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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 18 gennaio 2006 - Strasburgo Edizione GU

11. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni al Consiglio)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0676/2005). Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte al Consiglio.

Prima di cominciare il Tempo delle interrogazioni, vorrei innanzi tutto fare un annuncio e in secondo luogo informarvi che, subito dopo, prenderà la parola il Presidente in carica del Consiglio Winkler. Di concerto con il Consiglio, introduciamo da oggi un nuovo sistema per il Tempo delle interrogazioni. I particolari riguardanti questo sistema sono stati forniti a tutti i deputati in una comunicazione datata 9 dicembre 2005. Il Tempo delle interrogazioni sarà ora suddiviso in due parti. Durante la prima parte, il ministro responsabile per gli Affari generali risponderà a quattro interrogazioni prioritarie, scelte dal Presidente. Durante la seconda parte, il ministro degli Affari esteri, in questa occasione, risponderà a nove interrogazioni, nel caso specifico quelle che vanno dal numero 5 al numero 14, tutte riguardanti temi di sua competenza.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, onorevoli deputati, sono lieto di avere oggi per la prima volta l’opportunità di essere qui a rispondere alle vostre interrogazioni. Colgo l’occasione per parlare di un aspetto già menzionato. La Presidenza è consapevole del fatto che il Tempo delle interrogazioni è un importante strumento democratico, perché consente ai deputati di ottenere risposte dal Consiglio a domande importanti per il loro lavoro politico.

Abbiamo quindi studiato, insieme all’Ufficio di presidenza del Parlamento, come utilizzare al meglio e nel modo più efficace il Tempo delle interrogazioni in quanto strumento. Come ha già spiegato l’onorevole Kaufmann, questa riflessione ha fatto emergere alcune idee di riforme che vorremmo sperimentare insieme per la prima volta oggi. Questo nuovo tipo di Tempo delle interrogazioni intende trattare in un primo momento temi attuali di interesse generale e quindi utilizzare il tempo rimanente per discutere un particolare settore specialistico, in altri termini consente di rivolgere interrogazioni al Presidente in carica responsabile per tale ambito. Questo, credo, ci aiuterà a trattare le questioni che vi interessano in modo più mirato. Noi speriamo che questa nuova procedura sia più utile al Parlamento e favorisca altresì un dialogo interistituzionale più positivo e con basi migliori, obiettivo cui la Presidenza austriaca tiene particolarmente.

Stiamo portando avanti questo discorso anche se l’Austria è un paese con un governo relativamente ridotto, e ha quindi un numero di ministri relativamente esiguo per questo nuovo stile di dialogo, ma vogliamo compiere tale sforzo nell’interesse comune. Non è stato particolarmente facile convincere gli altri membri del Consiglio ad accettare questi cambiamenti, ma ci siamo riusciti. Mi auguro, signora Presidente, che il maggior numero possibile di deputati accolga questa nostra proposta e che, in futuro, la loro presenza renda il Tempo delle interrogazioni un momento più animato.

 
  
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  Presidente. – Passiamo ora al Tempo delle interrogazioni.

Annuncio l’interrogazione n. 1 dell’onorevole Liam Aylward (H-1119/05):

Oggetto: Cambiamento climatico

Potrebbe il Consiglio europeo riferire sul successo o meno della Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, tenutasi a Montreal in Canada nella settimana dal 5 dicembre 2005?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, come l’onorevole Aylward saprà, il Consiglio europeo ha di recente accolto con favore i risultati positivi della Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico tenutasi a Montreal dal 28 novembre al 10 dicembre 2005. Nel quadro del piano d’azione di Montreal, le future discussioni in materia di cambiamenti climatici dovrebbero ora seguire due percorsi paralleli. In primo luogo, le parti che hanno ratificato il Protocollo di Kyoto avvieranno negoziati sugli obiettivi giuridicamente vincolanti in materia di emissioni per i paesi industrializzati nel secondo periodo di impegno. In secondo luogo, tutte le parti aderenti alla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, inclusi gli Stati Uniti e i più grandi paesi in via di sviluppo, hanno concordato di avviare discussioni a livello globale riguardanti misure coordinate a lungo termine in relazione al cambiamento climatico. Nel complesso, il Protocollo di Kyoto ha ora raggiunto la piena funzionalità, e noi crediamo che nel quadro delle Nazioni Unite sia stata spianata la strada a ulteriori progressi.

 
  
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  Liam Aylward (UEN).(EN) Innanzi tutto desidero porgere il benvenuto al Sottosegretario Winkler per la sua prima presenza ufficiale al Parlamento, formulando a lui e ai suoi colleghi di governo i migliori auguri per il loro semestre di Presidenza e ringraziandolo per la sua risposta esauriente.

Accolgo con soddisfazione i risultati dei negoziati di Montreal, che alla fine hanno avuto un esito relativamente positivo. Vorrei, tuttavia, rivolgere una domanda sia al Consiglio che alla Commissione, in relazione alla decisione presa a Sydney il 12 gennaio 2006 dai paesi AP6, vale a dire Cina, India, Corea del Sud, Giappone, Stati Uniti e Australia, i quali hanno stabilito che rappresentano il 45 per cento della popolazione mondiale e sono responsabili di quasi la metà delle emissioni di gas serra. Dato che stanno affrontando la questione da soli e non esiste un meccanismo obbligatorio per il quale debbano rispettare determinati principi, mi chiedo in che modo nel Consiglio e nella Commissione potremo svolgere un ruolo di guida per trattare la questione.

 
  
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  Presidente. – Onorevole Aylward, anche se nei suoi confronti sono stata molto indulgente considerando le parole di benvenuto che ha rivolto alla Presidenza del Consiglio, devo ricordare a tutti i deputati che hanno a disposizione solo 30 secondi per le domande complementari. Se tutti sforiamo il tempo di parola, potremo trattare ben poche interrogazioni, perciò vi chiedo di attenervi al tempo a disposizione per le domande complementari.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, è chiaro – ed è stato dimostrato anche dai negoziati di Montreal – che i maggiori produttori di gas serra sono ora maggiormente coinvolti nel dialogo riguardante un futuro meccanismo per la protezione del clima, ed è importante che nessuno proceda in isolamento.

Il futuro meccanismo potrebbe comportare cambiamenti strutturali grazie ai quali per l’Europa dovrebbe essere decisamente più facile ridurre ulteriormente le emissioni di gas serra mediante gli sforzi compiuti finora. Si sono registrati anche alcuni sviluppi significativi al di fuori del processo internazionale sul clima e varie regioni hanno varato una serie di iniziative.

Il piano d’azione di Gleneagles, se posso fare un accenno in questa occasione, pone l’accento dei più importanti partner commerciali dell’Unione europea sul trasferimento di tecnologia e sulla gestione degli effetti del cambiamento climatico, e comporta un impegno al dialogo e alla cooperazione tecnologica con l’India, la Cina e la Russia.

E’ nell’interesse dell’Unione europea lavorare con tutti i paesi, sia nel quadro del dialogo internazionale sul clima che in altri contesti, per assicurare che i nostri obiettivi comuni di riduzione delle emissioni non siano minati dalle azioni di gruppi o Stati.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, i rapporti dell’industria indicano che il sistema di scambio delle quote di emissione causa distorsioni del mercato dell’energia e aumenti del prezzo dell’elettricità, oltre ad avere un impatto negativo sulle strategie nazionali in materia di clima. Il Consiglio ritiene che la direttiva dell’Unione europea sugli scambi delle quote di emissione stia soddisfacendo i suoi obiettivi originari e crede che una tassa sul biossido di carbonio possa essere una fonte di entrate per l’Unione europea?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, il sistema europeo di scambio di emissioni è una delle pietre angolari della lotta contro i cambiamenti climatici. Costituisce il primo sistema internazionale per lo scambio di emissioni di CO2 nel mondo, e copre circa 12 000 stabilimenti, raggiungendo quasi la metà di tutte emissioni di CO2 in Europa e aiutando gli Stati membri a realizzare i loro obiettivi in termini di emissioni. Nessun altro sistema consente una riduzione delle emissioni in modo così economico.

Il Consiglio è ben consapevole dei problemi da lei accennati nell’attuazione del sistema di scambio delle emissioni durante la fase pilota. Questo periodo iniziale ha fornito un’esperienza preziosa, che dovrebbe aiutarci nello sviluppo futuro del sistema. In base a queste esperienze iniziali, la direttiva prevede già una revisione completa nel 2006. Tale revisione ci consentirà di esaminare tutti i possibili miglioramenti e di metterli in atto per il periodo successivo al 2012.

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, Sottosegretario Winkler, la ringrazio per i commenti molto particolareggiati che ha espresso su questo argomento. Siamo consapevoli del fatto che questo accordo in materia di cambiamenti climatici comporta anche dei costi per l’industria. Nonostante ciò, quali ritiene siano le opzioni a nostra disposizione per migliorare la competitività dell’industria europea, in modo che possa continuare ad avere successo sul mercato internazionale? Abbiamo qualche opzione? Se sì, quali?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, l’Unione europea si è sempre impegnata per attuare una cooperazione globale sulla protezione del clima. L’Unione europea e i suoi rappresentanti lo hanno ribadito in tutti i forum internazionali, nonché nelle conclusioni del Consiglio. La nostra attuazione del Protocollo di Kyoto costituisce una prova credibile del nostro impegno e dimostra che la protezione del clima è realizzabile e compatibile con la crescita economica. Noi riteniamo che gli interessi economici e la protezione del clima non siano in contrasto tra loro. Ad esempio, la scelta operata dall’Unione europea a favore di un sistema di scambio delle quote di emissione è il modo più economico per ridurre le emissioni. Studi internazionali hanno inoltre ripetutamente dimostrato che l’inazione comporterebbe costi molto più elevati di quelli richiesti al momento attuale per le misure di protezione del clima. Prima si provvede a varare misure di protezione del clima, più bassi saranno i costi per l’economia. E’ quindi utile anche in termini economici che l’Unione europea adotti misure di protezione del clima per ragioni di efficienza energetica – e il Parlamento discute spesso di questioni energetiche – che inoltre creano nuovi posti di lavoro.

 
  
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  Presidente. – L’interrogazione n. 2 è stata ritirata dall’autore.

Annuncio l’interrogazione n. 3 dell’onorevole Ursula Stenzel (H-1165/05):

Oggetto: Coordinamento tra le Istituzioni (UE-Consiglio d’Europa-OSCE) e rispetto dei diritti dell’uomo nella lotta contro il terrorismo

Le questioni relative ai diritti dell’uomo svolgono un ruolo sempre più importante nell’ambito dell’UE; è pertanto necessario un efficace coordinamento in questo settore con altre organizzazioni, soprattutto con il Consiglio d’Europa, al fine di evitare doppioni. Il rispetto dei diritti dell’uomo nella lotta contro il terrorismo è altresì di grande importanza e viene continuamente chiesto dal Parlamento europeo.

In che modo intende l’Austria rafforzare durante la sua presidenza la cooperazione tra l’UE e il Consiglio d’Europa ma anche l’OSCE, e quali posizioni sostiene in materia di rispetto dei diritti dell’uomo nell’ambito della lotta contro il terrorismo?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, consentitemi di dire, in risposta all’interrogazione dell’onorevole Stenzel sul coordinamento tra l’Unione europea, il Consiglio d’Europa e l’OSCE e sul rispetto dei diritti dell’uomo nella lotta contro il terrorismo, che abbiamo ottime relazioni con il Consiglio d’Europa, in particolare nel settore della giustizia e degli affari interni; aggiungerei che proprio oggi ho avuto la prima occasione di presentare al Comitato dei ministri le priorità della Presidenza austriaca e ho fatto esplicito riferimento agli interessi condivisi e alla cooperazione tra il Consiglio d’Europa e l’Unione europea in materia di rispetto dei diritti umani.

Vorrei cogliere questa occasione per dire che attribuiamo grande importanza alle riunioni che dal 1997 ogni Presidenza svolge con la troika del Consiglio d’Europa. Il programma dell’ultima riunione, svoltasi il 7 dicembre 2005, comprendeva, in particolare, le linee guida del Consiglio d’Europa sui diritti dell’uomo e la lotta al terrorismo. Per quanto riguarda gli affari esteri, anche il gruppo di lavoro del Consiglio sugli aspetti internazionali del terrorismo mantiene contatti regolari con il Consiglio d’Europa.

Il gruppo di lavoro del Consiglio sui diritti umani segue anch’esso da vicino gli sforzi internazionali compiuti in altre sedi, quali l’OCSE, il Consiglio d’Europa e le Nazioni Unite, in materia di rispetto dei diritti umani nella lotta al terrorismo. Vogliamo assicurare che l’Unione possa svolgere un ruolo attivo in tutti questi sforzi. La Presidenza austriaca è lieta di confermare che intende proseguire questa forma di cooperazione con il Consiglio d’Europa.

Il Vertice del Consiglio d’Europa di Varsavia nel 2004 ha deciso di concludere un accordo con l’Unione europea che disciplini ogni aspetto della cooperazione tra le due organizzazioni, al fine di strutturarla, migliorarla e intensificarla.

Durante la Presidenza britannica è stato elaborato un progetto di accordo, che è già stato trasmesso al Consiglio d’Europa, il quale lo sta ora esaminando secondo le sue procedure. Al riguardo, la Presidenza austriaca, in stretta cooperazione con la Commissione, terrà numerosi colloqui con la Presidenza del Consiglio d’Europa – che, come sapete, nei prossimi sei mesi sarà esercitata dalla Romania – in modo da poter perfezionare questo importante documento nei prossimi mesi. Oggi, quando ho parlato con i rappresentanti dei ministri, mi sono impegnato a fare tutto il possibile, da parte dell’Unione europea, perché il memorandum possa essere ultimato entro il termine della Presidenza rumena, ovvero entro la fine di maggio.

Riguardo all’OSCE, le due organizzazioni sono in stretto contatto sia in loco sia a livello istituzionale e questi legami saranno ulteriormente rafforzati in futuro.

Vorrei rilevare che, nei prossimi anni, tre Stati membri dell’Unione, il Belgio, la Spagna e la Finlandia, eserciteranno consecutivamente la presidenza dell’OSCE. Quasi il 50 per cento degli Stati aderenti all’OSCE fa ora anche parte dell’Unione europea e le loro posizioni e azioni comuni in genere sono condivise da altri 10 Stati.

Nelle discussioni decisive in seno all’OSCE sul miglioramento della sua efficienza, in particolare per quanto riguarda le attività dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo (ODIHR), che si occupa di tutela dei diritti umani, l’Unione europea in passato ha sostenuto sistematicamente e con successo che l’organizzazione deve godere di piena autonomia, per poter continuare a svolgere le sue importanti attività di promozione della democrazia e dei diritti umani in tutti gli Stati aderenti all’OSCE, senza discriminazioni o restrizioni.

La Presidenza austriaca continuerà a seguire questa politica, che naturalmente è approvata da tutti gli Stati membri.

 
  
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  Ursula Stenzel (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, sono grata per la risposta esauriente alla mia interrogazione sul coordinamento in materia di diritti umani e lotta al terrorismo. Ho una domanda complementare: qual è la posizione della Presidenza in merito all’inchiesta del Consiglio d’Europa sui sospetti riguardanti i voli illeciti della CIA e i centri di detenzione segreti?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, come ha espressamente affermato il Cancelliere Schüssel nelle sue osservazioni odierne, la Presidenza austriaca sostiene gli sforzi compiuti dall’Assemblea parlamentare e dal Segretario generale del Consiglio d’Europa per far luce sulla questione e avere un quadro chiaro dei fatti.

Qualsiasi dubbio in merito all’impegno di tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa a difendere lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, così come sono definiti nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, deve essere fugato. A tal fine, sosterremo anche le indagini condotte al riguardo dal Parlamento europeo.

 
  
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  David Martin (PSE).(EN) La mia domanda complementare riguarda esattamente la stessa questione appena sollevata dall’onorevole Stenzel: il Presidente in carica del Consiglio intende parlare con ciascuno degli altri 24 Stati membri, nella sua funzione di Presidente in carica del Consiglio, per invitarli a garantire la loro piena cooperazione alla commissione temporanea d’inchiesta del Parlamento europeo sui voli CIA?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) L’argomento sarà sicuramente oggetto di consultazioni tra tutti i membri del Consiglio.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, Sottosegretario Winkler, vorrei sollevare una questione più generale, dal momento che dalla discussione odierna è emerso chiaramente che il rafforzamento dei diritti umani nel quadro dell’Unione europea nel suo insieme figura tra le priorità della Presidenza austriaca. L’Unione europea intende trasformare l’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, che attualmente ha sede a Vienna, in un’agenzia per i diritti umani. Ritiene che esistano possibilità di coordinamento e di servizi utili per quanto riguarda il problema in esame?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, per quanto riguarda l’istituzione di un’agenzia europea per i diritti umani quale importante contributo inteso a rafforzare l’efficacia di tutte le Istituzioni dell’Unione, stiamo tentando, in contatto con il Parlamento europeo e con il Consiglio d’Europa e altre istituzioni, di assicurare che tale agenzia diventi uno strumento efficace, in grado di apportare un contributo reale alle discussioni sulla questione da lei sollevata, ovvero la tutela dei diritti umani nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata.

L’agenzia, che mi auguro sarà istituita durante la Presidenza austriaca e che prevediamo possa cominciare i suoi lavori il 1° gennaio 2007, non intende competere con nessuna delle altre Istituzioni esistenti. Non abbiamo alcun desiderio di competere con le importanti e preziose Istituzioni del Consiglio d’Europa, della Corte di giustizia o della Commissione contro la discriminazione, né con altre Istituzioni. Vogliamo un’agenzia efficiente, istituita sulla base dell’Osservatorio dei fenomeni di razzismo e xenofobia di Vienna, ma che goda di competenze più ampie in modo da rafforzare la credibilità dell’Unione europea nel campo dei diritti umani.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 4 dell’onorevole Diamanto Manolakou (H-1178/05):

Oggetto: Sequestro e arresto illegali di pachistani residenti in Grecia

Le rivelazioni circa il sequestro, l’arresto, la detenzione e l’interrogatorio di decine di pachistani residenti in Grecia alcuni giorni dopo l’attentato di Londra hanno sollevato una questione politica di estrema importanza. Alle denunce sporte alle autorità greche si sono aggiunte, stando a reportage della BBC, altre denunce di interrogatori, in inglese, durati diversi giorni, torture psicologiche e sparizioni. L’intera vicenda rimanda all’attività svolta dai servizi segreti britannici in Grecia e si ricollega allo scandalo del trasferimento illecito di detenuti attraverso scali europei.

Condanna il Consiglio il metodo dei sequestri e l’utilizzo delle torture da parte di servizi segreti o di altre autorità o poteri repressivi dello Stato operanti con copertura e su mandato dello Stato stesso? Intende adottare le misure necessarie affinché siano garantite la sovranità del popolo e l’indipendenza di ciascun paese? Intende attivarsi per porre un freno a siffatti episodi, che sono in aumento e suscitano sospetti sulle azioni concordate da più parti e da più paesi in un clima di isteria antiterroristica?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, in merito all’interrogazione presentata dall’onorevole Manolakou sul sequestro e l’arresto di pachistani residenti in Grecia, vorrei ricordare che il Consiglio ha sempre fatto presente che la lotta al terrorismo deve svolgersi nel pieno e illimitato rispetto dei principi generali del diritto internazionale nonché delle disposizioni sui diritti umani sancite dagli strumenti giuridici nazionali e internazionali.

Il Consiglio ribadisce la ferma condanna della tortura e di qualsiasi altra pratica illegale e sottolinea la necessità di attenersi sempre ai principi giuridici generali. Tuttavia, il Consiglio non può e non intende prendere posizione sui dettagli citati dall’onorevole deputata. Questi casi specifici, che nell’interrogazione sono definiti come sequestri, sono al momento oggetto di indagini da parte di diversi organismi internazionali e in particolare del Consiglio d’Europa. Sarebbe prematuro esprimere giudizi prima di disporre dei risultati di tali inchieste.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL), in sostituzione dell’autore. – (EL) Signora Presidente, il Sottosegretario ha appena fatto due affermazioni contraddittorie: se, da un lato, ha detto in linea generale che la violazione dei diritti umani è esecrabile, dall’altro ha dichiarato di non voler prendere posizione sugli eventi specifici che hanno causato scalpore in Grecia, legati all’azione dei servizi segreti britannici. Non si tratta di un’operazione della CIA, bensì dell’attività dei servizi segreti di uno Stato membro dell’Unione europea. Per questa ragione consideriamo ipocrita la dichiarazione sulla protezione dei diritti umani. Vorremmo sottolineare semplicemente che tutti questi incidenti sono il risultato dell’applicazione delle misure “antiterrorismo”, il cui obiettivo ultimo non è combattere il cosiddetto terrorismo, bensì terrorizzare la popolazione nel suo complesso.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, se il Parlamento europeo intende esaminare tali accuse, è ovviamente libero di adottare una risoluzione in merito. Da parte nostra ribadiamo che tutta una serie di organismi internazionali sta ancora indagando sulle accuse di cui trattasi e pertanto dobbiamo attendere i risultati che ci verranno presentati.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente in carica del Consiglio, la BBC, fonte nota per la sua attendibilità, si è occupata degli incidenti di cui anche lei vorrebbe conoscere i dettagli. Il parlamento britannico ha istituito una commissione e sta esaminando la questione. Anche il parlamento greco ne ha discusso per ore.

In qualità di Presidente in carica del Consiglio, intende contattare le autorità dei due Stati membri interessati affinché riferiscano al Consiglio l’accaduto?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, se il Parlamento europeo intende fare luce su tali accuse, ovviamente ha la possibilità di adottare una risoluzione in merito. Da parte nostra ribadiamo che tutta una serie di organismi internazionali sta ancora indagando sulle accuse di cui trattasi e pertanto dobbiamo attendere i risultati che ci verranno presentati.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 5 dell’onorevole Manuel Medina Ortega (H-1110/05):

Oggetto: Conferenza euromediterranea di Barcellona

Quali misure si propone di adottare il Consiglio per dare attuazione agli accordi raggiunti nel corso della recente Conferenza euromediterranea di Barcellona?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, in risposta all’interrogazione formulata dall’onorevole Medina Ortega sulla Conferenza di Barcellona, vorrei far presente che, al Vertice Euromed tenutosi in occasione del decimo anniversario del processo di Barcellona, si è raggiunto un accordo su un programma di lavoro quinquennale congiunto volto a rafforzare il partenariato, nonché su un codice di condotta per la lotta al terrorismo, che evidenzia chiaramente il nostro comune impegno per combattere il terrorismo in tutte le sue forme.

Il programma di lavoro quinquennale definisce obiettivi a medio termine nei settori del partenariato politico e del partenariato in materia di sicurezza, dello sviluppo socioeconomico sostenibile e delle riforme, della formazione e degli scambi socioculturali, e inoltre affronta questioni relative alla migrazione, all’integrazione sociale, alla giustizia e alla sicurezza.

La Presidenza ritiene importante che ciascuna Presidenza di turno presenti al Consiglio una relazione che illustri nel dettaglio le azioni previste per attuare il programma di lavoro, e invita la Commissione a informare regolarmente il Consiglio sullo stato di attuazione.

Gli accordi stipulati a Barcellona ci consentiranno di progredire nella cooperazione regionale con i partner mediterranei e nel contempo di portare avanti la politica europea di vicinato negoziando ulteriori piani d’azione bilaterali.

Al Vertice si sono conseguiti diversi risultati importanti: è stato approvato uno strumento per la governance al fine di sostenere e rafforzare le riforme politiche, e la liberalizzazione del commercio per le prestazioni di servizi e i prodotti agricoli è stata confermata quale obiettivo comune. E’ emersa la volontà di lottare contro l’immigrazione clandestina – anche attraverso la conclusione di accordi di rimpatrio –, con l’impegno da parte dell’Unione ad agevolare la circolazione legale di persone. A tale riguardo è prevista una futura riunione ministeriale in cui si dovranno affrontare tutte le questioni legate alla migrazione. Ulteriori risultati importanti sono stati un aumento percentuale delle risorse per la formazione grazie a un programma di borse di studio per studenti universitari e la promozione della parità di genere.

Infine, l’accordo su un codice di condotta per la lotta contro il terrorismo costituisce un notevole progresso politico e dimostra che i partner del processo hanno la volontà, nonostante le caratteristiche sensibili della regione, di procedere insieme contro questo flagello che ci riguarda tutti.

 
  
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  Manuel Medina Ortega (PSE). – (ES) Signor Presidente in carica del Consiglio, la ringrazio molto per le informazioni. Ritengo che ci abbia fornito un quadro abbastanza completo e, soprattutto, che si sia soffermato ampiamente sulla lotta contro il terrorismo, che costituisce l’obiettivo immediato.

Tuttavia, come lei sa e ha ricordato, dietro al terrorismo si cela un problema più grave: tutto il versante meridionale del Mediterraneo versa in una situazione di estremo sottosviluppo e si sta creando un’enorme pressione migratoria verso l’Unione europea. Le cifre che ho visto nelle prospettive finanziarie approvate di recente dal Consiglio parlano di uno stanziamento complessivo di 800 milioni di euro in un periodo di sette anni, e al riguardo il Parlamento europeo sta attualmente esprimendo forti critiche.

Lei ritiene, signor Presidente in carica del Consiglio, che le cifre previste nelle prospettive finanziarie siano sufficienti a risolvere i problemi con cui è confrontata la sponda meridionale del Mediterraneo?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, vorrei anzitutto ribadire la posizione del Consiglio, secondo cui è importante, in parallelo alle misure adottate per la lotta contro il terrorismo e l’immigrazione clandestina, sviluppare programmi per migliorare le condizioni di vita nei paesi di origine, come del resto l’Unione sta facendo da tempo. E’ un nostro preciso impegno, previsto anche nell’accordo raggiunto dai governi sulle prospettive finanziarie.

Riteniamo le risorse sufficienti. Spetta ora alla Commissione presentare proposte concrete sulle modalità di finanziamento dei singoli programmi con gli importi globali che sono stati concordati. In seguito, nei negoziati con il Parlamento europeo, si dovrà pervenire a un accordo sulle prospettive finanziarie.

 
  
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  David Martin (PSE). – (EN) Signora Presidente, lo scorso novembre, all’incontro dei ministri dell’Ambiente della regione mediterranea, è emerso un quadro molto grave della gestione delle risorse idriche nell’area in questione. Si prevede una notevole penuria di acqua nei prossimi anni, un problema che non si può circoscrivere all’ambiente in quanto ha implicazioni per la sicurezza. Se si arrivasse a una controversia per l’approvvigionamento idrico, la stabilità della regione potrebbe essere compromessa.

Vorrei sapere dal signor Sottosegretario se prenderà in esame la possibilità di inserire questo tema all’ordine del giorno della prossima Conferenza euromediterranea.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Ringrazio l’onorevole deputato per il suo intervento e per i suggerimenti, che riferirò al Consiglio. Insieme ad altri membri al suo interno verificherò la possibilità e l’opportunità di sollevare tali questioni alla prossima Conferenza. La ringrazio peraltro per le sue interessanti osservazioni.

 
  
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  Presidente. – Poiché vertono sullo stesso argomento, annuncio congiuntamente l’

interrogazione n. 6 dell’onorevole Bernd Posselt (H-1126/05):

Oggetto: Lo stato del Kosovo

Quali passi intende muovere il Consiglio per contribuire, ancora nell’anno in corso, ad un definitivo chiarimento dello status del Kosovo?

l’interrogazione n. 7 dell’onorevole Dimitrios Papadimoulis (H-1152/05):

Oggetto: Status definitivo del Kosovo

Le trattative sul futuro status del Kosovo sono cominciate con l’incontro fra Martti Ahtisaari, capo del gruppo delle Nazioni Unite che parteciperà a dette trattative sullo status definitivo del Kosovo, e il Presidente del Kosovo, Ibrahim Rugova.

Può dire il Consiglio se continua a condividere il punto di vista secondo cui l’applicazione degli otto criteri che l’ONU ha fissato per il Kosovo dovrà precedere la risoluzione definitiva della questione dello status? Inoltre, intende il Consiglio sollevare con le autorità del Kosovo la questione dell’esistenza di una prigione simile a quella di Guantánamo nella base americana di Camp Bondsteel?

e l’interrogazione n. 8 dell’onorevole Othmar Karas (H-1177/05):

Oggetto: Balcani occidentali/Kosovo

Il 2006 è un anno di importanza decisiva per lo sviluppo dei Balcani occidentali. Tra le prossime sfide da affrontare rientra la soluzione del problema del futuro status del Kosovo. A prescindere dal risultato dei negoziati al riguardo, il Kosovo va inserito in un contesto europeo. In quale forma dovrebbe realizzarsi la concretizzazione della prospettiva europea?

Quali sono i piani della Presidenza austriaca per quanto concerne la politica europea di vicinato, in particolare in relazione all’Ucraina?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, in merito alle interrogazioni degli onorevoli Posselt, Papadimoulis e Karas sul Kosovo vorrei anzitutto ricordare che, conformemente alla dichiarazione di Salonicco, rilasciata dall’Unione europea e dagli Stati balcanici in occasione del Vertice del giugno 2003, il futuro della regione dei Balcani occidentali, Kosovo compreso, è nell’Unione europea.

L’orientamento del Consiglio sul Kosovo è basato su una serie di principi approvati dal Consiglio europeo nel quadro della dichiarazione sul Kosovo adottata in occasione della riunione del 16 e 17 giugno 2005. Qualsiasi soluzione per il Kosovo dovrebbe essere pienamente compatibile con i valori e le norme europei, conforme agli strumenti e agli obblighi giuridici internazionali nonché alla Carta delle Nazioni Unite, contribuendo alla realizzazione della prospettiva europea per il Kosovo e la regione.

Al tempo stesso, qualunque status dovrà garantire che il Kosovo non ricada nella situazione antecedente al marzo 1999. La definizione dello status futuro del Kosovo dovrà basarsi sulla multietnicità e sul pieno rispetto dei diritti umani, compreso il diritto di tutti i rifugiati e gli sfollati a ritornare alle proprie case.

Un altro punto particolarmente importante è che lo status dovrà offrire garanzie costituzionali effettive per tutelare le minoranze, compresi i meccanismi che ne assicurino la partecipazione al governo centrale e alle strutture amministrative locali. Lo status dovrà inoltre contenere salvaguardie specifiche per la protezione del patrimonio culturale e dei siti religiosi e promuovere meccanismi efficaci di lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione e al terrorismo.

Lo status del Kosovo dovrà rafforzare la sicurezza e la stabilità della regione. Pertanto, sarebbe inaccettabile qualsiasi soluzione unilaterale o che risultasse dall’uso della forza, nonché qualunque modifica dell’attuale territorio del Kosovo. Non potrà dunque esserci alcuna partizione del Kosovo, né alcuna unione con un altro paese o parte di un altro paese. L’integrità territoriale dei paesi limitrofi dovrà essere pienamente rispettata.

Il Consiglio attribuisce inoltre estrema importanza alla costante applicazione delle norme, sia nella fase attuale che in futuro, soprattutto riguardo alla tutela delle minoranze. A tale proposito il Consiglio ha ripetutamente sottolineato il proprio apprezzamento e sostegno nei confronti del lavoro svolto dal Rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il Kosovo, Søren Jessen-Petersen.

Il Consiglio è fermamente deciso a svolgere un lavoro ad ampio raggio per la definizione dello status del Kosovo, inserendosi nel relativo processo negoziale sotto l’egida delle Nazioni Unite. A tale scopo nel novembre 2005 l’Alto rappresentante Solana ha nominato inviato speciale dell’Unione europea Stefan Lehne, che lavorerà in stretta cooperazione con l’inviato delle Nazioni Unite, Martti Ahtisaari. Il Consiglio ha approvato tale incarico.

Il Rappresentante dell’Unione europea trasmette il proprio contributo per i negoziati all’inviato ONU e nel contempo aiuta l’Unione europea a prepararsi al ruolo futuro che dovrà svolgere nel periodo successivo alla risoluzione 1244. Inoltre egli opera in stretta collaborazione con gli Stati membri e la Commissione europea. Quest’ultima avrà una rappresentanza anche a Vienna, dove ha sede l’ufficio dell’inviato speciale delle Nazioni Unite per la questione dello status del Kosovo.

Per l’Unione europea rivestiranno particolare interesse settori quali la tutela dei diritti umani, i problemi delle minoranze, i siti culturali e religiosi, lo Stato di diritto e lo sviluppo economico. L’inviato speciale dell’ONU ha segnalato la propria disponibilità a cooperare da vicino con l’Unione in questi e altri settori.

Al contempo, nell’ambito della ristrutturazione della Missione di amministrazione ad interim delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK), l’Unione europea, insieme ad altre organizzazioni e partner internazionali, ha anche avviato consultazioni informali con l’UNMIK. Lo scopo è verificare le alternative a una futura presenza internazionale in Kosovo, senza compromettere l’esito dei colloqui sullo status. In tale contesto a dicembre l’Alto rappresentante Solana e il Commissario Olli Rehn hanno presentato al Consiglio una seconda relazione che illustra come l’Unione europea potrebbe prepararsi alle imminenti sfide.

La nuova formazione internazionale per il periodo successivo alla risoluzione 1244 dovrebbe coinvolgere tutti e avere una forte componente UE. L’Unione dovrà svolgere un ruolo centrale nei settori legati allo Stato di diritto, compresa la missione di polizia, alla costruzione di capacità e all’economia. L’autorità competente per tutte le questioni riguardanti la presenza militare internazionale in Kosovo, sotto l’egida delle Nazioni Unite, è il KFOR.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, Presidente Winkler, la ringrazio molto per l’eccellente risposta, come c’era da aspettarsi. Questo gennaio ricorre il centenario dell’entrata in vigore del compromesso moravo, un atto esemplare il cui unico difetto era di valere solo per la Moravia. Attualmente commettiamo lo stesso errore: cerchiamo accordi specifici e stabiliamo norme diversificate. In Kosovo vengono elaborate accurate disposizioni sulle minoranze, ma nella valle di Preševo o in Voivodina non esiste niente del genere.

Vorrei quindi esortarla a mettere a punto con obiettività norme uniformi o equiparabili per tutta la regione, perché solo così si potrà pervenire a un accordo di pace.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, l’onorevole Posselt e io abbiamo già avuto modo di conoscerci in altri ambiti. Accolgo senz’altro con piacere la sua opinione e il suo suggerimento. Del resto sono convinto, come ho già affermato oggi, che i diritti dell’uomo e i diritti delle minoranze siano indivisibili.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente in carica del Consiglio, lei ha parlato per sei minuti, ma in termini molto generali, alquanto approssimativi. Pertanto le chiedo se la risoluzione 1244 delle Nazioni Unite costituisce ancora un asse attorno a cui ruota la politica del Consiglio.

Cosa succederà, non solo per quanto riguarda il diritto di rimpatriare, ma anche in riferimento alla possibilità di tornare in Kosovo per i serbi e i rom che sono stati costretti ad abbandonare il paese?

Se, come lei ha detto, il posto del Kosovo è in Europa, intende portare all’attenzione delle autorità le accuse riguardanti una prigione simile a quella di Guantánamo presso la base statunitense in Kosovo?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, posso confermare che il Consiglio resta del parere, e manterrà questa posizione anche in futuro, che l’applicazione degli otto criteri stabiliti dalle Nazioni Unite sul Kosovo debba precedere la definizione risolutiva della questione dello status. La risoluzione è vincolante, è applicabile ed è l’asse su cui si baserà la soluzione. Del resto ora i negoziati sullo status sono iniziati e li seguiremo con attenzione. Sulla base della dichiarazione di Salonicco, cui ho già fatto riferimento, il futuro – ci tengo a ribadirlo, poiché si sono menzionati i principi e valori comunitari – è nell’Unione europea, e questo ovviamente implica che i valori dell’Unione vengano accettati. Per quanto riguarda la questione da lei sollevata in merito al campo, è una domanda cui non può rispondere il Kosovo.

 
  
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  Othmar Karas (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, Presidente Winkler, la mia interrogazione faceva riferimento anche alla politica di vicinato. Vorrei solo chiederle di illustrarci il programma della Presidenza austriaca in merito al rafforzamento della politica di vicinato, in particolare riguardo all’Ucraina. Mi interesserebbe sapere se l’Unione ha stanziato sufficienti risorse per assicurare che l’Unione possa svolgere in Kosovo un ruolo adeguato durante i negoziati sullo status e anche in seguito.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, iniziando a rispondere alla seconda parte della domanda, effettivamente si richiede all’Unione europea di stanziare risorse adeguate, cosa che intendiamo fare. Il bilancio per la PESC è stato di recente notevolmente aumentato per l’anno in corso. Poiché tuttavia non si conosce ancora l’entità delle spese future – infatti oggi non si può prevedere che tipo di presenza assicurerà l’Unione europea in Kosovo –, attualmente non è ancora possibile sapere con precisione che cifra sarà necessaria. Del resto, con l’accordo del Parlamento europeo, ai sensi dell’articolo 39 dell’accordo interistituzionale, sarebbe ammissibile un aumento celere del bilancio per la PESC durante l’esercizio. Se il compito che spetta all’Unione europea lo richiederà, lo faremo.

Per quanto riguarda la politica europea di prossimità, nel primo anno abbiamo già osservato un prezioso contributo per una politica di vicinato impegnata dell’Unione, e sosteniamo le proposte della Commissione europea in materia. Si deve proseguire a monitorare il graduale, sistematico e tuttavia specifico avvicinamento alle norme e regole comunitarie, e certamente lo faremo. L’obiettivo dichiarato della politica di prossimità è e rimane offrire e rendere possibile un discreto livello di integrazione. Ciò avviene, come lei ha detto, con l’ausilio di piani d’azione della politica europea di prossimità, tra cui, secondo il nostro parere, ma anche a detta della Commissione europea, si sono distinti per i risultati positivi quelli di Ucraina e Moldavia. Nel 2006, ovvero durante la Presidenza austriaca, si effettuerà una prima verifica dei piani d’azione per l’Ucraina e la Moldavia per il primo anno. D’altro canto a partire dal prossimo anno avremo a disposizione un nuovo strumento finanziario, lo strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI), che offrirà possibilità di sostegno ancora più mirate.

Per noi è importante anche negoziare e concludere al più presto piani d’azione con tutti i paesi soggetti alla politica europea di prossimità. Mi riferisco in particolare, ed è un altro compito che spetterà alla Presidenza austriaca, alle tre repubbliche caucasiche Armenia, Azerbaigian e Georgia. Solo a dicembre si sono svolte consultazioni politiche con i tre paesi. Al riguardo la Commissione ha dichiarato specificamente che proprio con questi tre Stati occorre portare avanti rapidamente i negoziati sui piani d’azione. La Presidenza austriaca appoggia pienamente questa linea.

Per quanto riguarda l’Ucraina, il legame con l’Unione europea nell’ambito della politica europea di prossimità gode di tutto il nostro sostegno. Riteniamo che, avendo soddisfatto i criteri tecnici per lo status di economia di mercato, l’Ucraina possa ora ricevere al più presto in via ufficiale tale status. In questo contesto attribuiamo particolare importanza alla tempestiva adesione dell’Ucraina all’OMC, in quanto si spianerebbe in tal modo la strada alla creazione di una zona di libero scambio con l’Unione europea. Uno studio di fattibilità della Commissione europea è attualmente in fase di ultimazione. Pensiamo che la realizzazione di questo progetto rappresenti un ulteriore importante passo avanti nelle relazioni con l’Ucraina, e continueremo a impegnarci in tal senso.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 9 dell’onorevole John Bowis (H-1149/05):

Oggetto: Persecuzioni e molestie contro cristiani

Esistono prove di persecuzioni e molestie contro cristiani in un certo numero di paesi. Come intende il Consiglio sollevare tali questioni con i governi interessati?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, in risposta all’interrogazione dell’onorevole Bowis sulle persecuzioni e molestie di cui sono vittime i cristiani, desidero precisare che il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione è sancito dalla normativa internazionale di tutela dei diritti umani. Mi riferisco in particolare all’articolo 18 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, in vigore a livello planetario, che definisce la libertà di pensiero, di coscienza e di religione come diritto individuale. Tale diritto, ai sensi di questa disposizione, include la libertà di avere o di adottare una religione o un credo di propria scelta, nonché la libertà di manifestare, individualmente o in comune con altri, e sia in pubblico sia in privato, la propria religione o il proprio credo nel culto e nell’osservanza dei riti, nelle pratiche e nell’insegnamento.

I diritti umani rivestono grande significato per l’Unione europea, che ne fa costante argomento di discussione con i paesi terzi. Ciò è avvenuto anche di recente a New York, e in tale occasione gli Stati membri dell’UE, nel corso della terza Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, hanno proposto una risoluzione, poi approvata, che chiede l’eliminazione di qualsiasi forma di intolleranza e discriminazione a motivo della religione o delle convinzioni personali.

Il Consiglio ha ripetutamente condannato tutte le forme di intolleranza religiosa e presta inoltre grande attenzione agli sviluppi nel campo dei diritti umani. Coglie altresì l’occasione che gli viene offerta dal dialogo con i paesi terzi per esprimere con forza la propria preoccupazione per l’intolleranza nei confronti delle minoranze religiose e di altra natura.

 
  
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  John Bowis (PPE-DE).(EN) E’ d’accordo, signor Ministro, sul fatto che in un numero sempre crescente di paesi – India, Pakistan, Sri Lanka, Egitto, Nigeria, Vietnam e Cina, ma l’elenco potrebbe continuare – i cristiani vengono perseguitati e i loro governi sono conniventi oppure non adottano misure adeguate per porre fine a tale persecuzione? Si tratta di paesi con cui intratteniamo rapporti commerciali. Intende l’Austria indurre il Consiglio e l’Unione europea a sostenere il diritto dei cristiani a professare la loro fede in questi paesi con cui abbiamo relazioni regolari, proprio come prendiamo posizione a favore della tolleranza e della libertà religiosa all’interno dell’Unione europea?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Come ho già detto, l’Unione europea tratta regolarmente tale questione, cui attribuisce la massima importanza, in tutti i dialoghi bilaterali e in tutte le sedi internazionali. Abbiamo sollevato il problema anche in seno alle Nazioni Unite. Non vogliamo gettare il biasimo su nessuno, ma se riteniamo, o se abbiamo ragione di ritenere, che vi siano persecuzioni o restrizioni alla libertà religiosa, siamo molto espliciti nei nostri rapporti con i paesi interessati.

Le darò un esempio: nelle discussioni con la Cina in materia di diritti umani diamo ampio spazio alla questione della libertà religiosa perché riteniamo si tratti di un argomento che è nostro dovere dibattere nel contesto del dialogo con quel paese. Potremmo dire la stessa cosa anche per altre aree. L’adozione di una risoluzione da parte di un’ampia maggioranza di Stati membri delle Nazioni Unite ha costituito un passo avanti nella giusta direzione. La nostra posizione ne risulterà rafforzata nei confronti dei paesi in cui esiste il problema. Il fatto che intratteniamo relazioni commerciali con questi paesi non ci impedisce di dichiarare apertamente come la pensiamo in materia di violazioni dei diritti umani.

 
  
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  Presidente. – Vi sono ora tre domande complementari, che sono ammissibili secondo la nuova procedura. Stiamo svolgendo la seconda parte del Tempo delle interrogazioni al Consiglio: può quindi rivolgere la sua domanda complementare l’onorevole Rübig.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, i cristiani in Turchia devono, oggi come in passato, affrontare molte difficoltà. Che cosa propone di fare la Presidenza per migliorare la loro situazione?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, l’Unione europea tiene sotto attenta osservazione la situazione delle minoranze non musulmane. In base al partenariato di adesione UE-Turchia, è imprescindibile per il successo dei negoziati di adesione che il governo turco avvii ulteriori riforme in materia di libertà religiosa, soprattutto per quanto riguarda la formazione dei sacerdoti e la personalità giuridica delle organizzazioni appartenenti alle minoranze non musulmane, per far sì che il paese si avvicini anche in tali settori ai livelli dell’Unione europea. Non perderemo di vista questo problema nel corso dei negoziati di adesione, ma al contempo sosterremo la Turchia nel necessario processo di riforma.

 
  
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  James Hugh Allister (NI).(EN) Signor Ministro, non vi sono dubbi sull’opportunità di sollevare questi problemi con i paesi interessati, ma è altrettanto certo che non possiamo fare a meno di una politica etica efficace. Non sarebbe il caso di stabilire un legame diretto fra gli scambi commerciali con questi paesi e il rispetto dei diritti umani? Nel liberalizzare il commercio con paesi che perseguitano i cristiani o i seguaci di altre ragioni, non dovremmo porre come condizione il riconoscimento della piena libertà in materia di diritti umani, in modo che alle minoranze di quei paesi non siano negati diritti che diamo per scontati?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (EN) Talvolta vincoliamo le iniziative dell’Unione europea a favore di questi paesi al rispetto dei diritti umani. Per determinati paesi in cui vengono perpetrate violazioni dei diritti umani sono in atto specifiche sanzioni, per esempio per la Birmania/Myanmar. Occorre poi ricordare che in altri casi è nostro dovere sostenere la gente che vive in quei paesi. Dobbiamo essere molto cauti nell’infliggere sanzioni, perché spesso chi ne viene danneggiato non è il governo, ma la popolazione. Riteniamo che le diverse situazioni debbano essere prese in esame singolarmente. Da parte nostra crediamo in un dialogo franco, aperto e diretto. Se questo dialogo non conducesse ai risultati auspicati, dovremmo allora discutere in sede di Consiglio a quali altri metodi potremmo fare ricorso.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE).(DE) La ringrazio per aver avuto il coraggio di interpellare la Cina. Vorrei solo ricordare la situazione di clandestinità della Chiesa e lo stato di detenzione di vescovi e altre personalità religiose. Desidererei anche ricollegarmi all’intervento del collega Rübig per chiedere se si sono avuti sviluppi legislativi in Turchia in materia di religione.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, onorevole Posselt, in verità non credo che ci sia voluto coraggio per parlare con la Cina. Intratteniamo con quel paese un dialogo, cui io stesso ho preso parte, molto aperto e diretto.

Continuiamo naturalmente a seguire la questione da lei sollevata poc’anzi non solo con la Cina, ma anche nei confronti della Turchia. Nelle discussioni con la Turchia abbiamo espresso le nostre preoccupazioni e certamente anche in futuro insisteremo affinché i provvedimenti legislativi e amministrativi che vengono adottati in proposito in quel paese siano compatibili con le nostre aspettative, che del resto riflettono le norme internazionali.

 
  
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  Presidente. – Poiché l’autore non è presente, l’interrogazione n. 10 decade.

Annuncio l’interrogazione n. 11 dell’onorevole Inger Segelström (H-1159/05):

Oggetto: Colombia

La Svezia si è impegnata attivamente nel processo democratico in Colombia. Tuttavia siamo tutti consapevoli del persistere dei problemi in materia di democrazia e dell’aumento delle violazioni dei diritti umani. Un esempio concreto di questo è la rapida intensificazione dell’attività di estrazione dell’olio di palma. Cresce il dissenso contro l’espansione delle piantagioni su larga scala di palma da olio. È una questione di riconoscimento dei diritti fondiari delle popolazioni locali e autoctone. Molti Stati membri dell’UE utilizzano la farina di palmisti per l’alimentazione animale, e molti di noi utilizzano prodotti cosmetici che contengono olio di palma. Può il Consiglio riferire come intende agire affinché gli Stati membri dell’UE continuino a sostenere il processo democratico in Colombia e continuino a cercare di porre fine alle violazioni dei diritti umani nel paese?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, con riferimento all’interrogazione dell’onorevole Segelström sulla Colombia desidero precisare che, benché da varie parti sia giunta notizia di una diminuzione delle violazioni dei diritti umani in quel paese, ogni abuso in materia è per noi causa di grave preoccupazione. Il perdurare del conflitto armato in Colombia è alla radice della maggior parte delle violazioni, commesse soprattutto da gruppi armati irregolari. L’Unione europea fa costantemente appello alle parti in causa affinché rispettino i diritti umani e le norme umanitarie internazionali e, in particolare, mantiene contatti con le autorità colombiane e l’ufficio a Bogotà dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Desidero anche aggiungere che il Vicepresidente colombiano è stato in Austria poco prima di Natale ed io ho personalmente avuto un incontro con lui durante il quale abbiamo trattato in modo approfondito la questione dei diritti umani.

Nelle sue conclusioni del 3 ottobre 2005 il Consiglio ha ribadito il suo pieno sostegno al governo colombiano, segnatamente nei suoi sforzi volti a imporre lo Stato di diritto in tutto il paese e nella lotta al terrorismo e alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti.

Il Consiglio ha anche confermato l’ormai consolidata politica di sostegno al governo colombiano nella sua ricerca di una soluzione negoziata del conflitto interno, senza escludere contatti diretti con i gruppi armati irregolari disposti a impegnarsi in un processo di pace negoziato.

Siamo quindi lieti dei contatti instauratisi di recente fra i gruppi armati irregolari e le autorità colombiane: solleciteremo tutte le parti coinvolte a fare quanto in loro potere per giungere a una soluzione pacifica e porre così fine al conflitto armato che dura ormai da oltre una generazione ed è la causa prima delle violazioni dei diritti umani.

 
  
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  Inger Segelström (PSE).(SV) La ringrazio per la sua risposta, signor Presidente in carica del Consiglio. Mi compiaccio che intrattenga contatti del tipo da lei descritto. Credo siano necessari perché la Colombia sta diventando teatro di uno dei più gravi movimenti di profughi del mondo: pare che quasi tre milioni di persone siano state costrette a trasferirsi abbandonando le loro case. Mi chiedo perciò se l’Unione europea stia facendo abbastanza, o se invece dovremmo esercitare maggiori pressioni. La droga e la corruzione, come lei ha ricordato, sono solo una parte del problema, cui vanno ad aggiungersi la questione dei terreni e il fatto che la gente intende sfruttare la produzione di olio di palma, che è molto importante.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, onorevole Segelström, lei pone una domanda alla quale è impossibile rispondere. L’Unione europea fa abbastanza per combattere le sofferenze in vari paesi del mondo? E’ una domanda alla quale non si può dare una risposta astratta. Facciamo del nostro meglio. Desidero tuttavia richiamare l’attenzione sulle iniziative concrete cui ho già fatto cenno, adottate a seguito delle conclusioni del Consiglio dello scorso ottobre, anche se vorrei precisare che in realtà per la maggior parte rientrano nella sfera di competenza della Commissione. Per esempio, nel dicembre 2005 la Commissione ha deciso di stanziare 1,5 milioni di euro come parte del meccanismo di reazione rapida. Resta da vedere se ciò è sufficiente o se possiamo fare di più.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, Presidente Winkler, onorevoli colleghi, che cosa può dirci della proposta di tenere una conferenza dei G24 a sostegno del processo di pace nella prima metà del 2006?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, per il momento non posso dire se si terrà tale conferenza nella prima metà del 2006: la decisione dipenderà dalla possibilità da parte della troika del gruppo dei G24, guidata dal Messico, di raggiungere un accordo con il governo colombiano. Se tale conferenza avrà luogo, sarà certamente organizzata in prossimità del Vertice UE-America latina, previsto per la metà di maggio 2006, e delle elezioni presidenziali che si terranno in Colombia alla fine di maggio. Tra l’altro, il Vertice UE-America latina si terrà esattamente fra i due turni elettorali, e pertanto non è certo che il Presidente colombiano possa recarsi a Vienna per la Conferenza

 
  
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  Presidente. – Poiché l’autore non è presente, l’interrogazione n. 12 decade.

Annuncio l’interrogazione n. 13 dell’onorevole Athanasios Pafilis (H-1175/05):

Oggetto: Tentativo di condanna del Comunismo

Malgrado le clamorose proteste e le vive reazioni suscitate, l’Assemblea del Consiglio d’Europa sta per votare un memorandum dal contenuto squisitamente anticomunista, il cui titolo “Condanna dell’ideologia comunista” è stato cambiato in “Necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi comunisti”.

Quale atteggiamento intende assumere il Consiglio riguardo ai ripetuti tentativi di rivedere la storia e giustificare i reati del fascismo e dell’imperialismo? Intende adottare iniziative per consentire a tutti i partiti politici di svolgere liberamente la loro attività e per bloccare il tentativo di criminalizzare il movimento comunista e di vietare i partiti comunisti?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, per quanto riguarda l’interrogazione dell’onorevole Pafilis, rimando all’articolo 6 del Trattato sull’Unione europea. Anche se sono certo che l’onorevole deputato lo conosce, vorrei tuttavia citarne una parte: “L’Unione si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, e dello Stato di diritto, principi che sono comuni agli Stati membri”. Tra questi diritti si annovera anche il diritto alla libertà di espressione, e non spetta alla Presidenza dell’Unione europea intervenire nel processo decisionale dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Infatti l’interrogazione si riferisce all’attività dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, sulla quale non posso pronunciarmi.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL). – (EL) Signora Presidente, non avrei mai immaginato che il Consiglio avrebbe evitato di rispondere in maniera diretta all’interrogazione riguardante il memorandum anticomunista. Se ne parla in ogni paese d’Europa, migliaia di persone di tutte le aree politiche hanno espresso la loro condanna in merito, si tratta di un testo neofascista che equipara il nazismo al comunismo, è irrispettoso nei confronti di milioni di vittime comuniste che hanno sacrificato la vita per combattere il fascismo, criminalizza l’azione politica e l’ideologia dei comunisti e, in particolare – visto che lei ha citato l’articolo 6 –, viola diritti democratici fondamentali. Esortiamo il Consiglio a prendere posizione sul memorandum.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, posso solo ripetere quanto ho già affermato: l’Unione europea non può pronunciarsi sulle attività e deliberazioni, né sulle decisioni di un organo di un’altra organizzazione internazionale.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE). (DE) Signora Presidente, Presidente Winkler, onorevoli colleghi, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa si trova nelle immediate vicinanze, e ovviamente ha una migliore visione d’insieme delle situazioni politiche. Ritiene che sarebbe possibile avviare anche in tale sede un dibattito sul Trattato costituzionale europeo, in quanto questo potrebbe evidentemente promuovere la futura stabilità in tali paesi?

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signora Presidente, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa può affrontare qualsiasi argomento. Spetta all’Assemblea stessa decidere di quali temi occuparsi. Peraltro è indubbiamente possibile avanzare tali proposte nei colloqui con deputati nazionali facenti parte dell’Assemblea parlamentare. L’Unione europea in quanto tale, o il Consiglio nella sua veste, non può certo proporre simili iniziative a un organo di un’altra Istituzione.

 
  
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  Presidente. – Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi Allegato).

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.

(La seduta, sospesa alle 18.55, riprende alle 21.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. TRAKATELLIS
Vicepresidente

 
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