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Testi presentati :

O-0102/2005 (B6-0347/2005)

Discussioni :

PV 01/02/2006 - 14
CRE 01/02/2006 - 14

Votazioni :

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 1 febbraio 2006 - Bruxelles Edizione GU

14. Dichiarazioni di gestione nazionale – Responsabilità degli Stati membri relativamente all’esecuzione del bilancio dell’Unione europea
Processo verbale
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  Presidente. L’ordine del giorno reca l’interrogazione orale (O-0102/2005 – B6-0347/2005) degli onorevoli Szabolcs Fazakas, Terence Wynn e Jan Mulder, a nome della commissione per il controllo dei bilanci, al Consiglio, sulle dichiarazioni di gestione nazionale – Responsabilità degli Stati membri relativamente all’esecuzione del bilancio dell’Unione europea.

 
  
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  Terence Wynn (PSE), autore. – (EN) Signor Presidente, l’interrogazione orale comprende 6 domande specifiche cui spero il Presidente in carica del Consiglio risponderà. Vi è tuttavia anche una settima domanda altrettanto importante sulla vecchia questione delle dichiarazioni nazionali. Il Consiglio si metterà davvero a discutere tale questione con il Parlamento cosicché si riesca a individuare un obiettivo comune? Tale aspetto di questo vecchio dibattito è assente da quando l’Assemblea ha approvato il discarico. In tale occasione avevamo formulato le raccomandazioni cui fa riferimento la presente interrogazione orale.

Abbiamo chiesto agli Stati membri di fare ordine al loro interno in modo da garantire l’efficacia e l’adeguatezza dei sistemi di controllo introdotti, nonché un corretto utilizzo del denaro comunitario speso. Il problema è che la Corte dei conti nella sua relazione annuale non può rilasciare una dichiarazione di affidabilità positiva a causa dei problemi riscontrati a livello di Stati membri. Finché negli Stati membri non ci sarà un monitoraggio ufficiale della Commissione su ogni singola voce di spesa europea, non risolveremo mai il problema.

Spetta agli Stati membri aiutarci a garantire che il denaro dei contribuenti europei sia speso correttamente. Devo ringraziare in modo particolare il Commissario Kallas per come ha sostenuto il Parlamento persuadendo la Commissione a tenere conto di queste raccomandazioni e ad elaborare un percorso volto a ottenere una dichiarazione di affidabilità positiva.

Nell’ambito di questo processo, la Commissione e la precedente Presidenza hanno organizzato un’audizione di due giorni sui possibili modi per conseguire tale obiettivo. Ho partecipato all’audizione in entrambi i giorni. Mi ha rattristato l’approccio negativo di alcuni Stati membri che volevano solo perpetuare lo status quo, con il pretesto che non ci sarebbe niente di sbagliato e che non occorre cambiare nulla. Da questa audizione sono emerse due constatazioni: forse ci sono altri problemi secondari, ma i problemi fondamentali sono due. Il primo problema fondamentale è che le istituzioni superiori di controllo degli Stati membri temono che per un motivo o per l’altro tale prassi venga rilevata dalla Corte dei conti delle Comunità europee. Fortunatamente tale timore è stato dissipato. Insieme alla Corte dei conti ho partecipato alla riunione annuale delle istituzioni superiori di controllo svoltasi a Stoccolma e ne ho ricavato l’impressione che si riconosca che l’intenzione non è questa. Sono inoltre giunto alla conclusione che le istituzioni superiori di controllo sono disposte a contribuire ad aiutarci a risolvere tale problema.

L’altro problema fondamentale emerso dai due giorni di audizione, e forse il principale, è che abbiamo chiesto agli Stati membri una firma d’impegno a livello politico per rendere effettive queste dichiarazioni nazionali. Per alcuni Stati membri, come i Paesi Bassi, tale richiesta non è un problema perché questo compito ricade nella sfera di competenza del Ministro responsabile e nessun altro potrebbe arrogarsene la competenza. Per molti Stati membri, però, è un problema capitale. Tutto considerato devo riconoscere che, se avessimo espunto le parole “firma politica” nella nostra relazione sul discarico forse non avremmo allarmato così tanto il Consiglio. Nella situazione attuale abbiamo la necessità di giungere ad un accordo con il Consiglio sul modo di ottenere dichiarazioni nazionali in grado di soddisfare davvero non solo la Corte dei conti, ma anche la Commissione e gli stessi Stati membri, dimostrando ai contribuenti europei che siamo in grado di provare che il loro denaro viene speso correttamente.

Mi auguro che il Presidente in carica del Consiglio ci fornisca risposte chiare alle sei domande contenute nell’interrogazione orale e che non siano le risposte date dal Consiglio ECOFIN dell’8 novembre 2005. In tutta onestà tale Consiglio non ci ha fatto andare avanti. Vorrei inoltre che rispondesse alla settima domanda che formulo oralmente: il Consiglio si metterà a discutere tale questione con il Parlamento nella speranza di riuscire a ottenere una risoluzione in materia?

(Applausi)

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, ringrazio per questa opportunità di illustrare il parere del Consiglio sull’importante questione della dichiarazione di affidabilità (DAS) sulla gestione del bilancio comunitario che deve essere emessa dalla Corte dei conti. Per iniziare vorrei fare un’osservazione piuttosto ovvia, ovvero che la gestione del bilancio comunitario è molto complicata e unica al mondo.

Il bilancio comunitario tocca diversi livelli governativi partendo dai vari servizi della Commissione, passando attraverso i governi centrali, regionali e locali degli Stati membri per giungere ai singoli beneficiari finali. E’ nell’interesse di tutte le parti coinvolte, comprese le autorità di bilancio e per il discarico, contribuire a un’adeguata gestione dei fondi comunitari.

Al pari di questa Assemblea anche il Consiglio ha ripetutamente espresso la propria delusione per la situazione, soprattutto in relazione alla procedura di discarico. L’8 novembre, a seguito di approfondite discussioni al suo interno e in seno alle sue formazioni, il Consiglio ha adottato le conclusioni sulla comunicazione della Commissione “Percorso verso un quadro di controllo interno integrato” e posso assicurarvi che non è stata un’impresa facile.

Detto documento sintetizza le discussioni tenute da un gruppo di esperti di tutti gli Stati membri, in rappresentanza dei ministeri delle finanze, dei servizi competenti e delle autorità di controllo, in un’audizione di due giorni cui ha preso parte anche la Commissione. Questo lavoro preparatorio ha costituito una base valida per le approfondite discussioni svoltesi in seno alle formazioni del Consiglio e si è dimostrato utile in quanto ci ha permesso di raggiungere un accordo sulle conclusioni di suddetto Consiglio. Presumo che abbiate già avuto la possibilità di leggere il documento e, pertanto, ora mi limiterò a menzionarne i punti principali.

Vorrei lasciare come ultimo punto del mio intervento la questione delle dichiarazioni che devono rilasciare i singoli Stati membri. Sono consapevole della particolare importanza che attribuite alla questione, ma vi chiedo di essere pazienti.

Nelle sue conclusioni il Consiglio mette in rilievo che sono stati già compiuti numerosi sforzi per garantire una gestione finanziaria sempre più sana: introduzione di controlli interni, requisiti più rigorosi in materia di affidabilità dei contabili della Commissione e creazione di un sistema integrato di gestione e controllo, per non fare che qualche esempio.

Alla luce dell’importanza dei Fondi strutturali nel bilancio dell’Unione europea, vorrei richiamare la vostra attenzione sugli sforzi compiuti per introdurre organismi pagatori ed estendere ulteriormente i controlli interni ed ex post sulle misure strutturali. Uno dei primi punti menzionati nelle conclusioni del Consiglio è una relazione equilibrata tra le competenze di Commissione e Stati membri nel dare esecuzione al bilancio europeo in conformità del Trattato, di cui occorre tenere conto all’atto di migliorare i controlli e le garanzie pertinenti.

Il Consiglio ritiene inoltre di capitale importanza che tali miglioramenti si fondino sulle strutture di controllo esistenti e mirino a migliorare il rapporto costi/benefici e a semplificare i sistemi. Il Consiglio reputa che un quadro efficace di controllo interno integrato fondato sui principi delineati nel parere della Corte dei conti sull’audit unico fornirà garanzie in merito alla gestione del rischio di errore nelle operazioni sottostanti.

Uno dei punti principali delle conclusioni del Consiglio riguarda il miglioramento dei sistemi di controllo. Gli Stati membri e la Commissione devono ottimizzare l’efficacia, il rendimento economico e l’efficienza degli attuali sistemi di controllo. A prescindere dalle differenze esistenti negli accordi amministrativi tra i vari Stati membri, il Consiglio caldeggia la definizione di principi ed elementi generali comuni in materia di controlli interni.

Il parere del Consiglio afferma che gli Stati membri dovrebbero continuare a collaborare con la Commissione per attuare e migliorare i controlli dei fondi per la cui gestione sono congiuntamente responsabili, in base alle competenze previste dal Trattato, dal regolamento finanziario e dalle pertinenti disposizioni dei regolamenti settoriali.

Ad esempio alcuni Stati membri sono disposti ad adottare misure precauzionali nel quadro del contratto di fiducia, in conformità di quanto previsto per i programmi dei Fondi strutturali. Poiché gli Stati membri sono d’accordo con il Consiglio, parlo a nome di tutti gli Stati membri e non solo a nome del Consiglio.

Come sapete, i servizi della Commissione hanno pubblicato un’analisi iniziale delle carenze del loro quadro di controllo interno in rapporto ai principi di controllo delineati nella proposta della Corte dei conti per un quadro di controllo interno comunitario. In relazione alla gestione concorrente il Consiglio ha invitato la Commissione a valutare l’attuazione degli attuali regolamenti relativi alle verifiche per sondaggio su operazioni, alle autorità di pagamento e alla liquidazione delle attività degli organismi.

Le conclusioni del Consiglio propongono che la Commissione, in collaborazione con gli Stati membri, fornisca una valutazione degli attuali controlli effettuati a livello settoriale e regionale, nonché il valore degli estratti e delle dichiarazioni esistenti.

Passerò ora alla questione del controllo. Nell’introdurre il quadro di controllo interno dobbiamo operare una distinzione tra controlli interni e revisioni esterne. Qualsiasi forma di cooperazione tra le istituzioni superiori di controllo indipendenti può fondarsi unicamente sul Trattato, poiché tali autorità non fanno parte del quadro di controllo interno. E’ un punto importante. Alcune istituzioni di controllo sono disposte ad approfondire con la Corte dei conti le discussioni su come rafforzare il loro contributo. Posso garantirvi che tutti gli Stati membri hanno espresso la volontà di fare tutto il possibile per ridurre il rischio di errore e migliorare i controlli.

La Commissione e gli Stati membri dovrebbero garantire che il loro approccio al quadro di controllo interno integrato sia fondato su standard di controllo comuni e confrontarsi vicendevolmente sui possibili modi di applicare tali standard con maggiore efficacia.

A tal fine il Consiglio invita gli Stati membri a discutere a livello bilaterale con la Corte dei conti i risultati delle revisioni DAS al fine di risolvere eventuali problemi endemici. Il Consiglio richiede alla Commissione di presentare una relazione che delinei soluzioni ai problemi comuni a diversi Stati membri. Infine, punto particolarmente importante, la Corte dei conti ha esortato Parlamento europeo e Consiglio a giungere a un’intesa comune sul rischio tollerabile nelle operazioni sottostanti.

Le conclusioni del Consiglio attribuiscono notevole importanza a questa intesa comune e il Consiglio attende con ansia ulteriori progressi in proposito.

Passo ora a un argomento di capitale importanza per tutti noi: la semplificazione. Occorre una semplificazione in vista dell’armonizzazione dei principi di controllo, della legislazione e dei requisiti di controllo per i regolamenti da adottare per il periodo di programmazione 2007-2013. A parere del Consiglio la semplificazione non dovrebbe portare ad alcun aumento dell’attuale livello dei costi amministrativi e di controllo e dovrebbe assicurare la soppressione dei controlli interni multipli da parte di diversi organi ed enti coinvolti nel quadro di controllo.

Vorrei infine affrontare l’importantissimo argomento delle dichiarazioni associate alla gestione decentrata dei fondi comunitari. Il Consiglio ritiene che le dichiarazioni esistenti a livello operativo possano fornire un’utile garanzia per la Commissione e in ultima analisi per la Corte dei conti, che dovrebbero essere utili ed efficaci dal punto di vista dei costi ed essere prese in considerazione in modo da giungere ad una DAS positiva. Occorre evitare che l’attuale equilibrio tra Commissione e Stati membri venga messo a repentaglio.

Sono consapevole che vi aspettavate di più in proposito, ma sono sicuro che converrete con me che questo testo è già di per sé da considerare un significativo e importante passo avanti. Al fine di compiere ulteriori progressi al riguardo, nell’ambito della procedura di discarico per l’esercizio 2004 il Consiglio ha accettato di esaminare il piano d’azione della Commissione per colmare le carenze nell’attuale quadro di controllo. Alle conclusioni del Consiglio dell’8 novembre faranno naturalmente seguito ulteriori passi nel 2006.

Come è già stato detto, una dichiarazione di affidabilità positiva è un obiettivo notevole e molto ambizioso che non può essere conseguito di punto in bianco. Reputo tuttavia che le conclusioni del Consiglio costituiscano un passo significativo in vista del conseguimento di detto obiettivo. Tali conclusioni confermano inoltre che il Consiglio continua a sostenere gli sforzi della Commissione intesi a contribuire attivamente alla gestione finanziaria a tutti i livelli.

Alcuni di voi forse sono del parere che il Consiglio avrebbe dovuto compiere un ulteriore passo e lo ritengo del tutto comprensibile. Dovreste tuttavia tenere presente che su tale questione la Presidenza è stata limitata dall’esigenza dell’unanimità. Grazie per l’attenzione!

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. (EN) Signor Presidente, nel corso di tutto il mandato di questa Commissione abbiamo condiviso la preoccupazione di ottenere una DAS positiva, cosa che non è stata possibile. Si tratta di una questione estremamente tecnica il cui risvolto politico è estremamente negativo, in quanto sembra dare ragione a chiunque voglia affermare che il denaro dell’Unione europea è stato speso impropriamente. Affermazione, questa, che naturalmente è del tutto falsa.

Abbiamo lavorato insieme per trovare soluzioni e modi di unire tutti gli sforzi al fine di produrre sufficienti prove che permettessero alla Corte dei conti di affermare che le operazioni sono affidabili. Non neghiamo l’immenso lavoro che gli Stati membri stanno svolgendo per garantire sistemi di controllo adeguati. Sono appena rientrato da uno Stato membro dove ho incontrato l’istituzione di controllo nazionale, ed è stato svolto un immenso lavoro per garantire un uso adeguato del denaro nazionale ed europeo in caso di gestione concorrente.

La Commissione non ricusa le proprie responsabilità in materia di esecuzione del bilancio, neppure nella gestione concorrente. Manca però un anello della catena: in ultima analisi non sappiamo come rendere comprensibili al massimo livello, ossia alla Corte dei conti, tutti i risultati del lavoro di controllo e di revisione.

La Commissione ha pertanto sostenuto con forza la proposta, trasmessa al Consiglio dal relatore, onorevole Wynn, e dalla commissione per il controllo dei bilanci, in cui si richiede una dichiarazione politica, una firma a livello nazionale, che a nostro parere potrebbe costituire l’anello mancante. Detta proposta è stata respinta lo scorso novembre e adesso dobbiamo pensare a quale sarà il prossimo passo da compiere, in quanto il problema continuerà ad esistere.

Il 17 gennaio la Commissione ha adottato un piano d’azione e lo ha trasmesso a Consiglio e Parlamento. Il piano d’azione contiene 16 azioni concrete a tutti i livelli e in tutti i settori. L’azione 5, che affronta specificamente l’oggetto del dibattito di questa sera, afferma: “Gli Stati membri dovrebbero nominare un organismo nazionale di coordinamento per settore politico, incaricato [..] di fornire a tutte le parti interessate una sintesi delle garanzie disponibili in merito alle azioni comunitarie attuate, nell’ambito di una gestione concorrente e indiretta, nel loro Stato membro. La cooperazione degli Stati membri sarà necessaria per inserire tale disposizione nella prossima legislazione e per vegliare sulla sua applicazione tramite modalità di applicazione e orientamenti”.

Forse questa potrebbe essere una soluzione, almeno in via transitoria, per collegare insieme i livelli tecnici, gli organismi pagatori e i controlli e fornire prove adeguate per il discarico generale.

 
  
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  José Javier Pomés Ruiz, a nome del gruppo PPE-DE.(ES) Signor Presidente, in effetti ci aspettavamo di più al riguardo da lei, Presidente Winkler, e anche dalla Presidenza austriaca. Non è la prima volta che il Parlamento vede il Consiglio venir meno alle proprie aspettative.

Adesso noi europei ci troviamo dinanzi a un problema grave: nelle prospettive finanziarie il Parlamento ci ha chiesto di spendere l’1,14 per cento, ma il Presidente di turno, Tony Blair, ha abbassato questo importo all’1,04 per cento. Da questa decisione sembrerebbe che le politiche comunitarie, che sono così efficaci e che hanno contribuito così tanto a fare avanzare l’Europa, siano state gestite negativamente dall’Unione europea e che pertanto la cosa migliore da fare sia quella di ridurre il bilancio visto che l’amministrazione è stata negativa. Nella fattispecie dobbiamo fare in modo che non vi siano politiche europee, bensì politiche nazionali: rinazionalizziamo la politica agricola comune, spendiamo negli Stati membri. Dietro a questa posizione ci sono dieci anni di mancata approvazione dei conti europei da parte della Corte dei conti. Ma di quali conti europei stiamo parlando, visto che l’80 per cento del bilancio comunitario viene gestito e speso negli Stati membri? Solo un quinto del bilancio viene gestito a Bruxelles. Che cosa sta succedendo? Alcune istituzioni nazionali, che vogliono diminuire le spese e togliere carburante alle politiche europee, adesso che siamo in un’Europa a 25 e stiamo per diventare 27, vanno dicendo “spendete male”.

Che cosa chiede la commissione per il controllo dei bilanci? Chiediamo che ci venga detto dove il denaro viene speso male; se è uno Stato membro a spenderlo scorrettamente, vogliamo che si dica che la responsabilità è da imputare a tale Stato e non a Bruxelles. Vogliamo che ci venga detto se i problemi si sono verificati a Bruxelles o in un determinato Stato membro. A tal fine sarebbe utile se gli Stati membri confermassero come viene speso il denaro comunitario.

Ritengo che mediamente il denaro comunitario venga speso meglio e con maggiore efficacia a Bruxelles di quanto avviene negli Stati membri. Cionondimeno il sistema in vigore fa sì che Bruxelles venga tacciata di cattiva gestione al posto degli Stati membri. So che il Consiglio deve difendere il buon nome degli Stati membri.

Vorremmo una corresponsabilità, un’approvazione da parte di una qualsivoglia autorità, che sia il ministro delle Finanze o la giurisdizione competente, a conferma del fatto che in ogni Stato membro i conti vengono gestiti come auspicato dai cittadini europei, cosicché la responsabilità non ricada sempre sul Vicepresidente Kallas o sulla commissione parlamentare per il controllo dei bilanci, ma si attribuiscano le colpe e se indichino i responsabili.

Vorrei pertanto che confermaste come ciascuno Stato membro spende il denaro dei cittadini europei.

 
  
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  Szabolcs Fazakas, a nome del gruppo PSE. – (HU) In qualità di presidente della commissione per il controllo dei bilanci e come uno dei rappresentanti dei nuovi Stati membri, vorrei esprimere la mia gratitudine per la possibilità di discutere la questione delle dichiarazioni nazionali con i rappresentanti di Commissione e Consiglio. Auspico vivamente che questa discussione non si esaurirà in una dichiarazione preparata a priori dal Sottosegretario Winkler, ma che vi troveranno spazio anche risposte concrete alle domande dell’onorevole Terence Wynn e nostre. Ci auguriamo davvero di ricevere delle risposte, giacché il Parlamento europeo ha la responsabilità politica di garantire ai cittadini dell’Unione europea che i fondi comunitari sono utilizzati in modo legittimo e corretto.

Alla luce del fatto che la Corte dei conti delle Comunità europee non è riuscita a emettere una dichiarazione di affidabilità positiva (DAS) in assenza di dichiarazioni di affidabilità nazionali, sta emergendo tra i cittadini l’opinione negativa secondo la quale i finanziamenti europei sarebbero usati in modo non trasparente e non sempre in conformità dei regolamenti. Per tale motivo la relazione del collega Terence Wynn, sostenuta dalla stragrande maggioranza di questo Parlamento, e corroborata dalla relazione Böge sulle prospettive finanziarie dell’Unione europea, sollecitava l’introduzione di dichiarazioni di affidabilità nazionali nell’ambito della procedura di discarico dello scorso anno. Siamo inoltre lieti che questo punto sia stato incluso nel percorso verso un quadro di controllo interno integrato, annunciato dalla Commissione nella persona del Vicepresidente Siim Kallas. Questa riforma, che coinvolge Parlamento, Commissione e Corte dei conti, si fonda sulla fiducia reciproca e la stretta cooperazione. Oltre a ciò occorre altresì il sostegno del Consiglio e della Presidenza poiché alcuni Stati membri continuano a essere restii a introdurre dichiarazioni di affidabilità nazionali. In veste di deputato ungherese vorrei anche far presente che i nuovi Stati membri non si sono limitati ad accettare l’acquis comunitario e a ricevere i fondi strutturali, ma sono pienamente consapevoli di essere tenuti a creare propri sistemi di pagamento e di controllo in conformità dei principi di legittimità, legalità e osservanza delle norme. Per tali Stati non è dunque un problema soddisfare le aspettative del Parlamento europeo e della Commissione, visto che, così facendo, contribuirebbero a far funzionare l’Europa in modo più efficiente, disciplinato e trasparente.

 
  
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  Jan Mulder, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, la risoluzione in discussione stasera si commenta da sola: è la diretta conseguenza della risoluzione sul discarico 2003 presentata dall’onorevole Wynn. E’ importante riuscire a ottenere un miglior controllo dei finanziamenti comunitari. Sappiamo tutti che nel corso degli ultimi 11 anni la Corte dei conti non è riuscita a emettere una dichiarazione di affidabilità positiva. Occorre rendere merito alla Commissione per aver accolto pressoché integralmente le raccomandazioni del Parlamento, fatto da considerarsi positivo.

Purtroppo gli Stati membri hanno un parere diverso e molto più ottuso, motivo per cui la discussione di stasera è vista soprattutto come un confronto con il Consiglio. Devo dire che non sono del tutto persuaso dalle risposte e dalle osservazioni espresse stasera dal Presidente in carica del Consiglio Winkler. Di fatto in questa risoluzione non chiediamo nulla di diverso da quanto già succede in alcuni casi. Vorremmo riprendere la precedente risoluzione in cui chiedevamo alle massime autorità politiche di firmare detta dichiarazione.

In questa risoluzione non si va oltre le dichiarazioni di livello inferiore. Se prendiamo in esame la prassi vigente per la spesa agricola, possiamo constatare che sono già stati introdotti organismi di certificazione che effettuano controlli indipendenti sugli enti pagatori e svolgono indagini indipendenti. Mi sfugge il motivo per cui gli Stati membri sono disposti ad accettare tale prassi nel settore della spesa agricola, ma non in altri settori di spesa di bilancio, come i Fondi strutturali. La discussione di stasera è accompagnata da alcune condizioni. Presumo che il Consiglio conosca la risoluzione Böge sulle prospettive finanziarie.

Non chiediamo solo maggiori fondi a seguito delle decisioni del Consiglio, chiediamo altresì una migliore supervisione finanziaria. Tale è il vero scopo della risoluzione che ci auguriamo venga approvata domani.

 
  
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  Bart Staes, a nome del gruppo Verts/ALE. – (NL) Signor Presidente, effettivamente questa è innanzitutto una discussione con il Consiglio. Devo dire che l’intervento del Ministro è stato a mio avviso deludente; il Presidente in carica del Consiglio non ha affatto risposto alla nostra interrogazione, e questo proprio in un momento in cui la fiducia nell’Unione europea è ai minimi storici. Domani il Commissario Wallström presenterà un Libro bianco sulla comunicazione quale mezzo per rafforzare la fiducia nell’UE. A mio avviso, però, migliaia di Libri bianchi o di misure non faranno la differenza, se l’Unione europea non riuscirà a spendere i propri fondi con avvedutezza.

Per questo motivo vi chiedo di nuovo perché state organizzando l’irresponsabilità organizzata. Perché il Consiglio lascia che gli Stati membri spendano l’80 per cento dei fondi comunitari, anziché garantire che i singoli Stati membri e le singole regioni, dove sono responsabili di farlo, affermino che i fondi da loro spesi sono adeguatamente controllati e utilizzati con avvedutezza? Non riesco a capire perché il Consiglio non possa fare quanto richiesto dal Parlamento al riguardo. Ritengo che stiate mettendo in grande difficoltà questa Assemblea.

 
  
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  Jeffrey Titford, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Dichiarazioni di gestione nazionale! Signor Presidente, vorrei chiedere al Commissario Kallas se tali dichiarazioni saranno simili ai conti interni comunitari per cui i direttori generali della Commissione firmano con riserva per i rispettivi dipartimenti visto che non hanno la più pallida idea di dove sia finito il denaro. Se così fosse, mi sembrerebbe infatti un po’ come cercare di tamponare la rottura di un’arteria con un cerotto: troppo poco e troppo tardi.

Come tutti sanno, non credo nell’Unione europea; la ritengo nemica della democrazia e affronto la questione dal punto di vista opposto. Nessuno Stato dovrebbe versare il denaro dei contribuenti in un sistema corrotto. Dopo 11 lunghi anni in cui i conti dell’UE sono stati bocciati dai revisori interni, mi sembra che questo fiacco tentativo di cambiare il sistema equivalga a riversare ingenti quantitativi di polvere d’oro in un setaccio pensando nel contempo che forse sarebbe meglio cercare di tappare qualche buco. Nessuno si interroga sulla saggezza di riversare polvere in un setaccio e sul fatto che il modo di impedirne la dispersione sarebbe semplicemente quello di smettere di versarla.

Esorto pertanto i deputati qui presenti a fare ritorno nei vari paesi e a perorare con urgenza la necessità di chiudere il rubinetto. Bisogna semplicemente smettere di erogare denaro a questa mostruosa dittatura burocratica che non ha alcun rispetto né per i governi né per i cittadini europei. Nel mio paese si dice che “la carità comincia in casa”. Salvate il denaro che attualmente state sperperando nell’UE e che in larga parte va comunque perso in frodi e corruzione.

 
  
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  Presidente. Onorevole Titford, la richiamo all’ordine. Lei ha accusato per due volte le Istituzioni europee di reati. Lei ha detto “frode” e “corruzione” due volte. La prego di tener presente in futuro che in quest’Aula le accuse di reato a persone o istituzioni devono essere suffragate da prove. Altrimenti lei abusa della libertà di parola di cui gode in quanto deputato al Parlamento.

 
  
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  Hans-Peter Martin (NI).(DE) Signor Presidente, quando l’Assemblea discute su questioni finanziarie, accade raramente che io sia molto meno esplicito degli oratori che mi hanno preceduto. Anche se la responsabilità nazionale è un obiettivo che non oso neppure sognare, non ho dimenticato, Presidente Winkler, quello che il suo e mio Cancelliere ha detto in questa stessa Aula, dove si trova lei adesso, sulla questione dei sussidi finanziati con i fondi comunitari. Le parole del Cancelliere Schüssel, in veste di Presidente del Consiglio, sono state: “E’ più che giusto che tali informazioni vengano rese pubbliche cosicché la gente sappia chi ne ha effettivamente beneficiato”. Ripeto quanto è stato detto: “E’ più che giusto che tali informazioni vengano rese pubbliche”; e allora pubblicatele!

In alcuni Stati membri che sono molto più critici su molti aspetti, come ad esempio il Regno Unito, la cosa è scontata. Fate dell’Austria un fulgido esempio da seguire e diteci una buona volta che fine fa l’80 per cento! Chi ottiene che cosa, quanto e quando?

La mia seconda richiesta, probabilmente molto più facile da accogliere, è che lei sostenga il suo gruppo politico, ovvero l’onorevole Gräßle, che sta introducendo riforme nel nuovo regolamento finanziario che ci permetterebbero davvero di lavorare, e che lei riuscirà senza difficoltà a tenere al riparo da critiche gratuite, purché però vi sia una maggiore trasparenza.

 
  
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  Paulo Casaca (PSE).(PT) Ritengo che questo sia stato un dibattito davvero proficuo nell’ambito delle procedure di controllo del bilancio comunitario. La questione cruciale in gioco è la semplificazione legislativa. Mi sembra che sia per i Fondi strutturali che per la politica agricola comune i regolamenti affermino con chiarezza che gli Stati membri devono effettuare un controllo indipendente ex ante ed ex post. Tali normative sono rimaste immutate dall’inizio dell’attuale quadro di programmazione finanziaria. In proposito la priorità principale, a mio avviso, è garantire che gli Stati membri osservino i regolamenti e che la Commissione ne controlli il rispetto. Tutto il resto produrrà solo una mancanza di chiarezza in merito alle responsabilità.

Vorrei pertanto invitare entrambe le Istituzioni a chiarire il livello di conformità con le normative comunitarie in relazione a questi controlli ex ante ed ex post, affinché possiamo essere adeguatamente informati quando intraprendiamo delle iniziative.

Infine, vorrei spendere qualche parola sulle informazioni inerenti ai destinatari dei finanziamenti comunitari. Avevo avanzato questa richiesta in una relazione da me elaborata alcuni anni fa e sono lieto che il Commissario Kallas abbia dato seguito a questa iniziativa. Mi auguro che, quando si rimprovera ai politici la mancanza di trasparenza, ci si ricordi che il Parlamento ha richiesto tale trasparenza alcuni anni or sono nella relazione da me elaborata.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, ho ascoltato con molta attenzione le vostre osservazioni e naturalmente trasmetterò al Consiglio i pareri che avete espresso. Desidero tuttavia ribadire che sono qui per rappresentare il Consiglio e gli Stati membri, in altre parole le opinioni espresse in questa sede dalla Presidenza del Consiglio sono quelle approvate all’unanimità in seno al Consiglio. Mi rammarico di aver deluso alcuni di voi, ma in questa fase non posso dire nulla di più. Posso tuttavia ribadire, e mi auguro che sarete così cortesi da prendere per buono tale impegno, che abbiamo accettato di esaminare il piano d’azione elaborato dalla Commissione in relazione alla procedura di discarico per l’esercizio 2004. Posso inoltre confermarvi che il Consiglio continuerà a sostenere gli sforzi profusi dalla Commissione al fine di contribuire attivamente alla gestione finanziaria a tutti i livelli.

Senz’ombra di dubbio il Consiglio si assumerà la sua parte di responsabilità, cui non ha intenzione di abdicare. Continueremo a collaborare con la Commissione, onde trovare soluzioni accettabili per tutti, anche per questa Assemblea. Purtroppo devo farvi presente che, in questa fase relativamente iniziale della Presidenza austriaca, non sono in grado di dire di più.

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. (EN) Signor Presidente, grazie molte per la discussione. La questione di specie è estremamente tecnica. E’ molto difficile spiegare al grande pubblico ciò che sta davvero dietro alla dichiarazione di affidabilità. Dobbiamo tuttavia adoperarci al fine di trovare soluzioni che evitino il risvolto politico estremamente negativo connesso alla constatazione che il denaro è fuori controllo. Mi auguro pertanto che Consiglio e Stati membri uniranno i propri sforzi a partire da questa nuova base, come è già avvenuto a livello di enti pagatori e di altri organismi esecutivi. Dobbiamo cercare di fornire una garanzia di affidabilità integrata unica che costituisca altresì una prova positiva per la Corte dei conti. Dobbiamo cercare di trovare soluzioni.

Come ho detto prima, la Commissione sa benissimo in quali dei suoi settori la Corte dei conti ha rilevato numerosi errori nelle politiche interne e nell’ambito della ricerca e sviluppo. Il piano d’azione comprende 16 azioni, di cui solo una si rivolge direttamente agli Stati membri. Auspico tuttavia che questa cooperazione sarà fruttuosa.

Vorrei fare un’osservazione concreta sulla dichiarazione secondo la quale la Corte dei conti avrebbe bocciato i nostri conti. Si tratta di un’affermazione sbagliata. Nel corso del mio mandato la Corte dei conti non ha mai bocciato i nostri conti; non è stata sempre in grado di garantire la legittimità e la correttezza delle operazioni sottostanti, come stabilito dal Trattato. Questo significa che non è in grado di affermare che milioni di operazioni sono state controllate adeguatamente, il che è vero.

E’ inoltre di capitale importanza descrivere la complessità del quadro generale nei contatti con la stampa, compito, questo, che è immane. Il discarico per il bilancio comprende milioni di dettagli. Una migliore comprensione del quadro generale sarà certamente di aiuto.

 
  
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  Jeffrey Titford (IND/DEM).(EN) Signor Presidente, vorrei sollevare una mozione di procedura ai sensi dell’articolo 145 del Regolamento. Mi sembra che purtroppo ci sia stato un malinteso circa l’esatto motivo per cui siamo qui. Pensavo che avremmo parlato delle direzioni della gestione. Il motivo per cui abbiamo chiesto l’introduzione di tali direzioni è che il denaro andava perso.

In qualità di membro della commissione per il controllo dei bilanci ho sempre avuto la funzione di indagare dove il denaro veniva perso o utilizzato scorrettamente e dove venivano compiuti errori, frase utilizzata poco fa dal Commissario Kallas. Ho sempre lavorato partendo dal presupposto che il motivo per cui abbiamo invocato tali dichiarazioni fosse di indurre gli Stati membri a indagare dove si erano verificati sprechi, frodi e forse addirittura corruzione. Questi sono i termini in cui mi era stato richiesto di esprimere le mie opinioni nel mio intervento.

 
  
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  Terence Wynn (PSE).(EN) Signor Presidente, intervengo per una mozione di procedura ai sensi dell’articolo 108 del Regolamento. Avevamo presentato un’interrogazione orale che conteneva sei quesiti; questa sera avevo aggiunto oralmente una settima domanda; non abbiamo ricevuto risposta neppure a un quesito. La Presidenza potrebbe cortesemente fornirci tali risposte almeno per iscritto?

 
  
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  Presidente. Sì, onorevole Wynn, riceverà le risposte per iscritto.

Onorevole Titford, nutro pieno rispetto per tutte le opinioni politiche di quest’Aula, motivo per cui non l’ho interrotta e l’ho lasciata terminare il suo intervento. La mia osservazione intendeva solo ricordarle che il linguaggio che utilizziamo in Aula dovrebbe esprimere le nostre opinioni e posizioni politiche. Si trattava solo di una cordiale osservazione con cui, in veste di Presidente della seduta, volevo dire che dovremmo cercare di utilizzare un linguaggio e dei termini non indebitamente offensivi e irrispettosi. Fatta salva questa premessa, lei ha piena libertà di espressione in questa sede, onorevole Titford.

A conclusione del dibattito, comunico di aver ricevuto una proposta di risoluzione (1) ai sensi dell’articolo 108, paragrafo 5, del Regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, alle 11.00.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale.

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