Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 3 aprile 2006 - Strasburgo Edizione GU

9. Situazione dei campi per i rifugiati a Malta (discussione)
Processo verbale
MPphoto
 
 

  Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sulla situazione dei campi per i rifugiati a Malta.

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, i problemi che Malta si trova ad affrontare interessano l’intera Unione europea e mettono in luce la necessità di assumere un approccio globale nella gestione dei flussi migratori e della politica in materia di asilo. Le frontiere esterne dell’Unione sono costantemente sotto pressione in ragione dei flussi migratori clandestini, mentre molti tra coloro che si imbarcano in viaggi di questo genere hanno effettivamente bisogno di protezione.

A dicembre il Consiglio europeo ha indicato una serie di misure atte a rafforzare le politiche comunitarie esterne in materia di flussi migratori e di asilo. La Commissione sta attivamente ricercando risposte strutturali alla pressione esercitata sull’Unione europea e sui paesi partner dai consistenti flussi migratori. In tale ambito la Conferenza ministeriale UE-Africa svoltasi lo scorso 10 e 11 luglio a Rabat, la cooperazione rafforzata con l’Unione africana e il dialogo con i principali paesi d’origine hanno segnato l’avvio di nuove iniziative politiche atte a discutere di immigrazione in maniera approfondita alla ricerca di soluzioni congiunte di lungo termine.

La Commissione è al corrente della peculiare situazione in cui si trova Malta e, per cercare di porvi rimedio, sta assumendo le misure che ora mi accingo ad illustrare. A livello comunitario sono attivi dei programmi finanziari tesi ad erogare a Malta una pronta assistenza. Il Fondo europeo per i rifugiati prevede per l’appunto un supporto finanziario agli Stati membri che si trovano a dover far fronte a flussi di rifugiati e di sfollati.

Il sostegno per la creazione di condizioni di accoglienza adeguate per i richiedenti asilo è una priorità del Fondo europeo per i rifugiati e Malta infatti riceve assistenza per il comparto di competenza del fondo. Grazie a questo strumento sono stati stanziati al paese 114 000 euro nel 2004, 500 000 nel 2005 e 600 000 nel 2006. Inoltre la Commissione ultimamente si è impegnata ad erogare un finanziamento di 120 000 euro per un progetto volto a migliorare le condizioni di accoglienza a Malta nell’ambito del programma ARGO.

Per far fronte a situazioni specifiche, come quella che si è venuta a creare a Malta negli ultimi mesi, saranno apportate alcune modifiche al Fondo europeo per i rifugiati in modo che gli Stati membri possano accedere più velocemente ai finanziamenti, tenendo al minimo le formalità burocratiche, per poter affrontare le conseguenze dovute all’arrivo improvviso di grandi masse di immigrati che potrebbero avere necessità della protezione internazionale. Nella fattispecie gli emendamenti intensificheranno proprio le misure d’emergenza per predisporre un’accoglienza appropriata ai richiedenti asilo affinché siano soddisfatte le esigenze più elementari e siano messe in atto procedure efficaci ed eque per la concessione dell’asilo.

La Commissione, inoltre, a breve presenterà una proposta di decisione del Consiglio per assicurare una cooperazione concreta tra gli Stati membri, come indicato nella comunicazione sul rafforzamento della cooperazione pratica adottata il 17 febbraio. Attraverso questa proposta sarà avviata l’istituzione di gruppi di esperti che assisteranno gli Stati membri in situazioni analoghe a quella in cui versa attualmente Malta per quanto concerne le condizioni di accoglienza e le procedure di asilo.

La direttiva sulle condizioni di accoglienza attualmente in vigore fissa le norme minime di alloggio per i richiedenti asilo, anche di coloro che si trovano in stato di reclusione o per cui vigono restrizioni sulla libertà di movimento. La Commissione sta monitorando l’attuazione della direttiva e dedicherà particolare attenzione al suo recepimento da parte di Malta, anche alla luce di quanto riportato dagli onorevoli deputati dopo la visita della settimana scorsa. In autunno presenteremo al Parlamento una relazione sull’applicazione della direttiva corredata da tutte le eventuali proposte migliorative.

 
  
MPphoto
 
 

  Stefano Zappalà, a nome del gruppo PPE-DE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la scorsa settimana una delegazione della commissione per le libertà pubbliche è stata a Malta, così come in passato era stata a Parigi, a Ceuta e Melilla e a Lampedusa.

Tutti noi dobbiamo essere consapevoli e sensibili riguardo a questo tema. Le chiacchiere sono una cosa e i fatti sono un’altra. La situazione dell’immigrazione in Europa non è certamente né gradevole, né piacevole, né adeguata. Non è adeguata all’anno 2006, all’Unione europea e ai suoi principi, ai trattati e alle responsabilità politiche che noi, come Parlamento europeo, abbiamo nei confronti dei popoli d’Europa.

La Commissione gira intorno al problema: prima ho sentito parlare di iniziative da 25.000 euro o 120.000 euro: Signor Commissario, vorrei informarla che invece Malta spende ogni anno, per questo problema, 1.000.000 di euro. Dal 2002, ovvero dalla fase di pre-adesione ad oggi, questo paese ha registrato un incremento del tasso di immigrazione e si ritrova ora con ben 2000 persone in più che non sa dove tenere. Le 2000 persone di Malta potrebbero equivalere a 400.000 persone rinchiuse nelle patrie galere della Germania, o ancora a 300.000 persone nelle patrie galere in Italia, in Francia e nel Regno Unito. Per badare agli immigrati, Malta impiega il 10% delle sue forze di polizia, come se in Italia si impiegassero 30.000 persone o in Germania 40.000 persone, ovvero tutte le forze dell’ordine messe insieme. Ciò non è possibile.

Signor Commissario, ma mi rivolgo soprattutto al Consiglio, abbiamo un dovere preciso: non possiamo abbandonare i nostri Stati, e, soprattutto, non possiamo abbandonare Malta in mezzo al mare. Perché, di fatto, questo paese è la frontiera più a Sud dell’Europa. È la frontiera dell’Europa. Da questo punto di vista Malta non può essere considerata uno Stato autonomo.

È necessario che l’Unione europea prenda tutte le opportune iniziative a tale proposito. Signor Commissario, la invito a convocare un Consiglio affari interni a Malta, in presenza della commissione per le libertà pubbliche, nel più breve tempo possibile.

In questo momento Malta sta sostenendo delle situazioni di una gravità notevole: ha 2000 persone che non sa dove trasferire, che possono solamente essere mandate a Gozo, e ciò significherebbe peggiorare una situazione già gravissima. Stiamo mettendo il popolo maltese in condizione di pentirsi – seppur non lo voglia fare in quanto è un paese fortemente europeista – di quello che ha fatto. A Malta iniziano a verificarsi situazioni di xenofobia e questo è un fatto molto grave.

In quanto Parlamento, abbiamo il dovere di assumerci una responsabilità politica. Esorto il Consiglio affinché si muova velocemente e riveda il trattato di Dublino. Malta deve essere un paese di transito. Oggi la gente non vuole andare a Malta per restarci, la gente passa e a Malta ci si ferma solo per salvarsi. Invito tutti voi a essere solidali con Malta.

Casualmente dopodomani sarà presente qui il presidente di Malta, e di questo sono molto lieto. Spero che questo Parlamento dia tutta la solidarietà che serve a questa grande, antica e nobile nazione che sta soffrendo per colpa nostra.

 
  
MPphoto
 
 

  Martine Roure, a nome del gruppo PSE.(FR) Signor Presidente, nel corso delle visite presso i centri di accoglienza la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni di solito riscontra numerosi problemi estremamente gravi. Ma quanto abbiamo visto a Malta è davvero terribile. Le condizioni di permanenza sono disumane e degradanti. I richiedenti asilo sono tenuti in gabbie senza possibilità di uscire e vengono così inesorabilmente calpestati anche i loro diritti più elementari. Non dispongono di alcuna assistenza legale né medica. Abbiamo incontrato persone che erano rinchiuse nel centro da 18, 19 o addirittura 20 mesi senza alcun contatto con il mondo esterno e in condizioni sanitarie atroci.

Di certo rendiamo atto alle autorità maltesi di non averci nascosto nulla. E’ stata una dimostrazione di rispetto verso il Parlamento e verso la stessa Unione europea. Purtuttavia le condizioni di permanenza nei centri violano i diritti umani e la direttiva europea sull’accoglienza dei rifugiati.

Rivolgiamo quindi un fermo appello al governo maltese affinché smantelli al più presto il sistema in atto per cui gli immigrati vengono regolarmente trattenuti. I richiedenti asilo non sono delinquenti. Spesso hanno alle spalle situazioni infernali e meritano di essere trattati con dignità. In tale contesto bisogna riconoscere che Malta è un paese molto piccolo e in ragione della sua posizione geografica subisce pressioni fortissime. E’ dunque dovere dell’Unione europea far fronte comune e condividere il costo finanziario derivante dalla gestione delle frontiere maltesi, ricorrendo, come lei stesso ha affermato, signor Commissario, ai programmi esistenti, come ARGO e il Fondo europeo per i rifugiati. Occorre però una riforma di più ampio respiro, perché non si tratta solo di un problema di soldi.

Esorto pertanto la Commissione a procedere quanto prima alla revisione del regolamento Dublino II e ad avanzare proposte tese a modificarne sostanzialmente le disposizioni. Non sarebbe forse opportuno ridiscutere il principio che vi soggiace, ossia che lo Stato membro competente per esaminare le domande di asilo è il primo paese in cui i richiedenti mettono piede? In realtà tale principio fa gravare un fardello insopportabile sui paesi siti nella parte meridionale e orientale dell’Unione e ha come effetto nefasto quello di mettere a repentaglio l’accesso al diritto di asilo e di compromettere le condizioni di accoglienza.

I flussi migratori sono fenomeni tipici del mondo contemporaneo. Non ci sottrarremo alle responsabilità che noi, come paesi ricchi, dobbiamo assolvere per quanto concerne l’accoglienza delle vittime dell’oppressione e la lotta contro la povertà, che, non dimentichiamolo, è la causa prima delle migrazioni.

 
  
MPphoto
 
 

  Jean Lambert, a nome del gruppo Verts/ALE.(EN) Signor Presidente, desidero unire la mia voce a quella dell’onorevole Roure, la quale ha dipinto un quadro molto vivido della situazione che la delegazione parlamentare ha trovato a Malta. A titolo personale e a nome del mio gruppo convengo con quanto hanno affermato gli onorevoli Zappalà e Roure in merito alle implicazioni che ne possono discendere, non solo a Malta ma anche in altri luoghi che la delegazione ha visitato, compreso Dublino. Un sistema che all’epoca appariva quanto mai logico alla maggioranza dei deputati del Parlamento – ma non a tutti – ha mostrato problemi di ordine pratico che ora devono essere affrontati.

Come abbiamo sentito, una serie di problemi è parzialmente dovuta alla mancanza di risorse e di conoscenze tecniche. La Commissione ha dichiarato che nell’ottica della politica di asilo uno degli obiettivi consiste appunto nel garantire che tutti gli Stati membri agiscano nel rispetto degli standard più elevati e delle migliori prassi. Pertanto accolgo con piacere la proposta sui gruppi di esperti; invito però la Commissione a non sottovalutarne il numero necessario, visti i molteplici luoghi di intervento nell’Unione. Presumo che tali gruppi lavoreranno di concerto con agenzie quali l’UNHCR e altri organismi analoghi che dispongono delle qualifiche e dell’esperienza per intervenire in queste situazioni. Ne discenderanno quindi anche implicazioni di bilancio in relazione agli stanziamenti che l’Unione concede all’UNHCR, di cui siamo già uno dei principali donatori. Pertanto, se chiederemo una maggiore collaborazione, dovremo tener conto anche di questo fatto.

Desidero poi rivolgere una domanda alla Commissione sulle tempistiche in relazione a Malta: quanto velocemente potranno essere dispiegati sul posto i gruppi di esperti? Inoltre, quali altre risorse saranno necessarie per aiutare Malta nel lungo periodo affinché gli immigrati siano trattati con la dignità che meritano?

 
  
MPphoto
 
 

  Giusto Catania, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare anche i miei colleghi della commissione per le libertà pubbliche per avermi nominato e chiesto di essere relatore di questa visita che abbiamo fatto a Malta.

In qualità di relatore, non posso che affermare che la situazione dei centri di detenzione per migranti a Malta è semplicemente terrificante: un vero e proprio inferno dantesco dove sono negati anche i diritti più elementari. Abbiamo visitato tre centri di detenzione dove abbiamo trovato condizioni assolutamente inumane e degradanti, indegne di un paese civile: condizioni igieniche inaccettabili, promiscuità, donne incinte detenute fino al quarto mese, cibo indecoroso e docce con acqua fredda, servizi senza porte, spazzatura e degrado a fare da contorno.

La legislazione maltese è abominevole: prevede 18 mesi di detenzione amministrativa per cittadini che non hanno commesso alcun reato. Ritengo che sia veramente troppo! Inoltre penso che il trattamento riservato ai richiedenti asilo sia in contrasto con la Convenzione di Ginevra e con le direttive europee in materia di asilo. I migranti non ricevono informazioni e le loro pratiche d’asilo non sono analizzate prima di 8-9 mesi. A Malta viene rifiutato l’asilo anche a profughi provenienti da zone di guerra, in particolare dal Darfour. Mi ha colpito un uomo che aveva un cartello su cui c’era scritto: genocidio in Darfour e detenzione a Malta.

L’Europa non può rimanere muta davanti a questo scempio e le visite della nostra commissione nei centri di permanenza temporanea in Europa ci inducono a ritenere che bisogna cambiare radicalmente la politica di accoglienza dei migranti. Innanzitutto è necessario ampliare i canali legali di ingresso, far diventare la materia comunitaria e modificare gli accordi di Dublino 2, e, infine, chiudere tutti i centri di detenzione amministrativa presenti sul territorio europeo. Questi sono luoghi giuridicamente inaccettabili nei quali vengono violati tutti i diritti umani.

 
  
MPphoto
 
 

  Simon Busuttil (PPE-DE).(MT) Il collega che è intervenuto prima di me, l’onorevole Catania, non ha detto che la lamentela espressa con maggior forza e fermezza dagli immigrati detenuti presso i centri che abbiamo visitato non atteneva alle condizioni di permanenza, bensì al fatto che essi non avevano la benché minima intenzione di venire a Malta. Sono finiti a Malta contro la loro volontà, e intendono spostarsi verso l’Europa continentale. Oltretutto è proprio questo il dramma. Uno dopo l’altro ci hanno supplicato di lasciarli partire per gli altri paesi europei. In tale contesto ritengo positivo che per mezzo di questo dibattito e della risoluzione il Parlamento dia prova di solidarietà verso gli immigrati e verso il popolo maltese nonché verso le autorità e le forze dell’ordine di Malta che stanno svolgendo un compito molto difficile. E’ positivo che i gruppi politici del Parlamento dimostrino di sapersi unire in nome della solidarietà e per chiedere sia alla Commissione che al Consiglio di mettere in atto misure concrete e urgenti. Che cosa si intende però per misure concrete e urgenti? In primo luogo gli Stati membri dovrebbero accogliere i richiedenti asilo che si presentano a Malta. In secondo luogo il regolamento Dublino II va modificato in modo che le responsabilità degli Stati membri siano suddivise più equamente di adesso, in quanto Malta, ma anche altri paesi, si trovano a dover sopportare un peso che va ben oltre le loro possibilità. In terzo luogo le risorse finanziarie dell’Unione europea devono essere stanziate anche nei casi d’emergenza, come lo stesso Commissario ha giustamente affermato. Ad ogni modo ciascuno dei quattro fondi comunitari, non solamente il Fondo europeo per i rifugiati, già a partire dal prossimo anno deve essere dotato di una clausola sulle emergenze che possono presentarsi in relazione all’immigrazione. Infine, signor Presidente, desidero chiedere alla Commissione che cosa ne è stato dell’iniziativa che ci era stata promessa l’anno scorso sulle pattuglie congiunte per il Mediterraneo. Signor Presidente, il Parlamento sta esprimendo la sua posizione. Ci attendiamo quindi che il Consiglio e la Commissione si attivino. Grazie.

 
  
MPphoto
 
 

  Louis Grech (PSE).(MT) A parte alcune iniziative avviate di recente, ritengo che l’Unione non abbia affrontato la situazione attuale con la dovuta urgenza, con le debite energie e con il senso pratico che sarebbe stato necessario. La risoluzione che ci è stata presentata rispecchia in maniera vivida, chiara e oggettiva l’allarmante situazione che si è venuta a creare a Malta e in altri paesi. Il documento giustamente afferma che i centri in cui sono trattenuti gli immigrati dovrebbero essere gestiti in modo tale da salvaguardare la dignità e i diritti di queste persone. Alle disfunzioni dovrebbe poi essere posto rimedio immediatamente, ogniqualvolta vengano riscontrate. Tuttavia, la risoluzione mette anche chiaramente in luce che nessun paese è in grado di affrontare il problema da solo, tanto meno un paese come Malta, che si è dovuta sobbarcare un peso molto maggiore di quello che può effettivamente sostenere. In realtà la dimensione europea presuppone una politica integrata e basata sul principio della condivisione degli obblighi per cui il fardello va suddiviso proporzionalmente tra tutti gli Stati membri a seconda del numero di abitanti e del PIL del paese. Parimenti importante è la necessità di emendare Dublino II e soprattutto il sistema di trattamento delle domande avanzate dagli immigrati. Come primo passo, anche solo per cominciare a risolvere il problema, l’Unione deve però erogare fondi, oltre a fare tante promesse, stanziando le risorse necessarie per aiutare i paesi piccoli che si trovano alle frontiere esterne a gestire il problema. Devono essere messi a disposizione anche fondi specifici per i casi di emergenza, soprattutto in presenza di afflussi eccessivi di immigrati, in particolare nella stagione estiva. Con questa iniziativa il Parlamento ha dimostrato di essere pronto ad agire. Ora tocca alla Commissione e al Consiglio dimostrare che anch’essi sono pronti a dare forma concreta alle loro promesse di solidarietà. Signor Presidente, ogni azione intrapresa dall’Unione europea per aiutare gli immigrati in maniera equa e anche per dare supporto pratico agli Stati membri di piccole dimensioni come Malta è molto più efficace di centinaia di migliaia di dichiarazioni o di opuscoli concepiti per conferire una maggiore credibilità all’Unione e suscitare una maggiore fiducia. Grazie.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ ON. TRAKATELLIS
Vicepresidente

 
  
MPphoto
 
 

  Hélène Flautre (Verts/ALE).(FR) Signor Presidente, a mio avviso le visite della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni hanno avuto l’immenso merito di porre in evidenza il fatto che la detenzione degli stranieri è diventata in qualche modo la procedura ordinaria di gestione delle problematiche legate all’immigrazione. Questa logica improntata alla reclusione degli stranieri in Europa mostra chiaramente i limiti di questo approccio e delle sue inaccettabili conseguenze, soprattutto a Malta, per le ragioni che sono già state indicate nel dibattito.

Purtroppo, però, dobbiamo andare oltre questa constatazione de facto, in quanto era già stata fatta da numerose organizzazioni per i diritti umani nel 2004 e nel 2005. Conosciamo la situazione e credo che oggi si debba semplicemente riconoscere l’assurdità dell’accordo di Dublino nel caso specifico di Malta. Reputo dunque necessario procedere senza indugi verso la riforma e, come hanno chiesto anche altri colleghi, la revisione deve essere molto approfondita. Innanzi tutto le persone che arrivano a Malta devono avere il diritto di presentare domanda di asilo al paese in cui desiderano trasferirsi. Inoltre, coloro che ottengono lo status di rifugiato a Malta devono avere la possibilità di circolare liberamente in Europa, e aggiungerei tanto a Malta come in ogni altro paese di primo arrivo.

Reputo che queste riforme siano assolutamente necessarie, se vogliamo trovare una via d’uscita da situazioni del tutto rovinose dal punto di vista dei diritti dell’uomo. L’Unione europea deve poi definire una politica legale in materia di immigrazione e cessare di dare priorità assoluta alla repressione e alla chiusura dei confini con un metodo di gestione di cui oggi vediamo la totale vacuità e la disumanità. Lo testimoniano le centinaia, anzi le migliaia di persone che ogni settimana annegano non solo nelle acque del Mediterraneo, ma anche al largo delle Canarie, visto che ormai i flussi si sono notoriamente spostati in Mauritania.

 
  
MPphoto
 
 

  Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL).(EL) Signor Presidente, il Commissario prima ha parlato di centri di accoglienza. Tengo però a precisare che quanto hanno visto i membri della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni a Malta tutto possono essere definiti meno che centri di accoglienza.

E’ inammissibile e scandaloso che l’Europa, mentre si staglia l’ombra di una crisi isterica di antiterrorismo, si trasformi in una fortezza medievale e promuova centri in cui gli immigrati e i richiedenti asilo vengono tenuti in condizioni di reclusione, contrariamente a quanto prescritto dalle convenzioni internazionali applicabili. Le condizioni di permanenza nei centri chiusi che abbiamo visitato a Malta sono forse le peggiori che abbiamo mai visto.

La situazione non può essere assolutamente giustificata dalla posizione geografica di Malta e dalla sua mancanza di risorse finanziarie e amministrative per far fronte alle ondate di immigrati, soprattutto dopo l’adesione all’Unione europea, che oltretutto ha provocato un aumento nel flusso di immigrati e di rifugiati. La prassi della detenzione, infatti, è condannabile già di per sé. Non è ammissibile privare i richiedenti asilo e gli immigrati della loro libertà. Le condizioni in cui essi sono trattenuti sono pessime e la mancanza di trasparenza nel modus operandi nonché le prassi invalse dei centri sono inaccettabili.

 
  
MPphoto
 
 

  David Casa (PPE-DE).(MT) Visto che la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni ha inviato una delegazione a Malta per prendere direttamente conoscenza della situazione in cui si vengono a trovare gli immigrati clandestini, oggi noto con soddisfazione che il Parlamento attribuisce la giusta importanza a quanto sta accadendo in questo paese. Tutti coloro che hanno preso parte alla missione hanno potuto constatare le difficoltà in cui versano gli immigrati che sono approdati sulle nostre coste e che ora si trovano nei centri di accoglienza. La commissione ha altresì potuto constatare che il governo maltese sta compiendo sforzi enormi affinché gli immigrati clandestini giunti a Malta possano ricevere un trattamento adeguato, nonostante le scarse risorse disponibili. E’ chiaro che la situazione dovrà ben presto mutare. Come sappiamo tutti, le stime indicano che l’afflusso dovrebbe raddoppiare quest’anno e quindi il problema è destinato ad aggravarsi sempre più. Malta da sola non può fare miracoli. Da anni cerchiamo di richiamare l’attenzione dell’Europa su questo problema in modo che possano essere individuate le necessarie soluzioni. Non mi riferisco solamente ad aiuti di tipo economico – di cui, devo dire, ne abbiamo visti ben pochi – bensì di soluzioni più concrete mediante le quali l’Unione europea, di cui facciamo parte, possa aiutarci ad assorbire gli enormi flussi di immigrati che si riversano nel nostro paese. Dobbiamo rispettare nella maniera più adeguata la dignità di coloro che sono trattenuti nei centri, ma non possiamo più abusare delle nostre risorse e compiere sforzi ampiamente superiori ai nostri mezzi. La situazione che si è venuta a creare è critica e dobbiamo individuare soluzioni per cui Malta non si trovi più al centro di pressioni eccessive in termini di interventi, impedendo al contempo che tale situazione sfugga ad ogni controllo. Ora dunque dobbiamo tradurre le belle parole e le grandi promesse in fatti concreti. La Commissione, il Consiglio dei ministri e il Parlamento devono intervenire per dar corpo quanto prima possibile alle soluzioni già indicate dai colleghi che sono intervenuti prima di me in questo dibattito. Il governo e il popolo di Malta continueranno a fare del proprio meglio, ma ci aspettiamo giustamente che tutti compiano sforzi reali e concreti, poiché ritengo che in definitiva non sia solo un problema di Malta, ma un problema che investe tutti gli Stati membri dell’Unione europea.

 
  
MPphoto
 
 

  Joseph Muscat (PSE).(MT) Signor Commissario, le sue affermazioni odierne mi hanno convinto a mettere da parte il discorso che avevo preparato e a rivolgermi a lei direttamente nella sua veste di rappresentante della Commissione. Non penso che, in questo consesso, lei possa aspettarsi gratitudine da noi rappresentanti del popolo maltese per gli stanziamenti finanziari che ci ha promesso o per averci dato i fondi che saremmo riusciti a raccogliere in un giorno con una colletta di Natale. Le sue risposte non sono congrue rispetto a quanto sta realmente accadendo nel nostro paese. In secondo luogo lei ha eluso la domanda più scottante. Le abbiamo sottoposto una proposta pratica: la revisione di Dublino II in modo che la responsabilità per il trattamento delle domande di immigrazione presentate da coloro che arrivano a Malta non ricada più solamente sul mio paese, ma che sia condivisa con gli altri. Che cosa pensa di questa proposta? Glielo chiedo, poiché in fin dei conti non basta elargire del denaro – e ribadisco, denaro, non briciole – occorrono stanziamenti sull’ordine dei milioni, abbastanza ingenti da predisporre un’accoglienza adeguata a questi esseri umani. Oltre al denaro, però, che tipo di aiuto amministrativo reale e a lungo termine crede che possa risolvere il problema? Sono queste le risposte che vogliamo oggi.

 
  
MPphoto
 
 

  John Attard-Montalto (PSE).(MT) Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato facoltà di intervenire in Aula su questa importantissima questione. Purtroppo Malta è stata abbandonata ed è stata lasciata sola. In questo difficile periodo, e non solo per gli abitanti di Malta, i maltesi, ma anche per coloro che si trovano reclusi nei centri, ci siamo sentiti soli nel momento del bisogno; nonostante tutte le belle parole di solidarietà, l’Europa ci ha abbandonato. Finalmente è stata effettuata la visita a Malta dopo che da lungo tempo chiedevamo l’invio di una delegazione in modo che potesse constatare direttamente le terribili condizioni in cui versano gli immigrati. Sono condizioni tremende, e nessuno ne è contento, ma è una questione di risorse. Forse può non sembrare ingente un flusso di 2 000 persone all’anno a Malta, ma sarebbe come se 800 000 persone arrivassero ogni anno in Germania, o 400 000 in Italia. Immaginatevi quale possa essere l’impatto di un afflusso di rifugiati di siffatte proporzioni in un paese minuscolo e immaginate cosa potrebbe subire un paese privo di risorse. Abbiamo imperiosamente bisogno di aiuti finanziari. Abbiamo anche bisogno di solidarietà, ossia di un intervento teso a ridistribuire i rifugiati negli altri paesi che possono assorbirli, visto che non possono rimanere a Malta, che è un’isola di soli 300 chilometri quadrati. In conclusione, avremo veramente la riprova che la solidarietà comunitaria esiste quando saranno riconosciute le esigenze di un paese che per superficie scompare dinanzi alla grande estensione dell’Europa. Grazie.

 
  
MPphoto
 
 

  Andris Piebalgs, Membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, come ho affermato nel mio intervento di apertura, e contrariamente a quanto è stato detto, non credo affatto che Malta sia stata abbandonata. La Commissione sinora ha prestato tutto il sostegno ragionevolmente possibile e tutti i programmi che possono essere impiegati continueranno ad essere utilizzati per aiutare Malta a superare il problema. D’altronde dobbiamo tenere presente che i centri non rappresentano una soluzione e che è importante lavorare soprattutto con i paesi da cui prendono origine i flussi migratori. Questa è la nostra prima sfida, in quanto, finché esisteranno i presupposti che spingono le persone a spostarsi, l’immigrazione continuerà, e se ora tocca a Malta, forse la prossima volte toccherà al mio paese o ad altri. E’ questa dunque la sfida principale.

La Commissione ha già promesso un aiuto finanziario e lo stanzieremo in tempi stretti. Abbiamo parlato anche dei gruppi di esperti e infatti la proposta sarà pronta entro il 31 maggio. Continueremo a lavorare anche sulle pattuglie congiunte. Per quanto concerne il pacchetto Dublino II, ci vuole tempo anche quando vi è accordo tra gli Stati membri e rammento che il provvedimento è stato varato solo quattro anni fa. E’ molto importante che il Parlamento ne abbia discusso e saranno infatti vagliate più attentamente le modalità più idonee per affrontare la situazione al meglio.

Il principio dello Stato membro di accoglienza è assai logico, ma sappiamo anche che problema abbia creato a Malta. La Commissione continuerà a lavorarci e a prestare tutto il sostegno possibile in questa fase; è però della massima importanza che anche le autorità maltesi facciano la loro parte, poiché la dignità e le condizioni umane sono temi che rientrano altresì nelle competenze delle autorità nazionali. Ci aspettiamo che tutti gli Stati membri facciano la loro parte in questo ambito, poiché l’Unione può erogare un sostegno e cercare di individuare le migliori risposte possibili. Al contempo, però, ci attendiamo che tutti gli Stati membri creino le condizioni prescritte dalle direttive europee.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, alle 12.00.

 
Note legali - Informativa sulla privacy