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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 16 novembre 2005 - Strasburgo Edizione GU

20. Metodi di cattura non crudeli per alcune specie animali
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0304/2005), presentata dall’onorevole Scheele a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che introduce norme relative a metodi di cattura non crudeli per alcune specie animali [COM(2004)0532 – C6-0100/2004 – 2004/0183(COD)].

 
  
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  Stavros Dimas, Membro della Commissione. – (EL) Signor Presidente, desidero anzitutto congratularmi con la relatrice per la meticolosa correttezza del suo lavoro, e aggiungo che la proposta di direttiva in discussione intende introdurre norme che garantiscano metodi di cattura relativamente non crudeli per gli animali catturati.

Questa proposta è resa necessaria dagli impegni internazionali che la Comunità europea deve assumersi nei confronti del Canada, della Russia e degli Stati Uniti. Tali impegni e obblighi internazionali derivano dall’accordo sulle norme internazionali in materia di catture non crudeli firmato nel 1998 dalla Comunità europea, dal Canada e dalla Federazione russa, nonché da un altro accordo, di analogo contenuto, firmato dalla Comunità europea e dagli Stati Uniti sotto forma di prassi concordate.

L’accordo con il Canada e la Russia, che è già stato ratificato dalla Comunità europea e dal Canada, entrerà in vigore immediatamente dopo la sua imminente ratifica da parte della Russia, procedura che – stando alle informazioni ufficialmente in possesso della Commissione – è già stata avviata. Di conseguenza, qualora la relativa legislazione comunitaria non venga adottata, la Comunità europea non potrà onorare i propri impegni internazionali al momento dell’entrata in vigore dell’accordo.

La portata della proposta di direttiva è invero limitata; in caso di adozione, tuttavia, essa fornirà il contesto per stabilire nell’Unione europea standard comuni miranti a limitare sofferenze inutili agli animali catturati. Gli standard proposti si basano sul risultato di seri lavori scientifici svolti nell’ambito dell’Organizzazione internazionale per la standardizzazione; elemento ancor più importante, essi sono stati adottati dall’Unione mondiale per la natura.

La proposta prevede anche che gli Stati membri possano mantenere in vigore ed applicare norme nazionali più severe. Inoltre la proposta di direttiva non impoverisce certo, ma anzi arricchisce gli standard esistenti sulla base dell’attuale legislazione comunitaria. Per esempio, il divieto di usare tagliole, vigente nell’Unione europea in base al regolamento del Consiglio n. 3254/91, continuerà ad applicarsi anche dopo l’adozione della nuova direttiva.

Devo sottolineare che, nel corso della procedura, intendiamo esaminare gli emendamenti pertinenti per tener conto delle preoccupazioni espresse da vari gruppi politici e da numerose organizzazioni che si occupano di benessere degli animali; la Commissione intende continuare a lavorare in questa direzione.

La reiezione della proposta priverà l’Unione europea di standard di cattura per l’immediato futuro, mentre l’Unione europea non sarà in grado di onorare i propri obblighi internazionali.

Per concludere, ribadisco che terrò conto dell’opinione dell’Assemblea e valuterò le posizioni formulate in seno al Parlamento e al Consiglio. Su tale base, la Commissione deciderà le iniziative possibili, compreso l’eventuale ritiro della proposta. Allo stesso tempo, la Commissione sta progettando la preparazione di uno studio per aggiornare la base scientifica di qualsiasi proposta relativa ai metodi di cattura. Ovviamente, ciò includerà anche le relative consultazioni con le parti interessate.

Desidero infine esprimere il desiderio di mantenere con voi un buon livello di cooperazione per il futuro.

 
  
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  Karin Scheele (PSE), relatore. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, dopo l’aspro dibattito sulla politica per le sostanze chimiche, è un grande sollievo ritornare a un argomento in merito al quale si è già registrata una vastissima maggioranza in seno alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare: maggioranza che – prevedo – si ripeterà domani.

Come ha detto il Commissario Dimas, la proposta della Commissione, avanzata nel 2004, è lo strumento per l’applicazione dell’accordo internazionale. La mia proposta di reiezione della proposta della Commissione è stata adottata praticamente all’unanimità dalla commissione per l’ambiente, con 47 voti favorevoli, 3 contrari e 2 astensioni. Spiegherò ora il motivo che mi ha portato a respingere la proposta della Commissione.

Dal momento che la proposta rientra nel capitolo della politica ambientale, l’Unione europea è obbligata a basare la proposta legislativa sulle ultime conoscenze scientifiche. Tale base è assente: ci si è limitati a riprodurre, quasi letteralmente, l’accordo negoziato dieci anni fa. Vi sono inoltre incongruenze giuridiche fra la proposta e altri provvedimenti legislativi dell’Unione europea, come per esempio la direttiva sulla protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali e la direttiva Habitat: la proposta della Commissione consentirebbe la cattura e l’uccisione di animali protetti dalla direttiva Habitat. Come sappiamo, in determinate condizioni alcuni metodi di cattura e alcune trappole possono essere necessari, ma fin dall’inizio abbiamo definito scorretto dichiarare che la direttiva stabilisce metodi di cattura non crudeli. La proposta è debolissima, e non servirà affatto a ridurre le sofferenze degli animali catturati o uccisi per mezzo di trappole.

Il Commissario ha osservato – ed io stessa ne sono convinta – che per comprendere l’intransigente posizione del Parlamento è necessario ripercorrere un tratto di storia. Fu nel 1989 che il Parlamento adottò una risoluzione che invitava a vietare l’uso di tagliole nell’Unione europea e a bloccare le importazioni di pellicce e prodotti derivati da quei paesi in cui le tagliole erano in uso. In risposta a questa risoluzione, nel 1991 fu adottato un regolamento che vietava, a partire dal 1995, l’uso di tagliole e l’importazione da paesi terzi di pelli di tredici specie animali espressamente nominate; tale divieto viene a cadere qualora una delle due condizioni sia rispettata. E’ anche questa la ragione da cui scaturisce l’accordo internazionale in esame. Sono in vigore opportuni provvedimenti legislativi o norme amministrative che vietano l’uso di tagliole, tranne nei casi in cui i metodi impiegati per la cattura degli animali compresi nell’elenco corrispondano a metodi di cattura non crudeli concordati sul piano internazionale.

Questo regolamento UE renderebbe indispensabile fissare metodi di cattura a livello internazionale per scongiurare un divieto di importazione. Stati Uniti e Canada hanno minacciato di contestare queste limitazioni delle importazioni in sede di OMC; da tali minacce è derivata la negoziazione di un accordo tra Unione europea, Canada, Russia e Stati Uniti, che peraltro finora è stato ratificato solo da UE e Canada. I metodi di cattura indicati nell’accordo riflettono norme già in vigore in Russia, Canada e Stati Uniti, ed è impossibile definirli “non crudeli”. Già nel 1997 il Parlamento europeo adottò una relazione che definiva l’accordo internazionale completamente inadeguato sia dal punto di vista del benessere animale, sia da quello degli obiettivi ambientali, e giudicava inaccettabile un’eventuale adesione ad esso dell’Unione europea. Un accordo che non offre la benché minima garanzia che le altri parti contraenti abbandonino l’uso delle tagliole entro scadenze rapide e precise non è degno neppure di essere preso in considerazione. Questo è il senso della relazione adottata a larga maggioranza dal nostro Parlamento nel 1997.

Questo per quanto riguarda la ricostruzione storica. Mi auguro che domani un’ampia maggioranza respinga quella che giudico una pessima proposta della Commissione, e che la Commissione stessa, dimostrando di comprendere l’autentico significato della democrazia, la ritiri.

 
  
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  Horst Schnellhardt, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, permettetemi in primo luogo di ringraziare la relatrice, onorevole Scheele, per il clima di cooperazione con cui abbiamo lavorato alla stesura della relazione oggi in esame: un’atmosfera di proficua e amichevole correttezza, nonostante alcune divergenze di vedute su qualche aspetto. Alla fine abbiamo infatti raggiunto un accordo, e quindi oggi posso dire senza problemi che tutte le strade portano a Roma.

Il fatto che quest’argomento figuri all’ordine dei lavori è un tipico esempio del peculiare carattere del Parlamento europeo. Ci stiamo occupando del recepimento di un accordo internazionale stipulato da Canada, Stati Uniti, Russia e Unione europea, benché tale accordo sia stato respinto nel 1998, come ha rilevato la relatrice. Queste cose succedono solo al Parlamento europeo.

Personalmente la situazione non mi sembra troppo problematica. All’epoca, infatti, avevo votato a favore dell’accordo o, in altri termini, contro la sua reiezione, in quanto confidavo che i paesi partecipanti avrebbero di fatto rispettato gli standard richiesti, e volevo evitare che le popolazioni indigene di quei paesi perdessero la loro fonte di sostentamento e potessero vivere del commercio di pelli e pellicce.

Questa posizione è certamente giustificata dal fatto che il commercio era stato liberalizzato. Si era però ottenuto anche un altro risultato – e questo era stato un ulteriore elemento che all’epoca mi aveva spinto a votare a favore: erano state proibite le trappole che infliggevano agli animali crudeli sofferenze; alcune di queste, come ad esempio le tagliole, erano veri e propri strumenti di tortura. Questa conquista era stata possibile grazie ad anni di pressioni esercitate dal Parlamento europeo, dalla Commissione e anche dalle organizzazioni che si occupano di benessere degli animali.

La direttiva della Commissione che oggi esaminiamo contiene tutte quelle misure dell’accordo che agevolano il commercio, ossia soprattutto l’importazione di pelli e pellicce nell’Unione europea. Per tale motivo crediamo che l’applicazione dell’accordo inciderebbe sul mercato interno, e dovrebbe quindi avere come base giuridica l’articolo 95; dal momento che ciò non è avvenuto, abbiamo un’altra ragione per votare contro la relazione.

Benché i miei emendamenti non abbiano ottenuto la maggioranza in Parlamento, vorrei ugualmente illustrarli alla Commissione. Forse per alcuni regolamenti i tempi non sono ancora maturi. Io avevo suggerito che queste proposte della Commissione venissero inserite in un regolamento che invitasse gli Stati membri a recepire l’accordo, impegnandoli di conseguenza a realizzare tutte le disposizioni che esso comporta, come relazioni periodiche e così via. Mi sembra questo l’approccio corretto.

Concordo con la relatrice anche sulla necessità di migliorare i parametri e richiedere ulteriori ricerche; questo compito tuttavia non spetta all’Unione europea, ma piuttosto agli Stati membri, ove le condizioni sono così varie da consigliare il ricorso alla sussidiarietà. Per tale motivo abbiamo respinto la proposta della Commissione.

 
  
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  Dorette Corbey, a nome del gruppo PSE. – (NL) Signor Presidente, farò del mio meglio; oggi, o piuttosto domani, ci troveremo di fronte a una decisione spinosissima. Voteremo per respingere la proposta della Commissione ma, almeno da parte mia, sarà una scelta molto sofferta. Il Parlamento ha il dovere di contribuire al processo legislativo, ma domani respingeremo la proposta della Commissione senza offrire indicazioni alternative; si tratta quindi, a mio avviso, di un’occasione perduta. Tutte le parti in causa, a quanto sembra, avevano critiche da avanzare; per alcuni la proposta era troppo audace, mentre per altri era troppo timida.

Tuttavia, dovremmo decidere in un senso o nell’altro; in tal modo la Commissione avrebbe altresì a disposizione una base per l’elaborazione di una nuova proposta per l’applicazione del trattato internazionale. Ovviamente, devo anche accennare ai topi muschiati; è superfluo dire che le dighe olandesi devono essere protette, e non si può certo tutelare il benessere degli animali a spese della nostra sicurezza. Non sono però una fanatica sostenitrice delle trappole subacquee, ed invito anzi a riesaminare i metodi di cattura dei topi muschiati.

A mio parere, prima di installare trappole subacquee bisogna accertarsi che si verifichino le seguenti circostanze: in primo luogo, il fenomeno deve aver raggiunto le dimensioni di un’invasione, e devono essersi verificati danni alle dighe. Tali danni sono evidenti in alcune regioni dei Paesi Bassi, principalmente in Frisia e nell’Olanda meridionale, ma nel Brabante tali danni sono assai meno visibili. In secondo luogo, le trappole subacquee si devono usare solo qualora la prevenzione si sia dimostrata inefficace o impossibile da realizzare. In terzo luogo, non dev’essere disponibile alcuna alternativa non nociva per gli animali. E’ motivo di rammarico che l’Europa non sia in grado di presentare una direttiva praticabile nel breve termine, ma ciò non pone fine al dibattito.

Questa situazione, d’altra parte, non deve neppure segnare l’ora dello sterminio per i topi muschiati. Per il momento toccherà agli Stati membri prendere autonomamente le misure che riterranno necessarie; vi invito quindi ad analizzare le possibili alternative e a ridurre al minimo le sofferenze degli animali. La reiezione di questa direttiva non deve offrire ai Paesi Bassi una scusa per estraniarsi dal dibattito sui topi muschiati e, giacché sono in argomento, vorrei ringraziare l’onorevole Scheele per aver avviato un dibattito di grande ampiezza, che non sarebbe avvenuto senza il suo emendamento. Cerchiamo quindi di considerare la situazione attuale in una luce positiva, e di fare ciò che il Parlamento non ha ancora fatto: cogliamo l’occasione per dare priorità alla prevenzione e sviluppare le alternative necessarie, affinché i Paesi Bassi possano recare un importante contributo a una nuova proposta legislativa.

 
  
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  Jules Maaten, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, il mio gruppo sostiene la proposta di reiezione della proposta della Commissione, formulata dall’onorevole Scheele. Mi sembra che la collega abbia dimostrato in maniera inequivocabile che siamo di fronte a un esempio di cattiva legislazione. Per esempio, l’elaborazione degli standard cui le trappole devono conformarsi non si basa sui risultati di una seria ricerca scientifica; i criteri che le trappole devono rispettare e le verifiche che devono superare sono arbitrari. E’ evidentemente difficile misurare le sofferenze degli animali; dove finiscono le sofferenze e dove comincia la lotta per la vita?

Inoltre, soprattutto per quanto riguarda le trappole per la cattura di animali vivi, la proposta non indaga sull’eventuale crudeltà dei metodi alternativi che si dovrebbero impiegare per uccidere gli animali. Gli animali talvolta annegano in altri modi, vengono uccisi a randellate o si uccidono a vicenda. C’è contraddizione tra questa proposta e la direttiva Habitat: alcune specie animali che sono tutelate da quest’ultima – ricordo in particolare il divieto di catturare e uccidere animali selvatici come la lontra, il castoro, il lupo e la lince – sono elencate anche nell’allegato alla proposta sui metodi di cattura non crudeli. Cosa dobbiamo concludere? Anche altri animali che rientrano in questa proposta, tra cui la martora e il tasso, sono protetti o salvaguardati in alcune zone.

In relazione a questa direttiva, non posso astenermi da un breve cenno a un tipico problema di sicurezza olandese, ossia la protezione dei bassipiani dalle inondazioni provocate da falle nelle dighe. Date le sue abitudini di vita, il topo muschiato danneggia le dighe, e ciò costituisce una concreta minaccia per la sicurezza e la sanità pubblica nei Paesi Bassi. Quest’animale è una specie non indigena, e quindi va controllato nel modo meno crudele possibile; al momento, però, non esistono metodi di controllo utilizzabili e non crudeli che siano altrettanto efficaci delle trappole subacquee. Il divieto di utilizzare le trappole subacquee – divieto cui la proposta, immagino, a un certo momento ritornerà – renderebbe impossibile controllare efficacemente il topo muschiato. Di conseguenza la sicurezza e la sanità pubblica nei Paesi Bassi verrebbero messe a repentaglio.

A tutela del topo muschiato possiamo cercare di individuare metodi di cattura meno crudeli, ma fino a quando non si saranno trovate alternative praticabili mi sembra opportuno mantenere una chiara eccezione a favore dei Paesi Bassi o delle situazioni di rischio per la sicurezza.

Concludo con un commento di natura più generale. Nell’Unione europea tendiamo a praticare una tutela degli animali à la carte; si fa molto, per esempio, per limitare le sperimentazioni sugli animali, come dimostrano REACH o la direttiva sui prodotti cosmetici; e ci stiamo muovendo anche nel campo dei trasporti internazionali di animali. Tutto questo è molto importante ma anche altamente arbitrario; dobbiamo chiederci, invece, cosa l’Europa intende fare, o piuttosto deve fare, in materia di protezione degli animali.

Vogliamo vietare la raccolta delle uova di pavoncella nei Paesi Bassi, o la corrida in Spagna, o l’ingrasso delle oche per la produzione del foie gras in Francia, in quanto si tratta di usanze che implicano crudeltà verso gli animali, o le consideriamo questioni nazionali rispetto a cui un’interferenza europea non recherebbe alcun valore aggiunto? Non sarebbe male se il nostro Parlamento e tutta l’Unione europea riflettessero sull’indirizzo generale che intendono seguire in materia di protezione degli animali, anziché indulgere in una casuale tutela à la carte.

 
  
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  Marie Anne Isler Béguin, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anch’io voglio congratularmi con la nostra relatrice per la lungimiranza che ha mostrato in questo dossier; il nostro gruppo sostiene senza riserve la sua proposta di reiezione della proposta della Commissione. Possiamo anche far nostre le sue argomentazioni, ma vorrei comunque insistere su alcuni punti.

In primo luogo, signor Commissario, apprezzo molto le sue disposizioni sul seguito da dare a questo progetto, considerata la posizione del Parlamento europeo. E’ opportuno sottolineare che il modo in cui la Commissione ha affrontato il problema dei metodi di cattura non crudeli si è rivelato incoerente. Bisogna ricordare infatti che, nel 1998, il Parlamento europeo aveva respinto le conclusioni degli accordi tripartiti con la Russia, il Canada e gli Stati Uniti, ritenendo che la scarsa ambizione da cui erano caratterizzati li rendesse inefficaci. Ma, a differenza di ciò che avviene oggi, il voto del 1998 non aveva avuto alcuna conseguenza, poiché il Consiglio poteva concludere accordi anche contro il parere del Parlamento. Ora, però, la Commissione propone una direttiva europea per l’attuazione di quegli stessi accordi, ossia di un progetto che non raggiunge gli obiettivi che si era posto. Perché allora, date le circostanze, il Parlamento dovrebbe accettare una proposta così debole? Questa è la domanda che rivolgiamo alla Commissione.

Anche per quanto riguarda il contenuto, questa proposta è per noi inaccettabile. Infatti, oltre ad essere oggetto delle critiche degli scienziati – come hanno ricordato altri colleghi – e delle associazioni per la difesa del benessere degli animali, essa non riduce in alcun modo le sofferenze degli animali catturati. A tale proposito, credo che sarebbe opportuno fare riferimento alla trattazione dell’onorevole Scheele, nella quale la collega spiega con estrema chiarezza che la proposta non ridurrebbe in alcun modo tali sofferenze.

Infine, veniamo all’ultimo punto, che è essenziale: il progetto è inaccettabile perché, alla fin fine, si fa beffe della legislazione europea, giacché include nel suo elenco positivo alcune specie che sono protette ai sensi dell’articolo 12 della direttiva Habitat: la lontra, il lupo, il castoro, la lince. Lei non ignora, signor Commissario – e anch’io, che vengo dalla Francia, lo so benissimo – quanto sia difficile far applicare la direttiva Habitat, proteggere il lupo e cercare di spiegare la situazione.

Per tutti questi motivi respingiamo la proposta; signor Commissario, contiamo su di lei, sul suo ruolo di collegamento tra Parlamento e Commissione, e sulla sua capacità di indurre la Commissione a ritirare questo progetto.

 
  
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  Jonas Sjöstedt, a nome del gruppo GUE/NGL. – (SV) Signor Presidente, questa proposta di direttiva presentataci dalla Commissione non ha riscosso grande successo. Si può dire che il suo contenuto lasci insoddisfatti tutti, dai cacciatori a coloro che si occupano di protezione degli animali. Anche il nostro gruppo condivide le critiche che sono state avanzate; in particolare, è evidente che il contenuto non si basa sui più recenti sviluppi scientifici, come invece dovrebbe avvenire per una proposta di direttiva di questo tipo.

E’ quindi giunto il momento di ritirare la proposta e di ricominciare da capo. Si tratta, a nostro modo di vedere, di trovare il giusto punto di equilibrio nella proposta. La protezione degli animali deve venire al primo posto, e ciò significa che è necessario apportare alla proposta considerevoli miglioramenti. Quando i regolamenti del caso saranno stati redatti, però, sarà importante non appesantire le norme sulla caccia vigenti nei vari Stati membri con provvedimenti superflui, al di là di quanto sia necessario per proteggere gli animali dalle sofferenze. Anche in futuro la questione dovrà rimanere, in linea generale, di competenza dei singoli paesi. Ci auguriamo che la Commissione torni a presentarci una nuova proposta. Ringraziamo la relatrice per il suo lavoro e voteremo a favore della relazione nella sua forma attuale.

 
  
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  Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signor Presidente, il mio gruppo sostiene la proposta di reiezione di questa direttiva, benché sulla base di argomentazioni differenti da quelle della relatrice.

In primo luogo, ritengo che questa direttiva renderebbe impossibile controllare efficacemente gli animali nocivi in alcuni Stati membri – penso in particolare al topo muschiato nei Paesi Bassi. Questo può avere gravi conseguenze per la sicurezza pubblica; dal momento che la proposta non contiene esenzioni da questo punto di vista, non posso sostenerla. Il Commissario Dimas ha affermato che può comprendere le preoccupazioni di molte organizzazioni; vorrei sapere se egli comprende anche la preoccupazione di noi olandesi per la nostra sicurezza, minacciata dai cunicoli che i topi muschiati scavano nelle dighe.

Il secondo argomento che mi induce a respingere la proposta concerne la base giuridica. Il protocollo 33 al Trattato CE conferisce all’Unione europea competenze in materia di benessere animale solo nel quadro della politica agricola e di quelle dei trasporti, del mercato interno e della ricerca. Questa proposta di direttiva applica l’accordo internazionale sui metodi di cattura non crudeli, che era stato stipulato nel contesto della politica commerciale comune. Dal momento che questa proposta armonizza gli standard vigenti negli Stati membri in materia di trappole per la cattura di animali nel quadro del mercato interno, senza porsi obiettivi ambientali diretti, l’unica sua base giuridica corretta può essere l’articolo 95. Gradirei una risposta del Commissario Dimas in proposito.

 
  
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  Jean-Claude Martinez (NI).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, per la terza volta dal 1991, ossia da quindici anni a questa parte, il Parlamento, sempre in seduta notturna, affronta la questione delle trappole e della loro barbarie dal volto umano.

Nel 1991, per esempio, avevamo vietato le tagliole e l’importazione delle pellicce di volpe, lontra, lince e di tredici specie animali provenienti dal Canada e dagli Stati Uniti. Il divieto avrebbe dovuto essere applicato a partire dal 1995. Tuttavia, nel 1998, la Commissione dichiarò che era necessario prorogare l’uso delle tagliole nell’interesse degli eschimesi e dei loro metodi di caccia ancestrali, anche se i cacciatori di pelli eschimesi sono in realtà multinazionali della pelliccia con sede sulla Quinta strada a New York.

Proprio in questa sede, intervenendo davanti al Commissario irlandese Mac Sharry, avevo descritto un animale del Grande nord, con le ossa della zampa frantumate, i tendini stritolati e le arterie recise, che si strappa da solo la zampa e si trascina sulla neve insanguinata per andare a morire venti metri più avanti sotto gli abeti; tutto ciò a beneficio dell’industria del lusso, gestita da persone che sono eschimesi tanto quanto io, che mi chiamo Martinez, sono geneticamente svedese.

Questa sera, quindi, alla direttiva sui metodi di cattura non crudeli, che ci dovrebbe consentire di agire in nome della gestione della fauna, della protezione delle dighe e delle culture e del rispetto dei Trattati, dico no! No! Perché per un topo muschiato o un tasso che possono essere pericolosi, si catturano dieci volpi argentate che generano profitti. Signor Presidente, signor Commissario, lasciateli vivere!

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, anch’io vorrei ringraziare la relatrice per il suo lavoro. Dal voto in Commissione è emerso un risultato chiarissimo. Tutti noi, credo, in linea di principio siamo lieti che vengano emanate norme per la tutela degli animali selvatici; un approccio di ampio respiro mi sembra quindi opportuno. Pensiamo per esempio alle differenze che intercorrono tra la direttiva Habitat, quella sugli uccelli e la tutela accordata agli altri animali: tali differenze non sono sempre giustificate.

Ovviamente, però, non bisogna ignorare che alcuni animali possono provocare danni che mettono in pericolo vite umane; a questo punto, mi sembra, dobbiamo semplicemente fare una distinzione e mettere al primo posto il benessere umano. Basti ricordare le falle nelle dighe, che i nostri colleghi olandesi ci hanno così vividamente descritto.

Fatta questa premessa, nella nostra qualità di organo legislativo dobbiamo riflettere sul modo migliore per giungere alle decisioni corrette, in base ai poteri che ci sono stati conferiti. Tuttavia, poiché le basi di tali poteri sono già state messe in discussione, considerazioni di certezza giuridica impongono di esaminare questo problema con meticoloso scrupolo. Secondo il ragionamento sviluppato dalla Commissione europea e dalla commissione giuridica del nostro Parlamento, la base corretta va individuata nell’articolo 175 e in quello immediatamente successivo.

Tuttavia, dal momento che questa proposta non tiene conto dei più recenti sviluppi scientifici, mi sembra opportuno respingere il tutto. E’ una questione troppo importante per esimerci dal ricercare la miglior soluzione sia per gli animali che per gli esseri umani.

Non bisogna neppure dimenticare, ovviamente, che in base al principio di sussidiarietà gli Stati membri devono avere l’opportunità di varare rigorose norme di tutela degli animali, pur mantenendo al primo posto la sicurezza degli esseri umani.

 
  
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  Linda McAvan (PSE).(EN) Signor Presidente, non introdurrò alcun elemento di novità rispetto ai precedenti interventi dal momento che anch’io sono favorevole a respingere la proposta. Come hanno già ricordato i colleghi intervenuti in precedenza, nella proposta della Commissione è difficile ravvisare benefici per il benessere degli animali. Mi risulta che il Comitato scientifico veterinario della Commissione abbia messo in discussione la proposta, e che sussista addirittura qualche perplessità per il modo in cui tale organo è stato consultato.

Suscita altresì perplessità – e ho sollevato il problema in sede di commissione parlamentare – vedere incluso nella direttiva un elenco di 19 specie, e scoprire che alcune di queste erano in realtà specie protette nell’Unione europea. Mi sembra strano che si descriva il modo in cui catturare animali che la legge non consente di cacciare. Gradirei che il Commissario commentasse questo punto.

Si dice che non è possibile accontentare tutti, ma temo che questa proposta non accontenti nessuno. Mi rallegro quindi del fatto che il Commissario sia disposto ad ascoltare il Parlamento e a trovare una soluzione alternativa sulla questione.

L’onorevole Scheele ha svolto un lavoro eccellente, e all’interno del Parlamento abbiamo fatto fronte comune: una situazione ben diversa da quella cui ha assistito ieri il Commissario in occasione del dibattito su REACH, di cui vedremo i risultati nella votazione di domani.

 
  
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  Mojca Drčar Murko (ALDE) . – (SL) Se questa direttiva si proponeva di introdurre metodi di cattura non crudeli per alcune specie animali, tale obiettivo non è stato raggiunto. Essa ignora i più recenti sviluppi della ricerca scientifica, e quindi contrasta con altri provvedimenti legislativi comunitari; inoltre, non servirà affatto ad alleviare le sofferenze degli animali selvatici catturati con trappole. Tenendo conto dello sviluppo psicologico e comportamentale dei mammiferi, la principale obiezione di carattere morale che si può fare contro l’impiego delle trappole come metodo di uccisione è l’eccessiva lunghezza del periodo che trascorre dal momento in cui l’animale rimane intrappolato a quello in cui perde conoscenza – ossia del periodo di lotta contro la morte.

Resta il fatto che l’accordo internazionale sottoscritto da Unione europea, Canada e Federazione russa, la cui componente ambientale questa direttiva vorrebbe recepire nella legislazione europea, è il primo di due accordi che si occupano specificamente del benessere degli animali selvatici, benché il suo obiettivo principale sia quello di agevolare il commercio di pellicce.

Vorrei attirare la vostra attenzione sull’articolo 5 di quest’accordo, che nell’insieme ostacola l’opera di quei paesi che hanno già introdotto, in materia di caccia, norme che superano gli standard internazionali. Se gli standard esistenti si ispirano solo al principio del minimo comune denominatore, i firmatari dell’accordo non saranno certo incoraggiati a sviluppare metodi di cattura non crudeli.

 
  
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  Jillian Evans (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, il mio intervento farà eco ai commenti dei numerosi deputati che si sono dichiarati favorevoli alla posizione assunta nella relazione dall’onorevole Scheele. Come abbiamo sentito, i motivi per cui i colleghi intendono respingere la proposta della Commissione sono diversi, ma la volontà di respingerla è unanime.

Questa proposta – si è detto più volte – è stata criticata da tutte le parti in causa, scienziati, gruppi di animalisti, gruppi favorevoli alla caccia, perché non si basa sui più recenti dati della ricerca scientifica e certamente non riesce a scongiurare, né a ridurre, le sofferenze degli animali catturati. Il Parlamento ha spesso dimostrato la propria volontà politica di proteggere gli animali, e questa debole proposta non riesce certamente a raggiungere tale obiettivo. I metodi di cattura che vengono presi in considerazione sono crudeli. Non stiamo parlando di pochi animali, ma di milioni di animali che vengono catturati ogni anno nell’Unione europea.

Per quanto riguarda gli obiettivi che si possono o si potrebbero raggiungere per migliorare il benessere degli animali, da molti punti di vista la proposta è inferiore alle aspettative. Per esempio, essa ammette l’uso di trappole che non sono classificate come “non crudeli” finché non vengano costruite trappole migliori, ma senza imporre alcun limite di tempo. La continuazione dell’attività di cattura ha la priorità. Come abbiamo sentito, non vi sono garanzie per proteggere le specie a rischio d’estinzione che corrono il pericolo di rimanere uccise dalle trappole, in alcune zone che sappiamo essere popolate da tali specie. L’unico modo per introdurre tali garanzie consisterebbe nel proibire l’uso delle trappole in quelle zone. Per questi motivi e per molti altri ancora, dunque, la proposta della Commissione non è accettabile e la Commissione dovrebbe presentarne un’altra.

 
  
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  Hélène Goudin (IND/DEM). – (SV) Signor Presidente, la proposta della Commissione sui metodi di cattura per alcune specie animali lascia molto a desiderare. Secondo questa proposta, è necessario effettuare verifiche rigorose sulle trappole, introdurre una specifica formazione per gli utilizzatori di trappole e autorizzare l’uso di trappole artigianali soltanto in circostanze eccezionali. Se la proposta verrà adottata dal Parlamento europeo, in pratica sarà impossibile utilizzare trappole nei paesi nordici. Constatiamo con piacere che la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ha respinto la proposta della Commissione; le questioni relative alla caccia sono di competenza nazionale o locale, e non è quindi Bruxelles che deve decidere in materia.

Vorrei attirare l’attenzione dei deputati sul fatto che la commissione giuridica ha emesso un parere sulla base giuridica della proposta; tale parere è stato incorporato nella relazione dalla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e raccomanda che l’articolo 175 costituisca la base giuridica della proposta. Questo articolo concerne la politica ambientale dell’Unione europea; la protezione degli animali selvatici, tuttavia, non fa parte della politica ambientale dell’UE e non rientra neanche tra le sue competenze. Se l’articolo 175 costituisse la base giuridica della proposta, si correrebbe il rischio che un numero sempre maggiore di tematiche come questa venga considerato di competenza dell’Unione europea e affrontato quindi a livello europeo.

Come ha dichiarato la stessa relatrice, onorevole Scheele, la proposta della Commissione dev’essere respinta. L’onorevole Scheele, tuttavia, basa la sua convinzione sul fatto che la proposta non sarebbe di portata sufficientemente ampia; io sono del parere opposto. Naturalmente sono necessarie delle norme, anche in relazione ai metodi di cattura, per garantire la protezione degli animali; ma tali norme devono essere emanate dagli Stati membri e non a Bruxelles.

 
  
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  Christofer Fjellner (PPE-DE).(SV) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, mi sembra di aver capito che domani questa proposta probabilmente verrà respinta. Questo in parte è dovuto al fatto che in Parlamento ci sono forti centri di potere che sembrano volere disciplinare nei dettagli i metodi di cattura per alcune specie animali e impedire l’uso di trappole; apparentemente l’obiettivo ultimo è quello di bandire l’uso delle trappole dall’Europa. Queste persone ritengono che la proposta sia troppo limitata e, sebbene vengano generalmente definite ambientaliste, spesso le loro richieste sono tutt’altro che rispettose dell’ambiente. Esse ignorano infatti che le catture rappresentano una parte importante della tutela degli animali selvatici e dell’ambiente. Potrei citare un esempio di cui ho sentito parlare giorni fa: vi sono alcune specie di uccelli marini la cui sopravvivenza dipende dal fatto che i cacciatori finlandesi catturino, per esempio, i cani procioni, che ovviamente non appartengono alla fauna locale ma sono stati importati.

A mio avviso, la proposta della Commissione non è troppo limitata; al contrario, è fin troppo estesa. Inoltre, la Commissione sta cercando di estendere i propri poteri a questioni che rientrano in realtà fra le competenze degli Stati membri.

Vorrei fare due osservazioni che, mi auguro, la Commissione prenderà in considerazione al momento di presentare nuove proposte. In primo luogo, credo che dovremmo prendere gli attuali accordi internazionali come punto di partenza, anziché cercare di estenderli rischiando di creare nuove barriere al commercio; tale iniziativa, infatti, colpirebbe in ultima analisi i produttori e i cacciatori e creerebbe ulteriori problemi. Inoltre, piuttosto che raccogliere il suggerimento della Commissione e ampliare l’accordo, sarebbe stato sufficiente chiedere agli Stati membri di applicarne essi stessi alcune parti.

In secondo luogo, questa proposta aumenterebbe alcuni oneri burocratici che potrebbero essere eliminati. Stati membri come la Svezia dispongono di sistemi efficienti per effettuare verifiche su tutte le trappole; per evitare la burocrazia, avremmo potuto approvare i risultati delle prove già effettuate su diverse trappole. Mi auguro che la Commissione accolga queste mie osservazioni e non si limiti ad ascoltare coloro che vogliono porre fine alla cattura di alcune specie animali.

 
  
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  Robert Evans (PSE).(EN) Signor Presidente, il Commissario ha parlato dei nostri obblighi internazionali. Credo che, nel migliore dei casi, il cosiddetto accordo internazionale sia ambiguo. Non sono un esperto giurista, ma la Commissione deve ammettere che vi sono gravi incoerenze di natura giuridica tra questa proposta ed altre politiche dell’Unione europea, cui hanno fatto riferimento, sebbene da punti di vista diversi, gli onorevoli McAvan e Blokland.

L’onorevole Maaten ha menzionato la direttiva Habitat. Tuttavia, non bisogna dimenticare la protezione degli animali da laboratorio nell’attività di ricerca. Queste ed altre sono politiche valide e apprezzabili per la protezione degli animali selvatici e degli animali che vengono purtroppo utilizzati nei laboratori.

Si tratta di una questione importante, che non può essere lasciata al caso o alla fortuna. L’aria dell’atmosfera e l’aria che respiriamo sono giustamente considerate temi essenziali per la legislazione ambientale a livello di Unione europea. Vorrei dire al precedente oratore, onorevole Fjellner, che questa proposta rientra nella stessa categoria, ed è quindi altrettanto importante e necessaria, ma al momento non tiene conto di molte delle decisioni precedenti.

Come ha osservato l’onorevole Schnellhardt, dobbiamo collaborare con altri paesi – gli Stati Uniti, il Canada e la Russia. Ma, per la nostra stessa credibilità, sostengo che possiamo – e dobbiamo – fare di più.

Mi congratulo con la relatrice per il lavoro svolto e, parlando a nome dell’Intergruppo del Parlamento europeo per il benessere degli animali, mi unisco a coloro che chiedono il ritiro di questa proposta perché, purtroppo, non farà alcunché per il benessere degli animali. Dopo aver ascoltato la dichiarazione del Commissario di questa sera, suggerisco che, per evitare umiliazioni domani, egli la ritiri prima che sia messa al voto in Assemblea plenaria.

 
  
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  Margrete Auken (Verts/ALE).(DA) Signor Presidente, condivido ovviamente le argomentazioni che sono state avanzate dal mio gruppo e da coloro che si sono opposti alla proposta della Commissione, e non intendo riesaminarle in quest’Aula. In realtà, ho chiesto la parola soltanto per ricordare che gli animali che vivono quasi inosservati allo stato selvaggio hanno un’esistenza migliore degli animali che vivono in cattività. Dalla Cina ci giungono foto spaventose di orsi che vengono allevati in gabbia per farne pellicce, ma ovviamente qui non ci occupiamo soltanto di orsi. In Danimarca si contano molti allevamenti di volpi ugualmente terribili, indipendentemente dal metodo di cattura utilizzato. L’allevamento delle volpi è pura e semplice crudeltà nei confronti degli animali. Dovremmo includere anche altri animali tra i temi in discussione, invece di ignorare il problema e limitarci alle sofferenze patite dagli animali a causa delle trappole. Dobbiamo ampliare le nostre prospettive per non legittimare il trattamento brutale cui vengono sottoposti gli animali negli allevamenti di Cina e di Danimarca.

 
  
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  Piia-Noora Kauppi (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, signor Commissario, dissento completamente dalla precedente oratrice. Credo che le condizioni degli allevamenti di animali da pelliccia in Europa siano di gran lunga migliori rispetto alla situazione che si registra in Cina. I problemi connessi all’allevamento di daini, volpi oppure visoni sono del tutto differenti tra loro.

Vorrei cogliere l’occasione per manifestare il mio apprezzamento per le conclusioni dell’onorevole Scheele, la quale afferma la necessità di respingere la proposta della Commissione; non condivido però le sue motivazioni. In primo luogo, la base giuridica della proposta della Commissione è dubbia. La proposta intende applicare un accordo commerciale che consenta all’Unione europea di rispettare i propri obblighi commerciali internazionali, ma il suo contenuto concerne il benessere degli animali selvatici, per i quali l’UE non ha e non deve avere competenza alcuna. Il Trattato conferisce all’Unione europea soltanto il potere di assumere responsabilità per il benessere degli animali in settori quali l’agricoltura, i trasporti, il mercato interno, la ricerca e il benessere degli animali da allevamento, animali da pelliccia inclusi.

In secondo luogo, la Commissione non ha fornito una dichiarazione d’impatto della direttiva proposta. Il costo previsto per la sperimentazione di un singolo metodo di cattura varia dai 30 000 ai 100 000 euro. Lo svolgimento di tali prove con strumenti tecnici renderebbe i requisiti più affidabili, più economici e più facili da misurare e standardizzare in tutti gli Stati membri. Come ha dichiarato l’onorevole Evans, però, c’è un problema. Anche gli animali da laboratorio sono animali, e dobbiamo quindi occuparci anche del loro benessere. Inoltre, l’idea che si debba concedere una speciale autorizzazione per ogni singolo utilizzo delle trappole artigianali è allucinante. Come sarebbe possibile, secondo la Commissione, gestire a Bruxelles le richieste di autorizzazione di decine di migliaia di utilizzatori di trappole in Finlandia?

In terzo luogo, come molti dei precedenti oratori, vorrei sottolineare gli effetti dannosi che la proposta produrrebbe sulla tutela degli animali selvatici e della natura in generale. Un’efficace gestione del cane procione, che non è una specie indigena della Finlandia ma è un predatore estremamente efficiente di uccelli ed altri animali selvatici, è possibile soltanto con le trappole. Se questo metodo diventasse di difficile applicazione secondo quanto suggerito nella proposta, vi sarebbe una grave perdita di biodiversità.

In generale, è essenziale fare affidamento sulle conoscenze locali per applicare la legislazione relativa alla caccia e ai metodi di cattura. Soltanto la popolazione locale ha una conoscenza tale della flora e della fauna locali da potere contribuire alla stesura di una legislazione equilibrata. Un intervento sbagliato a livello di Unione europea potrebbe compromettere un obiettivo altrimenti nobile, come in tutti quei settori nei quali bisogna lasciare il campo alla sussidiarietà. Invito quindi la Commissione a ritirare la proposta, per evitare umiliazioni domani.

 
  
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  Hans-Peter Mayer (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, cercherò di concentrare un lungo ragionamento in poco tempo. In tutta l’Unione europea centinaia di migliaia di animali vengono catturati per mezzo di trappole, e questo metodo viene usato soprattutto per controllare gli animali selvatici e, in particolare, per combattere gli animali nocivi, come per esempio il topo muschiato.

Nel 1998 l’Unione europea, insieme al Canada, alla Russia e agli Stati Uniti, concluse un accordo in materia di norme internazionali relative a metodi di cattura non crudeli; questi paesi sono i principali esportatori di pelli e pellicce e l’Unione europea, in due decisioni, ha opportunamente giustificato tale accordo facendo riferimento alle proprie competenze per la politica economica generale e, in particolare, per la politica con effetti sul mercato interno. L’attuale proposta legislativa rappresenta il tentativo di recepire questo accordo nella legislazione dell’Unione; in sostanza, la Commissione europea mira a raggiungere un equilibrio – per la cui definizione è necessario dibattere ulteriormente la questione – tra la necessità di limitare inutili sofferenze agli animali e il bisogno di ricorrere alle trappole per catturarli.

E’ opportuno ricordare però che la proposta si basa essenzialmente sulla politica ambientale, ma l’Unione europea è responsabile del benessere degli animali soltanto in relazione ad altre politiche settoriali, come l’agricoltura, i trasporti, il mercato unico o la ricerca; di conseguenza, essa non possiede alcuna competenza generalizzata per quanto riguarda il benessere degli animali selvatici. Quest’Assemblea vuole naturalmente salvaguardare il benessere degli animali selvatici – e questa è anche la mia intenzione – ma, quale oggetto di legislazione, ciò rientra fra le competenze degli Stati membri. Il Parlamento europeo, in quanto legislatore europeo, deve rispettare i diritti degli Stati membri in base al principio di sussidiarietà e per tale motivo deve respingere questa proposta legislativa a prescindere dalle buone intenzioni della proposta stessa.

Devo dire al Commissario che l’applicazione delle norme pertinenti da parte degli Stati membri esonererà l’Unione europea dai suoi obblighi.

 
  
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  Stavros Dimas, Μembro della Commissione. (EL) Signor Presidente, esordirò dicendo che tra le procedure democratiche è prevista la reiezione delle proposte, e questo non è per me fonte di imbarazzo né di umiliazione; fa semplicemente parte del processo democratico di cui dobbiamo tener conto.

Come ho affermato in precedenza, non intendo certo trascurare la posizione assunta dalla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare sulla reiezione della proposta della Commissione europea, e questa sera ho ascoltato le varie opinioni che sono state espresse in quest’Aula; opinioni che, in molti casi, partivano da presupposti diversi ma che giungevano tutte alla medesima conclusione.

La proposta di direttiva in discussione avrebbe colmato un vuoto giuridico dal momento che, se escludiamo il regolamento del Consiglio del 1991, a livello europeo non esistono altri strumenti legislativi sui metodi di cattura e, a livello nazionale, l’attuale quadro giuridico è molto limitato. In ogni caso, questa proposta andrebbe ad aggiungersi all’attuale legislazione degli Stati membri senza sottrarle niente; nei casi in cui la legislazione locale è più severa, questa continuerebbe ad essere applicata.

Tuttavia, in considerazione delle vostre preoccupazioni e della posizione del Consiglio, desidero informarvi che la Commissione esaminerà con estrema attenzione le prossime misure da adottare in relazione a questa proposta, e quindi anche la possibilità di ritirarla. Attualmente, comunque, dobbiamo esaminare tutti i parametri pertinenti.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì.

 
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