Presidente. L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0022/2006) presentata dall’onorevole Benoît Hamon, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla revisione strategica del Fondo monetario internazionale (2005/2121(INI).
Joaquín Almunia, Membro della Commissione. (ES) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, ritengo che la relazione discussa oggi da questo Parlamento, elaborata dall’onorevole Hamon e discussa dai componenti della commissione per i problemi economici e monetari, giunga in un momento estremamente opportuno, in quanto il Fondo monetario internazionale sta ora dibattendo la propria revisione strategica sulla base del documento presentato dal proprio direttore esecutivo.
Come ben sapete, né la Commissione né l’Unione europea sono direttamente o formalmente presenti nel Fondo monetario internazionale, sono gli Stati membri a esservi rappresentati. Tuttavia, dobbiamo essere coscienti del fatto che gli Stati membri rappresentati nell’Unione europea e in questa Assemblea detengono insieme oltre il 30 per cento delle azioni del Fondo monetario internazionale.
Questo contributo alla discussione, pertanto, mi pare straordinariamente utile per garantire una migliore stabilità economica e finanziaria all’economia globale e includere in questo concetto di stabilità lo sviluppo dei paesi meno avanzati e l’eliminazione della povertà.
Al fine di conseguire questi obiettivi, è sicuramente necessario l’aiuto di istituzioni in grado di agire su scala mondiale, come il Fondo monetario internazionale.
Il primo aspetto che richiama la nostra attenzione, quando analizziamo il ruolo del Fondo monetario nell’economia globale in questi primi anni del ventunesimo secolo, è la pertinenza e l’attualità degli obiettivi che gli furono affidati al momento della sua fondazione, nel 1944.
Tuttavia, se gli obiettivi di promozione della stabilità monetaria internazionale, come agevolare l’espansione degli scambi internazionali, promuovere la stabilità dei cambi e ridurre lo squilibrio nelle bilance dei pagamenti, conservano tutta la loro ragione d’essere, il contesto economico in cui oggi opera il Fondo è radicalmente mutato rispetto a sessant’anni fa
Il Fondo, ovviamente, ne prende atto all’interno della sua revisione strategica, dichiarando che la sfida della globalizzazione svolge un ruolo centrale nell’attività affidata a questa istituzione. Il nuovo approccio del Fondo consiste nel considerare le sue missioni fondamentali di monitoraggio e di concessione di crediti nel contesto della globalizzazione.
A tal fine, il Fondo tiene conto sia dei rischi che delle opportunità. Nel suo documento strategico, ad esempio, riconosce che la libera circolazione dei capitali consente una più efficiente distribuzione delle risorse, ma allo stesso tempo segnala anche che essa produce una maggiore volatilità e un maggiore rischio di reazioni estreme da parte dei mercati in caso di crisi. Constata inoltre la spinta delle economie emergenti, che stanno contribuendo sensibilmente agli alti livelli di crescita dell’economia mondiale, ma nota anche che la potenza di queste economie emergenti sta rendendo più difficile per i paesi più poveri salire sul treno del commercio e della crescita mondiali.
La Commissione condivide la visione della globalizzazione fornita dal Fondo nel suo documento strategico; noi trasmettiamo al Fondo monetario internazionale le nostre opinioni durante i distesi e frequenti contatti che intratteniamo con tale istituzione. In particolare, come sapete, collaboriamo con il Fondo monetario nella definizione delle nostre politiche e nell’adozione delle nostre decisioni in merito all’assistenza macrofinanziaria che la Comunità europea concede ai paesi dei Balcani occidentali o ad alcuni degli Stati dell’ex Unione Sovietica. Tale assistenza, fondata sulle risorse del bilancio comunitario, è sempre legata a una serie di condizioni complementari agli interventi del Fondo in quegli stessi paesi.
Nel campo degli aiuti allo sviluppo e dell’eliminazione della povertà, il Fondo monetario, la Banca mondiale e l’Unione europea rappresentano sicuramente i principali attori mondiali e, in questo caso, esiste anche una stretta e fruttuosa collaborazione tra le diverse istituzioni.
In un modo o nell’altro, tutti questi aspetti sono presenti nella relazione in esame e la Commissione è lieta di manifestare il proprio accordo con le posizioni espresse dal relatore e sostenute dalla commissione per i problemi economici e monetari.
La relazione mette anche in rilievo la necessità di adeguare la distribuzione delle quote e dei diritti di voto nelle istituzioni governative del Fondo, in modo da riflettere in maniera più equilibrata il peso relativo delle economie dei paesi membri. Questo darà più voce ai paesi meno sviluppati e, in particolare, ai paesi africani, la cui attuale quota di rappresentanza e di capitale nel Fondo è bassissima.
Come ricorda il Fondo monetario nei suoi documenti, intraprendere questa riforma relativa alla distribuzione delle quote e dei voti è compito dei paesi azionisti e richiede una forte volontà politica. Occorre capire che aumentare la quota di alcuni a spese di altri può apportare benefici a tutti, nel medio e nel lungo periodo, perché permetterà al Fondo di svolgere meglio le proprie funzioni e di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Da ultimo, signor Presidente, intendo affrontare la questione della rappresentanza esterna della zona euro e dell’Unione europea negli affari economici e monetari. Ringrazio il relatore e tutti gli onorevoli deputati che hanno incluso questo punto nella relazione in esame, anche se devo sottolineare che, come ho già detto, credo, l’anno scorso in questa stessa Aula, la Commissione preferirebbe una formulazione più chiara e diretta dell’obiettivo di una rappresentanza esterna più adeguata della zona euro e dell’Unione europea nel suo insieme, come, per esempio, quella proposta nell’emendamento n. 5, presentato dall’onorevole Purvis.
Assieme alla presidenza dell’Eurogruppo, la Commissione ha iniziato a riflettere su quali passi compiere per giungere a una rappresentanza esterna più efficace della zona euro e, in caso, dell’Unione europea. Gradualmente, con volontà e realismo, stiamo cercando di profilare una strategia coerente che ci permetta di arrivare a un miglior coordinamento tra i membri della zona euro al momento di esprimere una posizione comune nelle istituzioni finanziarie internazionali. Nel breve periodo, l’intenzione è quella di individuare alcuni punti dei programmi di tali istituzioni rispetto ai quali si possa conseguire una posizione coordinata degli Stati membri, per esempio, in materia di vigilanza sul bilancio. Nel lungo periodo, l’obiettivo continua a essere quello di ottenere una rappresentanza unica della zona euro nel Fondo, che le consenta di esercitare un’influenza corrispondente al peso economico dell’unione monetaria. A tale scopo si rende indubbiamente necessario il forte sostegno politico degli Stati membri.
La Commissione ritiene che il Parlamento possa e debba fornire un importante contributo per realizzare questa aspirazione, pronunciandosi con la maggior chiarezza possibile in questa direzione.
Concludo, signor Presidente, dichiarando che la Commissione è disposta a studiare il modo in cui il Parlamento può partecipare alla formulazione delle posizioni che i rappresentanti della zona euro o dell’Unione europea sono chiamati a esprimere nelle istituzioni e negli enti finanziari internazionali. Occorre certamente studiare la questione, in quanto non è di facile soluzione; tuttavia, posso assicurare a tutti gli onorevoli deputati la piena disponibilità, mia e della Commissione, ad approfondire la questione quando lo ritengano opportuno.
Benoît Hamon (PSE), relatore. – (FR) Signor Presidente, ringrazio il Commissario Almunia per aver accolto con favore la mia relazione, che è anche quella della commissione per i problemi economici e monetari.
Permettetemi di sottolineare un fatto che merita di essere segnalato: il voto unanime della commissione per i problemi economici e monetari a favore di questa relazione. Vorrei ringraziare anche la commissione per lo sviluppo e la commissione per il commercio internazionale per il suo operato e in particolare per quello dei suoi relatori, gli onorevoli Wijkman e Bourlanges, che hanno contribuito al miglioramento di questa relazione, presentata in un momento in cui il Fondo monetario internazionale sta riflettendo sulla propria strategia e sul modo di valutare l’evoluzione della propria missione, l’impatto delle proprie politiche nonché il proprio funzionamento.
Vorrei tornare allo spirito con cui hanno lavorato i relatori ombra e tutta la commissione, per fare sì che la relazione del nostro Parlamento possa dare un utile contributo alla revisione strategica del Fondo monetario internazionale tenendo contemporaneamente conto delle grandi sfide che tale istituzione è chiamata ad affrontare: in primo luogo la questione della sua governance, quindi la questione della sua dottrina economica e dell’impatto delle sue scelte sugli Obiettivi del Millennio e, infine, più genericamente, il modo in cui, oggi, tramite il suo ruolo di monitoraggio e di prevenzione delle crisi, resta il garante della stabilità macroeconomica e finanziaria globale.
Sul tema della governance, permettetemi di ricordare che gli Stati membri sono oggi suddivisi in nove circoscrizioni, il che significa che oggi l’Unione europea, se di Unione si può parlare in questo contesto, non ha una rappresentanza unica. Quindi, è tramite queste nove, frammentate circoscrizioni che l’Unione europea si esprime. Si constata inoltre, e questo è un punto che la relazione evidenzia, che il coordinamento tra gli Stati membri in seno al Fondo monetario internazionale è scarso o nullo. E’ per questo che la relazione sostiene, da un lato, l’esigenza di un maggiore coordinamento dei seggi europei e, dall’altro, di un progresso graduale verso una rappresentanza dell’Unione europea nel suo complesso in seno al Fondo monetario internazionale, con la prospettiva, naturalmente, di un seggio unico, passando per la tappa intermedia di un seggio unico per la zona euro.
Oggi, la relazione non affronta nello specifico la questione del seggio unico, ma fissa l’obiettivo di garantire che l’Unione europea sia rappresentata e voti come un blocco unico in seno al Fondo monetario internazionale, il che mi pare una tappa assolutamente fondamentale. Per quale ragione? Perché darebbe all’Unione europea la minoranza di blocco di cui oggi non dispone, ovvero il 15 per cento dei diritti di voto in seno al Fondo monetario internazionale. Gli Stati Uniti sono al momento i soli a disporre di questa minoranza di blocco, e conosciamo l’impatto che essa può avere sulle grandi scelte politiche e strategiche adottate dal Fondo monetario internazionale. Si tratta di un elemento chiave fondamentale.
Aggiungo che tali mutamenti nella rappresentanza dell’Unione europea potrebbero anche permettere di risolvere la questione della distribuzione dei diritti di voto e quindi del peso delle economie emergenti e dei paesi in via di sviluppo in seno all’organo direttivo del Fondo monetario internazionale. Pensiamo in effetti che la rappresentanza dei paesi emergenti debba essere più proporzionale al loro peso economico. E’ altresì necessario che i paesi con le popolazioni più numerose e le economie più deboli, ovvero quelli in via di sviluppo, abbiano diritti di voto molto superiori a quelli di cui dispongono oggi, per la semplice ragione che tali paesi sono i “beneficiari” delle politiche del Fondo monetario internazionale. Per questo motivo, la relazione si pronuncia a favore di un aumento dell’assegnazione dei diritti di voto fondamentali: questa è comunque una delle possibilità da esplorare nell’immediato futuro.
Il secondo punto su cui insistiamo è legato alla questione della legittimità degli interventi del Fondo monetario internazionale, soprattutto alla luce del crescente ampliamento dell’ambito di attuazione degli interventi. Noi sosteniamo una maggiore trasparenza del Fondo monetario internazionale e del suo funzionamento. Penso in particolare all’assunzione di esperti e alla necessità di diversificare il loro profilo affinché adeguino più facilmente le proprie raccomandazioni alla varietà delle situazioni incontrate.
L’ultimo punto, non meno spinoso dei precedenti, riguarda il modo in cui possiamo valutare le politiche di aggiustamento strutturale e le raccomandazioni del Fondo monetario internazionale da molti anni a questa parte. Il Fondo oggi è oggetto di molte critiche per l’attuazione di alcune delle sue raccomandazioni, per la sua dottrina macroeconomica e per la sua applicazione troppo rigida del consenso di Washington. E’ questo che ci ha portato a chiedere al Fondo di mostrare un po’ più di flessibilità e di cercare il modo migliore per indurre gli enti locali e i paesi interessati ad attuare strategie di riduzione della povertà. Questa ci sembra una tappa fondamentale.
Abbiamo affermato anche che alcuni interventi del Fondo non sono stati privi di pecche, se si guarda ai risultati raggiunti, ai costi sociali dei piani di aggiustamento strutturale, oppure alla diffusione o perfino al riemergere delle crisi. Abbiamo sottolineato questi punti per convincere il Fondo a modificare alcune delle sue scelte nel quadro della propria revisione strategica.
Aggiungo, e vorrei insistere su questo punto, che non dobbiamo finire per ritrovarci, in materia di governance mondiale, di fronte a una specie di gerarchia implicita di norme che tenti di porre al di sopra di tutto le raccomandazioni del Fondo, con il pretesto che esse non attengono più soltanto alla stabilità macroeconomica e alle politiche di crescita, ma anche alle politiche del mercato del lavoro, al finanziamento dei programmi sociali, dell’istruzione e della sanità. Non ci dobbiamo ritrovare con questa gerarchia di norme che collocano le raccomandazioni del Fondo al di sopra di tutte le organizzazioni internazionali, al punto da creare pesanti contraddizioni tra le raccomandazioni del Fondo e quelle degli accordi internazionali dell’Organizzazione mondiale del lavoro o dell’Organizzazione mondiale della sanità.
In conclusione, auspichiamo che il Parlamento europeo si senta maggiormente coinvolto, soprattutto con la prospettiva di una rappresentanza unica per l’Unione europea, tramite gli amministratori dell’Unione europea in seno al Fondo monetario internazionale. Speriamo che, così come il Fondo intrattiene regolari relazioni con il Congresso americano, le intrattenga anche con il Parlamento europeo e che sia parimenti responsabile delle proprie azioni dinanzi ai rappresentanti del popolo europeo.
Jean-Louis Bourlanges (ALDE), relatore per parere della commissione per il commercio internazionale. – (FR) Signor Presidente, la commissione per il commercio internazionale ha presentato un parere che si avvicina molto all’eccellente relazione dell’onorevole Hamon, e credo che le opinioni espresse nei due documenti siano veramente convergenti e i timori molto simili.
Noi abbiamo essenzialmente tre preoccupazioni. Anzitutto, come il relatore, anche noi aspiriamo a un migliore coordinamento di tutte le politiche di sviluppo. Abbiamo segnalato una palese contraddizione: l’FMI fa parte di un insieme più grande, con un compito specifico, ma, allo stesso tempo, è molto più di questo, perché in quanto prestatore di ultima istanza, esso gode, come l’onorevole Hamon ha appena ricordato, di una sorta di preminenza di fatto non priva di problemi, il che crea la necessità di un maggior coordinamento con le altre organizzazioni internazionali, nella fattispecie l’OMC, l’Organizzazione mondiale del lavoro e l’OMS. Occorre riflettere attentamente su queste modalità di coordinamento.
In secondo luogo, dobbiamo occuparci di una ridistribuzione dei poteri. Non vogliamo cedere a un’eccessiva febbre demografica che ci taglierebbe fuori dalla realtà economica mondiale, ma riteniamo che nella fase attuale, le economie emergenti non siano adeguatamente rappresentate e che occorra ridistribuire il potere a loro vantaggio.
Infine, come il relatore, vorremmo vedere l’Europa parlare con una sola voce e agire di concerto. E’ veramente desolante vedere che l’Europa, che, fra tutti i suoi Stati membri, detiene praticamente il doppio dei voti degli Stati Uniti conti così poco nell’ambito dell’organizzazione. Possiamo compiere da subito i primi passi in direzione del seggio unico? Probabilmente no, ma occorre procedere verso modelli informali simili a patti d’azionariato, cominciando dalla zona euro, con l’obiettivo di far poi parlare con una voce sola l’Unione europea nel suo complesso. Queste sono le nostre preoccupazioni e non credo che contraddicano quelle dell’onorevole Hamon.
John Purvis, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, vorrei anzitutto ringraziare l’onorevole Hamon per il modo piacevole in cui abbiamo lavorato assieme su questa relazione. E’ stato un esempio interessante e, spero, produttivo di collaborazione tra i nostri rispettivi gruppi.
Il gruppo PPE-DE vede con favore la revisione del Fondo monetario internazionale sulle proprie attività e sulla propria direzione futura. Il Fondo svolge da oltre 60 anni un importante ruolo nell’economia mondiale e desideriamo che continui a svolgerlo, ma per farlo deve tornare a concentrarsi sul suo compito principale, ossia quello di promuovere la stabilità finanziaria e sostenere i paesi che incontrano difficoltà a livello di bilancia dei pagamenti. Esso svolge un ruolo fondamentale nella supervisione del sistema monetario mondiale e aiuta a prevenire e a gestire le crisi. Occorre intensificare il suo ruolo di supervisione affinché si concentri sulla riduzione dell’instabilità finanziaria mondiale e sui suoi compiti di consulenza ai singoli paesi in tema di stabilità finanziaria, crescita economica, tassi di cambio e accumulo di riserve perché questi sono prerequisiti essenziali perché i paesi evitino e superino le difficoltà e le trappole della povertà.
Il Fondo è stato criticato per le condizioni a cui concede prestiti a paesi in ristrettezze economiche. Condivido le preoccupazioni di chi pensa che tali condizioni siano state a volte troppo rigide ma, in qualità di prestatore responsabile e depositario di fondi, l’FMI deve essere in grado di imporre le proprie condizioni quando presta denaro. I requisiti che esso richiede hanno lo scopo di migliorare la situazione economica di un paese aprendo i mercati e promuovendo politiche economiche ragionevoli, una sana gestione pubblica e finanziaria. Spesso, infatti, il Fondo rappresenta un utile capro espiatorio per i governi che sono costretti a far approvare riforme impopolari.
Per quanto concerne il ruolo dell’Europa nell’FMI, come l’onorevole Hamon ha osservato, l’UE attualmente è suddivisa in nove circoscrizioni (pensavo fossero dieci ma forse ha ragione a contarne nove) ed è priva di qualunque sembianza di posizione compatta nella definizione della politica del Fondo monetario internazionale. Pertanto, una prima priorità dovrebbe essere quella di un migliore coordinamento. Trovarsi in circoscrizioni diverse ha i suoi vantaggi, non da ultimo quello di avere maggiore potere di voto di qualunque altra parte del mondo e di poter meglio influire sui paesi extracomunitari all’interno di queste circoscrizioni, ma questo conta poco se i nostri Stati membri sono disorganizzati. Un seggio unico per l’Unione europea non è un obiettivo realistico ora come ora, anche se rappresenta un’aspirazione a lungo termine, ma si potrebbero subito ottenere risultati migliori coordinando meglio le posizioni degli Stati membri.
Il mio gruppo presenterà alcuni emendamenti e alcune votazioni per parti separate per contribuire a migliorare la relazione dell’onorevole Hamon che, nel complesso, speriamo di appoggiare.
Ieke van den Burg, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare il relatore e gli altri gruppi per la loro collaborazione in commissione. Spero che la decisione di rinviare la votazione su questa relazione rappresenterà un’opportunità per valutare quali emendamenti, fra quelli presentati, migliorano la relazione e quali hanno l’effetto opposto. Forse, nel frattempo, riusciremo a trovare qualche compromesso.
Convengo inoltre sul fatto che questo dibattito e questa relazione giungono al momento giusto, data l’attuale revisione strategica del Fondo monetario internazionale e il fatto che il Comitato economico e finanziario ha prodotto un documento che sarà discusso al Consiglio ECOFIN. Anche per noi, il ruolo dell’FMI ha un significato centrale per il rafforzamento della stabilità e della solidità del sistema finanziario internazionale, tuttavia vorremmo anche che venisse dato maggiore rilievo e attenzione agli aspetti inerenti alle politiche sociali e pubbliche, ed è per questo che il mio gruppo ha presentato nuovamente alcuni emendamenti precedenti.
Sulla questione delle circoscrizioni e del seggio unico, avete entrambi accennato a come potremmo rafforzare la voce dell’Europa di fronte alle altri parti del mondo. Il relatore conosce le mie osservazioni in questa discussione circa la situazione di Paesi Bassi, in particolare, e Belgio, i quali si trovano in una circoscrizione più grande e sono soggetti a effetti di questo tipo. Tuttavia, credo che potremmo cercare di arrivare a una buona formulazione sul rafforzamento della voce europea e di quella dei paesi meno sviluppati, in particolare nella struttura.
L’altro emendamento su cui vorremmo richiamare l’attenzione è quello relativo alla trasparenza e al dialogo con le ONG. In questo campo, il Fondo potrebbe imparare da molte altre istituzioni internazionali, compresa la nostra Banca europea per gli investimenti, a migliorare il dialogo con le ONG, e la consultazione delle stesse nel loro lavoro. Potrebbe essere importante sottolineare questo tema, oltre a quello della responsabilità dei rappresentanti UE in seno al Fondo monetario internazionale. Crediamo che il Parlamento europeo possa avere un ruolo in tale ambito a seguito di questo dibattito e speriamo di riuscire a concordare metodi e strutture, come l’apposito gruppo di lavoro proposto nei nostri emendamenti, per far sì che questa discussione dia i suoi frutti.
Diamanto Manolakou, a nome del gruppo GUE/NGL. – (EL) Signor Presidente, il moltiplicarsi delle crisi finanziarie, l’aumento del numero dei paesi poveri e la crescita esponenziale del debito dimostrano che il Fondo monetario internazionale è il principale strumento di promozione degli interessi imperialistici. Si tratta di un’organizzazione internazionale al servizio del capitale, che lo impiega per imporre le sue scelte sulle popolazioni dei paesi che necessitano di prestiti, con il solo pretesto della stabilità valutaria e di uno sviluppo equilibrato.
L’FMI pratica il ricatto politico contro i paesi che necessitano dei suoi prestiti, imponendo ignobili condizioni su tutte le politiche pubbliche e il taglio della spesa pubblica, in particolare nel campo dell’istruzione, della sanità, della previdenza sociale e in ogni settore che influisce sul pareggio del bilancio. La politica di severa austerità e le inaccettabili condizioni sociali imposte ai paesi che si rivolgono a esso sono concepite per proteggere i prestatori e salvaguardare i loro capitali, i loro privilegi e i loro utili. Il Fondo si distingue per il suo disprezzo per le conseguenze sociali e le sue riunioni sono contrassegnate da proteste generali e manifestazioni di massa.
Tuttavia, non sono le proteste che lo stanno convincendo a intraprendere una revisione strategica. Al contrario, il Fondo adotterà un approccio ancora più aggressivo nei confronti degli interessi dei lavoratori a seguito di una revisione che ne adeguerà la struttura, l’amministrazione e l’azione, oltre che i settori di intervento diretto e indiretto nella nuova realtà emersa dal rovesciamento dei regimi socialisti e dai mutati equilibri tra i centri imperialisti e i nuovi obiettivi dell’imperialismo. Tutto questo ingenererà uno sfruttamento ancora maggiore dei lavoratori e delle risorse portatrici di ricchezza, naturalmente sotto l’egida delle Nazioni Unite.
L’Unione europea, o in altre parole il capitale euro-unificante, sta cercando di partecipare in modo congiunto e coordinato al Fondo monetario internazionale per aumentare la propria parte di influenza e di profitto, non per cambiare politica, visto che promuove una politica simile tramite ristrutturazioni capitalistiche e la strategia di Lisbona e mercificando i bisogni fondamentali della gente comune.
Gli emendamenti amministrativi proposti non sono nient’altro che un trucco per tentare di nascondere la verità. Soltanto la lotta dei popoli contro l’imperialismo e le sue istituzioni e contro le scelte del capitale può produrre mutamenti basati su relazioni paritarie e su vantaggi reciproci finalizzati a ottenere uno sviluppo che garantisca il benessere della gente comune.
Nigel Farage, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, questo dibattito va dritto al cuore della funzione dell’Unione europea.
Nel Regno Unito, e sicuramente in molti altri paesi, l’argomentazione cui si ricorreva all’inizio della nostra adesione e cui si continua ricorrere è che facciamo parte dell’UE per poter esercitare una maggiore influenza nel mondo parlando con una voce sola. Bene, guardo all’OMC, guardo ai negoziati commerciali in cui ormai nessuno Stato può parlare singolarmente a proprio nome. Cosa vedo? Vedo un Vertice di Hong Kong fallito a dicembre, nonostante la generosa offerta avanzata dagli americani, e vedo una situazione in cui sicuramente la terza nazione più importante del globo in ambito commerciale avrebbe potuto ottenere migliori risultati da sola.
Questa proposta di un seggio unico per l’Europa certamente non piacerà alla Regno Unito, alla Danimarca o alla Svezia. Noi non abbiamo nemmeno aderito all’euro. Per quanto riguarda il Regno Unito, il 1976, anno in cui ci presentammo all’FMI umili e sottomessi, è un vago e confuso ricordo. Un unico seggio in seno all’FMI non è una questione di logica economica, ma di natura puramente politica. Si tratta semplicemente di trasformare l’Unione europea in un superstato internazionale. Come abbiamo sentito in uno o due dei precedenti interventi, si tratta di formare un blocco da opporre all’America. Si sta applicando la stessa logica anche altrove a proposito del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Mi chiedo, considerando ad esempio il Regno Unito, la Francia, la Germania o qualunque altro paese, esercitiamo una maggiore influenza nel mondo in 25, parlando con una voce sola? Oppure la nostra influenza è maggiore se siamo in grado di avanzare le nostre opinioni e di parlare a nome del nostro popolo? Io la risposta la conosco, ma sospetto che la maggioranza dei deputati di questa Assemblea no.
Peter Baco (NI). – (SK) Più di cinque anni fa, le autorità finanziarie, tra cui il finanziere George Soros, già lanciavano ammonimenti e invitavano i governi del mondo ad adottare provvedimenti volti a conferire stabilità e trasparenza ai mercati finanziari.
La risoluzione proposta dal Parlamento europeo sulla strategia da seguire per la revisione del Fondo monetario internazionale è pertanto corretta nell’evidenziare il ruolo di questa istituzione internazionale quale garante della stabilità finanziaria. Il progetto di risoluzione evidenzia anche, giustamente, che questa funzione non è stata pienamente attuata, causa la mancanza di una supervisione mondiale trasparente sul processo di standardizzazione nell’ambito dei mercati finanziari. La piena attuazione di questa funzione da parte dell’FMI avrebbe certamente un positivo impatto sulla stabilità dei mercati finanziari.
Le crescenti pressioni nei mercati finanziari derivano anche dal costante aumento nel volume degli scambi di strumenti derivativi, dove gli Stati Uniti d’America svolgono un ruolo predominante. Il volume di tali scambi è da tempo di gran lunga superiore al volume dei trasferimenti di denaro tangibile. L’andamento in questo settore può pertanto divenire una bomba ad orologeria per le borse mondiali e per l’intera economia mondiale, e credo che la nostra relazione dovrebbe dare decisamente maggior risalto a questo punto. Per questo motivo appoggerò la risoluzione proposta dal relatore, l’onorevole Hamon. Vorrei anche esprimere la mia gratitudine per il suo operato.
Cristóbal Montoro Romero (PPE-DE). – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, in primo luogo, questa relazione giunge al momento opportuno, poiché il Fondo monetario internazionale e altri organismi multilaterali ci accompagnano da alcuni anni ormai, svolgendo il compito di disciplinare le condizioni dell’economia mondiale.
Penso che si tratti di una storia di successo. Un successo relativo, come tutti i successi, ma comunque un successo, onorevoli colleghi, anche rispetto al funzionamento dell’FMI, che oggi ha superato il tipo di crisi mondiali che abbiamo conosciuto nella storia dei paesi sviluppati e in via di sviluppo.
L’accento posto dal Fondo monetario internazionale sulla stabilità macroeconomica è fondamentale per promuovere le pari opportunità per tutti nell’ambito dello sviluppo economico. Oggi riteniamo fondamentale che lo sviluppo economico sia fondato su una solida bilancia dei pagamenti, sul controllo dell’inflazione e sul pareggio del bilancio nei paesi in via di sviluppo. Uno stato florido delle finanze pubbliche è fondamentale per creare un clima di fiducia e, in ultima istanza, per consentire a uno Stato di progredire e sviluppare livelli di benessere più elevati e, a sua volta, di promuovere la crescita economica. Da quel punto di vista, la nostra relazione deve porre un forte accento sulla stabilità.
Rispetto alla presenza dell’Unione europea, non dobbiamo dimenticare i problemi che siamo chiamati ad affrontare nell’ambito dell’Unione in termini di coordinamento e, pertanto, benché nel medio e lungo periodo dobbiamo progredire fino a parlare con una voce sola nell’ambito del Fondo monetario e delle altre organizzazioni multilaterali che disciplinano l’economia mondiale, dobbiamo agire con prudenza e discrezione, come ha sottolineato l’onorevole Purvis, tenendo presente che, al momento, procediamo in un ambito in cui i nostri diversi paesi sono rappresentati in categorie diverse.
Inoltre, è importante per noi, come nel caso della Spagna, sostenere gran parte dell’America centrale e dell’America latina, al fine di tenere in maggior conto lo sviluppo economico di una regione fondamentale come quella e garantire un equilibrio allo sviluppo mondiale, oltre ad assicurare sviluppo e pari opportunità ai paesi latinoamericani.
La relazione in esame, quindi, rappresenta una possibilità per il Parlamento di esprimere la propria opinione e, da questo punto di vista, spero anche che riusciremo a ottenere il maggior consenso possibile. Auspico inoltre che questa relazione dia un contributo positivo alla definizione del ruolo che le organizzazioni multilaterali sono chiamate ad assumere nelle moderne economie.
Manuel António dos Santos (PSE). – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei porre una serie di domande in merito a questa relazione. Molte di queste, tuttavia, sono già state trattate, perciò mi limiterò a un paio di esse.
Vorrei ricordare che il 12 aprile 2005 quest’Assemblea ha adottato un’importante risoluzione che definisce il ruolo dell’Unione europea nella realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Questo impegno dell’UE a estirpare la povertà è stato ripetuto in innumerevoli occasioni, il che, oltre ad essere prova di coerenza, conferisce forza e contenuto a politiche specifiche volte a favorire lo sviluppo mondiale.
Ora, è anche in questo quadro che dobbiamo analizzare la relazione di iniziativa dell’onorevole Hamon, che è notevole per le informazioni che fornisce e per le soluzioni che traccia in vista della fondamentale riforma strategica del Fondo monetario internazionale.
Le preoccupazioni e gli impegni della comunità internazionale rispetto agli Obiettivi di sviluppo devono essere imputabili, almeno a livello di strumenti, anche all’FMI e il pieno sfruttamento delle sue potenzialità in vista di quegli obiettivi esige una profonda trasformazione dell’azione del Fondo nei confronti dei paesi debitori.
Quali che siano i giudizi che formuliamo sul Fondo monetario internazionale dalla sua nascita, nel 1944, è indubbio che quest’istituzione sta attraversando oggi una crisi di legittimità, sia rispetto alla natura e alla portata delle sue raccomandazioni e alle politiche di aggiustamento strutturale, sia riguardo alla ripartizione dei diritti di voto e alla rappresentanza marginale dei paesi emergenti e in via di sviluppo.
Ciò mi porta alla seconda questione, quella della dimensione europea. Nutro grandi speranze in merito. Benché riconosca le difficoltà già illustrate di impostare subito una rappresentanza e un seggio unici, sono chiaramente favorevole a tale prospettiva. Tuttavia questo è un problema politico che mi è stato riferito in tono critico da un deputato intervenuto prima di me. Si tratta effettivamente di una questione di scelta ed è un problema politico interno all’Unione europea stessa.
E’ l’Unione europea che deve creare, fin dall’inizio, condizioni di conciliazione e di coordinamento per meritare questa rappresentanza unica in seno al Fondo monetario internazionale.
Una cosa è certa: una sola voce coerente e forte da parte dell’Europa in seno all’FMI è un requisito indispensabile per un vera politica di cooperazione.
Questo è il sunto del messaggio dell’onorevole Hamon e io lo appoggio pienamente.
Jonas Sjöstedt (GUE/NGL). – (SV) Signor Presidente, vorrei in primo luogo ringraziare il relatore per la sua relazione, che nel complesso è costruttiva. Condivido la maggior parte delle opinioni ivi espresse. La relazione contiene una critica, misurata, ma nondimeno chiara, nei confronti del programma strutturale del Fondo monetario internazionale e delle condizioni imposte ai paesi beneficiari. Tale critica è di importanza cruciale perché questa politica ha, in effetti, aggravato la povertà e peggiorato i problemi sociali in molti paesi. Pertanto è essenziale che le tematiche evidenziate dalla relazione, ovvero la lotta alla povertà e l’esigenza di raggiungere gli Obiettivi del Millennio, siano inserite come obiettivi predominanti della politica del Fondo. In prospettiva, questo tipo di istituzione dovrebbe senza dubbio entrare a far parte del sistema delle Nazioni Unite e di una politica di sviluppo coerente.
Anch’io mi associo nel criticare uno scarso livello di democraticità all’interno dell’FMI. Un fattore cruciale in questo settore è conferire ai paesi in via di sviluppo maggiore potere, e, ciò che forse è più importante, è la loro esigenza di ottenere un numero più equo di voti durante i processi decisionali. Democratizzazione, tuttavia, deve significare anche che un rappresentante di un paese in via di sviluppo possa essere nominato Amministratore delegato. Questa carica non dovrebbe andare automaticamente a un esponente di uno dei paesi più ricchi. Anche il controllo democratico all’interno dell’UE deve aumentare, ma dovrebbe essere esercitato dai parlamenti nazionali. Non penso che sarebbe giusto trasferire il potere sulla politica dell’FMI alle Istituzioni dell’Unione europea, e pertanto mi oppongo all’emendamento n. 5. Penso che la politica nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio sia un esempio eclatante di carenza di controllo democratico sulla politica comunitaria.
Da molti anni prevale la tendenza a conferire una fiducia indebita alla deregulation e alla libera speculazione valutaria. La maggior parte dei movimenti valutari è di natura sostanzialmente speculativa. Per ottenere la stabilità macroeconomica, è necessario tutelarsi da queste tendenze, sia a livello nazionale che internazionale.
Abbiamo presentato un nostro emendamento che, suppongo, si unisce alle richieste di maggiore democrazia in seno al Fondo monetario e che mira ad aumentare i controlli; speriamo che venga adottato. Voteremo contro la proposta avanzata dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dai Democratici europei, ma a favore della maggior parte delle proposte presentate dal gruppo socialista al Parlamento europeo.
Ryszard Czarnecki (NI). – (PL) Signor Presidente, di solito a quest’Assemblea non piace parlar chiaro. Tendiamo a preferire eufemismi e sottigliezze diplomatiche, ma oggi mi arrischierò a dire le cose come stanno. La relazione in esame rappresenta fondamentalmente un’aspra critica al Fondo monetario internazionale.
Oggi, il Parlamento europeo ha la possibilità di dire ciò che i critici del Fondo dicono da anni. La relazione fa bene a evidenziare il fatto che, cito, “le politiche di stabilizzazione attuate dall’FMI non sempre hanno conseguito gli obiettivi preventivati e che una stabilizzazione troppo drastica delle economie è suscettibile di provocare adeguamenti sociali indesiderati”. Concordiamo anche sul fatto che, cito, “la loro verifica deve essere oggetto di un controllo democratico trasparente”.
Il Fondo talvolta agisce come se si trovasse in mezzo alla giungla, benché si tratti di una giungla di cui esso stesso ha creato le regole.
Il numero delle condizioni che i paesi poveri devono soddisfare per poter accedere agli aiuti aumenta di anno in anno. Un esempio è rappresentato dall’assurda situazione in cui si trovano i paesi dell’Africa subsahariana, i quali devono soddisfare una media di 114 condizioni per ottenere l’accesso ai prestiti.
Il relatore ha giustamente posto l’accento sull’esigenza di creare nuovi strumenti finanziari. Il Fondo ha troppe priorità nell’ambito della riduzione del debito dei paesi più poveri. L’FMI deve ritornare al suo ruolo originario. Il suo principale scopo era la stabilità mondiale dei tassi di cambio, e dovrebbe esserlo ancora oggi, come ricordato poco fa da uno degli oratori che mi ha preceduto.
Nella sua relazione, l’onorevole Hamon dichiara giustamente che l’ampliamento dei compiti del Fondo non è stato accompagnato da una sostanziale riforma della gestione dello stesso, abbiamo perciò il diritto di chiedere di aumentarne la legittimità.
Il relatore sottolinea, giustamente, che il Fondo, e cito, “talvolta non è riuscito ad evitare che le crisi si diffondano e diventino ricorrenti”.
Noi condividiamo assolutamente le critiche rivolte al Fondo. Concordiamo che la sua politica non tiene conto del fatto che l’inflazione non è il solo problema economico che i paesi in via di sviluppo devono affrontare e che il Fondo dovrebbe concentrarsi sugli obiettivi della stabilità macroeconomica e della crescita sostenibile. Infine, siamo soddisfatti delle conclusioni tratte dalla relazione, ovvero che la stabilità macroeconomica non esclude un’equa distribuzione della crescita.
Joaquín Almunia, Membro della Commissione. (ES) Signor Presidente, vorrei semplicemente ringraziare ancora il relatore e i componenti delle commissioni che hanno contribuito a scrivere questa relazione, la quale, come ho osservato nel mio discorso iniziale, mi sembra utilissima.
Vorrei sottolineare l’importanza della discussione in corso che, si spera, in occasione della riunione del Fondo a Singapore, a settembre, porterà a una ridistribuzione delle quote, cui sarà connessa una ridistribuzione dei diritti di voto e quindi della gestione del Fondo, un elemento sicuramente suscettibile di miglioramenti.
Reputo importante che la voce europea contribuisca a creare una chiara strategia di miglioramento per la governance del Fondo e a far rappresentare i diversi Stati negli organi direttivi del Fondo, in base a criteri equi.
Vorrei sottolineare, e credo che ne converrete a stragrande maggioranza, l’importanza di un maggior coordinamento dei paesi dell’Unione europea circa le posizioni adottate dagli Stati membri in seno al Fondo.
Se vogliamo che il coordinamento delle politiche economiche progredisca, se vogliamo che vi sia una maggiore integrazione tra i diversi Stati membri nel mercato interno e nell’Unione economica e monetaria e se vogliamo che l’influenza esterna dell’Europa includa anche una dimensione economica, è importante che la dimensione economica esterna dell’Unione europea sia rispecchiata anche nelle delibere e nelle discussioni del Fondo monetario.
Credo che il ruolo del Parlamento europeo rispetto al Fondo monetario evolverà migliorando il coordinamento della voce dell’Europa all’interno delle istituzioni del Fondo finché, alla fine (sono convinto che vi arriveremo, anche se non nel breve periodo) avremo una voce sola e una sola rappresentanza all’interno del Fondo monetario per i paesi aderenti alla moneta unica europea. Questo non avverrà oggi, o domani, ma si tratta di una direzione che credo sia inevitabile e auspicabile.
Infine aggiungerò che è stata menzionata l’esigenza, da me condivisa, che il Fondo monetario agisca in armonia con le strategie delineate anche in altri campi da organizzazioni multilaterali e, in particolare, dalle organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite.
Credo che dobbiamo essere lieti del fatto che il Fondo monetario sia coinvolto e impegnato a raggiungere gli Obiettivi del Millennio. Conseguirli rappresenta uno degli obiettivi fondamentali della comunità internazionale. Credo che il coinvolgimento e l’impegno del Fondo, che forse sarebbero stati difficili da immaginare quindici anni fa, siano oggi una realtà.
Presidente. La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà nella tornata di marzo.
Dichiarazione scritta (articolo 142)
Lars Wohlin (IND/DEM). – (SV) Il Consiglio di amministrazione dell’FMI è composto da 25 persone, ognuna delle quali rappresenta un singolo paese o un gruppo di paesi. I paesi dell’UE sono rappresentati singolarmente o come membri di nove di questi gruppi.
Il gruppo nordico comprende i paesi nordici e gli Stati baltici, pertanto include paesi come la Norvegia e l’Islanda, che non aderiscono all’UE.
Il ruolo del Fondo monetario internazionale è mutato dalla sua creazione, nell’immediato secondo dopoguerra. Operando nell’ambito di un sistema di tassi di cambio fissi, fin dall’inizio le sue principali mansioni sono state, da un lato, aiutare i paesi con problemi a livello di bilancia dei pagamenti a finanziare temporaneamente i disavanzi nella bilancia dei pagamenti correnti e, dall’altro, di verificare che i paesi in questione si prendessero cura delle loro economie in modo adeguato. Era anche importante che i paesi non svalutassero la loro moneta per acquisire competitività. Oggi, i paesi dell’euro, grazie alla Banca centrale europea, svolgono più o meno lo stesso ruolo del Fondo monetario internazionale. I paesi della zona euro hanno tassi di cambio fissi. Gli eventuali crediti agevolati concessi agli Stati della zona euro che attraversano crisi finanziarie devono essere gestiti nel novero di questi paesi.
I paesi al di fuori della zona euro hanno tassi di cambio fluttuanti e pertanto non si ritrovano con problemi di bilancia dei pagamenti. Inoltre hanno anche un migliore controllo del proprio indice di indebitamento. Sarebbe naturale che i paesi della zona euro formassero un gruppo comune all’interno del Fondo monetario internazionale, con una sede unica. I paesi UE al di fuori della zona euro non dovrebbero far parte di questo gruppo, né vi è ragione per cui la Svezia dovrebbe far parte di un gruppo UE unico. Se così fosse, dovremmo anche perdere la capacità di influenzare attivamente le relazioni dell’FMI con i paesi in via di sviluppo.