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Testi presentati :

RC-B6-0191/2006

Discussioni :

PV 22/03/2006 - 14
CRE 22/03/2006 - 14

Votazioni :

PV 23/03/2006 - 11.11

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 22 marzo 2006 - Bruxelles Edizione GU

14. Revisione dell’accordo di Cotonou e fissazione dell’importo del decimo FES (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. L’ordine del giorno reca l’interrogazione orale (O-0004/2006 B6-0006/2006) dell’onorevole Margrietus van den Berg, a nome della commissione per lo sviluppo, al Consiglio, sulla revisione dell’accordo di Cotonou e la fissazione dell’importo del decimo FES.

 
  
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  Glenys Kinnock (PSE), in sostituzione dell’autore. (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Consiglio per la sua partecipazione a questo importante dibattito sul Fondo europeo di sviluppo (FES). Come il Consiglio certamente sa, a causa della discussione ancora aperta sull’iscrizione in bilancio del FES, nell’accordo di Cotonou rivisto non è stata inserita alcuna clausola relativa al quadro finanziario. Nell’allegato 1, tuttavia, si dichiara esplicitamente che “l’Unione europea manterrà il suo aiuto a un livello perlomeno equivalente a quello del 9° FES”.

A mio avviso dunque, signor Presidente, si sono indotti i paesi ACP a credere di poter fare affidamento sui futuri finanziamenti del 10° FES. Secondo il calcolo della Commissione, per il 10° FES 24 948 milioni di euro avrebbero costituito una dotazione adeguata, ma a dicembre, a Bruxelles, il Consiglio si è accordato su un importo di 22 682 milioni di euro a prezzi correnti, per il periodo 2008-2013.

Signor Presidente, riporto queste informazioni poiché le ritengo pertinenti alla posizione assunta dalla commissione parlamentare per lo sviluppo, la quale chiede rassicurazioni e chiarimenti prima di dare la sua approvazione all’accordo di Cotonou rivisto.

I passati accordi dovrebbero far comprendere sia al Consiglio che alla Commissione che quando la commissione per lo sviluppo assume una posizione forte, come ha fatto a proposito del DCCI, i suoi membri restano assolutamente fermi sui loro principi. Questi si incentrano sullo sviluppo e, se non vengono presi in considerazione, il Consiglio deve sapere che non daremo la nostra approvazione alla proposta, fino a quando non verranno accolti in modo integrale.

Una delle nostre preoccupazioni riguarda l’opinione espressa da alcuni membri del Consiglio, secondo cui 0,3 miliardi di euro andrebbero detratti a beneficio dei ventun paesi e territori d’oltremare dell’Unione europea, e altri 0,9 miliardi per coprire le spese amministrative. Ieri, durate la riunione della commissione, il direttore generale della DG sviluppo ha detto esplicitamente che la Commissione non condivide la posizione del Consiglio sui PTOM. Il Consiglio chiarirà dunque qual è la sua posizione al riguardo? Come parlamentare britannica conosco bene la posizione del Regno Unito, che ha ricoperto l’ultima Presidenza del Consiglio. Ad ogni modo, signor Presidente, vorrei sapere qual è la sua.

Inoltre, per quanto riguarda le spese amministrative, è ragionevole pensare che la Commissione stessa debba sostenere le spese amministrative delle proprie risorse? Non ha senso e sono certa che nemmeno il Consiglio ricorre a questa pratica nelle sue attività amministrative. Gli Stati membri il Consiglio sarebbero disposti a considerare l’eventualità di stanziare somme supplementari per coprire le spese dei PTOM? Non si tratta di ammonimenti trascurabili. Non ne sto parlando incidentalmente: desidero realmente sapere dal Consiglio come può prendere decisioni in cui afferma di non volerci garantire che le risorse stanziate a favore dei paesi ACP costituiscano fondi destinati a questi paesi in modo inequivocabile e trasparente.

Dissento inoltre dall’affermazione secondo cui il 10° FES rappresenterebbe un progresso significativo rispetto al 9° FES. In termini reali, direi che non è altro che un ristagno. La commissione per lo sviluppo non può farsi abbindolare e non lo farà dagli aspetti ambigui della questione.

Il 9° FES comprendeva le rimanenze del FES precedente: “somme non spese”. Se al 9° FES si aggiungono tali importi, le cifre dichiarate con tanta enfasi dal Consiglio sono comparabili solo in maniera teorica. In ultima analisi, il 10° FES dovrà essere ratificato e questo per noi è motivo di grosse preoccupazioni se si pensa che il processo di ratifica dovrà coinvolgere i venticinque Stati membri.

L’effetto degli stanziamenti non spesi in passato è stata l’istituzione di varie iniziative per l’acqua, per la pace , solo in minima parte sottoposte a controllo democratico. Signor Presidente, questo, per lei, non è motivo di preoccupazione?

La nostra prossima discussione verterà sugli accordi di partenariato economico: uno dei punti per noi più controversi, che solleveremo, è il finanziamento di aiuti a sostegno degli scambi commerciali previsto da tali accordi. Chiarirà, signor Presidente, se intendete stanziare fondi aggiuntivi per i negoziati APE, o se prevedete che tali fondi vengano erogati a titolo del 10° FES per i paesi ACP?

Per concludere, se tali accordi comprenderanno l’Unione africana, come si compenserà il fatto che molti membri dell’Unione africana non sono paesi ACP? Ritiene che tali paesi beneficeranno dei contributi del FES se il Consiglio deciderà di sovvenzionare l’Unione africana attingendo al 10° FES?

Stiamo parlando di un accordo vincolante con i paesi ACP; mi auguro quindi che le decisioni del Consiglio relative al 10° FES tengano conto di questo presupposto.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. (DE) Signor Presidente, onorevole Kinnock, cercherò di rispondere nel modo più esauriente possibile alle sue domande. Temo però di non poterle soddisfare tutte, in parte perché in alcune aree i negoziati non sono ancora conclusi e perché il Consiglio non ha ancora adottato una posizione su ognuno dei problemi in esame. Spero tuttavia di poterle fornire alcuni chiarimenti.

Innanzi tutto, per quanto riguarda la dotazione finanziaria del 10° Fondo europeo di sviluppo e i criteri di contribuzione degli Stati membri, rinvio all’accordo stipulato dal Consiglio europeo nel dicembre 2005, cui si è arrivati mediante un processo lungo e difficoltoso. Tale accordo, come certamente saprà, prevede che i futuri finanziamenti per lo sviluppo destinati ai paesi ACP avvengano nell’ambito del 10° Fondo europeo di sviluppo e non in quello del bilancio generale. L’importo le è noto: il Consiglio europeo si è accordato per una somma di 22,6 miliardi di euro: tale è l’impegno preso dall’Unione europea con i paesi ACP in occasione della revisione dell’accordo di Cotonou nel febbraio 2005. A riguardo, va ricordato che in quell’occasione ci si è impegnati chiaramente con i paesi ACP a mantenere gli aiuti al livello del 9° FES, esclusi gli stanziamenti residui dei fondi precedenti, tenendo però conto dell’incidenza dell’inflazione, della crescita nell’Unione europea e dell’ingresso dei dieci nuovi Stati membri. La motivazione è semplice: non si è voluto ricompensare l’inefficienza dimostrata dal mancato impiego dei fondi. L’Unione europea si è assunta nei confronti dei paesi ACP un impegno chiaro. L’importo proposto inizialmente dalla Commissione e mi auguro con questo di rispondere alla sua domanda ammontava a 24,9 miliardi di euro, ed è stato calcolato includendo nel 9° FES gli stanziamenti residui. La rettifica apportata alla proposta della Commissione è dunque esatta, e conforme all’impegno preso con i paesi ACP. Di fatto e credo che ciò vada riconosciuto l’impegno assunto dall’Unione, consistente nell’importo menzionato in precedenza, rappresenta un aumento reale e considerevole delle risorse in confronto al 9° FES, che ammontava, com’è noto, a 13,8 miliardi di euro. Il contributo medio annuo dei vecchi quindici Stati membri viene aumentato in base ai nuovi criteri di contribuzione. I dieci nuovi Stati membri parteciperanno e contribuiranno al FES per la prima volta, in modo del tutto conforme all’accordo preso dal Consiglio nel maggio 2005, che prevede un sensibile aumento degli aiuti pubblici entro il 2015.

Lei chiede inoltre chiarimenti sui contributi di Bulgaria e Romania. Nel calcolo della somma totale stanziata dal 10° FES e dei singoli contributi degli Stati membri, sui quali si basa la decisione, è già previsto l’ingresso di Bulgaria e Romania atteso per il 2007. Come tutti sappiamo, il 10° FES ha decorrenza solo a partire dal 2008. Ciò significa che, quando questi Stati entreranno effettivamente a far parte dell’Unione europea, al FES non toccheranno risorse supplementari: tale prassi è del tutto in linea con quella seguita per i precedenti allargamenti. Il Consiglio ha messo inoltre a disposizione 18 milioni di euro dal 9° FES per Timor orientale, da poco entrato nell’accordo di Cotonou, per poter coprire gli aiuti allo sviluppo previsti dall’Unione dopo l’ingresso di Timor orientale nel gruppo dei paesi ACP e a seguito della ratifica dell’accordo di Cotonou per il 2007. Logicamente, Timor orientale cesserà di ricevere gli aiuti stabiliti dalle linee di bilancio previste per l’Asia e a partire dal 2008 beneficerà dei fondi del 10° FES.

Allo stato attuale il Consiglio non può ancora fornire ragguagli sulla ripartizione delle risorse a titolo del 10° FES, tema che verrà discusso nel corso dei negoziati previsti entro breve, relativi agli aspetti giuridici, ovvero al protocollo finanziario dell’accordo di Cotonou e agli accordi finanziari interni relativi al 10° FES. Obiettivo della Presidenza austriaca è raggiungere un accordo con i paesi ACP sul protocollo finanziario in occasione del Consiglio dei ministri ACP-UE, cui io stesso prenderò parte.

Un’ulteriore questione che devo affrontare, giacché è stata da lei sollevata, onorevole Kinnock, riguarda il trattamento dei territori d’oltremare e delle spese di amministrazione. Questi temi sono ancora oggetto di negoziazione e in attesa di un accordo.

La proposta della Commissione relativa alla distribuzione delle risorse tra i paesi ACP è attualmente all’esame della Commissione e degli Stati membri. Per quanto riguarda l’applicazione dell’accordo regionale di partenariato economico credo che una delle sue domande vertesse su questo , i paesi ACP verranno presumibilmente sostenuti tramite fondi stanziati per la cooperazione regionale a titolo del 10° FES. Il Consiglio inoltre ha stabilito che gli aiuti all’Unione africana proseguano nell’ambito del 10° FES.

E’ essenziale far presto. A gennaio, in occasione del colloquio della Commissione con il governo austriaco, il Commissario responsabile Louis Michel ha fatto pressioni perché si agisse rapidamente, per permettere all’attuale programma del 9° FES di passare senza soluzione di continuità al 10° FES all’inizio del 2008. Come il Commissario Michel ci ha spiegato in termini molto drastici, questa volta abbiamo a disposizione circa la metà del tempo della volta scorsa, per cui occorre agire molto in fretta. Per assicurare tale rapidità, parallelamente alle trattative relative al 10° FES già menzionate, si è già avviato anche il processo di programmazione territoriale. Sulla scia dell’adozione del Consenso europeo sullo sviluppo e della Dichiarazione di Parigi, si stanno compiendo sforzi per pervenire a programmi comuni tra i vari paesi, tra i quali vanno annoverati non solo i programmi della Commissione europea, ma anche quelli degli Stati membri. Approviamo quest’evoluzione e continueremo a sostenerla.

 
  
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  Jürgen Schröder, a nome del gruppo PPE-DE. (DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, credo che il problema non consista tanto nella distribuzione delle fondi, nelle questioni giuridiche, nei programmi e così via, quanto purtroppo nel fatto che i fondi sono stati ridotti. Tutti noi in quest’Aula guardiamo con apprensione agli sviluppi della revisione dell’accordo di Cotonou e dei negoziati relativi al 10° Fondo europeo di sviluppo. Il Consiglio si era seriamente impegnato ad aumentare i fondi per gli aiuti allo sviluppo. Lo si era annunciato tra una pacca sulla spalla e l’altra in occasione dei vertici tenutisi a luglio e dicembre del 2005. La Commissione aveva calcolato che per il 10° FES, relativo al periodo 2008-2013, sarebbe stata stanziata una dotazione di poco inferiore a 25 miliardi di euro.

Mi rincresce molto che ora il Consiglio, contravvenendo agli impegni presi, si sia potuto impegnare solo per un importo inferiore a 23 miliardi di euro. A prescindere dalla somma ridotta, ciò significa che, crescendo gli aiuti pubblici per lo sviluppo ma rimanendo fisso il bilancio per il FES, gli aiuti europei allo sviluppo verrebbero di fatto razionalizzati. Ciò rappresenterebbe un passo indietro rispetto agli sforzi compiuti per perfezionare il coordinamento degli aiuti europei allo sviluppo e di certo non può essere nei nostri interessi.

Approvo tuttavia il fatto che in quest’Aula si sia elaborata una proposta di risoluzione trasversale ai vari schieramenti politici intesa a chiarire questa deplorevole situazione. Chiedo al Consiglio di mantenere la parola data e di stanziare i fondi europei per gli aiuti allo sviluppo, di cui c’è grande urgenza. Due miliardi di euro in più o in meno non sono un’inezia. Stiamo parlando dell’eliminazione della povertà, della realizzazione di uno sviluppo sostenibile e della graduale integrazione dei paesi ACP nell’economia mondiale.

Signor Presidente del Consiglio, stanziare due miliardi di euro in meno significherebbe far economia nel modo sbagliato.

 
  
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  Marie-Arlette Carlotti, a nome del gruppo PSE. − (FR) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, in merito alla cooperazione tra l’Unione europea e i paesi ACP sono state messe sul tavolo diverse cifre, in un primo momento dalla Commissione, poi dal Consiglio nel dicembre 2005, e nel giro di poche settimane sono scomparsi quasi 2,5 miliardi di euro. Voglio credere si tratti soltanto di un grossolano errore di calcolo.

Fortunatamente, lo scorso 17 marzo la Commissione ha avanzato alcune nuove proposte, contrassegnate da due significativi passi avanti: innanzi tutto, un finanziamento aggiuntivo di quasi un miliardo di euro per il 10° FES, destinato a coprire le spese d’amministrazione, e in secondo luogo un finanziamento supplementare di quasi 300 milioni di euro per i PTOM, che verrebbero così reintegrati nel FES, come essi d’altronde chiedono. Credo che le proposte della Commissione si muovano nella direzione giusta e rappresentino un passo avanti sulla strada indicata dal Parlamento. Resta però il fatto che esse ora sono nelle mani del Consiglio, e che sua è la responsabilità di tentare di trovare una soluzione migliore. Di fatto, sono in gioco il parere dell’Unione europea e il suo impegno nella lotta alla povertà.

Il parere dell’Unione europea è quello inserito nell’allegato I dell’accordo di Cotonou rivisto. Non si può negare che la sua formulazione fosse intenzionalmente ambigua, mirando a conseguire un accordo con i nostri partner ACP su questioni politiche controverse e, vorrei aggiungere, discutibili; non era però ambigua al punto di giustificare i calcoli fantasiosi del Consiglio. Non permettiamo che i nostri partner africani pensino che il nuovo motto dell’Unione europea sia: “Ogni promessa è debito solo per chi ci crede”.

Effettivamente, nel 2005 si sono fatte delle promesse. In questo modo, al Vertice del Consiglio europeo di giugno, l’Unione e gli Stati membri si sono impegnati ad aumentare regolarmente i loro finanziamenti pubblici allo sviluppo fino al 2015. Al summit del G8 di luglio, inoltre, l’Unione europea si è impegnata con gli altri donatori a raddoppiare i finanziamenti pubblici all’Africa entro il 2010. Dato il bilancio sempre più ridotto proposto dal Consiglio per il 10° FES, riusciremo a tener fede a questi impegni? La risposta è no, e il Consiglio non può asserire il contrario.

Anche rispetto alle modalità di gestione e di versamento del 10° FES ho alcune perplessità, ma le mie richieste di chiarimento sono indirizzate tanto al Consiglio quanto alla Commissione. Mi riferisco innanzi tutto al finanziamento della dimensione “sviluppo” negli accordi di partenariato economico in via di negoziazione e, in secondo luogo, ai nuovi criteri di prestazione per l’assegnazione dei fondi del FES stabiliti dalla Commissione nel documento esecutivo del 13 gennaio, che verrebbero aggiunti al tradizionale criterio dei “bisogni”.

Per concludere, vorrei spendere alcune parole sull’iscrizione in bilancio del FES. In più occasioni questo Parlamento si è pronunciato a favore di tale proposta, essendo in gioco il controllo democratico degli stanziamenti di bilancio. Penso che si possa iscrivere il FES in bilancio nel pieno rispetto dei nostri partner ACP: occorre infatti liberarsi delle consuetudini intergovernative che danno origine al patteggiamento, con le conseguenze per il FES che abbiamo visto a dicembre nella riunione del Consiglio. Questo argomento certamente esula dalla questione in esame oggi − ogni cosa a sua tempo − ma non va comunque dimenticato.

 
  
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  Thierry Cornillet, a nome del gruppo ALDE. − (FR) Signor Presidente, al Presidente Winkler non è sfuggito che la risoluzione in esame non è solo comune, ma anche unanime. Tutti i gruppi politici, indipendentemente dal loro orientamento, le ricordano i suoi doveri.

E’ una questione d’onore per l’Unione europea, oltre che di rispetto. Non si è fatta semplicemente una promessa: sono stati assunti degli impegni, ed è in gioco la credibilità del nostro operato all’estero. Questa non dipende esclusivamente dall’ammontare dei finanziamenti, ma anche dalla loro efficacia.

Con il suo permesso, vorrei fare due osservazioni a questo proposito. Per quanto riguarda l’importo, si potrebbe pensare che la discussione in corso sia soltanto teorica, dal momento che lo scarto tra 22 e 24 miliardi di euro, tenendo conto degli stanziamenti residui e dei fondi non impiegati, non sembra fornire tutto sommato motivazioni sufficienti a battersi per due miliardi di euro in più, che potrebbero anche non venire spesi. E’ proprio qui che lei ha una grande responsabilità: quella di fare in modo che questa somma venga effettivamente spesa e inoltre quella di stanziare la somma più ingente possibile per progetti regionali su vasta scala. Intendo “regionali” facendo riferimento al NEPAD.

La mia seconda osservazione verte su un problema che suscita in me forti perplessità. Di fatto, se teniamo fede al nostro impegno di passare dallo 0,31 per cento allo 0,56 per cento del PIL entro il 2010, avremo a disposizione altri 50 miliardi di euro da stanziare a favore di finanziamenti pubblici allo sviluppo, di cui 25 miliardi − ovvero l’intero importo annuo del FES − solo per l’Africa, conformemente agli impegni che abbiamo appena assunto. Sono totalmente sconcertato al pensiero che l’impegno a versare tale somma dovrà essere sostenuto per l’80 per cento dagli Stati membri e non dall’Unione. Considerata la reazione degli Stati membri alla proposta di stanziare per il FES 24 miliardi di euro validi per cinque anni, dubito che siano in grado di stanziare fondi per 25 miliardi con cadenza annuale, o quasi.

Ci muoviamo pertanto nel regno della realtà virtuale. Penso che corriamo due rischi: il rischio di renderci ridicoli, annunciando cifre troppo elevate rispetto all’esiguità dei risultati effettivamente raggiunti e, soprattutto, un effetto boomerang per quanto riguarda i nostri elettori contribuenti, i quali saranno curiosi di sapere che uso potremo mai fare delle somme annunciate.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MAURO
Vicepresidente

 
  
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  Margrete Auken, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DA) Signor Presidente, il mondo si trova ad affrontare sfide enormi: povertà, cambiamento climatico, gravi malattie e scontri armati. Se il Consiglio vuole dar prova di senso di responsabilità globale, non può essere più avaro della Commissione e compiere tagli di oltre due miliardi di euro. Occorre aumentare considerevolmente il volume totale degli aiuti alle popolazioni più povere del pianeta, in modo da tener fede ai nostri impegni. Non va dimenticato che gli Stati membri si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo ONU di innalzare gli aiuti allo 0,7 per cento del PIL comunitario entro il 2015, con l’obiettivo intermedio di raggiungere entro il 2010 lo 0,56 per cento. Stanziare aiuti allo sviluppo è importante, ma altri obiettivi sono ancora più importanti, come il commercio equo e solidale. Se l’Unione europea mantiene allo stesso tempo i suoi esorbitanti sussidi agricoli, continua a tutelare i propri mercati e, per concludere l’opera, riduce gli aiuti allo sviluppo, ne conseguirà una miscela letale, che colpirà prima i più poveri, poi tutti noi. E’ quindi nell’interesse del nostro futuro collettivo tener fede agli impegni che abbiamo assunto.

 
  
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  Luisa Morgantini, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 2005 è stato l’anno della retorica sullo sviluppo e la lotta alla povertà. Sotto la Presidenza inglese, in diverse sedi istituzionali e multilaterali – Consiglio europeo, Vertice G8, Vertice del Millennio, 5 settembre 2005 – l’Unione europea si è impegnata ad aumentare l’impegno finanziario per il raggiungimento degli obiettivi degli sviluppi del Millennio, anche attraverso un aumento degli aiuti allo sviluppo.

Non rispettare questi impegni significherebbe in realtà fare un passo indietro rispetto a tutti gli impegni internazionali presi negli ultimi anni per la lotta alla povertà e confermare che si è trattato di retorica. E’ stato un errore ridurre il decimo FES, anche se non sono stati spesi i soldi del nono, bisognerebbe invece prevedere la copertura finanziaria delle grandi riforme strutturali richieste ai paesi ACP nell’ambito dei negoziati EPA.

Come si può pensare che questi paesi – ricordo che stiamo parlando di paesi dove vive la maggioranza delle popolazioni più povere al mondo – possano riuscire a portare avanti riforme macroeconomiche, nazionali e regionali senza un aiuto finanziario europeo? Come faranno ad attutire gli impatti sociali e ulteriori riforme che andranno ad assommarsi alle ristrettezze già imposte dalle riforme delle istituzioni finanziarie internazionali? Perché dovrebbero procedere ad ulteriori riduzioni delle tariffe e quindi un’ulteriore riduzione dei fondi pubblici a disposizione, come richiesto nell’ambito dei negoziati EPA, se dal lato europeo i paesi membri non sono disposti a nessuno sforzo per aumentare il sostegno al budget pubblico dei paesi ACP? In nome di quale partenariato?

Credo che non ci sia molta chiarezza anche sull’impegno concreto dell’Unione europea nel processo di finanza per lo sviluppo +5 e su quale sia esattamente la dimensione della finanza per lo sviluppo nell’ambito del negoziato EPA. Come possiamo mantenere fede agli impegni presi se riduciamo il budget europeo per lo sviluppo? Anche pensando alla situazione geopolitica internazionale, penso che sarebbe strategicamente più lungimirante, da parte nostra, da parte dell’Unione europea, investire oggi un rapporto di reciproco sostegno politico con i paesi più poveri, quindi rafforzare il partenariato UE-ACP.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’Unione europea, primo donatore a livello mondiale, ha il dovere di onorare gli impegni presi più volte nel 2000 con la definizione degli obiettivi del Millennio e recentemente nel Consiglio e nel G8 tenutisi nel 2005.

Signor ministro, ridurre la dotazione proposta per il FES non è un segnale positivo per i nostri partner mondiali, in particolare per i paesi ACP, proprio in un momento in cui è chiaro che gli obiettivi del Millennio sono ben lontani dall’essere raggiunti. La globalizzazione impone ogni giorno nuovi e difficili sfide ai paesi in via di sviluppo.

Oltre all’entità della dotazione, inoltre, affinché i nostri fondi siano realmente efficaci per la lotta contro la povertà, dobbiamo assolutamente puntare sulla trasparenza, sulla coerenza con le altre politiche dell’Unione, sul criterio della performance dei beneficiari e soprattutto sulla partecipazione integrata dei governi interessati e sulla coordinazione di diversi strumenti, sia a livello europeo che per quanto riguarda le politiche di sviluppo intraprese singolarmente dai vari Stati membri al fine di snellire le pratiche amministrative che occupano ancora una parte troppo importante delle spese globali.

Risulta fondamentale che il Consiglio accetti di stanziare i fondi necessari al rispetto degli impegni presi e che la Commissione, anche sulla base delle raccomandazioni ricevute dalla Corte dei conti nel settembre 2005, si impegni a mettere in opera un sistema trasparente, efficiente ed efficace per un’attenta gestione degli stessi.

 
  
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  Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (PPE-DE). – (EL). Signor Presidente, l’oggetto della discussione di oggi è molto importante per l’azione esterna dell’Unione europea, nonché in linea con gli sforzi necessari per tener fede all’impegno politico di realizzare gli Obiettivi del Millennio. E’ giusto che ci chiediamo se la dotazione proposta per il 10° FES sia più bassa di quella calcolata dalla Commissione europea e che ci siamo impegnati a stanziare, o sia invece soddisfacente dal punto di vista sia dei nostri obiettivi che delle nostre necessità.

Tuttavia, non dobbiamo preoccuparci esclusivamente dell’ammontare dei finanziamenti. Più volte abbiamo rilevato problemi che devono essere affrontati subito, e che riguardano la velocità dell’erogazione e un accumulo di fondi non utilizzati pari a 11 miliardi di euro, come ha ricordato il Presidente in carica del Consiglio.

Inoltre, l’iscrizione in bilancio del Fondo europeo di sviluppo appianerà molte complicazioni e difficoltà nell’impiego dei successivi fondi regionali europei, permetterà di accelerare il loro flusso di liquidità e cancellerà l’attuale deficit democratico, come ha dichiarato in più occasioni il Parlamento europeo.

In modo analogo, signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, le risorse finanziarie gestite dal Fondo europeo per gli investimenti non vengono sottoposte alla verifica della Corte dei conti né del Parlamento europeo. Occorre aumentare la trasparenza nel passaggio di informazioni relative a queste risorse. E’ necessaria una descrizione dettagliata per tipo di impiego e un quadro completo dei risultati, della cooperazione sulle domande inevase e del valore aggiunto.

Ci siamo impegnati con i paesi ACP a realizzare gli Obiettivi di sviluppo del Millennio e, facendo seguito all’accenno dell’onorevole Cornillet al rispetto che dobbiamo ai contribuenti, voglio dire che dobbiamo tenere in gran conto i meccanismi di attuazione e controllo sia all’interno delle nostre Istituzioni sia nei paesi beneficiari. In questo modo ci dimostreremo più democratici e più coerenti rispetto agli impegni assunti con i contribuenti europei e più efficaci nel raggiungimento degli Obiettivi del Millennio.

 
  
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  Karin Scheele (PSE). (DE) Signor Presidente, gli aspetti finanziari si trovano al centro di molti dibattiti inerenti alle politiche di sviluppo. In questo momento ciò è più che mai evidente, data l’intensità con sui sono stati condotti i negoziati tra il Parlamento europeo e il Consiglio sulla dotazione finanziaria dell’Unione per i prossimi sette anni. Sappiamo che la proposta della Commissione rende irrealizzabili molti obiettivi che sono stati dichiarati e ribaditi più volte. Ciò vale per svariati ambiti: programmi di scambio per studenti, conservazione della diversità biologica, e in particolar modo ovviamente anche per i programmi di sviluppo, di eliminazione della povertà e di promozione dello sviluppo sostenibile.

Per quanto riguarda la presente discussione sulla revisione dell’accordo di Cotonou, non stiamo tenendo conto della prospettiva finanziaria, attualmente al centro di un così acceso dibattito, perché il Fondo europeo di sviluppo non fa parte del bilancio generale. I problemi in questione, tuttavia, sono gli stessi. Si fanno grandi discorsi noi stessi non facciamo eccezione per poi stanziare somme troppo basse. Il Parlamento europeo deplora che l’importo totale concordato dal Consiglio per il 10° Fondo europeo di sviluppo sia inferiore a quello calcolato dalla Commissione. Le cifre esatte sono già state citate più volte. La riduzione di due miliardi di euro contraddice gli impegni che l’Unione europea ha assunto nell’ambito della revisione dell’accordo di Cotonou, e non tiene conto della promessa di aumentare considerevolmente gli aiuti allo sviluppo. Facciamo appello agli Stati membri perché aumentino sensibilmente il loro contributo al 10° FES, in modo da tener fede agli impegni presi e alle promesse fatte.

Sono inoltre molto lieta del fatto che si tratterà una risoluzione unanime, perché questo darà un sostegno forte alle posizioni espresse oggi da vari colleghi. Vorrei tuttavia ribadire il mio appoggio agli emendamenti proposti, fortemente interessati ad accertare le modalità attraverso le quali la dimensione economica degli accordi di partenariato economico verrà finanziata. Verrà sovvenzionata una “dimensione per lo sviluppo” attingendo ai fondi previsti per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, o come noi pretendiamo e come vorrei trovare evidenziato anche nella proposta di risoluzione verranno impiegati fondi aggiuntivi? Vorrei esprimere nuovamente il mio sostegno a favore dell’invito fatto dall’onorevole Kinnock a stanziare, al momento dell’ingresso − previsto tra breve − di Romania e Bulgaria, fondi aggiuntivi per il FES.

 
  
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  Hans Winkler, Presidente in carica del Consiglio. − (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, ho ascoltato con molta attenzione e devo convenire che l’opinione generale in quest’Aula è unanime. Vorrei però far presente che il Consiglio naturalmente si atterrà agli impegni presi. Come ho già detto e insisto nel dire, riteniamo che il Consiglio stia tenendo del tutto fede agli impegni presi con i paesi ACP.

Molto importante è anche la questione della distribuzione e assegnazione dei finanziamenti, perché in questo contesto occorre affrontare anche problemi strutturali: si è accennato, per esempio, al problema degli stanziamenti residui. Ovviamente è anche nel nostro interesse che essi rimangano quanto più bassi possibile. Ciò richiede una verifica attenta: la intraprenderemo e riesamineremo il problema.

E’ stata anche sollevata la questione dell’aumento dei finanziamenti APS. Vorrei far notare che l’accordo finanziario interno prevede anche la possibilità di un cofinanziamento tra gli Stati membri a favore del FES o per suo tramite.

Si è più volte accennato alla questione del partenariato economico. Nell’ambito di tali accordi, che riteniamo certamente strumenti di aiuto allo sviluppo, una delle nostre ambizioni è quella di sostenere gli Stati ACP nella realizzazione del loro potenziale di integrazione economica e nell’incremento della concorrenza potenziandone le capacità commerciali. Le regioni ACP verranno inoltre rafforzate attraverso la loro integrazione regionale politica ed economica e il loro inserimento nell’economia mondiale. Riteniamo quindi particolarmente importante sostenere gli accordi di partenariato economico con gli aiuti allo sviluppo stanziati a titolo del 10° FES.

Infine, vorrei nuovamente richiamare l’attenzione sull’aumento degli stanziamenti in relazione a Bulgaria e Romania. Il Consiglio si è del tutto attenuto alla prassi adottata finora e ha incluso Bulgaria e Romania, che per allora saranno entrate a far parte dell’Unione, nei calcoli sulla dotazione del 10° FES per il 2008. Ritengo tale prassi assolutamente corretta e non credo che il Consiglio abbia agito in modo irregolare.

Molte delle questioni discusse e sollecitate oggi sono ancora oggetto di negoziazione. Naturalmente tutto ciò dipende anche dalla prospettiva finanziaria. Vorrei sottolineare ancora una volta che la Presidenza austriaca è disposta a confrontarsi con voi sulle tematiche dello sviluppo in qualsiasi momento. In questo senso va interpretata la nostra proposta di fornire ragguagli alla commissione parlamentare per lo sviluppo in seguito alla prossima riunione del Consiglio “Affari generali e relazioni estere”, che si terrà l’11 aprile e verterà esclusivamente su problemi in materia di sviluppo. In via informale, è già stata proposta a questo scopo la data del 24 aprile.

 
  
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  Presidente. – Comunico di aver ricevuto sei proposte di risoluzione(1) ai sensi dell’articolo 108, paragrafo 5, del Regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, alle 12.00.

 
  

(1)Cfr. Processo verbale.

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