Le Président. – L'ordre du jour appelle le rapport de Maria Carlshamre, au nom de la commission des droits de la femme et de l'égalité des genres, sur la situation actuelle de la lutte contre la violence à l'égard des femmes et toute action future (2004/2220(INI) (A6-0404/2005).
Maria Carlshamre (ALDE), rapporteur. – Mr President, the issue of men’s violence against women is not a small issue on the fringe of society. It is everywhere and it affects the whole of society directly and indirectly. I am grateful for what I perceive to be a growing understanding of the scope of this problem. I want to thank my fellow MEPs in the Committee on Women’s Rights and Equal Opportunities for the valuable help and support I received during this work. I am also pleased that Commissioner Franco Frattini has shown a strong and honest commitment. We now have a serious opportunity to recognise all women who have experienced violence but not justice.
The cornerstone of my report is that we need correct figures. At EU level there are no reliable studies. However, three national prevalence studies in Finland in 1999, Sweden in 2001 and Germany in 2004, indicate that previous assessments have vastly underestimated the extent of the problem. Using the United Nations’ definition of violence against women, these studies show that 40 to 50% of women in these three countries have, at some point in their lives, been subjected to violence by a man. I should like to emphasise that: between 40 and 50% of all women between the age of 16 and 67. The corresponding figure for the whole of the EU would be incredibly high, at between 80 and 100 million women.
Obviously effective measures must be based on correct facts and figures and the need for similar studies in other Member States is urgent. The magnitude of the problem in itself indicates that all Member States are repeatedly violating the basic rules of civil liberties and the rule of law on a scale that we have yet to understand. You may think this an exaggeration. It is not.
I would like to invoke a classic liberal. More than 300 years ago, the British philosopher, John Locke, introduced a fundamental idea: a government should be regarded as a tool for the defence of fundamental rights, the most fundamental civil right being the right to life and physical safety. This is the moral, normative basis for the state and its reason for being. Citizens agree to obey the laws, but this presupposes that the state fulfils its basic commitment to protect the lives, freedom and property of its citizens. Any state which fails in this task has broken the contract. When it comes to violence against women, the failure is measurable in all Member States of the Union. All violence is a challenge to our civilisation and to the rule of law. But men’s violence against women is a specific challenge to the contract of which all common policy is an expression.
There is a systematic difference in the way crimes of violence are treated, depending on the gender of the victim. Violence against men typically happens in public, perpetrated by another man, often a stranger. Violence against women typically happens in private, perpetrated by a man known to the woman, very often a man with whom the woman has or has had a relationship. The most crucial difference, politically, is that private violence against women is not prosecuted as seriously as public violence against men. The issue of men’s violence against women is not a small issue on the fringe of society, there is also a history.
Violence in the street from a stranger, primarily affecting men, has been a criminal offence in Europe for centuries, but it is quite recent that violence occurring in the home was made a criminal offence. Well into the latter part of the 20th century, Europe had many laws which excused domestic violence by men against women. This legacy lives on in our Union. We can see it in case law, attitudes and perceptions about the less serious nature of private violence.
The issue of men’s violence against women is not a small issue on the fringe of society. Men’s violence against women has also been a way of keeping men, in general, in power.
When the UN General Assembly in 1993 adopted the declaration on the elimination of violence against women, it was the first time a UN document had placed men’s violence against women in a gender-power perspective. It explicitly links violence to the superior position of men. What we need to do now is to act. First get the figures right and then proceed to the proper solutions. The issue of men’s violence against women is not a small issue on the fringe of society, it affects us all. I demand zero tolerance of men’s violence against women.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione . Signor Presidente, condivido pienamente la relazione e l'intervento dell'onorevole relatrice. La violenza contro le donne è certamente oggi il caso più diffuso di violazione, a livello universale, dei diritti umani. Si tratta di una forma di violenza che non conosce barriere geografiche o limiti di età delle vittime, né fa alcuna distinzione di classe, di origini culturali e familiari; è veramente il delitto più diffuso al mondo, contro il quale la Commissione europea e le istituzioni dell'Unione europea hanno un dovere istituzionale e morale di reagire fermamente.
Apprezzo particolarmente la relazione in oggetto perché affronta i principali temi di cui le istituzioni europee debbono occuparsi. La Commissione ha avviato alcune iniziative per aiutare gli Stati membri a realizzare politiche incisive di prevenzione e di reazione, volte a debellare la violenza contro le donne. Stiamo sviluppando strumenti giuridici per favorire una stretta cooperazione tra gli Stati membri nell'attività di polizia, nella definizione dei reati, che spesso non coincidono, e ovviamente nel rafforzamento degli strumenti intesi a perseguire e sradicare dalla società civile questi reati, nonché a garantire una più efficace protezione delle vittime della violenza.
La maggior parte delle azioni evocate nella relazione rientrano nell'ambito del progetto Dafne, che tutti conosciamo: si tratta di azioni per il sostegno alle vittime e per la formazione, programmi di reintroduzione nel tessuto sociale delle vittime delle violenze, progetti di studi e ricerca, sviluppo di politiche europee, raccolta di dati e definizione degli indicatori, che purtroppo sono a tutt'oggi assenti.
Il programma Dafne, che la Commissione intende proseguire e sviluppare ulteriormente, copre tutte le forme di violenza, compresa la violenza domestica, che è uno dei casi più gravi, che sfuggono purtroppo alle statistiche giudiziarie perché nella stragrande maggioranza dei casi le vittime non denunciano gli episodi di violenza che avvengono tra le mura familiari. Le azioni in questione prevedono anche una lotta tenace contro le mutilazioni genitali femminili, una pratica orrenda contro cui dobbiamo fermamente reagire, e i cosiddetti "crimini di onore", che dovremmo definire "crimini di disonore": guai parlare di crimini di "onore" quando si colpisce la donna per questo genere di ragioni.
La relazione evoca la necessità di raccogliere dati e acquisire statistiche, giacché statistiche affidabili sono una delle premesse fondamentali per prendere delle decisioni più incisive a livello europeo. La Commissione sta lavorando a tale aspetto, avendo avviato, in cooperazione con Eurostat, un sistema europeo di statistiche sulla criminalità e la giustizia penale: ovviamente la violenza contro le donne è uno dei settori su cui pubblicheremo molto rapidamente delle statistiche tratte dalle azioni e dai dati che gli Stati membri ci mettono a disposizione. Credo che entro il mese di giugno 2006 potremo pubblicare per la prima volta una serie di statistiche europee sui reati e sulla risposta giudiziaria agli stessi, che conterranno ovviamente un capitolo dedicato alla violenza contro le donne.
Riguardo alle mutilazioni genitali femminili, la Commissione ha finanziato numerose iniziative, sempre nell'ambito del progetto Dafne, che hanno dato risultati positivi. Posso inoltre aggiungere che, proprio nell'area di azione europea sull'immigrazione e sull'asilo, la direttiva sulle norme minime per l'attribuzione della qualifica di rifugiato definisce gli atti di violenza sessuale contro le donne come ragioni sufficienti per ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato. Posso inoltre assicurare all'onorevole relatrice che la Commissione considera proprio le mutilazioni genitali femminili, sebbene non siano esplicitamente richiamate nel testo della direttiva in questione, come atti di violenza perpetrati per finalità sessuali, che rientrano quindi tra i motivi che, a mio avviso, giustificano il riconoscimento dello status di rifugiato.
Ho fatto questo esempio, signor Presidente, per ribadire la necessità di affrontare, a livello europeo e da ogni prospettiva possibile, il tema della violenza contro le donne: dalla tratta di esseri umani, alle politiche migratorie, alle pari opportunità – e quindi la necessità di non discriminazione – e più in genere di utilizzare la giustizia, la politica del lavoro e le politiche sociali come strumenti di risposta concreta. Io mi sento istituzionalmente, politicamente ma anche moralmente vincolato a tali obiettivi, che costituiranno pertanto priorità concrete nel lavoro dei prossimi mesi.
Piia-Noora Kauppi, on behalf of the PPE-DE Group. – Mr President, first I would like to thank the rapporteur for her work and for this opportunity to discuss violence that women face in their daily lives.
Violence against women is not a marginal problem; women from all social groups can be victims of violence. Sometimes high-achieving professional women think they are untouchable. Every woman can be abused. It cannot be said that this is not a problem for us or for EU women.
Even though the report focuses on violence by men against women, and especially domestic violence, we should not forget that this is not the only type of violence, despite, undeniably, being the most common. Unfortunately, children are also often targets of domestic violence, as are men. Even though they are not the focus of our discussion today, we should not forget that these things happen too.
None of this kind of domestic violence should be allowed to happen. The rapporteur mentions the figure of 100 million women in the EU who have suffered from violence from men. The Commission estimates that almost 1000 women die in Europe every year due to violence in their partnerships. In Finland alone, the police make 80 000 house calls, and 17 000 of them are due to domestic violence – and we are a country which ranks fifth in the world’s gender equality rankings.
These are horrific figures. We need to act. So what can we do? First we should ensure that Member States take action in combating domestic violence. More efficient legislation and its true implementation are crucial, as well as coordination between all those involved in this field. We should also take into account the studies conducted in the United States which showed a clear correlation between animal abuse and domestic violence. It has been shown that many domestic violence cases have been preceded by animal abuse. This is something from which we in Europe could perhaps learn.
In addition to more traditional type of violence against women, we have recently witnessed a rise in honour crimes and genital mutilation. I was very happy to hear that the Commission is putting more emphasis on this human right. Every woman has a right to decide about her own body. That is very important.
Anna Hedh, för PSE-gruppen. – Herr talman! Jag vill passa på att tacka föredraganden för att vi har fått möjligheten att diskutera denna oerhört viktiga fråga i EU i kväll. Mäns våld mot kvinnor är förutom en kriminell handling och ett brott mot de mänskliga rättigheterna ett allvarligt samhällspolitiskt problem i hela världen. Vi socialdemokrater anser att mäns våld mot kvinnor är kopplad till de ojämlika maktförhållandena mellan män och kvinnor, och problemet kommer att öka om inte medlemsländerna starkt och tydligt motsätter sig detta genom lagstiftning.
Mäns våld mot kvinnor medför naturligtvis stora sociala och mänskliga konsekvenser. Bakom varje slagen dam, brukar jag säga, står oftast ett antal barn som förutom starkt fysiskt och psykiskt lidande tror att det är så här det ska vara, vilket i längden kan leda till att de själva använder samma beteende när de blir vuxna. Denna onda cirkel måste vi bryta. Ofta glömmer vi också barnen i dessa sammanhang. Det är viktigt att barn som ser sina mödrar bli slagna också betraktas som offer och har rätt till rättslig prövning.
Det är också påvisat att våld mot kvinnor är en viktig faktor i livet för kvinnor och flickor som faller offer för människohandel och prostitution. Jag vill också passa på att påpeka att vi bör bekämpa inställningen att prostitution är att jämställas med yrkesutövning. Denna form av våld och grov mänsklig kränkning kan absolut inte accepteras. All form av våld mot kvinnor – hedersrelaterat våld, könsstympning m.m. – och prostitution och människohandel hör ihop. EU måste föregå med gott exempel och gå i bräschen för att bekämpa dessa uttryck för ojämn maktfördelning och diskriminering mellan könen. Det är också viktigt att arbeta förebyggande med forskning, information och kunskapsutbyte mellan medlemsländerna. Oftast står helt naturligt offren i fokus, men det krävs även aktiva förebyggande strategier som inriktas på våldsförövaren och på dem som riskerar att bli förövare.
Till sist vill jag bara kort nämna ett av mina egna ändringsförslag som handlar om alkohol relaterat till våld. Alkohol är ofta inblandat i våldshandlingar och det är viktigt att man inte godtar några hänvisningar till berusning som förmildrande omständighet i fall av mäns våld mot kvinnor. Man ska dock definitivt ta hänsyn till alkoholens utlösande effekt av mäns våld mot kvinnor när strategier för att reducera alkoholrelaterade skador i samhället revideras.
(Spridda applåder)
Raül Romeva i Rueda, en nombre del Grupo Verts/ALE. – Señor Presidente, a mí me entristece mucho tener que celebrar este debate sobre la violencia contra las mujeres, puesto que ello significa que se trata de un tema activo, de un tema vivo.
El informe de la señora Carlshamre, a quien felicito por su trabajo, nos recuerda entre otras cosas que la violencia contra las mujeres es una lacra que no sabe de nacionalidades, religiones, estatus social o nivel económico; se trata, al contrario, como se ha dicho también, de un fenómeno universal, relacionado con las desigualdades existentes en nuestras sociedades en cuanto a la distribución del poder y de los roles entre géneros. Precisamente por ello, la respuesta debe ser contundente, aquí en Europa y en otros países donde, como ocurre en México o Guatemala, la situación ha llegado a tales niveles que se habla incluso de «feminicidios». El tiempo de la retórica y de la condena, sin embargo, hace tiempo que quedó atrás. Ahora es el momento de la acción, de adoptar medidas en favor de las víctimas, aplicar estrategias proactivas y preventivas y establecer sanciones penales eficaces, proporcionadas y disuasorias. Pero para que estas medidas sean efectivas hay que dotarlas de los recursos humanos y económicos necesarios.
Hace pocos días celebrábamos el primer aniversario de la Ley sobre violencia de género en España. Esa efeméride nos sirve para insistir, como hace el informe Carlshamre, en que es necesario considerar la violencia contra las mujeres como una clara violación de los derechos humanos más fundamentales y en que, además de las medidas reactivas, hay que establecer programas de carácter holístico que afronten seriamente la cuestión de la distribución de roles en nuestra sociedad y, en particular, la percepción que todavía tienen muchos hombres de que las mujeres no son más que un objeto a su disposición y que, por ello, tienen incluso el derecho de pegarlas o maltratarlas, cuando no de matarlas.
En definitiva, el problema real, me temo, sigue estando en la cabeza de muchos hombres, y ahí es donde hay que actuar.
Ilda Figueiredo, em nome do Grupo GUE/NGL. – A violência contra as mulheres, que vai desde o tráfico de seres humanos à prostituição e à violência doméstica e no local de trabalho, é sem dúvida da maior gravidade.
A violência doméstica é a mais comum e atinge milhões de mulheres na União Europeia. A relatora, que cumprimento pelo seu trabalho, apresentou aqui alguns números, embora se saiba que não há estudos a nível comunitário. Impõe-se, Sr. Comissário, que se tomem, quanto antes, as medidas necessárias para que este fenómeno seja mais visível pois é inadmissível que continuem a morrer todos os anos na União Europeia, vítimas de violência, provavelmente mais de 100.000 mulheres e também muitas crianças, uma outra área que é preciso ter em conta.
Por isso, depois deste debate, espero que nada continue na mesma, que o reforço dos instrumentos que já aqui foi prometido seja um facto, que as medidas se concretizem e que haja uma vontade política para que esta situação mude efectivamente.
Urszula Krupa, w imieniu grupy IND/DEM. – Panie Przewodniczący! Nie negując wagi ogromnego problemu, jako członkini Komisji Praw Kobiet, ale i Równouprawnienia, chciałabym przypomnieć, że przemoc nie dotyczy jedynie mężczyzn, ale jako objaw niedorozwoju osobowego dotyka zarówno mężczyzn, jak i kobiety, które stosują mniej zauważalną, ale równie urazową, przemoc psychiczną, co potwierdzają badania zjawisk przemocy w związkach homoseksualnych, zarówno męskich, jak i żeńskich. Należy zauważyć, że ogromną rolę w rozpowszechnianiu przemocy odgrywają czynniki środowiskowe, agresywne media, współcześnie propagowany hedonistyczny i liberalny styl życia bez ograniczeń, norm i zakazów, z szerzącym się panseksualizmem i pornografią oraz traktowaniem ludzi jak rzeczy, które można kupić albo sprzedać. Propagowana także ostatnio walka płci na wzór komunistycznej walki klas nie zmniejsza agresji, ale ją nasila.
Irena Belohorská (NI). – Vážené dámy, vážení páni, chcela by som sa poďakovať spravodajkyni pani Carlshamre za správu, ktorá podčiarkuje veľmi dôležité aspekty v boji proti násiliu páchanom na ženách. Súhlasím s ňou a myslím si, že je veľmi dôležité, aby sme si všetci osvojili nulovú toleranciu pre všetky druhy násilia.
Ak sa hovorí, že reťaz je taká silná, aká silná je jej najslabšia časť, zdá sa, že naša spoločnosť je slabá, pretože nedokáže ochrániť najslabšie ohnivko svojej reťaze, a to sú deti. Feministické hnutia odhaľovali násilie páchané na ženách a vždy bojovali za práva žien. Keďže dnes vidíme, že veková hranica obetí sa posúva čoraz nižšie, spoločnosť musí mať odvahu zabrániť aj násiliu a zneužívaniu, ktoré sa pácha na mladých dievčatách. Odhaľovanie vinníkov však býva sporadické a zväčša vtedy, keď je už neskoro.
Smutné je, že tragický príbeh o násilí je pre bulvár dobrým tovarom na predaj, ktorý zvyšuje zisk. Žiaľ, pre obeť je tragickou realitou. Dievčatá veľakrát nedostanú ani šancu prežiť detstvo, vďaka násiliu sa predčasne stávajú ženami, nezriedka aj matkami. Práve preto aj ja dnes zdvíham svoj hlas, aby som upozornila na tento fenomén, aby som sa zasadila o snahu zabrániť násiliu, o ktorom vieme, že v spoločnosti existuje, ale spoliehame sa, že niekto druhý bude za nás bojovať.
Myslím si, že je veľmi dôležité prijímať zákony, odporučenia, nariadenia, ale mali by sme sa starať aj o ich dôslednú implementáciu a dodržiavanie v každodennom živote okolo nás. Veď aj v blízkosti Európskeho parlamentu vidíme na ulici mladú ženu s jedným alebo dvomi bábätkami a s nastaveným pohárom, žobrajúcu. Keďže sa ale jedná o ženu z inej etnickej skupiny, tvárime sa, že sa nás to netýka, hodíme jej pár centov a ideme ďalej.
Anna Záborská (PPE-DE). – Dovoľte mi v prvom rade poďakovať spravodajkyni z nášho výboru pani Marii Carlshamre a všetkým kolegyniam, ktoré sa podieľali na vypracovaní tejto správy.
Násilie je zneužitie prevahy moci jednou stranou, ale musím povedať, že násilím je aj nezabránenie násiliu. Náš základný postoj musí byť charakterizovaný nulovou toleranciou voči akémukoľvek násiliu, ktoré je páchané na ženách. Riešenie je závislé najmä na výchove k úcte k človeku a na intenzívnej spolupráci medzi vládami, parlamentmi a mimovládnymi organizáciami. Tieto by mali spoločne vypracovať postupy na boj proti tomuto javu.
Štatistiky sú potrebné, ale náš úspech závisí predovšetkým od účinných metód prevencie. O to viac, že každé násilie páchané v rodinách postihuje aj deti a prenáša sa do ďalších generácií. Aj spoločenstvá a etnické menšiny s inou kultúrou, kde sa vyskytujú osobitné formy násilia, musia byť predmetom nášho záujmu. Každý štát Európskej únie by mal prijať komplexnú a účinnú legislatívu v súvislosti s domácim násilím, na základe ktorej bude možné kvalifikovať jeho niektoré formy ako trestný čin. Kultúrne zvyklosti a alkohol by nemali byť považované za poľahčujúcu okolnosť. Musíme dať jasne najavo, že násilie v spoločnosti je neprijateľné.
Vážený pán predseda, som presvedčená, že domáce násilie je hanbou našej demokratickej a rozvinutej spoločnosti, lebo je násilím voči ľudskej dôstojnosti. Predchádzanie násiliu páchanému na ženách a zasahovanie proti nemu by malo byť vecou nás všetkých.
Iratxe García Pérez (PSE). – Señor Presidente, este informe que hoy traemos a debate nos da la oportunidad de hacer un llamamiento rotundo a las Instituciones europeas y a los Estados miembros para luchar contra una realidad: la violencia ejercida contra las mujeres por el mero hecho de ser mujeres. No podemos permanecer impasibles ante esta situación; tenemos la obligación de poner en marcha todos los instrumentos necesarios para acabar con esta lacra social. La violencia contra las mujeres es una vulneración de los derechos humanos, de derechos fundamentales como la libertad, la igualdad, la vida y la no discriminación. Debemos exigir a los Estados miembros un endurecimiento de las penas y el desarrollo de leyes integrales que respondan a esta realidad. En este sentido, España es un claro ejemplo para toda Europa, con la ley aprobada el pasado año contra la violencia de género, que, si bien es cierto que no podrá terminar de la noche a la mañana con esta situación, significa un claro compromiso de combatirla decididamente con todos los instrumentos necesarios.
No podemos obviar que hoy existe una mayor conciencia a este respecto, gracias al esfuerzo realizado por las organizaciones de mujeres en su lucha contra todas las formas de violencia de género. Podemos decir que ya no es un delito invisible, sino que produce un rechazo colectivo. Aspectos tan importantes como la protección de las víctimas deben venir acompañados de otras medidas, como programas específicos de acceso al empleo o a las viviendas sociales, para abordar esta realidad desde un punto de vista integral, teniendo en cuenta aspectos relativos a la educación, la asistencia jurídica o el ámbito sanitario y sin olvidar que estas situaciones de violencia afectan también, en muchos casos, a los menores dentro de su entorno familiar.
No caben excusas a la hora de atajar la violencia contra las mujeres de una forma decidida y comprometida, porque una sociedad no puede avanzar cuando se vulneran los derechos de una parte tan importante de la misma: las mujeres. Hablamos de un problema social grave que hará necesarios todos nuestros esfuerzos para acabar con él. El de hoy es un paso más en el camino que todavía queda por recorrer. Hagamos todo lo posible y lo imposible para llegar al final.
Zita Pleštinská (PPE-DE). – Násilie páchané na ženách patrí k javom, ktoré sprevádzajú celé dejiny ľudstva. Na vytvorenie účinných stratégií na elimináciu tohto vážneho spoločenského problému je potrebné dôkladné poznanie tohto javu a jeho národných špecifík.
Predovšetkým v postkomunistických krajinách, aj na Slovensku, sa dlho mlčalo o tejto téme. Silný tradicionalizmus uzatváral domáce násilie do intimity rodinného prostredia. Negatívnu úlohu zohrávala aj háklivosť niektorých typov násilia. Obeť preto útok často neohlásila, najmä zo strachu pred páchateľom, zo strachu o deti alebo z lojality k rodine. Práve pre tieto krajiny bola typická nízka úroveň ohlasovania sexuálnych útokov. Odhaduje sa, že počet skutočných prípadov je päť až desať krát vyšší ako počet ohlásených prípadov.
Ženy mali veľmi často zábrany hovoriť o násilí, či už kvôli prežitej traume alebo pre pocit hanby. Neverili, že im je možné pomôcť. Iné ani netušili, že ide o násilie. Z týchto dôvodov súhlasím s pani spravodajkyňou Carlshamre ktorá vo svojej správe zdôraznila, že prioritným riešením tohto problému je zvýšenie úrovne informovanosti celej spoločnosti. Táto správa je výzvou pre vlády a parlamenty členských krajín, aby konali s cieľom odstrániť mlčanlivosť o násilí páchanom na ženách. Násilie nemôže byť súkromnou vecou, ale musí sa stať verejnou záležitosťou, teda problémom nás všetkých.
Iba pravdivý zber údajov o násilí bude správnou cestou pri popise podstaty tohto závažného problému a pomôže pri nasmerovaní úsilia na jeho odstránenie. K tomu môžu prispieť nielen aktívne mimovládne organizácie, médiá, výskumné a vzdelávacie inštitúcie, ale my všetci, ktorí nemienime tolerovať tento závažný spoločenský problém, ktorý je prekážkou rozvoja demokratickej spoločnosti. Na záver mi dovoľte poďakovať pani spravodajkyni za jej prácu.
Marianne Mikko (PSE). – Kallid kolleegid, Kahjuks pole ka mina mees, vaid naine selles diskussioonis, aga tänan raportöör Maria Carlshamret hästi ajastatud raporti puhul. Raport väidab põhjendatult, et naistevastane vägivald on seotud meeste ülemvõimuga ühiskonnas. Raport pöörab suurt tähelepanu aukuritegude ja suguelundite moonutamise murettekitavale levikule Euroopa Liidus. Tegemist on kommetega, mida sisserändajad toovad kaasa maadest, kus sugudevahelise võimu tasakaal on veelgi rohkem paigast ära kui Euroopas.
Euroopa Liidu liikmesmaad ei tohi vaadata sellisele inimõiguste rikkumisele läbi sõrmede vaid sellepärast, et vägivald pannakse toime pereringis. Me vajame tõhusaid meetmeid, proportsionaalseid ja hoiatavaid karistusi, nagu märgitakse raportis. Otsest karistust peavad toetama meetmed, mis on suunatud sugudevahelise võimutasakaalu parandamisele. Ma tahan alla kriipsutada veel ühte vägivalla liiki, mis esindab ja sümboliseerib võimu ebavõrdset jaotust paremini kui miski muu. Ma räägin naise keha müümisest. Seksi ost on vägivald ja vägivalla põlistamine. Prostitutsiooni kasvupinnas pole aga miski muu kui naiste tööpuudus ja naiste madalamad palgad. Paljud prostituudid on juba eelnevalt olnud vägivalla ohvrid. Jätkuv vägivald ning sellega seotud psühholoogilised ning sotsiaalsed probleemid muudavad väga raskeks müüdud naiste integreerimise tööturule. Ütlen koos kolleeg Figueiredoga: "Prostitutsioon ei tähenda võrdväärset osalemist tööturul."
Ma võitlen oma kodumaal Eestis seksiostu kriminaliseerimise eest. Ma ei taha, et jätkuks naistevastane vägivald ning sugude ebavõrdsus. Ei taha, et bordelliäriga kaasaskäiv elukeskkonna halvenemine jätkuvalt meie linnu ähvardaks. Euroopa Parlament peaks tõsiselt arutama seksiostu karistatavaks muutmist üle Euroopa Liidu. See oleks samm sugudevahelise võrdsuse poole ning suur panus naistevastase vägivalla kaotamisse. Tänan tähelepanu eest!
María Esther Herranz García (PPE-DE). – Las cosas no van tan mal: llevamos casi una década hablando de este asunto, y prueba de que las cosas van mejorando es que hoy estamos aquí, que continuamos hablando y que las mujeres ya denuncian cuando sufren la violencia. Una violencia que durante mucho tiempo se ha ejercido y se ha sufrido en silencio, en el silencio personal de las propias víctimas y en el silencio cómplice de las familias, de los vecinos y de toda la sociedad. Es una plaga que, como bien se ha dicho hoy aquí, alcanza a todos los sectores sociales: ricos, pobres, formados, desinformados... Todos y cada uno de nosotros sabemos de casos que han sufrido esta violencia. Pero no solamente se hacen estudios de lo que es la violencia en sí, sino que también merece la pena que se investigue si cuando hay violencia en el ámbito familiar la persona que la ejerce también ejerce violencia en el ámbito laboral, si también ejerce lo que se denomina «mobbing» y trata de destruir física y psicológicamente a las personas que la rodean, porque, en el fondo, quien lo hace es una persona enferma que no conoce otra manera de expresarse que no sea con esta forma de violencia.
Por tanto, nos tenemos que plantear, también, qué medidas hay que poner en práctica desde la Unión Europea. Está muy bien que se legisle, pero también es importante que se pongan ayudas temporales, que se dé formación, que se pongan en marcha programas como el Daphne, porque todos ellos ayudan a que, poco a poco, salgamos de esta plaga y de esta lacra deleznable que acosa a nuestra sociedad.
Por supuesto, también es cierto que hay que hacer estadísticas y ver cómo evolucionan, porque si ponemos medios de verdad, si nos comprometemos de verdad y ponemos el dinero necesario para ejecutar esos programas necesarios, tenemos que ver cómo evolucionan para poder corregirnos en el tiempo y ser lo más eficaces posibles. Estamos tratando con dinero público y ese dinero tiene que estar bien justificado y, sobre todo, tiene que servir para el fin que se persigue, que no es ni más ni menos que acabar con la violencia contra cualquier mujer, no sólo aquí en la Unión Europea, sino también en países terceros, donde ayudamos y no exigimos que se cumpla la misma legalidad que nos aplicamos aquí.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE). – Panie Przewodniczący! Przemoc wobec kobiet, często przemilczana a nawet lekceważona, to problem, z którym styka się co trzecia kobieta na świecie. Przemoc mężczyzn wobec kobiet jest przestępstwem, naruszeniem fundamentalnych praw człowieka, takich jak prawo do życia, bezpieczeństwa, godności oraz nietykalności fizycznej. Choć często zakazana prawem, ciągle niestety znajduje swoje społeczne przyzwolenie i jak pokazują statystyki, miliard kobiet na świecie jest bitych, zmuszanych do współżycia lub inaczej prześladowanych.
Problem ten nie dotyczy tylko krajów Trzeciego Świata. Nawet w krajach Unii Europejskiej średnio trzy kobiety dziennie umierają z powodu przemocy w rodzinie. To nie gdzieś daleko stąd, ale pośród nas żyły ofiary rodzinnych katów. Przemoc w rodzinie to wielki problem społeczny będący odbiciem historycznie nierównych stosunków władzy między mężczyznami a kobietami. W dzisiejszych czasach każde państwo powinno stać na straży praw wszystkich swoich obywateli, a tym samym walczyć z dyskryminacją i przemocą wobec kobiet, tworząc i egzekwując stosowne przepisy prawne.
Μαρία Παναγιωτοπούλου-Κασσιώτου (PPE-DE). – Κύριε Πρόεδρε, και εγώ θα ήθελα να συγχαρώ την κ. Carlshamre για την έκθεση που με πάθος συνέταξε διατηρώντας στην επικαιρότητα ένα πρόβλημα για την πολιτισμένη ανθρώπινη κοινωνία.
Όπως προκύπτει και από την έκθεση που με μεθοδικότητα συνέταξε η αρμόδια διεύθυνση της Ευρωπαϊκής Επιτροπής και δημοσιεύθηκε το Δεκέμβριο του 2005 αλλά και από την έρευνα του Συμβουλίου της Ευρώπης, η βία κατά των γυναικών είναι η κυριότερη αιτία θανάτου γυναικών μεταξύ 16 και 44 ετών.
Αν και, όπως είπατε κύριε Επίτροπε, δεν υπάρχει παγκόσμια αναγνωρισμένος ορισμός της βίας που πλήττει τις γυναίκες, το φαινόμενο διαπερνά τα σύνορα και δεν εμποδίζεται από την κοινωνική θέση. Οποιαδήποτε γυναίκα μπορεί να πέσει θύμα βίας αλλά κάθε μορφή βίας συνιστά παράβαση των ανθρωπίνων δικαιωμάτων και παράβαση των δικαιωμάτων στη ζωή, στην ασφάλεια, στην αξιοπρέπεια, στη σωματική και διανοητική ακεραιότητα. Αποτελεί εμπόδιο για την ανάπτυξη μιας δημοκρατικής κοινωνίας. Απομακρύνει τις γυναίκες από την κοινωνική ζωή και την αγορά εργασίας. Μπορεί να οδηγήσει στην περιθωριοποίηση και στη φτώχεια. Το κοινωνικό αυτό πρόβλημα πρέπει να εξαλειφθεί εν όψει και της προσπάθειας ένταξης περισσότερων γυναικών στην αγορά εργασίας.
Μια μορφή βίας είναι και η ψυχολογική: ο εξευτελισμός, η απειλή, η ύβρις, που αποσταθεροποιούν την προσωπικότητα της γυναίκας και διαταράσσουν τη συμπεριφορά της, έτσι ώστε να μην είναι ικανή να προσφέρει στο περιβάλλον της.
Για να υπάρξουν όμως αποτελέσματα, η βία πρέπει να δηλώνεται και γι' αυτό πρέπει να αυξηθεί η εμπιστοσύνη στις αρχές, στις υπεύθυνες υπηρεσίες, στις δικαστικές αρχές. Τα μέτρα που θα ληφθούν πρέπει να είναι συντονισμένα, γι' αυτό σας συγχαίρω, κύριε Επίτροπε, που δείξατε τη διάθεση να πάρετε αυτά τα μέτρα, βρίσκοντας τις κατάλληλες νομικές βάσεις και απομακρύνοντας το πρόγραμμα για την καταπολέμηση της βίας από άλλα θέματα.