Presidente. L’ordine del giorno reca le interrogazioni rivolte alla Commissione (B6-0013/2006).
Carlos Carnero González (PSE). – (ES) Signora Presidente, la prego di scusarmi se rubo un po’ di tempo prima dell’inizio delle interrogazioni alla Commissione, ma vorrei esprimere sorpresa, o meglio costernazione, per ciò che è accaduto a una delle interrogazioni che avevo presentato proprio per questa seduta.
Sebbene la scorsa settimana mi sia stato detto che la mia domanda sul mantenimento o sulla modifica della decisione di ridurre il numero di traduttori spagnoli della Commissione europea sarebbe stata la terza interrogazione a ricevere risposta nel corso di questo Tempo delle interrogazioni, ieri ho ricevuto una comunicazione che diceva che il Presidente del Parlamento aveva giudicato irricevibile la mia interrogazione.
Oggi ho ricevuto una lettera da Harald Rømer, segretario generale aggiunto, in cui mi spiega che la decisione è stata presa perché si è data risposta orale a una domanda simile da me posta a febbraio.
Senza dubbio Harald Rømer ha letto solo il titolo della mia interrogazione, che è il medesimo, ma non ha letto il testo. Quello dell’interrogazione di febbraio e quello dell’interrogazione di questo mese sono completamente diversi. Qualcuno potrebbe dirmi, ad esempio, quando la Commissione ha detto se intende ridurre a 67 il numero di traduttori dei servizi spagnoli entro la fine dell’anno o come intende sostenere tale decisione in seno al prossimo Vertice UE-America latina, che avrà luogo a Vienna.
Respingo la dichiarazione d’irricevibilità della mia interrogazione. La reputo una violazione dei miei diritti di deputato al Parlamento, e chiedo che alla mia domanda sia data risposta, se non nel corso di questa seduta, il mese prossimo.
Presidente. – Molte grazie, onorevole Carnero González. Trasmetterò il messaggio a Harald Rømer, presso il Segretariato, dove è stata presa la decisione. Nel contempo, tuttavia, vorrei richiamare nuovamente la sua attenzione sul Regolamento, e cioè sull’allegato II, paragrafo 3, in merito allo svolgimento del tempo riservato alle interrogazioni (Articolo 109). Vi si stabilisce che le interrogazioni non sono ricevibili qualora nei tre mesi precedenti sia stata presentata e abbia ottenuto risposta un’interrogazione identica o simile. Su questo, evidentemente, si basa la decisione; per ora non posso dirle altro, ma riferirò in ogni caso i suoi commenti.
Presidente. – Poiché l’autore non è presente, l’interrogazione n. 43 decade.
Annuncio l’interrogazione n. 44 dell’onorevole Bill Newton Dunn (H-0134/06):
Oggetto: Risorse di bilancio per il progetto Transcrime
Le risorse di bilancio assegnate dalla Commissione al progetto Transcrime sono sufficienti soltanto per l'UE-15. Visto che la grande criminalità organizzata ha origine prevalentemente al di là delle frontiere orientali e sud orientali dell'Unione europea, non sarebbe più opportuno espandere il bilancio di tale progetto in modo da permettere la partecipazione dell'UE-25?
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. Signor Presidente, onorevoli deputati, l’interrogazione pone un problema importante in quanto si riferisce a fondi per un progetto per noi essenziale, segnatamente per un progetto di ricerca che riguarda il tema della criminalità.
Per ragioni tecniche non è possibile, come chiede l’onorevole interrogante, incrementare i finanziamenti, è un progetto del 2004 che sta per concludersi nel 2006; tuttavia è possibile organizzare nell’ambito di questo stesso programma, seminari estesi alle attività e alle analisi dei nuovi Stati membri, come auspica l’onorevole interrogante.
Inoltre, esiste un altro programma diverso, sempre finanziato dalla Commissione, che riguarda esattamente tutti gli Stati membri, quindi anche i nuovi Stati membri, e comprende precisamente la raccolta di dati statistici e di informazioni su cinque tipi di reati gravi: la corruzione, la frode, il traffico illecito di beni culturali, la contraffazione, la pirateria e lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia. Su questi argomenti il progetto in corso si estende a tutti gli Stati membri dell’Unione.
Bill Newton Dunn (ALDE). (EN) Di questo vorrei ringraziare il Commissario Frattini. Credo che in questo caso ci troviamo sulla stessa lunghezza d’onda, come il Commissario sa. In effetti avevamo il medesimo obiettivo.
Grazie, dunque, per l’informazione, signor Commissario. Vorrei solo chiederle quando prevede che i risultati vengano resi disponibili. Quando sarà pronto il programma, e quando ci permetterà di avere davvero dati statistici armonizzati in tutta l’Unione europea?
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. Signor Presidente, onorevoli deputati, il progetto in corso si concluderà nell’aprile 2006, tra poche settimane; il progetto successivo è già iniziato e si concluderà nel corso dell’anno. Possiamo pertanto affermare che quest’anno avremo a disposizione dati statistici aggiornati, sia degli Stati membri prima del 2004, sia successivamente, entro la fine dell’anno, di tutti gli altri Stati membri.
Presidente. Annuncio l’
interrogazione n. 45 dell’onorevole Cristobal Montoro Romero (H-0157/06):
Oggetto: Situazione dell’economia europea
Si inquieta la Commissione dell’aumento dei tassi di interesse in un momento in cui l’inflazione in Europa non dà segni di accelerazione?
A suo avviso, quale conseguenze avrà questo aumento sull’incipiente ripresa dell’economia europea e sull’occupazione nella zona euro?
Seconda parte
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. (EN) La domanda riguarda la politica dei tassi d’interesse e la politica monetaria.
A nome della Commissione, devo dire che la Banca centrale europea è l’unica responsabile della politica monetaria, e quindi delle decisioni in materia di variazioni dei tassi d’interesse. La sua indipendenza è sancita dal Trattato. L’obiettivo primario della Banca centrale europea è il mantenimento della stabilità dei prezzi nell’area dell’euro, assicurando che le aspettative d’inflazione a medio-lungo termine nell’area dell’euro restino saldamente ancorate a livelli coerenti con la stabilità dei prezzi. La Banca centrale europea sostiene la crescita economica e la creazione di posti di lavoro nell’area dell’euro. Il livello attuale dei tassi d’interesse per tutte le diverse scadenze continua a essere basso dal punto di vista storico, sia in termini nominali che reali.
Per quanto riguarda l’ultima parte della domanda sulle prospettive economiche, nell’ultima previsione provvisoria la Commissione ha affermato che la crescita economica nel 2006 dovrebbe conoscere un incremento compreso tra l’1,9 e il 2 per cento nell’area dell’euro, il che si avvicina alle stime del tasso potenziale di crescita dell’area. La Commissione è tuttavia cauta nel commentare le politiche della Banca centrale europea, in quanto la responsabilità ricade unicamente sulla Banca.
Cristóbal Montoro Romero (PPE-DE). – (ES) Signora Presidente, signor Commissario, il rispetto istituzionale e la cautela necessari non ci impediscono di esprimere valutazioni politiche in merito alle decisioni prese dalle Istituzioni, come nel caso della Banca centrale europea, il cui aumento dei tassi d’interesse, in un momento di bassa crescita economica e occupazionale nell’Unione europea, è alquanto preoccupante per milioni di spagnoli, milioni di cittadini europei, milioni di piccole imprese in tutta Europa e milioni di famiglie che hanno contratto un’ipoteca.
Per questo motivo, signor Commissario, ho invitato anche la Commissione a presentare una rispettosa proposta politica alla Banca centrale europea.
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. (EN) Il messaggio politico è che la Banca centrale europea è un organismo molto indipendente, come stabilito dal Trattato. In qualità di economista e di ex Presidente della Banca centrale, potrei approfondire il concetto. Posso dire soltanto che gli obiettivi della politica monetaria europea si basano sulla lotta all’inflazione, che incide fortemente sul piano sociale, e in tale ambito la regolazione della politica monetaria è un meccanismo piuttosto sofisticato.
Tutti i mutuatari vogliono il tasso d’interesse più basso possibile. In questo momento i tassi sono molto bassi in Europa e non inficiano la crescita economica. Posso parlare solo da economista. E’ opinione della Commissione che la politica dei tassi d’interesse debba restare in mano alla Banca centrale europea.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, senza dubbio anche la politica dei tassi d’interesse ha un’influenza decisiva sul debito pubblico. Qual è l’opinione del Commissario sulla politica dei tassi d’interesse in relazione al Patto di stabilità e di crescita?
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. (EN) Nel corso della storia i governi e le banche centrali hanno adottato misure diverse e radicali. Negli Stati Uniti, ad esempio, i tassi d’interesse sono stati alzati di colpo al 17 per cento e in quell’occasione la valuta aggiuntiva ha raggiunto livelli davvero molto bassi. Allo stato attuale, tuttavia, la variazione dei tassi d’interesse è piuttosto modesta nella Banca centrale. Rispetta le previsioni, le considerazioni e le prospettive economiche. Noi non interveniamo in tali politiche.
Justas Vincas Paleckis (PSE). – (EN) Signor Commissario, tre Stati Slovenia, Lituania ed Estonia intendono aderire all’area dell’euro l’anno prossimo. Se il tentativo di queste tre piccole economie andrà a buon fine, quali conseguenze vi saranno per i tassi d’interesse e l’inflazione in Europa? Vi sono segni di cambiamento?
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. (EN) Per quanto riguarda eventuali cambiamenti in caso d’ingresso di questi paesi nella zona euro, tutti conoscete la situazione e sapete che i criteri adottati dal Trattato di Maastricht sono molto rigorosi. Posso discutere della questione solo in qualità di economista. In quanto cittadino di uno di questi paesi, naturalmente sostengo l’allargamento dell’area dell’euro, che verrà decisamente rafforzata da paesi con politiche finanziarie adeguate. Si tratterebbe inoltre di un allargamento che andrebbe a favore anche dell’euro e della sua importanza nel mondo. Poiché hanno una politica finanziaria stabile, questi paesi daranno maggiore credibilità all’euro.
Presidente. Annuncio l’
interrogazione n. 46 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0100/06):
Oggetto: Programmi di istruzione e di formazione, e identità europea
Nel definire la nuova serie di programmi (Cultura 2010, Apprendimento lungo tutto l’arco della vita 2007-2013, Istruzione e formazione 2010 e Gioventù in azione 2007-2013), con quali azioni concrete e con quali misure di semplificazione della procedura e di abolizione delle lungaggini burocratiche intende la Commissione valorizzare le nuove possibilità in materia di istruzione e di formazione che mirano all’integrazione intellettuale e scientifica dei giovani e al conseguimento di requisiti e di qualifiche professionali, rafforzando, parallelamente, il loro sentimento di appartenenza all’Europa, in modo da far sì che contribuiscano alla vita economica, sociale e politica dell’UE?
Ján Figeľ, Membro della Commissione. – (EN) L’interrogazione riguarda la semplificazione e l’esistenza di uno spazio più facilmente fruibile per la mobilità dell’istruzione e i programmi connessi alla gioventù, alla cultura e alla cittadinanza.
Come sapete, la proposta sull’istruzione e la nuova generazione di programmi nel campo dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, della gioventù e della cultura sono state adottate nel 2004 per il periodo 2007-2013. Ci stiamo preparando in tal senso, la fase di approvazione non è ancora del tutto terminata, ma tali programmi andranno a sostituirsi a quelli esistenti e favoriranno inoltre la creazione di condizioni più chiare e più semplici per gli utenti. Una volta entrati in vigore a tutti gli effetti, i nuovi programmi permetteranno ai cittadini di beneficiare maggiormente di un vero spazio comune europeo di mobilità. Ci auguriamo di poter disporre dei finanziamenti adeguati. Questi programmi permetteranno di migliorare l’interoperabilità delle istituzioni attive nei settori dell’istruzione, della formazione e della cultura. In tale contesto, la semplificazione delle procedure amministrative e finanziarie è una questione fondamentale. Da valutazioni successive e da iniziative di consultazione pubblica su vasta scala è emerso che la semplificazione arrecherà un effettivo beneficio ai programmi attuali. Per realizzare questo obiettivo, tuttavia, è necessario compiere sforzi a vari livelli, sia nel quadro delle disposizioni amministrative per i programmi stessi che nell’ambito del regolamento finanziario e delle sue modalità di esecuzione.
Per quanto riguarda i programmi, si propone di ridurne il numero nell’area dell’istruzione e della formazione collocando sotto lo stesso ombrello i progetti ERASMUS, Leonardo da Vinci, COMENIUS e GRUNDTVIG: un programma integrato relativo all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. La formulazione dei nuovi programmi – soprattutto nell’area della gioventù, della cultura e della cittadinanza – è volta ad agevolare l’accesso ai potenziali beneficiari. Ad esempio, abbiamo reso più aperta e accessibile la struttura del nuovo programma Cultura 2007, dotandolo solo di tre obiettivi principali rispetto ai precedenti otto. E’ dunque più facile cogliere l’essenza di questo programma, soprattutto per l’approccio non settoriale che adotta, grazie al quale ogni soggetto può sentirsi benaccetto; questo programma è inoltre esplicitamente rivolto alla diversità dei beneficiari.
La Commissione intende poi semplificare i sistemi previsti per la presentazione delle candidature e delle relazioni nonché, ovviamente, accelerare la procedura di selezione. Abbiamo inserito disposizioni in tal senso nel progetto di decisione. Durante la procedura di codecisione, attualmente in corso, per l’adozione delle decisioni programmatiche, sia il Parlamento che il Consiglio hanno sostenuto l’obiettivo della Commissione di raggiungere la massima semplificazione possibile, non solo per quanto riguarda la forma delle azioni previste dal programma, ma anche le loro prescrizioni amministrative e finanziarie, approvando la necessità di trovare il giusto equilibrio tra flessibilità e uso agevole, da una parte, e chiarezza di obiettivi e opportune garanzie finanziarie e procedurali, dall’altra.
Quanto al regolamento finanziario, la Commissione ha proposto una serie di emendamenti attualmente all’esame del Parlamento. Questi emendamenti introdurranno, tra l’altro, il principio di proporzionalità, in virtù del quale i requisiti amministrativi e contabili devono essere proporzionali all’entità della sovvenzione. Riguardo alle modalità di esecuzione, sono già stati compiuti progressi perché nel luglio 2005 la Commissione ha modificato le modalità di esecuzione del regolamento finanziario n. 1, da cui sono scaturiti, tra le altre cose, i seguenti miglioramenti in termini di procedure semplificate.
Innanzi tutto, il requisito di una revisione contabile esterna a sostegno dei pagamenti è ora obbligatorio solo per i pagamenti intermedi o per i pagamenti a saldo nel caso in cui si superino i 750 000 euro per la sovvenzione di un’azione e i 100 000 euro nel caso di una sovvenzione di funzionamento. La seconda modifica è l’innalzamento del limite degli importi forfettari da 5 000 a 10 000 euro. Inoltre, ora una sovvenzione può essere erogata sulla base di diversi importi forfettari e la Commissione può autorizzare l’utilizzo di importi forfettari anche nel caso in cui non siano espressamente menzionati nell’atto di base.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Grazie molte per la sua esauriente e istruttiva risposta, signor Commissario. Sono lieta delle misure di semplificazione da lei presentate. Tuttavia, dobbiamo forse dedurne che la semplificazione si applicherà anche al finanziamento di questi programmi? I cittadini temono che ai progetti in questione verranno assegnati finanziamenti meno generosi che in passato. Si tratta di timori giustificati?
Ján Figeľ, Membro della Commissione. – (SK) La ringrazio molto per la domanda complementare. Ho ascoltato con grande interesse, anche se solo nel corso di una trasmissione, il discorso in cui il Presidente della Repubblica federale di Germania ha parlato in toni entusiastici dell’istruzione, dei giovani e del progetto ERASMUS. Ritengo si tratti del giusto comportamento da parte di un capo di Stato e di un cittadino europeo che crede che attraverso l’istruzione e la mobilità si possano raggiungere molti più risultati nei settori economico, sociale, culturale e politico. Sono dunque fermamente convinto che i nuovi programmi per gli organismi di volontariato e per i giovani nel settore dell’istruzione, nonché della cultura, vadano rafforzati in termini sia quantitativi sia qualitativi, considerata l’enorme importanza che rivestono sia per i singoli che per la Comunità nel suo complesso. La situazione è ora essenzialmente nelle mani dei partner che discutono delle prospettive finanziarie, ma ritengo che stiamo trasmettendo un messaggio molto opportuno al paese che detiene la Presidenza, al Parlamento, alla Commissione e all’intera Unione europea allargata. Sono particolarmente riconoscente al Parlamento per il suo costante sostegno a favore dei programmi europei d’istruzione: per noi è un appoggio molto prezioso.
Josu Ortuondo Larrea (ALDE). – (ES) Signora Presidente, ora parliamo di integrazione e di senso di appartenenza all’Europa, mentre fino a qualche minuto fa discutevamo di razzismo e xenofobia. Credo che esistano elementi comuni in tutto questo. Alcuni mesi fa sono stato in Canada e ho visto che in quel paese esiste un programma molto completo per l’integrazione degli immigranti e delle loro famiglie.
Vorrei chiedere alla Commissione se, in questo senso, intende creare qualche programma per l’integrazione dei giovani immigranti, affinché anche da noi sia possibile assistere a una riduzione dei fenomeni di razzismo e xenofobia; anche questi nuovi cittadini europei, infatti, provano un senso di appartenenza alla nostra comunità.
Ján Figeľ, Membro della Commissione. – (EN) Sono certo che servirsi dell’istruzione come strumento per combattere il razzismo e la xenofobia e promuovere l’inclusione sociale e l’integrazione sia un dovere altrettanto sentito e comune. Un’Europa integrata, libera e democratica può basarsi solo su società integrate, libere e democratiche. Gli Stati membri, i loro governi, le autorità pubbliche nel senso più ampio del termine e le Istituzioni europee sono pertanto chiamate a sostenere tali strumenti.
Alcuni programmi vengono già utilizzati a tal fine. Il Patto europeo per la gioventù, adottato l’anno scorso, è uno degli strumenti specificamente concepiti per l’integrazione e fornisce alcune risposte alla gioventù europea, a giovani che sono sopraffatti dalle difficoltà o che si trovano in situazioni delicate nei singoli paesi. L’inclusione sociale è uno degli aspetti più importanti della politica sociale. Non intendo parlare a nome dei colleghi, ma si tratta di questioni che vengono prese in considerazione e promosse attraverso i vari programmi di cui disponiamo nei nostri ambiti di competenza.
Si può fare di più sulla base di politiche coerenti a livello nazionale ed europeo. Si tratta di una questione che richiede costantemente la nostra attenzione e che deve essere affrontata non solo attraverso l’istruzione, ma anche tramite lo sport, la cultura e il dialogo interculturale. Questi sono strumenti molto utili ed efficaci per promuovere l’inclusione sociale e l’integrazione e per combattere problemi quali la violenza, il vandalismo, il razzismo e la xenofobia.
Richard Seeber (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, come tutti i suoi colleghi, il Commissario parla di semplificazione; queste complesse procedure europee, infatti, sono un grave motivo di contrasto. Potrebbe eventualmente fornirmi un paio di esempi specifici di ciò che sta per essere ulteriormente semplificato e di ciò che verrà migliorato? In secondo luogo, gli effettivi costi di gestione dei programmi e l’ammontare dei fondi stanziati a titolo di questi programmi, di cui in futuro i cittadini europei saranno i diretti beneficiari, vengono contabilizzati?
Ján Figeľ, Membro della Commissione. – (EN) Ho citato il progetto ERASMUS perché è stato l’esempio fornito dal Presidente tedesco. Credo che abbia fatto bene a menzionarlo poiché si tratta probabilmente del programma più famoso e conosciuto. Dal 1987 gli studenti ERASMUS sono stati un milione e quattrocentomila. Questi programmi sono molto proficui sia per i singoli sia per le società. Le persone ricevono molto da questi programmi, che sono sempre più richiesti. Ho espresso la mia gratitudine per il sostegno accordato dal Parlamento a tali programmi perché hanno un forte impatto. Senza di essi, il futuro dell’Europa sarebbe più incerto.
I programmi influiscono su altre aree: il progetto ERASMUS è stato la forza trainante del processo di Bologna, che è determinante per qualunque studente, professore e ateneo europeo.
Ho elencato alcune delle proposte che sono già presenti nelle modalità di esecuzione adottate dalla Commissione. L’Esecutivo ha proposto oltre 100 emendamenti al regolamento finanziario. Il compito di decidere e di migliorarlo spetta ora a voi. Dal gennaio 2006 abbiamo istituito una nuova agenzia esecutiva che si occupa di tutti i singoli casi e i singoli progetti e lavora a stretto contatto con le agenzie nazionali. Questo sistema centralizzato per il funzionamento dei nostri programmi è uno strumento valido. Le agenzie nazionali operano negli Stati membri avvalendosi delle lingue del paese in questione. Sono molto più vicine ai cittadini e questo permette di fornire il servizio migliore agli utenti del programma.
Forse potremo scendere maggiormente nei dettagli in futuro, quando discuteremo del regolamento finanziario stesso. Esistono alcune misure e proposte concrete per semplificare la vita ai beneficiari di sovvenzioni di modesta entità, ben diverse dai milioni richiesti dai progetti in materia di infrastrutture e ricerca.
Intendiamo inoltre stanziare maggiori risorse per il progetto ERASMUS, ad esempio, o per i programmi di apprendimento lungo tutto l’arco della vita, poiché, se consideriamo i costi concreti della vita quotidiana nei nostri paesi, ci rendiamo conto che l’erogazione di 125 euro mensili pro capite non può considerarsi un aiuto europeo significativo. Di conseguenza, fare “di più” significa anche adoperarsi maggiormente nella dimensione sociale. Questi fondi sono spesso decisivi per chi ha bisogno di sovvenzioni comunitarie per studiare all’estero.
Presidente. Annuncio l’
interrogazione n. 47 dell’onorevole. Maria Badia I Cutchet (H-0132/06):
Oggetto: Piano per promuovere lo spirito imprenditoriale nell’insegnamento
Con riferimento al piano della Commissione per promuovere lo spirito imprenditoriale dall’insegnamento primario fino a quello universitario, essa fa riferimento alla necessità di una maggiore crescita economica e di un maggiore spirito di iniziativa imprenditoriale per mantenere in modo soddisfacente il modello sociale europeo. Condivido pienamente questa esigenza. Tuttavia, mi preoccupa il rischio che l’istruzione venga subordinata alla logica della concorrenza e del mercato in quanto ritengo essenziale che la formazione rientri nel modello sociale europeo per costruire cittadini liberi, indipendenti e assennati nonché per coltivare le qualità personali dei singoli.
Nonostante alcune buone pratiche da cui sicuramente possiamo trarre insegnamento come l’aumento dei programmi di formazione professionale nelle imprese, senza che ciò vada a detrimento degli studi aziendali, una prospettiva eccessivamente mercantilista come quella del modello d’insegnamento statunitense non deve essere il nostro modello di riferimento.
Non ritiene la Commissione che, pensando al futuro dell’istruzione come pilastro della cittadinanza, non dovremmo anche noi dedicare i nostri sforzi a sottoporre a revisione i piani di studio degli Stati membri per migliorare la formazione in settori diversi, come quelli umanistici e culturali?
Ján Figeľ, Membro della Commissione. (SK) Signora Presidente, onorevoli deputati, il piano d’azione noto come “Un’agenda europea per l’imprenditorialità” è stato approvato nel 2004. Nell’ambito di tale piano d’azione, in questi anni sono state istituite cinque aree politiche strategiche per l’agenda europea per l’imprenditorialità. La prima di queste aree riguarda la promozione della cultura imprenditoriale tra i giovani. Di recente, il 13 febbraio, la Commissione europea ha adottato, come parte del piano d’azione, una comunicazione dal titolo “Stimolare lo spirito imprenditoriale attraverso l’istruzione e l’apprendimento”. Nella comunicazione, la Commissione ha delineato una serie di raccomandazioni per gli Stati membri, poiché l’Unione europea non ha alcun potere o competenza ufficiale in tale area.
L’idea è di promuovere il ruolo dell’istruzione nel plasmare una più forte cultura imprenditoriale in Europa e nelle imprese europee. L’istruzione deve stimolare lo spirito imprenditoriale nei giovani e offrire nuove opportunità per il loro futuro, nonché gli strumenti per sviluppare le abilità imprenditoriali di base. Uno degli obiettivi della comunicazione è il miglioramento della preparazione dei giovani alla vita, all’occupazione e al posto di lavoro futuri. La Commissione crede che i benefici dell’imprenditorialità e dell’istruzione in ambito imprenditoriale non vadano valutati solo in base al numero di nuove società o imprese innovative e di nuovi posti di lavoro. L’imprenditorialità è innanzi tutto e soprattutto una competenza fondamentale per ciascuno, poiché aiuta i giovani a essere più creativi e intraprendenti, ad avere più fiducia in se stessi e a lavorare e a prendere decisioni in modo più responsabile sotto l’aspetto sociale, a prescindere dall’attività svolta.
In quest’ottica e nel contesto più ampio delle competenze proposte nell’ambito del programma di lavoro istruzione e formazione professionale 2010, lo spirito imprenditoriale è uno degli elementi nel quadro di riferimento di otto competenze fondamentali per l’apprendimento permanente. Reputiamo tali competenze essenziali per la realizzazione personale, l’inclusione sociale, la cittadinanza attiva e la capacità di inserimento professionale. Tali competenze includono inoltre una dimensione civica, culturale ed educativa. Nella sua comunicazione, la Commissione reputa che stimolare la cultura imprenditoriale mediante l’istruzione e la formazione professionale sia del tutto coerente e compatibile con gli obiettivi che ci siamo prefissi e con quelli formulati dai deputati al Parlamento europeo, tra cui anche l’autrice dell’interrogazione, l’onorevole Maria Badia i Cutchet, nel tentativo di migliorare l’istruzione generale in tutti i campi e di assicurare che in futuro i cittadini europei continuino a essere liberi e indipendenti e trovino condizioni migliori per lo sviluppo.
Maria Badia i Cutchet (PSE). – (ES) Signora Presidente, signor Commissario, vorrei ringraziarla per le sue parole, che certamente mi hanno in parte rassicurata; leggendo la comunicazione, infatti, mi è venuto il dubbio che forse si stia esagerando nel piegare l’istruzione alle esigenze della concorrenza e del mercato.
Attualmente sto venendo a contatto con numerosi studenti e sono convinta che in futuro alcuni di loro intendano diventare imprenditori, ma che molti altri possano avere interessi completamente diversi: interessi culturali o umanitari.
Ján Figeľ, Membro della Commissione. (EN) Sono certo che non tutti siamo uomini d’affari, e che non tutti i nostri figli lo diventeranno, ma è importante capire come funzionano le imprese. Noi crediamo – e dicendo “noi” intendo anche gli Stati membri, perché vi è forte consenso sull’insieme di competenze fondamentali, tra cui l’iniziativa imprenditoriale – che l’imprenditorialità sia l’abilità di comprendere la complessità, di prendere iniziative, di trasformare l’iniziativa in azione e di assumersi la responsabilità personale.
Si tratta di un bene anche per i lavoratori dipendenti, non solo per i datori di lavoro: i lavoratori dipendenti attivi e creativi sono ottimi elementi per qualsiasi impresa seria. Per questo motivo crediamo che tale abilità sia molto utile per l’intera società e per tutti gli individui e che non si tratti solo di diffondere e creare imprese e uomini d’affari. Si tratta di una mentalità, inoltre, che dovrebbe essere più matura in un ambiente mutevole, in un ambiente che richiede una comprensione più profonda delle influenze e del dinamismo.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, in linea di principio è positivo che la Commissione prenda iniziative nel campo dell’imprenditorialità, quali il programma quadro per la competitività e l’innovazione, nonché in questa sede. In fin dei conti, i posti di lavoro si creano solo dove si mette in vendita qualcosa. Il Commissario intravede la possibilità che queste iniziative, se inserite tra le attività di pubbliche relazioni della Commissione con la collaborazione del Commissario Wallström, vengano presentate a un pubblico un po’ più ampio?
Ján Figeľ, Membro della Commissione. (EN) Questo punto dovrebbe rientrare in una comunicazione o campagna promozionale promossa dai colleghi della Commissione e parimenti dei deputati, perché l’Europa tende a confrontare il proprio potenziale con quello di molti altri partner.
Penso che abbiamo il potenziale, ma la maggior parte dei blocchi e degli ostacoli deriva o dalle nostre norme, in altre parole dal modo in cui organizziamo le nostre economie o società, o dalla nostra mentalità. Per questo motivo concordo senza riserve con l’idea dell’onorevole Rübig, secondo cui questo concetto basilare – quello delle competenze fondamentali che comprendono l’educazione allo spirito imprenditoriale, l’educazione alla cultura, la consapevolezza culturale, la cittadinanza e, naturalmente, le lingue, la matematica, le scienze, l’alfabetizzazione digitale e imparare ad imparare – è importante per tutti.
L’apprendimento permanente è e dev’essere fondato su alcune competenze fondamentali, che comprendono un’abilità o cultura imprenditoriale. Pertanto anch’io vorrei invitare voi e tutti i sostenitori delle PMI, e delle iniziative prese dai cittadini e dalle Istituzioni, a promuovere l’importante concetto dell’apprendimento permanente.
Non sono rimasto stupito, bensì incoraggiato quando, nel corso dell’ultimo Tempo delle interrogazioni, un collega ha parlato dell’apprendimento permanente come di un diritto dei cittadini, il diritto dell’individuo nei confronti dello Stato o delle sue autorità di avere accesso all’apprendimento permanente, non solo all’istruzione di base o secondaria.
Per attuare tali sistemi, occorre inoltre una maggiore prontezza mentale. Vi ringrazio e vi invito alla collaborazione in quest’ambito.
Presidente. L’interrogazione n. 48 è stata dichiarata irricevibile (allegato II, parte A, paragrafo 3, del Regolamento).
Annuncio l’interrogazione n. 49 dell’onorevole Andreas Mölzer (H-0102/06):
Oggetto: La moneta turca da una lira
Da un anno, la Turchia ha coniato una moneta da una lira (del valore di 0,6 euro), che è incredibilmente simile alla moneta da due euro. L’effigie di Atta Türk ad esempio rischia di essere facilmente presa per quella di Re Alberto II. A causa della conformità tecnica in peso e spessore, i proprietari di distributori automatici in Europa sono stati gravemente danneggiati. Sorgono problemi anche per quanto riguarda le apparecchiature di selezione delle banche, per non menzionare il comune cittadino, che non è forse mai stato messo al corrente del pericolo di scambio.
Come giudica la Commissione questa mossa turca, e fino a che punto è permesso che uno Stato crei una moneta così somigliante all’Euro? Quali misure concrete intende adottare per proteggere i cittadini europei?
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. (EN) L’interrogazione riguarda le monete turche coniate a partire dall’inizio del 2005, piuttosto simili alle monete comunitarie. Naturalmente la Commissione condivide la preoccupazione dell’onorevole Mölzer al riguardo. Simili episodi non dovrebbero verificarsi. Quella di coniare monete è una delle principali prerogative della sovranità di una nazione. Si raccomandano tuttavia consultazioni informali. Vi è un ente che si chiama Ufficio di registrazione delle monete, istituito dalla Conferenza internazionale dei direttori di zecca. Prima di introdurre una nuova moneta, le zecche appartenenti a tale Conferenza dovrebbero consultare l’Ufficio di registrazione delle monete, in modo da evitare le somiglianze. E’ ovvio che in questo caso tale processo non si è svolto nella maniera dovuta, e così sono apparse monete simili all’euro.
Non è la prima volta che un simile evento si verifica. Nel 2000, in alcuni paesi, alcune monete erano molto simili agli euro. Persino nel mio paese, quando ero il responsabile in materia, abbiamo emesso monete molto simili ai marchi tedeschi e perciò abbiamo dovuto modificarne la produzione.
La Commissione sta lavorando con le autorità turche, che hanno promesso di modificare leggermente le monete. La produzione di monete è molto costosa e rappresenta un’operazione di vasta portata.
Tuttavia non vi è motivo di panico e i rischi sono molto limitati. I distributori automatici, che rappresentano il problema principale, possono essere modificati. Stimiamo che alcuni vecchi modelli di distributori siano più difficili da modificare, ma la maggior parte di quelli nuovi possono essere sistemati a dovere, in modo che possano accettare le monete giuste. Alla vista sono piuttosto diverse. Se usate nel commercio al dettaglio, queste monete si possono distinguere facilmente. Perciò i rischi sono limitati.
La Commissione ha inoltre collaborato con i produttori di meccanismi a moneta per informarli che tali meccanismi vanno modificati per via di questo problema. Stiamo lavorando con le autorità turche per assicurare che la nuova produzione di monete venga leggermente modificata, in modo che non siano più tanto simili agli euro.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, mi è chiaro che non vi è motivo di panico, come dice lei. Ciononostante, vorrei chiederle se non sarebbe forse auspicabile sollevare la questione nell’ambito dei negoziati di adesione con la Turchia, per assicurare che tali monete vengano ritirate dalla circolazione quanto prima. Dopo tutto, vi è anche la tentazione da parte delle società turche parallele in Europa – in Germania o in Austria, ad esempio – di utilizzare scorrettamente tali monete. Non sarebbe possibile accelerare il processo – benché coniare monete, come lei sostiene, sia molto costoso – al fine di limitare il danno arrecato all’Europa e all’economia europea?
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. (EN) Questo tema dev’essere oggetto di negoziato in ogni ambito, e quindi anche nel quadro dei negoziati di adesione. Esiste una sorta di accordo sulla parola che impedisce il verificarsi di simili fatti. Se si verificano, chi conia le monete di taglio inferiore deve apportare qualche modifica in modo da evitare l’uso di monete simili.
Questo problema sarà oggetto di negoziato. Avrò occasione d’incontrare i membri del governo turco molto presto, e pertanto solleverò senz’altro la questione entro un lasso di tempo definito, perché, come dicevo, la produzione di monete è una pratica immane e molto costosa. Col tempo potremo risolvere il problema, ma fino ad allora lavoreremo con i produttori di meccanismi a moneta per evitare eventuali scompensi.
Presidente. Poiché vertono sullo stesso argomento, annuncio congiuntamente l’
interrogazione n. 50 dell’onorevole Enrico Letta (H-0104/06):
Oggetto: Scuola europea Bruxelles II - trasferimento di sezioni
Il Consiglio superiore delle Scuole europee ha stabilito i criteri da adottare per identificare quali sezioni linguistiche verranno aperte nella quarta scuola europea di Laeken. Il gruppo di lavoro (Groupe de suivi) presieduto dal Segretario generale delle scuole europee ha indicato, in vari documenti ufficiali, la sezione italiana della scuola di Bruxelles II come una tra quelle da proporre al Consiglio per un trasferimento alla quarta scuola. Certamente questa indicazione è frutto di un’analisi comparativa ottenuta incrociando i criteri con le singole sezioni esistenti.
Può la Commissione presentare in dettaglio questa analisi? Qualora detta analisi non fosse stata realizzata, può la Commissione spiegare come si è giunti ad un tale risultato ed in particolare descrivere come si è arrivati ad escludere le altre singole sezioni linguistiche? Vi è naturalmente la consapevolezza che allo stato attuale nessuna decisione definitiva è stata presa, ma si ritiene opportuno conoscere nel dettaglio la procedura sinora seguita nei lavori del «Groupe de suivi» per comprendere se gli stessi sono improntati a criteri di rigore scientifico sufficienti a giustificare proposte che rischiano di avere effetti estremamente negativi su centinaia di famiglie di agenti delle istituzioni comunitarie.
e l’interrogazione n. 51 dell’onorevole Richard Seeber (H-0172/06):
Oggetto: Trasferimento della sezione linguistica tedesca
Il Consiglio superiore delle Scuole europee si appresta a chiudere le sezioni linguistiche da insediare nella scuola europea di Bruxelles IV in Laecken. Una delle opzioni presentate al Consiglio superiore prevede il trasferimento verso Laeken delle sezioni italiana e neerlandese da Woluwé e della sezione tedesca da Ixelles.
Si rende la Commissione conto che, in caso di trasferimento verso Laeken, i fanciulli delle sezioni di Woluwé e Ixelles trascorreranno da tre a quattro ore al giorno nei scuolabus?
Quali modalità ed alternative al trasferimento coatto di sezioni ha la Commissione esaminato? Si fida essa delle esperienze maturate dal Segretario generale e dal Consiglio superiore con siffatti traslochi le cui modalità, già in occasione dell’apertura della scuola di Ixelles, hanno comportato situazioni intollerabili?
E’ la Commissione disposta a rendere pubbliche ed illustrare le istruzioni di voto impartite al suo rappresentante in seno al Consiglio superiore?
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Le interrogazioni nn. 50 e 51 sono piuttosto simili, ma, se necessario, risponderò loro separatamente, anche se il concetto sarà lo stesso.
Devo iniziare col dire che le scuole europee costituiscono una delle questioni più complesse della mia area di competenza e presentano molti problemi. Il sistema è alquanto indipendente e complicato. La gestione del sistema non spetta alla Commissione, che di fatto è solo uno dei 29 membri del Consiglio superiore.
Il rapido allargamento dell’Unione europea ha richiamato un gran numero di persone presso le nostre sedi, non solo a Bruxelles, e dobbiamo affrontare svariati problemi dovuti alla mancanza di posti per gli studenti nelle scuole e in altre strutture. Una soluzione, assolutamente indispensabile, potrebbe essere quella di aprire una quarta scuola europea a Laeken nel 2009. Perché Laeken? La decisione è stata presa dal governo belga. Il Belgio è il paese ospite e apporta un contributo notevole all’infrastruttura scolastica, che è appunto il paese ospite a fornire per intero. Mi sono messo in contatto con il governo e i ministri del Belgio. Il Presidente Barroso ha esposto la questione al governo belga per accelerare il processo e la data del 2009 è anteriore rispetto a quella originariamente prevista.
Ora si tratta di definire l’organizzazione scolastica interna delle sezioni linguistiche, decidendo quali sezioni linguistiche aprire e quali trasferire. Innanzi tutto, è prematuro affermare che sia già stata presa una decisione. Le discussioni sono ancora in corso e la Commissione è solo una delle parti coinvolte nel dibattito e non è assolutamente la più importante. Le decisioni spetteranno al Consiglio superiore. Com’è ovvio, la Commissione cerca di contribuire sulla base della propria esperienza e conoscenza, e di partecipare al processo tutelando gli interessi dei genitori delle Istituzioni europee, nonché garantendo trasparenza e procedure eque.
Nella sua riunione del 25 e 26 ottobre, il Consiglio superiore ha adottato un elenco di criteri per la gestione delle sezioni linguistiche. E’ stato istituito un gruppo di lavoro denominato “Groupe de suivi Bruxelles IV”, al quale il Segretario generale delle scuole europee ha presentato un documento preliminare. La Commissione sta prendendo attivamente parte anche ai lavori di questo gruppo, ma abbiamo solo il ruolo di partner. Infine, il “Groupe de suivi Bruxelles IV” deve tenere conto di tutte le considerazioni e proporre una soluzione adeguata.
Si è discusso di alcune soluzioni preliminari – le opzioni A e B –, ma è davvero troppo presto per dire che una soluzione è preferibile all’altra. Il gruppo sta ora valutando opzioni intermedie che adottino la parte migliore di entrambe le soluzioni, tra le quali figuri il principio – sostenuto dalla Commissione – secondo cui gli allievi attualmente iscritti in una delle scuole esistenti non dovrebbero essere costretti a trasferirsi a Laeken. Si tratta probabilmente di una proposta valida per quei genitori i cui figli frequentano già tali scuole. E’ molto difficile credere che la soluzione definitiva soddisferà tutti, ma dobbiamo trovare una soluzione che permetta agli alunni di ricevere la miglior istruzione possibile.
Stiamo collaborando con il Consiglio superiore e con il governo olandese, che lo presiede, riguardo alla riforma delle scuole europee, poiché esistono diversi problemi, anche di natura strutturale, e sarà ovviamente necessario modificare il sistema.
La mia risposta concettuale è questa e, al momento, posso dire che non abbiamo elaborato alcuna agenda o soluzione segreta. Cooperiamo molto seriamente con il “Groupe de suivi Bruxelles IV” e posso garantirvi che affrontiamo la questione con altrettanta serietà, ma si tratta di un’area molto complessa in cui si è andata accumulando una serie di problemi ai quali dovremo trovare soluzioni definitive e a lungo termine. Ci impegneremo a fondo con il governo belga e le autorità di Bruxelles per pervenire a qualche soluzione temporanea che ci aiuti a risolvere i problemi e le lacune a breve termine in tutte le nostre strutture.
La situazione attuale è questa.
Presidente. – Ovviamente ha ragione, signor Commissario: le interrogazioni nn. 50 e 51 devono essere affrontate congiuntamente, poiché vertono su temi intercorrelati. Vi sono inoltre molti deputati interessati alla questione. Innanzi tutto, però, darò la parola ai due autori affinché possano formulare le loro domande complementari.
Enrico Letta (ALDE). – Signor Commissario, la ringrazio per la risposta. Dal momento che l’opzione B, rispetto all’opzione A, appare chiaramente la migliore da molti punti di vista, mi chiedo se lei sia in grado ora di escludere che la Commissione porrà un problema di costi. In particolare, se il problema del lieve incremento dei costi non indurrà la Commissione a bloccare quella che tra le due opzioni appare invece la di gran lunga la migliore?
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Ovviamente la Commissione si sta facendo carico della maggior parte dei costi delle scuole europee e anche questo è un problema serio. Tuttavia, non intendo concentrarmi essenzialmente sulla questione dei costi; preferisco soffermarmi soprattutto sul sistema di lavoro e sul modo di impartire la migliore istruzione possibile agli studenti. In questo senso, l’opzione B non è la migliore.
Con l’opzione B, che prevede l’allestimento di pressoché ogni sezione ovunque, si assisterà a una forte frammentazione, in cui prevarranno gruppi e classi di modeste dimensioni, nel qual caso dovremo affrontare il problema di garantire un insegnamento di buona qualità e un’istruzione altrettanto valida. L’opzione B, quindi, non è la migliore. Certo, è anche di gran lunga più onerosa, ma la Commissione non ritiene che il problema dei costi sia la questione principale e più importante. L’aspetto essenziale è garantire l’efficace funzionamento del sistema delle scuole europee, ma vi sono anche molti problemi sulla futura qualità dell’istruzione.
Richard Seeber (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, il Commissario parla di procedure complicate, di una situazione complessa. Ne siamo tutti consapevoli, ma la situazione diventa ancora più complicata se la Commissione non è disposta a dotare di maggiore trasparenza il suo processo decisionale. In fin dei conti, la riunione decisiva del Consiglio superiore si terrà a metà aprile. Perché la Commissione non è disposta semplicemente a dire, in base ai criteri da essa stessa definiti, qual è la situazione attuale, quali sono le cifre e fin dove sarà possibile spingersi in futuro?
Se il Commissario si limita a continuare a usare un linguaggio oscuro, non può aspettarsi un livello di soddisfazione più elevato all’interno delle sezioni linguistiche.
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) La ringrazio molto ma, diversamente da lei, non ritengo che in questo processo la Commissione manchi di trasparenza. L’intero processo è trasparente per tutte le parti e le opzioni non mancano. Se volete, la Commissione assumerà l’iniziativa maggiore nel preparare tali opzioni. Logicamente, però, alla fine occorrerà raggiungere un consenso che soddisfi le organizzazioni di genitori, le scuole stesse e il corpo insegnanti. La Commissione sta fornendo il proprio contributo e sta valutando tutte le possibili opzioni proposte da altre parti. Stiamo cercando di adoperarci per trovare una soluzione finale che sia più o meno accettabile per tutti.
Siamo stati trasparenti nel corso dell’intero processo e stiamo ora pensando a una sorta di soluzione di compromesso, un’opzione intermedia tra le opzioni A e B. Il processo è quindi trasparente e prevede negoziati molto complessi con tutte le parti. In questo caso la Commissione è un partner negoziale e vuole anche rispettare le altre parti, comprese le autorità belghe, che possono fornire un prezioso contributo.
Luigi Cocilovo (ALDE). – Signor Commissario, se venisse adottata l’opzione A, alla quale è stato fatto riferimento fra le due all’esame, ossia quella che prevede il trasferimento di sezioni, le risulta che si verificherebbe il rischio per molte famiglie di avere i propri figli in scuole diverse?
Dato che dai dati diffusi all’interno del groupe de suivi risulta che l’andamento demografico di alcune sezioni, per esempio la sezione italiana nei prossimi anni, sarà superiore a quello di tante altre nazionalità, non ritiene che questo costituisca un elemento e un punto che dovrebbe indurre a Commissione a scegliere piuttosto l’opzione B tra le alternative citate?
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) La decisione finale verrà presa dal Consiglio superiore.
Lei ha affermato che i figli di una stessa famiglia potrebbero finire col frequentare scuole diverse. Ho letto i criteri da seguire in questo caso nei documenti concettuali di base. La Commissione ritiene che dobbiamo impegnarci al massimo per evitare che questo accada. I figli di una stessa famiglia, i fratelli, devono frequentare la stessa scuola.
L’opzione B presenta alcune profonde lacune riguardo allo sviluppo futuro dell’istruzione. A nostro parere l’opzione B non è la migliore, ma ci impegneremo a fondo per trovare soluzioni che soddisfino quante più parti e genitori possibile.
Alfonso Andria (ALDE). – Signor Commissario, ritorno sullo stesso argomento: il criterio F, tra quelli adottati in ottobre, stabilisce che se una sezione esiste in più di una scuola deve essere ospitata in scuole periferiche e in scuole centrali. Voglio essere ancora più chiaro: se venisse accolta l’opzione A predisposta dal groupe de suivi, la sezione italiana sarebbe l’unica ad essere penalizzata perché verrebbe dislocata in due scuole periferiche: Uccle e Laeken. Non ritiene, Signor Commissario, che detta opzione A sia discriminatoria rispetto agli alunni italiani? Le chiedo pertanto di assumere impegni in proposito, respingendola e adottando l’opzione B.
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Non dico che sosterremo l’opzione B, ma non ho nemmeno detto che appoggeremo l’opzione A. Stiamo cercando di trovare una soluzione di compromesso. Se vuole farmi dire che assegneremo tutti gli stanziamenti all’opzione B, sappia che non posso farlo.
Devo ribadire che i responsabili decisionali sono il Consiglio superiore e il gruppo di lavoro – il Groupe de suivi – composto da genitori e altre parti interessate. Il processo è questo. A questioni spinose come queste cerco sempre di trovare qualche soluzione di compromesso, come probabilmente farò anche per il complesso problema in questione. La prossima riunione del Consiglio superiore si terrà alla fine di aprile e, in quell’occasione, si discuterà di tutti gli aspetti e di tutte le soluzioni possibili.
La sua domanda sulla sezione italiana è stata sollevata molte volte e interessa anche altre persone. Abbiamo cercato di trovare una soluzione equilibrata e di non penalizzare nessuno.
Presidente. Annuncio l’
interrogazione n. 53 dell’onorevole Manuel Medina Ortega (H-0098/06):
Oggetto: Allargamento dell’UE a Bulgaria e Romania e adozioni
Potrebbe la Commissione fornire informazioni sulle conseguenze che l’allargamento a Bulgaria e Romania comporterà per i cittadini dell’Unione europea nell’ambito del diritto privato, e soprattutto riguardo al sistema delle adozioni attraverso le future frontiere interne dell’Unione? Saranno garantite le adozioni già effettuate, oppure dovranno essere riesaminate?
Olli Rehn, Membro della Commissione. – (EN) Sono profondamente consapevole dei casi pendenti di adozioni internazionali di bambini rumeni e della comprensibile ansia che circonda tale questione fra le famiglie che vorrebbero dare una nuova casa a questi bambini. Nel contesto delle riforme legislative in preparazione dell’adesione all’Unione, e con l’appoggio del Parlamento europeo nel corso degli anni, la Romania ha adottato di recente una nuova legge in materia di protezione dell’infanzia.
Ai sensi di tale normativa, entrata in vigore il 1° gennaio 2005, l’adozione internazionale è un’ultima risorsa alla quale ricorrere se non è possibile trovare una soluzione appropriata all’interno del paese, attraverso misure che vanno da orfanotrofi di dimensioni più piccole all’affidamento. Con questa legge la Romania si è allineata alle disposizioni giuridiche dell’Unione europea in questo settore, contenute anche nella Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. L’applicazione di queste disposizioni deve essere vista nel contesto delle precedenti pratiche abusive connesse alle adozioni internazionali in Romania.
Riguardo agli aspetti giuridici più precisi, va inoltre sottolineato che non esiste attualmente alcuna legislazione comunitaria nel campo dell’adozione internazionale. Di fatto, il regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio, che stabilisce il riconoscimento reciproco delle sentenze in materia di responsabilità parentale, esclude esplicitamente l’adozione dal proprio campo di applicazione.
Questo significa fondamentalmente che in Romania e in Bulgaria è stato attuato l’acquis communautaire nel settore della protezione dell’infanzia. In entrambi i paesi viene presa a fondamento la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, che non distingue tra confini interni ed esterni dell’Unione europea.
Presidente. – Su questo tema abbiamo, oltre a questa interrogazione, anche le interrogazioni numero 55 e 56. Se i colleghi sono d’accordo, possiamo trattare queste interrogazioni congiuntamente. Ma prima di tutto do la parola all’autore dell’interrogazione, onorevole Medina Ortega, per una domanda supplementare.
Manuel Medina Ortega (PSE). – (ES) Signora Presidente, ritengo che l’adeguamento della legislazione della Bulgaria e della Romania alle norme europee costituisca un progresso, perché in materia di adozioni la cosa più importante è la protezione dei bambini.
Tuttavia, purtroppo, sappiamo che in questi paesi, come in altri, vi sono bambini che non vivono in situazioni familiari felici, mentre nell’Unione europea abbiamo famiglie che sarebbero disposte ad assumere il ruolo parentale con tutte le garanzie del caso.
So che non esiste una legislazione europea in materia, ma esiste la possibilità che l’Unione europea svolga, in qualche forma, un ruolo di mediazione con le autorità della Bulgaria e della Romania, per garantire che le famiglie dell’Unione europea disposte a realizzare questo tipo di progetto lo facciano nelle migliori condizioni possibili e per facilitare così, quando necessario, l’adozione da parte di famiglie dell’Unione europea.
Gradirei conoscere il suo parere sulle possibilità di azione da parte della Commissione in questo ambito.
Olli Rehn, Membro della Commissione. – (EN) Stiamo lavorando insieme al governo rumeno in modo molto coerente. Riconosciamo che ha sottoposto a revisione la sua legislazione e che, sulla base di tale legislazione, un gruppo di esperti sta esaminando i casi pendenti. Il gruppo di esperti dovrebbe completare il proprio lavoro nel corso di questo mese.
Siamo costantemente in contatto con le autorità rumene su tale questione. Il nostro parere è che, a condizione che rispettino la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e la legislazione europea, spetta al governo e alle autorità della Romania trovare una soluzione.
Per quanto riguarda la situazione nel settore dell’assistenza all’infanzia, riteniamo, sulla base delle relazioni molto particolareggiate sullo stato di avanzamento, che vi siano stati miglioramenti concreti, anche perché l’Unione europea ha fornito un sostegno sostanziale per la ristrutturazione del settore dell’assistenza all’infanzia, erogando un importo di circa 160 milioni di euro negli ultimi 15 anni.
In termini generali, il processo di esame delle domande di adozioni internazionali inoltrate prima dell’entrata in vigore della nuova legislazione dovrebbe completarsi questo mese. Ci aspettiamo che le autorità rumene informino individualmente tutti i richiedenti.
Alessandro Battilocchio (NI). – Signore Commissario, alla mia domanda ha già risposto in parte, si tratta del problema dei casi di adozione in sospeso; sulla base di inviti espressi del Parlamento europeo in diverse risoluzioni, è stato creato un gruppo di esperti per esaminare caso per caso le situazioni in sospeso. Vorrei sapere se sono disponibili notizie sulla tempistica con cui le domande verranno espletate e quindi se avremo informazioni sui risultati del lavoro fin qui portato avanti da questo gruppo.
Olli Rehn, Membro della Commissione. – (EN) Siamo costantemente in contatto con le autorità rumene e in risposta all’onorevole deputato posso dire che le autorità rumene sono sulla buona strada per giungere a una soluzione delle domande di adozione pendenti, inoltrate prima dell’entrata in vigore della nuova legge, il 1° gennaio 2005.
Le autorità rumene hanno istituito un gruppo di lavoro che dovrebbe completare il proprio compito il 31 marzo, e la Commissione è impegnata a seguire da vicino la questione. Riferiremo al Consiglio e al Parlamento sulla questione nella nostra relazione globale di monitoraggio che sarà adottata, secondo le previsioni, il 16 maggio.
Riguardo agli altri elementi della sua interrogazione, gli 82 000 bambini attualmente sotto protezione sociale, in case protette, in affidamento o in famiglie allargate stanno beneficiando di una struttura di protezione in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, e questo vale anche per l’accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione.
Presidente. Annuncio l’
interrogazione n. 54 dell’onorevole Mairead McGuinness (H-0137/06):
Oggetto: Adesione della Romania all’Unione europea
Alla luce della relazione globale di monitoraggio della Commissione sul grado di preparazione raggiunto dalla Romania ai fini della sua adesione all’Unione europea nel 2007, in cui si esprime la preoccupazione riguardo ai mancati progressi in certi settori del paese nell’ambito della protezione dell’infanzia, così come del sistema previdenziale di igiene mentale e di assistenza alle persone disabili, potrebbe la Commissione specificare quanto peso attribuisce a tali questioni nel quadro dei negoziati in corso con le autorità rumene?
Inoltre, ritiene la Commissione che si siano compiuti e che si continueranno a compiere progressi sufficienti per consentire alla Romania di aderire all’Unione europea nel 2007?
Olli Rehn, Membro della Commissione. (EN) Ho in parte già risposto a questa domanda, quindi affronterò solo gli aspetti che non sono state ancora trattati.
In primo luogo, oltre alla valutazione generale sulla tutela dei bambini, sulla situazione del sistema delle cure sanitarie per i disabili e i malati psichici, abbiamo organizzato una revisione inter pares sulla salute mentale per valutare la situazione in loco. Siamo in attesa della relazione degli esperti su detta revisione inter pares. Stiamo svolgendo un totale di 15 perizie, o revisioni inter pares, sia in Bulgaria che in Romania, su vari punti critici. Questo è uno dei settori essenziali in cui stiamo svolgendo tale revisione inter pares, che è effettuata sia dai funzionari della Commissione che dai migliori esperti degli Stati membri in materia.
Quanto all’assistenza ai disabili, al momento l’attenzione si concentra principalmente sull’elaborazione di una strategia generale finalizzata a chiudere e ristrutturare i grandi istituti residenziali a vantaggio dell’organizzazione di servizi alternativi di comunità, di sostegno alle famiglie e di unità residenziali più piccole. Ad esempio, abbiamo erogato 15 milioni di euro. Inoltre in Romania è in corso una campagna di sensibilizzazione pubblica a favore dei diritti dei disabili.
Sebbene la riforma di questo settore stia solo muovendo i suoi primissimi passi, la Commissione, per parte sua, ritiene che il paese abbia imboccato la via giusta al riguardo.
Infine, occorre affrontare subito il persistente problema dei maltrattamenti negli ospedali psichiatrici rumeni, come ha fatto presente la relazione generale di monitoraggio di ottobre; occorre altresì affrontare le notevoli carenze a livello di condizioni di vita e assistenziali di alcune strutture.
Abbiamo vivamente esortato le autorità rumene a dare priorità al settore della salute psichica e a destinarle adeguate risorse. Le autorità rumene sono state fortemente sollecitate a sfruttare l’assistenza prevista a titolo dell’attuale programma PHARE e a elaborare una strategia e un piano d’azione per la riforma della salute mentale.
Naturalmente, l’elemento decisivo è l’attuazione. Occorrerebbe dimostrare la fattibilità degli accordi pratici, ad esempio destinando risorse finanziarie sufficienti. Tale aspetto sarà oggetto della valutazione inter pares e verrà incluso nella relazione del maggio 2006 sui progressi compiuti.
Mairead McGuinness (PPE-DE). – (EN) Signor Commissario, potrebbe parlare della questione dei letti a gabbia in Romania? Questo punto rientra a pieno titolo tra i motivi di preoccupazione che lei potrebbe affrontare. Siamo fortemente preoccupati al riguardo.
Quanto alla revisione inter pares, che reputo positiva, prevedrà visite negli istituti senza preavviso? Credo che questo sia essenziale. La Commissione ha fatto una stima del tempo di cui la Romania necessiterà per affrontare questo immenso problema? Lei è sicuro che, se la Romania dovesse aderire all’UE il prossimo anno, continuerebbe a portare avanti le riforme? Credo che riusciremo a compiere progressi solo esercitando pressioni.
Vorrei chiedere che, quando si parla dei bambini abbandonati nei reparti maternità degli ospedali e delle adozioni internazionali, si privilegiassero i bambini, rispetto a qualsiasi altra preoccupazione.
Olli Rehn, Membro della Commissione. (EN) Sono pronto a fornire ulteriori dettagli sulla revisione inter pares, se necessario. Di norma gli esperti effettuano sia missioni concordate in precedenza sia a sorpresa che prevedono visite a strutture di diversi settori, che vanno da quello dello Stato di diritto, vale a dire sistema giudiziario e preture, a quello dell’assistenza all’infanzia e della salute mentale. Gli esperti effettuano il medesimo tipo di azioni.
Quanto tempo occorrerà in questo settore? Si tratta di un concetto molto relativo. La nostra preoccupazione è accertare che vi siano precedenti credibili a dimostrazione che la Romania ha davvero imboccato la via giusta. La revisione inter pares si concentrerà su questo punto.
Lei ha toccato il punto nevralgico dell’intera questione: l’assistenza dei bambini deve essere centrale nella nostra valutazione. Questo è proprio l’obiettivo che ci prefiggiamo nello svolgimento della revisione inter pares e nella presentazione dei suoi risultati.
In proposito abbiamo anche preso in esame i sospetti esistenti in merito all’utilizzo di letti a gabbia in Romania. Posso garantirvi che in 15 anni le valutazioni di seguito effettuate dalla Commissione non hanno mai confermato alcun sospetto in merito all’utilizzo di simili letti in Romania. La Commissione seguirà la questione nell’ambito dei regolari contatti che intrattiene con varie organizzazioni non governative.
Panagiotis Beglitis (PSE). – (EL) Signora Presidente, vorrei ringraziare il Commissario e dire che siamo tutti d’accordo sulla necessità di aiutare la Romania a migliorare le condizioni e la tutela dei bambini nonché le cure sanitarie.
Vorrei chiedere al Commissario se l’Esecutivo può destinare maggiori risorse comunitarie nell’ambito dei “progetti di gemellaggio” al fine di migliorare le cure sanitarie, tutelare i bambini e migliorare le condizioni degli ospedali psichiatrici. Vorrei inoltre chiedere se la Commissione europea può collaborare con l’Organizzazione mondiale della sanità e con altre organizzazioni internazionali per migliorare la situazione del settore sanitario in Romania.
Olli Rehn, Membro della Commissione. (EN) Vi sono strutture gemellate con la Romania in vari settori che rientrano nella riforma della pubblica amministrazione rumena. Abbiamo riscontrato che nell’Europa centrale e orientale, i cosiddetti Stati membri, nonché il futuro Stato membro della Romania, il gemellaggio è stato uno degli accordi più efficaci per la diffusione di conoscenze.
Sì, vogliamo che in futuro si tenga sempre maggior conto del gemellaggio anche in questo settore. Si tratta di una prassi davvero utile che è contemplata dal programma quadro PHARE. Dobbiamo valutare la questione con più attenzione per capire quali accordi concreti si possono stipulare.
John Bowis (PPE-DE). – (EN) Signor Commissario, se lei davvero non ha visto alcuna prova dei letti a gabbia in Romania, la rinvio alla storia pubblicata sulla prima pagina di un recente numero del giornale londinese Sunday Times e ai casi ben documentati resi noti da Mental Disability Advocacy Centre. Mi auguro che lei farà sapere alla Romania e agli altri paesi che adottano questo barbaro uso che i letti a gabbia non sono adatti né ai bambini, né agli anziani confusi né ai malati psichici di nessun paese civilizzato né tanto meno di nessuno Stato membro dell’Unione europea.
Olli Rehn, Membro della Commissione. (EN) Ho già risposto in base a una valutazione molto attenta della Commissione. Come ho detto, non abbiamo mai avuto alcuna prova dell’utilizzo di letti a gabbia in Romania, ma, se lei è in possesso di prove concrete al riguardo, sono disponibile a vagliarle e a chiedere ai miei funzionari di rivedere la questione. In tal caso, potremmo sollevare la questione con la Romania, se necessario.
Presidente. Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato)..
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
(La seduta, sospesa alle 19.50, riprende alle 21.00)