12. Interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica
Presidente. – L’ordine del giorno reca gli interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica. Darò la precedenza ai deputati che non hanno ancora parlato.
Zita Pleštinská (PPE-DE) . – (SK) Consentitemi di esprimere la mia gioia per l’assegnazione del Premio Andrei Sacharov per la libertà di pensiero alle Damas de Blanco, un movimento di donne cubane che si batte pacificamente per ottenere, in patria e all’estero, il sostegno alla proclamazione di un’amnistia generale a Cuba.
Ho ricevuto personalmente informazioni dettagliate sull’attività delle mogli e delle madri dei prigionieri politici dalla signora Gisela Sánchez Verdecia, moglie del detenuto cubano Antonio Díaz Sánchez, che ho simbolicamente adottato insieme ai miei colleghi, gli onorevoli Peter Št’asný e Milan Gal’a. Questa donna eroica si batte per suo marito, che sta scontando una condanna a vent’anni di carcere e versa in gravi condizioni di salute a causa del trattamento disumano che gli viene inflitto. Esprimo la mia sentita solidarietà a questo gruppo di donne cubane che si batte con coraggio per ottenere la liberazione di tutti i prigionieri politici.
Mi auguro che il Parlamento europeo non si limiti a ricorrere al Premio Sacharov, quale unico strumento per stimolare una presa di coscienza sull’incapacità, da parte di Cuba, di rispettare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Esorto il nostro Parlamento a continuare le sue pressioni per fare tornare presto la democrazia a Cuba.
Yannick Vaugrenard (PSE). – (FR) Signor Presidente, la Presidenza britannica ha quantificato le sue proposte per le prospettive finanziarie 2007-2013; temevamo il peggio e non avevamo torto.
Dopo nove mesi di lavoro della commissione temporanea per le prospettive finanziarie, il Parlamento europeo aveva raggiunto un compromesso accettabile, che garantiva all’Europa un futuro ambizioso e coerente. Per contro, il Primo Ministro Tony Blair propone tagli drastici e mette a repentaglio il progetto dell’Unione europea. Egli aggredisce i Fondi strutturali, lo sviluppo rurale, la gioventù, la cultura e rende assai problematico finanziare il Fondo di adeguamento alla globalizzazione. Ora dobbiamo giungere a una posizione matura, nell’interesse dell’integrazione europea; poniamo fine agli egoismi nazionali e ai vantaggi anacronistici di cui godono alcuni Stati membri. Occorre che il Regno Unito rivaluti il suo contributo al bilancio con provvedimenti diversi da una misura puramente cosmetica.
L’Europa è un progetto comune, non un mercato di scambio. Dobbiamo ricorrere anche ai prestiti, per dotarci dei mezzi adatti a realizzarlo; è in gioco il progetto europeo e l’indispensabile solidarietà con i nostri nuovi partner.
Marta Vincenzi (PSE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, una nave cementiera, la Margaret, è affondata il 2 dicembre al largo del porto di La Spezia, nel Golfo dei Poeti, stupendo golfo del Mediterraneo. L’equipaggio si è salvato, il sistema “Sea dark” ha segnalato idrocarburi fuoriusciti per circa novantamila litri. La messa in sicurezza costerà almeno due milioni di euro e l’intervento durerà alcuni mesi.
I soccorsi e la professionalità sono stati eccellenti e, tuttavia, si evidenzia l’urgenza di controlli più severi perché si trattava di una carretta del mare, registrata al registro navale ucraino, che viaggiava con documenti in regola. Si valuti quindi la possibilità di un’inchiesta tecnica del dopo incidente, per determinare cause e responsabilità, ma si consideri anche questo caso all’interno del pacchetto di proposte Erika II perché davvero si possa dire che vengono controllati i controllori.
Fernand Le Rachinel (NI). – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, benché il dibattito riguardante la relazione sulla richiesta di difesa dei privilegi e delle immunità del collega onorevole Gollnisch debba aver luogo tra poco, mi permetto di intervenire per sollevare un punto di particolare attualità.
La settimana scorsa il Primo Ministro francese de Villepin ha affermato con forza e convinzione che non tocca al legislatore stabilire la verità storica; in Francia, egli ha aggiunto, non c’è una storia ufficiale. Pochi giorni dopo il capo di Stato, Jacques Chirac, ha ripreso lo stesso discorso e ha affermato: “Nella Repubblica non vi è una storia ufficiale. Non è compito della legge scrivere la storia; scrivere la storia spetta agli storici”.
Ora, di che cosa viene accusato l’onorevole Gollnisch dalle autorità politiche e giudiziarie francesi? Di aver detto, con qualche mese di anticipo, esattamente la stessa cosa: ossia che studiare le questioni relative alla Seconda guerra mondiale è compito degli storici. E questo non dispiaccia ad alcuni colleghi francesi che si sono autonominati polizia del pensiero, e sono giunti addirittura a esercitare inaccettabili pressioni politiche per far respingere la richiesta di immunità dell’onorevole Gollnisch.
In tale situazione, onorevoli colleghi, vi prego caldamente di non sprofondare nel ridicolo adottando questa relazione.
Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL) . – (EL) Signor Presidente, desidero ricordare un episodio che è avvenuto la settimana scorsa a Miami, negli Stati Uniti, e sul quale, a mio avviso, il Parlamento europeo dovrebbe prendere posizione.
Un cittadino americano di 44 anni, con un passato di malattie mentali, si era imbarcato con la moglie sul volo da Miami per Orlando. All’improvviso, per motivi ancora ignoti, ha sentito il bisogno di abbandonare l’aereo. E’ sceso correndo dall’apparecchio, seguito da un poliziotto che gli ha urlato di fermarsi; il passeggero non ha ubbidito a quest’ordine, ed è stato ucciso a sangue freddo nell’area d’imbarco. I testimoni riferiscono di aver udito forse sei colpi di pistola.
Questa è la seconda esecuzione che viene perpetrata nel giro di pochi mesi, dopo il tragico incidente di cui è rimasto vittima un cittadino brasiliano a Londra. Dobbiamo chiederci se è veramente questa la società che vogliamo costruire: una società dove le autorità prima sparano e poi fanno domande. Stiamo creando per i cittadini un clima di paura malsano, destinato a produrre sviluppi sinistri. Credo che la nostra Assemblea debba condannare questa azione, e fare ogni sforzo affinché qualsiasi provvedimento legislativo da noi approvato in seduta plenaria favorisca i cittadini e non l’uso della violenza.
José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (PPE-DE) . – (ES) Signor Presidente, le Damas de blanco alle quali, come è stato ricordato questo pomeriggio, è stato conferito il Premio Sacharov, non hanno potuto utilizzare i biglietti messi a loro disposizione dal Parlamento europeo per venire a ritirare il Premio mercoledì; in quanto non hanno ottenuto l’autorizzazione del governo cubano, cosa che, signor Presidente, viola apertamente i diritti di queste persone e ignora la volontà della maggioranza di quest’Aula.
Signor Presidente, queste persone potranno essere presenti qui mercoledì solo se riusciranno a prendere il volo di stanotte; vorrei chiederle di fare ogni sforzo per renderlo possibile. Esse hanno commesso un unico reato: hanno difeso, in maniera pacifica e coraggiosa, i diritti dei propri cari, e credo quindi, signor Presidente, che noi – rappresentanti del Parlamento europeo – dovremmo adoperarci in tutti i modi per consentire loro di essere qui mercoledì a ritirare il Premio Sacharov.
Presidente . – Onorevole Salafranca, le assicuro che la Presidenza e tutti gli organismi del Parlamento hanno esercitato tutte le pressioni possibili sul governo cubano per arrivare alla concessione di questo permesso. Pochi minuti prima di entrare in Aula, ho avuto un altro colloquio con l’ambasciatore cubano presso l’Unione europea, che è stato appena nominato e proprio stamattina ha presentato le sue credenziali alla Presidenza in carica del Consiglio; questo pomeriggio spero di poter conferire col ministro degli Esteri di Cuba.
Non posso garantire alcun risultato, ma desidero assicurarvi che la Presidenza ha fatto ogni sforzo per consentire alle vincitrici del Premio Sacharov di venire qui a ritirarlo.
Urszula Krupa (IND/DEM) . – (PL) Signor Presidente, tra gli obiettivi che l’Unione europea si è prefissa vi sono, in particolare, la promozione di uno sviluppo armonico, equilibrato e sostenibile in tutta la Comunità, un alto livello di occupazione e benessere sociale, una migliore qualità della vita e una maggiore coesione economica e sociale, oltre a una più intensa solidarietà fra gli Stati membri. Chiunque legga quest’elenco ha il diritto di aspettarsi l’imminente avvento di un nuovo paradiso terrestre; tuttavia, i principi guida che ho appena menzionato non hanno alcuna relazione con la realtà concreta, soprattutto se si considerano i drastici tagli che sono stati apportati al bilancio. Ciò vale soprattutto per la Polonia, dove la disoccupazione raggiunge il 20 per cento e la gente ha perso il lavoro proprio perché sono stati eliminati gli ostacoli alla libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali; questa disoccupazione provoca povertà, fame e disperazione, rese ancora più gravi dalle proposte miranti a prolungare il periodo di transizione. Queste riflessioni sembrano davvero paradossali nell’imminenza del Natale, soprattutto se si pensa che oggi i valori cristiani vengono respinti e viene rifiutata la conoscenza di quella verità che ci renderà liberi. Mi auguro che questa verità si compia, e che il prossimo Natale e il nuovo anno siano illuminati dall’amore e dalla speranza.
Alyn Smith (Verts/ALE). – (EN) Signor Presidente, mentre incombe la crisi del bilancio e le prospettive per la conferenza di Hong Kong si fanno sempre più cupe, vorrei attirare l’attenzione dell’Assemblea su una vicenda che rappresenta invece un lusinghiero successo per l’Unione europea.
Il dominio Internet “.eu” è aperto all’iscrizione delle imprese europee dal 7 dicembre appena, ma ha già ricevuto 100 000 richieste di registrazione da tutte le parti d’Europa. A mio avviso ciò dimostra che le nostre aziende sono interessate a una denominazione europea; mi attendo un’ondata di richieste ancor più cospicua quando, nella primavera del prossimo anno, potranno registrarsi anche i singoli cittadini.
Da fiero scozzese quale sono, amerei vedere nel cyberspazio una specifica presenza scozzese; mi sembra anzi che proprio il suo paese, signor Presidente, ci abbia indicato la strada con la denominazione “puntCAT”, recentemente ottenuta dalla Catalogna. Vorrei esprimere il mio sostegno alla campagna per l’introduzione della denominazione “.sco”, in quanto una maggior presenza della lingua e della cultura scozzesi nel cyberspazio sarà certamente preziosa per noi. Mi auguro che presto potremo unirci a voi almeno nel cyberspazio, se non geograficamente.
Nirj Deva (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, di recente ho partecipato al monitoraggio delle elezioni presidenziali in Kazakistan insieme a un gruppo di autorevoli esponenti politici e accademici britannici. Ho accumulato una certa esperienza in materia, dal momento che l’anno scorso ho partecipato al monitoraggio delle elezioni in Indonesia, ossia delle elezioni probabilmente più complicate che il mondo abbia mai visto.
La delegazione britannica è giunta alla conclusione che le elezioni in Kazakistan si sono svolte in libertà e senza coercizioni. Molti altri gruppi, provenienti da Belgio, Francia, CSI, USA e Indonesia sono giunti alla medesima conclusione. Dopo il voto, il portavoce di uno dei candidati dell’opposizione ha affermato che l’opposizione stessa aveva sbagliato tattica, puntando sulle personalità individuali anziché sui programmi politici.
Dissentiamo totalmente dalle conclusioni raggiunte dal gruppo di monitoraggio dell’OSCE, che ha espresso un giudizio fortemente negativo sul processo elettorale, con una relazione costosa, sprezzante e intrisa di supponenza accademica. L’OSCE ha anche contraddetto le dichiarazioni rilasciate a suo tempo dai deputati del nostro Parlamento dopo le elezioni politiche dell’anno scorso, in cui si affermava che l’elettorato kazako è ormai maturo, e immune da coercizioni e intimidazioni. Ritengo che la relazione dell’OSCE sia stata influenzata da dispute burocratiche interne, relative alla futura presidenza di quell’organizzazione. I burocrati non devono cercare di assumere il ruolo dei politici, né tentare di imporre la persona del futuro Presidente. In tal modo l’OSCE cadrebbe nel discredito, cosa che il nostro Parlamento non desidera affatto. Invito dunque l’Assemblea ad avviare un’inchiesta sul funzionamento dell’OSCE.
Antonio Masip Hidalgo (PSE). – (ES) Signor Presidente, a nome mio personale e a nome dell’onorevole Madeira e dell’onorevole Pittella invito il Primo Ministro Blair, rappresentato oggi sui banchi del Consiglio, a riparare all’insulto che è stato recato alla nostra intelligenza e ai valori democratici europei dalla proposta finanziaria da lui presentata. Tale proposta infatti prevede una discriminazione nei confronti delle regioni dell’Algarve, della Basilicata, delle Asturie, della Murcia e di Ceuta e Melilla, sfavorite rispetto a tre Länder tedeschi, tre regioni greche e una regione austriaca che subiscono lo stesso effetto statistico, ma ricevono un trattamento migliore. Il 20 dicembre, a Bruxelles, avremo con lei un altro colloquio. Ci auguriamo che, per allora, questa discriminazione vergognosa e inaccettabile sarà stata cancellata, e che potremo congratularci con lui.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL). – (PT) Il 30 novembre la Commissione ha reso note le sue proposte in materia di contingenti di pesca e misure connesse per il 2006, che saranno adottate entro la fine dell’anno nel quadro della politica comune della pesca. La Commissione ha annunciato l’obiettivo di introdurre – nei limiti del possibile – un approccio graduale al ripristino degli stock ittici, tale da consentire ai pescatori di svolgere la propria attività. Le proposte avanzate dalla Commissione per la riduzione dello sforzo di pesca non contengono però alcuna valutazione dei costi economici e sociali che graverebbero sui pescatori.
Il settore della pesca, in particolare in Portogallo, ha già subito duri colpi, tra l’altro anche a causa dell’aumento dei prezzi del carburante. Chiedo quindi l’adozione, a livello comunitario, di misure che salvaguardino il futuro del settore; in ultima analisi, infatti, questa è una politica comune mirante a sostenere il reddito dei pescatori, in particolare di quelli dediti alla piccola pesca costiera.
Bogusław Rogalski (IND/DEM). – (PL) Signor Presidente, i lavori per la costruzione del gasdotto settentrionale sono iniziati ormai da parecchi giorni. Questo gasdotto è destinato a danneggiare gli interessi economici degli Stati baltici e dei paesi dell’Europa centrale – tra cui la Polonia – ma, nonostante le proteste, esso scavalcherà questi paesi; collegherà invece direttamente Russia e Germania, mettendo in tal modo a repentaglio la sicurezza energetica di un terzo dell’Unione europea.
Nella regione baltica la costruzione di questo gasdotto potrebbe provocare un disastro ambientale. Dopo la Seconda guerra mondiale, nel Mar Baltico furono rovesciate le scorte inutilizzate di armi chimiche tedesche, che i lavori del gasdotto potrebbero ora smuovere; queste sostanze chimiche velenose inquinerebbero ora le acque del Baltico. La stessa conclusione dell’accordo per la costruzione del gasdotto rappresenta un autentico scandalo. Secondo quanto riferiscono i media, Gerhard Schröder presiederà il consiglio di amministrazione, mentre la carica di presidente della società verrà assunta da Matthias Warning; fino al 1990 questi era un funzionario della Stasi, la polizia segreta della Germania Est, e in tale periodo, a quanto sembra, egli conobbe Vladimir Putin, che all’epoca era un agente del KGB. Il fatto che un ex cancelliere partecipi alle attività di un’impresa, i cui interessi aveva tanto chiassosamente difeso, è oltremodo sospetto.
Propongo l’istituzione di una commissione parlamentare che esamini le vicende connesse alla costruzione di questo gasdotto, e che analizzi la minaccia che esso rappresenta per l’ambiente e la sicurezza energetica di molti Stati membri dell’Unione europea.
Presidente. – Lei conosce le procedure vigenti per richiedere formalmente l’istituzione di tale commissione. Se lo desidera, sa come fare.
Jörg Leichtfried (PSE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero oggi cogliere l’occasione per intervenire nel dibattito che la Commissione ha istigato – uso questo termine deliberatamente – in merito al divieto vigente in Austria di impiegare animali selvatici nei circhi. Il paragrafo 27 della legge federale austriaca sulla protezione degli animali vieta a circhi, spettacoli di varietà e analoghe forme di spettacolo di detenere qualsiasi specie di animali selvatici o di farne uso nelle rappresentazioni.
Anziché congratularsi con l’Austria per una valida iniziativa che la pone all’avanguardia nel settore, la Commissione ha risposto inviando al governo austriaco una lettera di ammonizione, in cui minacciava di annullare il divieto sulla detenzione di animali selvatici da parte dei circhi – divieto che peraltro non vige solo in Austria, ma viene in qualche misura applicato anche in altri Stati membri dell’Unione europea – in quanto vietare l’impiego di tali animali negli spettacoli violerebbe la libera circolazione dei servizi. Si sarebbe creduto invece che la protezione degli animali fosse un valore di interesse generale, tale da giustificare una limitazione della libera circolazione dei servizi.
I circhi tradizionali non si basano necessariamente sull’impiego di animali; circhi famosissimi attirano grandi folle senza ricorrere a spettacoli in cui compaiono animali selvatici. La tutela e il benessere degli animali devono costituire la priorità più importante, sia per quanto riguarda le condizioni in cui gli animali vengono tenuti presso i circhi, sia per quanto riguarda le indescrivibili condizioni in cui vengono trasportati.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL). – (PT) Il Portogallo è stato devastato dalle delocalizzazioni di imprese, che hanno fatto salire la disoccupazione a livelli allarmanti; si tratta di un fenomeno che colpisce soprattutto le donne. In questo caso, la multinazionale statunitense Delphi ha appena annunciato la chiusura di uno dei suoi impianti: lo stabilimento di Linhó per la produzione di cavi, che impiegava 1 200 addetti, e ora sta cercando di costringere a dimettersi i 300 rimasti. E questo avviene mentre Delphi – che è, ripeto, una multinazionale statunitense – ha ricavato dalla sua attività in Portogallo un profitto complessivo di milioni di euro. Signor Presidente, invito ancora una volta il Consiglio e la Commissione a dimostrare solidarietà a questi lavoratori e a prendere quelle misure che sono ormai urgentemente necessarie per impedire un ulteriore peggioramento della disoccupazione, ponendo fine alle spietate delocalizzazioni effettuate dalle multinazionali in vari paesi dell’Unione europea, tra cui il Portogallo.
Claude Moraes (PSE). – (EN) Signor Presidente, come i colleghi italiani probabilmente già sanno, pochi giorni fa un giocatore di calcio di livello internazionale, Marc Zoro, è stato costretto a lasciare il campo di gioco a causa dei continui insulti razzisti. Episodi di tal genere deturpano e avvelenano questo gioco bellissimo, questo gioco europeo. In tutti i nostri Stati membri assistiamo ogni giorno a incidenti di matrice razzista: in qualche caso di tratta di attività organizzate, in altri di casi isolati. Nessun paese dell’Unione europea è immune da questo fenomeno, che la UEFA e i parlamentari europei sono comunque intenzionati ad estirpare. Abbiamo a disposizione misure pratiche, elaborate in accordo con i media, per eliminare questo cancro che affligge il gioco del calcio.
Recentemente, la televisione italiana ha trasmesso alcune partite in bianco e nero anziché a colori, per dire apertamente alla società italiana ed europea che non dobbiamo tollerare il razzismo nel calcio. L’anno prossimo si svolgeranno i campionati mondiali, e in tale occasione il Parlamento europeo deve inviare un messaggio unitario: non tollereremo che questo splendido gioco venga deturpato.
Bogdan Pęk (IND/DEM). – (PL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, tra poco sarà Natale ed è quindi il momento di porgere i migliori auguri a tutti i deputati di quest’Assemblea; auguro a tutti buona fortuna, e confido che nella nostra attività politica ci faremo guidare da uno spirito di onestà e verità.
Oggi, trovandoci di fronte alle proposte della Presidenza britannica, che contrastano palesemente con gli interessi fondamentali dei 10 nuovi Stati membri, non possiamo sottrarci a una domanda cruciale: com’è possibile che uno dei paesi più ricchi dell’Unione europea – un’Unione che si sta ancora sviluppando – abbia elaborato un sistema che costringe i paesi più poveri a versare denaro a quelli più ricchi, e che concepisce i programmi di sviluppo in maniera tale da far pagare il conto ai paesi poveri? La Polonia ha speso 150 miliardi per soddisfare i requisiti previsti per l’adesione all’Unione europea, e quindi devo mettere a verbale la mia protesta, in nome dell’onestà, della verità e della coesione. L’Unione europea non può continuare a svilupparsi senza solidarietà.
Marie-Noëlle Lienemann (PSE). – (FR) Onorevoli colleghi, vorrei lanciare un appello alle Istituzioni dell’Unione – Commissione, Parlamento e Consiglio – in quanto la Corte di cassazione italiana, che è una delle più alte autorità giudiziarie di quel paese, ha appena sentenziato, nell’ambito di un processo per l’aggressione da parte di un cittadino italiano nei confronti di alcune ragazze colombiane, che l’espressione “sporche negre” non costituisce un insulto di carattere razzista, bensì una semplice manifestazione di antipatia generica.
E’ superfluo dire che tali affermazioni sono particolarmente allarmanti. Il collega che mi ha preceduto ha ricordato il gioco del calcio; il ministro italiano per le Riforme istituzionali, Roberto Calderoli, da parte sua pensa che gli immigrati dovrebbero tornare nel deserto a parlare con i cammelli, o nella giungla a ballare con le scimmie: così si esprime un ministro che siede nel Consiglio dei ministri dell’Unione europea!
I passi falsi verbali sono purtroppo numerosi, e noi non dobbiamo tollerarli. In questo caso, però, siamo di fronte a qualcosa di più grave: un’istituzione giudiziaria sottovaluta palesemente un reato di stampo razzista. Mi sembra uno sviluppo assai grave della nostra storia. Mi attendo quindi una reazione da parte delle nostre Istituzioni.
Christopher Beazley (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, nelle prime ore della mattina di ieri ho assistito all’impressionante incendio scoppiato nei pressi di Hemel Hempstead. E’ forse opportuno ricordare che un incidente in modo eccezionale non ha provocato neppure una vittima.
Mi auguro che la Commissione sia in grado di prendere contatto con le autorità britanniche per avviare un’inchiesta sulle possibili cause, in modo da condividere e diffondere in tutti i 25 Stati membri le esperienze derivanti da questo incidente.
A nome dei cittadini del mio collegio elettorale, vorrei ringraziare i servizi d’emergenza – vigili del fuoco, polizia e personale delle ambulanze – nonché le persone residenti nella zona che hanno dimostrato, come potete immaginare, encomiabile coraggio e grande dignità. Quei cittadini britannici che si sono precipitati ai distributori di benzina, temendo che questa venisse a mancare, si sono comportati invece in maniera assai meno dignitosa.
Giusto Catania (GUE/NGL). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’Italia è stata al centro del dibattito odierno; in seguito al caso Zoro, dire “sporco negro” non è considerata un’offesa. Le responsabilità politiche sono evidenti. Un calciatore è addirittura andato sotto la curva inneggiando a simbologie fasciste. Credo che tutto ciò sia riconducibile a una responsabilità precisa da parte delle autorità politiche, che sempre più tendono a criminalizzare l’immigrazione.
Vorrei citare un esempio molto grave accaduto solo due giorni fa: un cittadino marocchino in Italia, sospettato di essere un pericoloso terrorista, dopo essere stato sottoposto a due gradi di giudizio ed essere stato assolto entrambe le volte, è stato espulso dal territorio nazionale perché ritenuto pericoloso per la sicurezza del paese.
Ritengo si tratti di un fatto grave, in quanto non si hanno notizie precise di dove sia finito questo cittadino marocchino; sembrerebbe che sia ora detenuto in una prigione marocchina in cui notoriamente i diritti umani non vengono salvaguardati. Penso che gli Stati membri non debbano essere complici delle torture praticate in paesi terzi.
Vytautas Landsbergis (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, desidero fare qualche osservazione sull’allargamento dell’OMC.
Nel novembre 2005 Transneft, l’azienda statale russa che gestisce gli oleodotti, ha disdetto l’accordo di trasporto a lungo termine con l’azienda kazaka KazMunaiGaz, poiché sta attualmente negoziando per acquisire azioni di una raffineria di petrolio lituana, oltre a un contratto di lungo termine per il trasporto del petrolio, cosa che sembra contraddire i progetti espansionistici della Russia.
Di recente la Russia ha vietato l’importazione di prodotti vegetali dalla Lituania, e ora anche dalla Polonia; in entrambi i casi, si tratta di una scoperta rappresaglia per l’appoggio che questi paesi hanno offerto all’Ucraina. Il ben noto caso Yukos dimostra chiaramente che in Russia non esistono né lo Stato di diritto, né un potere giudiziario indipendente, e neppure garanzie per le imprese private o prevedibilità negli scambi commerciali. Ricordo inoltre che nel 1990 Mosca ha requisito i risparmi che i comuni cittadini lituani avevano accumulato nel corso della loro vita.
Questi fatti tolgono qualsiasi credibilità alla Russia nel campo dell’economia e della finanza internazionali; l’Unione europea potrebbe giungere alla conclusione che la Russia non sia ancora matura per entrare a far parte dell’OMC.
Catherine Guy-Quint (PSE). – (FR) Signor Presidente, volevo semplicemente ricordare che quattro settimane or sono in quest’Aula ci siamo già occupati delle infermiere bulgare e del medico palestinese detenuti in Libia. Da allora, il processo che essi attendevano è stato rinviato al 31 gennaio. Da allora, abbiamo appreso che nel 2005 – nel quadro della lotta contro l’AIDS – l’Unione europea ha inviato più di un milione di euro per i bambini infettati nell’ospedale di Bendasi. Da allora, abbiamo appreso che la Libia, prima di fare un gesto, attende altro denaro; e da allora, non è stato ancora accordato il permesso di visitare queste donne e quest’uomo, che si trovano in carcere in Libia.
Da allora – infine – sono trascorse altre quattro settimane per quest’uomo e queste donne che sono stati accusati e torturati, e che dopo sette anni ancora attendono un trattamento equo e conforme ai diritti umani. Signor Presidente, fino a quando essi non verranno liberati dovremo continuare a ricordare la loro vicenda.
Zdzisław Zbigniew Podkański (PPE-DE). – (PL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, dalle ultimi elezioni per il Parlamento europeo sono passati quasi 18 mesi. E’ trascorso quindi un tempo sufficiente per consentire a ognuno di noi di formarsi un’opinione compiuta sul modo di operare del Parlamento europeo, nonché sulla funzione e il significato dell’Unione europea. Anche se approviamo con disinvoltura risoluzioni a sostegno della democrazia e dei diritti umani in paesi terzi, ma purtroppo non siamo capaci di far valere con la stessa efficacia i nostri diritti.
Uno dei principi fondamentali dell’Unione europea è il partenariato, ma è anche il principio che viene ignorato più spesso. Nel corso del recente esame della prevista riforma del mercato dello zucchero è stato violato anche il principio della consultazione. Si è deciso in materia mentre la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale stava ancora lavorando alla stesura del parere del Parlamento. Se il Parlamento e i suoi deputati vengono tenuti in così scarso conto, la responsabilità ricade in gran parte sui principali gruppi di quest’Assemblea, i quali, invischiati in meschine dispute, non si accorgono che il Parlamento sta progressivamente perdendo importanza. Inoltre, si è creata una situazione in cui il lavoro svolto dai deputati dei nuovi Stati membri o dei paesi più piccoli diviene sempre più insignificante; i deputati di questi paesi hanno enormi difficoltà a iscrivere il proprio nome nell’elenco degli oratori, e le proposte e gli emendamenti che presentano sono assai spesso respinti dalle delegazioni più importanti dell’Aula o dalla Commissione europea. Occorre allora porsi alcune domande fondamentali, ossia chiedersi in quale direzione stiamo andando e qual è il senso del nostro lavoro.
Nikolaos Sifunakis (PSE). – (EL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, nei giorni scorsi i cittadini europei hanno seguito attoniti la vicenda delle accuse relative ai centri di detenzione segreti della CIA in Europa, al rapimento di persone sospettate di terrorismo, ai voli segreti di aerei statunitensi e all’esistenza di camere di tortura. Il comportamento illegale di un grande paese come gli Stati Uniti in un continente indipendente come l’Europa e le violazioni dei diritti umani sono un insulto per l’Europa, che trecento anni fa ha visto nascere, con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, la democrazia e la sicurezza della libertà, la presunzione d’innocenza e la sicurezza. Allo stesso tempo è ironico che questi fatti vengano alla luce proprio in coincidenza con il sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Il secolo in cui viviamo può vantare grandi risultati; tuttavia, questa è la prima volta che due diritti così importanti – la sicurezza e la libertà – si danno battaglia sulla scena internazionale in maniera tanto estesa e veemente, distruggendo nel loro scontro i diritti umani.
Come è stato detto, la democrazia è quel regime politico in cui, se qualcuno viene a bussare alla porta di casa tua all’alba, può essere soltanto il lattaio. Il Parlamento europeo, l’Istituzione che rappresenta i cittadini europei, ha come minimo l’obbligo di levarsi con tutte le proprie forze a difendere quel senso di libertà e sicurezza di cui hanno il diritto di godere i cittadini d’Europa.
Presidente. – Mi perdoni se la interrompo, ma il tempo destinato a questi interventi è scaduto.
Proinsias De Rossa (PSE). – (EN) Signor Presidente, un richiamo al Regolamento; posso suggerirle di prolungare il tempo destinato agli interventi di un minuto?
Presidente. – Sì, credo che dovremmo fare così, ma in realtà abbiamo già agito in questo senso; lo abbiamo già prolungato di mezz’ora. Possiamo prolungarlo ulteriormente, se necessario, ma abbiamo già destinato a questo punto tre quarti d’ora in più, invece di mezz’ora. Vi sono ancora dodici persone che desiderano intervenire, e non posso proseguire dando la parola a deputati che sono intervenuti nelle sedute precedenti: vi prego di comprenderlo. Ora dobbiamo passare al punto seguente dell’ordine del giorno; i deputati che non hanno potuto parlare oggi avranno la precedenza nella prossima seduta.
Proinsias De Rossa (PSE). – (EN) Signor Presidente, non desidero dilungarmi su quest’argomento, ma credo che le regole da lei applicate in merito agli interventi di un minuto riducano l’efficacia e l’importanza che tali interventi hanno per i singoli deputati di quest’Assemblea, molti dei quali, facendo parte di piccole delegazioni, hanno scarsissime opportunità di far mettere a verbale le preoccupazioni dei propri elettori.
Io sono tra coloro che ricorrono più spesso agli interventi di un minuto, e per un motivo preciso. Non ho colleghi di delegazione che parlino a mio nome, come avviene nelle delegazioni maggiori. Mi sembra perciò che il modo in cui si affronta questo tema non sia corretto; le scriverò per illustrarle le mie preoccupazioni in merito, ma sono convinto dell’importanza degli interventi di un minuto. Si tratta di un nuovo metodo di lavoro, introdotto nell’ultima legislatura – io sono stato anzi tra coloro che l’hanno proposto – per consentire alla nostra Assemblea di influire concretamente sulle preoccupazioni quotidiane dei cittadini; spesso il nostro Parlamento non è in grado di farlo, a causa dei lunghi tempi d’attesa che si registrano prima che un tema venga dibattuto in Aula. Sarei lieto se lei fosse disposto a considerare la possibilità di modificare il modo in cui si affronta tale aspetto.
Presidente. – Onorevole De Rossa, sono disposto a modificare le norme che abbiamo stabilito. Mi permetto di ricordarle che qualche tempo fa ho inviato una lettera a tutti i deputati, illustrando il criterio con cui pensavo di gestire questo arduo punto dell’ordine del giorno. Non mi è stata comunicata alcuna obiezione, ma possiamo rivedere le norme in qualsiasi momento; e se lei ha qualche suggerimento per migliorarle, la ascolterò certamente con molto piacere. Oggi non le ho dato la parola, onorevole De Rossa, in quanto lei ha avuto la fortuna di poter intervenire nelle due sedute precedenti – come lei stesso senza dubbio ricorda; ho creduto quindi opportuno dare la priorità ai colleghi che non intervenivano da più tempo.