Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione sui diritti umani in Moldavia e particolarmente in Transnistria(1).
Marios Matsakis (ALDE), autore. – (EN) Signor Presidente, nonostante le proteste internazionali la Transnistria continua a esistere, governata da un regime autoritario antidemocratico e profondamente corrotto, dopo aver proclamato illegittimamente la propria indipendenza dalla Repubblica di Moldavia 12 anni or sono in seguito a un conflitto armato in cui ha goduto del sostegno militare russo. La situazione dà adito a gravi preoccupazioni, non solo in ragione della violazione dei diritti umani dei cittadini della regione, ma anche perché rimane un motivo d’instabilità e discordia tra la Moldavia e l’Ucraina. La tensione ai confini potrebbe facilmente acuirsi in una crisi dalle conseguenze imprevedibili.
E’ di fondamentale importanza che tutte le parti direttamente coinvolte nel conflitto transnistriano – ovvero la Moldavia, la regione transnistriana stessa, l’Ucraina e la Russia – diano prova di buona volontà, buonsenso e desiderio di pace e di riforme. Esse dovrebbero trattenersi dal compiere qualsiasi azione passibile di peggiorare la situazione già compromessa, impegnandosi da subito e di buon grado in leali trattative che sfocino con rapidità in una soluzione pacifica del problema.
Bogusław Sonik (PPE-DE), autore. – (PL) Signor Presidente, la situazione politica in Moldavia è un esempio di come le dichiarazioni politiche siano lontane tanto dalle loro possibilità concrete di attuazione, quanto dall’effettiva volontà politica di attuarle.
Nel 1999 la Russia si assunse l’impegno di ritirare le truppe stazionate sul territorio moldavo della Transnistria entro la fine del 2002. Finora tuttavia la Russia non ha ancora completato il ritiro, dimostrando così di non riconoscere la sovranità e l’integrità costituzionale del territorio moldavo. La Transnistria è una delle zone più industrializzate del paese; l’esistenza stessa di questa entità politica autoproclamata impedisce una normalizzazione della situazione economica nazionale, rendendo impossibile al paese qualsiasi preparativo per l’avvio di negoziati con l’Unione europea in merito a un’eventuale adesione o anche solo a un accordo di associazione.
La Russia tenta con qualsiasi mezzo a disposizione di mantenere il proprio controllo da superpotenza sull’Europa centro-orientale, che considera la sua naturale sfera d’influenza. Il regime transnistriano appoggiato dall’ex Armata rossa è un esempio lampante di disinteresse verso il popolo, i cittadini e i loro diritti. Soldati corrotti sono coinvolti in traffici clandestini di armi su larga scala, oltre che in numerose altre iniziative criminose. Le promesse del governo di Mosca sul ritiro delle truppe si sono rivelate l’ennesimo sotterfugio politico e dimostrano una totale mancanza di rispetto verso gli altri interlocutori politici, ivi compresi gli Stati membri dell’Unione europea. Una messinscena finalizzata solo a imbonire l’opinione pubblica.
Mi domando quindi come intendiamo formulare una politica europea di difesa se non siamo in grado nemmeno di obbligare i nostri partner a ottemperare a obblighi palesi che interessano zone così vicine a noi. Dove altro possiamo dimostrare il potere di persuasione dei 25 Stati membri dell’UE, se non in problemi di scottante attualità come questo, che è molto importante per la nostra sicurezza?
Se le nostre dichiarazioni sulla politica di difesa vogliono avere una valenza concreta, dobbiamo dimostrarci all’altezza di situazioni come questa, facendo valere la nostra volontà di garantire che tutti i nostri interlocutori, anche i più potenti, rispettino gli impegni presi.
Erik Meijer (GUE/NGL), autore. – (NL) Signor Presidente, anche se tutti i raggruppamenti politici moldavi sono ansiosi di entrare a fare parte dell’Unione europea, la Moldavia non rientra nell’elenco dei paesi candidati e probabilmente non acquisirà questo status neanche nel prossimo futuro. Oggi abbiamo votato sulla strategia per l’allargamento proposta nella relazione Brok. In base a tale politica di limitazione delle adesioni, l’unica possibilità di adesione per la Moldavia risiede in una soluzione trasversale, simile alla riunificazione tedesca del 1990.
In pratica ciò significa che la Moldavia dovrebbe rinunciare al momento opportuno alla propria autonomia per ricongiungersi con la Romania, da cui si è separata nel 1940. Una soluzione di questo genere era stata ventilata subito dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ma allora la Romania non sembrava sufficientemente interessante da motivare il perseguimento di questo piano entro tempi brevi.
La prospettiva potrebbe cambiare se l’adesione della Romania all’UE si dimostrasse un successo clamoroso e la Moldavia si rendesse conto a quel punto di essere svantaggiata nel restare un semplice paese limitrofo. Una simile riunificazione non è mai stata auspicata dalla minoranza di lingua slava, concentrata principalmente nella parte orientale del paese e molto più propensa a mantenere i vecchi legami con l’Ucraina e la Russia. Questa regione orientale, la lingua di terra lunga e sottile della Transnistria che si estende lungo il confine con l’Ucraina, potrebbe non giungere mai a un’effettiva separazione fino a quando l’Ucraina non aderirà all’Unione europea. Nel frattempo – un tempo che potrebbe essere abbastanza lungo – dovremmo ricercare soluzioni pacifiche, la cooperazione e il cambiamento democratico in Transnistria, una regione ancora governata con il pugno di ferro.
Il mio gruppo ha sottolineato questo aspetto nella propria proposta di risoluzione. Con rammarico osserviamo che la risoluzione comune è orientata verso un indebolimento del governo transnistriano piuttosto che verso una sua riforma. Per quanto concerne gli altri aspetti, possiamo avallare il documento di compromesso perché non incita alla violenza contro la Transnistria e nel contempo non tenta di isolare la Moldavia come punizione per la posizione forte che il partito comunista ha conquistato nel paese grazie al favore degli elettori.
Elisabeth Schroedter (Verts/ALE), autore. – (DE) Signor Presidente, noto dai precedenti interventi che chi si occupa dell’Europa orientale è consapevole del progressivo acuirsi della crisi in Bielorussia.
Colgo l’occasione data dalla presenza del Commissario Ferrero-Waldner per ribadire che il suo comportamento nei confronti del Parlamento in questo caso è stato assai infelice e ha calpestato gravemente i diritti più fondamentali degli eurodeputati. Siamo a conoscenza dello scambio epistolare con l’onorevole Klich, ma questo non è il modo di agire! Mi occupo da dodici anni dei rapporti politici con la Bielorussia e posso dire che nessuno all’interno della Commissione aveva mai osato tanto. Comunque questa era solo un’osservazione a latere, motivata dalla sua presenza qui.
A differenza della Bielorussia, la Repubblica di Moldavia, pur essendo guidata da un governo comunista, è interessata a un avvicinamento all’UE e ritengo che stia svolgendo un ruolo attivo nel quadro della nostra politica di vicinato. Il problema risiede piuttosto nella sponda orientale del fiume Dniestr, dove sono ancora stanziate truppe russe al di fuori del territorio russo a 15 anni dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Il problema è dato dalla loro presenza e dalla conseguente violazione dell’integrità della Repubblica di Moldavia. Questo conflitto non ha un’origine etnica. A mio avviso, esso può essere risolto soltanto tramite un dialogo intenso tra l’Unione europea e la Russia, in cui sia imposto come ultimatum il ritiro completo delle truppe. Ciò rientra anche nell’interesse dell’Europa, perché solo un ritiro garantisce un controllo completo sul confine. Il regime protetto da queste truppe in Transnistria potrebbe anche diventare una parte integrante e democratica della Moldavia.
La miseria in cui versa il paese ha alimentato vieppiù la tratta delle donne e anche questo aspetto deve essere preso in considerazione nella politica di vicinato con la Moldavia.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE), autore. – (PL) Signor Presidente, la politica repressiva e l’arretratezza ideologica del regime dittatoriale autoproclamato della Transnistria è motivo di grave preoccupazione in Europa.
Mentre la Moldavia ha già compiuto passi importanti verso la democrazia e il rispetto delle libertà civili, in Transnistria vengono tuttora violati i diritti umani fondamentali: arresti brutali, condizioni di detenzione disumane, divieto di espressione o di assemblea sono all’ordine nel giorno in questa regione e risultano inaccettabili nell’Europa moderna. E’ risaputo che la Transnistria ignora le decisioni della comunità internazionale. Sono passati diciotto mesi dalla sentenza della Corte internazionale per i diritti umani relativa a Ilascu e altri membri dell’opposizione, ma nessuno di essi è stato ancora rilasciato.
Una svolta importante per la composizione del conflitto moldavo sarebbe garantita dal ritiro delle truppe russe dalla Repubblica autoproclamata di Transnistria, in sintonia con le risoluzioni emanate dal Vertice OSCE di Istanbul nel 1999. Ad oggi, Mosca non ha rispettato gli impegni presi e continua a fornire appoggio economico e politico alla dittatura locale e al suo regime repressivo.
Pur salutando con favore gli sforzi compiuti dalla Moldavia nel campo delle riforme istituzionali e dei diritti delle minoranze nazionali, compresa la minoranza rumena, quale gesto concreto verso un dialogo democratico con l’Unione europea, ci giungono ancora notizie di una corruzione dilagante e della tratta di donne e bambini. Le autorità moldave devono proseguire gli sforzi volti a creare un sistema giudiziario stabile e indipendente all’interno di un paese aperto al pluralismo politico. Da parte sua, l’Unione europea deve adottare misure decisive verso la risoluzione della questione transnistriana e migliorare il dialogo con la Moldavia, quale mezzo per contribuire a risolvere questo conflitto annoso e stabilizzare questa regione dell’Europa.
Laima Liucija Andrikienė, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare i colleghi che hanno dato il via a questa importantissima discussione e alla risoluzione sulla situazione in Moldavia e in particolare nella regione transnistriana.
Il conflitto in Transnistria, congelato ormai dal 1992, è assurto di recente a nodo cruciale dei rapporti UE-Russia. In seguito a discussioni prolungate e a un approfondito lavoro preparatorio, lo scorso dicembre l’UE ha finalmente dato vita a una nuova missione di assistenza alla gestione delle frontiere in Moldavia e Ucraina (EUBAM), con cui essa affianca i due paesi nella lotta contro il contrabbando e il mercato nero nella regione.
Guarda caso, questa manovra ben calibrata della scorsa settimana ha spinto la Russia a mettere in allerta le proprie truppe stanziate in Transnistria – in totale 1100 soldati con sedicenti funzioni di mantenimento della pace. Il regime illegittimo della Transnistria, che non è riconosciuto da nessuna democrazia al mondo, ha abbandonato i negoziati 5+2.
Dobbiamo manifestare la nostra preoccupazione per la situazione dei diritti umani in Transnistria, dove i cittadini non possono indire elezioni democratiche e dove i mezzi d’informazione indipendenti, i promotori dei diritti umani, le ONG e gli oppositori al regime autoproclamato sono vessati, intimiditi e oppressi. Inoltre dovremmo esprimere il nostro sostegno alle autorità moldave e ucraine che si stanno adoperando per stabilizzare la regione e sradicare la corruzione, il contrabbando e altri flagelli simili.
Mi appello alla Commissione e al Consiglio affinché sostengano le autorità moldave nel processo di riforma democratica e utilizzino tutti gli strumenti diplomatici disponibili per risolvere il conflitto in Transnistria.
Józef Pinior, a nome del gruppo PSE. – (PL) Signora Commissario, la cosiddetta Repubblica moldava di Transnistria, che occupa un quinto del territorio dello Stato indipendente della Moldavia e controlla la maggior parte del distretto industriale del paese, è stata riconosciuta come Stato nonostante l’opposizione internazionale. La invito a tenere presente in particolare le violazioni dei diritti umani, la censura dei mass media e il regime populista e autoritario della Transnistria che batte la bandiera dell’ex Repubblica sovietica di Moldavia.
Le organizzazioni non governative incontrano molti ostacoli allo svolgimento della loro attività in Transnistria. La nuova iniziativa politica del Presidente Igor Smirnov e l’associazione giovanile internazionale Proryv sono basate sul modello del Nashi, il movimento giovanile russo che sostiene Putin. Proryv è un’organizzazione estremamente populista finalizzata a impedire qualsiasi cambiamento democratico in Transnistria, ideologicamente improntata agli ideali sovietici/slavofili del nazionalismo filorusso. Proryv è affiliata alla sezione transnistriana del partito russo di Vladimir Zhirinovsky e collabora strettamente con il movimento russo eurasiatico.
L’Unione europea deve interessarsi più da vicino della regione transnistriana dal punto di vista dei diritti umani e dello sviluppo democratico di quest’angolo d’Europa.
Ryszard Czarnecki (NI). – (PL) Signor Presidente, oggi ci siamo dilungati sulla Bielorussia e vorrei intervenire a difesa di questo paese.
Non è vero che la Bielorussia è il paese europeo meno democratico. In cima alla lista nera si trova infatti la cosiddetta Repubblica moldava di Transnistria, riconosciuta in tutto il mondo soltanto dalla Russia. Si tratta di un paese che non lascia spazio ai diritti umani e civili, come dimostrano la detenzione dei prigionieri politici e gli attacchi alle organizzazioni non governative, stigmatizzate come parassite dalla stampa. La situazione non è brillante neppure nella Repubblica di Moldavia, ma apprezziamo gli sforzi compiuti dal paese verso la piena democrazia e, un giorno, l’Unione europea.
Il conflitto tra la Transnistria e la Moldavia si è sviluppato all’ombra degli interessi russi. La Russia sembra fomentare le tensioni e questo è un aspetto che non possiamo trascurare. Il Presidente moldavo comunista Voronin auspica una demilitarizzazione, democratizzazione e decriminalizzazione della Transnistria. L’organo di stampa ufficiale del Presidente transnistriano Smirnov auspica invece una devoronizzazione della Moldavia e chiede aiuti per la democratizzazione del paese, che ai loro occhi sarebbe attuata liberando la Moldavia dai comunisti e dal loro leader. Questa farsa potrebbe apparire ridicola, ma il riso muore in gola di fronte alle violazioni dei diritti umani e alle detenzioni. A questo punto la farsa lascia solo l’amaro in bocca.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, l’attuale Moldavia non diventerà parte dell’Unione europea l’anno prossimo o quello successivo soltanto perché ai tempi del patto tra Hitler e Stalin questo territorio fu separato con violenza dalla Romania. E’ importante non dimenticare questo precedente storico, perché la Moldavia rimane un paese profondamente europeo e noi dobbiamo adoperarci per conseguire tre obiettivi. In primo luogo, dobbiamo ottenere con metodi pacifici lo smantellamento della struttura criminale e militare operativa in Transnistria. Fortunatamente Hitler è stato sconfitto e costretto a restituire il suo bottino. Il bottino di Stalin è stato invece restituito solo nel 1991 e tuttora esistono forze a Mosca che tengono in vita questa struttura pericolosa.
In secondo luogo, dobbiamo perseguire la democratizzazione della Moldavia entro uno Stato di diritto che rispetti i diritti delle minoranze. Infine è nostro dovere lottare contro la criminalità transfrontaliera. In relazione a quest’ultimo aspetto sono profondamente grato al collega Albert Deß, rappresentante di una regione di confine dell’Alto Palatinato, per la veemenza con cui ci incita a lottare contro il narcotraffico, la tratta di esseri umani e il contrabbando di armi che si dipartono proprio dall’organizzazione criminosa operativa in Transnistria. Una lotta da intraprendere insieme come Unione europea, nell’interesse di questo meraviglioso paese ai margini orientali dell’Europa centrale che dobbiamo integrare, altrimenti rimarrà come una ferita aperta tra un nostro futuro Stato membro – la Romania – e l’Ucraina, con cui abbiamo intensificato la collaborazione dai tempi della rivoluzione arancione. Il processo di democratizzazione in questa regione, legata a noi da una comunità di destini, potrà avere esito positivo soltanto quando questa tirannide militare cederà finalmente il passo a una democrazia basata sullo Stato di diritto.
Questo è il nostro compito come Parlamento europeo e pertanto ringrazio il collega Sonik e gli altri che hanno promosso la discussione odierna. Il Parlamento europeo è chiamato a inviare un segnale inequivocabile.
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, vorrei affrontare prima alcune delle questioni politiche sollevate, per poi passare brevemente alla Bielorussia. Risponderò anche molto volentieri all’onorevole Schroedter prima di affrontare il tema del dibattito odierno, ovvero i diritti umani.
Per quanto concerne l’aspetto politico, la Moldavia è un paese che aderisce alla nuova politica europea di vicinato, attraverso cui stiamo tentando di avvicinare questo paese all’Unione europea e – vorrei sottolineare all’onorevole Posselt – di portarlo lentamente sulla via della democrazia, anche se il processo sarà ancora lungo. La strada è ormai solcata e per raggiungere i nostri scopi è essenziale porre un freno al traffico clandestino di merci, persone, armi, forse anche droga, tenendo sotto controllo le attività criminose.
Ringrazio tutti coloro che hanno menzionato la missione frontaliera. L’Unione europea ha infatti appena introdotto una missione di assistenza alle frontiere in Transnistria, tra la Moldavia e l’Ucraina. Dobbiamo ringraziare il Presidente ucraino Yushchenko che ha dato corpo a questa iniziativa non appena è salito al potere, accogliendola insieme al Presidente Voronin. Con i miei omologhi, i ministri degli Esteri ucraino e moldavo, siamo riusciti a realizzare questo obiettivo. La missione funziona abbastanza bene ed è guidata tra l’altro da un responsabile ungherese. Il suo fine ultimo rimane, a mio avviso, la lotta contro i traffici clandestini; una lotta tutt’altro che facile da portare avanti, ma prima o poi la missione andrà a segno.
Tutti i deputati hanno menzionato il conflitto in Transnistria e le modalità per risolverlo. L’OSCE ha fatto il possibile e l’Unione europea è sempre più coinvolta. Per inciso, i progressi conseguiti sono stati resi possibili dalla Russia che ha accettato di ricercare una soluzione con i negoziati “cinque più due” cui l’Unione europea e gli Stati Uniti sono stati invitati in veste di osservatori.
E’ vero che le truppe russe non si sono ancora ritirate, contrariamente a quanto previsto dall’OSCE a Istanbul. Tuttavia, una volta che se ne andranno, chi prenderà il loro posto? Il dialogo politico deve proseguire in via prioritaria anche se purtroppo, come qualcuno ha evidenziato, la Transnistria ha abbandonato il tavolo delle trattative. Rimane dunque ancora molto da fare.
Adesso vorrei passare alla Bielorussia e, con il vostro permesso, continuerò in tedesco.
(DE) Onorevole Schroedter, temo di essere stata completamente malintesa. Il giornalista presente alla nostra conferenza stampa a Bruxelles mi ha chiesto, in qualità di Commissario, se la Commissione europea intendesse inviare in Bielorussia una propria missione di osservatori per le elezioni. Io ho risposto di no, poiché il compito di osservazione era già stato assunto dalla OSCE/ODHIR, come lei ben sa. Successivamente ho aggiunto che i parlamentari non facevano parte di una missione ufficiale dell’UE, visto che tale missione non era stata organizzata. Le mie parole sono state completamente travisate. La prego pertanto di accettare questa mia ennesima precisazione. Sono lieta che lei abbia sollevato la questione, perché in questo modo ho avuto la possibilità di chiarire l’equivoco.
Ieri, oltre a scrivere una lettera all’onorevole Klich, ho anche parlato con lui e ci siamo chiariti. Oggi ho già rilasciato una dichiarazione sulla Bielorussia, di cui seguo ovviamente da vicino l’andamento della campagna elettorale. Nella dichiarazione ho espresso il mio profondo rammarico per il fatto che ai deputati sia stato negato il visto e dunque l’accesso al paese. Rimane inteso che la loro presenza sarebbe stata come sempre oltremodo gradita, com’è ovvio e come dovreste già sapere, poiché io stessa sono sempre favorevole alla presenza di missioni di osservatori UE e le propugno ogniqualvolta sia possibile.
(EN) Ritorno adesso al dibattito odierno sulle risoluzioni in merito alle violazioni dei diritti umani perpetrate in Moldavia.
La proposta di risoluzione pone l’accento sull’incapacità delle autorità giudiziarie di assicurare processi giusti. Vorrei sottolineare che nel 2005 la Moldavia ha varato tre leggi che hanno rafforzato in misura considerevole l’autonomia della magistratura. Per quanto concerne Pasat, l’ex ministro della Difesa, la Commissione ha sollevato più volte le problematiche associate al caso. Sono in contatto diretto con il ministro degli Esteri moldavo Stratan e ho appena scritto una lettera al Presidente Voronin in cui ho richiesto un’azione trasparente senza procrastinazioni nella procedura d’appello del signor Pasat.
La democrazia, lo Stato di diritto e i diritti umani saranno temi prioritari della prossima riunione del Consiglio di cooperazione con la Moldavia.
La discussione odierna è incentrata in particolare sulla situazione dei diritti umani in Transnistria. Come sapete, la Transnistria si è autoproclamata repubblica indipendente e abbiamo soltanto informazioni incomplete su quanto sta avvenendo nel paese. E’ comunque certo che vi siano problemi molto gravi. Per esempio, nell’estate del 2004 le autorità transnistriane hanno imposto la chiusura di sei scuole in cui veniva insegnata la lingua moldava e utilizzato l’alfabeto latino. Abbiamo preso atto con soddisfazione che i negoziati tra le autorità moldave e quelle transnistriane relativi a queste scuole sono ripresi a febbraio dopo un’interruzione di sette mesi. La Commissione non mancherà di seguire l’andamento dei negoziati con la massima attenzione.
Desidero parlare brevemente anche del caso Ilascu che rimane un esempio molto grave di violazione dei diritti umani. Visto che la Moldavia non è in grado di intervenire in Transnistria, abbiamo sollevato la questione con la Russia in ogni occasione utile. L’ultima volta è stato due settimane or sono a Vienna, dove ho incontrato il ministro Lavrov in occasione di una troika dei ministri degli Esteri. Le ultime notizie, secondo cui Andrei Ivantoc, uno dei due prigionieri, ha cominciato uno sciopero della fame evidenziano l’urgenza di un immediato rilascio di entrambi i prigionieri. Dobbiamo fare pressioni affinché ciò accada.
La Commissione collabora con tutti i paesi partner, incluse Russia, Ucraina e Moldavia, al fine di ottenere il ritiro delle truppe russe, la demilitarizzazione della Transnistria, la democratizzazione della Moldavia – anche per quanto riguarda la regione transnistriana – e l’instaurazione di un efficace controllo legittimo della Moldavia sulla Transnistria.