Presidente. – L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulla sicurezza dell’approvvigionamento di risorse di energia, in particolare di gas.
Martin Bartenstein, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, i fatti della prima settimana di gennaio relativi alla controversia sul gas tra la Federazione russa e l’Ucraina hanno dimostrato molto chiaramente che la sicurezza del nostro approvvigionamento energetico non può essere data per scontata.
Il gas importato dalla Russia copre oltre un quarto del consumo dell’Unione europea e poiché l’80 per cento di tale gas viene trasportato attraverso l’Ucraina, il costante e continuo approvvigionamento di gas dalla Russia all’Unione europea attraverso l’Ucraina è assolutamente essenziale per famiglie e imprese. Tuttavia, il problema è che vi è stata una diminuzione fino al 50 per cento nell’approvvigionamento di alcuni Stati membri dell’Unione europea nei primi due giorni di gennaio di quest’anno. Un’iniziativa diplomatica avviata dalla Commissione e dalla Presidenza austriaca del Consiglio ha contribuito a porre rapidamente fine a tale situazione. Questo mi porta a menzionare la Moldavia e la Russia e a chiedere a entrambi i paesi di ritornare al tavolo negoziale per cercare una soluzione a più lungo termine ai problemi che li vedono contrapposti. Da quanto riferiscono i mezzi di comunicazione pare che i due paesi abbiano raggiunto un accordo per un periodo di tre mesi, tuttavia questa è certamente una soluzione a brevissimo termine.
L’importante adesso è imparare da quanto è successo. A mio parere occorre fare tre cose per rendere sicuro a lungo termine l’approvvigionamento di gas naturale dell’Europa. Illustrerò ora di cosa si tratta.
Primo, occorre diversificare le fonti di approvvigionamento di gas naturale e i canali di trasporto. Sono in programma progetti per costruire una serie di nuovi gasdotti aventi in totale una capacità di trasporto pari a 140 miliardi di metri cubi all’anno, e tali opere devono essere realizzate senza indugio. Un progetto che sembra promettere bene è il gasdotto Nabucco lungo 3 300 km che va dall’Austria all’area intorno al Mar Caspio passando attraverso la Turchia. Questo gasdotto, una volta completato intorno al 2020, permetterà di trasportare fino a 31 miliardi di metri cubi di gas naturale nell’Unione europea attraverso un nuovo canale di trasporto.
Secondo, dobbiamo promuovere l’uso del gas naturale liquefatto. L’attuale capacità delle strutture esistenti ammonta a circa 60 miliardi di metri cubi all’anno. In alcuni paesi sono stati definiti e avviati progetti intesi a creare nuovi terminali o ad estendere gli impianti esistenti. C’è da aspettarsi che la capacità salirà a 160 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2010. L’Unione europea dovrebbe porsi l’obiettivo di quintuplicare il volume di GNL importato entro il 2010, il che le permetterà di ricevere approvvigionamenti da altre regioni che non possono essere collegate all’UE per mezzo di un gasdotto.
Terzo, vi è la necessità di maggiore trasparenza nei mercati degli idrocarburi per diminuire la volatilità dei prezzi e assicurare prezzi stabili che rispecchino il mercato, migliorando nel contempo la qualità delle informazioni sui quantitativi di gas naturale importato. A tal fine sono essenziali notevoli investimenti. E’ decisivo che le prospettive di investimento nel settore dell’energia siano il più invitanti possibile affinché le imprese siano davvero disposte a effettuare questi investimenti.
A breve termine dovremo valutare come evitare che situazioni del genere si verifichino o come possiamo affrontarle in modo da evitarne gli strascichi. Senz’altro, una delle possibilità è la maggiore integrazione della rete di approvvigionamento dell’Unione europea, il che semplificherebbe lo scambio di gas in seno alla Comunità europea riducendo così la dipendenza dei singoli Stati membri dai paesi che forniscono il gas o attraverso i quali gli approvvigionamenti devono transitare. E’ ovvio che un maggiore commercio di gas all’interno della Comunità presuppone la disponibilità di gas nelle quantità necessarie, motivo per cui dobbiamo adoperarci anche per sostenere la creazione di mercati all’ingrosso di gas liquido.
Un altro strumento a breve termine è senz’altro lo stoccaggio di riserve di gas per far fronte alle carenze in caso di interruzione degli approvvigionamenti fino a due mesi, anche se bisognerà tenere conto dei criteri nazionali specifici, ad esempio l’opportunità di utilizzare cavità geologiche, centrali elettriche o fabbricati industriali per lo stoccaggio.
La Presidenza austriaca darà priorità alla politica energetica e in particolare alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici. La sicurezza dell’approvvigionamento unitamente alla competitività e naturalmente alla sostenibilità è uno dei pilastri su cui si fonda la politica energetica europea sia a livello nazionale che comunitario. L’Europa deve raddoppiare i propri sforzi per essere all’altezza delle sfide presentate dalla politica energetica, poiché entro il 2030 il mondo utilizzerà il 50 per cento in più di energia e l’Europa dipenderà in misura ancor maggiore dall’importazione di fonti energetiche fossili.
Tutto considerato, per garantire ai cittadini e all’industria dell’Europa un approvvigionamento energetico sicuro dovremo optare per un approccio che includa varie strategie. In seno alla Comunità europea dovremo diversificare ulteriormente l’approvvigionamento energetico facendo maggiormente uso delle fonti di energia rinnovabile, il che può implicare la triplicazione dell’uso delle biomasse entro il 2010. L’approvvigionamento energetico europeo deve fondarsi, tra l’altro, su un utilizzo delle energie rinnovabili efficace in termini di costi. Altre opzioni per l’Europa potrebbero essere l’uso del carbone mediante tecnologie pulite e a lungo termine dell’idrogeno.
Tuttavia, l’Austria non ritiene che l’utilizzo dell’energia nucleare sia una possibilità. Per quanto riguarda l’approvvigionamento sarà necessario intensificare gli sforzi volti a creare un mercato interno europeo unico e ad accrescere gli investimenti nell’approvvigionamento energetico.
D’altro canto, passando al consumo, occorre migliorare l’efficienza energetica comunitaria. Attualmente vi sono forti disparità tra gli Stati membri in termini di efficienza energetica, concetto con cui si intende il consumo energetico per unità di prodotto interno lordo. Come base al riguardo possiamo prendere l’accordo tra Parlamento e Consiglio sulla direttiva concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici.
Quanto è accaduto nel nuovo anno ha inoltre dimostrato l’importanza delle relazioni dell’Unione europea con i suoi partner. Questi partenariati devono essere sostenuti con coerenza sia a livello multilaterale, mediante i dialoghi che si svolgono in seno al Forum internazionale dell’energia o in base al trattato sull’energia con l’Europa sudorientale, che a livello bilaterale nell’ambito dei dialoghi con la Russia e con l’OPEC. La volontà di cooperare è un elemento assolutamente essenziale per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico.
Abbiamo dunque a disposizione una molteplicità di opzioni. Spetta a noi ricorrervi con rapidità ed efficacia. Poiché la sicurezza del futuro approvvigionamento energetico dell’Unione europea è nell’interesse di tutti gli Stati membri, sono convinto che riusciremo a conseguire tale obiettivo.
(Applausi)
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Parlamento per aver trovato il tempo di discutere oggi della sicurezza dell’approvvigionamento di risorse di energia, e in particolare di gas. In un certo senso si tratta della continuazione della discussione svoltasi l’anno scorso sugli elevati prezzi del petrolio. Attualmente il prezzo del petrolio supera i 60 dollari al barile.
La controversia sul gas tra Ucraina e Russia ha innescato la discussione sulla sicurezza dell’approvvigionamento dell’Unione europea. La controversia sul gas ha fatto notizia all’inizio dell’anno quando la Russia ha tagliato la fornitura all’Ucraina per un giorno e mezzo. Tale fatto ha avuto conseguenze anche a livello comunitario provocando una riduzione dei quantitativi di gas giunti all’Unione europea.
Anche se nell’immediato è rassicurante che Ucraina e Russia abbiano raggiunto un accordo, non dobbiamo farci illusioni. La questione resta aperta. Le trattative commerciali tra le due parti continueranno al fine di trovare una formula di adeguamento del prezzo reciprocamente accettabile. Abbiamo inoltre visto le ripercussioni interne in Ucraina, con il voto di sfiducia al governo della scorsa settimana. Non dobbiamo dimenticare poi che lo scontro sul prezzo del gas tra Russia e Moldavia si è risolto solo ieri e che nel prossimo futuro ci saranno negoziati più approfonditi. Credo fermamente che tutti debbano trarre insegnamento dagli eventi verificatisi all’inizio dell’anno.
Che cosa dovrebbe dunque imparare l’UE da questa controversia? Primo, nell’ambito di questa specifica controversia l’UE è stata e dovrebbe essere proattiva. Non solo nel corso della controversia abbiamo intrattenuto stretti contatti bilaterali con entrambe le parti, ma le abbiamo anche esortate a trovare una soluzione. L’UE, pur non potendo né dovendo schierarsi, ha fatto presente a entrambe le parti che era nel loro interesse concludere rapidamente un accordo. In una situazione del genere è di capitale importanza una stretta collaborazione tra Commissione e Consiglio, in particolare con la Presidenza.
Secondo, la controversia ha messo in luce l’utilità dei dialoghi sull’energia tra Russia e Ucraina. Tali dialoghi ci hanno fornito i contatti necessari per far ascoltare a entrambe le parti le nostre preoccupazioni e i nostri pareri in un contesto di fiducia reciproca e di interesse comune. Nel contempo è emersa la necessità di imprimere maggiore slancio al dialogo.
Terzo, tale controversia ha messo in rilievo l’importanza e la necessità di una politica comunitaria per la sicurezza energetica più chiara, coerente e proattiva. Sebbene sia vero che Commissione e Parlamento invocano da molti anni siffatta politica, adesso è davvero giunto il momento di compiere progressi effettivi al riguardo.
Vorrei mettere l’accento sull’importanza di adottare un approccio comune sull’energia, come indicato nel Vertice informale di Hampton Court e nella riunione tra la Presidenza e la Commissione svoltasi all’inizio della Presidenza austriaca. Nel suo discorso odierno il Presidente in carica del Consiglio ha affermato con chiarezza che la Presidenza reputa importante tale questione e che sono state avanzate numerose proposte chiare e concrete.
Nel corso della crisi abbiamo riscontrato una certa mancanza di trasparenza nel mercato del gas europeo, il che ha reso molto impegnativo il monitoraggio e un’accurata valutazione di come è stata gestita la diminuzione della fornitura. La direttiva del 2004 concernente misure volte a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di gas, una volta recepita, dovrebbe essere di aiuto. Il sistema di osservazione del mercato energetico che i miei servizi stanno mettendo a punto mira, tra l’altro, ad affrontare problemi del genere.
Più in generale questo incidente ha messo in primo piano la nostra crescente dipendenza dall’approvvigionamento esterno di energia. La necessità di adottare e perseguire un approccio comune a livello comunitario verrà affrontata in un Libro verde sulla politica energetica che la Commissione è in procinto di elaborare. Ovviamente la definizione di un approccio comune alla dimensione esterna dell’energia sarà un elemento fondamentale del Libro verde.
Questa dimensione esterna dell’energia dovrebbe fondarsi su una diversificazione dei tipi di energia, nonché delle fonti energetiche, dei canali di approvvigionamento, dei paesi fornitori e delle reti di transito. Con ogni evidenza occorrono maggiori investimenti nei terminali di GNL e nei gasdotti per la diversificazione degli approvvigionamenti e degli impianti di stoccaggio del gas.
Anche se l’UE si è impegnata mediante i propri programmi di assistenza tecnica a promuovere lo sviluppo di nuovi canali di approvvigionamento e a potenziare e migliorare quelli esistenti, è evidente che anche gli altri grandi consumatori di energia adottano un approccio fortemente politico e proattivo alla questione. L’Europa ha qualcosa da imparare in proposito, sebbene la complessità del compito non vada sottovalutata.
Naturalmente occorre tenere conto anche degli aspetti interni della politica energetica dell’Unione europea: primo, la necessità di assicurare che il mercato interno dell’energia diventi una realtà concreta all’interno dell’UE. Vi è ancora strada da compiere per conseguire un effettivo mercato interno sia nel settore dell’elettricità che in quello del gas. Dunque vi è la necessità di agevolare gli investimenti infrastrutturali necessari per assicurare che i vari mercati energetici nazionali nell’UE possano davvero diventare più integrati. E’ importante che tutti noi riconosciamo che tale obiettivo richiede di fornire anche i mezzi necessari, fra cui, se del caso, sostegno finanziario.
Dobbiamo inoltre garantire un adeguato sostegno politico e finanziario alla ricerca nelle aree prioritarie e assicurare che tecnologie energetiche più efficienti, tra cui carbone più pulito e tecnologie che sfruttino le energie rinnovabili, riescano a penetrare il mercato. Occorre perseguire più attivamente politiche e misure che permettano di conseguire effettivi risparmi energetici e un efficiente utilizzo dell’energia diminuendo così la nostra dipendenza esterna.
Abbiamo approvato una legislazione ambiziosa. Ora è il momento di applicarla.
Infine, dobbiamo migliorare le misure sulla sicurezza energetica intese a rafforzare i meccanismi di solidarietà al fine di far fronte alle sfide rappresentate da possibili interruzioni dell’approvvigionamento di energia. Dobbiamo tenere presente che la controversia di specie si è risolta molto rapidamente perché interessava l’UE, ma dobbiamo essere pronti ad affrontare contrasti molto più lunghi.
In conclusione, questa controversia è stata di nuovo un vero e proprio campanello di allarme per tutti noi. Anche se è vero che l’energia è solo una merce, è tuttavia una merce fondamentale per la continuità del nostro sviluppo economico e del nostro benessere. In sintesi, da questo episodio dobbiamo prendere atto della necessità di una politica energetica europea comune. Tale politica deve essere chiara, coerente ed efficace sia a livello interno che esterno e soddisfare gli obiettivi della sicurezza dell’approvvigionamento, della competitività e della sostenibilità.
(Applausi)
Jacek Emil Saryusz-Wolski, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, la recente crisi della fornitura di gas suona come un campanello di allarme per l’Unione europea. Il gruppo del PPE-DE ritiene positivo il fatto che la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e la sostenibilità della produzione e del consumo di energia siano una delle priorità della Presidenza austriaca. E’ davvero il momento che sia così, poiché la sicurezza energetica sta diventando sempre più importante per la sicurezza generale dell’Unione europea, e in particolare per quella economica.
Qualsiasi difficoltà, anche temporanea, che possa ridurre l’approvvigionamento energetico proveniente dai paesi terzi provoca anche gravi perturbazioni dell’attività economica dell’Unione europea. Di recente ci siamo resi conto che il problema della sicurezza energetica non riguarda soltanto i settori industriali o economici. L’energia è stata utilizzata come arma e strumento di politica estera e dovrebbe quindi essere un argomento discusso nell’ambito della politica estera e di sicurezza.
La recente crisi energetica tra Russia e Ucraina ha fatto emergere la vulnerabilità di numerosi Stati membri dell’Unione europea che sono sempre più pericolosamente dipendenti da un unico fornitore. E’ pertanto assolutamente essenziale che l’UE estenda l’azione comune al settore energetico e che compia passi per creare una politica energetica proattiva.
E’ chiaro che nessuno sforzo compiuto a livello nazionale è sufficiente in quanto non garantisce gli interessi a lungo termine dell’Unione nel suo complesso. E’ pertanto fortemente giustificata un’azione a livello comunitario in conformità del principio di sussidiarietà. Inoltre, se affrontiamo seriamente l’idea di un mercato comune, dovremmo assegnare agli operatori economici, per non dire ai cittadini, condizioni paritarie in termini di sicurezza e approvvigionamento energetici.
In quest’ottica valutiamo molto positivamente i programmi della Presidenza intesi a perfezionare le decisioni sulle reti energetiche transeuropee all’inizio di quest’anno. Dovremmo tuttavia andare al di là di questo. Uno dei principi fondamentali dell’integrazione europea, quello della solidarietà, comprende l’obbligo di assistere tutti gli Stati che sono in pericolo o in difficoltà, il che comprende i problemi relativi alle interruzioni dell’approvvigionamento energetico. L’Unione dovrebbe intraprendere passi concreti verso la diversificazione delle fonti energetiche e dell’approvvigionamento e la condivisione delle riserve. Occorrerebbe esplorare tutte le potenziali vie per rafforzare l’autosufficienza energetica dell’Unione.
Non dovremmo inoltre dimenticare i principi della trasparenza e della parità di accesso. L’UE dovrebbe proporre un codice di condotta per le relazioni con i suoi principali fornitori di energia. Dovremmo compiere tutti i necessari sforzi per stanziare nuove risorse finanziarie, sia tramite la BEI che il bilancio comunitario stesso, da destinare a tutte le imprese finalizzate a rafforzare la sicurezza energetica dell’UE.
Non dovremmo solo pensare a noi stessi. La sicurezza energetica dovrebbe costituire una delle pietre angolari della politica di vicinato. La realtà richiede coraggio. La stretta cooperazione nel settore energetico e la possibilità di condividere le riserve energetiche sono tra le misure più efficaci e indispensabili per costruire fiducia sia all’interno dell’Unione che tra l’Unione e i suoi vicini.
I cittadini apprezzeranno i risultati concreti delle nostre azioni finalizzate a rendere sicuri gli approvvigionamenti energetici. Il gruppo del PPE-DE presenterà una risoluzione al riguardo nella prossima tornata di Bruxelles.
(Applausi)
Hannes Swoboda, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, pur sostenendo quanto Consiglio e Commissione hanno detto sulla politica energetica europea, credo davvero che vi siano settori in cui occorre essere più precisi e specifici.
Tanto per incominciare, i grandi consumatori, come UE, USA, Cina e India, devono fare di più per influenzare congiuntamente il mercato invece che limitarsi a contendersi a vicenda gli approvvigionamenti energetici.
In secondo luogo, dovremmo rivolgere la nostra attenzione alle infrastrutture e far sì, non in quanto Stato, ma a livello di ditte e imprese, che le infrastrutture siano possedute e gestite su una base comune così da evitare monopoli.
Terzo, dobbiamo rimediare al fatto che l’OMC prevede procedure per la composizione delle controversie su ogni settore, dal tessile ai gamberetti, ma non per prodotti importanti come il metano e il petrolio.
Quarto, dobbiamo sviluppare le infrastrutture, come ad esempio il progetto Nabucco, menzionato dal Ministro, che è di capitale importanza e dovrebbe essere sostenuto dall’Unione europea.
Quinto, tutti gli Stati membri devono operare in vista della diversificazione ed elaborare proposte sulla cui base possa essere realizzato un progetto europeo unico.
Come sesto punto, occorre naturalmente privilegiare le risorse rinnovabili. Condivido lo scetticismo del Presidente in carica sull’energia nucleare, ma la discussione andrà avanti e dobbiamo assicurare che tenga conto di tutti gli aspetti sia positivi che negativi senza tralasciare la questione dello smaltimento delle scorie.
Certo, e questo è il mio settimo punto, non possiamo pretendere una politica energetica unica da tutti i paesi; solo se terremo conto delle differenze nazionali potremo, soprattutto di fronte al mondo esterno, giustificare una politica energetica unica. Signor Commissario, lei ricorderà che nel corso dell’audizione le avevo chiesto un programma che coniugasse politica energetica e politica estera. Avevo rivolto la medesima richiesta al Commissario Ferrero-Waldner, ma purtroppo non c’è ancora stato alcun seguito. La esorto vivamente a presentare con urgenza un simile programma, al più tardi nel Libro verde, così da fornirci una politica coerente difendibile dinanzi al resto del mondo.
Vorrei concludere chiarendo che, anche se vogliamo, e ci occorre, un partenariato con la Russia, le recenti azioni di questo paese sono inaccettabili. E’ necessario che la Russia tratti con equità i propri vicini perché sono anche i nostri.
(Applausi)
Danutė Budreikaitė, a nome del gruppo ALDE. – (LT) Signor Presidente, onorevoli deputati, le risorse energetiche sono tra i fondamentali fattori economici e produttivi che assicurano la competitività di un’economia e il benessere della gente.
Gli Stati membri dell’UE si assicurano le proprie risorse energetiche stipulando accordi bilaterali. La Russia trae vantaggio da simili accordi, compreso l’imminente gasdotto russo-tedesco, e divide l’Unione europea rifornendo i singoli Stati membri mediante la concessione di diversi gradi di accesso agli approvvigionamenti energetici. I singoli paesi sono più facili da influenzare rispetto all’Unione europea nel suo complesso.
Mettendo in costante rilievo l’importanza della Russia quale partner strategico e la sua posizione d’eccezione rispetto agli altri paesi, l’Unione europea sta facendo delle concessioni alla Russia. La principale ragione di tali concessioni è la crescente dipendenza dell’UE da questo paese sul piano energetico. Tuttavia, le recenti questioni connesse all’approvvigionamento di gas tra Russia e Ucraina dimostrano che la Russia può ricorrere alle medesime tattiche nel fornire gas agli Stati membri dell’Unione europea.
Le fonti energetiche alternative che devono essere utilizzate per evitare una dipendenza totale dalla Russia, vale a dire le risorse di gas della Norvegia, sono limitate e non riusciranno a soddisfare in futuro il crescente fabbisogno dell’economia comunitaria. Non è forse il momento di rivalutare l’energia nucleare, che è la forma di energia più ecologica, quale alternativa alla dipendenza dall’imprevedibile approvvigionamento energetico russo?
Un’altra importantissima questione che è stata ampiamente discussa in seno all’UE è la politica energetica comune. La Russia avrebbe dovuto mostrare maggior rispetto nei confronti della Commissione europea quale partner dell’approvvigionamento energetico che rappresenta gli interessi di tutti i 25 Stati membri. La Russia non sarà in grado di interrompere completamente l’approvvigionamento di gas all’UE; semplicemente non saprebbe in quale altro modo utilizzarlo.
Esorto pertanto tutti non solo a discutere l’elaborazione di una politica energetica comune, ma anche a intraprendere azioni a tal fine, in particolare per creare quanto prima un sistema energetico unico che garantisca energia e sicurezza politica all’intera UE.
(Applausi)
Rebecca Harms, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio Bartenstein, vorrei iniziare con l’Ucraina, in quanto mi ha molto sorpreso che la controversia sul gas tra Russia e Ucraina, che è un evento annuale, ci abbia pressoché costretti a parlarne in Europa come di una crisi del gas europea. L’Ucraina e quindi la Moldavia si sono trovate in una situazione limite, non così è stato per l’Europa. L’Europa, come in precedenza, ha potuto contare su relazioni commerciali stabili con la Russia. A mio parere questa situazione ci ha dimostrato che l’Unione europea non può limitarsi a considerare l’Ucraina unicamente come un paese sicuro di transito, ma piuttosto, attraverso la politica energetica, deve aiutare l’Ucraina a liberarsi dalla dipendenza dalla Russia, migliorandone in tal modo le prospettive future. In proposito sono necessari molti cambiamenti.
A parte questo, l’intero dibattito mi sembra una dimostrazione pratica delle debolezze della politica energetica europea, che sono più o meno accentuate a seconda degli Stati membri. Un approccio coordinato potrebbe senza dubbio aiutare a migliorare la situazione negli Stati membri e in Europa. Adesso abbiamo appreso l’effettivo valore delle risorse naturali. Occorre dire che in Europa siamo quantomeno spreconi nell’utilizzare il gas e anche il petrolio, e questo aspetto è stato oggetto di più accese discussioni all’epoca della guerra irachena. Per molto tempo non siamo riusciti a fare a meno di sprecare queste materie prime. Per trarre lezioni da ciò a mio parere dobbiamo dunque agire con maggiore coerenza, come ha affermato il Commissario Piebalgs, quando è entrato in carica. Per diminuire la nostra dipendenza da altri dobbiamo ricercare la produttività delle risorse naturali e l’efficienza energetica; sarei assolutamente contrario a lottare per un’Europa totalmente autosufficiente, approccio che sarebbe ingenuo rispetto al dibattito generale, tuttavia penso che sia necessario adoperarsi per un’Europa che faccia un uso adeguato delle materie prime. Parliamo di questo obiettivo da decenni, da quando è stato creato il Club di Roma, e pertanto cerchiamo di proporre finalmente qualcosa che abbia un’utilità pratica. Chi pensa che il ricorso all’energia nucleare sia la giusta risposta al ridotto o, piuttosto, non illimitato approvvigionamento di gas, almeno per una volta adduca prove serie a sostegno dell’approccio scelto; quanti reattori vuole costruire nei prossimi anni e dove? Che cosa pensa di fare con le scorie prodotte in Europa da decenni? Alcune settimane fa abbiamo discusso la relazione sullo smantellamento dei reattori nucleari. Attualmente la situazione nel settore dello smaltimento delle scorie nucleari è disastrosa. Se questa deve essere la forma che prenderà il futuro, allora sollecito chi la pensa così a dimostrarlo in termini chiari, ma lo prego di risparmiarci una discussione sul prolungamento della durata di vita dei reattori nucleari come quella che sta riprendendo persino a proposito del reattore di Ignalina. Se davvero non volete fare altro che prolungare il funzionamento di una tecnologia ultraobsoleta, allora accrescete i rischi connessi alla produzione di energia invece che liberarcene.
(Applausi)
Esko Seppänen, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FI) Signor Presidente, signor Ministro, signor Commissario, il mondo continua a vedere la combustione di materie fossili. Si stima che nel 2030 l’umanità continuerà a produrre l’80 per cento dell’energia utilizzando combustibili fossili.
La terra possiede giacimenti accertati di gas pari a 179 trilioni di metri cubi. Un quarto delle riserve di gas si trova in Russia e un altro quarto in regioni meno stabili, in Iran e in Qatar. In base agli attuali tassi di consumo, si può prevedere che le risorse di gas dell’UE saranno sufficienti solo per sei o sette anni. L’uso del gas norvegese e nordafricano per il fabbisogno dell’UE allunga la prospettiva temporale del consumo di gas di 20 anni, ma di 50 anni nel caso della Russia. Se l’UE ha in programma di soddisfare l’intero aumento del proprio fabbisogno energetico nei prossimi decenni per mezzo del gas, non ci sono alternative alle importazioni dalla Russia.
Nei prossimi anni verranno messi a punto metodi più economici per la liquefazione del gas che aumenteranno il ventaglio di possibilità di importazione riducendone nel contempo il volume. Il gas liquefatto russo potrebbe allora essere venduto agli Stati Uniti, che necessitano di gas, senza bisogno di un gasdotto. Le riserve americane di gas non saranno sufficienti neanche per 10 anni. L’Europa occidentale dipende dal gasdotto che arriva dalla Russia passando per altri paesi. Il gasdotto in progetto sul fondo del Mar Baltico ridurrà tale dipendenza. Il progetto è comprensibile in quanto alcuni dei paesi di transito del gasdotto sono ostili alla Russia. In 40 anni la Finlandia non ha mai avuto il minimo problema con l’approvvigionamento di gas.
Occorre fornire qualche spiegazione sull’accordo tra Russia e Ucraina. Chi possiede l’impresa fornitrice Ros-Ukr-Energo? Dai dati pubblicati ho desunto che tale impresa ricava dall’accordo singolari vantaggi che si aggirano intorno ai 600-800 milioni di dollari all’anno. Gli oligarchi di entrambi i paesi sono coinvolti in questa operazione e qual è il ruolo dei Presidenti di questi Stati nella creazione di immensi profitti occulti?
Il nostro gruppo è favorevole al mantenimento di buoni rapporti di partenariato con la Russia e alla cooperazione in materia di energia con tale paese.
(Applausi)
Mirosław Mariusz Piotrowski, a nome del gruppo IND/DEM. – (PL) Signor Presidente, i recenti eventi definiti dalla stampa internazionale come “guerra fredda” tra Ucraina e Russia per il gas e il meno recente progetto relativo alla costruzione di un gasdotto tra Germania e Russia per aggirare i paesi baltici, Polonia compresa, dimostrano ampiamente che alcuni paesi utilizzano l’elettricità, e soprattutto le reti di approvvigionamento del gas, come armi politiche nelle relazioni con gli altri paesi. Gli Stati membri si aspettano che la Comunità europea fornisca loro assistenza per trovare una soluzione al problema.
La Comunità dovrebbe perseguire una politica coerente e integrata sulle summenzionate reti di approvvigionamento, nonché sui disastri naturali, le pandemie e la minaccia del terrorismo. Siffatta politica renderebbe possibile garantire la sicurezza e la diversificazione degli approvvigionamenti. E’ inaccettabile che uno Stato membro, come la Germania, ad esempio, si coalizzi con la Russia su tali questioni, giacché in tal modo danneggia gli interessi di altri Stati membri, compresi quelli che hanno aderito all’UE solo di recente. Questo è uno dei rari casi in cui l’Unione europea dovrebbe rispondere e dovrebbe farlo con prontezza e decisione. Un comportamento passivo da parte dell’UE implicherebbe la sua accettazione della demolizione del principio di solidarietà e la sua incapacità di influire in modo efficace sui problemi economici e politici davvero importanti per l’Europa. Se le cose stanno così, l’UE può tranquillamente continuare a produrre risoluzioni e dichiarazioni o direttive senza significato che vanno a scapito dei cittadini europei.
(Applausi)
Konrad Szymański, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, è un semplice dato di fatto che la strategia energetica russa si fonda sull’uso del gas e degli approvvigionamenti di gas per conseguire obiettivi politici in determinate regioni, compresa l’Europa. La recente crisi del gas è una specie di banco di prova per l’Unione europea. I suoi effetti dovevano farsi sentire, e così è effettivamente stato, non solo sull’Ucraina e sulla Moldavia, ma anche su otto Stati membri dell’UE, fra cui Germania, Francia e Italia.
Provocando tale crisi la Russia ha perso il suo ruolo di partner stabile e affidabile. Resta solo da vedere quali conclusioni trarranno l’Unione europea e i singoli Stati membri. Decideranno di continuare la costruzione del gasdotto baltico, anche se accrescerà ancor più la dipendenza dell’Europa dalla Russia, o capiranno che l’Europa nel suo complesso ha bisogno di un’effettiva diversificazione dei fornitori di gas e di un sistema di solidarietà energetica per gli Stati membri dell’UE e i loro immediati vicini?
La Russia spera che propenderemo per la prima conclusione. Tutti quelli che non si fanno più illusioni sulla nuova politica imperialistica della Russia optano per la seconda. Vorrei osare un’osservazione finale, ovvero che le difficoltà incontrate dall’Assemblea nell’approvare una risoluzione comune in materia sono motivo di imbarazzo per questa Istituzione.
(Applausi)
Alessandro Battilocchio (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo a nome del nuovo PSI. Le vicende dell’attualità politica internazionale e, al contempo, i dati sull’economia, tra cui il costante aumento del prezzo del petrolio, riportano bruscamente all’attenzione dell’Unione una situazione evidente e nota: vi è un problema strutturale di approvvigionamento energetico ed un crescente tasso di dipendenza. La domanda mondiale di energia aumenta, le risorse planetarie non sono illimitate e, comunque, la nostra Unione non ne dispone in modo sufficiente per rispondere alle proprie necessità.
Gli ultimi fatti dimostrano come l’approvvigionamento energetico sul quale la nostra economia si basa attualmente possa essere messo in discussione ed è un rischio che assolutamente non possiamo correre. E’ imprescindibile – anche in base agli accordi sottoscritti, come la Carta europea per l’energia, che crea un’interazione tra Europa, Russia e paesi del Mediterraneo – promuovere una più stretta sinergia internazionale. La cooperazione energetica con i paesi terzi rappresenta, infatti, una dimensione centrale della strategia europea degli approvvigionamenti e contribuisce al consolidamento di stabili relazioni politiche internazionali.
In questa cornice, in particolare con la Russia, vanno fatti ora patti chiari, definiti, concreti e duraturi. Da un lato diventa urgente, quindi, applicare le raccomandazioni recentemente fatte agli Stati membri sull’implementazione di misure volte al risparmio energetico, misure che richiedono un impegno serio da parte di queste Istituzioni, degli Stati membri e di ogni singolo cittadino. D’altro lato dobbiamo finalmente affrontare quel dibattito complesso e complessivo sulle scelte degli indirizzi tecnologici e sulla produzione e utilizzo delle energie alternative e rinnovabili. Si tratta di un dibattito che, malgrado le varie crisi anche recenti che hanno costellato l’economia europea negli ultimi quarant’anni, non ha purtroppo ancora avuto luogo: un ritardo, una mancanza, un gap che bisogna tentare di colmare con grande celerità ed urgenza.
(Applausi)
Giles Chichester (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Commissario Piebalgs per il ruolo da lui svolto nella convocazione del Gruppo di coordinamento del gas e per il rilevante contributo che in tal modo ha portato, all’inizio del mese, alla composizione della controversia tra Naftagas e Gazprom.
La situazione verificatasi tra Russia e Ucraina è servita da campanello d’allarme per coloro che non sapevano quanto gli Stati membri dell’UE dipendono in generale dai combustibili importati e in particolare dal gas naturale della Russia. E’ tuttavia importante mantenere il senso delle proporzioni al riguardo. Il commercio di gas tra Russia e Stati membri dell’UE resta redditizio sul piano commerciale solo fintantoché ogni parte ha qualcosa che interessa all’altra. La dipendenza degli Stati membri dell’UE dalle importazioni e la connessa accresciuta dipendenza dal gas naturale non è per nulla un segreto.
Noi della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, siamo da tempo coscienti della situazione e abbiamo discusso misure per affrontare tale dipendenza. Dieci anni fa ho presentato al Parlamento una relazione sulle prospettive dell’approvvigionamento di gas in Europa e sono stato criticato dall’industria per aver ventilato l’eventualità di una nostra eccessiva dipendenza dal gas, se tale fonte avesse coperto più del 25 per cento del nostro fabbisogno energetico.
Vorrei ricordare al Parlamento l’ampia serie di misure che abbiamo già in mano per assicurare il soddisfacimento delle nostre necessità di approvvigionamento: sia misure legislative, come la direttiva TEN, che azioni da parte dell’industria per la costruzione di gasdotti, depositi e impianti GNL.
Dobbiamo prestare attenzione alla Russia, poiché a livello internazionale sta dando una dimostrazione di forza, ma, a mio avviso, la nostra risposta in vista di una soluzione a lungo termine deve consistere in un approccio misurato e concreto inteso a mantenere la diversificazione dell’approvvigionamento e ad incoraggiare investimenti adeguati a tal fine.
(Applausi)
Reino Paasilinna (PSE). – (FI) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, nell’arco di vent’anni o su per giù dipenderemo realmente al 90 per cento dalle importazioni di gas. Questo è davvero un risultato. Il quantitativo di gas usato dagli Stati membri e le scorte variano fortemente; in altre parole, il potenziale livello di crisi di uno Stato varia moltissimo. Più uno Stato membro si trova a est maggiore sarà la sua dipendenza dal gas russo.
L’Unione europea ha esercitato pressioni sulla Russia perché smettesse la pratica del doppio prezzo dell’energia, anche per il gas, che perdura all’interno del paese. Riteniamo che tale punto sia una condizione per l’adesione all’OMC della Russia. Pertanto credo che il doppio prezzo dell’energia non avrà vita molto lunga neppure nel commercio estero della Russia. Certo, in generale nelle transazioni commerciali è possibile concedere sconti ai buoni clienti e a quelli abituali, il che si verifica in molti altri settori, ma naturalmente dipende dalle relazioni tra venditore e acquirente.
Interrompere l’erogazione del gas è stata senz’altro una soluzione sbagliata e molto avventata. Cose del genere non sono consuete nel commercio europeo; non hanno molta fortuna in settori meno importanti, tanto meno in quelli cruciali come questo. La situazione energetica dell’Unione europea è costantemente sull’orlo di una crisi. E’ sufficiente una tempesta sull’altra sponda dell’oceano o l’episodio dell’Ucraina per innescare una crisi o addirittura il panico. Dobbiamo disporre rapidamente di fonti energetiche redditizie e diversificate unitamente a un’ampia serie di accordi di approvvigionamento e di reti di trasporto, e il tempo costituisce un fattore determinante : le nostre camere da letto potrebbero rimanere al freddo in qualsiasi momento.
Abbiamo urgente bisogno che la Commissione elabori un programma in materia di crisi energetica. Le risorse di cui disponiamo ora non sono sufficienti. Signor Commissario, come ci stiamo preparando all’eventualità di tagli più lunghi all’approvvigionamento di elettricità? Quali meccanismi di solidarietà potrebbero rientrare nel programma? L’imminente Libro verde affronta le questioni connesse alla crisi energetica?
Lena Ek (ALDE). – (EN) Signor Presidente, la recente crisi tra Russia e Ucraina sull’approvvigionamento di gas ha dimostrato più che mai l’importanza di diminuire la dipendenza del mercato energetico europeo dalle importazioni, il che non solo fornirà enormi opportunità per il settore energetico europeo, e quindi per le energie rinnovabili, ma anche una finestra di opportunità per affrontare il cambiamento climatico, rafforzare la crescita e creare nuovi posti di lavoro. Al fine di conseguire tale obiettivo vogliamo maggiore trasparenza, una migliore regolamentazione, una rete di distribuzione rinnovata e funzionante, una strategia energetica europea, una discussione sull’autosufficienza e la solidarietà tra Stati membri e regole che permettano ai consumatori di decidere autonomamente i propri consumi in modo sostenibile. Riteniamo pertanto positivo il Libro verde, nonché il programma della Presidenza.
C’è molto da fare, ma penso che possiamo farcela.
Helmuth Markov (GUE/NGL). – (DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, a mio avviso l’andamento dei colloqui tra Ucraina e Russia rende chiaro senza possibilità di errore che l’Europa, che è più della mera Unione europea, ha bisogno di una politica energetica nuova, moderna e onnicomprensiva.
Anche se sull’argomento si può discutere fino alla nausea, in definitiva la controversia tra Russia e Ucraina ha avuto come protagonisti un fornitore che esigeva più denaro e un cliente che non voleva pagarlo. Entrambe le parti in causa conoscono questa storia da secoli. Se, per così dire, si consolida una linea politica che rende inevitabili crisi del genere, e non si cerca di trovare soluzioni tempestive, entrambi i governi sono colpevoli di negligenza.
Per quanto io ritenga davvero positiva la pubblicazione del Libro verde annunciata dal Commissario, mi auguro vivamente che tale testo non conterrà idee obsolete come la negoziazione di codici di condotta per i paesi produttori di energia o per quelli di transito, nuovi gasdotti o addirittura l’energia nucleare. Credo invece che dobbiamo fare affidamento, come sta già avvenendo in molti paesi, su altre fonti come la biomassa, l’energia solare, eolica, idroelettrica e geotermica e la cogenerazione, oltre che, nel contempo, risparmiare energia, farne un uso più efficiente e ridurre i sussidi per i combustibili fossili tradizionali. Dobbiamo promuovere queste cose.
L’approvvigionamento energetico è un servizio di interesse pubblico generale e forse dovremmo chiederci se politiche responsabili non sarebbero da considerare più urgenti rispetto ai tentativi di aprire i mercati o al ricorso a misure di liberalizzazione per risolvere il problema.
Dariusz Maciej Grabowski (IND/DEM). – (PL) Signor Presidente, la mancanza di una strategia comune a lungo termine per la sicurezza energetica dimostra non solo la miopia dell’UE, ma anche il conflitto di interessi esistente tra gli Stati membri. Uno dei motivi della triplicazione dei prezzi del petrolio risiede nell’incapacità dell’UE di adottare una strategia energetica intelligente. L’aumento dei prezzi petroliferi va a vantaggio delle grandi compagnie dei combustibili ma danneggia gli Stati membri dell’UE e i loro cittadini.
E’ sbagliato che singoli Stati membri, come ha fatto la Germania, cerchino di raggiungere un accordo con la Russia sacrificando gli interessi degli Stati baltici, della Polonia, dell’Austria e degli altri Stati membri coinvolti nel processo. Questo atteggiamento, unitamente alla passività dell’UE, ha indotto la Russia a ricattare l’Ucraina con la minaccia di interrompere gli approvvigionamenti di gas. E’ urgentemente necessario che l’UE elabori ed attui il più presto possibile una strategia per la sicurezza energetica, e tale obiettivo può davvero essere considerato il banco di prova per verificare quanto l’Unione europea è ancora una comunità.
La strategia per la sicurezza energetica dell’UE dovrebbe fondarsi sul principio dell’anello più debole della catena, principio che si può sintetizzare come segue. L’efficienza di un sistema si può misurare dalla sua resistenza alle crisi nei paesi e nelle regioni maggiormente dipendenti da un unico fornitore o con i peggiori sistemi di trasporto e distribuzione o i maggiori costi di produzione in relazione al reddito nazionale.
Dovremmo rivolgere le nostre preoccupazioni soprattutto ai paesi vicini e di transito. Per riprendere Amleto, “essere o non essere” è il dilemma cui ci troviamo di fronte per la sicurezza energetica dell’UE. In proposito mi rincresce dire che non vi è il benché minimo stanziamento a favore di una strategia comune europea per la sicurezza energetica nel bilancio comunitario per il periodo 2007-2013.
Guntars Krasts (UEN). – (LV) Grazie, signor Presidente. L’augurio natalizio del Presidente russo ai consumatori di gas in Ucraina non è stato in alcun modo una sorpresa. Interrompendo la fornitura di gas nel bel mezzo dell’inverno la Russia ha ricordato non solo all’Ucraina, ma anche ai mercati energetici mondiali, che il potere attualmente è in mano a chi fornisce l’energia. I consumatori di energia dovranno tenerne conto per un periodo la cui durata è imprevedibile. Vorrei esprimere la mia gratitudine al Commissario Piebalgs, che nel corso della crisi del gas tra Russia e Ucraina ha rapidamente utilizzato l’influenza dell’Unione europea per prevenire una crisi energetica europea.
Quanto alle conclusioni da trarre dalla controversia sul gas tra Russia e Ucraina, l’Unione europea deve dimostrare essa stessa e chiedere agli altri paesi in Europa totale trasparenza sulle informazioni relative all’andamento dei prezzi del gas. Credo che i fatti recenti conferiscano alla Commissione una speciale autorizzazione ad applicare la legislazione che è stata approvata, ad attuare decisioni per l’acquisizione di risorse alternative, efficienti sotto il profilo energetico, per la creazione di un mercato energetico davvero liberalizzato e per assicurare l’integrazione delle reti energetiche europee. Naturalmente oggi quasi tutti gli oratori hanno menzionato questo punto: la necessità di una politica energetica davvero comune per il mercato comune dell’Unione europea. Siffatta politica faciliterebbe la stabilità politica a lungo termine non solo dell’Europa ma anche del mercato energetico globale.
Alejo Vidal-Quadras Roca (PPE-DE). – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, l’Unione europea è in stato di shock a seguito della crisi verificatasi tra Ucraina e Russia. Questo avviene in larga parte perché finora la Russia, persino nei momenti di forte disordine interno, si è sempre dimostrata un partner energetico affidabile, e mai in passato gli Stati membri dell’Unione si sono visti interrompere o ridurre la fornitura di gas.
Questi tre giorni di crisi sono bastati a portare paesi come l’Italia sul punto di utilizzare le riserve strategiche e soprattutto per far capire ancora una volta all’Unione nel suo complesso l’estrema vulnerabilità del suo sistema di approvvigionamento. E’ pertanto giunto il momento di considerare seriamente la possibilità di investire in canali di approvvigionamento alternativi e migliorare il dialogo con i partner stabili, come per esempio la Repubblica del Kazakistan. Dobbiamo iniziare a pensare di importare gas da questo paese passando attraverso la Turchia, per esempio, che è un paese candidato e quindi estremamente sicuro.
Inoltre dobbiamo mantenere e rafforzare a livello europeo la ricerca e lo sviluppo di nuove risorse energetiche e utilizzare in modo più efficiente quelle di cui già disponiamo. Naturalmente, onorevole Harms, non possiamo ignorare nessuna fonte di energia primaria. Nessuna. Dobbiamo superare i preconcetti ideologici e affrontare la realtà. Se volete commettere un suicidio energetico siete liberi di farlo, ma il vostro sacrificio deve essere singolo. Non aspettatevi che ci suicidiamo tutti contro la nostra volontà.
Infine, signor Presidente, concluderò esortando la Commissione a esercitare pressioni sugli Stati membri perché diano vita a una politica energetica comune. Questa crisi ci ha dimostrato al di là di ogni dubbio che ne abbiamo bisogno. Non dobbiamo aspettare che ci sia un’altra crisi e attuare solo allora misure che saranno ancora più drastiche e che rischieranno di essere intempestive.
Jan Marinus Wiersma (PSE). – (NL) Signor Presidente, devo essere breve. Sono preoccupato per il fatto che l’attenzione si sia concentrata sui fatti di politica estera di cui siamo stati testimoni nelle ultime settimane, quando la Russia ha minacciato di tagliare la fornitura di gas all’Ucraina.
Questo evento non è del tutto una sorpresa per quanti, al pari di me, lavorano con questi paesi da numerosi anni. Dopo tutto la Russia in precedenza aveva minacciato di utilizzare l’energia quale arma per esercitare pressioni politiche sui suoi immediati vicini e in un’occasione, se volete saperlo, lo ha persino fatto. Naturalmente l’esito di quanto è successo ha prodotto uno shock anche in seno all’Unione europea e ci ha costretti a tenere la discussione odierna.
Come ho detto sarò breve. Dobbiamo trarre tre conclusioni importanti su tali questioni estere. Primo, dovremmo diversificare i nostri approvvigionamenti e le nostre fonti. Dato che la maggior parte dei paesi da cui ricaviamo l’energia è instabile, più sono i paesi da cui ci riforniamo meglio è.
Secondo, dobbiamo riconsiderare la situazione dei gasdotti in Europa. Siamo particolarmente vulnerabili in quanto la maggior parte del gas è fornita attraverso l’Ucraina. Vi sono possibili alternative?
Terzo, dobbiamo chiarire al di là di ogni dubbio che nel più lungo termine potremo salvaguardare il nostro approvvigionamento energetico solo se riusciremo a unire le forze con partner affidabili e democratici.
Infine, a mio avviso è diventato evidente che la politica energetica va più che mai di pari passo con la politica estera e commerciale.
Margarita Starkevičiūtė (ALDE). – (LT) Signor Presidente, vorrei richiamare l’attenzione sulle proposte relative alle possibili soluzioni per i problemi energetici. Innanzi tutto l’Unione europea deve promuovere un uso più efficiente dell’energia in politica esterna facendone una delle priorità del suo programma di vicinato. Potrebbe addirittura essere opportuno definire criteri per l’efficienza energetica quale condizione cui subordinare il sostegno dell’Unione europea. Così facendo agevoleremo anche i processi di democratizzazione nei paesi vicini; l’esperienza delle riforme in Lituana dimostra che la modernizzazione dell’economia fornisce lo stabile retroterra necessario per avviare la democratizzazione.
Nella politica nazionale europea occorrerebbe prestare maggiore attenzione allo sviluppo e all’attuazione di un polo di innovazione dedicato a centrali energetiche di nuova generazione su piccola scala basate sul nucleare e su altre tecnologie. Abbiamo già avuto un valido progetto per l’aviazione, ossia il notevole programma Galileo; potremmo quindi senz’altro avere anche un centro innovativo per l’attuazione di programmi energetici. Siffatto centro potrebbe funzionare nei paesi maggiormente dipendenti da una singola fonte di energia.
Mi piace pensare che, a parte il discorso generale sulla strategia energetica comune, la Commissione attuerà finalmente azioni specifiche e che un simile polo potrebbe fornire la migliore prova dell’attuazione degli obiettivi della Strategia di Lisbona.
Toomas Hendrik Ilves (PSE). – (EN) Signor Presidente, contrariamente all’opinione corrente, condivisa anche da questa Assemblea, la crisi del gas ucraino non è stata un evento eccezionale e senza precedenti motivato dalla necessità di passare alle politiche di mercato. Al contrario, si tratta di una tattica coerente di natura squisitamente politica. Primo, l’Ucraina aveva un contratto firmato nel 2004 e valido fino al 2009. Il contratto è stato disdetto perché l’Ucraina ha eletto il presidente sbagliato e a causa delle imminenti elezioni parlamentari.
Secondo, il governo russo è l’azionista di maggioranza della Gazprom, monopolio al cui vertice vi è il vice Primo Ministro. Non si tratta di un’impresa. Non si può parlare contemporaneamente di prezzi di mercato e di un monopolio controllato dal governo.
Terzo, il fatto eccezionale: Mosca aveva interrotto le forniture di petrolio e gas già nel 1990 per ostacolare il movimento indipendentista lituano. Dopo l’indipendenza il governo russo ha fatto ricorso alla stessa arma per punire gli Stati baltici per non aver voluto aderire alla CSI e per aver chiesto il ritiro delle truppe russe. Quando la Lituania ha cercato di privatizzare la raffineria di petrolio Mazeikiu, gli approvvigionamenti sono stati nuovamente interrotti cosicché potessero subentrare gli investitori russi. La medesima politica è stata perseguita con successo nei confronti della Georgia, che ha ceduto i propri gasdotti.
In sintesi, la Russia ha costantemente utilizzato una società energetica monopolistica di proprietà del governo per esercitare pressioni politiche su vari paesi, alla faccia delle prassi del mercato e dei contratti esistenti. L’esperienza empirica vale più delle illusioni. Le esperienze dei nuovi Stati membri e dell’Ucraina e della Moldavia, quando hanno adottato una posizione favorevole all’Unione europea, hanno messo in evidenza i pericoli derivanti dalla mancanza di una politica comunitaria forte in materia di sicurezza energetica.
(Applausi)
Martin Bartenstein, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, credo che la Commissione e la Presidenza abbiano fatto la cosa giusta. In mancanza di informazioni sufficienti, ci siamo astenuti dall’attribuire le colpe e non abbiamo voluto in nessuna circostanza avallare nessuna delle parti in causa, né lasciar trapelare il minimo cenno di preferenza. E’ chiaro che la situazione avrebbe potuto benissimo diventare critica, in quanto uno dei nuovi Stati membri ha avuto problemi con l’approvvigionamento energetico all’industria dal primo giorno. Noi e la Commissione evitiamo tuttavia deliberatamente di parlare di situazione critica, preferendo parlare di crisi.
Non dobbiamo perdere di vista il fatto che la dipendenza dalle risorse energetiche fossili e quindi dalle importazioni non può far altro che aumentare in misura considerevole; la Commissione ritiene che la quota di energia che deriva da queste fonti aumenterà entro il 2030 dall’attuale valore di poco inferiore al 50 per cento a qualcosa come i due terzi. Sarà possibile in una certa misura modificare questa previsione utilizzando fonti energetiche rinnovabili e migliorando l’efficienza energetica, ma non ritengo che riusciremo a operare un cambiamento di tendenza sostanziale. La Presidenza attende con vivo interesse il Libro verde o meglio la pubblicazione delle sue prime parti per il Vertice di primavera. Quando, se non ora, dovremmo discutere la definizione di una politica energetica europea comune? La questione del gas, la Russia, l’Ucraina e il problema dell’approvvigionamento, nonché i prezzi del petrolio, il cambiamento climatico e molte altre considerazioni ci spingono a proseguire su questa strada.
Sia io personalmente che la Presidenza nel suo complesso, sosteniamo la proposta della Commissione di predisporre una riserva con un’autonomia di due mesi simile a quella già esistente a un altro livello per il petrolio. La vostra Assemblea avrà l’opportunità di discuterne i dettagli più tardi. Come ho detto parlando della Moldavia, abbiamo cercato per molti versi di privilegiare questo paese nell’ambito della nostra politica di vicinato.
Nonostante l’affermazione dell’onorevole Swoboda secondo cui l’ingresso della Russia nell’OMC aprirebbe alcune possibilità al riguardo, credo che, se anche la Russia facesse parte dell’OMC, sarebbe possibile fare poco nell’arco di 36 ore. E’ interessante notare che la Russia non ha ratificato la Carta dell’energia e così non è possibile ricorrere alla procedura di composizione delle controversie in essa prevista. E’ chiaro quindi che occorre privilegiare l’efficienza energetica unitamente alle energie rinnovabili e al rafforzamento della consapevolezza che dobbiamo in vari modi e persino molto più che in passato affrontare la questione delle importazioni di gas.
Mi resta da osservare che negli anni e nei decenni a venire la Russia e il gas naturale russo diventeranno la colonna portante dell’approvvigionamento di gas dell’Unione europea. In quanto austriaco mi preme sottolineare che è stata una società austriaca, la OMV, la prima a stipulare nel 1968 un contratto con Gazprom, che è stata assolutamente affidabile per quasi quarant’anni. Abbiamo bisogno di conquistare la fiducia e forse in una certa misura di ricostruirla.
Nel mio intervento ho già parlato del canale alternativo rappresentato dal gasdotto Nabucco attraverso la Turchia, tuttavia è assolutamente necessario diversificare l’approvvigionamento, il che non può avvenire di punto in bianco; dobbiamo imparare dalla situazione critica che è durata 36 ore. Alla luce di ciò, sono grato alla vostra Assemblea per questa discussione davvero significativa e concluderò sottolineando l’importanza che attribuiamo a questo capitolo quale punto all’ordine del giorno del Vertice di primavera che si terrà a marzo.
(Applausi)
PRESIDENZA DELL’ON. ROTH-BEHRENDT Vicepresidente
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare il Parlamento per questa discussione che è rivelatrice del sostegno generale a favore della creazione di una politica energetica comune dell’UE rispettosa della sussidiarietà. E’ degno di nota il fatto che le prime richieste nella direzione di tali essenziali cambiamenti si siano levate 30 anni fa nel corso della prima crisi petrolifera. A quel tempo, per ovvi motivi, tali richieste non provenivano dal Parlamento, ma dal Consiglio. Oggi la situazione è decisamente più complessa di allora e probabilmente avrà conseguenze più durature nel settore dell’energia rispetto a 30 anni fa. Date le circostanze, Consiglio, Commissione e Parlamento devono agire.
Vorrei menzionare due aspetti specifici relativi alla dimensione della sicurezza. Primo, l’allargamento è davvero foriero di nuove sfide per l’Unione europea. Senza dubbio la sicurezza dell’approvvigionamento è stata la sfida di gran lunga maggiore per i nuovi Stati membri, più di quanto non lo sia stato per i vecchi. Secondo, il documento che stiamo preparando in questo momento ha due autori: il Commissario Ferrero-Waldner e me. Le questioni sollevate dall’onorevole Swoboda verranno pertanto affrontate.
Stiamo inoltre esaminando le azioni da intraprendere nei momenti di crisi. Come ho detto, questa crisi è stata molto breve e alcuni oratori l’hanno definita addirittura una minicrisi o una non-crisi. Non bisognerebbe sottovalutare la gravità della situazione, perché alcuni paesi ne hanno effettivamente avvertito l’impatto. Nella maggior parte dei paesi l’unico impatto avvertito dai cittadini è stato mediatico. In alcuni paesi sono state tuttavia adottate misure economiche in relazione all’approvvigionamento di gas. Si è trattato di una vera e propria crisi e dovremmo pensare a come riuscire a rispondere in modo più efficace in futuro.
Nel contempo dovremmo agire immediatamente. Abbiamo già numerosi strumenti che si potrebbero applicare con rigore. Sull’efficienza energetica sta per entrare in vigore una direttiva sugli edifici che dovrebbe essere applicata con severità. Lo stesso vale per la generazione combinata di energia elettrica e termica e per le energie rinnovabili: abbiamo gli strumenti giuridici e dovremmo applicarli. Lo stesso dicasi per l’energia rinnovabile. La Commissione farà tutto il possibile e sta già compiendo passi positivi, come cercare di mobilitare tutte le risorse disponibili.
Vorrei ora parlare dei nuovi paesi vicini con cui intratteniamo relazioni estremamente positive. Purtroppo è vero che le questioni energetiche sono state trascurate. Solo quest’anno durante il Vertice è stato firmato un memorandum d’intesa con l’Ucraina sull’attuazione della politica energetica. Dobbiamo pertanto davvero aiutare a gestire le questioni relative non solo all’approvvigionamento esterno, ma anche al consumo di energia, in quanto l’intensità e gli sprechi energetici di questi paesi sono terribili e nessun paese sarebbe in grado di sostenere i costi energetici derivanti da questa situazione. Lo stesso vale per la Moldavia.
La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ha svolto un buon lavoro in Ucraina, ma potrebbe intensificare le proprie attività. Potremmo attingere ad altre risorse per rafforzare tali attività e avvalerci dei nuovi strumenti di prossimità per rafforzare le politiche. Faremo queste cose e agiremo in tal senso anche per quanto riguarda la politica di sviluppo, perché altrimenti non potrà esserci alcuna soluzione.
Vorrei ringraziarvi di nuovo per questa discussione. Sono sicuro che non sarà l’ultima volta che discutiamo di tali questioni. Simili dibattiti sono per me una ricchissima fonte di ispirazione.