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Menetlus : 2005/2162(INI)
Menetluse etapid istungitel
Dokumendi valik : A6-0053/2006

Esitatud tekstid :

A6-0053/2006

Arutelud :

PV 22/03/2006 - 16
CRE 22/03/2006 - 16

Hääletused :

PV 23/03/2006 - 11.12
CRE 23/03/2006 - 11.12

Vastuvõetud tekstid :

P6_TA(2006)0113

Istungi stenogramm
Kolmapäev, 22. märts 2006 - Brüssel Uuendatud versioon

16. Majanduskoostöö lepingute mõju arengule (arutelu)
Protokoll
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  Presidente. L'ordine del giorno reca la discussione sulla relazione dell'on. Luisa Morgantini, a nome della commissione per lo sviluppo, sull'impatto in materia di sviluppo degli accordi di partenariato economico (2005/2162(INI)) (A6-0053/2006).

 
  
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  Luisa Morgantini (GUE/NGL), relatrice. – Signor presidente, onorevoli colleghi, "Mangerai quando sarai competitivo" è lo slogan di un poster: sullo sfondo un ragazzo africano pelle e ossa. La frase è enfatica, ma sembra proprio che l'Unione europea stia, e questo è un eufemismo, sopravvalutando l'efficacia del commercio nella lotta alla povertà.

La relazione oggi in discussione è monca, il progetto prevedeva infatti alcuni punti in cui si mettevano in discussione gli effetti della liberalizzazione sull'economia dei paese in via di sviluppo. Diversi studi econometrici, un rapporto di Christian Aid, lo studio Winners and losers di Sandra Polanski, pubblicato la settimana scorsa, hanno mostrato che molti paesi in via di sviluppo, soprattutto nell'Africa subsahariana, vivrebbero migliori condizioni oggi se non avessimo introdotto misure di liberalizzazione selvaggia.

Lo studio della Polanski, che analizza i vincenti e i perdenti delle liberalizzazioni lanciate con il ciclo di Doha, conferma dati che erano già stati diffusi dall'UNCTAD e dall'UNDP ed arrivano ad alcune conclusioni: i paesi in via di sviluppo saranno verosimilmente i perdenti del gioco, visto che non hanno capacità agricole e industriali per competere con i paesi ricchi; i vincenti saranno proprio i paesi ricchi: gli Stati Uniti, l'Europa e il Giappone, ma anche la Cina.

Il libero commercio produrrà modesti guadagni a livello globale, anche perché i costi di aggiustamento, che i paesi devono affrontare quando si impegnano nel processo di liberalizzazione promosso dai paesi industrializzati, possono essere maggiori dei benefici.

Non si tratta di essere contro il commercio, l'apertura dei mercati può essere anche un efficace strumento di lotta alla povertà, ma come ogni strumento deve essere usato con molta cautela. Bisogna, prima di tutto, mettere in condizione i paesi di fare fronte alle proprie esigenze interne, rafforzando la capacità produttiva in funzione, soprattutto, di obiettivi interni di sovranità alimentare, poi bisogna permettere di far fronte alla concorrenza e alle limitazioni all'atto dell'offerta, fornendo risorse adeguate non presenti al momento nelle prospettive finanziare.

Bisogna, poi, in secondo luogo, lavorare sulla base di calendari realistici, che tengano conto del tempo che gli aggiustamenti strutturali chiedono e, in terzo luogo, bisogna limitare l'apertura del mercato, prevedendo anche meccanismi per sospendere il processo di liberalizzazione, se necessario, e dando la possibilità ai paesi ACP di proteggere le proprie industrie nascenti e strategiche; del resto questo criterio lo abbiamo utilizzato noi stessi durante tutto lo scorso secolo e qualcuno in realtà tenta ancora di riproporlo oggi.

Questi principi sono quasi presenti nella relazione, anche perché queste sono le richieste dei paesi ACP, sono loro che le formulano. Perché un principio effettivo di partership impone di tener conto delle richieste dei nostri interlocutori, soprattutto se giustificate, soprattutto se sostenute dalla società civile in Europa e nei paesi ACP. Anche e soprattutto perché gli accordi di partenariato economico nascono dal quadro legale e istituzionale dell'accordo di Cotonou, firmato dall'Unione europea - lo sottolineo - e hanno come obiettivo ultimo lo sviluppo e la lotta alla povertà.

In base a questo stesso principio di partenariato non abbiamo diritto di imporre accordi. Credo che siano loro a doverlo fare e uno dei punti principali della relazione è la richiesta alla Commissione di studiare fin da subito le alternative affinché i paesi ACP possano, valutando le opzioni, scegliere se firmare o meno tali accordi. La reciprocità, poi, con cui si sta richiedendo l'attuazione delle liberalizzazioni, significa applicare leggi uguali tra soggetti non uguali economicamente e per grado di sviluppo; ciò non porta affatto uguaglianza e democrazia.

Pensare allo sviluppo solo in termini di aumento del prodotto interno lordo in un paese è molto riduttivo. Lo sviluppo è difficile da definire, ma quando nella mia relazione si chiede alla Commissione di proteggere dalla liberalizzazione i settori dell'acqua, della salute e dell'istruzione, si parla sostanzialmente di diritti che devono essere garantiti, come quando si cita la dichiarazione di Città del Capo, l'Assemblea paritetica ACP-UE ha anche la competenza per fissare indicatori di sviluppo per valutare il conseguimento dei risultati e dei negoziati commerciali, chiedendo che si includano gli indicatori sociali e ambientali come la creazione di lavoro dignitoso, la salute, l'istruzione, la parità dei sessi.

Si parla di diritti, di quelli stessi diritti per i quali in Europa ci siamo battuti, di quelli stessi valori su cui si fonda l'Unione europea. Il Parlamento europeo non può voler cancellare questi valori. Siamo in un momento cruciale della lotta alla povertà, dobbiamo anche rispondere agli obiettivi che ci siamo posti.

 
  
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  Louis Michel, membre de la Commission. Monsieur le Président, Madame le rapporteur, Mesdames, Messieurs, chers collègues, je voudrais, au nom de la Commission, féliciter la commission du développement, et plus particulièrement sa présidente Mme Morgantini, pour ce rapport qui place le développement au cœur des négociations des accords de partenariat économique, les APE. Le développement, on est bien d'accord à ce sujet, est en effet le point de départ, l'enjeu essentiel et la priorité de notre action. Nous continuerons évidemment à nous y tenir tout au long des négociations et lors de la mise en œuvre des APE, le moment venu.

Je voudrais d'abord me réjouir de constater que nous partageons les mêmes positions sur de très nombreux points, tels que l'importance du dialogue avec la société civile et les parlements nationaux ACP, l'objectif de l'intégration régionale et de la gouvernance économique, le rôle des investissements et la diversification des exportations. Je retrouve, dans le rapport, des positions pour lesquelles j'ai moi-même souvent plaidé avec nos partenaires, qui ont un rôle essentiel à jouer à cet égard.

L'objectif central qu'est le développement implique aussi une approche souple, permettant de tenir compte des faiblesses des économies des pays concernés, que nous essayons de renforcer. Cette approche se traduit, entre autres, dans la symétrie de la libéralisation tarifaire en faveur des ACP, dans la flexibilité par rapport à l'ouverture de leurs marchés, dans l'étendue de la couverture des produits et dans les nécessaires mesures de sauvegarde. Ce sont autant de principes qui sont fermement inscrits dans nos positions de négociation depuis le premier jour et que le commissaire Mendelsson a lui-même confirmés à plusieurs reprises.

Néanmoins, j'ai aussi noté que, sur certains points sensibles, le rapport soulève des doutes qui me semblent injustifiés. Le rapport s'interroge, par exemple, sur la cohérence de nos positions concernant les APE avec les engagements pris dans l'Accord de Cotonou ou dans la récente déclaration sur la politique de développement de l'Union. Il s'agit peut-être d'un problème de communication que je m'efforcerai de résoudre dès aujourd'hui. Il ne devrait pas y avoir de malentendus entre nous, car le soutien du Parlement est évidemment plus que jamais nécessaire à la Commission dans la délicate phase de négociation que nous traversons et qui devrait s'achever dans un peu plus d'un an.

Tout d'abord, je pense qu'il faut remettre dans une perspective correcte la compatibilité des APE avec les règles de l'OMC. Certes, cette compatibilité est incontournable si nous voulons assurer la stabilité des APE, comme de tous nos accords commerciaux, et la Commission doit y veiller. Nous sommes aussi ouverts à améliorer, si possible, les règles de l'OMC. Des propositions ont été faites en ce sens, mais je crois qu'il ne faut pas se faire d'illusions et qu'il faut prendre conscience des limites et des difficultés objectives de cette approche. Mais, surtout, il ne faut pas oublier la véritable raison d'être des APE, ce n'est pas l'OMC, mais c'est le besoin urgent, largement prouvé et entériné dans l'Accord de Cotonou, de mieux utiliser le commerce comme moteur de la croissance économique des ACP, comme cela s'est fait pour tant d'autres pays, y compris des pays en développement.

De mon point de vue, le succès des accords de partenariat économique dépendra de trois facteurs essentiels et d'importance équivalente. Premièrement, une négociation visant véritablement le développement de nos partenaires qui, comme je l'ai dit, est notre seul objectif stratégique. Deuxièmement, l'engagement de nos partenaires ACP de mettre en place un cadre réglementaire propice aux investissements. Troisièmement, le soutien que l'Union européenne, mais aussi ses États membres et les autres bailleurs, seront capables d'apporter aux pays concernés pour préparer et réaliser la mise en œuvre des APE. Je comprends l'attention que nos partenaires et le Parlement accordent à ce dernier point. Dès mon premier jour à la Commission, j'ai promis de veiller à ce que les réponses nécessaires soient apportées.

Nous avons réussi – et je remercie le Parlement pour son soutien sans lequel cela n'aurait pas été possible – à obtenir l'engagement des États membres de doubler progressivement leur aide au développement. Je rappelle que cela représentera une augmentation de plus de 20 milliards d'euros par an dès 2010. Nous avons réussi à nous mettre d'accord sur un renforcement de la coopération entre la Commission et les États membres dans le cadre du consensus européen adopté en décembre confirmant la priorité à donner à l'efficacité de l'aide. Nous avons décidé de mettre tout d'abord l'accent sur l'Afrique et nous avons développé une stratégie cohérente pour l'Afrique. Un trust fund pour les infrastructures, y compris celles favorables au commerce, est déjà mis en place. Dans le cadre de la programmation du dixième FED, nous déterminons avec nos partenaires les meilleurs moyens d'appuyer l'intégration économique régionale, pour laquelle ils ont eux-mêmes développé des agendas.

Les accords de partenariat économique s'inscrivent dans cette action et en constituent une part importante. De ce point de vue, le calendrier est essentiel. Par exemple, les pertes de recettes fiscales suite au démantèlement des tarifs douaniers interviendront après l'entrée en vigueur des APE. Elles seront palliées en partie par la croissance économique attendue et en partie par la rationalisation des systèmes fiscaux déjà entamée dans plusieurs pays, souvent avec notre appui. En plus, pour faciliter la transition, des mesures d'appui macroéconomique sont déjà prévues dans certaines régions. Je peux vous dire que je m'emploie activement à imaginer des mesures destinées à accompagner les accords de partenariat économique, notamment au niveau des conséquences qu'ils risquent d'avoir, dans un premier temps, en termes de moyens pour le fonctionnement, je dirais régalien, de l'État.

Je sais que certains seraient en faveur d'un débat sur les alternatives éventuelles aux APE. Personnellement, je ne pense pas qu'un tel débat académique soit utile. Premièrement, un débat approfondi a déjà eu lieu lorsqu'il a été convenu, à Cotonou, que les APE offraient les meilleurs avantages en termes de développement, d'accès aux marchés compatible avec l'OMC, de soutien à la bonne gouvernance et à l'intégration régionale. Deuxièmement, tous les pays ACP continuent de négocier des APE. Enfin, les pays bénéficient des effets de l'accès aux marchés du système des préférences généralisées et de l'initiative "Tout sauf les armes". Nous savons, entre temps, après quasi un demi-siècle de préférence unilatérale sous Lomé et Cotonou, que cet accès préférentiel à notre marché, en soi, ne suffit pas pour répondre aux besoins de nos partenaires.

En conclusion, le rapport traduit notre conception commune sur un large éventail de sujets. Je suis prêt à continuer le travail avec vous sur les objectifs et les défis auxquels nous et nos partenaires sommes confrontés dans ce projet complexe, ambitieux et indispensable que sont les APE, afin de remettre tant de pays sur le chemin de la croissance et du développement.

Demain, j'aurai un séminaire sur l'Afrique de l'Est. Vous savez que je fais le tour de toutes les organisations régionales et que, à chaque fois, j'entends s'exprimer les inquiétudes de tous les acteurs du développement. Vous avez parfaitement traduit ces inquiétudes et croyez bien que j'y suis extrêmement sensible. Je suis extrêmement sensible à la réalité des questions que vous soulevez et je ne vous cache pas que les investigations, les discussions vont bon train, la créativité aussi, pour développer une panoplie de moyens permettant de mieux accompagner les pays partenaires et de répondre plus directement à leurs inquiétudes.

Donc, en conclusion, je vous remercie, je partage totalement l'essentiel de ce qui a dans cet excellent rapport et je reste plus que jamais ouvert à l'idée d'un débat avec vous, notamment sur les meilleurs moyens d'accompagner ce processus.

 
  
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  Maria Martens, namens de PPE-DE-Fractie. – Voorzitter, commissaris, de economische partnerschapsovereenkomsten hebben betrekking op de handelsrelaties met de ACS-landen. Deze zijn geregeld door de Overeenkomst van Cotonou. De huidige afspraken zijn evenwel niet meer in overeenstemming met de regels die in het kader van de WTO zijn afgesproken, doordat de bijzondere behandeling die de ACS-landen in vergelijking met andere ontwikkelingslanden genieten, in strijd is met de WTO-regels en hieraan dus moet worden aangepast.

De overgangstermijn voor het huidige systeem geldt tot 2008. Uiterlijk dan moet de aanpassing een feit zijn.

Sommigen hier in het Parlement wijzen EPO's per definitie af. Zij geloven niet dat een zekere mate van liberalisering van de handel een bijdrage aan de ontwikkeling in arme landen kan leveren, ongeacht de vorm.

Voorzitter, mijn fractie is ervan overtuigd dat handel daaraan wél een bijdrage kán leveren, zeker de liberalisering van de handel tussen de ACS-landen onderling. Bij ons bestaat geen principieel bezwaar tegen EPO's, mits goede afspraken worden gemaakt. Daarbij hoort bijvoorbeeld voldoende tijd en steun voor de landen om zich aan de nieuwe situatie aan te passen. Het is belangrijk dat de EPO's daarin ook voorzien.

Voorzitter, wat ons betreft, mogen de EPO's er dus komen vanwege hun mogelijke bijdrage aan de armoedebestrijding. De EVP wil dat de ontwikkelingsdoelstelling bij de EPO's voorop blijft staan. Dus liberalisering slechts geleidelijk, ten voordele van de ACS-landen en aangepast aan de specifieke situatie van de verschillende landen, waarbij belangrijke basisvoorzieningen zoals water, onderwijs, transport en energie beschikbaar moeten blijven voor iedereen. De EVP wil een realistisch tijdpad, dus genoeg tijd om noodzakelijke veranderingen door te voeren. De PPE-DE-Fractie wil voldoende ondersteunende maatregelen (denk aan technische assistentie, capaciteitsopbouw en hervormingen in bijvoorbeeld douane en belastingen) en zij wil ook de regionale samenwerking tussen de ACS-landen bevorderen.

De EVP, Voorzitter, heeft evenwel ook zorgen, met name op de volgende vier punten.

Ten eerste de beperkte informatievoorziening door de Commissie over het verloop van de onderhandelingen. Daarnaast de tijdsdruk waaronder de onderhandelingen inmiddels verlopen en die straks dus ook voor de implementatie zal gelden. Voorts lopen de onderhandelingen al sinds 2002 en hebben we nog steeds geen conceptteksten.

Tot slot de financiën. Om de EPO's te doen slagen zijn aanzienlijke bedragen nodig. In de eerste plaats zullen deze uit het Europees Ontwikkelingsfonds moeten komen en daarnaast ook uit additionele fondsen. We hebben nog onvoldoende helderheid over de vraag waar dit geld vandaan moet komen. Wat de noodmaatregelen betreft waarin is voorzien, die zijn ook nodig. Wanneer het systeem op plaatsen niet blijkt te werken, moet het proces vertraagd of tijdelijk gestopt kunnen worden. De ruimte hiervoor is er onder de huidige WTO-regels ook. Op dit punt hebben wij nog geen duidelijke voorstellen. De commissaris is al wel enigszins nader op deze kwestie ingegaan en ik zie met plezier nadere samenwerking en nadere informatie tegemoet.

 
  
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  Glenys Kinnock, on behalf of the PSE Group. – Mr President, I should to like to thank the Commissioner. I wish to begin by referring to his remark that talking about alternatives to economic partnership agreements is ‘academic’ – that was the word he used. It is very clearly stated in the Cotonou Agreement that alternatives are part of what the ACP countries have an option on deciding to follow. Therefore, Commissioner, it is not an academic issue, but something that is very definitely an option for the ACP.

The economic partnership agreements are very complex and complicated for the ACP and are the most complex and complicated negotiations they have ever engaged in. I suspect that they also present the Commission with certain difficulties, if not only because of the tensions which naturally exist between DG Development’s concerns and priorities and DG Trade’s concerns and priorities, which are very different. We know from our own experience in this Parliament that there is not always that necessary coherence between our objectives.

My impression is that there are concerns that are common to all the regional negotiations and I am following them very closely. There are examples of the Commission wanting a framework that facilitates trade as a first priority. The ACP regions are far more interested in addressing supply side constraints and the link between EPAs and development support. Market access remains absolutely central as an issue.

The proposed opening of the economies of the ACP countries – most of which are least-developed countries – is a major concern. The benefits of regional integration, market access and integrated trade and development, as my colleague Mrs Martens said, are absolutely clear. However, what we understand in the Committee on Development is that any potential benefits could be outweighed by the potential costs which they might be expected to pay. Therefore, the agreements they might have to make on market access – market opening – may not be exactly what they need and perhaps they could get more from other kinds of arrangements.

To be competitive and to market their goods, there needs to be substantial investment in their ability to do so. ACP countries need training and their workforce needs to be improved; they need improved infrastructure, transport and institutional capacity-building. All these are major priorities for the ACP.

It must be said that it is not for the Commission to tell the ACP what a good EPA is. It is up to the ACP – in consultation with their parliaments, the Joint Parliamentary Assembly and civil society – to make that kind of decision. Any criteria we make on economic partnership agreements must be based on their relationship with the Millennium Development Goals.

I should like to ask the Commissioner one question. The central Africa negotiations are portrayed as a model of these regional negotiations. My sources tell me that DG Development at its highest level – that probably means you, Commissioner – is very worried about the capacity of the secretariat of the Central African Economic and Monetary Community in their negotiations. Is it the case that you, Commissioner, have publicly called for the executive secretary and chief EPA negotiator in CAEMC to be dismissed? If that is the case, then how does this sit with DG Trade’s description of this as being the absolute role model?

Finally, I should like to draw attention to the Cape Town Declaration of the Joint Parliamentary Assembly in 2002. Benchmarks were put in place there to assess the conduct and outcome of the negotiations on the basis of key social and environmental indicators, including decent work, health, education and gender. The potential for this was confirmed last year by the ACP Council. Will the Commissioner act upon these proposals?

 
  
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  Fiona Hall, on behalf of the ALDE Group . – Mr President, Mrs Morgantini’s report was very much welcomed by the Committee on Development because it is clear about the fundamental principles on which economic partnership should be based.

As Commissioner Michel and Commissioner Mandelson have stated, economic partnership agreements must be development-friendly. That means that liberalisation must, of necessity, be asymmetrical. There can be no question of forcing ACP countries to open up their markets to European goods until their own domestic markets are much more firmly established. From the European side, we can offer aid for trade measures to help with this market-building and with supply-side constraints.

Of the amendments tabled for Plenary, the ALDE Group will be supporting those which underline that the pace of market opening should be driven by the ACP and that there is scope for the EU to work much more closely with ACP partners in world trade negotiations. Together, the ACP countries and the EU form a substantial block.

The ALDE Group will also be supporting those amendments from the PPE-DE Group which offer improved wording and avoid overly restrictive definitions of, for instance, decent working benchmarks.

Some NGOs have campaigned on a simple platform of ‘no’ to EPAs, but that could be throwing the baby out with the bathwater. The regional integration which is part of the EPA process will help ACP countries to prosper, to increase South-South trade and the removal of tariff barriers between neighbouring ACP countries.

The essential point at every stage of the EPA negotiating process is to ensure that the outcome works in favour of development. I hope the Commission will at all times be genuinely and consistently guided by that principle and by this report.

 
  
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  Margrete Auken, for Verts/ALE-Gruppen. – Hr. formand! Formålet med Cotonou-aftalen og de økonomiske partnerskabsaftaler er at udrydde fattigdom samt fremme bæredygtig udvikling. Det formål må under ingen omstændigheder gå tabt. Derfor er noget-for-noget-tankegangen, altså forestillingen om en gensidighed, der bygger på et lighedsprincip, helt skævt. Vi har jo at gøre med to helt ulige partnere, EU og AVS, og det er altså ikke AVS, der skal hjælpe EU-landene, men omvendt. Det er jeg stensikker på, at Luisa Morgantini er enig med mig i.

De fattige landes eneste mulighed for eksport har vi inden for landbrug, råvarer og så meget arbejdsintensive produkter, som eksempelvis tekstiler, som de uden begrænsninger bør have lov til at eksportere til os i EU. AVS-landene har samtidig ekstremt skrøbelige økonomier. Derfor kan vi ikke forlange, at disse lande uden videre åbner op for 90 % af deres markeder som gengæld for, at EU åbner sine markeder som en slags betaling. Og det synspunkt fremgår også af Luisa Morgantinis betænkning. Jeg håber altså, jeg har ret, når jeg tolker punkt 17 i betænkningen sådan, at tilladelsen til at indføre midlertidige importbegrænsning på industrier, der trues af voldsomme importstigninger, selvfølgelig kun gælder for AVS-landene. Det skulle nødig være sådan, at vi har ret til at stoppe deres muligheder for at sælge os tekstiler og landbrugsvarer, bare fordi vi ikke har været dygtige nok til at tilpasse os de ændrede konkurrencevilkår i en globaliseret verden. Vi fik jo også lov til at beskytte vores markeder, da vores økonomier var under udvikling. Men under alle omstændigheder er markedsbeskyttelse en meget usikker vej til vækst og sund økonomi, og derfor bør det være en begrænset og tidsbegrænset affære også for ulandene.

 
  
  

PRESIDENCIA DEL SR. VIDAL-QUADRAS ROCA
Vicepresidente

 
  
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  Gabriele Zimmer, im Namen der GUE/NGL-Fraktion. – Herr Präsident, meine Damen und Herren! Wir haben uns in diesem Haus schon öfter und in großer Einmütigkeit zu den Millenniums-Entwicklungszielen verständigt und die Überwindung der Armut auf unserem Planeten als unsere wichtigste Aufgabe in den nächsten Jahrzehnten bezeichnet.

Mit dem hervorragenden Bericht von Luisa Morgantini liegt jetzt eine Bewertung vor, welchen Beitrag die Wirtschaftspartnerschaftsabkommen zur Bewältigung dieser Aufgabe tatsächlich auch leisten können. Wir erwarten von der Kommission, in den Verhandlungen der Entwicklung und der Armutsbekämpfung in den AKP-Staaten einen klaren Vorrang zu geben. Ich beziehe mich auch bei meiner Kritik im nächsten Satz klar auf das Auftreten des Vertreters der GD Handel bei einer Anhörung im Entwicklungsausschuss. Ich muss deutlich sagen: Wir wollen keine Verhandlung im Stil und im Selbstverständnis einer Kolonialmacht, sondern wir verlangen die Wahrung der Entscheidungssouveränität unserer Partner in den AKP-Staaten.

Diese Souveränität ist zu fördern durch Investitionen in die Handelsinfrastruktur sowie natürlich durch Unterstützung bei der Umsetzung der nationalen Strategien zur Armutsbekämpfung, ganz im Sinne des auch in der EU hochgehaltenen Prinzips der Subsidiarität. Sollten sich die Regierungen souverän entscheiden, die WPA skeptisch zu betrachten, dann muss es eben die alternativen Möglichkeiten geben, wie sie auch das Cotonou-Abkommen bietet. Deshalb frage ich mich, warum die PPE-DE nun diesen Verweis streichen will. Warum fühlt sich plötzlich die PPE-DE nicht mehr an Verträge gebunden? Die PPE-DE beantragt weiterhin, dass fast jeder Satz aus dem Bericht zu streichen ist, der den AKP-Regierungen Verhandlungssouveränität und einen eigenen politischen Spielraum einräumt, ob es in einem Sektor zur Liberalisierung kommen soll, in welchem Umfang und in welchem Zeitraum. Warum, frage ich mich hier.

Der Bericht Morgantini fordert, dass die Grundversorgung mit Trinkwasser, die Bildung und andere zentrale Bereiche der Daseinsvorsorge aus der Liberalisierung von vornherein herauszunehmen sind. Die PPE-DE beantragt, dies zu streichen, und fordert stattdessen, bei der Liberalisierung des Wassersektors auf bezahlbare Preise zu achten. Das betrachte ich als Zynismus. Das ist angesichts der Armut in weiten Teilen der AKP-Staaten aus meiner Sicht nicht zulässig. Ich fordere, dass wir morgen diese Anträge ablehnen.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio innanzitutto la relatrice Morgantini per l'ottimo lavoro svolto. In una società ormai dominata da un mercato economico globalizzato, l'incentivazione della cooperazione allo sviluppo è un dovere per le istituzioni comunitarie, in un contesto mondiale in cui tre miliardi di esseri umani vivono con meno di due dollari al giorno e oltre un miliardo sopravvive con un dollaro.

Per questa finalità condivisa dobbiamo ricercare i mezzi adeguati che possono condurre sia ad un miglioramento della situazione economica nei paesi in via di sviluppo, sia ad una condizione di integrazione al mercato mondiale progressiva e crescente. Le politiche di cooperazione dell'Unione devono racchiudere priorità finalizzate alla trasformazione dei processi interni a questi paesi, che promuovano un clima politico stabile, aperto e democratico nonché un incremento del welfare. In questo ambito si può affermare che gli accordi di partenariato economico raffigurano un mezzo adeguato per rafforzare ed implementare le relazioni commerciali ACP-Unione europea.

Dobbiamo inoltre porre l'accento su un altro punto: vanno monitorati costantemente gli investimenti per lo sviluppo nei settori cosiddetti sensibili, quali l'istruzione, la salute e l'energia, ricorrendo, se necessario, ad una limitazione delle liberalizzazioni economiche. Dobbiamo ricordarci sempre che un'efficace integrazione e crescita economica, per avere successo e incidere positivamente sul tessuto sociale dei paesi in via di sviluppo, deve essere necessariamente accompagnata da un miglioramento delle condizioni di vita generali della popolazione. In questa cornice è necessario un impegno preciso, concreto e coerente.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE). – Arvoisa puhemies, aivan aluksi haluan kiittää kollegaani Martensia hyvästä puheenvuorosta ja hänen esittämistään tarkistuksista. Se linja vahvistaa käsittelyssä olevaa mietintöä ja tukee sen tavoitteita saada talouskumppanuussopimuksista toimiva väline, joka toteuttaa EU:n kehitysyhteistyön tavoitteita.

WTO:n säännöt pakottavat meidät erillisiin talouskumppanuussopimuksiin, sillä Lomén ja Cotonoun sopimuksiin perustuva kauppasuhde ei ole vastavuoroinen ja siksi ristiriidassa WTO:n valtuutuslausekkeen kanssa. Sen mukaan teollisuusmaat saavat myöntää yksipuolisen, ei-vastavuoroisen etuuskohtelun vain kahteen luokkaan kuuluville maille, joko kaikille vähiten kehittyneille maille tai kaikille kehitysmaille. Koska AKT-alueeseen kuuluu molempiin ryhmiin kuuluvia maita, alkuperäiset AKT-maille myönnetyt etuudet eivät vastaa nykyisiä WTO:n sääntöjä ja poikkeuksiin oikeuttava siirtymäaikamme päättyy vuonna 2008.

Talouskumppanuussopimusten avulla on etsitty pitkäkestoista ratkaisua EU:n ja AKT:n kauppasuhteiden saattamiseksi WTO:n sääntöjen mukaisiksi. Ehdotettujen talouskumppanuussopimusten perusteella EU:n ja AKT:n eri alueellisten ryhmien välinen kauppasuhde on vastavuoroinen. GATT-sopimuksen 24 artiklan nojalla kehityksen eri tasoilla olevat valtiot voivat sitoutua vastavuoroiseen vapaakauppasopimukseen edellyttäen, että olennaisilta osiltaan kaiken kaupan vapauttaminen tapahtuu kohtuullisen ajan kuluessa. Talouskumppanuussopimusten yhteydessä tämän on käsitetty tarkoittavan karkeasti ottaen 90 prosenttia kaupasta 10-12 vuoden kuluessa.

On selvää, että vastavuoroisen vapaakauppasopimuksen täytäntöönpano on erittäin haastavaa AKT-maille, joiden kehitystaso vaihtelee. Sen käyttöönotto on huomattava muutos EU:n suhtautumisessa AKT-kumppanien kanssa harjoitettavaan kehitys- ja kauppapolitiikkaan.

Toisaalta me tiedämme, ettei Lomén ja Cotonoun sallima suosiminen pysäyttänyt AKT-maiden markkinaosuuksien pienenemistä. Koska olemme huolissamme kaupan ennenaikaisesta vapauttamisesta, on syytä kysyä, onko tässä yhteydessä sellaista käsitettä olemassakaan kuin oikea-aikainen vapauttaminen. Joskus rohkea hyppy on tehtävä ja huolehdittava samalla, että sopimusneuvottelujen lopputulos jättää riittävästi aikaa AKT:n kotimarkkinoiden ja alueellisten markkinoiden mukauttamiselle.

Itse pidän tärkeänä myös kaikkien esteettömän pääsyn luonnon omien niin sanottujen ilmaispalvelujen äärelle. Näin maailman vesipäivänä en voi olla mainitsematta sitä, miten olennaista on esimerkiksi juuri vesihuollon järjestäminen oikeudenmukaisesti.

Markkinoiden avaaminen on jossain tilanteessa myös johtanut köyhyyden leviämiseen kehitysmaissa, ja siksi neuvottelujen edistymistä on seurattava tarkkaan. Neuvottelujen on oltava tasapuolisia eikä niiden kuluessa saa painostaa mitään osapuolta.

 
  
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  Kader Arif (PSE). – Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, chers collègues, je tiens à remercier ma collègue, Luisa Morgantini, pour l'excellent rapport qu'elle nous soumet aujourd'hui concernant l'impact des accords de partenariat économique sur le développement.

La philosophie générale de ce texte est juste. Elle prône l'indispensable solidarité communautaire face à une réglementation porteuse d'un risque de libéralisation non maîtrisée. Ce travail a recueilli l'unanimité au sein de la commission du développement. Je souhaite, et j'espère, qu'il obtienne le même soutien lors du vote demain.

Un principe primordial doit encadrer notre réflexion: le développement dans le respect de l'Accord de Cotonou et en lien étroit avec lui. C'est un objectif prioritaire dans toutes les négociations et dans le cadre de la mise en œuvre d'APE avec les pays ACP.

Je comprends la nécessité de mettre en conformité les relations commerciales entre l'Union européenne et les ACP avec les règles de l'OMC, je veux parler de l'accès unilatéral préférentiel entre marchés communautaires. Cependant, la compatibilité avec les règles de l'OMC ne doit pas prendre le pas sur nos engagements internationaux de promotion du développement durable et d'éradication de la pauvreté.

Je partage les craintes de nos partenaires ACP et de nombreuses ONG quant à la manière dont les négociations sont aujourd'hui conduites par la Commission, et à la logique qui y préside. En effet, il y a une asymétrie criante entre les deux parties prenantes. Si nous n'en tenons pas compte, l'harmonieuse et rapide ouverture réciproque des marchés qui nous est vendue sera fatalement déséquilibrée et, je le crains, pavée de désillusions.

Cette libéralisation du commerce entre des partenaires inégaux, loin de promouvoir le développement souhaité, risque au contraire d'avoir des effets dévastateurs sur les économies fragiles des pays concernés et sur leurs populations vulnérables. Et cela, au moment où, à travers nos discours, nous prétendons vouloir aider ces pays à réaliser les objectifs du Millénaire pour le développement qui, nous le savons déjà, sont hors d'atteinte.

Je crois que si ces accords sont conçus de manière concertée et graduelle, dans un cadre rationnel et prévisible, pour promouvoir le commerce et les investissements dans cette zone, ils représenteront une réelle opportunité pour les pays ACP, opportunité à la fois en termes de diversification économique et d'intégration régionale harmonieuse et en termes d'insertion réelle et réussie dans l'économie mondiale.

Quelques priorités doivent être exprimées. La première d'entre elles est l'exclusion des sujets de Singapour et des services publics essentiels, sans négliger le principe du droit de ces pays de défendre leurs secteurs stratégiques sensibles par des mesures de sauvegarde. La deuxième priorité est de respecter notre engagement de rechercher des régimes commerciaux alternatifs aux APE pour les pays qui en feraient la demande, comme le stipule l'article 37, point 6, de l'Accord de Cotonou. Ces alternatives doivent être basées sur le principe de non-réciprocité institué dans les SPG ainsi que sur l'introduction d'une clause instituant un traitement spécial et différencié à l'OMC. Ces priorités dépendent fortement de la volonté de l'Union de peser de tout son poids, au sein de l'OMC, pour favoriser l'amélioration des règles dans le sens des priorités du développement.

Enfin, on ne peut exprimer une volonté sans moyens. Je veux donc conclure en disant que, par-delà l'inquiétude quant aux perspectives financières de l'Union, il faudrait, d'une part, tenir les promesses faites par le président de la Commission à Gleneagles concernant l'aide au commerce. D'autre part, il faudrait prévoir de nouveaux engagements financiers pour compenser le coût, pour les ACP, de la suppression des préférences et des droits de douane, renforcer le soutien technique aux pays ACP et, enfin, chers collègues, refuser la réduction inacceptable du Fonds européen de développement. Mais comme je ne suis pas convaincu que ces objectifs soient atteints rapidement, je suggère à la Commission, comme preuve de sa bonne volonté, d'envisager la prolongation de la période de transition pour l'ouverture réciproque des marchés en fonction des besoins spécifiques des pays ACP, tels qu'ils sont identifiés lors des négociations.

 
  
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  Hannu Takkula (ALDE). – Arvoisa puhemies, toivon että taloudelliset kumppanuussopimukset olisivat toimiva väline, jolla köyhyys voitaisiin poistaa ja että pääsisimme julistuksista konkretiaan. Tervehdin ilolla tänä iltana tästä aiheesta käytettyjä puheenvuoroja, erityisesti Eija-Riitta Korholan puheenvuoro oli erinomainen. Laadullisesti en pysty siihen mitään lisäämään, mutta siitä huolimatta lausun muutaman sanan Luisa Morgantinin mietinnöstä.

Kehitysyhteistyön tärkeyttä ei pidä väheksyä. Me hyvinvointiyhteiskuntina ja eurooppalaisina yhteisöinä haluamme olla auttamassa heikommassa asemassa olevia lähimmäisiämme niin kotimaassa kuin muuallakin. Se on tietyllä tavalla meidän sivistyksemme mitta.

On totta, että tänä päivänä monessa Euroopan unionin jäsenmaassa käydään keskustelua siitä, mikä pitäisi olla kehitysyhteistyöhön ohjattavan rahoituksen osuus. Esimerkiksi Suomessa, josta tulen, on tänään juuri keskusteltu aiheesta ja tiedän, että YK:n suosittelemaa 0,7 prosentin tavoitetta ei ole saavutettu, vaan olemme jääneet noin 0,4 prosenttiin. Toivon mukaan myös muut Euroopan maat, Suomi mukaan lukien, edistyvät asiassa. Toivottavasti Euroopan unionissa löydämme yhteistä tahtoa ja myös rahoitusta huolehtiaksemme heikommassa asemassa olevista veljistämme ja kansoista.

Minun mielestäni on kuitenkin huolehdittava siitä, että antamamme apu on sopusoinnussa kestävän kehityksen periaatteiden kanssa. Taloudelliset, sosiaaliset ja ympäristölliset näkökohdat tulee aina ottaa huomioon EU:n kehitysyhteistyössä. Tärkeää ei ole pelkkä raha, vaan ennen kaikkea kumppanuus ja kehityksen ja työn alkuun auttaminen.

Meidän on myös oltava tarkkoja sen suhteen, että edistämme kehitysyhteistyön kautta eurooppalaisia arvoja, kuten demokratiaa ja ihmisoikeuksia. Niiden huomioon ottaminen on tärkeää kehitysyhteistyössä.

 
  
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  Vittorio Agnoletto (GUE/NGL). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione Morgantini è un importante tentativo di limitare i danni degli EPA. Credete veramente per ridurre e cancellare fame e povertà servi proprio un accordo di libero scambio?

Consideriamo il Burundi: l'abolizione teorica delle tariffe, così come prevista dagli EPA, consentirebbe un guadagno a favore dell'Unione europea di una quota di commercio pari a 12,4 milioni di dollari, che il Burundi invece perderebbe, e questo dopo aver già calcolato il guadagno dei consumatori locali. Tale fatto emerge da uno studio della Commissione economica per l'Africa, un'organizzazione dell'ONU, la quale ha evidenziato anche come quel continente abbia già una quota assai elevata di ricchezza posseduta dai residenti all'estero più di qualunque altra regione del mondo: ben il 39%.

L'idea che un'ulteriore espansione del liberismo possa produrre ricchezza in quelle zone è smentito anche dai dati relativi ai sussidi. In Nigeria la carne più economica è quella tedesca e inglese e in Senegal 52.000 tonnellate di cipolle esportate nel solo 2005 dall'Olanda hanno messo in serissima difficoltà i contadini. Gli EPA erano stati inizialmente concepiti nel quadro dell'accordo di Cotonou, che sancisce proprio la lotta alla povertà e allo sviluppo sociale, sono invece diventati qualcosa che non promuove lo sviluppo sociale, bensì ulteriore povertà.

 
  
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  Louis Michel, membre de la Commission. Mesdames, Messieurs, je partage un certain nombre de considérations qui ont été exprimées. Par rapport au fait que l'information venant de la Commission serait limitée, la Commission est évidemment disposée à donner toutes les informations dont elle dispose. Peut-être avez-vous le sentiment qu'il y a trop peu d'informations, je veillerai, en tout cas pour ce qui me concerne, à vous donner toute l'information dont je dispose.

Pour ce qui concerne la nécessité de disposer de fonds importants, s'il faut des fonds supplémentaires, il faudra nécessairement que les États membres les apportent. Vous savez parfaitement quels sont les montants disponibles dans le cadre du Fonds européen de développement: je ne dispose que des fonds que l'on m'accorde.

Je voudrais, concernant l'intervention de Mme Kinnock, qu'il n'y ait pas de malentendu. Lorsque j'ai parlé de débat "académique" sur l'alternative, cela n'avait rien d'impertinent. Effectivement, on peut faire des propositions alternatives à ceux qui ne veulent pas négocier mais, dans l'état actuel des choses, et vous le savez, Madame, ils négocient tous. Le terme était peut-être mal choisi, mais ouvrir un débat sur les alternatives alors qu'ils négocient tous ne me paraît donc pas utile maintenant.

Je voudrais vous dire que je suis assez largement d'accord avec les autres remarques que vous avez formulées. Ainsi, je suis d'accord avec vos remarques concernant l'accès au marché, mais vous devez admettre aussi que cet accès au marché n'est pas tout. Notre expérience de cinquante années de libéralisation indique clairement que cela ne suffit pas et qu'il existe toute une série d'autres éléments à mettre en exergue. Vous ne pouvez pas trouver quelqu'un de plus convaincu que moi du fait qu'il faut nous focaliser sur les bénéfices du développement: je suis donc tout à fait d'accord avec ce principe.

Pour ce qui est des problèmes de production, il est évident que c'est un des éléments d'accompagnement qui est sans doute parmi les plus utiles pour les pays en question. C'est en effet à ce niveau que l'on peut apporter les moyens nécessaires pour financer la mise à niveau technique ou technologique, le transfert technologique, la qualité du produit, bref pour financer la valeur ajoutée tellement nécessaire pour accéder au marché.

Je suis d'accord avec vous pour reconnaître que l'Union européenne ne doit pas imposer des diktats. Cela ne correspondrait pas du tout ni à mes convictions ni à l'idée que je me fais du développement. Il y a une négociation et, dans une négociation, chaque partenaire fait valoir ses arguments. Il n'y a pas de diktat à ce niveau-là. Je suis d'ailleurs d'accord avec Mme Martens qui disait que le calendrier doit être réaliste. Je suis tout à fait d'accord qu'il faut sauvegarder l'accès à l'eau, à l'énergie et à toute une série de biens tout à fait essentiels. Je partage totalement votre point de vues à ce sujet et je suis totalement réticent à l'idée de libéraliser ces secteurs.

Madame Kinnock, sur la question du licenciement du secrétaire que j'aurais demandée, premièrement, je n'ai pas le pouvoir de le faire et, deuxièmement, je n'ai demandé le licenciement de personne. Ce qui est vrai – parce que je tiens à assumer complètement ce que j'ai fait – c'est que, en réponse à une sollicitation du secrétaire de la CEMAC, la Communauté économique et monétaire d'Afrique centrale, j'ai simplement dit que je n'étais pas d'accord d'accéder à une demande de moyens supplémentaires pour quelqu'un qui n'a rien fait, et je peux attester qu'il n'a rien fait, je ne suis d'ailleurs pas le seul à m'en plaindre. Il a invoqué, pour se justifier, le fait qu'il ne dispose pas d'un droit d'injonction vis-à-vis des États. Le travail qui devrait être fait n'est pas fait. Nous ne recevons pas les justificatifs que nous demandons. Il y a un problème de transparence dans sa gestion. Dans ces conditions, il est de mon rôle, me semble-t-il, de rappeler un certain nombre de principes de gouvernance élémentaire, surtout quand il s'agit d'une demande qui porte sur des moyens financiers venant de la Commission. Donc, j'assume ce que j'ai fait, mais je n'ai jamais demandé le licenciement de personne et je n'en ai d'ailleurs pas le pouvoir.

Enfin, pour résumer, je dirai que le paquet, dans la négociation, doit être global et cohérent. Peter Mendelsson négocie les APE et, moi, j'ai une position d'accompagnement. Donc, nous travaillons en parallèle. Mon point de départ est évidemment le développement, le développement économique comme moteur de la croissance. Je rappelle d'ailleurs que les pays ont des agendas de lutte contre la pauvreté qui comportent ce volet. Les régions couvertes par des agendas d'intégration économique nous demandent de les soutenir, ce que nous faisons. Cette intégration comporte un volet de libéralisation commerciale entre eux, nous l'appuyons et les APE appuient cette demande d'intégration régionale.

Je peux concevoir qu'un certain nombre de vos craintes sont justifiées, mais je peux vous assurer, en tout cas pour ce qui me concerne, que le volet développement sera prioritaire. C'est sur ce volet que vont se focaliser les négociations, et les mesures d'accompagnement devront permettre, selon le rythme que ces pays sont capables de suivre, une mise à niveau qui devrait leur donner, à terme, un accès beaucoup plus aisé, non seulement à des marchés régionaux intégrés, mais aussi au marché mondial.

Pour conclure, je comprends toutes vos réticences, toutes vos inquiétudes. Je suis prêt – et je crois que ce serait vraiment très important – à avoir un échange de vues avec vous, également sur toutes les mesures d'accompagnement. Je suis demandeur de toute la créativité dont vous êtes capable et je suis tout à fait ouvert sur ces questions, sans aucun a priori. En tout cas, croyez bien que je suis plus que disposé à continuer à rechercher les meilleures solutions possibles pour soutenir les pays en voie de développement dans le cadre des APE.

 
  
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  El Presidente. Muchas gracias, señor Comisario.

Se cierra el debate.

La votación tendrá lugar mañana a las 11.00 horas.

 
Õigusteave - Privaatsuspoliitika