14. Specialità tradizionali garantite di prodotti agricoli e alimentari – Protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari (discussione)
Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:
– la relazione (A6-0033/2006), presentata dall’onorevole Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf, a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo alle specialità tradizionali garantite dei prodotti agricoli e alimentari [COM(2005)0694 – C6-0026/2006 – 2005/0270(CNS)], e
– la relazione (A6-0034/2006), presentata dall’onorevole Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf, a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari [COM(2005)0698 – C6-0027/2006 – 2005/0275(CNS)].
Ripeto agli oratori che intervengono in questa discussione ciò che ho detto per la precedente, vale a dire che abbiamo una seduta serale estremamente lunga e che, quindi, sarò assolutamente intransigente sul rispetto del tempo di parola. Risparmiatemi di conseguenza di dover adottare misure disciplinari, attenendovi al tempo di parola che vi è assegnato ufficialmente. Questa osservazione non vale evidentemente per il Commissario Neelie Kroes, alla quale do subito la parola.
Neelie Kroes, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, innanzi tutto ringrazio l’onorevole Graefe zu Baringdorf e i membri della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale per tutto il lavoro che hanno svolto su entrambe le relazioni, la prima sulla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine e la seconda sulle specialità tradizionali garantite.
La Commissione apprezza l’efficiente organizzazione del vostro lavoro, che ha consentito l’adozione delle relazioni in tempi brevi. Nella mia dichiarazione di apertura vorrei parlare di entrambe le relazioni, concentrando quindi l’attenzione sul contesto generale che ha condotto a queste proposte della Commissione.
In primo luogo, riguardo alla relazione sulla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine, quasi 14 anni fa la Comunità europea istituì un sistema volontario di indicazioni geografiche per prodotti agricoli e alimentari ad esclusione dei vini e delle bevande alcoliche. Dal 1993 sono state registrate più di 700 denominazioni. Quasi 300 domande sono attualmente in attesa di registrazione; questi dati danno un’idea del successo di questo sistema.
Tale successo può spiegare l’interesse dimostrato dai nostri partner commerciali per questo regolamento. Le conclusioni dei recenti panel dell’OMC sulle denunce presentate dagli Stati Uniti e dall’Australia ci impongono l’obbligo di aprire il regime comunitario alle domande e alle opposizioni dirette provenienti da individui di paesi terzi.
Questa è la ragione fondamentale sottesa alla proposta in discussione: assicurare la conformità con le conclusioni dei panel OMC. Alla luce dell’esperienza acquisita nella gestione della procedura di registrazione, ci siamo resi conto che il sistema attuale non sarebbe sopravvissuto a un carico aggiuntivo di domande dirette provenienti da operatori di paesi terzi. Così abbiamo dovuto semplificare il sistema e renderlo più efficiente.
Se ci conformiamo semplicemente alle regole dell’OMC senza rendere più efficiente il funzionamento del sistema, l’intero processo di approvazione potrebbe bloccarsi. Dovrei aggiungere che per evitare qualsiasi rischio di nuovi reclami a livello dell’OMC, la procedura per le denominazioni di paesi terzi e dell’Unione europea dovrebbe essere il più possibile simile.
Siamo tutti rimasti sorpresi dalla portata dei cambiamenti richiesti dalla sentenza dell’OMC. Mentre la Comunità ha convinto il panel sulla questione del marchio sostanziale, abbiamo perso sulle questioni procedurali. Abbiamo anche incluso un chiaro cambiamento di politica, promuovendo l’uso dei loghi comunitari per migliorare la credibilità del sistema. A parte ciò, non vi sono, tuttavia, iniziative di politica, poiché lo scopo primario della proposta è quello di adeguarsi alle conclusioni dei panel dell’OMC entro il termine.
Le numerose richieste e i suggerimenti per lo sviluppo della politica esposti negli emendamenti approvati in seno alla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale sono questioni che meritano più tempo per poter essere trattate adeguatamente.
Passo ora all’altra proposta, che riguarda le specialità tradizionali garantite. Nonostante il modesto numero di prodotti registrati, alcuni produttori hanno mostrato interesse per questo regolamento. Sono stati registrati solamente 50 nomi come specialità tradizionali garantite, ma vi sono 19 domande pendenti a livello comunitario e alcune altre all’esame negli Stati membri. Questo regolamento non è stato modificato dopo la sua adozione nel 1992. Le procedure non sono state formulate né per 25 né per 27 Stati membri, né per affrontare un numero significativo di domande.
Analogamente, è necessario semplificare e standardizzare il contenuto delle domande, in modo da adottare procedure più efficienti e in modo che i produttori che fanno lo sforzo di impegnarsi in sistemi di qualità non siano delusi a causa di ritardi di parecchi anni nell’iter di approvazione.
Considero altresì importante correggere una serie di incoerenze e tenere conto dei sostanziali sviluppi negli standard delle formulazioni giuridiche dal 1992. Allo stesso tempo, proponiamo semplificazioni e chiarificazioni e altri miglioramenti identici a quelli proposti per le indicazioni geografiche e le denominazioni d’origine.
Infine, desideriamo affermare chiaramente in questo regolamento che le regole dell’OMC sono rispettate e prevenire così qualsiasi critica.
In conclusione, queste proposte realizzano la conformità all’OMC e introducono una revisione limitata, ma necessaria, intesa a semplificare e chiarire le procedure. Possiamo così sostenere i meccanismi ed essere più utili per i produttori e i consumatori che contano sulle denominazioni. In particolare, alla luce del termine dell’OMC del 3 aprile 2006, non abbiamo comunque proposto cambiamenti di politica più profondi, che saranno affrontati a tempo debito nel quadro di un’ampia riflessione sulla politica di qualità per il settore agricolo.
Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf (Verts/ALE), relatore. – (DE) Signor Presidente, sono contento che il Commissario sia qui presente a rappresentare la Commissione nella discussione odierna su questa relazione. Il suo collega, Commissario Fischer Boel, non può essere presente, ma la sua assenza non dovrebbe impedirci di svolgere una proficua discussione.
Il Commissario ha detto che questo non è l’inizio di un processo legislativo, ma che stiamo solo rispondendo a una richiesta dell’OMC. Gli inizi di un quadro legislativo per la garanzia di qualità risalgono al 1992, ben 14 anni fa, ma, naturalmente, non è stato l’inizio di una produzione di alta qualità nei settori protetti a quell’epoca. E’ avvenuto piuttosto che, come con l’agricoltura biologica, la questione dei prodotti qui in discussione era stata introdotta sul mercato dai produttori molto tempo fa, nell’arco di un periodo di decenni, e ha continuato a conquistare l’accettazione dei consumatori. Seguirono poi le misure di armonizzazione e di semplificazione, i chiarimenti e le salvaguardie.
Riguardo alla politica di qualità, vi sono soltanto due settori all’interno dell’agricoltura che sono denominati “di qualità”: il settore oggi in discussione e l’agricoltura biologica. Tutto il resto è coperto dal concetto di sicurezza alimentare. Qui, comunque, stiamo parlando e ci stiamo concentrando in particolare sulla qualità.
Come ha già affermato il Commissario, non è una questione trascurabile, è un giro d’affari miliardario. Accordare alle regioni e alle imprese la protezione di indicazioni geografiche, denominazioni d’origine o di specialità crea un vero valore aggiunto. E’ comprensibile che anche altri desiderino questo valore aggiunto.
La controversia è con gli Stati Uniti, in particolare – e quando dico Stati Uniti, intendo le grandi multinazionali. Queste ultime stanno esaminando molto attentamente se i prodotti che ora sono protetti qui come denominazioni d’origine possano essere incorporati come marchi nei loro imperi. Esattamente come se si trattasse della Coca-Cola, vogliono includere la feta, il parmigiano, gli Spreewälder Gurken (cetriolini di Spreewald), le Karlsbader Oblaten (cialde di Karlsbad), il Thüringer Rostbratwurst, e anche lo speck tirolese – sia dell’Austria che del Sud Tirolo (Südtiroler Speck) – con i loro marchi; non perché li considerano particolarmente buoni, ma perché possono diventare una fonte di guadagni. Per questo motivo anche le grandi multinazionali hanno partecipato alla discussione nell’OMC e ora stiamo presentando la nostra risposta.
L’aspetto positivo della discussione è che l’OMC ha affermato dall’inizio, come questione di principio, che le nostre regole sono conformi alle norme dell’OMC. Il punto che non è conforme alle sue regole e che va migliorato, è la questione dell’accesso dei paesi terzi a queste indicazioni di qualità protette. Stiamo rimediando a questa lacuna, il che mi sembra sensato.
Vorrei inoltre sottolineare, comunque, che qui emerge anche un altro tipo di desiderio. Per esempio, i produttori di prosciutto di Parma o di speck tirolese potrebbero pensare tra sé: se comprassimo i maiali sul mercato mondiale sarebbe più economico che doverli allevare nella regione o pattuire che le regioni dalle quali li otteniamo siano specificamente dedicate a tale produzione – perché questo significherebbe naturalmente un aumento dei costi di produzione.
Se non lo facciamo, comunque, corriamo il rischio, nelle discussioni internazionali all’interno dell’OMC – e le multinazionali continueranno ad assillarci su questo – di cadere nell’arbitrarietà, di minare le nostre stesse indicazioni di qualità e di finire col perdere la protezione. In tal caso, sarebbe un affare estremamente equivoco credere che sia possibile comprare materie prime a prezzi più convenienti, e per questa ragione abbiamo pattuito e stiamo pattuendo che vi sia una relazione speciale tra le regioni a tale riguardo.
In conclusione, vorrei dire qualche parola sulla procedura. Come anche il Commissario sa, il Consiglio ha già preso una decisione. Ancora una volta stiamo svolgendo in questa sede una discussione, nonostante che tutto sia già stato deciso, il che è inaccettabile. La questione doveva essere discussa prima. Spero che potremo chiarire questo punto nella Costituzione quando sarà ratificata.
Abbiamo esaminato la possibilità di rinviare nuovamente la questione in commissione per puro sdegno, perché, ancora una volta, siamo stati trascurati e il lavoro dei nostri esperti viene ignorato. Tuttavia, riteniamo che questo proietterebbe all’esterno la nostra mancanza di unità nei lavori dell’OMC e consentirebbe ad altri di dire: ecco, non sono neppure d’accordo fra loro. Siccome siamo favorevoli a rafforzare e consolidare la posizione dell’Unione europea, faremo passare la questione, ma vorremmo chiarire dove sono i punti deboli del Consiglio in certi aspetti, e auspicheremmo che il Commissario Kroes li rendesse noti in virtù del ruolo che ricopre, cosicché riconsideri le sue decisioni.
(Applausi)
Giuseppe Castiglione, a nome del gruppo PPE-DE. – Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, il tema delle indicazioni geografiche e delle specialità tradizionali per dei prodotti agricoli alimentari rappresenta un importante strumento per lo sviluppo e la sostenibilità dei prodotti di qualità.
In complesso ritengo assai positivo il lavoro svolto dalla Commissione: dato che erano stati previsti due momenti di analisi della domanda, uno nazionale e uno comunitario, era assolutamente necessario garantirne il coordinamento.
Sono convinto che le maggiori responsabilità affidate dagli Stati membri, i termini precisi che scandiscono la procedura e il nuovo regime delle opposizioni rispondono a tale esigenza: un riconoscimento più celere e più efficiente, un esame rapido, ma allo stesso tempo dotato della caratteristica principale della completezza.
La possibilità di accedere al sistema europeo di protezione dei prodotti agricoli per i paesi terzi rende necessario proteggere il consumatore da un’erronea associazione tra i simboli comunitari e la provenienza effettiva del prodotto. L’indicazione dell’origine del prodotto in etichetta insieme alla diversificazione del colore dei loghi comunitari e l’autorizzazione per l’uso della dicitura dei prodotti trasformati, sono tutte novità che rispondono ad una maggiore tutela dei consumatori. D’altra parte ritengo che queste misure incentiveranno i produttori a sfruttare meglio e di più le diciture d’eccellenza proseguendo sulla linea di politica di qualità agroalimentare di cui l’Unione europea è promotrice.
Infine sostengo gli emendamenti 48 e 50 volti a consentire la collaborazione delle autorità regionali nella fase di verifica nazionale ed una più forte tutela delle DOP e IGP rispetto ad altre formule di tutela come i marchi. Spero che i colleghi condivideranno domani il mio punto di vista approvando questi due emendamenti.
Infine rivolgo un apprezzamento alla Commissione, che ha inteso inviare all’esame del Parlamento, al riguardo mi ricollego anche a quanto detto prima dal collega, per queste procedure e il riconoscimento delle produzioni di qualità, rispondendo così ad un’esigenza diffusa di celerità, ma anche e soprattutto alla tutela dell’eccellenza delle aree rurali europee.
María Isabel Salinas García, a nome del gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, come ha detto molto bene il relatore, sono convinta che la qualità sia il grande punto di forza dell’agricoltura europea.
Considerando il mercato globale nel quale dobbiamo essere sempre più competitivi, a causa dei costi estremamente bassi della manodopera, degli scarsi requisiti ambientali e di igiene – il che significa prezzi più bassi – ritengo che sia la qualità a dover fare la differenza. Abbiamo quindi bisogno di una qualità garantita e certificata per mezzo di un sistema più semplice, facilmente riconoscibile e che goda della fiducia dei consumatori, sia in Europa che all’estero − ed è su questo che stiamo lavorando.
E’ essenziale, inoltre, il riconoscimento di queste denominazioni all’esterno dell’Unione, nell’OMC, in modo che possiamo stabilire un mercato di prodotti agricoli di alta qualità. Stiamo lavorando a tal fine e credo che il lavoro svolto in seno alla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale sostenga questa posizione.
La prima sfida che ci è posta è quella di rafforzare ulteriormente il nostro sistema di consumatori e produttori. E’ necessario un sistema più agile, con termini e procedure chiaramente definiti, nel quale le competenze siano ben assegnate. A mio giudizio la percezione da parte del settore stesso è importante quanto quella del consumatore; occorre rendergli evidenti i vantaggi economici di un mercato di alta qualità: la sicurezza di un sistema di denominazione che controlli correttamente i prodotti non conformi alle condizioni fissate e una procedura agile e non troppo gravosa.
Ritengo che il tema in discussione sia molto importante, soprattutto per paesi come il mio, che sono pionieri dell’agricoltura ecologica. Penso che, come ho detto, il tema meriti una riflessione più ampia, che dobbiamo affrontare una volta soddisfatti, il più presto possibile, i requisiti dell’OMC, semplificando l’accesso al sistema per i prodotti dei paesi terzi.
Nell’approfondimento e nella riflessione che avremo successivamente in Parlamento, credo che sia essenziale ascoltare il settore ed essere attenti alle sue necessità, sempre pensando a orientare i nostri prodotti e la nostra qualità al mercato globale, poiché questi sono i valori di un settore agroalimentare europeo realmente competitivo.
Jan Mulder, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, l’onorevole Graefe zu Baringdorf ha svolto ancora una volta con il consueto entusiasmo il suo dovere di relatore e mi congratulo con lui al riguardo. Concordo con il succo delle sue conclusioni. Alla luce della crescente liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli, è necessario che riconosciamo più indicazioni geografiche e denominazioni d’origine per prodotti agricoli e alimentari a livello internazionale. Le sue conclusioni sono quindi del tutto giustificate.
Un altro aspetto che secondo me entra in gioco è la definizione precisa di un’indicazione geografica in Europa. L’onorevole Graefe zu Baringdorf ha citato l’esempio del prosciutto di Parma, che dovrebbe avere origine in quella regione. Sono sempre stato perplesso per il fatto che la Germania, e non i Paesi Bassi, sia il principale paese produttore del formaggio olandese Edam, e penso che si debba cambiare questo stato di cose.
Se discipliniamo questo aspetto nell’OMC – e sono lieto che il collega veda la cosa esattamente come me – e chiediamo agli altri di riconoscere i nostri prodotti, mi sembra naturale che riconosciamo anche i loro. Non sono del tutto d’accordo con l’onorevole Graefe zu Baringdorf quando afferma che attualmente vi sono solo due categorie di qualità dei prodotti agricoli nell’Unione europea, vale a dire quelli a indicazione geografica e quelli di produzione biologica. Forse è così al momento, ma dobbiamo andare molto più avanti.
E’ necessario introdurre un marchio di qualità europeo per i prodotti agricoli. Se chiediamo ai nostri agricoltori di rispettare le norme in materia di benessere degli animali, gli obiettivi ambientali e così via, poi sarebbe molto ingiusto aspettarsi che essi competano con il resto del mondo, con agricoltori che non devono conformarsi a quelle stesse norme. Poiché i consumatori devono poter distinguere i prodotti nei negozi, dobbiamo elaborare un marchio di qualità per i prodotti diversi da quelli a indicazione geografica o biologici.
Daniel Strož, a nome del gruppo GUE/NGL. – (CS) Signor Presidente, signora Commissario, sul tema della proposta di regolamento del Consiglio relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari, desidero richiamare l’attenzione su un punto che compare nella relazione dell’onorevole Graefe zu Baringdorf, vale a dire che la proprietà intellettuale è l’ultima materia prima di cui dispongono gli europei. Proprio per questa ragione possiamo esprimere stupore e rammarico per il fatto che ci è mancato finora un piano mirato per sviluppare un sistema specifico per la protezione della proprietà intellettuale. Il nuovo strumento dovrebbe finalmente eliminare le continue controversie in seno all’OMC tra l’Unione europea e alcuni dei suoi partner commerciali. Una volta risolta tale questione, possiamo solo sperare che la Commissione ritornerà alla questione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine con chiari fini concettuali.
Vorrei aggiungere che denominazioni d’origine e indicazioni geografiche sono parte integrante della proprietà intellettuale, secondo l’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale. Ai sensi del Regolamento del Parlamento europeo, la questione della proprietà intellettuale rientra inequivocabilmente ed esclusivamente tra le competenze della commissione giuridica. E’ strano quindi, sia da un punto di vista procedurale che da un punto di vista pratico, che l’elaborazione di questa relazione sia stata affidata alla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, senza includervi neppure un parere della commissione giuridica.
Witold Tomczak, a nome del gruppo IND/DEM. – (PL) Signor Presidente, gli obiettivi di entrambe le proposte di regolamento sembrano ben fondati. E’ difficile non sostenere un aumento di reddito per gli agricoltori, condizioni eque di concorrenza e protezione dalle contraffazioni di prodotti originali. Vi sono, tuttavia, dubbi sul realismo di tali obiettivi.
Esaminiamo il risultato a oggi delle soluzioni esistenti. Nel quadro delle specialità tradizionali garantite, sinora in tutta l’Unione sono stati registrati solo 15 prodotti agricoli e alimentari. E’ veramente necessario creare procedure complesse ed espandere la burocrazia a beneficio di una dozzina o poche decine di prodotti? L’agricoltore produttore ci guadagnerà davvero qualcosa? Nel quadro del sistema per la protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine, sono stati registrati più di 700 nomi nell’intera Unione europea, inclusi 150 formaggi, 160 tipi di carne o prodotti a base di carne, 150 tipi di frutta e verdura e 80 tipi di olio d’oliva. Vi sono inoltre 300 nuove domande in attesa di esame. Creando questa legislazione, non ci troveremo presto in una posizione ridicola, ai limiti del grottesco? Tra qualche anno avremo migliaia di nomi di prodotti originali che vorranno conquistare i supermercati dell’intera Unione europea. Come clienti, ne saremo nauseati e il costoso sistema burocratico risulterà inefficiente nel trattare le domande.
Non sarebbe meglio rinunciare all’idea di regolamentare le specialità locali? Se trasformiamo le specialità in prodotti di massa, non saranno più specialità. Lasciamo che rimangano un’attrazione naturale di particolari luoghi o regioni, ma senza il sostegno dell’Unione europea.
Janusz Wojciechowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, a nome del gruppo UEN desidero congratularmi con l’onorevole Graefe zu Baringdorf per le sue ottime relazioni. Sono lieto che realizzeremo le necessarie semplificazioni nelle procedure di registrazione per i prodotti alimentari locali e che avremo a disposizione una maggiore quantità di questi prodotti, o meglio ci saranno più familiari, poiché naturalmente stiamo parlando di prodotti tradizionali che sono sul mercato da molto tempo.
Il vero futuro dell’Europa sta nel sostenere i prodotti tradizionali regionali che rappresentano i successi delle comunità locali. E’ un settore nel quale possiamo eccellere, nel quale possiamo battere la concorrenza e grazie al quale possiamo costruire un mercato europeo che sia un mercato comune e comunque ricco grazie alla varietà delle specialità regionali. E’ una grande opportunità per i produttori regionali. Comunque, è soprattutto una buona notizia per i consumatori, poiché questi prodotti sono fatti secondo ricette tradizionali e con metodi antichi di generazioni e sono più sani e migliori dei prodotti industriali. E’ anche il modo migliore per affrontare la sfida posta dalle imprese di biotecnologia, che vogliono costringerci a consumare i loro alimenti prodotti in serie che sono il risultato dell’ingegneria genetica.
Dobbiamo essere chiari su questo argomento. Vogliamo consumare alimenti sani, vari e prodotti usando metodi tradizionali, regionali, e non vogliamo essere costretti a consumare prodotti alimentari i cui metodi di produzione ingannano la natura.
Jan Tadeusz Masiel (NI). – (PL) Signor Presidente, in questi ultimi decenni la politica agricola comune ha incoraggiato gli agricoltori a produrre di più, prescindendo dalla qualità. La conseguenza è che gli agricoltori hanno due Mercedes in garage e i negozi sono pieni di prodotti che non sono né gustosi né convenienti. Dobbiamo pagare di più per i cosiddetti prodotti “biologici”, per acquistare cioè prodotti che dovrebbero essere la norma.
E’ cinico affermare che oggi i consumatori privilegiano la qualità piuttosto che la quantità nell’alimentazione. Essi vogliono semplicemente poter gustare di nuovo cibi che non vedono da molto tempo e che hanno il diritto di avere a disposizione. Nel frattempo stiamo destinando la maggior parte del nostro bilancio alla politica agricola comune, principalmente nei vecchi Stati membri.
Speriamo che, semplificando le attuali procedure, questi regolamenti relativi alla protezione delle indicazioni geografiche, delle denominazioni d’origine e delle specialità tradizionali favoriscano gli agricoltori che producono alimenti sani e gustosi.
Desidero ringraziare la Commissione e il relatore per aver affrontato questa importante questione. Io spero che gli agricoltori, specialmente quelli dei nuovi Stati membri che non hanno ancora avuto il tempo né le risorse economiche per intraprendere una produzione agricola su scala industriale, saranno ricompensati per i loro metodi di produzione tradizionali. In questi paesi non abbiamo metodi di lavorazione così straordinari come quelli per i quali è famosa la cucina francese, ma abbiamo comunque prodotti e alimenti genuini e gustosi.
Astrid Lulling (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, è inutile che ripeta quanto profondamente siamo legati al nostro sistema delle indicazioni geografiche protette e delle denominazioni di origine protetta, alla loro difesa e al loro rispetto, all’interno e all’esterno dell’Unione europea.
Stando così le cose, dopo le ripetute riforme, a mio parere troppo frequenti, della politica agricola comune, in molte delle nostre regioni i produttori possono sopravvivere solamente grazie alla qualità dei loro prodotti e alla loro competenza, che i consumatori, fortunatamente, apprezzano sempre di più e che sono pronti a pagare un prezzo giusto, contribuendo così al mantenimento dei posti di lavoro a monte e a valle e, quindi, allo sviluppo rurale.
E’ un fatto di rilevanza quasi storica che gli Stati Uniti e l’Australia abbiano avuto la sfrontatezza di attaccare, in sede di Organizzazione mondiale del commercio, la nostra normativa in materia, che invece è molto riuscita. Dal 1993 sono state registrate più di 700 denominazioni di prodotti alimentari. Il loro valore commerciale è stimato in oltre dieci miliardi di euro e, devo dire che è stato registrato, tra l’altro, il Tiroler Speck, particolarmente caro all’onorevole Ebner, che mi ha ceduto i suoi due minuti di parola in questo dibattito.
L’organo competente dell’Organizzazione mondiale del commercio è giunto fortunatamente alla conclusione che la nostra normativa non viola le regole dell’OMC. Dobbiamo solamente adattarla – entro il 20 aprile prossimo, quindi non c’è tempo da perdere – per porre i cittadini dei paesi terzi in condizioni di parità con i cittadini dell’Unione per ciò che riguarda le domande e i diritti di opposizione.
Vorrei congratularmi con il relatore, onorevole Graefe zu Baringdorf, e ringraziarlo per l’eccellente spirito di collaborazione, che non è sempre presente tra le varie fazioni politiche del Parlamento. Mi rallegro del fatto che con il nostro relatore e con altri esperti della commissione per l’agricoltura e per lo sviluppo rurale, tra i quali il presidente Joseph Daul, siamo riusciti a raggiungere un accordo su alcuni emendamenti mirati a chiarire, precisare e semplificare le questioni, garantendo mediante un controllo adeguato il rispetto di questa proprietà intellettuale dei nostri agricoltori, che costituisce una delle ultime materie prime di cui dispongono gli europei.
Vogliamo soprattutto, mediante scadenze precise – sei mesi per l’esame delle domande di registrazione da parte della Commissione, quattro mesi per sollevare obiezioni – evitare ritardi dannosi per gli operatori interessati. Vogliamo che i simboli comunitari, i nostri loghi, siano contraddistinti da colori specifici e non possano essere utilizzati dai paesi terzi. Vogliamo infine che in caso di annullamento della registrazione di un prodotto DOP o IGP, questo non possa essere registrato come marchio per cinque anni, onde evitare pressioni economiche sui produttori.
So che molti colleghi hanno avuto molte idee e proposte per migliorare la legislazione, ma invitiamo il Consiglio – poiché il tempo stringe – ad attuare, in un primo tempo, soltanto le modifiche imposte dalla decisione arbitrale dell’OMC. Come ha detto...
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Bogdan Golik (PSE). – (PL) Signor Presidente, mi congratulo con il relatore per le due eccellenti relazioni. Sono convinto che proprio questi nuovi regolamenti approvati dal Parlamento favoriranno lo sviluppo della produzione agroalimentare, in particolare infondendo nuova vita alle aree rurali, promuovendone le tradizioni e i valori culturali e aumentando l’occupazione al di fuori del settore agricolo. Penso che una procedura di registrazione trasparente e semplificata e una suddivisione chiara delle competenze tra gli Stati membri e la Commissione forniranno una protezione più effettiva per i consumatori e i produttori, per i cittadini dell’Unione e soprattutto per coloro che producono questi prodotti. Saranno protetti dalle contraffazioni, dall’abuso dei nomi originali, dalla copia delle liste degli ingredienti e da altre pratiche fraudolente usate da chi cerca di realizzare veloci profitti.
I regolamenti proposti contribuiscono davvero a garantire un sistema credibile per proteggere la qualità dei prodotti registrati nei quali si ha fiducia e la cui popolarità è in aumento nell’Unione e in tutto il mondo. Questi prodotti ora recheranno non solo l’etichetta del produttore, ma anche l’etichetta dell’Unione europea.
Giusto Catania (GUE/NGL). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’Europa deve essere in grado di garantire e proteggere la qualità della sua produzione agricola e alimentare. Per raggiungere questo obiettivo è necessario difendere le specialità tradizionali e le indicazioni geografiche, anche contro gli attacchi scagliati in seno all’Organizzazione mondiale del commercio dagli Stati Uniti e dall’Australia.
Il relatore ha fatto un ottimo lavoro per migliorare i due regolamenti: bisogna tutelare i prodotti per aprire una grande incidenza per la sicurezza alimentare e contro l’omologazione del gusto in atto su scala globale! Purtroppo troppo spesso assistiamo a fenomeni di contraffazione: il più grande mercato del Mezzogiorno d’Italia, quello di Vittoria in Sicilia, ogni giorno è attraversato da prodotti contraffatti che vengono immessi nel mercato come prodotti IGP, per esempio il pomodorino di Pachino.
Allora per questo motivo riteniamo che sia necessaria un’etichettatura che deve riportare l’indicazione del luogo d’origine e di trasformazione del prodotto. Bisogna però interrogarsi su un punto: chi favorisce l’indicazione DOP e IGP, troppo spesso la commercializzazione, troppo poco invece la produzione.
Kathy Sinnott (IND/DEM). – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il relatore per aver contribuito a proteggere la specificità regionale e l’autosufficienza rurale.
L’Europa ha una tale ricchezza e varietà di prodotti e di alimenti che certamente dobbiamo proteggerli dai fautori della liberalizzazione commerciale a tutti i costi. La ricetta di famiglia, il sapore locale, il prodotto fatto a mano, la qualità e l’unicità richiedono la nostra protezione per mantenere la ricchezza delle nostre regioni.
Ma a cosa servirà tutto questo prezioso lavoro se, contemporaneamente, permettiamo agli OGM di insinuarsi nei nostri raccolti e quindi nei nostri alimenti e prodotti? Qui stiamo cercando di proteggere la specificità dei prodotti e l’unicità degli ingredienti locali. Come possiamo affermare che i nostri ingredienti sono locali se sono tutti modificati in laboratorio? Quei semi non sono affatto una varietà della stessa famiglia; sono sementi Monsanto prodotti in serie, di un particolare numero di lotto, un seme esattamente uguale a milioni di altri in giro per il pianeta.
Come possiamo affermare allora che i nostri prodotti sono unici, che rappresentano il nostro intenso gusto regionale o che provengono proprio dalla nostra regione? Onestamente, non dovremmo etichettare i nostri prodotti “Monsanto Company, prodotto a St. Louis, Missouri”? Dobbiamo permettere alle regioni di scegliere se desiderano essere geneticamente modificate e dobbiamo proteggere chi non lo desidera.
Dobbiamo apprezzare e preservare non solo le specialità locali, ma anche i mercati degli agricoltori nei quali talvolta sono ancora venduti localmente. Dobbiamo evitare di strangolare i mercati superstiti degli agricoltori locali tradizionali con la regolamentazione del mercato alimentare,.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN). – (PL) Signor Presidente, considero positiva la presente discussione comune sulle relazioni dell’onorevole Graefe zu Baringdorf. In una delle relazioni, al punto 5 della motivazione, il testo afferma che “scopo delle proposte è semplificare le procedure e chiarire le responsabilità delle diverse autorità chiamate a intervenire nell’esame delle domande”. Insieme ad altre annotazioni, come quelle al punto 9, questo ci fa sperare che nei regolamenti definitivi del Consiglio saremo in grado di evitare burocrazia e discordanze giuridiche. Ciò è particolarmente importante per il regolamento sulla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari. Dobbiamo ricordare che le indicazioni geografiche fanno parte del patrimonio di alcune comunità locali e di singole nazioni e che queste sono responsabili della loro protezione.
La protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine di prodotti alimentari a livello comunitario dovrebbe adempiere solamente una funzione di appoggio e prevenire pratiche disoneste. Comunque, “imporre sanzioni spetta alle autorità nazionali” a livello nazionale, come affermato all’articolo 11, paragrafo 3.
I prodotti e gli alimenti regionali devono sostenere lo sviluppo regionale e ampliare la gamma delle attrazioni turistiche, tra cui l’agriturismo. Nessuno vuole un’Unione in cui tutti, ovunque, vestono allo stesso modo, mangiano lo stesso cibo e parlano nella stessa maniera.
James Hugh Allister (NI). – (EN) Signor Presidente, accolgo con favore queste relazioni perché è giusto e necessario proteggere le specialità regionali. Le regioni hanno il diritto di sfruttare e proteggere tali specialità a proprio vantaggio economico.
Si valuta che, negli Stati membri in cui questo avviene, si producono circa 5 miliardi di euro l’anno, in termini di valore aggiunto, promuovendo le indicazioni geografiche. Ovviamente si crea anche un effetto domino in termini di impatto, di creazione di posti di lavoro e di mantenimento della popolazione nelle aree rurali.
Il mio unico rammarico è che, sinora, la mia regione – l’Irlanda del Nord – non si è ancora avvalsa di questa opportunità, anche se direi, pur essendo di parte, che siamo ricchi di tali prodotti.
Il manzo dell’Ulster, che tutti gli europei potranno presto nuovamente gustare non appena sarà revocato il bando sulla carne bovina, ha un gusto e una qualità che sono rinomati e che hanno reso l’etichetta di Greenfield sinonimo della massima qualità. Il nostro pane di frumento e il pane lievitato col bicarbonato sono specialità da assaggiare assolutamente e le mele Armagh Bramley sono famose e rinomate.
Inviterei quindi il governo britannico in questo dibattito ad avvalersi immediatamente delle opportunità disponibili in virtù di questi regolamenti.
Riguardo ai regolamenti, ho riscontrato la lamentela secondo cui la procedura di presentazione delle domande è indebitamente gravosa e burocratica. Lancio quindi un appello affinché si compia il massimo sforzo per semplificare tale procedura in modo che i prodotti regionali possano essere protetti e promossi più agevolmente, e accolgo con soddisfazione ciò che ha detto il Commissario a tale riguardo.
Nel contesto dell’OMC, è essenziale che l’Europa difenda i diritti acquisiti in virtù di tali regolamenti e non ceda alle pressioni provenienti da paesi terzi. Sono fortemente d’accordo con il relatore sulla necessità che l’Unione europea usi tutta la sua influenza e abilità diplomatica per difendere le indicazioni geografiche. Se, da un lato, dovremmo essere incoraggiati dal rifiuto dell’organo di risoluzione delle controversie dell’OMC nei confronti dei recenti attacchi sferrati dagli Stati Uniti e dall’Australia, dall’altro non possiamo permetterci alcun tipo di autocompiacimento.
Agnes Schierhuber (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, anch’io desidero ringraziare il relatore per le relazioni davvero eccellenti, nonché i relatori ombra per l’efficientissima cooperazione su questo tema.
Considero entrambe le relazioni fra le questioni principali di questa legislatura: in particolare la relazione sulle indicazioni geografiche protette e le denominazioni d’origine protette. Come ha detto il Commissario, sono già stati registrati più di 700 prodotti e sono state presentate altre 300 domande. Si tratta di un aspetto chiave per quanto riguarda l’agricoltura e le aree rurali europee.
Sono convinta che anche la proprietà intellettuale sia pertinente per questi prodotti, i quali, per così dire, contribuiscono all’identità di una regione. Se apriamo i nostri mercati ai prodotti provenienti da paesi terzi, dobbiamo subordinare tale apertura all’applicazione da parte di questi paesi delle stesse norme applicate all’interno dell’Unione europea in termini di qualità e di aspetti sociali. Il fatto è che viviamo in un mondo globalizzato, ma comunque una concorrenza equa si può produrre soltanto se gli stessi requisiti e le stesse regole sono applicati all’interno dell’OMC e sono messi in pratica.
In generale, comunque, dobbiamo far sì che la procedura comporti una valutazione accurata e che non vi sia un livellamento al ribasso. La qualità ha il suo prezzo. Come ha detto ieri Horst Köhler, Presidente della Repubblica federale di Germania, i prezzi più alti dell’Unione europea devono essere accompagnati dalla superiorità qualitativa. Per citare un esempio, in Austria vi sono 180 000 agricoltori impegnati nella produzione. E’ comprovato che questi agricoltori salvaguardano circa 600 000 posti di lavoro a monte e a valle, il che rivela anche quanto siano importanti per le aree rurali le imprese agricole attive e le aziende a conduzione familiare impegnate nella produzione.
Robert Navarro (PSE). – (FR) Signor Presidente, innanzi tutto mi congratulo con il relatore e con i miei colleghi della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale per questa relazione, che ha il merito di mettere in rilievo un concetto fondamentale: l’agricoltura europea sopravvivrà solamente grazie alla qualità. Di conseguenza, la difesa delle etichette e di altre denominazioni protette, che è l’unico modo per garantire la competitività sostenibile dei prodotti europei in un mercato globalizzato, deve essere al centro di qualsiasi azione politica dell’Unione europea, in particolare nei forum internazionali come l’OMC.
Personalmente, vengo da una regione che conta più di 30 prodotti registrati DOP, IGP e STG. Queste denominazioni costituiscono innegabilmente una carta vincente per i produttori che ne beneficiano. E’ un’idea simile a quella che applichiamo in un altro settore, che non rientra direttamente nel campo di applicazione di questo testo, ma che ha bisogno della protezione e del sostegno dell’Europa. Parlo ovviamente della viticoltura, che conta decine di migliaia di posti di lavoro nella mia regione, il sud della Francia, e centinaia di migliaia di posti di lavoro in Europa e che attualmente sta attraversando una grave crisi. Se non si fa nulla, anche a livello europeo, l’Europa rischia di perdere la sua anima.
Andrzej Tomasz Zapałowski (IND/DEM). – (PL) Signor Presidente, oggi stiamo discutendo come proteggere i prodotti agricoli e le specialità tradizionali.
Il regolamento indica un periodo di produzione di durata pari a quella di una generazione umana perché un prodotto possa essere definito “tradizionale”. Sono state sollevate preoccupazioni riguardo all’emendamento che restringe la definizione ai prodotti il cui uso sul mercato risale alla Seconda guerra mondiale. Questo discriminerebbe i paesi dell’Europa orientale.
Infatti, in seguito alla Seconda guerra mondiale, la Polonia perse metà del suo territorio e molti milioni di persone si spostarono in regioni che erano state riconquistate. La continuità della tradizione fu quindi interrotta. Durante il governo comunista, fu proibita anche la produzione di prodotti tradizionali per scopi commerciali. Solamente negli ultimi dieci anni circa, dopo la riconquista dell’indipendenza, le comunità in specifiche regioni sono ritornate a metodi di produzione tradizionali e genuini per i prodotti alimentari, come ad esempio le salsicce e i prosciutti tradizionali polacchi, il che era in precedenza impossibile.
Inoltre è estremamente importante appurare se i controlli degli alimenti saranno sufficienti a garantirne la qualità e ad evitare che la crescente fornitura di piante geneticamente modificate in tutta l’Europa possa condurre a una contaminazione dei prodotti tradizionali. In fondo, vi sono paesi in Europa in cui le piante geneticamente modificate si sono diffuse oltre ogni controllo e certamente minacceranno presto i prodotti tradizionali, in quanto cambierà la lista degli ingredienti. Il registro allegato dei prodotti classificati come prodotti tradizionali dovrebbe essere ampliato a includere anche i prodotti gastronomici.
María Esther Herranz García (PPE-DE). – (ES) Signor Presidente, nella relazione sulle indicazioni geografiche e le denominazioni d’origine che ci ha presentato, la Commissione afferma di aver concepito il testo al fine di chiarire le procedure e allineare la normativa comunitaria a una sentenza dell’Organizzazione mondiale del commercio.
La protezione delle indicazioni geografiche ha, naturalmente, una grande importanza, perché è fondamentale per informare correttamente i consumatori sulla qualità, l’origine e i metodi di produzione dei prodotti che consumano. Pertanto, sembra logico che si debba evitare di creare confusione nei consumatori e, per questo motivo, non si dovrebbe autorizzare l’uso del logo comunitario su prodotti di paesi terzi.
Inoltre, i deputati al Parlamento europeo hanno l’obbligo di difendere la diversità e la ricchezza del patrimonio gastronomico europeo, che finora gode di fama internazionale.
Dobbiamo allinearci alla sentenza dell’organo di risoluzione delle controversie dell’Organizzazione mondiale del commercio – su questo non c’è dubbio e questo è lo scopo – e occorre modificare il regolamento per garantirne la conformità a tali requisiti.
Tuttavia, finché l’OMC non include nel dibattito il sistema internazionale delle indicazioni geografiche e finché, quindi, non abbiamo un registro internazionale delle indicazioni geografiche, non sembra molto sensato che le modifiche al regolamento comunitario vadano oltre lo stretto indispensabile.
Dobbiamo inoltre assicurare che i cambiamenti al regolamento non finiscano per causare ritardi nel registro né discriminazioni tra l’Unione europea e i paesi terzi, perché la procedura per l’autorizzazione comunitaria richiede di soddisfare requisiti molto elevati di qualità e sicurezza alimentare. La Commissione potrebbe assicurare che i prodotti di paesi terzi si adeguino alle stesse norme? Sinceramente, credo di no.
Credo quindi che si debba sostenere l’emendamento presentato dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei e credo, inoltre, che i pareri diversi tra gli Stati membri sui sistemi sanitari debbano garantire che gli agricoltori e i produttori non siano gli unici a pagare l’estensione della normativa sull’igiene degli alimenti alle denominazioni d’origine.
Luis Manuel Capoulas Santos (PSE). – (PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, anch’io mi congratulo con il relatore. L’istituzione della denominazione d’origine protetta (DOP), dell’indicazione geografica protetta (IGP) e della specialità tradizionale garantita (STG) è un passo molto positivo per lo sviluppo delle aree rurali. Contribuirà sia a preservare il patrimonio naturale e culturale sia a estendere l’offerta di prodotti di qualità a un numero crescente di consumatori esigenti e informati.
Posso testimoniarlo per l’esperienza del mio paese, dove sono registrati nel quadro di tali regimi più di 100 prodotti, la maggior parte dei quali costituiscono notevoli successi commerciali. In alcuni casi, il successo del mercato rappresenta allo stesso tempo la riabilitazione di razze autoctone in via di estinzione e di metodi operativi che altrimenti sarebbero oggi gravemente minacciati o persino scomparsi.
La parte essenziale delle proposte all’esame consente di migliorare il quadro normativo esistente e di allinearlo alle regole dell’OMC, che desideriamo rispettare. Sottolineo che l’identificazione più chiara dei simboli comunitari, mediante la colorazione, l’identificazione dell’origine e del luogo di trasformazione dei prodotti di paesi terzi, e il fatto che sia stata mantenuta la decisione della Commissione, rendono il processo più credibile e permettono la riduzione dei prezzi e della burocrazia.
Mairead McGuinness (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, prima di affrontare il tema oggi in discussione, ritengo che sia importante informare l’Assemblea del fatto che l’industria saccarifera irlandese cesserà totalmente la produzione. L’annuncio è stato dato oggi in Irlanda. Quando parliamo dell’OMC, l’Irlanda è la prima vittima per quanto riguarda la produzione di barbabietola da zucchero. Trecento lavoratori perderanno il posto e 3 500 coltivatori subiranno pesanti conseguenze. E’ questo il segnale di avvertimento di ciò che ci aspetta, mano a mano che si intensifica il potere dell’OMC di plasmare la nostra agricoltura in Europa? Se oggi viene sacrificata la barbabietola da zucchero, come è avvenuto in Irlanda, cosa accadrà domani dell’allevamento di bovini nell’UE?
Riguardo al presente testo, ringrazio il relatore per l’ottimo lavoro svolto. Temo, tuttavia, che talvolta parliamo di questo tema con grande fervore – come è giusto – ma ignoriamo il quadro più ampio della produzione di merci nell’Unione europea, che ha altrettanto bisogno di protezione.
Purtroppo in Irlanda abbiamo solamente tre prodotti registrati come IGP, ma abbiamo molte centinaia di piccole aziende alimentari che potrebbero avvalersi della protezione offerta da questi regolamenti e io le esorto a farlo. Avremo bisogno sempre di più di specialità se vogliamo affrontare le sfide relative alla riforma della PAC e le pressioni dell’OMC. Dobbiamo riconoscere che la continuazione della produzione alimentare in Europa dipende da un impegno a favore del settore e dal riconoscimento che questo non può sopravvivere all’assalto dell’accesso illimitato al mercato da parte di merci a basso costo prodotte al di fuori dell’Unione secondo norme diverse e meno elevate.
Dobbiamo proteggere e incoraggiare con ogni mezzo coloro che vogliono produrre specialità, ma anche riconoscere che l’agricoltura dell’Unione produce merci di alto livello che hanno bisogno di protezione.
Marc Tarabella (PSE). – (FR) Signor Presidente, devo innanzi tutto congratularmi anch’io con il relatore, onorevole Graefe zu Baringdorf, per il suo notevole lavoro mirato a offrire una migliore informazione e una migliore protezione per gli agricoltori, i produttori e i consumatori, senza per questo propugnare un protezionismo conservatore, ma dimostrando, al contrario, rispetto e riconoscimento per le nostre competenze. Tale approccio non piace a tutti, tuttavia, e la migliore prova ne è linea dura adottata negli Stati Uniti e in Australia. Questi paesi vogliono che le indicazioni geografiche siano ammesse solo in via eccezionale e vogliono limitarle a certi vini e alcolici.
L’Unione europea deve fare tutto il possibile per difendere le indicazioni geografiche e deve dar prova di grande abilità diplomatica, in particolare nel quadro dei prossimi negoziati per la trasposizione delle decisioni di Hong Kong. Le indicazioni geografiche costituiscono un eccellente mezzo per giungere a un approccio qualitativo nel commercio internazionale. Purtroppo, non si constata nessun segno di riconoscimento duraturo delle indicazioni geografiche in seno all’OMC. La Commissione europea deve potere svolgere a questo riguardo un ruolo importante. Dobbiamo essere consapevoli che la qualità e il riconoscimento sono motivo di speranza per il futuro dell’agricoltura europea.
Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, ringrazio i colleghi e vorrei restituire a mia volta una parte di questi elogi ai miei collaboratori. Onorevole Mulder, sono lieto anche del suo contributo. Siamo d’accordo sulla sostanza, ma sono contento anche che lei abbia riconosciuto il mio impegno. Ovviamente, siamo entrambi abbastanza avanti con gli anni e ci occupiamo di queste cose da tanto tempo, ma ci preoccupiamo ancora, non ci siamo stancati di lottare per ciò che consideriamo giusto. Quando lei contesta che vi siano solo due tipi di indicazione di qualità, condivido la sua critica. Dobbiamo ampliarli; dobbiamo non solo garantire la sicurezza, nel senso che nessuno muoia per aver mangiato qualcosa, ma anche rispettare il piacere di mangiare, nonché la qualità, l’origine e gli sforzi di generazioni.
Questa combinazione di economia di libero mercato e garanzia di qualità è proprio ciò di cui abbiamo bisogno. L’orientamento al mercato è una buona cosa, ma deve combinarsi con l’apprezzamento di quanto si sta realizzando qui. In risposta alla domanda di poco fa, devo dire che non è solo una questione amministrativa, è un sistema sviluppato da generazioni al quale ora vengono date salvaguardie legislative e amministrative, il che è ben diverso da un sistema che ci venga imposto.
Se non vi fosse nulla da guadagnare, non avremmo alcuna discussione nell’OMC. E’ ovvio che le multinazionali guardano con occhio attento al valore aggiunto che si crea qui – che è considerevole. Fra noi, l’Irlanda – che è stata citata due volte – purtroppo deve ancora dare l’esempio e io esorterei questo paese a incoraggiare le sue regioni che producono tali prodotti a presentare una richiesta. Non ci devono essere omissioni a tale riguardo. Questo è un aspetto dell’informazione che noi, Parlamento compreso, siamo in grado di fornire.
Vorrei parlare anche della collaborazione con l’onorevole Lulling, la quale ci supera tutti, non per età, ma per anzianità di servizio in questo Parlamento. Chiunque abbia lavorato con lei sa che non è sempre facile, e non solo a causa dell’orientamento politico, ma anche della sua personalità. Eppure, siamo riusciti a presentare emendamenti comuni in alcuni campi. Vorrei menzionarne uno particolarmente importante.
Per motivi ignoti, il Consiglio ha introdotto una disposizione secondo cui qualsiasi persona fisica o giuridica, che ha un interesse legittimo, può ottenere l’annullamento della registrazione di una denominazione d’origine o di un’indicazione di qualità particolare. Poiché qui si parla di valore aggiunto, sorgerà certo il desiderio di trasformare tali registrazioni in marchi. Per dimostrare che qui non stiamo compiendo un’operazione commerciale, abbiamo proposto un emendamento comune. Chiedo alla Commissione di fare in modo davvero che il Consiglio lo accolga.
Se una denominazione protetta è annullata, non può essere trasformata in un marchio per un periodo di cinque anni. Questo ci dà un certo spazio e rende il tutto un po’ più costoso per coloro che desiderano trasformare le denominazioni in marchi e offrono qualcosa in cambio alle persone o alle regioni. Dobbiamo procedere con molta prudenza in tali situazioni. Spero che il Commissario porterà avanti questo punto. Ringrazio vivamente per questa positiva discussione.
Neelie Kroes, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, il relatore ha ricevuto lodi da un gran numero di onorevoli deputati e, a nome della Commissione, vorrei aggiungere al novero il mio elogio personale. Vi ringrazio ancora per l’interessante scambio di pareri. Vorrei fare qualche osservazione su alcuni dei punti sollevati nel corso della discussione.
Come osservazione generale – su un punto toccato dall’onorevole Graefe zu Baringdorf e dall’onorevole Castiglione – vorrei sottolineare di nuovo che con queste proposte la Commissione vuole allineare la nostra legislazione alle conclusioni dei panel dell’OMC. Questo allineamento comprende numerosi aspetti di procedura ed elementi di semplificazione, affinché il sistema possa recepire l’attuazione delle conclusioni dell’OMC. Questo punto è stato menzionato dall’onorevole Allister e, a mio parere, quanto è stato detto risponde alle sue preoccupazioni.
In risposta all’onorevole Mulder, ribadisco l’intenzione della Commissione di proseguire l’anno prossimo la revisione di varie questioni di politica non connesse alle conclusioni dell’OMC e della questione più ampia della politica comunitaria in materia di qualità agricola. Ho imparato molto questa sera, compreso quanto ha detto l’onorevole Mulder sul formaggio Edam. Dovrei spiegare all’onorevole Mulder che l’Edam è un tipo di formaggio che può essere prodotto ovunque. E’ una norma del Codex. Comunque, l’Edam del nord dell’Olanda è protetto e questo è un prodotto di qualità olandese. Quindi mangi più Edam del nord dell’Olanda!
Vorrei ora soffermarmi più in dettaglio sullo scambio di pareri e affrontare alcune delle questioni da voi sollevate. Riguardo ai loghi, i tre loghi stabiliti dalle regole della Commissione sono già diversi uno dall’altro. Voglio anche affermare chiaramente che qualsiasi vantaggio dato ai produttori comunitari – e credo che l’uso di un simbolo comunitario sia un vantaggio – sarà aperto ugualmente ai produttori dei paesi terzi. La risposta è per l’onorevole Castiglione e l’onorevole Herranz García. Comunque, la Commissione concorda sulla necessità di esaminare ulteriormente questo aspetto, il che avverrà nel quadro della revisione della politica più vasta, che la Commissione intende condurre non appena sia stata attuata questa proposta.
Molti emendamenti riguardano gli obblighi degli Stati membri e della Commissione, menzionati dall’onorevole Podkański. La Commissione non ha alcuna intenzione di alterare l’attuale ripartizione delle competenze tra gli Stati membri e la Commissione.
Gli emendamenti nn. 23 e 24 chiedono un termine entro il quale la Commissione deve esaminare e pubblicare le domande. Sono d’accordo che la Commissione debba compiere i suoi doveri entro un periodo di tempo ragionevole. Le onorevoli Lulling e Salinas García hanno toccato questo argomento. Concordo sulla necessità di prendere in considerazione la definizione di un periodo di tempo ragionevole, che non è facile, data la complessità delle domande. Non è certamente realistico pensare di esaminare e pubblicare tutte le domande entro sei mesi; dodici mesi sarebbe un termine più accettabile.
I vostri emendamenti sui controlli riflettono l’obiettivo della proposta della Commissione, che è quello di garantire in tutta la Comunità la presenza di autorità responsabili dell’attuazione delle norme comunitarie in materia di indicazioni geografiche e specialità tradizionali. Non vi è dubbio che questi controlli saranno eseguiti nel quadro del regolamento (CE) n. 882/2004 relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti.
Vorrei menzionare alcuni punti riguardanti soltanto la relazione sulle indicazioni geografiche. Si tratta dell’uso di ingredienti in prodotti trasformati e dell’origine delle materie prime. Confermo che le vostre proposte riguardanti l’uso di nomi protetti in relazione agli ingredienti usati in prodotti trasformati rispondono ad alcune delle preoccupazioni della Commissione. Comunque, le regole generali sull’etichettatura coprono già i casi di informazione ingannevole. Ulteriori restrizioni all’uso di nomi depositati per prodotti trasformati comporterebbero un cambiamento notevole della politica che merita di essere valutato in modo adeguato e approfondito.
Ho preso nota di vari emendamenti riguardanti l’etichettatura di origine o altre condizioni applicabili alle materie prime. La Commissione condivide l’obiettivo dell’onorevole Graefe zu Baringdorf di evitare che i consumatori siano fuorviati a questo riguardo. Dobbiamo comunque essere molto prudenti. Qualsiasi cambiamento della politica in questo campo potrebbe colpire diritti già accordati agli utenti di certe denominazioni.
Passo infine alla relazione sulle specialità tradizionali garantite (STG). Nel regolamento in vigore sulle specialità tradizionali garantite manca una definizione del termine “tradizionale”. Noi proponiamo di introdurre l’obbligo di dimostrare l’uso per un periodo di almeno 25 anni. Riteniamo che sia un buon compromesso.
Di conseguenza, la Commissione può accettare in linea di principio gli emendamenti nn. 1, 10, 11, 15, 25, 29 e 31 alla relazione sulle indicazioni geografiche. Degli emendamenti dell’ultimo minuto presentati per questa tornata, la Commissione può accettare in linea di principio gli emendamenti nn. 41, 43, 49 e 54. Per la relazione sulle specialità tradizionali, può accettare gli emendamenti nn. 6, 10, 13 e 16. La Commissione non può accettare gli altri emendamenti a queste relazioni.