Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0015/2006), presentata dall’onorevole Kindermann a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale sulla messa in atto della strategia forestale dell’Unione europea [2005/2054(INI)].
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero innanzi tutto congratularmi con il relatore, onorevole Kindermann, per questa relazione molto oggettiva.
La Commissione ritiene che il progetto di parere ben rifletta le principali sfide e questioni riguardanti il settore forestale europeo. In particolare, apprezziamo l’ampio consenso che ha riscosso la proposta della Commissione sull’elaborazione di un piano d’azione europeo di gestione forestale. Tale piano, a nostro avviso, deve fornire un contesto concreto, coerente e verificabile per l’attuazione della strategia, che potrebbe diventare uno strumento importante nel coordinamento delle azioni comunitarie e delle politiche forestali dei diversi Stati membri. Riteniamo pertanto che lo sviluppo e l’attuazione del piano d’azione siano un processo dinamico, che richiede la partecipazione degli Stati membri e delle parti interessate e deve essere regolarmente accompagnato dal monitoraggio e dalla comunicazione.
Le idee sono magistralmente espresse nel progetto di parere e condividiamo appieno l’idea del relatore riguardo alla necessità di sviluppare il piano d’azione in stretta collaborazione con gli Stati membri e le parti interessate. Credo che, a tale riguardo, siano già stati compiuti passi avanti. Il piano d’azione si fonderà sui principi di base della strategia forestale europea, ossia la sostenibilità e la sussidiarietà.
Vorrei ora soffermarmi su tre punti in particolare e, in primo luogo, l’esigenza di promuovere la competitività del settore forestale in base agli obiettivi di Lisbona. Aumentano i dubbi sulla redditività economica di una silvicoltura sostenibile nell’Unione europea nel contesto della globalizzazione. La competitività è un elemento chiave della gestione forestale sostenibile, ed è di cruciale importanza per preservare gli innumerevoli benefici che il patrimonio forestale garantisce alla società, tra cui prospettive occupazionali in zone rurali prive di altre possibilità. Le foreste possono offrire un’ampia gamma di prodotti e servizi alla società e, in futuro, dovremmo cercare di sviluppare questo potenziale.
Per quanto riguarda il secondo punto, il settore forestale deve rispondere a istanze di natura sociale sulla tutela dell’ambiente e del patrimonio naturale, in conformità degli obiettivi di Göteborg sullo sviluppo sostenibile. Il settore forestale si svilupperà meglio se inserito in un più ampio contesto sociale. Contribuendo attivamente al raggiungimento dei principali obiettivi europei quali la biodiversità, la conservazione o l’attenuazione dei cambiamenti climatici, esso potrà sfruttare nuove opportunità. Facendo riferimento a un precedente dibattito, la possibilità di utilizzare la biomassa nella produzione di energia è un chiaro esempio del contributo che possono offrire le foreste.
L’ultimo punto riguarda l’importanza globale delle foreste nello sviluppo sostenibile e la necessità, da parte nostra, di continuare a far fronte agli impegni internazionali in materia di tutela e gestione forestale sostenibile su scala mondiale. Ciò prevede, tra l’altro, misure per combattere l’abbattimento illegale di legname e il commercio dei prodotti derivati. Sono temi che vengono affrontati con cura nella relazione, e posso garantirvi che lo saranno anche nei nostri piani d’azione.
Heinz Kindermann (PSE), relatore. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, nel maggio 2005 il Consiglio “Agricoltura” ha invitato la Commissione a operare in stretta collaborazione con tutte le parti interessate al fine di elaborare un piano d’azione dell’Unione europea per la gestione forestale sostenibile entro la metà del 2006, che dovrebbe tradurre in realtà le diverse componenti della strategia forestale comunitaria. Con la sua relazione di iniziativa sulla strategia forestale dell’UE, la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale è intervenuta precocemente nel dibattito e, con questo documento, intende approfondire e portare avanti il processo che essa stessa ha avviato. Ovviamente spetterà alla Commissione decidere quali delle nostre richieste e considerazioni integrare nel piano d’azione, ma il livello qualitativo della collaborazione – di cui sono molto grato – ci fa credere che, sui temi fondamentali, condividiamo le stesse opinioni.
La nostra relazione di iniziativa è stata ispirata dalla risoluzione del Consiglio del 1998 relativa ad una strategia forestale per l’Unione europea, che offre un’ampia gamma di possibilità ma è priva di una struttura coerente e di obiettivi specifici. In base ai vari spunti e insieme ad alcune osservazioni di carattere generico, abbiamo individuato una serie di elementi strategici e, brevemente, vorrei illustrare i punti più rilevanti.
Primo: a tutt’oggi, a livello comunitario, non esiste una base giuridica uniforme per le attività forestali. A nostro avviso è auspicabile effettuare una valutazione obiettiva, nonostante i vari timori sollevati dalle parti interessate.
Secondo: esistono diverse definizioni di “bosco” sia a livello internazionale sia in ciascuno dei 25 Stati membri. Chiediamo pertanto alla Commissione di elaborare una possibile definizione europea, cosicché le misure in materia intraprese dall’Unione risultino trasparenti e confrontabili.
Terzo: onde migliorare il coordinamento, la comunicazione e la cooperazione, proponiamo di consolidare le strutture esistenti, ad esempio il comitato forestale permanente. Oltre al coordinamento orizzontale, occorre migliorare lo scambio di informazioni tra i diversi livelli gerarchici della Commissione mediante il nuovo gruppo di lavoro interservizi. A nostro avviso, il coordinamento verticale deve essere garantito da un’unità preposta a tal fine nell’ambito del Segretariato generale.
Quarto: le foreste europee devono essere protette dagli incendi e dall’inquinamento atmosferico, ma anche da alterazioni del suolo e delle risorse idriche. Per contrastare l’abbattimento illegale di legname al di fuori dell’UE, è necessario coordinare misure internazionali appropriate e, in tal senso, l’Unione europea può dare il proprio contributo.
Quinto: le foreste possono aiutarci ad attenuare l’effetto serra e i cambiamenti climatici, ma solo se facciamo maggior uso dei loro molteplici prodotti. L’UE deve quindi promuovere l’utilizzo di prodotti del legno ecocompatibili e riservare più spazio, nell’approvvigionamento energetico, alle energie rinnovabili delle foreste.
Sesto: per promuovere la competitività del settore e, di conseguenza, aumentare l’occupazione e il reddito nelle zone rurali, l’Europa deve affrontare con maggiore efficacia temi quali la mobilitazione delle risorse di legname, l’eliminazione degli ostacoli all’utilizzo del legno, il superamento dei problemi strutturali nella gestione forestale e la diversificazione del reddito dei proprietari di boschi.
Settimo: dal momento che le attività di ricerca e sviluppo connesse al settore forestale svolgono un ruolo di fondamentale importanza nella strategia di Lisbona, i principali progetti di ricerca in materia devono essere inclusi nel settimo programma quadro di ricerca.
Ottavo: i programmi europei di formazione e qualificazione, quali LEONARDO ed ERASMUS, devono essere utilizzati con maggiore frequenza nel settore forestale. A tale proposito, si invitano in particolare gli Stati membri a fornire alle persone interessate maggiori informazioni sulle opportunità esistenti.
In conclusione: quale contributo può offrire il settore forestale a Lisbona e a Göteborg? A nostro parere i boschi d’Europa, a differenza di quelli di altre regioni del mondo, sono poco sfruttati non solo in termini di legname – di cui utilizziamo solo il 60 per cento della quantità prodotta – ma anche di servizi che, in precedenza, non erano commerciabili. Vogliamo che la competitività del settore forestale europeo migliori in tal senso, perché solo un settore prospero e concorrenziale potrà contribuire agli obiettivi di Lisbona e di Göteborg e, di conseguenza, al benessere degli europei.
Christofer Fjellner (PPE-DE), relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. – (SV) Signor Presidente, in qualità di relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, vorrei sottolineare che le foreste rivestono un’importanza fondamentale per il nostro continente e condizionano moltissime persone. In Svezia, le foreste e la gestione forestale rappresentano circa il 30 per cento dell’economia, mentre in Europa si contano più di 15 milioni di proprietari di boschi. Le decisioni che prendiamo in Parlamento interessano quindi molte persone, sia in Svezia sia in molte parti d’Europa.
So che c’è molta preoccupazione per la possibile ingerenza dell’UE nelle questioni forestali, e per la possibilità che Bruxelles inizi a prendere decisioni e a intromettersi in questo settore. Capisco questi timori perché una simile interferenza non sarebbe utile. C’è un’enorme differenza tra una piantagione di olivi nell’Italia del sud e una grande azienda silvicola nel nord della Svezia. Le decisioni in ambito forestale devono essere prese a livello locale vicino a chi conosce i boschi, li utilizza e li possiede.
Vorrei tuttavia tranquillizzare chi teme simili sviluppi. Credo che la Commissione sia molto chiara al riguardo: la politica forestale deve fondarsi sulla sussidiarietà. Questo è il presupposto di base per noi della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. Ciò non significa, tuttavia, che l’UE non ha alcuna responsabilità: al contrario, l’UE ha un’enorme responsabilità, in quanto deve tenere conto dei boschi in qualsiasi decisione essa prenda. Già ora l’Unione europea prende moltissime decisioni politiche che incidono, direttamente o indirettamente, sulle foreste. Ciononostante, noi della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare crediamo che il coordinamento tra le varie proposte in materia sia quasi inesistente; ciò produce incoerenza tra i diversi obiettivi ambientali e incide sulle condizioni di gestione delle foreste. Pertanto sottolineo che, a mio avviso, il compito più importante della Commissione sarà il coordinamento della politica esistente e il monitoraggio delle ripercussioni che essa avrà sul territorio. Inoltre, occorre effettuare tempestivamente valutazioni preliminari che tengano conto degli effetti delle diverse decisioni politiche sulle foreste e sulla gestione forestale europea.
Per concludere voglio sottolineare l’importanza della gestione forestale. Probabilmente è il settore industriale che più palesemente crea valore economico e ambientale. Come è stato evidenziato dalla Commissione, la silvicoltura europea stenta ad essere competitiva in un mercato aperto e globale, e questo ha un prezzo in termini di valore ambientale. Il messaggio che io e la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare oggi vogliamo lanciare è che, tenendo conto delle nostre foreste, la Commissione deve essere in grado di creare condizioni valide e stabili per la gestione forestale, garantendo così all’Europa un’economia migliore e, al tempo stesso, un ambiente migliore.
Michl Ebner, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, desidero innanzi tutto ringraziare l’onorevole Kindermann per la sua relazione seria ed equilibrata, con cui ha dato prova di grande impegno e disponibilità a raggiungere un compromesso ed elaborare un testo imparziale.
Signora Commissario, siamo favorevoli alla strategia forestale, ma contrari a una regolamentazione del mercato, e lo diciamo molto apertamente. Siamo favorevoli alla sussidiarietà nella politica forestale e siamo convinti che occorra continuare in questa direzione. Indubbiamente il settore merita molta più attenzione da parte nostra. Se solo l’85 per cento delle aree boschive dell’UE è sottoposto a gestione, occorre fare del nostro meglio per integrare l’altro 15 per cento nel ciclo economico; se, come l’onorevole Kindermann ha affermato, viene utilizzato solo il 60 per cento del legname prodotto, bisogna assolutamente affrontare il problema: solo utilizzando le foreste saremo in grado di proteggerle.
Permettetemi di aggiungere che la favola dei boschi europei in agonia che ci è stata propinata per decenni era veramente una favola, raccontata più che altro per sensazionalismo politico. Con una crescita di 450 mila ettari all’anno le foreste sicuramente non muoiono, bensì si allargano. Adesso, signora Commissario, devo soltanto chiederle di integrare al meglio nel suo lavoro quello che alla fine, dopo il voto di domani, rimarrà vincolante nel testo, e sono lieto che lei si sia già detta pronta a farlo alla fine del suo intervento.
Luis Manuel Capoulas Santos, a nome del gruppo PSE. – (PT) Signora Commissario, le foreste europee e la loro importanza economica, sociale e ambientale sono un tema che interessa noi tutti. Non dobbiamo trascurare il fatto che le foreste occupano il 35 per cento del territorio europeo, garantiscono 3,5 milioni di posti di lavoro, rappresentano 15 milioni di proprietari e un valore di produzione di oltre 350 milioni di euro.
Queste cifre illustrano la rilevanza del settore e l’importanza che le Istituzioni europee dovrebbero attribuirgli, soprattutto in un momento in cui vari fattori – siano essi naturali o antropici – rappresentano una minaccia per le foreste. In un contesto internazionale particolarmente complesso, l’Unione ha urgente bisogno di un nuovo approccio alla questione energetica, in cui la biomassa può e deve assumere un ruolo rilevante, come conferma il carattere prioritario che la Commissione e la Presidenza austriaca hanno attribuito alla questione.
Pertanto accolgo con favore la comunicazione della Commissione sull’attuazione della strategia e mi congratulo con l’onorevole Kindermann per la relazione. Approvo gran parte del documento, che rappresenta un ottimo contributo del Parlamento all’elaborazione della strategia forestale europea. Inoltre sono stati proposti alcuni emendamenti che, credo, potranno migliorare e completare il testo.
Il documento riconosce la vulnerabilità dei boschi, e questo è un buon contributo al dibattito in corso sulle calamità naturali. La Commissione quindi adotterà, spero, un approccio integrato su un tema così importante, un approccio che, come noi, considera il problema nel suo complesso; in tal modo, i contributi dei vari strumenti che ora appaiono nell’agenda politica contribuiranno a migliorare la situazione delle foreste europee.
Anne Laperrouze, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, la relazione della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale è equilibrata e, pur non sposando l’idea di una politica forestale comune, sottolinea le necessità di coordinamento. La relazione riconosce che gli Stati membri attribuiscono un significato diverso al termine “bosco”, rendendo così difficile una valutazione completa delle misure comunitarie importanti nell’ambito della silvicoltura.
Personalmente, sono rimasta delusa dalla mancata adozione della proposta sulla creazione di un osservatorio europeo, che avrebbe potuto garantire l’uso di dati attendibili e rintracciabili. A parte questo, appoggio le proposte che invitano la Commissione a migliorare il coordinamento tra le diverse direzioni generali – responsabili delle questioni forestali – e a consolidare il ruolo del comitato forestale permanente.
Ho presentato un emendamento che esorta la Commissione a sottoporre proposte agli Stati membri; queste si baserebbero, soprattutto, su accordi fiscali e dovrebbero incoraggiare i silvicoltori a piantare specie native per salvaguardare la biodiversità e ridurre il rischio di incendi. Lo spirito della proposta è stato ripreso nella relazione che raccomanda misure di prevenzione degli incendi e della desertificazione, il rimboschimento con specie native, la promozione della diversità, la gestione sostenibile delle foreste naturali e la promozione dei servizi ambientali, soprattutto al fine di tutelare i bacini idrografici e di combattere l’erosione. L’attuazione di simili misure richiede un investimento da parte dei silvicoltori; in considerazione dei benefici che arrecano alla società, esse meritano di essere debitamente compensate.
Per concludere, la relazione tiene conto delle speranze e dei timori che nutro per questo settore. Essa definisce gli assi prioritari di una politica globale ma specifica per le singole regioni, tenendo conto del potenziale economico, sociale e ambientale del settore forestale. La ringrazio, onorevole Kindermann, per il suo lavoro, che credo riscuoterà un ampio consenso durante il voto di domani.
Ilda Figueiredo, a nome del gruppo GUE/NGL. – (PT) L’indubbia necessità di tutelare le foreste e preservare il loro ruolo multifunzionale richiede misure efficaci di gestione e sostegno, che tengano conto delle diverse categorie di foreste e dei loro problemi specifici. Pertanto non approvo l’idea di insistere su un’interpretazione unitaria del concetto di bosco, quando sappiamo che già esistono definizioni accettate a livello internazionale, su cui si basano relazioni e valutazioni periodiche concernenti lo stato delle foreste in Europa e nel mondo.
Condividiamo l’idea di un piano d’azione dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile delle foreste, ma non approviamo alcune proposte contenute nella relazione. Ci rammarichiamo per la mancata adozione di alcune proposte da noi presentate alla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale; esse intendevano lanciare l’allarme per la situazione delle foreste dell’Europa meridionale, che ogni anno devono affrontare il problema degli incendi e talvolta sono colpite dalla siccità. Così è stato per il Portogallo lo scorso anno, dove sono bruciati circa 300 000 ettari di boschi con costi altissimi e conseguenze gravi per i boschi, la biodiversità, gli agricoltori e la popolazione di ampie zone.
Per questo insistiamo sulla necessità di avere una vera e propria strategia di prevenzione degli incendi forestali a medio e lungo termine, un regolamento ad hoc e una linea di bilancio specifica per proteggere i boschi dagli incendi, tenendo conto delle risoluzioni già approvate dal Parlamento e dell’esperienza del precedente regolamento comunitario specifico che, purtroppo, è stato abolito dalla Commissione.
Inoltre crediamo che il prossimo piano d’azione debba durare sette anni, in maniera tale da corrispondere alla prossima prospettiva finanziaria. Il piano deve includere un programma per la protezione delle sugherete e un contributo per l’allevamento del bestiame e la produzione di sughero, che sono di fondamentale importanza per lo sviluppo rurale di ampie zone dei paesi del sud.
Siamo convinti che la Commissione accoglierà queste proposte – su cui vogliamo ancora una volta insistere benché non siano comprese nella relazione – cosicché il piano d’azione possa diventare uno strumento concreto per la difesa e la promozione di diverse foreste, anche quelle dei paesi del sud in cui le condizioni climatiche provocano incendi con maggiore facilità.
Andrzej Tomasz Zapałowski, a nome del gruppo IND/DEM. – (PL) Signor Presidente, i dati riguardanti la copertura boschiva nei 15 paesi della vecchia Unione europea sono molto incoraggianti: essa, infatti, ammonta al 35 per cento della superficie totale del territorio, in gran parte concentrata nelle mani di 15 milioni di proprietari privati. Tuttavia, vista la forte suddivisione dei boschi tra i diversi proprietari, ci si chiede come sia possibile raggiungere economie di scala nella gestione forestale.
Non sono contrario alla proprietà privata dei boschi. Nel mio paese, la Polonia, le foreste sono perlopiù demaniali, con un’estensione pari all’82 per cento, di cui il 2 per cento rappresentato da parchi nazionali. Paragonata agli altri paesi dell’UE, la struttura delle nostre foreste è molto più ricca e più antica. Il modello forestale polacco è efficiente ed efficace.
Le foreste demaniali rappresentano un’istituzione in grado di realizzare profitti e di autofinanziarsi. Tuttavia, l’UE aiuta le foreste dell’Europa centrale mediante fondi destinati a coprire i pagamenti e ingenti fondi per la formazione di chi intende piantare alberi sui propri terreni. Occorre inoltre dare sostegno alle zone non sfruttate commercialmente, alle riserve e ai parchi nazionali. Le infrastrutture forestali devono essere modernizzate.
Invito la Commissione e il Parlamento a fare tesoro dell’esperienza polacca in materia di gestione forestale. L’Europa occidentale può imparare anche dall’esperienza. Il privato non sempre rappresenta la soluzione migliore. Anche le foreste demaniali devono essere aiutate.
La ricchezza dei boschi polacchi è un bene per tutta la società dell’Unione europea.
Janusz Wojciechowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, ciò che devo dire riguarda anche il problema dei boschi polacchi menzionato dal collega precedente.
Le foreste polacche sono una risorsa di grande importanza ma, a differenza della maggioranza dei paesi dell’UE, sono in gran parte – per oltre l’80 per cento della superficie totale – foreste demaniali. E’ il risultato di un lungo processo storico e, per il momento, nessun motivo giustifica un radicale cambiamento della loro forma di proprietà. L’opinione pubblica caldeggia fortemente il mantenimento dello status demaniale dei boschi.
Il problema è che finora l’UE ha discriminato le foreste demaniali, negando loro qualsiasi appoggio. Sono lieto che, nella relazione dell’onorevole Kindermann, ci sia un emendamento che fa ben sperare in un cambiamento dello status quo e nella concessione di aiuti a favore dei boschi a prescindere dalla loro forma di proprietà. In Polonia ne abbiamo veramente bisogno, e siamo convinti che la Commissione capirà pienamente la situazione.
Agnes Schierhuber (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, vorrei esordire porgendo i più vivi ringraziamenti al relatore per questo documento estremamente obiettivo, perché egli ha adottato un approccio molto equilibrato sui tre aspetti fondamentali della sostenibilità: quello economico, quello ecologico e quello socioculturale. Questa relazione rispecchia il modello europeo della silvicoltura: una gestione forestale multifunzionale, una propensione alla proprietà privata e uno stretto legame con l’agricoltura, con la possibilità di offrire spazi per il tempo libero dei cittadini e habitat naturali per le piante e gli animali.
La relazione, inoltre, fa riferimento alle caratteristiche regionali della gestione forestale: al sud, ad esempio, i problemi degli incendi boschivi e delle querce da sughero, come peraltro si è già ricordato; nell’Europa centrale, la grande utilità delle foreste insieme all’importanza che rivestono per lo svago, il turismo e le vitali funzioni di protezione, soprattutto nelle aree alpine; nell’Europa del nord, una produzione di legname nettamente indirizzata al mercato. Il documento sottolinea altresì che per la politica climatica il legno svolge un ruolo essenziale quale fonte energetica e materiale da costruzione in grado di sostituire i combustibili fossili e i materiali attualmente impiegati. Vorrei ringraziare la signora Commissario per avere fatto specifico riferimento a questo punto.
Le foreste gestite in maniera sostenibile possono essere una sorta di polmone verde. Questa relazione evidenzia la necessità di coordinare le politiche forestali a livello comunitario e di adottare misure congiunte, decise con il voto, per garantire maggiori vantaggi alla silvicoltura europea tutelando, al tempo stesso, il principio di sussidiarietà.
Si tratta dunque di elaborare una strategia forestale europea. Dichiaro apertamente di essere contraria ad assoggettare la gestione forestale a leggi di mercato, punto che è stato ripetutamente discusso. Ancora una volta, i più vivi ringraziamenti al relatore.
María Isabel Salinas García (PSE). – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, domani il Parlamento europeo approverà la relazione dell’onorevole Kindermann e, così facendo, lancerà alla Commissione e al Consiglio un chiaro messaggio sull’approccio che auspichiamo nel futuro piano d’azione per i nostri boschi.
Tra tutte le idee su cui abbiamo lavorato nella commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, vorrei sottolineare il carattere innovativo delle proposte riguardanti il divieto di cambiamento della destinazione d’uso del suolo incendiato. Questa misura, che già stiamo applicando con notevole successo nel mio paese, la Spagna, ha il grande merito di scoraggiare chi distrugge il patrimonio naturale con l’unico interesse di speculare sui terreni. Credo quindi che il futuro piano forestale europeo debba optare apertamente per una politica di conservazione dei boschi e per il potenziamento e lo sfruttamento delle immense risorse provenienti dal suolo forestale.
Vorrei aggiungere, tuttavia, che da tempo noi deputati spagnoli e molti deputati dei paesi del sud invochiamo una politica forestale comune che funga da strumento di gestione di questo patrimonio, a beneficio dell’intera Unione europea.
Pertanto ritengo che non si debba adottare l’approccio sbagliato: la protezione delle foreste conviene al nord e al sud. Avremmo voluto che si tenesse conto di alcuni nostri suggerimenti relativi alle foreste mediterranee. Concordiamo tutti sul fatto che i boschi svolgono un ruolo fondamentale e offrono risorse strettamente legate al futuro dell’Unione e agli obiettivi stabiliti a Lisbona. Il ruolo multifunzionale delle foreste deve essere potenziato a partire da un approccio comune.
Per tale motivo la invitiamo, signora Commissario, a prendere in considerazione un regolamento comune per quello che riteniamo un bene e un patrimonio per l’intera Unione europea.
Kyösti Virrankoski (ALDE). – (FI) Signor Presidente, il relatore, onorevole Kindermann, ha elaborato un eccellente documento sull’attuazione di una strategia forestale dell’Unione europea, e gli esprimo i più vivi ringraziamenti. Desidero inoltre ringraziarlo per l’ottima collaborazione prestata durante la stesura della relazione.
Nell’Unione europea la silvicoltura dà lavoro a 3,4 milioni di persone, e il suo valore di produzione ammonta a 350 miliardi di euro. In molti paesi, come la Finlandia e la Svezia, essa riveste un’importanza cruciale per l’economia. A parte la produzione, la silvicoltura garantisce occupazione a un gruppo di aziende ad essa collegate, tra cui gli importanti settori dell’ingegneria elettrotecnica e dei prodotti metallici. L’importanza della silvicoltura aumenterà solo se si cercheranno nuove possibilità di produzione energetica.
Ciononostante, l’UE è priva di un piano forestale comune benché molte politiche, quali lo sviluppo rurale e la politica ambientale, abbiano forti ripercussioni su questo settore; è quindi giusto procedere a una valutazione globale delle iniziative intraprese in ambito forestale.
La relazione si basa sull’ipotesi che, anche in futuro, la politica forestale rientrerà tra le competenze degli Stati membri. Dal tono si desume che non vi è alcuna volontà di rafforzare la burocrazia, riproducendo una situazione simile a quella della politica agricola dell’UE. Il documento appoggia il progetto della Commissione sul piano d’azione per una gestione forestale sostenibile nell’UE, reso necessario dalla frammentarietà stessa di questo settore politico. Devono esserci garanzie migliori per il successo e il futuro di un settore industriale che sfrutta risorse naturali rinnovabili e sostenibili. La relazione non è incline all’istituzione di una specifica agenzia forestale, ed è giusto così. Noi europei dobbiamo imparare a razionalizzare le nostre politiche per potere adempiere nuovi incarichi con le risorse disponibili, senza creare continuamente nuove agenzie. Attendo con interesse la nuova proposta della Commissione.
Dariusz Maciej Grabowski (IND/DEM). – (PL) Signor Presidente, ringraziando l’onorevole Kindermann per la relazione, desidero sottolineare che la strategia forestale dell’UE deve porsi un unico obiettivo, vale a dire l’ampliamento sistematico della superficie boschiva, soprattutto se si tratta di grandi foreste. Solo nei boschi di estensione superiore ai 500 ettari è possibile ripristinare la biodiversità delle specie animali e vegetali.
La politica di rimboschimento può essere attuata con maggiore efficacia nei nuovi Stati membri, in particolare in Polonia, grazie al modello polacco di proprietà e di diritto di sfruttamento delle foreste, che si rivela molto efficace. Prova ne è il fatto che in 50 anni la Polonia ha aumentato la propria superficie boschiva di quasi il 50 per cento, e le uniche foreste vergini dell’Unione sono, in realtà, nel nostro paese. Nei nostri boschi si cacciano cervi, cinghiali e alci su ampia scala: tutti hanno accesso alle foreste e i cacciatori sono coinvolti nella loro gestione.
Lo stanziamento di maggiori fondi per il rimboschimento dei nuovi Stati membri non è la strategia vincente. Conviene, a mio avviso, sostenere e promuovere il modello polacco di gestione forestale. L’UE deve considerare le foreste demaniali quanto meno alla stessa stregua di quelle private; ne consegue che le imprese forestali pubbliche devono avere gli stessi diritti delle imprese private per quanto riguarda la concessione di aiuti finanziari.
Qualsiasi forma di discriminazione contro le imprese forestali pubbliche non ha alcun senso dal punto di vista economico e, cosa ancora più importante, non ha senso neppure dal punto di vista ecologico.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN). – (PL) Signor Presidente, le foreste dell’UE si distinguono per la loro grande diversità, e diverse sono anche le condizioni per preservarne il ruolo multifunzionale. Ciò significa che la gestione forestale deve essere ben pianificata e sostenibile per potenziare al massimo le funzioni sociali e protettive di un bosco, importanti tanto quanto le sue funzioni produttive.
I proprietari di boschi svolgono un ruolo rilevante nella gestione forestale. Studi e relazioni dimostrano che la gestione è migliore nelle foreste demaniali. Purtroppo, a differenza delle foreste private, quelle pubbliche non possono contare sugli ingenti aiuti dei Fondi comunitari. Occorre quindi valutare l’adeguatezza della strategia forestale esistente e decidere se anche le foreste demaniali non debbano rientrare nel campo d’applicazione dell’assistenza comunitaria. Dobbiamo ricordarci che, tutto considerato, la cosa importante sono le foreste, non chi le possiede.
Duarte Freitas (PPE-DE). – (PT) Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, la relazione della Commissione oggetto del dibattito presenta le principali conclusioni dell’analisi sulla strategia forestale europea e i problemi emergenti della silvicoltura, suggerendo possibili misure per il futuro.
L’esperienza dimostra che il settore forestale può contribuire al raggiungimento degli obiettivi della strategia di Lisbona – in materia di sviluppo economico sostenibile e competitività – e degli obiettivi di Göteborg, tra cui la salvaguardia delle risorse naturali. La Commissione propone di sviluppare un piano d’azione europeo per la gestione forestale che fornisca un quadro coerente per la realizzazione di misure in materia, permettendo così di sfruttare al massimo le potenzialità del settore per l’Europa.
Il Trattato che istituisce l’Unione europea, tuttavia, non prevede una base giuridica per una politica forestale comune, senza contare che né le politiche comunitarie settoriali in ambito forestale né le strategie di Lisbona e di Göteborg si sono rivelate abbastanza efficienti per combattere il degrado boschivo.
Vorrei ricordare all’Assemblea la tragedia degli incendi boschivi e della siccità che, negli ultimi anni, ha devastato l’Europa del sud e che, purtroppo, ha colpito il Portogallo molto duramente. Mi rendo conto che, per alcuni, questa situazione potrà sembrare un problema lontano, ma voglio attirare la vostra attenzione sulle grandi difficoltà che la silvicoltura incontra nell’Europa del sud, e sui problemi che affliggono i cittadini che, da essa, dipendono.
Questo problema, data la sua gravità, deve essere affrontato con urgenza mediante un approccio serio e profondo. Una politica forestale comune è, più che mai, di vitale importanza. Credo quindi che gli Stati membri debbano riflettere molto attentamente sui vantaggi economici, sociali e ambientali derivanti dall’introduzione di una politica comune nell’ambito della futura Costituzione.
Per tale motivo esorto l’Assemblea a sostenere gli emendamenti nn. 7, 8 e 9 che ho presentato insieme alla collega Herranz García e altri.
Rosa Miguélez Ramos (PSE). – (ES) Signor Presidente, reputo questa relazione molto positiva e mi congratulo vivamente con il relatore e collega, onorevole Kindermann, per il lavoro svolto.
Noi socialisti spagnoli ci identifichiamo particolarmente in questo testo, sia perché riconosce l’importanza del settore forestale nell’Unione europea – sulla base di criteri più ampi rispetto a quelli puramente economici – sia perché mette in luce la necessità di arrivare a un’unica interpretazione del concetto di bosco.
Inoltre, perché il documento fa specifico riferimento agli incendi e alla gestione delle calamità – i due grandi problemi dei boschi spagnoli – e perché sostiene l’approccio generale e i risultati della Conferenza ministeriale per la protezione delle foreste europee, un processo in cui la Spagna svolge un ruolo di prim’ordine essendo uno dei quattro Stati che lo guidano.
Inoltre, anche perché ritengo che la relazione dell’onorevole Kindermann fornisca nuovi elementi da tenere in considerazione, quali – e credo sia un elemento fondamentale – la necessità di facilitare il coordinamento e la cooperazione, sia tra le diverse unità della Commissione sia tra le unità della Commissione e gli Stati membri, nonché lo sviluppo nel campo della ricerca, della formazione e della comunicazione al pubblico, settori che sono in linea con il piano forestale spagnolo.
Ringrazio vivamente l’onorevole Kindermann per avere accettato il mio emendamento, relativo al ruolo fondamentale che i boschi svolgono nella regolamentazione del ciclo idrologico, anche se vorrei si facesse esplicito riferimento all’importanza dell’intervento comunitario nel contribuire a mantenere e a compensare, laddove necessario, i servizi ambientali che i boschi forniscono all’intera società.
A tale proposito, pur ritenendo che dovremmo tener conto dell’importanza dell’aspetto economico e ambientale, vorrei dire alla signora Commissario e al relatore che continuerò ad adoperarmi per arrivare a una vera e propria politica comunitaria in questo settore.
Danutė Budreikaitė (ALDE). – (LT) L’UE è sprovvista di una politica forestale comune. Ciononostante, l’importanza della silvicoltura ha sollecitato la creazione di una strategia forestale dell’Unione europea, e la Commissione sta elaborando un piano d’azione per la sua attuazione.
Il settore forestale europeo è estremamente diversificato in termini di tipi di bosco, dimensioni, forme di proprietà e condizioni sociali ed economiche. Circa il 60 per cento delle foreste appartiene a privati.
I dieci nuovi Stati membri hanno più foreste demaniali rispetto all’ex UE a 15. In Lituania, il 50 per cento delle foreste appartiene allo Stato, il 33 per cento ai privati e il 17 per cento è riservato alla reintroduzione dei diritti di proprietà.
In Lituania, la gestione forestale è di competenza del ministero dell’Ambiente. Le foreste private e demaniali sono gestite da diverse unità all’interno del ministero. Tremila lavoratori operano presso le foreste demaniali, mentre quelle private sono gestite solamente da 120 responsabili. Non solo la gestione forestale è complessa, ma c’è anche un certo divario tra chi produce e chi lavora il legno. Non sarebbe forse meglio se i boschi fossero amministrati da un ministero delle Foreste indipendente?
Può la Commissione fornire alcuni esempi di buone prassi di gestione forestale?
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN). – (PL) Signor Presidente, intervenendo nel dibattito odierno sulla strategia forestale dell’UE, vorrei attirare la vostra attenzione su due aspetti che ritengo basilari.
In Polonia, il ministero del Tesoro possiede oltre l’80 per cento delle foreste nazionali che vengono gestite, per suo conto, dalla Lasy Państwowe, l’azienda forestale pubblica. La loro gestione, che dura ormai da alcuni decenni, è stata riconosciuta come un autentico modello di gestione forestale nelle relazioni della Banca mondiale e dell’UE.
Inoltre, nel periodo 2000-2006 l’Unione europea ha stanziato circa 5 miliardi di euro per interventi forestali attraverso i Fondi di sviluppo rurale. Purtroppo, nonostante l’impegno profuso da alcuni miei colleghi, le foreste demaniali non possono usufruire di questi fondi.
Per questo le rivolgo un appello, signora Commissario, affinché si ponga rimedio a questa spiacevole lacuna del finanziamento della strategia forestale nei prossimi sette anni, per il periodo 2007-2013.
Elisabeth Jeggle (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, permettetemi a mia volta di esprimere gratitudine al relatore, onorevole Kindermann, per l’eccellente relazione e di appoggiare tutte le sue richieste. In questi periodi di magra, alcuni si mettono le mani nei capelli quando sentono parlare delle nuove iniziative assunte e finanziate dall’Unione europea. La strategia forestale dell’UE e l’elaborazione di un piano d’azione comunitario per una gestione forestale sostenibile non sono, però, attività e spese di recente invenzione. La politica forestale non è un problema di competenza della Comunità, anche se non si può negare che essa, così come la gestione forestale, è sempre più influenzata da politiche di altri settori quali l’ambiente e l’agricoltura. La continua crescita delle rivendicazioni sociali e degli standard ambientali sta spingendo l’industria del legno e delle foreste ai limiti della propria redditività. Se saranno costretti a oltrepassare questa soglia, i gestori si ritireranno dalla mischia.
Il piano d’azione dell’UE è, a nostro avviso, un’opportunità per migliorare le condizioni della gestione forestale in un’Unione europea allargata. Credo che, in questo, vi siano due aspetti chiave: migliorare le strutture di comunicazione e coordinamento a livello europeo, e istituire un’unità strutturale all’interno della Commissione, responsabile dell’attuazione delle strategie e dei piani d’azione forestali.
Di tre cose non abbiamo bisogno: primo, il regolamento europeo sul mercato del legname; secondo, più burocrazia; terzo, vista soprattutto l’attuale situazione finanziaria, gli aiuti europei a favore delle foreste comunali o statali, a cui mi oppongo. Le foreste dell’Europa centrale hanno un ruolo multifunzionale. Speriamo che la sostenibilità sociale, ecologica ed economica continui a essere da esempio in ambito europeo, e che la silvicoltura europea rimanga competitiva.
Bernadette Bourzai (PSE). – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero innanzi tutto congratularmi con il relatore, onorevole Kindermann, per l’eccellente relazione. E’ fondamentale tenere conto dell’importanza dei boschi nell’Unione europea, nel rispetto del principio di sussidiarietà, vista la superficie che essi occupano nello spazio rurale, il ruolo che svolgono nell’economia rurale come settore di attività complementare all’agricoltura e il loro ruolo nella pianificazione territoriale, ad esempio nel prevenire e limitare l’impatto di fenomeni naturali quali le inondazioni e l’erosione.
Una strategia forestale per l’Unione europea permetterebbe di attuare una gestione sostenibile delle foreste in diversi modi. In primo luogo contribuirebbe ad attenuare i cambiamenti climatici e favorirebbe un approvvigionamento energetico sostenibile – e penso in particolare alla biomassa. A tale proposito, accolgo con favore l’accordo raggiunto al Consiglio ECOFIN che autorizza l’applicazione di un’IVA a tasso ridotto per la produzione di calore e di refrigerazione a partire dal legno. In pratica, la riduzione dovrebbe incoraggiare lo sviluppo di questa fonte di energia rinnovabile e di nuovi sbocchi per il settore del legname. Inoltre, le attività forestali creano anche ricchezza e posti di lavoro, che si tratti di…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (LT) Desidero ringraziare, in primo luogo, il collega, onorevole Kindermann, per aver elaborato la relazione sull’attuazione di una strategia forestale per l’Unione europea. Il progetto di questa relazione è stato discusso anche in Lituania ed è stato bene accolto dall’Associazione lituana dei proprietari forestali. Nel mio paese, i boschi hanno da sempre ricoperto un ruolo importante nel nostro modo di vivere, nella nostra cultura, mentalità ed economia. Il tema indubbiamente riguarda tutta l’Unione europea, ove il 60 per cento dei boschi è gestito da 15 milioni di proprietari privati e le dimensioni medie di un bosco non demaniale sono solo circa 13 ettari.
L’intera strategia forestale per l’Unione europea è importante, ma oggi vorrei parlare nello specifico dell’ottavo elemento strategico della relazione, cioè la promozione della competitività, dell’occupazione e dei redditi del settore forestale, e più precisamente del venticinquesimo punto, che afferma: “invita la Commissione e gli Stati membri a prevedere nel piano d’azione dell’Unione europea per una gestione forestale sostenibile efficaci misure per prevenire i rischi e per affrontare le catastrofi di particolare gravità (incendi, tempeste, insetti, infestazioni e siccità)”.
La relazione sottolinea giustamente che ora gran parte dell’assistenza comunitaria, destinata alla prevenzione degli incendi boschivi, proviene dai Fondi di sviluppo rurale, e che è necessario consolidare il coordinamento dei programmi nazionali e regionali elaborando orientamenti strategici comunitari, che contribuirebbero a coordinare le misure preventive attuate da diversi organismi statali.
In tale contesto attiro la vostra attenzione sul progetto pilota di lotta alle calamità naturali che, grazie all’impegno profuso dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei, abbiamo integrato nel bilancio comunitario 2006. Sono stati stanziati 6,5 milioni di euro. Il progetto pilota è volto a finanziare misure preventive per combattere le calamità naturali, tra cui gli incendi boschivi e la siccità.
Per attuare la strategia forestale, mi sembra di gran lunga preferibile finanziare misure preventive anziché affrontare le conseguenze di incendi e siccità e dover indennizzare i danni attingendo al Fondo di solidarietà dell’UE.
Riitta Myller (PSE). – (FI) Signor Presidente, ringrazio il collega, onorevole Kindermann, soprattutto per essere riuscito ad analizzare cos’è e cosa dovrebbe fare la politica forestale europea.
Mi soffermerò, in particolare, sull’aspetto multifunzionale delle foreste e sull’utilizzo del legname con metodi nuovi e innovativi. Il legno, come materia prima, ha molte proprietà non ancora sfruttate. Esso, ad esempio, può essere utilizzato al posto della plastica, permettendo di conservare materie prime non rinnovabili. L’industria chimica può sfruttare il legname come materia prima, con tutte le sue proprietà, in maniera del tutto rivoluzionaria. Ci sono moltissime potenzialità per l’industria alimentare, ad esempio nella produzione di cibi salutari.
Tutto questo, però, richiede nuove ricerche e conoscenze. Suggerisco, quindi, di considerare l’opportunità di istituire un’unità di ricerca europea ad alto livello – nel settore forestale e del legno – che possa occuparsi della questione.
Jan Březina (PPE-DE). – (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, a mio parere l’Unione necessita di una strategia comune di gestione forestale. Concordo pienamente sui principi di base della strategia, in particolare il riconoscimento del carattere multifunzionale dei boschi e l’importanza che essi rivestono per l’economia, la qualità della vita, la tutela ambientale e la protezione della biodiversità. Come membro della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, sono altresì lieto del fatto che il documento, di cui ringrazio il relatore, proponga di sostenere la produzione di biomassa a partire dal legno. Molti punti della relazione indicano il bisogno di valutare la gestione forestale insieme ad altre politiche comuni, ad esempio la tutela ambientale o l’energia. Tuttavia, per garantire efficacia, la strategia deve anche conformarsi agli strumenti finanziari dell’UE.
Vorrei evidenziare, in tale contesto, che gli attuali regolamenti sul sostegno finanziario dell’Unione non fanno praticamente alcun riferimento alle foreste demaniali o alle imprese pubbliche. Questi boschi possono ricevere aiuti solo in circostanze eccezionali, ad esempio in caso di calamità naturale, ma non più per esigenze di natura quotidiana, ad esempio investimenti. Si tratta di un problema di vitale importanza, soprattutto per paesi come la Repubblica ceca e la Polonia, dove oltre il 50 per cento del territorio boschivo è di proprietà dello Stato.
Sono lieto che, secondo la relazione, la concessione di aiuti comunitari non dovrebbe essere subordinata alla forma di proprietà delle foreste. Un bosco è un bosco, sia esso proprietà privata, pubblica o appartenente a enti locali. Forse la sua importanza cambia in base alla forma di proprietà? Il diritto europeo deve applicare il principio di eguaglianza di tutte le forme di proprietà, che devono godere della stessa tutela giuridica. Spero che la relazione contribuisca a valorizzare il settore forestale nell’Unione europea e porti la Commissione e il Consiglio a prestare maggiore attenzione a questo settore. Si potrebbe iniziare, ad esempio, istituendo gruppi di lavoro o piattaforme ad hoc per lo scambio di esperienze e l’armonizzazione delle strategie nazionali. E’ necessario arrivare a un punto in cui gli esperti nazionali di gestione forestale possano considerare le Istituzioni europee come interlocutori.
Wiesław Stefan Kuc (PSE). – (PL) Signor Presidente, l’attuazione di una strategia forestale comune nei nostri paesi sarà, come sempre, legata alla concessione di aiuti. Per molti paesi questo non sarà un problema, perché la maggioranza dei boschi è di proprietà pubblica o privata. Cosa si può fare, però, in paesi come la Polonia, dove le foreste sono perlopiù di proprietà dello Stato, che le gestisce?
Il numero dei colleghi polacchi oggi intervenuti in Aula dimostra la gravità del problema. Tuttavia non condivido la loro opinione, e credo che finché non si raggiungerà un equilibrio tra proprietà pubblica e privata, i finanziamenti dovrebbero essere destinati solo alle foreste appartenenti a privati.
Il numero delle richieste di finanziamento a favore delle nuove foreste ha già superato i fondi stanziati a tal fine. Nel primo anno del programma, i nuovi impianti boschivi hanno riguardato una superficie di circa 6 000 ettari. E’ questa un’opportunità per cambiare la forma di proprietà, ridurre i costi della produzione di legname e attuare una politica forestale comune in linea con la strategia di Lisbona.
Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). – (PL) Signor Presidente, sono felice che un tema così importante come quello delle foreste sia oggetto di dibattito in Parlamento, e che sia trattato anche da altre Istituzioni europee e internazionali.
La Commissione ha presentato al Parlamento una comunicazione sull’attuazione della strategia forestale fino ai giorni nostri. Il documento, inoltre, delinea i temi da includere nel piano d’azione dell’Unione per una gestione sostenibile delle foreste. Il contesto in cui si colloca è generico e succinto e indica la direzione da seguire per raggiungere un vero equilibrio tra funzioni economiche, sociali e ambientali delle foreste nell’ambito di un modello di gestione sostenibile.
L’Unione europea ha istituito la rete ecologica Natura 2000. Tuttavia, il successo dell’iniziativa dipenderà dal buon funzionamento del meccanismo di finanziamento. Le norme che disciplinano il finanziamento della biodiversità, principale obiettivo di Natura 2000, devono essere le stesse per tutte le forme di proprietà della rete Natura 2000, pubblica o privata. I finanziamenti destinati a programmi forestali devono provenire da fondi stanziati nel bilancio dell’Unione, e non dal settore dello sviluppo rurale. I contribuenti europei saranno più felici di finanziare le foreste o l’ambiente piuttosto che la politica agricola comune.
I boschi coprono un terzo del territorio europeo e garantiscono una serie di benefici ambientali, sociali ed economici alla collettività. Bisogna avere una migliore comprensione dei rapporti che intercorrono tra i vari settori, e offrire migliori informazioni ai cittadini dell’Unione europea sui problemi e le esigenze del settore forestale. Il nostro scopo principale è quello di far incontrare la silvicoltura e la collettività, affinché possano lavorare insieme. Il settore forestale può dare un importante contributo alla realizzazione degli obiettivi di Göteborg e Lisbona. I boschi hanno un impatto sul valore paesaggistico e culturale e sono alla base di altri tipi di attività, come la caccia e il turismo, senza contare che sono fonte di materie prime per le energie rinnovabili.
E’ importante ricordare che la conservazione delle funzioni naturali e ambientali delle foreste, necessarie a tutelare ed equilibrare l’ecosistema, richiede denaro e, al tempo stesso, conoscenze tecniche.
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, spronata da un dibattito così interessante e ricco di interventi su questa importante questione, vorrei riprendere alcuni punti sollevati durante la discussione.
Comincerò con due osservazioni sull’integrazione verticale della Commissione. In primo luogo, la Commissione ha di recente istituito una nuova unità presso la Direzione generale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, molto più concentrata sul settore forestale. Attualmente l’unità coordina il lavoro preliminare sul piano d’azione forestale dell’UE e presiede gli incontri del gruppo di lavoro interservizi sulle foreste.
In secondo luogo, il gruppo di lavoro interservizi sulle foreste, istituito nel 2002 per agevolare la cooperazione e il coordinamento dei lavori in ambito forestale tra i rispettivi servizi della Commissione, ha dimostrato di essere uno strumento di coordinamento efficace offrendo risultati molto positivi. Il gruppo si è allargato e ora comprende 11 servizi della Commissione. Esso è coinvolto molto attivamente nell’elaborazione del piano d’azione e svolgerà un ruolo di prim’ordine nella sua attuazione.
Con riferimento alla base giuridica, negli Stati membri sono stati effettuati diversi studi riguardanti la creazione di una base giuridica distinta per il settore forestale all’interno dei Trattati. A nostro avviso, a meno che gli Stati membri non cambino la propria posizione, il valore aggiunto di ulteriori studi in materia sarebbe discutibile.
Per quanto attiene ai dubbi sollevati in merito alla creazione di un Osservatorio forestale europeo, credo che l’argomento debba essere discusso in primis tra gli Stati membri, che sono i principali responsabili della politica forestale. Essi potranno stimare il valore aggiunto di una simile iniziativa alla luce delle strutture attuali e delle istituzioni internazionali esistenti.
Sono cosciente della gravità del problema degli incendi boschivi nell’Unione europea e della necessità di continuare a impedirne l’insorgenza. Ho avuto la possibilità di constatare le orribili conseguenze degli incendi boschivi lo scorso anno, durante una visita in Portogallo. L’attuale regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale prevede assistenza agli Stati membri per importanti misure di prevenzione di incendi boschivi, ad esempio parafiamma, punti d’erogazione d’acqua e silvicoltura preventiva, oltre che per il ripristino delle potenzialità produttive di boschi danneggiati da incendi.
Vorrei ricordare che queste azioni continueranno nel periodo 2007-2013 nel quadro del nuovo regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale, e gli Stati membri avranno quindi la possibilità di includere misure preventive per gli incendi boschivi nei propri programmi di sviluppo rurale. Gli interventi di sviluppo rurale saranno integrati da misure intraprese nell’ambito del programma LIFE+ per il prossimo periodo finanziario.
A tale proposito, in seguito a un’iniziativa del Parlamento europeo, la Commissione realizzerà uno studio per analizzare le cause principali del deterioramento dei boschi in Europa, tra cui gli incendi, l’efficienza delle misure attuali e le possibili alternative per migliorare la situazione.
Molti onorevoli parlamentari hanno fatto riferimento alle foreste demaniali. Chiaramente l’obiettivo principale dello sviluppo rurale è dare nuovo slancio alle zone rurali, e non finanziare le attività delle autorità pubbliche. Per questo motivo il principale gruppo beneficiario delle misure di sviluppo rurale in campo forestale è il settore privato e, in particolare, gli agricoltori, i silvicoltori e, nell’ambito dell’asse 3 della politica di sviluppo rurale, la società rurale in senso lato. Tuttavia, il nuovo regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale prevede alcune deroghe all’esclusione delle foreste demaniali dagli aiuti, per tener conto delle situazioni specifiche di alcune regioni e delle caratteristiche di misure particolari.
Infine, due commenti sui contenuti del piano d’azione. Innanzi tutto, esso sarà elaborato in conformità ai principi di base della strategia forestale dell’Unione europea. La politica forestale è, principalmente, di competenza degli Stati membri, e le azioni a livello comunitario continueranno a basarsi sul principio di sussidiarietà. Intendiamo concentrare gli interventi comunitari su quei settori che mostrano chiaramente di avere un valore aggiunto.
In secondo luogo, il piano d’azione individuerà anche gli strumenti comunitari utilizzabili dagli Stati membri per l’attuazione degli interventi proposti, ad esempio il nuovo regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale, lo strumento LIFE+ o – com’è stato ricordato anche in Aula – il settimo programma quadro di ricerca. In tal senso, il piano d’azione aumenterà la visibilità del settore forestale e rafforzerà la complementarità delle diverse azioni comunitarie a sostegno di una gestione forestale sostenibile.
Per quanto riguarda le proposte specifiche della relazione, la Commissione accoglie con favore le raccomandazioni contenute ai paragrafi 1, 4, 7, 11, 12, 14, 19, 20, 21, 24, 26 e 29. Vi sono alcune raccomandazioni, in particolare ai paragrafi 3, 5, 6, 8, 10, 15, 16, 17, 18, 22, 23 e 30, rivolte anche agli Stati membri, e la Commissione discuterà dettagliatamente queste proposte con gli Stati membri quando svilupperà ulteriormente il piano d’azione.
La Commissione ha inoltre preso nota della raccomandazione 9, che esamineremo attentamente: il coordinamento è, sicuramente, un tema da affrontare.
Infine vi sono alcune raccomandazioni, ad esempio ai paragrafi 2, 13, 15, 25, 27, 28, 30 e 32, che si spingono oltre il principio di base della strategia forestale europea o potrebbero non essere totalmente in linea con i regolamenti già adottati.
Ancora una volta, vi ringrazio per una relazione eccellente ed estremamente interessante e per questo dibattito ricco di spunti che si è rivelato di grande sostegno.
(Applausi)
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, alle 10.00.
Dichiarazione scritta (articolo 142 del Regolamento)
Véronique Mathieu (PPE-DE). – (FR) L’obiettivo del piano d’azione per le foreste è consolidare i principi di base della strategia forestale, vale a dire la gestione sostenibile delle foreste e il loro crescente ruolo multifunzionale, sottolineandone le funzioni economiche, sociali, culturali, ricreative e ambientali e rispettando il principio di sussidiarietà.
E’ giusto evitare la creazione di una politica forestale comune. Detto questo, avremmo potuto spingerci oltre istituendo una struttura appositamente incaricata di coordinare, da una parte, le politiche nazionali e comunitarie e, dall’altra, gli operatori del settore forestale.
I silvicoltori sono, per loro natura, i garanti della biodiversità. La gestione delle specie animali va di pari passo con la gestione degli habitat. Le foreste hanno una grande capacità di accogliere animali e piante selvatiche, e le specie che colonizzano questi habitat in maniera naturale meritano di esistere. Quel che più conta, la gestione dei danni forestali non deve necessariamente comportare la distruzione indiscriminata delle popolazioni animali. E’ indispensabile assicurare il coordinamento e il dialogo tra proprietari delle foreste e cacciatori se vogliamo promuovere la biodiversità e garantire un buon equilibrio tra boschi e selvaggina.