Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su sei proposte di risoluzione sul Kazakistan(1).
Ona Juknevičienė (ALDE), autore. (LT) Il 13 febbraio Altynbek Sarsenbayev, noto politico kazako e massimo esponente dell’opposizione, è stato brutalmente assassinato ad Almaty, insieme al suo autista e alla sua guardia del corpo. Poco tempo addietro, un altro rappresentante di spicco dell’opposizione, Zamanbek Nurkadilov, era stato freddato con tre colpi di pistola dopo che aveva accusato il governo di corruzione e dell’omicidio del giornalista indipendente Sharipzhanov. Secondo la versione ufficiale delle indagini, Nurkadilov si è suicidato. Considerato uno dei paesi più progrediti della regione, il Kazakistan sta cercando di entrare a far parte del consesso degli Stati democratici e aspira ad assumere la presidenza dell’OSCE nel 2009, ossia a porsi a capo di un’organizzazione votata a garantire la democrazia e la stabilità all’interno della Comunità e oltre. Un’organizzazione che lo scorso dicembre ha denunciato le elezioni presidenziali in Kazakistan perché non conformi agli standard internazionali. Riconosciamo che l’economia kazaka è in rapida crescita e il Kazakistan rimane un partner commerciale molto importante per la Comunità, ma colleghi, noi non siamo una mera unione economica, siamo anche un’unione di valori. Nella politica estera non possiamo limitarci a perseguire i nostri miopi interessi economici; in nessun caso possiamo permettere la violazione dei diritti umani. Il Presidente Nazarbayev ammette apertamente che in passato nel paese non regnava la democrazia e che non possiamo pretendere di giungere a un Kazakistan democratico nell’arco di una notte. Egli tenta di rassicurarci circa la possibilità di ottenere una democrazia controllata in Kazakistan, ma in realtà vuole giustificare il suo regime autoritario d’impronta sovietica. Signor Presidente, sappiamo tutti che la democrazia o esiste, o non esiste. Una democrazia controllata o parziale è una contraddizione di termini.
Albert Jan Maat (PPE-DE), autore. – (NL) Signor Presidente, (... l’oratore parla senza microfono) non avremmo tenuto questa discussione oggi pomeriggio. Non perché non ci interessiamo al Kazakistan o crediamo che tutto vada bene in quel paese. Anzi, siamo preoccupati, ma durante lo scorso mandato, questo Emiciclo ha approvato una risoluzione rigorosa sul Kazakistan, una risoluzione presa sul serio sia dal Parlamento che dal governo kazako. Ad essa è seguita un’apertura verso un sistema pluripartitico e una maggiore libertà per la stampa.
Le nostre preoccupazioni si rinnovano oggi, ma la differenza rispetto alla precedente risoluzione sul Kazakistan è data dal fatto che il governo e il suo Presidente stanno almeno tentando di introdurre una maggiore trasparenza. Infatti gli osservatori esteri hanno oggi la possibilità di seguire le inchieste relative a omicidi o altri avvenimenti rilevanti.
Di certo qualcosa è in fermento in Kazakistan, ma ciò non significa che siamo già in grado di valutare esattamente la situazione e quindi crediamo che la presente risoluzione sia prematura. Anche perché, pur non pensando che tutto vada meravigliosamente, per la prima volta abbiamo riscontrato una volontà di trasparenza e chiarezza nelle procedure relative a situazioni sensibili, in cui sono state denunciate delle morti presunte o accertate avvenute in circostanze poco chiare o per mano di ignoti. Pensiamo che questi aspetti debbano essere valorizzati al fine di consolidare il rapporto tra l’Unione europea e il Kazakistan.
Il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei propone di avvalersi piuttosto della cooperazione tra delegazioni parlamentari. La delegazione parlamentare kazaka verrà in visita a Bruxelles a maggio. In tale occasione potremo discutere di tutti questi aspetti con i nostri omologhi. Il gruppo PPE-DE vorrebbe vedere dei progressi nei paesi dell’Asia centrale. Per quanto concerne il Kazakistan, dobbiamo discutere senz’altro la questione del partenariato per appurare se possiamo migliorare la cooperazione nei settori in cui essa funziona al meglio.
In sintesi, siamo preoccupati per il Kazakistan. Non siamo certo abbagliati dallo standard democratico del paese, ma possiamo constatare che c’è effettivamente maggiore trasparenza, che qualcosa si sta muovendo, seppure in un clima d’incertezza. In ogni caso vorrei ringraziare la signora Commissario per le ottime informazioni che ci sono pervenute dal suo rappresentante di Almaty sull’argomento e che abbiamo molto apprezzato.
Per quanto concerne la votazione, pur avendo contribuito alla risoluzione per non rimanere esclusi dal gioco, abbiamo richiesto cinque votazioni separate che determineranno con il loro risultato la nostra disponibilità o meno a sostenere la risoluzione. In pratica, nonostante le preoccupazioni, vorremmo prima discutere con i nostri omologhi kazaki in un clima amichevole per valutare la possibilità di compiere progressi in senso democratico.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, mi permetta un brevissimo intervento. All’ora di pranzo l’onorevole Pleštinská ci ha riferito che oggi in Slovacchia e in numerosi altri paesi verranno poste candele alle finestre come gesto di solidarietà nei confronti dell’opposizione e del movimento di liberazione in Bielorussia. Onde evitare di far scattare l’allarme antincendio, abbiamo portato solo un piccolo lumino simbolico in quest’Aula, che arde sul banco dell’onorevole Pleštinská. Una piccola luce che intende simboleggiare il nostro forte legame con il movimento bielorusso per la libertà.
(Applausi)
Presidente. – Nel ribadire la solidarietà all’iniziativa, devo ricordare che il Regolamento vieta rigorosamente di introdurre in Aula oggetti incandescenti o infuocati, per cui chiedo cortesemente alla collega di spegnerlo, grazie.
Józef Pinior (PSE), autore. – (PL) Signor Presidente, l’opposizione politica kazaka sta protestando contro l’assassinio di Altynbek Sarsenbayev, l’ex ministro e ambasciatore che, dopo essersi schierato con l’opposizione nel 2003, ha iniziato a criticare il regime politico del Presidente Nursultan Nazarbayev. Il 26 febbraio scorso, circa 1 500 persone hanno preso parte a una manifestazione ad Almaty. Il corpo del 43enne Sarsenbayev è stato rinvenuto, crivellato di colpi di arma da fuoco alla schiena e alla testa, accanto a quelli del suo autista e della sua guardia del corpo. I membri del Servizio di sicurezza nazionale sospettati dell’omicidio sono stati arrestati e il capo di questo organismo, Nartay Dutbayev, ha rassegnato le dimissioni.
Vorrei anche sottolineare che l’organizzazione Reporters sans frontières ha accusato le autorità kazake di oscurare i siti Internet e di limitare la libertà d’espressione degli altri mezzi di comunicazione. Il 15 dicembre scorso, le forze di sicurezza hanno perquisito gli uffici del settimanale Law Economy Politics Culture che aveva pubblicato una lettera firmata dal responsabile della commissione elettorale, in cui si denunciavano alcuni brogli elettorali verificatisi durante le elezioni presidenziali del 4 dicembre. Inoltre il 20 dicembre è stato chiuso il settimanale Juma-Times in seguito ad una condanna del tribunale di Almaty per diffamazione ai danni del Presidente Nazarbayev.
Erik Meijer (GUE/NGL), autore. – (NL) Signor Presidente, il crollo dell’Unione sovietica si è rivelato tutt’altro che una garanzia per la democrazia. Alcuni politici dal retaggio comunista hanno abbandonato l’ideologia e adesso conducono con una disinvoltura ancora più sfacciata le loro manovre per rimanere avvinghiati al potere o per aiutare i loro discendenti a ereditare queste funzioni pubbliche. Tra questi giochi di destrezza si annovera la tendenza a prorogare il mandato dei presidenti in carica a dieci anni o addirittura a vita tramite un referendum in cui non viene neppure offerta l’alternativa di presentare uno o due candidati dell’opposizione.
Un’altra prassi consiste nel fare piazza pulita degli oppositori più pericolosi tramite detenzioni basate su false accuse, falsi incidenti d’auto o semplici sparizioni. In Ucraina, Georgia e Kirghizistan, rivolte appoggiate da un vasto consenso popolare hanno ribaltato questo genere di regimi, ma resta ancora da vedere se riusciranno a trovare una soluzione migliore nel lungo periodo. Per quanto concerne invece Bielorussia, Uzbekistan, Turkmenistan e il vasto Stato del Kazakistan, i politici al potere sono riusciti a piegare l’opposizione. Alcuni di loro hanno fatto leva sul ruolo che detengono nella catena dell’approvvigionamento energetico per comprarsi importanti amicizie internazionali.
Per tanto tempo il Kazakistan è stato solo un paese arido e scarsamente popolato da un gruppo di lingua turca; la colonizzazione russa si concentrava essenzialmente nelle zone più idonee agli insediamenti industriali e estrattivi, oppure attorno a una base spaziale sperimentale. Nel frattempo è stata costruita una nuova capitale, lontana dall’esteso agglomerato di Almaty, e l’influenza della popolazione russa è stata ridotta drasticamente.
Il Kazakistan rimane un paese vasto e scarsamente popolato, con due gruppi etnici maggiori e un pugno di minoranze mandate in esilio qui dall’impero russo e per le quali si prospetta oggi un futuro alquanto incerto. La risoluzione insiste giustamente sul fatto che, nelle nostre relazioni con il Kazakistan, occorre prestare la debita attenzione non soltanto ai legami economici, ma anche e soprattutto a questioni come quella dei prigionieri politici, dello spazio concesso all’opposizione, del processo decisionale democratico e dei diritti umani.
Carl Schlyter (Verts/ALE), autore. – (SV) Signor Presidente, la situazione in Kazakistan non è poi così nera. Rispetto ad altri paesi della regione, in Kazakistan si sono registrati anche segnali positivi, come ad esempio la moratoria sulla pena di morte e l’arresto degli agenti di polizia accusati di tortura. Ultimamente assistiamo però a uno sviluppo paradossale: alla crescita e al rafforzamento dell’opposizione, infatti, corrisponde un concomitante inasprimento delle misure repressive. I due omicidi menzionati hanno ulteriormente esacerbato questa situazione.
L’OSCE ha affermato che le elezioni non si sono svolte in modo corretto. In realtà non era affatto necessario ricorrere a brogli, poiché i sondaggi d’opinione davano comunque vincente il neoeletto Presidente Nazarbayev. Questi sviluppi non sono tanto sorprendenti, se si considerano le restrizioni agli organi di stampa kazaki e il clima di paura predominante. I governatori non hanno voluto comunicare i risultati elettorali meno lusinghieri e non hanno esitato ad arricchirli con qualche voto extra per timore di vedersi ridotti i loro vantaggi finanziari o di altro tipo. Un clima politico di questo tipo è intollerabile in una democrazia e ci esorta alla massima vigilanza.
In realtà, il Parlamento europeo è piuttosto modesto nelle sue richieste: domanda solo che il Kazakistan rispetti la propria Costituzione e che gli arresti, ad esempio, siano effettuati sulla base di sentenze giudiziali. Al terzo paragrafo chiediamo che l’inchiesta sugli omicidi sia seguita da osservatori internazionali. L’FBI è stata invitata a partecipare alle indagini sugli omicidi e dovremmo assicurarci che le informazioni su questi crimini possano essere esaminate anche da altri organismi internazionali al fine di ottenere un quadro complessivo e chiaro dell’inchiesta.
Janusz Wojciechowski (UEN), autore. – (PL) Signor Presidente, il Kazakistan è un paese importante che vanta una storia illustre, ed è anche uno dei più grandi paesi d’Europa – sì, d’Europa, poiché circa 150 000 km2 del suo territorio rientrano nei confini geografici del nostro continente. E’ un paese in cui ancora oggi vivono migliaia di compatrioti polacchi che vi sono stati esiliati ai tempi del regime stalinista. Dal punto di vista storico e politico, però, il Kazakistan appartiene chiaramente all’Asia centrale e al novero degli Stati post-comunisti e post-sovietici. Non dobbiamo dimenticare questi precedenti storici, perché essi spiegano il diverso significato della parola “democrazia” qui rispetto alla valenza che essa ha nei paesi europei, forti di una tradizione democratica secolare.
Ho fatto parte della delegazione di osservatori del Parlamento europeo durante le elezioni presidenziali in Kazakistan. Il paese non è certo un modello esemplare di democrazia, ma a onor del vero bisogna ammettere che le autorità si stanno impegnando seriamente per democratizzare la vita pubblica, soprattutto al fine di rendere il paese più moderno e vicino ai valori occidentali. Dovremmo plaudere a questi sforzi e offrire un cauto sostegno a questo processo.
La proposta di risoluzione in esame merita di essere sostenuta nella misura in cui richiede un’inchiesta sulle cause del decesso di Sarsenbayev, il leader dell’opposizione, ma contiene alcuni elementi che esprimono una diffidenza ingiustificata. I politici sono vittime di agguati o tentativi di omicidio in molti paesi, senza che ciò debba essere per forza dovuto a complotti politici. Per questo motivo chiedo maggiore moderazione nel tenore della risoluzione e caldeggio l’approvazione di gran parte degli emendamenti proposti.
Charles Tannock, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, alla pari degli altri miei colleghi, anch’io sono profondamente turbato dal brutale assassinio dell’esponente dell’opposizione Altynbek Sarsenbayev, perpetrato lo scorso 13 febbraio. Sono lieto che il Presidente Nazarbayev abbia coinvolto l’FBI nella ricerca dei colpevoli e abbia espresso la volontà di punire gli assassini nella sua dichiarazione del 21 febbraio. Il recente arresto di cinque sospetti mi sembra peraltro un segnale incoraggiante. Certo, sussistono ancora perplessità sulla democrazia e i diritti umani in Kazakistan. L’UE è giustamente preoccupata della potenziale instabilità in questa repubblica dell’Asia centrale, che riveste un ruolo chiave ed è desiderosa di avvicinarsi maggiormente all’UE piuttosto che alla Cina o alla Russia.
In veste di relatore per la politica europea di prossimità ho consigliato di includere anche il Kazakistan in questo programma politico, com’è già accaduto per le tre repubbliche caucasiche, la cui inclusione era stata caldeggiata inizialmente dal Parlamento europeo e successivamente avallata dal Consiglio. Il Kazakistan si estende in direzione occidentale e, pertanto, dal punto di vista geografico la sua inclusione nella politica europea di prossimità è giustificata. Esso si fonda inoltre su una forte tradizione laica, acquisita in epoca sovietica, oltre a contare su una forte minoranza cristiana europea che vive in armonia con la popolazione kazaka locale di confessione islamica.
I suoi immensi giacimenti di petrolio e gas rivestono un’importanza strategica per l’UE e il Kazakistan è più che disposto a vendere queste materie prime all’UE senza dipendere interamente dagli oleodotti russi per il trasporto di queste risorse naturali. Inoltre la politica di diversificazione avviata in Kazakistan prevede anche progetti per la liquefazione del gas naturale e la sua esportazione tramite un oleodotto transcaspico.
Benché meno apprezzata, in questo contesto è opportuno ricordare la grande ricchezza di uranio disponibile nelle miniere kazake di prossimo sfruttamento, che in futuro si rivelerà essenziale al fabbisogno europeo di energia nucleare. L’UE deve fornire tutto l’aiuto necessario a questo paese vasto, sottopopolato e geopoliticamente strategico. Il gruppo PPE-DE voterà la proposta comune di risoluzione soltanto se epurata di taluni preconcetti come indicato nei nostri emendamenti.
John Attard-Montalto, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, mi consenta di parlare nella mia lingua madre.
(MT) Mi turba sentire discorsi come quello dell’oratore che mi ha preceduto. Sono preoccupato dall’eventualità che gli interessi dell’Occidente e degli Stati Uniti in Kazakistan – motivati essenzialmente dalla ricchezza di minerali del paese e dall’aiuto che potrebbe prestare nella lotta contro il terrorismo – inducano il governo locale a pensare di poter agire con impunità. Dovremmo guardarci bene da questo pericolo. Qualche tempo fa il Kazakistan ha chiesto di aderire al Consiglio d’Europa e, in tale occasione, ho preso parte a una missione nel paese. E’ vero che, dal punto di vista geografico, una parte del Kazakistan si trova in Europa, ma tutti sanno che il paese è ancora molto lontano dall’acquisire le credenziali democratiche. E’ altrettanto chiaro che negli ultimi tempi il clima politico del paese si è deteriorato. Sappiamo che nell’arco di tre mesi sono stati uccisi due politici dell’opposizione e che, in un modo o nell’altro, i diritti umani non vengono rispettati. La ricchezza del Kazakistan e il suo coinvolgimento nella lotta contro il terrorismo non devono indurci a credere che non sia necessario esercitare un controllo sulla sua condotta.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, il Presidente Nazarbayev si è attenuto finora al vecchio adagio “tienti stretti i tuoi amici e ancora più stretti i tuoi nemici”, tentando di legare questi ultimi al suo regime. Sebbene Nursultan Nazarbayev sia recentemente venuto nella mia Carinzia per una settimana di cure termali con il chiaro intento di recuperare le forze, la sua strategia non sembra ottenere più il risultato auspicato e, come sapete, le voci del dissenso si fanno sempre più forti.
Non può essere casuale che, come abbiamo appreso, due politici dell’opposizione siano deceduti in circostanze misteriose proprio dopo avere denunciato le manovre poco pulite dell’entourage presidenziale. A mio avviso è davvero importante che l’inchiesta su questi omicidi sia condotta in maniera trasparente e con il coinvolgimento di soggetti imparziali.
Per quanto l’economia del Kazakistan sia sviluppata – non da ultimo in virtù delle sue ricchezze minerarie – siamo tutti d’accordo sul fatto che il paese sia piuttosto arretrato dal punto di vista della democrazia. Le elezioni presidenziali dello scorso dicembre sarebbero state inficiate da brogli elettorali; oltretutto la figlia del Presidente eletto in condizioni così poco trasparenti dirige la maggiore emittente televisiva, mentre suo marito è a capo dell’autorità fiscale. Non tutti i partiti hanno potuto iscriversi ed è risaputo che gli attivisti sono perseguitati. A questo punto non c’è da stupirsi nemmeno delle vessazioni imposte a chi ha partecipato al lutto per queste vittime.
Alla luce di questo deficit democratico non è possibile prospettare una presidenza kazaka dell’OSCE nel 2009. Credo che l’UE debba opporsi con forza a questa candidatura. Sarebbe forse opportuno seguire l’esempio degli USA e vincolare maggiormente gli aiuti finanziari ed economici a progressi nel settore della democrazia e dei diritti umani e civili.
Karin Scheele (PSE). – (DE) Signor Presidente, penso che oggi, a un mese dal brutale assassino del leader politico Sarsenbajev, sia il momento giusto per tenere questo dibattito urgente sulla situazione in Kazakistan. Nell’arco di tre mesi sono state uccise due figure di rilievo dell’opposizione e il clima politico è andato deteriorandosi gravemente.
Chiediamo alle autorità kazake di autorizzare un’inchiesta completa, indipendente e trasparente sulle circostanze che hanno portato a questi decessi, in presenza di osservatori internazionali.
Questi omicidi a sfondo politico rappresentano soltanto la punta dell’iceberg. E’ stata anche menzionata la censura di Internet, mentre nel complesso è aumentata la pressione sui politici dell’opposizione e sui giornalisti. Condanniamo la detenzione di alcuni partecipanti alla manifestazione pacifica che si è tenuta in memoria di Altynbek Sarsenbayev e incoraggiamo il governo kazako a ottemperare ai propri obblighi ai sensi dell’accordo di partenariato e cooperazione, in particolare per quanto attiene al rispetto della democrazia e dei diritti umani.
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, sul Kazakistan c’è molto da dire. Il Kazakistan è e deve restare un interlocutore privilegiato per la promozione della stabilità e della cooperazione regionale in Asia centrale. In effetti è il paese più importante dell’intera area, oltre a possedere abbondanti riserve energetiche per le quali è oggi corteggiato da diversi paesi.
Prendiamo in esame il discorso tenuto alla nazione dal Presidente Nazarbayev lo scorso 1° marzo. Il Presidente si è dilungato sui progressi economici, mentre non è stato altrettanto prolisso sul programma per le riforme democratiche, nonostante le promesse fatte in tal senso e quelle rivolte alla comunità internazionale. La nozione di “democrazia gestita” è stata ribadita e vieppiù sottolineata.
Desidero approfondire in breve l’aspetto positivo e quello negativo della situazione, poiché è importante avere una visione d’insieme. Considero positiva la ratifica da parte del Kazakistan della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, nonché della Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali siglata nel gennaio di quest’anno. Si tratta di un passo nella direzione giusta. Speriamo che adesso il Kazakistan proceda a ratificare anche i protocolli supplementari relativi al diritto di petizione individuale. Anche la moratoria sulla pena di morte è un segnale favorevole.
Passando agli aspetti negativi da condannare, quanto è avvenuto al massimo esponente dell’opposizione Sarsenbayev è fonte di gravissima preoccupazione. Il suo assassinio è sintomo di una perniciosa tendenza criminosa della politica kazaka. In assenza di meccanismi costituzionali forti in grado di garantire il passaggio pacifico delle funzioni esecutive in Kazakistan, questi sviluppi sono un ovvio motivo di turbamento. Abbiamo pertanto chiesto alle autorità di garantire la massima trasparenza all’inchiesta e sono lieta che l’FBI possa essere presente, ma a mio avviso sarebbe necessaria anche una presenza europea. Stiamo seguendo molto da vicino anche l’inchiesta sull’attentato a Oksana Nikitina, la figlia di un altro esponente di spicco dell’opposizione. Sono rimasta profondamente sconcertata dalla notizia che alcuni membri dell’opposizione sono stati maltrattati in occasione dei due cortei in memoria di Sarsenbayev, tenutisi ad Almaty dopo il suo funerale. Alcuni oratori vi hanno già alluso.
Vorrei anche menzionare i temi fondamentali della libertà dei mezzi di stampa e delle restrizioni imposte alla società civile. Ci allarmano le notizie di svariati casi di vessazioni a danno dei giornalisti e di interventi contro i cinque giornali e il sito web dell’opposizione. La nuova legge sulla sicurezza nazionale, varata lo scorso luglio, consente anche di limitare arbitrariamente le libertà della società civile e le attività delle ONG.
Abbiamo accolto con soddisfazione i miglioramenti riscontrati dall’OSCE/ODIHR nella gestione dell’elezione presidenziale dello scorso dicembre. Chi tra voi era presente avrà potuto osservarli direttamente. Nondimeno, constatiamo con rammarico che l’elezione non ha ottemperato ad alcuni criteri dell’OSCE e che non sono stati presi provvedimenti per adeguare il quadro legislativo alle raccomandazioni dell’OSCE/ODIHR. Continueremo senz’altro a vigilare sulle inchieste relative alle irregolarità denunciate.
Resta un altro tema centrale: la libertà politica. Per garantire la propria stabilità interna, il Kazakistan deve poter contare su un’opposizione politica e le autorità devono legalizzare da subito i partiti dell’opposizione al fine di avviare un dialogo concreto con loro, per esempio tramite la commissione pubblica per la democratizzazione, che sarà istituita a breve e sarà guidata dal Presidente Nazarbayev. Nello specifico, credo che le autorità kazake rivedranno la loro posizione, offrendo anche ai partiti d’opposizione Alga e True Ak Zhol la possibilità di iscriversi.
Condivido con entusiasmo l’idea di costituire una delegazione parlamentare e di rafforzare la cooperazione tra il Parlamento europeo e le delegazioni provenienti dal Kazakistan. Si tratterebbe di un’opportunità in più, che permetterebbe di lanciare un messaggio chiaro attraverso un canale molto importante. Mi pare prematuro bocciare la candidatura del Kazakistan alla presidenza dell’OSCE nel 2009. Potrebbe essere uno stimolo capace di portare il Kazakistan verso una maggiore maturità democratica.
Siamo allarmati dalle notizie di svariati casi di vessazioni a danno dei giornalisti e di interventi contro i cinque giornali e il sito web dell’opposizione. La nuova legge sulla sicurezza nazionale, varata lo scorso luglio, consente anche di limitare arbitrariamente le libertà della società civile e le attività delle ONG. Credo in definitiva che questo paese meriti un forte impegno da parte europea ma che necessiti nel contempo di un segnale molto chiaro.