Christine De Veyrac (PPE-DE), per iscritto. – (FR) La relazione concernente la licenza comunitaria dei controllori del traffico aereo che ci accingiamo a votare è di capitale importanza per la creazione di un cielo unico europeo.
L’armonizzazione delle licenze nazionali consentirà, infatti, ai controllori del traffico aereo di lavorare in tutta l’area che rientra nel cielo unico europeo. Inoltre, tale licenza migliorerà soprattutto la sicurezza della gestione del traffico aereo e armonizzerà la futura formazione dei controllori garantendo un elevato livello di competenza.
La presente relazione propone l’approvazione della posizione comune del Consiglio, che riprende l’accordo raggiunto tra le nostre due Istituzioni qualche mese fa. Il compromesso raggiunto con il Consiglio tiene conto sia delle legittime preoccupazioni relative al rafforzamento della sicurezza che delle esigenze di mobilità dei controllori del traffico aereo.
In un periodo in cui l’Europa talvolta risulta incompresa dai suoi cittadini, è importante fare affidamento su progetti simili per ridare fiducia all’opinione pubblica nell’integrazione europea.
Concludo ringraziando i servizi della Commissione europea per la collaborazione.
Fernand Le Rachinel (NI), per iscritto. – (FR) In via del tutto eccezionale possiamo essere contenti di questo testo per svariate ragioni. L’introduzione di una licenza comunitaria dei controllori del traffico aereo contribuirà senz’altro al rafforzamento della sicurezza da tutti auspicata in un settore che, purtroppo, ha già visto troppi drammatici incidenti aerei. A tal fine, mi rallegro altresì dell’introduzione e dell’attuazione in tutti gli Stati dell’Unione europea del sistema complementare di liste nere delle compagnie aeree considerate pericolose.
A mio avviso occorre inoltre notare che l’Europa procede nella giusta direzione per quanto riguarda l’armonizzazione della formazione e delle competenze professionali dei controllori del traffico aereo. Non si tratta infatti di un livellamento verso il basso, tutt’altro. Le condizioni di ammissione alla professione, i titoli necessari e il contenuto della formazione iniziale prevedono il rispetto di requisiti relativamente elevati a livello sociale, tecnico, linguistico e professionale.
E’ una questione di primaria importanza, visto che i controllori del traffico aereo si trovano, troppo spesso purtroppo, a dover gestire situazioni estreme e pericolose, quali dirottamenti aerei o emergenze. Dobbiamo pertanto tutelare tale professione, perché dai controllori del traffico aereo dipende la sicurezza dei passeggeri di tutto il settore.
David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Reputo positiva questa direttiva, il cui obiettivo è accrescere i requisiti di sicurezza e migliorare il funzionamento del sistema di controllo del traffico aereo comunitario. Sono lieto che Consiglio e Parlamento siano riusciti a raggiungere un compromesso soddisfacente sugli emendamenti che abbiamo approvato in prima lettura.
Hélène Goudin, Nils Lundgren e Lars Wohlin (IND/DEM), per iscritto. – (SV) La Lista di giugno sostiene pienamente gli sforzi dell’AIEA intesi a trovare una soluzione pacifica al confronto tra l’Iran e la comunità internazionale e ritiene che in ultima istanza sia il Consiglio di sicurezza dell’ONU ad essere responsabile di decidere le misure da adottare. Visto che l’Iran non fa parte dei paesi limitrofi all’UE, l’Unione europea non deve preoccuparsi se gli Stati membri non riescono a trovare un consenso unanime su una posizione comune in seno al Consiglio.
Nell’ambito del Consiglio la Svezia dovrebbe impegnarsi per impedire all’Iran di diventare una potenza nucleare. Non spetta tuttavia al Parlamento trattare tale questione. Non abbiamo pertanto cercato di modificare la risoluzione, ma la abbiamo respinta in toto.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Il titolo della presente risoluzione, approvata dalla maggioranza del Parlamento, ben ne illustra il reale scopo: esacerbare la controversia sul programma nucleare iraniano.
Non è un caso che la maggioranza del Parlamento abbia respinto la proposta di emendamento presentata dal mio gruppo, che insisteva per “una soluzione politica pacifica della controversia sui programmi nucleari dell’Iran”, ribadiva “la sua opposizione a qualsiasi azione militare o minaccia di uso della forza” e metteva in rilievo che “qualsiasi azione militare condurrebbe a una crisi più profonda nella regione”. Lo stesso vale per gli altri emendamenti proposti, che invitavano “tutti i paesi ad astenersi dal mettere a rischio l’integrità territoriale dell’Iran e a condannare in modo inequivocabile qualsiasi attacco preventivo”.
La maggioranza del Parlamento, anziché appoggiare misure intese ad allentare le tensioni internazionali, sostiene l’idea che il Consiglio di sicurezza dell’ONU assuma il controllo della situazione. Tale misura soddisfa gli auspici degli Stati Uniti, che da lungo tempo mirano a isolare l’Iran a livello internazionale e a trovare un pretesto per legittimare una nuova ingerenza e pericolose avventure militari finalizzate a imporre il loro dominio nella regione e a tutelare i propri interessi economici.
Di qui il nostro voto contrario.
Richard Howitt (PSE), per iscritto. – (EN) Il Partito laburista al Parlamento europeo sostiene la risoluzione sull’Iran e la condanna delle varie dichiarazioni rilasciate dal Presidente iraniano, e condivide la grave preoccupazione per l’attuale comportamento delle autorità iraniane in relazione al programma nucleare. Il Partito laburista al Parlamento europeo sostiene inoltre con forza il coinvolgimento e l’iniziativa E3/UE, l’AIEA e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel ribadire la necessità di perseguire la ricerca di mezzi pacifici e diplomatici per risolvere la crisi. Il governo britannico ritiene che un’azione militare sia inconcepibile e la esclude.
David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) All’indomani dell’inattesa vittoria del nuovo Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, si è delineata una situazione di crescente tensione tra l’Iran e la comunità internazionale, sfociata in una serie di trattative tra gli Stati membri aventi per oggetto l’auspicio iraniano di produrre energia nucleare.
Reputo positiva la produzione di energia nucleare, purché sia destinata a usi civili. Per questo motivo occorrerebbe esercitare sul governo iraniano tutte le possibili pressioni diplomatiche affinché rispetti il Trattato di non proliferazione nucleare, in modo da dissipare qualsiasi sospetto.
Desidero sottolineare che gli iraniani non devono essere in alcun modo demonizzati o colpevolizzati; la nostra controversia riguarda esclusivamente la classe dirigente iraniana, e deploro i recenti commenti del Presidente Ahmadinejad su Israele.
Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. – (NL) Gli iraniani non hanno prospettive democratiche, diritti umani o garanzie per le minoranze paragonabili a quelli cui siamo abituati in Europa. Lo Stato è retto da un manipolo di uomini ciecamente convinti che Dio stia dalla loro parte, che pensano di avere il diritto di decidere come la loro gente deve vivere.
Molti sono scappati dal paese e tra le persone rimaste sono soprattutto le donne e i giovani ad avere un disperato bisogno di cambiamento, motivo per cui è da miopi considerare l’Iran come un monolite chiuso in se stesso che minaccia il mondo esterno. Ancor meno che in Iraq e in Afghanistan, un’invasione militare come quella che, a quanto pare, sta ventilando il Presidente americano potrà essere risolutiva. La minaccia di utilizzare le bombe nucleari, che è stata pubblicamente prospettata dal Presidente francese, è ancora più pericolosa. Entrambe le minacce indurrebbero inevitabilmente gli iraniani a cercare la protezione del loro regime oppressivo, che in tal caso diverrebbe il male minore, il che cancellerebbe qualsiasi prospettiva di cambiamento reale, di diritti umani o di democrazia. L’Europa farebbe meglio a garantire la possibilità di operare legalmente alle varie organizzazioni di iraniani in esilio che invocano cambiamenti nel loro paese.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La proposta di risoluzione comune sull’Iran presentata dai gruppi PPE-DE, PSE, ALDE e UEN alimenta la tensione e cerca di preparare l’opinione pubblica ad accettare la nuova guerra organizzata dagli imperialisti con il pretesto della minaccia nucleare. Nonostante le dichiarazioni retoriche contro la guerra e le altrettanto retoriche assicurazioni che l’UE non contesta il diritto dell’Iran di utilizzare l’energia nucleare a scopi pacifici, è evidente che gli imperialisti stanno attuando un piano premeditato e aggressivo finalizzato a controllare con ogni mezzo le fonti energetiche e l’intera regione.
Tutte le differenze espresse sono da ricondurre agli antagonismi tra paesi imperialisti per accaparrarsi la propria parte di bottino. Nel contempo i grandi Stati imperialistici stanno cercando di impedire che anche altri paesi attuino uno sviluppo tecnologico e non siano quindi più dipendenti da loro.
In questo contesto sta prendendo forma una nuova versione del piano di guerra contro l’Iraq. A prescindere dalle responsabilità del governo iraniano, la gente non deve accettare, e non lo farà, i progetti imperialistici contro l’Iran e contro altri paesi dell’area.
Qualsiasi intervento, con o senza il consenso del Consiglio di sicurezza, si scontrerà contro una protesta globale e contro le manifestazioni del movimento pacifista e popolare. Solo gli iraniani hanno il diritto di risolvere i gravi problemi politici esistenti in Iran.