso processo di integrazione, ma siamo convinti, come pure la Commissione, che non vi sia mai stato tanto bisogno dell’Unione europea quanto ve n’è oggi.
Siamo orgogliosi della risposta determinata e chiara che la Commissione ha saputo dare in questa situazione. Lavorando a stretto contatto con il Parlamento, siamo stati tutti all’altezza delle sfide. Ecco alcuni esempi di ciò che abbiamo ottenuto insieme: il rinnovo della strategia di Lisbona; una revisione del Patto di stabilità e di crescita che rafforzerà la credibilità della governance economica europea; una maggiore solidarietà, grazie all’adozione di un’agenda sociale rinnovata; il pieno riconoscimento del ruolo fondamentale svolto dal dialogo sociale e delle parti interessate; la lotta per un ambiente più sano, mediante l’adozione di strategie tematiche e la prosecuzione della nostra azione internazionale nell’ambito del cambiamento climatico; una maggiore sicurezza, grazie all’attuazione del nostro ambizioso programma dell’Aia parallelamente a numerose altre iniziative, in particolare la nostra proposta in merito alla conservazione dei dati; la promozione dei valori europei in tutto il mondo – a questo proposito, vorremmo citare l’impegno preso di raddoppiare gli aiuti comunitari ai paesi in via di sviluppo e l’adozione di una strategia per l’Africa; il rafforzamento dei partenariati con gli alleati strategici, come gli Stati Uniti, e la ricerca di un dialogo aperto con partner nuovi e importanti come la Cina; infine, l’apertura dei negoziati di adesione con la Turchia e la Croazia.
La Commissione si è assunta le proprie responsabilità. Il principio che ci guida era ed è l’interesse generale dell’Europa. La serie di iniziative portate avanti nel 2005 è il primo segno tangibile degli obiettivi strategici che ci siamo posti nell’arco di cinque anni. Il programma che oggi presentiamo resta fedele agli obiettivi che abbiamo adottato all’inizio del nostro mandato: prosperità, solidarietà in un’Europa allargata, sicurezza e rafforzamento del ruolo dell’Europa nel mondo.
Tali obiettivi restano pertinenti. Sono condivisi dalle tre Istituzioni che ne derivano il principale impulso all’azione. In questo vedo un segno del partenariato per il rinnovamento europeo che ho voluto porre al centro della nostra azione. L’accordo quadro è un’espressione tangibile di questo partenariato tra le nostre due Istituzioni. Si tratta di un salto di qualità per lo sviluppo delle iniziative politiche. Ha permesso che tra le commissioni parlamentari e i Commissari si svolgesse un dialogo fitto e mirato in merito al modo migliore per tradurre la strategia politica annuale in iniziative pratiche. Tengo a dirvi che tale dialogo ha dato un contribuito concreto al programma che oggi vi presento. Spero che riconosciate le vostre idee, tra cui quelle che svilupperete nella discussione odierna, nell’azione che intendiamo compiere nel 2006.
Signor Presidente, onorevoli deputati, l’approccio adottato dalla Commissione per elaborare il programma legislativo e di lavoro per il 2006 consiste nel liberare tutto il potenziale dell’Europa.
Quali sono le azioni chiave per il 2006? Innanzi tutto, l’azione a favore della prosperità. Il 2006 sarà un anno cruciale per l’attuazione della strategia di Lisbona rinnovata. La Commissione svolgerà appieno il proprio ruolo di promozione, gestione e supporto degli sforzi degli Stati membri. I programmi di riforma nazionale degli Stati membri, che stiamo già esaminando, svolgeranno un ruolo fondamentale in questo processo. Dobbiamo collegare tali programmi alle nostre priorità politiche, al fine di migliorare la governance economica dell’Unione e di rafforzare gli sforzi nazionali ed europei a favore delle riforme e degli investimenti – investimenti a livello nazionale, ma anche a livello europeo a favore dell’economia di domani, dell’innovazione, della conoscenza e delle nuove infrastrutture. Queste due tipologie di investimenti – a livello nazionale ed europeo – devono procedere di pari passo. Dobbiamo sostenere questi sforzi mediante altre iniziative, quali le proposte volte a completare il mercato unico, la promozione della mobilità geografica e professionale e, ad esempio, la creazione di un Istituto europeo di tecnologia.
Sottolineo in particolare le proposte in merito al mercato interno presentate dal Parlamento stesso nella risoluzione sul programma di lavoro. Vorrei sottolineare, a tale riguardo, l’importanza delle misure volte a fornire un quadro a sostegno dello sviluppo delle PMI, che rappresentano la principale fonte di posti di lavoro in Europa.
Il secondo aspetto riguarda la solidarietà, che resta una parte fondamentale dell’integrazione europea. Vorrei parlare all’Assemblea della solidarietà tra datori di lavoro e dipendenti. Vorrei inoltre parlare di solidarietà tra generazioni, mediante la gestione assennata delle risorse naturali, tra cui le risorse marine, e l’attuazione di una nuova strategia di sviluppo sostenibile – detto per inciso, presenteremo questa nuova strategia a dicembre.
La solidarietà tra generazioni passa anche attraverso la creazione di posti di lavoro per i giovani e la ricerca di soluzioni eque per il finanziamento delle pensioni. Non dimentichiamoci inoltre della solidarietà tra uomini e donne, tra gli Stati membri più prosperi e quelli che lo sono meno e della solidarietà tra l’Unione europea e il resto del mondo, soprattutto per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo. Il 2006 sarà un anno cruciale per sferrare un attacco su tutti questi fronti.
Per quanto concerne la sicurezza, la priorità verrà data al miglioramento del coordinamento nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Abbiamo visto quanto la legislazione comunitaria abbia influito su tali settori. A titolo di esempio, posso assicurarvi che una delle persone accusate di aver perpetrato gli attacchi di Londra è stata estradata dall’Italia al Regno Unito in meno di 50 giorni. Una tale procedura avrebbe indubbiamente richiesto diversi anni in assenza di strumenti comunitari. Questo, pertanto, è un settore in cui i cittadini, compresi quelli dei paesi meno entusiasti dell’integrazione europea, chiedono evidentemente di più, e non di meno, all’Europa e all’Unione europea.
Inoltre lavoreremo moltissimo nel settore dell’immigrazione illegale, come abbiamo detto. I problemi incontrati da alcuni Stati membri non appartengono loro in via esclusiva: in realtà tali problemi riguardano l’intera Europa. Dobbiamo essere fermi nella lotta contro questa piaga, in collaborazione con gli Stati membri. Naturalmente la questione dell’immigrazione non è soltanto una questione di sicurezza. Certamente ha una dimensione di sicurezza, perché l’immigrazione illegale va combattuta. Tuttavia è nostra responsabilità agire nel contempo in materia di aiuti allo sviluppo nei paesi d’origine. Dobbiamo far convergere il nostro approccio all’immigrazione con quello allo sviluppo e, nel contempo, fare tutto il possibile per assicurare un’armoniosa integrazione delle comunità di origine straniera nei nostri paesi.
Intendiamo inoltre perseguire le nostre azioni nel settore della tutela della salute e del consumatore, settore che rientra anch’esso nell’ambito più vasto della sicurezza. Un elemento cruciale sarà inoltre rappresentato dallo sviluppo di una capacità di reazione rapida da parte dei responsabili della protezione civile.
Signor Presidente, onorevoli deputati, le 96 iniziative prioritarie che vi presentiamo sono nel complesso la prova del nostro impegno verso questi obiettivi: prosperità, solidarietà, sicurezza e promozione dell’Europa nel mondo. La credibilità di tali obiettivi, tuttavia, dipenderà anche dalla loro qualità. Per questo motivo la Commissione applicherà con rigore i metodi rafforzati contenuti nel suo programma dal titolo “Legiferare meglio”. Tali metodi non sono di per sé un fine, ma un mezzo per trasformare in realtà le intenzioni che condividiamo; una realtà di cui i cittadini potranno davvero fare esperienza nella vita quotidiana.
Per il 2006, la nostra ambizione si estende all’Europa come partner mondiale più influente. A questo proposito, inoltre, il 2006 deve anche fornire risultati concreti: risultati concreti per quanto riguarda il processo di allargamento e quello di stabilizzazione e associazione; risultati concreti per la nostra politica di prossimità, che rappresenta una politica molto importante per la stabilità in Europa e nel suo contesto geografico più prossimo; risultati concreti per quanto riguarda la lotta alla povertà, trasformando in realtà concreta la promessa di raddoppiare gli aiuti; infine, risultati per quanto concerne la promozione dei valori europei nel mondo, in particolare mediante il sostegno alla transizione politica e alla ricostruzione in Afghanistan, Iraq e Palestina.
(EN) Una questione dominerà l’agenda economica internazionale nel 2006: il completamento del ciclo di negoziati di Doha per lo sviluppo.
Pascal Lamy ha detto che ridimensionare le aspettative per la conferenza ministeriale di Hong Kong il mese prossimo non significa sminuire le nostre ambizioni per il ciclo di negoziati di Doha per lo sviluppo. Sono d’accordo. Il ciclo di negoziati di Doha è importante per l’apertura dei mercati e la liberalizzazione del commercio. Nell’Unione europea forti esportazioni promuovono la crescita. Vogliamo che tale ciclo di negoziati vada a buon fine. Per questo di recente abbiamo fatto un’offerta forte e soggetta a condizioni – e vorrei sottolineare “soggetta a condizioni” – in materia di agricoltura. L’Europa ha fatto più di chiunque altro per mantenere il ciclo di negoziati sulla strada giusta. Il nostro impegno resta, ma ora sono gli altri a dover agire.
Il punto focale del ciclo di negoziati dev’essere più ampio della sola agricoltura, per quanto questa sia importante. Dev’esserci un equilibrio. Pertanto mi rivolgo ai nostri partner dell’OMC affinché intraprendano un negoziato completo, che riguardi anche le merci e i servizi. L’Europa non ha bisogno di altre lezioni da paesi che chiudono i mercati ai più poveri e, in alcuni casi, mantengono dazi più alti dei nostri sui prodotti agricoli. Non accetto che alcuni diano la colpa all’Europa a causa di questo ciclo di negoziati.
In seno alla Commissione europea riteniamo che tali negoziati non possano essere condotti semplicemente a beneficio di pochi grandi esportatori di prodotti agricoli in paesi molto ricchi o in via di rapido sviluppo. Vi è un’enorme differenza tra i paesi in via di sviluppo davvero più poveri e quelli che stanno crescendo rapidamente. E’ ora di porre fine alle lezioni e iniziare i negoziati.
Il prezzo del fallimento è alto, non solo per tutte le nazioni attive sul piano commerciale, ma anche per il sistema internazionale del commercio equo e regolato da norme che abbiamo creato con tanto duro lavoro, come pure per la fiducia mondiale nel commercio. Ora l’economia internazionale ha bisogno di qualche buona notizia, soprattutto per via degli alti costi dell’energia. Quindi è nostro interesse che il ciclo di negoziati vada a buon fine. Non è solo nel nostro interesse, è soprattutto in quello dei paesi più poveri. Per questo motivo la Commissione, prima di Hong Kong, presenterà idee su come assicurare che questo sia davvero un ciclo per lo sviluppo.
Domani discuteremo del dopo Hampton Court. Il nuovo consenso che ha iniziato a emergere in quell’occasione si ricollega al nostro dibattito odierno. Nel corso del vertice informale, abbiamo visto una conferma dell’analisi della Commissione in merito alla tutela dei valori in un mondo globalizzato. Se vogliamo conservare i nostri valori, dobbiamo ammodernare le nostre politiche.
Abbiamo visto un accordo in merito a settori in cui i cittadini vogliono che l’Europa abbia una funzione di guida: scienza e innovazione, istruzione superiore, energia, gestione delle frontiere e immigrazione. Occorre inoltre un’Europa più coerente in quanto attore globale. Tante delle nostre politiche comunitarie interne ora hanno un elemento esterno: ambiente, migrazione, trasporti, energia e altre. Per questo motivo l’anno prossimo la Commissione presenterà alcune idee per il miglioramento della coerenza delle azioni esterne dell’Unione europea. In questo momento stiamo preparando un documento contenente alcune riflessioni al riguardo.
Le Istituzioni europee devono svolgere un ruolo centrale in questo processo, ricostruendo un consenso e riavvicinandosi ai cittadini. Per questo motivo oggi ho annunciato che la Commissione si presenterà con una nuova politica energetica davvero europea nel 2006. E’ positivo che a tutti i livelli dell’Unione europea i cittadini ora capiscano che non ha senso agire da soli quando si tratta delle sfide energetiche. Anche quelli che erano maggiormente riluttanti ora capiscono che si tratta di una questione europea e che abbiamo di fronte le medesime sfide, quali l’aumento dei prezzi, la diminuzione delle riserve, la crescente dipendenza da alcune regioni del mondo nonché l’esigenza di proteggere l’ambiente. Occorre una politica energetica coerente per il XXI secolo, che affronti tutti questi aspetti e opzioni con calma e determinazione.
Spesso dimentichiamo quale notevole risultato sia l’integrazione europea. E’ fin troppo facile dimenticare che uno dei risultati del 2005 è stato far funzionare un’Unione europea allargata, successo che va ascritto soprattutto ai nuovi Stati membri. Penso che nel 2006 potremo fare ancora meglio e che così sarà. Molto spesso dimentichiamo che ora la nostra Europa non è “l’Europa in miniatura”. Ora l’Europa è costituita da 25 Stati membri liberi, indipendenti, che vivono in pace e in democrazia. La sfida è far funzionare quest’Europa allargata. Quest’anno abbiamo dato un contributo molto importante in favore di quest’obiettivo.
Alla fine della settimana mi recherò a Praga e a Budapest per vedere e per sostenere questa nuova Unione europea allargata. Sono fiducioso, perché c’è una comprensione crescente del fatto che le infinite discussioni su ampliamento o approfondimento o su protezione del mercato o sociale si stanno esaurendo e che persino in mezzo alle difficoltà che conosciamo vi è una crescente consapevolezza che occorre una dimensione più europea se si vogliono risolvere i problemi che abbiamo di fronte.
Si sta affermando un nuovo consenso circa il fatto che un’Europa forte e dinamica non può avere 25 minimercati dei servizi o altrettanti minimercati energetici, ma che un mercato unico ha bisogno anche di un’Europa politica e sociale forte e dinamica. Il mercato da solo non è sufficiente. Il mercato da solo non può affrontare questioni quali la sicurezza aerea, il riscaldamento del pianeta o l’integrazione degli immigrati.
Sì, si tratta del pragmatismo dell’Europa, ma di un pragmatismo non privo di principi, che dà un valore aggiunto in settori in cui possiamo fare la differenza, che crea politiche che danno una risposta alla globalizzazione e fanno fronte alle sfide e alle opportunità dell’invecchiamento della popolazione, un’Europa che è parte della soluzione e non del problema.
Vedo un parallelo con l’attività relativa al periodo di riflessione in cui voi deputati al Parlamento europeo siete fortemente coinvolti. In qualità di Istituzioni, dobbiamo dar prova di ascoltare con attenzione i nostri cittadini e di far fronte ai loro problemi. Per questo motivo attueremo il piano D per il dialogo e la democrazia e conteremo sull’aperta cooperazione con il Parlamento.
Ho lasciato per ultimo il messaggio forse più importante sul programma di lavoro per il 2006. Siamo sinceri. I progetti per il 2006 conteranno poco se il mese prossimo non si giungerà a un accordo sulle prospettive finanziarie. Tale accordo è la riprova che l’Europa si sta muovendo. Come possiamo mantenere le promesse fatte ai cittadini in merito alla prosperità, la solidarietà e la sicurezza senza i mezzi per realizzarle? L’accordo sulle prospettive finanziarie è la chiave per liberare il potenziale europeo per il 2006. Un’Unione europea allargata e più varia ha bisogno di maggiori investimenti. Abbiamo il dovere di essere solidali verso i nuovi Stati membri che guardano all’Unione europea in cerca di sostegno ai loro rapidi e notevoli progressi nel campo della modernizzazione e delle riforme.
Dobbiamo condividere equamente questo fardello. Nessuno Stato membro può realizzare l’allargamento a buon mercato. Confido nel buon senso della Presidenza britannica affinché il mese prossimo raggiunga un accordo equo ed equilibrato, sperando che lo faccia rafforzando e non sminuendo le ambizioni che Commissione e Parlamento condividono per quanto riguarda un’Europa allargata. Mi auguro e credo che le proposte che vi ho presentato il mese scorso possano contribuire a sbloccare i negoziati.
Per il 2006, l’invito che vi rivolgo quest’oggi è che consolidiamo e sfruttiamo questo nuovo consenso, che recuperiamo quel senso di finalità che farà risollevare l’Europa; un’Europa unita che agisce collettivamente in merito alle questioni che riguardano più da vicino i cittadini è, a mio avviso, la risposta migliore ai “no” alla Costituzione espressi quest’anno. E’ altresì ciò che sta al centro del programma della Commissione per il secondo anno del nostro partenariato. Spero che riceva il vostro sostegno attivo. Non riesco a immaginare un segnale migliore per dire ai cittadini che l’Europa sta lavorando per loro.
(Applausi)
Françoise Grossetête, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Barroso, il programma che oggi ci presenta mira alle priorità fondamentali della sicurezza, della competitività, della giustizia sociale e del mercato interno, e poniamo l’accento sulla sua volontà di tradurre gli obiettivi di Lisbona in azioni. E’ tuttavia ancora necessario dotarci di tutte le risorse per raggiungere tali obiettivi. Il mio timore è tuttavia che manchi l’ambizione necessaria per soddisfare le aspettative di un’Europa in crisi.
E’ altresì interessante la sua metodologia del piano D per promuovere la democrazia, il dialogo e il dibattito, purché tuttavia non diventi il piano della demagogia o della delusione. Manca infatti qualcosa in questo piano D, e cioè la determinazione: la sua determinazione a trovare soluzioni pratiche. Ciò che mi preoccupa, Presidente Barroso, è sapere quali posti di lavoro avremo in Europa tra cinque anni. Non solo posti nel settore dei servizi, ma anche nell’industria. Quali posti di lavoro avremo ancora in Europa di qui a cinque anni?
Crescita, occupazione e sicurezza sono i tre pilastri su cui l’Europa deve costruire la sua politica. Se però dobbiamo farlo senza una Costituzione, ci serve un’iniziativa politica che riunisca Consiglio, Commissione e Parlamento, cosicché le misure richieste per il funzionamento delle Istituzioni europee possano essere rese effettive. Non è assolutamente il caso di farsi beffe dei risultati dei referendum. Semmai il contrario. Lei sa che i futuri allargamenti preoccupano un gran numero di europei. Sebbene sia innegabile che l’Europa deve sostenere gli sforzi per la promozione della democrazia da parte dei vicini più prossimi, non si deve dare l’impressione di muoversi troppo in fretta e di voler continuamente allargare l’Unione, dal momento che non abbiamo risolto né il problema delle nostre Istituzioni né quello delle finanze europee.
Presidente Barroso, ribadiamo l’ambizione di poter contare su una Commissione europea forte. La sosterremo, ma sarà suo compito ascoltarci di più. Il Consiglio non è il suo unico interlocutore. Sarebbe inoltre opportuno intensificare la cooperazione tra la Presidenza dell’Unione e la nostra Assemblea.
Nel corso dell’ultimo Vertice a Hampton Court, il Consiglio le ha chiesto di dare nuovo impulso alle questioni relative alla migrazione e alla sicurezza interna. Siamo lieti di questa iniziativa perché finora il Consiglio ha in certa misura posto un freno alla cooperazione giudiziaria richiesta dal Parlamento. Le questioni relative alla sicurezza interna e alla lotta al terrorismo non devono essere affrontate solo a livello intergovernativo. Per questo motivo siamo in attesa di forti iniziative al riguardo e chiediamo quindi la completa revisione delle azioni in materia di protezione su Internet. Tali azioni ci permetteranno di creare sicurezza informatica, senza però restringere la libertà di Internet.
“Migliorare la regolamentazione” non significa “non fare nulla”, ma “fare meglio”: calibrare meglio l’intervento comunitario. Prima di avanzare proposte, dobbiamo riflettere molto bene sui punti forti dell’Europa. Farlo è importante, tra l’altro, per sostenere la ricerca. Accogliamo quindi con favore la creazione di un Istituto europeo di tecnologia. Questo punto di forza consiste inoltre nel fare in modo che le leggi europee vengano adeguatamente applicate. Ciascun Commissario dovrebbe pubblicare ogni tre mesi un resoconto chiaro e preciso sullo stato delle cose. Dobbiamo inoltre rivedere la procedura di comitatologia, così come vogliamo essere più coinvolti nel processo essenziale di semplificazione legislativa. La Commissione non solo vuole affrontare i problemi che gli europei hanno di fronte oggi, ma anche le questioni che saranno in gioco domani.
Due aspetti appaiono particolarmente importanti. Il primo riguarda la demografia e l’invecchiamento della popolazione. A questo proposito, va creato un contesto più favorevole alla famiglia. Anche se creare questo contesto è competenza degli Stati membri, l’Unione europea può tentare di raccogliere le migliori iniziative all’interno dei 25 Stati membri e proporre soluzioni efficaci in merito alla politica sanitaria.
L’altro aspetto riguarda la gestione sostenibile delle risorse naturali e, soprattutto, l’impulso dato alla politica energetica. La proposta di un piano d’azione in materia di efficienza energetica e la proposta che riguarda il progetto di Libro verde, volte a garantire fonti d’energia sicure, competitive e sostenibili, procedono nella giusta direzione. Faremo in modo che tali obiettivi trovino un riscontro nei fatti, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di biocarburanti e dei trasporti per vie navigabili interne.
In conclusione, l’Europa diventerà più forte solo facendo pressioni nell’ambito dei negoziati internazionali. Sappiamo di non poterci aspettare molto dalla conferenza ministeriale di Hong Kong, ma ci appelliamo a lei affinché non metta in discussione la riforma della politica agricola comune decisa nel 2003 e affinché continui a sostenere un’agricoltura multifunzionale. I nostri progetti futuri saranno tuttavia vani se non avremo prospettive finanziarie entro la fine dell’anno. Come si può funzionare con bilanci annuali? Presidente Barroso, lei stesso ha affermato che il 2006 sarà un anno cruciale per trasformare le parole in azioni concrete. Sa che numerosi progetti sono in attesa di questo bilancio. Il Parlamento ha fatto il proprio dovere mediante la relazione Böge. Sta a lei esercitare pressioni sulla Presidenza britannica affinché faccia uscire l’Europa da questa situazione di stallo.
Hannes Swoboda, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, signori Commissari, senza dubbio possiamo sostenere larga parte del programma e delle parole che il Presidente Barroso ha pronunciato oggi, in particolare – e nel dire questo riprendo una questione sollevata dall’onorevole Barón Crespo – i tentativi del Commissario Mandelson di mantenere la conferenza di Hong Kong equa ed equilibrata. Nonostante il suo scetticismo, mi auguro si ottenga tale risultato.
Il suo programma, signor Presidente, in cui esprime il desiderio di liberare tutto il potenziale dell’Europa, è molto ambizioso, ma sulla base delle riflessioni del mio gruppo devo dire che in esso mancano alcuni elementi essenziali.
Innanzi tutto vorrei parlare dei disordini nelle città francesi. Si tratta certamente di fatti francesi, cui però sottostanno cause più profonde. Forse ora capirete perché il nostro gruppo abbia sempre posto l’accento sull’importanza della coesione sociale, poiché, dove i cittadini sono disoccupati, dove non sono integrati, dove sono isolati e discriminati, insurrezioni di questo tipo non sono insolite. Anche a tale riguardo, il programma manca di qualunque dichiarazione chiara sull’importanza dei servizi pubblici, che sono particolarmente significativi, soprattutto nelle città, quale mezzo per andare incontro e fornire assistenza alle persone che hanno meno possibilità nella vita.
Altro argomento da lei menzionato, signor Presidente della Commissione, è la questione energetica. Per quanto io stimi il Commissario per l’energia e lavori bene con lui, devo dire che abbiamo spesso sottolineato quanto sia importante, alla luce degli attuali sviluppi, che la Commissione nel suo insieme si impegni chiaramente per una politica in materia di energia alternativa. E’ altresì essenziale che si introduca in Europa la pratica pressoché universale in America di obbligare le grandi società a reinvestire una quantità maggiore dei loro profitti smisurati in ricerca e sviluppo. Siamo curiosi di conoscere il contenuto del Libro verde, che sarebbe dovuto essere pubblicato tempo fa, e che sarà senza dubbio oggetto di intenso e serio dibattito.
In terzo luogo, vi è il potenziale di ricerca europeo, che dobbiamo risvegliare. In questo momento stiamo discutendo del settimo programma quadro di ricerca, ma la Commissione ha un qualche piano generale per la sua attuazione? Per fare un esempio, il suo programma menziona solo in modo vago e cauto l’Istituto europeo di tecnologia. E’ a questo proposito, invece, che deve mostrare maggiore audacia e determinazione e presentare un’idea generale per le università europee. Dobbiamo smettere di sovvenzionare gli americani esportando i giovani ricercatori nel loro paese. Li istruiamo e poi li lasciamo andare in America, perché in Europa hanno opportunità troppo scarse. Occorre inoltre un sistema che permetta un migliore accesso alle risorse per la ricerca alle imprese di piccole e medie dimensioni in particolare. Anche questo è assolutamente necessario.
Concordo su quanto ha detto in merito alla questione di “legiferare meglio”; è nell’interesse di molte grandi società, delle PMI e dei singoli cittadini che portiamo a termine questo compito. Anche se sosteniamo il Vicepresidente in ciò che si prefigge di fare, una migliore regolamentazione è anche compito di questa Assemblea. Dobbiamo fare molto di più di prima per spiegare, difendere e giustificare ogni singola iniziativa legislativa al pubblico, e dobbiamo procedere con la necessaria sensibilità. Dobbiamo agire concentrandoci maggiormente sugli obiettivi. Non è tanto questione che la Commissione esamini la legalità delle singole misure, ma che gli Stati membri siano in grado di raggiungere gli obiettivi associati alla legislazione europea.
Ha fatto bene a menzionare le questioni sociali, ma dal programma non risulta con sufficiente chiarezza che lo sviluppo economico e quello sociale devono andare di pari passo. Vorrei che lei, a nome della Commissione, l’anno prossimo presentasse una relazione sui progressi del processo di allargamento – argomento su cui vorrei tornare, anche se in un senso forse diverso. Vi è molto scetticismo da parte del pubblico; molti cittadini dei vecchi Stati membri hanno l’impressione che si usi l’allargamento per abbassare gli standard sociali e tagliare le tasse. Ripensando alla discussione che abbiamo avuto con lei, signor Presidente della Commissione, e con il Commissario McCreevy, non penso che siamo riusciti a comunicare quanto sia importante per noi la questione sociale. Ora che leggo nel Financial Times – il principale portavoce della Commissione – che il Commissario McCreevy è assolutamente contrario all’armonizzazione fiscale, mi ritrovo a pensare se il nostro obiettivo sia davvero continuare a tagliare le imposte dirette, rendendoci incapaci di finanziare i nostri servizi infrastrutturali per il sociale e per altri settori. Vogliamo un’Europa unica e condivisa, con standard sociali molto più bassi? Noi – termine col quale alludo ai vecchi e ai nuovi Stati membri insieme – dobbiamo mirare a realizzare un’Europa sociale. Vorrei che l’anno prossimo la Commissione producesse una relazione al riguardo.
Secondo un recente servizio del Financial Times, si può presumere che molti degli statisti dei maggiori paesi – Schröder, Chirac, Blair – cederanno il posto nel giro di pochi anni. Ora la Polonia ha un governo completamente nuovo. In un momento in cui nuovi governi e nuovi capi di governo salgono al potere, la Commissione deve assumere un ruolo di leadership in questa nostra Europa, con la quale queste nuove figure hanno forse minore familiarità, se non si vuole che l’ideale europeo si affievolisca ancora di più. Se si assumerà tale ruolo di leadership, saremo al suo fianco, ma, se lo farà, la preghiamo di fare dell’Europa sociale uno dei suoi obiettivi!
Silvana Koch-Mehrin, a nome del gruppo ALDE. – (DE) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, signori Commissari, il programma di lavoro per il 2006 non è solo un programma qualsiasi. Dev’essere un programma che renda di nuovo visibile l’Unione europea a ciascun cittadino, e per di più visibile in senso positivo.
I problemi di credibilità e di accettazione dell’UE forse non si trovano più nei titoli dei giornali, ma senza dubbio non sono scomparsi, e possono tornare in prima pagina in qualunque momento. E’ perché sono lungi dall’essere stati superati che la sfida per l’Unione europea è tanto più grande: le sue politiche devono dimostrare ai cittadini che ne vale davvero la pena. Si otterrà tale risultato mediante politiche comprensibili che producano risultati, e i risultati migliori possibili. Ciò non significa produrre quanta più legislazione possibile con il massimo impatto sul massimo numero di cittadini possibile. Al contrario, il tema fondamentale delle politiche dell’Europa unita dev’essere sempre il modo in cui portare l’Europa al vertice.
A questo proposito il titolo del programma di lavoro, “liberare tutto il potenziale dell’Europa” coglie proprio nel segno. Aggiungerei che quello era lo slogan della campagna elettorale del gruppo ALDE nel 2004, e sono lieta di vedervene fare uso. Anche per questo motivo sono lieta che il programma di lavoro sia stato elaborato in collaborazione con le commissioni parlamentari. Elaborare un programma comune per tutte le Istituzioni comunitarie è un passo nella giusta direzione. Il fatto è che tutto il resto è frammentario, cosa che il pubblico non reputa più giustificabile.
I quattro settori centrali – di cui si è già fatta menzione – sono molto decisamente quelli giusti. Ne consegue che la pretesa che questa politica sia vicina ai problemi dei cittadini è ancora ben lungi dall’essere sostenuta. Né per struttura né per contenuti, ahimè, il programma di lavoro soddisfa il requisito di essere vicino ai cittadini; in ogni caso non si può parlare di migliore regolamentazione se le due parti presentate non hanno assolutamente nulla a che fare l’una con l’altra e pertanto il programma è privo di coerenza.
Vorrei mettere in luce alcuni settori che rivestono particolare importanza per il gruppo ALDE. E’ molto positivo che si dia la massima priorità all’agenda di Lisbona; una politica coerente volta all’istruzione, alla ricerca e alla crescita creerà maggiori posti di lavoro, rendendo così competitiva l’Unione. Ciò implica senza dubbio la realizzazione del mercato unico dei servizi, compresi quelli finanziari. E’ altresì importante essere ambiziosi nel portare avanti la riforma della politica agricola, riassegnando, tra l’altro, maggiori finanziamenti alla ricerca e alla tecnologia agricola.
Per quanto riguarda la sicurezza interna, riteniamo che vada accordata pari importanza a due aspetti: il bisogno di sicurezza e il rispetto della libertà. Il fatto è che non saremo più sicuri né il terrorismo verrà sconfitto se le libertà dell’Unione europea, contro le quali si batte il terrorismo, vengono esse stesse limitate.
L’Europa è un esempio, unico al mondo, di come si possa istituire una pace duratura tra paesi che un tempo erano nemici. E’ altresì unica nella sua pacifica esportazione dell’economia di mercato, della democrazia e dei diritti umani. Per quanto questo sia grande, se si vogliono mantenere i risultati ottenuti, si deve procedere in un’unica direzione comune, e poiché ci si chiede quale essa sia, noi, in quanto legislatori europei, abbiamo l’obbligo di trovare risposte comprensibili, affidabili e sollecite. Questo deve far parte della nostra vita di tutti i giorni; deve diventare il nostro lavoro quotidiano. Dobbiamo darne l’esempio nel corso delle prossime settimane, con questo programma di lavoro per il 2006.
Al di là di questo, però, ci dev’essere un unico sogno a unirci in quanto europei. E’ stato Victor Hugo a dire che nulla è più potente di un’idea il cui tempo è giunto. L’Europa era un’idea di questo tipo e lo è ancora. Il programma di lavoro può essere una tessera del mosaico di quest’idea, ma deve inserirsi nel quadro di un’Europa che vuole andare avanti e, soprattutto, diventare più forte.
Pierre Jonckheer, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, signori Commissari, ascoltandola, Presidente Barroso, e leggendo il testo della Commissione, il mio primo pensiero è un augurio di buon lavoro rivolto a voi, e di buon lavoro anche a tutti noi, poiché per ciascun progetto il Parlamento avrà naturalmente voce in capitolo e potere di codecisione. Ad ascoltare lei, “prosperità, solidarietà, sicurezza” hanno un bel suono. Esistono altri trittici: libertà, uguaglianza, fraternità. Altro termine che si trova nella Carta dei diritti fondamentali è “dignità”, insieme al termine “giustizia”. Manca tuttavia un concetto: quello di sostenibilità. Io stesso mi sono detto che la parola sustainable in inglese in effetti suona bene. L’equivalente francese, soutenabilité, suona molto meno bene. Mentre il curioso termine durabilité suona ancora peggio. Forse un altro trittico potrebbe essere: vivere, circolare e amare. E’ solo un’idea!
Più seriamente, dov’è l’urgenza? Ad ascoltarla, e lei è un ottimo oratore, viene da dirsi: “Ha ragione”. Manca però qualcosa, e il mio gruppo prova costantemente un certo malessere. Questo malessere, per usare ancora una volta un’immagine, svanirebbe davvero se la strategia di sviluppo sostenibile che lei annuncia per dicembre non si rivelasse il figlio povero di papà Barroso, poiché lei sa che la famosa immagine dei suoi tre figli resta scolpita nella nostra memoria. Vorrei tentare di farmi capire: lei fa continuo riferimento all’economia statunitense, ma è consapevole del fatto che l’impatto ecologico dell’economia degli Stati Uniti è sei volte più grande di quanto il pianeta può sopportare? Questo è ciò che suggerisce uno studio condotto dal WWF, e sarebbe interessante che, nel quadro della strategia di sviluppo sostenibile, la Commissione ci dicesse se riconosce la veridicità di quest’affermazione e se ne trae qualche conclusione per quanto riguarda le politiche pubbliche europee.
Per quanto concerne la questione delle imprese e della competitività, gli ecologisti sono assolutamente convinti che le imprese non siano gli attori principali, bensì quelli cruciali in materia di sviluppo sostenibile. Per questo motivo, sapendo che le imprese sono lacerate dal contrasto tra il dovere di rendere conto ai propri azionisti ogni trimestre e la necessità di elaborare strategie di sviluppo sostenibile e di investimenti a lungo termine, il mio gruppo, insieme al Parlamento europeo, pone costantemente l’accento sull’esigenza di fissare obiettivi sostenuti da cifre. Perciò vorremmo dal 20 al 25 per cento di energia rinnovabile entro il 2020 e auto che consumano 2,5 litri di benzina ogni 100 km entro il 2020, poiché il 70 per cento del consumo di petrolio è legato ai trasporti nell’Unione europea.
Per quanto riguarda la questione economica e sociale, Presidente Barroso, sarebbe saggio convincere i cittadini che il mercato unico europeo non si può costruire sulla base del dumping sociale. Da questo momento in avanti renda noto – così facendo non andrà al di là delle sue prerogative – che il compromesso presentato dall’onorevole Gebhardt sul principio del paese d’origine è accettabile da parte della Commissione. Faccia sapere inoltre ai nuovi Stati membri, e soprattutto ai governi, che le clausole restrittive imposte sul diritto del lavoro per tutti i cittadini comunitari sono inutili e inaccettabili e che, il 1° maggio 2006, potranno essere eliminate.
Ecco alcuni suggerimenti che volevo condividere con lei. Non ho il tempo di continuare, ma, se lo desidera, possiamo parlarne altrove.
Roberto Musacchio, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Barroso, all’inizio della legislatura dissi in Aula che questo Parlamento era il frutto di elezioni in cui tutte le forze di governo erano state sconfitte, a partire dal suo paese, il Portogallo.
Questo era il segno di una crisi economica e sociale, che riguardava anche le politiche europee, ovvero le politiche liberiste. Serviva uno scatto che non c’è stato, neanche dopo i risultati dei referendum in Francia e in Olanda, che hanno bocciato il trattato costituzionale. C’è stata anzi la tentazione di sciogliere il popolo, invece che di cambiare la politica.
E’ stato poi il turno del signor Blair, il quale si è presentato come la soluzione dei problemi europei, mentre è evidente che semmai egli costituisce parte integrante di questi problemi. Infatti, il suo semestre sta volgendo al termine e non è stato ancora trovato nemmeno un accordo sul bilancio. Si tratta di un fallimento di cui lei, signor Barroso, è responsabile assieme a Blair, in quanto lei e la sua Commissione avete assecondato tutti i processi di crisi in atto, finendo anzi per accentuarli.
Cosa possiamo dire delle sue indicazioni più recenti, quando ci ha parlato di una semplificazione, che di fatto significherebbe non fare le cose buone, come la direttiva REACH, e fare invece quelle cattive, come la direttiva Bolkestein? Il punto è che la strada liberista porta l’Europa su un binario morto. Il problema non è rappresentato dall’Europa, dall’allargamento o dalla Turchia, bensì dal liberismo, e oggi lei ci ha riproposto nuovamente questo binario morto.
Ci vuole invece ben altro. E’ necessario definire un progetto di rilancio di uno sviluppo qualificato e di una coesione sociale capace di riproporre il modello sociale europeo come alternativa al modello nordamericano e non come una sua brutta copia.
Per fare questo occorre un bilancio più consistente e non ridotto all’osso, un pacchetto di norme che promuova un’armonizzazione verso l’alto e non il dumping sociale della direttiva Bolkestein.
E’ necessaria una cooperazione interna all’Europa e con gli altri paesi per rilanciare uno sviluppo qualificato e non una sciocca competizione o la dittatura fallimentare del WTO. E’ necessario mettere al primo posto l’innovazione e l’ambiente e non il ridicolo e disastroso rilancio del nucleare. Occorrono reti di comunicazione che impongano il rispetto dell’ambiente e non consentano la sua devastazione.
Occorre concedere la cittadinanza agli immigrati e far sì che non si verifichino più episodi come quelli di Lampedusa o di Melilla. Si deve garantire la democrazia e non i cosiddetti pacchetti di sicurezza, lesivi delle prerogative democratiche, bocciati anche dal parlamento inglese. Si deve scegliere la pace e non la guerra. Occorre prediligere un parlamento democratico e non un potere burocratico tra gli altri.
Occorrono infine governi di sinistra che guardino al cambiamento e non a grandi coalizioni improponibili. Noi proponiamo una sinistra alternativa europea, sempre più unita a una società europea che vuole cambiare.
Nigel Farage, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, mi congratulo con il Presidente Barroso per aver prodotto questo notevole documento. Presidente Barroso, la sua determinazione nel creare uno Stato europeo unitario non è stata sminuita da un episodio inopportuno quale l’esito dei referendum in Francia e nei Paesi Bassi. Mi domando anche se la campagna del Presidente Blair per una minore regolamentazione e per l’eliminazione delle leggi superflue non possa rappresentare un po’ un freno per lei; ma no, lei, impavido, ha prodotto il programma di lavoro più ambizioso che si sia mai visto nella storia dell’Unione europea. Peccato che stamani la Presidenza britannica non si sia data il disturbo di venire a sentirla!
Oltre all’estensione di poteri nell’ambito della giustizia e degli affari interni, all’istituzione di visti comunitari, e a tutto il resto, compresi regolamenti in merito ai giocattoli per bambini, noto che riguardo al bilancio lei dice che devono esserci sistemi di verifica e controllo adeguati. E’ piuttosto ironico a dirsi proprio la settimana in cui la Corte dei conti rifiuta si sottoscrivere la sua relazione per l’undicesimo anno consecutivo.
Ha perso la Costituzione e ora tratta gli elettori di Francia e Paesi Bassi con disprezzo. Molti cittadini francesi avranno pensato che votando “no” avrebbero interrotto il flusso di burocrazia europea. Tuttavia, esattamente come la fiducia nella “linea Maginot” è venuta loro meno nel 1940, ancora una volta i nemici degli Stati liberi e indipendenti arrivano da tergo per travolgere tutto.
Con questo programma di lavoro ha dimostrato di non aver imparato nulla e di non arrivarci proprio.
(Applausi dai banchi del gruppo IND/DEM)
Brian Crowley, a nome del gruppo UEN. – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Presidente Barroso e l’intera Commissione di essere qui stamani. E’ un peccato che il Parlamento non abbia potuto ricambiare con un livello di partecipazione altrettanto alto.
Uno dei fattori chiave della valutazione del programma di lavoro è verificare che le idee e le proposte che esso contiene rispondano alle esigenze attuali dei cittadini dell’Unione europea.
Vorrei citare brevemente un paio di questioni affrontate dal Presidente Barroso nella sua presentazione. Ha giustamente parlato dell’importanza del ciclo di negoziati di Doha e dell’impatto che esso avrà non solo all’interno dell’Europa, ma in tutto il mondo, sull’aumento del commercio nonché sul mantenimento degli impegni in materia di giustizia sociale, anche se non si tratterà di un pacchetto completo per la giustizia sociale. Tuttavia, nonostante le rassicurazioni del Presidente Barroso, in un certo senso sono preoccupato per i tentativi perpetrati in seno alla Commissione e al Parlamento, in preparazione della conferenza di Hong Kong, di esigere di più dagli agricoltori europei. Agli agricoltori si chiede di compiere ulteriori riduzioni e sacrifici, nonostante sia stato detto loro che la riforma del 1999 rappresentava un accordo definitivo in merito alla politica agricola comune. In seguito è stato loro detto, nel 2003 e nel 2004, che si dovevano apportare ulteriori modifiche per tenere conto degli imminenti negoziati dell’Organizzazione mondiale del commercio. Improvvisamente scopriamo che si stanno facendo persino ulteriori richieste al settore agricolo europeo. Si tratta di richieste che non possono essere soddisfatte se si vuole mantenere un settore agricolo produttivo e sostenibile all’interno dell’Unione europea per il futuro. Non si tratta solo di proteggere gli interessi degli agricoltori, ma anche di una questione molto chiara e importante che riguarda la sicurezza alimentare, la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare e il livello e la qualità dei cibi, nonché la sicurezza che si mantengano la biodiversità e le alternative disponibili nelle zone rurali d’Europa.
Passando alle diverse proposte all’interno del programma di lavoro, accolgo con favore le iniziative in corso riguardo a una comunicazione sui diritti dei minori. E’ ora che l’Unione europea prenda sul serio i diritti dei minori, in quanto rappresentano più del 40 per cento della nostra popolazione, ma non hanno una posizione, uno status nelle politiche o nelle idee europee, se non nelle parole che utilizziamo per esprimere la nostra volontà di proteggerli. Per via del progresso tecnologico, quelle idee sui diritti dei minori ora vanno collegate anche alla sicurezza informatica, perché abbiamo visto Internet – nonostante il suo intento meraviglioso, la brillante innovazione e le opportunità che offre a tutti noi – utilizzato da persone che vogliono corrompere menti innocenti e snaturare l’uso di Internet con il traffico della pedofilia e della pornografia infantile.
Per quanto concerne la sostenibilità, l’ascesa del prezzo del petrolio e del carburante negli ultimi mesi ha causato onde d’urto in ciascuna economia, oltre a sconvolgere i consumatori privati. Non dimentichiamo che il prezzo del petrolio ha conseguenze non solo sull’economia nel suo insieme, ma anche su di me e di voi e su tutti i singoli consumatori, non solo per il carburante di cui riforniamo le auto, ma anche per il prezzo delle merci nei negozi, del tragitto per andare e tornare dal lavoro e così via. I tempi sono maturi per andare verso un mercato europeo comune dell’energia in cui possiamo utilizzare la forza collettiva dei 25 Stati membri per ottenere prezzi migliori e per riunire le menti, l’intelligenza e le innovazioni disponibili nei 25 Stati membri per ricercare fonti di carburante alternative, e in particolare per ricercare nuovi metodi e meccanismi per la conservazione dell’energia. Per questo motivo anche la proposta di direttiva sui biocarburanti va accolta con favore. Andrebbe però dedicata maggiore attenzione all’energia solare, eolica e idrica, il che può altresì dare un grande contributo per un progetto energetico definitivo.
In conclusione, indipendentemente da ciò che dicono tutti, le prospettive finanziarie sono l’unica cosa che davvero conta. Se non abbiamo il denaro, non possiamo intraprendere le azioni e le politiche che vogliamo. Tuttavia, nel determinare quale debba essere l’ammontare delle prospettive finanziarie, dev’essere compito degli Stati membri presentare un pacchetto, perché sono ancora una volta loro a pagare le future azioni dell’Unione europea. Sta a loro decidere se assegnare denaro ai fondi che ci occorrono per attuare queste importanti misure. Il fatto che finora i governi non siano riusciti a trovare un accordo al riguardo è inaccettabile per tutti. In effetti è paradossale che siano i governi dei nuovi Stati membri a indicare la strada per risolvere la questione delle prospettive finanziarie.
Tuttavia non dobbiamo usare questo mancato accordo come una scusa per bloccare, ostacolare o impedire gli sforzi che si possono compiere in questo momento. Accolgo con favore l’occasione di lavorare con lei, Presidente Barroso, e con la sua Commissione, per portare a termine questo programma.
Jean-Claude Martinez (NI). – (FR) Signor Presidente, Presidente Barroso, c’è stata la questione di Ceuta, c’è stata la questione di Melilla, e ora le banlieues sono in rivolta. I mezzi di comunicazione nel mondo pongono domande, e noi che cosa facciamo? Elaboriamo un programma legislativo. Per affrontare cosa? Il riscaldamento del pianeta, per esempio, il che pare logico; quando bruciano auto e scuole, in effetti c’è un problema di riscaldamento del pianeta, e quindi di rispetto del Protocollo di Kyoto. Insieme al Commissario Fischer-Boel, inoltre, potremmo distruggere un po’ più la nostra agricoltura rispetto a ora; il Commissario Mandelson otterrebbe un accordo a Hong Kong, e noi avremmo livelli di disoccupazione leggermente più alti. Adottiamo qualche altra direttiva, e la montagna legislativa finirà per privarci di ogni potere. Mi spingerei fino a proporre un titolo per il programma legislativo del Presidente Barroso: “Operazione fumo negli occhi”, perché il programma è una cortina di fumo fatta di idee carine che però dissimulano fatti drammatici.
Un’ultima parola, Presidente Barroso: il giorno di Natale del V secolo d.C. il Reno gelò in seguito a un cambiamento del clima. Migliaia di carri di fuoco attraversarono il Reno, e Roma fu saccheggiata. Sa che cosa stava facendo il Senato romano in quell’inverno del 483? Stava elaborando un programma legislativo.
(L’onorevole Cohn-Bendit grida all’onorevole Martinez: “Oh cielo! Che persona intelligente; conosce la storia!”)
PRESIDENZA DELL'ON. ONESTA Vicepresidente
Presidente. – Onorevole Cohn-Bendit, si astenga dal fare commenti.
Ingeborg Gräßle (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, signori Commissari, onorevoli colleghi, con 96 progetti prioritari, 32 dei quali hanno carattere legislativo, questa nostra Europa non può essere accusata di scarsa progettualità, e quindi le si deve rispetto, soprattutto se si tiene a mente che l’elenco non comprende nemmeno la programmazione legislativa che dovrebbe davvero rappresentare una priorità per il 2006, ovvero le circa 50 basi giuridiche per i programmi pluriennali per il periodo 2007-2013.
In sostanza, dunque, il pacchetto in discussione oggi concede poche indicazioni in merito ai suoi veri contenuti, e che ne è stato della sussidiarietà o della sua verifica? Il Consiglio, che oggi brilla per la propria assenza, ancora una volta – ed è imbarazzante – non ha preso parte a questo lavoro di pianificazione, né tantomeno ne ha fissato le priorità. Le due Presidenze dell’anno prossimo, quella austriaca e quella finlandese, in una lettera datata 19 ottobre, sono arrivate persino al punto di annunciare il proprio programma di lavoro per il 2006, che perciò è qualcosa che dobbiamo attendere con ansia, oltre a vedere come tutte queste cosa possono essere messe insieme.
Il Consiglio, mediante e nel corso di questa procedura di consultazione, avrebbe potuto dare una valida indicazione del suo impegno per la sussidiarietà, coinvolgendo i parlamenti nazionali nel modo indicato dalla Costituzione. Avrebbe potuto lasciare il proprio segno su questa procedura, avvicinandosi al Parlamento e alla Commissione, invece di lasciarci tutti all’oscuro riguardo a ciò che sta per accadere e a quali proposte il Consiglio stesso intende presentare.
Il Parlamento ha istituito una limitazione ai posti in seno alla Commissione, che verranno pagati solo se si troverà un accordo in merito al programma di lavoro. Sarebbe un’ottima cosa se questo programma di lavoro dovesse davvero comprendere tutti i progetti che sappiamo fin d’ora essere all’ordine del giorno per il 2006, e se prestasse maggiore attenzione all’idea di sussidiarietà per quanto riguarda procedure e contenuti.
Jan Andersson (PSE). – (SV) Signor Presidente, la Commissione ha affermato che la strategia di Lisbona si riflette in questo programma di lavoro. In effetti vi si riflette in parte, ma non completamente. Forse ricorderà che abbiamo avuto un dibattito in merito all’equilibrio nella strategia di Lisbona. In seno al Parlamento abbiamo espresso l’opinione che la politica sociale, la giustizia sociale e la coesione sociale non vanno viste come accessorie dopo la crescita e l’occupazione. Credevo che avessimo concordato di vedere la politica sociale quale parte integrante del processo di Lisbona. Questo non si riflette nel programma di lavoro. La dimensione sociale è decisamente esigua.
Abbiamo parlato del fatto che una migliore legislazione non significa per definizione meno legislazione. Mi accorgo che, in ambito sociale, non vi è assolutamente alcuna legislazione. Vi sono tre comunicazioni e un Libro verde, cosa che accolgo con favore, ma non vi è assolutamente alcuna legislazione. Non si può dire che il Parlamento non abbia presentato proposte. Vorrei discuterne un paio. La prima riguarda le nuove forme di occupazione, quelle note come forme di lavoro atipico, di cui ora vi è una sovrabbondanza e che implicano minor sicurezza, minore potere e probabilmente maggiore stress sul posto di lavoro. Abbiamo chiesto una direttiva che affronti queste nuove forme di lavoro.
In secondo luogo, lei ed io, Presidente Barroso, abbiamo partecipato a una conferenza sulle ristrutturazioni. A quanto ho capito, eravamo d’accordo sul fatto che, se volevamo che si potessero effettuare le ristrutturazioni, dovevamo fare in modo che i dipendenti fossero coinvolti nel processo. Abbiamo strumenti a livello europeo. Abbiamo il comitato aziendale europeo, di cui il Parlamento ha richiesto una revisione. Non abbiamo visto nulla di tutto questo.
In conclusione, vorrei solo affrontare la questione di un programma per l’integrazione delle persone con disabilità. Sarebbe un programma contro la discriminazione, applicabile non solo nell’ambito del mercato del lavoro, ma dovunque. Anche questo brilla per la propria assenza.
Diana Wallis (ALDE). – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Presidente della Commissione per aver presentato il programma della Commissione inserendolo con decisione in un contesto politico.
Vorrei riprendere una piccola questione: quando sono entrata a far parte dell’Assemblea sei anni fa, liberare il potenziale del mercato interno europeo veniva considerato un modo per approfittare dell’e-commerce e dell’arrivo dell’euro. A tale scopo, si sono avute molte iniziative nel campo della giustizia civile, al fine di assicurare che laddove diamo la possibilità di circolare, di fare affari, di lavorare, di innovare, di commerciare e di comprare, diamo compimento al quadro giuridico equilibrato che conferisce sicurezza e accesso alla giustizia.
Nel frattempo è iniziata la guerra al terrorismo e l’intero settore della giustizia penale è diventato dominante, ma dev’essere così a danno della giustizia civile, che non merita più di un paragrafo né alcuna iniziativa nuova o neppure consultazioni in questo programma? Basta dare un’occhiata alla nostra corrispondenza per accorgersi che nel settore della giustizia civile non stiamo ottenendo risultati. Basta guardare l’ordine del giorno della commissione per le petizioni. Sono di più le vite dei cittadini rovinate dalla mancanza di accesso alla giustizia civile o dai meccanismi transfrontalieri correttivi che non quelle, per fortuna, direttamente interessate dal terrorismo. Vi prego di concentrarvi sulla giustizia civile.
Esko Seppänen (GUE/NGL). – (FI) Ho esaminato il documento della Commissione. La mia conclusione è univoca: tante parole e poche azioni. La globalizzazione, che in realtà è la versione aggiornata del capitalismo, è data per scontata, come se fosse una legge di natura. La legislazione comunitaria è favorevole all’idea che il lavoro europeo diventi lavoro a basso costo, all’esportazione dei posti di lavoro all’estero e a far propria la causa della convenienza nei mercati del lavoro degli Stati membri.
Ho letto con interesse il programma di lavoro in cerca di una base giuridica per l’annuncio del Presidente della Commissione che alla Francia verrà concessa un’ulteriore sovvenzione di 50 milioni di euro per via dei veicoli bruciati per le strade nelle scorse settimane. Non credo che la legislazione vigente sia una base giuridica per questa forma di assistenza finanziaria e nemmeno nel programma di lavoro della Commissione viene proposto nulla di simile. L’intento è quello di corrompere la Francia con sovvenzioni illegali affinché adotti i piani finanziari comunitari?
La Commissione propone di manipolare l’opinione pubblica in modo che ne abbia un’opinione più positiva. Questo si chiama propaganda e indottrinamento, anche se la Commissione parla di deficit comunicativo. Per come diffonde le informazioni, la Commissione rappresenta la dittatura della maggioranza, ovvero la democrazia si misura in base all’atteggiamento che la maggioranza adotta quando presta ascolto alle minoranze. In ogni caso, nei referendum in Francia e nei Paesi Bassi la maggioranza ha votato contro la comunicazione e la dittatura propagandistica della Commissione.
Rifiutare la Costituzione è stato un atto di democrazia e non ha condotto l’Unione europea alla crisi. La mancata adozione del quadro finanziario per il periodo 2007-2013, tuttavia, blocca il lavoro dell’Unione europea. Poiché ci troviamo forse in stato d’emergenza, la Commissione dovrebbe iniziare a elaborare programmi per i Fondi strutturali e di altra natura su base annua, in altre parole un piano B.
Jens-Peter Bonde (IND/DEM). – (DA) Signor Presidente, ora i parlamenti nazionali e regionali devono scorrere l’intero programma annuale e, seguendo il titolo “Meno e migliore”, controllare che risponda ai principi di prossimità e proporzionalità. Vorremmo affrontare un numero minore di argomenti e in cambio svolgere un lavoro di qualità superiore. L’Unione europea dovrebbe adottare solo legislazione vincolante negli ambiti transfrontalieri in cui gli stessi parlamenti nazionali non riescono a legiferare in modo efficace. In questo modo, gli elettori non avrebbero niente da perdere, ma tutto da guadagnare, e noi avremmo potere di codecisione anziché nessun potere. Se tuttavia l’Unione europea si attribuisce potere in ambiti in cui gli stessi parlamenti nazionali possono legiferare, perdiamo sia in termini d’importanza che di democrazia.
Il controllo del rispetto del principio di prossimità dovrebbe iniziare in seno alle commissioni parlamentari pertinenti, in modo che le commissioni sociali trattino proposte di carattere sociale e quelle per i trasporti trattino proposte del proprio settore e così via – procedura adottata venerdì scorso in seno alla commissione per gli affari europei della Danimarca. Di conseguenza, le commissioni per gli affari europei dovrebbero comunicare pareri e riunirsi in occasione della Conferenza degli organismi specializzati negli affari comunitari ed europei dei parlamenti dell'Unione europea (COSAC) al fine di adottare il programma annuale. Sarebbe preferibile che ciò avvenisse in modo che noi potessimo vedere come si sono espresse le varie parti. Il programma annuale andrebbe poi rispettato dal Parlamento europeo e dal Consiglio, e discusso in seno a tali Istituzioni. Solo allora la Commissione verrebbe invitata a predisporre atti legislativi, che godrebbero di un sostegno dal basso. Questo sarebbe in contrasto con la situazione attuale, in cui la Commissione si conferisce da sé il potere e usa il proprio monopolio sulle iniziative, i suoi 3 000 gruppi di lavoro segreti e il suo accesso alla Corte di giustizia per accentrare sempre più potere a Bruxelles.
Ma non tutto il male viene per nuocere. Fortunatamente l’accentramento ha portato gli elettori a rifiutare di dare il proprio consenso, come abbiamo visto nei Paesi Bassi e in Francia. Ciononostante il programma annuale contiene molti elementi della Costituzione respinta. I voti negativi andrebbero rispettati. Andrebbe escluso tutto ciò che proviene dalla Costituzione. Grazie, signor Presidente – se, in effetti, vi è qualcosa per cui ringraziarla.
Alessandro Battilocchio (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo a nome del nuovo PSI. L’Europa si trova ad affrontare sfide impegnative, chiare e urgenti. Senza dubbio, il ventesimo secolo ha portato il vecchio continente a livelli di libertà, di progresso e di benessere mai raggiunti prima. Tuttavia, questa straordinaria crescita ha generato anche nuovi problemi, che provocano squilibri, rischi e tensioni.
I recenti avvenimenti che hanno interessato le periferie francesi sono un chiaro segnale di come i problemi di sicurezza non riguardino più esclusivamente i pericoli provenienti dall’esterno delle nostre frontiere. Ancora una volta, infatti, l’attualità ci spinge a guardare quanto avviene in casa nostra e ci chiede di trovare soluzioni per problemi quotidiani, talmente ricorrenti e conosciuti che troppo spesso sfuggono alla nostra attenzione.
La nostra è un’era di straordinario sviluppo che si accompagna ad esasperanti stagnazioni, di potenzialità che aprono a un futuro migliore ma anche di germi che recano minacce, di una crescita del benessere che ha portato tuttavia all’insorgenza di nuove malattie. Appare dunque chiaro che la strada da compiere è ancora lunga.
Condividiamo i punti salienti della proposta in esame. Il programma di lavoro della Commissione, presentato puntualmente con convinzione dal Presidente Barroso, è incentrato giustamente su alcuni obiettivi chiave, vale a dire la prosperità, la solidarietà e la sicurezza nonché il ruolo dell’Unione come partner mondiale. Si tratta di questioni che richiedono un impegno costante, una strategia efficace e conseguenti risorse adeguate per la realizzazione di interventi in grado di incidere realmente sull’assetto socioeconomico europeo.
Malcom Harbour (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, in qualità di coordinatore per il mio gruppo in seno alla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, vorrei accogliere con favore l’attenzione che la Commissione ha dedicato al completamento del mercato interno in numerosi settori importanti e ringraziare il Commissario e la sua squadra per questo. Seguiremo la questione con molta attenzione.
Detto questo, il mio giudizio è estremamente critico nei confronti del documento in esame nel suo complesso. Si tratta di un documento curioso. I colleghi parlavano di priorità. Vorrei solo citarne un passo: “Oggi la priorità principale è quella di ripristinare in Europa una crescita dinamica sostenibile e l’occupazione”. Si trova a pagina 27 del documento. In che senso abbiamo delle priorità quando abbiamo un elenco sconnesso di 96 elementi posti in ordine arbitrario, che non chiarisce che cosa abbia carattere legislativo e che cosa no? In ogni caso, Presidente Barroso, le dico che, qualunque sia il senso del programma di lavoro, voglio sapere ciò che è già in corso di svolgimento. Non voglio solo sapere di 96 cose che sta avviando, ma a che punto è con il lavoro esistente che le abbiamo chiesto di fare e quali priorità assegna a quest’ultimo.
Vi è un’altra cosa che vorrei sapere, perché non ne ho la più pallida idea. E’ bello vedere in Aula tutti i membri della sua Commissione, ma vogliamo vedervi lavorare insieme molto meglio, in un processo decisionale più integrato, al fine di affrontare la questione vitale che lei stesso ha posto in cima al suo programma politico, cioè quella della competitività, dell’occupazione e della crescita in Europa. La questione non verrà risolta da 96 proposte distinte, ma dalla Commissione che lavora tutta insieme per questo scopo. Perché non ritroviamo queste cose nel suo programma? Lo dico anche al Commissario Wallström che è presente in Aula e che dovrebbe aiutarci a comunicare queste idee – dovrebbe aiutarci. Come posso andare a dire ai miei elettori e alle imprese del mio collegio elettorale che la Commissione lavorerà alla competitività e all’occupazione con questo elenco di 96 proposte sconnesse?
Vorrei tuttavia dire che vale la pena di esaminare gli sviluppi del lavoro del Commissario Verheugen in merito agli autoveicoli nell’ambito di un’iniziativa integrata per la competitività. Vorrei lodarlo per la sua iniziativa e per molte altre. Mostrateci altro lavoro di questo tipo e non questa lista della spesa di proposte sconnesse.
Ieke van den Burg (PSE). – (NL) Signor Presidente, diversi dei precedenti oratori hanno già istituito un paragone con gli Stati Uniti. Faccio parte della commissione per i problemi economici e monetari, che ha anche molti contatti oltreoceano. Ho notato che vi è una sorta di inversione di marcia nella valutazione degli sviluppi, in particolare per quanto riguarda il mercato finanziario.
Non so se avete visto il titolo del Financial Times di stamani, secondo cui ancora una volta gli Stati Uniti ci invidiano ciò che quest’Assemblea è riuscita a fare nel corso dell’ultima tornata. Lo scorso ottobre abbiamo affrontato un volume di regolamenti di 800 pagine sulle esigenze di capitale delle banche, e grazie a questo siamo ben più avanti rispetto agli Stati Uniti. I cittadini non ne hanno sufficiente consapevolezza. Non so se conosciate il libro di Jeremy Rifkin Il sogno europeo, ma anch’esso suggerisce che la nostra percezione al riguardo talvolta è inesatta.
Ciò che mi colpisce è che alla Commissione manchi la consapevolezza che potremmo fare molto di più con la strategia di Lisbona e con la politica macroeconomica. In Europa, discutiamo fino a deprimerci quando qualcosa va storto, ma dimentichiamo che queste cose ci offrono anche delle opportunità. Ad esempio, potremmo sfruttare le difficoltà create dal Patto di stabilità e di crescita al fine di ottenere subito una politica macroeconomica migliore e utilizzare il nostro vantaggio nel settore della regolamentazione dei mercati finanziari per impiegare efficacemente gli investimenti che potrebbero in tal modo prodursi e far sì che la Commissione diriga questa politica macroeconomica.
Temo che l’opinione che il mercato si regolerà da solo sia imputabile anche alle sue idee liberali. Penso che gli americani potrebbero aiutarla a respingere questa concezione. Il mercato non può regolarsi da solo. Dovremo indicare la strada, e in questo ci aspettiamo che la Commissione dia prova di capacità di comando.
Anneli Jäätteenmäki (ALDE). – (FI) L’integrazione europea non andrà a buon fine a meno che non si fondi su responsabilità comuni. Non basta limitarsi a istituire un mercato unico e una moneta unica, anche se questi incoraggiano l’integrazione. Le priorità della Commissione di prosperità, solidarietà e sicurezza sono importanti e giuste.
Vi sono 18,8 milioni di disoccupati in Europa – quasi 20 milioni. Che cosa significa l’Unione europea per loro, che cosa offre? Non certo solidarietà, prosperità o sicurezza. Le parole da sole non bastano: occorrono azioni concrete.
Signor Presidente, l’Unione europea deve concentrarsi sull’essenziale. La decisione della Commissione di abolire le regolamentazioni e la burocrazia superflue e di semplificare il diritto comunitario va sostenuta. Mi auguro inoltre che da ultimo il principio di sussidiarietà venga attuato, il che avvicinerebbe anche i cittadini all’Unione europea e fornirebbe a quest’ultima un mandato per compiere il proprio lavoro.
Georgios Toussas (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, il programma di lavoro della Commissione riflette i suoi lodevoli sforzi per servire nel miglior modo possibile gli interessi imperialistici dell’Unione europea e le scelte delle grandi imprese.
Nonostante le obiezioni espresse in seno al Consiglio, si sta promuovendo un accordo che prevede cambiamenti radicali per le prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013, a spese degli agricoltori e dei lavoratori in generale.
La Commissione sta tentando di adattare il proprio programma legislativo per il 2006 alla nuova situazione non con cambiamenti di direzione politica, ma sulla base degli impegni per il suo mandato quinquennale e delle scelte dei monopoli. Il principale asse intorno a cui ruota la sua politica è la comunicazione. Corruzione, tangenti e cooperazione di classe stanno diventando i mezzi per ingabbiare le masse popolari e accogliere le misure più reazionarie e antipopolari.
Maggiore liberalizzazione dei mercati, puntando a elettricità e gas naturale. Integrazione del mercato interno dei servizi, degli uffici postali e così via, privatizzazione di servizi pubblici, nuove misure per la politica navale e promozione di nuove misure fiscali a danno dei lavoratori.
Una strategia uniforme per favorire gli antipopolari obiettivi di Lisbona sulla base di programmi d’azione nazionali e promozione di progetti a sfavore del lavoro per i giovani, le donne e i lavoratori in generale.
Questo programma della Commissione è completamente avverso alle ambizioni e agli obiettivi dei lavoratori, motivo per cui nei prossimi mesi intensificheranno la lotta per il diritto al lavoro, per un migliore livello di vita, per difendere le libertà popolari, per la pace e per l’uguaglianza.
Frank Vanhecke (NI). – (NL) Signor Presidente, anche se mi coglie di sorpresa il fatto che la Commissione si abbandoni a questa sorta di oblio, e che, a ogni buon conto, ignori completamente il palese monito proveniente dai “no” francesi e olandesi nei referendum europei, il 2006 sarà soprattutto l’anno dell’avvio definitivo dei negoziati di adesione tra la Commissione e la Turchia, il che rappresenta un’ulteriore prova non solo della totale mancanza di sensibilità della Commissione verso la volontà democratica della maggioranza degli europei, ma anche della sua voluta inosservanza delle norme giuridiche, l’altrimenti tanto sacro acquis comunitario.
Ad ogni modo, sono curioso di scoprire di quali trucchi, bugie e menzogne si servirà la Commissione, nonostante la previsione dell’ex Commissario per l’agricoltura, Franz Fischler, secondo la quale la Turchia, da ultimo, sarebbe stata dopo tutto in grado di integrarsi nella politica agricola europea, e che i costi non sarebbero stati insostenibili. Non per questo smetteremo di ripetere che l’adesione della Turchia all’Unione europea è sia insostenibile che antidemocratica.
John Bowis (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, uno degli argomenti affrontati stamani dal Presidente Barroso è che dobbiamo ispirare i cittadini d’Europa, troppi dei quali sono delusi dall’intera concezione di Unione europea. A questo scopo, dobbiamo dar voce alle ragioni dell’Europa per quanto riguarda l’importanza che l’Europa ha per la vita, i problemi, le speranze e le ambizioni dei cittadini. Dobbiamo aiutare l’Europa a riscoprire l’impulso alla crescita economica e alla competitività, eliminando con decisione gli sprechi e la burocrazia e concentrandoci sui prerequisiti di tale programma.
Tali prerequisiti sono certamente la deregolamentazione e l’alleggerimento delle imposte, ma sono anche persone più sane che vivono in un ambiente più sano. Dobbiamo soprattutto sforzarci di sostenere coloro che sono meno capaci di affrontare le sfide e le occasioni della vita, coloro che vivono con una disabilità o con malattie potenzialmente mortali o in povertà. Pertanto ci rivolgiamo alla Commissione affinché si assuma maggiori responsabilità in favore della salute, della promozione della salute, della sanità pubblica, delle emergenze sanitarie, della salute mentale, delle disabilità, della mobilità dei pazienti e dell’informazione dei pazienti.
Dobbiamo inoltre andare avanti con il programma per l’ambiente, con il cambiamento climatico, lo scambio dei diritti di emissione, la qualità dell’aria, la riduzione dei rifiuti, il riuso e il riciclaggio, l’inquinamento acustico e l’ambiente urbano, la tutela delle specie protette e degli habitat e la riduzione della sperimentazione sugli animali.
Ciò che abbiamo da dire a proposito dell’Europa è altrettanto valido per le nostre politiche per il mondo in via di sviluppo, ma nulla di tutto ciò è possibile senza sorveglianza e applicazione adeguate o senza un opportuno controllo finanziario. Tali aspetti spesso minano le nostre buone intenzioni in Europa e contribuiscono a rafforzare i dubbi dei cittadini in merito alla capacità dell’Europa di portar loro buone notizie.
Poul Nyrup Rasmussen (PSE). – (EN) Signor Presidente, le chiederei di sollevare la questione della scarsa partecipazione registrata oggi nella prossima riunione della Conferenza dei presidenti. Credo che dobbiamo rispetto alla Commissione: tutti i Commissari che potevano essere presenti sono qui in Aula. La scarsa partecipazione in seno all’Assemblea è a dir poco inaccettabile e dimostra una mancanza di rispetto nei confronti della Commissione. Stasera senza dubbio solleverò la questione in seno al mio gruppo.
Presidente Barroso, il problema non è il contenuto del suo programma. Nel poco tempo a mia disposizione, vorrei delineare il problema soffermandomi su alcuni aspetti fondamentali.
Oggi, nel corso della sua presentazione orale, ha detto:
(FR) “Dobbiamo collegare tali programmi alle nostre priorità politiche, al fine di migliorare la governance economica dell’Unione e di rafforzare gli sforzi nazionali ed europei a favore delle riforme e degli investimenti”, e ha proseguito: “investimenti a livello nazionale, ma anche a livello europeo a favore dell’economia di domani, dell’innovazione, della conoscenza e delle nuove infrastrutture. Queste due tipologie di investimenti devono procedere di pari passo”.
(EN) Bene. D’accordo. Signor Presidente della Commissione, facciamo un patto oggi: lei dice al Parlamento che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi lei e la sua Commissione formulerete una strategia per fare in modo che, quando in primavera ci riuniremo in seno al Consiglio europeo sull’occupazione, avremo questo messaggio quale orientamento comune dal Consiglio. Lei, insieme al Commissario per gli affari economici e alla Commissione nel suo insieme, indurrà i governi a concludere un accordo, promettendo di compiere, nei prossimi due, tre o quattro anni, investimenti simultanei e di essere coordinati. Non le sottraggo alcun potere. Desidero solo che coordiniamo i nostri investimenti in modo da poter utilizzare attivamente la nostra interdipendenza economica.
In sostanza, ho lo stesso sogno della Commissione: che questa Europa meravigliosa possa crescere ulteriormente. Sì, dovremmo realizzare alcune riforme, ma occorrono maggiori investimenti, crescita e occupazione, il che richiede coordinamento; elaboriamo dunque una strategia insieme. Resto in attesa di una sua risposta.
Presidente. – Come da sua richiesta, onorevole Rasmussen, trasmetterò i suoi commenti in merito alla scarsa partecipazione in Aula agli organismi competenti del Parlamento. Senza dubbio la Presidenza di turno apprezza il fatto che tutti i membri della Commissione siano presenti per questo importante dibattito, anche se i banchi del Consiglio sono piuttosto vuoti.
Sophia in ’t Veld (ALDE). – (NL) Signor Presidente, un anno fa il Presidente Barroso, in occasione del caso Buttiglione, ci ha promesso che avrebbe reso i diritti fondamentali europei una priorità chiave, il che va benissimo, perché questo è ciò che il pubblico si aspetta. Sfortunatamente non vi è traccia di questa promessa nel programma di lavoro. Forse vi sarà una comunicazione nel 2006 in merito all’uguaglianza di genere, che vediamo con favore, ma che dire delle altre categorie di discriminazione? Che ne è stato della legislazione orizzontale contro la discriminazione? Tutti i cittadini devono poter sostenere i propri diritti in tribunale; in caso contrario, la politica comunitaria contro la discriminazione non vale la carta su cui è scritta. Perché, di fatto, lo studio di fattibilità sulla nuova legislazione basata sull’articolo 13 che ci è stato promesso non è stato incluso, e quali sono le ultime novità sulle proposte auspicate dal Parlamento per quanto riguarda la libera circolazione di coppie omosessuali sposate?
La Commissione del Presidente Barroso promuoverà davvero i diritti fondamentali? Otterremo un’effettiva Unione di valori o non andremo al di là di vuote promesse?
Maria Berger (PSE). – (DE) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, signori Commissari, in quest’occasione rappresento la commissione giuridica, e devo dire che anche per quanto concerne le aspettative molto modeste della nostra commissione, il programma legislativo e di lavoro della Commissione è accomodante e molto deludente.
In tutti i settori per i quali abbiamo reso noti i nostri interessi e che lei, in ogni caso a parole, ha dichiarato prioritari – tra cui il diritto civile, i diritti d’autore, i diritti umani, i diritti dei minori e quelli dei consumatori – nessuna delle proposte ha carattere legislativo. In alcuni settori, sull’importanza dei quali siamo sempre d’accordo – tra cui il diritto dei brevetti – non vediamo alcuna iniziativa che possa far compiere all’Europa passi avanti – anche se abbiamo sempre concordato sul fatto che il diritto dei brevetti è cruciale per l’innovazione. Né vedo alcuna iniziativa in atto in materia di servizi di interesse economico generale.
Nel contempo, però, non possiamo fare a meno di notare che lei sta ritirando proposte legislative cui teniamo moltissimo, anche se dobbiamo ammettere che presentano dei problemi, come ad esempio lo statuto di società che si fondano su rapporti di reciprocità e il diritto europeo in materia di associazioni di volontariato. Da anni ormai tentiamo di dotare il settore commerciale di propri statuti europei, eppure stiamo evidentemente negando al settore cooperativo, all’economia sociale e alla società civile le agevolazioni che il diritto europeo potrebbe offrire.
Noi stessi abbiamo proposto settori in cui possiamo ritirare le normative e in cui non riteniamo necessaria una regolamentazione europea, ma la Commissione non ha risposto alle nostre proposte. L’esempio che mi viene in mente è la mediazione, perché ci è stato dato da esaminare un progetto di direttiva, anche se quando è stato pubblicato il Libro verde avevamo detto che si trattava di un settore cui si applicava la sussidiarietà e in cui non vi era alcun bisogno di legislazione a livello europeo. La mia opinione complessiva è che lei abbia ascoltato troppo poco ciò che l’Assemblea le ha detto nella fase preparatoria.
Elizabeth Lynne (ALDE). – (EN) Signor Presidente, accolgo con favore numerosi aspetti del programma della Commissione, ma mi delude il fatto che non venga dedicato maggiore spazio ai disabili o agli anziani. Avrei voluto vedere una direttiva specifica sulle disabilità che bandisse le discriminazioni nell’accesso alle merci e ai servizi e una analoga sulla terza età.
Per quanto riguarda la salute e la sicurezza sul lavoro, vorrei inoltre veder modificata la direttiva del 2000 sugli agenti biologici, al fine di evitare che gli operatori sanitari contraggano l’HIV o l’epatite C ferendosi con gli aghi delle siringhe. Ogni anno vi è più di un milione di tali casi nell’intera Unione.
Tuttavia accolgo con favore l’impegno del Presidente della Commissione per l’eliminazione della legislazione superflua, che senza dubbio è gravosa per le imprese. In questo spirito, potrebbe riesaminare la direttiva del 2004 sui campi elettromagnetici e le gravi conseguenze che potrebbe avere sull’uso degli apparecchi per risonanza magnetica per immagini più avanzati, presentando una proposta di modifica della direttiva per assicurare che tali apparecchi siano tutelati in futuro?
Amalia Sartori (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch’io desidero congratularmi con il Presidente Barroso per la relazione che ha presentato questa mattina. Tuttavia anch’io, come molti miei colleghi, gli chiedo di accorpare le priorità, in modo tale da definire chiaramente il pacchetto di proposte e gli obiettivi che vogliamo raggiungere nei prossimi cinque anni.
Tutti noi ricordiamo che la precedente Commissione Prodi è riuscita a realizzare in realtà solo il cinquanta per cento di quanto inizialmente previsto nel suo programma. Ritengo che tali iniziative non siano utili, soprattutto per un’Europa che ha bisogno di credere nell’Europa. Il primo suggerimento che mi sento pertanto di farle è quello di accorpare e di stabilire quanto più possibile un ordine di priorità tra gli obiettivi che vogliamo raggiungere.
Successivamente dovremo sicuramente dedicarci alle altre grandi questioni. Nella relazione che ha presentato questa mattina sono stati affrontati moltissimi punti. In qualità di coordinatrice all’interno del PPE e della commissione per i diritti della donna, vorrei sottolineare un punto in particolare, su cui lei si è senza dubbio impegnato a fare una cosa importante, ovvero la creazione di una road map sull’uguaglianza fra i sessi.
Oltre a questo punto, vorrei però che ci si soffermasse anche sul tema del lavoro. Lei sa che oggi in Europa vi è uno scontro tra chi ha più diritti e chi ha meno diritti, tra chi ha un lavoro e chi non ha un lavoro, tra chi può permettersi una scuola e un’istruzione di qualità e chi non vi ha accesso, come succede nelle periferie parigine. Si tratta di un problema che oggi riguarda un paese, ma che domani potrebbe riguardarne altri.
A tale proposito il ruolo della donna nella Comunità e soprattutto il ruolo della donna nel mondo del lavoro sono fondamentali. E’ quindi necessario affrontare, nel quadro dalla strategia di Lisbona, il tema della scarsa presenza delle donne nel mondo del lavoro, le quali sono spesso costrette a svolgere lavori dequalificati e sottopagati.
Richard Corbett (PSE). – (EN) Signor Presidente, anch’io vorrei dare il benvenuto all’intera Commissione e deplorare l’assenza di molti colleghi, in parte dovuta al fatto che tutti abbiamo schermi televisivi sulle nostre scrivanie e che è così facile seguire i dibattiti lavorando in ufficio. Sarebbe tuttavia decisamente auspicabile che i deputati si trovassero in Aula. Ciononostante, ciò che stiamo dicendo non andrà di certo perduto: fuori lo stanno ascoltando.
Accolgo con favore il riferimento, all’interno del programma di lavoro della Commissione, al piano D per la democrazia, il dialogo e il dibattito. Non è il punto centrale della nostra discussione in questo momento. Dobbiamo ricordare che questo programma di lavoro è molto importante, ma che si svolge in un contesto più ampio, quello di una approfondita discussione su dove sta andando l’Unione europea, su qual è il suo futuro.
Siamo in un momento di riflessione – e in un periodo di riflessione sulla Costituzione – partito non dal testo, ma dal contesto. Questo programma di lavoro fa parte di tale contesto più ampio. Il futuro del nostro modello socioeconomico con il Vertice straordinario di Hampton Court fa parte di tale contesto. L’esigenza di trovare, a dicembre, quell’accordo cruciale sul bilancio a medio termine cui siamo stati vicini a Lussemburgo fa parte di tale contesto. Se riusciamo a sistemare il contesto, compreso il programma di lavoro, fra uno o due anni potremo tornare a esaminare il testo della Costituzione e vedere qual è il modo migliore di andare avanti.
Vorrei riprendere brevemente un’altra questione: il miglioramento della regolamentazione. Siamo tutti al suo fianco al riguardo, Presidente Barroso. Tuttavia, considerando che gli antieuropeisti del mio e di altri paesi dipingono l’Unione europea come un’enorme macchina che produce burocrazia e regolamenti, è compito di tutti noi affermare che, opportunamente gestita, la legislazione europea è un esercizio di riduzione della burocrazia, eliminazione di oneri che gravano sulle imprese, predisposizione di una sola serie di norme per il mercato comunitario, un brevetto, una registrazione di un marchio, un modulo da compilare, una tassa da pagare anziché 25. Una buona regolamentazione europea riduce la burocrazia e le scartoffie. E’ un concetto che bisogna chiarire in questo dibattito.
Joseph Daul (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, Presidente Barroso, signori Commissari, la discussione odierna dimostra che tra la Commissione e il Parlamento si è instaurata un’autentica cultura del dialogo. Per quanto riguarda il programma che, lungi dall’essere un esercizio di burocrazia o di statistica, è un elemento politico vitale – e io, in qualità di presidente della Conferenza dei presidenti di commissione, ne sono lieto – vorrei ringraziare il Commissario Wallström per i numerosi interventi in seno alla nostra Conferenza, nonché i Commissari, che hanno condotto discussioni bilaterali con le commissioni parlamentari competenti nel corso dell’intera procedura. Senza dubbio sono ancora necessari alcuni miglioramenti, anche in seno al Parlamento, per quanto riguarda la nostra presenza in Aula.
Ferma restando l’analisi del programma di lavoro che i gruppi politici hanno proposto e che svolgeranno, in vista dell’adozione di una proposta di risoluzione nel corso della tornata di dicembre, penso di poter dire che il programma, nei suoi capitoli principali, contiene le principali priorità enunciate dalle commissioni parlamentari, ossia priorità, solidarietà, sicurezza e competenze esterne.
D’altro canto, sono emersi due punti di disaccordo di base per quanto riguarda lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia in riferimento ai diritti umani. Alcune proposte non sono state mantenute dalla Commissione. Ciò che conta, tuttavia, è che il Parlamento, in qualità di colegislatore, debba essere costantemente informato dei motivi per cui la Commissione, nell’esercizio del diritto di iniziativa, non ha dato seguito agli auspici espressi dal Parlamento.
Vorrei inoltre parlare della finalità dell’agenda di Lisbona: per quanto riguarda l’occupazione e la competitività, la coesione e la ricerca, occorre un bilancio e una prospettiva finanziaria.
In conclusione, il programma rappresenta solo un aspetto di un’agenda più ampia sotto il titolo di “migliore regolamentazione” e, a tale proposito, attribuiamo notevole importanza al recepimento e alla semplificazione della legislazione europea. E’ necessaria una soluzione accettabile in materia di comitatologia, e vorrei insistere sulla necessità di includere, l’anno prossimo, misure semplificative e proposte di revoca nel programma legislativo e di lavoro, al fine di dare maggiore visibilità e trasparenza a quest’esercizio. Sono lieto dell’impegno preso al riguardo dal Commissario Wallström nel corso dell’ultima riunione del 13 ottobre e sono certo che tutte le commissioni parlamentari si attiveranno per assicurare l’attuazione di questo programma.
Genowefa Grabowska (PSE). – (PL) Signor Presidente, il programma della Commissione rappresenta un tentativo di valutare la situazione dell’Europa e dell’Unione europea e di identificare le minacce che abbiamo di fronte. Suggerisco pertanto di guardare quanto c’è di nuovo e originale nelle proposte della Commissione. Si parla di raggiungere la prosperità attraverso la conoscenza, la solidarietà attraverso il lavoro, la sicurezza attraverso la restrizione delle libertà civili e i provvedimenti giudiziari e di polizia. Mi chiedo se questo sia un piano d’azione adeguato per un’Istituzione che funge da custode dei Trattati, e se queste siano di fatto le vostre priorità, o piuttosto una serie di promesse e idee fantastiche che sperate si realizzino da soli.
Ora vorrei tornare a parlare di cose serie, analizzando innanzi tutto la proposta della Commissione in merito al Trattato costituzionale. Nel corso dell’esposizione del programma, la Commissione deplora il fatto che la Costituzione non verrà ratificata nell’immediato futuro. Prosegue dicendo che intende partecipare attivamente ai dibattiti nazionali e sostenerli. Presidente Barroso, questo approccio lascia molto a desiderare. Non basta esprimere la propria disapprovazione e attendere i dibattiti nazionali per trovare una soluzione. La Commissione deve dare l’impulso iniziale.
La seconda questione su cui vorrei concentrarmi è quella di legiferare meglio. Tutti vogliamo una migliore legislazione, che sia più efficace e più comprensibile per i cittadini, ma dubito che la Commissione abbia buone probabilità di raggiungere questo risultato. E’ assolutamente ovvio, ad esempio, che ritirare 68 proposte legislative non renderà migliore o più comprensibile la restante legislazione avviata dalla Commissione, né l’avvicinerà ai cittadini. Semplificare la legislazione non significa questo.
In conclusione, a mio avviso l’intenzione espressa dalla Commissione di istituire una “nuova struttura” responsabile dell’attuazione di una migliore legislazione suona malissimo, poiché significherebbe sostituire il sistema attuale, in cui le proposte vengono giudicate in base al contenuto, con una procedura formale. Ho l’impressione che la Commissione agisca secondo la legge di Parkinson, seguendo il principio per cui sorge una nuova istituzione ogniqualvolta il corso degli eventi diventa incerto. Presidente Barroso, ci aspettiamo meno paroloni, meno promesse e più azioni coraggiose ed efficaci. Non sono solo i membri di quest’Assemblea a nutrire tali aspettative, ma anche i cittadini dell’Unione europea.
Csaba Őry (PPE-DE). – (HU) Signor Presidente, il programma di lavoro della Commissione europea per il 2006 va nella giusta direzione per quanto riguarda le responsabilità sociali, il diritto del lavoro e l’occupazione. Questo si può dire certamente delle iniziative che riguardano l’orario di lavoro, la delocalizzazione e i cittadini svantaggiati per svariati motivi, nonché le iniziative in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro.
Nel contempo, però, dobbiamo capire che i cittadini, i protagonisti della vita economica, sono contrari alle procedure eccessivamente burocratiche. Dobbiamo pertanto fare in modo di dare alle PMI l’aiuto più efficace possibile, semplificando e rendendo più trasparente il contesto legislativo per le PMI nell’Unione europea.
Mi ha fatto molto piacere sentire il Presidente della Commissione Barroso impegnarsi con chiarezza a creare un mercato unico dei servizi, che reputo necessario in egual misura sia per la competitività e per i buoni risultati che per la creazione di nuovi posti di lavoro. Nel contempo vorrei aggiungere che la Commissione avrà un ruolo particolare da svolgere quando, nel corso dell’anno, valuterà le esperienze relative alla libera circolazione dei lavoratori. Siamo fiduciosi che non si limiterà a produrre un’analisi oggettiva, ma che agirà da autentico motore e catalizzatore facendo in modo che le restrizioni transitorie vengano abolite quanto prima. Si tratta di un passo importante per quanto riguarda il completamento del mercato unico, che porterà alla creazione di molti nuovi posti di lavoro.
Confidiamo dunque che la Commissione compirà progressi simultanei nei settori della competitività e della creazione di un mercato interno che garantirà la crescita, nonché per quanto riguarda lo sviluppo di un quadro legislativo in ambito sociale basato su valori europei. Queste sono le sfide più importanti. In questi settori occorrono politiche equilibrate per fare in modo di non perdere la coincidenza per direttissima per Lisbona del 2012.
Markus Pieper (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, il programma di lavoro per il 2006 offre una grande opportunità alle Istituzioni europee. Ci dà l’occasione di dimostrare ai cittadini che li abbiamo compresi, che abbiamo capito che l’esito negativo dei referendum in Francia e nei Paesi Bassi è stato in parte dovuto all’abitudine dell’Europa di iperregolamentare e di negare ai cittadini il diritto di prendere decisioni come persone adulte, che abbiamo compreso che l’Europa deve limitarsi a fissare le condizioni generali e che non dev’essere ossessionata dai dettagli e interferire con i poteri e le responsabilità degli Stati nazionali.
Accolgo con favore la promessa della Commissione di una migliore regolamentazione per il 2006. Apprezzo i riferimenti, contenuti nell’introduzione al programma di lavoro, al miglioramento della regolamentazione, alla sussidiarietà, all’efficienza in relazione ai costi e alle valutazioni d’impatto. Vedo buone premesse nel programma di lavoro, soprattutto nel campo della crescita e della politica di sicurezza, ma purtroppo l’impressione complessiva che ne ricavo è più quella del “solito tran tran” che quella di “migliore regolamentazione”.
Vi sono tre questioni che vorrei menzionare. La prima riguarda le prospettive finanziarie. Reputo deplorevole che la Commissione non partecipi attivamente alla soluzione di questo conflitto. Deploro l’assenza di proposte su come possiamo, anche con meno soldi, perseguire una politica strutturale efficace, magari con la partecipazione finanziaria del settore privato o mediante abbuoni di interessi.
In secondo luogo, vi sono le nuove direttive sulla protezione dell’ambiente e sul risparmio energetico. Vi è una dozzina abbondante di atti legislativi europei solo in materia di efficienza energetica. Dovremmo davvero eliminare tre vecchie direttive ogni volta che ne progettiamo una nuova, ma non si sta facendo nulla in questo senso.
In terzo luogo, perché l’Europa rivendica sempre maggiori poteri nelle questioni sociali? Abbiamo davvero bisogno di un Libro verde europeo sui diritti delle coppie sposate e non sposate come quello in programma? Ci renderemo ridicoli agli occhi di tutti, dalla Lituania alla Grecia. Nonostante i numerosi approcci positivi che contiene, devo dire, purtroppo, che il programma di lavoro non dà l’impressione complessiva che i segnali mandati dai cittadini d’Europa siano stati compresi.
Chiedo un dibattito più approfondito sulla legittimità della legislazione europea e un’iniziativa concreta con cui superare definitivamente l’eccesso di regolamentazione.
Alexander Radwan (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, siamo qui per discutere del programma di lavoro che vogliamo seguire nel 2006. Innanzi tutto vorrei dire – non solo alla Commissione, ma anche ai deputati al Parlamento europeo – che la questione di una minore e migliore regolamentazione, che poniamo all’ordine del giorno e che chiediamo a noi stessi, va presa sul serio quando rivolgiamo richieste alla Commissione per quanto riguarda ciò che deve presentare in materia di mercato interno e di efficienza. Non dobbiamo vanificare regolarmente le nostre richieste invocando il legislatore europeo non appena decidiamo che c’è bisogno di qualcosa; è necessaria un po’ più di autodisciplina.
Per quanto riguarda il miglioramento della regolamentazione, anche se le prime azioni della Commissione sono molto positive e costituiscono un primo passo nella giusta direzione, vorremmo chiederle di essere più coerente nelle azioni future e di stabilire un termine di paragone per il recepimento nei paesi che hanno fama di praticare la famigerata “orpellatura”, in modo che si possa dire chiaramente quali paesi recepiscono la legislazione europea efficacemente e bene e quali impongono oneri aggiuntivi.
Ho un’altra richiesta da rivolgere alla Commissione: la nostra risposta alla relazione Basilea II è stata quella di istituire il gruppo “Amici della Presidenza” per lavorare alla comitatologia e concludere accordi sui diritti del Parlamento tra Commissione, Consiglio e lo stesso Parlamento. Questo lavoro è ora agli inizi. La prossima legislazione, per quanto riguarda la comitatologia, specialmente dei servizi finanziari, avrà clausole essenziali che ne consentiranno la cessazione. E’ a questo punto che chiedo alla Commissione – poiché il Commissario McCreevy ha svolto alcuni lavori preliminari al riguardo – di aiutarci a trovare un accordo per rendere più gestibile la comitatologia tra Parlamento e Consiglio. Il Consiglio si trova in una posizione in cui non sempre si dimostra particolarmente incline a collaborare.
José Manuel Barroso, Presidente della Commissione. – (FR) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei formulare alcune osservazioni di carattere generale, dopodiché tenterò di rispondere alle domande specifiche che mi sono state poste.
Innanzi tutto sono molto lieto, come ha detto l’onorevole Daul in qualità di presidente della Conferenza dei presidenti di commissione, della cooperazione che si è instaurata tra la Commissione, da un lato, e il Parlamento e le sue varie commissioni, dall’altro, nel corso della preparazione di questo programma di lavoro. E’ un dato importante, perché abbiamo tentato di rispondere a molte delle vostre aspettative. Dobbiamo riconoscere, come ha affermato un deputato al Parlamento, che il risultato di questo processo sono state 96 misure concrete. Pensavate che fossero troppe, ma, ascoltandovi nell’arco della mattinata, mi è parso che alcuni di voi avrebbero voluto che il loro numero fosse ancor maggiore. Dobbiamo essere franchi al riguardo. Dobbiamo trovare un equilibrio, il che significa che, pur prefiggendoci priorità chiare – come sono quelle per la strategia di Lisbona rinnovata – dobbiamo rispondere alle aspettative molto diversificate espresse in questa sede nel corso delle discussioni con l’Assemblea.
Ho chiesto alla Commissione nel suo insieme e a tutti i Commissari di essere seri, realistici e obiettivi nella preparazione del programma. Desidero un tasso di esecuzione molto più alto rispetto al passato e sono fiero di potervi dire che quest’anno siamo già in procinto di raggiungerlo per quanto riguarda il lavoro della Commissione. Ci siamo concentrati su alcuni obiettivi che vogliamo davvero raggiungere. Naturalmente il nostro programma generale si estende nell’arco di cinque anni. Ora ci accingiamo a presentare il programma per il 2006. Non si otterrà tutto nel 2006, ma vi chiederei di esaminare il nostro lavoro sulla base di obiettivi realistici e concreti.
Vorrei inoltre ringraziarvi per l’accoglienza generalmente favorevole ricevuta dall’iniziativa relativa al “miglioramento della regolamentazione”. Si tratta di una questione, come si è detto poc’anzi, che non si limita alla Commissione, ma che dev’essere condivisa da tutte le Istituzioni, compreso il Parlamento.
Ora, onorevoli deputati, passerò alle vostre domande specifiche. Per quanto riguarda la strategia di sviluppo sostenibile, onorevole Jonckheer, devo dirle che non è il mio figlio povero, semmai il contrario. Quando, a Gleneagles, a nome della Commissione europea ho fatto presente ai nostri partner americani e agli altri l’importanza del cambiamento climatico quale priorità fondamentale, non avevo certo in mente un figlio povero. Annunciando una nuova strategia di sviluppo sostenibile, che presenteremo a dicembre, diamo un altro segno del nostro impegno verso questo problema. Se adottiamo, come abbiamo appena fatto, una serie di strategie tematiche per l’ambiente, ancora una volta diamo prova del nostro impegno per la protezione ambientale. Pertanto è questo che intendiamo fare. Lo faremo, naturalmente, tentando di rendere, come ho detto poc’anzi, i nostri diversi obiettivi compatibili tra loro e facendo in modo che si consolidino reciprocamente.
Onorevole Swoboda, lei ha posto, tra le altre, due domande: una sull’armonizzazione fiscale e una sull’Istituto europeo di tecnologia. Per quanto riguarda l’armonizzazione fiscale, senza dubbio dobbiamo rispettare il consenso ottenuto tra gli Stati membri: dobbiamo cioè lavorare all’elaborazione di una base fiscale comune. Per questo motivo stiamo cercando di raggiungere un accordo su una base comune per l’imposizione fiscale in Europa. Siamo convinti che questo ci permetterà di praticare riduzioni significative dei costi d’impresa e degli investimenti nei nostri paesi, dando però a ciascuno Stato membro la libertà di fissare i livelli di fiscalità delle imprese. Questa è la posizione della Commissione europea.
Per quanto concerne la ricerca, riteniamo che in tutta l’Unione vadano potenziati i centri di eccellenza nel campo della ricerca. Pensiamo che le università europee debbano essere ai più alti livelli nel mondo in materia di ricerca, istruzione e innovazione. Dobbiamo lavorare per rendere più appetibili le nostre università, in modo che i migliori cervelli del mondo vengano in Europa, invece di andare negli Stati Uniti, come accade oggi. In Europa possiamo avere centri d’eccellenza accademica. Per questo motivo dobbiamo rafforzare i meccanismi di cooperazione tra università europee, in modo da poter sfruttare al massimo il potenziale di conoscenza in Europa. Per questo motivo gli sforzi compiuti per la creazione di un Istituto europeo di tecnologia rappresentano un aspetto importante della nostra strategia per la crescita e l’occupazione.
Per quanto riguarda le questioni da lei sollevate sull’allargamento, onorevole Grossetête, rispettiamo gli impegni che gli Stati membri e il Consiglio si sono assunti all’unanimità. Detto questo, desidero che il Parlamento sappia che la Commissione sarà rigorosa e sistematica nella valutazione dei progressi compiuti da tutti i paesi candidati.
Quanto alla politica per la demografia e per la famiglia, siamo stati noi a porre la questione all’ordine del giorno del Vertice di Hampton Court e ora abbiamo un chiaro mandato dal Consiglio europeo per contribuire a queste riflessioni o, ancor meglio, alle misure specifiche che contiamo di annunciare. Interverremo quindi anche in questo campo.
Passando alle preoccupazioni espresse da molti di voi, e specialmente dall’onorevole Crowley, in materia di agricoltura e di negoziati multilaterali, vi posso assicurare che a tale riguardo l’Europa non si farà costringere ad assumere una posizione difensiva. Non pensiamo di dover prendere altre lezioni sull’apertura dei mercati da chi ha mercati molto più chiusi del nostro, che è uno dei mercati più aperti del mondo, se non il più aperto. Saremo attivi nel difendere gli interessi dell’Europa.
(EN) I diritti dei minori sono un’altra questione problematica portata alla nostra attenzione dall’onorevole Crowley. A questo tema va tutto il nostro impegno. Il Vicepresidente Frattini sta preparando proposte – di cui si parlerà molto presto in seno alla Commissione – per elaborare una comunicazione che speriamo di presentare nel marzo 2006. Riconosciamo che la base giuridica per legiferare in quest’ambito non è chiarissima, ma crediamo che non si debba smettere di aspirare a un migliore coordinamento tra Unione europea e Stati membri in materia di diritti dei minori. Potete contare sul nostro impegno in favore dei diritti dei minori e di tutti i temi che riguardano i diritti civili, tra cui le questioni relative alla lotta alle discriminazioni che avete esposto.
Vorrei commentare l’intervento dell’onorevole Rasmussen. Concordiamo sul fatto che occorrono entrambi gli elementi: riforma economica e investimenti. In effetti siamo all’inizio di questo lavoro, e Hampton Court è stato un primo passo importante in tale direzione. Gli Stati membri, al più alto livello, in quell’occasione hanno concordato che ora si dovrebbero scegliere alcuni settori specifici d’investimento e un approccio coordinato a livello comunitario, tentando di far collimare il livello comunitario con il livello degli Stati membri, ad esempio in materia di energia e di ricerca.
Ora abbiamo alcuni settori nei quali possiamo dare un forte segnale di impegno e di approccio coordinato per la governance economica in Europa. Su questo siamo d’accordo. Il problema, onorevole Rasmussen e colleghi, è in gran parte dovuto al fatto che ci troviamo nell’ultimo anno delle prospettive finanziarie per questo periodo. Ora è impossibile ridefinire tutte le priorità per quest’anno. Per quanto riguarda la nostra analisi dei programmi di riforma nazionale degli Stati membri, ciò che stiamo facendo e che vi prometto faremo rientra nel quadro della nuova strategia di Lisbona; stiamo cercando di procedere speditamente non solo sulla base di un approccio che rafforzi il nostro impegno per la riforma economica e strutturale, ma anche sulla base di un approccio più comune e integrato agli investimenti, in modo da poter promuovere la crescita e l’occupazione in Europa. Vorrei sottolinearlo perché è un buon esempio di un approccio a livello comunitario che conferisce valore aggiunto agli sforzi degli Stati membri. Quest’idea di partenariato tra Stati membri, Commissione e Parlamento è la base su cui vogliamo continuare a lavorare con voi per un progetto di Unione europea rinnovata, più forte e più impegnata.
(Applausi)
Presidente. – Il Parlamento desidera ringraziare il Presidente della Commissione e tutti i Commissari che, come ho detto, sono qui riuniti.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà il 14 dicembre 2005.
(La seduta, sospesa alle 12.10 in attesa del turno di votazioni, riprende alle 12.15).