Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sui preparativi per la riunione COP-MOP sulla biodiversità e la biosicurezza (Curitiba, Brasile).
Neelie Kroes , Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, la Commissione europea è impegnata ad adempiere e potenziare gli impegni internazionali relativi alla biodiversità. La Valutazione dell’ecosistema del Millennio ha messo in evidenza la necessità di prendere provvedimenti drastici se si vogliono evitare danni irreparabili ai servizi basati sugli ecosistemi, dai quali dipende il benessere dell’umanità. Trascurando i legami esistenti tra sviluppo economico e biodiversità, metteremo a repentaglio anche il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio.
La Valutazione dell’ecosistema del Millennio giunge alla conclusione che “si dovranno fare sforzi senza precedenti per conseguire l’obiettivo sulla riduzione della perdita di biodiversità previsto per il 2010 a tutti i livelli”, e che l’obiettivo globale 2010 sulla biodiversità è stato adottato dalla Convenzione sulla diversità biologica e approvato al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg. E’ pertanto necessario un impegno politico ad alto livello per rafforzare e mettere in atto la Convenzione sulla diversità biologica e conseguire gli obiettivi previsti per il 2010. L’ottava Conferenza delle parti sulla Convenzione ONU della diversità biologica si terrà a Curitiba, in Brasile, nelle prossime due settimane. Prima del COP-8, avrà luogo la terza riunione delle parti aderenti al Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza: sono questi i più importanti avvenimenti internazionali in materia ambientale. Il Commissario Dimas prenderà parte al segmento ministeriale dell’ottava Conferenza delle parti dal 26 al 30 marzo.
Le conclusioni adottate lo scorso mercoledì dal Consiglio “Ambiente” stabiliscono le priorità dell’Unione europea per l’ottava Conferenza delle parti. Tali conclusioni sono le seguenti: innanzitutto, il potenziamento dell’applicazione della Convenzione sulla diversità biologica e il monitoraggio dei progressi compiuti in relazione agli obiettivi previsti per il 2010; in secondo luogo, maggior efficacia nell’attuare il programma di lavoro sulle zone protette della Convenzione sulla diversità biologica, e in particolar modo sulla creazione di una rete globale di zone protette nazionali e regionali, rappresentative dal punto di vista ecologico e gestite in modo efficace, da realizzarsi entro il 2010 sulla terra ferma ed entro il 2012 nelle zone marine. In questa prospettiva si dovranno altresì compiere progressi nelle zone marine che dipendono dalle giurisdizioni nazionali. La Convenzione sulla diversità biologica deve definire criteri specifici per identificare le zone marine e le specie d’alto mare che è necessario proteggere con la massima urgenza. La terza conclusione auspica un’evoluzione delle trattative volte all’istituzione di un sistema internazionale di accesso e condivisione dei benefici.
Per quanto riguarda la terza riunione delle parti al Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza ora in corso, le nostre priorità sono: completa definizione dei criteri concernenti la documentazione richiesta per il passaggio di frontiera di organismi geneticamente modificati; ampliamento della normativa sulla valutazione del rischio ed esame di misure di conformità supplementari. Argomento centrale alla terza riunione delle parti sarà inoltre il problema del rafforzamento delle capacità.
La Commissione è seriamente impegnata a includere membri del Parlamento europeo in qualità di osservatori nelle delegazioni comunitarie incaricate di negoziare accordi multilaterali, come ha già fatto in diverse occasioni in passato.
La Commissione approva pertanto la partecipazione dei membri del Parlamento europeo all’ottava Conferenza delle parti, persuasa che possano apportarvi un contributo importante. Alla Conferenza, compatibilmente con il personale a disposizione, la Commissione terrà i membri del Parlamento regolarmente informati sull’evoluzione dei negoziati, in conformità degli accordi interistituzionali.
Eija-Riitta Korhola, a nome del gruppo PPE-DE. – (FI) Signor Presidente, sono trascorsi tredici anni dalla firma della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica e tuttavia la diversità biologica del pianeta è sempre più ridotta. Quando la prossima settimana avrà inizio l’ottava Conferenza delle parti intesa a raggiungere un accordo, si prenderà atto della seguente situazione mondiale: circa 16 000 specie animali e 60 000 specie vegetali rischiamo l’estinzione. Stiamo sfruttando il nostro ecosistema in modo insostenibile. A livello mondiale, il fattore che causa il maggior impoverimento della biodiversità è l’utilizzo del terreno che provoca cambiamenti nell’ambiente naturale al fine di renderlo più redditizio. Ogni anno, circa il due per cento dell’ambiente naturale originale del pianeta viene trasformato in terreno agricolo e destinato alla selvicoltura o diviene parte di un agglomerato urbano.
Dal momento che i problemi legati agli habitat e alle loro specie e la perdita della diversità genetica sono osservabili generalmente dopo alcuni anni, il livello di biodiversità come parte del cambiamento globale non ha ricevuto l’attenzione sufficiente. A causa del deterioramento degli ecosistemi, le loro funzioni e i servizi che essi forniscono agli esseri umani – quali la purificazione dell’acqua e il mantenimento del ciclo idrogeologico, il fissaggio del carbonio, l’impollinazione delle piante commestibili e il riciclo delle sostanze nutrienti – potrebbero subire effetti molto negativi. Gli ecologisti e gli economisti hanno calcolato che il valore dei servizi forniti dalla natura ogni anno ammonta all’incredibile somma di circa 23 miliardi di euro, ovvero più del prodotto nazionale complessivo dell’intero pianeta. I servizi forniti da un ecosistema possono essere parzialmente recuperati, per esempio tramite l’imboschimento di aree disboscate soggette a erosione, ma la riforestazione non compensa la biodiversità delle foreste naturali. Condividiamo dunque la stessa precisa volontà: arrestare l’impoverimento della natura. Ma dove trovare il buon senso necessario per realizzare in modo efficace tale obiettivo?
La proposta di risoluzione contiene molte segnalazioni valide ma, se si guarda alla natura stessa, non si può far altro che meravigliarsi per il suo buon senso. La natura è infinitamente produttiva, creativa e persino stravagante, ma allo stesso tempo efficiente e funzionale. La natura fornisce un modello effettivo di sistema economico naturale di produzione e degli obiettivi cui tendere con una progettazione di tipo ecologico. In natura non esistono politiche integrate di prodotto dall’inizio alla fine: per la natura, ogni cosa è sempre l’inizio di qualcosa di nuovo. Per superare le difficoltà che ci attendono ci occorre, oltre a un approccio obiettivo, lo stesso tipo di buon senso.
Riitta Myller, a nome del gruppo PSE. – (FI) Signor Presidente, la necessità di potenziare la gestione internazionale dell’ambiente trova ampio consenso. Il cambiamento climatico è il più grave tra i problemi ambientali del pianeta, ma purtroppo non è l’unico: la diminuzione del numero delle specie nel mondo minaccia già la sopravvivenza della nostra società. Per questo è necessario che l’ottava Conferenza delle parti sulla diversità biologica porti a risultati concreti nell’Unione europea.
La Convenzione sulla diversità biologica rappresenta oggi il più ampio accordo internazionale sulla conservazione della biodiversità: è stata firmata da 188 Parti, inclusi i 25 Stati membri dell’Unione europea. Per garantire alla Convenzione il massimo impatto possibile, è indispensabile che essa sia attuata con efficacia nelle diverse aree politiche, che sia compatibile con gli altri accordi internazionali sull’ambiente e che questi possano essere coordinati tra loro.
Il più grave ostacolo a un’applicazione efficace, tuttavia, è il numero insufficiente di indicatori della diversità biologica. Non sappiamo quale sia l’attuale situazione ambientale, né come rispondere alla sfida che ci si prospetta. Occorre che la Commissione lavori duramente per produrre gli indicatori necessari. Deve essere l’Unione europea a indicare la strada per rafforzare la dimensione globale dello sviluppo sostenibile. Dobbiamo essere disposti a trovare accordi su obiettivi che ci uniscono tutti, per poter arrestare l’impoverimento della natura e salvaguardare le sue ricchezze; non solo per noi, ma anche per i nostri figli.
Jolanta Dičkutė, a nome del gruppo ALDE. – (LT) Perché è necessario proteggere la diversità biologica? La risposta è semplice: perché è direttamente legata a noi, esseri umani. L’uomo fa parte della diversità biologica; influisce sugli organismi viventi che lo circondano e ne subisce a sua volta gli effetti. Di fatto, però, distrugge ogni giorno un imprecisato numero di specie viventi, dal momento che il suo intervento provoca cambiamenti climatici, accresce il tasso di inquinamento ambientale e annienta l’habitat naturale di piante e animali. Le attività umane, che non hanno equivalenti in natura, sono in genere disastrose dal punto di vista della diversità biologica. Una valutazione dei dati provenienti da vari paesi europei sullo stato di popolamento di uccelli e mammiferi e sulle variazioni nella loro quantità dimostra che la sopravvivenza a lungo termine di molte di queste specie non può essere assicurata senza un cambiamento urgente e risoluto nelle strategie e nelle politiche di protezione biologica. La cosiddetta strategia di protezione ambientale semplificata, che è stata applicata in precedenza, si limita a tener conto delle necessità delle specie a maggior rischio di estinzione. Tale strategia non è più adeguata. Trovo molto positivo l’ambizioso obiettivo dell’Unione europea di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010; per realizzarlo occorre creare un indicatore di biodiversità, che permetta di valutare i progressi compiuti nell’adempimento degli impegni presi con la Convenzione sulla diversità biologica. Dobbiamo elaborare piani d’azione nazionali e coordinare la raccolta, l’analisi e la pubblicazione dei dati su scala internazionale. E’ evidente che ciò richiede anche investimenti finanziari. Oggi è la giornata mondiale dei diritti del consumatore: è sintomatico che proprio oggi si discuta della conservazione della diversità biologica. La sempre maggiore promozione del consumismo che, come è stato affermato, favorirebbe la crescita economica e il benessere di ogni cittadino, danneggia l’ambiente in modo crescente ogni giorno.
Caroline Lucas, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, la presente proposta offre al Parlamento la grande opportunità di trasmettere alle parti riunite in Brasile una risoluzione forte circa l’importanza che i cittadini europei attribuiscono alle risorse naturali e alla biodiversità del pianeta. Vorrei concentrarmi solo su due di queste risorse.
Le ultime foreste primordiali del mondo scompaiono a una velocità di oltre 13 milioni di ettari l’anno, con un impatto disastroso. Occorre istituire e finanziare una rete globale di zone forestali protette, e i paesi devono fissare obiettivi misurabili relativi all’introduzione di divieti temporanei per garantire che l’uso, il consumo e lo scambio delle risorse della biodiversità provengano esclusivamente da fonti sostenibili.
E’ inoltre urgentemente necessario affrontare con chiarezza il problema delle colture ingegnerizzate che utilizzano la cosiddetta terminator technology. Tali colture producono semi sterili, impedendo così ai coltivatori di conservare i semi da un anno all’altro per la semina successiva e obbligandoli a ogni stagione ad acquistare sementi dalle aziende di biotecnologia, che esercitano già un enorme controllo sul mercato dei semi: appena dieci aziende controllano oltre il cinquanta per cento delle vendite nel mondo intero. Le conseguenze per la sicurezza alimentare, in particolare nei paesi in via di sviluppo, e per il sostentamento dei coltivatori poveri sarebbero enormi. Qualsiasi proposta volta a indebolire la moratoria sulla sperimentazione in loco e la commercializzazione di questi semi suicidi deve essere fermamente respinta: di tale tenore è l’emendamento che il mio gruppo proporrà domani, per rafforzare questo punto.
Karin Scheele (PSE). – (DE) Signor Presidente, negli ultimi due secoli lo sviluppo demografico, lo sfruttamento delle risorse naturali e l’inquinamento ambientale hanno provocato una sempre più rapida contrazione della crescita economica. Come oggi si è affermato ripetutamente, l’uomo dipende dalla biodiversità. Le foreste, ad esempio, non solo ci forniscono legno grezzo e accrescono la quantità di ossigeno nell’atmosfera, ma purificano le nostre acque e prevengono erosioni e allagamenti: una funzione di cui si è sempre più consapevoli in tutto il mondo, poiché si avverte con crescente consapevolezza l’impatto del cambiamento climatico.
Come ha affermato il Commissario Kroes, al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002 si è convenuto di ridurre il tasso di perdita di biodiversità. In quell’occasione, la delegazione del Parlamento europeo criticò aspramente la richiesta avanzata, ritenuta troppo poco ambiziosa: nell’Unione europea, si decise di superare tale richiesta e si affermò che la tendenza alla perdita di biodiversità andava rovesciata entro il 2010.
Ritengo che la Commissione e gli Stati membri debbano continuare a svolgere un ruolo guida e a fare in modo che all’ottava Conferenza delle parti della Convenzione sulla diversità biologica si trovi un accordo su obiettivi misurabili e si stabilisca un preciso calendario per il loro raggiungimento.
L’Unione europea e gli Stati membri dovrebbero inoltre prestare particolare attenzione alla biodiversità marina e a questo proposito occorre che l’Unione si occupi in primo luogo della propria situazione. Vorrei solo accennare di sfuggita alla politica europea sulla pesca, attuale oggetto di discussione con i colleghi dei paesi ACP a causa della riduzione allarmante di varie specie di pesci.
Presidente. – A conclusione della discussione comunico di aver ricevuto una proposta di risoluzione(1) ai sensi dell’articolo 103, paragrafo 2, del Regolamento.